Gennaio 2020 visto
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Dipartimento
per l’Innovazione e le Tecnologie
M ensile di Informazione dell’Associazione industriali - Assoimprese
Spedizione in abbonamento postale 45% Art.2 comma 20/B legge 662/96
Centro Nazionale per l’Informatica
nella Pubblica Amministrazione
A.I.T.I.
Associazione Italiana
Tesorieri d’impresa
Università Cattolica
del Sacro Cuore
Speciale Ambiente
green deal europeo
massimo gaudina
commissione europea
Gennaio 2020
SOMMARIO
Informazioni
32 Come Abbonarsi
48 Ministero dello Sviluppo Economico
SPORTELLO EUROPA
“GREEN DEAL EUROPEO
E NUOVE SFIDE PER LE PMI”
8
60 Inps
62 Inail
64 NEWS PMI - SVILUPPO ECONOMICO
14
PASSEPARTOUT
ERP PER IMPRESE: PREVISIONI
PER IL 2020
Unione Europea
M A G A Z I N E
Mensile Ufficiale dell’Assoimprese - Associazione Industriali Piccole e Medie Imprese Nazionali
Il mensile è presente presso l’osservatorio per le piccole e medie Imprese, Presidenza
del Consiglio dei Ministri, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Dipartimento per
l’Innovazione e le Tecnologie, Dipartimento della Funzione Pubblica, Ministero dell’Economia
e delle Finanze - Consip, Centro per l’informatica nella pubblica
Amministrazione - Cnipa, Associazione Italiana Tesorieri d’impresa - Aiti, Associazione
Italiana Sistemi Informativi in Sanità e presso la commissione Europea (BRUXELLES)
in collaborazione con:
Dipartimento per l’Innovazione
e le Tecnologie
ASSOIMPRESE
FORTINET
I cybercriminali “tengono
d’occhio”le imprese
per coglierle di sorpresa
mettendo a punto
tattiche sempre nuove
18
24
FOCUS PMI
Italia Startup VisaStrategie
per attiraretalento e innovazione
International Facility Management
Association Italian Chapter
Member of the Euro FM Network
PMI Magazine
Direttore Responsabile
Cosimo Bisci
Università Cattolica
del Sacro Cuore
Redazione e Impaginazione Grafica
Silvia Tira
Associazione Italiana
Tesorieri d’impresa
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Alberto Di Leo
Hanno collaborato a questo numero
Fabio Cauli - Paolo Melissi - Alessandra Toscano
Fotografie - Mario Carò - Carmelo Greco - Franco Franzan
tuttoambiente
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Presidente e
Amministratore Delegato
di TuttoAmbiente
38
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44
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“GREEN DEAL EUROPEO E
NUOVE SFIDE PER LE PMI”
a cura di
cinzia boschiero
Da sinistra dott. Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza
Milano – Commissione europea con due suoi stretti collaboratori
Il Green Deal della Commissione europea
cambierà lo scenario economico e industriale,
oltre che sociale. Lo spiega il dott. Massimo
Gaudina, Capo della Rappresentanza a
Milano della Commissione europea: “E’ una
sfida a favore della sostenibilità e della tutela
dell’ambiente. Gli europei vogliono un'azione
concreta in materia di cambiamenti climatici
e l'Europa indica il cammino da seguire.
Diventare il primo continente a impatto
climatico zero costituisce una scelta strategica
prioritaria e coraggiosa. La normativa
europea sul clima sancirà per la prima volta
nella legge l'obiettivo della neutralità
climatica dell'UE entro il 2050. Per realizzare
il Green Deal europeo è necessario ripensare
le politiche per l'approvvigionamento di
energia pulita in tutti i settori dell'economia:
industria, produzione e consumo, grandi
infrastrutture, trasporti, prodotti alimentari
e agricoltura, edilizia, tassazione e prestazioni
sociali”. Il cosiddetto "piano di investimenti
per un'Europa sostenibile", si appoggia sugli
strumenti finanziari dell'Unione Europea, in
particolare InvestEU, per mobilitare
investimenti pubblici e fondi privati che si
dovrebbero tradurre in almeno mille miliardi
di euro in investimenti. Alcune regioni
europee subiranno una profonda
trasformazione socioeconomica. Il così
definito “meccanismo per una transizione
giusta” europeo, che è stato di recente
presentato dalla Commissione europea,
fornirà loro sostegno pratico e finanziario su
misura al fine di aiutare i lavoratori e
generare gli investimenti locali necessari. La
Presidente della Commissione europea,
Ursula von der Leyen, ha dichiarato: "Al centro
del Green Deal europeo, che racchiude la nostra
visione per un'Europa climaticamente neutra
entro il 2050, ci sono le persone. La trasformazione
che ci si prospetta è senza precedenti e avrà
successo solo se è giusta e va a beneficio di tutti.
Sosterremo le popolazioni e le regioni chiamate
a compiere gli sforzi maggiori affinché nessuno
P M I 8
SPORTELLO EUROPA
BRUXELLES, COMMISSIONE EUROPEA
sia lasciato indietro. Il Green Deal comporta
un ingente fabbisogno di investimenti, che
trasformeremo in opportunità di
investimento." Il piano di investimenti del
Green Deal europeo mobiliterà i fondi
dell'Unione Europea e creerà un contesto
in grado di agevolare e stimolare gli
investimenti pubblici e privati necessari ai
fini della transizione verso un'economia
climaticamente neutra, verde, competitiva
e inclusiva. Il ‘meccanismo europeo per
una transizione giusta’ è uno strumento
chiave per garantire che la transizione
verso un'economia climaticamente neutra
avvenga in modo equo e non lasci indietro
nessuno. Fornirà un sostegno mirato a
quelle più colpite nell'intento di mobilitare
almeno 100 miliardi di euro nel periodo
2021-2027, attenuando così l'impatto
socioeconomico della transizione.
Contribuirà a generare gli investimenti di
cui necessitano i lavoratori e le comunità
che dipendono dalla catena del valore dei
combustibili fossili. Il meccanismo si
aggiunge al sostanzioso contributo
fornito dal bilancio dell'Unione tramite
tutti gli strumenti direttamente pertinenti
alla transizione. Il meccanismo per una
transizione giusta consterà di tre fonti
principali di finanziamento ovvero il
‘Fondo per una transizione giusta’, per il
quale saranno stanziati 7,5 miliardi di euro
di nuovi fondi comunitari, che si sommano
alla proposta della Commissione per il
prossimo bilancio a lungo termine. Per
poterne beneficiare gli Stati membri
dovranno individuare i territori ammissibili
mediante appositi piani territoriali per
una transizione giusta, di concerto con la
Commissione.
Dovranno inoltre impegnarsi a integrare
ogni euro versato dal Fondo con contributi
dal Fondo europeo di sviluppo regionale
e dal Fondo sociale europeo Plus, nonché
con risorse nazionali supplementari. Ciò
dovrebbe tradursi in finanziamenti totali
dell'ordine di 30-50 miliardi di euro, che
mobiliteranno a loro volta ulteriori
investimenti. Il Fondo per una transizione
giusta concederà principalmente
sovvenzioni alle regioni: sosterrà i
lavoratori, aiutandoli ad esempio ad
acquisire abilità e competenze spendibili
sul mercato del lavoro del futuro, e
appoggerà le PMI, le start-up e gli
incubatori impegnati a creare nuove
opportunità economiche in queste
regioni. Sosterrà anche gli investimenti a
favore della transizione all'energia pulita,
tra cui quelli nell'efficienza energetica.
Inoltre è previsto un sistema specifico per
una transizione giusta nell'ambito di
InvestEU, che punta a mobilitare fino a 45
miliardi di euro di investimenti. Lo scopo
è attrarre investimenti privati a beneficio
delle regioni interessate, ad esempio nei
settori dell'energia sostenibile e dei
trasporti, e aiutare le economie locali a
individuare nuove fonti di crescita. Mentre
uno strumento di prestito per il settore
pubblico in collaborazione con la Banca
europea per gli investimenti, sostenuto
dal bilancio dell'UE, dovrebbe mobilitare
investimenti compresi tra 25 e 30 miliardi
di euro e servirà ad accordare prestiti al
settore pubblico, destinati ad esempio agli
investimenti nelle reti di teleriscaldamento
e alla ristrutturazione edilizia. La
P M I 9
prof. Michele Poerio, Presidente Federspev, Presidente
Forum nazionale Pensionati
Commissione presenterà la relativa proposta
legislativa a marzo 2020. Il meccanismo per
una transizione giusta, tuttavia, non è
circoscritto ai finanziamenti. Tramite la
piattaforma per una transizione giusta la
Commissione offrirà assistenza tecnica agli
Stati membri e agli investitori e garantirà il
coinvolgimento delle comunità interessate,
delle autorità locali, dei partner sociali e delle
organizzazioni non governative.
Il meccanismo per una transizione giusta
potrà contare su un solido quadro di
governance basato su piani territoriali
specifici. “E’ essenziale un nuovo sistema
regolatorio contenente adeguate certezze
ma anche flessibilità ,” dice l’ingegner
Alessandro Clerici, Past President e Presidente
Onorario FAST e WEC Italia,” tenendo conto
della rapidità dell’evoluzione tecnologica ;
ciò in un’era nella quale il ‘saper fare’ passa
in secondo ordine rispetto ad un ‘far sapere’
che con prospettive mirabolanti e sovra
enfatizzazioni iniziali rischia di ritardare od
uccidere nella culla la decarbonizzazione.
Occorre un impegno da parte politica italiana
ed europea, ma soprattutto a livello globale
per un lavorare insieme in modo ‘multipartisan’
per una effettiva transizione industriale ed
energetica in particolare con approcci seri e
sistemici con il conforto di dati tecnico/
scientifici ed economici effettivi senza un
passivo adeguarsi a ideologie pur stimolanti
;ciò per arrivare alle soluzioni meno costose
valutando adeguatamente anche i costi
ambientali e per la salute ed i vantaggi per
occupazione e PIL. Il vero rischio di una stabile
P M I 10
transizione energetica sta in una troppo
rapida accelerazione e nell’eventuale
ribaltamento non correttamente valutato di
costi eccessivi sui cittadini/clienti; e ciò con le
inevitabili reazioni e impatti su lavoro e
industria”.
AIUTI EUROPEI NEL SETTORE DELLE IMPRESE
SANITARIE, SOCIALI E CREATIVE- Tra le
opportunità si segnala anche un bando
aperto per lo sviluppo del mercato della
finanza a favore delle imprese sociali.
Il bando sostiene lo sviluppo di partenariati
di finanza sociale e di strumenti o meccanismi
finanziari fattibili, adeguati e affidabili
destinati alle imprese sociali, nonché azioni
di supporto non finanziario volto a migliorare
servizi di business development e networking
tra aziende. E’ gestito dalla Commissione
europea, Direzione Generale Occupazione,
Affari sociali, Inclusione ed ha un budget di
due milioni e mezzo di euro.
Il contributo, per ogni progetto selezionato,
ammonta al massimo a 250mila euro
cadauno. “Serve una maggiore attenzione
alle imprese sociali”, spiega il dott. Danilo
Mazzacane, segretario generale Cisl Medici
Lombardia e segr. gen. Gruppo Oculisti
Ambulatoriali Liberi, ”Goal è in particolare
una società scientifica che punta molto alla
sinergia tra università, operatori sanitari e
innovazione tecnologica.
Nascono nuove professioni quali la
professione del neuroftalmologo proprio
grazie all’evoluzione transettoriale delle
competenze. Ne abbiamo parlato anche alla
nostra recente consensus conference
internazionale a Milano in cui celebriamo i
dieci anni di attività. Molte interazioni anche
negli ERN della Commissione europea
includono aziende, enti di ricerca, enti del
settore socio-sanitario e associazioni di
cittadini e pazienti”. Associazioni come
Federspev, Confedir puntano molto a
progetti a tutela degli operatori sanitari e a
migliorare il dialogo intergenerazionale. Il
prof. Michele Poerio, presidente di Federspev
ha evidenziato che, anche nel congresso
Federspev di maggio 2020, a Verona, saranno
presenti anche i delegati nazionali del Forum
dei pensionati, che lui presiede, proprio per
evidenziare i progetti concreti sul territorio,
le borse di studio, e pure i ricorsi legali legati
alla perequazione ed al taglio delle pensioni
da loro avviati. Il Terzo programma europeo
quadro per la sanità evidenzia l’importanza
di una cooperazione in rete per interventi
socio sanitari a supporto in particolare degli
over 65 anche per un loro empowerment
nell’utilizzo della telemedicina, e di tutti i
servizi digitalizzati innovativi.” Serve una
presa di posizione sinergica e più cultura e
conoscenza anche di come assistenza e
previdenza siano da separare in Italia come
avviene negli altri Stati europei”. Tra i bandi
aperti ad esempio con prima scadenza al 22
aprile se ne segnalano alcuni che cofinanziano
progetti di ricerca e innovazione tecnologica
del programma comunitario Horizon, quali
un bando (rif. SC1-DTH-02-2020- Personalised
early risk prediction, prevention and
intervention based on Artificial Intelligence
and Big Data technologies) sulle
applicazioni dell’intelligenza artificiale;
un bando (rif. SC1-DTH-04-2020-
International cooperation in smart living
environments for ageing people) per
progetti di cooperazione per sviluppare
ambienti innovativi più adatti
all’invecchiamento attivo; un bando (rif.
SC1-DTH-06-2020- Accelerating the
uptake of computer simulations for
testing medicines and medical devices)
per lo sviluppo di device medicali; un
bando (rif. SC1-DTH-14-2020- Precommercial
Procurement for Digital
Health and Care Solutions) per soluzioni
di cura e salute con innovazioni digitali.
Inoltre sostegno europeo viene dato
anche alle cosiddette imprese culturali e
creative tramite ad esempio il programma
Europa Creativa. Si segnala ad esempio
un bando che cofinanzia progetti in
diversi settori culturali e creativi,
compreso l’audiovisivo, e attraverso l’uso
di tecnologie innovative, inclusa la realtà
virtuale, progetti con approcci e strumenti
transettoriali innovativi per facilitare
l’accesso, la distribuzione, la promozione
e la monetizzazione della cultura e della
creatività, compreso il patrimonio
culturale. Nella selezione viene data
priorità a progetti che abbiano minimo
una soluzione audiovisiva ed una nuova
tecnologia digitale da attuare in almeno
uno di questi ambiti ovvero editoria,
musei, arti dello spettacolo e/o patrimonio
culturale. La prima scadenza è il 14
maggio e ogni progetto può ottenere
da sinistra a destra prof. Paolo Milani, Univ. Milano,
prof. Michele Poerio, Federspev, dott. Alessandro Perin,
Besta Neurosim Center, prof. Alessandro Clerici,
Fast in un recente convegno su innovazione e ricerca
sino al massimo 300mila euro di
cofinanziamento. Un altro bando, sempre
del programma comunitario denominato
Europa Creativa, ma con scadenza al 12
maggio; è gestito dalla Agenzia esecutiva
per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura
(EACEA) con un budget di cinque milioni
e 400mila euro e punta ad accrescere la
capacità dei produttori del settore
audiovisivo nello sviluppo di opere
audiovisive europee con potenziale di
circolazione sia all’interno che al di fuori
dell’Unione Europea e vuole agevolare le
co-produzioni europee e internazionali.
computing continuum) sul cloud
computing; un bando (rif. ICT-41-2020- 5G
PPP – 5G innovations for verticals with
third party services) sul 5G; un bando (rif.
ICT-46-2020- Robotics in Application
Areas and Coordination & Support) sulla
robotica; un bando (rif. ICT-47-2020-
Research and Innovation boosting
promising robotics applications) per
progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico
sulle applicazioni robotiche; un bando
(rif. ICT-49-2020- Artificial Intelligence on
demand platform) sulla intelligenza
artificiale e lo sviluppo di una piattaforma
on demand. Al sito https://europa.eu/
LEADERSHIP INDUSTRIALE E ICT - Ci sono
diversi bandi aperti nel settore della
ricerca all’interno del programma
comunitario Horizon 2020 nel cosiddetto
‘Pilastro Leadership industriale -
Information and Communication
Technologies’. Con scadenza al 22 aprile
ad esempio si segnalano dieci bandi
aperti. Tra questi ad esempio un bando
(rif. ICT-36-2020- Disruptive photonics
technologies) che cofinanzia progetti di
ricerca e sviluppo tecnologico per
tecnologie fotoniche dirompenti; un
bando (rif. ICT-37-2020- Advancing
photonics technologies and application
driven photonics components and the
innovation ecosystem) per studi
tecnologie avanzate di fotonica e
componenti ed applicazioni della fotonica
e sull'ecosistema dell'innovazione; un
bando (rif. - ICT-40-2020- Cloud
Computing- towards a smart cloud
investeu/projects_it ci sono diversi
progetti già finanziati da Invest Eu altro
supporto per le aziende. Possiamo citarne
alcuni quali il progetto NETfficient grazie
al quale gli scienziati stanno sviluppando
e sperimentando una serie di tecnologie
di stoccaggio intelligenti per i diversi tipi
di energie rinnovabili sull'isola di Borkum
nel Mare del Nord. Alcuni esempi sono le
batterie di seconda mano per i veicoli
elettrici, i supercondensatori, le batterie
agli ioni di litio, le celle a combustibile a
idrogeno e un sistema di stoccaggio di
energia ibrida. Possiamo citare un
progetto sviluppato da Critical Materials
che sviluppa soluzioni informatiche per
l’analisi di elementi strutturali e strumenti
complessi come aeromobili e turbine
eoliche. Su questa base formula proposte
e diagnosi per migliorare il rendimento,
ridurre i costi di manutenzione e prevenire
incidenti.
P M I 11
SPORTELLO EUROPA
Passepartout
ERP PER IMPRESE:
PREVISIONI PER IL 2020
Il processo di trasformazione digitale delle
aziende italiane ha subito negli ultimi anni
l’influenza di alcuni trend tecnologici:
dall’Intelligenza Artificiale, ai Big Data, fino
alla diffusione delle piattaforme Cloud e
degli assistenti vocali.
In questo panorama così dinamico i fornitori
di ERP e software gestionali devono essere in
grado di adeguare le proprie proposte, in
un’ottica di sempre maggiore integrazione,
automazione e semplificazione dei processi.
In Italia in particolare, negli ultimi 12 mesi è
stata forte la spinta all’innovazione dei nuovi
adempimenti imposti dal legislatore, quali
fatturazione elettronica e scontrino
elettronico. Tutte le imprese, anche quelle di
dimensioni più ridotte, hanno dovuto fare i
conti con nuovi processi di digitalizzazione.
Gli imprenditori italiani stanno affrontando
con maggiore consapevolezza le proprie
attività, ponendosi seri obiettivi nel campo
dell’innovazione digitale, ma molto lavoro è
ancora da svolgere, soprattutto nella fascia
delle PMI, in particolare tra quelle con un
fatturato inferiore al milione di euro.
Anche se l’offerta di gestionali in Cloud non
rappresenta di certo l’ultima tendenza, è
ormai facilmente prevedibile come il 2020
sarà l’anno della sua definitiva consacrazione.
Per molti analisti l’anno in corso vedrà il
raggiungimento della maturità commerciale
da parte dei software as a service, pronti a
diventare la modalità di adozione preferita
dalla maggior parte delle aziende.
Il Cloud ha subito una forte accelerazione e
in molte aziende produttrici di software
l’offerta si è adeguata alla richiesta.
In Passepartout (www.passepartout.net) ad
esempio, tutti i prodotti saranno presto
disponibili anche in cloud, con un’offerta
commerciale accattivante, prezzi competitivi
e una formula scalabile, oltre che ricca di
servizi in tema di aggiornamenti automatici,
sicurezza informatica ed assistenza
remotizzabile.
Sempre in casa Passepartout, nel corso del
nuovo anno grande attenzione verrà posta
anche nei confronti dei moduli
P M I 14
www.passepartout.net
particolarmente richiesti dagli utenti, quali il
CRM, per la gestione del pre e post vendita,
la raccolta ordini, per il coordinamento di reti
vendita dirette e la Business Intelligence,
indispensabile per reportistica e dashboard
decisionali.
Sul versante web, Passepartout sta da tempo
consolidando una vera e propria web agency
interna, nell’ottica di fornire servizi tailormade
ai suoi clienti, anche grazie al CMS
proprietario Passweb.
Complice la continua diffusione degli
assistenti vocali intelligenti, in Passepartout
dopo l’integrazione con i dispositivi Alexa
sono in cantiere progetti di deep learning
riguardanti il riconoscimento di immagini e
documenti all’interno dei software gestionali.
Così come i nostri moderni smartphone sono
in grado di restituirci immagini contenenti un
determinato oggetto, in seguito a una ricerca
di testo, chissà che in un futuro nemmeno
troppo lontano, anche il classico ERP sarà in
grado di effettuare classificazioni intelligenti
di merci o documenti, aiutandoci
nell’inventario e riducendo l’impatto delle
operazioni manuali.
La scelta del fornitore ERP è sempre delicata
per le PMI, che cercano nel partner
tecnologico esperienza, stabilità,
completezza e competitività dell’offerta.
Le soluzioni Passepartout hanno costi
affrontabili, sono estremamente
personalizzabili, pur mantenendo la
sicurezza e l’efficacia che da sempre
contraddistingue il marchio. Ogni impresa
può disporre, a costi adeguati alle proprie
esigenze, di un sito internet di tipo
e-commerce, un modulo per gestire la rete
vendita, un CRM ed una dashboard per
verificare l’andamento di tutti i principali
indicatori di performance.
La parola chiave per il 2020 sarà
semplificazione. Gli applicativi Passepartout
si preparano a diventare ancora più pratici ed
efficienti, utilizzabili più agevolmente anche
da startup e microimprese; sempre in Cloud
e connessi al mondo esterno all’impresa.
L’area R&S di Passepartout continua a
lavorare sulle nuove tecnologie, pensando ad
un impiego dell’intelligenza artificiale reale
e aderente ai bisogni quotidiani delle
aziende.
P M I 15
FORTINET
I cybercriminali “tengono d’occhio”
le imprese per coglierle di
sorpresa mettendo a punto tattiche
sempre nuove
A cura di Giorgio D’Armento, Distribution Led Business Manager di Fortinet
P M I 18
Il terzo trimestre del 2019 ha visto emergere, o
comunque crescere, una serie di nuovi trend legati
alle minacce informatiche; le aziende devono essere
consapevoli di queste tendenze se desiderano stare
al passo rispetto alle strategie utilizzate dai
cybercriminali. Una delle metodologie di attacco più
efficaci per i criminali informatici è cambiare di
continuo le strategie, invece di limitarsi
semplicemente a creare nuovi malware.
Focus sui servizi edge vulnerabili
Gli attacchi di phishing sono in cima alle priorità da
affrontare per le aziende che operano in tutti i settori
produttivi. Questo perché il 90% di tutti i malware
viene ancora iniettato utilizzando come vettore gli
allegati e-mail compromessi. Come risultato, le
aziende stanno formando i propri dipendenti
nell’identificare e segnalare i messaggi
potenzialmente pericolosi. Concentrarsi su un
singolo vettore d’attacco, tuttavia, può lasciare
un’impresa esposta alle minacce che prendono di
mira altri sistemi. Secondo l’ultimo Threat Landscape
Report dei FortiGuard Labs, gli attacchi che
prevedono l’esecuzione di codice da remoto che
hanno come target gli edge service vulnerabili e i
servizi disponibili pubblicamente per gli utenti e/o
gli impiegati sono ai primi posti nell’elenco delle
minacce identificate in tutte le aree geografiche nel
terzo trimestre dello scorso anno. I trend d’attacco
tendono a focalizzarsi su un’area o comunque su
un numero limitato di regioni geografiche.
Una volta che i cybercriminali trovano un appiglio
ai confini del perimetro di rete, possono utilizzare
quel vettore di attacco per iniziare a inviare il loro
malware agli obiettivi all'interno della rete; il
risultato sarà simile a quello che avrebbero ottenuto
se avessero utilizzato il phishing per inviare gli stessi
payload. Sebbene questa tattica di attacco non sia
nuova, essa mostra come i criminali informatici
stiano prestando attenzione alle tendenze in ambito
cyber security, come la consapevolezza della
presenza del phishing e un uso più pervasivo degli
strumenti per proteggere la posta elettronica. Ciò
dimostra inoltre che cambiare le tattiche sfruttando
i sistemi che i difensori potrebbero non avere
pienamente sotto controllo può essere un modo
efficace per cogliere le aziende di sorpresa e
aumentare così le possibilità di successo.
È un dato di fatto che la maggior parte dei danni
subiti dal network o dai dispositivi sia il risultato
diretto di un errore nell’aggiornare o sostituire i
sistemi vulnerabili o implementare adeguati controlli
di prossimità. Certo, il patching è difficile,
specialmente quando si ha a che fare con migliaia
di dispositivi o sistemi embedded che non possono
essere facilmente aggiornati senza intaccare
l’infrastruttura. L’adozione di FortiGuard Security
Rating Service consente ai team IT di dare priorità
al patching e all'aggiornamento dei sistemi
vulnerabili.
Il Malware-as-a-Service continua a crescere
Nei prossimi mesi probabilmente raddoppieranno
le possibilità e i vettori di attacco delle superfici di
rete, aumenterà altresì il volume degli attacchi stessi.
Sicuramente uno dei punti deboli degli aspiranti
criminali informatici riguarda il fatto che molti di
loro semplicemente non hanno le competenze
tecniche necessarie per sviluppare tool utili a
identificare e colpire con successo una vittima. Tutto
è cambiato quando gli sviluppatori di malware
dannosi hanno iniziato a offrire Malware-as-a-
Service (MaaS) nel dark web: i cybercriminali hanno
avuto accesso a strumenti che non solo erano
progettati per aiutarli a superare la mancanza di
competenze tecniche, ma che avevano alle spalle
team di sviluppo capaci di garantire che fossero
davvero efficaci. I criminali informatici desiderano
naturalmente che le e-mail di phishing inviate
vengano aperte. Ma con una maggiore
consapevolezza da parte degli utenti finali, il
phishing rischia di fallire.
Affrontare nuove sfide partendo dalla
resilienza
Ci sono alcune strategie che ogni realtà può
adottare e che rimarranno efficaci anche
se il panorama delle minacce sta continuamente
evolvendo. É essenziale che le organizzazioni
adottino un approccio olistico per proteggere
l'intera rete distribuita. Questo inizia da un
approccio che Fortinet definisce un ‘tessuto di
sicurezza completo’. Fortinet Security Fabric include
dispositivi di sicurezza integrati, un sistema
centralizzato di monitoraggio single-pane-of-glass,
la gestione, configurazione e integrazione
dell'intelligence delle minacce in tempo reale
per garantire che la rete sia sempre in grado
di far fronte alle minacce più recenti.
www.fortinet.comI
FORTINET
Molti nuovi attacchi ed exploit inoltre hanno
successo perché i sistemi vulnerabili non
vengono adeguatamente riparati o aggiornati.
Gli exploit rivolti alle vulnerabilità più datate
possono essere fermati con successo grazie
alla valutazione del rischio, applicando patch
e aggiornamenti o sostituendo i sistemi vulnerabili.
Le aziende dovrebbero infine prendere
in considerazione l'implementazione di una
segmentazione di rete intent-based e strategie
di accesso zero trust per prevenire lo sfruttamento
di dispositivi critici e sistemi vulnerabili.
Per approfondire
Edge: con il termine inglese Edge computing si
indica l'elaborazione delle informazioni ai
margini della rete, dove i dati vengono
prodotti.
Payload: è la porzione di codice eseguibile di
un malware, quale un worm o un virus, che
esegue l'azione malevola di infezione di un
qualsiasi device della vittima.
Patching: è un termine che in informatica
indica l’esecuzione di una patch, ovvero un file
creato per risolvere uno specifico errore di
programmazione.
Phishing: è un tipo di truffa effettuata su
Internet attraverso la quale un
malintenzionato cerca di ingannare la vittima
convincendola a fornire informazioni
personali, dati finanziari o codici di accesso,
fingendosi una persona o ente affidabile in
una comunicazione digitale.
www.fortinet.comI
FOCUS
PMI
Italia Startup Visa
Strategie per attirare
talento e innovazione
Nel corso del convegno “Il programma Italia Startup Visa (ISV): tra esperienze e futuro”, organizzato dal
Ministero in collaborazione con Invitalia, sono stati presentati i risultati di un’indagine svolta nel 2019
tra gli imprenditori non Ue che hanno beneficiato della procedura semplificata per ottenere il visto
d’ingresso, con l’obiettivo di avviare una startup innovativa nel nostro Paese.
P M I 24
Italia Startup Visa è un programma promosso
dal MiSE che si sta rivelando un efficace
strumento per attrarre nuovi investitori. Sono
infatti 481 le candidature finora pervenute,
provenienti da 49 paesi extra UE, che hanno
l’opportunità di richiedere un visto d’ingresso
per lavoro autonomo in Italia attraverso una
procedura digitale veloce e gratuita.
L’efficacia e il buon funzionamento del
programma può contare sul lavoro sinergico
portato avanti nell’ambito del Comitato di
valutazione che vede impegnati tutte le
istituzioni e gli enti coinvolti.
Il Sottosegretario Gian Paolo Manzella ha
sottolineato, nel corso del suo intervento,
come “Italia Startup Visa sia un esempio positivo
di programma, monitorato e valutato anche da
organismi internazionali. La politica per le startup
deve sempre di più consolidarsi in un quadro più
ampio di politica industriale nazionale, dove il
Fondo Nazionale Innovazione rappresenterà un
importante supporto al mercato del venture
capital in favore delle startup innovative. Un ruolo
importante nel mondo delle startup lo rivestono
anche le Regioni e la collaborazione con scuole,
università e centri di ricerca. Il MiSE continuerà a
promuovere questo strumento, che si conferma
essere una leva strategica di successo per attrarre
talenti e innovazione nel nostro Paese”.
Dai risultati del rapporto sono emerse alcune
indicazioni di policy per migliorare in futuro
l’implementazione del programma,
coinvolgendo anche gli attori dell’ecosistema
dell’innovazione e facilitando l’accesso al
venture capital e al credito bancario. Nel
corso dell’evento sono stati presentati due
casi di successo avviati, attraverso il
programma Italia Startup Visa, da un
imprenditore di nazionalità russa e da un
imprenditore argentino, che hanno
raccontato la loro esperienza diretta nella
costituzione della loro startup innovativa in
Italia.
Le misure del Governo per l'ecosistema
nazionale dell'innovazione
Negli ultimi anni il Governo italiano ha
adottato una serie di importanti misure
finalizzate a sostenere e rafforzare
l’ecosistema nazionale dell’innovazione. Tra
queste iniziative un ruolo particolare è stato
ricoperto dallo Startup Act, lanciato nel 2012.
All’interno di questo contesto si inserisce
Italia Startup Visa (ISV), il programma di
“migrant entrepreneurship” avviato nel 2014
dal Ministero dello Sviluppo Economico
(MISE) per l’attrazione di imprenditori non
UE che intendono costituire una startup
innovativa nel nostro Paese. Attraverso una
procedura semplificata e digitale, il
programma ISV facilita la concessione del
visto d’ingresso per lavoro autonomo a
beneficio di cittadini non UE che intendono
avviare, individualmente o in team, una
startup innovativa in Italia. ISV è stato capace
di generare un interesse diffuso, come
testimoniato dall’elevato numero delle
candidature registrate (481 ad oggi al 31
dicembre 2019) e dei Paesi di provenienza
delle stesse (49), evidenziando il forte
potenziale attrattivo del nostro Paese. Per
completare il patrimonio informativo
acquisito dal MISE grazie a una costante
azione di monitoraggio, nell’estate del 2019
si è provveduto all’avvio di un’indagine
rivolta ai beneficiari del visto startup. Questo
rapporto dà conto delle principali evidenze
emerse e include alcune raccomandazioni per
il futuro del programma. La survey, rivolta a
una popolazione target di 232 individui
tramite un questionario somministrato via
web tra il luglio e l’agosto 2019, e proseguita
con contatti diretti con gli interessati, ha
consentito all’Amministrazione di accumulare
un ricco bagaglio informativo sullo stato
d’avanzamento dei singoli percorsi migratori,
e di identificare le sfide e le opportunità che
hanno caratterizzato l’esperienza
imprenditoriale dei partecipanti, nonché i
punti di forza e di debolezza di ISV. Proprio
i suggerimenti pervenuti dagli stessi
protagonisti del programma, insieme a
un’attenta analisi dei risultati dell’indagine,
hanno permesso di elaborare, così come
esposto nella parte finale del presente lavoro,
alcune raccomandazioni di policy di carattere
generale che, in una dinamica di medio e
lungo periodo, si pongono l’obiettivo di
sfruttare appieno il potenziale del visto
startup, puntando al contempo al
rafforzamento dell’intero ecosistema
nazionale dell’innovazione. Tra le indicazioni
emerse spicca la necessità di realizzare una
strategia di comunicazione ampia e
strutturata per attrarre un numero più
elevato di talenti, anche mediante un
maggiore coinvolgimento degli attori
dell’ecosistema nazionale dell’innovazione,
di potenziare i servizi di accompagnamento
associati al programma e di favorire l’accesso
alle fonti finanziarie.
Il programma Italia Startup Visa è stato
lanciato dal MISE il 24 giugno 20141 con le
seguenti finalità:- facilitare l’afflusso di
capitale umano dal mondo, caratteristica
tipica dei principali hub dell’innovazione a
livello globale; - arricchire l’ecosistema locale
di nuove competenze, con ricadute a
vantaggio della competitività interna;favorire
l’integrazione dell’ecosistema
nazionale nei network internazionali,
accrescendone visibilità e reputazione: due
fattori fondamentali, ad esempio, agli occhi
degli investitori professionali esteri.
Forme di “visto startup” sono state adottate
nell’ultimo decennio da diversi Paesi dell’area
OCSE. L’assunto di base è che la qualità e la
rapidità delle procedure di rilascio del visto
d’ingresso possano rappresentare un fattore
di attrattività in grado di condizionare le
scelte di localizzazione dei “migrant
entrepreneur”. Secondo la visione comune a
questi programmi, l’attrazione di talenti
innovativi costituisce, infatti, un’importante
fonte di arricchimento per la comunità
P M I 25
FOCUS
PMI
imprenditoriale locale. Questa potrà, ad
esempio, attingere a un più ampio bacino di
competenze, assorbire nuova conoscenza e
allargare le proprie reti relazionali e
commerciali: un processo di “contaminazione”
interculturale capace di alimentare ed
aumentare la competitività dell’ecosistema
nazionale. Effettivamente, il ruolo decisivo
dell’immigrazione nella classe imprenditoriale
dei Paesi avanzati, e in particolare negli
ecosistemi hi-tech, sembra essere corroborato
da numerose evidenze. Il caso più eclatante
è quello degli Stati Uniti: secondo uno studio
pubblicato nel 2016, ben 50 delle 91 aziende
tecnologiche con un valore di mercato
superiore al miliardo di euro (cd. “unicorni”)
sono state fondate da imprenditori stranieri.
Nella Silicon Valley la presenza di personale
qualificato di origine non statunitense è
molto elevata (57%), e anche gli altri
principali hub statunitensi mostrano una
presenza rilevante di lavoratori stranieri. In
generale, nel 2017, il 25% dei founder di
imprese localizzate nel Paese era di un’altra
nazionalità.
Tendenze simili si osservano anche nelle città
europee dove l’industria del tech è più forte.
Delle oltre 1.800 startup censite a Berlino nel
2017, il 15% era stato fondato da uno
straniero; a Londra, circa il 21% del personale
dirigente delle startup fondate tra il 2010 e
il 2014 non era nato nel Regno Unito, e in
circa la metà dei casi nemmeno in un Paese
UE.
Italia Startup Visa (ISV) prevede una procedura
speciale, accelerata e digitalizzata, per la
concessione del visto di ingresso per lavoro
autonomo a cittadini non UE che intendono
avviare, individualmente o in team, una
startup innovativa nel nostro Paese. Più
specificamente, le semplificazioni introdotte
riguardano la fase autorizzativa cui i cittadini
stranieri sono soggetti ai fini dell’ingresso nel
nostro Paese per l’esercizio di attività di
natura imprenditoriale e che, in caso di esito
positivo, culmina nell’erogazione di un nulla
osta all’ottenimento del visto per lavoro
autonomo. I vari passaggi previsti all’interno
del programma sono realizzati in un’ottica di
semplificazione: vengono abbreviati e
standardizzati i tempi d’attesa, eliminati gli
adempimenti fisici e l’intermediazione
linguistica e professionale viene resa
superflua.
Le innovazioni apportate possono essere così
riassunte: rapidità: la procedura si svolge in
meno di 30 giorni; centralizzazione: il
candidato ha un unico punto di contatto con
l’Amministrazione, la Segreteria del Comitato
ISV, che è istituita presso la DGPIIPMI del MISE.
Essa inoltre cura il coordinamento con tutte
le Amministrazioni preposte sia a livello
centrale (Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale e Ministero
dell’Interno) che locale (sedi diplomaticoconsolari,
Questure etc.); digitalizzazione:
l’intera procedura, così come ogni
comunicazione tra il candidato al visto e
l’Amministrazione, si realizza esclusivamente
online; doppia lingua: ogni comunicazione
con la Segreteria può avvenire
indifferentemente in italiano o in inglese (ciò
vale anche per la modulistica di cui si
compone la candidatura); gratuità: le
domande di partecipazione non sono
soggette ad alcun costo.
Un’altra caratteristica rilevante del
programma è rappresentata dall’elevato
livello di specializzazione che caratterizza i
membri del Comitato preposto alla
valutazione delle candidature: questo,
infatti, è composto dai presidenti (o loro
delegati) di cinque organizzazioni chiave
dell’ecosistema nazionale dell’innovazione:
PNICube in rappresentanza degli incubatori
universitari, IBAN per i business angel, AIFI
per i fondi di venture capital, APSTI per i
parchi scientifici e tecnologici e NETVAL per
gli uffici di trasferimento tecnologico.
Si tratta di figure professionali caratterizzate
da una conoscenza diretta dell’economia
dell’innovazione e da un’esperienza
pluriennale di alto livello nella valutazione
delle proposte di business. Inoltre,
valorizzando la propria collocazione presso
la DGPIIPMI del MISE, la Segreteria fornisce
ai futuri imprenditori informazione
qualificata sulle agevolazioni apportate dallo
Startup Act italiano, la policy nazionale a
sostegno delle startup innovative. Infine, va
evidenziato come la Segreteria offra ai
beneficiari di visto un canale di supporto
diretto (“help desk”) per monitorare possibili
difficoltà di carattere amministrativo emerse
nel corso del processo migratorio e nelle
prime fasi dell’attività imprenditoriale:
qualora emergano esigenze specifiche, e nel
rispetto delle reciproche attribuzioni, la
Segreteria favorisce il coordinamento con le
varie Amministrazioni (es. rappresentanze
diplomatiche, Questure, Camere di
Commercio) anche a seguito del rilascio
dell’eventuale nulla osta al visto.
Sin dai suoi primi passi il programma ISV è
sottoposto a un monitoraggio strutturato,
curato dalla stessa Segreteria. Le sue
principali risultanze sono rese pubbliche
attraverso i rapporti trimestrali Italia Startup
Visa. I rapporti trimestrali forniscono
un’ampia gamma di informazioni di tipo
qualitativo e quantitativo sugli effetti del
programma.
Uno dei loro punti distintivi è la pubblicazione
in doppia lingua (italiano e inglese), grazie
alla quale i rapporti, assumono anche una
funzione promozionale verso il pubblico
internazionale. Al 31 dicembre 2019, a più di
cinque anni dall’avvio del programma,
risultano pervenute 481 candidature.
Di queste, 250 (il 51,9%) hanno avuto esito
positivo, risultando nel rilascio di nulla osta
per la concessione del visto startup.
P M I 26
Il primo Paese di provenienza per numero di
candidati al visto startup è la Russia, che tocca
nel quarto trimestre 2019 quota 107 (quasi il
25% del totale). In seconda posizione si
colloca la Cina, a quota 99 (21%). Guardando
ai destinatari di un nulla osta al visto, si
osserva una netta prevalenza dei soggetti
provenienti dalla Russia, con 73 candidature
accettate, seguita da Cina (44), Stati Uniti (28)
e Ucraina (21). I restanti beneficiari
provengono da 29 diverse nazioni, localizzate
in tutti i continenti.
Restringendo l’analisi alle sole candidature
accettate, riguardo al livello di istruzione, in
particolar modo, appare opportuno segnalare
come questa popolazione possa essere
definita praticamente nella sua interezza
“personale altamente qualificato”: il 92,1%
dei destinatari di nulla osta è in possesso
infatti di un titolo universitario, in circa i due
terzi dei casi di livello pari o superiore alla
laurea magistrale italiana. Nel contempo, i
candidati ISV scelgono come meta di
destinazione le città italiane che “offrono di
più” o dal punto di vista della qualità della
vita attesa, oppure dal punto di vista dei
servizi offerti localmente agli imprenditori,
quali servizi di incubazione, mentoring o poli
di innovazione tecnologica. Da rilevare come
l’andamento delle localizzazioni dei
destinatari di nulla osta sia in linea con il trend
nazionale sulla distribuzione territoriale delle
startup innovative, che vede in testa Milano
(2.076 startup ospitate all’inizio di gennaio
2020, 19% della popolazione nazionale) e, a
lunga distanza, Roma (1.112, 10,2%).
Modesto, invece, il numero di coloro che
hanno scelto di localizzarsi nel Mezzogiorno.
Dei 232 cittadini stranieri eleggibili per il visto
startup (al 30 giugno 2019), i rispondenti alla
survey sono stati 111, per un tasso di
partecipazione complessivo pari al 47,8%. Già
dalle prime fasi dell’attività di disseminazione
è emerso in modo evidente come la
propensione a partecipare all’indagine
risultasse sensibilmente diversa in relazione
allo stato d’avanzamento del percorso
migratorio e al perseguimento degli obiettivi
ad esso sottesi16 . Infatti, come emerso dalle
informazioni di tipo amministrativo raccolte
con l’ausilio del Ministero dell’Interno e del
Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale, la
maggioranza dei beneficiari di nulla osta
Italia Startup Visa che non ha partecipato
all’indagine non si è mai trasferita stabilmente
nel nostro Paese. Viceversa, coloro i quali
risiedono stabilmente nel nostro Paese e
hanno costituito la loro startup – o sono in
procinto di farlo – hanno partecipato nella
quasi totalità dei casi. Adottando un
approccio incentrato sull’obiettivo ultimo
perseguito dal programma – l’attrazione di
imprenditori innovativi nel nostro Paese è
possibile distinguere tre tipologie di
rispondenti, in relazione al percorso
effettivamente svolto:
a. “Startupper”: 57 persone. Con questo
termine ci riferiamo ai cittadini non UE che
sono riusciti a creare una startup innovativa.
Per ragioni di semplificazione, in questa
categoria sono ricompresi anche gli
imprenditori che hanno avviato un’azienda
attualmente non riconosciuta come startup
innovativa, nonché coloro la cui azienda
risulta oggi in liquidazione o cessata. b.
“Newcomer”: 20 persone. Questa categoria
comprende principalmente i “nuovi arrivati”
in Italia, ossia coloro che si apprestano a
fondare una startup innovativa. c. “Leaver”:
30 persone. Si tratta delle persone che hanno
“abbandonato” il programma Italia Startup
Visa, modificando l’iniziale proposito
migratorio o imprenditoriale. Sono
compresi sia coloro che hanno rinunciato a
trasferirsi in Italia che coloro i quali, pur
soggiornando ancora nel nostro Paese,
hanno intrapreso un percorso diverso da
quello imprenditoriale.
Concentrandosi sulla dimensione
imprenditoriale, la popolazione degli
“startupper” si può ulteriormente
suddividere in tre sottogruppi: 1. “Startupper
innovativi”: 39 persone. Sono i partecipanti
al programma che hanno costituito una
startup innovativa, attualmente in stato
attivo e regolarmente iscritta (ora o in
passato) alla sezione dedicata del Registro
delle Imprese e, come tale, beneficiaria delle
agevolazioni che compongono lo Startup Act
italiano.2. Ex startupper: 9 persone. Questi
rispondenti hanno avviato una startup
innovativa in passato, ma ad oggi hanno
interrotto l’attività. Alcuni sono tornati nel
proprio Paese d’origine, altri sono rimasti in
Italia con un permesso di soggiorno di altro
tipo. 3. Altri imprenditori: 9 persone. Questi
beneficiari del visto si sono trasferiti in Italia
e vi esercitano attività imprenditoriale, ma
la loro impresa non è riconosciuta come
startup innovativa, né lo è mai stata in
passato. Si noti che diverse di queste aziende
presentano chiari elementi innovativi: la
mancata attribuzione dello status di startup
innovativa dipende in alcuni casi dalla forma
societaria prescelta (es. la ditta individuale,
mentre per le startup innovative è richiesta,
come noto, la forma di società di capitali).
Venendo ai “newcomer”, quasi tutti (16/20)
risultano residenti in Italia con regolare
permesso di soggiorno da meno di un anno
e devono ancora costituire la propria startup
innovativa. Più variegato è il panorama dei
“leaver”.
Possiamo per semplicità individuare tre
principali categorie: 1. “Rinuncia al visto”:
14 persone. Il cittadino straniero ha
accantonato l’idea di trasferirsi in Italia poco
dopo il rilascio del visto, rinunciando
contestualmente al suo progetto d’impresa
o scegliendo un altro Paese per la sua
attività. 2. “Abbandoni”: 13 persone. Il
cittadino straniero si è trasferito in Italia e
P M I 27
FOCUS
PMI
ha ottenuto un permesso di soggiorno, ma
dopo qualche tempo (generalmente meno di
un anno), ha rinunciato a costituire una
startup nel nostro Paese. 3. “Switchers”: 3
persone. Con questa formula si intendono
coloro che hanno rinunciato a costituire la
startup e che, coerentemente, hanno mutato
il proprio permesso di soggiorno in uno di
diversa tipologia. Si tratta di una fattispecie
che, dai dati del Ministero dell’Interno,
appare ancora più comune tra i non
rispondenti.
Come già evidenziato, l’indagine permette di
individuare i diversi stadi d’avanzamento del
percorso migratorio e imprenditoriale di un
cittadino non UE che intenda realizzare una
startup innovativa in Italia, distinguendo tra
le prime tappe, l’arrivo e soggiorno in Italia
e l’esperienza imprenditoriale vera e propria.
Nell’analizzare le prime tappe dell’esperienza
nel nostro Paese emerge che più della metà
dei rispondenti ha indicato che quella online
risulta essere la modalità di gran lunga
prevalente nel reperire informazioni sul
programma18 , e nell’accedere ai suoi
principali materiali, tra cui le Linee Guida ISV
e i rapporti periodici di monitoraggio. Il sito
ufficiale del programma ricopre, in questo
contesto, un ruolo preminente. Ad esso si
aggiungono, in via secondaria, i canali online
non istituzionali, quali social network, blog
e forum, che veicolano le informazioni
riportate nel sito web di ISV e fungono da
collegamento indiretto con l’utente. Altre
forme di mediazione quali le attività
promozionali del network nazionale degli
incubatori e degli acceleratori, o della rete di
rappresentanza diplomatico consolare e
commerciale italiana all’estero (ambasciate,
consolati, camere di commercio, Agenzia ICE),
hanno interessato un ridotto numero di
intervistati.
Oltre 4 rispondenti su 5 sono stati in Italia
almeno una volta prima di candidarsi al
programma Italia Startup Visa. La netta
prevalenza, all’interno di questo gruppo, dei
soggiorni inferiori a tre mesi potrebbe
suggerire un contributo particolarmente
importante del turismo nel suscitare nei
cittadini stranieri un interesse a ripetere il
loro soggiorno in futuro e trasformarlo in un
progetto di lungo periodo. Tra gli stranieri
che in passato hanno soggiornato in Italia per
più di tre mesi, prevalgono invece i motivi di
studio universitario: questo nucleo di talenti
altamente qualificati meriterebbe una
particolare attenzione.
Per il 57% dei partecipanti all’indagine il
tempo trascorso tra il rilascio del nulla osta
ISV e l’ingresso in Italia è risultato al massimo
pari a 1 mese: ciò sembra evidenziare
l’assenza di significative criticità tra
l’appuntamento consolare e il rilascio del
visto d’ingresso (solamente il 2% dichiara un
tempo superiore a 6 mesi). Questo aspetto
segnala un punto di forza dell’iter burocratico,
in quanto tempi di attesa brevi per il rilascio
del visto di ingresso in Italia vengono
segnalati dagli utenti come fattori cruciali
nell’esperienza migratoria dei futuri
imprenditori.
Diverso è il discorso per quanto attiene alla
fase di rilascio del permesso di soggiorno, nel
cui ambito si riscontrano diverse criticità per
oltre la metà dei rispondenti. In questi casi
spesso è la Segreteria del Comitato a fare da
“facilitatore” tra le istituzioni e il detentore
del visto, così da permettere una rapida
risoluzione delle difficoltà. Tra le principali
criticità indicate durante la fase di rilascio del
permesso di soggiorno si registrano quelle,
segnalate come gravi, di natura linguistica
nelle comunicazioni e di ridotta conoscenza
del programma ISV rilevate in sede di richiesta
del documento, fase che vede principalmente
coinvolte le Questure. Rimarcando il ruolo
rilevante ricoperto da quest’ultime nella
fornitura di assistenza agli utenti finali, si
registrano difficoltà soprattutto all’interno
di quegli uffici che si trovano in posizioni
decentrate o che sono di piccole dimensioni.
Da rilevare, altresì, che il 34% non segnala
alcun problema in questa fase, a supporto del
fatto che le Questure più strutturate
dimostrano una maggiore fluidità nella
gestione del processo di rilascio del permesso
di soggiorno per questa specifica categoria
di cittadini stranieri.
La seconda parte del questionario si rivolge
a un segmento più circoscritto tra i potenziali
detentori del visto startup, vale a dire a coloro
che hanno costituito una startup innovativa
P M I 28
in Italia. In primo luogo, emerge come la quasi
totalità dei 57 “startupper” interpellati sia in
possesso di un titolo di studio universitario,
nella metà dei casi di alto livello (laurea
magistrale, MBA o dottorato di ricerca). Un
altro dato di interesse da evidenziare è che,
in linea con il trend nazionale, circa una
startup su quattro ha scelto Milano come città
sede della propria attività.
Altre startup, al contrario, hanno deciso di
localizzare il loro business presso aree
geografiche economicamente periferiche
rispetto al centro, generando valore aggiunto
al tessuto industriale locale. Va poi
sottolineato come la maggior parte delle
startup in questione operi nel settore digitale
(es. applicativi software) e, in alcuni casi, delle
tecnologie emergenti (es. intelligenza
artificiale, internet delle cose etc.), generando
un valore annuo della produzione che per il
2018 si è attestato a poco più di 4 milioni di
euro. Analizzando le risposte fornite emerge
inoltre che, per la maggioranza dei
rispondenti, il principale fattore di attrattività
del nostro Paese è attribuibile alla qualità
della vita. In particolare, l’attitudine culturale
aperta riscontrata nel nostro Paese, la
ricchezza del patrimonio storico e artistico,
ma anche una elevata sensibilità riguardo alle
pari opportunità, nonché l’accesso a un
sistema educativo e sanitario di elevata
qualità, sono citati come punto di forza dal
50% dei rispondenti.
Molte risposte riguardano aspetti più
strettamente attinenti alla dimensione
imprenditoriale. Oltre un terzo dei rispondenti
menziona le elevate potenzialità
dell’ecosistema che caratterizza le startup
italiane: i servizi di incubazione, la presenza
di altre aziende innovative e un sistema della
ricerca di alto livello. Inoltre, quasi un quarto
dei rispondenti esprime una valutazione
favorevole sulla qualità del capitale umano
disponibile: chi ha collaboratori italiani li
descrive come altamente qualificati e creativi.
Soprattutto in alcune aree di business – ad
esempio il turismo – l’Italia rappresenta un
mercato di sbocco di primo piano: le
opportunità in questo senso sono citate da
un terzo dei rispondenti. Anche gli aspetti
regolamentari assumono un’importanza non
trascurabile. L’accesso al mercato unico
europeo e la possibilità di poter vendere i
propri prodotti senza restrizioni nei 32 Paesi
che vi appartengono sono citati come fattori
competitivi dal 23% dei candidati.
Sebbene il rapporto con l’amministrazione
pubblica sia citato da molti come fattore di
criticità, parecchi rispondenti definiscono le
procedure da affrontare “non insormontabili”
e, comunque, più vantaggiose rispetto a
quelle vigenti nel Paese d’origine. Molti
esprimono un parere complessivamente
favorevole sul programma ISV, mentre
lamentano un peggioramento sensibile delle
procedure nelle fasi successive all’erogazione
del visto. Appare opportuno precisare che
molte difficoltà segnalate dagli intervistati in
merito agli oneri burocratici nell’avvio e nella
gestione aziendali sono assimilabili a quelle
spesso denunciate dagli startupper italiani.
A questo proposito, l’indagine ha cercato di
comprendere le principali difficoltà incontrate
dagli startupper nel condurre un’attività
imprenditoriale in Italia. Un ordine di criticità
riscontrato da una parte preponderante dai
detentori del visto startup riguarda
specificamente la procedura di avvio
dell’impresa. Questa viene descritta da molti
come eccessivamente lunga e onerosa.
Quasi altrettanto rilevanti risultano le
difficoltà legate a una diversa cultura
imprenditoriale (secondo il 37% dei
rispondenti). Molti possessori del visto
lamentano infatti di avere trovato problemi
a fare breccia con le loro idee imprenditoriali
e i loro prodotti; altri lamentano di aver
riscontrato una mentalità conservatrice e
poco orientata al rischio tra potenziali
fornitori e clienti e una scarsa propensione
all’uso dell’inglese nel mondo degli affari. Tra
i fondatori delle startup più consolidate, sono
emerse preoccupazioni relativamente alle
difficoltà di reperire figure professionali
altamente specialistiche (così si esprime il
24% dei rispondenti). In linea con una
tendenza spesso riscontrata nel dialogo con
gli imprenditori italiani, si segnala in
particolar modo la difficoltà a reperire
sviluppatori informatici, in quanto i
professionisti formatisi in Italia non di rado
decidono di cogliere opportunità lavorative
al di fuori dai confini nazionali. Infine, altre
difficoltà sono collegate all’elevata tassazione
e alle barriere nell’accesso al credito.
Le startup innovative scontano, inoltre, un
elevato costo del lavoro e, specificamente
quelle con team transnazionali, difficoltà
nelle assunzioni di personale qualificato dai
Paesi d’origine. Le facilitazioni introdotte dal
visto startup si applicano, infatti, ai soli
imprenditori, e non esiste un programma
nazionale equivalente dedicato ai lavoratori
dipendenti non UE.
Analizzando più da vicino alcuni aspetti
legati all’esperienza imprenditoriale,
l’indagine permette di scattare una fotografia
sull’attuale stadio di sviluppo delle startup:
escludendo le imprese in liquidazione o
cessate, quasi il 40% degli intervistati dichiara
che la propria impresa si colloca in una fase
di sviluppo, il 21% opera già sul mercato,
mentre il 16% si considera in una fase di scaleup.
I principali mercati di destinazione dei
prodotti e servizi offerti dalle startup in
esame sono esteri, con un forte equilibrio tra
Paesi UE e non UE (diversi, in quest’ultimo
caso, da quello di origine); solamente il 34%
segnala di avere l’Italia come mercato di
riferimento, mentre il 18% esporta il proprio
fatturato nel Paese di origine. Quanto alla
provenienza dei fornitori, emerge che poco
più del 50% dei rispondenti si rivolga a
imprese dell’UE, mentre il 42% guarda al
proprio Paese di origine per acquistare i
prodotti e servizi.
Da rilevare inoltre che il 38% dei fornitori è
localizzato nell’area territoriale in cui opera
la startup, a conferma dell’impatto che
queste imprese hanno sull’indotto locale.
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un pool di esperti, affianca ogni azienda con pareri legali, assistenza diretta e formazione. Ne abbiamo
parlato con Stefano Maglia, Presidente e Amministratore Delegato di TuttoAmbiente.
Qual è la storia e la mission di TuttoAmbiente?
Tutto prende le mosse da un libro di cui sono
autore, il Codice dell'Ambiente, pubblicato
per la prima volta nel 1989, per poi vedere
una nuova edizione ogni anno fino a
oggi. Nel 1999 ho fondato la società
TuttoAmbiente, e l’omonimo sito www.
tuttoambiente.it, che negli anni è cresciuta e
si è strutturata per adattarsi al mercato.
L'attività e la filosofia di TuttoAmbiente
parte da lì, e si propone al mondo delle
aziende sotto forma di consulenza,
formazione e supporto alle procedure
che riguardano il tema della gestione
ambientale.
Quindi la mission di TuttoAmbiente si può
riassumere in prevenzione e competenza,
grazie anche ad autorevoli collaboratori
esterni che permettono alla nostra realtà di
offrire risposte autorevoli e operative sia in
campo giuridico che tecnico.
Poi, come non citare la Newsletter settimanale,
che io curo personalmente da oltre 20 anni,
consultabile dalla home del sito oppure la
presenza costante sui principali canali
social.
Cos'è la Gestione ambientale?
Con questo termine, in estrema sintesi,
possiamo indicare tutto il rapporto che
collega l'attività umana con l'ambiente.
P M I 39
tUTTOAMBIENTE Stefano MAGLIA
Il problema sta nel fatto che, molto spesso,
le aziende non sono particolarmente attente
a questo aspetto.
Voglio dire che, nella maggior parte dei casi,
si scopre questo “mondo” quando si tratta di
dover fronteggiare un problema. Ad esempio,
un controllo in azienda può sollevare questo
tipo di problematiche quando è ormai troppo
tardi. Il rapporto che esiste tra azienda e
ambiente deve, invece, stare al centro
dell'attenzione, diventando allo stesso
tempo un'occasione vincente. La 231, ovvero
il Modello Organizzativo di Gestione,
rappresenta un tema di straordinaria
importanza, ma sono poche le aziende che
ne sono al corrente. È necessario sapere che,
per esempio, un produttore rimane
“responsabile” dei rifiuti provenienti dalla
sua attività, anche avendoli affidati a terzi
per il loro smaltimento. Anche uno stoccaggio
temporaneo di rifiuti in azienda mal eseguito
può scatenare una reazione a catena
decisamente pericolosa. Ricordiamo che il
legale rappresentante dell'azienda rischia
una sanzione penale e, contemporaneamente,
l'azienda rischia sanzioni accessorie che
possono arrivare fino a centinaia di migliaia
di euro.
Prevenzione e ambiente: solo rischi o anche
opportunità?
Stiamo parlando di una materia che è
necessario conoscere nella maniera migliore,
e che – soprattutto – vede la necessità di farsi
guidare. In questo senso, TuttoAmbiente
rappresenta la migliore soluzione disponibile
per quanto riguarda le linee guida da seguire
e per le opportunità offerte. Facciamo un
piccolo esempio. Qualsiasi azienda italiana,
di qualsiasi dimensioni essa sia, appartenente
a qualsiasi settore, produce degli scarti.
Questi materiali possono costituire dei rifiuti,
e come tali devono essere gestiti. Va detto, a
questo proposito, che basta davvero poco per
rischiare sanzioni anche molto pesanti, che
vanno a colpire sia in ambito penale sia sotto
l'aspetto amministrativo.
P M I 40
www.tuttoambiente.it
A ciò va aggiunto che questi scarti possono
diventare dei “sottoprodotti”, utilizzabili a
loro volta in altre attività. Questo esempio ci
fa comprendere come sia necessario avere a
disposizione competenze specifiche e
consapevolezza dei rischi e delle opportunità
Formazione e consulenza sono due ambiti
in cui siete particolarmente operativi...
La nostra attività nasce dal mettere a
disposizione la mia e la nostra esperienza a
servizio delle aziende. Formazione e
consulenza, quindi, procedono di pari passo.
Offriamo alle aziende una sorta di pacchetto
che comprende sia la formazione sia la
consulenza. Il nostro motto è: “Solo gli
esperti possono formare gli esperti”. Noi ci
riteniamo degli esperti, e siamo sempre
pronti ad aiutare le aziende e i loro
rappresentanti a crescere in questo senso,
facendo comprendere anche che nella
maggior parte dei casi è necessario fare
piccoli investimenti per riuscire a risparmiare
ingenti somme di denaro per quanto riguarda
rischi e spese legali. Oltre che per far crescere
la propria azienda. Forniamo dunque pareri
legali ambientali, che consentono alle
aziende – di fatto – di non commettere errori
nello svolgimento della loro attività.
Contemporaneamente a ciò, siamo anche
operativi: entriamo nelle aziende, svolgiamo
sopralluoghi, e poi si indicano strade da
percorrere.
E mettiamo le aziende nelle condizioni di
poter dimostrare di aver ottemperato nella
maniera migliore al rispetto delle norme che
regolamentano questa materia.
Nel caso di un controllo, infatti, è necessario
saper dimostrare quale tipo di condotta sia
stata seguita e per quale motivo. Infine, si
tenga conto del fatto che la nostra formazione
ambientale è certificata, ed è declinata in
riferimento a qualsiasi livello aziendale.
In che modo fate riferimento alla normativa?
La normativa rappresenta la base da cui parte
la nostra attività. Il problema di cui pochi sono
al corrente è che quella che trattiamo è una
disciplina in continuo cambiamento: anche
mentre parliamo possono accadere fatti che
apporteranno nuovi cambiamenti nel
settore. Tuttavia, non si tratta di una
problematica relativa alla sola Normativa. Ad
esempio, ha un peso rilevante anche la
Giurisprudenza, ovvero il modo con cui vanno
interpretate le norme giuridiche. Qualcuno
conosce la Normativa italiana, magari
informandosi sui giornali o consultando la
Gazzetta Ufficiale Italiana. Ma pochi sono al
corrente delle indicazioni che vengono dalla
Gazzetta Ufficiale Europea, e pochi sono al
corrente del fatto che un Regolamento
Europeo prevale su qualunque Legge
italiana. Il rapporto tra la nostra Normativa
e quella Europea ha, quindi, un valore
decisivo, ed è fondamentale esserne
informati. Da presidente dell'Associazione
Italiana Esperti Ambientali tengo anche a
sottolineare che è importante essere
informati anche su quanto accadrà domani
in fatto di legislazione. A ciò si aggiunge, poi,
la necessità di avere un supporto valido anche
in materia di valutazione e interpretazione
da parte dei giudici relativamente alle Leggi
che regolamentano questo settore. Uno dei
nostri obiettivi è quello di garantire alle
aziende di muoversi in maniera adeguata,
prevenendo rischi e sanzioni.
Cosa offrite alle piccole e medie imprese?
Siamo consulenti e formatori per le PMI come
per tutte le realtà aziendali operanti nel
nostro Paese. Il problema delle piccole e
medie imprese, di solito, sta nella mancanza
di consapevolezza di poter evitare i rischi cui
sono esposte nel corso della loro attività
produttiva.
Come ho avuto modi di dire, le sanzioni sono
in molti casi decisamente pesanti, i costi legali
altrettanto. Prevenire significa anche gettare
le basi per una crescita produttiva. Oggi si
parla molto di Green e di Economia circolare:
si tratta di strumenti che possono generare
business.
Quali sono le prospettive future
rappresentate da questo settore?
Attualmente non esiste un solo indicatore di
business, a livello mondiale, che non individui
in questa materia l'unica prospettiva di
crescita per il futuro. Pensiamo a quanto sta
accadendo in Germania e in altri Paesi:
vediamo che il rispetto per l'ambiente e della
salute stanno diventando gli elementi base
per pensare il futuro della produzione
industriale.
Questa consapevolezza sta facendo riaprire
una riflessione profonda sulle possibilità
dello “sviluppo sostenibile”.
Queste due parole insieme significano
crescita e sviluppo per le piccole e medie
imprese all'interno di una visione ecologica,
ma solo a patto di acquisire una vera
competenza e consapevolezza in materia.
Impresa e ambiente non solo possono
coesistere, ma devono coesistere per avere
un futuro.
P M I 41
LAC
|
FRANCESCA BRAGAGLIA
AMMINISTRATORE UNICO DI LAC
FRANCESCA BRAGAGLIA
P M I 44
LAC, lA piattaforma
INNOvaTIVA, VELOCE E
sicura
Arriva LAC, l’innovativa piattaforma semplice, pratica, veloce e
sicura per la gestione del Lavoro a Chiamata.
In un contesto sempre più competitivo e globalizzato, a domanda sempre più variabile, le
imprese hanno la necessità di ridefinire i propri processi aziendali per rispondere in modo
efficace ad una domanda che cambia velocemente anche nel breve periodo. La flessibilità dei
processi produttivi vede un significativo aumento del ricorso alla forma contrattuale a
chiamata, anche in quei settori diversi da quelli che tradizionalmente si caratterizzano, in
modo strutturale, da produzioni a carattere intermittente. Intercettando queste nuove
tendenze si presenta sul mercato LAC – Lavoro a Chiamata, una WebApp ideata e sviluppata
per semplificare in totale sicurezza e in modalità immediata l’adempimento, da parte di
imprese e professionisti (consulenti del lavoro, commercialisti e avvocati), degli obblighi
previsti dalla normativa per il lavoro a chiamata.
Abbiamo incontrato Francesca Bragaglia, Amministratore Unico di LAC.
www.lavoroachiamata.com
P M I 45
LAC
|
FRANCESCA BRAGAGLIA
Francesca, come nasce l’idea di una simile
piattaforma?
Nasce da un’idea imprenditoriale forte e
condivisa dalla squadra con cui abitualmente
lavoro. Siamo un pool di consulenti che
quotidianamente gestiscono anche le
problematiche derivanti dal contratto di
lavoro a chiamata. La sua applicazione
richiede l’espletamento di una certa mole di
attività di tipo burocratico imposta dalla
normativa di riferimento.
Abbiamo, quindi, intercettato un’esigenza di
gestione, nostra ma anche e soprattutto dei
datori di lavoro, e abbiamo pensato di
affrontarla sviluppando una piattaforma
integrata che consente una estrema
semplificazione della predisposizione, la
trasmissione e l’archiviazione delle
comunicazioni da inviare all’Ispettorato
Nazionale del Lavoro.
Come funziona?
La squadra che abbiamo messo insieme ha
sviluppato una WebApp accessibile da
qualunque computer, cellulare e tablet
attraverso l’utilizzo di una user-id e una
password. E’ un’applicazione estremamente
user friendly e tiene conto della elevata
disomogeneità degli utenti in termini di
esperienza nell’utilizzo di strumenti
tecnologici. L’abbiamo pensata con
un’interfaccia grafica accattivante e intuitiva,
che fornisce frequenti messaggi di conferma
della correttezza di ogni passaggio concluso
e dell’andata a buon fine della comunicazione
effettuata. Dall’invio della comunicazione di
chiamata all’Ispettorato del Lavoro
all’immediata archiviazione della ricevuta di
notifica dell’avvenuta trasmissione; dalla
precompilazione in automatico della
giornaliera dei dipendenti all’aggiornamento
in tempo reale della situazione di ciascun
lavoratore in termini di giornate complessive
lavorate: per tutte le operazioni abbiamo
studiato e ideato pochi passaggi all’insegna
della semplificazione, della velocità, della
certezza dei dati e della loro trasparenza, con
livelli di controllo che assicurano alle
operazioni di inserimento della chiamata
economicità ed etica. Due key words, queste,
che per noi sintetizzano il processo aziendale
che vogliamo proporre con LAC – Lavoro a
Chiamata sia alle imprese che ai professionisti.
Perché imprese e consulenti del lavoro
dovrebbero rivolgersi a voi?
La nostra WebApp risponde in modo
completo ad un oggettivo bisogno di
semplificazione delle attività previste
dall’applicazione del contratto a chiamata.
Lo fa ad un costo assolutamente competitivo
se confrontato con i risparmi di tempo
conseguibili. Inoltre, chi ci sceglie può contare
sulla competenza e l’esperienza di un team,
il nostro, formato da riconosciuti e accreditati
consulenti del mondo del lavoro. In questo
modo riusciamo a erogare un servizio che
offre un significativo risparmio di tempo per
completare il processo di chiamata (dagli 8-10
minuti della modalità manuale classica a
meno di 30 secondi); una sensibile riduzione
del rischio di mancata comunicazione e delle
relative sanzioni; un costante monitoraggio
della posizione di ciascun lavoratore.
Qual è il vostro portafoglio prodotti e a chi
si rivolgono?
Il portfolio al momento dispone di due
principali prodotti, uno dedicato alle imprese
e uno dedicato ai professionisti, ma riunisce
per entrambi le stesse peculiari qualità di
servizio derivanti dalla funzionalità e dalla
tecnologia che abbiamo scelto di utilizzare.
Abbiamo puntato su una estrema praticità
operativa in termini di procedure, verifiche e
controlli. Perché i dati del dipendente
vengono inseriti una sola volta in quanto
vengono automaticamente memorizzati per
future operazioni di chiamata; perché la
piattaforma dispone di un archivio delle
chiamate effettuate e delle relative notifiche
di avvenuta ricezione, consentendo di
monitorare in modo agevole, in qualunque
momento e da qualunque device di accesso
la situazione rispetto al limite delle 400
giornate utilizzabili nel triennio per ciascun
lavoratore; perché produce con precisione e
immediatezza la documentazione richiesta in
caso di verifica da parte dell’Ispettorato e
recepisce in tempi brevi eventuali modifiche
alla procedura introdotte dalla normativa.
Sentiamo di poter affermare con sicurezza
che ci siamo voluti prendere cura della
semplificazione senza dimenticare i punti
fermi dell’applicazione del contratto a
chiamata, consentendo così ai nostri clienti
di massimizzare gli evidenti benefici di
carattere economico finanziario derivanti
dalla flessibilità tipica di tale forma
contrattuale.
Per informazioni: info@lavoroachiamata.com
www.lavoroachiamata.com
Ministero dello Sviluppo Economico
Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali
A cosa serve
Supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione
tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato.
Quali vantaggi
Per gli investimenti in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati (allegato A, legge 11 dicembre 2016, n. 232)
è riconosciuto un credito d'imposta nella misura del:
40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro
20% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili
pari a 10 milioni di euro.
Per gli investimenti in beni strumentali immateriali funzionali ai processi di trasformazione 4.0 (allegato B, legge 11 dicembre
2016, n. 232, come integrato dall'articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2017, n. 205) è riconosciuto un credito
d'imposta nella misura del:
15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 700.000. Si considerano agevolabili anche le spese per
servizi sostenute mediante soluzioni di cloud computing per la quota imputabile per competenza.
Per investimenti in altri beni strumentali materiali, diversi da quelli ricompresi nel citato allegato A, è riconosciuto un credito
d'imposta nella misura del:
6% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 2 milioni di euro.
Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in cinque quote annuali di pari importo, ridotte a tre
per gli investimenti in beni immateriali, a decorrere dall'anno successivo a quello dell'avvenuta interconnessione per i beni
di cui agli allegati A e B, ovvero di entrata in funzione per gli altri beni.
Il credito d'imposta è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano a oggetto i medesimi costi nei limiti massimi del raggiungimento
del costo sostenuto.
A chi si rivolge
Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente
dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema
di determinazione del reddito ai fini fiscali.
Il credito d'imposta del 6% per gli investimenti in altri beni strumentali materiali è riconosciuto anche agli esercenti arti e
professioni.
Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo
senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni
interdittive ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.
La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
Come si accede
Il credito si applica agli investimenti effettuati a decorrere dal 1 gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, ovvero entro il
30 giugno 2021 a condizione che entro il 2020 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento
di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione.
P M I 48
Ministero dello Sviluppo Economico
Per i beni tecnologicamente avanzati e immateriali, le imprese sono tenute a produrre una perizia tecnica semplice rilasciata
da un ingegnere o da un perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali o un attestato di conformità rilasciato
da un ente di certificazione accreditato, da cui risulti che i beni possiedono caratteristiche tecniche tali da includerli
rispettivamente negli elenchi di cui ai richiamati allegati A e B e sono interconnessi al sistema aziendale di gestione della
produzione o alla rete di fornitura. Per i beni di costo unitario di acquisizione non superiore a 300.000 euro è sufficiente
una dichiarazione resa dal legale rappresentante.
Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo
economico. Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito
decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento,
la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.
Credito d'imposta formazione 4.0
A cosa serve
La misura è volta a stimolare gli investimenti delle imprese nella formazione del personale sulle materie aventi ad oggetto
le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese.
Quali vantaggi
Il credito d’imposta in percentuale delle spese relative al personale dipendente impegnato nelle attività di formazione
ammissibili, limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione. In particolare, è riconosciuto in
misura del:
50% delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di €. 300.000 per le piccole imprese
40% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 per le medie imprese
30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 le grandi imprese.
La misura del credito d’imposta è aumentata per tutte le imprese, fermo restando i limiti massimi annuali, al 60% nel caso
in cui i destinatari della formazione ammissibile rientrino nelle categorie dei lavoratori dipendenti svantaggiati o molto
svantaggiati, come definite dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 17 ottobre 2017.
Sono ammissibili al credito d'imposta anche le eventuali spese relative al personale dipendente ordinariamente occupato
in uno degli ambiti aziendali individuati nell'allegato A della legge n. 205 del 2017 e che partecipi in veste di docente o
tutor alle attività di formazione ammissibili, nel limite del 30% della retribuzione complessiva annua spettante al dipendente.
Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello
di sostenimento delle spese ammissibili.
A chi si rivolge
Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente
dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema
di determinazione del reddito ai fini fiscali.
Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato
preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni
interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.
La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
Come si accede
Il credito si applica alle spese di formazione sostenute nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre
2019.
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Ministero dello Sviluppo Economico
Sussistono obblighi di documentazione contabile certificata.
Sussiste l'obbligo di conservazione di una relazione che illustri le modalità organizzative e i contenuti delle attività di formazione
svolte.
Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo
economico. Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito
decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento,
la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.
Bandi grandi progetti R&S a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno
alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI)
Cos'è
Il decreto ministeriale 24 luglio 2015 stabilisce le condizioni per il finanziamento a valere sulle risorse del Fondo rotativo
per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), istituito presso Cassa depositi e prestiti, delle misure del
Fondo per la crescita sostenibile in favore dei Grandi progetti di ricerca e sviluppo, articolate in particolare come segue:
“Agenda digitale” – intervento in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie dell'informazione
e della comunicazione elettroniche e per l'attuazione dell’Agenda digitale italiana di cui al decreto del Ministro dello
sviluppo economico 15 ottobre 2014;
“Industria sostenibile” – intervento in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo nell'ambito di specifiche tematiche rilevanti
per “l’industria sostenibile”, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico adottato nella medesima data del
15 ottobre 2014.
A seguito del positivo riscontro del mondo imprenditoriale, gli interventi a sostegno dei grandi progetti di ricerca e sviluppo
“Agenda digitale” e “Industria sostenibile” a valere sulle risorse del FRI sono stati rifinanziati una prima volta con il decreto
ministeriale 18 ottobre 2017, ed una seconda volta con decreto ministeriale 2 agosto 2019.
Come funziona
I bandi per i Grandi progetti di ricerca e sviluppo a valere sulle risorse del FRI prevedono una procedura valutativa negoziale,
secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale 24 luglio 2015.
Con decreto ministeriale 9 giugno 2016 e con decreto ministeriale 18 ottobre 2017 sono state apportate alcune modifiche
alla predetta disciplina.
Le risorse
Con decreto ministeriale 2 agosto 2019, si è provveduto al rifinanziamento degli interventi, per un ammontare pari a:
247 milioni di euro, a valere sulle risorse del FRI, per la concessione dei finanziamenti agevolati;
82 milioni di euro, a valere sulle risorse del FCS, per la concessione di contributi alla spesa.
Un quota pari al 20% di tali risorse è destinata ai progetti di ricerca e sviluppo finalizzati alla riconversione dei processi
produttivi nell’ambito dell’economia circolare.
A chi si rivolge
I soggetti ammissibili sono le imprese di qualsiasi dimensione, costituite in forma societaria e che esercitano attività industriali
di produzione di beni e servizi, agro-industriali, artigiane, di trasporto, di servizi alle imprese che esercitano le predette
attività, nonché i centri di ricerca con personalità giuridica. Sono ammissibili anche le imprese start-up innovative
che esercitano le predette attività, e gli spin-off degli organismi di ricerca. I soggetti ammissibili possono presentare anche
progetti in forma congiunta, fino ad un numero massimo di cinque partecipanti per ciascun progetto.
Le agevolazioni sono concedibili nella forma del contributo alla spesa per una misura pari al 20% dei costi ammissibili di
progetto, e nella forma del finanziamento agevolato per una misura compresa tra il 50 ed il 70% dei costi ammissibili per
le imprese di micro, piccola e media dimensione, e tra il 50 ed il 60% dei costi ammissibili per le imprese di grande dimensione.
Al finanziamento agevolato deve essere associato un finanziamento bancario secondo quanto previsto dal decreto
24 luglio 2015 in base alle norme che regolano il funzionamento del FRI.
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Ministero dello Sviluppo Economico
Termini e modalità di presentazione delle domande
Con decreto direttoriale 2 ottobre 2019 sono stabiliti i termini e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione
a valere sulle risorse stanziate dal decreto ministeriale 2 agosto 2019, ivi comprese le indicazioni di dettaglio sulle
tematiche rilevanti inerenti l’economia circolare a cui è destinata una riserva pari al 20% dei fondi ai sensi di tale decreto.
La domanda, pena l’invalidità e l’irricevibilità, deve essere redatta e presentata in via esclusivamente telematica selezionando
una delle due procedure disponibili nel sito internet del Soggetto gestore (https://fondocrescitasostenibile.mcc.it),
a seconda che si intenda presentare la domanda a valere sul bando Agenda digitale o a valere sul bando Industria sostenibile.
Il decreto direttoriale 2 ottobre 2019 prevede l’apertura dell’intervento agevolativo il 26 novembre 2019, con possibilità di
precaricare la documentazione prevista dal bando a partire dal 10 ottobre 2019.
Nuovo Bando Smart Grid
Avviso pubblico Reti intelligenti del 20 dicembre 2019 – PON IC
Obiettivi e destinatari
Il nuovo Avviso pubblico Reti intelligenti del Ministero dello Sviluppo Economico DG AECE è rivolto ai concessionari del
servizio pubblico di distribuzione dell’energia elettrica operanti in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia prevede
il finanziamento di interventi di costruzione, adeguamento, efficientamento e potenziamento di infrastrutture per la distribuzione
per la realizzazione di reti intelligenti (smart grid), finalizzati ad incrementare direttamente la quota di fabbisogno
energetico coperto da generazione distribuita da fonti rinnovabili.
Risorse disponibili
Le risorse destinate all’Avviso ammontano a euro 23.978.254,41, rese disponibili dal PON “Imprese e Competitività” 2014-
2020 FESR (Asse IV, Azione 4.3.1), eventualmente ampliabili con le risorse del PON “Imprese e Competitività” 2014-2020
FESR e del Programma Operativo Complementare “Energia e sviluppo dei territori”.
Modalità del finanziamento, importi concedibili e costi ammissibili
Le agevolazioni sono concesse nella forma della sovvenzione diretta. L’ammontare dell’agevolazione concedibile a ciascuna
impresa e per ciascun progetto non può essere inferiore a 250 mila euro (soglia minima) e superiore a 50 milioni
di euro (soglia massima).
Secondo quanto previsto dall’Avviso pubblico, sono ammissibili i costi sostenuti a partire dalla data di presentazione della
domanda di agevolazione ed entro il 31.12.2023.
Come fare per partecipare: procedura informatica e tempistiche
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - serie generale - n. 26 del 1° febbraio 2020, l'estratto
dell'Avviso pubblico Reti Intelligenti del 20.12.2020.
Il termine iniziale per la presentazione delle domande è fissato al giorno 2 maggio 2020, a partire dalle ore 10:00; il termine
finale è fissato alle ore 10:00 del giorno 1° giugno 2020.
La presentazione della domanda di agevolazione deve avvenire, pena l’irricevibilità, esclusivamente tramite la piattaforma
informatica raggiungibile dal seguente link: http://www.ponic.gov.it/DGAECE.Impresa.
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Ministero dello Sviluppo Economico
A partire da lunedì 27 aprile 2020 sarà possibile collegarsi alla piattaforma informatica per ottenere le credenziali necessarie
per la successiva presentazione delle domande di agevolazione.
Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design
A cosa serve
La misura si pone l’obiettivo di stimolare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione tecnologica per sostenere la
competitività delle imprese e per favorirne i processi di transizione digitale e nell’ambito dell’economia circolare e della
sostenibilità ambientale.
Quali vantaggi
Attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico:
il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 12% delle spese agevolabili nel limite massimo di 3 milioni di euro.
Attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente
migliorati:
il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro
il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro
in caso di attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di
innovazione digitale 4.0.
Attività di design e ideazione estetica per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari nei settori tessile
e della moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, e altri individuati con successivo
decreto ministeriale:
il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.
Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in tre quote annuali di pari importo a decorrere dal
periodo d’imposta successivo a quello di maturazione.
La base di calcolo del credito d’imposta deve essere assunta al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque
titolo ricevuti per le stesse spese ammissibili.
Nel rispetto dei massimali indicati, e a condizione della separazione analitica dei progetti e delle spese ammissibili pertinenti
alle diverse tipologie di attività, è possibile applicare il beneficio anche per più attività ammissibili nello stesso periodo
d’imposta.
A chi si rivolge
Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente
dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema
di determinazione del reddito ai fini fiscali.
P M I 52
Ministero dello Sviluppo Economico
Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato
preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni
interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.
La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
Come si accede
Il credito si applica alle spese in Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design sostenute nel periodo di imposta successivo a
quello in corso al 31 dicembre 2019.
Ai fini del riconoscimento del credito d’imposta, l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili deve risultare da apposita
certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Per le imprese non obbligate per legge alla
revisione legale dei conti, le spese sostenute per adempiere all’obbligo di certificazione sono riconosciute in aumento del
credito d’imposta per un importo non superiore a 5.000 euro.
Le imprese, inoltre, sono tenute a redigere e conservare una relazione tecnica che illustri le finalità, i contenuti e i risultati
delle attività ammissibili svolte.
Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo
economico. Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito
decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento,
la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.
Nuovo bando Macchinari innovativi
Cos’è
Il nuovo bando Macchinari innovativi sostiene la realizzazione, nei territori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania,
Puglia e Sicilia, di programmi di investimento diretti a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa
ovvero a favorire la transizione del settore manifatturiero verso il paradigma dell’economia circolare.
La misura sostiene gli investimenti innovativi che, attraverso la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa mediante
l’utilizzo delle tecnologie abilitanti afferenti il piano Impresa 4.0 e/o la transizione dell’impresa verso il paradigma dell’economia
circolare, siano in grado di aumentare il livello di efficienza e di flessibilità dell’impresa nello svolgimento dell’attività
economica, mediante l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature strettamente funzionali alla realizzazione dei
programmi di investimento, nonché programmi informatici e licenze correlati all’utilizzo dei predetti beni materiali.
L’intervento agevolativo è stato definito nell’ambito del Programma operativo nazionale “Imprese e competitività” 2014-
2020 FESR per cui permette di attivare risorse comunitarie già stanziate.
La dotazione finanziaria complessiva dello strumento, pari complessivamente a euro 265.000.000, sarà messa a disposizione
delle imprese attraverso l’apertura di due distinti sportelli agevolativi, che verranno aperti a distanza di non meno
di 6 mesi l’uno dall’altro.
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Ministero dello Sviluppo Economico
A chi si rivolge
Possono beneficiare dell’agevolazione le micro, piccole e medie imprese (PMI) che alla data di presentazione della
domanda:
sono regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese, sono nel pieno e libero esercizio dei propri diritti e
non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali;
sono in regime di contabilità ordinaria e dispongono di almeno due bilanci approvati e depositati presso il Registro delle
imprese, ovvero hanno presentato, nel caso di imprese individuali e società di persone, almeno due dichiarazioni dei
redditi;
sono in regola con la normativa vigente in materia di edilizia ed urbanistica, del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente,
nonché con gli obblighi contributivi;
non hanno effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, una delocalizzazione verso l’unità produttiva
oggetto dell’investimento;
non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato,
gli aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione europea;
non si trovano in condizioni tali da risultare imprese in difficoltà.
In attuazione delle normative vigenti in materia di accesso ai fondi strutturali e in particolare delle disposizioni introdotte
dall’articolo 1, comma 821 della Legge di Stabilità 2016, possono accedere alle agevolazioni anche i liberi professionisti
iscritti agli ordini professionali o aderenti alle associazioni professionali individuate nell’elenco tenuto dal Ministero dello
sviluppo economico ai sensi della legge 14 gennaio 2013, n. 4 e in possesso dell’attestazione rilasciata in ottemperanza
alla medesima legge.
Al fine di facilitare l’accesso alle agevolazioni di soggetti che realizzano programmi di investimento caratterizzati da comuni
obiettivi di sviluppo, possono beneficiare dell’intervento le imprese, fino a un massimo di sei soggetti co-proponenti, in
possesso dei requisiti previsti dalla normativa che aderiscono ad un contratto di rete a condizione che tale contratto configuri
una collaborazione effettiva, stabile e coerente con gli obiettivi di rafforzamento della competitività e di sviluppo
tecnologico connessi alla realizzazione dei programmi proposti.
Attività economiche ammesse
Sono ammesse le attività manifatturiere, ad eccezione delle attività connesse ai seguenti settori:
siderurgia;
estrazione del carbone;
costruzione navale;
fabbricazione delle fibre sintetiche;
trasporti e relative infrastrutture;
produzione e distribuzione di energia, nonché delle relative infrastrutture.
Sono inoltre ammesse le attività di servizi alle imprese elencate nell’allegato 3 del decreto ministeriale 30 ottobre 2019.
Cosa finanzia
I programmi di investimento ammissibili devono:
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Ministero dello Sviluppo Economico
prevedere spese non inferiori a euro 400.000,00 e non superiori a euro 3.000.000,00. Nel caso di programmi presentati
da reti d’impresa, la soglia minima può essere raggiunta mediante la sommatoria delle spese connesse ai singoli
programmi di investimento proposti dai soggetti aderenti alla rete, a condizione che ciascun programma preveda comunque
spese ammissibili non inferiori a euro 200.000,00;
essere realizzati esclusivamente presso unità produttive localizzate nei territori delle Regioni meno sviluppate;
prevedere l’acquisizione di tecnologie abilitanti atte a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa
e/o di soluzioni tecnologiche in grado di rendere il processo produttivo più sostenibile e circolare.
I beni oggetto del programma di investimento devono essere nuovi e riferiti alle immobilizzazioni materiali e immateriali,
come definite agli articoli 2423 e seguenti del codice civile, che riguardano macchinari, impianti e attrezzature strettamente
funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento, nonché programmi informatici e licenze correlati all’utilizzo
dei predetti beni materiali.
Le spese correlate ai programmi di investimento devono essere:
relative a immobilizzazioni materiali e immateriali, nuove di fabbrica acquistate da terzi;
riferite a beni ammortizzabili e capitalizzati che figurano nell’attivo patrimoniale dell’impresa e mantengono la loro funzionalità
rispetto al programma di investimento per almeno 3 anni dalla data di erogazione a saldo delle agevolazioni;
riferite a beni utilizzati esclusivamente nell’unità produttiva oggetto del programma di investimento;
pagate esclusivamente in modo da consentire la piena tracciabilità delle operazioni;
conformi alla normativa comunitaria in merito all’ammissibilità delle spese nell’ambito dei programmi cofinanziati dai
fondi strutturali programmazione 2014-2020;
ultimate non oltre il termine di 12 mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni, fermo restando
la possibilità da parte del Ministero di concedere, su richiesta motivata dell’impresa beneficiaria, una proroga del termine
di ultimazione non superiore a 6 mesi.
Le agevolazioni
Le agevolazioni sono concesse, nei limiti delle intensità massime di aiuto stabilite dalla Carta degli aiuti di Stato a finalità
regionale valida per il periodo 2014-2020, nella forma del contributo in conto impianti e del finanziamento agevolato, per
una percentuale nominale calcolata rispetto alle spese ammissibili pari al 75 %. Il mix di agevolazioni è articolato in relazione
alla dimensione dell’impresa come segue:
per le imprese di micro e piccola dimensione, un contributo in conto impianti pari al 35% e un finanziamento agevolato
pari al 40%;
per le imprese di media dimensione, un contributo in conto impianti pari al 25% e un finanziamento agevolato pari al
50%.
Il finanziamento agevolato, che non è assistito da particolari forme di garanzia, deve essere restituito dall’impresa beneficiaria
senza interessi in un periodo della durata massima di 7 anni a decorrere dalla data di erogazione dell’ultima quota
a saldo delle agevolazioni.
Le agevolazioni sono erogate dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. –
Invitalia, a cui sono demandate le relative attività istruttorie.
Con successivi provvedimenti del Ministero verranno rese note le modalità operative per la presentazione delle domande.
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Ministero dello Sviluppo Economico
Beni strumentali ("Nuova Sabatini")
Nuovo Iter semplificato per la richiesta di erogazione del contributo.
Sono state introdotte dalla circolare direttoriale n. 296976 del 22 luglio 2019 nuove modalità operative per la richiesta di
erogazione del contributo. Fermo restando che la trasmissione della documentazione deve essere effettuata secondo il
piano temporale già in vigore, il nuovo iter di richiesta di erogazione consente alle PMI beneficiarie, previo accesso alla
Piattaforma Informatica (disponibile al seguente indirizzo https://benistrumentali.dgiai.gov.it), la compilazione guidata
della:
Dichiarazione di ultimazione dell’investimento (di seguito: modulo DUI) contenente l’elenco dei beni oggetto di agevolazione,
da inoltrare al Ministero tramite Piattaforma, previa apposizione della firma digitale del legale rappresentante o
del procuratore;
Richiesta Unica di erogazione (di seguito: modulo RU) contenente tutte le singole quote annuali di contributo previste
dal piano temporale di liquidazione indicato nel decreto di concessione, da inoltrare al Ministero tramite piattaforma, previa
apposizione della firma digitale del legale rappresentante o del procuratore;
Richiesta di Pagamento (di seguito: modulo RP) che attiva il pagamento di ciascuna quota successiva alla prima, da
presentare annualmente al Ministero, in via esclusivamente telematica attraverso la procedura disponibile nella piattaforma.
Inoltre, al fine di agevolare la fase transitoria, le PMI che abbiano già richiesto una o più quote del contributo sulla base
delle modalità operative previgenti alla data del 22 luglio 2019 devono compilare e trasmettere al Ministero, in via esclusivamente
telematica attraverso la procedura disponibile nella piattaforma, la Richiesta di erogazione delle Quote di contributo
Rimanenti (di seguito: modulo RQR).
Erogazione del contributo in un’unica soluzione per i finanziamenti di importo non superiore a 100 mila euro
In seguito al recepimento dell’articolo 20, comma 1, lettera b) del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 (decreto Crescita),
convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, per le domande di agevolazione che presentano un finanziamento
deliberato di importo non superiore a 100 mila euro, presentate dalle imprese alle banche e agli intermediari
finanziari a decorrere dal 1° maggio 2019, il contributo è erogato dal Ministero alla PMI beneficiaria in un’unica soluzione,
con le modalità e nei termini previsti dalla vigente disciplina della misura agevolativa per l’erogazione della prima quota.
Innalzamento da 2 a 4 milioni di euro dell’importo massimo dei finanziamenti concedibili per singola impresa.
L’articolo 20 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 (decreto Crescita), ha innalzato da 2 a 4 milioni di euro l’importo dei
finanziamenti concedibili a ciascuna impresa agevolabili ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 69 del 2013 e successive
modificazioni e integrazioni (“Nuova Sabatini”). In virtù della predetta modifica normativa, le imprese possono presentare
domanda di agevolazione utilizzando il nuovo modulo disponibile nella sezione presentazione domande. Si precisa
che le domande di agevolazione presentate dalle imprese alle banche e agli intermediari finanziari a decorrere dal 1°
maggio 2019 (data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019), qualora comportino, in via cumulata,
il superamento del precedente limite di finanziamento di 2 milioni di euro, saranno comunque accettate dal Ministero
dello sviluppo economico, anche se presentate utilizzando il precedente modulo di domanda.
Cos'è
P M I 56
Ministero dello Sviluppo Economico
La misura Beni strumentali ("Nuova Sabatini") è l’agevolazione messa a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico
con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle imprese e accrescere la competitività del sistema produttivo
del Paese
La misura sostiene gli investimenti per acquistare o acquisire in leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali
ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali
A chi si rivolge
Possono beneficiare dell’agevolazione le micro, piccole e medie imprese (PMI) che alla data di presentazione della
domanda:
sono regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese o nel Registro delle imprese di pesca
sono nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali
non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato,
gli aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione Europea
non si trovano in condizioni tali da risultare imprese in difficoltà
hanno sede in uno Stato Membro purché provvedano all’apertura di una sede operativa in Italia entro il termine
previsto per l’ultimazione dell’investimento
Settori ammessi
Sono ammessi tutti i settori produttivi, inclusi agricoltura e pesca, ad eccezione dei seguenti:
attività finanziarie e assicurative
attività connesse all’esportazione e per gli interventi subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni rispetto
ai prodotti di importazione
Cosa finanzia
I beni devono essere nuovi e riferiti alle immobilizzazioni materiali per “impianti e macchinari”, “attrezzature industriali
e commerciali” e “altri beni” ovvero spese classificabili nell'attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4
dell’articolo 2424 del codice civile, come declamati nel principio contabile n.16 dell’OIC (Organismo italiano di contabilità),
nonché a software e tecnologie digitali. Non sono in ogni caso ammissibili le spese relative a terreni e fabbricati, relative
a beni usati o rigenerati, nonché riferibili a “immobilizzazioni in corso e acconti”
Gli investimenti devono soddisfare i seguenti requisiti:
autonomia funzionale dei beni, non essendo ammesso il finanziamento di componenti o parti di macchinari che non
soddisfano tale requisito
correlazione dei beni oggetto dell’agevolazione all’attività produttiva svolta dall’impresa
Le agevolazioni
Consistono nella concessione da parte di banche e intermediari finanziari, aderenti all’Addendum alla convenzione tra
il Ministero dello sviluppo economico, l’Associazione Bancaria Italiana e Cassa depositi e prestiti S.p.A., di finanziamenti
alle micro, piccole e medie imprese per sostenere gli investimenti previsti dalla misura, nonché di un contributo da parte
del Ministero dello sviluppo economico rapportato agli interessi sui predetti finanziamenti
L’investimento può essere interamente coperto dal finanziamento bancario (o leasing)
P M I 57
Ministero dello Sviluppo Economico
Il finanziamento, che può essere assistito dalla garanzia del “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” fino
all’80% dell’ammontare del finanziamento stesso, deve essere:
di durata non superiore a 5 anni
di importo compreso tra 20.000 euro e 4 milioni di euro
interamente utilizzato per coprire gli investimenti ammissibili
Il contributo del Ministero dello sviluppo economico è un contributo il cui ammontare è determinato in misura pari al
valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale
all’investimento, ad un tasso d’interesse annuo pari al:
2,75% per gli investimenti ordinari
3,575% per gli investimenti in tecnologie digitali e in sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti (investimenti in
tecnologie cd. “industria 4.0”)
I beni materiali e immateriali rientranti tra gli investimenti c.d. “industria 4.0” che possono beneficiare del contributo
maggiorato del 30% previsto dalla legge 232 dell’11 dicembre 2016 (legge di bilancio 2017), sono individuati all’interno
degli allegati 6/A e 6/B alla circolare 15 febbraio 2017 n.14036 e s.s.mm.ii. Alla luce delle novità introdotte dall’articolo 1,
comma 32, legge 27 dicembre 2017 n. 205 (legge di bilancio 2018), con circolare n. 269210 del 3 agosto 2018 si è provveduto
ad adeguare l’elenco dei beni immateriali (allegato 6/B) in relazione ai quali può essere riconosciuta la misura
massima del contributo.
Per maggiori chiarimenti circa le caratteristiche tecniche e la riconducibilità dei beni per i quali si intende fruire del beneficio
a quelli elencati negli allegati sopra citati, si invita a prendere visione delle linee guida tecniche contenute nella parte
terza della Circolare Mise - Agenzia delle Entrate del 30 marzo 2017, n. 4/E
Esclusivamente in merito alla riconducibilità dei beni fra quelli elencati negli allegati sopra citati è possibile acquisire
autonomamente il parere tecnico da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.
La richiesta di parere va trasmessa all’indirizzo di posta PEC della Direzione Generale per la politica industriale, la
competitività e le PMI: dgpicpmi.dg@pec.mise.gov.it
A riguardo, si invita preventivamente a prendere visione della sezione “Interpelli e pareri”
Come funziona
La PMI presenta alla banca o all’intermediario finanziario, unitamente alla richiesta di finanziamento, la domanda di
accesso al contributo ministeriale, attestando il possesso dei requisiti e l'aderenza degli investimenti alle previsioni di
legge. Le modalità di presentazione della domanda di accesso al contributo sono descritte nella sezione Beni strumentali
("Nuova Sabatini") - Presentazione domande
La banca/intermediario finanziario verifica la regolarità formale e la completezza della documentazione trasmessa dalla
PMI, nonché la sussistenza dei requisiti di natura soggettiva relativi alla dimensione di impresa e, sulla base delle domande
pervenute, trasmette al Ministero richiesta di prenotazione delle risorse relative al contributo
La banca/intermediario finanziario, previa conferma da parte del Ministero della disponibilità, totale o parziale, delle
risorse erariali da destinare al contributo, ha facoltà di concedere il finanziamento alla PMI mediante l’utilizzo della provvista
costituita presso Cassa depositi e prestiti S.p.A., ovvero mediante diversa provvista
La banca/intermediario finanziario che decida di concedere il finanziamento alla PMI, adotta la relativa delibera e la
trasmette al Ministero, unitamente alla documentazione inviata dalla stessa PMI in fase di presentazione della domanda
di accesso alle agevolazioni
Il Ministero adotta il provvedimento di concessione del contributo, con l’indicazione dell’ammontare degli investimenti
ammissibili, delle agevolazioni concedibili e del relativo piano di erogazione, nonché degli obblighi e degli impegni a carico
dell’impresa beneficiaria e lo trasmette alla stessa e alla relativa banca/intermediario finanziario
La banca/intermediario finanziario si impegna a stipulare il contratto di finanziamento con la PMI e ad erogare alla stessa
il finanziamento in un’unica soluzione ovvero, nel caso di leasing finanziario, al fornitore entro trenta giorni dalla data di
consegna del bene ovvero alla data di collaudo se successiva. La stipula del contratto di finanziamento può avvenire anche
prima della ricezione del decreto di concessione del contributo
P M I 58
Ministero dello Sviluppo Economico
La PMI, ad investimento ultimato, compila, in formato digitale ed esclusivamente attraverso l’accesso alla piattaforma,
la dichiarazione attestante l’avvenuta ultimazione, nonché, previo pagamento a saldo dei beni oggetto dell’investimento,
la Richiesta Unica (modulo RU) - o in alternativa la Richiesta Quote Rimanenti (modulo RQR) nel caso in cui abbia già
richiesto una o più quote del contributo sulla base delle modalità operative previgenti alla data del 22 luglio 2019 - e la
trasmette al Ministero, unitamente all’ulteriore documentazione richiesta. Le modalità per richiedere l’erogazione del contributo
sono descritte nella sezione Beni strumentali ("Nuova Sabatini") - Erogazione contributo
Per le domande di agevolazione presentate dalle imprese alle banche e agli intermediari finanziari a decorrere dal 1°
maggio 2019, aventi un importo del finanziamento deliberato non superiore a 100.000,00 euro, l’agevolazione è erogata
alla PMI beneficiaria in un’unica soluzione, con le modalità e nei termini previsti dalla vigente disciplina della misura agevolativa
per l’erogazione della prima quota.
Per le domande che non presentano i requisiti di cui all’articolo 20, comma 1 lettera b) del decreto-legge del 30 aprile
2019 n. 34 e per le quali, quindi, le agevolazioni non sono erogate in un’unica soluzione, la PMI, successivamente alla
trasmissione del modulo RU/RQR, effettua la richiesta di pagamento su base annuale attraverso l’accesso alla piattaforma,
previa comunicazione di eventuali variazioni intercorse. Le modalità per effettuare la Richiesta di Pagamento sono descritte
nella sezione Beni strumentali ("Nuova Sabatini") - Erogazione contributo.
Fondo di investimento nel capitale di rischio per lo sviluppo di piccole e medie imprese
Il decreto ministeriale 29 gennaio 2015, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del n. 112 del 16 maggio 2015, assegna un
finanziamento di 50 milioni di euro a Invitalia per l’istituzione di un fondo comune di investimento chiuso, riservato ad investitori
istituzionali, per operazioni di venture capital nelle pmi e startup operanti in settori ad elevato potenziale di crescita,
ovvero che realizzano innovazioni nei processi, beni o servizi.
Il Fondo gestito da Strategia Italia S.p.A. SGR, interamente partecipata da Invitalia, investe nel capitale di rischio delle
imprese unitamente e contestualmente ad investitori privati indipendenti.
Con decreto direttoriale 2 luglio 2015 sono state definite le modalità e i termini di trasferimento e di restituzione delle risorse
del fondo per la crescita sostenibile, la misura delle commissioni riconosciute a Strategia Italia S.p.A. SGR. nonché
contenuti e la tempistica delle attività di monitoraggio e controllo degli interventi del fondo di investimento.
Detrazioni fiscali - Efficienza energetica (Ecobonus)
La legge 27 dicembre 2017, n. 205 ha prorogato le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli
edifici. Si potrà infatti beneficiare del bonus:
per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2018, nel caso di interventi sulle singole unità immobiliari
per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2021, nel caso di interventi sulle parti comuni degli edifici.
Per gli interventi di riqualificazione energetica realizzati nelle singole unità immobiliari sono previste aliquote di detrazione
differenziate in base all'intervento realizzato, al fine di legare maggiormente il beneficio economico al risparmio energetico
conseguibile.
Per gli interventi di riqualificazione energetica realizzati nelle parti comuni degli edifici condominiali è invece confermato
l’incremento dell’aliquota di detrazione al 70%, per interventi che interessino almeno il 25% dell’involucro edilizio e al 75%
per interventi volti al miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva e che conseguano la “qualità media”
dell’involucro, con tetto massimo di 40.000 euro per ciascuna unità immobiliare.
Per tutti gli interventi è prevista la possibilità di optare per la cessione del credito ai fornitori che hanno effettuato gli interventi
ovvero ad altri soggetti privati. La cessione del credito ad istituti di credito e ad intermediari finanziari è limitata ai
soggetti incapienti.
P M I 59
Inps
Cassetto previdenziale aziende
Cos'è
Il Cassetto previdenziale aziende ha integrato e reso
disponibili servizi utili a offrire alle imprese una
visione d'insieme della propria situazione, consentendo
la verifica delle principali caratteristiche e
informazioni tramite un unico canale di accesso.
A chi è rivolto
Il Cassetto previdenziale aziende è riservato ai soggetti
appartenenti alle seguenti categorie: consulenti
(consulenti del lavoro, avvocati, dottori commercialisti,
ragionieri, periti commerciali e intermediari
provvisti di delega), associazioni di categoria, aziende
e rappresentanti legali.
Come funziona
È possibile navigare per la ricerca di informazioni,
effettuando un'indagine in successione di singoli
elementi di interesse, raccogliendo così tutte le
caratteristiche aziendali rinvenibili nei vari archivi
disponibili.
Il Cassetto previdenziale aziende permette di accedere
a:
dati anagrafici sintetici;
dati anagrafici di dettaglio:
aziende collegate;
aziende con lo stesso codice fiscale;
posizione di riferimento (azienda madre);
soggetti collegati;
posizioni lavoratori autonomi;
lista interruzioni;
ragioni sociali pregresse;
dipendenze;
dati complementari:
crediti/inadempienze;
presenza domande CIG e CIGS;
note di rettifica;
E-mens trasmessi;
confronto DM10-01M;
committente 10%;
riepilogo ispezioni di vigilanza;
iscrizione a ruolo;
dilazioni su cartella;
domande di dilazione;
fondi interprofessionali;
posta ibrida;
dati Infocamere;
stampa del fascicolo completo.
È inoltre possibile verificare la regolarità contributiva.
Nella procedura Cassetto previdenziale aziende è
presente il servizio denominato “Comunicazione
bidirezionale”, avente come principale obiettivo la
realizzazione, tra le aziende, gli intermediari istituzionali
e l’Istituto, di una modalità strutturata di
comunicazione, finalizzata alla storicizzazione delle
comunicazioni e alla diminuzione dei tempi di risposta
e dell’impiego di risorse, facilitando la relazione
con l’Istituto e con le strutture presenti nel territorio.
Le funzionalità del Cassetto previdenziale aziende
riguardano le seguenti aree: ”Comunicazioni” e
“Agenda appuntamenti”.
Nell’area “Comunicazioni” le aziende, direttamente o
per il tramite dei loro intermediari istituzionali, possono:
inviare alla sede di competenza una richiesta o una
comunicazione generica, tramite un apposito link. In
questo caso la richiesta comporta l'apertura di un
nuovo quesito di back-office di tipo generico-informativo;
inviare alla sede di competenza una richiesta o una
comunicazione specifica, relativa a un ben definito
ambito tra quelli presenti (regolarità contributiva,
DM trasmessi, F24, agevolazioni contributive, ecc.);
allegare la documentazione a supporto alla richiesta.
Tale funzione consente di caricare fino a un massimo
di tre file che saranno allegati al quesito sotto forma
di file compresso;
visualizzare lo stato della propria richiesta (aperta, in
carico o chiusa) coerentemente con lo stato del
rispettivo quesito di back-office;
visualizzare gli eventuali commenti inseriti dagli
operatori di sede al momento della modifica dello
stato del quesito e l'esito finale;
accedere allo storico delle proprie richieste ricercandole
tramite opportuni parametri (matricola, oggetto
della richiesta, stato della richiesta, data apertura
e data ultimo aggiornamento) e visualizzarne il dettaglio;
creare richieste concatenate in risposta a richieste
precedentemente inviate;
ricevere comunicazioni in tempo reale, tramite email
e SMS, della protocollazione e smistamento alla sede
di competenza e della successiva chiusura del quesito
di back-office.
Nell’area “Agenda appuntamenti” le aziende, direttamente
o per il tramite dei loro intermediari istituzionali
potranno espletare le seguenti attività: prenotare
un appuntamento presso la sede di competenza
della matricola aziendale, selezionando un giorno e
un orario tra quelli messi a disposizione dalla procedura
e inviando un'eventuale documentazione a
supporto, in modo da ridurre i tempi necessari all'appuntamento;
ricevere un promemoria tramite email
e SMS degli appuntamenti pianificati.
All’interno del Cassetto previdenziale aziende è presente
il link “Contatti” con le informazioni di contatto..
Il servizio Cassetto previdenziale aziende è altresì
disponibile nell'app "Servizi Mobile INPS" consentendo,
tramite i dispositivi mobile (tablet e smartphone)
con sistemi operativi iOS e Android, di:
gestire la "comunicazione bidirezionale" con l'Istituto
(variazione dati sull'azienda, trasmissione F24,
segnalazione di rettifiche ecc.) ritrovando dati e
documenti inviati all'INPS nel Cassetto previdenziale
del portale web; utilizzare l'"Agenda appuntamenti"
per richiedere un appuntamento presso la sede
competente per la risoluzione di problematiche.
L'applicazione è integrata col sistema che gestisce le
deleghe aziendali. Ogni intermediario delegato
potrà visualizzare le pratiche di tutte le aziende
clienti.si avvale dei Data center dotati delle più
moderne tecnologie e in grado di garantire la protezione
dei dati degli italiani.
Come funzionano le prestazioni di lavoro
occasionale
Gli utilizzatori, ovvero datori di lavoro possono
acquisire prestazioni di lavoro occasionale svolto dai
prestatori ovvero i lavoratori, secondo due diversi
canali di accesso (art. 54 bis, legge 21 giugno 2017,
n. 96 di conversione del decreto-legge 24 aprile
2017, n. 50 (pdf 200Kb):
il libretto famiglia, per le persone fisiche non nell’esercizio
di attività imprenditoriale o professionale;
il contratto di prestazioni occasionali, per gli altri
soggetti con non più di cinque dipendenti a tempo
indeterminato, e le pubbliche amministrazioni.
I due strumenti si differenziano essenzialmente in
base agli utilizzatori, alle modalità e ai tempi di
comunicazione, all’oggetto della prestazione e al suo
valore economico (circolare 5 luglio 2017, n. 107).
La gestione del rapporto di lavoro++
I passaggi da compiere per completare la procedura
relativa alla prestazione sono:
registrazione del datore di lavoro e del lavoratore;
indicazione da parte del lavoratore della modalità
con cui intende essere retribuito;
inserimento in procedura da parte del datore di lavoro
della comunicazione di lavoro occasionale;
pagamento diretto del lavoratore da parte dell’INPS
entro il 15 del mese successivo alla prestazione.
Divieti
I lavoratori con i quali il datore di lavoro abbia già in
corso un rapporto di lavoro non possono ricorrere
P M I 60
Inps
alle prestazioni di lavoro occasionale. Analogo divieto
opera nel caso in cui l’utilizzatore abbia avuto con
il prestatore, entro i sei mesi precedenti la prevista
prestazione di lavoro occasionale, un rapporto di
lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e
continuativa.
Limiti economici
Per quanto riguarda i limiti economici:
con riferimento alla totalità degli utilizzatori e per
ciascun prestatore, sono consentiti compensi di
importo complessivamente non superiore a 5.000
euro;
con riferimento a ogni utilizzatore e per ciascun prestatore,
sono consentiti compensi di importo non
superiore a 2.500 euro.
con riferimento alla totalità dei prestatori e per ciascun
utilizzatore, sono consentiti compensi di importo
complessivamente non superiore a 5.000 euro.
Gli importi percepiti dal prestatore sono al netto di
contributi, premi assicurativi e costi di gestione,
sono esenti da imposizione fiscale, non incidono sul
suo stato di disoccupato e sono computabili ai fini
della determinazione del reddito necessario per il
rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.
Finanziamento
Il datore di lavoro, per poter utilizzare le prestazioni
di lavoro occasionale, deve preventivamente alimentare
il proprio portafoglio virtuale, che sarà decurtato
di volta in volta in base agli importi delle singole
prestazioni comunicate in procedura.
Tale operazione può essere effettuata tramite:
versamento a mezzo modello F24 (modello Elide),
con l’indicazione dei dati identificativi dell’utilizzatore
e di distinti causali di pagamento a seconda che si
tratti di libretto famiglia ovvero di contratto di prestazioni
occasionali:
per l’utilizzo del libretto famiglia bisognerà effettuare
i versamenti con causale “LIFA”;
per l’utilizzo del contratto di prestazioni occasionali i
versamenti dovranno essere effettuati con causale
“CLOC”;
Nel campo “elementi identificativi” non dovrà essere
inserito alcun valore. È esclusa la facoltà di compensazione
dei crediti di cui all’articolo 17, decreto legislativo
9 luglio 1997, n. 241.
Le pubbliche amministrazioni utilizzeranno il modello
F24EP.
Strumenti di pagamento elettronico con addebito in
c/c ovvero su carta di credito/debito, gestiti attraverso
la procedura Agid “ PagoPA” e accessibili esclusivamente
dal Portale dei pagamenti.
Le somme versate non sono immediatamente disponibili
ma sono necessari dei tempi tecnici (normalmente
sette giorni dall’operazione di versamento)
perché esse siano contabilizzate e rese disponibili
nel portafoglio dell’utilizzatore.
Per il libretto famiglia, possono essere effettuati versamenti
di 10 euro ovvero di multipli di 10 euro.
Nel caso del contratto di prestazione occasionale i
versamenti sono liberi e non vincolati a somme predeterminate.
Durc Online
Cos'è
Il Documento Unico di Regolarità Contributiva
(DURC) è il documento con il quale, in modalità telematica
e in tempo reale, indicando esclusivamente il
codice fiscale del soggetto da verificare, si dichiara la
regolarità contributiva nei confronti di INPS, INAIL e,
per le imprese tenute ad applicare i contratti del
settore dell'edilizia, di Casse edili.
A chi è rivolto
Sono abilitati a effettuare la verifica di regolarità:
le amministrazioni aggiudicatrici, gli organismi di
diritto pubblico, gli enti aggiudicatori e altri soggetti
aggiudicatori, i soggetti aggiudicatori e le stazioni
appaltanti;
la Società Organismi Attestazione (SOA), di attestazione
e qualificazione delle aziende con il compito
istituzionale di accertare e attestare l'esistenza, per
chi esegue lavori pubblici, dei necessari elementi di
qualificazione, compresa la regolarità contributiva;
le amministrazioni pubbliche concedenti, anche ai
sensi dell'articolo 90, comma 9 del decreto legislativo
9 aprile 2008, n. 81;
le amministrazioni pubbliche procedenti, i concessionari
e i gestori di pubblici servizi che agiscono ai
sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28
dicembre 2000, n. 445;
l'impresa o il lavoratore autonomo in relazione alla
propria posizione contributiva o, previa delega
dell'impresa o del lavoratore autonomo medesimo,
chiunque vi abbia interesse;
le banche o gli intermediari finanziari, previa delega
da parte del soggetto titolare del credito, in relazione
alle cessioni dei crediti certificati utilizzando la
Piattaforma elettronica di certificazione dei crediti.
Come funziona+
A decorrere dal 1° luglio 2015, con l'entrata in vigore
del decreto ministeriale 30 gennaio 2015, emanato
in attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge 20
marzo 2014, n. 34, la verifica della regolarità contributiva
avviene con modalità esclusivamente telematiche
e in tempo reale. L'esito positivo della verifica
di regolarità genera il Durc online con validità di 120
giorni dalla richiesta.
Se la procedura non fornisce in tempo reale un esito
di regolarità, ciascuno degli enti provvede a trasmettere
tramite PEC all'interessato o al soggetto da esso
delegato l'invito a regolarizzare entro un termine
non superiore a 15 giorni dalla notifica dell'invito
medesimo.
La verifica è effettuata nei confronti dei soggetti ai
quali è richiesto il possesso del Durc: datore di lavoro,
con riguardo a tutte le tipologie di rapporti di
lavoro subordinato e autonomo, compresi quelli
relativi ai soggetti tenuti all'iscrizione obbligatoria
alla Gestione Separata di cui all'articolo 2, comma 26
della legge 22 marzo 1995, n. 335; lavoratori autonomi.
Nel caso in cui al codice fiscale per il quale è richiesta
la verifica risulti associato un Durc online in corso di
validità, il sistema rinvia allo stesso documento (articolo
6, comma 3, decreto ministeriale 30 gennaio
2015).
Il Durc online può essere utilizzato, entro il periodo
di validità, in tutti i procedimenti in cui sia richiesto.
Per tutto il medesimo periodo è inibita la possibilità
di attivare una nuova interrogazione per lo stesso
codice fiscale.
Il Durc online è liberamente consultabile oltre che
dal soggetto che lo ha richiesto anche da chiunque
vi abbia interesse.
Durc e dichiarazione di adesione alla definizione
agevolata
Nell’ambito dell’elencazione tassativa dei requisiti di
regolarità disciplinati all’art. 3 del decreto ministeriale
30 gennaio 2015, si colloca la previsione di cui
all’art. 54 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50
convertito dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 quale
disciplina speciale che, in presenza di dichiarazione
di adesione alla definizione agevolata dei carichi
affidati agli Agenti della Riscossione ai sensi dell’art.
6 del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, convertito,
con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2016,
n. 225, consente al contribuente di ottenere, rispetto
ai predetti carichi, un esito di regolarità nel periodo
intercorrente tra la data di presentazione della
dichiarazione di adesione e quella di scadenza della
prima o unica rata (comma 1), ferma restando la
sussistenza di tutti gli altri requisiti previsti dal
richiamato art. 3.
La regolamentazione di cui all’articolo 54, comma 1,
del d. l. n. 50/2017, si applica anche alle ipotesi di
definizione agevolata disciplinate dall’articolo 1
P M I 61
Inail
Denunce di infortunio e malattia professionale,
nel nuovo numero di Dati Inail la
prima fotografia del 2019
Dall’analisi dei dati provvisori rilevati allo scorso 31
dicembre, l’andamento infortunistico risulta sostanzialmente
stabile (+0,1%) rispetto all’anno precedente,
mentre i casi mortali sono stati 44 in meno
(-3,9%). In aumento del 2,9% le patologie di origine
lavorativa denunciate all’Istituto
Denunce di infortunio e malattia professionale, nel
nuovo numero di Dati Inail la prima fotografia del
2019
ROMA - Il nuovo numero del periodico Dati Inail,
curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto,
scatta la prima fotografia dell’andamento di
infortuni sul lavoro e malattie professionali nel
2019. Dall’analisi sui dati provvisori non consolidati
rilevati al 31 dicembre scorso – che riguardano
esclusivamente i casi denunciati all’Inail e non la
loro definizione amministrativa, che sarà disponibile
in occasione della presentazione della Relazione
annuale del presidente di metà anno – emerge una
sostanziale stabilità del numero complessivo degli
infortuni, in crescita dello 0,1% rispetto al 2018, da
640.723 a 641.638. Concentrando l’attenzione sui
casi mortali, le denunce sono state 44 in meno, da
1.133 a 1.089 (-3,9%), mentre le patologie lavoro-correlate
denunciate all’Istituto sono state
61.310, 1.725 in più rispetto ai 12 mesi precedenti
(+2,9%).
Gli incrementi percentuali maggiori in Sardegna,
Basilicata e Umbria. I dati evidenziano a livello
nazionale un incremento dei casi avvenuti “in itinere”,
nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e
il luogo di lavoro, che sono passati da 98.446 a
100.905 (+2,5%), mentre quelli “in occasione di
lavoro” sono passati da 542.277 a 540.733 (-0,3%).
Tra gennaio e dicembre del 2019 il numero degli
infortuni denunciati è diminuito dello 0,05% nella
gestione Industria e servizi (dai 501.740 casi del
2018 ai 501.496 del 2019) e dell’1,5% in Agricoltura
(da 33.180 a 32.692), mentre è aumentato dell’1,6%
nel Conto Stato (da 105.803 a 107.450). L’analisi territoriale
evidenzia un aumento delle denunce d’infortunio
sul lavoro nel Nord-Ovest (+0,1%), nel
Centro (+1,2%) e nelle Isole (+0,5%), e una diminuzione
nel Nord-Est (-0,1%) e al Sud (-0,8%). Tra le
regioni con i maggiori incrementi percentuali spiccano
Sardegna (+4,2%), Basilicata (+2,7%), Umbria
(+2,2%) e Marche (+2,1%), mentre i decrementi
maggiori sono quelli rilevati in Molise (-6,9%), Valle
d’Aosta (-4,0%) e Abruzzo (-3,7%).
Nel 2018 quasi il doppio di vittime in incidenti plurimi.
La riduzione delle denunce di casi mortali
riguarda invece quasi esclusivamente quelli occorsi
“in itinere”, che nel 2019 sono stati 41 in meno
rispetto all’anno precedente (da 347 a 306), mentre
quelli avvenuti “in occasione di lavoro” sono stati
783, soltanto tre in meno rispetto ai 786 denunciati
nei 12 mesi precedenti. La flessione è comunque da
ritenere poco rassicurante e il raffronto tra i due
anni poco significativo in quanto il 2018 si è contraddistinto,
soprattutto, per il maggior numero di
“incidenti plurimi”, ovvero gli eventi che causano la
morte di almeno due lavoratori, che per loro natura
ed entità possono influenzare l’andamento del
trend infortunistico. I 24 incidenti plurimi avvenuti
tra gennaio e dicembre del 2018, infatti, hanno causato
82 vittime, quasi il doppio dei 44 lavoratori
deceduti nei 19 incidenti plurimi avvenuti nel 2019.
Il fenomeno tecnopatico in crescita nell’Industria e
servizi. Le denunce di malattia professionale nel
2019 sono aumentate, da 47.424 a 49.378 (+4,1%),
solo nella gestione Industria e servizi, in cui è concentrato
l’80,6% delle patologie denunciate, mentre
sono diminuite in Agricoltura, da 11.491 a 11.294
(-1,7%), e nel Conto Stato, da 670 a 638 (-4,8%).
L’aumento ha riguardato il Nord-Est (+2,0%), il
Centro (+2,4%), dove è denunciato un caso su tre, il
Sud (+2,9%) e le Isole (+11,1%). Il Nord-Ovest, come
rilevato da Dati Inail, si distingue invece per un calo
dell’1,4%. Le malattie del sistema osteo-muscolare e
del tessuto connettivo (38.492 casi), del sistema
nervoso (6.678, con una prevalenza della sindrome
del tunnel carpale) e dell’orecchio (4.311) continuano
a rappresentare, anche nel 2019, le prime tre
patologie lavoro-correlate denunciate, seguite da
quelle del sistema respiratorio (2.809) e dai tumori
(2.458). Queste cinque malattie rappresentano
quasi il 90% del totale dei casi denunciati all’Inail.
del decreto-legge 16 ottobre
Incentivi alle imprese, dal 16 aprile l’inserimento
online delle domande per accedere ai
fondi del bando Isi 2019
La prima fase della procedura telematica per l’assegnazione
di oltre 250 milioni di euro, messi a disposizione
dall’Inail con la decima edizione dell’iniziativa, proseguirà
fino al 29 maggio. Dal 5 giugno sarà possibile
scaricare il codice identificativo da utilizzare in occasione
del “click day”
Incentivi alle imprese, dal 16 aprile l’inserimento online
delle domande per accedere ai fondi del bando Isi 2019
ROMA - Prenderà il via il prossimo 16 aprile la procedura
telematica per l’assegnazione degli oltre 250 milioni
di euro di incentivi a fondo perduto che l’Inail ha messo
a disposizione con il bando Isi 2019, decima edizione
dell’iniziativa con cui l’Istituto dal 2010 ha stanziato
complessivamente quasi due miliardi e mezzo di euro
per contribuire al miglioramento dei livelli di salute e
sicurezza nelle imprese.
I fondi ripartiti in budget regionali. Durante la prima
fase della procedura, che si concluderà alle ore 18 del
29 maggio, tutte le aziende, anche individuali, iscritte
alla Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura,
potranno inserire e salvare la propria domanda
di accesso al contributo nell’area dedicata ai servizi
online sul portale Inail. Dal 5 giugno le imprese i cui
progetti hanno raggiunto la soglia minima di ammissibilità
potranno effettuare il download del proprio
codice identificativo, che dovrà essere utilizzato in
occasione del “click day”, il giorno di apertura dello
sportello telematico per l’inoltro delle domande, la cui
data sarà comunicata sempre a partire dal 5 giugno. Gli
incentivi, ripartiti in budget regionali, saranno poi assegnati
fino a esaurimento, secondo l’ordine cronologico
di ricezione delle domande.
Cinque assi di finanziamento, al secondo possono
accedere anche gli enti del terzo settore. Il contributo
può coprire fino al 65% delle spese sostenute per ogni
progetto ammesso, sulla base dei parametri e degli
importi minimi e massimi specificati per ciascuno dei
cinque assi di finanziamento previsti, differenziati in
base ai destinatari e alla tipologia dei progetti che
saranno realizzati. All’Asse 1, in particolare, sono assegnati
96.226.450 euro, suddivisi in 94.226.450 euro per
i progetti di investimento e due milioni per i progetti di
adozione di modelli organizzativi e di responsabilità
sociale. I fondi dell’Asse 2, ai quali possono accedere
anche gli enti del terzo settore, sono invece pari a 45
milioni di euro, destinati a sostenere la realizzazione di
progetti per la riduzione del rischio da movimentazione
manuale dei carichi.
Sessanta milioni per la bonifica dell’amianto, 10 per le
microimprese di pesca e fabbricazione mobili, 40 per il
settore agricolo. Lo stanziamento dell’Asse 3, per progetti
di bonifica da materiali contenenti amianto, è pari
a 60 milioni di euro.
P M I 62
FONTE PMI INFORMAZIONI PER LE INDUSTRIE
FONTE INFORMAZIONI PER LE INDUSTRIE
Patent box: tassazione agevolata sui redditi
derivanti dall’utilizzo di taluni beni immateriali
Cos'è
Patent Box è un regime opzionale di tassazione per i
redditi d'impresa derivanti dall’utilizzo di software
protetto da copyright, di brevetti industriali, di disegni
e modelli, nonché di processi, formule e informazioni
relativi ad esperienze acquisite nel campo
industriale, commerciale o scientifico giuridicamente
tutelabili (Legge 23 dicembre 2014, n. 190, articolo
1, commi da 37 a 45).
Come funziona
Possono esercitare l’opzione i soggetti titolari di
reddito d’impresa, indipendentemente dal tipo di
contabilità adottata e dal titolo giuridico in virtù del
quale avviene l’utilizzo dei beni.
L’opzione deve essere esercitata nella dichiarazione
dei redditi relativa al primo periodo d’imposta per il
quale si intende optare per la stessa, è valida per
cinque periodi di imposta, è irrevocabile e rinnovabile.
Con l’entrata in vigore dell’articolo 4 del decreto
legge 30 aprile 2019, n. 34, sono state introdotte
misure per la semplificazione delle procedure di fruizione
del patent box con le quali i beneficiari dell’agevolazione
possano ora scegliere, in alternativa alla
procedura preventiva per un accordo in contradditorio
con l’Agenzia delle entrate, di determinare e
dichiarare direttamente il reddito agevolabile rimandando
il relativo confronto con l’amministrazione
finanziaria alla successiva fase di controllo.
Condizione necessaria per l’esercizio di tale facoltà è
che i soggetti che esercitano l’opzione riportino le
informazioni necessarie alla determinazione del reddito
agevolabile in un’idonea documentazione e ne
diano comunicazione del possesso nella dichiarazione
relativa al periodo d'imposta per il quale si beneficia
dell'agevolazione.
Le agevolazioni
Attraverso l’esercizio di tale regime di tassazione le
imprese, che svolgono attività di ricerca e sviluppo,
possono escludere dalla base imponibile il 50% dei
redditi derivanti dall’utilizzo, anche congiunto, di
determinati beni immateriali (software protetto da
copyright, brevetti industriali, disegni e modelli,
processi, formule e informazioni relativi a esperienze
acquisite nel campo industriale, commerciale o
scientifico giuridicamente tutelabili) o dalla cessione
degli stessi beni immateriali qualora il 90% del “ricavato”
venga reinvestito nella manutenzione o nello
sviluppo di altri beni immateriali prima della chiusura
del secondo periodo di imposta successivo a
quello nel quale si è verificata la vendita.
Gli obiettivi
Il regime ha l’obiettivo di rendere il mercato italiano
maggiormente attrattivo per gli investimenti nazionali
ed esteri di lungo termine, tutelando al contempo
la base imponibile italiana, in quanto:
incentiva la collocazione in Italia dei beni immateriali
attualmente detenuti all’estero da imprese italiane
o estere;
incentiva il mantenimento dei beni immateriali in
Italia, evitandone la ricollocazione all’estero;
favorisce l’investimento in attività di ricerca e sviluppo.
Riferimenti normativi
Il regime si pone in continuità con i modelli progressivamente
introdotti in altri Stati membri della
Comunità Europea (Belgio, Francia, Gran Bretagna,
Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna) ed è conforme ai
principi elaborati in ambito OCSE con riferimento
alla disciplina fiscale per la tassazione dei proventi
derivanti dall’utilizzo dei beni immateriali.
Il decreto "Patent Box" del 28 novembre 2017 emesso
di concerto con il Ministro dell’Economia e delle
Finanze (recante le disposizioni di revisione del precedente
decreto del 30 luglio 2015), è stato adottato
in attuazione dell’art. 1, commi 37 – 43, della Legge
23 dicembre 2014, n. 190 (Legge di Stabilità 2015),
come modificato dal Decreto-Legge 24 gennaio
2015, n. 3 (Investment Compact), convertito, con
modificazioni, dalla Legge 24 marzo 2015, n. 33, e dal
Decreto-Legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con
modificazioni, dalla Legge 21 giugno 2017, n. 96.
Rilancio aree di crisi industriale (Legge
181/89)
Cos’è
L’intervento di cui alla legge 15 maggio 1989, n. 181
è finalizzato al rilancio delle attività industriali, alla
salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei
programmi di investimento e allo sviluppo imprenditoriale
delle aree colpite da crisi industriale e di settore.
La riforma della disciplina degli interventi di reindustrializzazione
delle aree di crisi, di cui all’art. 27 del
decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, ha previsto
l’applicazione del regime di aiuto di cui alla legge n.
181/1989 sia nelle aree di crisi complessa, sia nelle
situazioni di crisi industriali diverse da quelle complesse
che presentano, comunque, impatto significativo
sullo sviluppo dei territori interessati e sull'occupazione.
In questo secondo caso si parla di aree di
crisi non complessa.
Con decreto ministeriale 7 dicembre 2017 si è provveduto
ad adeguare il decreto ministeriale 9 giugno
2015 alle nuove disposizioni comunitarie in materia
di delocalizzazione introdotte dal regolamento (UE)
n. 1084/2017, che modifica il Regolamento (UE) n.
651/2014.
Con decreto ministeriale 30 agosto 2019 sono stati
stabiliti i termini, le modalità e le procedure per la
presentazione delle domande di accesso, nonché i
criteri di selezione e valutazione per la concessione
ed erogazione delle agevolazioni in favore di programmi
di investimento finalizzati alla riqualificazione
delle aree di crisi industriali, in sostituzione della
disciplina attuativa recata dal DM 9 giugno 2015 e ai
sensi dell’articolo 29, commi 3 e 4, del decreto-legge
30 aprile 2019, n. 34 (DL Crescita). Con la circolare n.
10088 del 16 gennaio 2020 sono state fornite le indicazioni
sui criteri e le modalità di concessione delle
agevolazioni.
A chi si rivolge
Sono ammissibili alle agevolazioni le imprese costituite
in forma di società di capitali, le società cooperative
e le società consortili, sono altresì ammesse le
reti di imprese mediante il ricorso allo strumento del
contratto di rete.
Cosa finanzia
Sono ammissibili alle agevolazioni le iniziative che:
prevedano la realizzazione di programmi di investimento
produttivo e/o programmi di investimento
per la tutela ambientale, eventualmente completati
da progetti per l’innovazione dell’organizzazione e/o
alla formazione del personale, con spese ammissibili
non inferiori a 1 milione di euro; nel caso di programma
d’investimento presentato nella forma del contratto
di rete, i singoli programmi d’investimento
delle imprese partecipanti alla rete devono prevedere
spese ammissibili complessive non inferiori a
400.000,00 euro;
comportino un incremento degli addetti dell’unità
produttiva oggetto del programma di investimento.
Le agevolazioni
Le agevolazioni sono concesse nella forma del contributo
in conto impianti, dell’eventuale contributo
P M I 64