MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #5
Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 5 - Primavera
Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 5 - Primavera
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La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
Numero 5 _ Primavera 2019
Il Poli sotto la lente d'ingrandimento - Ricerca a alto impatto sociale - Qui costruiamo il mondo del futuro, parte 2 - Un ingegnere in sala
operatoria - Il primo italiano nell’Olimpo dei data scientist - Made in Italy che fa impazzire il Giappone - Il cielo (non) è il limite - Come
ci cureremo nel futuro? - I Navigli del domani - Aeroporto Marco Polo: destinazione 2027 - Viaggio verso Mercurio - Milano: come sarà nel
2020? - La Gazza del Poli - Il Mondo Nuovo: un paese senza barriere - La ciclopista più bella del mondo - Storia di un fuorisede, di una volta
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Ferruccio Resta e il Politecnico di domani • Dossier: i numeri del Poli • La nuova piazza Leonardo • Renzo Piano: 100
alberi tra le aule • Gian Paolo Dallara e DynamiΣ: la squadra corse del Poli • PoliSocial: il 5x1000 del Politecnico di
Milano • Gioco di squadra: tutto lo sport del Politecnico • Guido Canali, l’architettura
tra luce e materia • Paola Antonelli, dal Poli al MoMA di New York • Zehus Bike+ e
Volata Cycles, le bici del futuro • Paolo Favole e la passerella sopra Galleria Vittorio Emanuele • Marco Mascetti:
ripensare la Nutella • I mondi migliori di Amalia Ercoli Finzi e Andrea Accomazzo • Nel cielo con Skyward e Airbus
Cari Alumni, vi racconto il Poli di domani: lettera aperta del rettore Ferruccio Resta • La community Alumni raccontata da Enrico Zio • Atlante
geografico degli Alumni • Il Poli che verrà, raccontato dal prorettore delegato Emilio Faroldi • Vita da studente di fine ‘800 • Come si aggiusta
il Duomo di Milano • L’ingegnere del superponte • Una designer per astronauti • La chitarra di Lou Reed, firmata Polimi • Architettura
italiana in Australia • VenTo: la pista ciclabile che parte dal Poli • Fubles, gli ingegneri del calcetto • Il parco termale più grande d’Europa
• Gli ingegneri del tram storico di Milano • Polisocial Award: un premio all’impegno sociale • Nuovo Cinema Anteo • Caro Poli ti scrivo
1 MAP Magazine Alumni Polimi
Quando ero studente al Poli • Dottori di ricerca alle frontiere della conoscenza • Dove si costruisce il futuro del mondo • Poli da Olimpo • Mi
ricordo la Casa dello Studente • La Nuova Biblioteca Storica • Il telescopio che guarda indietro nel tempo • Speciale Forbes: Lorenzo Ferrario,
Gio Pastori • Big (Designer) Data • L’architetto, e il suo bracciale, salvavita • L’ingegnere che pulisce gli oceani • Il nuovo Cantiere Bonardi di
Renzo Piano • L’uomo che sente tutto dell’America • La Gazzetta del Politecnico • Alumni da Podio: Fabio Novembre, Stefano Boeri • Tutte
le Ferrari dell’ing. Fioravanti • I ragazzi del Circles • PoliHub, l’incubatore di talenti • 1968-2018 in Piazza Leonardo • Lettere alla redazione
Il Poli sotto la lente d'ingrandimento - Ricerca a alto impatto sociale - Qui costruiamo il mondo del futuro, parte 2 - Un ingegnere in sala
operatoria - Il primo italiano nell’Olimpo dei data scientist - Made in Italy che fa impazzire il Giappone - Il cielo (non) è il limite - Come
ci cureremo nel futuro? - I Navigli del domani - Aeroporto Marco Polo: destinazione 2027 - Viaggio verso Mercurio - Milano: come sarà nel
2020? - La Gazza del Poli - Il Mondo Nuovo: un paese senza barriere - La ciclopista più bella del mondo - Storia di un fuorisede, di una volta
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Buona lettura.
Bentornati sulle pagine di MAP, la rivista degli Alumni del
Politecnico di Milano.
In questo quinto numero, il Politecnico si racconta e apre
le porte dei suoi laboratori, con tante storie di ricerca e
ricercatori che ogni giorno approfondiscono grandi temi
di avanguardia: sono gli scienziati ERC, i protagonisti della
ricerca di frontiera europea. Sotto la lente d’ingrandimento
anche diversi contesti in cui gli Alumni, attraverso
il loro lavoro, prodotti, visioni e prospettive, continuano a
portare nel mondo il meglio del Made in Italy: dal sistema
solare (vi portiamo addirittura su Mercurio, a bordo della
sonda spaziale BepiColombo), alle profondità dell’universo
dei Big Data, passando per Francia, Austria, Giappone,
senza dimenticare le eccellenze che si esprimono nel
nostro Paese, sono storie che una volta di più dimostrano
l’impegno e le competenze tipiche del mondo Politecnico
del “saper fare”. Lo stesso “saper fare” che troviamo nei
progetti per la città di Milano. Vi rimando per esempio a
pagina 70, in cui vi raccontiamo due parole sui cantieri del
nuovo Campus; se vi capitasse di passare da piazza Leonardo
nel corso dei prossimi mesi, vi invito a venire di persona
vedere come l’Ateneo stia lavorando non solo per
migliorare i propri spazi, ma per contribuire a creare a Milano
luoghi di qualità per tutti i cittadini.
Questo nostro appuntamento semestrale è ancora una
volta l’occasione per invitarvi a sostenere la realizzazione,
la stampa e la distribuzione di MAP. 37.521 di voi riceveranno
questo numero a casa e oltre 100.000 lo leggeranno
in digitale.
Già 1500 Alumni sostengono l’edizione 2019 della rivista:
per continuare a scriverla, abbiamo bisogno di voi.
Federico Colombo
Direttore responsabile MAP
Direttore esecutivo AlumniPolimi Association
MAP
Magazine Alumni Polimi
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Magazine Alumni Polimi
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Magazine Alumni Polimi
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano
Numero 1 - Primavera 2017
Numero 3 _ Primavera 2018
Numero 4 _ Autunno 2018
Numero 5 _ Primavera 2019
PROSSIMO NUMERO
N°0 - AUTUNNO 2016 N°1 - PRIMAVERA 2017
N°2 - AUTUNNO 2017
N°3 - PRIMAVERA 2018
N°4 - AUTUNNO 2018
N°5 - PRIMAVERA 2019 N°6 - AUTUNNO 2019
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Da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 16:00
70€ 120€ 250€ 500€
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Gold
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3
MAP
Magazine Alumni Polimi
La rivista degli architetti,
designer, ingegneri
del Politecnico di Milano
6
Alumni, il biglietto da
visita del Politecnico
di Milano
Il Poli sotto la lente
d'ingrandimento:
obiettivi, risultati
e punti di forza
8
Direttore Responsabile
Federico Colombo
Direttore Esecutivo AlumniPolimi Association
Dirigente Area Sviluppo e Rapporti con le Imprese,
Politecnico di Milano
Direttore della comunicazione
Chiara Pesenti
Dirigente Area Comunicazione e Relazioni Esterne,
Politecnico di Milano
Membri del Comitato Editoriale
Margherita Cagnotto
Responsabile Merchandising di Ateneo
Politecnico di Milano
Alessio Candido
Communication and graphic designer
AlumniPolimi Association - Politecnico di Milano
Ivan Ciceri
Fundraising Manager
Politecnico di Milano
Luca Lorenzo Pagani
Communication Manager
AlumniPolimi Association - Politecnico di Milano
Francesca Saracino
Head of CareerService
Politecnico di Milano
Diego Scaglione
Head of Corporate Relations and Continuing
Education - Politecnico di Milano
Irene Zreick
Coordinamento editoriale MAP
AlumniPolimi Association - Politecnico di Milano
Super Classifica Poli
Speciale ERC:
qui costruiamo
il mondo del futuro
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Tante domande (sociali),
una risposta: il Poli
24
34
Nell’olimpo
dei Data Scientist
16
MAP è realizzato in collaborazione con
Better Days srl (www.betterdays.it)
Progetto grafico: Stefano Bottura
Caporedattore Betterdays: Valerio Millefoglie
Redazione: Elisabetta Limone, Carmela Menzella,
Giulio Pons, Giuseppe Tumino, Vito Selis
Impaginazione: Giulia Cortinovis, Beatrice Mammi
Crediti
Foto pag. 4: 46137 on Visualhunt.com / CC BY-NC-SA
Icone pag. 38 di Nook Fulloption da the Nounproject
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Se in sala operatoria
ci trovi un ingegnere
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38
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La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.
Editore e Proprietario
AlumniPolimi Association Politecnico di Milano
Made in Italy, in Giappone
Presidente
Prof. Enrico Zio
Delegato del rettore per gli Alumni
Delegato del rettore per il Fundraising individuale
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T. +39.02 2399 3941 - F. +39.02 2399 9207
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Pubblicazione semestrale
Numero 5 – primavera 2019
Registrazione presso il Tribunale di Milano n°89
del 21 febbraio 2017
Il cielo (non) è il limite
San Raffaele:
l'ospedale che
ti segue, a casa
4
54
64
I Navigli del domani
58
Aeroporto Marco Polo:
destinazione 2027
Sonda BepiColombo,
in viaggio per Mercurio.
Storia di una costellazione
Politecnica
70
La Gazza del Poli
73
Costruiamo insieme un pezzo di Milano:
come sarà nel 2020?
86
La ciclopista
più bella d’Europa
94
Il mondo nuovo:
un paese senza barriere
90
96
Storia di un fuorisede, di una volta
TÜV Italia: industria
e formazione, 4.0
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ALUMNI
IL BIGLIETTO DA VISITA DEL
POLITECNICO DI MILANO
ENRICO ZIO - 52 anni
Professore ordinario di Impianti Nucleari
Presidente Associazione AlumniPolimi
Delegato del Rettore per gli Alumni
e per il Fundraising Individuale
Alumnus Polimi Ingegneria Nucleare e PhD
6
«A voi Alumni che siete il vero biglietto da visita
del nostro Ateneo in tutto il mondo è dedicata
questa rivista, un invito a tornare al vostro Politecnico
con i ricordi ma, anche, con lo sguardo puntato
al futuro, per costruirlo insieme»
di Enrico Zio
Rigore scientifico, elevate competenze,
vocazione all’innovazione, dialogo con il
mondo dell’industria, serietà professionale
ed etica del lavoro: queste sono le
principali caratteristiche del Politecnico
e dei suoi Alumni, caratteristiche che ci
contraddistinguono e che hanno dato e
continuano a dare valore al nostro Ateneo,
in continua crescita nelle classifiche
di confronto internazionale.
Su queste forti caratteristiche di base,
si poggia anche l’impegno sociale del
Politecnico di Milano, un impegno che
si concretizza nell’affiancare altri attori,
istituzionali e non, per rispondere alle
sfide di oggi e domani contribuendo
alla formazione di giovani e meno giovani,
sempre aggiornata e coerente con
le richieste del mercato, e allo sviluppo
della ricerca di base fino al trasferimento
dei suoi risultati alla società culturale,
sociale ed industriale, con riconoscimenti
di prestigio internazionale. Con la
consapevolezza di essere motore trainante
dello sviluppo tecnologico della
nostra società e il senso civico del dovervi
contribuire in maniera socialmente
sostenibile ed equa, il Politecnico investe
nella qualità degli ambienti di
studio e lavoro per i suoi 45.000 studenti:
esempio recente e degno di nota è la
riqualificazione dei Campus, dopo quella
di Piazza Leonardo da Vinci, per continuare
l’apertura delle porte dell’Ateneo
ai cittadini e ai visitatori, integrando
contemporaneità e tradizione con il
recupero degli edifici storici.
Continua dunque il percorso del Politecnico
come un’università non semplicemente
pubblica ma, bensì, aperta,
efficiente nella sua gestione, capace
di creare valore culturale e scientifico,
e proiettata in un’instancabile sforzo
di innovazione. Il raccolto di tutto questo
fermento intellettuale trova riscontro
anche nelle classifiche mondiali delle
università. La più importante a livello
internazionale, il “ranking QS”, vede il
Politecnico di Milano al 6° posto nell’area
del Design, 11° in Architettura e 16°
in Ingegneria (per riferimento, nel 2012,
il Politecnico figurava in 48ª posizione).
Nel Politecnico di oggi, ricoprono un
ruolo sempre più importante e attivo
gli Alumni, una community di 150 mila
professionisti, veri e propri ambasciatori
dell’Ateneo, portatori delle caratteristiche
politecniche nel mondo culturale,
sociale e tecnologico. Negli ultimi anni,
il Politecnico ha avuto l’opportunità di
beneficiare di un coinvolgimento sempre
più attivo dei suoi Alumni, nelle sue
iniziative di formazione e ricerca. Dietro
molte di queste iniziative, alcune delle
quali vengono raccontate nella nostra
rivista, ci sono gli Alumni con la loro
competenza, esperienza, professionalità.
A voi Alumni che siete il vero biglietto
da visita del Politecnico in tutto il
mondo è dedicata questa rivista, un invito
a tornare al vostro Politecnico con i
ricordi ma, anche, con lo sguardo puntato
al futuro, per costruirlo insieme.
7
IL POLI SOTTO LA LENTE
D’INGRANDIMENTO:
OBIETTIVI, RISULTATI
E PUNTI DI FORZA
di Ferruccio Resta
Il 2019 chiude il primo triennio del mio mandato rettorale.
È per me un importante momento di valutazione
e di progettazione, con un focus sugli obiettivi che,
insieme alla mia squadra, ci siamo prefissati all’inizio
del 2017. È anche il terzo appuntamento su MAP,
con la community degli Alumni, e un’occasione per
riprendere il discorso con voi, condividendo obiettivi
e risultati di questi ultimi tre anni
Sappiamo tutti che il contesto lavorativo,
industriale e culturale è in forte evoluzione.
Sappiamo anche che non è un
tema che riguarda solo la tecnologia,
pur tenendo conto della rapidità con la
quale essa interagisce con le professioni
e le cambia profondamente: digitale,
3D, automazione, biometrica e soprattutto
il mondo dei dati creano continuamente
nuovi scenari per il mondo professionale,
aprendo a nuove opportunità,
nuove figure ma anche nuovi rischi.
DIDATTICA INNOVATIVA
Questo contesto ci chiede innanzitutto
di cambiare il modo di stare in aula.
L’abbiamo fatto e lo stiamo facendo attraverso
un’attenta trasformazione della
nostra offerta formativa: nei metodi,
che si avvantaggiano delle tecnologie
digitali (un esempio tra tanti è quello
dei Massive Open Online Courses, corsi
online aperti su larga scala pensati per
le esigenze di una formazione a distanza)
e nel rapporto tra studenti e docenti,
sempre meno frontale e più orientato
allo sviluppo delle capacità critiche e di
analisi; ma anche nella direzione di nuovi
contenuti per i nostri insegnamenti.
Quest’anno inauguriamo 4 nuovi corsi
di laurea magistrale, tra i quali cito
quello in Cyber Risk Strategy and Governance,
in collaborazione con l’Università
Bocconi. Siamo molto orgogliosi
di questa collaborazione che, oltre a
porre le basi per la formazione di futuri
professionisti, rappresenta un progetto
istituzionale con un messaggio importante:
due grandi atenei, che hanno
fatto la storia dell’università milanese,
vogliono procedere fianco a fianco di
fronte alle sfide della contemporaneità.
Ci sono state alcune criticità da risolvere,
per esempio quelle legate al
fatto che Bocconi è un’università privata,
a differenza del Politecnico, e che
quindi ha rette diverse. Volevamo però
dare a tutti gli studenti pari opportunità
di accesso e pari condizioni, perciò il
Politecnico ha stretto accordi con alcune
aziende partner che finanzieranno
le borse di studio per i nostri studenti.
Un altro esempio è il nuovo corso in
Mobility Engineering, che integra le
competenze legate all’ingegneria dei
trasporti e delle infrastrutture con un
nuovo approccio alla mobilità, aggiornato
e in linea con le complessità del
presente, per esempio tenendo conto
della mole di dati generati e generabili
in questo comparto industriale. Abbiamo
sviluppato il progetto didattico
in collaborazione con i maggiori player
dell’industria italiana, 13 aziende che
hanno investito tempo, fondi e persone
nell’elaborazione di questo programma:
ciascuna partecipa con un contributo
economico che garantisce borse di
studio, con progetti dedicati sui quali i
ragazzi potranno lavorare direttamente
con le imprese e con la costituzione di
un advisory board per la valutazione e
l’aggiornamento del corso di laurea.
RICERCA, UN PASSO AVANTI
NELLE GRANDI TRASFORMAZIONI
La forza del Poli è una ricerca di frontiera
tra le migliori al mondo. Nella ricerca
di base, che spesso non ha dirette
e immediate applicazioni industriali,
ma che è il motore dell’innovazione
8
FERRUCCIO RESTA - 50 anni
Rettore e Professore ordinario
di Meccanica Applicata alle Macchine
Alumnus Polimi Ingegneria Meccanica
9
(sopra) Il cantiere del nuovo Campus Architettura, in via Bonardi. Scoprilo a pagina 70
(a fianco) Settembre 2018, nasce l’alleanza tra Politecnico di Milano e Bocconi.
I due Rettori firmano l’accordo alla presenza del Sindaco di Milano Beppe Sala
«Con 200.000
studenti circa
Milano
è a tutti gli
effetti una città
universitaria»
di pensiero, lavoriamo molto bene e
la prova è anche nella quantità di finanziamenti
europei che riusciamo ad
attrarre. In meno di 3 anni, per esempio,
i “grant” (finanziamenti alla ricerca)
nell’ambito del programma europeo
Horizon 2020 hanno superato i 115
milioni di euro. Come vedrete più avanti
in questo numero, complessivamente
ospitiamo 26 progetti ERC, tra i più prestigiosi
in Europa.
Qui al Poli lavora uno dei gruppi di ricerca
nazionali più importanti nel campo
della cyber security. Siamo poi attivi
su progetti di avanguardia nella mobilità:
auto autonome, autostrade elettriche,
treni ad alta velocità, metropolitane,
infrastrutture smart, con progetti di
ricerca che vedono la partecipazione di
soggetti industriali e istituzionali. Siamo
protagonisti della trasformazione
5G a Milano, che impatterà sui servizi
al cittadino in modo pervasivo e positivo,
dall’intrattenimento, alla sicurezza,
alla velocità di intervento di un’ambulanza.
Abbiamo un ruolo centrale nelle
trasformazioni urbane di Milano, dove,
nelle periferie, apriamo dei veri e propri
laboratori a cielo aperto, per portare
fuori dalle mura accademiche momenti
di didattica e di ricerca e, allo
stesso tempo, condividere con i cittadini
la consapevolezza di cosa si possa
fare per valorizzare gli spazi trascurati.
Altro cavallo di battaglia del Politecnico
è la ricerca nel campo di salute e
sanità, sui quali abbiamo gruppi di lavoro
che sono leader a livello internazionale:
cosa voglia dire, oggi, fare un
ospedale è una domanda che coinvolge
logistica, modelli organizzativi e gestionali,
come anche saper navigare la
potenzialità dei dati verso la medicina
di precisione e il mondo dei devices a
supporto delle terapie.
E ancora, servirebbe un intero numero
di MAP solo per citare i contributi attuali
del Politecnico all’industria spaziale
e aerospaziale, al territorio e alla
tutela dell’ambiente, alla gestione delle
infrastrutture. Sono solo alcuni dei
campi nei quali il Poli oggi può esprimere
una forte competenza e che coinvolgono
architettura, design, ingegneria
e le competenze trasversali che sono
tipiche della ricerca politecnica.
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Stiamo lavorando anche alla costruzione
di rapporti internazionali che
rafforzino la rete europea e accrescano
la nostra competitività nei confron-
10
ti dell’area statunitense e del Far East.
Per esempio, facciamo parte di IDEA
League e Alliance4Tech, due grandi alleanze
con le migliori università tecniche
europee per collaborare su temi di
didattica, network e scambio culturale.
Sul lato ricerca e innovazione cito invece
l’alleanza con la Tsinghua University
a Xian, dove, tra le altre cose, entro
l’anno apriremo un importante innovation
hub. Nel suo complesso, il Politecnico
continua a salire nelle classifiche
internazionali delle migliori università,
un trend che si conferma costante
anche quest’anno; guadagniamo ancora
posizioni nel QS University Ranking,
una delle classifiche più autorevoli.
Questo punto è importante perché una
migliore reputazione internazionale significa
la capacità di attrarre i migliori
studenti e ricercatori da tutto il mondo.
POLITECNICO E TERRITORIO
Un ulteriore elemento di attrattività internazionale
è il lavoro che stiamo facendo
per riqualificare i campus e i
quartieri che li ospitano. Abbiamo attivato
i cantieri di via Bonardi (ne parliamo
a pagina 70), del campus Leonardo
e del nuovo laboratorio di chimica; entro
l’anno vogliamo avviare i lavori della
Collina, uno spazio verde in Bovisa che
ospiterà luoghi di studio e relax con l’obiettivo
di migliorare la qualità della vita
sul campus La Masa. Sempre in Bovisa,
questa volta nel campus Durando,
abbiamo acquisito nuovi spazi dove inseriremo
il competence center MADE e
laboratori all’avanguardia, portando valore
a un quartiere con diverse criticità.
Con Comune di Milano le collaborazioni
sono tante e importanti. Abbiamo una
comunicazione aperta e continua sulle
trasformazioni urbane, dove si stanno
ottenendo dei risultati non scontati.
Oggi vogliamo aprirci sempre di più
ai cittadini e spiegare quello che facciamo,
al fine di mostrare il valore, per Milano,
di accogliere 45.000 studenti. Vogliamo
essere un’università aperta e
produrre cultura e momenti di aggregazione
per tutti, non solo per chi studia o
lavora qui. Far crescere un’università internazionale
in una città significa anche
far diventare questa città più attrattiva
e aprire le porte a giovani che non sono
solo studenti, ma anche protagonisti
della vita e dell’economia della città.
Alcuni poi si fermeranno qui a lavorare,
altri andranno in giro per il mondo
portandosi nel cuore il quartiere in cui
hanno studiato e vissuto, diventando
«Politecnico e
Bocconi: due
grandi atenei
che hanno
fatto la storia
dell’università
milanese
procedono fianco
a fianco di fronte
alle sfide della
contemporaneità»
11
Il rettore nella nuova Sala Donatori.
Il Politecnico ha un focus importante
sul fundraising per finanziare ricerca,
borse di studio e nuovi spazi dell’Ateneo.
Gli Alumni hanno partecipato in modo
rilevante in questi 2 anni,
con un contributo che toccava i 3 milioni
di euro alla fine del 2018. L’obiettivo
è arrivare a 5 milioni entro il 2019.
«Guidare il
cambiamento
e l’innovazione,
creando valore
nel tempo.
Il nostro
desiderio è che
Alumni, industrie
e istituzioni
continuino a
condividere
con noi questo
impegno,
al fianco di
un’università
di alto livello»
ambasciatori del Poli e di Milano. Milano
questo lo sa bene: le politiche proposte
dalla giunta attuale, ma non solo,
esprimono la consapevolezza che
con 200.000 studenti circa siamo a tutti
gli effetti una città universitaria in un
contesto internazionale, e che i giovani
rappresentano per Milano un asset importante,
portatore di cultura e futuro.
SEMPRE PIÙ VICINI
AL MONDO INDUSTRIALE
La vicinanza al contesto industriale è
una tradizione che accompagna il Poli
sin dalla fondazione, oltre 150 anni fa.
Oggi, i nostri accordi strategici con le
aziende si stanno estendendo e si delinea
una rete importante di relazioni
per la quale ci stiamo attrezzando con
un ufficio di relazioni con le imprese: un
unico contact point per l’industria che
ormai non chiede più solamente di sviluppare
un progetto di ricerca, ma anche
un supporto sulla formazione permanente,
così come progetti di innovazione
con fondi di venture capital, call
for ideas, supporto alle startup (117 le
startup innovative incubate a PoliHub)
e ai brevetti, senza contare l’importante
contributo a percorsi di reclutamento
che incrociano le esigenze delle aziende
con le aspirazioni dei nostri ragazzi,
garantendo occupazione stabile ed
energie nuove al mercato del lavoro.
Un elemento importante di questo dialogo
è il rapporto con gli Alumni, rappresentanti
di un mondo industriale e
culturale ad alto tasso di innovazione.
Oggi gli Alumni sono attivi in diversi advisory
board, che regolarmente incontro,
e focus group, che accompagnano
le scelte dell’Ateneo. Due volte all’anno,
inoltre, incontro personalmente un
gruppo di 100 Alumni in posizioni apicali
nelle loro realtà aziendali per condividere
la nostra vision, raccogliere i
loro spunti e tracciare nuove linee per
le azioni strategiche. Gli Alumni affiancano
ormai gli organi di valutazione del
Politecnico (tra i quali cito Polimi 2040,
una commissione di docenti impegnata
a raccogliere spunti e criticità per immaginare
l’Ateneo del futuro e le innovazioni
necessarie in un’ottica di investimenti
a lunga scadenza). Tutto questo
significa saper fare un investimento
sul futuro, in un rapporto di fiducia reciproca
che vede nel Politecnico di Milano
un partner sempre più vicino e aperto
all’ascolto del tessuto industriale.
UN RUOLO SOCIALE
PER L’UNIVERSITÀ
Tutti questi primati ci mettono di fronte
ad una responsabilità. Le competenze
e le conoscenze che trasferiamo
nell’offerta didattica, che condividiamo
con l’industria e con le istituzioni formano
una nuova classe di ricercatori,
di imprenditori e di decisori che, a loro
volta, guideranno il cambiamento e
l’innovazione domani, in un ecosistema
virtuoso che crea valore e lo sostiene
nel tempo. È un compito che da sempre
accogliamo volentieri sentendo la
responsabilità dei nostri ragazzi e cercando
di trasmetterla anche a loro. Il
nostro desiderio è che Alumni, industrie
e istituzioni continuino a condividere
con noi questo impegno, al fianco
di un’università di alto livello.
12
13
SUPERCLASSIFICA POLI:
SEI MESI DOPO, ANCORA PIÙ IN ALTO
Il nostro Ateneo nell’ultima edizione ha guadagnato 14
posizioni rispetto all’anno precedente e oltre 130 negli
ultimi 10 anni. L’indicatore in cui si posiziona meglio
è l’employer reputation, che lo indica come il 55°
miglior Ateneo al mondo dove reclutare laureati,
una conferma della qualità dell’insegnamento
e dei percorsi formativi innovativi
QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS 2019
1°
IN ITALIA
QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS, istituita nel 2004, è la più rinomata
classifica delle università internazionali e prende in considerazione oltre
4700 istituzioni.
Le università vengono valutate in base a 6 indicatori:
156°
NEL MONDO
1) Academic Reputation: sondaggio
internazionale in cui gli accademici
indicano le Università migliori nel
proprio ambito di specializzazione.
2) Employer Reputation: sondaggio
internazionale in cui 40.000 datori
di lavoro/recruiter indicano quali
sono le Università dalle quali preferiscono
assumere talenti.
3) Citazioni scientifiche per
ricercatore
4) Rapporto Studenti/Docenti: proporzione
tra numero di docenti e
numero di studenti.
5) International Faculty: presenza di
docenti internazionali nel corpo
docente.
6) International Students: presenza
di studenti internazionali.
14
QS WORLD UNIVERSITY RANKINGS BY SUBJECT
16°
11°
6°
6°
6°
1°
1°
3°
1°
ART & DESIGN
ITALIA
MONDO
EUROPA
La classifica “by Subject” deriva
dalla World University Rankings
e permette un confronto tra
le università in base al proprio
ambito disciplinare di riferimento.
La classifica By Subject
è più rilevante per il Politecnico,
essendo un’università tecnica
e non generalista. Per questa
classifica sono state prese
in considerazione 48 materie,
1130 Università e 151 paesi.
ARCHITECTURE
ENGINEERING & TECHNOLOGY
QS GRADUATE EMPLOYABILITY RANKINGS 2019
1°
IN ITALIA
È la classifica QS più recente, quella che valuta la spendibilità del titolo
dei nostri laureati. In questa edizione sono stati analizzate 600 istituzioni
di cui 15 in Italia.
Le università vengono valutate in base ai seguenti indicatori:
36°
NEL MONDO
1) Employer Reputation: sondaggio
internazionale in cui 40.000 datori
di lavoro/recruiter indicano quali
sono le Università dalle quali preferiscono
assumere talenti.
2) Alumni Outcomes: QS fa una indagine
autonoma per individuare
gli alumni eccellenti, che influiscono
sulla trasformazione e
il cambiamento a livello globale.
3) Partnerships with Employers per
Faculty: numero di aziende con
cui l’università collabora per fare
ricerca o ospitare tirocinanti.
4) Employer - Student Connections:
numero di aziende che sono attivamente
presenti in ateneo per
fare employer branding, fiere del
lavoro, ecc.
5) Graduate Employment Rate:
dato occupazionale a 12 mesi
dalla laurea.
15
TANTE DOMANDE (SOCIALI),
UNA RISPOSTA: IL POLI.
LA RICERCA FINANZIATA
CON IL 5X1000
PROFESSORI
E RICERCATORI
180+
195
PROPOSTE
DI RICERCA
ASSEGNISTI
70+
DI RICERCA
30+
DOTTORANDI
12
DIPARTIMENTI
34
PROGETTI
FINANZIATI
5 ANNI
2,5M
IMPORTO
EROGATO
DA POLIMI
Che sia la più grande favela del Brasile o del Sudamerica, dove il sovrappopolamento si scontra con la
mancanza di servizi basici, o la periferia di Milano, dove c’è necessità di ricucire un patrimonio frammentario
ma prezioso di idee e di proposte, esistono domande sociali a cui il Politecnico risponde. L’Università come
risolutore di problematiche che toccano i vari ambiti del vivere e le varie fasce d’età di popolazione, il Poli
come punto di riferimento delle necessità del contemporaneo: dalla rigenerazione urbana all’educazione e
prevenzione, dall’innovazione dei servizi allo sviluppo dell’imprenditorialità. A tutte le domande di quest’epoca,
il Politecnico risponde con una serie di progetti e di iniziative. Grazie anche alle donazioni del 5x1000.
16
“Il Politecnico opera per rafforzare
costantemente il rapporto che da sempre lo lega
al tessuto sociale in cui è inserito.
È un impegno che si concretizza nella capacità
di combinare eccellenza tecnologica
e innovazione con una rinnovata attenzione
alla ricerca responsabile: sviluppare
l’imprenditoria a matrice sociale, specialmente
in aree critiche o in via di sviluppo, affiancare
e sostenere progetti per la valorizzazione delle
periferie, costruire modelli in grado di integrare
progresso e prosperità con l’inclusione sociale
sono per il Politecnico di Milano obiettivi sempre
più strategici. Il Polisocial Award - finanziato
dal 2012 con i fondi del 5 per mille IRPEF -
sostiene queste visione e, prima tra le iniziative
accademiche di questo tipo in Italia, posiziona
il Politecnico tra gli atenei all’avanguardia a
livello internazionale, anche in questo campo.
Un grazie di cuore anche alla nostra comunità
di Alumni che ci aiuta a renderlo possibile.”
PROF.SSA EMANUELA COLOMBO - 48 ANNI
Delegata del Rettore per Cooperazione e Sviluppo
Professore Ordinario di Fisica Tecnica Industriale
Alumna Ing. Nucleare e PhD Ing. Energetica
scopri di più
Negli scorsi numeri di MAP abbiamo raccontato
alcuni dei progetti finanziati con le donazioni
del 5x1000.
Nella pagina seguente, facciamo una breve
panoramica e vediamo a che punto sono oggi.
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BETONMATH
Favorire una comprensione critica dei
concetti probabilistici soggiacenti ai
giochi d’azzardo con una strategia formativa
basata sulla trasmissione di
strumenti matematici di base. Il percorso
è stato rivolto in modo particolare
agli studenti delle scuole superiori.
http://betonmath.polimi.it/
• Educazione e prevenzione
• Matematica
ENERGY4GROWING
Sviluppo di una microrete utile all’elettrificazione
rurale in Paesi in via di sviluppo
e implementazione del prototipo
nella scuola di Ngarenanyuki, Tanzania.
Il sistema si è rivelato efficace: il ricor-
so alla rete elettrica pubblica si limita
ai momenti in cui il fabbisogno eccede
la capacità di approvvigionamento da
fonti rinnovabili locali.
• Energia
• Sviluppo locale
SPACE SHEPHERD
Impiego sperimentale delle immagini
satellitari per il monitoraggio dei
flussi migratori nel Mediterraneo, come
potenziale supporto alle operazioni
di soccorso. Il Dipartimento Scienze e
Tecnologie Aerospaziali ha stipulato un
accordo di collaborazione con BV Tech
S.p.A., società capogruppo nel mercato
del management consulting e delle ICT.
• Migrazioni
• Soccorso in mare
• Sistemi spaziali
POLIMI PARA ROCINHA
Un approccio sistemico per migliorare
economia e condizioni di vita di Rocinha,
la principale favela del Brasile e Sudamerica,
agendo sulla dimensione ener-
getico-ambientale quale “catalizzatore”
del cambiamento. La collaborazione ha
prodotto buoni risultati nonostante gli
ostacoli dovuti alle tensioni sociali.
• Rigenerazione urbana
• Servizi per la comunità
TAMBALI FII
Contribuire alla crescita della filiera
nautica e ittica senegalese, settore ancora
sottovalutato, ma con incoraggianti
prospettive di sviluppo. Il mercato della
TID MEKII
pesca rappresenta un’importante fonte
di sostentamento e strategia per contenere
gli effetti dell’emigrazione. Il lavoro
ha avviato tutte le azioni previste.
• Sviluppo di
imprenditorialità
• Attivazione di comunità
I test per la diagnosi della malaria disponibili
in un dispensario africano
non consentono uno screening efficace
della popolazione. Il progetto prevede
la messa a punto di un test diagnostico
“lab-on-chip” basato sullo sfruttamento
delle proprietà magnetiche dei
cristalli di emozoina, prodotti da tutti
i ceppi di malaria. Il prototipo è stato
testato a febbraio 2019, all'Ospedale
Sacco di Milano, che è partner del progetto.
I risultati sono positivi e lasciano
prevedere un reale impatto su politiche
di contenimento e cura.
• Metodi diagnostici
• Nanotecnologie
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I PROGETTI DEL 2017
SCaR - Scuola
Attiva Risorse
Ricucire il patrimonio disperso
delle periferie
• Scuola
• Inclusione sociale
• Cultura diffusa
La scuola come luogo di esplorazione
del territorio circostante in due aree
della periferia sud di Milano, caratterizzate
da frammentazione sociale e
urbana. Il proposito è educare i giovani
cittadini al patrimonio culturale, trasformandoli
da fruitori dei beni culturali
a protagonisti della loro conoscenza
e promozione.
«In collaborazione con i docenti di sette
istituti scolastici milanesi stiamo realizzando
una serie di attività con i loro
studenti», spiega Nicoletta Di Blas, Responsabile
Scientifico di SCaR. Attività
che si basano su competenze tecnologiche
ma anche manuali e intellettuali:
dalla fotomodellazione ai rilievi con il
drone, dai plastici fino alla raccolta di
testimonianze degli abitanti dei quartieri,
che diventano poi racconti in formato
audio o video inseriti in un atlante
digitale della memoria.
Una didattica inclusiva mirata a valorizzare
quei talenti che non sempre sono
premiati dalla scuola e con un’attenzione
verso gli alunni che presentano
problematiche di apprendimento o
che di solito non partecipano alle attività
scolastiche.
M.O.S.T.
of Pioltello
Sperimentare politiche innovative
di integrazione dei minori immigrati
tra casa e scuola, gioco e lavoro
• Periferie
• Inclusione sociale
• Rigenerazione urbana
Pioltello è il secondo comune con la
più alta percentuale di stranieri in Lombardia
e il primo in Italia tra i comuni
della stessa classe demografica. Costituisce
uno dei contesti paradigmatici in
cui sono presenti i problemi tipici delle
periferie: dal degrado fisico alla marginalità
sociale che ne consegue.
Migration Over the Satellite Town of
Pioltello si propone lo sviluppo di un
modello di integrazione proprio per i
giovani immigrati, orientato alla rigenerazione
urbana e basato sull’attivazione
di processi innovativi di recupero
e rifunzionalizzazione del patrimonio
abitativo dismesso o sottoutilizzato.
Le attività promuovono l’accompagnamento
educativo attraverso il gioco e la
progettazione di spazi urbani ad esso
destinati, la formazione professionale
e l’inserimento lavorativo dei giovani
immigrati, l’attivazione di microeconomie
basate sul recupero del patrimonio
abitativo, l’innesco di processi manutentivi
diffusi.
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• Infanzia
• Supporto alle disabilità
intellettive
• Dispositivi smart
LUDOMI
Ludoteca “smart” multisensoriale per i bambini
con disabilità della periferia milanese
sando disagio e costo sociale.
LUDOMI nasce per colmare questo divario
e mitigarne le conseguenze offrendo
una soluzione logistica e al
contempo di grande innovazione tecnologica.
Una ludoteca Smart Multisensoriale
a Cornaredo, in provincia di
Milano, dove i bambini possono vivere
situazioni immersive, personalizzate e
coinvolgenti attraverso l’uso di giochi
dotati di sensori che gli permettono di
interagire in maniera intelligente con
persone e ambienti.
• Risparmio energetico
• Coesione sociale
EnerPOP
Strategie di risparmio e efficientamento
energetico come strumento di coesione sociale
Possono strategie di risparmio ed efficientamento
energetico diventare strumento
di coesione sociale? Il punto di
partenza di EnerPOP è proprio questo.
Il caso studio è un edificio di 153 alloggi
abitati da 501 persone, perlopiù an-
Il sistema pubblico italiano affronta le
esigenze di bambini con “disabilità intellettiva”
in due forme principali: in
ambito scolastico, attraverso l’affiancamento
dell’insegnante di sostegno, ed
extra-scolastico, con l’utilizzo di servizi
forniti da centri di assistenza specializzati.
La crescente riduzione delle ore di
affiancamento e la carenza di centri di
assistenza nelle zone periferiche, rendono
più marcato il gap centro-periferia
dei servizi educativo-assistenziali e
questi bambini spesso devono essere
accompagnati alle sedi del centro, cauziani
italiani e famiglie immigrate nel
quartiere periferico di Rogoredo, a Milano.
Nonostante la recente riqualificazione,
esigenze e abitudini differenti
si scontrano sulla gestione dei servizi
condivisi e sui consumi dei nuclei familiari.
Così, gli obiettivi tecnici si rivelano
essere importanti anche per risolvere
dinamiche conflittuali, soprattutto
se affrontate con un approccio multidisciplinare
capace di coniugare ingegneria,
architettura e design lungo un
percorso teso a migliorare le condizioni
abitative di fasce deboli.
EnerPOP utilizza vari strumenti per raggiungere
gli inquilini secondo i canali
a ciascuno più consoni, dalle istruzioni
semplificate al video tutorial, dal cartaceo
al digitale; unendo in questo modo
le persone e dando un obiettivo condiviso
dal nucleo familiare al condominio,
dal quartiere alla città.
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SIVEQ
Sistema integrato di valorizzazione
delle eccedenze alimentari nel quartiere
• Lotta agli sprechi
• Aiuto sociale
Ogni anno 5.1 Milioni di tonnellate di cibo
vengono distrutte, e nonostante ciò,
1,6 milioni di famiglie soffrono di carenze
alimentari. Più del 40% di questo
spreco di cibo avviene nel processo
di distribuzione e di consumo. Quotidianamente
infatti un gran numero di
prodotti alimentari rimane invenduto
nei negozi, soprattutto nella grande distribuzione.
Il progetto SIVEQ, Sistema
Integrato di Valorizzazione delle Eccedenze
alimentari nel Quartiere, intende
definire e sperimentare nel Municipio
9 di Milano, che comprende situazioni
di povertà, un’applicazione per l’individuazione
automatica dei prodotti alimentari
prossimi alla scadenza e sviluppare
una piattaforma integrata per
la loro pubblicizzazione, gestione e ridistribuzione.
TEEN
Potenziare il pensiero logico matematico
per educare all’autonomia e alla cittadinanza
giovani immigrati che vivono in comunità
• Giovani delle comunità
• Cittadinanza
• Empowerment
TEEN - Teenagers Experience the Empowerment
by Numbers è un progetto
indirizzato ad adolescenti e giovani immigrati
ospitati nelle comunità di accoglienza
di quattro quartieri di Milano:
Giambellino, Barona, Corvetto e Gratosoglio.
L’obiettivo è rafforzare talenti ed
energie non ancora messe alla prova e
insegnare ai ragazzi la gestione di problemi
comuni della vita quotidiana attraverso
gli strumenti della logica e della
matematica. Un’educazione all’autonomia
e alla cittadinanza: dal saper
gestire un piccolo budget o un conto in
banca al poter valorizzare l’uso di una
scheda telefonica. Non problemi matematici
astratti ma situazioni che mettono
in relazione i ragazzi e le comunità
che li ospitano con il mondo esterno.
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• Spazi pubblici
• Ciclabilità
• Inclusione sociale
WRP West Road Projects
La Strada dell’Ovest
Un dispositivo di attivazione di reti e spazi
pubblici attraverso la periferia diffusa
Le aste storiche radiali, elementi portanti
della forma urbana milanese, sono
oggi quasi esclusivamente intese
come assi ad alto scorrimento, generatrici
di alienazione spaziale e impoverimento
ambientale. Una serie cioè di
nuclei abitativi isolati di edilizia pubblica
che comportano, in zona 7 di Milano,
un arcipelago di luoghi sottovalutati
e l’abbandono di luoghi collettivi.
A questo si aggiunge l’incompatibilità
della via Novara con le istanze di mobilità
sostenibile, contrastante con la sua
condizione di collegamento con la polarità
dei parchi di Trenno, delle Cave e
“Boscoincittà”.
La ricerca si confronta con le potenzialità
e le criticità della zona, con l’obiettivo
di avviare un processo di progettazione
partecipata che consideri la strada
come dispositivo per riattivare spazi
pubblici marginali e promuovere una
rete per la ciclabilità.
DAL 5X1000
ALLA RICERCA
AD ALTO
IMPATTO
SOCIALE
Polisocial è il programma promosso dal Politecnico di Milano che affianca
l’impegno sociale e la cooperazione allo sviluppo ai due tradizionali
cardini dell’attività accademica: la didattica e la ricerca. È uno
strumento per mettere l’università a contatto con le dinamiche dei
cambiamenti della società, estendendo la missione dell’Ateneo verso
temi e bisogni sociali che nascono dal territorio, a livello sia locale che
globale. I progetti di ricerca che vi raccontiamo in queste pagine sono
scelti attraverso il Polisocial Award, una competizione finalizzata a
selezionare e implementare iniziative di ricerca scientifica ad alto impatto
sociale. L’Award è finanziato con i fondi del 5 per mille, raccolti
dal Politecnico di Milano, prima università pubblica nella classifica degli
atenei beneficiari di questo sostegno. Merito di ciò va in particolare
alla sua estesa rete di Alumni, che con continuità negli anni sostiene
questa e altre iniziative dell’Ateneo.
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I PROGETTI DEL 2018
BOA_MA_NHÃ, MAPUTO!
Il team si propone di studiare un’area
metropolitana del Mozambico frammentata
dal punto di vista amministrativo
e di cui mancano dati statistici
e cartografici. Si vuole così contribuire
allo sviluppo integrato della regione
e a diffondere la cultura di un’efficace
pianificazione territoriale. Punto focale
della ricerca è la creazione di un modello
sul nexus acqua-energia-cibo a
supporto della pianificazione regionale
strategica, con particolare riferimento
al settore agricolo.
• Sviluppo territoriale
integrato
EMotion
117 km di una strada a carreggiata unica
che attraversa l’asse Asmara-Massawa,
in Eritrea, costeggiando infrastrutture
storiche. Un patrimonio culturale che
collega siti di importanza architettonica
e archeologica che rischia di sparire. Il
progetto vuole valorizzare questo percorso
per attivare sviluppo commerciale,
culturale e turistico.
• Mobilità smart
• Tutela ambientale
• Patrimonio culturale
BECOMe
Tra i principali bisogni della popolazione
somala figura la risoluzione dell’emergenza
abitativa determinata dall’intensa
crescita della popolazione, degli alti
livelli di povertà e dai danni agli edifici
lasciati dalla guerra civile. Sul progetto
intende realizzare un modello di sviluppo
integrato per Mogadiscio, basato su
un ecosistema di business che promuova
insediamenti sostenibili con alloggi,
spazi imprenditoriali, servizi sociali e
produzione di energia rinnovabile.
• Insediamenti sostenibili
• Imprenditoria locale
• Servizi sociali
SAFARI NJEMA
Circa l’80% della mobilità nelle grandi
città africane si basa su sistemi di mobilità
informale: quasi la totalità delle
famiglie non ha l’auto, i sistemi di trasporto
pubblico scarseggiano e sono
poco accessibili. Tramite l’analisi e la
produzione di nuovi dati, a partire dalle
informazioni offerte dall’utilizzo della
telefonia mobile, il progetto esplora
soluzioni bottom-up e place-based replicabili
e alternative a modelli formali.
• Accesso alla mobilità
• Mobilità informale
• Big Data
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SPECIALE ERC PARTE 2°
QUI COSTRUIAMO IL MOND
Nello scorso numero vi abbiamo abbiamo presentato i 19 campioni
della ricerca di frontiera politecnica: gli scienziati che hanno vinto un
fondo di ricerca ERC, uno dei più prestigiosi in Europa. In questa nuova
puntata di MAP - Speciale ERC li abbiamo incontrati per raccontarvi
da vicino i loro progetti
CORINNA ROSSI
CARLO CASARI
STEFANO CERI
DARIO POLLI
MATTEO PASSONI
ALFIO QUARTERONI
CAMILLA COLOMBO
NEI PROSSIMI NUMERI...
CARMEN GIORDANO
DANIELE IELMINI
MATTEO MAESTRI
PIERANGELO METRANGOLO
MANUELA RAIMONDI
PAOLA SACCOMANDI
ENRICO TRONCONI
MARCO RASPONI
PARTNER
FRANCESCO SCOTOGNELLA
GIULIO CERULLO
COSIMO D'ANDREA
GIOVANNI ISELLA
24
PARTNER
PARTNER
O DEL FUTURO
Se ti sei perso la scorsa puntata
scoprila su
www.alumni.polimi.it
COSA SONO GLI ERC?
Uno dei fondi di finanziamento alla ricerca più importanti e prestigiosi è l'ERC, European Research
Council, concesso dall’Unione Europea solo ai migliori scienziati con criteri che selezionano
credibilità internazionale e originalità dei progetti presentati. Il vincitore di un "grant" (cioè
un finanziamento di ricerca) ERC può scegliere di portare avanti il progetto affiliandosi a
qualsiasi ente di ricerca o ateneo. Per un ateneo, accogliere ricercatori ERC significa avere la
possibilità di assumere nuovi dottorandi e post doc, creare una base di giovani che lavorino
costantemente su ricerche di altissimo livello e avere risorse da investire in infrastrutture e
laboratori all’avanguardia, iniettando nuova linfa nel sistema universitario. Questo si riflette
sull'intero sistema, con ricadute positive anche sulla didattica.
GLI SCIENZIATI ERC AL
POLITECNICO DI MILANO
LA CALL ERC PER IL PERIODO 2014-2020 HA
ASSEGNATO IL GRANT A 19 RICERCATORI
CHE ATTUALMENTE LAVORANO AL POLI, PER
UN TOTALE DI 26 PROGETTI
Nelle prossime pagine ve ne raccontiamo
alcuni.
DARE ENERGIA ABITARE NUTRIRE
SPOSTARSI CURARSI
COSTRUIRE COMUNICARE
L'UNIVERSITÀ È ANCHE UN LUOGO DOVE SI
AFFRONTANO DOMANDE, TEMI E PROBLEMI
POSTI DALLA CONTEMPORANEITÀ
Dentro le aule e i laboratori del Politecnico è
al lavoro un esercito di docenti e ricercatori
tra i più esperti al mondo sulle domande più
urgenti alle quali la scienza è oggi chiamata a
rispondere: dalle sfide ambientali alle nuove
frontiere del data science, dai materiali del
futuro alla cura dei tumori.
MATERIALI
RINNOVABILI
STAMINALI SALUTE
CHIMICA DATA SCIENCE
COMPUTING BENI
CULTURALI MODELLING
SPAZIO INDUSTRIA
LASER ENERGIA
FISICA
25
SPECIALE ERC PARTE 2°
DIGITAL IMAGING E 3D
PER GUARDARE INDIETRO NEL TEMPO
L.I.F.E. | LIVING IN A FRINGE ENVIRONMENT | INVESTIGATING OCCUPATION AND EXPLOITATION
OF DESERT FRONTIER AREAS IN THE LATE ROMAN EMPIRE
#3DModeling #BigData #ComputerScience #Archeologia #BeniCulturali #Territorio
2016 - 2021 2.000.000 € 12 persone
CORINNA ROSSI
Professore associato
di Egittologia
Dipartimento di Architettura,
Ingegneria delle Costruzioni
e Ambiente Costruito
www.life.polimi.it
Oggi gli archeologi non hanno solo il
fedora e il pennellino da scavo. Hanno
anche computer, raggi x, strumenti di rilevamento
e 3D modelling. E contribuiscono
allo sviluppo e miglioramento di
questi strumenti, fondamentali per il
monitoraggio delle città e del territorio.
È il caso di Corinna Rossi e del suo team,
che ha ottenuto l’ERC per il suo progetto
di archeologia con l’obiettivo di
avviare gli studi sul sito di Umm al-Dabadib,
nel Kharga: una delle più grandi
oasi del deserto occidentale egiziano, in
pieno deserto, a 750 km a sud del Cairo,
300 a ovest di Luxor e a 50 km dal primo
centro abitato, in ambiente remoto
e duro, mai studiato prima d’ora a causa
delle difficoltà logistiche del territorio.
In epoca tardoromana Umm al-Dabadib
rappresentava un’importante punto di
riferimento lungo le vie carovaniere: lo
studio permetterà quindi la ricostruzione
della strategia romana per il controllo
delle vie del deserto che qui si incontravano,
offrendo un importante contributo
al dibattito sulla difesa dei confini
dell’Impero. Insieme al 3D Survey Group
del Politecnico di Milano e ai Musei delle
Scienze Agrarie dell'Università di Napoli
Federico II, Rossi sta sviluppando
un sistema innovativo per documentare
lo scavo archeologico, i resti architettonici
associati e i reperti archeologici
rinvenuti, basato su rilievo e modellazione
tridimensionale. L'applicazione
di queste tecniche viene attualmente
testata con l'attivo coinvolgimento del
Museo Egizio di Torino e verrà poi applicata
successivamente a Umm al-Dababid,
in ambiente decisamente più complesso
dal punto di vista logistico. La
tecnica su cui si basa il sistema viene
definita "close range photogrammetry"
e permette di lavorare con strumenti
semplici come macchine fotografiche
e laptop, facilmente trasportabili e utilizzabili
in ambienti remoti e complessi
dal punto di vista ambientale e logistico.
La natura peculiare del progetto richiede
competenze multidisciplinari e
coinvolge, oltre agli archeologi, anche
architetti, ingegneri, idrologi, geologi, topografi,
esperti 3D e informatici.
26
FILI DI CARBONIO: IL MATERIALE PIÙ RESISTENTE AL MONDO,
PER APPLICAZIONI ENERGETICHE DI NUOVA GENERAZIONE
ESPLORE | EXTENDING THE SCIENCE PERSPECTIVES OF LINEAR WIRES OF CARBON ATOMS
FROM FUNDAMENTAL RESEARCH TO EMERGING MATERIALS
#Materiali
#NanoTecnologie #Energia
2017 - 2022 2.000.000 € 12 persone
Casari e il suo team, nei laboratori
del Politecnico “tessono” fili: o meglio,
fabbricano fili di carbonio monodimensionali
del diametro di un atomo.
Questo nanomateriale è ottenuto
grazie a una organizzazione lineare dei
legami atomici nel carbonio e è ancora
in larga parte inesplorato. Secondo
i calcoli teorici, avrebbe proprietà sorprendenti:
può comportarsi da metallo
o semiconduttore, avrebbe eccezionali
proprietà di robustezza meccanica,
di conducibilità elettrica e termica,
le proprietà elettroniche e ottiche potrebbero
essere modificate controllando
la lunghezza del filo e la sua terminazione.
Le possibilità di applicazione
in campo energetico sono diverse: dalla
progettazione di nuove celle solari,
ai sistemi per la generazione di idrogeno
per dissociazione dell’acqua, alle
celle a combustibile. I fili di carbonio
vengono studiati per migliorare le
prestazioni di queste tecnologie, ridurne
i costi e rendere i processi produttivi
compatibili con l’ambiente.
L’obiettivo di EspLore è quello di fabbricare
e studiare i fili di carbonio e
estendere la conoscenza delle loro
proprietà dalla scienza di base alle applicazioni
per contribuire allo sviluppo
di tecnologie innovative.
CARLO CASARI
A
Professore associato
di Fisica della Materia
Dipartimento di Energia
Alumnus Ingegneria Elettronica
e PhD Ingegneria dei Materiali
www.esplore.polimi.it
27
SPECIALE ERC PARTE 2°
IL GOOGLE DEL DNA: DAI BIG DATA
ALLE TERAPIE MEDICHE PERSONALIZZATE
GECO | DATA-DRIVEN GENOMIC COMPUTING
#DNA #BioIngegneria #ComputerScience #BigData #Medicina #LifeScience
2016 - 2021 2.500.000 € 15 persone
STEFANO CERI
Professore ordinario
di Database System
Dipartimento di Elettronica,
Informazione e Bioingegneria
Alumnus Ing. Elettronica
A
Si prevede che entro il 2025 il volume
dei dati genomici prodotti da biologi e
clinici sarà maggiore di quello prodotto
da qualunque altra disciplina scientifica
o da YouTube e dai social media.
Gran parte di questi “big data” conterranno
informazioni estratte dal DNA
dei pazienti e consentiranno di affrontare
casi clinici con un approccio nuovo.
Analizzando e interpretando i dati,
sarà possibile costruire modelli predittivi
per la medicina personalizzata,
la cosiddetta “medicina di precisione”:
ad esempio, si potranno fornire
informazioni attendibili sulla possibilità
che un paziente sviluppi un tumore,
tenendo sotto sorveglianza attiva i
pazienti più a rischio, oppure, una volta
diagnosticato un tumore, sarà possibile
scegliere una terapia mirata. Uno
dei principali problemi da affrontare è
la complessità e eterogeneità dei dati
genomici. Attualmente, esistono molte
banche dati internazionali che differiscono
nella loro organizzazione e molti
linguaggi e strumenti per interrogarle;
dati descritti in modo eterogeneo e
raccolti con metodi e linguaggi differenti
sono difficilmente confrontabili
tra loro. Stefano Ceri e il suo team lavorano
alla creazione di un linguaggio
universale per interrogare dati genomici
in modo semplice e efficiente.
Inoltre, il team lavora sull'integrazione
dei dati raccolti da vari consorzi internazionali.
L’obiettivo del progetto è costruire
una specie di "Google della genomica":
nella prima metà del progetto
è già stato realizzato un sistema molto
efficiente, in grado di integrare segnali
genomici differenti, affiancato da
una banca dati integrata che contiene
i dati di otto differenti consorzi e istituzioni.
Il prossimo passo è mettere
questo strumento al centro di una rete
di ospedali per portare l’innovazione
tecnologica al paziente, unendo piccole
casistiche cliniche ai dati raccolti da
consorzi internazionali. La sfida è riuscire
ad interpretare i dati usando algoritmi
predittivi, dando loro un “senso
biologico-clinico”, comprensibile ai
medici e utilizzabile per monitorare
l’insorgenza di tumori o per scegliere la
terapia più adatta a ciascun paziente.
http://www.bioinformatics.deib.polimi.it/geco/
28
MOLECOLE "SUONANTI"
E "SUPEROCCHI" PER I CHIRURGHI
VIBRA | VERY FAST IMAGING BY BROADBAND COHERENT RAMAN
#Laser #Medicina #Microscopia
2015 - 2020 1.800.000 € 12 persone
Come le corde di una chitarra, anche
le molecole, se pizzicate, vibrano. È un
fenomeno che si chiama “effetto Raman”:
ogni tipo di molecola possiede
una specifica e unica impronta vibrazionale
che produce quando sollecitata
da un determinato stimolo. Proprio
grazie a questa “firma molecolare” inconfondibile,
Polli e il suo team stanno
sviluppando uno strumento di diagnosi
che potrebbe presto venire usato
nelle sale operatorie di tutto il mondo
e grazie al quale i chirurghi potranno
valutare in tempo reale posizione e tipologia
di un tumore, così da decidere
come operarlo. Oggi questa valutazione
viene effettuata dall’occhio del
patologo e come tale è fallibile. VIBRA
è una sorta di microscopio che “pizzica”
le molecole con un impulso laser
facendole vibrare a una determinata
frequenza. Le cellule malate sono formate
da molecole che producono una
frequenza diversa da quelle delle cellule
sane. Ogni tipo di molecola produce
una vibrazione unica e specifica di
quel tipo di patologia. Le lenti di VIBRA
registrano la vibrazione restituendo
un’immagine visibile e interpretabile
dal chirurgo: l’obiettivo è quello di realizzare
nei prossimi anni un sistema in
grado di valutare posizione e tipologia
del tumore in modo molto più preciso
e immediato, senza usare marcatori
o agenti di contrasto che potrebbero
danneggiare il materiale o contaminarlo.
Il prototipo oggi è in funzione per i
test preliminari su campioni biologici e
sta aprendo la strada all’istopatologia
virtuale. Il team di Polli lavora in stretto
contatto con biologi e medici per realizzare
uno strumento efficace e facile
da usare per chi lo andrà ad utiliz-
zare in futuro. Lo stesso principio che
permette di riconoscere l’impronta vibrazionale
di un tessuto tumorale può
essere usato per identificare le caratteristiche
chimiche di qualsiasi tipo di
molecola. Non solo tumori, quindi: ad
esempio permetterebbe di identificare
le proteine coinvolte nella comparsa di
malattie quali l’Alzheimer o il Parkinson.
I risultati ottenuti da Polli e il suo
team in questo campo hanno portato a
un secondo progetto, CHIMERA: A novel
instrument to identify chiral molecules
for pharmaceutics and bio-chemistry,
con l’obiettivo di sviluppare e brevettare
in due anni uno strumento in grado
di misurare in modo più veloce e economico
alcune caratteristiche chimiche
delle malattie degenerative e dei
farmaci, rendendoli più efficaci e sicuri
per il paziente. Da CHIMERA è nata una
start-up, spinoff del Politecnico di Milano,
che produce spettrometri per la
misura dei colori della luce.
www.vibra.polimi.it
DARIO POLLI
Professore associato
di Fisica Sperimentale
Dipartimento di Fisica
Alumnus Ing. Elettronica
e PhD Ingegneria Fisica
A
29
SPECIALE ERC PARTE 2°
MATEMATICA DEL CUORE:
UN MODELLO PER DESCRIVERE TUTTE LE SUE FUNZIONI
iHEART | AN INTEGRATED HEART MODEL FOR THE SIMULATION OF THE CARDIAC FUNCTION
#Computing #Medicina #3DModeling
2017 - 2022 2.350.000 € 20 persone
ALFIO QUARTERONI
Professore ordinario
di Analisi Numerica
Dipartimento di Matematica
www.iheart.polimi.it
Tradurre in equazioni i processi che
concorrono al funzionamento del cuore:
processi elettrici, meccanici, fluidodinamici
e elettrochimici, a partire dal
livello cellulare fino a quelli che guidano
l’organo completo in movimento,
passando per la descrizione di ogni
singola parte che lo compone. È la risposta
di iHeart di fronte all’incidenza
delle malattie cardiovascolari, che, solo
in Europa, causano quasi due milioni
di morti e un costo sociale di circa 200
miliardi all’anno. Oggi non possediamo
ancora la potenza di calcolo che serve
per sviluppare, risolvere e far interagire
i vari livelli di un modello matematico
così complesso. Per dare l’idea del
lavoro mastodontico che comporta: simulare
un solo battito cardiaco richiede
una settimana di tempo di calcolo
sul più grande super-computer europeo
(in grado di svolgere miliardi di
operazioni al secondo). In un orizzonte
temporale di 5 anni (che terminerà nel
2022) Quarteroni e il suo team intendono
ultimare il modello con l’obiettivo
di creare uno strumento digitale, una
sorta di copia virtuale del cuore umano,
utilizzabile da medici e chirurghi su
casi clinici reali. L’uso di questo strumento
contribuirà a sua volta alla raccolta
di dati statistici che arricchiranno
il modello e serviranno a creare algoritmi
sempre più potenti, fino a rendere
possibile la personalizzazione del
modello: in futuro sarà possibile studiare
scenari di evoluzione di particolari
condizioni cliniche, aiutando così
i cardiologi nella scelta della migliore
terapia su misura.
30
IL LASER CHE METTE
IL TURBO ALLE PARTICELLE
ENSURE | EXPLORING THE NEW SCIENCE AND ENGINEERING UNVEILED BY ULTRAINTENSE
ULTRASHORT RADIATION INTERACTION WITH MATTER
#Laser #Particelle #Materiali
#NanoTecnologie #Energia #Plasmi
2015 - 2020 1.887.500 € 15 persone
MATTEO PASSONI
A
Professore ordinario
di Fisica della Materia
Vicepreside della Scuola
di Ingegneria Industriale
e dell'Informazione
Coordinatore del Corso
di studi in Ingegneria Nucleare
Dipartimento di Energia
Alumnus Ing. Nucleare e PhD
I fasci di particelle ad alta energia vengono
utilizzati per la ricerca fondamentale
ma hanno anche diversi campi di
applicazione: ad esempio vengono usati
nelle terapie per la cura dei tumori, in
alcune tecniche di medicina diagnostica
o nella produzione di semiconduttori. Si
ottengono all’interno di acceleratori come
i linac, i ciclotroni o i sincrotroni, che
sollecitano le particelle cariche (elettroni,
protoni o altri tipi di ioni) con un campo
elettrico all’interno di grandi camere
a vuoto spinto. Questi metodi consentono
la produzione di particelle con energie
molto elevate: ad esempio, nel caso
dei protoni, un sincrotrone come quello
di cui parliamo a pagina 34, che ha una
circonferenza di circa 80 m, può generare
particelle con energia fino a qualche
centinaio di MeV, mentre l’LHC, con
una circonferenza di 27 km, può accelerare
particelle alle massime energie ottenute
in laboratorio, fino a 10 TeV. Tuttavia
queste tecniche di accelerazione
presentano alcuni importanti limiti, legati
ai costi e alle dimensioni che queste
strutture richiedono. Passoni e il team di
ENSURE stanno studiando un nuovo metodo
di accelerazione di protoni e ioni,
con lo scopo di arrivare alla realizzazione
un prototipo di acceleratore compatto.
Sfrutta l’interazione tra un impulso laser
di elevatissima potenza e brevissima
durata (fino a 10 20 W/cm 2 in poche decine
di femtosecondi) e un particolare tipo di
nanoschiuma, ideata e sviluppata dal team,
con la proprietà di avere una densità
intermedia tra quella di un solido
e quella di un gas. Quando viene colpita
dal laser, la nanoschiuma si porta allo
stato di plasma ed è capace di ottimizzare
l’assorbimento dell’impulso e trasmetterlo
nel modo più efficiente ad un
materiale target. Questo processo determina
una efficace separazione degli elettroni
dal materiale del target, in modo
da generare i più elevati campi elettrici
mai ottenuti in un laboratorio (nell’ordine
dei TV/m), in grado di imprimere alle
particelle enormi accelerazioni in distanze
molto brevi (pochi micron). Le particelle
così ottenute hanno alcune importanti
caratteristiche diverse da quelle
accelerate con metodi tradizionali. Ad
esempio, è diverso lo spettro energetico
che si ottiene con questo tipo di acceleratore
e le massime energie raggiungibili
sono al momento nell’ordine della decina
di MeV. È inoltre complicato ottenere
fasci di particelle: ad oggi, il meccanismo
studiato in ENSURE produce singoli
“pacchetti” di protoni e un fascio potrà
essere ottenuto sviluppando opportune
tecniche di movimentazione del target e
sfruttando sistemi laser ad alto tasso di
ripetizione degli impulsi. Tuttavia, l’efficienza
del processo di accelerazione e la
compattezza dello strumento progettato
rendono questo sistema molto promettente:
un acceleratore “tascabile” come
quello ipotizzato da ENSURE potrebbe
stare comodamente in una stanza di poche
decine di m 2 . Possibili applicazioni a
breve termine (nell’arco di 5 anni) riguardano,
ad esempio, il campo della diagnostica
non distruttiva dei materiali, di
interesse in molti settori, dall’alta tecnologia
fino a quello dei beni culturali. Il team
si sta preparando a una prova sperimentale
delle tecnologie sviluppate, che
verranno testate nel 2019.
www.ensure.polimi.it
31
SPECIALE ERC PARTE 2°
SATELLITI CHE ORBITANO AUTONOMAMENTE
SFRUTTANDO LE “FORZE NATURALI” SPAZIALI
COMPASS | CONTROL FOR ORBIT MANOEUVRING THROUGH PERTURBATIONS FOR APPLICATION
TO SPACE SYSTEMS
#Computing #Aerospace #OrbitalDynamics #Space #SpaceCraft #SpaceDebris #Asteroids #SpaceMissions
2016 - 2021 1.500.000 € 12 persone
CAMILLA COLOMBO
A
Professore associato
di Meccanica del Volo
Dipartimento di Scienze e
Tecnologie Aerospaziali
Alumna Ing. Aerospaziale
Camilla Colombo e il suo team lavorano
a nuovi modelli matematici che descrivano
le perturbazioni naturali dello
spazio. Le perturbazioni sono le forze
naturali che agiscono sui satelliti oltre
alla forza gravitazionale del pianeta
centrale intorno al quale orbitano,
ad esempio la pressione di radiazione
solare, la forza gravitazionale degli altri
pianeti e la resistenza aerodinamica.
L’obiettivo è quello di programmare i
satelliti e i veicoli spaziali in modo che
siano in grado di sfruttarle autonomamente
per i trasferimenti orbitali e interplanetari.
Questa capacità dei sistemi
spaziali di adattare il proprio moto e
sfruttare le perturbazioni avviene come
una specie di “surfing spaziale”. I satelliti
(o i futuri detriti spaziali) intelligenti
saranno in grado di manovrare con i loro
motori e, attraverso le perturbazioni
spaziali, lasciarsi trascinare (come delle
correnti nello spazio) per controllare
autonomamente la propria rotta. I
satelliti trasmettono segnali radio, televisivi
e telefonici, ci guidano quando
accendiamo il GPS, sono indispensabili
per studiare i cambiamenti meteorologici
e per tenere sotto controllo l’ecosistema
Terra. Tuttavia mandare un
satellite in orbita e mantenerlo costa
tantissimo. Il modello matematico sviluppato
contribuirà a ridurre drasticamente
i costi e i rischi per la sicurezza
delle missioni intorno alla Terra. Inoltre
il team lavora anche sulle missione interplanetarie,
studiando la protezione
planetaria, cioè il rischio di lanciatori
e satelliti di impattare con altri corpi
celesti a causa di guasti e produrre
detriti. Altro obiettivo sono le missioni
di piccoli satelliti agli asteroidi vicino
alla terra per il loro studio, sfruttamento
e deflessione. Nel campo delle
missioni verso asteroidi, COMPASS potrà
elaborare nuove tecniche per modificare
la rotta delle sonde e sarà in grado
di disegnare orbite stabili per l’esplorazione.
Il metodo studiato servirà
anche alla riduzione del numero altissimo
di detriti spaziali in orbita intorno
alla terra, cioè di tutti quei satelliti
che, a fine vita, diventano inoperativi e
quindi creano rischio di frammentazioni
in orbita con la creazione di tantissimi
piccoli frammenti. Infatti, il “surfing”
orbitale può essere usato per calcolare
manovre di fine vita al fine di far rientrare
i satelliti o spostarli in un’orbita
cimitero. Il progetto si appoggia a un
comitato scientifico composto da ESA
(European Space Agency), NASA, ASI
(Italian Space Agency), CNES (Centre
National d’Études Spatiales) e JAXA (Japan
Aeropace Exploration Agency) che
supportano nelle applicazioni pratiche
dei metodi sviluppati in COMPASS.
www.compass.polimi.it
32
CONTINUA SUL NUMERO 6 DI MAP, OTTOBRE 2019
33
SE IN SALA OPERATORIA
CI TROVI UN INGEGNERE
Uno dei 5 centri al mondo che usano
gli adroni nelle terapie oncologiche
è firmato Politecnico. È anche l’unico
ad aver sviluppato una tecnologia
che permette di intervenire con una
precisione mai raggiunta prima.
Oggi questa realtà di eccellenza
a livello internazionale è un
modello made in Italy esportato
in tutto il mondo. Un esempio di
come ingegneria, medicina, fisica,
tecnologia si mettono insieme
per fare cose straordinarie
di Irene Zreick
La tecnologia ha un ruolo sempre più
importante in diversi aspetti della medicina.
Dalla cura di particolari patologie
alla medicina predittiva e personalizzata,
la pratica medica del futuro non
potrà più fare a meno di algoritmi, robot
e acceleratori di particelle. Il Politecnico
è chiamato a rispondere anche
a questa domanda, sviluppando nuove
tecnologie, investendo nella ricerca e
formando le persone che contribuiranno
a creare nuove professioni.
Un modello esemplare è quello dellapartecipazione
ventennale del Politecnico
alla fondazione e allo sviluppo di
CNAO, il Centro Nazionale di Adroterapia
Oncologica a Pavia, in collaborazione
con alcune eccellenze italiane fra cui
Istituto dei Tumori, IEO, Besta, Policlinici
di Milano e Pavia, e Università di Milano
e Pavia. L’adroterapia è una terapia
queste, CNAO è l'unico centro in Italia,
e il primo al mondo, a aver sviluppato,
in collaborazione con il Politecnico
di Milano, un sistema di localizzazione
del tumore grazie al motion capture.
La tecnica del «tumor targeting» consente
la localizzazione in tempo reale
del target dell’irradiazione attraverso
modelli paziente specifici di correlazione
tra il movimento del tumore e
quello di marker di superficie identificabili
mediante tecniche di motion
capture in 3D. L’informazione sulla posizione
istantanea del tumore viene
inviata ad un robot che muove il lettino
per il corretto posizionamento del
paziente e ai magneti di scansione del
fascio, consentendo di “inseguire” la
lesione e concentrare su di essa la dose
di radiazione pianificata.
È una tecnica sviluppata da una liper
il trattamento dei tumori che utilizza
fasci di adroni (protoni e ionicarbonio)
direzionati sui tessuti malati. Il
principio è lo stesso della radioterapia,
ma, diversamente dai raggi X, i fasci di
adroni hanno una precisione sub-millimetrica
e non danneggiano i tessuti sani,
perché rilasciano l’energia in modo
controllato solo sulle cellule malate.
TECNOLOGIA ABILITANTE
L’idea di usare fasci di adroni in oncologia
nasce all’inizio degli anni ’90.
Un passo avanti che ha permesso di
iniziare a sviluppare questa terapia è
stato lo sviluppo delle tecniche diagnostiche
per immagini come la TAC,
la PET e la risonanza magnetica. Ancora
oggi, solo 5 strutture al mondo usano
l’adroterapia con ioni carbonio; tra
34
Sala di trattamento di CNAO dove sono
visibili le telecamere digitali per rilevare
in tempo reale la posizione del paziente
con tecniche di motion capture
nea di ricerca del nostro Ateneo, che
già nella metà degli anni ottanta aveva
condotto allo sviluppo di sistemi
innovativi per l’analisi del movimento
basati su tecniche di computer vision,
originariamente concepiti per la ricerca
in riabilitazione neuromotoria.
Un sistema di motion analysis progettato
dal Poli, per fare un esempio, è installato
sulla Stazione Spaziale Internazionale
per ricerche sul comportamento
degli astronauti.
Proprio in questo alveo si sono attivate
le prime collaborazioni di ricerca con
l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO)
per migliorare la radioterapia tradizionale
a raggi X e poi con CNAO, dove l’uso
dei fasci di adroni richiede una assoluta
precisione.
«Le cose importanti
non si fanno da soli»
ANTONIO PEDOTTI - 74 anni
Professore Emerito di Tecnologie
Biomediche
Delegato del Rettore nel Consiglio
di Indirizzo
Alumnus Polimi Ingegneria Elettronica,
è stato Direttore del Dipartimento
di Bioingegneria e figura chiave
della collaborazione con CNAO
35
OLTRE 2100 PAZIENTI
Grazie a questa tecnologia per la prima
volta al mondo è stato messo in funzione
un robot dotato di telecamere che monitora
in tempo reale la corretta posizione
degli occhi dei pazienti con melanoma
oculare, per la quale la proton-terapia
è il trattamento di elezione. Nel 2014
sono iniziati i trattamenti in ambito di
sistema sanitario nazionale. A oggi stati
trattati oltre 2100 pazienti affetti da varie
tipologie di tumori fra i più complessi
e difficili. I risultati ottenuti, nonostante
il limitato periodo di osservazione, sono
estremamente positivi sia in termini di
efficacia (superiore all’80%) che di ridotta
tossicità (inferiore al 6%). Oggi questo
modello è un esempio di ricerca che fa
scuola in tutto il mondo: è già in costruzione
a Vienna un nuovo centro di adroterapia
progettato con la collaborazione
di CNAO e del Politecnico.
NUOVE PROFESSIONI E UN
TERRENO FERTILE PER I GIOVANI
Ma questa esperienza non è un successo
solo dal punto di vista clinico.
“Dal punto di vista della tecnologia
e della ricerca, spiega il prof. Pedotti,
ci situa in un contesto internazionale
di eccellenza. Si tratta di competenze,
know-how e tecnologia made in Italy. È
un grande esempio di come il ministero
della Salute, le università, le istituzioni
del territorio si siano allineati per
un unico scopo, di come sia possibile
fare sistema in Italia e di come la tecnologia
diventi la condizione abilitante
per l’apertura di nuove, inimmaginabili
strade”. Il risultato è un terreno fertile
in grado di produrre ed esportare competenze
e tecnologia uniche e che permette
lo sviluppo e la crescita di nuove
professionalità. “CNAO è una realtà
di eccellenza, politecnica, che permet-
te a tanti giovani di mettersi in gioco in
una grande sfida con alto valore sociale
come quella della lotta ai tumori. Dare
ai giovani spazi in Italia all’interno dei
quali esercitare le proprie competenze
e crescere come eccellenti professionisti
è una nostra responsabilità.”
L’ACCORDO: VERSO IL 2023
A partire dai risultati ottenuti, Politecnico
e CNAO hanno firmato un accordo per
consolidare e potenziare la collaborazione,
che ad oggi ha riguardato soprattutto
il DEIB (Dipartimento di Elettronica,
Informazione e Bioingegneria) e il Dipartimento
di Energia, allargando le tematiche
di reciproco interesse e coinvolgrendo
altri Dipartimenti.
Nei prossimi 5 anni si lavorerà insieme
su diversi fronti. Sarà aperta una nuova
sala sperimentale con un fascio di
particelle dedicato esclusivamente al-
36
la ricerca; si svilupperanno di tecniche
di inseguimento del tumore in 4D
per individuare e colpire le lesioni tumorali
che si muovono con il respiro
del paziente, come accade nei tumori
del pancreas e del fegato; si approfondiranno
metodi di radiomica, per ricavare
dalle immagini della risonanza
magnetica previsioni e indicazioni ancora
più precise; si punterà al miglioramento
dell’efficacia dei trattamenti
con tecniche di nano-microdosimetria,
verificando anche che siano irraggiate
solo le cellule tumorali utilizzando
un fascio misto di ioni carbonio e elio;
una nuova frontiera sperimentale è
anche aperta dallo studio della Boron
Neutron Capture Therapy, una tecnica
selettiva che si basa sulla reazione di
cattura neutronica del boro, che viene
maggiormente assorbito dalle cellule
tumorali rispetto a quelle sane.
«L’obiettivo è creare un terreno
fertile in grado di produrre ed
esportare competenze e tecnologia
uniche e che permetta lo sviluppo
e la crescita di nuove professionalità.
Dare ai giovani spazi in Italia
all’interno dei quali esercitare le
proprie competenze, assumersi
delle responsabilità e crescere
come eccellenti professionisti
è una nostra responsabilità»
Il sincrotrone realizzato da CNAO, con una
circonferenza di 80 metri, accelera gli ioni carbonio
fino ad una energia di 4800 MeV per distruggere
anche i tumori radioresistenti
37
NELL’OLIMPO DEI
DATA SCIENTIST
L’Alumnus Alberto Danese è il primo italiano a essere
premiato da Kaggle, piattaforma di Google: è fra i 113
migliori data scientist del mondo. Ci spiega come
un universo di dati può cambiare il nostro universo
di Giulio Pons
38
ALBERTO DANESE - 35 anni
Senior Data Scientist, Cerved Group
Alumnus Polimi Ingegneria
In un hangar buio anche di giorno, illuminato
solo da schermi di migliaia
di cellulari, si nasconde il mercato dei
like. Si chiamano click farm e si stanno
sviluppando nel sud est asiatico, vere
e proprie fabbriche di consenso digitale.
«Dietro questi device, supportati
da migliaia di schede SIM, ci sono persone
che cliccano incessantemente su
banner alfine di generare traffico falsato»,
spiega Alberto Danese, senior Data
Scientist in Cerved Group, che con la
medaglia d’oro della competizione di
Google è entrato nella Top Tier dei 113
migliori data scientist a livello mondiale.
Kaggle mette in contatto aziende
che cercano soluzioni tramite il machine
learning e offrono così una serie
di dati interni a data scientist che competono
per realizzare modelli misurabili.
Scopo della gara a cui ha partecipato
Danese, era quello di sviluppare
un algoritmo capace di interpretare e
identificare i click fraudolenti. «Ci sono
sviluppatori di app che comprano pacchetti
di finti download per far salire il
proprio prodotto nei ranking e raggiungere
così clienti reali».
Il machine learning, dunque l’apprendimento
auotomatico, si applica in diversi
campi. Nel caso dell’analisi di click
fraudolenti si parla di dati tabulari.
C’è poi l’analisi di immagini bidimensionali,
tridimensionali e filmati. «Storicamente
le macchine sono state brave
a riprodurre un numero ridotto di
task, ad esempio nel fare calcoli sono
ormai da decenni più veloci dell’uomo»,
ma grazie agli algoritmi sviluppati
nel deep learning e nel machine learning
sta aumentando la parte di problemi
che possono risolvere. Ci muoviamo
insomma verso una direzione in
cui ci sarà un supporto sempre maggiore
da parte della macchine, anche
su attività ora impensabili. Adesso sono
in grado di riconoscere un oggetto
«Vedo una
centralità
del dato: dal
campo medico
a quello sociale,
dal business
alla mobilità,
ci supporteranno
in ogni ambito»
39
«Gli algoritmi
aiuteranno
l’uomo in campi
ora impensabili.
Ad esempio
nell’identificare
in una TAC
la presenza
di un tumore,
in modo più
veloce dell’occhio
umano»
all’interno di un’immagine e di distinguere
ad esempio se in una data figura
ci sia un cane o un gatto. Ma c’è
ad esempio una fondazione americana
che ha messo in palio 1 milione di
dollari per creare un modello predittivo
in grado di analizzare le radiografie
e identificare automaticamente la
presenza di tumori ai polmoni, in modo
più veloce dell’occhio umano. Aiuteranno
quindi le persone a fare valutazioni
basate su dati oggettivi».
Gli algoritmi però potrebbero aiutare
anche a vivere in un mondo migliore
dal punto di vista sociale. «Nel campo
dell’NLP, cioè del Natural Language
Processing, c’è stata una competizione
per sviluppare un algoritmo capace
di identificare e bloccare in modo automatico,
all’interno di un forum, frasi
di natura razzista, sessista e omofoba».
I numeri quindi potrebbero farci
usare meglio le lettere. «Esistono
poi algoritmi per predire la possibilità
che un certo tipo di cliente, entro dodici
mesi, rimanga con la stessa compagnia
telefonica o l’abbandoni a favori
di un’altra. In questo caso le variabili
possono essere legate a caratteristiche
del cliente o del suo profilo di utilizzo
dei servizi». Tutto è calcolabile, anche
dall’alto. «Le immagini aeree possono
mappare la presenza di iceberg al Polo
Nord o la diffusione di determinate
tipologie di animali su un territorio.
L’analisi di immagini satellitari può essere
utile nel deep learning nei casi in
cui, per fare un altro esempio, un supermercato
voglia sapere quanti clienti
ha un suo competitor: le auto presenti
nel parcheggio del supermercato concorrente
possono rivelare quindi l’affluenza».
E sempre rimanendo in tema
di auto, Danese aggiunge: «Quando
parliamo di automobili a guida autono-
40
A sinistra, Alberto Danese con altri Kaggle
Grandmaster da Germania, Russia, India, USA
ma, in effetti parliamo di sensori capaci
di individuare oggetti in prossimità la
cui registrazione alimenta algoritmi che
permettono di prendere decisioni. Nel
momento in cui la tecnologia supporta
determinata attività, si va anche verso
la misurazione della performance. Vedo
una centralità del dato, raccolto per alimentare
algoritmi nuovi e per misurare
le performance degli stessi algoritmi».
Viene da chiedersi se anche l’uomo
non si sentirà controllato e in dovere
di rispondere a standard non-umani.
«Già ora - risponde Danese - nel momento
in cui un social mi consiglia persone
per me interessanti, sta potenzialmente
pilotando le mie conoscenze
future. Un rischio dell’intelligenza artificiale
applicato all’interazione sociale,
è la profezia che si auto-avvera: se
un soggetto ha una data propensione,
i sistemi lo dirigono su cose e persone
sempre più simili e la casualità diminuisce.
Ma non penso arriveremo
davvero mai a visioni fantascientifiche
dell’uomo pilotato dalle macchine».
Dopo la vittoria di Kaggle, l'ingegner
Danese ha festeggiato con qualcosa di
molto poco tecnologico, «Mi sono concesso
una vacanza alle Seychelles».
E per gli studenti di oggi ha un consiglio,
«Direi loro di seguire il percorso di
studi e di capire al contempo come si
sta evolvendo il mondo fuori. Dunque
un percorso accademico per apprendere
le competenze, ma anche un occhio
all’esterno. D’altronde - conclude
- il Politecnico dà una forma mentis
necessaria per acquisire competenze
sempre nuove. Qui si impara ad imparare
da ogni cosa».
41
MADE IN ITALY,
IN GIAPPONE
di Valerio Millefoglie
«Il bello è
oggettivo.
Il bello è
proporzione»
Alessandro Dambrosio vive tra diversi
fusi orari: Giappone, Germania,
Italia. Da ottobre 2018 è infatti responsabile
dello stile di tre studi di
Advanced Design Mitsubishi dislocati
tra Okasaki, Tokyo e Francoforte.
Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Maserati,
Volkswagen, Audi sono i brand per
cui ha già lavorato; realizzando, fra
gli altri, pezzi unici come Lamborghini
Egoista, per celebrare il 50° anniversario
di Lamborghini, o la visionaria
Audi Lunar, un veicolo pensato
per essere spedito nello spazio.
Ci siamo fatti raccontare come immagina
il futuro dell’automotive.
Tsunehiro Kunimoto, Corporate Vice
President della Design Division di Mitsubishi
Motors, al momento del suo
insediamento in Mitsubishi, ha dichiarato:
"Non vedo l'ora che ispiri i nostri
team a dare forma alla prossima generazione
del design Mitsubishi e che
contribuisca a ricostruire e migliorare il
marchio Mitsubishi Motors mentre puntiamo
alla crescita globale”.
Come si ispira un team e come si crea
una nuova generazione di designer?
Un team si ispira con progetti concreti,
con passione, con programmazione,
con trasparenza, con pro-
42
Nelle foto in queste pagine:
Mitsubishi “Engelberg Tourer” Concept, presentata al Salone di Ginevra 201v9.
AUDI Lunar “Quattro”, una Sonda Robot che verrà inviata sulla luna da Audi,
sviluppata in collaborazione con Google e già utilizzata nell’ultimo film “Alien”.
L’Alumnus Alessandro Dambrosio è il nuovo
Executive Design Director Misubishi Motor Corporation.
Un talento italiano, e Politecnico, apprezzato in tutto
il mondo ci parla del futuro dell’automotive
fessionalità e precisione, con fiducia
nel delegare, con compartecipazione
e condivisone delle idee. Che il lavorare
in gruppo è indispensabile. Che i
risultati si ottengono tutti insieme e
con le competenze e il talento di tutti.
Una nuova generazione di designer
deve prendere coscienza che l’estetica
deve andare di pari passo anche
con l’etica del progetto. L’auto è un
prodotto estremante complesso. Forse
dal punto di vista del disegno industriale
il più complesso che esista.
Dico sempre ai giovani aspiranti
di essere umili e di diffidare da chi dice
“l’ho fatta io”. E di rendersi conto
ALESSANDRO DAMBROSIO - 45 anni
Executive Design Director of Advanced Design
di Mitsubishi Motors
Alumnus Polimi Architettura
43
«Una nuova
generazione
di designer
deve prendere
coscienza che
l’estetica deve
andare di pari
passo anche
con l’etica del
progetto»
che il talento non basta. C’è sempre e
solo da imparare da chi ha più anni di
esperienza. Inoltre, allargando il discorso
a livello aziendale, oggigiorno
“da soli” non si va (quasi) da nessuna
parte. Se si deve ad esempio sviluppare
una nuova piattaforma, visti
i costi sempre più elevati; si cerca di
lavorare attraverso sinergie o alleanze
tra grandi gruppi. Questo non solo
per motivi economici ma anche di
know how. A maggior ragione se parliamo
di piattaforme elettriche, dove
la presenza di pacchi batterie, ne modificano
il design e le proporzioni.
L’auto elettrica pensa sarà
la soluzione definitiva?
Direi che al momento è una delle soluzioni
sulle quali la gran parte dei costruttori
sta lavorando. Certo, ci sarà da
ovviare a problemi ecosostenibili anche
in questo contesto, ad esempio la dismissione
batterie o l’impiego di energia
elettrica in fase di carica. In condizioni
di utilizzo, ad oggi, certo è che l’auto
elettrica garantisce emissioni zero.
Un tempo l’innovazione era la stampa
3D, oggi è prassi.
Quale sarà il prossimo 3D?
In parte il prossimo passo lo stiamo
già vivendo da anni con la realtà virtuale.
Prima era solo immaginazione o
una suggestione, spesso difficilmente
realizzabile. Oggi è realtà a tutti gli effetti.
Durante il processo, sia nello studio
degli esterni quanto degli interni,
ci avvaliamo della realtà virtuale e di
occhiali 3D per valutarne tanto il design
nel suo insieme, comparando anche
tutti i modelli concorrenti e non, quanto
nella componente ergonomica.
Parlando dei consumatori: se l’auto
cambierà, come cambierà la società?
Credo che il prodotto stia sempre più
diventando un servizio. Con, purtroppo,
magari sempre meno trasporto
emotivo e più funzionale. In Europa
soprattutto, le limitazioni sulle emissioni
di CO 2
e la chiusura dei centri di
molte città, o l’aumento della tassazione
legato al consumo del propul-
44
sore, stanno già portando lentamente
verso questo scenario. Ci muoveremo
probabilmente anche attraverso l’uso
di “autonomous drive”, ma credo che
prima di arrivare al pieno uso di tale
funzione, passeranno davvero anni.
Penso poi che sarà anche la società a
cambiare il prodotto: bisogno di connettività
a tutti i livelli, miglior sfruttamento
dei tempi di trasporto, maggiore
qualità della vita a bordo. Anni
fa durante un focus group con degli
adolescenti sono rimasto allibito: hanno
una concezione dell’auto totalmente
diversa da quella che avevo io. Difficile
trovare oggi un ragazzino con il
sogno dell’automobile.
Ciò che conta è la connettività, sedersi
e arrivare da A a B. Credo, e spero, che
la componente emotiva resti. In fin dei
conti l’automobile è uno degli oggetti
più iconici fin dagli inizi del secolo
scorso. Nelle scatole in soffitta troviamo
foto di nonni, zii, parenti al fianco
di un’automobile. Raramente, con tutto
il rispetto, al fianco di una lavatrice.
Il designer crea le tendenze. Deve
quindi avere una sensibilità capace di
proiettarlo verso il futuro. In questo
senso, qual è l’insegnamento ricevuto
al Politecnico?
La cultura del progetto. Credo che oggi
manchi davvero questo tipo di approccio.
Culturale appunto. A 360 gradi. Cito
Ernesto Nathan Rogers “dal cucchiaio
alla città”. Il design viene visto, giudicato
e, talvolta, professato, in maniera
del tutto superficiale. Progettare e realizzare
un oggetto “bello”, producibile in
serie, che porti benefici tanto all’azienda
in termini di business case quanto
al cliente in termini emotivi e funzionali,
non è affatto semplice. Il bello è oggettivo.
Il bello è proporzione.
Cosa le piacerebbe lasciare ai posteri?
Un lavoro etico. Professionale. Ben fatto
e ben pensato. In definitiva, qualcosa
di bello. Come diceva Sottsass: “se
qualcosa ci salverà sarà la bellezza”.
«Il futuro lo
stiamo già
vivendo da anni.
Per valutare
il design
di un prodotto
ci avvaliamo
della realtà
virtuali e degli
occhiali 3D»
In queste pagine: Lamborghini Egoista, show car disegnata e realizzata
nel 2013 per celebrare il 50° anniversario della Lamborghini. Ispirata al mondo
aeronautico e chiamata Egoista perché ha posto per un unico passeggero.
Bozzetto della Maserati Grancabrio, presentata nel 2008 ed entrata in
produzione l’anno successivo.
45
GRAZIA VITTADINI - 49 anni
Chief Technology Officer Airbus
Alumna Polimi Ingegneria Aeronautica
46
IL CIELO
(NON) È IL LIMITE
L’Alumna Grazia Vittadini è la prima donna a capo della
ricerca e sviluppo di Airbus. La più grande ambizione?
I voli a emissioni zero: per andare in alto,
a basso impatto ambientale
di Valerio Millefoglie e Irene Zreick
numero di passeggeri a livello mondiale
raddoppia. Ne consegue che fra
una quindicina d’anni avremo cinquantamila
aeroplani in volo ogni anno. La
crescita naturalmente è un’ottima notizia.
La domanda che dobbiamo porci,
e che è il filo conduttore che accompagna
lo sviluppo di tutte le nostre tecnologie,
è la seguente: come ci assicuriamo
che questa crescita sia sostenibile?».
L’obiettivo a lunga scadenza è il
volo a emissioni zero: «non esiste ancora
una singola tecnologia che permetterà
di volare a emissioni zero nel
breve termine. Abbiamo però un set di
tecnologie che, combinate, permetteranno
una rivoluzione dal punto di vista
dei consumi e delle emissioni, penso
ad esempio alla propulsione elettrica
ibrida. L’industria aeronautica è
responsabile del 2% delle emissioni
industriali mondiali. A livello di emissioni
di anidride carbonica puntiamo
per il 2050 a una riduzione del 75% riceano
con soli due motori. L’idea allora
fu ritenuta bizzarra, da alcuni irrealizzabile.
La storia e la tecnologia, invece,
diedero ragione ai pionieri: quell’aereo
era l’A300, e rappresenta la nascita
di Airbus. Oggi il mio ruolo potrebbe
essere anche raccontato così, sono responsabile
per la visione, per il futuro.
Il mio compito è quello di monitorare
tutte le tecnologie emergenti al mondo
e intuire quali sono quelle che potrebbero
essere applicate all’aviazione. Anche
grazie alla collaborazione di istituzioni,
startup, università, altre imprese.
Un’azienda che vuole fare innovazione
a questi livelli non lavora da sola, fa
parte di un sistema».
EMISSIONI ZERO
«La richiesta in termini di trasporto
aereo cresce a un ritmo pari al doppio
della crescita economica globale.
Sappiamo che ogni quindici anni il
«Come Chief Technology Officer di Airbus
sono responsabile per l’aviazione
civile e militare, per lo spazio, dai satelliti
agli esperimenti in orbita, per la
connettività terra-aria, per la comunicazione
cosiddetta “radar”, per i droni,
gli elicotteri…», e l’elenco continua
in tante declinazioni della parola “volare”.
L’Alumna Grazia Vittadini, entrata
in carica nel 2018, è la prima donna
a ricoprire il ruolo di Chief Technology
Officer in Airbus, il secondo colosso nel
mondo dell’industria aeronautica e aerospaziale.
Nel suo caso, il modo di dire
“Sky’s the limit”, il cielo è il limite, non è
del tutto vero. «L’aviazione e lo spazio
sono sempre stati un terreno sul quale
forzare i limiti del possibile, o, almeno,
di quello che sembra possibile», afferma
Vittadini, alla quale chiediamo:
come voleremo nel futuro? «Partiamo
da come volavamo nel passato - dice
- Cinquant’anni fa un manipolo di pionieri
era convinto di poter volare sull’o-
47
«Gli obiettivi di sostenibilità ci chiedono
di trovare alternative ai derivati del
carbonio e del cromo per la costruzione
dei velivoli - spiega Vittadini – materiali
più leggeri, per la riduzione dei
consumi, e con una carbon print più
bassa. C’è un progetto al quale guardiamo
con grande interesse: la tela del
ragno, da cui si ricava uno dei materiali
più leggeri e resistenti al mondo. Problema:
i ragni sono cannibali, non possono
essere allevati. Cloniamo il loro
DNA, che ci permette di estrarre artificialmente
le fibre di tela che viene studiata
per rimpiazzare le fibre di carbonio.
Ma è solo uno dei tanti progetti in
corso di sperimentazione».
Un altro trend è quello del velivolo autonomo.
Un giorno non lontano pospetto
ai livelli del 2020». Non è però
l’unica meta. «Più traffico aereo significa
anche più aeroporti, che stanno diventando
sempre più parte integrante
del tessuto urbano: questo si traduce
in inquinamento acustico. Vogliamo ridurre
il carico di rumore del 75%». E la
rete, ormai parte integrante della vita,
detta il passo di prossime innovazioni.
«Connettività, digitale, A.I. sono
punti cardine della roadmap per la
mobilità del futuro, a partire dal monitoraggio
dei dati per la manutenzione
in tempo reale per finire al volo autonomo.
Inoltre, le prospettive di vendita
implicheranno il passaggio da un’industria
manifatturiera alla produzione
di massa. Anche questa è rivoluzione”.
La crescita della mobilità aerea rivoluzionerà
a sua volta il paesaggio, le abitudini
delle persone e le città. Vien da
chiedersi in che modo le nuove tecnologie
influiranno sulla vita delle persone.
«Le tecnologie del futuro sono già
qui. I cosiddetti taxi volanti sono già
una realtà. Quello che non esiste ancora
è l’unmanned traffic management,
cioè regole del traffico aereo in grado
tremmo volare senza pilota da Milano
a New York, ma anche prendere un taxi
aereo autonomo per andare al lavoro.
Le tecnologie ci sono già, o siamo
molto vicini. Ma il cambiamento tecnologico
precede il cambiamento culturale.
Chiediamo a Grazia Vittadini come
si immagina l’introduzione di queste
nuove tecnologie nella vita delle persone.
«Erich Schultz di Google ha affermato
che, quando i passeggeri salgono
per la prima volta su un veicolo a guida
autonoma, sono terrorizzati; ma bastano
venti minuti affinché si ambientino.
Dopo poco, li vedi con lo sguardo sullo
smartphone. Il tempo che separa il terrore
per la novità dalla noia è di venti
minuti. E la storia è piena di questi
esempi: due secoli fa c’era chi sosteneva
che i treni dovessero correre riparati
da tunnel perché il cervello umano non
poteva reggere la vista di un oggetto in
moto perpetuo, in Inghilterra all’uscita
delle prime macchine c’era chi proponeva
di farle precedere sempre da un
uomo a piedi con una bandiera sventolante.
Anche le menti più geniali vengono
sorpassate dal progresso tecnodi
sostenere un traffico di 50 mila aeromobili
in volo contemporaneamente,
o quasi, autonomi e non. E bisogna
rassicurare le persone facendo loro capire
che non ci sono rischi».
TELE DI RAGNO, TELETRASPORTO
E ALTRI SUPERPOTERI
Airbus ha annunciato il suo progetto
“Blueprint for the Sky” in settembre 2018,
delineando una roadmap per l’integrazione
di velivoli autonomi nei sistemi di gestione
del traffico aereo
«L’obiettivo è creare un terreno
fertile in grado di produrre ed
esportare competenze e tecnologia
uniche e che permetta lo sviluppo
e la crescita di nuove professionalità.
Dare ai giovani spazi in Italia
all’interno dei quali esercitare le
proprie competenze, assumersi
delle responsabilità e crescere
come eccellenti professionisti
è una nostra responsabilità»
48
logico. Ci abitueremo, una volta che le
certificazioni di sicurezza ci avranno dimostrato
che i rischi non sono maggiori
di quelli che accettiamo oggi».
Nella roadmap di Airbus c’è anche il
teletrasporto. Forse non abbiamo capito
bene. «Non escludiamo nulla in
un futuro lontano, ma in realtà per ora
parliamo di “telepresenza”. Si tratta di
una tecnologia che arriva dall’industria
del gaming, una realtà virtuale immersiva
completa. Una delle applicazioni
potrebbe essere il mondo del lavoro, le
riunioni potranno svolgersi in maniera
virtuale, ma con un livello di interazione
ben più avanzato degli attuali sistemi
di videoconferenza. Il passo successivo,
che stiamo monitorando e che
potrebbe avere uno sviluppo nella nostra
industria, è quello di avatar robot
manovrati a distanza da essere umani.
Vedremo con gli occhi dei robot, ma riusciremo
ad avere anche esperienze
tattili. Il controllo e l’esperienza saranno
un giorno indistinguibili da quelli
“reali”. Immaginiamo così che invece
di inviare squadre di operatori tec-
nici specializzati in giro per il mondo,
i tecnici si collegheranno in remoto. In
ambito spaziale pensiamo alle missioni
interplanetarie: l’idea di spedire su
Marte una crew umana per venti anni,
in un viaggio senza ritorno, è eticamente
discutibile. Diventa accettabile
se al posto degli uomini vengono inviati
dei robot».
Tornando con i piedi per terra, pensando
a chi ora è studente, ecco il consiglio
che darebbe Vittadini. «Io non sono
stata un bell’esempio di studente
dal punto di vista canonico. Non sono
mai stata la migliore della mia classe,
in parallelo avevo i miei studi al conservatorio,
la danza classica, le motociclette.
Mi sono laureata fuori corso.
Non voglio dirvi di fare come me, ma
ricordatevi che ci sono altre cose oltre
allo studio. Esporsi a stimoli diversi,
dall’arte alla musica, può aiutare: ce lo
dimostra l’ideale di ingegneria di Leonardo
da Vinci, che dà il nome al campus
cuore del nostro Poli».
«Sostenibilità
significa
anche trovare
alternative
ai derivati del
carbonio: come
la tela del ragno
da cui si ricava
uno dei materiali
già leggeri
e resistenti
al mondo»
Vahana, il dimostratore autonomo eVTOL
di Airbus, che ha effettuato il suo primo
volo il 31 gennaio 2018
49
50
di Elisabetta Limone
SAN RAFFAELE:
L’OSPEDALE CHE
TI SEGUE, A CASA
È stata posata la prima pietra
del nuovo polo chirurgico
e delle emergenze dell’ospedale
San Raffaele di Milano. Una torre
ecosostenibile a forma di iceberg:
sette piani hi-tech che delineeranno
una nova geografia della cura.
Ne abbiamo parlato con Elena Bottinelli
«L’ospedale del futuro sarà la sintesi di
più ospedali», afferma Elena Bottinelli,
amministratore delegato dell’ospedale
San Raffaele e dell’Istituto Ortopedico
Galeazzi di Milano. Entrambe le strutture
si stanno rinnovando, la prima sarà
pronta nel 2020 con il nuovo polo chirurgico
e delle urgenze, chiamato “iceberg”
e la seconda tra il 2021 e il 2022.
Dal suo ufficio, con vista su una gru,
che sta lavorando al nuovo polo, Bottinelli
mostra una slide sull’ospedale del
futuro. Si legge: “Coniugare l’innovazione
tecnologica con la centralità del
paziente. Presa in carico del paziente
nell’intero percorso diagnostico terapeutico”.
Approfondisce i concetti spiegando:
«L’ospedale non sarà più solo il
luogo della cura perché sempre di più
si occuperà del paziente anche fuori
dalle sue mura, attraverso il monito-
«L’ospedale
del futuro sarà
la sintesi
di più ospedali.
E si prenderà
cura del paziente
a 360°»
51
«Ho studiato per gestire problemi
complessi. Un grande clinico
si concentra sul paziente.
Da ingegnere devo costruirgli
intorno una macchina-edificio
in grado di sostenerlo»
ELENA BOTTINELLI - 53 anni
Amministratore delegato
IRCCS Ospedale San Raffaele
e IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi
Alumna Polimi Ingegneria Elettronica
raggio a casa, sul territorio, una volta
conclusa la fase acuta. Ovunque la persona
si trovi, sarà comunque monitorata
dai nostri specialisti, che gestiranno
i suoi dati seguendo il protocollo di
prevenzione e controllo anche nel lungo
periodo, attraverso dispositivi di telemedicina
wearable». Braccialetti, orologi,
fasce e maglie con sensori attivi 24
ore su 24, in grado di memorizzare e inviare
all’ospedale i parametri vitali, dal
battito cardiaco alla frequenza respiratoria,
sino alla saturazione dell’ossigeno.
«Talvolta accade che al momento
della dimissione i pazienti non si sentano
sicuri. Creare quindi un rapporto
di continuità e di fiducia attraverso la
telemedicina è importante perché agevola
il percorso di guarigione evitando
che il paziente ricorra all’ospedale
quando non è necessario».
La cartella clinica che si sposta con il
paziente oggi è in grado di tracciare i
suoi spostamenti all’interno dell’ospedale.
«Ciò avviene già all’ospedale Galeazzi,
dove nei vari ambienti sono posizionati
dei gate che comunicano con
la cartella clinica del paziente, in questo
modo è possibile sapere quando è
arrivato in ospedale, in che punto esatto
si trova in un dato momento, quando
fa l’ingresso in reparto, quando è in
sala operatoria, quando è fuori dalla
sala operatoria, se è stato risvegliato o
se sta tornando in camera.
Ciò va a incidere su uno dei temi fondamentali:
l’ottimizzazione dei tempi e
delle risorse, favorendo la comunicazione
rapida tra reparti e blocchi operatori.
Il passo successivo è stato estendere
questa velocità di comunicazione anche
ai familiari, quando ad esempio
sono in attesa di sapere se l’intervento
del loro congiunto è terminato: se
non sanno quanto tempo manca alla
fine dell’intervento si rivolgono continuamente
al personale infermieristico,
interrompendo la loro attività. Le informazioni
arrivano attraverso un’App
direttamente sul telefono del familiare.
Poter avere aggiornamenti in tempo
reale circa la durata di un intervento, è
importante per la serenità dei familiari.
Un’altra slide della presentazione di
Elena Bottinelli titola: “Ospedale robotizzato”.
«I robot agiranno laddove
possono semplificare e migliorare
i processi, affiancando la competenza
umana. Il grosso delle movimentazioni
verrà fatto con questi strumenti, che si
potranno utilizzare ad esempio in magazzino
e in farmacia, per lo stoccaggio
delle merci e per il ciclo della sterilizzazione.
I pasti potranno essere portati
ai vari piani grazie a carrelli robotizzati,
e poi distribuiti dal personale».
Il fattore Politecnico è insito in questa
trasformazione: «Ho studiato per gestire
problemi complessi e trovare le soluzioni
migliori, in questo caso da mettere
a disposizione dei clinici e dei pazienti.
Un grande clinico si concentra
52
sulla cura e sul rapporto con il paziente,
noi abbiamo il compito di mettergli
a disposizione una macchina che funziona.
E per un ingegnere, votato alla
sanità, ciò significa realizzare un sistema
che sia in grado di sostenere il
lavoro di tutto il personale». Tornando
al nuovo polo del San Raffaele, Elena
Bottinelli aggiunge: «Vi era l’esigenza
di creare una sola area dedicata unicamente
alle urgenze e alla chirurgia, che
devono essere strettamente collegate».
L’edificazione del nuovo polo è già partita:
“il piano meno due è quello dedicato
alla logistica e alla sterilizzazione
centralizzata per tutto l’ospedale, men-
tre Il piano meno uno sarà dedicato
all’ attività chirurgica e di Emergenza,
il piano zero sarà occupato dal pronto
soccorso. Al primo piano la terapia intensiva
centralizzata e la terapia intensiva
di neurochirurgia. Dal secondo al
settimo, i piani di degenza”.
E a questo punto, viene da porre un’ultima
domanda: in futuro si soffrirà meno?
«O si soffrirà in modo diverso», conclude
Bottinelli.
«Se un domani
si soffrirà meno?
Forse si soffrirà
in modo diverso»
In queste pagine: immagini della posa
della prima pietra del nuovo polo
chirurgico e delle emergenze dell’ospedale
San Raffaele di Milano, i render e le bozze
del progetto di Mario Cucinella
53
Ricoperti nel 1929 per dare spazio a strade e auto,
oggi i Navigli sono pronti a riemergere. Un progetto
Politecnico in cui il tracciato di fine ‘800 dona alla città
un nuovo flusso lento, per unire periferie e centro
I NAVIGLI
DEL DOMANI
di Valerio Millefoglie
«Siamo all’origine della storia», dice
l’architetto e coordinatore del Comitato
Scientifico per la riapertura dei Navigli
Antonello Boatti. Indica un albero che
ha le sue radici nella Conca dell’Incoronata,
zona Garibaldi a Milano, e aggiunge:
«Questo è l’ultimo tratto riconoscibile
del Naviglio della Martesana, risale
alla fine del 1400. Qui scorreva l’acqua,
si vedono ancora le sponde fatte all’epoca
con il ceppo che si trova sull’Adda.
Ed è proprio qui, dove ci sono ancora
i portoni originali, che riprenderà
a correre il Naviglio». Vedendo un vigile
in bicicletta che si immette nel piccolo
tunnel sotto il ponte delle Gabelle, Boatti
continua a lavorare di un’immaginazione
razionale, di cose non lontane a
essere realizzate e spiega: «Dove passa
ora quel vigile ci saranno un passaggio
pedonale e una pista ciclabile sopraelevata,
che grazie a palafitte a scomparsa
sull’acqua, rientrerà nei margini per
fare spazio alle imbarcazioni».
Il progetto prevede la realizzazione
di dieci conche, di queste ne faranno
parte cinque storiche che verranno restaurate
o ricostruire, più altre cinque
costruite ex novo. Nel saggio "I nuovi
Navigli milanesi - Storia per il futuro",
Boatti scrive che il progetto porterà
“una nuova forma di vivibilità urbana
in parti di città costruite nel tempo più
come assi viari che come veri quartieri,
ad esempio via Melchiorre Gioia. E porterà
con sé anche la valorizzazione del
nucleo di antica formazione, come la
Cerchia interna, rilanciando luoghi storici,
monumentali e del paesaggio urbano.
E infine decreterà il ritorno alla
Darsena come collegamento e apertura
della città allo scenario metropolitano”.
«A chi mi chiede se è un progetto
nostalgico rispondo che è un progetto
da contemporanei. Questo perché è realizzato
da uomini contemporanei, con
materiali contemporanei. Naturalmente
se ci sono cartoline d’epoca come la
conca di San Marco il nostro intento è
di valorizzarle, ma l’idea è di guarda-
«Non è un
progetto
nostalgico.
È un progetto da
contemporanei
e sogno che un
giorno i cittadini
potranno dire
fieri: io c’ero
quando è
stata fatta
quest’opera!»
54
Nelle immagini in queste pagine: il render
della conca di San Marco con la riapertura
dei Navigli, a seguire la conca di San Marco
oggi e il render di uno dei laghetti
55
re a un’urbanistica capace di ricucire la
trama centro-periferia. Inoltre mi piace
pensare che sarà un segno indentitario
per i nuovi milanesi, di tutte le etnie.
Immagino una Milano multietnica
che si possa riconoscere in quest’opera,
e che un giorno potrà dire “Io c’ero
quando è stato fatto tutto questo”».
Il primo tratto interessato alla riapertura
sarà quello di via Melchiorre Gioia,
«una passeggiata sull’acqua dove
pensiamo di ricavare spazi per negozi
e servizi. Sarà un luogo che prenderà
vitalità. Penso a un sistema di attività
miste come librerie, gallerie d’arte ma
anche negozi normali con la tendenza
a rimanere aperti di sera, cercando di
governare la movida». L’avvio dei lavori
è previsto per il 2020 e, per la realizzazione
totale di tutte e dieci le conche,
il comitato ipotizza poi dagli otto
ai dieci anni. «Questa è un’opera che
taglia tutta la città, che la ripensa. Otto
chilometri che la trasformano. Guardiamo
all’episodio della Darsena e a
quanto l’acqua serva da catalizzatore.
L’architetto Marco Comolli nel suo libro
"La cancellazione dei Navigli", dice
che quando una persona passa lungo
un corso d’acqua pensa a tre cose: per
primo cammina e pensa a non inciampare.
Poi pensa a dove si sta recando,
a un appuntamento con un amico,
al lavoro. Terzo, una parte del cervello
lo spinge a chiedersi dove sia diretto
«Per un anno
ci siamo riuniti
alla Nave.
Si può dire
che questo sia
un progetto
Politecnico»
56
ANTONELLO BOATTI - 71 anni
Professore Associato di Urbanistica,
Politecnico di Milano
Coordinatore Comitato Scientifico
per la riapertura dei Navigli
Alumnus Polimi Architettura
il corso d’acqua». E in effetti nel libro
Comolli scrive: “Una via cittadina ha
una sua doppia dimensione e funzione:
non può essere solo un luogo di razionali
spostamenti, ma va considerata
anche come luogo irrazionale di sentimenti
e umano vagabondare. I Navigli,
in questo senso, non erano certo
da meno: via di comunicazione e trasporto,
erano al tempo stesso una via
adatta a passeggiate persone e a fantasticherie.
In epoche precedenti questa
doppia dimensione era sempre
raggiunta con naturalezza, oggi non
sembra esserlo più”. L’idea di Boatti è
proprio quella di riportare questo doppio
senso di marcia. «Milano è una città
dinamica, metropolitana, ma vogliamo
che sia capace anche di darsi un
movimento lento». Non si è insomma
solo pedoni ma anche camminatori,
esploratori di sé: «Immagino una città
in cui corro ma se voglio posso anche
fermarmi. Ho un’ora in più, invece
di prendere la metropolitana prendo la
barca e mi godo il tragitto in una dimensione
più umana. Una città capace
di essere lenta e veloce allo stesso
tempo. Le città che funzionano sono
così. Per anni ho portato gli studenti a
Lisbona, a Barcellona, dicendo “Guardate
cosa hanno fatto qui”. Ecco, vorrei
che in futuro si dicesse “Guarda cosa
hanno fatto a Milano, hanno riaperto i
Navigli, passaparola”».
La genesi del progetto ha luogo al Politecnico
di Milano, «Penso di lavorarci
ormai da venti anni e tutto è cominciato
grazie a un gruppo di studenti che
mi propose di fare una tesi sulla riapertura
dei Navigli.». Molto tempo dopo
il comune affida lo studio di fattibilità
a Boatti e a un gruppo di professionisti
e di docenti del Politecnico.
«Abbiamo lavorato a titolo gratuito.
Per un anno ci siamo dati appuntamento
ogni quindici giorni, tutti i mercoledì,
alla Nave del Politecnico. Si può
dire che è a tutti gli effetti un progetto
trans-disciplinare e un progetto Politecnico.
Gli economisti ascoltavano
gli idraulici, gli architetti ascoltavano
gli ingegneri, cosa rara e improbabile,
e gli ingegneri ascoltavano gli architetti,
altra cosa rara e improbabile».
Affacciandosi dal ponte delle Gabel-
le, Antonello Boatti conclude: «Sarà
un cambiamento epocale: Milano vista
dall’acqua. Acqua che tornerà a bagnare
anche il sud agricolo della città». Ci
stanno bene le parole di Raffaele Calzini,
scrittore e critico d’arte dei primi del
‘900, che descriveva come durante la navigazione
sui Navigli: “nascevano amicizie,
si abbozzavano mercati, matrimoni,
partite di caccia, di pesca, sfide alla morra
e a tarocchi. La navigazione si svolgeva
la più tranquilla che si possa immaginare,
liscia, radendo le rive: pareva di
navigare in mezzo ai prati”.
L’avvio dei lavori
è previsto per
il 2020 e, per la
realizzazione
totale di tutte
e dieci le conche,
il comitato
ipotizza una
durata tra gli
otto e i dieci anni
57
AEROPORTO M
DESTINAZIONE 2027
Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, due alumni
che si sono conosciuti al Poli, sono i fondatori di One
Works: il primo studio di architettura in Italia per
fatturato. Il nuovo aeroporto di Venezia è firmato
da loro. A MAP hanno raccontato orizzonti futuri
58
ARCO POLO:
di Giuseppe Tumino
Foto di Alessandra Chemollo
Un aereo sorvola Venezia. La voce del
capitano annuncia la discesa. Dall’alto
i passeggeri cercano con lo sguardo
l’aeroporto Marco Polo e trovano un
arsenale, un cantiere navale da cui si
spicca il volo o si atterra. «È molto facile
vedere aeroporti che somigliano a
degli aerei. Normalmente stanno male
sul territorio», dice l’alumnus Giulio
De Carli, che insieme a Leonardo Cavalli
ha firmato il progetto dell’aeroporto,
definito secondo il Corriere della sera
“uno dei più belli e tecnologici del
mondo”. De Carli lo spiega così: «Direi
che il tratto più armonico del nostro
progetto è il fatto che ricordi un’architettura
tipica lagunare, è un terminal
aeroportuale che assomiglia a un edificio».
De Carli e Cavalli si sono conosciuti
al Poli nel 1983, al corso di composizione
architettonica del Prof. Pierluigi
Nicolin, e continuano ancora oggi
a condividere scrivanie e progetti: sono
infatti in fondatori di One Works, il primo
studio di architettura in Italia per
fatturato. E anche i numeri del Marco
Polo sono alti: una volta completato
l’aeroporto accoglierà più di 15 milioni
di passeggeri l’anno, su una superficie
complessiva di oltre 180.000 mq, un la-
59
voro iniziato nel 2013, che ha visto concludersi
la prima fase nel 2017 e verrà
completato nel 2027, con l’estensione
del terminal esistente che ne farà triplicare
la superficie.
«Quando si pianificano e si disegnano
aeroporti, lo si fa per un passeggero
che arriverà», racconta De Carli,
«Un passeggero che fra l’altro giungerà
da altri aeroporti del mondo che sono
stati a loro volta pianificati tempo addietro.
Questo spazio risponde alle esigenze
del passeggero di oggi ma anche
di quello del domani». Il passeggero
di oggi all’aeroporto Marco Polo può
camminare per gli 11.000 mq della galleria
coperta, un vero e proprio spazio
urbano che introduce al terminal, circondato
da un ambiente che rispetta
la tradizione: una struttura a più livelli,
dalla copertura e facciata in vetro con
vista su un parco e sullo skyline della
città, il cielo che si rispecchia in una
fontana d’acqua, e poi attività commerciali
per tutti, bar, farmacie, negozi. Un
luogo dove non ci si reca solo per partire
o per tornare, spiegano i due progettisti.
Un’infrastruttura specializzata
che si presenta come spazio pubblico
e urbano. E proprio questa galleria, in
futuro, diverrà punto centrale dove si
incontreranno altri trasporti, una people
mover che la collegherà alla nuova
stazione del treno. Chi sarà quindi
il passeggero del domani? «Sarà sicuramente
diverso da quello che vediamo
oggi», risponde De Carli. «Disporremo
di meno impicci legati alla sicurezza
e alla gestione dei bagagli, grazie a
nuove tecnologie. Tutto avverrà sempre
più attraverso l’uso di dispositivi mobili,
non ci sarà bisogno di accodarsi e
avremo più punti raccolta dei bagagli,
che il passeggero gestirà in autonomia,
senza l’ausilio del personale». E ciò
porta a un altro punto, «il passeggero
avrà più tempo per fare altro. E non è
Vedute del nuovo Aeroporto Marco Polo di Venezia
60
GIULIO DE CARLI - 57 anni
Founder & Managing Partner One Works
Alumnus Polimi Architettura
LEONARDO CAVALLI - 57 anni
Founder & Managing Partner One Works
Alumnus Polimi Architettura
detto che siano cose che facciamo oggi
come camminare per i duty-free o per i
negozi, perché si sta sempre più sviluppando
una forma di commercio basata
sui dispositivi mobili. Magari ci saranno
luoghi dove ritirare pacchi o altro tipo
di corrispondenza e questo darà ancora
più tempo per sostare in aeroporto,
andando a cambiare la formula degli
spazi: meno metri quadri per il commercio
tradizionale ma un’offerta anche
più intensa di servizi al passeggero
e promozione commerciale fatta attraverso
i display».
Leonardo Cavalli prende la parola:
«Non credo che oggi si abbia una visione
chiara di quel che sarà. Sarà probabilmente
diverso. In tante aree ci sono
una serie di sperimentazioni che non è
detto approdino da qualche parte. Ciò
che notiamo negli aeroporti, nelle stazioni
ma anche negli altri luoghi di assembramento
è una forma di ibridazione
delle funzioni. È pensabile che
in questi luoghi possa sempre di più
svilupparsi il lavoro da remoto; dunque
sfruttando proprio la disponibilità
di tempo e associando a questi grandi
spazi il tema del co-working. Cosa che
peraltro avviene già all’aeroporto di
Amsterdam, dove pensano di ampliare
il tema della piazza urbana, e che pren-
«L’aeroporto
Marco Polo
risponde
alle esigenze
del passeggero
di oggi ma anche
di quello
del domani»
61
«A Singapore
ho chiesto a un
responsabile del
settore ricerca
smart cities: tutto
ciò che mi stai
mostrando che
città genererà?
Mi ha risposto:
forse una città
uguale a quella
di oggi»
de piede anche in altri contesti: palazzi,
uffici in cui accanto agli spazi canonici
se ne sviluppano altri, con diverse funzioni».
De Carli dice: «Confermo, ci sarà
una forma di ibridazione, il commercio
sarà più ancillare e troverà la sua vera
forza tornando a essere una contorno
fondamentale della vita delle persone.
Quando si parla ad esempio di smart
cities non si parla di qualcosa che avverrà
con una forma tanto diversa da
quella che viviamo tutti i giorni». Cavalli
aggiunge: «In fondo è ciò che hanno
sempre fatto le città storiche, dove
la combinazione delle funzioni, e anche
la loro relativa indipendenza dalla
forma, hanno permesso che potessero
resistere nel tempo».
Insomma, luoghi matrioska, mattoni come
puzzle, meccanismi a incastro, capaci
di cambiare forma a seconda dei
tempi e dei mutamenti della vita delle
persone. «I tempi della tecnologia,
difatti legati anche ai comportamenti
della vita, e il tempo della costruzione
sono così diversi che è difficile che ci
sia relazione diretta fra le cose. È però
necessario che, in una qualche forma,
uno sappia contenere l’altro. Nell’imperfezione
sta forse la soluzione per
tenere insieme le cose». A parlare è
Cavalli, che cita un incontro in qualche
modo rivelatore: «A Singapore ho
chiesto a un responsabile del settore
ricerca smart cities: ma tutto ciò che
mi stai mostrando che città genererà?
Mi ha risposto: forse una città uguale a
quella di oggi. L’ho trovata una risposta
interessante perché separa il tema
della forma dal tema della tecnologia.
Una città uguale ma diversa poi nell’uso.
Siamo sicuri che gli spazi di lavoro
necessitino di torri di cinquanta piani
come ora? Persino qualche immobiliarista
non ne è più così sicuro».
Viene dunque da chiedersi come si lavorerà
nel futuro. De Carli e Cavalli pro-
62
vano a spiegarlo con la cartina tornasole
del presente: «Da sempre si dice
che la videoconferenza ridurrà gli spostamenti.
In realtà tanto cresce l’utilizzo
del video, tanto gli spostamenti. Noi
lavoriamo moltissimo usando Skype
for business, ma tutto questo genera
nuove opportunità di contatto che poi
diventano viaggi, e che prima avvenivano
in forma più sporadica. La filiera
del nostro mestiere era limitata e circoscritta
a un territorio più piccolo. Noi
oggi generiamo più biglietti aerei nonostante
i mezzi di comunicazione siano
più potenti». Per raccontare il futuro,
tornano al passato. «Senza nulla
togliere al momento dell’illuminazione
e della concezione della matita che
traccia l’idea sul foglio, il tempo ci ha
dato ragione del pensiero fatto anni fa;
ovvero creare, rispetto alla tradizionale
bottega di architetto, uno studio basato
sull’integrazione multidisciplinare,
dalla pianificazione, all’architettura,
all’ingegneria». Si sofferma un attimo a
pensare, poi dice: «Mi ha sempre colpito
la distanza d’impegno che c’è fra
progettare un automobile e un edificio,
perché una casa, un palazzo o una torre
sono fatti in modo più rudimentale.
Ecco, oggi servono competenze più sofisticate
e progettare un edificio assomiglia
sempre di più a fare un automobile».
E progettare, forse, assomiglierà
sempre più alla condivisione. Come
quando durante gli anni di studi al Politecnico,
Cavalli vide nel progetto di De
Carli un’idea più forte della sua e propose
di lavorarci insieme. «Il progetto
è anche un’attività collettiva» racconta
Cavalli, «non è l’espressione di una sola
persona, e questo per diverse ragioni:
perché ha a che fare con una moltitudine
di gente, ha sempre necessità
d’interferire con la realtà. Ecco, la mia
prima lezione di realtà è stata dire: dai,
facciamolo insieme».
«Negli aeroporti,
nelle stazioni,
ma anche negli
altri luoghi di
assembramento,
avremo una
forma di
ibridazione
delle funzioni»
63
SONDA BEPICOLOMBO,
IN VIAGGIO PER MERCURIO.
STORIA DI UNA COSTELLAZIONE
POLITECNICA
di Valerio Millefoglie
64
Lanciata lo scorso ottobre, la sonda è diretta al pianeta
più vicino al Sole. L’Alumnus Gianluca Aranci ci racconta
questa sfida tecnologica, partita dal Poli
con una startup sorta negli anni ’50…
GIANLUCA ARANCI - 55 anni
Head of Computer Products,
Thales Alenia Space Italia
Alumnus Polimi Ingegneria
65
Nel momento in cui scriviamo questo
articolo la sonda BepiColombo si trova
a 42,4 milioni di km dalla Terra e a
135,5 milioni di km dal Sole. In questa
posizione, un comando inviato da Terra
impiega 141 secondi a raggiungerla
(quando arriverà a destinazione, questo
tempo sarà molto più lungo). La
sonda viaggia tranquillamente in configurazione
da crociera. La strumentazione
scientifica è spenta, la propulsione
elettrica è attiva. Della sua lunghissima
navigazione ha percorso una piccolissima
parte: sorvolerà ancora la Terra,
sorvolerà Venere e, si prevede, il 5
dicembre del 2025 farà il suo arrivo ed
ingresso in orbita attorno a Mercurio. A
fine missione, nel 2028, avrà studiato a
fondo diversi aspetti di Mercurio. L’alumnus
Gianluca Aranci, Head of Computer
Products di Thales Alenia Space in
Italia, azienda che ha concepito, progettato
e realizzato i tre computer di
bordo che guidano e gestiscono la sonda,
spiega: «La missione sarà dedicata
all'esplorazione completa del pianeta
e del relativo ambiente. Sarà volta a
comprendere come si sviluppa un corpo
celeste nella parte più calda della
nebulosa solare; si studierà inoltre la
magnetosfera e verranno fatte le relative
comparazioni con quella terrestre».
La sfida tecnologica è stata quella di
realizzare un modulo spaziale ricco
di apparati scientifici e dotato di scudi
per resistere ai 430 gradi centigradi.
«L’estrema vicinanza al Sole - continua
Aranci - comporta la presenza di
un campo gravitazionale di elevata intensità
che permetterà di eseguire delle
misure determinanti per la conferma
della Teoria della Relatività Generale di
Einstein. A questa misura contribuirà
lo strumento ISA (alla cui realizzazione
ha partecipato Thales Alenia Space, JV
Thales 67% e Leonardo 33%), permettendo
di discriminare, dalla misura delle
accelerazioni, i contributi non gravitazionali».
Aranci e il suo team hanno
iniziato a lavorarci nel 2008. «L’On Board
Computer che abbiamo realizzato
gestisce i dati della piattaforma, deve
identificare in modo estremamente
veloce gli eventuali guasti o errori che
possono avvenire sul satellite, e a seconda
della gerarchia del livello del
problema deve intervenire in modo altrettanto
veloce per risolverlo. Da terra
è impossibile farlo, si pensi solo che
quando la sonda orbiterà vicino a Mercurio
le comunicazioni richiederanno 7
minuti per ricevere il segnale sulla terra
e 7 minuti per inviare il comando.
Inoltre ci sono lunghi periodi in cui non
riusciamo a vedere il satellite, quindi il
computer deve agire per conto nostro:
dal riavviare il software a sostituire
elettronicamente certe parti. Diciamo
che è stata l'avventura più interessante
della mia mezza età».
«La missione
studierà come
si sviluppa un
corpo celeste
nella parte più
calda della
nebulosa solare»
66
Fasi di integrazione della sonda MPO (Mercury
Planetary Orbit) durante le verifiche
di allineamento, nella Camera Pulita dello
stabilimento Thales Alenia Space Italia di
Torino
Copyright: spacecraft: ESA/ATG medialab;
Mercury: NASA/Johns Hopkins University
Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution
of Washington
EMILIO GATTI E LA SUA
STARTUP D’EPOCA
In tutto questo lavoro, oltre all’alumnus
Aranci, c’è anche un’altra e profonda
origine Politecnica. Un’origine che
prende il nome di Emilio Gatti, storico
professore del Politecnico e pioniere
della strumentazione elettronica per
la fisica atomica e nucleare. «Aveva
una mentalità attenta al dettaglio, al
trovare le radici delle cose e sapeva
trasmetterla agli studenti. Ringrazio il
mio passato politecnico per avermelo
fatto incontrare, ebbi infatti l’onore di
frequentare il suo corso di Elettronica
Applicata nel 1986». La storia ci dice
che molti anni prima, nel 1958, in via
Bassini, proprio al di là della strada del
Politecnico, Gatti co-fondò la LABEN,
una piccola azienda per produrre sofisticata
strumentazione elettronica a
supporto delle ricerche nucleari. Oggi
la definiremmo una startup. Fu uno dei
primi tentativi di fondare un’azienda
che provvedesse all’aspetto industriale
delle necessità dei laboratori in cui,
ai tempi, si studiava l’energia nucleare».
Negli anni la LABEN cambia nome,
proprietà, entra nel business spaziale
e nel 2013 si trasferisce proprio dove
incontriamo Aranci: a Gorgonzola, provincia
di Milano, incorporata in Thales
Alenia Space. «Ancora oggi questo è un
luogo creativo per decine di ingegneri
del Poli: elettronici, nucleari, spaziali e
meccanici. Possiamo dire che è fatta da
menti politecniche».
«Nel 1958
il professor
Gatti co-fondò
la LABEN,
specializzata in
ricerche nucleari
e poi in ambito
spaziale. Oggi la
definiremmo una
startup»
67
C’È VITA NELLO SPAZIO.
LA NOSTRA
Nei corridoi della sede di Thales Alenia
Space c’è un poster che raffigura quattro
ragazzi di spalle: sono nell’ombra
della sera, ritratti mentre saltano, sospesi
a mezz’aria con lo sguardo diretto
al cielo dove brilla una cometa. Il testo
recita: Space for life. Crediamo nello
spazio come nuovo orizzonte dell’umanità
per costruire una vita sulla Terra
migliore e sostenibile. «Cerchiamo
di andare al di là del semplice lavoro
quotidiano, dando a ciò che facciamo
un senso più ampio; è bello pensare di
contribuire a un mondo migliore. Nello
spazio si possono fare tante cose che
non si possono fare a Terra. L’assenza
di peso è uno strumento non invasivo
che permette di studiare alcuni aspetti
delle funzioni cellulari ed è una condizione
essenziale per capire meglio i
processi biologici e fisiologici, con applicazioni
importanti nello sviluppo di
nuovi medicinali e per l’ingegneria dei
tessuti biologici».
Con una licenza poetica e di fantasia,
ma anche con un pizzico di razionalità
dovuta a chi conosce i progressi scientifici,
Aranci ipotizza che ci sarà vita su
«L’Europa con
BepiColombo
dimostrerà di
saper fare cose
molto difficili.
E l’uomo,
se si applica,
è fatto per
imprese difficili
e belle»
Marte. E non sarà una vita aliena, sarà
la vita nostra, dell’uomo che riuscirà
a insediarsi. «Penso spesso alle parole
di Kennedy, quando spiegò il motivo
del viaggio sulla luna dell’uomo. Disse
“Facciamo queste cose non perché sono
facili ma perché sono difficili”. Questo
pensiero dovrebbe infonderci coraggio
e forza, perché ci fa comprendere
che l’uomo, applicandosi in modo
rigoroso, può compiere imprese difficile
e belle. Andare su Mercurio non è facile»,
avverte Aranci, «per ora solo gli
Stati Uniti ci sono arrivati con il Mariner
10 negli anni ’70 e con Messenger
nella prima decade degli anni 2000.
L’Europa con BepiColombo dimostrerà
di saper fare cose molto difficili, raggiungendo
Mercurio tra l’altro utilizzando
anche un propulsore elettrico».
E in questo racconto, in bilico fra spazi
e tempi diversi, vogliamo citare un
aneddoto raccontato proprio da Emilio
Gatti in una vecchia intervista: “Le trasmissioni
di elettricità e radio erano le
mie materie preferite. Quando ero un
bambino, mio padre, per farmi lavorare
in sicurezza con l'elettricità, aveva
installato un trasformatore sul soffitto
della mia stanza per ridurre la tensione
dai 125 V della rete a un livello più
basso e innocuo”.
68
crediti:
ESA - M. Pedoussaut.
Nella pagina accanto dall'alto: ESA; ESA/CNES/
Arianespace/Optique vidéo du CSG – P.Baudon
IL BUON VIAGGIO DI BEPI
Gianluca Aranci conclude il nostro incontro
davanti a una vetrina dove è
esposto il Computer di uno dei quattro
satelliti Cluster, ritrovato in una palude
della Guyana francese dopo il primo
lancio del vettore Ariane 5 fallito nel
1996. Dai fallimenti nasce sempre altro.
«La traiettoria percorsa da BepiColombo
è di per se un’opera fantastica»,
dice, «solo menti brillanti hanno potuto
concepire e determinare il modo per
arrivare a mettere un satellite artificiale
in orbita attorno a Mercurio. Se guardiamo
il percorso che compirà BepiColombo
in giro per la regione interna del
sistema solare non si può non restare
affascinati. Sfruttando le attrazioni gravitazionali
della Terra, di Venere
e dello stesso Mercurio, combattendo
l’enorme attrazione solare, pian piano
la sonda arriverà “dolcemente” ad
accarezzare il piccolo pianeta entrando
nella sua orbita. Un viaggio di sette
anni nell’oscurità e nel silenzio, con le
stupende visioni del Sole e dei pianeti
interni che ruotano attorno ad esso; un
viaggio solitario, dato che le comunicazioni
con le stazioni terrestri richiedono
centinaia di secondi per trasferire un
messaggio; un viaggio pericoloso dove
in ogni momento imprevedibilmente
qualcosa può andar male al punto che
le nostre macchine devono essere capaci
di risolvere autonomamente i problemi».
Ma sono rischi che affrontiamo
volentieri. Buon viaggio Bepi!
«Un viaggio
solitario di
sette anni,
nell’oscurità
e nel silenzio,
fra le stupende
visioni del Sole.
Buon viaggio
Bepi»
69
COSTRUIAMO INSIEME
UN PEZZO DI MILANO:
COME SARÀ NEL 2020?
Proseguono i lavori nel cantiere di via Bonardi,
a partire da un’idea firmata da Renzo Piano e voluta
dal Politecnico per trasformare un pezzo importante
di Città Studi. Le demolizioni sono finite,
ora si costruisce. Facciamolo insieme
70
UN NUOVO FUTURO PER MILANO
A partire da un’idea e con la partecipazione
dell’Alumnus e architetto Renzo
Piano, dopo la riqualificazione di piazza
Leonardo, con i lavori nel Campus
Bonardi, il Politecnico non intende solo
riqualificare gli spazi accademici, ma
proporre una nuova idea di città: più
verde, più a misura d’uomo, aperta e
internazionale, capace di dare spazio a
energie creative e valorizzare il lavoro,
lo studio come anche la vita dei cittadini.
Il progetto, sull’onda della trasformazione
urbana, economica e sociale
che sta attraversando Milano, rispecchia
la visione del Politecnico di un’università
in relazione con il territorio,
la simbiosi dell’ateneo milanese con il
territorio in cui è immerso.
UN NUOVO CAMPUS PER MILANO
Il nuovo Campus ospiterà un polo di
eccellenza internazionale per la ricerca
e l’innovazione in architettura. Il vecchio
Sottomarino lascerà il posto a un
nuovo Laboratorio Modelli allo stato
dell’arte di circa 750 mq., il Trifoglio e la
Nave di Gio Ponti verranno ristrutturati
e valorizzati. Sorgeranno 4 nuove aule
studio, una nuova Aula Magna con 900
posti e quattro nuovi edifici integrati
nell’ambiente grazie a tappeti d’erba e
giardini aperti a tutti. Il cuore del nuovo
Campus sarà infatti un giardino per
tutti i cittadini, con 150 nuovi alberi che
popoleranno un corridoio verde a collegare
piazza Leonardo, il parco Romano
e i giardini del Campus storico.
UN NUOVO SOSTEGNO PER MILANO
Il cantiere è aperto da agosto e i lavori
di demolizione sono terminati a novembre
2018. Ora si costruisce e il nuovo
campus sarà pronto nel 2020. Ogni
giorno oltre 90 persone lavorano alla
riqualificazione sotto la supervisione
dell’arch. Ottavio Di Blasi, anche lui
Alumnus del Politecnico. Per contribuire
a migliorare la qualità di vita degli
studenti e per consentire a tutti i cittadini
di sentirsi parte di questo grande
cambiamento è stata aperta una campagna
di raccolta fondi del valore di
10.000.000 €.
SCOPRI COME SOSTENERE
IL PROGETTO
www.sostienicampus.polimi.it
-
71
Alla conferenza stampa di inaugurazione del cantiere, 1/3/2019, hanno partecipato:
P. Maran, assessore all’urbanistica, verde e agricoltura del Comune di Milano; F. Sala, Vice Presidente della Regione Lombardia, che finanzia
il progetto con 5.000.000€; F. Resta, Rettore del Politecnico di Milano; il senatore R. Piano, Alumnus e Architetto; O. Di Blasi, architetto,
coordinatore dei lavori sul Campus, studio ODB&Partners; S. Urbani, DG Fondazione Cariplo, che ha donato 500.000€ al progetto.
È aperta la campagna di raccolta fondi: hanno già contribuito, oltre a Regione Lombardia e Fondazione
Cariplo, oltre 230 donatori che hanno donato oltre 500.000€. Tra di loro tanti Alumni che credono nel
progetto, abbracciano i valori del Politecnico e hanno voglia di restituire qualcosa alla città e al loro
Ateneo, diventando parte attiva della sua crescita.
Alberto Sangiovanni -
Vincentelli
Professore, Consulente e Imprenditore
University of California at Berkeley
Alumnus Ingegneria Elettronica 1971
«Dal 1975 mi sono trasferito a
Berkeley, Stati Uniti, dopo laurea e
4 anni di insegnamento al Poli. In
tutti questi anni, il Politecnico è
rimasto un riferimento importante
per me. Voglio dare indietro in
parte quello che ho ricevuto dalla
mia educazione al Politecnico»
Francesca Reich
CEO di Consodata
Alumna Ingegneria Gestionale 1994
«Felice di contribuire per il nuovo
campus urbano del Politecnico,
uno spazio aperto fra gli alberi di
un ateneo che mi ha dato tanto»
Guglielmo Fiocchi
CEO e Founder GF4BIZ
Alumnus Ingegneria Aeronautica 1986
«Ho voluto dire grazie per i miei 30
anni di carriera, perché ho avuto
capi bravissimi, voglia di imparare,
ma tutto è partito dal Politecnico»
Per sviluppare questo ambizioso progetto abbiamo bisogno di ogni piccolo contributo!
Fai parte anche tu del futuro del Politecnico e della sua città.
Visita il sito
www.sostienicampus.polimi.it
Borse da palestra e borse di studio: Polimi premia 32 studenti forti in campo e sui banchi
MAP PRIMAVERA 2019 LA GAZZETTA DEL POLI
La Gazzetta del Poli
Tutto il Poli della vita
Storie
da podio
e da Poli
C’è l’ingegneria delle carrozzine
speciali, progettate dall’Alumnus
Pietro Ravasi per la nazionale
italiana di hockey paralimpico.
C’è l’architettura dello stadio del
futuro progettato dall’Alumnus
Massimo Roj: un luogo in cui si tifa
ma in cui, ad esempio, si guardano
opere d’arte e la balconata
vista campo è anche quella di
un albergo. Ci sono il design del
prototipo di moto che ha vinto i
campionati studenteschi mondiali
di Motorsport e l’onda colorata
di maglie blu che ha portato più
di mille runners nelle montagne
di Lecco, per l’edizione invernale
della Polimirun. C’è tutto questo
nelle pagine sportive che seguono:
storie da podio, e da Poli.
POLIMIRUN WINTER
POWERED BY
ADIDAS TERREX
Al Poli si arriva in alto
HOCKEY PARALIMPICO
L’ITALIA VINCE LA COPPA
DEL MONDO 2018
NUOVO STADIO DEL CAGLIARI
Una smart arena con più di 25.000 posti!
MOTOSTUDENT
2018
73
CAMPIONI D’INGEGNERIA
IN CAMPO
La nazionale italiana di hockey paralimpico ha vinto la Coppa del Mondo
2018. L’Alumnus Pietro Ravasi, responsabile tecnico della squadra
e progettista di speciali carrozzine elettriche per lo sport,
ci racconta una storia da podio
74
MAP PRIMAVERA 2019 LA GAZZETTA DEL POLI
PIETRO RAVASI - 46 anni
Responsabile tecnico degli Sharks
e della Nazionale italiana di wheelchair hockey
Alumnus Polimi Ingegneria Meccanica
“Welcome, welcome, welcome everyone.
Once again here, in Legnano Sabbia
d’Oro for one last time. This is the big
one, the final”. È il 30 settembre 2018
e la voce del cronista sportivo annuncia
le due squadre che si disputeranno
la finale del campionato mondiale
di hockey su carrozzina elettrica: la Danimarca
e l’Italia. Nel 2016 l’Italia aveva
ottenuto l’argento agli europei, classificandosi
al secondo posto e vincendo
la prima medaglia della storia italiana
della federazione. Nel 2018 invece la
voce del cronista, all’ultimo rigore sbagliato
della Danimarca, esclama: “Italy,
world Championship!!!”. Fra le persone
che scendono in campo ad abbracciare
i giocatori c’è anche Pietro Ravasi,
responsabile tecnico della nazionale,
ideatore e sviluppatore di una carrozzina
elettrica per giocatori con disabilità.
«Il primo che ho abbracciato è stato
Mattia Muratore, il capitano, dodici anni
di avventure coronate con un obiettivo
che mai avrei pensato di raggiungere»,
ricorda oggi Ravasi, seduto sugli
spalti della palestra di una scuola di
Monza, dove la squadra degli Sharks di
Monza si riunisce per gli allenamenti.
Tutto nasce nel 2010. «Quell’anno Luigi
Parravicini allora capitano degli Sharks,
aveva bisogno di una carrozzina da gioco
ma non riusciva a trovarla. All’epoca
c’era l’abitudine di farsi modificare da
amici le carrozzine da passeggio, in modo
artigianale e amatoriale. Arrivavo da
un’esperienza come ingegnere progettista
e collaudatore di un’azienda che
produceva go-kart e usai ciò che avevo
imparato per mettermi al lavoro su
una carrozzina su misura per Luigi. Da
lì, realizzai altri due prototipi». Non si
è limitato però solo a questo. «Con gli
Sharks siamo stati la prima squadra in
Italia ad avere degli stick uguali e perfetti».
Gli stick sono gli ausili per quei
giocatori che non avendo abbastanza
“Il capitano
della squadra
aveva bisogno
di una carrozzina
da gioco
ma non riusciva
a trovarla.
Così gliene costruii
una su misura”
75
76
MAP PRIMAVERA 2019 LA GAZZETTA DEL POLI
“Le prime parole
del capitano
della nazionale dopo
la vittoria sono state:
Non svegliateci”
forza muscolare, non riescono a reggere
bene la mazza. Quindi per colpire
la pallina o parare utilizzano delle alette
poste alla base della carrozzina. Un
altro primato sono i rulli in miniatura
che ha ideato per la Federazione Italiana
alfine di controllare la velocità delle
carrozzina, «Non devono superare i 12
km/h in campo nazionale ed i 15 km/h
a livello internazionale», precisa «Dopo
essere stati introdotti nel campionato
italiano, dal 2014 sono utilizzati anche
dalla Federazione Internazionale».
Ravasi lavora come un meccanico di
pezzi unici, modificando le carrozzine
su misura dell’atleta e della sua speci-
fica disabilità. Indicando il numero 10,
il capitano della squadra Mattia Muratore,
affetto da osteogenesi imperfetta,
dice: «La sua carrozzina ha un guscio
protettivo aggiuntivo a fargli da scudo.
Serve proprio per fornirgli ulteriore protezione».
Le prime parole pronunciate
dal capitano dopo la vittoria ai mondiali
pare siano state «Non svegliateci». Durante
una pausa degli allenamenti proprio
Muratore afferma: «Noi e la carrozzina
dobbiamo essere una cosa sola. Io
ho sempre voluto fare sport, ma non era
facile trovare un’attività adatta alla mia
malattia, che viene definita la malattia
dalle ossa di cristallo. Il minimo urto
potrebbe avere conseguenze notevoli.
Ciononostante, eccomi qui. Alle medie il
professore di educazione fisica, al contrario
di altri che mi tenevano in palestra
a guardare gli altri, ha iniziato a farmi
allenare con una mazza da hockey.
Da lì, non ho più smesso».
Ravasi indica poi una giocatrice in porta,
si chiama Anna Maria Giannini, ha
28 anni ed è alla sua prima esperienza
con lo sport. «Quando è arrivata
non voleva giocare perché temeva per
il suo collo». Da piccola Anna ha subito
un intervento alla schiena, le è stata
inserita una barra di metallo per permetterle
la posizione eretta. «Per questo
le ho costruito uno schienale più
alto, in modo che anche se prende una
botta, la testa sia protetta e non accusi
il colpo». Più tardi, a bordo campo, Anna
confesserà: «Ero più forte da bambina
perché ero più protetta. Ora tutto
dipende da me». E forse è questo il
senso del lavoro di Pietro Ravasi, che
dice: “Amo permettere ai ragazzi di dimenticare
la propria disabilità in modo
da concentrarsi solo sulla competizione.
L’ingegneria è ricerca. Ed è anche la
ricerca dell’aiutare gli altri».
“L’ingegneria
è ricerca. Ed è anche
la ricerca dell’aiutare
gli altri”
77
IL NUOVO STADIO
DEL CAGLIARI:
GOAL DI ROJ!
78
Una smart arena multifunzionale: 25.200 posti, estendibili a 30.000
se la città diventerà sede degli Europei 2028. L’Alumnus Massimo Roj,
firma del progetto, ci racconta come tiferemo quel giorno
Una coppia in vacanza scosta la tenda
della camera d’albergo, in tempo per affacciarsi
sul calcio d’inizio. Una famiglia
esulta al tavolo di un ristorante per l’arrivo
del dolce, ma anche perché a breve
prenderà posto in tribuna. Un gruppo
di ultras in attesa della partita passeggia
in un museo d’arte. Sono situazioni
che diventeranno realtà nel nuovo stadio
del Cagliari, uno spazio dedicato non
solo allo sport. Incontriamo l’architetto
Massimo Roj, che con il pool di professionisti
Sportium, di cui è presidente
l'Alumnus Giovanni Giacobone, ha ideato
il progetto vincente. Progetto che è
stato scelto dalla comunità cagliaritana
e dalla società sportiva che ha indetto
una gara. Roj spiega la visione alla base
di questo lavoro: «Abbiamo pensato a
una struttura che funzionasse anche al
di là delle partite che si disputano ogni
due settimane. Un luogo quindi vivibile
tutti i giorni». Uno stadio che è un museo,
«E non un museo del calcio», specifica
, «ma un museo della Sardegna,
aperto a tutti, che possa ospitare opere
di artisti sardi» Uno stadio che è anche
un albergo, «Stiamo lavorando affinché
ci siano dalle otto alle dodici camere,
con il balcone vista partita». E poi ancora
uno stadio che è anche un cocktail
bar con piscina, ma anche ristorante e
centro commerciale. «Immaginiamo che
diventi un luogo per tutti». Architettura
a misura d’uomo e rigenerazione urbana
sono i personali mantra di Roj. «Il
progetto infatti nasce dal dover rispondere
alle caratteristiche del luogo e dei
suoi abitanti: siamo a Cagliari, in una
zona attualmente degradata. Il progetto
mira a ricollegare ambiti di città distanti
e a creare un sistema connettivo
per il rilancio del quartiere e per riqualificare
il lungomare». Ed è stato proprio
il rispetto del contesto urbano a guidare
il lavoro. «Dobbiamo pensare sempre di
più alla riqualificazione del nostro territorio,
senza andare a erodere altro terreno,
bensì cercando di rivedere quello
che abbiamo. Nello stesso ingombro dove
ha attualmente sede lo stadio Sant’Elia,
riusciremo a mettere in moto un importante
complesso di funzioni. I mostri
del passato possono diventare sogni».
E i sogni, sembra dire l’architettura dello
stadio, non arrivano sempre da un
altro pianeta. «Invece di figurarci un’astronave
che atterra dallo spazio», racconta
Roj, «abbiamo pensato a un edificio
che in un certo senso sorgesse
proprio dalla crosta terrestre e la rompesse
per venirne fuori. Anche il materiale
utilizzato proviene dal territorio, è
pietra locale che abbiamo trattato ispirandoci
e ricalcando il lavoro di artisti
sardi. Nello specifico ci siamo riferiti
alle opere di Pinuccio Sciola, famoso in
tutto il mondo per le sue sculture sonore.
Tutta la pavimentazione antistante
l’ingresso frontale dello stadio sarà
incisa proprio come lui stesso incideva
MASSIMO ROJ - 58 anni
Amministratore delegato Progetto CMR
Alumnus Polimi Architettura
“Il mio mantra:
architettura
a misura d’uomo
e rigenerazione
urbana. I mostri
del passato possono
diventare sogni”
79
scorso è molto più articolato, e tecnologico.
L’esperienza dal punto di vista
dello spettatore sarà completamente
diversa. «Abbiamo pensato a una copertura
costituita da particolari pannelli
in grado di riflettere e amplificare
il suono. I tifosi vivranno una maggiore
interazione proprio con lo spettacolo.
Attraverso un’app sarà possibile visualizzare
sui propri smartphone diverse
azioni di gioco, ad esempio i rallenty
o altri contenuti della partita, in tempo
praticamente reale». Tifosi con l’occhio
del regista. «Un altro tema importante
è quello della sicurezza, che sarà magla
pietra, lasciando segni, traiettorie».
L’ambiente produce cambiamenti in
chi li vive, e l’evoluzione secondo Roj
è un tifoso più educato ma anche più
esigente. «Elevando la qualità del posto,
elevi anche la qualità di chi ne
usufruisce. E gli stadi, lo vediamo ad
esempio in altre nazioni come l’Inghilterra,
si stanno già trasformando. I tifosi
di conseguenza spero saranno più
tranquilli. Se sei in un contesto basico,
con le gradinate in cemento, assumi un
certo comportamento. Se siedi su una
poltrona di un certo tipo, assumi un
comportamento più consono». Ma il digiore
grazie anche al riconoscimento
facciale all’ingresso dello stadio».
Nel sito di Progetto CMR, Roj scrive che
“il futuro si può costruire solo osservando
il passato”. Dove sono dunque le
sue radici? «Ho deciso di iscrivermi al
Poli perché disegno da quando ne ho
memoria. Al liceo mi dicevano “Prendi
appunti”, e io disegnavo, solo in quel
modo riuscivo a prendere appunti. L’insegnamento
più forte del Poli è stato
quello di condividere questa passione
e lavorare in team, per sviluppare insieme
un’ideale». Non rimane che attendere
il calcio d’inizio.
80
MAP PRIMAVERA 2019 LA GAZZETTA DEL POLI
“Al liceo quando mi dicevano di prendere
appunti disegnavo. Il Poli mi ha insegnato
a condividere questa passione”
“Avremo tifosi
più educati ma
anche più esigenti.
Elevando la qualità
del posto, elevi
anche la qualità
di chi li vive”
81
POLIMIRUN WINTER
POWERED BY ADIDAS TERREX
La marea blu che ha
colorato l’autunno
La mattina dello scorso 11 novembre
ben 1.300 runners con indosso
una maglia blu hanno invaso la città
di Lecco, e non solo la città. Studenti
dell’ateneo lecchese, docenti, Alumni,
simpatizzanti e amanti di questo
sport hanno corso per 10 km: una
corsa trail, fuori strada, con percorso
circolare misto sterrato e stradale.
Partenza e arrivo è stato il Campus di
Lecco del Politecnico di Milano, nel
mezzo boschi, montagne, sentieri e
mulattiere, dal Santuario della Rovinata
fino al Ponte della Tenaglia, per
un dislivello di 410 mt e una pendenza
massima del 36%.
Francesco Calvetti, Delegato del Rettore
per le Attività Sportive, ha sottolineato
come la corsa non sia una
semplice attività sportiva, ma un momento
di aggregazione. «Abbiamo
proposto qualcosa di diverso: un’altra
città, con un passaggio all’interno
delle aule e della residenza, per far
comprendere il senso di appartenenza
del Politecnico alla corsa».
Dunque c’è un filo che lega la winter
edition alla PolimiRun Spring, e che
idealmente traccia un percorso unico
e comune. «Lo sport è uno strumento
importante per la crescita degli
studenti - ha dichiarato ancora Cal-
19 maggio
2019
adidas Runners
PolimiRun Spring
Appuntamento
con la nuova
edizione della
corsa di 10 km
82
MAP PRIMAVERA 2019 LA GAZZETTA DEL POLI
vetti - e cimentarsi con imprese anche
piccole, di cui si temeva di non
essere all’altezza e poi portarle a termine,
è un importante valore per la
formazione dei ragazzi».
A vincere l’edizione invernale sono stati
i fratelli Martin e Bernard Dematteis,
che hanno tagliato insieme il traguardo.
«Siamo nati in un borgo delle alpi cuneesi
- hanno raccontato a fine gara - e
fin da piccoli abbiamo iniziato a correre
e a giocare nei prati vicino casa».
E fra gli altri partecipanti c’è chi ha
detto: «Per me la corsa in montagna
significa tutto. Soltanto quando corro
nei boschi, in montagna, in salita,
in discesa mi sento veramente vivo e
veramente libero».
L’obiettivo di questa corsa invernale
è stato raccogliere fondi per borse di
studio riservate a studenti meritevoli
dell’Ateneo. Dal 2016, anno di nascita
della PolimiRun, il Politecnico
di Milano ha raccolto più di 200.000€.
E per chi non vuole mai smettere di
correre, tra un’edizione e l’altra della
PolimiRun c’è il Running Politecnico,
una serie di allenamenti organizzati
con coach del Poli, riservati a studenti
e dipendenti Polimi. Insomma,
il Poli si conferma un posto dove si
corre. Sempre.
83
STUDENTI
CHE TAGLIANO
TRAGUARDI
Polimi Motorcycle Factory
Campione del mondo al Motostudent 2018!
Lo scorso ottobre nel circuito Motorland
Aragòn (Spagna), c’era un po’ di
nebbia. Scighera, parola che in dialetto
milanese significa appunto nebbia,
è la moto interamente progettata e realizzata
dal team Motorcycle Factory,
composta da studenti del Poli. E a tagliare
il traguardo del primo posto c’era
proprio Scighera, che ha vinto così
la quinta edizione della Motostudent;
una competizione motociclistica a livello
internazionale, con più di 15.000
studenti di oltre 50 università del mondo
che vengono giudicati non solo sulla
velocità del mezzo ma anche sul design
e sul miglior progetto relativo alle
caratteristiche innovative della moto.
Mattia Sabella, direttore tecnico del team,
racconta: «La nebbia di Bovisa ci
ha accompagnati nel lavoro quotidiano
di questi ultimi due anni, richiama
quindi sia uno dei simboli della città
che il Politecnico di Milano». Il team
Polimi Motorcycle Factory nasce nel
2015 da cinque studenti di Ingegneria
Meccanica, fra questi c’è Nicola Viscera
che ricorda: «Alla fine del 2014 durante
una lezione di Costruzioni di Macchine
uno dei fondatori aveva provato il test
d’ingresso al Dynamis (il team del Politecnico
che partecipa alla Formula SAE)
senza passarlo e allora abbiamo pensato:
“perché non fondiamo un team
nostro?”». Del giorno della vittoria Nicola
ricorda: «Quando al penultimo giro
siamo diventati primi, con molto distacco
rispetto al secondo, ho iniziato
a preoccuparmi, speravo solo che il pilota
stesse attento e concludesse l’ultimo
giro senza cadere. Poi ha tagliato il
traguardo e c’è stata un’esplosione di
gioia incredibile».
E ora che sono arrivati primi, dove vogliono
arrivare? «Un obiettivo è quello
di espandere il team e partecipare anche
alla categoria elettrica della competizione
Motostudent», afferma Nicola
Viscera, «Poi l’idea è di lasciare qualcosa
al Politecnico e ai suoi studenti.
Dunque già da prima della competizione
abbiamo iniziato a valutare i possibili
successori di noi più, diciamo, anziani.
Così diamo alla nuova gestione
sportiva due anni interi per portare
avanti nel migliore dei modi il progetto».
Mai nebbia fu più chiara.
84
MAP PRIMAVERA 2019 LA GAZZETTA DEL POLI
BORSE DI STUDIO, E DA PALESTRA
I 32 campioni dello sport e sui banchi del Politecnico!
I 32 sportivi che hanno vinto quest’anno la borsa di studio.
Gli sport rappresentati sono: anelli, atletica, calcio, canottaggio, ciclismo, corsa
a ostacoli, eptathlon, football americano, ginnastica, hockey, karate, lancio del
peso, marcia, nuoto sincronizzato, pallamano, pattinaggio, rugby, salto con l'asta,
scacchi, vela, volley, wakeboard.
Il Politecnico si impegna a sostenere
gli studenti migliori dell’Ateneo che
praticano attività sportiva ad alti livelli.
Dal 2014 ha istituito delle borse di
studio dedicate ad atleti di alto livello
che partecipano, individualmente o
con una squadra, a Campionati Assoluti
di specialità, manifestazioni internazionali
di livello superiore, Campionati
Federali di livello nazionale e regionale.
Nell’anno accademico 2018/2019
sono state assegnate 32 borse di studio
del valore di 2.500 euro ciascuna,
finanziate in parte con donazioni individuali,
in parte con fondi d’ateneo. Gli
studenti vincitori sono scelti anche in
base a meriti accademici.
I 32 studenti sono stati premiati lo
scorso gennaio dal Rettore Ferruccio
Resta alla presenza dell’Assessore al
turismo, sport e qualità della vita del
comune di Milano.
"Vogliamo essere una scuola tecnica che forma i migliori tecnici del Paese, e contemporaneamente
coltivare i valori della perseveranza e dell’impegno che questi studenti, coniugando lo studio
e la disciplina sportiva, entrambi a alti livelli, rappresentano in modo emblematico. Il Politecnico
insegna anche questo: non cercare sconti e alza sempre l’asticella" Ferruccio Resta, Rettore
«Tra i valori che trasmette il Poli
c’è anche lo sport, capace
di insegnarti ad avere un metodo
per allenarti. Anche nello studio»
«La tenacia in ambito sportivo
è la stessa che ho sempre ritrovato
nello studio e che mi ha permesso
di conciliare entrambe le cose»
«È un’emozione essere qui.
Sono contento che il Politecnico
cerchi di sostenere chi fa sport
ad alto livello con delle iniziative
concrete. Ti fa sentire la vicinanza
delle istituzione in ciò che facciamo».
GIANLUCA SORTENI - 26 anni
Neolaureato in Architettura
Wide Receiwer nella squadra
di football Seaman Milano
PAOLA GOBBI - 24 anni
Studentessa di Architettura
Fino al 2017 difensore del Sassuolo
Calcio Femminile, serie A
SIMONE TANZILLI - 23 anni
Specializzando in Ingegneria
Gestionale
Tre volte campione italiano
Under 23 nei 200 metri
dal 2014
• 340.000 euro
in borse di studio
per meriti sportivi
• 149 sportivi
premiati
nell'anno 2017/2018
• 65 podi
conquistati
85
IL MO
UN PA
BARR
di Carmela Menzella
«L’ambiente deve
rispondere alle
esigenze di tutti.
Non esiste una
persona con
disabilità, è il
mondo intorno a
esserlo»
«La parola handicap arriva dal mondo
dell’ippica. Identificava un cavallo più
forte degli altri che veniva penalizzato
aggiungendogli dei pesi aggiuntivi, in
modo da uniformarsi alle abilità di tutti
i concorrenti». Andrea Ferretti parte
proprio dal mondo dello sport per parlare
di libertà di movimento. Nel 2017
ha fondato l’associazione Peba, acronimo
che sta a indicare i piani per l’eliminazione
delle barriere architettoniche.
L’associazione si occupa proprio
dell’abbattimento di queste, affiancando
le amministrazioni pubbliche e
i privati, e seguendo tutte le fasi della
realizzazione: dalla prima mappatura
del territorio alla raccolta fondi, dalla
progettazione sino alla fase conclusiva
dell’esecuzione. La sede dell’associazione
si trova a Milano nell’ex area
Expo, in Cascina Merlata, una cascina
del ‘600 ristrutturata per ospitare real-
tà di diverso tipo ma tutte con un’attenzione
rivolta al sociale.
«Il mondo della disabilità non vive una
situazione sana dal punto di vista dei
servizi», spiega Ferretti, «purtroppo
tutte le normative realizzate nel corso
degli ultimi trent’anni non hanno portato
a grandi risultati. La metropoli italiana
che più di altre sta attuando un
piano di eliminazione delle barriere è
Milano. E la data di promulgazione delle
leggi sul superamento delle barriere
architettoniche risale al 1986». Prima
dei luoghi, deve cambiare il punto di vista.
«Il tema del design for all va spostato.
Si parla tanto di accessibilità o di
problemi legati alle persone con disabilità,
ma è l’ambiente che deve rispondere
alle esigenze di tutti. E per farlo,
deve esserci un cambio di pensiero. Paradossalmente
non esiste una persona
con disabilità, è l’ambiente a esserlo».
86
NDO NUOVO:
ESE SENZA
IERE
Immaginare un’Italia senza barriere architettoniche.
Dove strade, parchi, uffici pubblici e case siano
accessibili a tutti, anche alla popolazione che verrà.
Ci sta pensando oggi l’associazione Peba,
fondata dall’Alumnus Andrea Ferretti
Il claim dell’associazione infatti recita:
Il mio paese è handicappato. «Oggi
chi progetta pezzi di città, quindi edifici,
abitazioni, funzioni pubbliche come un
museo, un ospedale, ma anche un bar
o un negozio, e non preveda l’accessibilità
e la piena fruibilità sta lavorando
a un progetto handicappato».
Secondo i dati Istat pubblicati nel 2017,
in Italia ci sono circa 4.360.000 persone
con disabilità, il 7,2% della popolazione
italiana. «Ma non è un problema
che riguarda solo oggi», precisa Andrea
Ferretti. «Uno studio condotto nel
ANDREA FERRETTI - 47 anni
Presidente Associazione PEBA
Alumnus Polimi Architettura
87
PEB
WWW.ASSOCIAZIONE PEBA.IT
2014 dal Fondo Monetario Internazionale
ci dice chiaramente che la popolazione
mondiale sta cambiando. Entro
vent’anni gli over 65 supereranno
per numero gli under 12. Ed è una cosa
che sta accadendo sempre più velocemente.
Sappiamo che statisticamente
il 98% della popolazione over 65 porta
con sé disabilità di natura motoria. Alla
luce di questo, risulta chiaro quindi
che oggi non dobbiamo affrontare solo
il problema del 7,2% ma dell’Italia che
verrà, quando avremo il 36% di popolazione
anziana». Per raccontare meglio
come il mercato stesso si sta adoperando
a questo cambiamento, Ferretti
mostra una pagina pubblicitaria della
Jacuzzi. Il benessere non ha età, recita
lo slogan della vasca Liberty: “con porta
e sedile ad accesso facilitato”. La vasca
“For All” è un esempio di ciò che
stiamo portando avanti con Fabio Felisi,
AD di Jacuzzi, che due anni fa mi disse.
“Vogliamo che il nostro cliente, così
come quando da giovane girava negli
hotel di lusso e trovava la sua Jacuzzi,
da anziano possa vivere ancora lo stesso
piacere”. Noi collaboriamo con designer,
architetti, progettisti per supportarli
nell’ideare prodotti accessibili. E
qui a Cascina Merlata stiamo lavorando
per contribuire a far nascere per la
prima volta in Italia un intero quartiere
totalmente libero da barriere archi-
«Grazie
all’accordo
di collaborazione
siglata con
il Poli,
non ci sentiamo
più così soli»
88
tettoniche, con case dotate di servizi di
domotica, progetti integrati nell’arredamento
e anche nelle parti comuni».
Continuando a mostrare pagine pubblicitarie
e a raccontare visioni, Ferretti
delinea una vita senza barriere. Cucine
con pensili mobili che si muovono su
parete per favorire chi è impossibilitato
a mettersi in posizione eretta. Bastoni
elettronici per non vedenti, dotati di recettori
che attraverso sensori tattili disseminati
lungo un percorso forniscono
informazioni, «anche in assenza di segnale
wi-fi». Sistemi a binario installati
sul soffitto che trasportano un’imbracatura
attraverso tutti gli ambienti di casa.
«Immagina il continuo trasbordo dal
letto alla carrozzina, dalla carrozzina al
bagno, dalla vasca all’uscire e risederti
sulla carrozzina», spiega Ferretti, «Con
questi nuovi sistemi puoi muoverti più
liberamente e immergerti nella vasca
rimanendo nell’imbracatura».
In questo numero di MAP si parla di
stadi e di aeroporti studiati anche per
i tifosi e i passeggeri del domani. Come
saranno questi luoghi dal punto
di vista delle barriere architettoniche?
«Partiamo da oggi: presentano degli
approcci antiquati, perché ancora una
volta le persone con disabilità hanno
una loro area. Pensiamo agli stadi,
l’area riservata corrisponde al primo
anello perché è il modo più semplice
per farli entrare, ma la struttura
deve essere interamente accessibile, le
carrozzine devono poter raggiungere le
tribune. Da quattro anni stiamo lavorando
anche con Sea Aeroporti, un disabile
è un passeggero come gli altri, e
invece viene preso in carico e parcheggiato
in una sala d’attesa. Se il tuo aereo
però parte dopo tre ore, per tre ore
rimani lì. La sfida è mirare alla piena
autonomia». E per farlo, fra le varie iniziative,
l’associazione Peba ha siglato
un accordo triennale con la sede lecchese
del Politecnico, insieme all’amministrazione
comunale della città, il
liceo artistico Medardo Rosso e l’istituto
tecnico per geometri Bovara. Il progetto
pilota, che prevede lezioni in aula
e studi sul campo, mira proprio all’ideazione
e allo sviluppo della città del
futuro, priva di barriere architettoniche.
«Il mondo accademico e istituzionale
devono dare una forte spinta», afferma
Andrea Ferretti. «In quest’ottica
vedo importantissima la collaborazione
con il Poli e il fatto che abbia deciso
di partire da battaglie molto concrete.
Non ci sentiamo più così soli». Poi,
conclude: «Per cominciare a parlare di
Peba sono serviti trent’anni. Io spero
non ce ne vogliano altrettanti per risolvere
tutto».
«Entro vent’anni
gli over 65
costituiranno
il 36% della
popolazione.
È chiaro quindi
che oggi
non stiamo
affrontando solo
il problema
della disabilità,
ma dell’Italia
che verrà»
89
90
Nelle immagini che seguono, il primo tratto
di 2km della Ciclopista Limone ideata
e realizzata da Marco Fontana, Antonio Lotti
e Davide Lorenzi. WWW.FLL.TN.IT
LA CICLOPISTA PIÙ
BELLA D’EUROPA
In bici a strapiombo sul lago di Garda: la pista
ciclopedonale da sogno è firmata da due Alumni
di Vito Selis
91
Un servizio dell’emittente statunitense
CNN si chiede: “Un viaggio nel meraviglioso
Lago di Garda nel nord Italia
può diventare ancora più spettacolare?
Sì, basta sospendere una pista ciclabile
galleggiante sulle scogliere scoscese,
permettendo ai ciclisti di pedalare sopra
le sue acque cristalline”. La notizia
della ciclopista di Limone, primo tratto
del progetto Garda By Byke che vuole
unire tre regioni (Lombardia, Veneto
e Trento), ha insomma già fatto strada.
Il percorso sarà ultimato nel 2021
ma lo scorso luglio sono stati inaugurati
i primi 2 km che vanno da Capo
Reamol, nel comune di Limone sul
Garda in provincia di Brescia, al confine
con il Trentino. «Il progetto è nato
nel 2011 come studio iniziale per i cinque
comuni dell’Alto Garda che volevano
proporre l’idea di un percorso di
maratona che li unisse», spiega l’Alumnus
Antonio Lotti. Poi, dai piedi si è
passati alle ruote e all’idea di Garda By
Bike: un filo lungo 190 km posizionato
in un crocevia tra l’Eurovelo EV7, l’itinerario
dell’Europa Centrale, ed Eurovelo
EV8, l’itinerario mediterraneo, connesso
quindi in maniera duplice con la rete
ciclabile europea.
«I primi 700 metri corrono lungo una
passerella bordo strada», spiega sempre
Antonio Lotti, «I successivi 1300 sono
a sbalzo sul lago, fino al monumento
ai caduti della Prima Guerra Mondiale
che si trova a Capo Reamol». E
su questo sbalzo, la vista si fa inedita,
ci si ritrova davanti l’Alto Garda come
non lo si era mai visto prima, perché la
Gardesana, la strada provinciale, non
«I primi 700 metri
corrono lungo
una passerella
bordo strada.
I successivi 1300
sono a sbalzo
sul lago e donano
una vista inedita
dell’Alto Garda»
92
ne permette lo sguardo. All’orizzonte la
catena dei monti del Baldo, dello Stivo
e la Rocchetta. E all’orizzonte anche l’idea
di un turismo slow; la pista non è
pensata per la corsa ma appunto per
la panoramica. Fra gli intenti c'è quello
di voler portare una viabilità sostenibile,
pensata anche per i residenti che
per spostarsi potranno avere un’alternativa
all’automobile. «Solo nei primi
tre mesi di apertura sono stati registrati
1300 accessi», dice Lotti, «La quasi
totalità dell’opera è stata effettuata
con l’elicottero che ha posizionato tutti
gli elementi, compresa la pavimentazione,
facendoli calare letteralmente
dal cielo. Rispetto al classico parapetto
poi, abbiamo voluto tenere libera la
vista, ancora una volta dedicata al cielo
e all’acqua, dunque per non limitare
l’aspetto della vista e privilegiare il più
possibile la trasparenza, abbiamo utilizzato
delle reti in acciaio».
Dunque legno e acciaio per quella che
è stata definita, da quotidiani e magazine
nazionali e internazionali, come la
ciclabile dei sogni, la ciclabile più bella
del mondo. Sul web c’è chi la recensisce
raccontandola così: “È stata un'esperienza
magnifica. Una grande emozione
pedalare sospesi sull'acqua in
uno dei punti più panoramici del Lago,
con aspre montagne a picco sulle acque
turchesi”, “Bello , emozionante e
ardito - come devono essere le opere
che rimarranno nella storia!”, “Stupendo
l’ultimo chilometro completamente
sospeso tra le rocce e il lago”. Molti anni
prima, Gabriele D’Annunzio descriveva
nei suoi taccuini il paesaggio con
queste parole: «Il lago è d’una bellezza
improvvisa, indicibile, ha qualcosa
di pudico. S’avvolge in un velo argentino,
e lascia vedere qualcuna delle sue
grazie rosee», e ancora: “Questa via, o
Arbitro viale, è degna d’essere celebrata.
È veramente una vittoria dell’uo-
mo, o vincitore”. Marco Fontana spiega:
«Il nostro intervento va a influire con
un monumento nazionale: la Gardesana
occidentale. D’Annunzio lo definiva
“il meandro del Benàco” per questa
sua forma sinuosa che abbiamo deciso
di assecondare. La prima volta che
l’abbiamo percorsa in bicicletta ci ha
emozionato il riuscire a seguire proprio
l’andamento del versante del pendio.
Ci ha dato l’idea di aver rispettato
la forma naturale della falesia». Un’altra
forte emozione la ricorda Lotti: «la
prima volta che l’abbiamo percorsa di
notte. Di giorno non ci siamo inventati
nulla, si è inventato tutto il paesaggio
magnifico dei monti e del lago. Di
notte ci siamo posti il problema di come
illuminare il passo. Abbiamo inserito
sul parapetto dei led ogni 6 metri.
L’effetto notturno è magico, si visualizzano
le luci del fondo lago e non è
più una pista, assume un’altra identità,
quella di una percorso quasi romantico».
E rimanendo in ambito affetti,
Fontana conclude: «Io e Antonio ci siamo
conosciuti all’asilo. Abbiamo fatto
sia le elementari che il liceo nella stessa
classe e infine abbiamo studiato insieme
al Politecnico di Milano». Ancora
oggi, condividono percorsi, ciclabili.
«Il nostro
intervento
dialoga con
un monumento
nazionale di
Dannunziana
memoria: la
Gardesana
occidentale.
Per questo
abbiamo
rispettato la
forma naturale
della falesia»
MARCO FONTANA- 56 anni
Fontana&Lotti Lorenzi Ingegneri Associati
Alumnus Polimi Ingegneria
ANTONIO LOTTI - 56 anni
Fontana&Lotti Lorenzi Ingegneri Associati
Alumnus Polimi Ingegneria
93
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TÜV ITALIA:
INDUSTRIA E FORMAZIONE, 4.0
“Aggiungi valore. Ispira fiducia” è il
claim di TÜV Italia, ente indipendente di
certificazione, ispezione, testing, collaudi
e formazione, che offre servizi certificativi
in ambito qualità, energia, ambiente,
sicurezza e prodotto. «Il valore
che mettiamo in campo è quello del
supporto ai nostri clienti per garantirgli
di fornire un prodotto sicuro, e così
ispirare fiducia sia a loro che ai fruitori
finali», raccontano Alberto Carelli e Pietro
Vergani, rispettivamente Managing
Director Industry Service/Real Estate &
Infrastructure e Business Unit Manager
Consumer Product di TÜV Italia, appartenente
al gruppo bavarese TÜV SÜD,
fondato nel 1866.
L’INDUSTRIA 4.0
E IL MERCATO ITALIANO
Carelli e Vergani spiegano: «L’industria
4.0 è la capacità di inglobare la propria
azienda italiana all’interno di un panorama
più vasto, attraverso la digitalizzazione.
L’azienda italiana è tipicamente
una piccola e media impresa che lavora
con le catene di fornitura globali. Noi
cerchiamo sempre più di supportare
l’export dell’azienda italiana attraverso
certificazioni che garantiscano la libera
circolazione delle merci in più paesi di
destinazione, al fine di integrare la manifattura
italiana nelle grandi produzioni
mondiali». Andrea Coscia, Managing
Director Business Assurance, aggiun-
ALBERTO CARELLI - 40 anni
Managing Director Industry Service
Alumnus Polimi Ingegneria
Aeronautica e Aerospaziale
PIETRO VERGANI - 35 anni
Business Unit Manager Commercial Product
Alumnus Polimi Ingegneria Meccanica
ANDREA COSCIA - 47 anni
Managing Director Business Assurance
Alumnus Polimi Ingegneria
per l'Ambiente e il Territorio
94
ge: «Industria 4.0 significa anche avere
un approccio diverso con i clienti, fatto
di customizzazione dei prodotti, ed è
ciò che facciamo muovendoci su tre direttrici
principali: tecnologia, processi e
organizzazione interna». Tornando alla
mission, aggiungere valore ed ispirare
fiducia, il loro compito è quello di apportare
conoscenza: «Le aziende sanno
tutto delle proprie macchine, come
funzionano e come fanno ciò che fanno.
Noi invece abbiamo una visione d’insieme
e cerchiamo di approfondire come
questa macchina può connettersi dentro
e fuori l’azienda. Forniamo un supporto
per capire quali sono gli sviluppi
futuri e valutare come possano essere
integrati nel sistema gestionale, che al
90% non dialoga con la macchina».
PROFESSIONI 4.0
E FORMAZIONE POLIMI
«Un responsabile del settore automotive
- spiega Andrea Coscia - mi diceva
che trova ottimi responsabili produzione
e ottimi analisti. La capacità di unire
queste due cose in un’unica figura è
qualcosa che manca e che, raccontava
sempre il cliente, chiederei alle università
italiane. Ciò, conferma questo bisogno
di connessione, anche cerebrale, di
competenze. Pensando alle professio-
ni del futuro direi che servono proprio
analisti con competenze dei processi industriali».
La tecnologia dunque avanza
ma di pari passo, si può dire, avanza
anche l’umanità. Carelli e Vergani affermano:
«Più la tecnologia va avanti e
più ci sarà bisogno di persone in grado
di svilupparla e interpretarla. Ecco perché
abbiamo bisogno del supporto del
Politecnico di Milano. Le figure professionali
del futuro sono quelle legate
sicuramente agli ambiti informatici
ed elettronici, per predire come un dato
macchinario potrà interagire con la
tecnologia che arriverà. E in più, abbiamo
necessità di neolaureati e laureati
in grado di gestire la mole di dati che
queste macchine saranno in grado di
sviluppare, dunque persone con una visione
dell’evoluzione tecnologica e che
sappiano interpretarla. Dall’altra parte,
ci interessa fare rete con le figure del
Poli che sono già sul mercato, per supportarle
nella crescita delle loro aziende
con l’orizzonte dell’adeguamento a
industria 4.0». E proprio per questo, nel
prossimo futuro di TÜV Italia c’è l’organizzazione
di un’experience exchange al
Poli e l’idea di lanciare una call for ideas
a studenti e laureati politecnici. Tutto
questo, ancora una volta, per aggiungere
valore, ispirare fiducia e rendere sicuro
e sostenibile il progresso.
«Servono
persone con
una visione
dell’evoluzione
tecnologica
e che sappiano
interpretarla.
E in questo,
il Poli, è
un partner
d’eccellenza»
Nella foto un ingegnere di TÜV Italia effettua
un test di compatibilità elettromagnetica
nella camera semianecoica del laboratorio
di Scarmagno (TO).
95
Lettere alla redazione
STORIA DI UN FUORISEDE,
DI UNA VOLTA
L’Alumnus Carlo Morsiani, 86 anni, ci ha inviato una lettera
per raccontarci di quando in piazza Piola non c’era
la metropolitana e per chi arrivava da fuori Milano la fatica
di studiare al Poli era anche fatica fisica
Sono un anziano e orgoglioso Alumnus del Poli di Milano. Mi sono laureato con grande fatica
e anche con enorme tenacia negli anni ’50 in Ingegneria Chimica. Una gran parte della fatica è stata
fisica; io, con la mia famiglia, abitavo a Saronno, ed ero costretto a lavorare in tutta la provincia
di Varese per continuare gli studi: insegnavo educazione fisica nelle scuole medie.
Ero quindi sempre in movimento: per studio, per lavoro, per tornare a casa e vorrei raccontarvi la
storia di un vecchio fuorisede del Poli.
Partivo da Saronno alle 08:00 con il treno delle ferrovie nord che arrivava al mio paese già pieno
di pendolari. Mia madre, ricordo, mi preparava un panino con la frittata che mangiavo in treno.
Arrivavo a Cadorna alle 8:45. Prendevo il tram numero 11, che sempre arrivava già strapieno.
Iniziava così un viaggio di circa 40 minuti che mi portava, stravolto e già provato nel fisico,
nei pressi del Poli pronto ad affrontare una corsa per cercare di occupare un posto nelle grandi aule
e con la concorrenza di circa 600 iscritti. Mi sedevo quasi sempre per terra perché anche lì,
quando arrivavo io l’aula era già piena. Trascorrevo i pomeriggi facendo le esercitazioni
di matematica e fisica e intorno alle 19:00 riprendevo il treno per Saronno. Una volta sbagliai numero
del tram, invece di prendere l’11 presi l’1. Fu lì che capii che dovevo fare
una visita oculistica, da allora porto gli occhiali da vista.
Al Poli ci sono tornato per l’anniversario di laurea del ’61, cinquanta anni
dopo. Ho visto che oggi si arriva in piazza Piola anche servendosi della
metropolitana. Ho calcolato che se avessi avuto la possibilità di avere
un’abitazione nei pressi del Poli mi sarei laureato con meno fatica
e due volte. Mi sento di far parte di quegli antichi faticatori indefessi e
proiettati verso un obiettivo con una tenacia non comune
e senza tentennamenti. Di quel periodo ricordo la sensazione
che mi accompagnava in treno, in tram, a lezione, quella di aver scelto
forse una cima troppo alta.
Ma poi, con orgoglio, ce l’ho fatta.
Nelle foto l’Alumnus Carlo Morsiani e alcune
immagini dal viaggio dei neolaureati del ’61
a un impianto Shell ad Amsterdam, Olanda.
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L’ing. Morsiani è scomparso pochi giorni
prima della stampa del MAP.
L’associazione AlumniPolimi esprime
la sua vicinanza alla famiglia.
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ORGOGLIO POLITECNICO SIGNIFICA
ANCHE COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO
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