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ALIMENTI<br />
di Alberto Lupini<br />
Sarà anche perché il nostro<br />
ministro degli Esteri ha finalmente<br />
imparato a pronunciare<br />
correttamente il nome del presidente<br />
cinese Xi Jinping, sta di fatto che la<br />
“Via delle seta” comincia a dare dei<br />
primi risultati positivi almeno per il<br />
comparto agroalimentare. Dopo che<br />
negli ultimi mesi il Prosecco è riuscito<br />
a spingere all’insù le esportazioni dei<br />
vini italiani in Cina (che è oggi il quinto<br />
Paese che consuma più vino al mondo),<br />
nei giorni scorsi l’<strong>Italia</strong> ha ottenuto<br />
la tutela per 26 Dop sul centinaio di<br />
prodotti a indicazione geografica per i<br />
quali fra Pechino e l’Unione Europea<br />
ci sarà un mutuo riconoscimento.<br />
Si tratta di un passo fondamentale<br />
per garantire un commercio basato<br />
sulla valorizzazione della qualità<br />
agricola nei due mercati e che per l’<strong>Italia</strong><br />
pone le basi per avviare un serio<br />
programma di esportazioni per alcuni<br />
dei nostri prodotti a tutela d’origine<br />
più noti, dal Gran Padano al Barolo,<br />
dal Prosciutto di Parma al Pecorino<br />
Romano, dal Brunello di Montalcino<br />
al Parmigiano Reggiano.<br />
Ciò che è importante è che in Cina<br />
non ci potranno essere prodotti tarocchi<br />
con nomi simili (allo stesso modo<br />
non si potranno vendere da noi prodotti<br />
non garantiti dai cinesi come<br />
alcune varietà di tè o di riso) e che<br />
nell’arco di 4 anni si potrà allungare la<br />
lista. Secondo Coldiretti l’intesa protegge<br />
solo il 3% delle Dop italiane, ma<br />
è anche vero che “copre” alcune delle<br />
produzioni più importanti in termini<br />
di quantità.<br />
La preoccupazione nasce dal fatto<br />
che solo una quindicina di vini Doc<br />
sono ad esempio compresi nella lista,<br />
mentre in Cina, primo consumatore<br />
mondiale di rossi, crescono da tempo<br />
VIA DELLA SETA E DOP ITALIANE<br />
La politica<br />
aiuta l’agroalimentare<br />
anche le imitazioni di nostre etichette.<br />
Sul vino bisognerà quindi porre<br />
molta attenzione e le nostre istituzioni<br />
dovranno lavorare per proteggere i<br />
nostri produttori. Si tratta di un mercato<br />
strategico per l’<strong>Italia</strong>, peraltro<br />
con grandi potenzialità di crescita se<br />
si considera che al momento le vendite<br />
di vino tricolore si concentrano per oltre<br />
il 90% solo sui mercati dell’Europa<br />
e del Nord America. Aree dove fra i<br />
dazi di Trump e la Brexit le prospettive<br />
non sono incoraggianti per noi. L’enorme<br />
potenziale del mercato cinese<br />
apre invece ad Est opportunità importanti<br />
che vanno colte e gestite, tenendo<br />
peraltro conto che la scelta “politica”<br />
che sta dietro alla Via della seta non<br />
potrà che fare bene alle eccellenze di<br />
casa nostra, al contrario dei dazi americani<br />
che stanno facendo impennare<br />
il costo di tanti prodotti.<br />
Certo vendere ad esempio tanto<br />
formaggio in Cina (Paese dove non<br />
c’è mai stata una tradizione lattiero<br />
casearia) non sarà semplice, almeno<br />
in una prima fase, ma c’è da scommettere<br />
che se il Governo cinese insisterà<br />
su questa strada anche in futuro, la<br />
cultura alimentare per i nostri prodotti<br />
potrebbe ricevere un impulso importante.<br />
Del resto anche in <strong>Italia</strong> fino<br />
a 30 anni fa i piatti cinesi non erano<br />
conosciuti, mentre oggi sono entrati a<br />
pieno titolo anche nei menu di tanti ristoranti<br />
stellati. ▶