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28
Periodico bimestrale online edito dall’Automobile Club d’Italia - Anno VI - n.28 - marzo-aprile 2020
In Primo Piano
ADAS e sicurezza stradale
Studio del Dutch Safety Board
Test AAA sugli AEBS
Le proposte di ACI ed Euro NCAP
Articoli da pagina 2
Guida autonoma
PAsCAL: il ruolo dei simulatori
Roadmap ACEA per auto driverless
Articoli da pagina 12
Hi-Tech
ADAS in progress
Gli attuali sistemi di assistenza alla guida (ADAS) non sono infallibili
e impongono ai conducenti adeguata formazione e costante controllo
Premio EPSA all'infomobilità ACI
Articolo a pagina 20
Trasporto Collettivo
Nuovi tram-bus fuel cell a Pau
Convegno ASSTRA: gli ITS nel TPL
Articoli da pagina 22
Logistics & beyond
DHL: ipotesi "tube logistic"
Un carrello della spesa sostenibile
La nuova gamma di autocarri MAN
Articoli da pagina 28
Urbanistica
Eco-città: da Friburgo a Woven City
Articoli da pagina 36
Ambiente
L'inquinamento nel bacino padano
Tecnologie per l'idrogeno "green"
Articoli da pagina 45
Eventi
Celebrati a Torino i 115 anni dell'ACI
Articolo a pagina 50
Studi e Ricerche
L'autotrasporto in 100 numeri
Articolo a pagina 54
Foto: Mercedes-Benz
Statistiche
Mercato autovetture 2019
Articolo a pagina 58
APP Parade
Spotter
Articolo a pagina 66
In Primo Piano
STUDIO DEL DUTCH SAFETY BOARD SUI RISCHI CONNESSI ALLA DIFFUSIONE DEGLI ADAS
Innovazione tecnologica
ma con più responsabilità
di Paolo Benevolo
Una situazione
paradossale, in cui
quegli stessi dispositivi hitech
che grazie ai progressi
dell’automazione sono
deputati a supportare le
principali manovre di guida,
eseguendo automaticamente
attività relativamente
semplici a un livello di
sicurezza elevato e costante,
richiedono per altro verso
un monitoraggio continuo
da parte dei conducenti
umani, che devono restare
“sempre pronti” nel caso in
cui il “sistema” non sappia
cosa fare o intervenga
nel modo sbagliato. Una
situazione che comporta
serie difficoltà, considerato
il fatto che l’automazione
I sistemi avanzati di assistenza alla guida
impongono ai conducenti un nuovo ruolo
di “controllore del processo” che richiede
molta attenzione e molta concentrazione.
riduce i livelli di attenzione
e che sulla strada i margini
di tempo per evitare un
incidente sono quasi sempre
minimi: in pochi decimi di
secondo, in buona sostanza,
il conducente di un moderno
autoveicolo dotato di ausili
automatici alla guida deve
comprendere se è necessario
il proprio intervento
e fornire una risposta
adeguata.
A puntare il dito sui rischi
che si accompagnano alla
diffusione dei sistemi
avanzati di assistenza
alla guida (ADAS) è un
recente studio realizzato
nei Paesi Bassi dal Dutch
Safety Board, con il
significativo titolo “Chi
è al comando? Sicurezza
stradale e automazione
nel traffico stradale”.
Basato sui risultati di
analisi condotte per due
anni sugli incidenti reali,
questo studio ha messo in
luce i limiti connaturati
all’attuale livello di sviluppo
tecnologico degli ADAS,
da cui prendono origine
diverse criticità nella guida
quotidiana in grado di
vanificare l’attesa riduzione
dell’incidentalità stradale
da tempo associata alla loro
diffusione.
Una serie di rischi per
gli utenti della strada
che, secondo gli esperti
dell’autorevole ente
olandese, sono oggi poco
riconosciuti, sottostimati e
gestiti in modo insufficiente
(guarda il video).
Guidare i nuovi autoveicoli
equipaggiati con ADAS,
del tutto incomparabili in
termini tecnici con i loro
predecessori di soli pochi
2
marzo-aprile 2020
In Primo Piano
decenni fa, è diventato
infatti più difficile e più
facile nello stesso tempo.
Per un verso, le nuove
automobili sul mercato
sono in grado di svolgere
numerose attività al posto
del conducente come, ad
esempio, svoltare, frenare
e accelerare. Gli ADAS
svolgono queste azioni
in base ai molteplici dati
che vengono raccolti da
un sofisticato apparato
di sensori ed elaborati
mediante complessi
algoritmi, portando così
il “sistema” ad assumere
autonomamente decisioni.
Per altro verso, come
scrivono gli esperti del
Dutch Safety Board: “I
veicoli di questo tipo
dispongono di talmente
tanti hardware e software
che sono praticamente
dei computer con le ruote
(o vere e proprie “scatole
nere”, come si legge più
avanti nello studio, n.d.r.).
Il che, nella pratica, ha
conseguenze profonde per
i conducenti, per gli altri
utenti della strada e per le
infrastrutture. Ciò comporta
cambiamenti radicali nella
natura dell’automobile:
una trasformazione che,
come nel caso di qualsiasi
innovazione, non solo offre
progressi, ma anche nuovi
rischi per la sicurezza”.
La guida di un veicolo
equipaggiato con ADAS,
infatti, non richiede più da
parte del conducente un
costante impegno attivo,
ma assegna piuttosto a
quest’ultimo un ruolo che
lo studio olandese definisce
espressamente in termini di
“controllore del processo”.
Se occasionalmente il
sistema coglie di sorpresa
il conducente con
interventi improvvisi o,
inaspettatamente, non entra
in funzione al momento
opportuno o nel modo più
adeguato la domanda “chi è
al volante?” diventa dunque
una “domanda cruciale”,
come affermano gli autori
dello studio.
Tanto più che nei
prossimi anni in attesa
dell’allettante quanto
futuristica prospettiva
dell’auto autonoma, in cui
il conducente è del tutto
superfluo e l’auto si guida
da sola, mentre i passeggeri
a bordo si occupano di
qualcosa di completamente
diverso, dovremo assistere
sulle nostre strade ad
una situazione “ibrida”,
in cui i veicoli saranno
controllati sia dagli umani
sia dalle macchine. “Una
combinazione rischiosa
a causa della crescente
interazione tra umani e
veicoli”, avvertono gli
esperti, “il cui grado potrà
variare a seconda del tipo
di ADAS e che può cambiare
ulteriormente nel tempo in
seguito ad aggiornamenti
dei software”.
Il concetto di “innovazione
responsabile”, richiamato
in conclusione dal Dutch
Safety Board, si concretizza
dunque in un invito,
rivolto tanto all’industria
automobilistica quanto ai
governi, perché valutino
in modo più approfondito i
rischi che possono derivare
dalle innovazioni di settore
e dimostrino maggiore
trasparenza sugli effettivi
risultati conseguiti nel
migliorare la sicurezza
stradale, prendendo in
crescente considerazione il
ruolo dei conducenti umani
e l’interazione uomomacchina.
Un appello alla
responsabilità, sottolinea lo
studio, oggi indispensabile
per poter sfruttare in pieno
il potenziale contributo
offerto dell’innovazione
tecnologica alla sicurezza
stradale, nell’interesse
dell’obiettivo europeo “zero
vittime della strada entro il
2050”.
Le raccomandazioni del
DUTCH SAFETY BOARD
Ai produttori automobilistici e alle organizzazioni ombrello OICA e ACEA:
1. Dimostrare che lo sviluppo e l’introduzione degli ADAS sta avvenendo secondo i principi di innovazione responsabile.
Alle associazioni BOVAG e RAI:
2. Assicurarsi che i membri BOVAG forniscano ai loro clienti istruzioni complete sulle possibilità e sulle limitazioni dei loro veicoli
equipaggiati con ADAS. E assicurarsi che i membri BOVAG siano in grado di farlo.
Al Ministro delle Infrastrutture e della Gestione delle Risorse Idriche:
3. Prendere iniziativa nel quadro dell’UNECE per inserire i fattori umani e l’innovazione responsabile all’ordine del giorno.
4. Sostenere le iniziative di Euro NCAP volte a rendere i fattori umani e l’informazione del consumatore sugli ADAS una parte integrante
della valutazione della sicurezza del veicolo (sistema a stelle Euro NCAP).
5. Migliorare le possibilità di apprendimento dagli incidenti stradali in generale e del ruolo degli ADAS in particolare e intraprendere misure
volte a migliorare la sicurezza stradale sulla base dei risultati dello studio.
6. Nell’ambito della Commissione europea, affermare che le normative sui veicoli devono essere in linea con l’attuale generazione di ADAS
(SAE livello 2 e inferiore). La responsabilità di dimostrare che i nuovi ADAS migliorano la sicurezza deve essere posta chiaramente nelle
mani dei produttori. Inoltre, occorre incentrare l’attenzione sull’introduzione di requisiti in materia di fattori umani, formazione degli
utenti, accesso ai dati degli ADAS dopo gli incidenti e indagine sugli incidenti da parte dei produttori.
marzo-aprile 2020 3
Content
In Primo Piano 3 MANAGING SAFETY RISKS
Considerations
Who is in control?
The introduction and deployment of ADAS entails changes for automobiles and road
traffic in general. These changes may introduce new types of safety risks. Risks are
inherent to innovation, but risks must be managed. This chapter describes how various
types of risks are currently managed by the parties involved.
Road safety and automation in road traffic
Fundamental changes to the nature of carsChap. H.4 4
The Pubblichiamo consequence of di seguito technological in traduzione developments italiana in semi-automated l'Executive Summary vehicles is del that
some recente decisions studio in vehicles realizzato that dagli participate esperti in traffic del Dutch are now Safety taken Board by technology. in cui sono
rise analizzati to new ed interactions evidenziati between i principali computers, rischi drivers attualmente and other connessi road users, alla see
adjusment bijsturen
toelating approval
This
gives
Figure 4. The roles and tasks of Chap. H.5 drivers 5 change substantially Chap. H.4 4 when ADAS is deployed in
diffusione degli ADAS, in mancanza di un più responsabile approfondimento
with many del valore more interactions dell'innovazione than a non-automated tecnologica nel car. settore The changes automotive, in roles and
vehicles. The driver becomes more of an ‘operator’ than an ‘active driver’, and has to
deal
tasks del become ruolo dei more conducenti far-reaching umani as the e monitoring car dell'interazione is equipped with uomo-macchina.
more and more complex
ADAS.
Chap. H.5 5
Other road users
Driver
Infrastructure
ontwerp design
Other road users
Driver
Risk Cclusters
ome suggerito dal nome, i Sistemi avanzati di assistenza alla
identified guida (ADAS) five risk clusters sono based sistemi on accident che assistono investigations, il conducente
literature studies
Automation in road traffic goes hand in hand with the introduction of new road safety
risks. We
and nello interviews svolgimento with experts: delle attività di guida primarie. Gli ADAS osservano
l'ambiente attraverso i sensori e sono in grado di assumere
il comando della velocità o della direzione di guida sotto la
• immaturity of systems
• drivers as operators
• responsabilità interaction between della vehicles persona and drivers al volante. I sistemi di questo tipo
• sono dynamic anche development in grado of automation di avvisare (updates) il conducente in situazioni ritenute
cybersecurity pericolose dal sistema.
•
L'automazione nel traffico stradale può aiutare a migliorare la sicurezza
stradale, ma anche generare nuovi rischi per la sicurezza. Sulla
base delle indagini sugli incidenti, - 29 - dei dibattiti con esperti e di
un riesame della letteratura, il Dutch Safety Board ha individuato
una serie di tipologie di nuovi rischi che non sono stati ancora sufficientemente
riconosciuti o gestiti. Quando vengono immessi sul
mercato, gli ADAS non sono ancora completamente maturi. Ciò significa
che in seguito al permesso di utilizzo sulle strade pubbliche,
essi sono soggetti a ulteriori sviluppi. Oltre alla mancanza di conoscenze
tra i conducenti, si presentano facilmente situazioni in cui
i conducenti non comprendono perché il veicolo risponde oppure
non risponde in un determinato modo. Inoltre, i conducenti dei veicoli
dotati di ADAS svolgono un ruolo diverso rispetto ai conducenti
delle auto convenzionali, ossia il ruolo di operatore. La gamma
di attività previste da questo ruolo comporta il rischio che i conducenti
siano meno attenti e reagiscano troppo lentamente. L'automazione
ci rende meno attenti. Al contempo, in termini legali, il
conducente continua a essere il responsabile, anche se il veicolo interviene
e/o se il conducente guida secondo il presupposto che il
veicolo sta di fatto guidando autonomamente. Si tratta di un punto
di conflitto e comporta dei rischi.
I progressi nell'automazione comportano inoltre che le auto con
ADAS siano diventate sempre più dei computer su ruote. Ne consegue
che i rischi insiti nei computer sono stati introdotti in maniera
crescente nelle auto equipaggiate con ADAS. Tra questi vi sono
i rischi legati alla sicurezza informatica e il rischio che non vengano
effettuati aggiornamenti essenziali per la sicurezza. Gli aggiornamenti
stessi possono infatti rappresentare un rischio specifico,
ADAS
Infrastructure
Figure Interazione 4: Interactions uomo-macchina between drivers and their in environments auto tradizionali when driving e a dotate conventional di ADAS. car (left) or a car
Alfa Romeo
equipped with ADAS (right).
Stelvio
Summary
qualora modifichino il funzionamento degli ADAS e quindi il comportamento
di guida del veicolo, senza che il conducente sia pienamente
consapevole di tale
Recommendations
cambiamento.
Innovazione responsabile
In tutte le sue
Abbreviations
indagini, il Dutch Safety Board realizza un quadro di
riferimento. Tale quadro stabilisce gli standard che i vari attori sono
tenuti a rispettare al fine di gestire i rischi legati alla sicurezza
in un determinato
1
campo. Fondamentalmente, tale quadro di riferimento
è una questione di innovazione responsabile.
Introduction
Per arrivare all'innovazione responsabile, sin dall'inizio della fase
di progettazione,
2
è fondamentale che vengano prese in considerazione
le questioni legate alla sicurezza. È inoltre fondamentale
Reference
framework
che l'attenzione non si concentri esclusivamente sulla sicurezza
dell'innovazione 3 tecnologica stessa, ma anche sulla combinazione
Managing
tra tecnologia safety e risks utente. Occorre evitare che l'innovazione venga
considerata come una questione esclusivamente tecnologica: l'aspetto
umano è certamente altrettanto importante. Ciò a sua vol-
4
Bottlenecks in
the safe introduction
ta significa che i produttori di qualsiasi nuova tecnologia hanno
and deployment of
ADAS
la responsabilità nei confronti degli utenti di informarli dei rischi.
I nuovi rischi devono essere stimati in anticipo e mitigati per
5
Bottlenecks quanto possibile. L'innovazione sicura è un processo graduale con
monitoring and
adjustment
costanti aggiustamenti sulla base del monitoraggio e della valutazione.
I produttori devono dimostrare che le loro innovazioni sono
sicure (trasparenza) 6 e i dati sugli incidenti devono essere messi
Conclusions
a disposizione. Il governo deve avere la volontà ed essere pronto
a intervenire quando una nuova tecnologia, tutto sommato, comporta
situazioni
7
potenzialmente insicure.
Recommendations
Sulla base di questo quadro, il Dutch Safety Board ha individuato
alcune problematiche in termini di progettazione, politica,
regolamentazione e supervisione, disponibilità dei dati e capacità
di
References
apprendimento.
Progettazione
Honda Civic Land Rover Discovery Peugeot 508 Toyota C-HR
Audi A6 Hyundai i30 Lexus ES Peugeot Rifter Toyota Yaris
Audi Q3 Hyundai Nexo Mazda 6 Range Rover Velar Toyota Corolla
BMW 5 series Hyundai Santa Fe Mercedes-Benz A-Class Renault Koleos Toyota RAV4
BMW X5 Jaguar E-pace Mercedes-Benz C-Class Subaru Impreza Volvo S60
Citroën
Berlingo
Jaguar F-pace Mercedes-Benz X-Class Subaru XV Volvo S90
DS 7 Crossback Jaguar I-pace Mitsubishi Eclipse Cross Suzuki Jimny Volvo V60
Ford Focus Jeep Compass Nissan Leaf Tesla Model 3 Volvo V90
I produttori Appendices introducono nuovi sistemi perché la tecnologia lo consente
e per rendere le auto più accattivanti per i loro clienti. La sicurezza
stradale non è un principio di base sin dalle prime fasi della
progettazione e il conducente che deve utilizzare l'innovazione
non viene preso sufficientemente Opel/Vauxhall in Insignia considerazione. Inoltre, oggi
i veicoli non sono progettati in modo tale da mantenere condizioni
di sicurezza per l'intero loro ciclo di vita. Lo scambio di conoscenze
e la trasparenza non sono prassi comuni nel settore.
Ford Mustang Kia Stinger Opel Combo Tesla Model S Volvo XC40
Ford Tourneo
Connect
Opel/Vauxhall Ampera-e Tesla Model X Volvo XC60
Table 1: Overview of cars equipped with ADAS as standard (as of April 2019).
Share
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
VW Arteon
VW Touareg
VW T-Roc
0%
2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
AEB
Adaptive cruise control
Figure 2: Two versions Diffusione of ADAS AEB in new e ACC cars. nelle (Source: nuove BOVAG) autovetture.(Fonte: BOVAG).
4
marzo-aprile 2020
- 19 -
Complexity of software
Number of lines of code
In Primo Piano
10 2 10 3 10 4 10 5 10 6 10 7 10 8 10 9
1977
100
1981
50.000
2008
1 - 10 million
Present
50 - 100 million
Future
200 - 300 million
Incremento della complessità dei software espresso in numero di linee di codice.(Fonte: elaborazione Dutch Safety Board su dati C’T Magazine).
Figure 13: Increase in the amount of software in cars. (based on data obtained from C’t magazine 101 )
Politica
assolutamente quale specifico ADAS è presente sulle autovetture
né se i sistemi erano attivati. Risulta inoltre poco chiaro in che
Le politiche olandese ed europea mirano a incoraggiare e a rendere
obbligatoria l'installazione degli ADAS. Ciò è motivato dall'am-
modo ogni tipo di ADAS influisce sulla sicurezza. Manca un moni-
It takes a long time to develop a new model car, often requiring several years before the
new bizione model di ridurre rolls il numero off di vittime the di production incidenti stradali. line. Tuttavia, Software toraggio development, e una valutazione costanti on dopo the l'introduzione other hand, di queste is
non vi è una idea elaborata sul livello di sicurezza richiesto in relazione
alla portata e alla direzione desiderate dell'innovazione. gli ADAS potrebbe essere integrato nelle ordinarie indagini sugli
nuove tecnologie. Il monitoraggio degli incidenti che coinvolgono
usually an iterative development process, whereby the design, assembly, testing and
roll-out Non vi sono phases analisi del are rischio alternated sistematiche e non and è stato run mai partly stabilito
come è possibile mitigare il rischio o cosa occorre per ottenere avanti il Rijkswaterstaat (Il Direttorato generale per i lavori pubbli-
in incidenti. parallel. Uno These sviluppo two positivo worlds a questo have proposito now è che come d'ora in
together misure di mitigazione. in the Inoltre, automotive nel quadro della industry. politica, non On viene the one ci e la hand, gestione delle there risorse is idriche) the world ha commissionato of the all'Istituto static,
mechanical tenuta in debita car, considerazione which does l'attuale not generazione undergo di sistemi. any changes SWOV per after la ricerca production sulla sicurezza stradale (with the un'indagine exception
sugli incidenti
mortali sulle autostrade nazionali. Esso fornisce una base per
L'attenzione del governo è concentrata principalmente sul lontano
of futuro a few in cui minor i veicoli saranno tweaks). in grado On di operare the other in modo hand, completamente
autonomo. Le attuali misure del Ministero delle Infrastrutluppando
al contempo la capacità di apprendimento.
there indagare is the il ruolo new degli reality ADAS nel of verificarsi the driving di incidenti computer,
mortali, svi-
whereby software updates implemented while the vehicle is already in use can entail
ture e della Gestione delle Risorse Idriche finalizzate a colmare il
major divario di changes conoscenze tra to i conducenti the functionalities sono passo avanti of nella the vehicle, Capacità and di apprendimento thus driving behaviour. The
direzione giusta, ma non sono sufficientemente vincolanti.
I produttori non compiono alcuna indagine sistematica sugli incidenti.
Pertanto, non
transition to driving computers has consequences for
sono
the
in grado
automotive
di imparare da eventuali
industry.
lacune
Volkswagen
Regolamentazione
currently
e supervisione
works with 70 different dei operating loro prodotti. Qualsiasi systems indagine that svolta run sugli on incidenti software è molto
In molte aree, la normativa segue gli sviluppi sociali. In tal senso, frammentata. Di fatto viene effettivamente rivelata solo una parte
dei is rischi now associati considering agli ADAS, indipendentemente how to simplify da come this essi
provided non sorprende by che almost i cambiamenti 200 tecnologici different nel settore suppliers. automobilistico
stiano
It
software landscape.
procedendo a 102 una velocità superiore rispetto alle siano stati progettati e testati. Il fatto che la prassi effettiva funzioni
come un "laboratorio vivente" è una conseguenza inevitabile
relative normative. Tuttavia, il problema non è solamente una questione
di sincronizzazione. Le norme non sono riuscite a tenere il di qualsiasi innovazione, ma l'innovazione deve comunque avvenire
in modo responsabile. È fondamentale che l'industria indaghi il
passo rispetto a una serie di aspetti legati alla sicurezza, ad esempio
All software code contains errors. To minimize these errors, the automotive industry applies
i fattori umani e la formazione degli utenti, semplicemente perché più possibile le potenziali lezioni da apprendere dagli incidenti e dagli
safe. incidenti 103 mancati, The ISO così che standard tali lezioni 104 possano requires essere apprese that
various i produttori standards e il governo prestano to ensure minore attenzione the programs a tali aspetti. are
Le normative non sono state adattate al fatto che in seguito al permesso
all'uso
dall'intera industria automobilistica.
extra attention
su strade
be
pubbliche,
paid
le
to
auto
this
sono
in
soggette
safety-critical
a ulteriori
software. Although manufacturers indicate
modifiche in seguito agli aggiornamenti. Le normative sui veicoli affermano
che i nuovi sistemi non possono rendere il traffico "meno Sia il governo olandese sia la Commissione europea si stanno im-
Effetto incerto sulla sicurezza stradale
that they comply with this standard, new software will inevitably contain errors (bugs) and
vulnerabilities sicuro" ma non specificano when in alcun it is modo introduced. come sia possibile If valutare
il livello della sicurezza degli ADAS o di altre innovazioni. Pertan-
Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, molte delle speran-
bugs or pegnando vulnerabilities per arrivare a zero are vittime discovered della strada entro after il 2050. the
introduction of the car, and they have an impact on its proper functioning or safety, they
to, non vi è alcun monitoraggio del modo in cui i produttori stimano ze sono affidate agli sviluppi tecnologici in generale e, nello specifico,
all'automazione for easily dei accessible veicoli. Tuttavia, software l'introduzione updates e l'uso di
must il rischio be e considerano resolved gli as scenari; soon i sistemi as possible. sono approvati, A mentre prerequisite
il loro effetto sulla sicurezza stradale è ignoto.
ADAS comporta nuovi rischi, molti dei quali non sono ancora sufficientemente
riconosciuti, monitorati e gestiti. Potenzialmente
is that the car must have an Over-The-Air (OTA) 105 update feature. This is currently only the
Scatola nera
gli ADAS possono influire positivamente sulla sicurezza stradale,
case in the latest and more expensive models, but is being applied more and more.
Per molti versi, gli ADAS sono come una "scatola nera". Dopo un incidente,
la polizia spesso non può accedere ai dati e non si conosce
ma ad oggi non vi sono garanzie che tale potenziale sarà veramente
utilizzato appieno.
101 C’t Magazine, Connected Cars in de fout bij cybersecurity, 2016.
102 Volkswagen, Volkswagen start car.software met 5.000 in-house ontwikkelaars, 2019.
103 British Standards Institution, Connected Automotive Ecosystems – Impact of Security marzo-aprile on Safety 2020– Code of Practice, 5
2018.
104 ISO, ISO 26262-6:2018 Road Vehicles - Functional Safety - Part 6: Product Development at the Software Level Gene,
In Primo Piano
AMERICAN AUTOMOBILE ASSOCIATION: LE LACUNE DEGLI AEBS CON RILEVAMENTO DEI PEDONI
L’assitente automatico
non è ancora infallibile
di Paolo Benevolo
Foto: AAA
l numero dei decessi
“Itra i pedoni sta
aumentando, il che dimostra
quanto importante potrebbe
essere l’impatto dei sistemi
di frenata automatica di
emergenza con rilevamento
dei pedoni in termini di
sicurezza”, ha dichiarato lo
scorso ottobre al magazine
“Traffic Technology Today”
Greg Brannon, direttore della
progettazione automobilistica
e dei rapporti con l’industria
dell’American Automobile
Association (AAA). Un
contributo fondamentale, ha
precisato, ma che richiede
ancora dal punto di vista
tecnologico ulteriori fasi di
sviluppo, ha aggiunto subito
dopo, in quanto: “I nostri
Test effettuati negli Stati Uniti dall’AAA
dimostrano che la frenata automatica
di emergenza con rilevamento dei pedoni
offre ancora prestazioni molto incostanti.
ricercatori hanno rilevato
che gli attuali sistemi sono
ben lungi dalla perfezione e
richiedono ancora l’impegno
del conducente al volante”.
In media negli Stati Uniti
perdono la vita ogni anno
sulle strade quasi 6.000
pedoni, il 16% di tutte le
vittime della strada, in
crescita costante dal 2010 ad
oggi. Un dato la cui gravità è
confermata sull’altra sponda
dell’oceano dai recentissimi
risultati europei presentati
nel rapporto ETSC (European
Transport Safety Council)
dello scorso gennaio: nel
2018 infatti sulle strade
europee sono morti 51.300
pedoni, “utenti vulnerabili”
che insieme ai ciclisti
rappresentano nel Vecchio
Continente il 29% del totale
delle vittime degli incidenti
stradali e che, seppure in
lieve diminuzione rispetto
al 2017 (-1,4%), risultano in
preoccupante aumento negli
ultimi 2 anni.
Se quello delle vittime tra i
pedoni è dunque considerato
ormai a livello globale un
problema molto serio e se i
sistemi di frenata automatica
di emergenza (AEBS) con
riconoscimento dei pedoni
installati sulle nuove
autovetture dimostrano che i
costruttori sono sulla strada
giusta, resta tuttavia ancora
da compiere un importante
passo in avanti, affinando e
perfezionando le tecnologie
oggi disponibili. Attuali
tecnologie che si dimostrano
deficitarie soprattutto nelle
ore più buie, le più pericolose
per l’incolumità di chi si
avventura a piedi sulla
strada, come rilevano tanto
le ricerche condotte dall’AAA
6
marzo-aprile 2020
In Primo Piano
negli Stati Uniti quanto il
rapporto realizzato in Europa
dall’ETSC (il 75% dei decessi
di pedoni registrati negli USA
si verifica nelle ore notturne,
mentre in Europa il rapporto
ETSC evidenzia che la maggior
parte degli investimenti dei
pedoni avviene dopo le ore 18,
momento in cui la visibilità,
per alcuni mesi dell’anno, è
inferiore).
I RISULTATI
DEI TEST AAA
Al fine di determinare lo stato
dell’arte delle tecnologie
disponibili e la reale efficacia
dei sistemi di frenata
d’emergenza automatica
in grado di riconoscere la
presenza dei pedoni, il club
automobilistico statunitense
AAA, in collaborazione
con l’Automobile Club
del Southern California’s
Automotive Research
Center, ha quindi condotto
un’accurata indagine
sul campo, valutando le
prestazioni di quattro
berline di medie dimensioni
equipaggiate con frenata
automatica di emergenza
(AEBS) con rilevamento dei
pedoni.
I test, effettuati all’interno di
un circuito chiuso utilizzando
sagome di pedoni, hanno
preso in esame, più in
particolare, i seguenti scenari:
• pedone adulto che
attraversa davanti a un
veicolo che viaggia a 32
km/h e 48 km/h durante il
giorno e a 40 km/h di notte;
• bambino che si immette
improvvisamente sulla
carreggiata tra da due auto
parcheggiate davanti a un
veicolo che viaggia a 32
km/h e 48 km/h;
• veicolo che svolta sulla
destra, su una strada
adiacente dove un pedone
adulto sta attraversando;
• due pedoni adulti ai bordi
della strada con schiena
rivolta al traffico, mentre
un veicolo si avvicina a 32
km/h e 48 km/h.
Nel complesso le prove
effettuate hanno dimostrato
che i sistemi ADAS presi
in esame hanno avuto
prestazioni migliori nel
caso dei due adulti che
attraversano di fronte a
un veicolo che viaggia a 3
2km/h durante le ore diurne,
confermando peraltro il fatto
che la velocità con cui si
verifica l’impatto è un fattore
determinante per l’esito
dell’investimento. In questa
situazione specifica i sistemi
testati hanno permesso di
evitare l’investimento nel
40% dei casi. E tuttavia, a
velocità superiori ai 48 km/h,
la maggior parte di questi
dispositivi non è stata in grado
di scongiurare la collisione.
Gli altri scenari, come
sottolinea l’AAA, si sono
dimostrati ben più difficili
da affrontare per gli
attuali sistemi AEBS con
riconoscimento dei pedoni:
• nel caso del bambino che
sbuca tra due macchine,
con una velocità del
veicolo di 32 km/h, si è
avuta una collisione l’89%
delle volte;
• subito dopo una svolta
a destra, tutti i veicoli
testati si sono scontrati
con il pedone adulto;
• nel caso dei due adulti
a bordo strada, con una
velocità del veicolo di 32
km/h, si è verificato un
investimento nell’80% di
casi;
• più in generale, infine,
i sistemi testati si sono
dimostrati inefficaci in
tutti gli scenari in cui il
veicolo viaggiava a 48km/h
e durante le ore notturne
nessuno dei sistemi ha
rilevato o ha reagito alla
presenza del pedone adulto.
Risultati significativi, quelli
emersi dall’indagine condotta
dall’AAA, che non solo
individuano le lacune degli
attuali sistemi disponibili
per prevenire l’investimento
di chi si sposta a piedi sulla
strada, ma che soprattutto
evidenziano come i conducenti
debbano mantenere sempre
la massima attenzione al
volante, anche se alla guida di
un’auto moderna equipaggiata
con i più sofisticati sistemi
oggi disponibili.
Oltre ai rischi documentati dall’AAA nelle ore notturne, in cui tutti i sistemi AEBS con rilevamento pedoni testati
hanno dato esito negativo, tra le situazioni più a rischio la presenza di un pedone subito dopo una svolta a destra.
Foto: AAA Foto: AAA
marzo-aprile 2020 7
In Primo Piano
VANTAGGI E LIMITI DEGLI AEB: LE PROPOSTE ACI ED Euro NCAP
Un frenata salvavita
in continuo progresso
di Enrico Pagliari (Coordinatore Area Professionale Tecnica ACI)
Automobile Club
L’ d’Italia da alcuni anni
propone l’obbligatorietà
dell’introduzione di serie
degli ADAS sulle autovetture
nuove, per gli indubbi
vantaggi che ne conseguono
in termini di sicurezza.
In particolare si ritiene
essenziale la presenza
del freno automatico di
emergenza (Autonomous
Emergency Braking –
AEB), come ribadito anche
nell’articolo pubblicato a pag.
6 del numero 25 della nostra
rivista Onda Verde.
I laboratori di Euro NCAP
che testano la funzionalità
di questi sistemi hanno
stimato che l’AEB di prima
Tra i problemi da affrontare: la mancanza
di standard omologativi e la necessità
di manutenzione. Resta però essenziale
un’adeguata formazione del conducente.
generazione, quello costituito
soltanto da una telecamera
ottica, riduce i sinistri di
almeno il 20-25%.
In pratica subentra ad un
errore o distrazione del
conducente almeno 2 volte su
10. I casi in cui il dispositivo
non interviene sono quelli
in cui le condizioni di
luminosità e contrasto non
sono ottimali (ore notturne,
cielo coperto, etc.).
Già i dispositivi di seconda
generazione, dichiarano i
laboratori Euro NCAP, ossia
gli Advanced Emergency
Braking System – AEBS, che
oltre ad una telecamera ottica
dispongono di un radar a
raggi infrarossi, consentono
performance migliori, con
percentuali di intervento
e subentro ad errori del
conducente variabile tra
il 30 e 40%. In questo caso
il dispositivo è capace di
individuare situazioni
pericolose anche in caso di
scarsa luminosità.
Infine la terza generazione,
che utilizza telecamera
e radar, risulta capace di
monitorare con una visuale di
180 gradi, ossia l’AEBS “vede”
non solo quello che accade
davanti al veicolo, ma anche
le situazioni che avvengono
lateralmente: le percentuali
di intervento si attestano ben
oltre il 50%.
Da evidenziare che i sistemi
AEBS, anche quelli di
prima generazione, oltre ad
evitare gli incidenti nelle
percentuali prima indicate,
riescono spesso a diminuire
la gravità del sinistro, grazie
alla riduzione della velocità
8
marzo-aprile 2020
In Primo Piano
del veicolo. In pratica non
avviene l’arresto completo
del veicolo ma la velocità
è ridotta.Le statistiche di
incidentalità ci dimostrano
che al diminuire della velocità
si riducono la gravità e le
conseguenze del sinistro.
I test Euro NCAP hanno
stimato un intervento
parziale dell’AEBS, con sola
riduzione della velocità del
veicolo in circa il 5-10% dei
casi, per i dispositivi di prima
generazione e in circa il 15-
20% per quelli di seconda.
LE CRITICITÀ
DA RISOLVERE
necessaria una normativa
di riferimento che
uniformi la nomenclatura
in relazione alle funzioni
svolte dal device. Occorre
inoltre precisarne
quantitativamente e
qualitativamente i livelli
prestazionali. Euro NCAP
e gli associati, tra i quali
ACI, hanno fatto la loro
proposta, indicando quale
standard omologativo il
superamento dei test che
oggi vengono effettuati
per valutare la sicurezza
attiva delle autovetture
(protocollo Euro NCAP per
gli ADAS).
3. Altro aspetto cui
porre l’attenzione è la
manutenzione di questi
dispositivi. Oggi sono
poche le officine in grado di
riparare o semplicemente
“ri-tarare” il device. Alla
fine occorre rivolgersi
al costruttore, l’unico
in grado di ripristinare
correttamente le sue
funzionalità. Anche dopo
un incidente è necessario
procedere a verifiche.
Il laboratorio inglese
Thatcham Research ha
riscontrato che in caso
di ripristino dopo un
lieve incidente, in cui
era stato semplicemente
sostituito il parabrezza
in cui è alloggiata la
telecamera del sistema
AEBS, il funzionamento
del dispositivo era
gravemente alterato. I test
e i laboratori Euro NCAP
ritengono inoltre opportuno
effettuare periodicamente
la manutenzione ordinaria
degli ADAS, almeno ogni
2 anni. Nei protocolli di
valutazione, continuamente
aggiornati, saranno presto
premiati i sistemi di
autodiagnosi, in grado di
rilevare malfunzionamenti
dei device.
A fronte di questi vantaggi
occorre però evidenziare una
serie di criticità non risolte dei
dispositivi di assistenza alla
guida, nel dettaglio:
1. I conducenti sanno poco sui
sistemi di assistenza alla
guida e spesso sono indotti
a comportamenti poco
sicuri ! È necessaria una
formazione dedicata, già in
fase di rilascio della patente
di guida, alla corretta
conoscenza di questi
dispositivi, al loro corretto
uso, nonché ai limiti fisici
del veicolo, ad esempio
l’aderenza pneumaticopavimentazione.
La
presenza degli ADAS
induce una sorta di
“overconfidence” del
conducente, che “riduce”
il livello di attenzione alla
guida, creando situazioni
“insicure”. Fino a quando
non saremo in presenza
di veicoli completamente
autonomi, controllati da
remoto, la supervisione del
conducente è necessaria,
anche per i limiti prima
evidenziati.
2. Ad oggi non esistono
standard omologativi di
riferimento per i sistemi
di assistenza alla guida.
Ogni costruttore ha il suo
device, il semplice nome è
diverso da marca a marca,
inducendo confusione negli
automobilisti. É pertanto
Il costante aggiornamento dei protocolli Euro NCAP ha portato ad integrare progressivamente i test con nuovi
scenari.Tra le più recenti novità per la valutazione dell'efficienza dell'AEB nei confronti degli utenti vulnerabili,
sono state introdotte prove con pedoni e ciclisti in movimento nella stessa direzione dell'autovettura presa di esame.
marzo-aprile 2020 9
Sicurezza
LE POLITICHE UE 2021-2030 PER IL CONTRASTO DELL'INCIDENTALITÀ STRADALE
Un nuovo decennio
per una mobilità più sicura
di Lucia Pennisi (Coordinatrice Area Professionale Statistica ACI)
Gli ultimi dati ufficiali
hanno confermato che
non solo in Italia, ma anche
nella maggior parte dei
Paesi europei nell’ultimo
decennio non si è verificata
la diminuzione di mortalità
auspicata e indicata come
obiettivo ai Paesi Membri
dell’UE (-50% rispetto ai valori
2010). Se infatti nel primo
decennio del secolo ci eravamo
avvicinati all’obiettivo allora
prefissato di dimezzare il
numero delle vittime, negli
anni 2010-2018 la diminuzione
media di morti in incidente
stradale nei Paesi UE è stata
Definito il quadro strategico 2021-2030
per rafforzare la sicurezza stradale UE.
Al centro dell’attenzione il monitoraggio
dei comportamenti di chi è al volante.
pari solamente al 21%. E l’Italia
segna il passo registrando
un -19% rispetto al 2010 e un
-53% rispetto al 2001.
Ciò nonostante ci sono stati
miglioramenti e il tasso
di mortalità in incidente
stradale, che in Italia era pari
a 124,5 decessi per milione
di abitanti nel 2001, si è
attestato a 55,2 decessi per
milione di abitanti nel 2018,
grazie anche alla dinamica
della popolazione.
L’inizio dell’anno 2020 - che
chiude e apre un decennio
di sicurezza stradale - a sua
volta non è stato confortante:
sulle pagine dei giornali,
infatti, una serie di incidenti
dolorosissimi che hanno
coinvolto pedoni e giovani
ancora una volta hanno
ricordato le principali cause di
questa tragedia: distrazione,
alcool, velocità.
Per vincere la sfida la
tecnologia ha fatto molto e
molto ancora potrà fare, ma
è necessario puntare con
maggior determinazione
sul comportamento dei
conducenti, veri responsabili
della guida ai quali i più
moderni sistemi di assistenza
automatica (ADAS) offrono
solo un ausilio, lasciando
interamente a chi è al volante
il controllo della vettura e
ogni decisione finale.
10
marzo-aprile 2020
Sicurezza
CONDUCENTI
SOTTO LA LENTE
La nuova strategia 2021-2030
proposta dalla Commissione
Europea si appresta dunque a
monitorare non solo il trend
dell’incidentalità e della
mortalità su strada - senza
dimenticare i feriti gravi -, ma
anche il livello di sicurezza,
per così dire intrinseco,
proprio dei conducenti, oltre
a quello dei veicoli e delle
infrastrutture di ciascun
Paese.
Nel programma di
monitoraggio ventilato
dall’Esecutivo di Bruxelles,
più in particolare, dovranno
essere infatti misurati
8 indicatori chiave (Key
Performance Indicators –
KPI):
Velocità: percentuale di
veicoli (autovetture almeno in
una prima fase) che osservano
i limiti di velocità nei diversi
ambiti stradali (urbano,
extraurbano e autostrada).
Uso dei sistemi di ritenuta:
percentuale di conducenti
e passeggeri di autoveicoli
che utilizzano correttamente
la cintura di sicurezza ed
i sistemi di ritenuta per
bambini nei diversi ambiti
stradali (urbano, extraurbano
e autostrada). Attualmente,
per quanto riguarda l’Italia,
la percentuale d’uso delle
cinture sui sedili anteriori è
pari al 63% rispetto al 95%
registrato nei migliori Paesi
UE.
Uso del casco: percentuale
di utilizzo del casco sia su
ciclomotori e motocicli che su
biciclette a pedalata assistita
e non, nei diversi ambiti
stradali (urbano, extraurbano
e autostrada) dove la
circolazione del tipo di veicolo
è consentita. Attualmente,
per quanto riguarda l’Italia, la
percentuale d’uso del casco è
mediamente elevata (98%) ma
permangono zone del Paese
in cui non si ha questa buona
abitudine. Il casco per la
bicicletta non è obbligatorio.
Guida in stato di ebbrezza:
percentuale di conducenti
che osservano il limite
legale di alcool nel sangue.
Fondamentali per questo
indicatore sono i controlli da
parte degli agenti di Polizia,
che attualmente in alcuni
Paesi UE, tra cui l’Italia,
risultano ancora troppo poco
diffusi.
Distrazione e uso del
cellulare: percentuale
di conducenti che non
utilizzano il cellulare in
mano (i sistemi vivavoce
sono invece accettati)
mentre sono al volante,
nei diversi ambiti stradali
(urbano, extraurbano e
autostrada).
Sicurezza dei veicoli: per
questo indicatore ancora non
è stato deciso cosa misurare
esattamente; tra le scelte
più probabili si tratterà di
calcolare la percentuale di
autovetture con meno di 3
o 5 anni di età, oppure in
alternativa la percentuale di
autovetture che dispongono
almeno di uno standard di
120
100
80
60
40
20
0
EU28 (2010): 63
EU28 (2018): 49
Fonte: ETSC – PIN Annual Report 2019
sicurezza di base indicato
dalla valutazione in stelle
assegnata dal programma
EuroNCAP.
Sicurezza delle
infrastrutture: anche
in questo caso la scelta
dell’indicatore non è stata
ancora definita; sicuramente
si tratterà, per i diversi
ambiti stradali, della
percentuale di strade che
rispondono almeno ad un
livello minimo di sicurezza.
Intervento post-incidente:
tempo che intercorre tra
la chiamata d’emergenza e
l’arrivo dei soccorsi, riferito
al 95° percentile, calcolato
distintamente per tipologia
di strada.
È evidente che per poter
essere raffrontabili tutti
questi indicatori dovranno
essere misurati adottando
una metodologia comune. A
tal fine un gruppo di esperti
dei Paesi Membri è già al
lavoro per approfondire la
questione e confrontare
le principali metodologie
TASSO DI MORTALITÀ 2018 e 2010 (morti per milione di abitanti)
di indagine attualmente
utilizzate.
È altresì evidente, infine,
che dovranno essere avviate
anche nuove procedure,
indagini campionarie,
raccolte e analisi di dati e,
soprattutto, che diverse
istituzioni dovranno
concorrere con il proprio
know-how al costante
monitoraggio prospettato
dalla Commissione Europea.
Il nostro Paese, in tal senso,
si sta già preparando.
L’auspicio è che il
monitoraggio e la corretta
informazione sugli
aspetti più propriamente
comportamentali correlati
alla sicurezza stradale,
inneschi dinamiche di
confronto e di emulazione
dei “migliori”, consentendo
quel salto di qualità nella
lotta agli incidenti necessario
per raggiungere l’obiettivo
finale di una mobilità senza
più vittime.
Per approfondimenti segnaliamo
il documento UE del 17.5.2018 e
il documento UE del 19.6.2019.
Fig.7: Mortality (road deaths per million inhabitants) in 2018 (with mortality in 2010 for
comparison). *National provisional estimates used for marzo-aprile 2018, as final 2020figures for 2018 are 11not
yet
available at the time of going to print. **UK data for 2018 are the provisional total for Great Britain
for the year ending June 2018 combined with the total for Northern Ireland for the calendar year
Guida autonoma
PROGETTO PASCAL: IL RUOLO DEI SIMULATORI PER LA RICERCA
Il comportamento umano
al test della realtà virtuale
di Nuccia Fedel (Project Manager PAsCAL – Ufficio Mobilità e Sicurezza Stradale ACI)
Al via le analisi comportamentali
con i simulatori di due importanti
università: Liverpool nel Regno Unito
e Bourgogne-Franche-Comté in Francia.
Università di Bourgogne-Franche-Comté (UBFC) in Francia e
L’ quella inglese di Liverpool hanno aderito al progetto PAsCAL
per portare le rispettive competenze in ergonomia e analisi del
fattore umano, nonché per mettere a disposizione del progetto i
propri avanzatissimi sistemi di simulazione al fine di indagare le
questioni relative all’accettazione dei veicoli autonomi e connessi.
Sul ruolo e sulle potenzialità di questi simulatori nell’ambito del
progetto PAsCAL Onda Verde ha intervistato direttamente gli
esperti delle due importanti Università europee: Nicolas Bert e
Mohsen Zare, rispettivamente docente e ricercatore in ergonomia
cognitiva e biomeccanica presso l’UBFC, e il “senior lecturer” in
ingegneria aerospaziale dell’Università di Liverpool, Michael Jump.
Anzitutto, quale contributo possono offrire in generale le simulazioni
considerando che il progetto PAsCAL comprende anche esperimenti
su scala reale?
Mohsen Zare
“Esistono simulatori di tutti i generi, dai più semplici ai più sofisticati. I
simulatori di guida sono attualmente utilizzati per il trasporto stradale,
ferroviario, aereo e marittimo. Possono essere utilizzati per l'intrattenimento,
ma anche per la formazione, la ricerca e l’addestramento. Nel caso
specifico della ricerca e del progetto PAsCAL la simulazione permette
di studiare atteggiamenti e comportamenti in contesti riproducibili: lo
stesso scenario può infatti essere ripetuto all'infinito nel simulatore con
un gran numero di persone. La simulazione permette inoltre di studiare
situazioni impossibili da testare in circostanze reali, perché troppo costose
o pericolose, o anche perché i veicoli simulati non esistono ancora
nella realtà. Più in particolare, per il progetto PAsCAL verranno utilizzati
un simulatore di guida dedicato alla ricerca e una piattaforma di realtà
virtuale, a cui può essere accoppiato un simulatore con architettura di
abitacolo per fornire un complemento fisico alla realtà virtuale”.
Michael Jump
12
“Per quanto riguarda il contributo dell'Università di Liverpool siamo focalizzati
soprattutto sulle applicazioni aeronautiche del progetto PAsCAL.
Anche se esistono già numerosi velivoli concept e una concreta
possibilità di mobilità aerea urbana, a causa dell'attuale contesto normarzo-aprile
2020
Guida autonoma
mativo risulta quasi impossibile condurre esperimenti su scala reale tramite
questi strumenti. Le strutture di simulazione sono quindi preziose
per poter introdurre i partecipanti al progetto a concetti di veicoli aerei
autonomi connessi, sia in condizioni di volo ordinarie che estreme, ma in
modo sicuro e relativamente economico”.
Come funzionano più precisamente i simulatori messi a disposizione
per il progetto PAsCAL?
Nicolas Bert
"Il nostro simulatore di guida è un modello statico, ma compensa con un
dispositivo di visualizzazione che offre una grande immersione. Si tratta
di un veicolo Peugeot 308 (dato che ci troviamo molto vicino a Sochaux,
la storica città natale del marchio) equipaggiato e collegato ad un set di
5 PC. Questi eseguono il software di simulazione e gestiscono il display
su un grande schermo cilindrico a 180° che riempie l'intero campo visivo
del conducente. Il simulatore è poi completato da 3 schermi per la visione
posteriore. L’originalità di questi ultimi consiste nel fatto che non
sostituiscono gli specchi, come in molti altri simulatori, così da migliorare
la naturalezza della simulazione. Questo simulatore è già stato utilizzato
per numerosi progetti di ricerca sulle interfacce uomo-macchina,
sugli ausili alla guida e sul loro impatto sull'attenzione e sul comportamento
del conducente. Alcuni progetti riservati sono stati commissionati
dai principali produttori di automobili e dispositivi per la guida”.
Michael Jump
“Il simulatore principale dell'Università di Liverpool, l’HELIFLIGHT-R,
è un simulatore riconfigurabile chiavi in mano per applicazioni di ingegneria
dinamica di volo e di addestramento. La combinazione dell'uso
del sistema di sviluppo FLIGHTLAB con l’HELIFLIGHT-R permette un
accoppiamento stretto tra modellazione e analisi interattiva con la simulazione
in tempo reale con utenti reali. L’HELIFLIGHT-R supporta anche
applicazioni di addestramento e può essere certificato secondo gli
standard FAA per un dispositivo di addestramento al volo di livello 5. Il
simulatore utilizza una cupola di 12 piedi di diametro (m 3,65), utilizzando
una combinazione di 3 schermi LCoS HD per dare un campo visivo
illimitato di 220x70 gradi. Le cabine specifiche per gli aeromobili possono
essere implementate per fornire un'autentica esperienza di volo
ad ala fissa o rotante. La strumentazione di controllo autentica fornisce
un ritorno di forza riconfigurabile e strumenti riconfigurabili. Tutti
gli interruttori fisici e le leve sono programmabili dall'utente secondo le
necessità. La cabina del simulatore è fissata in cima ad una base di movimento
a 6 gradi di libertà che utilizza attuatori elettrici da 24 pollici. La
base può ospitare fino a 1.800 kg di carico utile”.
Come verranno utilizzati nel caso specifico del progetto PAsCAL?
Nicolas Bert
“Il simulatore di guida supporterà esperimenti che coinvolgeranno il
conducente di un veicolo non autonomo che deve coabitare con i CAV
(veicoli autonomi e collegati), il conducente di un veicolo autonomo di
livello 3 o 4 (che mantiene i comandi: volante, pedali, ecc.) o il passeggero
anteriore. Per gli esperimenti che coinvolgono i passeggeri di un
veicolo autonomo di livello 5 (robot-taxi in cui i controlli sono scomparsi)
o altri utenti della strada, entra invece in gioco la piattaforma di realtà
virtuale. Abbiamo sia un CAVE - un sistema di tre grandi schermi
In alto: il simulatore HELIFLIGHT-R dell’Università di Liverpool, riconfiguarabile
chiavi in mano per applicazioni di ingegneria dinamica di volo e
di addestramento. Sotto, il simulatore di guida dell’Università di Bourgogne-Franche-Comté
(UBFC), modello statico basato su modello Peugeot 308,
integrato da un dispositivo di visualizzazione ad elevata immersione.
marzo-aprile 2020 13
Guida autonoma
La piattaforma di realtà virtuale dell’Università di Bourgogne-Franche-Comté (UBFC) supporterà anche test che coinvolgono pedoni e altri utenti della strada.
3D che immergono l'utente in una scena di realtà virtuale - sia caschi
di realtà virtuale, che sono diventati sempre più popolari dopo l'uscita
di modelli consumer come l'Oculus Rift di Facebook o l'HTC Vive.
Per simulare l'utilizzo di un veicolo autonomo di livello 5 (robot taxi),
il casco di realtà virtuale sarà abbinato al nostro simulatore ad architettura
abitacolo, che fornirà un utile complemento fisico: permetterà
ai soggetti di salire e sedersi nel veicolo virtuale visualizzato nel loro
casco, ad esempio”.
Michael Jump
“Il nostro simulatore di volo HELIFLIGHT-R a sua volta sarà utilizzato
per comparare e valutare se quanto appreso dagli esperimenti di trasporto
su strada resta più o meno coerente anche in ambito aereo. Se
i risultati non fossero gli stessi, allora i simulatori saranno utilizzati per
prendere in considerazione i problemi specifici dei sistemi di trasporto
aereo autonomo e connesso”.
Le possibilità offerte dai simulatori sembrano davvero infinite ...
Nicolas Bert
“Questi strumenti di simulazione permettono di fare molte cose, ma il
tempo e il denaro sono limitati, quindi dobbiamo dare un priorità alle
sperimentazioni. I primi risultati delle indagini coordinate dall'Università
di Mannheim hanno il compito di supportarci nella definizione degli
scenari. Va anche organizzata la complementarietà con gli ulteriori
simulatori messi a disposizione dagli altri partner (LIST e l'Università di
Liverpool) e con le simulazioni pianificate dall'ACI, più focalizzate sulla
formazione dei conducenti, e con gli esperimenti in scala reale che si
svolgeranno nel 2021”.
Il comportamento umano è molto complesso. Come intendete
procedere con l'analisi?
Mohsen Zare
“Su ciascuno di questi simulatori gli atteggiamenti e i comportamenti
degli utenti saranno valutati con strumenti tradizionali (questionari e
interviste, riprese video ecc.) ma anche con strumenti di misura che
permettono di oggettivare alcuni parametri fisiologici (frequenza
cardiaca, ormoni dello stress ecc.) e strategie visive (occhiali che
registrano la direzione dello sguardo). Il simulatore di guida registra
ovviamente i parametri di guida (deviazione della traiettoria dall'asse
stradale, distanza tra i veicoli ecc.). Tutte queste variabili saranno
elaborate statisticamente per identificare le correlazioni con i diversi
eventi e le variabili integrate negli scenari. Correlazioni che dovranno
poi essere interpretate”.
Michael Jump
“Oltre alle misure oggettive, l'Università di Liverpool utilizzerà la propria
esperienza nell’ambito delle qualità necessarie al pilotaggio degli
aerei per ottenere valutazioni soggettive e commenti dalle campagne di
test sperimentali. In proposito a Liverpool sono già state sviluppate diverse
scale di valutazione per l'utilizzo in contesti di aviazione con equipaggio
convenzionale” .
Quali conclusioni sperate di trarre da queste esperienze?
Mohsen Zare
“I risultati degli esperimenti di simulazione forniranno una migliore
comprensione delle motivazioni e degli ostacoli nei confronti dei CAV
da parte dei cittadini europei e descriveranno i comportamenti in situazioni
nuove e da determinare. Insieme ai nostri partner, dovremo trarre
lezioni in termini di progettazione dei veicoli, interfacce uomo-macchina
e organizzazione dei trasporti. Tutte queste nuove conoscenze saranno
incorporate nella Guide2Autonomy per gli stakeholder”.
Il progetto è finanziato dal programma per la ricerca e l'innovazione
dell'Unione Europea "Horizon2020"
con l'Accordo di Finanziamento N. 815098
14
marzo-aprile 2020
Guida autonoma
LA POSIZIONE ACEA NEI CONFRONTI DELL'EVOLUZIONE DELLA GUIDA AUTOMATIZZATA
Una roadmap europea
per l’auto “driverless”
a cura di Paolo Benevolo
Un vero e proprio piano
d’azione per la guida
automatizzata, che fissa
i necessari passaggi per
la diffusione delle nuove
tecnologie ed elenca le
modifiche normative
indispensabili per
concretizzare quella che si
prospetta oggi come una
radicale trasformazione
delle nostre abitudini di
mobilità. E’ questo l’obiettivo
realizzato dall’associazione
dei costruttori europei di
autoveicoli (ACEA) con
la presentazione ufficiale,
lo scorso dicembre, della
“Roadmap for the deployment
of automated driving in
the Europea Union”. Una
storica pubblicazione in
cui gli esperti dell’ACEA
hanno voluto illustrare,
La guida automatizzata cambierà in meglio
le nostre vite, ma sono ancora numerosi
i passaggi da compiere nei prossimi anni
e molte le modifiche normative necessarie.
in modo chiaro e visivo,
i diversi di avanzamento
della guida automatizzata
(dalla guida assistita a
quella autonoma), nonché le
principali implicazioni della
futura diffusione dei veicoli
automatizzati, sia per quanto
riguarda gli aspetti normativi
sia per quanto riguarda i
possibili impatti sulla società,
in particolare in termini di
inclusione sociale e accesso
alla mobilità.
Con l’insediamento della
nuova Commissione Europea
e del nuovo Parlamento, ora
pronti per il loro mandato,
l’ACEA intende così
dimostrare ulteriormente
il proprio impegno per un
dialogo con tutte le parti
interessate che hanno un
ruolo da svolgere nella
transizione graduale alla guida
completamente autonoma.
La pubblicazione dell’ACEA
è dunque rivolta non solo
ai consumatori europei, ma
soprattutto alle istituzioni
politiche comunitarie e
nazionali presentando,
oltre ad una “roadmap”
che sottolinea i passaggi
da compiere nei prossimi
anni, una dettagliata “check
list” destinata ai legislatori,
in cui è riassunto il quadro
normativo da realizzare
a livello internazionale,
europeo e nazionale per
consentire in un prossimo
futuro un’efficace diffusione
dei veicoli “driverless” sulle
nostre strade.
Di seguito riportiamo
in traduzione italiana il
messaggio integrale inviato
per l’occasione dal direttore
generale dell’ACEA, Eric-
Mark Huitema, in cui sono
sintetizzati i punti chiave
della pubblicazione e i cardini
della posizione assunta
dall’industria automotive
europea nei confronti delle
nuove tecnologie di guida e del
loro sviluppo a livello europeo.
marzo-aprile 2020 15
Guida autonoma
Il messaggio di Eric-Mark Huitema
direttore generale ACEA
Tutti gli esperti del settore con cui ho parlato concordano sul fatto che
la guida automatizzata è, se non il più grande, uno dei più grandi progressi
tecnologici che sta modificando il modo in cui viaggiamo e spostiamo
le merci; sta rimodellando il futuro della mobilità e del trasporto
in Europa, in questo esatto momento. Se pienamente integrata nell’intero
sistema di trasporto e accompagnata dalle giuste misure di supporto,
l’automazione dovrebbe dare un grande contributo anche al
raggiungimento di obiettivi sociali molto importanti.
Ovviamente, vi sono diversi livelli di guida automatizzata, a partire dalla
tecnologia che assiste i conducenti a condurre il proprio veicolo, fino
a livelli che sostituiscono completamente il conducente umano con un
sistema. Ma mettiamo per un momento da parte la tecnologia e i rimanenti
ostacoli (normativi) e concentriamoci su come l’automazione cambierà
al meglio la vita delle persone.
Innanzitutto, vorrei ribadire che la guida automatizzata è un cambiamento
di paradigma che modificherà il modo in cui viviamo i viaggi
e il trasporto su strada. Con i futuri sviluppi dell’automazione, noi
come conducenti e i nostri passeggeri saremo progressivamente in
grado di svolgere nuove attività, come leggere, lavorare o usare un
dispositivo elettronico.
Quando poi i veicoli diventeranno completamente autonomi, il conducente
non sarà più richiesto come riserva. Ciò darà ancora più spazio
all'innovazione in termini di integrazione tra mobilità e intrattenimento.
Infatti, automazione significa aumentare la nostra libertà e il nostro
comfort, consentendo ai conducenti di svolgere altre attività quando i
sistemi automatizzati sono attivi.
In secondo luogo, e a mio parere l’aspetto più rilevante, i veicoli
autonomi favoriranno l’accesso alla mobilità per milioni di cittadini
europei, aumentando la disponibilità di servizi di trasporto dei
passeggeri, riducendo al contempo il costo degli spostamenti. Tutto
questo vale in particolare nelle aree con una domanda ridotta e poco
concentrata, come le aree rurali e le periferie, dove la disponibilità
di conducenti professionali solitamente è limitata o in cui le linee
di bus potrebbero essere state soppresse negli anni a causa dei tagli
alla spesa pubblica.
Inoltre, l'automazione offrirà accesso alla mobilità a persone che tradizionalmente
ne sono prive, come le persone con mobilità ridotta e gli
anziani, che potrebbero non essere in grado di guidare. Per queste persone,
i veicoli autonomi miglioreranno sensibilmente l’inclusione sociale,
perché forniscono loro un maggiore accesso alla sanità, alla famiglia e
agli amici, al lavoro, ai centri cittadini e alle località remote.
In terzo luogo, l’automazione contribuisce positivamente al trasporto
sostenibile offrendo nuove soluzioni di mobilità che possono
essere integrate in un unico ecosistema di Mobilità come Servizio
(MaaS). Concretamente, ciò consentirà alle città e alle regioni di elaborare
un’offerta di trasporto in grado di unire il trasporto privato e
pubblico ad alta capacità a soluzioni individuali capaci di rispondere
alle più variegate e mutevoli esigenze dei clienti. La mobilità integrata
aiuterà a fornire un’offerta di opzioni di trasporto veramente
multimediale e incentrata sull’utente.
Il quarto risultato principale della guida automatizzata riguarda l’efficienza
e l’ambiente. Dato che l’automazione ridurrà la congestione
stradale e aumenterà l’efficienza del nostro sistema di trasporto, essa
contribuirà alla riduzione dei consumi di carburante e delle emissioni,
affrontando così i cambiamenti climatici e migliorando la qualità dell’aria.
Se si prendono in considerazione i veicoli commerciali, la guida automatizzata
sta rivoluzionando il trasporto merci.
Con il platooning, ad esempio, sarà possibile unire gli autocarri tra
loro formando un convoglio tramite i sistemi avanzati di assistenza
alla guida (ADAS) e la tecnologia della connettività. Il conducente
dell’autocarro in testa al platoon agisce da leader. In tal modo, gli autocarri
che seguono possono reagire e adattarsi ai cambiamenti nel
movimento del leader senza che sia richiesta alcuna azione o quasi
agli altri conducenti. E gli autocarri del domani saranno autonomi,
trasporteranno le merci in tutta Europa senza bisogno di conducenti,
fornendo agli spedizionieri un vantaggio competitivo oltre a reinventare
le odierne strutture logistiche.
L’inclusione sociale trarrà vantaggio dalla diffusione dei veicoli autonomi.
Infine, la guida automatizzata aiuterà a migliorare ulteriormente
la sicurezza sulle nostre strade. Infatti, si prevede che l’automazione
ridurrà sensibilmente il rischio di errori umani alla guida, che rappresentano
ancora una delle principali cause di incidenti, dando così
un importante contributo all’obiettivo UE di zero vittime della strada
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marzo-aprile 2020
Guida autonoma
Lo sviluppo degli ADAS prospetta un deciso miglioramento degli standard di sicurezza, aiutando a prevenire gli incidenti o a ridurne le più gravi conseguenze.
entro il 2050. Molte delle odierne tecnologie di sicurezza attiva (che
evitano che gli incidenti si verifichino o quantomeno aiutano attivamente
il conducente a ridurne l’impatto) stanno già iniziando a preparare
i conducenti e gli altri utenti della strada a un futuro in cui i
veicoli guideranno da soli.
Questi veicoli parzialmente autonomi sono sempre più in grado di intervenire
in situazioni di pericolo in cui il conducente non compie alcuna
azione o almeno non lo fa abbastanza velocemente. La prossima
generazione di veicoli automatizzati avrà la capacità di navigare senza
una supervisione permanente da parte del conducente. In altre parole,
non sarà necessario alcun input durante il normale funzionamento
e tali veicoli avranno una percezione altamente affidabile del loro ambiente,
e saranno pertanto in grado di individuare e prevenire i potenziali
incidenti prima che si verifichino.
Ora, non vi è dubbio che i veicoli autonomi renderanno il trasporto
su strada molto più smart e molto più conveniente per tutti noi.
Ma prima di arrivarci, dovremo lavorare per creare il giusto contesto
favorevole.
È per questo motivo che ACEA ha redatto un elenco di regole e normative
da realizzare per trasformare in un prossimo futuro la guida
automatizzata in realtà.
Parimenti, il nostro piano d’azione contiene anche una tabella di marcia
in cui sono individuati i prossimi passaggi da compiere negli anni a venire
per consentire la diffusione di veicoli automatizzati sulle strade europee.
Per concludere, ritengo fermamente che la guida automatizzata abbia
un grande potenziale per il miglioramento della sicurezza stradale,
per l’aumento dell’inclusione sociale rendendo il trasporto più accessibile,
per la riduzione della congestione del traffico e delle emissioni,
senza contare il fatto che darebbe ai conducenti più libertà e comfort.
Ma l’automazione comporterà anche cambiamenti radicali, perciò è
fondamentale fare sì che l’intera società sia pronta per questa trasformazione
della mobilità. Quello che dovremmo fare ora è iniziare
a sensibilizzare i cittadini, oltre che i legislatori, nelle capitali nazionali
e a Bruxelles, su cosa tutto ciò significherebbe nella nostra vita
di tutti i giorni.
Grazie al platooning, reso possibile dalle nuove tecnologie di guida automatizzata, il trasporto delle merci su strada potrà incrementare la propria efficienza.
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Guida autonoma
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Guida autonoma
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Hi-Tech
ASSEGNATO ALL'ACI IL "BEST PRACTICE CERTIFICATE" EPSA 2019
Il sistema Luceverde
conquista l’Europa
di Paolo Benevolo
Diffondere le buone
pratiche a livello
europeo, creando occasioni
di confronto, scambio
e apprendimento tra le
diverse Istituzioni Pubbliche
dell’Unione Europea e
dando così vita ad un vero
e proprio network europeo
di eccellenza nel settore
pubblico.
È questo l’obiettivo del
Premio Europeo per le
Pubbliche Amministrazioni
(European Public
Sector Award – EPSA)
organizzato con cadenza
biennale dall’European
Institute of Public
Administration (EIPA),
il più importante centro
europeo di approfondimento
e di sviluppo per il settore
pubblico fondato a
Maastricht nel 1981, che
nell’edizione 2019 ha dato
lustro all’Automobile Club
d’Italia con l’assegnazione
dell’ambito “Best Practice
Certificate” (Certificato
di buona pratica) per
l’innovativo sistema di
infomobilità “Luceverde”.
Incentrato sul tema “Nuove
soluzioni per le sfide
complesse - Un settore
pubblico cittadino-centrico,
sostenibile e preparato per il
futuro”, il premio EPSA 2019
ha visto complessivamente
concorrere nelle tre categorie
di livello amministrativo
previste (europea/nazionale,
regionale e locale) ben 158
organizzazioni pubbliche di
28 Paesi UE: 81 per la stessa
categoria europea/nazionale
a cui ha partecipato l’ACI, 54
per il livello regionale e 23
per il livello locale.
Digitalizzazione, diffusione, replicabilità UE e capacità di incidere
in ambiti di sviluppo particolarmente importanti per la collettività
i plus riconosciuti dall’EIPA al sistema di infomobilità ACI.
Di tutti i progetti presentati
solo 31, tra cui per l’appunto
l’iniziativa “Luceverde”
implementata dall’ACI,
hanno conseguito l’ambito
riconoscimento europeo
di “Best Practice”, dopo
un attento processo di
selezione condotto, sia con
analisi documentali sia con
successive visite in loco, dai
valutatori dell’EIPA.
CONTRIBUTO AL SUCCESSO
DELLE PPAA ITALIANE
Proprio in considerazione
del tema specifico proposto
per il premio EPSA 2019,
l’ACI ha individuato quale
iniziativa da candidare nella
categoria europea/nazionale
“ACI mobility information
system Luceverde”, in quanto
servizio di infomobilità
integrato e innovativo,
volto a diffondere notizie
puntualmente aggiornate
su viabilità, transitabilità,
condizioni meteo, eventi
e situazione del trasporto
pubblico, facendo ricorso
a moderne tecnologie,
personale altamente
specializzato e ad una piena
ed efficace collaborazione
con Polizia Stradale, Polizie
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marzo-aprile 2020
Hi-Tech
Locali, Enti territoriali e
locali, Enti gestori di strade,
autostrade e servizi di
trasporto pubblico.
L’iniziativa presentata
dall’ACI è stata quindi
sottoposta all’accurato esame
dai valutatori dell’EIPA,
ottenendo un prestigioso
posto d’onore tra i primi
quattro progetti selezionati
nella specifica categoria di
concorso.
Un risultato importante non
solo per l’ACI, ma anche
per il contributo offerto al
successo delle Pubbliche
Amministrazioni italiane,
che in quattro casi su nove
hanno ottenuto per il 2019
il “Best Practice Certificate”
rilasciato dall’EIPA, come
ha messo in risalto con
giustificato orgoglio la stessa
Funzione Pubblica sul proprio
sito istituzionale.
I PLUS EUROPEI DEL
SISTEMA “LUCEVERDE”
Il progetto italiano
“Luceverde”, più in
particolare, si è qualificato
tra le prime quattro iniziative
premiate nell’ambito della
categoria amministrativa di
livello europeo/nazionale per
alcuni elementi chiave, quali
la spiccata digitalizzazione,
la capacità di incidere nel
settore pubblico in ambiti
di sviluppo particolarmente
importanti per la collettività,
la diffusione e il conseguente
riconoscimento sul territorio
e, non certo in ultimo, per
la sua replicabilità in altri
contesti nazionali e presso
altre organizzazioni europee.
È stata quindi riconosciuta,
anche a livello europeo,
la valenza del sistema di
infomobilità “Luceverde” e
della scelta operata da tempo
dall’ACI di sviluppare una
mobilità stradale sempre
più sicura e sostenibile con
l’offerta personalizzata di
informazioni sul traffico, con
il proficuo coordinamento tra
le autorità nazionali e locali e
con la creazione di un efficace
“network nazionale di servizi
locali” utile tanto ai cittadini
quanto ai responsabili della
gestione della mobilità locale.
La buona prassi ACI è stata
pertanto illustrata all’interno
della pubblicazione “New
solutions to complex
challenges - A public sector
citizen-centric, sustainable
and fit for the future”,
edita a fine 2019 dall’EIPA,
inserita tra le quattro migliori
iniziative in concorso nella
categoria European National
Level.
ACI-EPSA: una lunga storia di successi
L'ACI, prestando da sempre grande attenzione al possibile contributo
delle proprie iniziative per un costante miglioramento
dei servizi offerti dalle Pubbliche Amministrazioni europee, ha
già partecipato alle precedenti edizioni dell'EPSA vincendo il
"Best practice certificate" sia nel 2011 che nel 2013:
• nel 2011 con il progetto "Mobilità & Disabili" (nella categoria
"Smart public service delivery in a cold economic climate"
– Lo sviluppo dei servizi pubblici "intelligenti" nel
contesto della crisi economica);
• nel 2013 con il progetto "3000 Ambasciatori per la sicurezza
stradale" (nella categoria unica "Weathering the storm:
creative solutions in a time of crisis" – Superare la tempesta:
soluzioni creative in tempo di crisi).
Una schermata del servizio di infomobilità Luceverde per la città di Roma, uno dei numerosi centri urbani italiani che hanno adottato il sistema ACI.
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Trasporto collettivo
INAUGURATO A PAU IL PRIMO SERVIZIO DI BRT/BHNS CON TRAM-BUS AD IDROGENO
Alle pendici dei Pirenei
i primi tram-bus fuel cell
di Antonio Ricotta (Direzione Sistemi Informativi e Innovazione ACI)
Siamo in Francia, a 30
km dai Pirenei e a 50
km dalla frontiera con la
Spagna. I nostri lettori
ricorderanno forse questi
luoghi, considerato che la
nostra rivista Onda Verde
nel gennaio 2018 si è già
occupata di Pau, capitale
storica del Béarn dal 1464 e
capoluogo del dipartimento
dei Pirenei Atlantici nella
regione Nuova Aquitania,
e soprattutto del progetto
allora annunciato di
implementare per la prima
volta in Europa un sistema
Con 240 km di autonomia e 145 passeggeri
i tram su gomma fuel cell 18 m di Van Hool
garantiscono agli utenti un servizio veloce
e del tutto rispettoso dell’ambiente urbano.
di BRT (Bus Rapid Transit)
servito da innovativi tram
alimentati ad idrogeno (vedi
articolo a paq. 38 su Onda
Verde n. 15).
Un progetto allora solo
annunciato ma che dopo
due anni è diventato realtà,
portando alla circolazione
di otto tram-bus articolati
ExquiCity da 18 metri
alimentati a idrogeno, sotto
l’egida della funzionale
azienda di trasporto francese
Keolis .
Il progetto francese si è
infatti concluso con successo
il 17 dicembre scorso con
l’inaugurazione della nuova
linea BRT ad emissioni
zero, la cui realizzazione
ha visto il coinvolgimento
della Communauté
d’Agglomération di Pau
Béarn Pyrénées, che
raggruppa intorno alla
storica città di Pau altri 30
Comuni minori per un totale
di oltre 150.000 abitanti.
Costruiti da Van Hool,
produttore indipendente di
autobus, pullman e veicoli
industriali belga con sede
a Koningshookt, partner
in Europa di Ballard Power
Systems, azienda leader
nello sviluppo delle fuel cell,
22
marzo-aprile 2020
Trasporto collettivo
i nuovi tram-bus operano
sulla rotta tra l’ospedale
François Mitterand, nel nord
dell’area intercomunale,
e la stazione ferroviaria
di Pau, a sud. Servono
quindi i punti di attività
principali della città: i centri
educativi (universitari),
amministrativi, commerciali
e di svago (supermercati,
cinema, ristoranti, centro
città e negozi).
L’innovativo servizio,
come detto, è operativo
su una linea di BRT,
ovvero una linea “ad alto
livello di servizio” (BHNS)
caratterizzata da un’elevata
capacità di trasporto e da
specifiche infrastrutture
di base (corsie riservate,
piattaforme di fermata,
sistemi ITS per la priorità
semaforica ecc.), coniugando
così l’efficienza di un
tradizionale sistema di TPL
su ferro con la flessibilità e i
minori costi di realizzazione
di una linea di autobus.
Gli otto ExquiCity fuel cell
Van Hool, veri e propri tram
su gomma ad emissioni
zero, sono dunque non solo i
primi tram-bus ad idrogeno
che circolano in terra
francese, ma anche i primi
al mondo ad essere utilizzati
all’interno di un completo
e funzionale sistema BRT/
BHNS, aprendo nuovi
orizzonti ai progressi del TPL
europeo.
produrre energia con zero
emissioni di gas ad effetto
serra o di altre sostanze
inquinanti (allo scarico è
presente soltanto vapore
acqueo) e di non produrre
le tradizionali emissioni
acustiche, due ulteriori
vantaggi tutt’altro che
indifferenti in termini di
efficienza del servizio:
un significativo aumento
dell’autonomia rispetto ai
veicoli elettrici tradizionali
(circa 300 km) e tempi di
rifornimento estremamente
rapidi (circa 10 minuti).
L’autonomia di marcia
dichiarata è di 240 km al
giorno, il che significa che
non è neppure necessario
ricaricarli durante il servizio.
La ricarica avviene infatti di
notte in stazione.
La messa in servizio di
questa flotta di otto veicoli
ha comunque richiesto la
costruzione di una stazione
a idrogeno, inaugurata
lo scorso 19 settembre,
nonché un laboratorio di
manutenzione adattato
all’utilizzo dell’idrogeno.
Le vetture del nuovo
ExquiCity realizzato
per la Communauté
d’Agglomération di Pau
Béarn Pyrénées sono infine
caratterizzate da elevati
livelli di comfort e avanzati
standard di sicurezza.
I nuovi tram-bus Van Hool
hanno una capacità di 145
persone e sono pienamente
accessibili alle persone con
mobilità ridotta. E tutte le
14 fermate della linea sono
dotate di un sistema di
informazioni in tempo reale,
connessione wi-fi gratuita,
distributori automatici
di biglietti e protezione
assicurata mediante un
sistema di videosorveglianza.
EMISSIONI ZERO
E PIENA AUTONOMIA
La fonte di energia del trambus
è un ibrido elettrico.
Da un lato l’idrogeno
e l’ossigeno vengono
convertiti in energia elettrica
nella cella a combustibile
utilizzando l’elettrolisi in
“tempo reale” e, dall’altro,
le batterie al litio e i motori
elettrici forniscono energia
aggiuntiva ogni qualvolta
necessario. In aggiunta viene
recuperata e riutilizzata
anche l’energia prodotta dai
freni dell’innovativo veicolo.
Tra i plus dell’alimentazione
ad idrogeno, oltre al fatto di
Immagini dell’inaugurazione a Pau, in Francia, del nuovo servizio BRT/BHNS con tram-bus Van Hool ad idrogeno.
marzo-aprile 2020 23
Trasporto collettivo
TERZO CONVEGNO ASSTRA "ITS NEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE"
Trasporti hi-tech
per un sistema integrato
di Paolo Benevolo
aumento continuo della
L’ domanda di mobilità,
soprattutto nelle grandi città
metropolitane, impone alle
aziende di TPL di rendere
sempre più efficiente la
propria offerta di servizio, sia
nell’ottica di convincere un
numero crescente di utenti
ad utilizzare il trasporto
collettivo in luogo del
mezzo privato, sia al fine
di ottimizzare le risorse
economiche disponibili e
gestire con successo i propri
bilanci aziendali.
La necessità di avviare una
politica di mobilità urbana
più efficace ha quindi
incentivato negli ultimi
anni un massiccio ricorso
all’innovazione tecnologica,
Il ricorso alle nuove tecnologie ITS
migliora efficienza e qualità del TPL
consentendo risparmi alle aziende
e contrastando smog e congestione.
che nel caso specifico del TPL
si declina in un ampio raggio
di applicazioni: dai sistemi
di gestione delle flotte, alla
videosorveglianza e alla
manutenzione “predittiva”
dei veicoli, fino ai servizi di
informazione puntualmente
forniti gli utenti.
Un approccio di sistema
basato su nuove tecnologie
ITS, in altre parole, nel cui
ambito l’informazione, la
gestione e il controllo della
mobilità operano in sinergia,
ottimizzando l’uso delle
infrastrutture, dei veicoli e
delle piattaforme logistiche,
in un’ottica multimodale.
Per fare il punto della
situazione in Italia, raccogliere
spunti dalle esperienze finora
condotte in altri Paesi europei
e instradare le aziende di
settore verso un sempre più
maturo e consapevole utilizzo
delle nuove tecnologie,
ASSTRA (l’associazione
italiana che rappresenta
142 imprese di TPL attive
sul territorio nazionale) ha
organizzato a Roma, il 12
febbraio scorso, una giornata
di studio dedicata proprio ai
sistemi ITS.
I sistemi di trasporto
intelligenti (ITS),
fondati sull’interazione
fra informatica e
telecomunicazioni,
consentono infatti di
trasformare i trasporti in
un “sistema integrato”,
dove i flussi di traffico sono
distribuiti in modo equilibrato
tra le varie modalità,
apportando maggiore
efficienza, produttività e,
soprattutto, sicurezza al
trasporto passeggeri.
La giornata di studio,
giunta quest’anno alla
24
marzo-aprile 2020
Trasporto collettivo
sua terza edizione, è stata
focalizzata in particolare
sull’implementazione di
strumenti hi-tech oggi
indispensabili, quali
piattaforme digitali, AVM e
sistemi di videosorveglianza,
ed è stata realizzata grazie
alla collaborazione dell’UITP e
dell’Automobile Club d’Italia,
che ha messo a disposizione
dei numerosi operatori di
settore la sua sede nazionale.
L’incontro è stato anche
occasione per presentare
alcuni studi condotti
dal gruppo di lavoro
ASSTRA ITS, tra i quali le
nuovissime “Linee Guida
per l’implementazione di un
sistema AVM nel Trasporto
Pubblico su gomma. Sistemi
di ausilio all’esercizio e
infomobilità”.
Ha infine concluso la
giornata un’intera sezione
riservata ad un confronto
tra i diversi stakeholder sul
tema “Piattaforme digitali
e MaaS a supporto del TPL”,
che ha fatto seguito alla
presentazione ufficiale
del documento ASSTRA
“Piattaforme digitali:
raccomandazioni per il TPL”.
Se dunque i benefici apportati
dall’evoluzione degli ITS
in termini di riduzione dei
tempi di spostamento,
diminuzione del numero
di incidenti, diminuzione
delle congestioni, riduzione
delle emissioni inquinanti
e riduzione dei consumi
energetici, rappresentano
una valida motivazione per
continuare ad incentivarne
l’utilizzo e lo sviluppo,
una costante attenzione
all’evoluzione del mercato
e alle diverse opportunità
che offre oggi il progresso
tecnologico si dimostrano
fattori determinanti per il
TPL, come confermano i
diversi interventi che hanno
animato la giornata di studio
proposta da ASSTRA.
Per approfondire la questione
e comprendere meglio
Onda Verde ha intervistato
il direttore di ASSTRA,
Emanuele Proia, che ha così
risposto alle nostre domande.
FOCUS SUI SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA
Per fotografare lo stato dell’arte dei principali sistemi ITS adottati dalle aziende di TPL e indagarne gli
aspetti organizzativi, gestionali e manutentivi, nonché i livelli di integrazione e le criticità riscontrate, il
Gruppo di Lavoro ITS di ASSTRA ha avviato un nuovo progetto relativo ai “Sistemi ITS nelle aziende di
TPL”, scegliendo di procedere di volta in volta nell’analisi di una singola tecnologia.
Quelli presentati a Roma il 12 febbraio dall’ing. Nadia Amitrano, del Servizio Innovazioni Tecnologiche
ASSTRA, sono i risultati della prima ricerca condotta sui sistemi di videosorveglianza (TVCC), attualmente
in uso presso il 91% delle aziende prese in esame, con costi d’acquisto supportati da fondi pubblici
in quasi il 60% dei casi. ELEMENTI Di seguito riportiamo, in DECISIONALI
particolare, le risposte fornite su tre punti di forte
rilevanza: i motivi che hanno spinto l’azienda a installare TVCC, le principali problematiche riscontate e
l’eventuale utilizzo di questi stessi sistemi per altri obiettivi utili per una migliore gestione del servizio.
ELEMENTI DECISIONALI INSTALLAZIONE TVCC
PROBLEMATICHE RISCONTRATE
LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE RISCONTRATE
Roma – sede ACI, 12 febbraio 2020
SCOPI DEL SISTEMA DI TVCC
Nota: le altre voci considerate (gestione gara; install. VS - fermi macchina; acquisizione prodotti diversi negli anni; problemi
software; problematiche specifiche aziendali) hanno registrato ciascuna un valore percentuale pari a 2,86.
UTILIZZO TVCC PER ALTRI SCOPI
Roma – sede ACI, 12 febbraio 2020
Roma – sede ACI, 12 febbraio 2020
La principale
problematica
affrontata è stata
relativa alla gestione
del processo di
manutenzione
Il sistema TVCC è
utilizzato anche
per altri scopi?
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marzo-aprile 2020 25
Trasporto collettivo
Intervista a Emanuele Proia
direttore ASSTRA
"I sistemi evoluti di videosorveglianza, per fare solo un esempio, creano
all’interno degli autobus una maggiore sicurezza, sia per il passeggero
che per il conducente. Ma non solo: una recente normativa
che anche ASSTRA ha sostenuto prevede che questi sistemi possano
essere utilizzati anche per la lotta all’evasione tariffaria, che attualmente
ha raggiunto in Italia un livello medio del 20%. Così, mediante
uno stesso sistema tecnologico, si ottengono due risultati: un miglioramento
del servizio in termini di sicurezza a bordo e una maggiore
copertura dei costi di esercizio contrastando l’evasione tariffaria. Ovviamente
questi sistemi richiedono manutenzione, ma i costi di investimento
sono sostenuti anche tramite contributi pubblici. Se dunque
si presentano delle criticità, il loro rapporto rispetto ai benefici è senz’altro
a favore di questi ultimi. Per fare un altro esempio, oggi se si
vuole godere del finanziamento pubblico è obbligatoria l’installazione
a bordo del contapasseggeri: un dispositivo che ha il suo costo, ma
che permettendo di quantificare il flusso della domanda contribuisce
ad ottimizzare la programmazione dei servizi, con vantaggi sia per gli
utenti sia per i bilanci aziendali”.
La digitalizzazione comporta un vero e proprio salto culturale: un
passaggio dal mero servizio di trasporto alla mobilità come servizio o
“Mobility as a Service”: come dovrebbe essere gestito questo nuovo
ruolo per rispondere al meglio alle esigenze di mobilità dei cittadini?
Innovazione tecnologica e digitalizzazione rappresentano oggi per il
TPL un volàno fondamentale per incrementare la competitività delle
aziende e dei servizi offerti ai cittadini: a che punto siamo in Italia?
“Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica le imprese di TPL italiane,
in particolare quelle pubbliche che operano nelle grandi città,
sono oggi ad un livello che possiamo ritenere assimilabile a quello
della maggior parte delle aziende europee. L’innovazione tecnologica
è un settore ad alto sviluppo, in cui il progresso è costante, e la sfida
per il TPL non è solo quella di introdurre nuovi strumenti, ma anche
di riuscire a carpire le novità emergenti per sviluppare nuovi modelli
di business, a livello aziendale, che consentano maggiore competitività
all’interno del sistema complessivo della mobilità. Questo perché il
TPL è un settore particolare, che viene definito di interesse economico
generale, e dunque essere competitivi, nel nostro caso, significa accrescere
non solo il valore dell’azienda, ma anche dare valore aggiunto
alla collettività in cui opera l’impresa, in termini di qualità della vita
e in termini di sviluppo economico del territorio. La digitalizzazione,
in particolare, è uno snodo fondamentale per rendere più efficiente il
servizio e dunque per convincere gli utenti a prendere il mezzo pubblico
e lasciare a casa l’auto privata, con conseguenti benefici per la congestione
urbana e l’inquinamento”.
Un discorso valido anche per le aziende di piccola e media dimensione?
“Ovviamente in questo caso non sono presenti gli stessi livelli di investimento
delle aziende più grandi. E le stesse esigenze sono senz’altro
diverse. Resta però il fatto che l’accesso alle nuove tecnologie digitali
è ormai alla portata anche delle piccole aziende, che possono permettersi
investimenti minori. La digitalizzazione, peraltro, ha un effetto
positivo sui bilanci aziendali, basti pensare ad esempio alla possibile
riduzione dei costi per la manutenzione dei mezzi, e dunque riscuote
indubbiamente molto interesse anche da parte di imprese di piccole o
medie dimensioni”.
Al di là dei costi d'acquisto, le nuove tecnologie offrono dunque alle
aziende di TPL anche l’opportunità di ottenere risparmi e migliorare
i propri bilanci?
“Andrebbe gestito anzitutto con maggiore equilibrio. Mi spiego meglio:
attualmente tutti i soggetti, soprattutto le amministrazioni, pensano
che il “Mobility as a Service” sia la panacea per risolvere ogni
problema. Ma il sistema della mobilità funziona solo se i singoli ingranaggi
sono ben connessi tra loro e ciascuno è in grado di svolgere al
meglio la propria funzione. In questo senso il MaaS deve essere gestito
in modo condiviso tra i diversi soggetti, attraverso accordi specifici
e nell’ambito di una visione organica e sistemica della mobilità. In questo
contesto il TPL rappresenta la spina dorsale della mobilità, mantenendo
un ruolo centrale soprattutto nelle grandi città metropolitane
grazie ai propri sistemi ad impianto fisso (metropolitane, tranvie, ferrovie
regionali e locali). Il TPL tuttavia fatica ad assicurare l’ultimo miglio
laddove la domanda è molto flessibile, proprio perché è un sistema
più rigido, per definizione e struttura. Di conseguenza, laddove si riesce
a garantire una integrazione e una condivisione di obiettivi con
altri soggetti, quali i gestori di car sharing, car pooling e così via, si imprime
una spinta positiva all’intero sistema. Car sharing, car pooling e
altre forme di mobilità condivisa, d’altra parte, funzionano meglio laddove
sono integrate con un efficiente sistema di TPL, altrimenti rappresentano
solo una mera sostituzione dell’auto privata. In una logica
complessiva di rete e di sistema tutto questo fondamentale”.
Dal convegno odierno quali richieste e quali suggerimenti sono
emersi? Esistono dei modelli europei di successo replicabili in Italia?
“Nel corso del convegno sono stati illustrati diversi esempi di modelli
europei. Ovviamente sono replicabili anche in Italia, ma spesso con
molte difficoltà. Diversamente da altri Paesi, soprattutto del Nord
Europa, in Italia abbiamo ancora una cultura della mobilità tradizionalmente
fondata sull’auto privata e quindi lo sforzo che devono fare
le amministrazioni, e poi a cascata tutta la filiera produttiva delle
imprese, è anzitutto quello di offrire un servizio di TPL di alta qualità
che superi la flessibilità, la comodità e anche, diciamo, lo status symbol
dell’auto privata. Le proposte emerse di conseguenza riguardano
in primis la necessità di rafforzare l’efficienza del TPL, creando condizioni
favorevoli per aumentare la velocità commerciale, e quindi di impostare
un sistema che nel suo insieme favorisca il ricorso al TPL, in
termini di investimenti e in termini di priorità. Ad esempio, interventi
sulla priorità semaforica, come quelli presentati nel corso del convegno,
appaiono fondamentali, perché l’utente prende il mezzo pubblico
non perché costa poco - il prezzo del biglietto è l’ultimo dei fattori
per la scelta modale -, ma perché è accessibile, di qualità e soprattutto
regolare nei tempi di viaggio. In questo senso c’è anche un grande piano
di rilancio da parte del governo per spingere sul trasporto rapido
di massa: maggiori linee di metropolitana, ritorno della tranvia e della
filovia. Ma soprattutto il grande trend che si collega anche con l’evoluzione
della sensibilità ambientale, è quello dell’elettrificazione del
TPL, un processo che auspichiamo si realizzi con adeguata gradualità,
considerate le sue numerose implicazioni sia dal punto di vista della
gestione imprenditoriale sia da quello della filiera produttiva”.
26
marzo-aprile 2020
Trasporto collettivo
Dalle piattaforme digitali ai MaaS
L’offerta del mercato
Tra i partner della giornata di studio organizzata da ASSTRA sul
ruolo degli ITS nel TPL, hanno preso parte all’evento due aziende
hi-tech attive nella fornitura di servizi e soluzioni avanzate
nell’area dell’Information Technology and Management: il provider
internazionale UR Group e l’azienda di servizi ad alta innovazione
tecnologica TopNetwork.
Fondato nel 1996 a Milano, UR Group è specializzato nello sviluppo
della connettività globale, offrendosi come fornitore internazionale
di sistemi di comunicazione avanzati, sottosistemi e soluzioni
end-to-end che utilizzano tecnologie Sensor, IP Networking,
Wireless, Fibra ottica e Satellite. UR Group è anche partner tecnologico
della Hangzhou Hikvision Digital Technology Co., meglio
nota come Hikvision, azienda cinese tra i maggiori produttori
mondiali di sistemi e prodotti di videosorveglianza.
Attiva in Italia da 16 anni e con 5 sedi sul territorio nazionale, la
società TopNetwork ha come principale obiettivo quello di rispondere
alle esigenze di innovazione digitale e alle necessità in ambito
ICT di imprese e grandi realtà aziendali, realizzando soluzioni IT
e applicazioni web e mobile. TopNetwork, più in particolare, punta
su tecnologie innovative incentrate sull’Intelligenza Artificiale,
che spaziano dalla Robotica ai sistemi satellitari, ai sistemi di
analisi visiva e ai motori di ricerca semantica e machine learning.
Le piattaforme digitali rappresentano attualmente la più avanzata
risposta “tecnologica” alla necessità che sul mercato la
domanda e l’offerta siano ben coordinate tra loro. In tal senso,
come ha illustrato nel corso del convegno ASSTRA Proto Tilocca,
dirigente Pianificazione, Marketing e Qualità di CTM Cagliari
e membro del Gruppo di Lavoro ITS ASSTRA, “le piattaforme
assumono un ruolo strategico e hanno oggi un impatto tale da
condizionare in maniera trasversale tutti gli aspetti delle relazioni
umane, personali ed economiche”.
Le piattaforme digitali MaaS (Mobility as a Service), più in particolare,
hanno la funzione di agevolare la pianificazione di
viaggi end-to-end, aggregando tutti i mezzi di trasporto disponibili
nell’area considerata, pubblici e privati, e consentendo
all’utente finale di pagare il servizio tramite un abbonamento
in base all’utilizzo.
Il valore strategico di queste piattaforme richiede dunque grande
attenzione da parte delle aziende di TPL, in quanto non solo
offrono l’occasione per un vero e proprio salto di qualità
nell’efficienza del sistema della mobilità urbana, di cui il TPL
costituisce la spina dorsale, ma consentono di integrare tra loro
le diverse modalità di trasporto, favorendo un riparto modale
meno sbilanciato sul mezzo individuale.
Le piattaforme Maas, tuttavia, sono una realtà complessa e
coinvolgono molteplici soggetti: dalle aziende di TPL agli operatori
di mobilità condivisa, dalle società di telecomunicazioni
agli operatori di pagamento, alle autorità locali e agli enti per la
pianificazione urbana.
Da qui l’esigenza di fornire alle aziende di TPL suggerimenti
e raccomandazioni per un’implementazione sempre più consapevole
ed efficace delle nuove piattaforme digitali MaaS.
Esigenza a cui ASSTRA ha inteso rispondere con la stesura di
specifiche linee guida, dedicando a Roma il 12 febbraio scorso
un’intera sessione proprio all’approfondimento di questi innovativi
strumenti tecnologici.
marzo-aprile 2020 27
Logistics & beyond
NUOVE FRONTIERE DELLA MOBILITÀ DELLE MERCI: LA LOGISTICA VIA TUBO
Spedizioni ultra-express
in viaggio a 1.200 km/h
di Paolo Agostino
DHL lancia una nuova
avveniristica sfida per
l’evoluzione futura della
logistica: far viaggiare le
merci a 1.200 km/h e oltre
senza inquinare e senza
incidere in alcun modo sul
traffico stradale, dando
impulso a quella che viene
attualmente definita “Tube
logistic” (letteralmente,
“logistica dei tubi”). “Una
tendenza visionaria”,
spiegano gli esperti del
trasporto globale aereo,
marittimo e via terra della
divisione DHL Global
Forwarding, “che negli ultimi
anni ha attirato l’attenzione
mediatica grazie all’annuncio
della costruzione
dell’Hyperloop: una rete in
Guardando alle prospettive dell’Hyperloop
DHL Global Forwarding lancia la sfida
dell’implementazione della “tube logistic”
per vincere traffico urbano e inquinamento.
grado di collegare i 600 km
che separano San Francisco e
Los Angeles in soli 30 minuti,
dove sia merci che passeggeri
sarebbero trasportati in
piccole navicelle a velocità
supersonica” (vedi articolo a
pag. 26 su Onda Verde n. 7).
Da sempre attenta alle
problematiche dell’ambiente
e all’ottimizzazione dei
processi di trasporto in
tutte le diverse modalità
disponibili, la compagnia
tedesca leader mondiale nei
servizi di logistica ha così
deciso nel 2020 di prendere
in considerazione anche
un possibile utilizzo delle
infrastrutture a tubo per
il trasporto delle merci,
nella consapevolezza che
il crescente traffico nelle
metropoli e il conseguente
progresso tecnologico nei
sistemi di mobilità spingono
inesorabilmente a spostare
l’attenzione dell’industria
logistica del futuro verso
innovative soluzioni hi-tech.
Una visione senz’altro ancora
futuristica per il settore
logistica, quella proposta
da DHL Global Forwarding,
ma che inizia a gettare le
basi per quando innovazioni
come l’Hyperloop, a cui
guardano oggi con interesse
diversi Paesi del mondo,
potrebbero concretamente
fornire un trasporto più
rapido all’interno e tra le
città per spedizioni “express”
o per offrire un servizio
d’avanguardia per il traffico
passeggeri.
I sistemi Hyperloop
per lunghe distanze,
sottolineano i responsabili
DHL, potrebbero peraltro
raggiungere velocità
potenzialmente superiori
28
marzo-aprile 2020
Logistics & beyond
ai 1.200 km/h mediante un
ricorso alla tecnologia di
propulsione magnetica (una
tecnologia molto simile è già
utilizzata per i treni Maglev).
La diffusione di questi
sistemi potrebbe pertanto
consentire in un futuro
neppure troppo lontano
una consegna merci “ultraexpress”
tra le principali
città (estremamente utile,
ad esempio, nel comparto
medicinali).
DAI TUBI
AI TUNNEL
Al di là dei destini
dell’Hyperloop che dovrebbe
collegare San Francisco
a Los Angeles, non sono
poche inoltre le città, le
startup e le aziende nazionali
di servizio che stanno
esplorando e sperimentando,
anche da tempo, valide
alternative di trasporto merci
sotterraneo, per far fronte al
rallentamento delle velocità
su strada e al conseguente
aumento dei costi del
trasporto su gomma nelle
aree urbane e interurbane.
I sistemi di trasporto merci
urbani sotterranei sono
costituiti da speciali reti di
tunnel dedicati, di nuova
costruzione o integrate a
tunnel già esistenti, servite
da veicoli elettrici privi di
conducente. Questi ultimi
possono essere caricati su
euro-pallet o trasportati
come pacchi e possono
funzionare autonomamente
in appositi binari: ad
esempio, tra centri di
consolidamento periferici
attraverso i nodi della città.
Esemplare in questo contesto
il progetto Cargo Sous Terrain
(CST), di cui è partner Swiss
Post insieme ad altre 20
aziende e istituzioni svizzere,
che mira a far entrare in
funzione sul territorio
elvetico a partire dal 2030
una rete di tunnel sotterranei
per il trasporto delle merci,
connettendo tra loro diversi
hub urbani. Uno scenario del
tutto realistico, secondo gli
studi di fattibilità effettuati
Leader nel trasporto globale aereo, marittimo e via terra DHL valuta ora anche le potenzialità della “Tube logistic”.
dagli stessi promotori, in
quanto il sistema risulterebbe
realizzabile sia dal punto di
vista tecnico sia da quello
economico (guarda il video).
“Questo tipo di trasporto”,
concludono gli esperti di
DHL Global Forwarding,
“consentirebbe la
movimentazione di grandi
volumi di merci in aree
urbane ormai altamente
trafficate, senza provocare
alcun impatto sui mezzi
in superficie (es. Mole
Solutions). Ulteriori
benefici si possono trarre
dalla riduzione del rumore
e dell’inquinamento
atmosferico”.
Il ricorso al sistema
metropolitano urbano per
il trasporto merci, d’altra
parte, è già in atto da tempo
Un’immagine del progetto Cargo Sous Terrain (CST) in corso di implementazione in Svizzera.
in megalopoli come Tokyo
e New York, laddove, ad
esempio durante le ore
notturne, i vagoni esistenti
vengono utilizzati per il
carico delle merci. Soluzione
particolarmente pratica per
tutte quelle città in cui la
consegna notturna a livello
strada non è consentita a
causa dell’inquinamento
acustico.
marzo-aprile 2020 29
Logistics & beyond
IN CRESCITA L'ATTENZIONE DELLA GDO NEI CONFRONTI DELLE PROBLEMATICHE AMBIENTALI
Sostenibilità: un must
nel carrello della spesa
di Antonio Ricotta (Direzione Centrale Sistemi Informativi e Innovazione ACI)
Probabilmente anche a causa
della grande sensibilità
sul tema della salvaguardia
del Pianeta, intensificata
dal c.d. ”effetto Greta”, è
comune esperienza di come
sia sempre maggiore e sempre
più centrale l’attenzione al
risparmio di risorse quali
energia, acqua ed eccedenze
alimentari. Pertanto oramai
da tempo anche tra gli scaffali
dei supermercati, oltre che
alla qualità dei prodotti e ai
loro prezzi, ha cominciato
a far capolino e ad essere
attentamente osservata la
sostenibilità.
E dunque il tema dello
sviluppo sostenibile ha
Dal nuovo ruolo assunto in Italia
dalla Marca del Distributore (MDD)
ai sempre più efficienti flussi logistici
nel settore della larga distribuzione.
acquistato posizione centrale
anche nella riflessione sul
futuro della logistica e della
mobilità delle merci, secondo
quanto è chiaramente
emerso nell’ambito dei più
recenti eventi di settore che
hanno costituito occasione
di analisi e riflessione sul
ruolo delle distribuzione nel
contesto di una più generale
strategia di risparmio e
riutilizzo delle risorse.
Tra gli eventi più recenti
e caratterizzati da una
medesima convergenza su
questo stesso tema, Onda
Verde ne ha selezionati due,
tenuti entrambi a gennaio: il
primo a Bologna, organizzato
dall’Associazione
Distribuzione Moderna
(ADM) e da The European
House - Ambrosetti,
e il secondo a Milano,
organizzato da GS1 Italy.
L’IMPEGNO DELLA MARCA
DEL DISTRIBUTORE (MDD)
L’evento di Bologna ha avuto
luogo nel corso del Salone
MacabyBolognaFiere e si è
incentrato sul tema specifico
“Il contributo della Marca
del Distributore alla sfida
dello sviluppo sostenibile
e del Paese”. La “Marca del
Distributore” (MDD), come
evidenziato dall’analisi
messa a fuoco nel convegno,
costituisce infatti il segmento
caratterizzato dal maggiore
dinamismo nel contesto della
distribuzione moderna.
Con questo termine specifico
si fa riferimento a quei
30
marzo-aprile 2020
Logistics & beyond
prodotti, alimentari e non,
commercializzati all’interno
dei punti vendita con lo stesso
brand dell’insegna o con
marchi riferibili all’impresa
distributiva. Conosciuta anche
come “private label”, nata
come prodotto di base, la
MDD è ormai diventata una
vera e propria “marca” capace
di svilupparsi e di innovarsi
come i maggiori brand
industriali. Un settore che
vale 10,8 miliardi di fatturato
nel 2019 e il cui sviluppo negli
ultimi 16 anni spiega l’80%
della crescita realizzata nello
stesso periodo dall’intera
industria alimentare nel
mercato domestico.
I prodotti MDD, come ha
illustrato a Bologna il CEO
di The European House
- Ambrosetti, Valerio De
Molli, «hanno consentito di
risparmiare circa 2,8 miliardi
di euro l’anno, circa il 50%
delle risorse stanziate per
il reddito di cittadinanza».
E ha poi aggiunto: «Inoltre
al crescere della loro
collaborazione con la GDO,
mostrano maggiori riduzioni
nei consumi energetici, nelle
emissioni climalteranti e negli
sprechi alimentari».
Ma quale è lo specifico
contributo della grande
distribuzione e del prodotti
a Marca del distributore per
il risparmio e riuso delle
risorse?
Secondo i dati presentati, la
grande distribuzione si sta
impegnando per tagliare i
consumi di energia elettrica
(-30% in tre anni) e di acqua
(112 milioni di litri in meno
ogni anno), ha aumentato
il recupero di eccedenze
alimentari - devolute in
donazioni - di 6 volte negli
ultimi 7 anni, e ridotto le
emissioni nocive delle proprie
flotte di trasporti e delle
proprie strutture.
“MDD e clienti”, ha spiegato
in proposito Giorgio
Santambrogio, Presidente
di ADM e AD del Gruppo
VéGé, “si trovano allineati
nella ricerca di condizioni,
sia di produzione che di
consumo, che guardino a
Profondi cambiamenti si stanno affermando negli ultimi anni nell'atteggiamento assunto dai consumatori
italiani nei confronti del proprio carrello della spesa. Sempre più importante, infatti, si rivela
oggi il valore della sostenibilità ambientale, premiando quei prodotti e quelle aziende che meglio
hanno Il contributo saputo della trasformare Marca del Distributore in senso alla "ecologico" sfida dello Sviluppo i propri Sostenibile sistemi e di del produzione Paese e distribuzione. È quanto
emerge dallo studio presentato lo scorso gennaio da The Europea House - Ambrosetti in occasione
del Salone MacabyBolognaFiere.
1
L’evoluzione degli stili di vita ha generato una crescente attenzione verso la
sostenibilità…
Risposte alla domanda «In un momento di crisi economica, le persone hanno cose più urgenti di
cui occuparsi rispetto alla sostenibilità» (valori % e punti percentuali), 2016 vs. 2017
-3 p.p.
12
9
-17 p.p.
38
21
+2 p.p.
Molto
d'accordo
Abbastanza
d'accordo
Non so Poco d'accordo Per nulla
d'accordo
Il contributo della Marca del Distributore alla sfida
2016
dello Sviluppo Sostenibile
2017
e del Paese
3
5
38
-1 p.p.
37
+18 p.p.
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Osservatorio Nazionale sullo Stile di Vita Sostenibile - Eumetra, 2018
… e il consumatore inizia ad essere disposto a pagare di più per prodotti più
sostenibili
Risposte alla domanda «Sì, acquisterei questo prodotto anche se costasse più degli altri
prodotti» (valori %), 2016 vs. 2017
2016
2017
Elettrodomestici a basso consumo
Prodotti a Km 0
Prodotti bio
Energia da fonti rinnovabili
Prodotti di cosmesi naturale
Automobile elettrica
15
14
18
15
21
11
18
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Osservatorio Nazionale sullo Stile di Vita Sostenibile - Eumetra, 2018
un futuro migliore, più a
misura d’uomo e rivolto alla
tutela dell’ambiente. È solo
così che possiamo gettare le
basi per indirizzare l’intero
Paese verso uno sviluppo
sostenibile”.
Una sostenibilità che si
evidenzia non solo nei
prodotti, ma soprattutto
nella filiera alimentata dai
prodotti della MDD. ADM
ha infatti individuato una
propria definizione, condivisa
con The European House -
Ambrosetti, secondo la quale
la sostenibilità per la GDO
IL PUNTO DI VISTA DEL CONSUMATORE
26
attraverso la MDD esprime la
volontà di essere di indirizzo
per lo sviluppo sostenibile
del Paese, di avere rapporti
costruttivi con i fornitori per
metterli nella condizione di
fare investimenti in logica di
sostenibilità, con la finalità
di divenire essi stessi più
sostenibili e di offrire prodotti
coerenti con le nuove esigenze
dei consumatori, generando
in questo modo una filiera
responsabile e attivando un
circolo virtuoso da cui tutti,
imprese, cittadini e società,
traggano beneficio.
34
9
47
52
27
61
OTTIMIZZARE LA
CATENA LOGISTICA
L’impegno per la sostenibilità
non può evidentemente
tralasciare l’aspetto relativo
ai trasporti.
La logistica del largo
consumo in Italia è infatti
una filiera importante: nel
2018 ha movimentato circa
18 milioni di tonnellate di
merce e l’89% dei flussi tra
aziende di produzione e
GDO è passata attraverso i
450 centri di distribuzioni
presenti nel Paese.
17
1
18
marzo-aprile 2020 31
Logistics & beyond
UN CANTIERE
SEMPRE APERTO
Sempre maggiore l’interesse delle aziende della GDO nei confronti dei truck “verdi”, dal biometano agli elettrici.
Il Bilancio di Sostenibilità di
Settore di Federdistribuzione
- che fa parte di ADM
insieme a ANCD Conad e
ANCC Coop - riporta che più
del 70% delle imprese della
distribuzione (percentuale
in crescita rispetto agli anni
passati) razionalizza oggi i
costi logistici ottimizzando le
percorrenze (anche attraverso
l’utilizzo di software
specifici) e sta attuando
programmi di aggiornamento
e modernizzazione delle flotte
per impiegare mezzi a minor
impatto ambientale.
L’installazione di colonnine
per la ricarica delle auto
elettriche è diventata ormai
inoltre procedura abituale
per alcune insegne, in
caso di apertura di nuove
unità di vendita, così come
la consegna della spesa a
domicilio nei centri urbani
avviene con sempre maggiore
frequenza con mezzi elettrici
o comunque a basso impatto
ambientale.
Lo stesso Bilancio di
Sostenibilità di Settore di
Federdistribuzione evidenzia
come un numero sempre
maggiore di aziende ha
avviato il monitoraggio e la
rendicontazione di importanti
indicatori di sostenibilità
per poi implementare azioni
volte ad un miglior utilizzo
delle risorse. Tra questi, le
emissioni dirette e indirette, i
km percorsi su strada e quelli
su rotaia.
Si tratta dunque di una filiera
sempre più attenta alla
sostenibilità. Pur essendo
aumentata la complessità
gestionale funziona meglio
rispetto a un decennio fa
ed è diventata anche più
sostenibile, con un approccio
più attento e consapevole,
una migliore gestione delle
movimentazioni e l’adozione
di pratiche a minor impatto
ambientale (camion più
carichi, utilizzo di bilici con
minori emissioni e aumento
delle unità di carico intere)
che hanno permesso di
risparmiare l’equivalente di
450.000 viaggi rispetto al
2009 e, dunque, di ridurre
di 97.000 tonnellate le
emissioni di CO2.
È quanto emerso, in
particolare, dall’evento
organizzato da GS1 Italy sul
tema “Dieci anni di logistica
nel largo consumo. Cosa è
cambiato”, organizzato a
Milano anche questo nello
stesso mese di gennaio. Un
incontro che ha fatto il punto
sui risultati di una nuova
ricerca sulla “Mappatura dei
flussi logistici nel settore del
largo consumo in Italia” -
condotta in collaborazione
con un team di ricerca
congiunto del Politecnico
di Milano e dell’Università
Cattaneo LIUC -, raccogliendo
le testimonianze dirette di
Coop Italia, Conad, Fater e
Nestlé, che hanno raccontato
il mondo della logistica come
un cantiere sempre aperto,
in cui si applicano soluzioni
e innovazioni finalizzate a
migliorare l’efficienza della
supply chain e a renderla
sempre più green.
“I risultati di questo
importante studio”, ha
affermato infatti a Milano il
CEO di GS1 Italy, Bruno Aceto,
“confutano tante fake news
che circolano sulla logistica
e dimostrano che l’aumento
dell’efficienza della supply
chain comporta effetti molto
positivi, perché non solo
riduce i costi, ma taglia anche
l’impatto ambientale del
trasporto delle merci di largo
consumo”.
Un impegno che si proietta
anche nel futuro, considerato
che, secondo quanto
riferisce lo studio, il 44%
degli intervistati individua
un’importante area di
sviluppo per tutta la filiera
proprio nella sostenibilità
ambientale e sociale.
Si attende quindi un
incremento nel ricorso
a veicoli alimentati da
carburanti alternativi quali
il biometano in forma
compressa (CNG) o liquida
(LNG), nonché i veicoli
elettrici per le consegne
nelle aree urbane a traffico
limitato.
32
marzo-aprile 2020
Logistics & beyond
PRESENTATA A BILBAO LA NUOVA GENERAZIONE DI AUTOCARRI MAN
Un truck su misura
per aziende e autisti
di Paolo Agostino
Da semplice costruttore
di veicoli industriali
a fornitore di soluzioni
di trasporto su gomma
intelligenti e sostenibili. A
distanza di 20 anni dal lancio
delle leggendarie gamme
di autocarri TGX (trasporto
eccezionale e a lungo raggio),
TGS (trasporti pesanti), TGM
(attività di distribuzione
pesante) e TGL (distribuzione
leggera), che hanno
contrassegnato il successo del
marchio del Leone sul mercato
europeo, il produttore tedesco
MAN Truck & Bus ha deciso
di percorrere fino in fondo
la strada dell’innovazione,
presentando lo scorso febbraio
a Bilbao una rinnovata
generazione di veicoli TG di
nuovissima concezione.
A distanza di 20 anni MAN Truck & Bus
rivoluziona le gamme TGX, TGS, TGM e TGL
con nuovi sistemi di sicurezza e connettività
riducendo le emissioni di CO2 fino all’8%.
“Una scelta coerente con
le mutevoli esigenze del
settore dei trasporti che
impone nuovi parametri”,
come è stato spiegato a
Bilbao dai vertici MAN, “che
impone nuovi parametri,
in particolare per sistemi
di assistenza alla guida,
orientamento del conducente
e interconnessione digitale”.
Non solo dunque un costante
impegno per ridurre
l’impatto ambientale del
trasporto stradale (la nuova
generazione di autocarri MAN,
in proposito, prospetta con i
motori Euro 6d un risparmio
di carburante fino all’8%
rispetto alla precedente
generazione, raggiungendo
notevoli traguardi in
termini di riduzione delle
emissioni CO2), ma anche -
e soprattutto - una grande
attenzione a quelle che sono
oggi le richieste di chi opera
quotidianamente nel settore
dell’autotrasporto e dell’intera
collettività: massima
sicurezza sulla strada, guida
confortevole e priva di
stress, elevata affidabilità
tecnica, ottimizzazione
dei costi di esercizio e di
assistenza, eccellente livello
di connettività per migliorare
la gestione delle flotte e della
loro manutenzione. Esigenze a
cui le più moderne tecnologie
digitali e di guida automatica
sono in grado di rispondere
con efficienza
Il tutto, raccogliendo e
portando a livelli più elevati
quanto già offerto sul mercato
dalle precedenti gamme di
autocarri del Leone, nonché
coinvolgendo sin dalla fase
iniziale della progettazione i
propri clienti e i loro autisti,
destinatari e promotori di
ogni progresso tecnologico,
in piena coerenza con quel
“Simplifying Business” con
marzo-aprile 2020 33
Logistics & beyond
cui MAN Truck & Bus ha
voluto da tempo sintetizzare
il proprio obiettivo di rendere
sempre più sostenibili,
sotto ogni punto di vista, le
attività dell’autotrasporto.
Un obiettivo ambizioso che
nel nuovo progetto di lancio
sul mercato di una rinnovata
generazione di truck trova
oggi conferma e rinnovato
slancio.
UN SETTORE
IN TRASFORMAZIONE
“Oggigiorno, gli obblighi da
rispettare in tutti i campi
del settore dei trasporti
sono ancora più sfaccettati
e complessi che mai e le
previsioni per il futuro
lasciano intuire che sia già
in atto una trasformazione
profonda”, sottolinea
espressamente la nota stampa
diramata da MAN in occasione
dell’evento di Bilbao,
elencando un’articolata
serie di inedite sfide a cui il
settore dell’autotrasporto
deve far fronte: da un
aumento dei volumi di
trasporto nel prossimo
ventennio (un ulteriore
40% solamente all’interno
dell’UE) all’entrata in vigore
di normative più severe per
ridurre le emissioni di CO2
(15% entro il 2025 e ulteriore
riduzione del 30% entro il
2030), fino alla sempre più
evidente carenza di autisti
che minaccia di aggravare
la situazione (secondo
le più recenti statistiche
citate da MAN, solamente
in Germania nei prossimi
due anni mancheranno circa
150.000 autisti professionisti
qualificati).
“Giustamente i nostri clienti
si aspettano delle risposte a
queste domande”, ha quindi
puntualizzato a Bilbao il
presidente del CdA di MAN,
Joachim Drees, “è proprio per
loro che dobbiamo cercare
sempre di essere un passo
avanti, fronteggiando questi
L’ergonomica postazione di guida e la confortevole zona relax del nuovo truck TGX progettato da MAN Truck & Bus.
cambiamenti e le conseguenze
dirette e indirette che ne
derivano. È un compito
difficile ma al tempo stesso
molto stimolante dal
momento che, in veste di
produttore, ci è richiesto di
riconsiderare i nostri prodotti
in altre e nuove dimensioni.
Ed è proprio quello che stiamo
facendo con la nostra nuova
generazione di autocarri”.
DALLA SICUREZZA
ALLA REDDITIVITÀ
Perno fondamentale del
progetto presentato da
MAN è in primo luogo
l’autista. Migliorare la
postazione di lavoro e
adattarla alle sue esigenze
quotidiane significa infatti
concentrarsi su prestazioni e
motivazione, fattori decisivi
per determinare il successo
commerciale di un’azienda
di trasporti. Per questo
motivo la nuova generazione
di autocarri MAN impone
ulteriori standard in fatto di
facilità d’utilizzo, ergonomia
e visibilità, visualizzazione
e controllo delle principali
informazioni relative alla
guida, connessione con i
dispositivi digitali e le diverse
applicazioni, oltre ad una
opportuna disponibilità di
spazio per garantire adeguato
comfort durante le ore
notturne e di riposo.
I più moderni sistemi di
assistenza alla guida (ADAS),
tra i quali il nuovo ausilio alla
svolta, l’assistente durante la
guida nel traffico e il sistema
di avviso di cambio di corsia,
contribuiscono inoltre ad
alleggerire il carico di lavoro
del conducente, assicurando
elevati standard di sicurezza
sulla strada, non solo nel
trasporto a lungo raggio,
nell’impiego cava-cantiere e
nei servizi di distribuzione,
ma anche in ambito urbano, in
cantieri di piccole dimensioni
o in aree di consegna molto
trafficate.
Riduzione dei consumi
di carburante, un design
migliorato nell’aerodinamica
e, grazie al contributo delle più
34
marzo-aprile 2020
Logistics & beyond
Gli autocarri di nuovissima concezione delle gamme TGX, TGS, TGM e TGL presentati da MAN truck & Bus a Bilbao, in Spagna, lo scorso febbraio.
recenti applicazioni digitali,
l’opportunità di usufruire di
corsi di formazione mirati per
aiutare l’autista a sviluppare
una guida sempre più
efficiente, sono invece alcuni
dei plus offerti dai nuovi
TG MAN per la redditività
delle aziende. Plus che si
aggiungono alle numerose
migliorie apportate al
prodotto per quanto riguarda
la componentistica, la
manutenzione e l’assistenza,
con l’obiettivo di ridurre
sensibilmente i costi di
gestione dei veicoli.
Un sistema digitalizzato e
perfezionato di gestione della
manutenzione, ad esempio,
permette di ridurre i costi
di esercizio e di garantire la
massima operatività ai nuovi
veicoli MAN, mentre ulteriori
funzionalità e servizi digitali
supportano sia la gestione del
parco veicolare sia l’attività
del conducente.
CONSULENZA E
PERSONALIZZAZIONE
Con la nuova generazione
di autocarri MAN Truck
& Bus ha annunciato
anche l’introduzione di
un rivoluzionario sistema
di consulenza e di servizi,
completamente orientato
alle esigenze del cliente. Una
scelta da cui consegue una
logica di prodotto incentrata
sul profilo di applicazione di
ciascun veicolo, grazie alla
quale è possibile configurare
un autocarro “su misura” per
l’attività di trasporto di ogni
diverso cliente, partendo da
uno dei nuovi modelli TGX,
TGS, TGM o TGL e applicando
una delle molteplici variabili o
configurazioni disponibili.
In aggiunta sono inclusi
anche servizi personalizzati
che riguardano nello
specifico la manutenzione,
il finanziamento e la
digitalizzazione, al fine di
rendere il truck una soluzione
di trasporto completamente
integrata. Tutti i servizi,
sottolineano i responsabili
della casa bavarese, sono
offerti da un unico fornitore,
potendo comunque contare
sul supporto di referenti
privati competenti.
Per MAN, infine, la nuova
generazione di autocarri non
rappresenta solo un nuovo
prodotto, ma va di pari passo
con innovazioni complete
negli ambiti della produzione
e della vendita.
Per far decollare la
produzione in serie della
nuova generazione di
autocarri e offrire i modelli
precedenti in questa fase di
transizione fino a fine 2020,
l’azienda ha infatti operato
consistenti investimenti per
rinnovare i propri impianti
industriali e, parallelamente,
ha riallineato il processo
di offerta, concentrando
l’attenzione su un
cambiamento fondamentale
dei metodi nella logica di
prodotto, che si concretizza
in nuove procedure e
strumenti di configurazione.
L’idea centrale è quella di
concentrarsi costantemente
sull’attività di trasporto del
singolo cliente quando si
prepara un’offerta.
Questo si traduce in un
portafoglio più orientato
al mercato e al cliente, con
un’offerta integrata completa
di autocarri nonché servizi
post-vendita, finanziari
e digitali. Il processo
di configurazione e di
quotazione non è quindi solo
molto più veloce, ma offre
anche un’elevata flessibilità
nell’assemblare il veicolo
migliore per l’attività di
trasporto del cliente.
La nuova generazione di autocarri MAN TGX, TGS, TGM e TGL
IL PROGETTO IN CIFRE
• 12.000.000 ore di lavoro dedicate alla realizzazione del progetto
• 4.000.000 chilometri di prova percorsi fino al lancio sul mercato
• 2.800.000 righe di codice software
• 167.000 ore di lavoro dedicate al design dei nuovi veicoli
• Circa 22.000 nuovi codici integrati in tutti i reparti
• 3.000 colori di serie per la verniciatura delle cabine
• 2.100 collaboratori MAN che hanno direttamente preso parte al progetto
• 8 misure di cabine di guida a disposizione
• Fino all'8% in meno di consumo di carburante
• 1 team: 36.000 dipendenti dell'azienda MAN Truck & Bus
marzo-aprile 2020 35
Urbanistica
NEL BADEN-WÜRTTEMBERG LE POLITICHE AMBIENTALI HANNO CREATO UN ESEMPIO VIRTUOSO
La vera città ecologica
è al centro dell’Europa
di Franco Donnini
Foto: Klaus-Dieter Langendorf
Nel cuore del vecchio
continente esiste una
realtà urbana che da tempo
ha fatto della sostenibilità
ambientale la propria
missione e il proprio biglietto
da visita.
Friburgo è ormai considerata
la “capitale verde tedesca”,
un titolo del tutto meritato
che oltre agli innumerevoli
e facilmente immaginabili
vantaggi apportati, ha fatto
della città una mèta molto
richiesta nel settore dell’ecoturismo.
Qui si organizzano
infatti vere e proprie visite
guidate per mostrare e
descrivere le strutture a
basso impatto ambientale
e le soluzioni “green” che
sono state adottate in questo
angolo di Germania nei settori
della mobilità e dell’edilizia.
Friburgo dimostra come sia possibile
rendere del tutto eco-sostenibili
i nostri centri urbani: fondamentale la
produzione di energia da fonti rinnovabili.
IL VECCHIO
CHE DIVENTA NUOVO
Non stiamo parlando di un
nucleo urbano sorto in epoca
moderna. Il castello sul monte
Schlossberg venne edificato
sul finire dell’XI secolo d.C.
e la vicinanza di numerose
miniere d’argento fu la causa
della rapida espansione
dell’insediamento che si
formò attorno ad esso.
Attualmente la città conta
circa 230.000 abitanti, che
beneficiano ormai da diversi
anni dei risultati prodotti
dalle accorte politiche
ambientali, che a Friburgo
sono in atto fin dai primi anni
’90 del secolo scorso.
Le amministrazioni che da
allora si sono succedute
alla guida del comune
tedesco hanno sempre
mantenuto una linea verde
nel settore della mobilità:
isole pedonali, tariffe
agevolate per il trasporto
pubblico locale, incentivi
all’uso della bicicletta e
disincentivi all’uso delle
automobili private. A tutto ciò
si è aggiunta la produzione
e l’utilizzo quasi esclusivo
di energia proveniente da
fonti rinnovabili, soprattutto
da impianti fotovoltaici ma
anche, seppur in quantità
minore, da pale eoliche e
turbine idroelettriche poste
sul corso del fiume Dreisam.
Per quanto riguarda la raccolta
e la gestione dei rifiuti si
è cercato prima di tutto di
ridurne la produzione alla
fonte, dopodiché le parole
d’ordine sono diventate due:
recupero e riciclo. I cittadini
(o gruppi organizzati di essi)
provvedono ad una raccolta
molto selettiva dei rifiuti, in
cui essi stessi sono proprietari
e gestori dei contenitori per
l’indifferenziato, l’unico per il
quale è richiesto il pagamento
di una tariffa in base alle
quantità prodotte.
36
marzo-aprile 2020
Urbanistica
La ASF, una società per
azioni con capitale a
maggioranza pubblica che
conta poche centinaia di
dipendenti, si occupa poi
sia del ritiro porta a porta
dei materiali non riciclabili,
sia dello svuotamento dei
cassonetti di diverso colore
che contengono i rifiuti
differenziati, che vengono
successivamente trattati e
riciclati. Tutto ciò che non
può essere smaltito con
queste modalità può essere
tranquillamente lasciato
presso le tre isole ecologiche
di cui Friburgo dispone.
proprietaria di auto private,
che qui sono pressoché
bandite e comunque destinate
ad essere parcheggiate in aree
esterne al quartiere. Molto
diffuso è il car-sharing e sono
autorizzati al transito i soli
mezzi adibiti al carico/scarico
merci, peraltro obbligati a
circolare a velocità molto
bassa. Va anche sottolineato
che qui non esistono
supermarket facenti parte
della grande distribuzione, ma
è presente un piccolo mercato
di prodotti locali e biologici.
Gli spostamenti avvengono
quasi sempre a piedi o in
bicicletta (500 km di piste
ciclabili), e il trasporto
pubblico locale è garantito
da una efficientissima ed
ecologica rete di tram elettrici.
Gli spazi verdi, curatissimi,
sono presenti ovunque ed
esistono persino aree coltivate
in modo collettivo dai
residenti.
Tutte queste peculiarità fanno
di Vauban un vero e proprio
modello dal punto di vista
della eco-sostenibilità, e ciò
ha provocato negli ultimi
anni, unico aspetto negativo,
un discreto aumento del costo
delle abitazioni.
VAUBAN: UN QUARTIERE
A MISURA D’AMBIENTE
Il fatto che questo singolare
quartiere situato poco fuori
rispetto al centro cittadino
fosse in passato una ex zona
militare aiuta a capire meglio
quale radicale trasformazione
abbia subito.
L’aspetto attuale è il frutto
di una vera e propria
rivoluzione urbanistica, di
cui sono state promotrici
le comunità ecologiste che
avevano occupato negli anni
’90 le caserme del vecchio
presidio francese. Insieme alle
amministrazioni comunali
si è deciso di dar vita ad un
nuovo esperimento abitativo
che mettesse il rispetto
per l’ambiente al centro di
ogni aspetto della sua realtà
quotidiana.
L’avvio del progetto risale
al 1995 e dopo alcuni anni
necessari per le fasi di
consultazione, progettazione e
costruzione, in un’area di circa
60 ettari è così sorto il nuovo
quartiere di Vauban,
dove sono stati creati oltre
2.000 nuclei abitativi tutti
dotati di elevati standard di
riduzione dei consumi, e in
molti casi addirittura “energy
plus”, cioè produttori di una
quantità di energia superiore
al proprio fabbisogno, grazie
ai pannelli solari integrati
nei tetti degli edifici o nei
parapetti dei balconi.
La maggior parte degli oltre
6.000 residenti non risulta
La presenza di pannelli fotovoltaici costituisce uno dei tratti distintivi di Friburgo, come testimonia l’edilizia residenziale
in ogni angolo della città. Anche lo sport fornisce il suo contributo: lo Schwarzwald-Stadion che ospita le partite
interne del SC Freiburg (Bundesliga) è quasi interamente ricoperto da un impianto per la produzione di energia “green”.
marzo-aprile 2020 37
Urbanistica
ESTENDERE
IL MODELLO FRIBURGO
Oltre ad offrirci esempi
di (quasi) perfetta
antropizzazione, va anche
evidenziato che la Germania
si appresta ad abbandonare
la produzione di carbone,
da cui proviene la fetta più
sostanziosa di inquinamento
atmosferico. Il governo tedesco
ha infatti stipulato da poco un
accordo con i Länder (che dovrà
in seguito essere convertito
in legge) per la progressiva
chiusura, entro il 2035, delle
centrali alimentate dal nocivo
combustibile fossile mediante
il contributo economico dello
Stato Federale.
Alla luce di ciò, e di molti
altri aspetti economici e
geopolitici, appare oggi meno
utopico “friburghizzare” tutti
i centri abitati dello stato più
popoloso e industrializzato
dell’Unione Europea. Va poi
dato risalto all’innovativo
slancio tecnologico che
ha dato vita a questo
cambiamento e che ha avuto
nell’università di Friburgo
il vero motore propulsore.
Qui vengono infatti formati
i ricercatori che studiano e
scoprono nuove soluzioni nel
settore fotovoltaico. Nella
sezione energie rinnovabili del
Fraunhofer Institut lavorano
centinaia di scienziati e nel
complesso la green economy
crea una base occupazionale di
molte migliaia di persone.
I palazzi popolari di
Weingarten, che ospitano
diverse comunità di migranti,
sono stati trasformati in “case
passive”, cioè senza impianti
di riscaldamento, grazie
all’eccellente isolamento
termico e alle tecnologie
innovative progettate proprio
dalla suddetta università; gli
investimenti di ristrutturazione
sono stati così ripagati dal
risparmio energetico. Un
risultato emblematico di
quanto al giorno d’oggi
risulti conveniente investire
nell’eco-sostenibilità, fattore
fondamentale per affrontare
la transizione energetica alle
nostre porte.
HELIOTROP: LA CASA GIRASOLE
La "creatura" dell'architetto Rolf Disch costituisce senz'altro l'opera
che meglio di ogni altra incarna lo spirito ecologico della città
di Friburgo, cioè un'abitazione a impatto ambientale praticamente
nullo. Realizzata nel 1994 nel quartiere di Am Schlierberg, il professionista
tedesco ha fatto di questo edificio rotante la propria
residenza privata. Rotante, ebbene si: la struttura cilindrica di Heliotrop
gira su se stessa alla velocità di 12 gradi ogni ora in base alla
posizione del sole e alla stagione in corso. Alla colonna centrale
(che contiene una scala a chiocciola per spostarsi da un piano all'altro)
sono agganciati i telai in legno che compongono gli ambienti e i
circa 50 mq di pannelli fotovoltaici sovrastanti, insieme alle finestre
anch'esse fotovoltaiche, consentono all'edificio di generare molta
più energia di quanta ne consumi, grazie anche ad una efficiente
coibentazione termica. Inoltre l'edifico dispone di un impianto di
recupero dell'acqua piovana (quella di scarico viene depurata all'interno
prima di essere rilasciata) e i rifiuti organici vengono trattati
da un sistema di compostaggio a secco che non produce odori.
Esistono altri due edifici realizzati con gli stessi criteri di Heliotrop:
uno si trova a Offenburg ed è la sede dell'azienda tedesca Hansgrohe,
l'altro a Basilea. Come si può facilmente intuire si tratta di
di progetti difficilmente replicabili su larga scala per via di costi e
dimensioni, ma alcune delle tecnologie in essi utilizzate dovranno
senz'altro rappresentare un "must" per quelle realtà urbane che
vorranno abbracciare politiche ambientali partendo proprio da
un'edilizia eco-sostenibile e rispettosa della natura che ci circonda.
Foto: Wikimedia Commons/ Joergens.mi
38
marzo-aprile 2020
Urbanistica
TOYOTA MOTOR CORPORATION PROGETTA LA CITTÀ CONNESSA DEL FUTURO
Woven City: un prototipo
per la sostenibilità urbana
di Simona Dardari (Direzione Sistemi Informativi e Innovazione ACI)
Foto: newsroom.toyota.it
Prima lo scorso novembre
al Salone di Tokyo, poi
a gennaio al Consumer
Electronics Show (CES)
2020 di Las Vegas, la Toyota,
colosso giapponese dell’auto
al vertice della classifica
mondiale dei costruttori di
auto, non ha portato solo
nuovi modelli da mettere in
mostra, ma molto di più: ha
presentato i progetti per la
costruzione di un prototipo di
città del futuro.
La “Toyota Woven City”
sorgerà su un area di
70 ettari (708.000 mq)
alla base del monte Fuji,
Presentato al CES 2020 di Las Vegas
l’ambizioso progetto Toyota per creare
un “laboratorio vivente” dove sviluppare
le nuove tecnologie per la sostenibilità.
in Giappone, e sarà un
ecosistema completamente
connesso e alimentato
da celle a combustibile a
idrogeno. L’idea di Toyota,
infatti, è quella di ripensare
completamente il concetto di
città sostenibile.
Toyota Woven City, vero e
proprio “laboratorio vivente”,
servirà da casa a residenti
e ricercatori a tempo pieno
che potranno testare e
sviluppare tecnologie
come la guida autonoma, la
robotica, nuove soluzioni
di mobilità personale, case
intelligenti e applicazioni di
intelligenza artificiale in un
ambiente reale.
“Costruire una città completa
dalle fondamenta, anche su
piccola scala come questa,
è un’opportunità unica per
sviluppare le tecnologie del
futuro, compreso un sistema
operativo digitale per le
infrastrutture della città”,
ha spiegato Akio Toyoda,
presidente della Toyota
Motor Corporation, “con
persone, edifici e veicoli tutti
collegati e in comunicazione
tra loro attraverso dati e
sensori, saremo in grado
di testare l’intelligenza
artificiale connessa... sia nel
mondo virtuale che in quello
fisico... massimizzandone il
potenziale”.
marzo-aprile 2020 39
Urbanistica
MOBILITÀ PER TUTTI
A GUIDA AUTONOMA
Per la progettazione di
Woven City, Toyota ha
incaricato l’architetto
danese Bjarke Ingels, CEO
di Bjarke Ingels Group
(BIG). Il suo team BIG ha già
realizzato molti progetti di
alto profilo: dalla Two World
Trade Center (WTC 2) a New
York e la Lego House in
Danimarca, alle sedi centrali
di Google a Mountain View,
in California, e a Londra.
“Uno sciame di tecnologie
diverse sta cominciando
a cambiare radicalmente
il modo in cui abitiamo e
viviamo le nostre città.
Soluzioni di mobilità
connesse, autonome, senza
emissioni e condivise sono
destinate a scatenare un
mondo di opportunità per
nuove forme di vita urbana”,
ha dichiarato l’architetto
Bjarke Ingels, fondatore e
direttore creativo di BIG,
commentando l’incarico
ricevuto da Toyota.
“Con la portata delle
tecnologie e dei settori
a cui abbiamo potuto
accedere e con cui abbiamo
potuto collaborare grazie
all’ecosistema aziendale
Toyota”, ha quindi aggiunto,
“riteniamo di avere con
Woven City un’opportunità
unica nell’esplorare nuove
forme di urbanità che
potrebbero aprire nuove
strade da intraprendere per
le altre città”.
AUTO AUTONOME
ED E-PALLETTE
Foto: newsroom.toyota.it
Foto: newsroom.toyota.it
Per quanto riguarda la
mobilità, più in dettaglio,
l’innovativo progetto
urbano proposto da Toyota
prevede che gli spostamenti
all’interno della cittàlaboratorio
vengano
effettuati solo con veicoli
autonomi o, in alternativa,
con mezzi non motorizzati.
In proposito sono state
previste tre differenti
destinazioni d’uso per le
strade: solo per i veicoli
più veloci, per velocità
medie (mobilità personale e
pedoni) e infine per percorsi
assimilabili alle passeggiate
in parchi esclusivamente
pedonali.
Queste tre tipologie di
strade si intrecceranno
a formare una griglia
organica, progettata per
accelerare una verifica della
funzionalità dei veicoli
autonomi.
Per il trasporto delle merci e
le consegne urbane, infine,
a Woven City saranno
utilizzati i veicoli e-Pallette
a guida autonoma prodotti
da Toyota e presentati nel
2018 al CES di Las Vegas, che
avranno anche la funzione
di veri e propri negozi
itineranti (vedi articolo a
pag. 40 su Onda Verde n. 16).
40
marzo-aprile 2020
Urbanistica
SOSTENIBILITÀ
A 360 GRADI
Woven City è progettata
per essere completamente
sostenibile e, dunque,
anche gli edifici avranno
un ruolo fondamentale. Il
progetto contempla infatti
la diffusione di edifici
realizzati per lo più in legno
per ridurre al minimo le
emissioni di CO2, utilizzando
le tradizionali tecniche di
falegnameria giapponese
combinate con metodi di
produzione robotizzati. I
tetti saranno provvisti di
pannelli fotovoltaici per
generare energia solare, oltre
a quella generata dalle celle
a combustibile a idrogeno.
Le aree esterne di tutta la
città ospiteranno invece
vegetazione autoctona e
idroponica.
Le residenze saranno
inoltre dotate delle più
recenti tecnologie di
domotica per assistere la
vita quotidiana. Le case
utilizzeranno l’intelligenza
artificiale basata su sensori
per controllare la salute
degli occupanti, prendersi
cura delle loro esigenze di
base e migliorare la loro
vita quotidiana, creando
l’opportunità di utilizzare la
tecnologia connessa.
I parchi di quartiere, il grande
parco centrale per lo svago
così come la piazza centrale
per gli incontri sociali,
sono stati infine progettati
per riunire la comunità,
in quanto Toyota ritiene
che incoraggiare il legame
umano sia un aspetto molto
importante di questa nuova
esperienza urbana.
“Diamo il benvenuto a tutti
coloro che sono ispirati a
migliorare il nostro modo
di vivere nel futuro, a
trarre vantaggio da questo
ecosistema di ricerca unico
nel suo genere e ad unirsi a
noi nella nostra ricerca per
creare uno stile di vita e una
mobilità sempre migliore per
tutti”, ha dunque concluso il
presidente di Toyota, Akio
Toyoda.
Infine, una piccola curiosità
in merito all’origine del
nome con cui Toyota ha
voluto battezzare la sua città:
“woven” significa “tessuto”
e la casa automobilistica
nipponica affonda le proprie
radici nella Toyoda Automatic
Loom Works, nata nel 1890,
che inventò il telaio tessile in
legno.
L’inaugurazione di Woven
City è prevista per l’inizio
del 2021 e inizialmente la
popolazione residente sarà
composta da circa 2.000
persone (dipendenti Toyota
Motor Corporation e loro
famiglie, coppie in pensione,
rivenditori, studiosi, scienziati
e partner di settore) per poi
aumentare progressivamente
con l’evoluzione dell’intero
progetto.
Foto: newsroom.toyota.it
Foto: newsroom.toyota.it
marzo-aprile 2020 41
Mobilità elettrica
L'IMPATTO DELL'ELETTRIFICAZIONE DEI TRASPORTI SUL MONDO DEL LAVORO
L’automobile elettrica
spauracchio dell’occupazione
di Marco Cilione (Area Professionale Statistica ACI)
Foto: Tesla
parere di molti il mondo
A dell’automobile è nel
bel mezzo della più grande
trasformazione della sua
storia: l’elettrificazione. Tutte
le principali case costruttrici,
soprattutto europee, stanno
investendo miliardi di euro
nell’elettrificazione dei
veicoli, e molte di queste
hanno stabilito l’obiettivo
di cessare la produzione dei
motori termici nell’arco di
circa 20 anni.
Il futuro dovrà essere ecosostenibile,
ma la parte
più responsabile della
società chiede che sia anche
Autorevoli esperti e costruttori europei
prospettano pesanti ristrutturazioni
ma le stime di Bruxelles evidenziano
anche molte nuove opportunità di lavoro.
eco-razionale, cioè che il
cambiamento avvenga in
tempi rapidi ma sopportabili,
altrimenti la corsa rischia
di creare più danni che
benefici. Di conseguenza il
tema dell’auto elettrica è
sempre più in auge non solo
quando si parla di vendite o
di colonnine per la ricarica,
ma ultimamente anche
quando si affronta il tema del
lavoro. Infatti tra i possibili
danni ipotizzati da alcuni
c’è la perdita di numerosi
posti di lavoro nella filiera
dell’automobile: da più parti
si afferma che per costruire
veicoli elettrici serva meno
mano d’opera e che sia più
facile sostituirla con i robot.
Ma è proprio vero? L’auto
elettrica spazzerà via
inevitabilmente migliaia
di posti di lavoro? Di sicuro
ci saranno dei vinti, ma
non mancheranno anche
dei vincitori, come in ogni
rivoluzione.
OCCUPAZIONE TRA
ANNUNCI E STIME
È di un paio di mesi la
notizia che Audi e Mercedes-
Benz hanno annunciato
il taglio di decine di migliaia
di posti di lavoro. Per
quanto riguarda Mercedes-
Benz, il piano del nuovo
42
marzo-aprile 2020
Mobilità elettrica
presidente Ola Kaellenius è
quello di diminuire i costi
del personale di almeno 1,4
miliardi di euro entro tre
anni. Questo si traduce in
pratica in una riduzione
dell’occupazione di 10.000
unità (su complessivi 300.000
dipendenti), soprattutto nei
settori amministrativi e in
“ambiti vicini alla produzione”
(ma sembra che l’operazione
riguardi in parte anche i
piani alti del management):
il tutto attraverso fuoriuscite
possibilmente volontarie, ma
tant’è. Analoghe le misure
annunciate da Audi: 9.500
posti da tagliare entro il 2025
in cambio di 2.000 nuove
assunzioni nei “settori del
futuro”.
Un esperto come
Ferdinand Dudenhoeffer,
specializzato in “automotive
economics”, prevede
un’emorragia massiva di posti
di lavoro nell’industria delle
quattro ruote: una riduzione
nei prossimi anni di 125.000
posti di lavoro. Solo in Bassa
Sassonia (dove ha sede la
Volkswagen) si stima un taglio
di 40.000 dipendenti entro il
2030. E uno studio effettuato
dall’IFO, autorevole centro
studi tedesco, è arrivato
ad ipotizzare che i posti a
rischio in Europa saranno
addirittura 1,8 milioni.
Meno pessimistica, per
fortuna, è la Commissione
Europea, che prevede un
recupero dell’occupazione
persa nella filiera attuale
nei futuri comparti che
verranno a sostituirla: dalla
produzione di batterie, alla
componentistica tecnologica,
alle infrastrutture di ricarica.
Quel che è sicuro è che la
molto annunciata e, per ora,
poco realizzata, rivoluzione
dell’auto elettrica avrà
impatti importanti sul mondo
del lavoro.
STANDARD TECNICI
E MANODOPERA
Per cercare di capire meglio
il fenomeno è utile partire
da alcune considerazioni
tecniche. La complessità
meccanica di un’auto elettrica
è molto inferiore a quella
tradizionale. Facendo un
esempio, la Bolt, vettura
elettrica della Chevrolet, è
composta da 24 parti mobili
contro le 149 di una Golf
Volkswagen a combustione
interna. Questo significa
sicuramente la necessità
di meno manodopera e
probabilmente un ricorso più
estensivo all’automazione.
Non a caso nello stabilimento
californiano di Tesla 160 robot
altamente flessibili hanno la
capacità di assemblare 400
vetture a settimana (vedi foto
di apertura).
A ciò si aggiunga che il 56%
dei componenti di un auto
elettrica proviene da industrie
esterne alla filiera dei veicoli
tradizionali.
Per contro, però, le
auto elettriche hanno
un maggior contenuto
tecnologico ed elettronico.
Ogni veicolo infatti monta in
media semiconduttori per un
valore di circa 520 euro, contro
i circa 80 euro di una vettura
a combustione interna. La
produzione, inoltre, richiede
più alluminio e più rame,
anche se il 7% in meno di
acciaio.
Infine anche il settore
della manutenzione è
profondamente diverso tra i
due tipi di trazione: secondo le
L’aumento dell’elettronica nel settore automotive prospetta nuove occasioni di lavoro per la componentistica.
stime il costo subirà un crollo
di circa il 60% (in media
un risparmio di 360 euro
l’anno). Le auto elettriche
non hanno necessità di
cambiare periodicamente
fluidi come l’olio e
mentre il motore termico
richiede revisioni costanti,
nel caso di una auto elettrica
il richiamo scatta solo
tra i 150.000 e i 250.000
chilometri.
VINCITORI
E VINTI
Con tali premesse appare
chiaro chi ha da perdere
e chi da guadagnare dalla
transizione verso l’elettrico.
Tra i primi, gli operai addetti
alle tradizionali catene
di montaggio, i fornitori
di componentistica e
le officine che si occupano
della manutenzione. Tra
i secondi, i produttori di
batterie, chi si occupa di
componentistica tecnologica
e i costruttori e gestori di
infrastrutture elettriche.
Come sarà il saldo tra i
due? Qui comincia la danza
dei numeri. Innanzitutto
è opportuno distinguere
tra impatto complessivo
sull’occupazione e
conseguenze per i lavoratori
del settore.
Nel febbraio del 2018
la Commissione Europea ha
condotto uno studio
sull’argomento da cui
emerge un impatto nullo e
anzi leggermente positivo
(+0,02%) sul numero di
occupati da qui al 2030.
La perdita di lavoro nella
manifattura legata all’auto
sarebbe infatti compensata da
nuove occupazioni nel settore
energetico.
Inoltre c’è da considerare il
periodo di transazione verso
la completa elettrificazione,
durante il quale sono e
saranno presenti, sempre
più sviluppate, le tecnologie
ibride (motore termico
+ motore elettrico) che,
al contrario dei veicoli
elettrici, richiederà più mano
d’opera rispetto a quelle
marzo-aprile 2020 43
Mobilità elettrica
tradizionali a benzina o diesel.
Non da ultimo c’è
l’incognita rappresentata
dalla produzione delle
batterie. Se realizzata in
Europa genererebbe nuove
opportunità di impiego, se
demandata in larga parte
all’import, come accade
ora, ovviamente ciò non
accadrebbe. Secondo lo studio
dell’Esecutivo di Bruxelles,
se la produzione di batterie
rimanesse totalmente fuori
dai confini del Vecchio
Continente, si registrerebbe
una perdita netta di occupati
di circa 34.500 unità.
Un secondo rapporto
finanziato da Bruxelles (DG
Transport&Environment)
mette invece in luce come
il vero rischio sia quello
che l’industria europea si
tiri fuori dalla corsa alle
vetture elettriche. Se nel
2030 nessuna auto elettrica
venisse prodotta in Europa,
i posti persi sarebbero il 32%
del totale. Se venisse prodotto
in Europa il 10% dei veicoli
elettrici, il calo diminuirebbe
al 28%. Se la produzione
arrivasse poi al 90% e si
producessero in Europa
anche le batterie elettriche
non ci sarebbe praticamente
nessun impatto, e se la
produzione fosse tale da
supportare esportazioni
(120%), ecco che i posti di
lavoro aumenterebbero anche
al 108% rispetto allo scenario
base.
I TEMPI INCERTI
DEL CAMBIAMENTO
Ad oggi sembra che
l’industria tedesca sia ben
posizionata, con Volkswagen,
Daimler e Bmw che stanno
investendo con convinzione
sulla rivoluzione elettrica.
Al contrario la francese PSA
e FCA appaiono le più in
ritardo.
Se a livello complessivo
il quadro non sembra
troppo negativo, diversa è
la prospettiva se si guarda
nello specifico agli addetti
dell’industria automobilistica
tradizionale. In Germania
Nuova occupazione potrebbe essere garantita dall’avvio della produzione di batterie nell’Unione Europea.
quasi 500.000 persone
lavorano in industrie
strettamente connesse
alla produzione di veicoli
tradizionali. Salgono a
800.000 se si considerano
anche gli occupati indiretti.
Tornando alle studio dell’IFO
citato in apertura, quasi due
addetti su tre potrebbero
trovarsi nella necessità di
dover affrontare un percorso
di riqualificazione
professionale per poter
operare nell’industria
dell’auto elettrica.
In Stati come Repubblica
Ceca, Slovacchia, Italia e la
stessa Germania, l’industria
dell’auto pesa per oltre il 20%
degli addetti alla manifattura.
Nel nostro Paese in
particolare si arriva a picchi
del 36% in Basilicata e del
24% in Molise.
Come quasi sempre accade, i
più a rischio sono i lavoratori
a bassa specializzazione,
poiché le nuove vetture
richiedono addetti
maggiormente qualificati,
sia nelle fabbriche, sia per
lo sviluppo delle necessarie
infrastrutture per le ricariche
di veicoli elettrici (che
passeranno dagli attuali
120.000 punti di ricarica
pubblica a circa 2.000.000 nel
2025, con una spesa di circa
19 miliardi di euro).
Inoltre c’è da considerare
l’indotto, all’interno del
quale troviamo molti
fornitori di componentistica
tradizionale. Continental
ad esempio (uno dei primi
produttori mondiali di
pneumatici, di sistemi di
frenata e di controllo nonché
di stabilità del veicolo e di
altri parti per automobili e
autocarri) qualche settimana
fa ha annunciato che a livello
mondiale dovrà “cancellare”
20.000 posti di lavoro (7.000
solo in Germania) e diversi
stabilimenti dovranno
chiudere i battenti. A ciò
si aggiunga che le aziende
dell’indotto sono nella quasi
totalità dei casi mediopiccole
e, dunque, hanno
maggiori difficoltà ad
intraprendere processi di
conversione e riqualificazione
dei loro addetti. Stando a
rilevazioni di Eurostat, su
10.000 aziende europee
coinvolte nella produzione
di auto, 9.000 sono piccole e
medie imprese, con un totale
di 250.000 addetti.
È opportuno che Stati e grandi
industrie del settore inizino
quindi a predisporre misure
e programmi per rendere la
fase di transizione il meno
dolorosa possibile per i
lavoratori del settore.
Molto importante, infine,
sarà la velocità di questa
rivoluzione. Per il momento,
a parte nazioni molto
virtuose come la Norvegia, la
diffusione dell’auto elettrica
resta infatti piuttosto incerta.
Questo spiega una
certa discordanza e
approssimazione delle
previsioni sui potenziali
impatti. UBS stima
comunque che nel 2025 le
vetture elettriche possano
raggiungere il 30% delle
vendite in Europa e il 14% a
livello globale. Rimangono
comunque diversi punti
interrogativi, come ad
esempio quello sul futuro dei
SUV: questo è il segmento
più in crescita in tutto il
vecchio continente, ma
anche quello nel quale una
vettura “alternativa” a quella
tradizionale, efficiente e
sostenibile anche da un punto
di vista economico, è ancora
molto lontana.
Foto: Skoda
44
marzo-aprile 2020
Ambiente
INQUINAMENTO E QUALITÀ DELL'ARIA NEL BACINO PADANO
Le molteplici cause
di un problema complesso
contributo dal Blog del progetto LIFE Prepair (Po Region Engaged to Policies of AIR)
Nelle prime settimane
dell’anno 2020 la qualità
dell’aria è stata sotto i
riflettori dei media. La causa
dell’attenzione collettiva sono
state le elevate concentrazioni
di inquinanti, soprattutto
particolato (PM10 e PM2,5)
registrate in alcune grandi
città (Milano, Torino, Roma)
ma anche nell’area vasta
della Pianura Padana.
Non sempre gli interventi sui
media nazionali e locali hanno
restituito la complessità
della questione, spesso
additando ad un’unica causa
del problema: il traffico, la
biomassa, il meteo.
La realtà è che la qualità
dell’aria, in quanto problema
Necessario analizzare il problema nel dettaglio
per identificare soluzioni efficaci ed agire
in maniera integrata, mettendo a sistema
le politiche regionali e locali contro lo smog.
complesso ha una pluralità
di cause e non è possibile, né
corretto, individuarne una
sola. Va da sé che anche la
soluzione al problema dovrà
rispecchiare questa pluralità e
complessità.
Il problema
Quasi tutte le attività
umane emettono inquinanti
in atmosfera. In aree
poco popolate o in cui si
concentrano poche attività
questo può essere un
problema trascurabile; il
discorso cambia nelle zone
densamente popolate e
industrializzate.
Nel bacino del Po
vive circa il 40% della
popolazione italiana, oltre
23 milioni di persone che
complessivamente producono
più del 50% del PIL nazionale.
La Pianura Padana è uno
dei luoghi più densamente
popolati e industrializzati
d’Europa. Questo comporta
elevati livelli di emissioni
di inquinanti, ma non basta
a spiegare perché la qualità
dell’aria costituisca un
problema cosi rilevante:
altre zone in Europa hanno
un livello di emissioni
paragonabile, ma non gli
stessi livelli di inquinamento.
A rendere particolarmente
critica la qualità dell’aria della
Pianura Padana contribuiscono
certamente le condizioni
orografiche e meteoclimatiche
del bacino del Po,
che favoriscono l’aumento
delle concentrazioni di
inquinanti, rendendone
difficile e lenta la dispersione.
marzo-aprile 2020 45
Ambiente
Come è noto la pianura è
circondata su tutti i lati
da montagne (Alpi ed
Appennini), a parte ad est
dove si affaccia sull’Adriatico,
a sua volta un mare chiuso.
Questa condizione viene
spesso paragonata ad una
stanza con una sola finestra,
in cui non è possibile creare
“la corrente” per cambiare
l’aria.
Tornando alla questione degli
elevati livelli di inquinamento
di inizio anno, come si vede
dalle immagini a fianco, la
concentrazione di PM10 ha
continuato ad aumentare
fino al 16 gennaio con picchi
nell’area di Torino e Milano,
ma con concentrazioni
elevate su tutta la pianura
e maggiormente nel nordovest.
Le concentrazioni
sono poi calate in modo
consistente a seguito della
pioggia del 17 gennaio. Il
monitoraggio dell’evoluzione
delle concentrazioni
sull’intera Pianura Padana è
stato reso possibile grazie alla
piattaforma di condivisione
dei dati di monitoraggio e di
modellazione della qualità
dell’aria realizzata nell’ambito
del progetto LIFE Prepair.
Immagine 1: la concentrazione di PM10 nel Bacino Padano il 14 gennaio 2020.
Che cosa si può fare per
affrontare il problema
della qualità dell’aria in Val
Padana?
Posto che non si possono
cambiare le condizioni meteo
climatiche, si può agire
per ridurre le emissioni di
inquinanti, ed è su questo che
si sono impegnate tutte le
amministrazioni regionali e
locali del bacino del Po anche
grazie al progetto Prepair.
Prepair (acronimo di Po
Region Engaged to Policies
of AIR) è un progetto LIFE,
coordinato da Regione
Emilia-Romagna, e ha come
obiettivo l’integrazione
delle politiche sulla qualità
dell’aria del Bacino del Po.
Partner di progetto sono
Regioni ed agenzie ambientali
di Piemonte, Valle d’Aosta,
Lombardia, Veneto, Friuli
Venezia Giulia, Provincia
Immagine 2: la concentrazione di PM10 nel Bacino Padano il 18 gennaio 2020. Fonte immagini 1, 2: Prepair “data
sharing infrastructure” I dati sono forniti dai partner del progetto. I cerchietti mostrano i dati delle stazioni di
monitoraggio, la mappatura è stata ottenuta con il modello chimico di trasporto e dispersione NINFA.
Immagine 3: l’andamento della concentrazione di PM10 nel Bacino padano dal 12 al 18 Gennaio 2020 (Ciascun
box rappresenta la distribuzione statistica dei dati osservati dalle stazioni di monitoraggio Fonte: Prepair “data
sharing infrastructure”.
46
marzo-aprile 2020
Ambiente
Autonoma di Trento, ARSO
Agenzia dell’ambiente
Slovena, Comuni di Milano,
Torino e Bologna, Art-ER –
Agenzia della Regione Emilia-
Romagna e Fondazione
Lombardia per l’Ambiente.
Come abbiamo detto,
quasi tutte le attività
umane emettono sostanze
inquinanti che appartengono
a diverse tipologie: particolato
(PM10 e PM2,5), Ossidi di
azoto (NOx), Ossidi di Zolfo
(SOx), Ossido di Carbonio
(CO), IPA (Idrocarburi
Policiclici Aromatici come il
benzene), Ammoniaca e altri.
I problemi maggiori registrati
in questo periodo sono derivati
dalle elevate concentrazioni
di particolato e ossidi di azoto:
in questo articolo abbiamo
scelto di concentrarci sul
primo che rappresenta uno
degli inquinanti più dannosi
alla salute e per il quale
si osservano situazioni di
inquinamento più diffuse.
Da dove viene il particolato?
Anche questa è una domanda
con una risposta complessa.
Il grafico in alto mostra
l’origine delle emissioni di
PM10 equivalenti in Emilia-
Romagna (fonte: “La qualità
dell’aria in Emilia-Romagna.
Edizione 2018” di ARPAE).
Il grafico mostra una stima
dell’origine dell’inquinamento
da PM10 in una tipica
situazione del bacino padano
(Emilia-Romagna) e ci
fornisce gli ordini di grandezza
dei diversi contributi.
Come si vede dal grafico, c’è
una prima distinzione da
fare tra particolato primario
e secondario. Una parte di
particolato viene emessa
direttamente in atmosfera
come tale (particolato
primario), ma questa non è
la parte preponderante: la
maggior parte di particolato si
crea a seguito dell’emissione
di altri inquinanti,
detti precursori, che una volta
in atmosfera si trasformano
chimicamente dando origine
al particolato secondario.
Come ribadito in un
Immagine 4: emissioni di “PM10 equivalente in Emilia Romagna. La larghezza della banda è proporzionale al
“PM10 equivalente”.
dettagliato articolo apparso
sul sito di SNPA, uno dei
maggiori contributi è dovuto
al traffico su strada (trasporto
merci e veicoli leggeri), non
solo come prodotto della
combustione, ma anche ad
esempio a causa dell’usura dei
freni e dell’asfalto. La parte
preponderante del particolato
generato dal traffico è inoltre
dovuta alla emissione di
precursori (soprattutto NOx).
Altri importanti settori che
danno origine al particolato
sono il riscaldamento
domestico, il settore agricolo e
il settore industriale.
Il settore agricolo è forse
il dato più inaspettato (e
spesso ignorato dai media):
allevamenti intensivi e
concimazioni emettono poco
particolato primario, ma in
compenso sono la principale
fonte di ammoniaca (il 97%
del totale nel bacino padano
– Fonte LIFE Prepair, Dataset
delle emissioni del Bacino
Padano), principale precursore
di particolato secondario.
Perché si parla tanto di
biomassa domestica?
Come abbiamo detto, il
riscaldamento domestico è
responsabile del 56% delle
emissioni di particolato
primario sull’intero bacino
padano (Fonte LIFE Prepair
– Dataset delle emissioni).
Come abbiamo visto, questo
non significa che sia la
principale fonte di polveri
sottili in assoluto, ma ne
produce comunque una quota
significativa.
Entrando nel dettaglio
dei dati, si scopre che il
90% di queste emissioni è
dovuta all’uso di biomassa,
principalmente legno e pellet.
Quindi sostenere che la
biomassa è il principale
responsabile dell’emissione
di PM10 e che pertanto
non è necessario agire
sul traffico su strada, è
sicuramente inesatto, ma
rimane una componente
molto significativa e su cui è
possibile intervenire in modo
molto efficace, ad esempio
seguendo delle buone pratiche
di utilizzo e in prospettiva
sostituendo impianti
vecchi (soprattutto i camini
aperti) con stufe di ultima
generazione, che hanno
emissioni molto più basse.
In conclusione
Per raggiungere gli obiettivi
di qualità dell’aria posti
dall’Unione Europea, non ci
si può limitare ad intervenire
su un singolo aspetto (come
il traffico, la combustione
di biomassa o l’agricoltura):
è necessario sviluppare un
approccio integrato che tenga
in considerazione tutti questi
aspetti.
Allo stesso modo, il problema
della qualità dell’aria nel
bacino del Po non può essere
affrontato solo a livello di una
singola regione e tantomeno
di una singola città, ma
è necessario sviluppare
delle politiche integrate di
bacino.
Per questo, all’interno del
progetto Prepair i territori
e le città del Bacino Padano
stanno affrontando insieme
il problema della qualità
dell’aria, con interventi che
riguardano una pluralità di
temi. I 5 pilastri di progetto:
Valutazione e Monitoraggio,
Agricoltura, Biomassa,
Trasporti, Efficienza
energetica.
Il fine delle attività di Prepair
è di rendere più efficaci le
politiche regionali e locali
sulla qualità dell’aria nel
bacino padano mettendole
a sistema, ma anche quello
di sensibilizzare i cittadini,
perché per migliorare la
qualità dell’aria è necessario
che tutti facciano la propria
parte.
marzo-aprile 2020 47
Ambiente
SVILUPPATA IN ISRAELE UN'INNOVATIVA TECNOLOGIA "GREEN" PER PRODURRE IDROGENO
Idrogeno pulito e low cost
combustibile del futuro
di Luigi Di Matteo (Area Professionale Tecnica ACI)
ricercatori del Technion
I - Israel Institute of
Technology, hanno sviluppato
una tecnologia innovativa,
pulita, economica e sicura per
la produzione di idrogeno.
La tecnologia migliora
significativamente l’efficienza
energetica della produzione
di idrogeno, dal 75% circa che
si ottiene utilizzando i metodi
attuali al 98,7%. Si tratta dello
sviluppo di un processo ciclico
in cui la composizione chimica
dell’anodo (l’elettrodo in
cui ha luogo il processo di
ossidazione) cambia in modo
intermittente.
A differenza dell’elettrolisi
convenzionale, l’idrogeno e
l’ossigeno vengono generati
separatamente in due fasi:
una fase elettrochimica e
una fase chimica attivata
termicamente.
Nella prima fase, il catodo
(l’elettrodo in cui avviene la
riduzione) produce idrogeno
riducendo le molecole d’acqua
mentre l’anodo modifica la
sua composizione chimica
senza produrre ossigeno.
Nel secondo stadio, il catodo
è passivo mentre l’anodo
produce ossigeno ossidando le
molecole d’acqua. Alla fine del
secondo stadio, l’anodo torna
al suo stato originale e il ciclo
ricomincia.
Questo processo innovativo,
chiamato “E-TAC” water
splitting (Electrochemical,
Thermally Activated
Chemical), disaccoppia
le reazioni di evoluzione
dell’idrogeno e dell’ossigeno.
Sulla base di questa
tecnologia, i ricercatori hanno
fondato H2Pro, una startup
che lavora per convertire la
Maggiore efficienza energetica in fase
di produzione, contenimento dei costi
e più sicurezza i vantaggi della tecnologia
proposta dai laboratori del Technion di Haifa.
tecnologia in un’applicazione
commerciale.
La ricerca, parte del Nancy
e Stephen Grand Technion
Energy Program (GTEP), è
stata condotta dal Professor
Avner Rothschild del
Dipartimento di Scienza dei
Materiali e Ingegneria e dal
Professor Gideon Grader
della Facoltà di Ingegneria
Chimica, insieme al Dr. Hen
Dotan e Avigail Landman, uno
studente di dottorato sotto
la supervisione congiunta
del Prof. Grader e del Prof.
Rothschild.
ALLA RICERCA
DI IDROGENO “GREEN”
Enormi quantità di idrogeno
vengono prodotte ogni anno
in tutto il mondo: circa 65
milioni di tonnellate per
il valore di 130 miliardi
di dollari, con un’energia
totale di 9 exajoules (EJ),
l’equivalente di ~ 2.600
teraWatt all’ora (TWh). Tali
importi sono in costante
aumento e si prevede che
triplicheranno nei prossimi 20
anni. Il consumo di idrogeno,
secondo le più attendibili
previsioni, dovrebbe infatti
raggiungere 14 exajoule entro
il 2030 e 28 exajoule entro il
2040.
Circa il 53% dell’idrogeno
prodotto oggi viene utilizzato
per produrre ammoniaca per
fertilizzanti e altre sostanze,
il 20% viene utilizzato
dalle raffinerie, il 7% viene
utilizzato nella produzione di
metanolo e il 20% serve per
altri usi.
Ma in futuro, l’idrogeno
dovrebbe servire anche ad
applicazioni aggiuntive,
alcune delle quali sono in
fase di sviluppo: idrogeno
come combustibile per veicoli
elettrici a celle a combustibile
(FCEV), combustibile per
immagazzinare energia da
fonti di energia rinnovabile
per il bilanciamento della rete
e per applicazioni powerto-
gas (P2G: conversione
dell’elettricità, per lo più
prodotta da fonti rinnovabili,
in carburante gassoso ),
riscaldamento industriale ,
riscaldamento domestico e
altro ancora.
Circa il 99% dell’idrogeno
prodotto oggi, tuttavia,
proviene da combustibili
fossili, principalmente per
estrazione da gas naturale
(SMR- Steam methane
reforming).
Questo processo rilascia
circa 10 tonnellate di CO2 per
ogni tonnellata di idrogeno
e ciò è responsabile di circa
il 2% di tutte le emissioni
antropogeniche di CO2
nell’atmosfera, accelerando
il riscaldamento globale. Ciò
spiega l’urgente necessità di
alternative più pulite e più
rispettose dell’ambiente per
la produzione di idrogeno.
I VANTAGGI DELLA
TECNOLOGIA E-TAC
Attualmente, la principale
alternativa per la produzione
di idrogeno pulito senza
emissioni di CO2 è l’elettrolisi
dell’acqua. L’efficienza
energetica dei processi di
elettrolisi, tuttavia, è solo
del 75% e questo significa un
48
marzo-aprile 2020
Ambiente
elevato consumo di elettricità.
Altra difficoltà riscontrabile
nei processi di elettrolisi è
legata alla membrana che
divide la cellula elettrolitica
in due, essenziale per la
raccolta dell’idrogeno da un
lato e dell’ossigeno dall’altro.
Questa membrana infatti
limita la pressione nella cella
elettrolitica a 10-30 atmosfere,
mentre la maggior parte delle
applicazioni richiede centinaia
di atmosfere di pressione.
Oggi questa pressione
viene aumentata per mezzo
di compressori grandi e
costosi che complicano il
funzionamento e aumentano
i costi di installazione e
manutenzione del sistema.
La presenza della membrana,
inoltre, complica il
montaggio dell’apparato
produttivo, aumentando
significativamente il suo
prezzo, e richiede anche
manutenzioni e sostituzioni
periodiche.
La tecnologia E-TAC
presenta dunque i seguenti
vantaggi significativi rispetto
all’elettrolisi:
1. Separazione cronologica
assoluta tra produzione
di idrogeno e produzione
di ossigeno, con i due
processi che si verificano
in momenti diversi. Di
conseguenza:
• a membrana che separa
l’anodo dal catodo nella
cellula elettrolitica non
è più necessaria. Ciò
rappresenta un notevole
risparmio rispetto
all’elettrolisi: la membrana
è costosa, complica il
processo di produzione e
richiede acqua di elevata
purezza e manutenzione
continua per evitare che si
sporchi;
• elimina il rischio di un
incontro instabile tra
ossigeno e idrogeno.
Un simile incontro può
verificarsi nell’elettrolisi
ordinaria se la membrana si
rompe o il suo sigillo viene
rotto;
• la tecnologia sviluppata da
Technion rende superflua la
membrana, facilitando così
la produzione di idrogeno
a una pressione molto
più elevata, eliminando
in tal modo alcuni degli
alti costi di compressione
dell’idrogeno in seguito.
2. Nel nuovo processo,
l’ossigeno viene prodotto
attraverso una reazione
chimica spontanea
tra l’anodo caricato e
l’acqua, senza utilizzare
una corrente elettrica
in quel punto. Questa
reazione elimina la
necessità di elettricità
durante la produzione
di ossigeno e aumenta
l’efficienza energetica dal
75% utilizzando metodi
consueti a un’efficienza
senza precedenti del 98,7%.
3. Si prevede che la tecnologia
E-TAC non solo ridurrà i
costi operativi ma anche
i costi delle attrezzature.
H2Pro stima che il costo
delle apparecchiature per
la produzione di idrogeno
mediante E-TAC sarà circa
la metà del costo delle
apparecchiature utilizzate
nelle tecnologie esistenti.
Attualmente i ricercatori
Technion prospettano
dunque un cambiamento
tecnologico dirompente, che
sulla base delle valutazioni
iniziale porterà presto a
una produzione di idrogeno
su scala industriale meno
costosa, più pulita e più
sicura, basata su energia
pulita e rinnovabile come
l’energia solare o eolica.
IL PROCESSO E-TAC (Electrochemical, Thermally Activated Chemical)
Fase 1. Nella fase elettrochimica, l’elettricità viene consumata e l’idrogeno
viene generato. Allo stesso tempo, l’anodo a base di nichel, simile a quello
che si trova nelle batterie Ni-MH, viene “caricato”.
Fase 2. Nella fase attivata termicamente, l’anodo viene riscaldato scaricandosi
spontaneamente e rilasciando ossigeno.
marzo-aprile 2020 49
Eventi
CELEBRATI A TORINO I 115 ANNI DELL'AUTOMOBILE CLUB D'ITALIA
La storia dell’ACI
è la storia dell’auto
di Marco Perugini
Il futuro nasce di lunedì.
Era infatti un lunedì il
23 gennaio 1905, quando
nove gentiluomini si
riunirono a Torino per
fondare l’Automobile Club
d’Italia, rappresentando con
un’unica bandiera i quattro
Automobile Club provinciali
già attivi allora sul territorio
(Torino, Firenze, Milano
e Genova). Un sodalizio
destinato nei successivi
115 anni ad accompagnare
e guidare lo sviluppo della
motorizzazione e della
mobilità nel nostro Paese,
a vantaggio dei cittadini,
dell’economia e dello sport
motoristico.
Schierati per l’evento al Mauto di Torino
12 “classici” della tradizione motoristica
italiana in una mostra che ha registrato
un record di 14.000 visitatori in tre giorni.
La ricorrenza dei 115
anni di attività è stata
celebrata proprio il 23
gennaio nel capoluogo
piemontese, presso il
Mauto - Museo dell’Auto,
con l’inaugurazione di
una mostra straordinaria,
appositamente allestita
dall’ACI per evidenziare
l’evoluzione tecnica e
stilistica delle autovetture
italiane nell’ultimo secolo.
E per rendere omaggio
alla città della Mole, ACI
ha aperto gratuitamente i
battenti dell’esposizione fino
a domenica 26 gennaio. La
risposta del pubblico è stata
unanime e senza precedenti:
in 14.000 sono accorsi per
ammirare da vicino 12 “perle”
italiane a quattro ruote: Fiat
mod. 18/24 HP del 1908, Isotta
Fraschini mod. 30/40 HP del
1910, Fiat 525 SS del 1931,
Alfa Romeo 8C del 1934, Fiat
500 Topolino del 1937, Fiat
8V del 1954, Lancia Aurelia
B20 V serie del 1956, Maserati
3500 GT Touring Coupé del
1961, Lamborghini Miura del
1971, Lancia Stratos del 1974,
Ferrari F40 del 1990, Ferrari
SP Monza del 2018.
Tra queste, infine, una giuria
di esperti ha premiato tre
reginette, icone di design e
innovazione: Alfa Romeo 8C,
Lamborghini Miura e Fiat 8V.
La mostra è stata inaugurata
dal presidente ACI, Angelo
Sticchi Damiani, insieme al
presidente del CONI, Giovanni
Malagò e alla Sindaca di
Torino, Chiara Appendino.
50
marzo-aprile 2020
Eventi
PROTAGONISTA
L’AUTOMOBILE
“ACI è la storia dell’auto
in Italia”, ha dichiarato in
occasione della celebrazione
del 115° anniversario il
presidente dell’ACI, Angelo
Sticchi Damiani, “dal 1905
ad oggi sono cambiate tante
cose, ma non la passione
degli italiani per le quattro
ruote, ormai punto cardine
della vita quotidiana. Con
il nostro supporto, l’auto
si è resa protagonista dello
sviluppo economico e sociale
del Paese, grazie anche agli
enormi progressi compiuti
in efficienza tecnologica,
sicurezza stradale e
sostenibilità ambientale”.
“Sulla strada come in pista”,
ha quindi proseguito il
presidente dell’ACI, “oltre
un milione di soci ACI e più
in generale tutti gli italiani
possono continuare a contare
sulla presenza al proprio
fianco dell’Automobile Club
d’Italia, da 115 anni pioniere
di innovazione”. A rendere
ancora più preziosa la giornata
di festeggiamenti sono giunti i
saluti istituzionali del
Presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, e del
premier Giuseppe Conte.
Nel messaggio inviato dal
Quirinale si legge che “l’ACI
è protagonista nella storia
della mobilità del Paese e
ha assicurato elevati livelli
di accessibilità. Negli ultimi
anni, particolare attenzione
è stata dedicata alle nuove
impegnative sfide della
sicurezza stradale e della
mobilità sostenibile, che
richiedono strategie adeguate
e comportamenti coerenti
da parte di tutti gli attori
coinvolti”.
Da Palazzo Chigi sono arrivate
invece parole di stimolo per
“l’industria automobilistica
italiana e gli oltre 250.000
lavoratori del settore: la
produzione dei mezzi di
trasporto e della relativa
componentistica è uno degli
asset economici fondamentali
e l’Italia deve mantenere il
suo ruolo protagonista”.
Da sinistra: il presidente dell’AC Torino, Piergiorgio Re, il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, la Sindaca
di Torino, Chiara Appendino, e il presidente del Mauto - Museo dell’Auto di Torino, Benedetto Camerana.
NUOVA FESTA
PER TORINO
In occasione della serata di
gala per le celebrazioni del 115°
anniversario della fondazione
dell’ACI, il presidente
nazionale Sticchi Damiani
ha inoltre annunciato alla
Sindaca di Torino, Chiara
Appendino, la decisione
di svolgere quest’anno nel
capoluogo piemontese un
evento speciale collegato alla
settimana del GP d’Italia di
Formula1, come già accaduto
a Venezia nel 2018 e a Milano
nel 2019.
La città dove riposano assi
del volante del calibro di
Nino Farina, Biagio Nazzaro
e Pietro Bordino sarà infatti
teatro il prossimo settembre
di una grande festa che farà
scaldare i cuori a tutti gli
appassionati di auto, corse
e sport, aprendo le dighe al
fiume di emozioni, targate
soprattutto Ferrari, che
sfocerà a Monza domenica
6 settembre con la disputa
dell’attesissimo 91° Gran
Premio d’Italia di F1.
Una veduta della straordinaria esposizione organizzata in occasione della celebrazione dei 115 anni dell’ACI.
marzo-aprile 2020 51
Mobilità e storia
RIPERCORRIAMO IL PERCORSO E LE TAPPE DELL'ANTICA VIA FRANCIGENA
Sulle orme dei pellegrini
nell’Europa del Medioevo
di Anna Maria Stefanini
L’antica arteria religiosa europea
custodisce un vero tesoro etnografico:
nei secoli i viaggiatori hanno lasciato
preziose tracce del loro passaggio.
Nel 1994 il Consiglio
d’Europa conferiva
alla Via Francigena la
menzione di “Itinerario
Culturale del Consiglio
d’Europa”, uno dei massimi
riconoscimenti continentali.
I lettori sicuramente hanno
chiara l’importanza delle
testimonianze storiche
e culturali, incluso quel
particolare asse ereditario che
gli antropologi definiscono
“cultura materiale”, che si
rivela attraverso i manufatti,
gli utensili, l’abbigliamento,
le case, le tecniche e persino i
cibi serviti a tavola.
In questa circostanza vogliamo
pedinare questa fondamentale
infrastruttura storica,
diventata con il tempo uno dei
maggiori parametri identitari
della civiltà europea.
Alla caduta dell’impero
romano d’occidente (476
d.C.) e nel primo Medioevo,
le grandi strade consolari
romane, che per quasi
un millennio avevano
contribuito all’espansione
e alla tenuta dell’impero,
conoscono un plurisecolare
ciclo di abbandono e declino.
L’emergere e il consolidarsi
di nuove istituzioni globali,
quali la Chiesa di Roma e gli
imperi dell’Europa centrooccidentale
(l’impero
carolingio di Carlo Magno
prima e il Sacro Romano
Impero di Ottone I di Sassonia
più tardi), ricostituiscono una
relativa stabilità nel quadrante
centro-sud-occidentale del
continente, riattivando, come
effetto collaterale, la dorsale
comunicativa nord-sud.
Siamo nei secoli IX e X; è
proprio in questo periodo
che prende forma la “Via
Francigena”, l’incredibile
infrastruttura che collegava
Canterbury (nell’attuale
Inghilterra meridionale) a
Bari (circa 3.200 Km), dove
ci si poteva imbarcare per la
Terrasanta.
La Francigena attraversava
Reims (Francia), Lausanne
(Svizzera), le Alpi nei valichi
Monginevro o Moncenisio
(talvolta nel Grande e nel
Piccolo San Bernardo), Pavia
- già capitale longobarda -
sino a Piacenza, dove avveniva
il “transitus Padi”, ossia
l’attraversamento in barca del
Po. Nel Comune di Calendasco
(dove era l’antico porto
fluviale) è ancora conservata
la “colonna del pellegrino”.
A sud del Po la via passava
quindi per Lucca e per
Siena, per poi innestarsi
sulla Consolare Cassia,
toccando Acquapendente,
Bolsena, Montefiascone,
Viterbo, Capranica, Sutri
e Monterosi. Alla Storta
i viaggiatori prendevano
la “Via Triumphalis” per
raggiungere il Vaticano.
L’ingresso al piazzale di San
Pietro avveniva attraverso
la “via del Pellegrino” e la
52
marzo-aprile 2020
Mobilità e storia
“Porta Sancti Pellegrini”,
percorso che venne per questo
denominato “Ruga Francisca”
(strada dei francesi). L’arrivo
in Roma comprendeva anche
un trattamento particolare:
la Chiesa di San Lazzaro,
dove i pellegrini ammalati (in
particolare di lebbra) venivano
avviati al lazzaretto di Mons
Gaudii (Monte Mario), fuori
dalle mura urbane.
Denominata talvolta “Via
dei Longobardi”, “Iter
Francorum”, “Via Francisca”
o “Romea” (da non
confondere con l’omonima
strada adriatica), la prima
certificazione ufficiale di “Via
Francigena” compare nella
pergamena chiamata “Actum
Clusio” (documento giuridico
dell’anno 876 di Chiusi), oggi
conservata nell’Abbazia di San
Salvatore (Monte Amiata).
La prima descrizione di un
viaggio (di ritorno) lungo
la Via Francigena è invece
dell’arcivescovo di Canterbury
Sigerico, contenuta nello
scritto detto “Itinerario
di Sigerico” di fine X sec.
(“de Roma usque ad mare”;
il mare era quello della
Manica). Sigerico era sceso
a Roma per ritirare da papa
Giovanni XV il “pallium”, un
importante paramento sacro
di lana bianca, da indossare
a simboleggiare l’agnello che
il buon pastore porta sulle
spalle. Il suo viaggio di ritorno
si svolse in 79 tappe.
DA ROMA A GERUSALEMME
UN UNIVERSO IN MARCIA
A sud di Roma la Via
Francigena proseguiva per la
via Appia fino a Benevento,
dove imboccava la via Appia
Traiana che scavalcava
l’appennino campano fino
a Troia, nel Tavoliere delle
Puglie. Da qui si potevano
raggiungere i porti di Bari,
Brindisi e Otranto e prendere
le rotte marine per la
Terrasanta.
È opportuno ricordare che la
Via Francigena era in realtà un
collettore viario flessibile sul
quale confluivano diverse altre
strade e che poteva offrire
diverse alternative di percorso,
a seconda delle esigenze
e delle caratteristiche dei
viaggiatori e dei mutamenti
territoriali.Ad esempio, dopo
la morte di San Francesco,
molti pellegrini preferivano
deviare per raggiungere Assisi.
Ma chi erano gli “utenti”
della francigena? Prima
di tutto i pellegrini. Il
pellegrinaggio verso la
“tomba di Pietro” era nel
Medioevo una delle tre
“peregrinationes maiores”,
le altre erano la Terrasanta
e il santuario di Santiago
di Compostela (dove
si troverebbe la tomba
dell’apostolo Giacomo);
le prime due richiedevano
entrambe il passaggio lungo
la Via Francigena.
Poi c’erano i funzionari e
i delegati delle istituzioni
pontificie, imperiali, feudali e
comunali. La Via Francigena
era utilizzata anche dai
mercanti, tra i quali molti
frontalieri italiani interessati
a vendere le proprie merci
alle “fiere” in Francia.
Infine c’erano i “crociati”,
parte dei quali, come Ugo di
Vermandois (1096), seguirono
la via del mare, imbarcandosi
a Bari per raggiungere
Costantinopoli, punto di
passaggio strategico per le
armate crociate.
Ma lungo la Via Francigena
transitarono anche gli
intellettuali, i libri e gli
studiosi; certamente anche
i numeri di Fibonacci (1170–
1235). La Via Francigena:
una testimonianza storica a
cielo aperto.
marzo-aprile 2020 53
Studi e Ricerche
100 numeri per capire l’autotrasporto
di Paolo Benevolo
Nell’ultimo decennio lo Stato italiano ha perso oltre 105 milioni
di euro di mancato gettito fiscale, i costruttori di veicoli industriali
circa un miliardo e mezzo di fatturato e l’occupazione del
settore ha registrato la perdita di almeno 135.000 posti di lavoro,
senza contare l’indotto. Un numero impressionante di piccole
imprese si è trovata costretta a chiudere i battenti e una quantità
tutt’altro che indifferente di aziende medio grandi è stata delocalizzata.
Solo negli ultimi cinque anni, secondo i dati di Infocamere,
in Italia sono state chiuse ben 10.000 aziende di trasporto
merci su strada. E se in tutta l’Europa occidentale dopo un prolungato
periodo di difficoltà i traffici merci sono tornati a crescere, la
ripresa appare ancora instabile e le prospettive del ciclo economico,
soprattutto in Italia, restano piuttosto incerte.
Uno scenario di crisi dell’autotrasporto italiano più volte denunciato
dalle associazioni di categoria, che trova ragione nel concorso
di diversi fattori ai quali finora il mondo politico non è stato in
grado di rispondere in modo efficace e risolutivo: da un’eccessiva
pressione fiscale al peso di costi di gestione troppo elevati (in
primis carburanti e lavoro), dall’arretratezza delle infrastrutture e
dei servizi alla complessità dell’apparato burocratico.
Ciò nonostante alle soglie dell’anno 2020 il settore dell’autotrasporto,
pur in presenza di un deciso ridimensionamento del numero
complessivo di aziende operanti, sembra essersi avviato su
una nuova e più promettente strada, manifestando i primi segnali
di un consolidamento che tra il 2014 e il 2019 si è concretizzato
in un incremento delle società di capitali, di consorzi e
di cooperative, in un vero e proprio boom dei contratti di rete
e, non ultimo, in una significativa crescita del fatturato globale.
Consolidamento puntualmente evidenziato delle analisi contenute
nel volume “100 numeri per capire l’autotrasporto - Attori
e Filiere”, firmato da Deborah Appolloni, Umberto Cutolo e Maria
Carla Sicilia per le edizioni Federservice (Uomini e Trasporti)
e presentato a Roma il 14 gennaio scorso nella sede del ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti (vedi foto d’apertura).
Una pubblicazione giunta quest’anno alla sua seconda edizione
(la prima nel 2017), che attraverso lo studio dei dati statistici
delinea l’evoluzione dell’autotrasporto e della logistica in Italia,
anche in relazione al contesto europeo, approfondendo per
la prima volta la situazione di alcune specifiche filiere, quali l’agroalimentare,
il farmaceutico, le merci pericolose, i container,
il fashion, i rifiuti, il trasporto di opere d’arte e quello dei manufatti
di dimensioni eccezionali.
54
marzo-aprile 2020
Studi e Ricerche
UN SETTORE
CHE SI CONSOLIDA
Al 31 agosto 2019 sono poco meno di 90.000 le aziende italiane
di autotrasporto che risultano in attività, a fronte delle quasi
100.000 aziende di settore censite da Infocamere nel 2014: una
perdita secca di circa 10.000 unità, letteralmente naufragate in
un mercato agitato da profondi cambiamenti. Chi è rimasto sul
mercato, sottolineano gli autori dello studio, ha però rafforzato
la propria massa critica, individuando nuove forme collaborative
in grado di soddisfare le mutate esigenze del mercato:
una domanda in grande evoluzione dovuta a scenari disruptive,
come l’exploit dell’e-commerce per le consegne in città,
l’ingresso nella logistica di un colosso come Amazon, la digitalizzazione
delle filiere, l’esigenza di abbassare l’impronta ambientale
e la riorganizzazione delle supply chain in molti settori
di respiro internazionale.
Se ad oggi, infatti, le aziende di autotrasporto italiane inquadrabili
nella categoria dei cosiddetti “padroncini” (46.991 imprese
individuali) rappresentano ancora il 52% del totale, sono proprio
queste ultime ad aver registrato tra il 2014 e il 2019 il maggior
numero di cessazioni di attività, portando nell’arco di un quinquennio
alla cancellazione di ben 12.822 realtà (-21,4%). In calo,
nel quinquennio preso in esame, anche le società di persone
(-13,7%). Andamento opposto, invece, per lo sviluppo delle società
di capitali (+24,7%, con 4.583 aziende in più), così come per
le forme giuridiche consortili e le società cooperative (+7,5%, con
395 unità in più) (Tabella 1).
Anno Anno Tabella Fatturato 1 - IMPRESE Fatturato (*) DI TRASPORTO (*) Var. % MERCI Var. SU % STRADA PER FORMA GIURIDICA (al 31 agosto 2019)
2009 2009 71,2 71,2
Anno Società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre forme (totale) Altre forme (COOP) TOTALE
2014 18.659 16.340 59.813 5.144 4.478 99.866
2019 23.152 14.095 46.991 5.532 4.877 89.770
Fonte: “100 numeri per capire l’autotrasporto”, 2020.
GRAF. 1 GRAF. - IL FATTURATO 1 - IL FATTURATO DELLA CONTRACT DELLA CONTRACT LOGISTICS LOGISTICS (Mld Euro) (Mld Euro)
2010 2010 73,8 73,8 2,1 2,1
2011 2011 76,8 76,8 1,3 1,3
2012 2012 77,3 77,3 -2,3 -2,3
2013 2013 75,8 75,8 -3,1 -3,1
2014 2014 77,0 77,0 1,4 1,4
2015 2015 77,5 77,5 0,7 0,7
2016 2016 78,7 78,7 1,7 1,7
2017 2017 82,6 82,6 3,7 3,7
2018 2018 84,0 84,0 0,7 0,7
Grafico 1 - IL FATTURATO DELLA CONTRACT LOGISTICS
2019 2019 84,5 84,5 0,2 0,2
Fatturato dal 2009 al 2019 in mld di Euro
Parimenti, in termini di performance economica, la crescente presenza
di aziende con struttura giuridica più strutturata si affianca
in modo diretto all’aumento del fatturato complessivo dell’autotrasporto
in Italia. Secondo le stime dell’Osservatorio Contract Logistica
del Politecnico di Milano, riportate nello studio, nel 2019 il
fatturato della logistica si è infatti attestato a 84,5 miliardi di euro,
di cui circa il 50% imputabile all’autotrasporto, con la quota più
elevata (32% circa) riconducibile alle società di capitali (Grafico 1).
Variazione percentuale
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
0 20 0 20 40 40 60 60 80 100 80 100 -3,5 -3,0 -2,5-3,5 -2,0-3,0 -1,5-2,5 -1,0-2,0 -0,5-1,5 0,0-1,0 0,5-0,5 1,0 0,0 1,5 0,5 2,0 1,0 2,5 1,5 3,0 2,0 3,5 2,5 4,0 3,0 3,5
Fonte: “100 numeri per capire l’autotrasporto”, 2020.
(*) Dati consuntivo 2009-2017, dati pre consuntivo 2018, stima ISTAT 2019.
marzo-aprile 2020 55
Studi e Ricerche
Resta tuttavia da approfondire natura e modello di queste nuove
società di capitali (società per azioni, società in accomandita
per azioni, società a responsabilità limitata, società a responsabilità
limitata semplificata) e nel caso delle SpA determinare più
nel dettaglio numero, dimensione e ruolo dei diversi azionisti.
Un compito al momento difficile da realizzare, ma che si pone
come obiettivo per le prossime edizioni dello studio pubblicato
da Federservice.
UN NUOVO BOOM:
I CONTRATTI DI RETE
Altro segnale che conferma il processo di consolidamento del settore
italiano dell’autotrasporto, sottolinea ancora lo studio, è la
vera e propria esplosione dei contratti di rete, che dal 2008 al 2018
sono aumentati del 461%, attestandosi oggi a 432 organizzazioni.
“L’unione, sotto diverse forme, è stata la risposta del settore a
una domanda che sta ancora cambiando i parametri di selezione”,
spiegano in proposito gli autori, “comincia a prevalere la specializzazione
per filiere o legata a servizi esclusivi e aggiuntivi, viene
richiesta maggiore flessibilità, tempi di consegna più rapidi, capillarità,
tracciabilità e sostenibilità. Insomma, un’offerta strutturata
che difficilmente può essere il lavoro di una piccola realtà”.
Un trend che trova riscontro in altri settori della nostra economia,
caratterizzata negli ultimi anni da un crescente processo di fusioni
e acquisizioni finalizzate a rispondere con sempre maggiore
efficienza alla domanda di specializzazione imposta dal mercato.
Digitalizzazione e nuove tecnologie occupano in questo contesto
un ruolo centrale, in quanto consentono alle aziende di rafforzare
le iniziative di collaborazione anche con altri attori della filiera
logistica, offrendo quindi un servizio a 360 gradi in grado di soddisfare
pienamente le richieste della committenza.
Si mantiene sempre critica, al contrario, la situazione relativa al
processo di rinnovo e di modernizzazione del parco circolante dei
veicoli industriali. Oltre la metà dei truck che viaggiano sulle strade
italiane (59,9% al 30 giugno 2019), infatti, appartengono a categorie
di emissione ante Euro IV, con evidenti conseguenze in
termini di inquinamento e sicurezza (Grafico 2).
Grafico 2 - VEICOLI INDUSTRIALI: COMPOSIZIONE DEL PARCO CIRCOLANTE (valori %)
Anno 2017
Anno 2018
10,4
14,0
Euro 0
14,0
13,4
19,6
5,2
25,8
9,1
15,9
Euro 1
Euro 2
Euro 3
Euro 4
Euro 5
Euro 6
19,3
5,0
24,5
8,7
15,1
Totale veicoli 653.000
Anno 2019 (al 30/6)
Totale veicoli 673.000
16,0
13,2
8,4
19,2
14,6
4,9
23,8
Totale veicoli 680.400
Fonte: “100 numeri per capire l’autotrasporto”, 2020.
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marzo-aprile 2020
Studi e Ricerche
Tabella 2 - IMMATRICOLAZIONE AUTOCARRI oltre 3,5 t PER ALIMENTAZIONE
Alimentazione gen-giu 2018 gen-giu 2018 gen-giu 2019 gen-giu 2019
variazione %
I sem. 2019/2018
Volumi Quota % Volumi Quota %
Diesel 13.086 94,4 12.887 92,1 -1,5
LNG 549 4 760 5,4 38,4
CNG 152 1,1 283 2 86,2
Ibrido gasolio/elettrico 70 0,5 54 0,4 -22,9
Elettrico 2 0 4 0 -
Benzina 6 0 0 - -
TOTALE 13.865 100 13.988 100 0,9
di cui ad alimentaz. alternativa 773 5,6 1.101 7,9 42,4
Fonte: “100 numeri per capire l’autotrasporto”, 2020 - elaborazione ANFIA su dati MIT.
“E se è pur vero”, aggiunge espressamente lo studio presentato
a Roma lo scorso gennaio, “che i dati delle immatricolazioni
svelano segnali incoraggianti rispetto alle motorizzazioni
alternative (Tabella 2), altrettanto vero è che il 99% del parco
circolante cammina ancora a gasolio e che i veicoli Euro VI rappresentano
solo il 14% del totale. Una fotografia del settore che
male si concilia con le richieste dei grandi committenti, brand
che inseguono sempre più spesso modelli di produzione e supply
chain sostenibili”.
Ulteriore segnale positivo messo in risalto in questa seconda
edizione dello studio “100 numeri per capire l’autotrasporto” è
infine la ripresa del traffico delle merci in Europa. A fronte di una
perdita di merci trasportate su strada che negli ultimi dieci anni
in Italia sfiora il 40%, passando dai 1,5 miliardi del 2008 ai 920
milioni di tonnellate del 2018 (dati Eurostat), oggi il nostro Paese
si attesta come il sesto mercato per quantità di merci trasportate,
dopo Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Polonia,
diventato quest’ultimo il grande campione dell’autotrasporto
europeo, scalando la classifica in termini di quantità (da 1 a 1,3
miliardi di tonnellate tra il 2008 e il 2018).
“Ma in questo scenario deformato dai cicli altalenanti dell’economia
e dalla concorrenza (spesso sleale) delle aziende dell’Est
Europa”, avvertono gli autori, “si intravede un nuovissimo trend:
il ritorno delle merci verso Ovest. Infatti, se si analizza l’andamento
dei traffici in termini di volumi nel 2018, si nota, rispetto
al 2017, un incremento delle quantità nei mercati occidentali:
in Italia le tonnellate trasportate su gomma sono aumentate
del 4%, in Francia del 5,3%, in Spagna del 4,6%, in Germania
dell’1,2% e in Gran Bretagna dello 0,5%. E all’Est? La Polonia ha
perso il 7,4% delle tonnellate di merci su gomma, la Bulgaria il
5,4%, mentre anche Romania e Slovacchia stanno rallentando”.
Una ripresa dovuta probabilmente all’incremento dell’interscambio
nel commercio mondiale, suggerisce in conclusione lo
studio, ma che “potrebbe costituire il primo segnale di un’inversione
di tendenza: la crisi si è abbattuta sull’autotrasporto occidentale
(e in particolare su quello italiano) con molta durezza,
ne ha cambiato il volto, lo ha messo al palo per un decennio, ma
le aziende (quelle che sono rimaste sul mercato) hanno capito la
lezione, si sono rimboccate le maniche, rafforzando gli aspetti
qualitativi della loro tradizione, ma soprattutto aprendosi alle
connessioni, grazie all’avvento inarrestabile della tecnologia”.
Deborah Appolloni - Umberto Cutolo - Maria Carla Sicilia
IL TRAFFICO MERCI
RITORNA AD OVEST
100 numeri per capire l’autotrasporto
attori e filiere
Edizione 2020
marzo-aprile 2020 57
Statistiche
Mercato autovetture in Italia - Anno 2019
a cura di Alessia Grande (Area Professionale Statistica ACI)
Il mercato auto italiano ha chiuso il 2019 con 1.949.554 prime iscrizioni, riportando un leggero aumento pari allo 0,2% rispetto alle
1.945.120 del 2018. Sulle prime iscrizioni a livello territoriale si sono rilevate variazioni positive a due cifre in Valle d’Aosta e in
Trentino Alto Adige rispettivamente con il 12,8% e l’11,2%, condizionate dagli incrementi delle corrispondenti Province, grazie alle
agevolazioni fiscali di cui godono da tempo. La Provincia di Isernia ha riportato la crescita più elevata pari al 15,4%. Diversamente il
Piemonte e la Calabria hanno fatto registrare le contrazioni più pesanti, rispettivamente -7,5% e -6,7%, condizionate dalle flessioni
evidenziate da Torino (-10,3%) e da Catanzaro (-10,1%). A Sondrio la flessione più alta, -23,4%.
Dall’analisi delle nuove iscrizioni per alimentazione nel 2019 è emersa la forte crescita rispetto al 2018 per le auto ibride a gasolio (si
è ampliata notevolmente l’offerta di modelli in vendita), a metano ed elettriche, rispettivamente +801% (le auto ibride a gasolio sono
aumentate di circa 9 volte rispetto al contingente del 2018), +339% (la numerosità delle auto a metano è circa 4 volte quella del 2018)
e +115%, anche se ancora si tratta di numeri assoluti poco rilevanti ma in sensibile aumento: 0,7% la quota per le ibride a gasolio, 1,5%
per le vetture a metano e 0,5% per le elettriche contro lo 0,25% dello scorso 2018.
Sicuramente gli incentivi eco-bonus introdotti da marzo 2018 e tuttora in vigore hanno inciso sull’incremento delle auto elettriche:
prevedono un bonus dai 1.500 € ai 6.000 € per auto con CO2 da 0 a 70 g/km a seconda se si rottama un’auto contestualmente all’acquisto
di una nuova. E’ da evidenziare il crollo delle auto a doppia alimentazione benzina/metano, -73%, a fronte dell’esplosione di
quelle alimentate esclusivamente a metano, +339%: sono subentrati nuovi modelli di auto a metano rispetto ai più noti, in aggiunta
alla decisione di alcune case di investire nell’ibrido e nell’elettrico. La Valle d’Aosta, usualmente orientata verso le alimentazioni
tradizionali, in controtendenza rispetto alle altre Regioni, ha conseguito un aumento sia per le vetture a doppia alimentazione benzina/metano,
+56,3%, sia per le auto a metano, +500% (tuttavia si tratta ancora di quantità davvero modeste) e ha ottenuto un record
nell’incremento delle auto elettriche, +1400%, raggiungendo le 30 unità. Risultato negativo per il diesel in tutte le Regioni, -21,9% a
livello nazionale, (le politiche restrittive adottate a livello locale e gli annunci sfavorevoli sul futuro di tale carburante hanno inciso
sulle decisioni di acquisto degli automobilisti), con la quota sul totale che per la prima volta dopo anni di dominio è stata superata dalle
auto a benzina, +45,7% per queste ultime contro il 40% delle autovetture diesel.
PRIME ISCRIZIONI PER REGIONE E ALIMENTAZIONE - Variazione % 2019/2018
REGIONE
Benzina
Benzina /
GPL
Benzina /
Metano
Elettrico
Gasolio
Ibrido
Benzina /
Elettrico
Ibrido
Gasolio /
Elettrico
Metano
ABRUZZO 22,72 8,73 -54,14 257,14 -24,67 22,69 1315,79 214,54
BASILICATA 31,90 37,51 -62,85 266,67 -27,86 11,81 1200,00 282,46
CALABRIA 23,20 69,26 -73,91 127,78 -24,32 13,27 492,11 557,58
CAMPANIA 31,01 31,59 -63,59 258,33 -22,32 34,95 1289,36 242,93
EMILIA ROMAGNA 24,63 3,61 -72,42 148,60 -25,48 12,47 817,84 270,29
FRIULI VENEZIA GIULIA 11,33 15,45 -61,19 296,23 -29,94 33,61 1232,26 840,63
LAZIO 26,38 6,36 -82,60 70,92 -27,49 8,76 1467,11 283,21
LIGURIA 27,08 17,64 -72,63 179,31 -28,08 25,30 1122,73 250,72
LOMBARDIA 24,85 23,70 -81,83 192,78 -32,04 18,21 719,63 471,40
MARCHE 27,80 6,16 -72,29 211,11 -26,00 20,11 505,88 248,87
MOLISE 42,89 16,70 -70,67 300,00 -28,77 31,58 800,00 300,00
PIEMONTE 15,96 -14,50 -58,52 139,52 -26,03 0,74 630,00 419,34
PUGLIA 27,49 19,11 -69,07 384,85 -18,68 27,17 704,11 263,59
SARDEGNA 20,61 71,49 -100,00 190,63 -23,93 11,50 1146,15 -
SICILIA 20,68 34,17 -60,24 187,23 -20,44 22,02 657,89 388,17
TOSCANA 21,75 12,67 -77,75 26,87 -14,14 28,41 949,06 307,80
TRENTINO ALTO ADIGE 49,07 69,98 -93,90 115,20 -5,55 22,14 1057,50 1631,19
UMBRIA 23,87 -2,09 -71,46 196,15 -22,69 13,99 803,33 298,93
VALLE D’AOSTA 43,07 -8,37 56,25 1400,00 -28,84 13,33 3300,00 500,00
VENETO 31,57 -0,73 -70,39 180,70 -25,75 15,50 600,41 438,85
TOTALE ITALIA 26,05 8,17 -73,00 114,77 -21,93 15,76 800,80 338,76
58
marzo-aprile 2020
Statistiche
Entrando nel dettaglio delle auto elettriche iscritte nuove, come già detto, è risultato un notevole rialzo nel 2019, più di due volte rispetto
alla numerosità dell’anno precedente, superando le 10.000 unità. A fronte dei decisi aumenti riscontrati in molte Province, in primis
Aosta, come già detto e Avellino (+1000% da 1 a 11 vetture elettriche iscritte nel 2019), ve ne sono state due, Crotone e Trapani in cui si
sono riscontrate flessioni, rispettivamente -50% e -14,3%. Roma, Trento e Firenze sono state le Province con più prime iscrizioni di auto
elettriche, pari rispettivamente a 1.933 (+65,9%), 1.555 (+144,9%) e 1.012 (+14,7%).
PRIME ISCRIZIONI AUTO ELETTRICHE PER REGIONE E PROVINCIA
Regione/Provincia 2018 2019 Var. % Regione/Provincia 2018 2019 Var. % Regione/Provincia 2018 2019 Var. %
ABRUZZO 21 75 257,14
CHIETI 6 19 216,67
L’AQUILA 3 14 366,67
PESCARA 4 25 525,00
TERAMO 8 17 112,50
BASILICATA 6 22 266,67
MATERA 3 7 133,33
POTENZA 3 15 400,00
CALABRIA 18 41 127,78
CATANZARO 5 7 40,00
COSENZA 7 17 142,86
CROTONE 2 1 -50,00
REGGIO CALAB. 4 14 250,00
VIBO VALENTIA 0 2 -
CAMPANIA 36 129 258,33
AVELLINO 1 11 1000,00
BENEVENTO 3 5 66,67
CASERTA 4 19 375,00
NAPOLI 19 65 242,11
SALERNO 9 29 222,22
EMILIA ROMAGNA 357 890 149,30
BOLOGNA 70 173 147,14
FERRARA 7 21 200,00
FORLI’ 13 42 223,08
MODENA 29 129 344,83
PARMA 27 57 111,11
PIACENZA 6 28 366,67
RAVENNA 11 45 309,09
REGGIO EMILIA 181 357 97,24
RIMINI 13 38 192,31
FRIULI V. GIULIA 53 210 296,23
GORIZIA 5 23 360,00
PORDENONE 16 44 175,00
TRIESTE 7 28 300,00
UDINE 25 115 360,00
LAZIO 1.183 2.022 70,92
FROSINONE 0 25 -
LATINA 12 45 275,00
RIETI 3 6 100,00
ROMA 1.165 1.933 65,92
VITERBO 3 13 333,33
LIGURIA 58 162 179,31
GENOVA 48 116 141,67
IMPERIA 5 11 120,00
LA SPEZIA 2 10 400,00
SAVONA 3 25 733,33
LOMBARDIA 664 1.944 192,77
BERGAMO 54 167 209,26
BRESCIA 93 250 168,82
COMO 36 126 250,00
CREMONA 12 48 300,00
LECCO 15 52 246,67
LODI 5 29 480,00
MANTOVA 14 50 257,14
MILANO 343 840 144,90
MONZA BRIANZA 33 166 403,03
PAVIA 18 40 122,22
SONDRIO 9 42 366,67
VARESE 32 134 318,75
MARCHE 36 112 211,11
ANCONA 12 34 183,33
ASCOLI PICENO 4 8 100,00
FERMO 5 15 200,00
MACERATA 5 21 320,00
PESARO 10 34 240,00
MOLISE 2 8 300,00
CAMPOBASSO 2 3 50,00
ISERNIA 0 5 -
PIEMONTE 210 502 139,05
ALESSANDRIA 31 31 0,00
ASTI 5 17 240,00
BIELLA 3 11 266,67
CUNEO 24 90 275,00
NOVARA 10 36 260,00
TORINO 128 284 121,88
VERBANIA 2 9 350,00
VERCELLI 7 24 242,86
PUGLIA 33 160 384,85
BARI 14 86 514,29
BARLETTA TRANI 3 9 200,00
BRINDISI 3 13 333,33
FOGGIA 2 10 400,00
LECCE 9 29 222,22
TARANTO 2 13 550,00
SARDEGNA 32 93 190,63
CAGLIARI 16 36 125,00
NUORO 2 14 600,00
ORISTANO 1 10 900,00
SASSARI 10 24 140,00
SUD SARDEGNA 3 9 200,00
SICILIA 47 135 187,23
AGRIGENTO 2 3 50,00
CALTANISSETTA 0 2 -
CATANIA 8 40 400,00
ENNA 0 1 -
MESSINA 4 28 600,00
PALERMO 11 30 172,73
RAGUSA 12 15 25,00
SIRACUSA 3 10 233,33
TRAPANI 7 6 -14,29
TOSCANA 938 1.189 26,76
AREZZO 7 20 185,71
FIRENZE 882 1.012 14,74
GROSSETO 4 10 150,00
LIVORNO 3 14 366,67
LUCCA 9 30 233,33
MASSA CARRARA 3 17 466,67
PISA 7 22 214,29
PISTOIA 10 23 130,00
PRATO 5 24 380,00
SIENA 8 17 112,50
TRENTINO A. ADIGE 934 2.010 115,20
BOLZANO 299 455 52,17
TRENTO 635 1.555 144,88
UMBRIA 26 77 196,15
PERUGIA 23 61 165,22
TERNI 3 16 433,33
VALLE D’AOSTA 2 30 1400,00
AOSTA 2 30 1400,00
VENETO 284 800 181,69
BELLUNO 6 13 116,67
PADOVA 55 164 198,18
ROVIGO 5 21 320,00
TREVISO 64 161 151,56
VENEZIA 36 83 130,56
VERONA 61 193 216,39
VICENZA 57 165 189,47
TOTALE 4.940 10.611 114,80
marzo-aprile 2020 59
Statistiche
Considerando le fasce di cilindrata di auto nuove, nel 2019 è emerso il forte incremento delle iscrizioni incluse nella prima fascia di cilindrata
(+35,6%), seguito dalla crescita delle auto nuove da 1.000 a 1.200 cc (+10,7%) e dal lieve aumento delle vetture iscritte nella fascia
da 1.800 a 2.000 cc (+2,6%) conseguito in particolare grazie al consistente incremento registrato nel Trentino Alto Adige (+20,9%). Sono
risultate in calo le fasce di cilindrata con le incidenze più elevate: -8% la flessione nella fascia da 1.200 a 1.400 cc e da 1.400 a 1.600 cc, il
cui peso sul totale è altresì diminuito dal 2018 al 2019 a vantaggio della fascia più bassa di cilindrata, che ha aumentato la propria quota
di oltre 5 punti percentuali, arrivando al 20,8%. Contrazione più pesante per le nuove iscrizioni incluse nella fascia da 1.600 a 1.800 cc
(-38,3%). Nella fascia più alta di cilindrata, oltre 2.500 cc, le prime iscrizioni hanno riportato un incremento del 3,4%, con la crescita più
elevata in Trentino Alto Adige (+39%), contro la forte diminuzione riscontrata in Valle d’Aosta (-47,8%).
PRIME ISCRIZIONI PER REGIONE E CILINDRATA - Variazione % 2019/2018
REGIONE
FINO A
1000 CC
DA 1001
A 1200 CC
DA 1201
A 1400 CC
DA 1401
A 1600 CC
DA 1601
A 1800 CC
DA 1801
A 2000 CC
DA 2001
A 2500 CC
OLTRE
2500 CC
ABRUZZO 32,33 4,83 -16,86 -5,46 -52,54 -0,42 -28,14 -7,06
BASILICATA 42,14 23,50 -14,10 -4,61 -72,22 3,45 -30,08 -15,22
CALABRIA 26,85 21,86 -13,57 -11,52 -56,60 -5,27 -35,00 -1,41
CAMPANIA 31,84 35,51 -4,44 -7,93 -62,68 9,16 -24,45 0,59
EMILIA ROMAGNA 29,51 6,52 -15,74 -5,03 -37,93 -2,92 -23,43 -2,42
FRIULI VENEZIA GIULIA 29,51 0,23 -13,51 -10,93 -51,26 -5,49 -35,54 8,03
LAZIO 32,07 19,40 -4,63 -16,68 -26,27 -11,52 -26,37 -3,91
LIGURIA 29,19 26,62 -5,09 -9,31 -35,01 -1,19 -30,13 14,25
LOMBARDIA 39,31 -0,52 1,70 -8,47 -36,21 -0,48 -22,50 -0,13
MARCHE 34,68 7,50 -27,81 -1,34 -41,80 -4,33 -25,34 -3,33
MOLISE 77,93 1,79 -19,77 -10,74 -58,68 -5,76 -22,55 -12,24
PIEMONTE 48,75 5,87 -24,18 -4,39 -39,45 -5,91 -13,88 -19,30
PUGLIA 18,08 34,49 -3,32 -5,93 -60,63 9,94 -23,37 1,63
SARDEGNA 25,24 -2,47 3,47 -16,39 -53,00 7,12 -9,68 19,73
SICILIA 26,84 16,46 -6,21 -9,12 -56,23 6,49 -27,66 16,20
TOSCANA 28,14 9,17 -13,94 -4,78 -30,55 14,05 -21,05 18,95
TRENTINO ALTO ADIGE 43,00 25,80 37,31 -8,93 -2,06 20,94 -34,67 38,97
UMBRIA 25,35 10,45 -23,06 -0,68 -39,01 -2,15 -34,14 5,19
VALLE D’AOSTA 40,63 94,14 16,30 -9,63 -49,07 -24,61 -27,46 -47,83
VENETO 45,97 16,99 -10,15 -3,97 -47,43 3,62 -25,71 2,69
TOTALE ITALIA 35,60 10,74 -7,99 -8,02 -38,32 2,59 -23,89 3,43
TRASFERIMENTI DI PROPRIETÀ AL NETTO DELLE MINIVOLTURE
Risultato in lieve crescita per i passaggi di proprietà al netto delle minivolture che hanno chiuso l’anno con un incremento dello
0,5%. Bolzano è stato l’Ufficio Territoriale che ha fatto rilevare l’aumento più elevato, pari al 30,4% (si tratta per lo più di trasferimenti
di auto a gasolio), seguito da Reggio Emilia e Crotone con incrementi a due cifre pari rispettivamente a +19% e +10%: non sono
solamente le province del Sud quelle in cui si rilevano più di passaggi di auto di seconda mano. A Lecco, Modena e Brescia sono state
osservate le flessioni più elevate, intorno al 5%. Le quantità di passaggi di proprietà più consistenti sono state registrate a Roma
(231.761 formalità e una crescita dello 0,6%). Rispetto alle alimentazioni, gli incrementi più elevati sono stati riscontrati per le auto
ibride a gasolio, +183,5%, ibride a benzina, +18,1% ed elettriche, +17,6%: è evidente che sta iniziando a nascere un mercato di auto
usate con alimentazioni ecologiche, nonostante si parli ancora di numeri molto bassi che non raggiungono l’1% di quota sul totale
dei trasferimenti netti di proprietà. Aumento per le auto a metano, +12,8%, con la Sardegna che comincia a mostrare i primi trasferimenti
di auto usate a metano, 9 unità. I passaggi netti di auto a gasolio hanno registrato un aumento del 3,3%, in controtendenza
rispetto alla flessione rilevata nelle auto nuove diesel, in questo caso le uniche Regioni Italiane con il segno negativo sono state
la Lombardia, -7,3% e il Veneto, -0,6%. Le vetture usate a benzina hanno perso un punto percentuale di quota a vantaggio di quelle
diesel, passando dal 37,6% del 2018 al 36,6% del 2019 e facendo registrare un decremento pari all’1,5%.
60
marzo-aprile 2020
Statistiche
Analizzando più nel dettaglio i passaggi di proprietà al netto delle minivolture delle auto elettriche, si evidenzia una prosecuzione nel
movimento sul mercato delle auto usate con 1.162 trasferimenti netti di proprietà, il 17,6% in più rispetto al 2018.
I numeri più consistenti sono stati rilevati in Lombardia, 283 unità con un incremento del 12,3% e nel Lazio con 194 passaggi, di cui
170 registrati nella sola Provincia di Roma e il 2,4% di crescita. Anche in Veneto si stanno intensificando i passaggi netti di auto
elettriche, che sono passati da 143 a 164 unità nel 2019. Considerando le relative quantità, sotto le 100 pratiche, c’è da sottolineare
il forte aumento osservato in Trentino Alto Adige, +72% con 55 passaggi netti, a fronte di una flessione rilevata in Toscana, -5,3%
con 54 trasferimenti di auto elettriche.
Dall’esame dei trasferimenti di proprietà al netto delle minivolture suddivisi per Regione di residenza dell’acquirente e anzianità delle
autovetture nel 2019 è emersa la concentrazione di vetture più vecchie, con anzianità almeno di 30 anni, in alcune Regioni del centro-sud,
con un’incidenza di più del 2% di auto rispetto ad una media nazionale dell’1,7%.
In generale si tratta delle Regioni in cui c’è ancora minore disponibilità economica, pertanto si tende a rinviare l’acquisto di auto nuove
o usate di pochi anni. Di contro in Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sono stati registrati i trasferimenti di auto
quasi nuove: in particolare nella fascia di età con meno di due anni a livello nazionale sono concentrate circa il 15% di auto, di cui più del
31% in Trentino Alto Adige; queste sono, al contrario, le Regioni con più risorse finanziarie per cui gli automobilisti possono permettersi
auto più nuove e quindi più costose. La quota più alta di auto usate, il 41,4%, è racchiusa nella fascia di anzianità che va dai 10 ai 19 anni.
TRASFERIMENTI NETTI PER REGIONE E ALIMENTAZIONE - Variazione % 2019/2018
REGIONE
Benzina
Benzina /
GPL
Benzina /
Metano
Elettrico
Gasolio
Ibrido
Benzina /
Elettrico
Ibrido
Gasolio /
Elettrico
Metano
ABRUZZO -1,76 -0,24 -9,91 -7,14 4,11 2,12 237,50 -0,55
BASILICATA -6,59 -6,28 -13,07 200,00 2,05 9,76 100,00 -21,79
CALABRIA -1,94 1,08 -7,72 75,00 3,72 45,53 37,50 32,08
CAMPANIA -3,95 2,79 -3,67 58,33 4,84 39,26 345,45 -3,46
EMILIA ROMAGNA -2,87 -4,96 -10,44 59,15 6,55 14,24 128,57 -1,28
FRIULI VENEZIA GIULIA -2,83 0,43 -17,54 -26,67 4,36 1,37 181,25 138,46
LAZIO 0,14 0,25 -4,22 10,17 2,06 17,60 78,46 13,18
LIGURIA -3,51 -9,12 -14,10 240,00 1,32 26,57 222,22 31,58
LOMBARDIA 0,76 0,02 -10,27 12,30 -7,31 18,79 214,56 53,15
MARCHE -4,40 -3,20 -8,95 -19,05 2,83 1,78 362,50 9,30
MOLISE -5,69 -5,02 -12,00 50,00 5,06 55,17 400,00 5,88
PIEMONTE -1,80 -5,82 -17,76 17,33 3,35 7,26 227,27 56,34
PUGLIA -5,49 -4,01 -10,94 -3,85 7,19 30,51 122,86 15,38
SARDEGNA -3,25 -3,68 23,44 0,00 6,07 13,26 137,50 350,00
SICILIA -1,92 1,24 -5,98 -15,38 8,48 21,82 158,82 -13,43
TOSCANA -2,82 -6,57 -10,73 -5,26 5,04 16,08 548,00 7,68
TRENTINO ALTO ADIGE 5,63 -9,14 -27,67 71,88 23,21 3,01 113,16 16,28
UMBRIA -3,93 -4,24 -11,92 60,00 6,21 29,17 175,00 -4,57
VALLE D’AOSTA -2,80 -2,27 -4,55 100,00 7,07 7,69 100,00 100,00
VENETO 0,35 -5,10 -10,27 14,69 -0,60 30,33 141,11 21,31
TOTALE ITALIA -1,53 -2,09 -9,36 17,61 3,27 18,06 183,51 12,77
Concludendo infine l’analisi sui trasferimenti di proprietà questa volta in rapporto alle prime iscrizioni si evidenzia il valore particolarmente
alto, come lo scorso anno, registrato per il rapporto tra passaggi netti e prime iscrizioni nelle Provincia di Foggia
(6,2), Barletta Trani (6) ed Enna (6), vale a dire che per ogni nuova iscrizione sono stati effettuati almeno 6 passaggi di proprietà
(rispetto ad un indice nazionale pari a 1,6), quindi si rileva una forte propensione ad acquistare auto usate. Viceversa vi sono state
delle Province con indici inferiori all’unità, quali ad esempio Bolzano, Trento, Firenze, Torino e Aosta, in cui evidentemente si
tende a comprare più vetture nuove che usate. In generale nelle Province del Centro Sud e delle Isole i passaggi di proprietà sono
più di tre volte superiori alle iscrizioni di auto nuove.
marzo-aprile 2020 61
Statistiche
RADIAZIONI
Nuovo incremento per le radiazioni di autovetture anche nel 2019 (+2,2%). A Roma in particolare, con il numero più elevato di radiazioni
(119.278) è stato registrato un decremento pari al 15%. Di segno opposto la Provincia di Milano, che, subito dopo Roma con
114.564 radiazioni ha conseguito una crescita del 10,5%. Contrazioni sono state rilevate in 17 Province, tra cui la più alta a Latina,
-25,1%. Diversamente la Provincia di Trento ha realizzato l’aumento più elevato, +18,2%.
Considerando la suddivisione in base alla classificazione euro si sottolinea la percentuale elevata (55,8%) di radiazioni auto con classe
euro da 0 a 3, indubbiamente opportuna e necessaria per smaltire le vetture con una certa anzianità e minori livelli di sicurezza. Tra
le Regioni si è rilevata la particolare quota di auto radiate da euro 0 ad euro 2 (intorno al 45%) in Basilicata, Molise e Sicilia, probabilmente
essendo tra le Regioni con auto più vecchie in circolazione. E’ risultata altresì alta l’incidenza di automobili con classe euro 4
(29% a livello nazionale) con punte di 33-36% in Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia: si tratta per lo più di auto radiate
per esportazione all’estero. Stesso discorso vale per le auto radiate con classificazione euro 5 ed euro 6 che hanno avuto una percentuale
piuttosto consistente in Valle d’Aosta (53,1%) e in Trentino alto Adige (28,1%), essendo vetture praticamente nuove, sono quasi
tutte, più del 90%, radiazioni per esportazione, la parte restante è attribuibile maggiormente a radiazioni in seguito ad incidenti, sequestri
e cancellazioni d’ufficio.
RADIAZIONI PER REGIONE E CLASSE DI EMISSIONE - Incidenza % 2019
REGIONE Euro 0 Euro 1 Euro 2 Euro 3 Euro 4 Euro 5 Euro 6
ABRUZZO 1,57 4,08 27,73 29,96 24,04 4,20 4,79
BASILICATA 3,15 6,53 35,28 29,49 14,70 1,74 3,27
CALABRIA 2,55 5,16 31,58 30,18 20,36 2,86 1,30
CAMPANIA 2,13 4,96 31,79 31,86 21,02 2,38 1,73
EMILIA ROMAGNA 0,65 2,42 20,61 26,58 33,75 8,09 5,65
FRIULI VENEZIA GIULIA 0,68 2,80 21,44 25,71 33,34 7,68 5,41
LAZIO 1,11 2,67 22,72 28,19 26,71 6,50 9,83
LIGURIA 0,66 2,52 21,95 27,37 29,56 5,68 9,39
LOMBARDIA 0,45 1,56 15,61 27,90 35,98 9,20 7,90
MARCHE 1,36 3,62 27,07 28,51 27,86 5,57 2,45
MOLISE 2,78 5,55 36,18 30,46 15,48 2,32 1,82
PIEMONTE 0,75 2,23 20,82 30,32 32,02 6,79 5,12
PUGLIA 2,45 5,29 32,22 29,57 19,90 2,53 2,88
SARDEGNA 1,52 3,38 30,06 34,94 24,34 2,20 0,67
SICILIA 3,26 6,00 34,85 30,05 18,24 1,75 0,56
TOSCANA 0,66 2,07 18,55 25,37 32,03 10,05 8,92
TRENTINO ALTO ADIGE 0,50 1,40 14,60 21,98 29,66 7,81 20,32
UMBRIA 1,27 3,69 26,03 27,99 27,53 5,68 3,77
VALLE D’AOSTA 0,26 1,09 11,72 16,01 16,01 3,25 49,82
VENETO 0,63 2,49 22,73 28,73 31,74 6,89 4,50
TOTALE ITALIA 1,16 3,00 23,12 28,47 28,98 6,36 6,07
TASSO DI SOSTITUZIONE
Osservando il tasso di sostituzione, vale a dire il rapporto tra radiazioni e prime iscrizioni, è emersa, come negli altri anni, la
tendenza nel Sud Italia a radiare auto piuttosto che ad iscriverne di nuove: a Barletta Trani, Enna e Foggia si è registrato un
tasso superiore a 2 (rispetto ad una media nazionale di 0,79), in altre parole per ogni auto nuova ne sono state radiate più di
due. In generale nelle Regioni del Sud, con l’aggiunta nel 2019 del Friuli Venezia Giulia, e nelle Isole sono stati rilevati indici
superiori all’unità; situazione del tutto antitetica in particolare in Trentino Alto Adige (ogni 100 auto nuove ne sono state radiate
appena 16), Toscana e Piemonte (le radiazioni sono state pari a poco più della metà delle prime iscrizioni), dove abbiamo
già evidenziato la propensione ad immatricolare auto nuove e dove, pertanto, il parco veicolare tende a crescere poiché il
saldo tra prime iscrizioni e radiazioni risulta ampiamente positivo.
62
marzo-aprile 2020
Statistiche
MERCATO AUTOVETTURE - Anno 2019
Regione / Provincia
Prime iscrizioni
Var. %
2019 /2018
Passaggi netti
Var. %
2019 /2018
Radiazioni
Var. %
2019 /2018
Radiazioni/Prime iscrizioni %
ABRUZZO 29.911 -3,50 67.305 1,18 30.696 0,66 102,6
CHIETI 8.705 -7,28 19.383 -1,58 9.536 -2,32 109,5
L’AQUILA 5.433 -5,00 15.902 2,24 6.997 3,14 128,8
PESCARA 7.651 -0,89 15.874 3,96 6.607 0,96 86,4
TERAMO 8.122 -0,58 16.146 0,87 7.556 2,05 93,0
BASILICATA 10.465 -4,53 28.855 -1,57 12.592 6,06 120,3
MATERA 4.895 -5,74 10.251 -3,39 4.408 2,80 90,1
POTENZA 5.570 -3,45 18.604 -0,54 8.184 7,91 146,9
CALABRIA 27.563 -6,65 94.348 1,42 28.928 -0,64 105,0
CATANZARO 6.981 -10,10 17.702 0,15 6.074 9,28 87,0
COSENZA 9.498 -5,81 35.444 -0,71 10.894 1,38 114,7
CROTONE 1.673 -5,75 8.242 10,01 2.087 -4,70 124,7
REGGIO CALABRIA 7.185 -4,43 25.578 3,37 7.569 -9,14 105,3
VIBO VALENTIA 2.226 -6,67 7.382 -0,49 2.304 0,61 103,5
CAMPANIA 68.020 0,65 287.366 1,07 111.310 3,62 163,6
AVELLINO 5.588 1,67 21.239 -1,87 9.520 10,48 170,4
BENEVENTO 3.506 -1,41 14.566 -1,07 6.051 1,20 172,6
CASERTA 11.333 0,71 48.227 1,94 18.287 -3,98 161,4
NAPOLI 32.256 2,73 145.655 1,56 55.052 4,08 170,7
SALERNO 15.337 -3,41 57.679 0,81 22.400 7,25 146,1
EMILIA ROMAGNA 157.628 -2,27 232.653 0,68 125.235 5,86 79,4
BOLOGNA 37.388 -0,27 45.792 -3,30 26.705 7,89 71,4
FERRARA 10.264 -1,53 17.680 -1,23 10.503 3,07 102,3
FORLI’ 11.228 -3,92 20.085 1,10 10.388 2,44 92,5
MODENA 25.110 -4,67 37.639 -4,93 19.370 7,86 77,1
PARMA 15.825 2,37 23.484 -1,88 11.175 5,11 70,6
PIACENZA 9.409 -4,88 15.069 -1,98 8.129 3,15 86,4
RAVENNA 13.046 1,16 20.035 -1,30 12.836 9,68 98,4
REGGIO EMILIA 26.377 -7,78 38.104 18,97 17.879 2,34 67,8
RIMINI 8.981 5,72 14.765 0,25 8.250 8,90 91,9
FRIULI VENEZIA GIULIA 35.574 -4,36 65.102 0,60 40.524 3,14 113,9
GORIZIA 3.165 -9,55 7.685 5,07 4.052 3,24 128,0
PORDENONE 9.618 -7,79 17.326 -0,28 12.091 6,48 125,7
TRIESTE 4.272 -5,84 10.327 2,08 4.884 0,83 114,3
UDINE 18.519 -1,12 29.764 -0,47 19.497 1,72 105,3
LAZIO 212.389 -3,76 321.421 0,66 156.189 -15,59 73,5
FROSINONE 9.554 4,44 28.237 1,63 11.870 -11,37 124,2
LATINA 9.884 -7,28 32.379 2,42 12.297 -25,05 124,4
RIETI 2.746 -7,26 9.939 1,26 4.153 -13,53 151,2
ROMA 184.159 -3,75 231.761 0,63 119.278 -15,03 64,8
VITERBO 6.046 -8,05 19.105 -3,45 8.591 -14,51 142,1
LIGURIA 37.690 3,43 69.541 -1,70 30.994 6,10 82,2
GENOVA 20.501 3,57 33.951 -3,54 17.007 7,47 83,0
IMPERIA 3.988 4,89 11.228 4,48 4.328 2,29 108,5
LA SPEZIA 6.185 1,36 10.364 -1,28 3.928 8,93 63,5
SAVONA 7.016 4,05 13.998 -2,11 5.731 3,28 81,7
marzo-aprile 2020 63
Statistiche
MERCATO AUTOVETTURE - Anno 2019
Regione / Provincia
Prime iscrizioni
Var. %
2019 /2018
Passaggi netti
Var. %
2019 /2018
Radiazioni
Var. %
2019 /2018
Radiazioni/Prime iscrizioni %
LOMBARDIA 345.302 3,85 472.471 -3,04 315.509 7,37 91,4
BERGAMO 33.506 2,80 52.584 -3,98 30.567 6,61 91,2
BRESCIA 39.083 -2,64 66.182 -4,45 35.343 0,89 90,4
COMO 22.153 4,59 28.201 -3,74 18.855 0,46 85,1
CREMONA 11.523 7,73 17.710 -2,39 11.394 9,98 98,9
LECCO 10.063 0,13 15.900 -5,06 10.223 3,27 101,6
LODI 7.170 4,52 11.479 -1,12 7.995 13,68 111,5
MANTOVA 11.843 4,89 21.454 -1,99 13.033 9,60 110,0
MILANO 122.232 6,16 135.021 -2,29 114.564 10,46 93,7
MONZA BRIANZA 31.687 5,80 40.179 -3,26 24.787 11,12 78,2
PAVIA 20.688 5,82 29.385 -2,56 16.520 9,49 79,9
SONDRIO 3.792 -23,35 10.007 2,69 5.057 1,65 133,4
VARESE 31.562 4,86 44.369 -3,41 27.171 4,07 86,1
MARCHE 40.644 -4,11 74.658 -1,49 39.925 1,92 98,2
ANCONA 13.435 -4,69 23.340 -0,49 12.614 3,97 93,9
ASCOLI PICENO 5.069 -3,37 9.625 -3,97 4.856 -4,03 95,8
FERMO 3.479 -1,08 8.487 1,12 4.139 2,45 119,0
MACERATA 7.599 -6,23 15.924 -3,99 8.440 -3,45 111,1
PESARO 11.062 -3,16 17.282 -0,29 9.876 7,36 89,3
MOLISE 3.908 -3,93 17.231 0,46 7.623 13,40 195,1
CAMPOBASSO 2.734 -10,39 12.226 -0,84 5.396 15,67 197,4
ISERNIA 1.174 15,44 5.005 3,77 2.227 8,26 189,7
PIEMONTE 216.071 -7,53 237.755 -0,17 113.637 2,61 52,6
ALESSANDRIA 12.239 1,52 23.666 0,47 11.227 8,26 91,7
ASTI 5.691 1,53 12.763 -2,26 5.987 5,87 105,2
BIELLA 5.060 -2,01 10.845 1,59 4.957 7,16 98,0
CUNEO 20.177 0,16 33.948 -1,98 18.046 4,07 89,4
NOVARA 10.681 -2,47 18.997 -2,31 9.598 3,10 89,9
TORINO 153.289 -10,28 119.555 0,61 53.875 -0,80 35,1
VERBANIA 4.217 -0,82 8.528 1,38 4.142 2,96 98,2
VERCELLI 4.717 1,95 9.453 -1,10 5.805 13,69 123,1
PUGLIA 58.881 -0,84 222.637 2,06 93.215 5,33 158,3
BARI 22.672 -1,58 67.846 1,78 28.145 3,39 124,1
BARLETTA TRANI 3.466 -0,37 20.883 3,42 8.677 2,37 250,3
BRINDISI 4.933 -5,57 23.343 0,12 9.486 9,86 192,3
FOGGIA 5.843 3,78 36.396 4,74 12.543 6,01 214,7
LECCE 14.621 1,10 41.368 -0,19 21.930 4,82 150,0
TARANTO 7.346 -2,68 32.801 3,22 12.434 9,00 169,3
SARDEGNA 29.424 -3,17 93.295 1,66 34.957 3,71 118,8
CAGLIARI 10.684 2,65 23.314 -0,44 9.793 11,08 91,7
NUORO 2.594 -4,46 12.660 2,34 4.491 10,48 173,1
ORISTANO 1.983 -2,03 9.091 0,43 3.727 1,53 187,9
SASSARI 9.304 -6,69 28.071 2,26 10.592 2,39 113,8
SUD SARDEGNA 4.859 -7,80 20.159 3,47 6.354 -6,67 130,8
SICILIA 69.323 -1,19 258.915 3,73 89.916 3,10 129,7
AGRIGENTO 5.118 1,41 21.441 1,52 8.886 7,23 173,6
64
marzo-aprile 2020
Statistiche
MERCATO AUTOVETTURE - Anno 2019
Regione / Provincia
Prime iscrizioni
Var. %
2019 /2018
Passaggi netti
Var. %
2019 /2018
Radiazioni
Var. %
2019 /2018
Radiazioni/Prime iscrizioni %
CALTANISSETTA 2.674 -2,02 13.040 1,42 5.079 5,66 189,9
CATANIA 14.268 -3,70 64.938 4,77 18.708 2,13 131,1
ENNA 1.383 -8,77 8.283 3,54 3.044 1,16 220,1
MESSINA 9.791 -6,82 29.033 2,10 10.522 1,65 107,5
PALERMO 19.225 3,10 58.067 4,27 20.352 1,68 105,9
RAGUSA 5.631 -0,39 18.053 5,08 6.345 5,80 112,7
SIRACUSA 6.159 0,23 22.763 2,51 8.375 2,23 136,0
TRAPANI 5.074 -0,47 23.297 5,30 8.605 4,44 169,6
TOSCANA 176.507 0,47 177.429 0,14 89.361 3,94 50,6
AREZZO 9.637 -7,94 18.602 3,42 7.934 1,28 82,3
FIRENZE 87.662 6,30 43.359 -0,20 29.948 7,45 34,2
GROSSETO 4.767 -5,25 12.937 4,23 5.389 1,99 113,0
LIVORNO 9.833 -8,14 15.486 -2,70 6.522 -5,85 66,3
LUCCA 14.375 -4,80 18.314 -3,11 8.616 2,99 59,9
MASSA CARRARA 6.089 -4,08 8.659 -1,69 3.705 3,29 60,8
PISA 15.533 -0,79 19.372 -1,94 8.303 5,49 53,5
PISTOIA 10.195 -4,34 15.108 4,50 7.286 5,56 71,5
PRATO 10.105 -4,40 11.058 -0,09 5.163 8,58 51,1
SIENA 8.311 -4,26 14.534 0,75 6.495 -1,28 78,1
TRENTINO ALTO ADIGE 242.102 11,18 75.977 14,85 37.661 8,38 15,6
BOLZANO 154.023 10,59 37.921 30,41 18.745 -0,03 12,2
TRENTO 88.079 12,23 38.056 2,65 18.916 18,23 21,5
UMBRIA 24.849 -3,68 50.022 0,54 24.556 3,83 98,8
PERUGIA 19.290 -6,27 37.587 0,92 18.402 2,19 95,4
TERNI 5.559 6,54 12.435 -0,59 6.154 9,06 110,7
VALLE D’AOSTA 8.445 12,75 7.782 2,60 6.427 5,21 76,1
AOSTA 8.445 12,75 7.782 2,60 6.427 5,21 76,1
VENETO 154.858 2,42 247.945 -0,97 151.425 3,56 97,8
BELLUNO 8.873 5,46 11.257 -2,36 7.108 6,63 80,1
PADOVA 31.470 8,22 45.843 -1,78 27.578 5,83 87,6
ROVIGO 6.218 0,55 12.620 0,57 7.740 4,91 124,5
TREVISO 23.257 -0,24 44.833 -0,59 28.517 6,50 122,6
VENEZIA 21.578 -4,92 38.431 0,10 21.402 7,00 99,2
VERONA 32.173 8,38 50.110 -0,45 29.535 9,30 91,8
VICENZA 31.289 -1,69 44.851 -2,05 29.545 -8,57 94,4
TOTALE ITALIA 1.949.554 0,23 3.102.708 0,48 1.540.680 2,21 79,0
marzo-aprile 2020 65
App Parade
Spotter
di Simona Dardari (Direzione Sistemi Informativi e Innovazione ACI)
Milano è la prima città che sta sperimentando Spotter, un'applicazione
che consente agli automobilisti che lasciano un parcheggio di
condividerne la posizione con gli altri utenti della community e ottenere
ricompense come voucher, buoni benzina o buoni Amazon.
Si chiama "social parking" e punta a premiare la virtuosità nonché ridurre
in media del 20% le emissioni di Co2 e il consumo di carburanti.
L'applicazione è gratuita e scaricabile da Google Play e App Store.
Come funziona
L'utente può registrarsi tramite social media o inserendo la propria
e-mail e completare il profilo con le informazioni sul proprio
veicolo. Ogni utente a questo punto può pubblicare o cercare un
parcheggio con pochi semplici tap; i parcheggi disponibili nella zona,
pubblicati da altri utenti, vengono mostrati in real-time. Le tipologie
di parcheggio sono: gratis, con ticket, parcheggi speciali
o per residenti. È possibile anche cercare parcheggi in una fascia
particolare della giornata, così come scegliere la zona di ricerca.
Sono disponibili criteri di ricerca avanzati quali rating minimo, orario,
dimensione minima del parcheggio, ecc. Modificando i criteri
di ricerca l'App aggiorna automaticamente i parcheggi disponibili
individuati. È possibile inserire informazioni dettagliate anche
quando si condivide la posizione del proprio parcheggio, per facilitare
la ricerca degli altri utenti.
Chi cede il posto riceve come ricompensa dei punti fedeltà detti
"sPoints", da utilizzare per avere buoni Amazon e Gift Cards
di tutti i tipi, oppure da convertire in "seSterzi", token ricevuti in
cambio delle informazioni sui parcheggi degli altri utenti; questi
ultimi naturalmente si possono anche acquistare direttamente
in-app. Appena scaricata l'App si hanno dei token in omaggio per
testarne le funzioni.
Ogni utente ha un rating espresso in forma di stelline: un rating alto
permette di ottenere accesso a più parcheggi e ulteriori ricompense
in App; al contrario un rating basso può limitare l'accesso
all'App e portare anche al ban definitivo dell'utente.
In caso di problemi la transazione si conclude con esito negativo: il
sistema calcola di chi è la colpa, modifica i rating di conseguenza e
provvede eventualmente al refund.
Per l'utilizzo dell'applicazione è previsto un codice di comportamento
che ha come fine quello di individuare le linee guida per gli
utenti di Spotter in modo da garantire la sicurezza stradale e il corretto
funzionamento dell'App. Comportamenti scorretti reiterati
portano all'esclusione definitiva dall'app. Nello specifico, chi usa
Spotter è tenuto a:
• essere cortese e rispettoso nei confronti degli altri conducenti e
pedoni;
• farsi riconoscere dall'utente che sta uscendo da un parcheggio
mediante gli strumenti consigliati o conferiti dall'App;
• fornire sempre informazioni chiare e precise riguardo al parcheggio
che condivide.
66
marzo-aprile 2020
Direttore
Angelo Sticchi Damiani
Direttore Responsabile
Paolo Benevolo p.benevolo@aci.it
Segreteria di Redazione
Maria Luisa Risa
Maria Silvana Paci
E-mail
redazione.aciondaverde@aci.it
Comitato di Redazione
Vincenzo Leanza
(Direttore Educazione Stradale, Mobilità e Turismo ACI)
Lucia Pennisi
(Coordinatore Area Professionale Statistica ACI)
Enrico Pagliari
(Coordinatore Area Professionale Tecnica ACI)
Vincenzo Pensa
(Direttore Sistemi Informativi e Innovazione ACI)
Lucia Vecere
(Dirigente Mobilità e Sicurezza Stradale ACI)
Francesco Mazzone
(Amministratore Delegato ACI Infomobility S.p.A.)
Riccardo Colicchia
(Responsabile Direzione Progetti Smart City ACI Informatica)
Alfredo Scala
(Direttore ACI Vallelunga S.p.A.)
In collaborazione con Ufficio Stampa ACI
Hanno collaborato inoltre a questo numero:
Marco Cilione, Simona Dardari, Luigi Di Matteo, Franco Donnini, Nuccia Fedel
Alessia Grande, Marco Perugini, Antonio Ricotta, Anna Maria Stefanini, Progetto LIFE Prepair
Progetto Grafico
ACI Informatica S.p.A.
Realizzazione Editoriale
Franco Donnini
Francesco Provenzano
Giancarlo Quartarone
(Centro Servizi Grafica e Cartografia ACI)
Editore e Proprietario
Automobile Club d'Italia - Via Marsala, 8 - 00185 Roma
Service Provider
Telecom Italia
Indirizzo web
www.aci.it/ondaverde
OndaVerde
Registrazione Tribunale di Roma n. 67 del 28/04/2015
La riproduzione su qualsiasi tipo di supporto cartaceo o digitale degli articoli pubblicati su "Onda Verde"
è consentita solo previo espresso consenso della direzione della rivista e dei singoli autori.
L'editore si scusa per eventuali omissioni o errori di attribuzione del materiale fotografico pubblicato.
marzo-aprile 2020 67
®
FIRENZE, STAZIONE LEOPOLDA 27 - 28 MAGGIO 2020
ORGANIZZATO DA
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SOSTA MOBILITÀ
®
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