H2 SPEEDPROGETTARE IL FUTUROLa supercar green nata a Cambiano e premiata a Ginevraraccontata da Fabio Filippini, Vice President Design e ChiefCreative Officer di Pininfarinadi Gabriele FerraresiFabio Filippini, 52 anniVICE PRESIDENT DESIGN E CCO PININFARINAALUMNUS POLIMI ARCHITETTURATutte le immagini: ©Pininfarina
Un buon designer dell’automobile- forse ogni buon designer? - haun obiettivo improbo, il suo compitoè raggiungerlo: rendere il sognorealtà. Almeno così racconta FabioFilippini, Alumnus Architettura delPolitecnico di Milano, laureato conlode nel 1989 e oggi ai vertici di Pininfarina,dove dal 1° aprile 2011 ricopreil ruolo di Vice President Designe Chief Creative Officer. La suaprima concept car in Pininfarina èstata la Cambiano, nel 2012, l’ultima,la H2 Speed, presentata a marzo diquest’anno al Salone di Ginevra.39< La H2 Speed a confrontodella Sigma Grand Prixdel 1968.In un’intervista spiegava che il designdi un’auto di oggi non è mai ilfrutto di un solo uomo. E ieri invece?Negli anni sessanta, settanta,poteva essere frutto di un uomosolo?Sì e no. È chiaro che soprattuttonegli anni cinquanta e sessantaesistevano delle figure di grandetalento, che un po’ erano gli archetipidi quello che poi è diventato ildesigner automobilistico in Italia.Ed erano soprattutto delle individualità,se pensiamo agli anni cinquanta,sessanta settanta. Pininfarinagià allora aveva una storiaMAP Magazine Alumni Polimipiù complessa: era già un’aziendasviluppata. Esistevano questi grandipersonaggi, Aldo Brovarone, LeonardoFioravanti, Paolo Martin etanti altri che sono passati da Pininfarina,che avevano un estro eun tocco personale: però questoloro tocco personale si sviluppavain una struttura che aveva qualcosadi organico, in cui c’erano unospirito e una visione forti. In cuitutto un team, che andava dai disegnatoritecnici fino agli ingegneri,fino ai modellisti prototipisti oi battilastra aveva questa culturaaziendale, o cultura di design, cheportava a creare oggetti che purpensati da personaggi diversi allafine continuavano a rappresentareil design di Pininfarina. Ed èun caso particolare. Altre aziendeall’epoca - penso a Giugiaro, pensoa Marcello Gandini - avevano untocco unico, e si poteva affermareche un’auto era stata disegnatada loro. Sempre nel passato poi cisono situazioni in cui uno può dire“Mah, è stata davvero il frutto solodel disegno di una persona?” perchéa un certo punto intervenivanoi battilastra, artigiani che interpretavanoa loro modo i disegni. E lorostessi avevano una capacità di interpretaree sviluppare al di là diquello che era l’intento iniziale deldisegnatore: ci sono auto famosissime,come la Ferrari GTO del 1962,disegnata in parte da Pininfarinae in parte da Scaglietti, che si dicesia stata un oggetto realizzato propriocon questo savoir faire un po’generalizzato, un savoir faire che fasì che un insieme di persone condeterminate competenze e sensibilitàcreino questa alchimia, perprodurre poi un oggetto unico.In quanti lavorano nel suo team inPininfarina?Circa 120 persone, ma non tuttelavorano sullo stesso progetto. Traquei 120 ci sono i designer veri epropri, sono inclusi i tecnici, chehanno formazione tecnico-ingegneristicae contribuiscono a questevisioni portando contributi tecnologicie funzionali, ci sono deglispecialisti di modellazione virtuale3D, e anche loro trasformano