F // Bici da strada - Tra Alpi Marittime e Langhe

BICI DA STRADA
Tra Alpi Marittime
e Langhe
F

Coordinamento generale
Aree Protette Alpi Marittime
www.areeprotettealpimarittime.it
Partner
Unione Montana Valli Mongia Cevetta Langa Cebana Alta Valle Bormida
Unione Montana Valli Monregalesi
Unione Montana Alta Val Tanaro
Unione Montana Alpi Marittime
Coordinamento tecnico
SEAcoop stp
Testi
Luca Bertero
Referenze fotografiche
Foto di Giorgio Bernardi
e di Alessandra Abbona (pp.84, 87), John Aimo (pp.77↑, 79) Alessandro Beltrame (pp.8,
13, 32b, 45←, 46, 47, 48↓←, 52, 64, 80, 81↑, 86←, 92, 93↑, 94, 95←), Luca Bertero (pp.29→,
34, 49←, 73↑, 86→), Claudio Camaglio (p.41←), Roberto Croci - ATL del cuneese (pp.7↓, 29←,
39, 40), Beatrice Di Tullio (p.53←), Luca Giordano (p.15←, 17←), P. Henry (p.74←↑),
Alessia Paschetta (p.48→, 78←), Bartolomeo Ranocchia (pp.14, 41→, 68, 69↓, 70→),
Augusto Rivelli (pp.17→, 20↓, 21←), SAT (p.57←), Nanni Villani (p.32↑), Fulvio Vivalda (p.35)
In copertina: Campi di lavanda a Sale San Giovanni, © Giorgio Bernardi
Direzione artistica e progetto grafico
Bottini comunic@zioni visive + Volume1 visual design
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L'Artistica Savigliano (Cn), Edizione 2019
Si ringrazia per la collaborazione alla redazione della guida
Samantha Arnaudo, Nadia Busso, Bartolomeo Ranocchia,
Cônitours e anche Paola Poggio e Marco Testera del negozio
Il ciclista di Alessandria per aver prestato alcune bici
per le foto degli itinerari.

SOMMARIO
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14
18
22
26
30
34
38
42
46
50
54
58
62
66
68
72
76
80
84
88
92
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Il territorio
Note tecniche
Gli itinerari
01 // Sulle tracce dei Savoia in Valle Gesso
02 // Nella valle delle dighe
03 // La borgata di Palanfrè
04 // Intorno alla Bisalta
05 // L’anello del Mirabello
06 // Pian delle Gorre
07 // Il giro delle grotte
08 // L’anello dei tre castelli
09 // Tour in alta Langa
10 // Alla scoperta di affreschi del Quattrocento
11 // Tra Langa e valli alpine
12 // La piccola Provenza cuneese
13 // Tra Tanaro e Casotto
Ciclovia Granda sud
14 // Tappa 1 – Borgo San Dalmazzo - Entracque
15 // Tappa 2 – Entracque - Chiusa di Pesio
16 // Tappa 3 – Chiusa di Pesio - Mondovì
17 // Tappa 4 – Mondovì - Dogliani
18 // Tappa 5 – Dogliani - Ceva
19 // Tappa 6 – Ceva - Ormea
20 // Tappa 7 – Ormea - Mondovì
Approfondimenti
3

4

IL TERRITORIO
5
GLI ITINERARI PIÙ BELLI PER SCOPRIRE E VIVERE
IL TERRITORIO TRA LE ALPI MARITTIME E LE LANGHE
Gli itinerari presenti nella collana “Top20 tra Alpi Marittime e Langhe” sono
una selezione di proposte per esplorare il suggestivo territorio che si estende
dalle celebri vette delle “Alpi del Mediterraneo”, sito attualmente candidato
a diventare Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ai dolci declivi delle Langhe,
area che si avvale del prestigioso riconoscimento sin dal 2014. Sono molteplici
e differenti i paesaggi che caratterizzano quest’area straordinaria, in grado
di offrire a ogni tipologia di visitatore una gamma di attività outdoor
estremamente variegata e di proporre percorsi naturalistici e culturali
con caratteristiche adatte a ogni stagione.
In questa pubblicazione si trovano 13 itinerari ad anello, i più lunghi ed
impegnativi possono anche essere spezzati su due giornate per chi non è
molto allenato o vuole godersi con maggiore tranquillità la pedalata.
Sono descritte, inoltre, 7 tappe di una ciclovia che permette di provare quasi
tutto il meglio - dal punto di vista ciclistico - tra le valli Gesso e Tanaro.

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LE VALLI GESSO, VERMENAGNA E PESIO
Si parte dalla Valle Gesso, nel cuore del Parco delle Alpi Marittime,
alla scoperta delle tracce dei Savoia, assidui frequentatori della vallata.
Vittorio Emanuele II nella seconda metà del 19° secolo istituì la Riserva Reale
di Caccia, vennero costruite le case di caccia del Valasco e di Entracque,
la residenza estiva a Sant’Anna di Valdieri e il centro termale, caratterizzando
fortemente la Valle.
Più o meno un secolo dopo, negli anni ’60 del ‘900, una nuova grande
trasformazione interessò la zona, con la costruzione delle grandi dighe
della Piastra e Chiotas. Un sistema di bacini artificiali e centrali che
rappresentano ancora oggi il più grande impianto idroelettrico in Italia,
che ospita un interessante centro visita.
Da non perdere, a Entracque, il Centro Uomini e Lupi, l'unico museo
(due sedi, una con annessa area faunistica) delle Alpi italiane interamente
dedicato al predatore.
Verso sud troviamo la Valle Vermenagna, che presenta ambienti e vestigia
storiche molto differenti. Collegamento internazionale grazie alla ferrovia
Cuneo-Ventimiglia-Nizza e al tunnel stradale del Colle di Tenda, la valle ha
visto fiorire, nel ‘900, uno dei primi comprensori sciistici italiani a Limone
Piemonte.
Proseguendo l’ideale percorso verso est, ci si ritrova nell’area pedemontana
ai piedi della Bisalta, con i paesi di Boves, Peveragno e Chiusa di Pesio,
collegati da una fitta rete di strade secondarie, poco trafficate, perfette per
scoprire nuovi scorci, borgate e un patrimonio storico-architettonico diffuso
e di grande pregio.

← Certosa di Pesio
↑ Colle del Mortè
↓ Grotta dei Dossi
7
L'eccellenza è la Certosa di Pesio. La gestione del territorio da parte dei
monaci a partire dal XII° secolo ha plasmato le foreste di abeti e le faggete che
oggi rappresentano un importantissimo patrimonio naturalistico, ora protetto
dal Parco naturale del Marguareis.
LE VALLI MONREGALESI
Si abbandona la Valle Pesio scollinando sul Colle del Mortè, che fa
da spartiacque con la Valle Ellero in cui, prima di raggiungere gli abitati
di Roccaforte e Villanova, incontriamo Lurisia, con la sua piccola stazione
sciistica e il centro termale.
La cornice di montagne che sovrasta questa porzione di territorio è
caratterizzata da un esteso sistema carsico che si sviluppa per oltre 60 km2;
lasciando agli speleologi le cavità in quota, è possibile visitare tre grotte

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turistiche a partire dalla più imponente e famosa, la Grotta di Bossea
a Frabosa Soprana, per poi passare alle grotte del Caudano a Frabosa Sottana
e dei Dossi a Villanova Mondovì.
Proseguendo verso Sud, il paesaggio si fa più collinare, con declivi più dolci,
mentre le strade diventano al contrario più tortuose e caratterizzate
da frequenti saliscendi, a tratti ripidi.
Il Monregalese è costellato da piccoli e grandi tesori architettonici, culturali
e storici. Il Santuario di Vicoforte, con la sua cupola ellittica da record,
i castelli di Pamparato e Mombasiglio, la tenuta di Valcasotto, le tracce
delle battaglie napoleoniche della Prima Campagna d'Italia, senza
dimenticare Mondovì e i suoi due centri storici di impianto medievale
uno arroccato sulla collina (Piazza) e uno ai suoi piedi (Breo).
IL CEBANO E LA VALLE TANARO
Si continua il viaggio in direzione della Liguria arrivando a Ceva, piccola
cittadina allo sbocco della Valle Tanaro che fa da cerniera fra il Monregalese,
la Valle Tanaro e l’Alta Langa. Snodo importante per le comunicazioni fra
basso Piemonte e Liguria, Ceva è contornata da paesi e borghi caratteristici,
con personalità e peculiarità diverse. Il borgo fortificato di Priero, le coltivazioni
di erbe officinali di Sale Langhe, le torri di avvistamento che punteggiano
le sommità delle alture sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano questo
territorio tutto da scoprire.
Da qui parte anche la ferrovia Ceva-Ormea, che dopo un periodo di chiusura e
inutilizzo, è recentemente stata riattivata per le corse di treni turistici e storici,
un modo nuovo per risalire la valle alla scoperta dei paesi di Garessio (annoverato
fra i Borghi più belli d’Italia) e Ormea dove si ritrovano i paesaggi alpini
delle testate vallive.

← Castelnuovo di Ceva
↑ La cupola del Santuario
di Vicoforte
↓ Sale San Giovanni
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ALTA LANGA E LANGA MONREGALESE
L’ultimo settore da esplorare è quello più propriamente collinare, formato
dalle estreme propaggini delle Langhe verso le montagne. Dal cebano si risale
quindi nell’Alta Langa, con i suoi paesaggi aspri costellati di piccoli ristoranti
e locali con un'offerta enogastronomica d'eccellenza grazie ai formaggi Dop,
nocciole... un’enogastronomia d’eccellenza con formaggi, nocciole e bollicine,
per poi proseguire verso il doglianese, dove i vigneti la fanno da padrone. I percorsi
sono impegnativi, con salite brevi ma ripide, ma val la pena di fare un po’ di fatica
per scoprire questo angolo della provincia, troppo spesso dimenticato dai circuiti
turistici principali, che pur meno blasonato delle vicine Langhe, è ricchissimo
di tesori da scoprire e offre il vantaggio di un minore affollamento.
Un territorio vasto e variegato, quindi, da scoprire con i percorsi ad anello o
da attraversare con la proposta a tappe, lasciandosi tentare da deviazioni e
varianti, alla scoperta di tutti quegli angoli nascosti che, per ragioni di spazio,
non hanno potuto trovare posto in questo volume.

NOTE TECNICHE
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// TEMPI DI PERCORRENZA
I tempi di percorrenza indicati si riferiscono a ciclisti medi, con una normale
preparazione atletica ed allenamento, adeguata ad affrontare le distanze
segnalate. I percorsi sono stati classificati con una scala di difficoltà:
percorso facile, poco impegnativo, con salite brevi inferiori ai 5 km e
pendenze non superiori al 10%
percorso di medio impegno con salite che possono superare i 5 km
ed in alcuni tratti presentare anche pendenze superiori al 10%
percorsi impegnativi con salite che possono essere superiori ai 5 km
che in alcuni tratti possono presentare pendenze superiori al 15%
A seconda della scala di difficoltà assegnata, i tempi di percorrenza sono stati
calcolati assegnando delle velocità medie indicative adeguate al livello
di allenamento richiesto:
20 km/h per difficoltà
15 km/h per difficoltà
10 km/h per difficoltà
Inoltre le velocità medie stimate sono state ridotte con dei coefficienti
di difficoltà in caso si percorrano tratti in salita.
Sempre e comunque i tempi sono indicativi e ciascuno potrà modificarli
in base al proprio allenamento ed alle proprie capacità. I dislivelli indicati
sono stati rilevati con strumenti GPS regolarmente in commercio (qualità
normale), seguendo i percorsi nel senso di marcia indicato.
// SENSO DI PERCORRENZA
Al fine di rispettare la difficoltà ed il dislivello del percorso selezionato, l’itinerario
dovrà essere seguito nel senso di marcia proposto anche per non trovarsi a
percorrere possibili tratti a senso unico.

RICETTIVITÀ TURISTICA
Il territorio sul quale si sviluppano gli itinerari cicloturistici è prevalentemente
montano, pedemontano e collinare in cui le strutture turistiche sono
generalmente di piccola dimensione e prevalentemente a conduzione
familiare. Sia per i percorsi ad anello sia per le tappe della ciclovia sono
state preferite, quali punti di partenza ed arrivo, le località che possano
offrire la disponibilità di strutture ricettive. I mesi estivi, soprattutto luglio ed
agosto, rappresentano il picco turistico stagionale e per questo è vivamente
consigliata la prenotazione con largo anticipo.
// TRAFFICO E CONDIZIONI DEL MANTO STRADALE
I percorsi si sviluppano prevalentemente su strade aperte al traffico motorizzato,
sulle quali dovranno sempre essere rispettate le norme del codice stradale. È stata
data la preferenza a passaggi su strade secondarie e vicinali, e anche su vere e
proprie piste ciclabili al fine di garantirne la percorrenza con la massima sicurezza.
Tutti i percorsi sono stati controllati al momento della tracciatura per verificare
le buone condizioni del manto stradale. Il susseguirsi delle stagioni e di inverni,
quasi sempre rigidi nel territorio di riferimento della guida, possono creare
problemi talvolta importanti sul manto stradale. Per questo motivo si consiglia
di procedere sempre con la giusta attenzione e prudenza, soprattutto durante
le discese e nelle curve dove sono possibili accumuli di sabbia o ghiaia in
particolare al termine della stagione invernale.
// STAGIONALITÀ
Quasi tutta la rete cicloturistica è percorribile tutto l’anno e solo alcuni tratti
vengono chiusi nei periodi invernali, finchè la presenza di neve ne impedisce
il passaggio. A titolo esemplificativo si possono indicare chiusi al traffico
nel periodo invernale il passaggio su Madonna del Colletto, il tratto da S. Anna
di Valdieri alle Terme di Valdieri ed il tratto dalla Certosa di Pesio al Pian
delle Gorre. Dal mese di aprile fino alle prime nevicate tutti i percorsi sono
pedalabili. Per apprezzare a pieno il susseguirsi delle stagioni ed i loro
paesaggi, si consiglia la zona monregalese e la pianura cuneese nei mesi
primaverili ed autunnali e le valli montane nella stagione estiva.
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→ IL CASCO FA FIGO! INDOSSALO SEMPRE
Gli studi mostrano che circa l’85% di tutti gli incidenti in bicicletta
provoca lesioni alla testa, parte delle quali si evolvono in danni
permanenti. Tuttavia, circa l’80% di queste lesioni potrebbe essere
evitato indossando un casco. I caschi da bici oggi sono tecnologicamente
avanzati, confortevoli, con forme e colori bellissimi adatti ad ogni età ed
esigenza. Il casco ti salva la vita e fa figo, indossalo sempre!

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GLI ITINERARI

Tredici anelli per pedalare
tra i castelli di roccia, boschi e
← Sulla strada della Colla
di Casotto
↑ Fontana all'ingresso
di Palanfrè
pascoli delle Alpi Marittime e Liguri
13
fino ai noccioleti e vitigni l’alta
Langa, territori dove bellezza
degli itinerari e dei paesaggi vanno
a braccetto con un’accoglienza e
un offerta enogastronomica
eccellente. Percorsi scelti e
collaudati dall’autore per indirizzare
gli amanti della bicicletta
sulle strade più belle e più tranquille
dell’area. Le proposte, in alcuni
casi, impegnative per lunghezza e
difficoltà possono essere facilmente
spezzate in più giornate da chi non
ha l’allenamento necessario o vuole
godere con maggior tranquillità
di paesaggi e offerta turistica.

14
//01
SULLE TRACCE
DEI SAVOIA
IN VALLE GESSO

La salita alle Terme di Valdieri è una
delle grandi classiche del ciclismo locale.
Il percorso, facilmente pedalabile per gran
parte del suo sviluppo, è generalmente poco
trafficato. La salita si fa più impegnativa
negli ultimi sei chilometri, dopo Sant’Anna
di Valdieri, località che merita una sosta per
uno spuntino, o per riempire la borraccia alla
fontana fatta costruire da Vittorio Emanuele III.
← Salita alle Terme
↑ Busto della Regina Elena
a Sant'Anna di Valdieri
15
A metà ‘800, Vittorio Emanuele II
aveva stabilito in Valle Gesso
una delle sue residenze estive:
qui era solito intrattenersi in grandi
giornate di caccia e di pesca.
Segni della presenza dei reali in valle
si osservano numerosi anche all’arrivo
a Terme. Tra di essi il grande albergo
dello stabilimento termale, la cui
prima pietra fu posata da Vittorio
Emanuele II in persona, e gli chalet
di caccia della Bela Rosin.
Una curiosità per i ciclisti amanti del cinema:
nel 1993, proprio a Terme, furono girate
alcune scene della fiction televisiva
“Il grande Fausto”, dedicata al campionissimo,
che ebbe come principali interpreti Sergio
Castellitto e Ornella Muti.
→ I SAVOIA
IN VALLE GESSO
Frequentazioni dei reali
di Casa Savoia in Valle
Gesso sono registrate a
partire dalla fine del XVIII
secolo: in quel periodo,
Vittorio Emanuele I
frequentò le sorgenti
termali di Valdieri, facendo
costruire il collegamento
stradale da Sant’Anna.
Vittorio Emanuele II, nel
1855, si innamorò di questa
valle selvaggia e ricca di
animali. Proprio in seguito
alla sua visita in Valle
Gesso vennero costituiti
la Riserva Reale di Caccia,
il centro termale e gli
chalet, la residenza estiva
a Sant’Anna di Valdieri
e le case di caccia del
Valasco e di San Giacomo
di Entracque. Da allora,
e fino alla caduta della
monarchia, la Valle Gesso
divenne abituale residenza
estiva dei regnanti.

→ LA NECROPOLI DI VALDIERI
La necropoli di Valdieri costituisce un vero
e proprio percorso espositivo a cielo aperto
che con la sezione archeologica del Museo
del paese (piazza della Resistenza) permette
di conoscere le dinamiche dell’insediamento
umano nel II e I millennio a.C. in Valle Gesso.
Lo scavo della necropoli ha portato alla luce
una serie di tombe a incinerazione databili
tra l’età del Bronzo recente e finale
(1.350-900 a.C.) e la media età del Ferro
(700-500 a.C).
↑ Necropoli di Valdieri
→↓ Museo civiltà della segale
→→ Cascata di Tetti Niot
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// ITINERARIO
Dalla stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo si imbocca la statale
in direzione di Cuneo. Alla rotonda si attacca a sinistra la breve salita di Via Avena
e si transita di fronte alla chiesa parrocchiale di San Dalmazzo. Si svolta
nuovamente verso sinistra, ritrovandosi nel centro storico della cittadina, per poi
raggiungere la ciclabile Via Rivetta, che conduce all’imbocco della Valle Gesso.
Si percorre la provinciale sulla sinistra orografica della valle, superando la frazione
di Andonno: le pendenze rimangono dolci, permettendo di osservare il paesaggio,
caratterizzato dall’alternarsi di aree coltivate e boschetti di latifoglie. Raggiunto
il centro abitato di Valdieri, si prosegue lungo la strada principale lasciando
sulla destra la diramazione che sale a Madonna del Colletto, valico che permette
il collegamento con l’adiacente Valle Stura. A monte del paese si arriva
in corrispondenza di una rotatoria, oltre la quale la vale si divide in due rami:
la Valle Gesso della Barra, in direzione di Entracque, e la Valle Gesso della Valletta,
verso Sant’Anna di Valdieri. Si sta sulla destra, affrontando un leggero cambio
di pendenza. I terreni pianeggianti di fondovalle lasciano spazio alle pendici
delle montagne e la valle comincia a chiudersi, assumendo pian piano l’aspetto
di una gola montana. La strada attraversa alcune aree boscate prima
di raggiungere la frazione di Sant’Anna di Valdieri. Si prosegue diritti, iniziando
la salita finale: il percorso si insinua tra i contrafforti di due dei principali massicci
delle Alpi Marittime, quelli dell’Argentera e del Monte Matto, mantenendosi
sulla destra (senso di marcia) del torrente Gesso. Percorsi gli ultimi sei chilometri,
si raggiungono le famose terme, utilizzate fin dal XVIII secolo. L’asfalto termina
poco sopra il centro termale. Si ripercorre a ritroso la provinciale fino a giungere
nuovamente ad Andonno; all'uscita dell'abitato si svolta a destra per andare
ad attraversare il ponte sul torrente Gesso. Mantenendosi sulla destra orografica,
si scende fino a Roccavione dove svoltando a sinistra lungo la statale del Colle
di Tenda ci si riporta, in breve tempo, al punto di partenza.

→ MUSEO CIVILTÀ DELLA SEGALE
A Sant’Anna di Valdieri si trova un piccolo
museo che fa parte del tessuto dell’Ecomuseo
della Segale. Non si tratta di una semplice
esposizione, ma di un contenitore di storie
e di tradizioni che trovano nella segale
il loro denominatore comune. È un racconto
che conduce il visitatore attraverso terre
dove i tetti sono coperti di paglia, in luoghi
dove il tempo è scandito dalle stagioni,
dai riti propiziatori, dagli incontri serali
nelle stalle. Un viaggio per comprendere,
in modo critico e rivolto al futuro, gli equilibri
che regolano il legame tra la montagna e
i suoi abitanti. Per la vista rivolgersi
al negozio I Bateur.
// 0 1
SULLE TRACCE
DEI SAVOIA
IN VALLE GESSO
4:05 h
51 km
1113 m
Borgo San Dalmazzo
Valdieri ▶ Sant'Anna
di Valdieri ▶ Terme di Valdieri
▶ Andonno ▶ Roccavione
Borgo San Dalmazzo

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//02
NELLA VALLE
DELLE DIGHE

A pochi chilometri da Cuneo, nel cuore
delle Alpi Marittime, tra le Valli Stura e
Vermenagna, c’è un piccolo diamante di rara
bellezza, la Valle Gesso, che rappresenta
una grande attrazione per i ciclisti locali.
← L'arrivo a Entracque
dominato dal Monte Aiera
↑ Il Centro faunistico
“Uomini e lupi”
Le comode strade di questa zona
19
sono perfette per coloro che
pedalano tutto l’anno, così come
per chi pratica il cicloturismo
soltanto in estate.
Il percorso proposto, che attraversa i tre
comuni della valle, Valdieri, Entracque e
Roaschia, si sviluppa principalmente
nella Valle Gesso di Entracque, al cospetto
del Monte Gelas. La fatica imposta
dall’esiguo numero di tratti pianeggianti sarà
ampiamente compensata dalla bellezza
dei panorami naturali, dalla maestosità
della diga idroelettrica della Piastra e
da una sosta nel centro di Entracque, dove
si potranno assaggiare i dolci locali, realizzati
con le patate o con la segale. In ultimo,
prima di iniziare la meritata discesa, si potrà
far visita a Trinità di Entracque, nel vallone
del Bousset. Ritornati a valle, si raggiunge
il centro di Roaschia, celebre per le sue
grotte. Lungo tutto il percorso, abbondanti
sono le fontane e le sorgenti. I più arditi
possono decidere di prendere
una deviazione, lungo la salita che porta
a San Giacomo di Entracque, e raggiungere
il Lago delle Rovine, ritrovandosi così
al cospetto dell’imponente diga del Chiotas.
→ IL CENTRO
“UOMINI E LUPI”
Il Centro faunistico
“Uomini e Lupi”, sito
a Entracque in località
Casermette, fa parte
di un importante progetto
che si prefigge di far
conoscere ai cittadini
il lupo, sfatando miti e
leggende che nel tempo
si sono creati attorno
a questo animale.
All’interno dell’area è stato
allestito un percorso
guidato: tramite video
interattivi e locali
appositamente predisposti,
vengono presentate
le abitudini del predatore.
All’esterno, grazie a una
torretta di avvistamento,
è possibile individuare
gli esemplari che,
recuperati in natura feriti
o malati, sono stati curati
e vivono ora in cattività
in un’area recintata
di 8 ettari.

20
→ LE PARLATE DI ENTRACQUE
Ogni cinque anni, nel periodo pasquale,
si ripropone a Entracque l’evento popolare
delle “Parlate”, rievocazione scenica in lingua
locale della passione e morte di Gesù: decine
di attori si aggirano per le strade del paese,
con abiti che riprendono quelli dei personaggi
del tempo. La tradizione delle parlate risale
al medioevo, quando la lingua ufficiale
della chiesa cattolica era il latino:
per permettere al popolo di comprendere
le letture della Pasqua, si adottò l’abitudine
il riproporle nel dialetto locale.
// ITINERARIO
L’itinerario ha origine presso la piazza ubicata nel centro abitato di Valdieri,
di fronte alla sede del Parco Naturale delle Alpi Marittime. Imboccata la strada
provinciale numero 22, in direzione di Entracque, si affronta un tratto in lieve
salita: alla prima rotonda, dopo due chilometri, si svolta sinistra, avanzando nella
Valle Gesso di Entracque e attraversando immediatamente il torrente che dà nome
alla valle. La strada procede in piano per circa un chilometro, percorso il quale
si attacca la salita sulla destra, in direzione di San Giacomo di Entracque: la rampa
iniziale, con pendenze prossime al 15%, si sviluppa per poche centinaia di metri,
andando a terminare nei pressi del Centro faunistico “Uomini e Lupi”. Si prosegue
su un percorso che vede l’alternarsi di brevi discese e salite, fino a raggiungere
l’imponente sbarramento della diga della Piastra. Si costeggia il perimetro del lago
artificiale, sul lato orografico sinistro. Dopo alcuni chilometri si raggiunge il bivio
del Lago delle Rovine, presso il quale si mantiene la sinistra (i più arditi possono
compiere una deviazione, imboccando, sulla destra, una salita di 6 chilometri, che
porta al Lago delle Rovine).
Superati due facili tornanti, la strada si allinea al torrente: brevi rampe si alternano
a tratti pianeggianti, permettendo di raggiungere, in breve tempo, la frazione
di San Giacomo. Riempite le borracce, prima di intraprendere la discesa
si possono ammirare le belle case di caccia dei Savoia. Ripreso a pedalare, e
passato nuovamente lo sbarramento della diga, presso il centro visite Enel
si svolta a destra, in direzione Entracque, lasciando sulla destra l’imponente muro
di contenimento del lago artificiale. Attraversata l’area che in inverno ospita
il centro di sci di fondo della valle, si costeggia il centro abitato di Entracque,
svoltando poi verso destra, in direzione di Trinità: una breve salita porta
all’imbocco del Vallone del Bousset, sconosciuto ai più. Raggiunta la “Locanda
del Sorriso”, si inverte la marcia e, seguendo la strada principale, si fa ritorno prima
a Entracque e poi a Valdieri.

→ LE DIGHE DELLA VALLE GESSO
Intorno alla metà degli anni ‘60 venne
costruita, a monte di Entracque,
la diga della Piastra, che diede origine
all’omonimo lago artificiale. In seguito,
ai piedi del versante orientale
dell’Argentera, furono realizzati altri due
sbarramenti, denominati Chiotas e Colle
Laura. La particolarità di questo sistema
di bacini artificiali è data dall’impianto
con sistema di pompaggio che collega
tra loro le dighe: durante il giorno si
produce energia elettrica da immettere
in rete, mentre di notte l’acqua viene
nuovamente pompata dal bacino inferiore
a quelli superiori. Costruita interamente
nella roccia, la centrale idroelettrica
Luigi Einaudi è il più grande impianto
idroelettrico in Italia, nonché
uno dei maggiori in Europa.
// 0 2
NELLA VALLE
DELLE DIGHE
3:10 h
38 km
885 m
Valdieri
Diga della Piastra
▶ San Giacomo ▶ Entracque
▶ Trinità
Valdieri
←←↑ Entracque e Madonna
del Colletto
←←↓ Le Parlate di Entracque
↓← La diga del Chiotas
↓→ Il Monte Aiera da Entracque

22
//03
LA BORGATA
DI PALANFRÈ

Palanfrè, abbandonata negli anni
'70, è tornata a rivivere nel terzo
millennio in seguito al ritorno di due
← In discesa da Palanfrè
↑ Ultima salita, prima di una
sosta al rifugio L'Arbergh
a Palanfrè
famiglie di allevatori.
La borgata è tra le più belle
23
della valle.
Il percorso che la raggiunge si sviluppa
interamente in Valle Vermenagna,
importante via di comunicazione verso
il mare, già conosciuta e utilizzata
nell’antichità. Fino al centro abitato
di Robilante si segue la direttrice
di “EuroVelo 8 – La via del Mediterraneo”,
una delle quindici ciclabili europee che
attraversano il nostro continente. Nell’anno
2005, queste strade furono teatro
della diciassettesima tappa del Giro d’Italia,
che raggiunse il Colle di Tenda dopo aver
scalato il temibile Colletto del Moro:
per la cronaca, la tappa fu vinta da Ivan
Basso, con la maglia rosa che rimase salda
addosso a Savoldelli. Gli amanti
della cultura popolare potranno far visita
al Museo della Fisarmonica, a Robilante, e
al Museo “Attilio Mussino”, a Vernante, dove
sono custodite opere originali dell’artista
che illustrò il libro “Pinocchio” di Carlo
Collodi, e che scelse di trascorrere
in questo paese gli ultimi anni della sua vita.
Raggiunta Palanfrè, vale la pena di prendersi
qualche minuto per ammirare la secolare
faggeta, un tempo riserva naturale e oggi
parte integrante del Parco Naturale
delle Alpi Marittime.
→ IL BOSCO BANDITO
DI PALANFRÈ
L’abitato di Palanfrè
si allarga ai piedi di ripidi
pendii, in posizione
potenzialmente esposta
alle valanghe. Negli
archivi del Comune
di Vernante sono custoditi
i “Bandi Campestri”,
risalenti al 1741, che
costituiscono la prima
testimonianza scritta
del sistema di protezione
al quale, in quel periodo,
era sottoposto il bosco,
seppur si presuma che
il taglio dei faggi che
lo compongono fosse
già stato bandito
in epoca antecedente.
Preservata fino ai giorni
nostri, la bellissima
faggeta secolare
è divenuta riserva
naturale nel 1979,
venendo poi accorpata
al Parco Naturale delle
Alpi Marittime nel 1995.

24
→ I COLTELLI “VERNANTIN”
Nella prima metà dell’Ottocento, Vernante
divenne conosciuta come la “capitale
dei coltelli”. La via centrale del paese era
cosparsa di mastri coltellinai, capaci
di lavorare a mano le lame dei “Vernantin”
partendo da un pezzo di acciaio di recupero.
La forma lineare, sagomata o ricurva delle
lame, il manico in corno di bue o di montone,
ma soprattutto la “broca”, l’arresto a forma
di testa di chiodo ricavato dalla lama stessa,
resero mitici, nel tempo, i coltelli prodotti
presso questo suggestivo borgo montano.
// ITINERARIO
L’itinerario inizia in Largo Argentera, a Borgo San Dalmazzo, centro abitato posto
alla confluenza tra le Valli Stura, Gesso e Vermenagna. Si imbocca la centrale Via
Garibaldi, che attraversa lo storico centro cittadino, proseguendo innanzi fino
a raggiungere una rotatoria stradale, nota con il nome di “Porta delle Alpi
Marittime”: giunti in questo punto, si lascia a destra l’imbocco della Valle Gesso,
proseguendo invece in direzione di Limone Piemonte. Dopo un paio di chilometri
si attraversa Roccavione, abbandonando la strada principale che con ampio
svicolo si porta all’imbosso della Val Vermenagna. Usciti dal paese, appaiono
subito evidenti, ai margini della carreggiata, le corsie della pista ciclabile EuroVelo 8.
La strada sale, con lieve pendenza, fino a Vernante, permettendo di mantenere
le forze per la salita, maggiormente impegnativa, con la quale si raggiunge
Palanfrè. Non resta che percorrere l’intera tratta, avvalendosi della comoda
corsia preferenziale: si attraversa il centro di Robilante, raggiungendo, dopo pochi
chilometri, il ponte che attraversa il fiume Vermenagna. È importante, in questo
punto, prestare attenzione: non si deve svoltare sul ponte, ma costeggiare
il cementificio sulla destra, fino a dove si individuano nuovamente i cartelli
segnaletici della pista ciclabile. Si percorre ora un tranquillo tratto sulla sinistra
orografica della valle, chiuso al traffico automobilistico, che conduce alle porte
di Vernante. Un breve passaggio sulla strada statale numero 20 e, al primo
semaforo, si svolta verso destra, ritrovandosi all’attacco della Valle Grande.
La salita, lunga nove chilometri, prevede, nel primo tratto, pendenze impegnative
alternate a tratti pianeggianti, che consentono il recupero. Oltrepassato il Birrificio
Troll, sulla destra, la strada si impenna definitivamente, assestandosi su pendenze
sempre prossime al 10%. Una breve sequenza di tornanti indica che la meta
è vicina: usciti dal bosco, ecco il panorama aprirsi sulla borgata di Palanfrè e
sull’ampia conca pascoliva circostante. Una volta recuperate le forze, e dopo aver
ammirato la secolare faggeta bandita, ci si può avventurare sulla via del ritorno:
sarà sufficiente seguire, a ritroso, la strada percorsa all’andata.

→ IL MUSEO DELLA FISARMONICA
DI ROBILANTE
La Valle Vermenagna è ancor oggi molto
legata alla sua antica identità occitana. Balli
tradizionali della zona sono la “courenta” e
il “balet”, legati all’accompagnamento della
fisarmonica. Questo strumento musicale,
immancabile nelle feste di paese della valle,
è celebrato nel bel museo inaugurato nel
2005 in locali a lato del municipio. Incentrato
su due personaggi storici capaci di fornire
un rilevante contributo alla sua diffusione,
Giuseppe Vallauri e Giorgio Bertaina, si
prefigge lo scopo di diffondere e tramandare
la memoria delle tradizioni popolari.
// 0 3
LA BORGATA
DI PALANFRÈ
5:20 h
43 km
1042 m
Borgo San Dalmazzo
Roccavione ▶ Robilante
▶ Vernante ▶ Palanfrè
Borgo San Dalmazzo
←← Vernante e la Valle Grande
← L'arrivo a Palanfrè
↑ Il museo della Fisarmonica
di Robilante

26
//04
INTORNO
ALLA BISALTA

L’itinerario si sviluppa interamente
al cospetto della Bisalta, la montagna
simbolo di Cuneo. Le sue pendici funsero
da rifugio per i partigiani durante la seconda
guerra mondiale, mentre i centri abitati che
si allungano ai suoi piedi, Boves, Peveragno
e Chiusa di Pesio, furono teatro di feroci
rappresaglie nazifasciste.
In un bell’ambiente pedemontano,
si percorrono strade secondarie,
perfette per pedalare in tranquillità,
con brevi e facili salite che
si alternano a tratti in discesa
su falsopiano.
Coperti i primi chilometri, si può decidere
di optare per una breve sosta presso
il Santuario di Madonna dei Boschi
di Boves, costruito in epoca medioevale e
particolarmente rinomato per la ricchezza
dei cicli pittorici che conserva. Proseguendo,
si raggiunge Peveragno, centro famoso
per la coltivazione della fragola, frutto che
in questa zona matura nel periodo tra metà
maggio e metà giugno. L’unica asperità
di giornata è costituita dalla salita che
conduce a Pradeboni, un’ascesa di poco
superiore ai tre chilometri, con pendenze
poco sotto il 10%, che riporta a Peveragno,
da cui si raggiunge nuovamente Boves.
← Nei pressi di Pradeboni
↑ La Bisalta
→ LA BISALTA
È la montagna simbolo
della città di Cuneo:
la sua posizione isolata
e la tipica conformazione
trapezoidale la rendono
distinguibile anche
da lunghissima distanza.
La sua peculiarità è
costituita dalle due punte
che ne delineano
il profilo, quella del Monte
Besimauda, che arriva
a 2231 metri, e quella
del Bric Costa Rossa,
che raggiunge invece
i 2403 metri.
A questo caratteristico
rilievo sono legate
storie e leggende
in gran quantità.
Meta molto ambita
dagli escursionisti
cuneesi, è un eccezionale
punto panoramico:
nelle giornate
particolarmente terse,
lo sguardo può spaziare
dal Monte Rosa al mare.
27

28
// ITINERARIO
La centrale Piazza Italia, a Boves, è il punto di partenza dell’itinerario. Poche
pedalate permettono di lasciarsi alle spalle la parrocchiale di San Bartolomeo:
si imbocca Corso Bisalta, dal quale si può già ammirare l’imponenza del Monte
Besimauda. Si prosegue diritto, lasciando a destra la strada che conduce alla salita
dei Cerati (con pendenze superiori al 25%), e, dopo 2 chilometri, si raggiunge
il Santuario di Madonna dei Boschi. Si svolta a destra, in via Roncaia: la strada,
con una modesta pendenza, supera le ultime case, addentrandosi in un bel
bosco di castagni. Il traffico quasi inesistente – in circolazione ci sono quasi
esclusivamente i mezzi dei pochi abitanti delle frazioni della Valle Colla – permette
di apprezzare la totale tranquillità degli ambienti ai piedi della Besimauda. La salita
risulta breve: giunti in una radura, si svolta a sinistra, si oltrepassa il torrente Colla
e si raggiunge la borgata di Castellar. La si supera e dopo una rapida discesa
di poche centinaia di metri si va a svoltare sulla destra in Via Tetti Molettino. Giunti
a Rivoira, la si attraversa con una dolce discesa in direzione della pianura cuneese.
Dando la preferenza a Via Ceresa piuttosto che alla provinciale che collega
Boves a Peveragno, si raggiunge il crocevia con la strada provinciale numero 5. Si
mantiene la destra e si entra in Peveragno, costeggiando l’abitato, che presto si
abbandona imboccando Via Tetti Molino, una tranquilla stradina di campagna.
Sullo sfondo, i paesaggi montani della Bisalta, della Valle Pesio e del Marguareis ci
accompagnano fino a Chiusa di Pesio: il passaggio in paese è la giusta occasione
per una veloce sosta, prima di riprendere a pedalare in direzione della Valle Pesio.
Giunti a un bivio, si imbocca sulla destra la strada per Pradeboni: 3 chilometri e
mezzo di salita, lungo una valletta alle pendici della Bisimauda. Proseguendo
a monte della frazione si giunge a tagliare un costone oltre il quale il panorama
si spalanca sull’intera pianura cuneese e la cerchia di montagne. Una inebriante
discesa riconduce a Peveragno. Per ritornare a Boves su strade prive di traffico,
si svolta in via Brard, si tocca la frazione di San Giovenale, e si ridiscende su Boves
avvalendosi della strada della Colletta.

→ IL SANTUARIO DI MADONNA
DEI BOSCHI DI BOVES
Citato per la prima volta in archivi storici
risalenti al XIII secolo, il santuario di Madonna
dei Boschi, nel Comune di Boves, è celebre
per la ricchezza dei suoi affreschi: tre grandi
cicli pittorici, realizzati nel ‘400, nel ‘500 e
a cavallo tra il ‘600 e il ‘700, ne abbelliscono
le pareti. Il primo narra le vicende di Maria
e del Gesù bambino, mentre il secondo,
attribuito al Maestro di Cigliè, rievoca scene
del giudizio universale e del racconto
della Passione di Cristo. Nell’ultimo, dedicato
a “Maria incoronata Regina”, è possibile
ammirare la vergine attorniata da
un complesso sistema di architetture,
festoni di fiori, foglie e angeli.
// 0 4
INTORNO
ALLA BISALTA
3:15 h
40 km
820 m
Boves
Castellar ▶ Rivoira
▶ Peveragno ▶ Chiusa di Pesio
▶ Pradeboni ▶ Peveragno
Boves
←←← Pedalando presso
il vecchio molino Bioera
←←↑ In salita a monte
di Pradeboni
←←↓ Cappella di Fatima
← Affreschi del Santuario
di Madonna dei Boschi di Boves
↑ Intorno alla Bisalta

30
//05
L’ANELLO
DEL MIRABELLO

Un angolo poco conosciuto
del nostro territorio, a cavallo
← In Val Ellero, al rientro
da Prea
↑ La cappella di Sant'Isidoro
sulla strada del Colle del Mortè
delle Valli Pesio ed Ellero, perfetto
per i ciclisti, grazie alle sue strade
31
poco battute dalle automobili,
alle brevi salite dalle dolci pendenze
e alla natura viva e generosa,
che qui regna incontrastata.
Si parte da Chiusa di Pesio, dominata
dai ruderi del Castello del Mirabello,
incontrando, dopo pochi chilometri, la salita
più impegnativa della giornata, la colletta
del Mortè, scalata dalla tappa del Tour de
France del 2008 con arrivo a Prato Nevoso,
vinta dall’australiano Simon Gerrans.
In rapida sequenza, e con facili deviazioni,
si percorreranno le belle carrabili intorno
a Lurisia, al cospetto del Monte Pigna,
tornando poi in Valle Ellero per raggiungere
l’affascinante centro abitato di Prea.
Lasciati alle spalle i tratti più impegnativi
dell’itinerario, si pedala in discesa lungo
tutta la Valle Ellero fino a Villanova Mondovì.
Usciti dall’abitato, risalendo l’altipiano
ai piedi del Monte Calvario, tra continui
saliscendi in boschi di faggi e castagni,
si costeggia il lago di Pianfei, una piccola
oasi di pace che renderà obbligatoria una
breve sosta, prima di concludere l’itinerario
tornando comodamente a Chiusa di Pesio.
→ LURISIA:
LA SORGENTE
E LE TERME
La scoperta della presenza
di acque termali nel
territorio di Lurisia avvenne
in modo del tutto casuale:
intorno all’inizio del XX
secolo, un minatore
al lavoro intaccò la vena
sorgiva, dalla quale subito
fuoriuscì abbondante
acqua, che risultò ottima
per uso potabile,
evidenziando inoltre
notevoli capacità curative,
quando utilizzata per
la pulizia delle piaghe.
Nel 1919, la celebre
scienziata Marie Curie
certificò le proprietà
curative della sorgente,
riscontrando una leggera
radioattività dell’acqua,
dovuta al contatto con
l’autunite, roccia presente
nell’area. Lo stabilimento
termale è attivo dalla metà
del XX secolo.

32
→ IL SANTUARIO DI SANTA LUCIA
Percorrendo la strada che da Roccaforte
conduce a Mondovì, appare ben visibile
sulla sinistra il santuario di Santa Lucia,
costruito utilizzando una grotta calcarea
sulle selvagge pendici Monte Calvario.
La leggenda fa risalire la creazione del
santuario alla miracolosa guarigione di una
pastorella sordomuta, avvenuta in prossimità
di un pilone votivo della santa, non lontano
dal luogo dove venne eretta l’imponente
costruzione. Si narra di numerose guarigioni
avvenute durante i secoli, di cui l’ultima,
quella di una suora gravemente ferita
durante la seconda Guerra Mondiale, è stata
ufficialmente riconosciuta come miracolo
dalla chiesa cattolica.
// ITINERARIO
Dalla centrale Via Roma, a Chiusa di Pesio, si attraversa il ponte sul torrente che dà
il nome alla valle e, svoltando a destra, si imbocca la strada provinciale numero 5,
in direzione di Lurisia. Dopo poche centinaia di metri inizia la salita più dura
della giornata: il Colle del Mortè, una rampa lunga poco più di 1 chilometro,
con brevi tratti che superano il 10%. Raggiunta la sommità, si apre dinnanzi
agli occhi uno splendido panorama sulla Valle Ellero. Terminata la rapida
discesa, sull’altro versante del rilievo collinare, si svolta verso destra, seguendo
le indicazioni per Lurisia: si percorre un breve anello, che conduce alle rinomate
terme, per poi ritornare a valle, riprendendo la provinciale abbandonata poco
prima. La strada si mantiene in leggera discesa fino al raggiungimento dell’abitato
di Roccaforte Mondovì. Alla rotonda nei pressi dell’ingresso del paese si svolta
nuovamente a destra, in direzione di Prea. Inizia ora una facile salita di sei
chilometri, che porta a raggiungere il piccolo abitato, celebre per i numerosi
murales rappresentanti gli antichi mestieri di montagna. Dopo una pausa, utile
a rabboccare le borracce, si riprende a scendere lungo la valle, per poi attraversare
Roccaforte e il fiume Ellero, lasciandosi alle spalle la pieve romanica di San Maurizio
e il santuario di Santa Lucia. Giunti a Villanova Mondovì, si attraversa il paese.
Seguendo i cartelli con le indicazioni per Pianfei, si arriva in prossimità di un ampio
tornante sulla destra, dove si svolta a sinistra in direzione di Garavagna.
Con continui saliscendi, si percorre una tranquilla strada che risale il ripiano ai piedi
del Monte Calvario, costeggiando in rapida sequenza le famose grotte calcaree dei
Dossi e il lago di Pianfei. Poco più di un chilometro e ci si ritrova sulla strada che,
da Pianfei, porta a Chiusa di Pesio: si curva verso sinistra e, al termine di una breve
discesa, su terreno in leggera salita ci si riporta al punto di partenza dell’itinerario.

→ IL CASTELLO DI MIRABELLO
Il poggio del Monte Cavanero che si affaccia
su Chiusa di Pesio in chiara posizione
strategica, nei secoli venne spesso utilizzato
per l’edificazione di strutture fortificate.
Dapprima furono i Romani, che insediarono
una guarnigione a controllo della via che
collegava la pianura cuneese al mare
della Liguria, a costruirvi un avamposto.
Poi, intorno alla metà del XVI secolo,
Agamennone III del Marchesato di Ceva fece
smantellare il primo castelletto, utilizzando
i materiali di recupero per la costruzione
di un secondo edificio. Passati pochi anni,
questo venne abbandonato. Un terremoto,
nel 1887, e i colpi di cannone di una colonna
di truppe tedesche, al termine della II Guerra
Mondiale, distrussero definitivamente
la struttura, della quale oggi restano in piedi
soltanto i ruderi di un paio di muri perimetrali.
// 0 5
L’ANELLO
DEL MIRABELLO
4:30 h
58 km
1079 m
Chiusa di Pesio
Murtè ▶ Lurisia ▶ Prea
▶ Roccaforte ▶ Villanova
Mondovì ▶ Dossi ▶
Garavagna ▶ Chiusa di Pesio
▶ Peveragno ▶ Montefallonio
Chiusa di Pesio
←←↑ Il santuario di Santa Lucia
←←↓ Prea
↑ Ruderi del castello di Mirabello
← L'ultimo tornante che precede
l'arrivo a Prea

34
//06
PIAN
DELLE GORRE

Questo itinerario molto vario,
nel quale salite di pendenza e
← Arrivo a Pian delle Gorre
↑ Il Marguareis
lunghezza diversa si alternano
a brevi e veloci discese, percorre
35
strade secondarie, poco trafficate.
Partendo da Chiusa di Pesio,
si raggiunge Peveragno, risalendo
la colletta di Montefallonio.
Giunti alle porte del paese, si imbocca
la salita più faticosa di giornata, che conduce
a Pradeboni: quattro chilometri impegnativi,
in un crescendo di pendenza, con una media
del 10%. Lungo questo tratto che si sviluppa
alle pendici del monte Besimauda,
nei punti in cui il bosco è meno fitto si
aprono interessanti scorci panoramici sulla
pianura cuneese. La bella discesa successiva
farà presto dimenticare le fatiche. Raggiunto
il fondo della Valle Pesio, su pendenze meno
accentuate la si risale superando le frazioni
di Vigna e San Bartolomeo. Oltrepassata
un’ultima breve rampa, un falsopiano
conduce alla Certosa di Pesio, centro
di preghiera oggi gestito dai Missionari
della Consolata. Ci si ritrova alle porte
del Parco Naturale del Marguareis: una lunga
lingua di asfalto conduce al Pian delle Gorre,
punto nevralgico dell’area protetta, dove
una grande fontana, un’area attrezzata e
un bel rifugio invitano al riposo prima
di riprendere la pedalata sulla via del ritorno.
→ IL PARCO
NATURALE
DEL MARGUAREIS
Il Parco Naturale
del Marguareis si sviluppa
attorno all’omonimo
massiccio, su un’ampia
area delle Alpi Liguri, e
comprende la Valle Pesio
e una porzione della Valle
Tanaro. A inizio 2016,
il Parco del Marguareis e
il Parco delle Alpi
Marittime sono stati
accorpati sotto
un solo ente di gestione.
La vicinanza del Mar
Mediterraneo, unita
alla presenza
di un massiccio alpino
con numerose cime che
superano i 3000 metri
di altitudine, ha permesso
la creazione
di innumerevoli microecosistemi,
che ancora
oggi garantiscono le
condizioni di vita ideali per
oltre 2500 specie vegetali.

36
← Molino della Certosa
↑ Pradeboni
→ La Certosa di Pesio
// ITINERARIO
Usciti dal centro di Chiusa di Pesio, si imbocca la strada provinciale numero 5,
in direzione di Peveragno, svoltando poco dopo per intercettare Via Montefallonio,
una tranquilla stradina di campagna che costeggia il bel bosco che ricopre
le prime pendici della Bisalta. Una breve rampa conduce a Montefallonio, che
si oltrepassa procedendo fino alle porte di Peveragno. Giunti alle prime case,
si incrocia Via Morozza: svoltando a sinistra, la si percorre per poche centinaia
di metri, per poi imboccare, nuovamente sulla sinistra, Via Pradeboni. La strada
si mantiene in leggero falsopiano, fino al ponte sul torrente Josina: tenendosi
sulla destra all’incrocio, si comincia a rimontare la salita più dura della giornata.
Il primo tratto presenta pendenze accettabili, che si fanno più importanti
nei pressi di un lungo rettilineo che costeggia il bosco. Sopraggiunti in prossimità
dell’incrocio con la strada che porta alle frazioni di Grossi e Gallina, si può dire
di aver oltrepassato la parte più faticosa dell’itinerario. Conservata la sinistra,
dopo un paio di curve ci si ritrova in discesa verso Pradeboni, dove è possibile
rabboccare le borracce alla bella fontana sul piazzale della chiesa. Si prosegue
verso valle, fino a incrociare la provinciale della Valle Pesio. Ora la strada riprende
a salire, con pendenze lievi: in rapida sequenza si superano le frazioni di Vigna
e San Bartolomeo, dalle quali si può godere di bei panorami sui fianchi
della valle. Lasciata sulla sinistra l’area attrezzata per lo sci di fondo, superando
una lunga rampa e due brevi tornanti ci si immette su un falsopiano che conduce
al piazzale della Certosa di Pesio. Procedendo oltre si entra nel territorio del Parco
Naturale del Marguareis, percorrendo gli ultimi quattro chilometri all’interno
di un bellissimo bosco. La strada sale con regolarità, interrotta da brevi tratti
in piano, che permettono un veloce recupero, fino al raggiungimento
del rifugio nei pressi di Pian delle Gorre. Il rientro a Chiusa di Pesio è molto rapido
e divertente: si riprende, stavolta in discesa, la strada dalla quale si è giunti,
pervenendo in breve tempo alla meta finale.

→ LA CERTOSA DI PESIO
Le fonti storiche fanno risalire
la fondazione della Certosa di Pesio
all’anno 1173, in seguito a un lascito
affidato al priore Ulderico, dell’ordine
dei Certosini. Nel corso del tempo più volte
distrutta e ricostruita, la certosa
fu completamente abbandonata all’inizio
del XX secolo. Il successivo insediamento
dei padri missionari della Consolata
nel 1934, ancora oggi attivi nella struttura,
garantì il restauro e il rilancio di questo
suggestivo complesso.
// 0 6
PIAN DELLE GORRE
3:20 h
40 km
980 m
Chiusa di Pesio
Montefallonio ▶ Peveragno
▶ Pradeboni ▶ Certosa
di Pesio ▶ Pian delle Gorre
Chiusa di Pesio

38
//07
IL GIRO
DELLE GROTTE

← Sulla provinciale di Pianfei
↑ Grotta dei Dossi
Un itinerario affascinante, capace
di coniugare al meglio la passione
39
per le due ruote, la bellezza
del territorio monregalese e
il mistero del mondo sotterraneo.
Si parte da Mondovì: dopo un breve
passaggio nel centro cittadino, si risale
il primo tratto della Valle Ellero, su
una comoda strada a mezzacosta,
accompagnati dal bel panorama sulla
pianura cuneese e il suo arco alpino.
Pochi chilometri, e ci si ritrova ad affrontare
la “Giacobba”, facile ascesa celebre
tra i ciclisti locali. Scesi nella stretta
Val Corsaglia, si perviene alla località
di Bossea, dove sarà possibile visitare
le prime grotte. Tornati indietro di pochi
chilometri, si imbocca la salita che conduce
al caratteristico borgo montano di Frabosa
Soprana, dal quale si prosegue poi
con una bella calata fino alle grotte
del Caudano. Discesa la Valle Maudagna,
si attraversa Villanova Mondovì, in direzione
di Pianfei. Appena fuori dal centro abitato,
si risale l’altopiano ai piedi del monte
Calvario, raggiungendo in breve tempo
le grotte dei Dossi, visitate le quali non
resterà che proseguire su facili strade
di campagna, per ritornare al punto
di partenza.
→ LE GROTTE
DEI DOSSI
Quelle dei Dossi furono
le prime grotte a essere
scoperte in provincia
di Cuneo: individuate già
alla a fine del XVIII secolo,
vennero aperte
al pubblico circa cent’anni
dopo. In occasione
dell’inaugurazione furono
illuminate elettricamente
con trenta lampade
Edison, coadiuvate
da un generatore a
petrolio. Le cavità hanno
uno sviluppo di 910 metri.
Il canale cavernicolo
si articola in corridoi e
sale dalle innumerevoli
sfumature: la presenza
di molti minerali, tra cui
ferro, nichel, zinco, rame,
piombo e manganese
ha dato origine a veri e
propri “affreschi” naturali,
rendendole fuor di dubbio
le grotte più colorate
d’Italia.

40
→ LE GROTTE DEL CAUDANO
Caudano deriva dal piemontese “caud”
(caldo) e fa riferimento al torrente
sotterraneo che attraversa le grotte
mantenendo la temperatura di 10°C
per tutto l’anno. Le grotte furono
individuate casualmente nel 1898, durante
la costruzione dell’invaso della centrale
idroelettrica di Frabosa Sottana. Ricerche
successive portarono alla scoperta
di numerose gallerie originate dall’erosione
di due torrenti ipogei, per una lunghezza
totale di 3200 metri.
↑ Le Grotte del Caudano
→ Le Grotte di Bossea
→→ Il lago di Pianfei
// ITINERARIO
Da Piazza Cesare Battisti si pedala lungo Corso Statuto. Percorsi pochi metri,
si raggiunge una rotatoria, dove si svolta a destra, oltrepassando il torrente
Ellero. Subito dopo il ponte, tenendosi sulla sinistra, si prosegue fino a superare
di nuovo il corso d’acqua. Si gira a destra, imboccando Via Vecchia di Frabosa,
suggestiva strada panoramica che si percorre per circa quattro chilometri, fin
quando si incrocia la provinciale 271, proveniente da Villanova: qui si svolta
verso sinistra, in direzione di Vasco. Una facile e breve rampa si conclude
con a una rotatoria, oltre la quale si apre un bellissimo scorcio sul santuario
di Vicoforte e sulle Langhe monregalesi. Si percorre la strada sulla destra,
in direzione della Valle Corsaglia, affrontando una salita di circa quattro
chilometri di limitate pendenze, localmente conosciuta come la “Giacobba”.
Raggiunta la sommità della rampa, si prosegue in discesa lungo un susseguirsi
di curve, fino a Corsagliola. Mantenendo la destra, si percorre la Val Corsaglia,
fino a Bossea per la visita delle sue famose grotte. L’itinerario ritorna verso valle
per circa tre chilometri fino all’incrocio con la strada che conduce a Frabosa
Soprana. Tre chilometri su pendenze prossime al 10% portano al paese
di Straluzzo, oltrepassato il quale inizia una bella discesa a tornanti che
conduce alla sottostante Frabosa Sottana. Si risale per un paio di chilometri
la Valle Maudagna, spingendosi fino alle grotte del Caudano. Ripresa la discesa,
si raggiunge Villanova Mondovì, superandone il centro in direzione di Pianfei.
In prossimità di un ampio tornante, poco prima di Branzola, si svolta a sinistra,
imboccando la strada per Garavagna: dalla quale si giunge alle grotte dei Dossi.
Tornati sulla strada principale si sale a Garavagna e si scende al lago di Pianfei
e poi sulla provinciale che arriva da Chiusa Pesio che si segue verso destra.
Dopo circa un chilometro, raggiunto Pianfei, si prende la strada che rimonta
l’altipiano di Branzola. Al termine dell’ultima breve salita di giornata, si gira
a sinistra, in direzione della borgata Boetti. Una sequenza di tranquille strade
di campagna riconduce alle porte di Mondovì.

→ LE GROTTE DI BOSSEA
Le grotte di Bossea, scoperte nel 1816,
si sviluppano per una lunghezza di circa
2500 metri, e raggiungono altezze superiori
ai 100 metri. Dal 1969 nella cavità opera
un laboratorio carsologico sotterraneo
gestito dalla Stazione Scientifica di Bossea
(CAI Cuneo) e dal Dipartimento Geo-risorse
del Politecnico di Torino con la collaborazione
di Arpa. Le attività di ricerca svolte
interessano gli ambiti: idrogeologia carsica,
meteorologia ipogea, radiottività naturale e
biospeologia. Grande interesse riveste
il materiale paleontologico rivelato da scavi
condotti a partire dal 1865: con parte di esso
è stato ricostruito l’Ursus spelaeus, esposto
nella Sala del Tempio.
// 0 7
IL GIRO
DELLE GROTTE
5:30 h
68 km
1550 m
Mondovì
Vasco ▶ Giacobba ▶ Bossea
▶ Frabosa Soprana
▶ Frabosa Sottana
▶ Villanova Mondovì
▶ Garavagna ▶ Pianfei
▶ Madonna del Pasco
Mondovì

42
//08
L’ANELLO DEI TRE
CASTELLI

L’itinerario parte dalla piazza di fronte al
santuario di Vicoforte Mondovì, che s’innalza
imponente con la sua maestosa cupola
ellittica. Il tracciato disegna un grande
otto, a cavallo del fiume Tanaro, facilmente
percorribile in una sola giornata dai più
allenati; chi desiderasse affrontarlo
con maggiore tranquillità, potrà decidere
di suddividerlo in due tappe. Il primo
anello si sviluppa sulle colline della Valle
Tanaro, e prevede l’alternarsi di dolci salite
a panoramiche discese, il tutto condito
da scorci mozzafiato sull’arco alpino e
sul Monviso. Il secondo si addentra tra
le valli Corsaglia e Casotto, in ambiente
pedemontano.
La regione, territorio di transito
di importanti vie commerciali
che univano il mare alla pianura
padana fin dall’epoca dell’impero
romano, è ricca di torri e casali
signorili che, disseminati
sulle colline, attribuiscono a queste
valli un fascino ricco di storia.
Meritano senza dubbio una sosta il castello
dei Marchesi di Ceretto, a Lesegno, quello
di Mombasiglio, teatro, nel XVI secolo,
di violente battaglie tra gli eserciti francesi
e spagnoli, e quello di Pamparato, antica
certosa acquistata dai Savoia e riorganizzata
a casa di caccia e residenza estiva.
← Pamparato
↑ La statua di Napoleone
al castello di Mombasiglio
→ IL CASTELLO
DI MOMBASIGLIO
Posto sulla cima
del colle che ospita
il borgo storico
di Mombasiglio, il castello
gode di uno spettacolare
panorama sulle colline
circostanti.
La costruzione, edificata
nel 1095 da Ottone,
vassallo del Marchese
di Savona, nei secoli
passò da un casato
all’altro. Quasi
completamente distrutto
all’epoca delle guerre
tra Spagnoli e Francesi
(XVI secolo), nel 1600
divenne proprietà dei
Marchesi di Mombasiglio,
che lo adibirono
principalmente a funzioni
residenziali. Al suo interno
è oggi visitabile un museo
intitolato a Napoleone
Bonaparte. Sul complesso
svetta imponente
una torre alta ben 35 metri.
43

44
→ IL CASTELLO DI PAMPARATO
Nel 1837 i Savoia acquistarono i resti
dell’antica certosa esistente nel territorio
comunale di Pamparato, ristrutturandola e
adattando la struttura a castello di caccia
e residenza estiva. Inoltre fecero costruire
la foresteria e la cappella tutt’oggi esistenti
e visitabili. Seppur ufficialmente acquisito
da Carlo Alberto, fu Vittorio Emanuele II,
amante della natura, della caccia e della vita
semplice, a fare ampio uso della struttura,
spesso in compagnia dei suoi cinque figli.
Il castello venne ceduto a privati nel 1881.
↑ Il Castello di Pamparato
→ Pedalando sulla via
delle cappelle a Vicoforte
→→ Pamparato
// ITINERARIO
Dalla bella piazza antistante il santuario, ci si muove in direzione di Ceva, risalendo
al borgo vecchio di Vicoforte. In prossimità dell’imbocco della Valle Corsaglia,
si svolta a sinistra, in Via Peirea. L’assenza di traffico permette di godere
con tranquillità degli ambienti della collina monregalese. Una breve rampa conduce
all’abitato di San Grato, da cui, ripresa la strada provinciale, un percorso vallonato
attraversa il territorio di Niella Tanaro, fino a incrociare la strada provinciale numero
12. Se si osserva con cura il panorama, ci si accorge che ognuna delle sommità
visibili presenta piccoli borghi. È la grande torre di Castellino Tanaro a indicarci
la giusta direzione da seguire. Al primo incrocio si mantiene la direzione
per Marsaglia e Murazzano, ma presto si svolta a destra, rimontando una facile salita
verso Castellino Tanaro. Ci si trova ora in prossimità dell’Alta Langa: da qui si vedono
le vette alpine fungere da sfondo a incredibili panorami collinari, che obbligano
a sostare più volte per apprezzarne la suggestiva bellezza. Si prosegue sulla strada
principale, finché si giunge alla svolta per Viorno dove, dopo un breve passaggio
all’interno di un gruppo di case, si attacca la lunga discesa che conduce a Lesegno.
Dopo una visita al pittoresco castello dei Marchesi del Carretto, si procede verso
Mombasiglio: alla rotonda in uscita dal paese, in direzione di Ceva, si deve
imboccare Via dei Campi, svoltando subito dietro a un edificio al cui interno trovano
posto un bar e una pizzeria. Percorsi pochi chilometri in leggera salita, si perviene
al secondo edificio storico toccato dal tour, il castello di Mombasiglio, oggi sede
di un museo su Napoleone Bonaparte. Ultimata la visita, si rientra verso San Michele
di Mondovì, per chiudere il primo anello e risalire in Val Corsaglia. Passando
dalle morbide colline alle prime valli pedemontane, si procede in leggera salita.
Superato l’abitato di Montaldo di Mondovì, si termina l’ascesa a San Giacomo
di Roburent. Una breve discesa conduce a Pamparato, dove la sosta al terzo castello
di giornata non può che essere accompagnata dalla degustazione dei famosi
biscotti di meliga locali. Un lungo falsopiano riporta infine a San Michele di Mondovì,
dal quale, riprendendo a ritroso la strada del mattino, si fa ritorno a Vicoforte.

→ IL CASTELLO DEI MARCHESI
DEL CARRETTO
Grazie ad alcuni importanti documenti
storici, nella zona di Lesegno è stato possibile
risalire alle prove della presenza di tre
castelli. Il primo venne completamente
distrutto dai Savoia nel 1500, mentre
del secondo, una costruzione saracena,
rimangono oggi soltanto alcuni ruderi, tra
cui la torre e alcuni muri perimetrali. La terza
fortezza, cinta in origine da muraglioni, torri
e fossati, passò più volte sotto il possesso
di differenti feudatari, prima di venire
anch’essa quasi completamente distrutta.
Sui resti di quest’ultima costruzione venne
eretto il castello oggi esistente, utilizzato da
Napoleone come quartiere generale durante
la prima campagna d’Italia, nel 1796.
// 0 8
L’ANELLO DEI TRE
CASTELLI
7:00 h
86 km
2057 m
Vicoforte Mondovì
San Michele Mondovì
▶ Niella Tanaro ▶ Castellino
Tanaro ▶ Lesegno
▶ Mombasiglio ▶ Pamparato
▶ Montaldo Mondovì
▶ Torre Mondovì
▶ San Michele Mondovì
Vicoforte

46
//09
TOUR
IN ALTA LANGA

Questo itinerario prende il via
da Dogliani, uno degli angoli più
suggestivi delle Langhe, per poi
snodarsi tra sinuosi vigneti, ombrosi
boschi di noccioli e profumate
distese di erbe officinali, che sfilano
a lato del percorso mentre
ci si sposta pedalando dalle dolci
colline alle pendici di rilievi
via via più impervi.
Nel raggio di pochi chilometri, c’è
l’opportunità di rilassarsi dinnanzi
a paesaggi sempre differenti, ammirando
le peculiarità storiche e culturali di questa
variopinta terra. Appena usciti dall’abitato
di Dogliani, ci si ritrova a pedalare
sulla celebre Pedaggera, che presto conduce
in quota ad ammirare dapprima i vigneti
delle Langhe e, successivamente, le Alpi
Liguri. Si scende quindi in Val Tanaro, dove
si possono visitare gli antichi centri di Rocca
Cigliè e Marsaglia, borghi le cui torri e castelli
medioevali fanno rivivere atmosfere
di altri tempi.
Infine, in prossimità di Ceva, ecco alternarsi
lande erbose e boschive che, immerse
in una natura dalle mille tonalità di colori,
regalano energia al pedalare.
← L'area lungo la Pedaggera che
ricorda la battaglia
del 1796 tra le truppe
piemontesi e napoleoniche.
↑ L'obelisco della Pedaggera
→ LA TORRE
DI ROCCA CIGLIÈ
Eretta per garantire
la difesa dalle scorribande
dei Saraceni e oggi isolata
al centro della piazzetta
di Rocca Cigliè, la snella
torre maestra a pianta
quadrangolare risale
a un’epoca compresa
tra i secoli XI e XIII.
Costruita originariamente
a fianco del castello
medioevale, del quale
oggi si è conservata
la sola ala del “palatium”,
fu di proprietà,
per svariati secoli,
dei marchesi di Ceva.
Il Comune di Rocca
Cigliè, insieme
ad altri undici centri
abitati della zona,
ha costituito
l’associazione “Turris”,
con lo scopo di valorizzare
il patrimonio storico
culturale di questi
suggestivi borghi.
47

48
// ITINERARIO
Dalla centrale Piazza Umberto I di Dogliani, tenendo sulla destra il torrente Rea,
ci si inserisce su Via Savona: i primi due chilometri sono costituiti
da una salita impegnativa. Raggiunto un colletto, si svolta a sinistra, in direzione
di Murazzano. La strada sale ancora, proponendo, di tanto in tanto, alcuni tratti
in falsopiano, fino a raggiungere Belvedere Langhe: da questo luogo lo sguardo
può spaziare dalle colline delle Langhe alle incantevoli cime delle Alpi Liguri,
in un contrasto davvero suggestivo. Si prosegue fino a incontrare, sulla destra,
il bivio per Clavesana e Carrù: mentre si lasciano alle spalle le ultime vigne,
una bella e sinuosa discesa conduce all’ingresso della Valle Tanaro. La strada,
ampia e poco trafficata, concede di godere al meglio del panorama, mentre
la torre di Rocca Cigliè indica la corretta via da seguire. Dopo una meritata pausa
per una visita alla chiesa di Santa Brigida, si imbocca una breve serie di tornanti,
che portano sul fondovalle, fino a costeggiare il Tanaro: si percorre un tratto
in piano, prima di attaccare la salita di nove chilometri che conduce a Marsaglia, e
riporta poi sul crinale dove corre la Pedaggera. Poco prima di arrivarci, si svolta
in direzione di Igliano, restando in quota: qui le coltivazioni lasciano spazio a lande
più impervie, ricoperte di aree boschive e grandi prati. Le curve si susseguono
lente, ma la strada stretta richiede di mantenere elevata l’attenzione, prestando
orecchio alle poche auto in transito. Avvolti nei rumori della natura, si superano
a mezza costa, in rapida sequenza, Igliano, Langa e Torresina, prima di tornare
sulla Pedaggera tramite una facile e breve ascesa. Le indicazioni per Murazzano
indicano il percorso da compiere per giungere al punto di arrivo dell’itinerario.
←↑ La panca che s'incontra
tra Igliano e Torresina
←↓ Paroldo: targa che ricorda
le campagne napoleoniche
↓Scorcio al tramonto
nei pressi di Murazzano

→ LA TOMA DI MURAZZANO
Il simbolo gastronomico di questa terra,
ancor più del vino e delle nocciole,
può essere considerato il formaggio
“Murazzano”, una classica toma di breve
stagionatura, prodotta con latte ovino
crudo di razze autoctone delle Langhe.
Caratterizzato da una crosta molto sottile,
ha un gusto amarognolo, e si accompagna
splendidamente a vini come il Dolcetto
d'Alba, il Dolcetto d'Ovada e il Ruché
di Castagnole Monferrato.
// 0 9
TOUR IN ALTA LANGA
6:00 h
61 km
1505 m
Dogliani
Belvedere Langhe ▶ Rocca
Cicliè ▶ Marsaglia ▶ Igliano
▶ Torresina ▶ Murazzano
Dogliani
← Chiesetta San Sebastiano
e San Rocco nei pressi
di Igliano
↑ Cartello all'ingresso
di Murazzano

50
//10
ALLA SCOPERTA
DI AFFRESCHI DEL
QUATTROCENTO

La presenza fin da epoche remote di vie
commerciali e di piccoli feudi dalla storia
travagliata, con un continuo passar di mano
tra casato e casato, hanno fatto sì che l’area
percorsa da questo itinerario abbia visto
all’opera nei secoli numerosi artisti, del cui
passaggio resta testimonianza negli affreschi
che abbelliscono chiese e cappelle.
L’impegno profuso per il percorso
più lungo ed impegnativo di questa
raccolta di proposte cicloturistiche
viene ripagato dalla bellezza
dei colori e delle immagini che
emergono in angoli di piccoli borghi
e paesi.
Da Ceva si scende lungo la Valle Tanaro,
dando la preferenza a strade collinari poco
trafficate e con dolci pendenze che portano
alla cappella di Sant’Elena a Torre Mondovì.
L’imbarazzo della scelta a San Michele
di Mondovì non deve confondere perché è
d’obbligo una visita alla cappella
della Madonna della Piana. Un veloce anello
conduce alla chiesa di San Fiorenzo a Bastia
Mondovì e alla cappella di San Dalmazzo
di Peironi a Cigliè. Si risale quindi verso
lo spartiacque con la Valle Belbo e
transitando tra le coltivazioni di erbe
officinali di Sale San Giovanni, si termina
la visita alla chiesa di San Maurizio
a Castelnuovo di Ceva.
← Santuario della Beata
Vergine della Sanità a Priero
↑ Montezemolo
→ MADONNA
DELLA PIANA
La cappella nota anche
come Madonna della Neve
di San Michele Mondovì
conserva un ciclo unitario
di affreschi ottimamente
conservati e di fattura
pregevole. L'autore potrebbe
essere un certo Antonio
da Monteregale che li eseguì
nel 1454. Dietro l'altare e
nelle vele della volta sono
raffigurate passione morte
e resurrezione di Cristo,
nella parete a destra
l'incoronazione di Maria,
Gesù e lo Spirito in forma
di colomba,
nella Gerusalemme celeste,
fra schiere santi e angeli.
Di fronte la città infernale
con i diversi castighi.
In basso le opere
di misericordia e più a lato
San Michele e San Pietro
che procedono alla pesa
delle anime e, infine,
la cavalcata dei vizi.
51

52
→ SAN MAURIZIO,
CASTELNUOVO DI CEVA
Al castello e alla torre di Castelnuovo
di Ceva era affidato il compito
di sorvegliare la strada che, dal Marchesato
di Ceva, scendeva fino a Savona.
Poco lontana, ubicata all’interno
del cimitero di Castelnuovo di Ceva,
la cappella di San Maurizio, in stile
romanico dell’XI Secolo, merita senza
dubbio una visita: lo splendido ciclo
pittorico al suo interno viene attribuito
ad Antonio da Monteregale.
↑ Torre a Castelnuovo di Ceva
→ Il Giudizio Universale
in un affresco della di San
Fiorenzo a Bastia Mondovì
→→ Nel centro storico di Priero
// ITINERARIO
Si abbandona il centro di Ceva con una breve salita in direzione di Mondovì,
fino a trovare le indicazioni per Mombasiglio. Una bella strada porta lontano
dalle principali linee di traffico e dolci sponde vallonate conducono presto
in vista del castello di Mombasiglio. Si attraversa velocemente il paese
lasciandosi alle spalle la valle Mongia, per dirigersi verso San Michele Mondovì.
Si svolta nella Valle Corsaglia e dopo pochi chilometri si giunge ai piedi della
cappella di Sant’Elena, nell’abitato di Torre Mondovì. Si fa ritorno sui propri
passi e si scende a San Michele di Mondovì. L’abitato è piccolo ma ricco
di chiese e cappelle: il trittico di affreschi di Antonio da Monteregale a
Madonna della Neve merita sicuramente una piccola deviazione. Si prende
la direzione di Niella Tanaro compiendo un piccolo anello tra Bastia Mondovì
e Cigliè: la magnificenza dell’arte gotica nella chiesa di San Fiorenzo e lo stile
del rinascimento nella cappella di San Dalmazzo di Peironi lasceranno
il visitatore a bocca aperta. Ritornati sul fondovalle, si costeggia il fiume
Tanaro fino a prendere il bivio che conduce a Marsaglia. La strada ora sale
per circa nove chilometri con pendenze che non fanno mai male, finché
si incrocia la Pedaggera in direzione di Montezemolo. La bella strada
panoramica con facili saliscendi permette di ammirare il paesaggio a 360°:
le colline dell’Alta Langa, i primi rilievi degli Appennini e tutto l’arco alpino
occidentale fino al Monviso. Le distese di lavanda e di erbe officinali di Sale
San Giovanni scorrono a lato della strada nella discesa verso Priero, dove
si affronta l’ultima asperità di giornata: è quella che conduce a Castelnuovo
di Ceva e alla cappella di San Maurizio. Un breve anello attorno alla torre
medievale che si erge al colmo della collina del paese riporta sulla strada
del ritorno. Con un traverso che conduce a Montezemolo si giunge all’inizio
della lunga discesa che conduce a Ceva.

→ SAN FIORENZO,
BASTIA MONDOVÌ
La chiesa di San Fiorenzo, eretta
sulle fondamenta dell’edicola contenente
le reliquie dell’omonimo santo, venne
fatta ampliare e affrescare, nel XV secolo,
dal mecenate Bonifacio della Torre. Al suo
interno si possono ammirare ben 326 metri
quadri di affreschi, che rappresentano oggi
il ciclo pittorico più esteso del Piemonte.
I grandi riquadri, che occupano per intero
le pareti, ritraggono immagini tratte
dalla Bibbia: attraverso rappresentazioni
pittoriche della vita e della passione di Cristo,
del paradiso, dell’inferno e della vita
dei santi, si intendeva raggiungere l’obiettivo
di trasmettere il messaggio divino anche
ai ceti sociali più bassi, spesso analfabeti,
oltre a offrire un glorioso spettacolo
ai pellegrini e ai viandanti di passaggio.
// 1 0
ALLA SCOPERTA
DI AFFRESCHI DEL
QUATTROCENTO
7:45 h
99 km
2120 m
Ceva
Mombasiglio
▶ Torre Mondovì
▶ San Michele Mondovì
▶ Niella Tanaro ▶ Bastia
▶ Cigliè ▶ Marsaglia
▶ Pedaggera
▶ Sale San Giovanni ▶ Priero
▶ Castelnuovo di Ceva
Montezemolo

54
//11
TRA LANGA
E VALLI ALPINE

Questo itinerario, che rappresenta
un percorso ideale per i ciclisti
che amano pedalare immersi
← Frazione Malpotremo
↑ Nei campi a Perlo
nella natura, su strade tranquille,
prevede salite poco difficili e discese
55
panoramiche, attraverso borghi
di origine medievale.
Lasciata Ceva, si prende subito quota,
attraversando la frazione di Malpotremo.
Il nome, dal latino Mons Postremus, “ultimo
della montagna”, richiama la posizione
dell’abitato. Nei pressi scorre il torrente
Ricorrezzo, considerato il demarcatore
del confine tra le Langhe e la zona prealpina.
Con un bel percorso in boschi di latifoglie,
si costeggia l’antico borgo di Perlo, prima
di scendere nella Val Tanaro e transitare
da Nucetto, località famosa per la coltivazione
del cece, e Bagnasco, da cui si risale il fianco
vallivo, fino a scollinare nella Valle Mongia.
Pittoreschi resti di castelli medioevali fanno
capolino qua e là, mentre si scende
da Battifollo a Scagnello e Mombasiglio,
per poi rimontare l’opposto versante
della valle, raggiungendo così Castellino
Tanaro.
Un passaggio a mezzacosta fino
a Torresina e una tranquilla discesa
tra le case di Roascio fungono da preludio
agli ultimi chilometri, che si snodano
a pochi metri dal greto del fiume Tanaro
e riconducono a Ceva.
→ NUCETTO
Questa antica località,
che vede le proprie origini
risalire addirittura
al X secolo, deve il suo
nome latino “Nucetum”
alla pratica
della coltivazione delle
noci, tipica dell’area.
Il centro abitato, che si
estende sulle sponde
del Tanaro, merita
una visita per i resti
dell’antico castello
e la parrocchiale
dei Santi Cosma e
Damiano, in frazione Villa.
In zona fino alla metà
del XX secolo era attiva
una miniera di carbone,
della quale sono ancora
oggi visitabili brevi
tratti di gallerie e alcuni
fabbricati. La coltivazione
maggiormente presente
nella zona è il cece:
a fine luglio si tiene
la celebre sagra della
“Ceciata alla zingarella”.

← Il ponte sul Tanaro a Nucetto
↑ Battifollo
→ Treno turistico
sulla Ceva-Ormea
→→ Cappella di San Rocco
a Battifollo
// ITINERARIO
Dal centro della cittadina di Ceva si sale alla rotonda nei pressi dell’autostrada.
Prestando la dovuta attenzione, ci si inserisce in una piccola diagonale tra
le due direttrici principali: la stradina si addentra subito sulle pendici di un rilievo
boschivo e, tra tornanti e brevi rampe, attraversa l’abitato di Malpotremo,
conducendo poi all’altipiano dove è situato Perlo. Dinnanzi agli occhi si spalanca
il selvaggio paesaggio dell’area tra Alpi e Langhe, prima che una rapida discesa
riporti all’antico borgo di Nucetto. Si percorre, in direzione di Bagnasco, la strada
di fondovalle, che attraversa ampie aree rese fertili e coltivabili dal fiume Tanaro.
La carrabile, che sale con dolci pendenze, raggiunge le porte di Bagnasco:
all’incrocio si svolta a destra, procedendo verso Battifollo. La salita tra i castagni,
lunga poco più di cinque chilometri, mantenendo una pendenza sempre inferiore
al 10% conduce fino ai ruderi del castello di Battifollo. Attraversate le poche case
del borgo, si imbocca una svolta verso sinistra, che conduce a Scagnello:
dal piccolo centro, che domina sulla Valle Mongia, una bella discesa a tornanti
guida alle porte di Mombasiglio. Alcuni comodi chilometri nella piana del Tanaro,
tra i paesi di San Michele Mondovì e Niella Tanaro, permettono di recuperare
le energie, in vista dell’ultima asperità di giornata: oltrepassato e costeggiato
per un breve tratto il fiume, si giunge alla torre di Castellino Tanaro, presso la quale
si svolta attaccando la salita di sei chilometri che rimonta lentamente fin nei pressi
della strada Pedaggera, al confine con la Langa. Le fatiche sono quasi terminate:
si taglia a mezzacosta, passando per Torresina, prima di riprendere la discesa che,
toccato Roascio, conduce nuovamente alle porte di Ceva. Gli ultimi chilometri,
lungo una rotabile poco battuta, permettono di immergersi in una quiete quasi
surreale, accanto all’alveo del fiume.

→ LA FERROVIA CEVA-ORMEA
Intorno alla metà del XIX secolo venne
sviluppato il progetto della linea ferroviaria
che avrebbe dovuto collegare Ceva a Oneglia.
Considerazioni di carattere politico fecero
preferire la direttrice Cuneo-Ventimiglia,
bloccando di fatto l’estensione verso
la Liguria della tratta, all’epoca già esistente,
tra Ceva a Ormea. Lo scarso utilizzo
di quest’ultimo percorso su rotaia determinò,
verso la fine del XX secolo, il declassamento
a “linea a bassa frequentazione”, bloccando
i finanziamenti per la manutenzione e
causando, nel 2012, la sospensione
del servizio. Dal 2016, grazie all’inserimento
nel progetto “Binari senza tempo”,
il collegamento è stato riaperto come tratta
turistica. A Nucetto è visitabile il museo
ferroviario della Ceva-Ormea, dove una
serie di pannelli esplicativi fa da sfondo
all’esposizione di alcuni suggestivi reperti
di architetture, festoni di fiori, foglie e angeli.
// 1 1
TRA LANGA
E VALLI ALPINE
8:50 h
72 km
1728 m
Ceva
Malpotremo ▶ Nucetto
▶ Bagnasco ▶ Battifollo
▶ Mombasiglio
▶ San Michele Mondovì
▶ Castellino Tanaro
▶ Torresina ▶ Roascio
Ceva

58
//12
LA PICCOLA
PROVENZA
CUNEESE

La conformazione del territorio cebano
ha permesso, durante il Medioevo, la nascita
e lo sviluppo di piccoli feudi, ciascuno
con il suo castello e le sue torri, utili
per controllare le vie di comunicazione
di quest’area. Percorrendo stradine
secondarie, si può andare alla ricerca
dei ruderi di antichi casali, alternando tratti
di brevi salite a lunghe discese panoramiche.
Partenza da Ceva, sede del marchesato
che per secoli ha dominato il territorio.
Dopo essere transitati ai piedi dei ruderi
del maniero di Nucetto, si sale al borgo
di Perlo, un tempo fortificato.
Si lasciano le prime lande prealpine per
ritornare sulle colline dell’alta Langa:
un veloce passaggio nel centro di Priero
permette di pedalare immersi
nella storia, mentre una breve e comoda
salita conduce ai piedi della torre
medioevale di Castelnuovo.
Con continui saliscendi
ci si mantiene in quota, pedalando
ai bordi di campi di lavanda,
con un panorama che spazia fino
al castello dei Marchesi Incisa
di Camerana, a Sale San Giovanni.
← e ↑ Campi di lavanda
a Sale San Giovanni
→ ARBORETO PRANDI
Carlo Domenico Prandi,
di professione ferroviere,
era anche un grande
appassionato di botanica.
Il podere di famiglia
diventò il luogo
delle sue sperimentazioni
tecnologiche
d’avanguardia: grazie
a lui vennero introdotte
nuove pratiche agrarie,
come la serra riscaldata
e la fertirrigazione.
Il suo possedimento
si popolò, negli anni,
di molteplici specie
arboree esotiche. Caduto
in stato di abbandono
alla morte del proprietario,
è stato recuperato
dall’Associazione
Arboreto Prandi, che
dal 2013 si occupa
della gestione dell’area e
della valorizzazione
del patrimonio arboreo
ivi presente.
59

60
→ PRIERO
Il borgo fortificato, residenza medioevale
dei signori di Priero, era attraversato
dalla strada che, passando tra due grandi
portali del castello, conduceva a Savona.
Oggi restano visibili solo alcuni ruderi
della costruzione, mentre è intatta
e visitabile l’antica torre circolare.
Nella cittadina, in cui non erano presenti
piazze, le attività commerciali erano
concentrate nella centrale via Roma,
anticamente denominata “Platea”.
↑ Arrivo a Priero
→ Castello di Sale
San Giovanni
→→ Il giardino delle erbe a Sale
// ITINERARIO
Si abbandona il centro di Ceva in direzione dell’alta Val Tanaro. I primi
chilometri in falsopiano scorrono facilmente, fino a quando si raggiungono
le porte di Nucetto. Qui si svolta sul ponte, a sinistra, e attraversato il fiume,
si attacca una breve salita: quattro chilometri di strada, a tratti impegnativi,
conducono a Perlo. Si traccia un breve anello all’interno del centro abitato,
ritornando poi sui propri passi per svoltare in direzione di Malpotremo.
Questo tratto, poco frequentato, con ampie curve e brevi rettilinei riconduce
alle porte di Ceva: seguendo le indicazioni, si svolta in direzione di Savona,
per raggiungere Priero. Si accede al borgo percorrendo un lungo viale che
introduce nella centrale Via Roma: il bel fondo stradale in pietra, la pittoresca
piazza della parrocchiale e l’incantevole torre circolare medioevale meritano
senza dubbio una sosta. Si prosegue quindi in direzione di Castelnuovo:
un comodo falsopiano conduce ai piedi della seconda breve salita, i cui
chilometri iniziali consentono di guadagnare velocemente quota. La fatica
dell’ascesa è ampiamente ripagata dalla spettacolare vista sulla Valle Tanaro.
Raggiunto Castelnuovo, un breve anello nel paese permette di ammirare
l’antica grazia dell’austera torre medioevale. Si procede ora in direzione
di Montezemolo. La strada scorre veloce, con brevi saliscendi: si costeggia
la Riserva Naturale delle Sorgenti del Belbo, per poi seguire una breve discesa
verso Sale Langhe. Con due ripidi tornanti si riprende quota in vista
di Sale San Giovanni. Si transita a sinistra dell’Arboreto Prandi, sovrastati
dal maestoso castello. Ci si muove nella patria delle erbe officinali, il terreno
è copiosamente chiazzato dalle colorate piantagioni di lavanda. Si fa ritorno,
per pochi chilometri, sulla Pedaggera: qui le indicazioni per Paroldo
annunciano che le fatiche stanno per volgere al termine. Una bella discesa
conduce alle porte di Ceva, ponendo termine a questo suggestivo anello.

61
→ IL CASTELLO
DI SALE SAN GIOVANNI
Il castello, costruito nel XII secolo
in posizione strategica, è protetto su tre lati
da altrettanti scoscesi dirupi. Passato,
nel corso dei secoli, nelle mani di diversi
casati, è stato più volte ristrutturato.
Per tre secoli proprietà dei marchesi
di Camerana, nel 1954 è stato venduto
all’Ospizio di Carità di Fossano, e da questo
adibito a orfanatrofio estivo: abbandonato
dopo pochi anni, è oggi adibito a struttura
ricettiva. Un portale consente l’accesso
ai cortili interni e al parco, ma ciò che
maggiormente merita una visita è il grande
salone degli Alerami, completamente
decorato di stucchi e affreschi e abbellito
da un maestoso camino monumentale.
// 1 2
LA PICCOLA
PROVENZA
CUNEESE
5:30 h
66 km
1674 m
Ceva
Nucetto ▶ Perlo
▶ Malpotremo ▶ Priero
▶ Castelnuovo di Ceva
▶ Montezemolo ▶
Sale San Giovanni ▶ Paroldo
Ceva

62
//13
TRA TANARO
E CASOTTO

Questo affascinante itinerario
si sviluppa nella fascia
← Antico portale a Scagnello
↑ Nel borgo di Valcasotto
↓ Scagnello
pedemontana delle Alpi Liguri,
all’estremità sud-orientale della
63
provincia Granda. Si percorrono
angoli remoti della Valle Casotto
e della Val Mongia, prima
di ritornare nell’alta Val Tanaro,
attraversando ampie aree boscate
che si estendono tra piccoli
e pittoreschi borghi.
L’itinerario comprende due salite su strade
con poco traffico, inframezzate da una lunga
discesa su Pamparato. La prima ascesa
si mostra fin dalla partenza da Garessio:
lunga dodici chilometri, mantiene
una pendenza regolare, adeguata ai ciclisti
di ogni livello.
La seconda scalata, che, attraverso
Battifollo, riporta in Val Tanaro, è invece
decisamente più breve. Nel mezzo,
non possono mancare un paio di soste
al Castello Reale di Caccia di Casotto
e al Castello di Mombasiglio, così come
una pausa per un buon caffè a Pamparato,
dove sarà possibile gustare le famose
paste di meliga.

64
// ITINERARIO
Usciti dal centro di Garessio, in direzione della Liguria, si svolta subito
a destra, iniziando la prima salita di giornata, la Colla di Casotto: una dozzina
di chilometri di ascesa, con lunghi rettilinei e qualche tornante, lungo
un percorso per lo più sotto le fronde di faggi, castagni e betulle. La strada
si presenta ampia e priva di pendenze eccessive. Giunti in quota, a 1300 metri
di altitudine, ci si trova subito a valle del comprensorio sciistico di Garessio
2000. Sulla cima è visibile il monumento ai partigiani uccisi dai nazifascisti
durante la II Guerra Mondiale. Si inizia la discesa alla destra del rio: la valle,
stretta e scoscesa, conduce al caratteristico borgo di Casotto, presso il quale
si erge imponente la reggia sabauda di Valcasotto. Giunti al quadrivio
del fondovalle, è consigliabile un rapido passaggio nel caratteristico centro
di Pamparato, superato il quale si riprende il comodo falsopiano in discesa
che, costeggiando il torrente Casotto, conduce prima a Torre Mondovì e poi
a San Michele. Si inizia a rimontare la piana del Tanaro, per pochi chilometri,
in direzione di Ceva, finché non si svolta in Valle Mongia, alla volta
di Mombasiglio. Si sfila al cospetto del castello per poi proseguire in direzione
di Lisio: costeggiato, sulla destra, un piccolo promontorio, appare, sul crinale
che separa dalla Val Tanaro, il paese di Scagnello. Dopo aver superato
il ridotto dislivello grazie a una comoda strada a tornanti, ci si affaccia
su una dorsale molto panoramica: la vista va dalle Alpi Liguri alle colline
dell’alta Langa, e poi agli Appennini. Si procede in direzione di Battifollo.
I tratti impegnativi dell’itinerario sono ormai terminati: una bella discesa
su Bagnasco conduce nuovamente nel cuore della Val Tanaro. Per far ritorno
a Garessio si può optare per la strada statale 28 o per i bei tratti di pista ciclabile.

→ CASTELLO REALE DI VALCASOTTO
Le fonti storiche fanno risalire all’inizio
del XI secolo la presenza in valle di eremiti
dell’ordine dei certosini. In questo periodo
vennero realizzate la cappella e il chiostro
di quella che sarebbe diventata, in seguito,
una certosa. Nei secoli successivi, questa
ebbe alterne fortune: se da una parte
le continue e generose donazioni dei fedeli
ne garantivano lo sviluppo, dall’altra
le frequenti scorribande di orde di briganti
la riconducevano in povertà. L’invasione
dell’esercito francese, a fine XVIII secolo,
e l’editto di Napoleone che imponeva
l’abolizione delle congregazioni religiose
fᵘrono le ragioni che condussero la certosa
all’abbandono. Carlo Alberto di Savoia,
nel 1837, acquistò i ruderi della certosa,
trasformandoli in castello di caccia e
residenza estiva.
// 1 3
TRA TANARO
E CASOTTO
6:30 h
78 km
2049 m
Garessio
Colle di Casotto ▶ Valcasotto
▶ Pamparato ▶ San Michele
Mondovì ▶ Mombasiglio
▶ Scagnello ▶ Battifollo
▶ Bagnasco
Garessio
← Il Castello Reale di Valcasotto
↓← Scagnello
↓→ La ciclabile Val Tanaro

66
CICLOVIA
GRANDA SUD

Per chi è di passaggio o per chi
preferisce avere una meta
← All'uscita di Valdieri
↑ Parrocchiale di S. Giorgio
a Battifollo
da inseguire, una traversata che
da Borgo San Dalmazzo
67
si snoda verso le Langhe,
per poi risalire verso la Valle Tanaro
e infine ritornare a Mondovì.
Si può percorrere in sequenza o
considerare come tante puntate
diverse di un viaggio alla scoperta
di un ambiente spettacolare.
Questa traversata si integra
con l’offerta dei percorsi ad anello
descritti nelle pagine precedenti,
che possono rappresentare valide
varianti o deviazioni, per prolungare
la permanenza o per personalizzare
un proprio itinerario a seconda
delle preferenze di ambiente,
paesaggio e difficoltà.

68
//14
TAPPA
BORGO SAN DALMAZZO
– ENTRACQUE

Il percorso a tappe qui proposto permette
di scoprire l’ampio territorio che occupa
la porzione sud-orientale della provincia
di Cuneo. La partenza è da Borgo
San Dalmazzo. Pronti e via, si presenta
subito la necessità di rodare la gamba:
niente di meglio di una bella ciclabile
che, dai piedi del Monte Croce, conduce
all’attacco della salita di giornata. Si percorre
il fondovalle Stura lungo la “Ciclovia
provenzale”, un tracciato che ricalca
lo storico percorso della via romana verso
la Provenza, prima di iniziare, a Festiona,
la scalata di Madonna del Colletto: la strada
si impenna con pendenze importanti fino
al crinale, teatro di battaglie partigiane.
Durante il Giro d’Italia del 1999,
proprio su queste strade, Paolo
Savoldelli venne soprannominato
“Il falco”: con discese mozzafiato
e una fuga solitaria staccò
i rivali Pantani e Gotti, andando
a conquistare la vittoria di tappa.
Discesi a Valdieri, ci si ritrova nel cuore
della Valle Gesso, a lungo residenza estiva
della famiglia reale. Con una breve risalita
che si mantiene in prossimità dei confini
del Parco Naturale delle Alpi Marittime e
un tratto in piano a valle del lago artificiale
della Piastra si raggiunge l’arrivo di giornata.
← Sul valico di Madonna
del Colletto.
↑ Bikers in piazza a Entracque
↓ In salita sulla strada
del Colletto.
69

70
// ITINERARIO
Il punto di partenza dell’itinerario a tappe è Borgo San Dalmazzo, centro
abitato ben servito dalla rete stradale e da quella ferroviaria. Uscendo
dalla stazione, si attraversa il centro cittadino in direzione della Valle Stura:
alla periferia dell’abitato, i primi cartelli della “Ciclovia provenzale” indicano
il corretto itinerario da seguire. Per alcuni chilometri si percorre una stradina
che si allunga sui primi declivi collinari, in un bosco di castagni: la ciclovia,
che attraversa alcune piccole frazioni, è ben segnalata. In prossimità
del torrente, si inizia a risalire la Valle Stura: lunghi tratti in falsopiano
si alternano a brevi saliscendi, fino a raggiungere Festiona. In corrispondenza
delle prime abitazioni si svolta a sinistra, cominciando a risalire alcune
impegnative rampe in mezzo alle case. La strada, dotata di paline segnaletiche
che indicano la distanza dalla sommità, mantiene una pendenza media
del 10%, raggiungendo dopo circa 3 chilometri, in prossimità di Tetti Baut,
il 15%. La fontana sulla strada invita a una breve sosta: recuperate le energie,
si riprende a salire e, con alcuni tornanti dalla pendenza più moderata,
si perviene a un’ampia spianata, dove la santuario di Madonna del Colletto
annuncia che le fatiche giornaliere sono terminate. La discesa veloce e
il fondo sconnesso impongono di mantenere alta l’attenzione fino alle porte
di Valdieri, dove si riprende la strada principale che, attraversato un dolce
falsopiano, risale fino a una rotatoria, punto di incontro tra i due rami
della Valle Gesso. Attraversato il torrente sulla carrabile che porta a Entracque,
si svolta in direzione San Giacomo. Si costeggia il centro faunistico “Uomini
e Lupi”, proseguendo in discesa ai piedi del muro di contenimento del lago
artificiale della Piastra, così da giungere infine a Entracque, termine della prima
tappa dell’itinerario.
← Sulla ciclabile di Entracque
↓ Madonna del Colletto
→ Stazione di Borgo
San Dalmazzo

71
→ “IL FALCO” DEL FAUNIERA
Nell’anno 1999 la prima tappa di montagna
dell’82ª edizione del Giro d’Italia prevedeva
un itinerario con partenza da Bra e
conclusione, dopo 187 chilometri,
a Borgo San Dalmazzo. Quel giorno
si scalavano, in sequenza, la colletta
di Montemale, il mitico Colle Fauniera
e la Madonna del Colletto. Una fuga
di dieci corridori caratterizzò la prima
parte della gara, ma furono le irte rampe
di Castelmagno a esaltare il pubblico
accorso a bordo strada: al secondo gran
premio della montagna Pantani transitò
con mezzo minuto di distacco dal corridore
in testa, seguito a breve distanza da Gotti
e Savoldelli. Fu proprio quest’ultimo
a compiere un vero capolavoro
in discesa, lanciandosi a oltre 100 km/h
all’inseguimento di chi lo precedeva,
guadagnando la testa della corsa e
presentandosi in solitaria all’attacco
della salita di Madonna del Colletto.
Nell’ultima picchiata su Valdieri
incrementò il vantaggio, giungendo
per primo all’arrivo. Da quel giorno
Savoldelli venne soprannominato “Il falco”.
// 1 4
TAPPA
BORGO
SAN DALMAZZO
– ENTRACQUE
5:05 h
38 km
1088 m
Borgo San Dalmazzo
Beguda ▶ Festiona
▶ Madonna Colletto
▶ Valdieri ▶ Diga della Piastra
Entracque

72
//15
TAPPA 2
ENTRACQUE
– CHIUSA DI PESIO

In termine ciclistico, possiamo definire
l’uscita odierna una vera e propria tappa
di trasferimento. Il dislivello negativo,
decisamente superiore a quello in salita,
ci permette ritmi tranquilli tali da lasciarci
godere dei paesaggi che si apriranno
ai nostri occhi strada facendo. I primi
chilometri possiamo quasi permetterci
di non pedalarli, a meno che non vogliamo
mantenere medie da ciclisti agonisti.
Percorriamo la fondovalle del torrente
Gesso fino all’abitato di Roccavione,
per poi ritornare a costeggiare tutta
la fascia pedemontana della Besimauda,
attraversando Boves e Peveragno, luoghi
in cui la II guerra mondiale ha lasciato segni
indelebili.
Per lunghi tratti, alla nostra sinistra
ci farà compagnia l’altipiano
di Cuneo e, nelle belle giornate
assolate il re di pietra, il Monviso,
si ergerà al centro del paesaggio
del nostro arco alpino.
Concludiamo la giornata percorrendo
alcune delle innumerevoli stradine ai piedi
della Bisalta che fanno parte di una naturale
rete cicloturistica: la loro disposizione
a raggiera ai piedi dell’arco alpino ed
il loro intreccio hanno costituito una serie
di percorsi tortuosi e vallonati oggi preferiti
dai ciclisti, più che dalle auto.
← La tranquilla stradina che
porta alla Colletta di Boves
↑ Verso Chiusa di Pesio
↓ Sulla provinciale 22
della Valle Gesso
73

74
// ITINERARIO
La centrale piazza Giustizia e Libertà ornata con la cinquecentesca fontana
dedicata a Sant’Antonino ed oggi sede del palazzo comunale è il punto
di partenza odierno. I sensi unici di marcia ci impongono un passaggio
a fianco della piazza del mercato per poi andare a recuperare la strada
principale giusto dopo le prime case di Entracque.La partenza in discesa
ci lascia liberi di ammirare il paesaggio mattutino delle Alpi Marittime
attraverso il vallone della Barra alla nostra sinistra. Due rapidi tornanti
riconducono alla piana del torrente Gesso fino a Valdieri e, subito dopo,
ad Andonno dove decidiamo di ritornare sulla destra orografica. La strada
è tranquilla e costeggiando il bacino artificiale di Brignola giungiamo
alle porte di Roccavione. Attraversiamo l’abitato e fino alle porte di Fontanelle
bisogna convivere con le numerose auto che dalla valle scendono in direzione
di Cuneo. Il passaggio davanti al santuario mariano Regina Pacis indica
la via per la vecchia strada che conduce a Boves. Risaliamo la piccola valle
Colla fino al paese di Castellar sotto le frasche di boschi di castagno per poi
ridiscendere al borgo di Rivoira. Ora ci attende una breve rampa al 15%
di pendenza conosciuta come la “Colletta di Boves”: rappresenta l’unica
asperità di giornata e non può intimorire. Giunti a Peveragno, scegliamo
di percorrere via Bioera, una tranquilla rotabile che attraversa la prima fascia
della pianura fino alle porte di Chiusa Pesio. Scegliamo di condurre un piccolo
arco nella prima parte della Valle Pesio, per giungere alla nostra seconda
destinazione.

→ IL MUSEO GIUSEPPE AVENA
Nell’antico Palazzo Comunale, nel cuore
del centro storico di Chiusa di Pesio,
è ospitato il Museo Giuseppe Avena.
All’interno si trovano tre sezioni. La più
ricca è la collezione della Regia Fabbrica
de' vetri e cristalli attraverso la quale
si ripercorre la storia della vetreria reale
impiantata nel paese nella metà
del Settecento. A completare la sezione
l’esposizione di ceramiche prodotte
a Chiusa dal XVII al XX secolo: manufatti
di pregio e di uso quotidiano. Notevole è
la parte archeologica che presenta
un ricco deposito di bronzi della prima
età del Ferro, trovati sul Monte Cavanero
nel 2004, e un grazioso diorama. L’ultimo
piano del palazzo ospita una mostra
permanente dedicata alla Resistenza.
// 1 5
TAPPA
ENTRACQUE
– CHIUSA DI PESIO
2:45 h
52 km
595 m
Entracque
Valdieri ▶ Andonno
▶ Roccavione ▶ Fontanelle
▶ Boves ▶ Castellar ▶ Rivoira
▶ Peveragno
Chiusa di Pesio
←←← Alle porte di Castellar
←←↑ Piazza Giustizia e Libertà
a Entracque
←←↓ Pedalando davanti
al santuario di Madonna
dei Boschi di Boves.
← Ceramiche nel Museo Avena

76
//16
TAPPA
CHIUSA DI PESIO
– MONDOVÌ

Una tappa molto bella sia dal punto
di vista ciclistico che paesaggistico
porta dalla piana cuneese, con
le sue montagne austere, alle valli
selvagge del monregalese, fino
agli affascinanti ambienti di Langa.
Il percorso alterna brevi salite a dolci discese
in un territorio molto amato dai ciclisti
durante la stagione di preparazione:
strade ampie e in buone condizioni, solo
saltuariamente frequentate dalle auto, sono
favorevoli a uscite di gruppo in cui sovente
allegria e divertimento tendono a far passare
in second’ordine la necessità di percorrere
chilometri su chilometri al fine di allenarsi.
Si abbandona subito la valle Pesio per
discendere la Valle Ellero, passare nella
Valle Corsaglia e, con una picchiata finale
attraversare Vicoforte, andare a concludere
il percorso nella bella cittadina di Mondovì.
Alla partenza per raggiungere il Colle
del Mortè conviene evitare di affrontare
le dure rampe della strada principale,
scegliendo di prendere quota con
una tranquilla rotabile in mezzo
al bosco. Ci si immerge nella pace di queste
lande dai dolci pendici fino alla Giacobba,
altra salita famosa per i ciclisti locali,
per poi scendere a Moline. L’ultima salita
di giornata riporta in quota su un terrazzo
naturale da cui si apre alla vista
la maestosità del Santuario di Vicoforte,
famoso per la sua cupola ellittica, la più
grande al mondo.
← La torre comunale
di Mondovì
↑ Mondovì e Briaglia
↓ Pilone votivo sul Colle
del Mortè
77

78
← Mondovì Piazza
↑ Chiusa di Pesio
// ITINERARIO
Alla partenza da Chiusa di Pesio per giungere al Colle del Mortè anziché
procedere lungo la strada principale è consigliabile seguire l’itinerario
in leggera salita che si snoda oltre il crinale su cui è posizionato il castello
del Mirabello. Ci si avvia in direzione di Pianfei per circa un chilometro, finché,
in prossimità di una piccola cappella, si svolta a destra in una carrareccia
che si infila in un bosco di castagni. La strada prende quota con corte rampe
che si alternano a falsopiani. Il ricongiungimento con la strada principale
avviene giusto di fronte alle vecchie piste da sci oggi smantellate.
Poco meno di un chilometro per scollinare in valle Ellero e lanciarsi in discesa:
si lascia a destra la deviazione per le terme di Lurisia e si prosegue in direzione
dell’abitato di Roccaforte Mondovì. Attraversato il paese e il torrente Ellero
si procede lungo una strada poco battuta con bella vista verso la piana
monregalese e il monastero di Santa Lucia, sulle pendici del Monte Calvario.
Si mantiene la direzione intrapresa fino all’abitato di Monastero Vasco,
lungo un percorso che scorre via veloce. Alla sommità di una prima rampa
si svolta subito a destra in direzione della Giacobba: cinque chilometri
di salita con pendenze facili che permettono alle gambe più vigorose
di spingere rapporti di pianura. Si discende la valle Corsaglia fino al piccolo
borgo di Moline, lo si attraversa per poi affrontare una rampa di circa
un chilometro che riporta in quota.
Sullo sfondo si apre il suggestivo panorama delle prime colline delle Langhe,
mentre, dinnanzi agli occhi, si erge maestoso il Santuario di Vicoforte.
La bellezza di questo luogo merita una sosta nella piazza centrale della
cittadina: dopo una visita della chiesa, si prosegue sull’ultima breve salita,
che permette di portarsi sul crinale da seguire fino all’abitato di Mondovì.

→ MONDOVÌ
Mondovì è una delle città turisticamente
più interessanti della provincia
di Cuneo per i suoi musei – della stampa
e della ceramica in particolare – e il ricco
patrimonio architettonico in cui convivono
il gotico delle origini e il barocco frutto
del restyling della città a opera soprattutto
dell’architetto Francesco Gallo. Mondovì
ha vissuto le pagine più antiche e
memorabili della propria storia a Piazza,
la parte alta della città. La visita deve
cominciare di qui muovendosi tra antichi
palazzi, all’ombra di tanti campanili e
arrivando ai giardini del Belvedere dove
la vista sulle montagne della Granda e
sulla Langa è spettacolare. E chi arriva
a Mondovì con le gambe stanche potrà
salire a Piazza con la panoramica
funicolare (possibilità di bici al seguito).
// 1 6
TAPPA
CHIUSA DI PESIO –
MONDOVÌ
3:00 h
51 km
1092 m
Chiusa di Pesio
Fontana Nata ▶ Murtè
▶ Roccaforte ▶ Monastero
Vasco ▶ Villiero ▶ Moline
▶ Vicoforte
Mondovì
↓ Panorama su Mondovì
e Briaglia

80
//17
TAPPA
MONDOVÌ
– DOGLIANI

Da Mondovì si risale il primo fronte
della collina, che funge da linea
di confine tra la pianura
← Il Santuario di Vicoforte
↑ Cappella lungo il percorso
tra Mondovì e Vicoforte
↓ Statua di Carlo Emanuele I
monregalese e le Langhe,
81
un territorio e paesaggio culturale,
risultato dell’azione combinata
tra uomo e natura, riconosciuto
quale Patrimonio dell’Umanità
da parte dell’Unesco.
Le salite da affrontare, poco difficili,
conducono a luoghi panoramicamente
rilevanti. Bastia Mondovì si trova su
un bellissimo terrazzo naturale che,
dalla collina di Mondovì, si affaccia
sulla pianura cuneese, permettendo
allo sguardo di spaziare fino al Monviso.
L’itinerario tocca anche Rocca Cigliè,
avamposto sui pittoreschi paesaggi
delle Langhe e poi segue la dorsale che
divide Clavesana da Dogliani, una sorta
di finestra spalancata sui vigneti del Dolcetto
e sui suggestivi borghi medioevali. Anche
il fondovalle, caratterizzato da un fascino
meno ostentato, riserva angoli degni
di interesse: i resti della linea ferroviaria
Bra-Ceva, la prima che collegava Torino
a Savona, e i bianchi calanchi, formazioni
geologiche dovute al dilavamento
delle spoglie rocce argillose da parte
delle acque meteoriche.

82
// ITINERARIO
Punto di partenza dell’itinerario è la fontana in piazza Ellero, a Mondovì.
Si viaggia accompagnati dallo scorrere del torrente, in direzione della piccola
frazione di Carassone, da cui si riprende dolcemente quota, pedalando
su una stradina in mezzo alla campagna monregalese, fino a raggiungere
il borgo di Vicoforte. Giunti alla rotatoria, all’uscita del paese, si svolta
in direzione di Bastia Mondovì: ha inizio un breve tratto di strada che si srotola
sinuoso tra morbide curve e brevi saliscendi. Scortati da belle vedute sull’arco
alpino, alla nostra sinistra, e panorami collinari, sulla destra, si raggiunge
Briaglia, presso la quale esiste un sito megalitico di inestimabile valore,
la necropoli Ligure Bagienna, risalente a 4000 anni fa. Proseguendo innanzi,
si scende in una piccola gola scavata dal fiume Tanaro, poco lontano
dall’abitato di Bastia. Si opta per il passaggio in mezzo alle case, abbrivio
della seconda salita di giornata, dieci facili chilometri che conducono
alle porte delle Langhe: appaiono le prime vigne, mentre la quota
riguadagnata permette di dominare nuovamente il paesaggio circostante.
Si scorgono in lontananza i borghi di Rocca Cigliè e Belvedere Langhe,
prima che una veloce discesa conduca a Clavesana, nuovamente sul fondo
della Valle Tanaro. Percorso un obbligatorio tratto di strada trafficata, poco
adatto alle biciclette ma fortunatamente piuttosto breve, si riprende a risalire
la collina, nella direzione di Farigliano. Usciti dal paese, si rimonta la principale
asperità di giornata: una rampa di un chilometro, con pendenza superiore
al 10%. Si iniziamo a presagire che la meta finale si avvicina quando, raggiunto
il colmo di un dolce declivio, si incrocia la ex strada statale 661.
Si è nel cuore delle vigne del Dolcetto. Un ultimo piccolo sforzo e si raggiunge
il suggestivo borgo di Dogliani, destinazione di giornata.

→ IL SANTUARIO DI VICOFORTE
Per un errore di mira, un cacciatore, nel 1592
sparò ad un pilone decorato dall’affresco
di una Madonna con il Bambino che sorgeva
sul luogo del santuario (lo si può osservare
ancora oggi). Dal ventre colpito
della Vergine, secondo la tradizione,
sgorgarono gocce di sangue. Miracolo!
Il pilone restaurato nell’arco di breve tempo
divenne meta di pellegrinaggi. Un cappella,
poi una chiesa, la fama della località
divenne così notevole da indurre Carlo
Emanuele I a commissionare all’architetto
di corte, Ascanio Vittozzi, la costruzione
del santuario che avrebbe dovuto ospitare
anche il mausoleo di Casa Savoia. Morto
Vittozzi, durante la costruzione, l’opera
venne completata con la poderosa cupola
ellittica dall’ingegnere monregalese
Francesco Gallo.
// 1 7
TAPPA
MONDOVÌ
– DOGLIANI
2:45 h
45 km
1000 m
Mondovì
Vicoforte ▶ Briaglia
▶ Madonna Delle Surie
▶ Clavesana ▶ Farigliano
Dogliani
← Il Tanaro nei pressi
di Farigliano
↓ Visita alla cupola
del Santuario di Vicoforte

84
//18
TAPPA
DOGLIANI
– CEVA

Il percorso originale della ex strada statale
661 ha inizio a Carmagnola, attraversa
il Roero e il Tanaro, per poi risalire le Langhe
e concludersi a Montezemolo. Le più
importanti gare ciclistiche, dal Giro d’Italia
alle prestigiose gran fondo locali, hanno più
volte utilizzato tratti di questa affascinante
carrabile. Sono i chilometri iniziali, in uscita
da Dogliani, a essere caratterizzati
dalla pendenza più impegnativa.
← Pilone degli Abbà in frazione
Giachelli
↑ Centro storico di Priero
↓ Montezemolo
85
Si prende velocemente quota,
ritrovandosi immersi, in breve
tempo, nel panorama mozzafiato
offerto da questo angolo
di territorio: dalla Bassa Langa,
con i suoi antichi borghi,
gli splendidi vigneti e i rinomati
agriturismi, si passa all’Alta Langa,
terra punteggiata di boschi
sulla quale regna sovrana
la nocciola “Tonda e Gentile”.
L’itinerario, che si sviluppa su dolci
saliscendi, in un susseguirsi di curve ampie
e sinuose, lambisce il confine con la vicina
Liguria, concludendosi a Ceva, dalla quale
lo sguardo è libero di spaziare
sulle magnifiche Alpi Liguri.

86
← Panorama dalla Pedaggera
al tramonto
↑ Sulla Pedaggera
→ Vigne tra Dogliani e Belvedere
Langhe
// ITINERARIO
La piccola piazza antistante la parrocchiale dei Santi Quirico e Paolo è il luogo
ideale dove ritrovarsi, in attesa di affrontare la quinta tappa. Si è ormai oltre
la metà dell’itinerario di traversata: le gambe, a questo punto, potrebbero
iniziare a mostrare i primi segnali di affaticamento. Senza perdersi d’animo,
si fa ritorno sulla strada che nella precedente giornata aveva permesso
di raggiungere Dogliani, percorrendola a ritroso. Lasciato alla nostra destra
il bivio in direzione di Clavesana, si prosegue sulla salita, ora più dolce, che
conduce a Belvedere Langhe. Qui ogni cosa parla di vino: siamo nella terra
del Dolcetto, dove ci è concessa la possibilità di pedalare tra filari di vigne,
piccole aziende vitivinicole e agriturismi, intervallati, di tanto in tanto,
da graziose cappelle e piloni votivi. La strada prende quota zigzagando
sui fianchi delle colline, con salite che si alternano brevi tratti pianeggianti.
Giunti all’abitato di Belvedere, metà del dislivello di giornata è ormai alle
spalle: non si devono compiere altre lunghe salite, ma solamente alcune brevi
rampe, costantemente alternate a dolci discese. Si procede nel paese e, dopo
una svolta verso sinistra, come per incanto, il paesaggio cambia totalmente:
le morbide sponde collinari, prima ricoperte di vigneti, ora lasciano il posto
a noccioli e prati erbosi, chiazzati qua e là da piccoli boschi. Si passa
nel centro del caratteristico borgo di Murazzano che, con la sua torre
millenaria, domina dall’alto le Langhe. Ritrovata la ex strada statale, si procede
sullo spartiacque tra la Valle Belbo e la Valle Tanaro, finché, dopo poco più
di quindici chilometri, si svolta in direzione di Paroldo, su una piccola
carrareccia poco percorsa dalle auto: da questo balcone naturale sulle Alpi
Liguri si può apprezzare al meglio il panorama. Si riprende successivamente
la direzione di Montezemolo, pedalando lungo il confine con la Liguria.
Oltrepassata la strada provinciale 28bis, si imbocca la carrabile che prosegue
in direzione di Castelnuovo di Ceva. Con una panoramica discesa si raggiunge
Priero; di qui con la provinciale di Ceva (SP 432) si giunge a fine tappa.

87
→ SULLE ORME DI NAPOLEONE
Ceva e il territorio circostante, nel 1796, sono
stati teatro e protagonisti della Prima
Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte.
I combattimenti di Ceva, della Pedaggera,
della Bicocca, di San Michele e del
Bricchetto con la caduta di Mondovì sono
stati i principali successi che rivelarono
al mondo la determinazione e il grande
valore di stratega del giovane Napoleone
che diventerà poi Imperatore. Le principali
zone di combattimento tra Liguria e basso
Piemonte sono valorizzate dalle postazioni
dell’ ”Itinerario napoleonico” realizzate
dai Gal Mongioie e Valli del Bormida e del
Giovo. Info: www.itinerarionapoleonico.com
// 1 8
TAPPA
DOGLIANI – CEVA
3:50 h
45 km
1148 m
Dogliani
Belvedere Langhe
▶ Murazzano ▶ Paroldo
▶ Montezemolo ▶ Priero
Ceva

88
//19
TAPPA 6
CEVA
– ORMEA

La zona attraversata da questa tappa si trova
nell’estremo sud-ovest della provincia
di Cuneo, dove l’alta Val Tanaro rappresenta
il ponte naturale tra il Piemonte e la Liguria.
Nel tratto iniziale si percorre la vicina
Valle Mongia, dove una bella strada, lontana
dalle principali direttrici di traffico, conduce
nei pressi dell’abitato di Battifollo.
← La caratteristica fontana
dei giardini all'ingresso di Ormea
↑ Via Roma ad Ormea
↓ Nel forte del Colle di Nava
89
L’ambiente che si incontra è
di grande varietà: i boschi che
ricoprono i dolci declivi collinari fino
a Garessio lasciano spazio,
nella zona di Ormea, a profonde
gole rocciose.
In queste terre, ogni borgo è in grado
di raccontare una sua storia: area di transito,
sin dall’antichità, di eserciti militari e
carovane commerciali, mantiene
ancora oggi numerose testimonianze
di tali passaggi.
La destinazione finale è la bella cittadina
di Ormea. Lo spirito di esplorazione può
stimolare ad andare oltre, raggiungendo
la testata della valle, Ponte di Nava, dove
si ha la possibilità di visitare il sistema
fortificato risalente alla seconda metà
del XIX secolo e di affacciarsi sulla vicina
Liguria, prima di invertire la marcia e
concludere la tappa.

90
// ITINERARIO
Lasciandosi alle spalle l’abitato di Ceva, si pedala in direzione di Mondovì
fino a una doppia rotatoria, che si oltrepassa seguendo le indicazioni
per Mombasiglio. Poco prima dell’abitato un cartello direzionale
sulla sinistra indica la deviazione per Battifollo. Fa seguito una facile ascesa
di una decina di chilometri, lungo una rotabile immersa nel bosco: la salita,
non particolarmente impegnativa, mantiene una pendenza regolare intorno
al 5%. Si transita nei pressi del punto più in quota del borgo di Battifollo,
dove si ergono la torre di avvistamento medioevale e i ruderi del castello
smantellato dalle truppe napoleoniche, prima di iniziare la facile discesa che
conduce alle porte di Bagnasco. Giunti nella piana del Tanaro, si comincia
a risalire la valle, accompagnati fino a Ormea dalla linea ferroviaria. Il ponte
acquedotto detto “Romano” o “Napoleonico” a Bagnasco e l’antica cittadina
di Garessio, annoverata tra i borghi più belli d’Italia, sono soltanto alcuni
tra i punti di interesse storico e artistico che, in questa suggestiva area,
meritano una sosta. Per raggiungere il punto apicale del percorso, si attraversa
Ormea in direzione del Colle di Nava: alla sommità mancano circa dieci
chilometri, percorribili senza difficoltà, per quanto questa strada, fungendo
da collegamento con la vicina Liguria, possa risultare parecchio trafficata.
Per chi abbia deciso di spingersi fino a Ponte di Nava, è vivamente consigliata
una deviazione fino alla frazione di Upega, nella “terra brigasca”, una selvaggia
zona alpina di cultura e tradizioni occitane, a cavallo tra Italia e Francia.
Di fronte al Forte centrale del Colle di Nava si conclude il grande percorso
cicloturistico che, dalle porte di Cuneo, permette di entrare in contatto
con l’intero territorio sud occidentale della provincia. Non resta che
ridiscendere a Ormea, meta conclusiva dell’itinerario di giornata.

91
→ UN TETTO DI FIORI
DI MAGGIOCIONDOLO
La festa del Corpus Domini, la principale
del paese, è caratterizzata da un’antica
processione che si svolge sotto un soffitto
di ghirlande di fiori di maggiociondolo.
La settimana prima della festa gli abitanti
della via principale di Ormea, Via Roma,
hanno il compito di raccogliere i fiori
di maggiociondolo che intrecceranno
in ghirlande il sabato precedente
la processione della domenica. Le ghirlande
di fiori vengono sospese ai primi piani
delle case fino a formare un vero e proprio
soffitto di fiori. Questa particolare infiorata,
che prevede appunto la sospensione
dei fiori piuttosto che il lancio di petali
al passaggio del Santissimo o lo spargimento
degli stessi ad ornamento della strada,
costituisce l’unicità di questa tradizione
religiosa antichissima.
// 1 9
TAPPA 6
CEVA – ORMEA
5:15 h
63 km
1376 m
Ceva
Battifollo ▶ Bagnasco
▶ Garessio ▶ Colle Nava
Ormea
←←← Colle di Nava
←← Ufficio turistico di Ormea
↓← Via Roma, a Ormea,
addobbata per la festa
del Corpus Domini
↓→ Nel forte del Colle di Nava

92
//20
TAPPA
ORMEA
– MONDOVÌ

← La bella salita alla Colla
di Casotto
↑ Il castello di Casotto dall'alto
↓ In salita verso la Colla
di Casotto
93
L’ultima tappa del giro del basso Piemonte
offre ancora paesaggi davvero ricchi
di fascino. La dolce discesa da Ormea
a Garessio rappresenta un buon
riscaldamento, in vista della lunga salita che
conduce al Colle di Casotto, subito a valle
del comprensorio sciistico di Garessio 2000.
L’ascesa è regolare, senza pendenze
eccessivamente ripide, e
la copertura boschiva permette
il mantenimento di un clima
piacevole anche durante le calde
giornate estive.
Attraversando la fascia pedemontana
delle Alpi Liguri, coperta da boschi, si scende
a Pamparato, per risalire a Roburent prima
e ridiscendere poi fino alle porte di San
Michele Mondovì. Immersi nella natura
delle colline monregalesi, si va alla ricerca
di strade non ancora battute, concludendo
il tour a Mondovì, bella cittadina posta
al centro di un paesaggio maestoso,
con il grande arco alpino a fare da sfondo.

94
← Borgata Cappello
↑ Il castello di Casotto
→ Sosta a borgata Cappello
→→ Mombasiglio
// ITINERARIO
Il borgo di Ormea costituisce il punto di partenza di quest’ultima tappa:
si discende la Valle Tanaro, fino alle porte di Garessio, dove ci si dirige verso
sinistra, seguendo le indicazioni per la Valle Casotto e Pamparato.
Una salita di dodici chilometri, con una pendenza regolare prossima al 5% e
rari tornanti, taglia sinuosa tutto il versante boschivo. Pervenuti alla sommità,
si esce dalla fitta copertura arborea. Un’ampia radura permette di ammirare
il bel paesaggio circostante, che si distende ai piedi degli impianti di risalita
di Garessio 2000, stazione sciistica che non ha conosciuto il meritato sviluppo
a causa delle sempre meno copiose nevicate. Si prosegue, in discesa, fino
al borgo alpino di Valcasotto, dove numerose fontane permettono di fare
rifornimento d’acqua. Una rotatoria annuncia l’inizio della salita. Una breve
visita al borgo di Pamparato costituisce un buon intervallo, ma presto
si torna in sella: la meta intermedia è costituita da Serra Pamparato.
Si percorre il primo tratto di una salita ben conosciuta dai ciclisti amatori
che ogni anno si sfidano nella gran fondo del Giro delle Valli Monregalesi.
Presto la si abbandona, procedendo in direzione di Roburent. Si segue
il torrente Roburentello finché questo si immette nel torrente Corsaglia,
al termine della discesa, poco prima di Torre Mondovì. Lasciata alle spalle
la fascia pedemontana delle Alpi Liguri, si raggiunge San Michele Mondovì:
attraversata la strada statale 28, che conduce a Vicoforte, si risale il versante
collinare in direzione di Briaglia seguendo una piccola rotabile. Alla prima
rotatoria, passato il paese, si svolta verso sinistra: una bella discesa con alcuni
tornanti conduce al bivio con la strada che percorre il fondo della Valle Tanaro.
Sulla sinistra compare Mondovì: il rione Piazza si erge sulla collina,
con la cerchia delle Alpi, in lontananza, a dipingere l’ultima splendida
immagine dell’itinerario di traversata del territorio compreso tra le Alpi
Marittime e le Langhe.

95
→ IL MUSEO BONAPARTE
Il Museo Generale Bonaparte, allestito
nel Castello di Mombasiglio, testimonia
l’eroismo delle truppe piemontesi, il genio
militare di Napoleone e celebra la figura
del grande pittore torinese Giuseppe
Pietro Bagetti. Artista che durante la Prima
Campagna d’Italia (1796) collaborò con
le armate francesi e rappresentò le vittorie
napoleoniche. Le preziose e rare collezioni
di uniformi, di soldatini in piombo ed
in stagno, di reperti, di busti, di armi e
una vasta documentazione museale pongono
il Museo Bonaparte al primo posto come
centro documentale della prima fase
della Prima Campagna d’Italia. Il castello
nel 1796 fu occupato dalle truppe francesi
guidate dal generale Sérurier. Segni
del passaggio dei soldati si osservano incisi
nelle pareti del terzo piano della struttura.
// 2 0
TAPPA 7
ORMEA – MONDOVÌ
5:20 h
67 km
1692 m
Ormea
Colle di Casotto
▶ Pamparato ▶ Roburent
▶ Torre Mondovì
▶ San Michele Mondovì
▶ Briaglia
Mondovì

APPROFONDIMENTI
96
// LIBRI E GUIDE
A. Tichy, Grand Tour della Provincia Granda,
Primalpe, 2018
A. Tichy, Bici. 50 itinerari per cicloturisti
in provincia di Cuneo, Blu, 2010.
A. Ferraris, I. Vinai, Passi e valli in bicicletta
Piemonte – 2, Ediciclo, 2003.
Aldo Tichy, Turismo verde. La Langa, la pianura e
le valli cuneesi in bicicletta, L’Arciere, 1994.
// DEPLIANT
Cicloturismo nella Provincia di Cuneo
Cônitours, 2018
Due ruote con gusto nelle Alpi del Mare
Atl del Cuneese e Provincia di Imperia, 2016
Grand tour Alpi Marittime-Mercantour in bicicletta.
Parco Alpi Marittime e Parc national du Mercantour,
2012
I depliant sono distribuiti nei principali uffici turistici
del territorio e scaricabili dai siti internet degli enti
che ne hanno promossa la stampa.
// SITI
areeprotettealpimarittime.it
piemonteoutdoor.it
cuneoholiday.com
cuneoalps.it
alpiliguri.com
faustocoppi.it
pisteciclabili.com
plotaroute.com
// CARTE
Fraternali Editore, 1:50.000
n. 50-3 Val Maira, Val Grana,
Valle Stura, Valle Gesso
Fraternali Editore, 1:50.000
n. 50-4 Cuneo, Valli Monregalesi,
Val Vermenagna, Val Pesio,
Alta Val Tanaro
Istituto Geografico Centrale, 1:50.000
n. 8 Alpi Marittime e Liguri
Istituto Geografico Centrale, 1:50.000
n. 18 Le Langhe meridionali
Istituto Geografico Centrale, 1:75.000
n. 24 Il Cuneese
// SERVIZI
Il Club di Prodotto
“Cuneo Bike Experience” è una rete
di servizi a favore del cicloturista
che coinvolge oltre 120 imprese.
www.cuneoalps.it – Sezione Bike Experience