Il Quartiere - Anno V - Numero IV
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Anno 5 - n. 4
agosto 2019
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“Raccontare quel che succede sotto casa come se fosse la cosa più importante del mondo, e i grandi temi del mondo con la semplicità della porta accanto”
ATTENZIONE! SCUOLE CEDEVOLI?
IL “PASTICCIACCIO BRUTTO” DELLA PASCOLI MA ANCHE L’ESEMPIO ESTREMAMENTE VIRTUOSO DELLA SCAINI
Stefàna Rossi
Flavio Di Malta
Non si placano le
polemiche attorno
all’inagibilità
della scuola-simbolo
del levante sanremese.
Mentre gli uffici preposti,
col provvidenziale aiuto
della nota benefattrice russa,
lavorano alla sistemazione
dei prefabbricati al “Sud-
Est”, la città si interroga sul
futuro della storica Pascoli
e mostra l’altra faccia della
“medaglia”...
» segue a pagina 2
A poco più di un mese dalla riapertura delle scuole, continua a tenere banco il caso Pascoli
SOMMARIO
» È CAOS PASCOLI: CRONACA
DI UN’INAGIBILITÀ
ANNUNCIATA -
IMBIANCHINI D’ECCEZIONE
PER IL RESTYLING DELLA
SCAINI
p. 2 e 3
» VERSO I
CENTOCINQUANT’ANNI DI
VILLA NOBEL: LA STORIA -
CAPOLAVORO DI ARMONIE
LIBERTY ED ESOTISMI
MORESCHI
p. 4 e 5
» ALLA RISCOPERTA
DELL’ANTICA ARTE
DELLA PANIFICAZIONE -
FRAGRANZE DEL
“BIS-COTTO” DALLA CIAPPA
ALLA STROSCIA
p. 6 e 7
» L’INFINITO ABBRACCIO
DEL QUARTIERE A PADRE
CRISTOFORO
p. 8
ART&STORIA
150 ANNI DI NOBEL
I SEGRETI (ARTISTICI E NON) DI UNA VILLA UNICA
Andrea Gandolfo
SOLIDARIETÀ
L’OMAGGIO A PADRE CRISTOFORO
RECORD DI SOTTOSCRIZIONI PER LA RACCOLTA FONDI PER LE OPERE PARROCCHIALI
Redazione
La volle costruire un
farmacista piemontese,
ne realizzò il
progetto un architetto
locale nel 1870. È solo
uno dei tanti aneddoti relativi
a quella oggi comunemente
conosciuta come
Villa Nobel, struttura eccentrica
capace di coniugare
armonie liberty ed esotismi
moreschi, un cannone e
la statua di “Tuffolina”...
» segue a pagina 4
Notabili locali all’ingresso della
Villa a fine ‘800 (foto tratta da
www.sanremostoria.it)
La comunità di San
Martino prova a elaborare
il lutto che
l’ha segnata ormai
tre mesi fa stringendosi nel
ricordo di Padre Cristoforo.
Tante le iniziative benefiche
volte a eternarne l’immagine
e l’opera cui stanno aderendo
commercianti, fedeli e
semplici residenti. Da poco,
è perfino andato in stampa
uno struggente fotolibro...
» segue a pagina 8
Padre Cristoforo, appassionato ‘pedalatore’,
in compagnia di Peter Sagan, slovacco, campione del mondo
di ciclismo su strada nel 2015, 2016 e 2017
1
IN-FORMAZIONE
È CAOS PASCOLI: CRONACA DI UN’INAGIBILITÀ ANNUNCIATA
DECENNI DI “TAPPULLI” E DI AMMINISTRAZIONI “CIECHE” A FRONTE DI UN’ARCINOTA CRITICITÀ AD OROLOGERIA. L’EMERGENZA
Stefàna Rossi
In queste ultime settimane
si è discusso molto
della scuola “Giovanni
Pascoli” di corso Cavallotti,
dichiarata inagibile
dal sindaco a seguito degli
esiti delle “Verifiche
di vulnerabilità sismica
ed eventuale successiva
progettazione opere di
adeguamento degli edifici
scolastici – edificio
scolastico Scuola Media
Pascoli”, consegnate in
comune nel giugno scorso.
Chi scrive, oltre a essere
la mamma di una
ragazza che frequenta
quella scuola, è (ndr: anche
e soprattutto) un ingegnere:
per questo spero
di poter trattare tecnicamente
la vicenda affinché
tutti possano averne un
quadro più preciso.
Ritengo doveroso,
però, prima di entrare
nel merito, riassumere
brevemente la storia di
questo storico fabbricato
che racchiude in sé una
importante parte della
storia di Sanremo degli
ultimi centocinquant’anni
(i dati e le informazioni
storiche qui riportate
le ho tratte dal sito www.
miacatemiu.it).
L’edificio è stato costruito
nel 1864, su progetto
dell’architetto
Giovenale Gastaldi, col
preciso obiettivo di diventare
uno degli hotel
più grandi di Sanremo,
A fine Ottocento la ‘Pascoli’ era il ‘Grand Hotel Victoria’, una delle più sfarzose
strutture ricettive dell’epoca (qui la facciata sud)
L’odierna faccia della scuola Pascoli.
Un profilo architettonico storico che rischia di sparire dalla nostra vista
l’“Hotel Victoria”. Con le
sue oltre 100 camere ed
il suo grandissimo giardino
botanico che digradava
fino al mare, ha visto
tra i suoi ospiti anche
personaggi importantissimi
come, anche se solo
per un giorno, l’imperatore
francese Napoleone
III e la sua consorte.
La stessa struttura è
divenuta poi “Pensionato
del Sacro Cuore”, quindi
– nel 1907 – “Convento
e pensionato femminile
delle Suore del Sacro
Cuore”; successivamente,
a partire dal 1915 e come
molti altri grandi alberghi
di Sanremo, ospedale
di guerra. Non si hanno
notizie certe del suo utilizzo
durante il ventennio,
ma successivamente
ha cominciato ad ospitare
diversi istituti scolastici
e, per un certo periodo,
ospitò anche la Pretura,
prima che la stessa fosse
trasferita nel nuovo Tribunale
che fu realizzato
proprio nel giardino
dell’ex Hotel Vittoria.
La scuola media oggi
nota come scuola secondaria
di primo grado
“Giovanni Pascoli”,
in passato definita scuola
di avviamento professionale,
è stata istituita
nel 1960 e, sebbene con
qualche modifica nella
definizione tecnica, è rimasta
‘la scuola Pascoli’
fino ai giorni nostri, portando
migliaia di sanremesi
e sanremaschi a
conseguire la licenza media
nel corso di circa sessant’anni
di onorata attività.
Tengo anche a precisare
che, soprattutto negli
ultimi anni, l’attuale
dirigente, il corpo insegnanti
e tutto il personale
che opera nella scuola,
si sono adoperati in maniera
efficiente ed efficace,
partecipando a bandi
europei e non, con molteplici
progetti, al fine di
migliorare l’offerta formativa
della scuola, creando
nuovi laboratori,
organizzando attività extracurricolari
e adeguando
la scuola alle esigenze
legate alle nuove tecnologie
(nuovi computer,
le lavagne elettroniche
multimediali meglio conosciute
come “LIM”,
etc.). Portando, insomma,
questo storico istituto,
strutturalmente ed
esteticamente vecchio e
fatiscente, al passo coi
tempi.
Per completezza d’informazione
è giusto ricordare
che l’edificio,
oltre alle scuole medie,
ospitava due istituti secondari
di secondo grado
(l’Istituto tecnico Turistico
e l’Istituto Servizi
Socio Sanitari) oltre ad
alcuni corsi del CPIA,
ente formatore per l’istruzione
degli adulti,
per un totale di circa settecento
studenti.
Ora, però, torno a indossare
le vesti del tecnico.
Prima di tutto è bene
precisare che la maggior
parte degli edifici pubblici,
compresi quelli destinati
agli istituti di formazione
a Sanremo – e direi
più generalmente in Italia
– hanno mediamente
cinquant’anni, pertanto
sono stati tutti costruiti
IMBIANCHINI D’ECCEZIONE PER IL RESTYLING DELLA SCAINI
L’INIZIATIVA LANCIATA DALLA “PRO SAN MARTINO” HA RACCOLTO ANCHE LE ADESIONI E I CONSENSI DI GENITORI E DOCENTI
prima dell’emanazione
delle norme antisismiche
e molti di essi, tra cui
la nostra amata Pascoli,
sono nate addirittura più
di cento anni fa e per di
più con un’altra destinazione
d’uso.
Recentemente sono
stati elargiti dalla regione
finanziamenti atti alla
verifica della vulnerabilità
sismica degli edifici
scolastici che hanno
incluso lo studio citato
all’inizio. Questo studio,
però, non solo ha confermato
come la struttura
non avesse le caratteristiche
di “resistenza
al sisma” come verosimilmente
ci si aspettava,
ma ha anche evidenziato
criticità di natura statica:
ovvero, il fabbricato
avrebbe potuto subire
cedimenti o crolli anche
per le sole sollecitazioni
dovute ai carichi a cui
era sottoposto (il peso
delle strutture più quello
degli utenti). Pertanto,
se da mamma sono contenta
che questo edificio,
stando così le cose, sia
stato dichiarato inagibile
(anche se ciò comporterà
cambiamenti e disagi
per i nostri ragazzi e,
indirettamente, per tutti
noi), come semplice cittadina
sono sconcertata
dal fatto che si sia arrivati
a questo punto. Questo
significa che negli ultimi
decenni nessun amministratore
si è mai preoccupato
di monitorare
lo stato di consistenza di
questi fabbricati, sottovalutando
i rischi per la
salute e la sicurezza dei
nostri ragazzi!
Chi scrive non ha avuto
il piacere di frequentare
questa scuola, ma
sentire diversi genitori
ricordare i “loro tempi”
alla Pascoli, la loro attesa
dei figli all’uscita, è sempre
stata una cosa che mi
ha emozionato. Da decenni
questa è la scuola
media di San Martino e
delle frazioni vicine (per
esempio Verezzo) e pertanto
ritengo abbia una
valenza affettiva, sociale
e culturale per questa
parte di Sanremo che sicuramente
non deve essere
dimenticata né trascurata.
Sicuramente
adeguata, ristrutturata e
messa in sicurezza, ma
deve rimanere la nostra
scuola! Se servirà, sarò
in prima linea (magari
come firmataria di una
petizione) per difendere
questo nostro prezioso
bene, perché mantenga
la sua funzione di istituto
di formazione anche per
le future generazioni del
nostro quartiere!
Redazione
La più classica delle
“altre facce della medaglia”
è rappresentata dalla
“Scaini”, struttura ristrutturata
dal Comune
e rimessa a disposizione
del quartiere ammodernata
a inizio anno. Nel
mese di luglio, un gruppo
di volontari composto
in gran parte da genitori
e insegnanti, sotto l’egida
e la spinta della “Pro San
Martino”, ha voluto dare
il proprio “contributo
estetico” ridipingendo
gli interni.
“È vero che questi lavori
spettano a palazzo
Bellevue – spiegano gli
aderenti – ma per noi l’iniziativa
ha una valenza
che va oltre alla mera
verniciatura; ci teniamo,
infatti, a fare del bene
per la collettività, a dare
l’esempio ai nostri figli
nonché alunni, a fargli
capire che è importante
avere rispetto per le
strutture pubbliche perché
sono proprietà di tutti
noi”.
I materiali usati dai volontari
– va detto – sono
stati acquistati col contributo
della Direzione
Scolastica e del Comune.
A settembre, pochi giorni
prima dell’inizio della
scuola, le aule saranno
rifinite in ogni particolare
e dunque inaugurate.
2
3
LA MACCHINA DEL TEMPO
VERSO I CENTOCINQUANT’ANNI DI VILLA NOBEL: LA STORIA
LO SCIENZIATO SVEDESE CONDUSSE GLI ULTIMI ESPERIMENTI CHIMICO-BALISTICI DELLA SUA VITA IN UNA CORNICE ECCENTRICA
Andrea Gandolfo
La storia dell’attuale
Villa Nobel, situata in
corso Cavallotti, prende
avvio verso il 1870,
quando il farmacista di
Rivoli Pietro Vacchieri
acquistò nella zona
orientale della città alcuni
appezzamenti di
terreno, facendovi erigere
nel 1871 un’elegante
e slanciata palazzina
su progetto del giovane
architetto locale Filippo
Grossi. Tale costruzione
aveva sul lato verso la
strada due piani, con angoli
e contorni di porte e
finestre finemente ornati,
aggraziati finestrini
a trifoglio, decorazioni
di impronta neorinascimentale-veneziana,
e una torretta adornata
con numerosissime
pietruzze in uno stile
composito riconducibile
tuttavia a un liberty fortemente
influenzato da
un accentuato esotismo
di impronta moresca secondo
il gusto dell’epoca;
verso il mare i piani
diventavano invece tre
per l’aggiunta di un ampio
seminterrato.
Due torrette, con il
tetto a forma di pagoda,
contribuivano a movimentare
la struttura insieme
alla linea spezzata
del tetto principale.
A Filippo Grossi si deve
pure l’ornamento murario
realizzato in più materiali,
particolarmente
colorato nell’effetto neomoresco
della torretta
e nelle decorazioni neo-
Villa Nobel a fine ‘800
(foto da www.provincia.imperia.it)
la con mobili moderni
dall’impronta tipicarinascimentali
a grisaille
del corpo principale,
rilevabili soprattutto
nelle candelabre e negli
ornamenti marcapiano
a fastigio delle finestre
dell’edificio.
Il 28 luglio 1874 Vacchieri
cedette la sua proprietà
al cavaliere genovese
Lazzaro Patrone.
La Villa Patrone non
subì quindi alcun danno
dal terremoto del 1887,
che invece lesionò gravemente
l’attigua Villa
Miraflores. Il 24 aprile
1891 l’erede del cavalier
Patrone Lazzaro Fausto
vendette Villa Miraflores
alla signora Rosa
Cassini, moglie dell’avvocato
Rossi, mentre il
giorno successivo cedette
Villa Patrone allo
scienziato svedese Alfred
Nobel, il quale, impossibilitato
a proseguire
i suoi esperimenti nel
laboratorio parigino di
Sevran-Livry, aveva deciso
di trasferirsi nella
nostra città, e in particolare
nella villa del
cavalier Patrone, alla
ricerca di un luogo tranquillo
e adatto per i suoi
lavori scientifici.
Nel 1892 Nobel chiese
alle autorità comunali
sanremesi l’autorizzazione
ad allestire
un laboratorio chimico,
mentre l’anno precedente
aveva chiesto il permesso
di costruire un
pontile in ferro e legno
che si sarebbe prolungato
per oltre trenta metri
nel mare e che venne destinato
ad essere utilizzato
da Nobel per i suoi
esperimenti balistici.
Per rendere più morbido
l’impatto con l’ambiente
circostante, lo scienziato
fece costruire alla
base del pontile un padiglione
a colonne dalle
forme neoclassiche e
un’edicola in ferro, vetro
e cemento per ospitarvi
la statua di una fanciulla
ritratta nell’atto di tuffarsi,
la celebre Tuffolina,
realizzata dallo scultore
realista lombardo
Odoardo Tabacchi.
Su consiglio degli amici
Marsaglia, e in particolare
dell’ingegnere
Giovanni, Nobel affidò
quindi nel 1892 l’incarico
di effettuare una
completa ristrutturazione
della villa all’architetto
Pio Soli. Quest’ultimo,
in collaborazione
con il collega matuziano
Carlo Gastaldi, realizzò
la sopraelevazione di un
piano del corpo centrale
dell’edificio, poi ricoperto
con un tetto di ardesia
a scaglie di pesce e
dotato di mansarde con
finestre ad oculo e merletto
di ferro battuto al
vertice del tetto. Soli lasciò
peraltro immutata
la torretta moresca,
che rimase perciò leggermente
più bassa della
villa.
Il particolare stile della
torretta venne inoltre
ripreso nella decorazione
delle colonnine situate
ai lati delle finestre
del piano sopraelevato.
Le decorazioni e il rialzo
vennero effettuati pure
nelle altre due torrette,
alle quali fu asportato il
tetto a pagoda, mentre
quella a fianco dell’ingresso
rimase tempestata
di pietre ed altri materiali.
Nonostante tutti
i vari e ripetuti tentativi
di conferire un’unità stilistica
all’insieme della
struttura, l’impianto
architettonico dell’edificio
rimase tuttavia caratterizzato
da un particolare
miscuglio di stili
diversi, che conferisce
alla villa un aspetto non
privo di una componente
vagamente eccentrica.
A partire dal 1891 Nobel
aveva intanto iniziato
ad arredare la vil-
CAPOLAVORO DI ARMONIE LIBERTY ED ESOTISMI MORESCHI
DA UN’IDEA DI UN FARMACISTA PIEMONTESE, IL PROGETTO DI UN ARCHITETTO LOCALE. IL FASCINO DELLE TORRETTE ADORNATE
mente esotica. L’edificio
aveva due grandi verande
di vetro con vista
sul mare, mentre in un
salotto cinese era collocato
un sofà di ebano
con intarsi madreperla
e le pareti ricoperte di
tela ricamata in stile cinese;
altri locali erano
costituiti da un «salotto
di mezzo» con pareti
rivestite di seta gialla,
da un piccolo salotto
in stile pompeiano con
pareti finemente affrescate
e dalla camera
da letto dello scienziato
con talamo in noce
scolpito. Nella sua villa
Nobel morì infine il
10 dicembre 1896. I due
medici sanremesi Bobone
e Martemucci si incaricarono
dell’imbalsamazione
della salma
del chimico svedese, le
cui esequie furono celebrate
nella stessa villa
da un pastore dell’Ambasciata
di Svezia a Parigi,
il reverendo Nathan
Soderblom, amico personale
di Nobel e futuro
arcivescovo di Uppsala.
L’anno dopo la morte
dello scienziato i suoi
eredi vendettero lo storico
edificio al direttore
della Società tedesca di
dinamite Max Adolphe
Philipp, già designato
dallo stesso Nobel come
esecutore testamentario
nel 1893. Alla morte
di Philipp, avvenuta
il 26 gennaio 1902, i suoi
eredi cedettero l’intera
proprietà, con atti del 30
novembre 1905 e 4 aprile
1906, a Giovanni Parodi,
la cui famiglia rimase
proprietaria della villa
e del parco circostante
fino al 19 gennaio 1968,
quando il fabbricato fu
venduto all’Azienda Autonoma
di Soggiorno e
Turismo di Sanremo.
Quest’ultima procedette
negli anni successivi
ad una serie di
restauri conservativi
della struttura, tra
i quali il recupero degli
affreschi effettuato
nel 1970 dall’architetto
Maggiora Vergano tramite
il rifacimento delle
decorazioni in stile
liberty, e alla sistemazione
del giardino. Il 30
luglio 1973 Villa Nobel
e l’attiguo parco furono
poi ceduti dall’Azienda
turistica matuziana
all’Amministrazione
Provinciale di Imperia
per la somma complessiva
di 258 milioni di
lire. Dopo l’acquisto da
parte della Provincia,
la villa divenne quindi
una prestigiosa sede di
rappresentanza dell’ente
provinciale e di importanti
manifestazioni
culturali. Il vasto parco
circostante, che una
volta si estendeva fino al
mare, è particolarmente
ricco di piante pregiate,
come l’altissimo
Cupressus macrocarpa,
di origine californiana,
sotto il quale è sistemato
un grande cannone fabbricato
dalle acciaierie
Bofors in Svezia nel 1893
e usato dallo scienziato
svedese per i suoi esperimenti
sulla gittata delle
armi.
Il 20 luglio 2002, alla
Villa Nobel vista dal lato mare.
In primo piano il famoso cannone utilizzato dallo scienziato per gli esperimenti balistici
presenza delle massime
autorità cittadine e provinciali,
è stata infine
inaugurata la nuova Villa
Nobel, dopo gli interventi
di consolidamento
e restauro conservativo
della struttura e la sua
conversione a edificio di
rappresentanza, centro
convegni, museo e biblioteca
nobeliana, curati
dagli architetti Mirella
Scianda e Sergio
Raimondo con la consulenza
dell’ingegnere
Giovanni Rolando.
All’interno della villa
è stato inoltre completamente
trasformato
il Museo Nobel grazie
al finanziamento della
Fondazione Cassa di
Risparmio di Genova
e Imperia e alla consulenza
dello studio Woodtli
Design di Zurigo,
oltre al fattivo interessamento
del direttore
del Museo delle Scienze
di Stoccolma ingegner
Strandh, che aveva raccolto
in alcune vetrine
un copioso materiale,
ricostruendo anche
il laboratorio di ricerca
dello scienziato. Nell’edificio
è ospitata anche
la Biblioteca Nobeliana.
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5
GASTROSOFIA PONENTINA
ALLA RISCOPERTA DELL’ANTICA ARTE DELLA PANIFICAZIONE
NELLE CASE DEL NOSTRO ENTROTERRA LO SFORNAMENTO DEL PANE RAPPRESENTAVA UN’IRRINUNCIABILE TRADIZIONE SETTIMANALE
Laura Parigi
Laura Parigi
Antenati del pan biscottato
italiano sono il
biscoctus dei soldati romani
e il panis nauticus
dei marinai, simili al leggendario
pane da portare
in viaggio, molto cotto,
appiattito, secco, leggero,
sfornato dal cuoco di
Giasone, comandante
degli Argonauti alla ricerca
del Vello d’oro,
dopo essersi addormentato
profondamente durante
l’ultima infornata.
Un pane croccante e ottimo
da intingere nel vino,
eccezionale, da conservare
per lunghi periodi
e non soggetto a marcescenza.
La presenza o meno del
lievito e il modo in cui
il pane è fatto lievitare,
orizzontalmente o verticalmente,
rappresenta-
no per l’uomo il riscatto
dalla fame e al tempo
stesso la capacità di dominare
la natura. Il pane
è nostro e condiviso, diversamente
non è “pane”.
Significative le parole
dello storico francese
F. Braudel relativamente
al Mediterraneo e al suo
equilibrio vitale, legato
alla “triade sacra” dell’olivo,
della vite e del grano.
La storia del pane è
troppo lunga e difficile
per essere raccontata in
poche righe. Il processo
di evoluzione del pane è
in costante sviluppo e si
creano sia nuove forme
che nuovi tipi di pane.
La storia del pane, antichissima,
non è ancora
terminata e riveste significati
simbolici forti e autentici.
La tradizione di panificare
impastando ingredienti
semplici, quali farina,
acqua, sale, lievito
madre, abbondante olio
evo di Taggiasca, è antica
quanto quella di “fare di
necessità virtù”, creando
“scrigni” profumati e dorati
dall’impasto avanzato
del pane o della fugassa.
Nel Ponente ligure i
prodotti sostitutivi del
pane, cotti due volte,
bis-cotti appunto, friabili,
fragranti, preparati
con il delicato “oro verde”,
dalle forme diverse e
curiose, sono tutti molto
invitanti, sia al naturale
che con rosmarino o pezzetti
di oliva nostrana.
Nelle case di campagna
d’un tempo, il pane
veniva fatto una volta la
settimana, con e senza il
lievito madre: si conservava
una piccola quantità
dell’impasto per creare
pan biscottato, cioè
cotto due volte, in forni
a legna. Il pane a lievitazione
naturale era preparato
con farine meno
raffinate, ovvero più ricche
di fibre che aumentano
la presenza di microelementi,
dunque più
vitamine e sali minerali,
ma anche una maggiore
sensazione di sazietà.
In Valle Argentina, ad
esempio, di forma tondeggiante,
il pan d’ordìu
o di orzo, macinato a pietra
per evitarne l’ossidazione,
detto carpasina,
è l’antenato di tutte le
varianti di pane biscottato
ponentino. Fino a
metà del Settecento i liguri
preferivano piantare
l’orzo, cresceva prima
del grano e rendeva di
più. Il giorno della festa
di Sant’Antonio, patrono
del paese, il 2 settembre,
si tiene la sagra della
“carpasina”, protagonista
Alta panificazione sulla tavola tipicamente ponentina di Laura Parigi, eccellenza della Facoltà di Scienze
dell’Alimentazione e Gastronomia all’Università San Raffaele di Roma
FRAGRANZE DEL “BIS-COTTO” DALLA CIAPPA ALLA STROSCIA
MA È LA “CARPASINA” L’ANTENATA DI TUTTE LE VARIANTI DEL PANE BISCOTTATO LOCALE, ALIMENTO DEI PASTORI IN TRANSUMANZA
gastronomica assoluta di
una festa popolare molto
antica che rievoca la
transumanza dei pastori,
apprezzata nella riviera
di Ponente per la tradizione
culinaria locale
e il ricordo dei mestieri
di un tempo. Impastati
gli ingredienti, si lascia
a riposo il pane per qualche
ora, coperto con farina
d’orzo, poi si lavora
ancora fino ad ottenere
lunghe pagnotte, tagliate
a fette con filo di spago
– non vanno toccate con
le mani – per non renderle
impermeabili ai liquidi
al momento del consumo.
Le fette di pan di
ordìu sono disposte in teglie
e cotte in forno non
molto caldo per tostarle e
dorarle. Oggi l’orzo proviene
dal Piemonte dov’è
tuttora macinato in mulini
a pietra. La carpasinn-a,
il cibo dei pastori
in transumanza negli
alpeggi, così come la frisella
pugliese, va sempre
ammorbidita con acqua
prima di venir consumata
con abbondante olio
ligure, pomodoro, acciughe
oppure bruss di pecora
o capra.
I canestrelli di Taggia,
tipici per la croccantezza,
la friabilità conferita
dall’abbondante olio extravergine
di oliva prezioso
del Ponente - una
volta si utilizzava olio
di sansa - e l’ “ariosità”
dell’impasto “che si scioglie
in bocca”, ricordano
quelli del nord e centro
Europa, ma hanno un
gusto raffinato, aromatico,
sia da soli che accompagnati
da salumi,
formaggi, olive nere cultivar.
Resta l’usanza di
gustarli anche intinti nel
caffe, nel latte o nel caffelatte
a colazione o a merenda,
oltre che nel vino
come aperitivo. Il 12 febbraio,
in ricordo del santo
patrono di Taggia, san
Benedetto Revelli, che
per ben due volte riuscì a
salvare il borgo dalla distruzione,
il canestrello
“salato” è specialità offerta
a turisti e a residenti
insieme con biscotti
tipici all’anice. Rappresenta
infatti un’ eccellenza
gastronomica antica,
unica nel suo genere,
si può paragonare ad un
“abbraccio” di pasta di
pane, ad una ciambellina
larga dal diametro di
10 cm, ad un anello croc-
cante dal ricco e autentico
sapore contadino, forse
ad un grande tarallo
ma non di pasta dura, riposto
e conservato, dopo
l’attenta cottura a bassa
temperatura per una doratura
uniforme, in ceste
o canestri appositi.
Rispetto al canestrello
la ciappa nasce in tempo
di carestia come tipologia
di pane secco, asciutto,
di lunga durata,“pane
di sudore dal gran sapore”,
secondo un vecchio
proverbio contadino.
Ricorda un po’ la “lingua
di suocera” alessandrina,
ma quella
imperiese risulta più
friabile e sottile. Rappresenta
in modo nuovo
la galletta di origine
genovese, farcita sembra
una “bruschetta”del Sud
italiano, degustata con
formaggi molli e salumi
nostrani, a tavola e fuori
pasto, è propriamente del
Ponente di Liguria. Questo
pane bis-cotto, dalla
superficie bucherellata,
sottile e di forma allungata
con le estremità arrotondate,
ha un nome
particolare, dialettale: le
ciappe infatti sono lastre
di pietra o di ardesia utilizzate
come copertura
dei tetti di case antiche o
come piastre da cottura.
La fugassa secca, non
lievitata, molto croccante,
intrisa d’olio extravergine,
è preparata anche
con aromi e con olive
nere del territorio. A Pietrabruna
la fugassa secca
è dolce e si chiama stroscia,
che mai si taglia ma
per tradizione si spezza,
si “stroscia” per l’appunto.
Sempre per tradizione
è preparata il giorno di
Pasquetta.
Con l’impasto del pan
focaccia si sfornano brichetti
- “fiammiferi” -
ossia grissini di forma
irregolare, sottili e grossi,
diversi l’uno dall’altro,
bianchi od aromatizzati,
profumati generosamente
di olio. L’uno tira l’altro,
rappresentano delle
varianti del canestrello,
mai arrotolati ma tirati
per i due lembi, per l’appunto
“stirati a mano”,
come vuole anche la tradizione
piemontese. Si
dice abbiano forma non
regolare come i carrugi, i
vicoli del nucleo medioevale
di città rivierasche.
Il segreto degli antichi
contadini stava e sta ancora
oggi nella creatività
e nella semplicità degli
ingredienti, oltre che
nella purezza dell’acqua
alpina di fonte, nel clima
e nelle caratteristiche
del luogo, che ravvivano
e completano l’“opera
d’arte” dell’uomo panificatore
laborioso e di madre
natura dispensatrice.
ASTERISCO
Ancora relativamente
a Villa Nobel, della quale
si è parlato estesamente
a pagine 4 e 5, diamo
“un’ultim’ora” dal mondo
dell’editoria: è disponibile
da poco, infatti,
“La villa di Alfred Nobel
a Sanremo tra storia, misteri
e personaggi. Notizie
dal 1870 al 2018”,
l’ultima fatica di Alberto
Guglielmi Manzoni edita
da De Ferrari.
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IN MEMORIAM
L’INFINITO ABBRACCIO DEL QUARTIERE A PADRE CRISTOFORO
ENNESIMA MOBILITAZIONE DELLA COMUNITÀ DI SAN MARTINO: ECCO LA RACCOLTA FONDI PER LE OPERE PARROCCHIALI IN SUO RICORDO
Redazione
La scomparsa di Padre
Cristoforo Smola, avvenuta
lo scorso 16 maggio,
ha lasciato e continua
a lasciare sgomenta
la nostra comunità ancora
oggi. Il tempo fatica
alquanto a lenire il dolore
per la perdita per il
nostro caro parroco della
Mercede. Proprio in
un momento di relax in
Polonia, sua terra natale,
Cristoforo è stato strappato
all’affetto dei suoi
familiari e fedeli da un
tragico incidente durante
una gara ciclistica. Se
n’è andato così l’uomo
che tutti hanno apprezzato
come infaticabile
organizzatore di eventi
e animatore del quartiere.
La calorosa presenza
alle messe in suo suffragio
avrebbe rischiato di
risultare insufficiente a
ripagare il suo affetto, riversato
senza soluzione
di continuità su tutti noi.
Di seguito, così, ecco
l’elenco dei sottoscrittori
della raccolta fondi
per le opere parrocchiali
in memoria di Padre
Cristoforo: fam. Del Bestagno,
Enotarpi Cristina,
Tedesco Rosalba,
Leva Silvia, fam. Pantani-Fracchia,
fam. Crisanti,
fam. Lanza-Borro-Levroni,
Clara, fam.
Ladelfa, fam. Albericci,
Semanjaku Erik, fam.
Giordano, Lino (l’amico
di bici), Lara Sartini,
Agnese, Fasola Eva, Crespi
Daniela, Natta Mara
e Cecilia, fam. Vivaldi,
Rella (ciclista), fam. Ce-
traro, fam. Alessi-Cannatà,
fam. Dho Ettore e
Silvia, Afi. IM, Revelli
Sandro e Simona, Bonasera
Calogero e Laura,
Bellone Andrea e Maurizio,
Pastor Luigi, Bergallo
Luca, Lanteri Silvano,
Varese Emanuele; le
ditte Ginatta, Le Gemelle,
Bar Tucano, Bar Tabacchi
Alfonso, Bar Des
Amis, Carini, Conad
City, Dima, MaryGiò, La
Tartaruga, Perrone Scarpe,
Abbigliamento Marè,
Pollice Verde, La Veneziana,
Il Forno, Hobby
Foto e tanti altri che preferiscono
restare anonimi.
[La fotogallery che riproponiamo
qui non è
che una minima parte
della raccolta di materiali
audiovisivi imbastita
dalla fam. Brignoli e
sfociata poi nella realizzazione
di un fotolibro
dedicato ai genitori del
nostro padre in segno di
ringraziamento e devozione
della sua comunità.
Queste immagini testimoniano
la semplicità di
Padre Cristoforo e il suo
instancabile servizio con
e per tutti].
La grande passione di Padre Cristoforo, la bicicletta
Un momento conviviale nel parco di Villa Mercede
La sua vicinanza anche al mondo scout
Uno scatto dal ritiro del catechismo dello scorso aprile
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