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Gennaio 2020 visto

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Dipartimento

per l’Innovazione e le Tecnologie

M ensile di Informazione dell’Associazione industriali - Assoimprese

Spedizione in abbonamento postale 45% Art.2 comma 20/B legge 662/96

Centro Nazionale per l’Informatica

nella Pubblica Amministrazione

A.I.T.I.

Associazione Italiana

Tesorieri d’impresa

Università Cattolica

del Sacro Cuore

Speciale Ambiente

green deal europeo

massimo gaudina

commissione europea

Gennaio 2020







SOMMARIO

Informazioni

32 Come Abbonarsi

48 Ministero dello Sviluppo Economico

SPORTELLO EUROPA

“GREEN DEAL EUROPEO

E NUOVE SFIDE PER LE PMI”

8

60 Inps

62 Inail

64 NEWS PMI - SVILUPPO ECONOMICO

14

PASSEPARTOUT

ERP PER IMPRESE: PREVISIONI

PER IL 2020

Unione Europea

M A G A Z I N E

Mensile Ufficiale dell’Assoimprese - Associazione Industriali Piccole e Medie Imprese Nazionali

Il mensile è presente presso l’osservatorio per le piccole e medie Imprese, Presidenza

del Consiglio dei Ministri, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Dipartimento per

l’Innovazione e le Tecnologie, Dipartimento della Funzione Pubblica, Ministero dell’Economia

e delle Finanze - Consip, Centro per l’informatica nella pubblica

Amministrazione - Cnipa, Associazione Italiana Tesorieri d’impresa - Aiti, Associazione

Italiana Sistemi Informativi in Sanità e presso la commissione Europea (BRUXELLES)

in collaborazione con:

Dipartimento per l’Innovazione

e le Tecnologie

ASSOIMPRESE

FORTINET

I cybercriminali “tengono

d’occhio”le imprese

per coglierle di sorpresa

mettendo a punto

tattiche sempre nuove

18

24

FOCUS PMI

Italia Startup VisaStrategie

per attiraretalento e innovazione

International Facility Management

Association Italian Chapter

Member of the Euro FM Network

PMI Magazine

Direttore Responsabile

Cosimo Bisci

Università Cattolica

del Sacro Cuore

Redazione e Impaginazione Grafica

Silvia Tira

Associazione Italiana

Tesorieri d’impresa

aiti

Area comunicazione marketing relazioni esterne

Alberto Di Leo

Hanno collaborato a questo numero

Fabio Cauli - Paolo Melissi - Alessandra Toscano

Fotografie - Mario Carò - Carmelo Greco - Franco Franzan

tuttoambiente

Stefano Maglia

Presidente e

Amministratore Delegato

di TuttoAmbiente

38

PMI Editrice - Assoimprese

Via Ponchielli 4 - 20063 Cernusco Sul Naviglio - Milano

Tel. 02/9241584 02/92118184 Fax. 02/9241556

Fotolito e Stampa - PI-ME Pavia

Tutti i marchi, i servizi e interviste appartengono ai

rispettivi loro proprietari. Iscritto al tribunale di Milano il 26/02/2001

numero di registrazione 92.

ROC n° 21365

Tutti gli speciali sono con uscita decadenza settimanale.

“La Grande Industria” inserto esclusivo per le Grandi Industrie

allegato a PMI Magazine.

Tutti i Diritti Riservati.

44

LAC

FRANCESCA BRAGAGLIA

AMMINISTRATORE UNICO

LAC LAVORO A CHIAMATA

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana


PER FAR CRESCERE LA TUA IMPRESA

ASS IMPRESE

Associazione Industriali - Piccole e Medie Imprese Nazionali

Dove Associarsi

Via Ponchielli, 4 - 20063 Cernusco sul Naviglio - Milano

Tel 02.9241584 - 02.9230274 Fax 02.9241556

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“GREEN DEAL EUROPEO E

NUOVE SFIDE PER LE PMI”

a cura di

cinzia boschiero

Da sinistra dott. Massimo Gaudina, Capo Rappresentanza

Milano – Commissione europea con due suoi stretti collaboratori

Il Green Deal della Commissione europea

cambierà lo scenario economico e industriale,

oltre che sociale. Lo spiega il dott. Massimo

Gaudina, Capo della Rappresentanza a

Milano della Commissione europea: “E’ una

sfida a favore della sostenibilità e della tutela

dell’ambiente. Gli europei vogliono un'azione

concreta in materia di cambiamenti climatici

e l'Europa indica il cammino da seguire.

Diventare il primo continente a impatto

climatico zero costituisce una scelta strategica

prioritaria e coraggiosa. La normativa

europea sul clima sancirà per la prima volta

nella legge l'obiettivo della neutralità

climatica dell'UE entro il 2050. Per realizzare

il Green Deal europeo è necessario ripensare

le politiche per l'approvvigionamento di

energia pulita in tutti i settori dell'economia:

industria, produzione e consumo, grandi

infrastrutture, trasporti, prodotti alimentari

e agricoltura, edilizia, tassazione e prestazioni

sociali”. Il cosiddetto "piano di investimenti

per un'Europa sostenibile", si appoggia sugli

strumenti finanziari dell'Unione Europea, in

particolare InvestEU, per mobilitare

investimenti pubblici e fondi privati che si

dovrebbero tradurre in almeno mille miliardi

di euro in investimenti. Alcune regioni

europee subiranno una profonda

trasformazione socioeconomica. Il così

definito “meccanismo per una transizione

giusta” europeo, che è stato di recente

presentato dalla Commissione europea,

fornirà loro sostegno pratico e finanziario su

misura al fine di aiutare i lavoratori e

generare gli investimenti locali necessari. La

Presidente della Commissione europea,

Ursula von der Leyen, ha dichiarato: "Al centro

del Green Deal europeo, che racchiude la nostra

visione per un'Europa climaticamente neutra

entro il 2050, ci sono le persone. La trasformazione

che ci si prospetta è senza precedenti e avrà

successo solo se è giusta e va a beneficio di tutti.

Sosterremo le popolazioni e le regioni chiamate

a compiere gli sforzi maggiori affinché nessuno

P M I 8


SPORTELLO EUROPA

BRUXELLES, COMMISSIONE EUROPEA

sia lasciato indietro. Il Green Deal comporta

un ingente fabbisogno di investimenti, che

trasformeremo in opportunità di

investimento." Il piano di investimenti del

Green Deal europeo mobiliterà i fondi

dell'Unione Europea e creerà un contesto

in grado di agevolare e stimolare gli

investimenti pubblici e privati necessari ai

fini della transizione verso un'economia

climaticamente neutra, verde, competitiva

e inclusiva. Il ‘meccanismo europeo per

una transizione giusta’ è uno strumento

chiave per garantire che la transizione

verso un'economia climaticamente neutra

avvenga in modo equo e non lasci indietro

nessuno. Fornirà un sostegno mirato a

quelle più colpite nell'intento di mobilitare

almeno 100 miliardi di euro nel periodo

2021-2027, attenuando così l'impatto

socioeconomico della transizione.

Contribuirà a generare gli investimenti di

cui necessitano i lavoratori e le comunità

che dipendono dalla catena del valore dei

combustibili fossili. Il meccanismo si

aggiunge al sostanzioso contributo

fornito dal bilancio dell'Unione tramite

tutti gli strumenti direttamente pertinenti

alla transizione. Il meccanismo per una

transizione giusta consterà di tre fonti

principali di finanziamento ovvero il

‘Fondo per una transizione giusta’, per il

quale saranno stanziati 7,5 miliardi di euro

di nuovi fondi comunitari, che si sommano

alla proposta della Commissione per il

prossimo bilancio a lungo termine. Per

poterne beneficiare gli Stati membri

dovranno individuare i territori ammissibili

mediante appositi piani territoriali per

una transizione giusta, di concerto con la

Commissione.

Dovranno inoltre impegnarsi a integrare

ogni euro versato dal Fondo con contributi

dal Fondo europeo di sviluppo regionale

e dal Fondo sociale europeo Plus, nonché

con risorse nazionali supplementari. Ciò

dovrebbe tradursi in finanziamenti totali

dell'ordine di 30-50 miliardi di euro, che

mobiliteranno a loro volta ulteriori

investimenti. Il Fondo per una transizione

giusta concederà principalmente

sovvenzioni alle regioni: sosterrà i

lavoratori, aiutandoli ad esempio ad

acquisire abilità e competenze spendibili

sul mercato del lavoro del futuro, e

appoggerà le PMI, le start-up e gli

incubatori impegnati a creare nuove

opportunità economiche in queste

regioni. Sosterrà anche gli investimenti a

favore della transizione all'energia pulita,

tra cui quelli nell'efficienza energetica.

Inoltre è previsto un sistema specifico per

una transizione giusta nell'ambito di

InvestEU, che punta a mobilitare fino a 45

miliardi di euro di investimenti. Lo scopo

è attrarre investimenti privati a beneficio

delle regioni interessate, ad esempio nei

settori dell'energia sostenibile e dei

trasporti, e aiutare le economie locali a

individuare nuove fonti di crescita. Mentre

uno strumento di prestito per il settore

pubblico in collaborazione con la Banca

europea per gli investimenti, sostenuto

dal bilancio dell'UE, dovrebbe mobilitare

investimenti compresi tra 25 e 30 miliardi

di euro e servirà ad accordare prestiti al

settore pubblico, destinati ad esempio agli

investimenti nelle reti di teleriscaldamento

e alla ristrutturazione edilizia. La

P M I 9


prof. Michele Poerio, Presidente Federspev, Presidente

Forum nazionale Pensionati

Commissione presenterà la relativa proposta

legislativa a marzo 2020. Il meccanismo per

una transizione giusta, tuttavia, non è

circoscritto ai finanziamenti. Tramite la

piattaforma per una transizione giusta la

Commissione offrirà assistenza tecnica agli

Stati membri e agli investitori e garantirà il

coinvolgimento delle comunità interessate,

delle autorità locali, dei partner sociali e delle

organizzazioni non governative.

Il meccanismo per una transizione giusta

potrà contare su un solido quadro di

governance basato su piani territoriali

specifici. “E’ essenziale un nuovo sistema

regolatorio contenente adeguate certezze

ma anche flessibilità ,” dice l’ingegner

Alessandro Clerici, Past President e Presidente

Onorario FAST e WEC Italia,” tenendo conto

della rapidità dell’evoluzione tecnologica ;

ciò in un’era nella quale il ‘saper fare’ passa

in secondo ordine rispetto ad un ‘far sapere’

che con prospettive mirabolanti e sovra

enfatizzazioni iniziali rischia di ritardare od

uccidere nella culla la decarbonizzazione.

Occorre un impegno da parte politica italiana

ed europea, ma soprattutto a livello globale

per un lavorare insieme in modo ‘multipartisan’

per una effettiva transizione industriale ed

energetica in particolare con approcci seri e

sistemici con il conforto di dati tecnico/

scientifici ed economici effettivi senza un

passivo adeguarsi a ideologie pur stimolanti

;ciò per arrivare alle soluzioni meno costose

valutando adeguatamente anche i costi

ambientali e per la salute ed i vantaggi per

occupazione e PIL. Il vero rischio di una stabile

P M I 10

transizione energetica sta in una troppo

rapida accelerazione e nell’eventuale

ribaltamento non correttamente valutato di

costi eccessivi sui cittadini/clienti; e ciò con le

inevitabili reazioni e impatti su lavoro e

industria”.

AIUTI EUROPEI NEL SETTORE DELLE IMPRESE

SANITARIE, SOCIALI E CREATIVE- Tra le

opportunità si segnala anche un bando

aperto per lo sviluppo del mercato della

finanza a favore delle imprese sociali.

Il bando sostiene lo sviluppo di partenariati

di finanza sociale e di strumenti o meccanismi

finanziari fattibili, adeguati e affidabili

destinati alle imprese sociali, nonché azioni

di supporto non finanziario volto a migliorare

servizi di business development e networking

tra aziende. E’ gestito dalla Commissione

europea, Direzione Generale Occupazione,

Affari sociali, Inclusione ed ha un budget di

due milioni e mezzo di euro.

Il contributo, per ogni progetto selezionato,

ammonta al massimo a 250mila euro

cadauno. “Serve una maggiore attenzione

alle imprese sociali”, spiega il dott. Danilo

Mazzacane, segretario generale Cisl Medici

Lombardia e segr. gen. Gruppo Oculisti

Ambulatoriali Liberi, ”Goal è in particolare

una società scientifica che punta molto alla

sinergia tra università, operatori sanitari e

innovazione tecnologica.

Nascono nuove professioni quali la

professione del neuroftalmologo proprio

grazie all’evoluzione transettoriale delle

competenze. Ne abbiamo parlato anche alla

nostra recente consensus conference

internazionale a Milano in cui celebriamo i

dieci anni di attività. Molte interazioni anche

negli ERN della Commissione europea

includono aziende, enti di ricerca, enti del

settore socio-sanitario e associazioni di

cittadini e pazienti”. Associazioni come

Federspev, Confedir puntano molto a

progetti a tutela degli operatori sanitari e a

migliorare il dialogo intergenerazionale. Il

prof. Michele Poerio, presidente di Federspev

ha evidenziato che, anche nel congresso

Federspev di maggio 2020, a Verona, saranno

presenti anche i delegati nazionali del Forum

dei pensionati, che lui presiede, proprio per

evidenziare i progetti concreti sul territorio,

le borse di studio, e pure i ricorsi legali legati

alla perequazione ed al taglio delle pensioni

da loro avviati. Il Terzo programma europeo

quadro per la sanità evidenzia l’importanza

di una cooperazione in rete per interventi

socio sanitari a supporto in particolare degli

over 65 anche per un loro empowerment

nell’utilizzo della telemedicina, e di tutti i

servizi digitalizzati innovativi.” Serve una

presa di posizione sinergica e più cultura e

conoscenza anche di come assistenza e

previdenza siano da separare in Italia come

avviene negli altri Stati europei”. Tra i bandi

aperti ad esempio con prima scadenza al 22

aprile se ne segnalano alcuni che cofinanziano

progetti di ricerca e innovazione tecnologica

del programma comunitario Horizon, quali

un bando (rif. SC1-DTH-02-2020- Personalised

early risk prediction, prevention and

intervention based on Artificial Intelligence


and Big Data technologies) sulle

applicazioni dell’intelligenza artificiale;

un bando (rif. SC1-DTH-04-2020-

International cooperation in smart living

environments for ageing people) per

progetti di cooperazione per sviluppare

ambienti innovativi più adatti

all’invecchiamento attivo; un bando (rif.

SC1-DTH-06-2020- Accelerating the

uptake of computer simulations for

testing medicines and medical devices)

per lo sviluppo di device medicali; un

bando (rif. SC1-DTH-14-2020- Precommercial

Procurement for Digital

Health and Care Solutions) per soluzioni

di cura e salute con innovazioni digitali.

Inoltre sostegno europeo viene dato

anche alle cosiddette imprese culturali e

creative tramite ad esempio il programma

Europa Creativa. Si segnala ad esempio

un bando che cofinanzia progetti in

diversi settori culturali e creativi,

compreso l’audiovisivo, e attraverso l’uso

di tecnologie innovative, inclusa la realtà

virtuale, progetti con approcci e strumenti

transettoriali innovativi per facilitare

l’accesso, la distribuzione, la promozione

e la monetizzazione della cultura e della

creatività, compreso il patrimonio

culturale. Nella selezione viene data

priorità a progetti che abbiano minimo

una soluzione audiovisiva ed una nuova

tecnologia digitale da attuare in almeno

uno di questi ambiti ovvero editoria,

musei, arti dello spettacolo e/o patrimonio

culturale. La prima scadenza è il 14

maggio e ogni progetto può ottenere

da sinistra a destra prof. Paolo Milani, Univ. Milano,

prof. Michele Poerio, Federspev, dott. Alessandro Perin,

Besta Neurosim Center, prof. Alessandro Clerici,

Fast in un recente convegno su innovazione e ricerca

sino al massimo 300mila euro di

cofinanziamento. Un altro bando, sempre

del programma comunitario denominato

Europa Creativa, ma con scadenza al 12

maggio; è gestito dalla Agenzia esecutiva

per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura

(EACEA) con un budget di cinque milioni

e 400mila euro e punta ad accrescere la

capacità dei produttori del settore

audiovisivo nello sviluppo di opere

audiovisive europee con potenziale di

circolazione sia all’interno che al di fuori

dell’Unione Europea e vuole agevolare le

co-produzioni europee e internazionali.

computing continuum) sul cloud

computing; un bando (rif. ICT-41-2020- 5G

PPP – 5G innovations for verticals with

third party services) sul 5G; un bando (rif.

ICT-46-2020- Robotics in Application

Areas and Coordination & Support) sulla

robotica; un bando (rif. ICT-47-2020-

Research and Innovation boosting

promising robotics applications) per

progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico

sulle applicazioni robotiche; un bando

(rif. ICT-49-2020- Artificial Intelligence on

demand platform) sulla intelligenza

artificiale e lo sviluppo di una piattaforma

on demand. Al sito https://europa.eu/

LEADERSHIP INDUSTRIALE E ICT - Ci sono

diversi bandi aperti nel settore della

ricerca all’interno del programma

comunitario Horizon 2020 nel cosiddetto

‘Pilastro Leadership industriale -

Information and Communication

Technologies’. Con scadenza al 22 aprile

ad esempio si segnalano dieci bandi

aperti. Tra questi ad esempio un bando

(rif. ICT-36-2020- Disruptive photonics

technologies) che cofinanzia progetti di

ricerca e sviluppo tecnologico per

tecnologie fotoniche dirompenti; un

bando (rif. ICT-37-2020- Advancing

photonics technologies and application

driven photonics components and the

innovation ecosystem) per studi

tecnologie avanzate di fotonica e

componenti ed applicazioni della fotonica

e sull'ecosistema dell'innovazione; un

bando (rif. - ICT-40-2020- Cloud

Computing- towards a smart cloud

investeu/projects_it ci sono diversi

progetti già finanziati da Invest Eu altro

supporto per le aziende. Possiamo citarne

alcuni quali il progetto NETfficient grazie

al quale gli scienziati stanno sviluppando

e sperimentando una serie di tecnologie

di stoccaggio intelligenti per i diversi tipi

di energie rinnovabili sull'isola di Borkum

nel Mare del Nord. Alcuni esempi sono le

batterie di seconda mano per i veicoli

elettrici, i supercondensatori, le batterie

agli ioni di litio, le celle a combustibile a

idrogeno e un sistema di stoccaggio di

energia ibrida. Possiamo citare un

progetto sviluppato da Critical Materials

che sviluppa soluzioni informatiche per

l’analisi di elementi strutturali e strumenti

complessi come aeromobili e turbine

eoliche. Su questa base formula proposte

e diagnosi per migliorare il rendimento,

ridurre i costi di manutenzione e prevenire

incidenti.

P M I 11

SPORTELLO EUROPA




Passepartout

ERP PER IMPRESE:

PREVISIONI PER IL 2020

Il processo di trasformazione digitale delle

aziende italiane ha subito negli ultimi anni

l’influenza di alcuni trend tecnologici:

dall’Intelligenza Artificiale, ai Big Data, fino

alla diffusione delle piattaforme Cloud e

degli assistenti vocali.

In questo panorama così dinamico i fornitori

di ERP e software gestionali devono essere in

grado di adeguare le proprie proposte, in

un’ottica di sempre maggiore integrazione,

automazione e semplificazione dei processi.

In Italia in particolare, negli ultimi 12 mesi è

stata forte la spinta all’innovazione dei nuovi

adempimenti imposti dal legislatore, quali

fatturazione elettronica e scontrino

elettronico. Tutte le imprese, anche quelle di

dimensioni più ridotte, hanno dovuto fare i

conti con nuovi processi di digitalizzazione.

Gli imprenditori italiani stanno affrontando

con maggiore consapevolezza le proprie

attività, ponendosi seri obiettivi nel campo

dell’innovazione digitale, ma molto lavoro è

ancora da svolgere, soprattutto nella fascia

delle PMI, in particolare tra quelle con un

fatturato inferiore al milione di euro.

Anche se l’offerta di gestionali in Cloud non

rappresenta di certo l’ultima tendenza, è

ormai facilmente prevedibile come il 2020

sarà l’anno della sua definitiva consacrazione.

Per molti analisti l’anno in corso vedrà il

raggiungimento della maturità commerciale

da parte dei software as a service, pronti a

diventare la modalità di adozione preferita

dalla maggior parte delle aziende.

Il Cloud ha subito una forte accelerazione e

in molte aziende produttrici di software

l’offerta si è adeguata alla richiesta.

In Passepartout (www.passepartout.net) ad

esempio, tutti i prodotti saranno presto

disponibili anche in cloud, con un’offerta

commerciale accattivante, prezzi competitivi

e una formula scalabile, oltre che ricca di

servizi in tema di aggiornamenti automatici,

sicurezza informatica ed assistenza

remotizzabile.

Sempre in casa Passepartout, nel corso del

nuovo anno grande attenzione verrà posta

anche nei confronti dei moduli

P M I 14

www.passepartout.net


particolarmente richiesti dagli utenti, quali il

CRM, per la gestione del pre e post vendita,

la raccolta ordini, per il coordinamento di reti

vendita dirette e la Business Intelligence,

indispensabile per reportistica e dashboard

decisionali.

Sul versante web, Passepartout sta da tempo

consolidando una vera e propria web agency

interna, nell’ottica di fornire servizi tailormade

ai suoi clienti, anche grazie al CMS

proprietario Passweb.

Complice la continua diffusione degli

assistenti vocali intelligenti, in Passepartout

dopo l’integrazione con i dispositivi Alexa

sono in cantiere progetti di deep learning

riguardanti il riconoscimento di immagini e

documenti all’interno dei software gestionali.

Così come i nostri moderni smartphone sono

in grado di restituirci immagini contenenti un

determinato oggetto, in seguito a una ricerca

di testo, chissà che in un futuro nemmeno

troppo lontano, anche il classico ERP sarà in

grado di effettuare classificazioni intelligenti

di merci o documenti, aiutandoci

nell’inventario e riducendo l’impatto delle

operazioni manuali.

La scelta del fornitore ERP è sempre delicata

per le PMI, che cercano nel partner

tecnologico esperienza, stabilità,

completezza e competitività dell’offerta.

Le soluzioni Passepartout hanno costi

affrontabili, sono estremamente

personalizzabili, pur mantenendo la

sicurezza e l’efficacia che da sempre

contraddistingue il marchio. Ogni impresa

può disporre, a costi adeguati alle proprie

esigenze, di un sito internet di tipo

e-commerce, un modulo per gestire la rete

vendita, un CRM ed una dashboard per

verificare l’andamento di tutti i principali

indicatori di performance.

La parola chiave per il 2020 sarà

semplificazione. Gli applicativi Passepartout

si preparano a diventare ancora più pratici ed

efficienti, utilizzabili più agevolmente anche

da startup e microimprese; sempre in Cloud

e connessi al mondo esterno all’impresa.

L’area R&S di Passepartout continua a

lavorare sulle nuove tecnologie, pensando ad

un impiego dell’intelligenza artificiale reale

e aderente ai bisogni quotidiani delle

aziende.

P M I 15




FORTINET

I cybercriminali “tengono d’occhio”

le imprese per coglierle di

sorpresa mettendo a punto tattiche

sempre nuove

A cura di Giorgio D’Armento, Distribution Led Business Manager di Fortinet

P M I 18


Il terzo trimestre del 2019 ha visto emergere, o

comunque crescere, una serie di nuovi trend legati

alle minacce informatiche; le aziende devono essere

consapevoli di queste tendenze se desiderano stare

al passo rispetto alle strategie utilizzate dai

cybercriminali. Una delle metodologie di attacco più

efficaci per i criminali informatici è cambiare di

continuo le strategie, invece di limitarsi

semplicemente a creare nuovi malware.

Focus sui servizi edge vulnerabili

Gli attacchi di phishing sono in cima alle priorità da

affrontare per le aziende che operano in tutti i settori

produttivi. Questo perché il 90% di tutti i malware

viene ancora iniettato utilizzando come vettore gli

allegati e-mail compromessi. Come risultato, le

aziende stanno formando i propri dipendenti

nell’identificare e segnalare i messaggi

potenzialmente pericolosi. Concentrarsi su un

singolo vettore d’attacco, tuttavia, può lasciare

un’impresa esposta alle minacce che prendono di

mira altri sistemi. Secondo l’ultimo Threat Landscape

Report dei FortiGuard Labs, gli attacchi che

prevedono l’esecuzione di codice da remoto che

hanno come target gli edge service vulnerabili e i

servizi disponibili pubblicamente per gli utenti e/o

gli impiegati sono ai primi posti nell’elenco delle

minacce identificate in tutte le aree geografiche nel

terzo trimestre dello scorso anno. I trend d’attacco

tendono a focalizzarsi su un’area o comunque su

un numero limitato di regioni geografiche.

Una volta che i cybercriminali trovano un appiglio

ai confini del perimetro di rete, possono utilizzare

quel vettore di attacco per iniziare a inviare il loro

malware agli obiettivi all'interno della rete; il

risultato sarà simile a quello che avrebbero ottenuto

se avessero utilizzato il phishing per inviare gli stessi

payload. Sebbene questa tattica di attacco non sia

nuova, essa mostra come i criminali informatici

stiano prestando attenzione alle tendenze in ambito

cyber security, come la consapevolezza della

presenza del phishing e un uso più pervasivo degli

strumenti per proteggere la posta elettronica. Ciò

dimostra inoltre che cambiare le tattiche sfruttando

i sistemi che i difensori potrebbero non avere

pienamente sotto controllo può essere un modo

efficace per cogliere le aziende di sorpresa e

aumentare così le possibilità di successo.

È un dato di fatto che la maggior parte dei danni

subiti dal network o dai dispositivi sia il risultato

diretto di un errore nell’aggiornare o sostituire i

sistemi vulnerabili o implementare adeguati controlli

di prossimità. Certo, il patching è difficile,

specialmente quando si ha a che fare con migliaia

di dispositivi o sistemi embedded che non possono

essere facilmente aggiornati senza intaccare

l’infrastruttura. L’adozione di FortiGuard Security

Rating Service consente ai team IT di dare priorità

al patching e all'aggiornamento dei sistemi

vulnerabili.

Il Malware-as-a-Service continua a crescere

Nei prossimi mesi probabilmente raddoppieranno

le possibilità e i vettori di attacco delle superfici di

rete, aumenterà altresì il volume degli attacchi stessi.

Sicuramente uno dei punti deboli degli aspiranti

criminali informatici riguarda il fatto che molti di

loro semplicemente non hanno le competenze

tecniche necessarie per sviluppare tool utili a

identificare e colpire con successo una vittima. Tutto

è cambiato quando gli sviluppatori di malware

dannosi hanno iniziato a offrire Malware-as-a-

Service (MaaS) nel dark web: i cybercriminali hanno

avuto accesso a strumenti che non solo erano

progettati per aiutarli a superare la mancanza di

competenze tecniche, ma che avevano alle spalle

team di sviluppo capaci di garantire che fossero

davvero efficaci. I criminali informatici desiderano

naturalmente che le e-mail di phishing inviate

vengano aperte. Ma con una maggiore

consapevolezza da parte degli utenti finali, il

phishing rischia di fallire.

Affrontare nuove sfide partendo dalla

resilienza

Ci sono alcune strategie che ogni realtà può

adottare e che rimarranno efficaci anche

se il panorama delle minacce sta continuamente

evolvendo. É essenziale che le organizzazioni

adottino un approccio olistico per proteggere

l'intera rete distribuita. Questo inizia da un

approccio che Fortinet definisce un ‘tessuto di

sicurezza completo’. Fortinet Security Fabric include

dispositivi di sicurezza integrati, un sistema

centralizzato di monitoraggio single-pane-of-glass,

la gestione, configurazione e integrazione

dell'intelligence delle minacce in tempo reale

per garantire che la rete sia sempre in grado

di far fronte alle minacce più recenti.

www.fortinet.comI


FORTINET

Molti nuovi attacchi ed exploit inoltre hanno

successo perché i sistemi vulnerabili non

vengono adeguatamente riparati o aggiornati.

Gli exploit rivolti alle vulnerabilità più datate

possono essere fermati con successo grazie

alla valutazione del rischio, applicando patch

e aggiornamenti o sostituendo i sistemi vulnerabili.

Le aziende dovrebbero infine prendere

in considerazione l'implementazione di una

segmentazione di rete intent-based e strategie

di accesso zero trust per prevenire lo sfruttamento

di dispositivi critici e sistemi vulnerabili.

Per approfondire

Edge: con il termine inglese Edge computing si

indica l'elaborazione delle informazioni ai

margini della rete, dove i dati vengono

prodotti.

Payload: è la porzione di codice eseguibile di

un malware, quale un worm o un virus, che

esegue l'azione malevola di infezione di un

qualsiasi device della vittima.

Patching: è un termine che in informatica

indica l’esecuzione di una patch, ovvero un file

creato per risolvere uno specifico errore di

programmazione.

Phishing: è un tipo di truffa effettuata su

Internet attraverso la quale un

malintenzionato cerca di ingannare la vittima

convincendola a fornire informazioni

personali, dati finanziari o codici di accesso,

fingendosi una persona o ente affidabile in

una comunicazione digitale.

www.fortinet.comI





FOCUS

PMI

Italia Startup Visa

Strategie per attirare

talento e innovazione

Nel corso del convegno “Il programma Italia Startup Visa (ISV): tra esperienze e futuro”, organizzato dal

Ministero in collaborazione con Invitalia, sono stati presentati i risultati di un’indagine svolta nel 2019

tra gli imprenditori non Ue che hanno beneficiato della procedura semplificata per ottenere il visto

d’ingresso, con l’obiettivo di avviare una startup innovativa nel nostro Paese.

P M I 24


Italia Startup Visa è un programma promosso

dal MiSE che si sta rivelando un efficace

strumento per attrarre nuovi investitori. Sono

infatti 481 le candidature finora pervenute,

provenienti da 49 paesi extra UE, che hanno

l’opportunità di richiedere un visto d’ingresso

per lavoro autonomo in Italia attraverso una

procedura digitale veloce e gratuita.

L’efficacia e il buon funzionamento del

programma può contare sul lavoro sinergico

portato avanti nell’ambito del Comitato di

valutazione che vede impegnati tutte le

istituzioni e gli enti coinvolti.

Il Sottosegretario Gian Paolo Manzella ha

sottolineato, nel corso del suo intervento,

come “Italia Startup Visa sia un esempio positivo

di programma, monitorato e valutato anche da

organismi internazionali. La politica per le startup

deve sempre di più consolidarsi in un quadro più

ampio di politica industriale nazionale, dove il

Fondo Nazionale Innovazione rappresenterà un

importante supporto al mercato del venture

capital in favore delle startup innovative. Un ruolo

importante nel mondo delle startup lo rivestono

anche le Regioni e la collaborazione con scuole,

università e centri di ricerca. Il MiSE continuerà a

promuovere questo strumento, che si conferma

essere una leva strategica di successo per attrarre

talenti e innovazione nel nostro Paese”.

Dai risultati del rapporto sono emerse alcune

indicazioni di policy per migliorare in futuro

l’implementazione del programma,

coinvolgendo anche gli attori dell’ecosistema

dell’innovazione e facilitando l’accesso al

venture capital e al credito bancario. Nel

corso dell’evento sono stati presentati due

casi di successo avviati, attraverso il

programma Italia Startup Visa, da un

imprenditore di nazionalità russa e da un

imprenditore argentino, che hanno

raccontato la loro esperienza diretta nella

costituzione della loro startup innovativa in

Italia.

Le misure del Governo per l'ecosistema

nazionale dell'innovazione

Negli ultimi anni il Governo italiano ha

adottato una serie di importanti misure

finalizzate a sostenere e rafforzare

l’ecosistema nazionale dell’innovazione. Tra

queste iniziative un ruolo particolare è stato

ricoperto dallo Startup Act, lanciato nel 2012.

All’interno di questo contesto si inserisce

Italia Startup Visa (ISV), il programma di

“migrant entrepreneurship” avviato nel 2014

dal Ministero dello Sviluppo Economico

(MISE) per l’attrazione di imprenditori non

UE che intendono costituire una startup

innovativa nel nostro Paese. Attraverso una

procedura semplificata e digitale, il

programma ISV facilita la concessione del

visto d’ingresso per lavoro autonomo a

beneficio di cittadini non UE che intendono

avviare, individualmente o in team, una

startup innovativa in Italia. ISV è stato capace

di generare un interesse diffuso, come

testimoniato dall’elevato numero delle

candidature registrate (481 ad oggi al 31

dicembre 2019) e dei Paesi di provenienza

delle stesse (49), evidenziando il forte

potenziale attrattivo del nostro Paese. Per

completare il patrimonio informativo

acquisito dal MISE grazie a una costante

azione di monitoraggio, nell’estate del 2019

si è provveduto all’avvio di un’indagine

rivolta ai beneficiari del visto startup. Questo

rapporto dà conto delle principali evidenze

emerse e include alcune raccomandazioni per

il futuro del programma. La survey, rivolta a

una popolazione target di 232 individui

tramite un questionario somministrato via

web tra il luglio e l’agosto 2019, e proseguita

con contatti diretti con gli interessati, ha

consentito all’Amministrazione di accumulare

un ricco bagaglio informativo sullo stato

d’avanzamento dei singoli percorsi migratori,

e di identificare le sfide e le opportunità che

hanno caratterizzato l’esperienza

imprenditoriale dei partecipanti, nonché i

punti di forza e di debolezza di ISV. Proprio

i suggerimenti pervenuti dagli stessi

protagonisti del programma, insieme a

un’attenta analisi dei risultati dell’indagine,

hanno permesso di elaborare, così come

esposto nella parte finale del presente lavoro,

alcune raccomandazioni di policy di carattere

generale che, in una dinamica di medio e

lungo periodo, si pongono l’obiettivo di

sfruttare appieno il potenziale del visto

startup, puntando al contempo al

rafforzamento dell’intero ecosistema

nazionale dell’innovazione. Tra le indicazioni

emerse spicca la necessità di realizzare una

strategia di comunicazione ampia e

strutturata per attrarre un numero più

elevato di talenti, anche mediante un

maggiore coinvolgimento degli attori

dell’ecosistema nazionale dell’innovazione,

di potenziare i servizi di accompagnamento

associati al programma e di favorire l’accesso

alle fonti finanziarie.

Il programma Italia Startup Visa è stato

lanciato dal MISE il 24 giugno 20141 con le

seguenti finalità:- facilitare l’afflusso di

capitale umano dal mondo, caratteristica

tipica dei principali hub dell’innovazione a

livello globale; - arricchire l’ecosistema locale

di nuove competenze, con ricadute a

vantaggio della competitività interna;favorire

l’integrazione dell’ecosistema

nazionale nei network internazionali,

accrescendone visibilità e reputazione: due

fattori fondamentali, ad esempio, agli occhi

degli investitori professionali esteri.

Forme di “visto startup” sono state adottate

nell’ultimo decennio da diversi Paesi dell’area

OCSE. L’assunto di base è che la qualità e la

rapidità delle procedure di rilascio del visto

d’ingresso possano rappresentare un fattore

di attrattività in grado di condizionare le

scelte di localizzazione dei “migrant

entrepreneur”. Secondo la visione comune a

questi programmi, l’attrazione di talenti

innovativi costituisce, infatti, un’importante

fonte di arricchimento per la comunità

P M I 25


FOCUS

PMI

imprenditoriale locale. Questa potrà, ad

esempio, attingere a un più ampio bacino di

competenze, assorbire nuova conoscenza e

allargare le proprie reti relazionali e

commerciali: un processo di “contaminazione”

interculturale capace di alimentare ed

aumentare la competitività dell’ecosistema

nazionale. Effettivamente, il ruolo decisivo

dell’immigrazione nella classe imprenditoriale

dei Paesi avanzati, e in particolare negli

ecosistemi hi-tech, sembra essere corroborato

da numerose evidenze. Il caso più eclatante

è quello degli Stati Uniti: secondo uno studio

pubblicato nel 2016, ben 50 delle 91 aziende

tecnologiche con un valore di mercato

superiore al miliardo di euro (cd. “unicorni”)

sono state fondate da imprenditori stranieri.

Nella Silicon Valley la presenza di personale

qualificato di origine non statunitense è

molto elevata (57%), e anche gli altri

principali hub statunitensi mostrano una

presenza rilevante di lavoratori stranieri. In

generale, nel 2017, il 25% dei founder di

imprese localizzate nel Paese era di un’altra

nazionalità.

Tendenze simili si osservano anche nelle città

europee dove l’industria del tech è più forte.

Delle oltre 1.800 startup censite a Berlino nel

2017, il 15% era stato fondato da uno

straniero; a Londra, circa il 21% del personale

dirigente delle startup fondate tra il 2010 e

il 2014 non era nato nel Regno Unito, e in

circa la metà dei casi nemmeno in un Paese

UE.

Italia Startup Visa (ISV) prevede una procedura

speciale, accelerata e digitalizzata, per la

concessione del visto di ingresso per lavoro

autonomo a cittadini non UE che intendono

avviare, individualmente o in team, una

startup innovativa nel nostro Paese. Più

specificamente, le semplificazioni introdotte

riguardano la fase autorizzativa cui i cittadini

stranieri sono soggetti ai fini dell’ingresso nel

nostro Paese per l’esercizio di attività di

natura imprenditoriale e che, in caso di esito

positivo, culmina nell’erogazione di un nulla

osta all’ottenimento del visto per lavoro

autonomo. I vari passaggi previsti all’interno

del programma sono realizzati in un’ottica di

semplificazione: vengono abbreviati e

standardizzati i tempi d’attesa, eliminati gli

adempimenti fisici e l’intermediazione

linguistica e professionale viene resa

superflua.

Le innovazioni apportate possono essere così

riassunte: rapidità: la procedura si svolge in

meno di 30 giorni; centralizzazione: il

candidato ha un unico punto di contatto con

l’Amministrazione, la Segreteria del Comitato

ISV, che è istituita presso la DGPIIPMI del MISE.

Essa inoltre cura il coordinamento con tutte

le Amministrazioni preposte sia a livello

centrale (Ministero degli Affari Esteri e della

Cooperazione Internazionale e Ministero

dell’Interno) che locale (sedi diplomaticoconsolari,

Questure etc.); digitalizzazione:

l’intera procedura, così come ogni

comunicazione tra il candidato al visto e

l’Amministrazione, si realizza esclusivamente

online; doppia lingua: ogni comunicazione

con la Segreteria può avvenire

indifferentemente in italiano o in inglese (ciò

vale anche per la modulistica di cui si

compone la candidatura); gratuità: le

domande di partecipazione non sono

soggette ad alcun costo.

Un’altra caratteristica rilevante del

programma è rappresentata dall’elevato

livello di specializzazione che caratterizza i

membri del Comitato preposto alla

valutazione delle candidature: questo,

infatti, è composto dai presidenti (o loro

delegati) di cinque organizzazioni chiave

dell’ecosistema nazionale dell’innovazione:

PNICube in rappresentanza degli incubatori

universitari, IBAN per i business angel, AIFI

per i fondi di venture capital, APSTI per i

parchi scientifici e tecnologici e NETVAL per

gli uffici di trasferimento tecnologico.

Si tratta di figure professionali caratterizzate

da una conoscenza diretta dell’economia

dell’innovazione e da un’esperienza

pluriennale di alto livello nella valutazione

delle proposte di business. Inoltre,

valorizzando la propria collocazione presso

la DGPIIPMI del MISE, la Segreteria fornisce

ai futuri imprenditori informazione

qualificata sulle agevolazioni apportate dallo

Startup Act italiano, la policy nazionale a

sostegno delle startup innovative. Infine, va

evidenziato come la Segreteria offra ai

beneficiari di visto un canale di supporto

diretto (“help desk”) per monitorare possibili

difficoltà di carattere amministrativo emerse

nel corso del processo migratorio e nelle

prime fasi dell’attività imprenditoriale:

qualora emergano esigenze specifiche, e nel

rispetto delle reciproche attribuzioni, la

Segreteria favorisce il coordinamento con le

varie Amministrazioni (es. rappresentanze

diplomatiche, Questure, Camere di

Commercio) anche a seguito del rilascio

dell’eventuale nulla osta al visto.

Sin dai suoi primi passi il programma ISV è

sottoposto a un monitoraggio strutturato,

curato dalla stessa Segreteria. Le sue

principali risultanze sono rese pubbliche

attraverso i rapporti trimestrali Italia Startup

Visa. I rapporti trimestrali forniscono

un’ampia gamma di informazioni di tipo

qualitativo e quantitativo sugli effetti del

programma.

Uno dei loro punti distintivi è la pubblicazione

in doppia lingua (italiano e inglese), grazie

alla quale i rapporti, assumono anche una

funzione promozionale verso il pubblico

internazionale. Al 31 dicembre 2019, a più di

cinque anni dall’avvio del programma,

risultano pervenute 481 candidature.

Di queste, 250 (il 51,9%) hanno avuto esito

positivo, risultando nel rilascio di nulla osta

per la concessione del visto startup.

P M I 26


Il primo Paese di provenienza per numero di

candidati al visto startup è la Russia, che tocca

nel quarto trimestre 2019 quota 107 (quasi il

25% del totale). In seconda posizione si

colloca la Cina, a quota 99 (21%). Guardando

ai destinatari di un nulla osta al visto, si

osserva una netta prevalenza dei soggetti

provenienti dalla Russia, con 73 candidature

accettate, seguita da Cina (44), Stati Uniti (28)

e Ucraina (21). I restanti beneficiari

provengono da 29 diverse nazioni, localizzate

in tutti i continenti.

Restringendo l’analisi alle sole candidature

accettate, riguardo al livello di istruzione, in

particolar modo, appare opportuno segnalare

come questa popolazione possa essere

definita praticamente nella sua interezza

“personale altamente qualificato”: il 92,1%

dei destinatari di nulla osta è in possesso

infatti di un titolo universitario, in circa i due

terzi dei casi di livello pari o superiore alla

laurea magistrale italiana. Nel contempo, i

candidati ISV scelgono come meta di

destinazione le città italiane che “offrono di

più” o dal punto di vista della qualità della

vita attesa, oppure dal punto di vista dei

servizi offerti localmente agli imprenditori,

quali servizi di incubazione, mentoring o poli

di innovazione tecnologica. Da rilevare come

l’andamento delle localizzazioni dei

destinatari di nulla osta sia in linea con il trend

nazionale sulla distribuzione territoriale delle

startup innovative, che vede in testa Milano

(2.076 startup ospitate all’inizio di gennaio

2020, 19% della popolazione nazionale) e, a

lunga distanza, Roma (1.112, 10,2%).

Modesto, invece, il numero di coloro che

hanno scelto di localizzarsi nel Mezzogiorno.

Dei 232 cittadini stranieri eleggibili per il visto

startup (al 30 giugno 2019), i rispondenti alla

survey sono stati 111, per un tasso di

partecipazione complessivo pari al 47,8%. Già

dalle prime fasi dell’attività di disseminazione

è emerso in modo evidente come la

propensione a partecipare all’indagine

risultasse sensibilmente diversa in relazione

allo stato d’avanzamento del percorso

migratorio e al perseguimento degli obiettivi

ad esso sottesi16 . Infatti, come emerso dalle

informazioni di tipo amministrativo raccolte

con l’ausilio del Ministero dell’Interno e del

Ministero degli Affari Esteri e della

Cooperazione Internazionale, la

maggioranza dei beneficiari di nulla osta

Italia Startup Visa che non ha partecipato

all’indagine non si è mai trasferita stabilmente

nel nostro Paese. Viceversa, coloro i quali

risiedono stabilmente nel nostro Paese e

hanno costituito la loro startup – o sono in

procinto di farlo – hanno partecipato nella

quasi totalità dei casi. Adottando un

approccio incentrato sull’obiettivo ultimo

perseguito dal programma – l’attrazione di

imprenditori innovativi nel nostro Paese è

possibile distinguere tre tipologie di

rispondenti, in relazione al percorso

effettivamente svolto:

a. “Startupper”: 57 persone. Con questo

termine ci riferiamo ai cittadini non UE che

sono riusciti a creare una startup innovativa.

Per ragioni di semplificazione, in questa

categoria sono ricompresi anche gli

imprenditori che hanno avviato un’azienda

attualmente non riconosciuta come startup

innovativa, nonché coloro la cui azienda

risulta oggi in liquidazione o cessata. b.

“Newcomer”: 20 persone. Questa categoria

comprende principalmente i “nuovi arrivati”

in Italia, ossia coloro che si apprestano a

fondare una startup innovativa. c. “Leaver”:

30 persone. Si tratta delle persone che hanno

“abbandonato” il programma Italia Startup

Visa, modificando l’iniziale proposito

migratorio o imprenditoriale. Sono

compresi sia coloro che hanno rinunciato a

trasferirsi in Italia che coloro i quali, pur

soggiornando ancora nel nostro Paese,

hanno intrapreso un percorso diverso da

quello imprenditoriale.

Concentrandosi sulla dimensione

imprenditoriale, la popolazione degli

“startupper” si può ulteriormente

suddividere in tre sottogruppi: 1. “Startupper

innovativi”: 39 persone. Sono i partecipanti

al programma che hanno costituito una

startup innovativa, attualmente in stato

attivo e regolarmente iscritta (ora o in

passato) alla sezione dedicata del Registro

delle Imprese e, come tale, beneficiaria delle

agevolazioni che compongono lo Startup Act

italiano.2. Ex startupper: 9 persone. Questi

rispondenti hanno avviato una startup

innovativa in passato, ma ad oggi hanno

interrotto l’attività. Alcuni sono tornati nel

proprio Paese d’origine, altri sono rimasti in

Italia con un permesso di soggiorno di altro

tipo. 3. Altri imprenditori: 9 persone. Questi

beneficiari del visto si sono trasferiti in Italia

e vi esercitano attività imprenditoriale, ma

la loro impresa non è riconosciuta come

startup innovativa, né lo è mai stata in

passato. Si noti che diverse di queste aziende

presentano chiari elementi innovativi: la

mancata attribuzione dello status di startup

innovativa dipende in alcuni casi dalla forma

societaria prescelta (es. la ditta individuale,

mentre per le startup innovative è richiesta,

come noto, la forma di società di capitali).

Venendo ai “newcomer”, quasi tutti (16/20)

risultano residenti in Italia con regolare

permesso di soggiorno da meno di un anno

e devono ancora costituire la propria startup

innovativa. Più variegato è il panorama dei

“leaver”.

Possiamo per semplicità individuare tre

principali categorie: 1. “Rinuncia al visto”:

14 persone. Il cittadino straniero ha

accantonato l’idea di trasferirsi in Italia poco

dopo il rilascio del visto, rinunciando

contestualmente al suo progetto d’impresa

o scegliendo un altro Paese per la sua

attività. 2. “Abbandoni”: 13 persone. Il

cittadino straniero si è trasferito in Italia e

P M I 27


FOCUS

PMI

ha ottenuto un permesso di soggiorno, ma

dopo qualche tempo (generalmente meno di

un anno), ha rinunciato a costituire una

startup nel nostro Paese. 3. “Switchers”: 3

persone. Con questa formula si intendono

coloro che hanno rinunciato a costituire la

startup e che, coerentemente, hanno mutato

il proprio permesso di soggiorno in uno di

diversa tipologia. Si tratta di una fattispecie

che, dai dati del Ministero dell’Interno,

appare ancora più comune tra i non

rispondenti.

Come già evidenziato, l’indagine permette di

individuare i diversi stadi d’avanzamento del

percorso migratorio e imprenditoriale di un

cittadino non UE che intenda realizzare una

startup innovativa in Italia, distinguendo tra

le prime tappe, l’arrivo e soggiorno in Italia

e l’esperienza imprenditoriale vera e propria.

Nell’analizzare le prime tappe dell’esperienza

nel nostro Paese emerge che più della metà

dei rispondenti ha indicato che quella online

risulta essere la modalità di gran lunga

prevalente nel reperire informazioni sul

programma18 , e nell’accedere ai suoi

principali materiali, tra cui le Linee Guida ISV

e i rapporti periodici di monitoraggio. Il sito

ufficiale del programma ricopre, in questo

contesto, un ruolo preminente. Ad esso si

aggiungono, in via secondaria, i canali online

non istituzionali, quali social network, blog

e forum, che veicolano le informazioni

riportate nel sito web di ISV e fungono da

collegamento indiretto con l’utente. Altre

forme di mediazione quali le attività

promozionali del network nazionale degli

incubatori e degli acceleratori, o della rete di

rappresentanza diplomatico consolare e

commerciale italiana all’estero (ambasciate,

consolati, camere di commercio, Agenzia ICE),

hanno interessato un ridotto numero di

intervistati.

Oltre 4 rispondenti su 5 sono stati in Italia

almeno una volta prima di candidarsi al

programma Italia Startup Visa. La netta

prevalenza, all’interno di questo gruppo, dei

soggiorni inferiori a tre mesi potrebbe

suggerire un contributo particolarmente

importante del turismo nel suscitare nei

cittadini stranieri un interesse a ripetere il

loro soggiorno in futuro e trasformarlo in un

progetto di lungo periodo. Tra gli stranieri

che in passato hanno soggiornato in Italia per

più di tre mesi, prevalgono invece i motivi di

studio universitario: questo nucleo di talenti

altamente qualificati meriterebbe una

particolare attenzione.

Per il 57% dei partecipanti all’indagine il

tempo trascorso tra il rilascio del nulla osta

ISV e l’ingresso in Italia è risultato al massimo

pari a 1 mese: ciò sembra evidenziare

l’assenza di significative criticità tra

l’appuntamento consolare e il rilascio del

visto d’ingresso (solamente il 2% dichiara un

tempo superiore a 6 mesi). Questo aspetto

segnala un punto di forza dell’iter burocratico,

in quanto tempi di attesa brevi per il rilascio

del visto di ingresso in Italia vengono

segnalati dagli utenti come fattori cruciali

nell’esperienza migratoria dei futuri

imprenditori.

Diverso è il discorso per quanto attiene alla

fase di rilascio del permesso di soggiorno, nel

cui ambito si riscontrano diverse criticità per

oltre la metà dei rispondenti. In questi casi

spesso è la Segreteria del Comitato a fare da

“facilitatore” tra le istituzioni e il detentore

del visto, così da permettere una rapida

risoluzione delle difficoltà. Tra le principali

criticità indicate durante la fase di rilascio del

permesso di soggiorno si registrano quelle,

segnalate come gravi, di natura linguistica

nelle comunicazioni e di ridotta conoscenza

del programma ISV rilevate in sede di richiesta

del documento, fase che vede principalmente

coinvolte le Questure. Rimarcando il ruolo

rilevante ricoperto da quest’ultime nella

fornitura di assistenza agli utenti finali, si

registrano difficoltà soprattutto all’interno

di quegli uffici che si trovano in posizioni

decentrate o che sono di piccole dimensioni.

Da rilevare, altresì, che il 34% non segnala

alcun problema in questa fase, a supporto del

fatto che le Questure più strutturate

dimostrano una maggiore fluidità nella

gestione del processo di rilascio del permesso

di soggiorno per questa specifica categoria

di cittadini stranieri.

La seconda parte del questionario si rivolge

a un segmento più circoscritto tra i potenziali

detentori del visto startup, vale a dire a coloro

che hanno costituito una startup innovativa

P M I 28


in Italia. In primo luogo, emerge come la quasi

totalità dei 57 “startupper” interpellati sia in

possesso di un titolo di studio universitario,

nella metà dei casi di alto livello (laurea

magistrale, MBA o dottorato di ricerca). Un

altro dato di interesse da evidenziare è che,

in linea con il trend nazionale, circa una

startup su quattro ha scelto Milano come città

sede della propria attività.

Altre startup, al contrario, hanno deciso di

localizzare il loro business presso aree

geografiche economicamente periferiche

rispetto al centro, generando valore aggiunto

al tessuto industriale locale. Va poi

sottolineato come la maggior parte delle

startup in questione operi nel settore digitale

(es. applicativi software) e, in alcuni casi, delle

tecnologie emergenti (es. intelligenza

artificiale, internet delle cose etc.), generando

un valore annuo della produzione che per il

2018 si è attestato a poco più di 4 milioni di

euro. Analizzando le risposte fornite emerge

inoltre che, per la maggioranza dei

rispondenti, il principale fattore di attrattività

del nostro Paese è attribuibile alla qualità

della vita. In particolare, l’attitudine culturale

aperta riscontrata nel nostro Paese, la

ricchezza del patrimonio storico e artistico,

ma anche una elevata sensibilità riguardo alle

pari opportunità, nonché l’accesso a un

sistema educativo e sanitario di elevata

qualità, sono citati come punto di forza dal

50% dei rispondenti.

Molte risposte riguardano aspetti più

strettamente attinenti alla dimensione

imprenditoriale. Oltre un terzo dei rispondenti

menziona le elevate potenzialità

dell’ecosistema che caratterizza le startup

italiane: i servizi di incubazione, la presenza

di altre aziende innovative e un sistema della

ricerca di alto livello. Inoltre, quasi un quarto

dei rispondenti esprime una valutazione

favorevole sulla qualità del capitale umano

disponibile: chi ha collaboratori italiani li

descrive come altamente qualificati e creativi.

Soprattutto in alcune aree di business – ad

esempio il turismo – l’Italia rappresenta un

mercato di sbocco di primo piano: le

opportunità in questo senso sono citate da

un terzo dei rispondenti. Anche gli aspetti

regolamentari assumono un’importanza non

trascurabile. L’accesso al mercato unico

europeo e la possibilità di poter vendere i

propri prodotti senza restrizioni nei 32 Paesi

che vi appartengono sono citati come fattori

competitivi dal 23% dei candidati.

Sebbene il rapporto con l’amministrazione

pubblica sia citato da molti come fattore di

criticità, parecchi rispondenti definiscono le

procedure da affrontare “non insormontabili”

e, comunque, più vantaggiose rispetto a

quelle vigenti nel Paese d’origine. Molti

esprimono un parere complessivamente

favorevole sul programma ISV, mentre

lamentano un peggioramento sensibile delle

procedure nelle fasi successive all’erogazione

del visto. Appare opportuno precisare che

molte difficoltà segnalate dagli intervistati in

merito agli oneri burocratici nell’avvio e nella

gestione aziendali sono assimilabili a quelle

spesso denunciate dagli startupper italiani.

A questo proposito, l’indagine ha cercato di

comprendere le principali difficoltà incontrate

dagli startupper nel condurre un’attività

imprenditoriale in Italia. Un ordine di criticità

riscontrato da una parte preponderante dai

detentori del visto startup riguarda

specificamente la procedura di avvio

dell’impresa. Questa viene descritta da molti

come eccessivamente lunga e onerosa.

Quasi altrettanto rilevanti risultano le

difficoltà legate a una diversa cultura

imprenditoriale (secondo il 37% dei

rispondenti). Molti possessori del visto

lamentano infatti di avere trovato problemi

a fare breccia con le loro idee imprenditoriali

e i loro prodotti; altri lamentano di aver

riscontrato una mentalità conservatrice e

poco orientata al rischio tra potenziali

fornitori e clienti e una scarsa propensione

all’uso dell’inglese nel mondo degli affari. Tra

i fondatori delle startup più consolidate, sono

emerse preoccupazioni relativamente alle

difficoltà di reperire figure professionali

altamente specialistiche (così si esprime il

24% dei rispondenti). In linea con una

tendenza spesso riscontrata nel dialogo con

gli imprenditori italiani, si segnala in

particolar modo la difficoltà a reperire

sviluppatori informatici, in quanto i

professionisti formatisi in Italia non di rado

decidono di cogliere opportunità lavorative

al di fuori dai confini nazionali. Infine, altre

difficoltà sono collegate all’elevata tassazione

e alle barriere nell’accesso al credito.

Le startup innovative scontano, inoltre, un

elevato costo del lavoro e, specificamente

quelle con team transnazionali, difficoltà

nelle assunzioni di personale qualificato dai

Paesi d’origine. Le facilitazioni introdotte dal

visto startup si applicano, infatti, ai soli

imprenditori, e non esiste un programma

nazionale equivalente dedicato ai lavoratori

dipendenti non UE.

Analizzando più da vicino alcuni aspetti

legati all’esperienza imprenditoriale,

l’indagine permette di scattare una fotografia

sull’attuale stadio di sviluppo delle startup:

escludendo le imprese in liquidazione o

cessate, quasi il 40% degli intervistati dichiara

che la propria impresa si colloca in una fase

di sviluppo, il 21% opera già sul mercato,

mentre il 16% si considera in una fase di scaleup.

I principali mercati di destinazione dei

prodotti e servizi offerti dalle startup in

esame sono esteri, con un forte equilibrio tra

Paesi UE e non UE (diversi, in quest’ultimo

caso, da quello di origine); solamente il 34%

segnala di avere l’Italia come mercato di

riferimento, mentre il 18% esporta il proprio

fatturato nel Paese di origine. Quanto alla

provenienza dei fornitori, emerge che poco

più del 50% dei rispondenti si rivolga a

imprese dell’UE, mentre il 42% guarda al

proprio Paese di origine per acquistare i

prodotti e servizi.

Da rilevare inoltre che il 38% dei fornitori è

localizzato nell’area territoriale in cui opera

la startup, a conferma dell’impatto che

queste imprese hanno sull’indotto locale.




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tUTTOAMBIENTE Stefano MAGLIA


Stefano Maglia

Presidente e Amministratore Delegato

TuttoAmbiente: la

corretta gestione

ambientale fa rima

con business

TuttoAmbiente costituisce l'eccellenza italiana in materia di corretta Gestione Ambientale, con un'attività

che va a supportare a 360° le aziende produttive grazie al servizio di Consulenza e di

Formazione. Si tratta di un servizio fondamentale nella prevenzione dei rischi e delle sanzioni, nella

risoluzione delle criticità e nel potenziamento dell'efficienza e della professionalità all'interno delle

aziende. E i numeri parlano chiaro: dal 2006 TuttoAmbiente ha affrontato e risolto oltre 2500 quesiti

e case studies, effettuato più di 600 incontri e audit on-site, e seguito centinaia clienti con una

consulenza personalizzata ovvero un servizio di assistenza annuale ambientale ad hoc. Inoltre,

anche i numeri dell’attività di formazione, che è certificata e si avvale di oltre 150 docenti tra i più

esperti del settore, sono assolutamente significativi: circa 12000 partecipanti in 84 città negli ultimi

15 anni. Il tutto racconta un sistema di consulenza ambientale continuativa che, grazie al lavoro di

un pool di esperti, affianca ogni azienda con pareri legali, assistenza diretta e formazione. Ne abbiamo

parlato con Stefano Maglia, Presidente e Amministratore Delegato di TuttoAmbiente.

Qual è la storia e la mission di TuttoAmbiente?

Tutto prende le mosse da un libro di cui sono

autore, il Codice dell'Ambiente, pubblicato

per la prima volta nel 1989, per poi vedere

una nuova edizione ogni anno fino a

oggi. Nel 1999 ho fondato la società

TuttoAmbiente, e l’omonimo sito www.

tuttoambiente.it, che negli anni è cresciuta e

si è strutturata per adattarsi al mercato.

L'attività e la filosofia di TuttoAmbiente

parte da lì, e si propone al mondo delle

aziende sotto forma di consulenza,

formazione e supporto alle procedure

che riguardano il tema della gestione

ambientale.

Quindi la mission di TuttoAmbiente si può

riassumere in prevenzione e competenza,

grazie anche ad autorevoli collaboratori

esterni che permettono alla nostra realtà di

offrire risposte autorevoli e operative sia in

campo giuridico che tecnico.

Poi, come non citare la Newsletter settimanale,

che io curo personalmente da oltre 20 anni,

consultabile dalla home del sito oppure la

presenza costante sui principali canali

social.

Cos'è la Gestione ambientale?

Con questo termine, in estrema sintesi,

possiamo indicare tutto il rapporto che

collega l'attività umana con l'ambiente.

P M I 39


tUTTOAMBIENTE Stefano MAGLIA

Il problema sta nel fatto che, molto spesso,

le aziende non sono particolarmente attente

a questo aspetto.

Voglio dire che, nella maggior parte dei casi,

si scopre questo “mondo” quando si tratta di

dover fronteggiare un problema. Ad esempio,

un controllo in azienda può sollevare questo

tipo di problematiche quando è ormai troppo

tardi. Il rapporto che esiste tra azienda e

ambiente deve, invece, stare al centro

dell'attenzione, diventando allo stesso

tempo un'occasione vincente. La 231, ovvero

il Modello Organizzativo di Gestione,

rappresenta un tema di straordinaria

importanza, ma sono poche le aziende che

ne sono al corrente. È necessario sapere che,

per esempio, un produttore rimane

“responsabile” dei rifiuti provenienti dalla

sua attività, anche avendoli affidati a terzi

per il loro smaltimento. Anche uno stoccaggio

temporaneo di rifiuti in azienda mal eseguito

può scatenare una reazione a catena

decisamente pericolosa. Ricordiamo che il

legale rappresentante dell'azienda rischia

una sanzione penale e, contemporaneamente,

l'azienda rischia sanzioni accessorie che

possono arrivare fino a centinaia di migliaia

di euro.

Prevenzione e ambiente: solo rischi o anche

opportunità?

Stiamo parlando di una materia che è

necessario conoscere nella maniera migliore,

e che – soprattutto – vede la necessità di farsi

guidare. In questo senso, TuttoAmbiente

rappresenta la migliore soluzione disponibile

per quanto riguarda le linee guida da seguire

e per le opportunità offerte. Facciamo un

piccolo esempio. Qualsiasi azienda italiana,

di qualsiasi dimensioni essa sia, appartenente

a qualsiasi settore, produce degli scarti.

Questi materiali possono costituire dei rifiuti,

e come tali devono essere gestiti. Va detto, a

questo proposito, che basta davvero poco per

rischiare sanzioni anche molto pesanti, che

vanno a colpire sia in ambito penale sia sotto

l'aspetto amministrativo.

P M I 40


www.tuttoambiente.it

A ciò va aggiunto che questi scarti possono

diventare dei “sottoprodotti”, utilizzabili a

loro volta in altre attività. Questo esempio ci

fa comprendere come sia necessario avere a

disposizione competenze specifiche e

consapevolezza dei rischi e delle opportunità

Formazione e consulenza sono due ambiti

in cui siete particolarmente operativi...

La nostra attività nasce dal mettere a

disposizione la mia e la nostra esperienza a

servizio delle aziende. Formazione e

consulenza, quindi, procedono di pari passo.

Offriamo alle aziende una sorta di pacchetto

che comprende sia la formazione sia la

consulenza. Il nostro motto è: “Solo gli

esperti possono formare gli esperti”. Noi ci

riteniamo degli esperti, e siamo sempre

pronti ad aiutare le aziende e i loro

rappresentanti a crescere in questo senso,

facendo comprendere anche che nella

maggior parte dei casi è necessario fare

piccoli investimenti per riuscire a risparmiare

ingenti somme di denaro per quanto riguarda

rischi e spese legali. Oltre che per far crescere

la propria azienda. Forniamo dunque pareri

legali ambientali, che consentono alle

aziende – di fatto – di non commettere errori

nello svolgimento della loro attività.

Contemporaneamente a ciò, siamo anche

operativi: entriamo nelle aziende, svolgiamo

sopralluoghi, e poi si indicano strade da

percorrere.

E mettiamo le aziende nelle condizioni di

poter dimostrare di aver ottemperato nella

maniera migliore al rispetto delle norme che

regolamentano questa materia.

Nel caso di un controllo, infatti, è necessario

saper dimostrare quale tipo di condotta sia

stata seguita e per quale motivo. Infine, si

tenga conto del fatto che la nostra formazione

ambientale è certificata, ed è declinata in

riferimento a qualsiasi livello aziendale.

In che modo fate riferimento alla normativa?

La normativa rappresenta la base da cui parte

la nostra attività. Il problema di cui pochi sono

al corrente è che quella che trattiamo è una

disciplina in continuo cambiamento: anche

mentre parliamo possono accadere fatti che

apporteranno nuovi cambiamenti nel

settore. Tuttavia, non si tratta di una

problematica relativa alla sola Normativa. Ad

esempio, ha un peso rilevante anche la

Giurisprudenza, ovvero il modo con cui vanno

interpretate le norme giuridiche. Qualcuno

conosce la Normativa italiana, magari

informandosi sui giornali o consultando la

Gazzetta Ufficiale Italiana. Ma pochi sono al

corrente delle indicazioni che vengono dalla

Gazzetta Ufficiale Europea, e pochi sono al

corrente del fatto che un Regolamento

Europeo prevale su qualunque Legge

italiana. Il rapporto tra la nostra Normativa

e quella Europea ha, quindi, un valore

decisivo, ed è fondamentale esserne

informati. Da presidente dell'Associazione

Italiana Esperti Ambientali tengo anche a

sottolineare che è importante essere

informati anche su quanto accadrà domani

in fatto di legislazione. A ciò si aggiunge, poi,

la necessità di avere un supporto valido anche

in materia di valutazione e interpretazione

da parte dei giudici relativamente alle Leggi

che regolamentano questo settore. Uno dei

nostri obiettivi è quello di garantire alle

aziende di muoversi in maniera adeguata,

prevenendo rischi e sanzioni.

Cosa offrite alle piccole e medie imprese?

Siamo consulenti e formatori per le PMI come

per tutte le realtà aziendali operanti nel

nostro Paese. Il problema delle piccole e

medie imprese, di solito, sta nella mancanza

di consapevolezza di poter evitare i rischi cui

sono esposte nel corso della loro attività

produttiva.

Come ho avuto modi di dire, le sanzioni sono

in molti casi decisamente pesanti, i costi legali

altrettanto. Prevenire significa anche gettare

le basi per una crescita produttiva. Oggi si

parla molto di Green e di Economia circolare:

si tratta di strumenti che possono generare

business.

Quali sono le prospettive future

rappresentate da questo settore?

Attualmente non esiste un solo indicatore di

business, a livello mondiale, che non individui

in questa materia l'unica prospettiva di

crescita per il futuro. Pensiamo a quanto sta

accadendo in Germania e in altri Paesi:

vediamo che il rispetto per l'ambiente e della

salute stanno diventando gli elementi base

per pensare il futuro della produzione

industriale.

Questa consapevolezza sta facendo riaprire

una riflessione profonda sulle possibilità

dello “sviluppo sostenibile”.

Queste due parole insieme significano

crescita e sviluppo per le piccole e medie

imprese all'interno di una visione ecologica,

ma solo a patto di acquisire una vera

competenza e consapevolezza in materia.

Impresa e ambiente non solo possono

coesistere, ma devono coesistere per avere

un futuro.

P M I 41




LAC

|

FRANCESCA BRAGAGLIA

AMMINISTRATORE UNICO DI LAC

FRANCESCA BRAGAGLIA

P M I 44


LAC, lA piattaforma

INNOvaTIVA, VELOCE E

sicura

Arriva LAC, l’innovativa piattaforma semplice, pratica, veloce e

sicura per la gestione del Lavoro a Chiamata.

In un contesto sempre più competitivo e globalizzato, a domanda sempre più variabile, le

imprese hanno la necessità di ridefinire i propri processi aziendali per rispondere in modo

efficace ad una domanda che cambia velocemente anche nel breve periodo. La flessibilità dei

processi produttivi vede un significativo aumento del ricorso alla forma contrattuale a

chiamata, anche in quei settori diversi da quelli che tradizionalmente si caratterizzano, in

modo strutturale, da produzioni a carattere intermittente. Intercettando queste nuove

tendenze si presenta sul mercato LAC – Lavoro a Chiamata, una WebApp ideata e sviluppata

per semplificare in totale sicurezza e in modalità immediata l’adempimento, da parte di

imprese e professionisti (consulenti del lavoro, commercialisti e avvocati), degli obblighi

previsti dalla normativa per il lavoro a chiamata.

Abbiamo incontrato Francesca Bragaglia, Amministratore Unico di LAC.

www.lavoroachiamata.com

P M I 45


LAC

|

FRANCESCA BRAGAGLIA

Francesca, come nasce l’idea di una simile

piattaforma?

Nasce da un’idea imprenditoriale forte e

condivisa dalla squadra con cui abitualmente

lavoro. Siamo un pool di consulenti che

quotidianamente gestiscono anche le

problematiche derivanti dal contratto di

lavoro a chiamata. La sua applicazione

richiede l’espletamento di una certa mole di

attività di tipo burocratico imposta dalla

normativa di riferimento.

Abbiamo, quindi, intercettato un’esigenza di

gestione, nostra ma anche e soprattutto dei

datori di lavoro, e abbiamo pensato di

affrontarla sviluppando una piattaforma

integrata che consente una estrema

semplificazione della predisposizione, la

trasmissione e l’archiviazione delle

comunicazioni da inviare all’Ispettorato

Nazionale del Lavoro.

Come funziona?

La squadra che abbiamo messo insieme ha

sviluppato una WebApp accessibile da

qualunque computer, cellulare e tablet

attraverso l’utilizzo di una user-id e una

password. E’ un’applicazione estremamente

user friendly e tiene conto della elevata

disomogeneità degli utenti in termini di

esperienza nell’utilizzo di strumenti

tecnologici. L’abbiamo pensata con

un’interfaccia grafica accattivante e intuitiva,

che fornisce frequenti messaggi di conferma

della correttezza di ogni passaggio concluso

e dell’andata a buon fine della comunicazione

effettuata. Dall’invio della comunicazione di

chiamata all’Ispettorato del Lavoro

all’immediata archiviazione della ricevuta di

notifica dell’avvenuta trasmissione; dalla

precompilazione in automatico della

giornaliera dei dipendenti all’aggiornamento

in tempo reale della situazione di ciascun

lavoratore in termini di giornate complessive

lavorate: per tutte le operazioni abbiamo

studiato e ideato pochi passaggi all’insegna

della semplificazione, della velocità, della

certezza dei dati e della loro trasparenza, con

livelli di controllo che assicurano alle

operazioni di inserimento della chiamata

economicità ed etica. Due key words, queste,

che per noi sintetizzano il processo aziendale

che vogliamo proporre con LAC – Lavoro a

Chiamata sia alle imprese che ai professionisti.

Perché imprese e consulenti del lavoro

dovrebbero rivolgersi a voi?

La nostra WebApp risponde in modo

completo ad un oggettivo bisogno di

semplificazione delle attività previste

dall’applicazione del contratto a chiamata.

Lo fa ad un costo assolutamente competitivo

se confrontato con i risparmi di tempo

conseguibili. Inoltre, chi ci sceglie può contare

sulla competenza e l’esperienza di un team,

il nostro, formato da riconosciuti e accreditati

consulenti del mondo del lavoro. In questo

modo riusciamo a erogare un servizio che

offre un significativo risparmio di tempo per

completare il processo di chiamata (dagli 8-10

minuti della modalità manuale classica a

meno di 30 secondi); una sensibile riduzione

del rischio di mancata comunicazione e delle

relative sanzioni; un costante monitoraggio

della posizione di ciascun lavoratore.

Qual è il vostro portafoglio prodotti e a chi

si rivolgono?

Il portfolio al momento dispone di due

principali prodotti, uno dedicato alle imprese

e uno dedicato ai professionisti, ma riunisce

per entrambi le stesse peculiari qualità di

servizio derivanti dalla funzionalità e dalla

tecnologia che abbiamo scelto di utilizzare.

Abbiamo puntato su una estrema praticità

operativa in termini di procedure, verifiche e

controlli. Perché i dati del dipendente

vengono inseriti una sola volta in quanto

vengono automaticamente memorizzati per

future operazioni di chiamata; perché la

piattaforma dispone di un archivio delle

chiamate effettuate e delle relative notifiche

di avvenuta ricezione, consentendo di

monitorare in modo agevole, in qualunque

momento e da qualunque device di accesso

la situazione rispetto al limite delle 400

giornate utilizzabili nel triennio per ciascun

lavoratore; perché produce con precisione e

immediatezza la documentazione richiesta in

caso di verifica da parte dell’Ispettorato e

recepisce in tempi brevi eventuali modifiche

alla procedura introdotte dalla normativa.

Sentiamo di poter affermare con sicurezza

che ci siamo voluti prendere cura della

semplificazione senza dimenticare i punti

fermi dell’applicazione del contratto a

chiamata, consentendo così ai nostri clienti

di massimizzare gli evidenti benefici di

carattere economico finanziario derivanti

dalla flessibilità tipica di tale forma

contrattuale.

Per informazioni: info@lavoroachiamata.com

www.lavoroachiamata.com



Ministero dello Sviluppo Economico

Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali

A cosa serve

Supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione

tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato.

Quali vantaggi

Per gli investimenti in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati (allegato A, legge 11 dicembre 2016, n. 232)

è riconosciuto un credito d'imposta nella misura del:

40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro

20% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili

pari a 10 milioni di euro.

Per gli investimenti in beni strumentali immateriali funzionali ai processi di trasformazione 4.0 (allegato B, legge 11 dicembre

2016, n. 232, come integrato dall'articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2017, n. 205) è riconosciuto un credito

d'imposta nella misura del:

15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 700.000. Si considerano agevolabili anche le spese per

servizi sostenute mediante soluzioni di cloud computing per la quota imputabile per competenza.

Per investimenti in altri beni strumentali materiali, diversi da quelli ricompresi nel citato allegato A, è riconosciuto un credito

d'imposta nella misura del:

6% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 2 milioni di euro.

Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in cinque quote annuali di pari importo, ridotte a tre

per gli investimenti in beni immateriali, a decorrere dall'anno successivo a quello dell'avvenuta interconnessione per i beni

di cui agli allegati A e B, ovvero di entrata in funzione per gli altri beni.

Il credito d'imposta è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano a oggetto i medesimi costi nei limiti massimi del raggiungimento

del costo sostenuto.

A chi si rivolge

Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente

dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema

di determinazione del reddito ai fini fiscali.

Il credito d'imposta del 6% per gli investimenti in altri beni strumentali materiali è riconosciuto anche agli esercenti arti e

professioni.

Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo

senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni

interdittive ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.

La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di

lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

Come si accede

Il credito si applica agli investimenti effettuati a decorrere dal 1 gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, ovvero entro il

30 giugno 2021 a condizione che entro il 2020 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento

di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione.

P M I 48


Ministero dello Sviluppo Economico

Per i beni tecnologicamente avanzati e immateriali, le imprese sono tenute a produrre una perizia tecnica semplice rilasciata

da un ingegnere o da un perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali o un attestato di conformità rilasciato

da un ente di certificazione accreditato, da cui risulti che i beni possiedono caratteristiche tecniche tali da includerli

rispettivamente negli elenchi di cui ai richiamati allegati A e B e sono interconnessi al sistema aziendale di gestione della

produzione o alla rete di fornitura. Per i beni di costo unitario di acquisizione non superiore a 300.000 euro è sufficiente

una dichiarazione resa dal legale rappresentante.

Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo

economico. Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito

decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento,

la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.

Credito d'imposta formazione 4.0

A cosa serve

La misura è volta a stimolare gli investimenti delle imprese nella formazione del personale sulle materie aventi ad oggetto

le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese.

Quali vantaggi

Il credito d’imposta in percentuale delle spese relative al personale dipendente impegnato nelle attività di formazione

ammissibili, limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione. In particolare, è riconosciuto in

misura del:

50% delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di €. 300.000 per le piccole imprese

40% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 per le medie imprese

30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di €. 250.000 le grandi imprese.

La misura del credito d’imposta è aumentata per tutte le imprese, fermo restando i limiti massimi annuali, al 60% nel caso

in cui i destinatari della formazione ammissibile rientrino nelle categorie dei lavoratori dipendenti svantaggiati o molto

svantaggiati, come definite dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 17 ottobre 2017.

Sono ammissibili al credito d'imposta anche le eventuali spese relative al personale dipendente ordinariamente occupato

in uno degli ambiti aziendali individuati nell'allegato A della legge n. 205 del 2017 e che partecipi in veste di docente o

tutor alle attività di formazione ammissibili, nel limite del 30% della retribuzione complessiva annua spettante al dipendente.

Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello

di sostenimento delle spese ammissibili.

A chi si rivolge

Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente

dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema

di determinazione del reddito ai fini fiscali.

Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato

preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni

interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.

La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di

lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

Come si accede

Il credito si applica alle spese di formazione sostenute nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre

2019.

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Ministero dello Sviluppo Economico

Sussistono obblighi di documentazione contabile certificata.

Sussiste l'obbligo di conservazione di una relazione che illustri le modalità organizzative e i contenuti delle attività di formazione

svolte.

Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo

economico. Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito

decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento,

la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.

Bandi grandi progetti R&S a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno

alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI)

Cos'è

Il decreto ministeriale 24 luglio 2015 stabilisce le condizioni per il finanziamento a valere sulle risorse del Fondo rotativo

per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), istituito presso Cassa depositi e prestiti, delle misure del

Fondo per la crescita sostenibile in favore dei Grandi progetti di ricerca e sviluppo, articolate in particolare come segue:

“Agenda digitale” – intervento in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie dell'informazione

e della comunicazione elettroniche e per l'attuazione dell’Agenda digitale italiana di cui al decreto del Ministro dello

sviluppo economico 15 ottobre 2014;

“Industria sostenibile” – intervento in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo nell'ambito di specifiche tematiche rilevanti

per “l’industria sostenibile”, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico adottato nella medesima data del

15 ottobre 2014.

A seguito del positivo riscontro del mondo imprenditoriale, gli interventi a sostegno dei grandi progetti di ricerca e sviluppo

“Agenda digitale” e “Industria sostenibile” a valere sulle risorse del FRI sono stati rifinanziati una prima volta con il decreto

ministeriale 18 ottobre 2017, ed una seconda volta con decreto ministeriale 2 agosto 2019.

Come funziona

I bandi per i Grandi progetti di ricerca e sviluppo a valere sulle risorse del FRI prevedono una procedura valutativa negoziale,

secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale 24 luglio 2015.

Con decreto ministeriale 9 giugno 2016 e con decreto ministeriale 18 ottobre 2017 sono state apportate alcune modifiche

alla predetta disciplina.

Le risorse

Con decreto ministeriale 2 agosto 2019, si è provveduto al rifinanziamento degli interventi, per un ammontare pari a:

247 milioni di euro, a valere sulle risorse del FRI, per la concessione dei finanziamenti agevolati;

82 milioni di euro, a valere sulle risorse del FCS, per la concessione di contributi alla spesa.

Un quota pari al 20% di tali risorse è destinata ai progetti di ricerca e sviluppo finalizzati alla riconversione dei processi

produttivi nell’ambito dell’economia circolare.

A chi si rivolge

I soggetti ammissibili sono le imprese di qualsiasi dimensione, costituite in forma societaria e che esercitano attività industriali

di produzione di beni e servizi, agro-industriali, artigiane, di trasporto, di servizi alle imprese che esercitano le predette

attività, nonché i centri di ricerca con personalità giuridica. Sono ammissibili anche le imprese start-up innovative

che esercitano le predette attività, e gli spin-off degli organismi di ricerca. I soggetti ammissibili possono presentare anche

progetti in forma congiunta, fino ad un numero massimo di cinque partecipanti per ciascun progetto.

Le agevolazioni sono concedibili nella forma del contributo alla spesa per una misura pari al 20% dei costi ammissibili di

progetto, e nella forma del finanziamento agevolato per una misura compresa tra il 50 ed il 70% dei costi ammissibili per

le imprese di micro, piccola e media dimensione, e tra il 50 ed il 60% dei costi ammissibili per le imprese di grande dimensione.

Al finanziamento agevolato deve essere associato un finanziamento bancario secondo quanto previsto dal decreto

24 luglio 2015 in base alle norme che regolano il funzionamento del FRI.

P M I 50


Ministero dello Sviluppo Economico

Termini e modalità di presentazione delle domande

Con decreto direttoriale 2 ottobre 2019 sono stabiliti i termini e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione

a valere sulle risorse stanziate dal decreto ministeriale 2 agosto 2019, ivi comprese le indicazioni di dettaglio sulle

tematiche rilevanti inerenti l’economia circolare a cui è destinata una riserva pari al 20% dei fondi ai sensi di tale decreto.

La domanda, pena l’invalidità e l’irricevibilità, deve essere redatta e presentata in via esclusivamente telematica selezionando

una delle due procedure disponibili nel sito internet del Soggetto gestore (https://fondocrescitasostenibile.mcc.it),

a seconda che si intenda presentare la domanda a valere sul bando Agenda digitale o a valere sul bando Industria sostenibile.

Il decreto direttoriale 2 ottobre 2019 prevede l’apertura dell’intervento agevolativo il 26 novembre 2019, con possibilità di

precaricare la documentazione prevista dal bando a partire dal 10 ottobre 2019.

Nuovo Bando Smart Grid

Avviso pubblico Reti intelligenti del 20 dicembre 2019 – PON IC

Obiettivi e destinatari

Il nuovo Avviso pubblico Reti intelligenti del Ministero dello Sviluppo Economico DG AECE è rivolto ai concessionari del

servizio pubblico di distribuzione dell’energia elettrica operanti in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia prevede

il finanziamento di interventi di costruzione, adeguamento, efficientamento e potenziamento di infrastrutture per la distribuzione

per la realizzazione di reti intelligenti (smart grid), finalizzati ad incrementare direttamente la quota di fabbisogno

energetico coperto da generazione distribuita da fonti rinnovabili.

Risorse disponibili

Le risorse destinate all’Avviso ammontano a euro 23.978.254,41, rese disponibili dal PON “Imprese e Competitività” 2014-

2020 FESR (Asse IV, Azione 4.3.1), eventualmente ampliabili con le risorse del PON “Imprese e Competitività” 2014-2020

FESR e del Programma Operativo Complementare “Energia e sviluppo dei territori”.

Modalità del finanziamento, importi concedibili e costi ammissibili

Le agevolazioni sono concesse nella forma della sovvenzione diretta. L’ammontare dell’agevolazione concedibile a ciascuna

impresa e per ciascun progetto non può essere inferiore a 250 mila euro (soglia minima) e superiore a 50 milioni

di euro (soglia massima).

Secondo quanto previsto dall’Avviso pubblico, sono ammissibili i costi sostenuti a partire dalla data di presentazione della

domanda di agevolazione ed entro il 31.12.2023.

Come fare per partecipare: procedura informatica e tempistiche

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - serie generale - n. 26 del 1° febbraio 2020, l'estratto

dell'Avviso pubblico Reti Intelligenti del 20.12.2020.

Il termine iniziale per la presentazione delle domande è fissato al giorno 2 maggio 2020, a partire dalle ore 10:00; il termine

finale è fissato alle ore 10:00 del giorno 1° giugno 2020.

La presentazione della domanda di agevolazione deve avvenire, pena l’irricevibilità, esclusivamente tramite la piattaforma

informatica raggiungibile dal seguente link: http://www.ponic.gov.it/DGAECE.Impresa.

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Ministero dello Sviluppo Economico

A partire da lunedì 27 aprile 2020 sarà possibile collegarsi alla piattaforma informatica per ottenere le credenziali necessarie

per la successiva presentazione delle domande di agevolazione.

Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design

A cosa serve

La misura si pone l’obiettivo di stimolare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione tecnologica per sostenere la

competitività delle imprese e per favorirne i processi di transizione digitale e nell’ambito dell’economia circolare e della

sostenibilità ambientale.

Quali vantaggi

Attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico:

il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 12% delle spese agevolabili nel limite massimo di 3 milioni di euro.

Attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente

migliorati:

il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro

il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro

in caso di attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di

innovazione digitale 4.0.

Attività di design e ideazione estetica per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari nei settori tessile

e della moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, e altri individuati con successivo

decreto ministeriale:

il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.

Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in tre quote annuali di pari importo a decorrere dal

periodo d’imposta successivo a quello di maturazione.

La base di calcolo del credito d’imposta deve essere assunta al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque

titolo ricevuti per le stesse spese ammissibili.

Nel rispetto dei massimali indicati, e a condizione della separazione analitica dei progetti e delle spese ammissibili pertinenti

alle diverse tipologie di attività, è possibile applicare il beneficio anche per più attività ammissibili nello stesso periodo

d’imposta.

A chi si rivolge

Tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente

dalla natura giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione, dal regime contabile e dal sistema

di determinazione del reddito ai fini fiscali.

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Ministero dello Sviluppo Economico

Sono escluse le imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato

preventivo senza continuità aziendale, altra procedura concorsuale. Sono inoltre escluse le imprese destinatarie di sanzioni

interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231.

La fruizione del beneficio spettante è subordinata alla condizione del rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di

lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

Come si accede

Il credito si applica alle spese in Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design sostenute nel periodo di imposta successivo a

quello in corso al 31 dicembre 2019.

Ai fini del riconoscimento del credito d’imposta, l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili deve risultare da apposita

certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Per le imprese non obbligate per legge alla

revisione legale dei conti, le spese sostenute per adempiere all’obbligo di certificazione sono riconosciute in aumento del

credito d’imposta per un importo non superiore a 5.000 euro.

Le imprese, inoltre, sono tenute a redigere e conservare una relazione tecnica che illustri le finalità, i contenuti e i risultati

delle attività ammissibili svolte.

Le imprese che intendono fruire dell’agevolazione sono tenute ad effettuare una comunicazione al Ministero dello sviluppo

economico. Il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione saranno stabiliti con apposito

decreto direttoriale. La comunicazione è richiesta al solo fine di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento,

la diffusione e l’efficacia delle misure agevolative.

Nuovo bando Macchinari innovativi

Cos’è

Il nuovo bando Macchinari innovativi sostiene la realizzazione, nei territori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania,

Puglia e Sicilia, di programmi di investimento diretti a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa

ovvero a favorire la transizione del settore manifatturiero verso il paradigma dell’economia circolare.

La misura sostiene gli investimenti innovativi che, attraverso la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa mediante

l’utilizzo delle tecnologie abilitanti afferenti il piano Impresa 4.0 e/o la transizione dell’impresa verso il paradigma dell’economia

circolare, siano in grado di aumentare il livello di efficienza e di flessibilità dell’impresa nello svolgimento dell’attività

economica, mediante l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature strettamente funzionali alla realizzazione dei

programmi di investimento, nonché programmi informatici e licenze correlati all’utilizzo dei predetti beni materiali.

L’intervento agevolativo è stato definito nell’ambito del Programma operativo nazionale “Imprese e competitività” 2014-

2020 FESR per cui permette di attivare risorse comunitarie già stanziate.

La dotazione finanziaria complessiva dello strumento, pari complessivamente a euro 265.000.000, sarà messa a disposizione

delle imprese attraverso l’apertura di due distinti sportelli agevolativi, che verranno aperti a distanza di non meno

di 6 mesi l’uno dall’altro.

P M I 53


Ministero dello Sviluppo Economico

A chi si rivolge

Possono beneficiare dell’agevolazione le micro, piccole e medie imprese (PMI) che alla data di presentazione della

domanda:

sono regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese, sono nel pieno e libero esercizio dei propri diritti e

non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali;

sono in regime di contabilità ordinaria e dispongono di almeno due bilanci approvati e depositati presso il Registro delle

imprese, ovvero hanno presentato, nel caso di imprese individuali e società di persone, almeno due dichiarazioni dei

redditi;

sono in regola con la normativa vigente in materia di edilizia ed urbanistica, del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente,

nonché con gli obblighi contributivi;

non hanno effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, una delocalizzazione verso l’unità produttiva

oggetto dell’investimento;

non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato,

gli aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione europea;

non si trovano in condizioni tali da risultare imprese in difficoltà.

In attuazione delle normative vigenti in materia di accesso ai fondi strutturali e in particolare delle disposizioni introdotte

dall’articolo 1, comma 821 della Legge di Stabilità 2016, possono accedere alle agevolazioni anche i liberi professionisti

iscritti agli ordini professionali o aderenti alle associazioni professionali individuate nell’elenco tenuto dal Ministero dello

sviluppo economico ai sensi della legge 14 gennaio 2013, n. 4 e in possesso dell’attestazione rilasciata in ottemperanza

alla medesima legge.

Al fine di facilitare l’accesso alle agevolazioni di soggetti che realizzano programmi di investimento caratterizzati da comuni

obiettivi di sviluppo, possono beneficiare dell’intervento le imprese, fino a un massimo di sei soggetti co-proponenti, in

possesso dei requisiti previsti dalla normativa che aderiscono ad un contratto di rete a condizione che tale contratto configuri

una collaborazione effettiva, stabile e coerente con gli obiettivi di rafforzamento della competitività e di sviluppo

tecnologico connessi alla realizzazione dei programmi proposti.

Attività economiche ammesse

Sono ammesse le attività manifatturiere, ad eccezione delle attività connesse ai seguenti settori:

siderurgia;

estrazione del carbone;

costruzione navale;

fabbricazione delle fibre sintetiche;

trasporti e relative infrastrutture;

produzione e distribuzione di energia, nonché delle relative infrastrutture.

Sono inoltre ammesse le attività di servizi alle imprese elencate nell’allegato 3 del decreto ministeriale 30 ottobre 2019.

Cosa finanzia

I programmi di investimento ammissibili devono:

P M I 54


Ministero dello Sviluppo Economico

prevedere spese non inferiori a euro 400.000,00 e non superiori a euro 3.000.000,00. Nel caso di programmi presentati

da reti d’impresa, la soglia minima può essere raggiunta mediante la sommatoria delle spese connesse ai singoli

programmi di investimento proposti dai soggetti aderenti alla rete, a condizione che ciascun programma preveda comunque

spese ammissibili non inferiori a euro 200.000,00;

essere realizzati esclusivamente presso unità produttive localizzate nei territori delle Regioni meno sviluppate;

prevedere l’acquisizione di tecnologie abilitanti atte a consentire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa

e/o di soluzioni tecnologiche in grado di rendere il processo produttivo più sostenibile e circolare.

I beni oggetto del programma di investimento devono essere nuovi e riferiti alle immobilizzazioni materiali e immateriali,

come definite agli articoli 2423 e seguenti del codice civile, che riguardano macchinari, impianti e attrezzature strettamente

funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento, nonché programmi informatici e licenze correlati all’utilizzo

dei predetti beni materiali.

Le spese correlate ai programmi di investimento devono essere:

relative a immobilizzazioni materiali e immateriali, nuove di fabbrica acquistate da terzi;

riferite a beni ammortizzabili e capitalizzati che figurano nell’attivo patrimoniale dell’impresa e mantengono la loro funzionalità

rispetto al programma di investimento per almeno 3 anni dalla data di erogazione a saldo delle agevolazioni;

riferite a beni utilizzati esclusivamente nell’unità produttiva oggetto del programma di investimento;

pagate esclusivamente in modo da consentire la piena tracciabilità delle operazioni;

conformi alla normativa comunitaria in merito all’ammissibilità delle spese nell’ambito dei programmi cofinanziati dai

fondi strutturali programmazione 2014-2020;

ultimate non oltre il termine di 12 mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni, fermo restando

la possibilità da parte del Ministero di concedere, su richiesta motivata dell’impresa beneficiaria, una proroga del termine

di ultimazione non superiore a 6 mesi.

Le agevolazioni

Le agevolazioni sono concesse, nei limiti delle intensità massime di aiuto stabilite dalla Carta degli aiuti di Stato a finalità

regionale valida per il periodo 2014-2020, nella forma del contributo in conto impianti e del finanziamento agevolato, per

una percentuale nominale calcolata rispetto alle spese ammissibili pari al 75 %. Il mix di agevolazioni è articolato in relazione

alla dimensione dell’impresa come segue:

per le imprese di micro e piccola dimensione, un contributo in conto impianti pari al 35% e un finanziamento agevolato

pari al 40%;

per le imprese di media dimensione, un contributo in conto impianti pari al 25% e un finanziamento agevolato pari al

50%.

Il finanziamento agevolato, che non è assistito da particolari forme di garanzia, deve essere restituito dall’impresa beneficiaria

senza interessi in un periodo della durata massima di 7 anni a decorrere dalla data di erogazione dell’ultima quota

a saldo delle agevolazioni.

Le agevolazioni sono erogate dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. –

Invitalia, a cui sono demandate le relative attività istruttorie.

Con successivi provvedimenti del Ministero verranno rese note le modalità operative per la presentazione delle domande.

P M I 55


Ministero dello Sviluppo Economico

Beni strumentali ("Nuova Sabatini")

Nuovo Iter semplificato per la richiesta di erogazione del contributo.

Sono state introdotte dalla circolare direttoriale n. 296976 del 22 luglio 2019 nuove modalità operative per la richiesta di

erogazione del contributo. Fermo restando che la trasmissione della documentazione deve essere effettuata secondo il

piano temporale già in vigore, il nuovo iter di richiesta di erogazione consente alle PMI beneficiarie, previo accesso alla

Piattaforma Informatica (disponibile al seguente indirizzo https://benistrumentali.dgiai.gov.it), la compilazione guidata

della:

Dichiarazione di ultimazione dell’investimento (di seguito: modulo DUI) contenente l’elenco dei beni oggetto di agevolazione,

da inoltrare al Ministero tramite Piattaforma, previa apposizione della firma digitale del legale rappresentante o

del procuratore;

Richiesta Unica di erogazione (di seguito: modulo RU) contenente tutte le singole quote annuali di contributo previste

dal piano temporale di liquidazione indicato nel decreto di concessione, da inoltrare al Ministero tramite piattaforma, previa

apposizione della firma digitale del legale rappresentante o del procuratore;

Richiesta di Pagamento (di seguito: modulo RP) che attiva il pagamento di ciascuna quota successiva alla prima, da

presentare annualmente al Ministero, in via esclusivamente telematica attraverso la procedura disponibile nella piattaforma.

Inoltre, al fine di agevolare la fase transitoria, le PMI che abbiano già richiesto una o più quote del contributo sulla base

delle modalità operative previgenti alla data del 22 luglio 2019 devono compilare e trasmettere al Ministero, in via esclusivamente

telematica attraverso la procedura disponibile nella piattaforma, la Richiesta di erogazione delle Quote di contributo

Rimanenti (di seguito: modulo RQR).

Erogazione del contributo in un’unica soluzione per i finanziamenti di importo non superiore a 100 mila euro

In seguito al recepimento dell’articolo 20, comma 1, lettera b) del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 (decreto Crescita),

convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, per le domande di agevolazione che presentano un finanziamento

deliberato di importo non superiore a 100 mila euro, presentate dalle imprese alle banche e agli intermediari

finanziari a decorrere dal 1° maggio 2019, il contributo è erogato dal Ministero alla PMI beneficiaria in un’unica soluzione,

con le modalità e nei termini previsti dalla vigente disciplina della misura agevolativa per l’erogazione della prima quota.

Innalzamento da 2 a 4 milioni di euro dell’importo massimo dei finanziamenti concedibili per singola impresa.

L’articolo 20 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 (decreto Crescita), ha innalzato da 2 a 4 milioni di euro l’importo dei

finanziamenti concedibili a ciascuna impresa agevolabili ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge n. 69 del 2013 e successive

modificazioni e integrazioni (“Nuova Sabatini”). In virtù della predetta modifica normativa, le imprese possono presentare

domanda di agevolazione utilizzando il nuovo modulo disponibile nella sezione presentazione domande. Si precisa

che le domande di agevolazione presentate dalle imprese alle banche e agli intermediari finanziari a decorrere dal 1°

maggio 2019 (data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019), qualora comportino, in via cumulata,

il superamento del precedente limite di finanziamento di 2 milioni di euro, saranno comunque accettate dal Ministero

dello sviluppo economico, anche se presentate utilizzando il precedente modulo di domanda.

Cos'è

P M I 56


Ministero dello Sviluppo Economico

La misura Beni strumentali ("Nuova Sabatini") è l’agevolazione messa a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico

con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle imprese e accrescere la competitività del sistema produttivo

del Paese

La misura sostiene gli investimenti per acquistare o acquisire in leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali

ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali

A chi si rivolge

Possono beneficiare dell’agevolazione le micro, piccole e medie imprese (PMI) che alla data di presentazione della

domanda:

sono regolarmente costituite e iscritte nel Registro delle imprese o nel Registro delle imprese di pesca

sono nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non sono in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali

non rientrano tra i soggetti che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato,

gli aiuti considerati illegali o incompatibili dalla Commissione Europea

non si trovano in condizioni tali da risultare imprese in difficoltà

hanno sede in uno Stato Membro purché provvedano all’apertura di una sede operativa in Italia entro il termine

previsto per l’ultimazione dell’investimento

Settori ammessi

Sono ammessi tutti i settori produttivi, inclusi agricoltura e pesca, ad eccezione dei seguenti:

attività finanziarie e assicurative

attività connesse all’esportazione e per gli interventi subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni rispetto

ai prodotti di importazione

Cosa finanzia

I beni devono essere nuovi e riferiti alle immobilizzazioni materiali per “impianti e macchinari”, “attrezzature industriali

e commerciali” e “altri beni” ovvero spese classificabili nell'attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4

dell’articolo 2424 del codice civile, come declamati nel principio contabile n.16 dell’OIC (Organismo italiano di contabilità),

nonché a software e tecnologie digitali. Non sono in ogni caso ammissibili le spese relative a terreni e fabbricati, relative

a beni usati o rigenerati, nonché riferibili a “immobilizzazioni in corso e acconti”

Gli investimenti devono soddisfare i seguenti requisiti:

autonomia funzionale dei beni, non essendo ammesso il finanziamento di componenti o parti di macchinari che non

soddisfano tale requisito

correlazione dei beni oggetto dell’agevolazione all’attività produttiva svolta dall’impresa

Le agevolazioni

Consistono nella concessione da parte di banche e intermediari finanziari, aderenti all’Addendum alla convenzione tra

il Ministero dello sviluppo economico, l’Associazione Bancaria Italiana e Cassa depositi e prestiti S.p.A., di finanziamenti

alle micro, piccole e medie imprese per sostenere gli investimenti previsti dalla misura, nonché di un contributo da parte

del Ministero dello sviluppo economico rapportato agli interessi sui predetti finanziamenti

L’investimento può essere interamente coperto dal finanziamento bancario (o leasing)

P M I 57


Ministero dello Sviluppo Economico

Il finanziamento, che può essere assistito dalla garanzia del “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” fino

all’80% dell’ammontare del finanziamento stesso, deve essere:

di durata non superiore a 5 anni

di importo compreso tra 20.000 euro e 4 milioni di euro

interamente utilizzato per coprire gli investimenti ammissibili

Il contributo del Ministero dello sviluppo economico è un contributo il cui ammontare è determinato in misura pari al

valore degli interessi calcolati, in via convenzionale, su un finanziamento della durata di cinque anni e di importo uguale

all’investimento, ad un tasso d’interesse annuo pari al:

2,75% per gli investimenti ordinari

3,575% per gli investimenti in tecnologie digitali e in sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti (investimenti in

tecnologie cd. “industria 4.0”)

I beni materiali e immateriali rientranti tra gli investimenti c.d. “industria 4.0” che possono beneficiare del contributo

maggiorato del 30% previsto dalla legge 232 dell’11 dicembre 2016 (legge di bilancio 2017), sono individuati all’interno

degli allegati 6/A e 6/B alla circolare 15 febbraio 2017 n.14036 e s.s.mm.ii. Alla luce delle novità introdotte dall’articolo 1,

comma 32, legge 27 dicembre 2017 n. 205 (legge di bilancio 2018), con circolare n. 269210 del 3 agosto 2018 si è provveduto

ad adeguare l’elenco dei beni immateriali (allegato 6/B) in relazione ai quali può essere riconosciuta la misura

massima del contributo.

Per maggiori chiarimenti circa le caratteristiche tecniche e la riconducibilità dei beni per i quali si intende fruire del beneficio

a quelli elencati negli allegati sopra citati, si invita a prendere visione delle linee guida tecniche contenute nella parte

terza della Circolare Mise - Agenzia delle Entrate del 30 marzo 2017, n. 4/E

Esclusivamente in merito alla riconducibilità dei beni fra quelli elencati negli allegati sopra citati è possibile acquisire

autonomamente il parere tecnico da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.

La richiesta di parere va trasmessa all’indirizzo di posta PEC della Direzione Generale per la politica industriale, la

competitività e le PMI: dgpicpmi.dg@pec.mise.gov.it

A riguardo, si invita preventivamente a prendere visione della sezione “Interpelli e pareri”

Come funziona

La PMI presenta alla banca o all’intermediario finanziario, unitamente alla richiesta di finanziamento, la domanda di

accesso al contributo ministeriale, attestando il possesso dei requisiti e l'aderenza degli investimenti alle previsioni di

legge. Le modalità di presentazione della domanda di accesso al contributo sono descritte nella sezione Beni strumentali

("Nuova Sabatini") - Presentazione domande

La banca/intermediario finanziario verifica la regolarità formale e la completezza della documentazione trasmessa dalla

PMI, nonché la sussistenza dei requisiti di natura soggettiva relativi alla dimensione di impresa e, sulla base delle domande

pervenute, trasmette al Ministero richiesta di prenotazione delle risorse relative al contributo

La banca/intermediario finanziario, previa conferma da parte del Ministero della disponibilità, totale o parziale, delle

risorse erariali da destinare al contributo, ha facoltà di concedere il finanziamento alla PMI mediante l’utilizzo della provvista

costituita presso Cassa depositi e prestiti S.p.A., ovvero mediante diversa provvista

La banca/intermediario finanziario che decida di concedere il finanziamento alla PMI, adotta la relativa delibera e la

trasmette al Ministero, unitamente alla documentazione inviata dalla stessa PMI in fase di presentazione della domanda

di accesso alle agevolazioni

Il Ministero adotta il provvedimento di concessione del contributo, con l’indicazione dell’ammontare degli investimenti

ammissibili, delle agevolazioni concedibili e del relativo piano di erogazione, nonché degli obblighi e degli impegni a carico

dell’impresa beneficiaria e lo trasmette alla stessa e alla relativa banca/intermediario finanziario

La banca/intermediario finanziario si impegna a stipulare il contratto di finanziamento con la PMI e ad erogare alla stessa

il finanziamento in un’unica soluzione ovvero, nel caso di leasing finanziario, al fornitore entro trenta giorni dalla data di

consegna del bene ovvero alla data di collaudo se successiva. La stipula del contratto di finanziamento può avvenire anche

prima della ricezione del decreto di concessione del contributo

P M I 58


Ministero dello Sviluppo Economico

La PMI, ad investimento ultimato, compila, in formato digitale ed esclusivamente attraverso l’accesso alla piattaforma,

la dichiarazione attestante l’avvenuta ultimazione, nonché, previo pagamento a saldo dei beni oggetto dell’investimento,

la Richiesta Unica (modulo RU) - o in alternativa la Richiesta Quote Rimanenti (modulo RQR) nel caso in cui abbia già

richiesto una o più quote del contributo sulla base delle modalità operative previgenti alla data del 22 luglio 2019 - e la

trasmette al Ministero, unitamente all’ulteriore documentazione richiesta. Le modalità per richiedere l’erogazione del contributo

sono descritte nella sezione Beni strumentali ("Nuova Sabatini") - Erogazione contributo

Per le domande di agevolazione presentate dalle imprese alle banche e agli intermediari finanziari a decorrere dal 1°

maggio 2019, aventi un importo del finanziamento deliberato non superiore a 100.000,00 euro, l’agevolazione è erogata

alla PMI beneficiaria in un’unica soluzione, con le modalità e nei termini previsti dalla vigente disciplina della misura agevolativa

per l’erogazione della prima quota.

Per le domande che non presentano i requisiti di cui all’articolo 20, comma 1 lettera b) del decreto-legge del 30 aprile

2019 n. 34 e per le quali, quindi, le agevolazioni non sono erogate in un’unica soluzione, la PMI, successivamente alla

trasmissione del modulo RU/RQR, effettua la richiesta di pagamento su base annuale attraverso l’accesso alla piattaforma,

previa comunicazione di eventuali variazioni intercorse. Le modalità per effettuare la Richiesta di Pagamento sono descritte

nella sezione Beni strumentali ("Nuova Sabatini") - Erogazione contributo.

Fondo di investimento nel capitale di rischio per lo sviluppo di piccole e medie imprese

Il decreto ministeriale 29 gennaio 2015, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del n. 112 del 16 maggio 2015, assegna un

finanziamento di 50 milioni di euro a Invitalia per l’istituzione di un fondo comune di investimento chiuso, riservato ad investitori

istituzionali, per operazioni di venture capital nelle pmi e startup operanti in settori ad elevato potenziale di crescita,

ovvero che realizzano innovazioni nei processi, beni o servizi.

Il Fondo gestito da Strategia Italia S.p.A. SGR, interamente partecipata da Invitalia, investe nel capitale di rischio delle

imprese unitamente e contestualmente ad investitori privati indipendenti.

Con decreto direttoriale 2 luglio 2015 sono state definite le modalità e i termini di trasferimento e di restituzione delle risorse

del fondo per la crescita sostenibile, la misura delle commissioni riconosciute a Strategia Italia S.p.A. SGR. nonché

contenuti e la tempistica delle attività di monitoraggio e controllo degli interventi del fondo di investimento.

Detrazioni fiscali - Efficienza energetica (Ecobonus)

La legge 27 dicembre 2017, n. 205 ha prorogato le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli

edifici. Si potrà infatti beneficiare del bonus:

per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2018, nel caso di interventi sulle singole unità immobiliari

per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2021, nel caso di interventi sulle parti comuni degli edifici.

Per gli interventi di riqualificazione energetica realizzati nelle singole unità immobiliari sono previste aliquote di detrazione

differenziate in base all'intervento realizzato, al fine di legare maggiormente il beneficio economico al risparmio energetico

conseguibile.

Per gli interventi di riqualificazione energetica realizzati nelle parti comuni degli edifici condominiali è invece confermato

l’incremento dell’aliquota di detrazione al 70%, per interventi che interessino almeno il 25% dell’involucro edilizio e al 75%

per interventi volti al miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva e che conseguano la “qualità media”

dell’involucro, con tetto massimo di 40.000 euro per ciascuna unità immobiliare.

Per tutti gli interventi è prevista la possibilità di optare per la cessione del credito ai fornitori che hanno effettuato gli interventi

ovvero ad altri soggetti privati. La cessione del credito ad istituti di credito e ad intermediari finanziari è limitata ai

soggetti incapienti.

P M I 59


Inps

Cassetto previdenziale aziende

Cos'è

Il Cassetto previdenziale aziende ha integrato e reso

disponibili servizi utili a offrire alle imprese una

visione d'insieme della propria situazione, consentendo

la verifica delle principali caratteristiche e

informazioni tramite un unico canale di accesso.

A chi è rivolto

Il Cassetto previdenziale aziende è riservato ai soggetti

appartenenti alle seguenti categorie: consulenti

(consulenti del lavoro, avvocati, dottori commercialisti,

ragionieri, periti commerciali e intermediari

provvisti di delega), associazioni di categoria, aziende

e rappresentanti legali.

Come funziona

È possibile navigare per la ricerca di informazioni,

effettuando un'indagine in successione di singoli

elementi di interesse, raccogliendo così tutte le

caratteristiche aziendali rinvenibili nei vari archivi

disponibili.

Il Cassetto previdenziale aziende permette di accedere

a:

dati anagrafici sintetici;

dati anagrafici di dettaglio:

aziende collegate;

aziende con lo stesso codice fiscale;

posizione di riferimento (azienda madre);

soggetti collegati;

posizioni lavoratori autonomi;

lista interruzioni;

ragioni sociali pregresse;

dipendenze;

dati complementari:

crediti/inadempienze;

presenza domande CIG e CIGS;

note di rettifica;

E-mens trasmessi;

confronto DM10-01M;

committente 10%;

riepilogo ispezioni di vigilanza;

iscrizione a ruolo;

dilazioni su cartella;

domande di dilazione;

fondi interprofessionali;

posta ibrida;

dati Infocamere;

stampa del fascicolo completo.

È inoltre possibile verificare la regolarità contributiva.

Nella procedura Cassetto previdenziale aziende è

presente il servizio denominato “Comunicazione

bidirezionale”, avente come principale obiettivo la

realizzazione, tra le aziende, gli intermediari istituzionali

e l’Istituto, di una modalità strutturata di

comunicazione, finalizzata alla storicizzazione delle

comunicazioni e alla diminuzione dei tempi di risposta

e dell’impiego di risorse, facilitando la relazione

con l’Istituto e con le strutture presenti nel territorio.

Le funzionalità del Cassetto previdenziale aziende

riguardano le seguenti aree: ”Comunicazioni” e

“Agenda appuntamenti”.

Nell’area “Comunicazioni” le aziende, direttamente o

per il tramite dei loro intermediari istituzionali, possono:

inviare alla sede di competenza una richiesta o una

comunicazione generica, tramite un apposito link. In

questo caso la richiesta comporta l'apertura di un

nuovo quesito di back-office di tipo generico-informativo;

inviare alla sede di competenza una richiesta o una

comunicazione specifica, relativa a un ben definito

ambito tra quelli presenti (regolarità contributiva,

DM trasmessi, F24, agevolazioni contributive, ecc.);

allegare la documentazione a supporto alla richiesta.

Tale funzione consente di caricare fino a un massimo

di tre file che saranno allegati al quesito sotto forma

di file compresso;

visualizzare lo stato della propria richiesta (aperta, in

carico o chiusa) coerentemente con lo stato del

rispettivo quesito di back-office;

visualizzare gli eventuali commenti inseriti dagli

operatori di sede al momento della modifica dello

stato del quesito e l'esito finale;

accedere allo storico delle proprie richieste ricercandole

tramite opportuni parametri (matricola, oggetto

della richiesta, stato della richiesta, data apertura

e data ultimo aggiornamento) e visualizzarne il dettaglio;

creare richieste concatenate in risposta a richieste

precedentemente inviate;

ricevere comunicazioni in tempo reale, tramite email

e SMS, della protocollazione e smistamento alla sede

di competenza e della successiva chiusura del quesito

di back-office.

Nell’area “Agenda appuntamenti” le aziende, direttamente

o per il tramite dei loro intermediari istituzionali

potranno espletare le seguenti attività: prenotare

un appuntamento presso la sede di competenza

della matricola aziendale, selezionando un giorno e

un orario tra quelli messi a disposizione dalla procedura

e inviando un'eventuale documentazione a

supporto, in modo da ridurre i tempi necessari all'appuntamento;

ricevere un promemoria tramite email

e SMS degli appuntamenti pianificati.

All’interno del Cassetto previdenziale aziende è presente

il link “Contatti” con le informazioni di contatto..

Il servizio Cassetto previdenziale aziende è altresì

disponibile nell'app "Servizi Mobile INPS" consentendo,

tramite i dispositivi mobile (tablet e smartphone)

con sistemi operativi iOS e Android, di:

gestire la "comunicazione bidirezionale" con l'Istituto

(variazione dati sull'azienda, trasmissione F24,

segnalazione di rettifiche ecc.) ritrovando dati e

documenti inviati all'INPS nel Cassetto previdenziale

del portale web; utilizzare l'"Agenda appuntamenti"

per richiedere un appuntamento presso la sede

competente per la risoluzione di problematiche.

L'applicazione è integrata col sistema che gestisce le

deleghe aziendali. Ogni intermediario delegato

potrà visualizzare le pratiche di tutte le aziende

clienti.si avvale dei Data center dotati delle più

moderne tecnologie e in grado di garantire la protezione

dei dati degli italiani.

Come funzionano le prestazioni di lavoro

occasionale

Gli utilizzatori, ovvero datori di lavoro possono

acquisire prestazioni di lavoro occasionale svolto dai

prestatori ovvero i lavoratori, secondo due diversi

canali di accesso (art. 54 bis, legge 21 giugno 2017,

n. 96 di conversione del decreto-legge 24 aprile

2017, n. 50 (pdf 200Kb):

il libretto famiglia, per le persone fisiche non nell’esercizio

di attività imprenditoriale o professionale;

il contratto di prestazioni occasionali, per gli altri

soggetti con non più di cinque dipendenti a tempo

indeterminato, e le pubbliche amministrazioni.

I due strumenti si differenziano essenzialmente in

base agli utilizzatori, alle modalità e ai tempi di

comunicazione, all’oggetto della prestazione e al suo

valore economico (circolare 5 luglio 2017, n. 107).

La gestione del rapporto di lavoro++

I passaggi da compiere per completare la procedura

relativa alla prestazione sono:

registrazione del datore di lavoro e del lavoratore;

indicazione da parte del lavoratore della modalità

con cui intende essere retribuito;

inserimento in procedura da parte del datore di lavoro

della comunicazione di lavoro occasionale;

pagamento diretto del lavoratore da parte dell’INPS

entro il 15 del mese successivo alla prestazione.

Divieti

I lavoratori con i quali il datore di lavoro abbia già in

corso un rapporto di lavoro non possono ricorrere

P M I 60


Inps

alle prestazioni di lavoro occasionale. Analogo divieto

opera nel caso in cui l’utilizzatore abbia avuto con

il prestatore, entro i sei mesi precedenti la prevista

prestazione di lavoro occasionale, un rapporto di

lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e

continuativa.

Limiti economici

Per quanto riguarda i limiti economici:

con riferimento alla totalità degli utilizzatori e per

ciascun prestatore, sono consentiti compensi di

importo complessivamente non superiore a 5.000

euro;

con riferimento a ogni utilizzatore e per ciascun prestatore,

sono consentiti compensi di importo non

superiore a 2.500 euro.

con riferimento alla totalità dei prestatori e per ciascun

utilizzatore, sono consentiti compensi di importo

complessivamente non superiore a 5.000 euro.

Gli importi percepiti dal prestatore sono al netto di

contributi, premi assicurativi e costi di gestione,

sono esenti da imposizione fiscale, non incidono sul

suo stato di disoccupato e sono computabili ai fini

della determinazione del reddito necessario per il

rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Finanziamento

Il datore di lavoro, per poter utilizzare le prestazioni

di lavoro occasionale, deve preventivamente alimentare

il proprio portafoglio virtuale, che sarà decurtato

di volta in volta in base agli importi delle singole

prestazioni comunicate in procedura.

Tale operazione può essere effettuata tramite:

versamento a mezzo modello F24 (modello Elide),

con l’indicazione dei dati identificativi dell’utilizzatore

e di distinti causali di pagamento a seconda che si

tratti di libretto famiglia ovvero di contratto di prestazioni

occasionali:

per l’utilizzo del libretto famiglia bisognerà effettuare

i versamenti con causale “LIFA”;

per l’utilizzo del contratto di prestazioni occasionali i

versamenti dovranno essere effettuati con causale

“CLOC”;

Nel campo “elementi identificativi” non dovrà essere

inserito alcun valore. È esclusa la facoltà di compensazione

dei crediti di cui all’articolo 17, decreto legislativo

9 luglio 1997, n. 241.

Le pubbliche amministrazioni utilizzeranno il modello

F24EP.

Strumenti di pagamento elettronico con addebito in

c/c ovvero su carta di credito/debito, gestiti attraverso

la procedura Agid “ PagoPA” e accessibili esclusivamente

dal Portale dei pagamenti.

Le somme versate non sono immediatamente disponibili

ma sono necessari dei tempi tecnici (normalmente

sette giorni dall’operazione di versamento)

perché esse siano contabilizzate e rese disponibili

nel portafoglio dell’utilizzatore.

Per il libretto famiglia, possono essere effettuati versamenti

di 10 euro ovvero di multipli di 10 euro.

Nel caso del contratto di prestazione occasionale i

versamenti sono liberi e non vincolati a somme predeterminate.

Durc Online

Cos'è

Il Documento Unico di Regolarità Contributiva

(DURC) è il documento con il quale, in modalità telematica

e in tempo reale, indicando esclusivamente il

codice fiscale del soggetto da verificare, si dichiara la

regolarità contributiva nei confronti di INPS, INAIL e,

per le imprese tenute ad applicare i contratti del

settore dell'edilizia, di Casse edili.

A chi è rivolto

Sono abilitati a effettuare la verifica di regolarità:

le amministrazioni aggiudicatrici, gli organismi di

diritto pubblico, gli enti aggiudicatori e altri soggetti

aggiudicatori, i soggetti aggiudicatori e le stazioni

appaltanti;

la Società Organismi Attestazione (SOA), di attestazione

e qualificazione delle aziende con il compito

istituzionale di accertare e attestare l'esistenza, per

chi esegue lavori pubblici, dei necessari elementi di

qualificazione, compresa la regolarità contributiva;

le amministrazioni pubbliche concedenti, anche ai

sensi dell'articolo 90, comma 9 del decreto legislativo

9 aprile 2008, n. 81;

le amministrazioni pubbliche procedenti, i concessionari

e i gestori di pubblici servizi che agiscono ai

sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28

dicembre 2000, n. 445;

l'impresa o il lavoratore autonomo in relazione alla

propria posizione contributiva o, previa delega

dell'impresa o del lavoratore autonomo medesimo,

chiunque vi abbia interesse;

le banche o gli intermediari finanziari, previa delega

da parte del soggetto titolare del credito, in relazione

alle cessioni dei crediti certificati utilizzando la

Piattaforma elettronica di certificazione dei crediti.

Come funziona+

A decorrere dal 1° luglio 2015, con l'entrata in vigore

del decreto ministeriale 30 gennaio 2015, emanato

in attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge 20

marzo 2014, n. 34, la verifica della regolarità contributiva

avviene con modalità esclusivamente telematiche

e in tempo reale. L'esito positivo della verifica

di regolarità genera il Durc online con validità di 120

giorni dalla richiesta.

Se la procedura non fornisce in tempo reale un esito

di regolarità, ciascuno degli enti provvede a trasmettere

tramite PEC all'interessato o al soggetto da esso

delegato l'invito a regolarizzare entro un termine

non superiore a 15 giorni dalla notifica dell'invito

medesimo.

La verifica è effettuata nei confronti dei soggetti ai

quali è richiesto il possesso del Durc: datore di lavoro,

con riguardo a tutte le tipologie di rapporti di

lavoro subordinato e autonomo, compresi quelli

relativi ai soggetti tenuti all'iscrizione obbligatoria

alla Gestione Separata di cui all'articolo 2, comma 26

della legge 22 marzo 1995, n. 335; lavoratori autonomi.

Nel caso in cui al codice fiscale per il quale è richiesta

la verifica risulti associato un Durc online in corso di

validità, il sistema rinvia allo stesso documento (articolo

6, comma 3, decreto ministeriale 30 gennaio

2015).

Il Durc online può essere utilizzato, entro il periodo

di validità, in tutti i procedimenti in cui sia richiesto.

Per tutto il medesimo periodo è inibita la possibilità

di attivare una nuova interrogazione per lo stesso

codice fiscale.

Il Durc online è liberamente consultabile oltre che

dal soggetto che lo ha richiesto anche da chiunque

vi abbia interesse.

Durc e dichiarazione di adesione alla definizione

agevolata

Nell’ambito dell’elencazione tassativa dei requisiti di

regolarità disciplinati all’art. 3 del decreto ministeriale

30 gennaio 2015, si colloca la previsione di cui

all’art. 54 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50

convertito dalla legge 21 giugno 2017, n. 96 quale

disciplina speciale che, in presenza di dichiarazione

di adesione alla definizione agevolata dei carichi

affidati agli Agenti della Riscossione ai sensi dell’art.

6 del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, convertito,

con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2016,

n. 225, consente al contribuente di ottenere, rispetto

ai predetti carichi, un esito di regolarità nel periodo

intercorrente tra la data di presentazione della

dichiarazione di adesione e quella di scadenza della

prima o unica rata (comma 1), ferma restando la

sussistenza di tutti gli altri requisiti previsti dal

richiamato art. 3.

La regolamentazione di cui all’articolo 54, comma 1,

del d. l. n. 50/2017, si applica anche alle ipotesi di

definizione agevolata disciplinate dall’articolo 1

P M I 61


Inail

Denunce di infortunio e malattia professionale,

nel nuovo numero di Dati Inail la

prima fotografia del 2019

Dall’analisi dei dati provvisori rilevati allo scorso 31

dicembre, l’andamento infortunistico risulta sostanzialmente

stabile (+0,1%) rispetto all’anno precedente,

mentre i casi mortali sono stati 44 in meno

(-3,9%). In aumento del 2,9% le patologie di origine

lavorativa denunciate all’Istituto

Denunce di infortunio e malattia professionale, nel

nuovo numero di Dati Inail la prima fotografia del

2019

ROMA - Il nuovo numero del periodico Dati Inail,

curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto,

scatta la prima fotografia dell’andamento di

infortuni sul lavoro e malattie professionali nel

2019. Dall’analisi sui dati provvisori non consolidati

rilevati al 31 dicembre scorso – che riguardano

esclusivamente i casi denunciati all’Inail e non la

loro definizione amministrativa, che sarà disponibile

in occasione della presentazione della Relazione

annuale del presidente di metà anno – emerge una

sostanziale stabilità del numero complessivo degli

infortuni, in crescita dello 0,1% rispetto al 2018, da

640.723 a 641.638. Concentrando l’attenzione sui

casi mortali, le denunce sono state 44 in meno, da

1.133 a 1.089 (-3,9%), mentre le patologie lavoro-correlate

denunciate all’Istituto sono state

61.310, 1.725 in più rispetto ai 12 mesi precedenti

(+2,9%).

Gli incrementi percentuali maggiori in Sardegna,

Basilicata e Umbria. I dati evidenziano a livello

nazionale un incremento dei casi avvenuti “in itinere”,

nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e

il luogo di lavoro, che sono passati da 98.446 a

100.905 (+2,5%), mentre quelli “in occasione di

lavoro” sono passati da 542.277 a 540.733 (-0,3%).

Tra gennaio e dicembre del 2019 il numero degli

infortuni denunciati è diminuito dello 0,05% nella

gestione Industria e servizi (dai 501.740 casi del

2018 ai 501.496 del 2019) e dell’1,5% in Agricoltura

(da 33.180 a 32.692), mentre è aumentato dell’1,6%

nel Conto Stato (da 105.803 a 107.450). L’analisi territoriale

evidenzia un aumento delle denunce d’infortunio

sul lavoro nel Nord-Ovest (+0,1%), nel

Centro (+1,2%) e nelle Isole (+0,5%), e una diminuzione

nel Nord-Est (-0,1%) e al Sud (-0,8%). Tra le

regioni con i maggiori incrementi percentuali spiccano

Sardegna (+4,2%), Basilicata (+2,7%), Umbria

(+2,2%) e Marche (+2,1%), mentre i decrementi

maggiori sono quelli rilevati in Molise (-6,9%), Valle

d’Aosta (-4,0%) e Abruzzo (-3,7%).

Nel 2018 quasi il doppio di vittime in incidenti plurimi.

La riduzione delle denunce di casi mortali

riguarda invece quasi esclusivamente quelli occorsi

“in itinere”, che nel 2019 sono stati 41 in meno

rispetto all’anno precedente (da 347 a 306), mentre

quelli avvenuti “in occasione di lavoro” sono stati

783, soltanto tre in meno rispetto ai 786 denunciati

nei 12 mesi precedenti. La flessione è comunque da

ritenere poco rassicurante e il raffronto tra i due

anni poco significativo in quanto il 2018 si è contraddistinto,

soprattutto, per il maggior numero di

“incidenti plurimi”, ovvero gli eventi che causano la

morte di almeno due lavoratori, che per loro natura

ed entità possono influenzare l’andamento del

trend infortunistico. I 24 incidenti plurimi avvenuti

tra gennaio e dicembre del 2018, infatti, hanno causato

82 vittime, quasi il doppio dei 44 lavoratori

deceduti nei 19 incidenti plurimi avvenuti nel 2019.

Il fenomeno tecnopatico in crescita nell’Industria e

servizi. Le denunce di malattia professionale nel

2019 sono aumentate, da 47.424 a 49.378 (+4,1%),

solo nella gestione Industria e servizi, in cui è concentrato

l’80,6% delle patologie denunciate, mentre

sono diminuite in Agricoltura, da 11.491 a 11.294

(-1,7%), e nel Conto Stato, da 670 a 638 (-4,8%).

L’aumento ha riguardato il Nord-Est (+2,0%), il

Centro (+2,4%), dove è denunciato un caso su tre, il

Sud (+2,9%) e le Isole (+11,1%). Il Nord-Ovest, come

rilevato da Dati Inail, si distingue invece per un calo

dell’1,4%. Le malattie del sistema osteo-muscolare e

del tessuto connettivo (38.492 casi), del sistema

nervoso (6.678, con una prevalenza della sindrome

del tunnel carpale) e dell’orecchio (4.311) continuano

a rappresentare, anche nel 2019, le prime tre

patologie lavoro-correlate denunciate, seguite da

quelle del sistema respiratorio (2.809) e dai tumori

(2.458). Queste cinque malattie rappresentano

quasi il 90% del totale dei casi denunciati all’Inail.

del decreto-legge 16 ottobre

Incentivi alle imprese, dal 16 aprile l’inserimento

online delle domande per accedere ai

fondi del bando Isi 2019

La prima fase della procedura telematica per l’assegnazione

di oltre 250 milioni di euro, messi a disposizione

dall’Inail con la decima edizione dell’iniziativa, proseguirà

fino al 29 maggio. Dal 5 giugno sarà possibile

scaricare il codice identificativo da utilizzare in occasione

del “click day”

Incentivi alle imprese, dal 16 aprile l’inserimento online

delle domande per accedere ai fondi del bando Isi 2019

ROMA - Prenderà il via il prossimo 16 aprile la procedura

telematica per l’assegnazione degli oltre 250 milioni

di euro di incentivi a fondo perduto che l’Inail ha messo

a disposizione con il bando Isi 2019, decima edizione

dell’iniziativa con cui l’Istituto dal 2010 ha stanziato

complessivamente quasi due miliardi e mezzo di euro

per contribuire al miglioramento dei livelli di salute e

sicurezza nelle imprese.

I fondi ripartiti in budget regionali. Durante la prima

fase della procedura, che si concluderà alle ore 18 del

29 maggio, tutte le aziende, anche individuali, iscritte

alla Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura,

potranno inserire e salvare la propria domanda

di accesso al contributo nell’area dedicata ai servizi

online sul portale Inail. Dal 5 giugno le imprese i cui

progetti hanno raggiunto la soglia minima di ammissibilità

potranno effettuare il download del proprio

codice identificativo, che dovrà essere utilizzato in

occasione del “click day”, il giorno di apertura dello

sportello telematico per l’inoltro delle domande, la cui

data sarà comunicata sempre a partire dal 5 giugno. Gli

incentivi, ripartiti in budget regionali, saranno poi assegnati

fino a esaurimento, secondo l’ordine cronologico

di ricezione delle domande.

Cinque assi di finanziamento, al secondo possono

accedere anche gli enti del terzo settore. Il contributo

può coprire fino al 65% delle spese sostenute per ogni

progetto ammesso, sulla base dei parametri e degli

importi minimi e massimi specificati per ciascuno dei

cinque assi di finanziamento previsti, differenziati in

base ai destinatari e alla tipologia dei progetti che

saranno realizzati. All’Asse 1, in particolare, sono assegnati

96.226.450 euro, suddivisi in 94.226.450 euro per

i progetti di investimento e due milioni per i progetti di

adozione di modelli organizzativi e di responsabilità

sociale. I fondi dell’Asse 2, ai quali possono accedere

anche gli enti del terzo settore, sono invece pari a 45

milioni di euro, destinati a sostenere la realizzazione di

progetti per la riduzione del rischio da movimentazione

manuale dei carichi.

Sessanta milioni per la bonifica dell’amianto, 10 per le

microimprese di pesca e fabbricazione mobili, 40 per il

settore agricolo. Lo stanziamento dell’Asse 3, per progetti

di bonifica da materiali contenenti amianto, è pari

a 60 milioni di euro.

P M I 62



FONTE PMI INFORMAZIONI PER LE INDUSTRIE

FONTE INFORMAZIONI PER LE INDUSTRIE

Patent box: tassazione agevolata sui redditi

derivanti dall’utilizzo di taluni beni immateriali

Cos'è

Patent Box è un regime opzionale di tassazione per i

redditi d'impresa derivanti dall’utilizzo di software

protetto da copyright, di brevetti industriali, di disegni

e modelli, nonché di processi, formule e informazioni

relativi ad esperienze acquisite nel campo

industriale, commerciale o scientifico giuridicamente

tutelabili (Legge 23 dicembre 2014, n. 190, articolo

1, commi da 37 a 45).

Come funziona

Possono esercitare l’opzione i soggetti titolari di

reddito d’impresa, indipendentemente dal tipo di

contabilità adottata e dal titolo giuridico in virtù del

quale avviene l’utilizzo dei beni.

L’opzione deve essere esercitata nella dichiarazione

dei redditi relativa al primo periodo d’imposta per il

quale si intende optare per la stessa, è valida per

cinque periodi di imposta, è irrevocabile e rinnovabile.

Con l’entrata in vigore dell’articolo 4 del decreto

legge 30 aprile 2019, n. 34, sono state introdotte

misure per la semplificazione delle procedure di fruizione

del patent box con le quali i beneficiari dell’agevolazione

possano ora scegliere, in alternativa alla

procedura preventiva per un accordo in contradditorio

con l’Agenzia delle entrate, di determinare e

dichiarare direttamente il reddito agevolabile rimandando

il relativo confronto con l’amministrazione

finanziaria alla successiva fase di controllo.

Condizione necessaria per l’esercizio di tale facoltà è

che i soggetti che esercitano l’opzione riportino le

informazioni necessarie alla determinazione del reddito

agevolabile in un’idonea documentazione e ne

diano comunicazione del possesso nella dichiarazione

relativa al periodo d'imposta per il quale si beneficia

dell'agevolazione.

Le agevolazioni

Attraverso l’esercizio di tale regime di tassazione le

imprese, che svolgono attività di ricerca e sviluppo,

possono escludere dalla base imponibile il 50% dei

redditi derivanti dall’utilizzo, anche congiunto, di

determinati beni immateriali (software protetto da

copyright, brevetti industriali, disegni e modelli,

processi, formule e informazioni relativi a esperienze

acquisite nel campo industriale, commerciale o

scientifico giuridicamente tutelabili) o dalla cessione

degli stessi beni immateriali qualora il 90% del “ricavato”

venga reinvestito nella manutenzione o nello

sviluppo di altri beni immateriali prima della chiusura

del secondo periodo di imposta successivo a

quello nel quale si è verificata la vendita.

Gli obiettivi

Il regime ha l’obiettivo di rendere il mercato italiano

maggiormente attrattivo per gli investimenti nazionali

ed esteri di lungo termine, tutelando al contempo

la base imponibile italiana, in quanto:

incentiva la collocazione in Italia dei beni immateriali

attualmente detenuti all’estero da imprese italiane

o estere;

incentiva il mantenimento dei beni immateriali in

Italia, evitandone la ricollocazione all’estero;

favorisce l’investimento in attività di ricerca e sviluppo.

Riferimenti normativi

Il regime si pone in continuità con i modelli progressivamente

introdotti in altri Stati membri della

Comunità Europea (Belgio, Francia, Gran Bretagna,

Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna) ed è conforme ai

principi elaborati in ambito OCSE con riferimento

alla disciplina fiscale per la tassazione dei proventi

derivanti dall’utilizzo dei beni immateriali.

Il decreto "Patent Box" del 28 novembre 2017 emesso

di concerto con il Ministro dell’Economia e delle

Finanze (recante le disposizioni di revisione del precedente

decreto del 30 luglio 2015), è stato adottato

in attuazione dell’art. 1, commi 37 – 43, della Legge

23 dicembre 2014, n. 190 (Legge di Stabilità 2015),

come modificato dal Decreto-Legge 24 gennaio

2015, n. 3 (Investment Compact), convertito, con

modificazioni, dalla Legge 24 marzo 2015, n. 33, e dal

Decreto-Legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con

modificazioni, dalla Legge 21 giugno 2017, n. 96.

Rilancio aree di crisi industriale (Legge

181/89)

Cos’è

L’intervento di cui alla legge 15 maggio 1989, n. 181

è finalizzato al rilancio delle attività industriali, alla

salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei

programmi di investimento e allo sviluppo imprenditoriale

delle aree colpite da crisi industriale e di settore.

La riforma della disciplina degli interventi di reindustrializzazione

delle aree di crisi, di cui all’art. 27 del

decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, ha previsto

l’applicazione del regime di aiuto di cui alla legge n.

181/1989 sia nelle aree di crisi complessa, sia nelle

situazioni di crisi industriali diverse da quelle complesse

che presentano, comunque, impatto significativo

sullo sviluppo dei territori interessati e sull'occupazione.

In questo secondo caso si parla di aree di

crisi non complessa.

Con decreto ministeriale 7 dicembre 2017 si è provveduto

ad adeguare il decreto ministeriale 9 giugno

2015 alle nuove disposizioni comunitarie in materia

di delocalizzazione introdotte dal regolamento (UE)

n. 1084/2017, che modifica il Regolamento (UE) n.

651/2014.

Con decreto ministeriale 30 agosto 2019 sono stati

stabiliti i termini, le modalità e le procedure per la

presentazione delle domande di accesso, nonché i

criteri di selezione e valutazione per la concessione

ed erogazione delle agevolazioni in favore di programmi

di investimento finalizzati alla riqualificazione

delle aree di crisi industriali, in sostituzione della

disciplina attuativa recata dal DM 9 giugno 2015 e ai

sensi dell’articolo 29, commi 3 e 4, del decreto-legge

30 aprile 2019, n. 34 (DL Crescita). Con la circolare n.

10088 del 16 gennaio 2020 sono state fornite le indicazioni

sui criteri e le modalità di concessione delle

agevolazioni.

A chi si rivolge

Sono ammissibili alle agevolazioni le imprese costituite

in forma di società di capitali, le società cooperative

e le società consortili, sono altresì ammesse le

reti di imprese mediante il ricorso allo strumento del

contratto di rete.

Cosa finanzia

Sono ammissibili alle agevolazioni le iniziative che:

prevedano la realizzazione di programmi di investimento

produttivo e/o programmi di investimento

per la tutela ambientale, eventualmente completati

da progetti per l’innovazione dell’organizzazione e/o

alla formazione del personale, con spese ammissibili

non inferiori a 1 milione di euro; nel caso di programma

d’investimento presentato nella forma del contratto

di rete, i singoli programmi d’investimento

delle imprese partecipanti alla rete devono prevedere

spese ammissibili complessive non inferiori a

400.000,00 euro;

comportino un incremento degli addetti dell’unità

produttiva oggetto del programma di investimento.

Le agevolazioni

Le agevolazioni sono concesse nella forma del contributo

in conto impianti, dell’eventuale contributo

P M I 64



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