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Italia a Tavola Gennaio 2020

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ALIMENTI<br />

di Alberto Lupini<br />

Sarà anche perché il nostro<br />

ministro degli Esteri ha finalmente<br />

imparato a pronunciare<br />

correttamente il nome del presidente<br />

cinese Xi Jinping, sta di fatto che la<br />

“Via delle seta” comincia a dare dei<br />

primi risultati positivi almeno per il<br />

comparto agroalimentare. Dopo che<br />

negli ultimi mesi il Prosecco è riuscito<br />

a spingere all’insù le esportazioni dei<br />

vini italiani in Cina (che è oggi il quinto<br />

Paese che consuma più vino al mondo),<br />

nei giorni scorsi l’<strong>Italia</strong> ha ottenuto<br />

la tutela per 26 Dop sul centinaio di<br />

prodotti a indicazione geografica per i<br />

quali fra Pechino e l’Unione Europea<br />

ci sarà un mutuo riconoscimento.<br />

Si tratta di un passo fondamentale<br />

per garantire un commercio basato<br />

sulla valorizzazione della qualità<br />

agricola nei due mercati e che per l’<strong>Italia</strong><br />

pone le basi per avviare un serio<br />

programma di esportazioni per alcuni<br />

dei nostri prodotti a tutela d’origine<br />

più noti, dal Gran Padano al Barolo,<br />

dal Prosciutto di Parma al Pecorino<br />

Romano, dal Brunello di Montalcino<br />

al Parmigiano Reggiano.<br />

Ciò che è importante è che in Cina<br />

non ci potranno essere prodotti tarocchi<br />

con nomi simili (allo stesso modo<br />

non si potranno vendere da noi prodotti<br />

non garantiti dai cinesi come<br />

alcune varietà di tè o di riso) e che<br />

nell’arco di 4 anni si potrà allungare la<br />

lista. Secondo Coldiretti l’intesa protegge<br />

solo il 3% delle Dop italiane, ma<br />

è anche vero che “copre” alcune delle<br />

produzioni più importanti in termini<br />

di quantità.<br />

La preoccupazione nasce dal fatto<br />

che solo una quindicina di vini Doc<br />

sono ad esempio compresi nella lista,<br />

mentre in Cina, primo consumatore<br />

mondiale di rossi, crescono da tempo<br />

VIA DELLA SETA E DOP ITALIANE<br />

La politica<br />

aiuta l’agroalimentare<br />

anche le imitazioni di nostre etichette.<br />

Sul vino bisognerà quindi porre<br />

molta attenzione e le nostre istituzioni<br />

dovranno lavorare per proteggere i<br />

nostri produttori. Si tratta di un mercato<br />

strategico per l’<strong>Italia</strong>, peraltro<br />

con grandi potenzialità di crescita se<br />

si considera che al momento le vendite<br />

di vino tricolore si concentrano per oltre<br />

il 90% solo sui mercati dell’Europa<br />

e del Nord America. Aree dove fra i<br />

dazi di Trump e la Brexit le prospettive<br />

non sono incoraggianti per noi. L’enorme<br />

potenziale del mercato cinese<br />

apre invece ad Est opportunità importanti<br />

che vanno colte e gestite, tenendo<br />

peraltro conto che la scelta “politica”<br />

che sta dietro alla Via della seta non<br />

potrà che fare bene alle eccellenze di<br />

casa nostra, al contrario dei dazi americani<br />

che stanno facendo impennare<br />

il costo di tanti prodotti.<br />

Certo vendere ad esempio tanto<br />

formaggio in Cina (Paese dove non<br />

c’è mai stata una tradizione lattiero<br />

casearia) non sarà semplice, almeno<br />

in una prima fase, ma c’è da scommettere<br />

che se il Governo cinese insisterà<br />

su questa strada anche in futuro, la<br />

cultura alimentare per i nostri prodotti<br />

potrebbe ricevere un impulso importante.<br />

Del resto anche in <strong>Italia</strong> fino<br />

a 30 anni fa i piatti cinesi non erano<br />

conosciuti, mentre oggi sono entrati a<br />

pieno titolo anche nei menu di tanti ristoranti<br />

stellati. ▶

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