DONNA IMPRESA MAGAZINE cover MARCELLA CARADONNA _ Presidente ODCEC
Una conversazione, quella con Marcella Caradonna, che potrei definire "ispirazionale": in lei si ravvedono visione, audacia, pensiero critico, intuizione, emotività, sesto senso, creatività, ma è certamente il suo approccio “umanista” focalizzato sulla capacità di ascolto e comprensione del cambiamento, che mi ha davvero conquistata. Marcella è una donna che si è da sempre posta l’obiettivo di lavorare per costruire nuovi paradigmi di economia portando valori nuovi nella riflessione del mondo produttivo: un’economia diversa, un’economia del benessere e non un’economia del capitale. Le sua parole sono profetiche se messe in relazione al momento che stiamo vivendo in cui la globalizzazione ha fatto sì che venissero privilegiati i grandi mercati, le grandi imprese, le grandi banche a scapito del "piccolo" che ne è risultato sacrificato. L'attenzione alla dimensione locale è da sempre un suo baluardo, così come l'attenzione al sociale ed alle donne. In lei emerge una forte spiritualità: una spiritualità non teorica, ma una spiritualità vissuta intensamente, ricca di emozioni e di sentimenti autentici. Ha sempre lavorato per una finanza ad impatto positivo, per ampliare l’accesso al credito delle piccole e medie aziende e per l’empowerment femminile. Una professionista combattiva con una lunga esperienza sul territorio e una profonda conoscenza delle PMI che da anni si batte affinché ai Commercialisti venga riconosciuto il ruolo che svolgono nell’offrire supporto strategico alle imprese: un ruolo che a parer suo "Verrebbe ulteriormente valorizzato attraverso la collaborazione con gli operatori delle IPO e dell’M&A" ....
Una conversazione, quella con Marcella Caradonna, che potrei definire "ispirazionale": in lei si ravvedono visione, audacia, pensiero critico, intuizione, emotività, sesto senso, creatività, ma è certamente il suo approccio “umanista” focalizzato sulla capacità di ascolto e comprensione del cambiamento, che mi ha davvero conquistata. Marcella è una donna che si è da sempre posta l’obiettivo di lavorare per costruire nuovi paradigmi di economia portando valori nuovi nella riflessione del mondo produttivo: un’economia diversa, un’economia del benessere e non un’economia del capitale. Le sua parole sono profetiche se messe in relazione al momento che stiamo vivendo in cui la globalizzazione ha fatto sì che venissero privilegiati i grandi mercati, le grandi imprese, le grandi banche a scapito del "piccolo" che ne è risultato sacrificato. L'attenzione alla dimensione locale è da sempre un suo baluardo, così come l'attenzione al sociale ed alle donne. In lei emerge una forte spiritualità: una spiritualità non teorica, ma una spiritualità vissuta intensamente, ricca di emozioni e di sentimenti autentici.
Ha sempre lavorato per una finanza ad impatto positivo, per ampliare l’accesso al credito delle piccole e medie aziende e per l’empowerment femminile. Una professionista combattiva con una lunga esperienza sul territorio e una profonda conoscenza delle PMI che da anni si batte affinché ai Commercialisti venga riconosciuto il ruolo che svolgono nell’offrire supporto strategico alle imprese: un ruolo che a parer suo "Verrebbe ulteriormente valorizzato attraverso la collaborazione con gli operatori delle IPO e dell’M&A" ....
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Presidente ODCEC Ordine Dottori
Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano
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settembre 2020
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L'universo
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Marcella Caradonna “ Etica e Morale”
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Etica e
MORALE
Valeriana Mariani
IL GIUSTO, IL CORRETTO AGIRE.
Marcella Caradonna: Presidente dell'Ordine dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano. .
Consegue la laurea di dottore commercialista presso l’ Università Bocconi di Milano con votazione
110/110, è titolare dello Studio associato CaradonnaMattavelli /Assistenza e consulenza fiscale,
contabile, aziendale e organizzativa, sistemi di tutela dei dati personali (GDPR 679/2016) progettazione e
realizzazione di strategie finalizzate allo sviluppo di aziende italiane, contrattualistica, gestione
stragiudiziale dei contenziosi, sviluppo e verifica modelli 231,ODV, consulenza direzionale, analisi della
bancabilità e sistemi di controllo di gestione, piani di ristrutturazione per le imprese. Si è iscritta all’Albo
dei Dottori Commercialisti dal 1993. Riveste il ruolo di ODV in enti profit e non profit ed è sindaco unico
o componente di collegi in Gruppi di valenza nazionale. Riveste diversi incarichi in qualità di revisore
anche in Gruppi quotati in Borsa e membro di Consigli direttivi di enti istituzionali. Pubblicista, e’ autrice di
diverse pubblicazioni, libri e articoli e relatrice in convegni, seminari e workshop delle più prestigiose
realtà italiane. Presiede l' Associazione Nazionale Commercialisti Cattolici (A.C.C.): una realtà
costituita per essere un riferimento per coloro che – iscritti all’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti
Contabili – desiderano porre le loro competenze professionali per dar vita a iniziative volte a valorizzare,
in ambito economico e sociale, i principi etici e i valori cattolici.
Marcella Caradonna
6
dei
ed
per il quadriennio
www.dimagazine.it
Marcella Caradonna Presidente dell’Ordine Dottori Commercialisti Esperti
Contabili di Milano Odcec 2017-2020
La deontologia è uno strumento
di riferimento, ispira la vita dei
commercialisti, o meglio dell’uomo
prima ancora che del professionista,
laddove per forza di cose le due figure
coincidono
Una conversazione, quella con
Marcella Caradonna, che potrei
definire "ispirazionale".
In lei si ravvedono visione, audacia, pensiero critico,
intuizione, emotività, sesto senso, creatività, ma è
certamente il suo approccio “umanista” focalizzato
sulla capacità di ascolto e comprensione del
cambiamento, che mi ha davvero conquistata.
Marcella è una donna che si è da sempre posta
l’obiettivo di lavorare per costruire nuovi paradigmi di
economia portando valori nuovi nella riflessione del
mondo produttivo: un’economia diversa,
un’economia del benessere e non un’economia del
capitale. Le sua parole sono profetiche se messe in
relazione al momento che stiamo vivendo in cui la
globalizzazione ha fatto sì che venissero privilegiati i
grandi mercati, le grandi imprese, le grandi banche a
scapito del "piccolo" che ne è risultato sacrificato.
L'attenzione alla dimensione locale è da sempre un
suo baluardo, così come l'attenzione al sociale ed
alle donne. In lei emerge una forte spiritualità: una
spiritualità non teorica, ma una spiritualità vissuta
intensamente, ricca di emozioni e di sentimenti
autentici. Ha sempre lavorato per una finanza ad
impatto positivo, per ampliare l’accesso al credito
delle piccole e medie aziende e per l’empowerment
femminile. Una professionista combattiva con una
lunga esperienza sul territorio e una profonda
conoscenza delle PMI che da anni si batte affinché
ai Commercialisti venga riconosciuto il ruolo che
svolgono nell’offrire supporto strategico alle imprese:
un ruolo che a parer suo "Verrebbe ulteriormente
valorizzato attraverso la collaborazione con gli
operatori delle IPO e dell’M&A". Vuole essere da
monito ai colleghi la Presidente Caradonna,
ritenendosi "A completa disposizione, affinché inizino
un dialogo costruttivo con il mondo della finanza a
tutto vantaggio delle imprese" forte della convinzione
che "Soprattutto in momenti difficili come questo le
nostre imprese hanno estremo bisogno di finanziare
il rilancio e la crescita attraverso operazioni di
finanza straordinaria. Noi dobbiamo saper proporre
ai nostri clienti soluzioni volte a uno sviluppo etico e
finanziariamente sostenibile". Il bivio è evidente:
possiamo ridisegnare nuovi modelli di sviluppo, più
sostenibili, più attenti alle persone, all'ambiente, al
contenimento degli sprechi ed attuare quelle buone
pratiche consolidate che risulterebbero vincenti
contro lo spettro di una grande recessione che si fa
strada di giorno in giorno fagocitando qualsivoglia
prospettiva di crescita, oppure lasciarci travolgere da
questa crisi finanziaria globale. "Dobbiamo
impegnarci ad immaginare/progettare una società
migliore, recuperare una società/socialità che sia poi
capace di ricostruire una polis in grado di darsi delle
regole morali/etiche e civiche/civili di convivenza,
dove l’interesse privato si concili consensualmente
con l’interesse di tutti" sottolineando come la vera
forza risieda nei valori: l'etica è alla base di ogni sua
azione "La pandemia dovrebbe essere un'occasione
per riflettere sulla questione etica. Ciò vale anche
per la vita quotidiana. Quando i nostri valori fanno
leva su una bussola che seguiamo, siamo capaci di
affrontare qualsiasi cosa; accade lo stesso con i
nostri obiettivi: possiamo affrontarli quando si
appoggiano su valori chiari e delineati. È questo che
ci dà forza e ci incita a resistere, a persistere e a non
desistere. I valori danno coerenza a una società e
rendono possibile la convivenza sociale. Questo
patto, esplicito o implicito, su ciò che fa bene ed è
auspicabile e ciò che fa male o non è accettabile, è
la materia da cui è costituito il tessuto sociale. Da un
punto di vista più professionale, l’etica rimanda a
quel “sapere” che è in grado di indirizzare qual si
voglia professionista a capire quali sono i
comportamenti più corretti da seguire per garantire
un’assistenza adeguata alle esigenze e alle richieste
delle persone assistite, che chiedono un servizio di
cura non solo professionalmente elevato, ma anche
umanamente qualificato. Attraverso
l’approfondimento della dimensione etica abbiamo
pertanto l’occasione di indirizzare il comportamento
professionale, oltre che umano, di capire le ragioni
che devono guidarlo, verso le motivazioni alla base
di scelte che siano rispettose di ogni persona. L’etica
e la professionalità debbono essere riconosciuti
come principi guida anche da coloro che possono
stentare a concretizzare quotidianamente questi
valori. Ecco perchè una delle attività principali
dell’Ordine è quella di promuovere attività formative
e informative a favore dei nostri iscritti nell’ambito
della cultura professionale, tecnica e anche
deontologica. Tutelare la nostra professione significa
curare l’interesse della collettività, che deve poter
contare su professionisti non solo competenti e
preparati nel campo tecnico-scientifico, ma anche
onesti, corretti e leali. l’Etica è un valore da ricercare,
come vero e proprio obiettivo da praticare, una
condizione necessaria per l’eccellenza
professionale. Non può esistere uno sviluppo
pienamente libero senza un’intrinseca coerente etica
commisurata al valore della persona umana e al
bene comune. Caratteristiche essenziali e prioritarie
della nostra professione sono l’indipendenza, la
competenza e l’impegno a tutela della fede pubblica.
Il rapporto tra etica e libera professione può essere
correttamente sviluppato solo se si comprendono le
ragioni che fanno dell’etica non un elemento
estrinseco ma una componente essenziale e
imprescindibile della libera professione.
Doverosamente si parla sempre più spesso di
restituire alla vita sociale contenuti etici e morali in
grado di assicurare comportamenti individuali e di
gruppo che siano adeguati alle esigenze della civile
convivenza e alle sfide poste dalla crescente
complessità dei rapporti interprofessionali e delle
relazioni internazionali. Un richiamo che sollecita
soprattutto una nuova consapevolezza, volta a dare
risposte concrete, proprio sul piano
comportamentale, a infinite necessità, siano di
natura giuridica o economica, siano di natura più
propriamente pratica come un commercio equo e
solidale, uno spirito di tolleranza e di comprensione,
un’utilizzazione razionale delle risorse con la
condivisione non egoistica della ricchezza. L’etica ci
dice dove sta il giusto e il bene.
Anche per le aziende tenere una condotta
eticamente responsabile significa conseguire un
notevole vantaggio competitivo necessario alla
sopravvivenza in un economia globale e,
aumentando i valori della responsabilità e dell’onestà
all’interno della compagine sociale, crea entusiasmo
e spirito di appartenenza in tutti i lavoratori,
contribuendo al consolidamento della reputazione
dell’azienda". Per Marcella Diventa dunque
inaccettabile qualsiasi concezione della produttività
non in linea con il rispetto della persona e,
all’opposto, qualsiasi concezione di fini sociali che
possa di fatto sfociare in una strumentalizzazione del
ruolo economico dell’impresa "Il mercato, sempre più
esigente, valuta infatti le imprese non solo in termini
di produzione di ricchezza materiale ma anche in
termini più propriamente sociali. L’impresa deve
percepire tali preoccupazioni e farle proprie se vuole
sopravvivere alla sfida imposta dal mercato globale.
Quando si pensa alla finanza etica, si pensa a
qualcosa che è dissociata dal profitto, ma non è
vero. In effetti il denaro se usato bene è una risorsa,
perché aiuta chi ne ha bisogno. La risorsa denaro
deve essere utilizzata per creare le condizioni dirette
a migliorare la qualità della vita delle imprese e delle
persone. Purtroppo, in questi ultimi 40 anni, la
finanza si è trasformata in finanza speculativa.
Dovremmo invertire la tendenza. Stiamo vivendo un
periodo di trasformazione epocale dall’età
contemporanea a un’altra era che verrà definita,
molto probabilmente, dai nostri posteri. Per cui sarà
necessario che, in questo momento di
trasformazione, non vengano sacrificati i più fragili, i
più deboli".
Il commercialista:
una figura di
primaria
importanza,
con la quale
collaborare nel
tempo
per crescere
dal punto di vista
imprenditoriale.
*** Tel.028 7189614
ATTIVITA' EDITORIALE E MULTIMEDIALE
Autore: Marcella Caradonna,
Massimiliano Castagna
Anno edizione: 2020
Editore: Revelino Editore
Il Covid 19 ha cambiato radicalmente
in due mesi il nostro modo di vivere,
di lavorare e di produrre. Il Governo
sta cercando di mettere in atto tutte
le misure economiche e finanziarie
per contrastare l’evoluzione della
crisi, altre dovranno ancora essere
adottate per poter limitare gli effetti
economici della pandemia.
Con Tabelle e Schemi che
riepilogano le varie scadenze e le
condizioni per la richiesta dei fondi e
aiuti alle imprese. In questo volume
sono analizzate le problematiche
delle imprese riguardo agli ASPETTI
SOCIETARI : ANALISI DEGLI STRUMENTI PER LA RIPRESA.
Aggiornato con la Legge 5 giugno 2020, n. 40. Conversione in legge,
con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, recante
misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali
per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché’
interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini
amministrativi e processuali. (GU Serie Generale n.143 del 06-06-
2020) • Aspetti societari, fiscali e civili • Sostegno finanziario alle micro
e medie imprese • Sospensione dei pagamenti • Contributo a fondo
perduto • Credito per canoni di locazione
Autore: Marcella Caradonna,
Massimiliano Castagna
Anno edizione: 2020
Economia Diritto e Lavoro » Diritto »
Procedura civile » Diritto fallimentare »
Diritto commerciale
Il volume nella prima parte analizza il
sistema aziendale e le relazioni con
l'ambiente interno e esterno all'unità
produttiva. Descrive le condizioni degli
equilibri economici e finanziari, le
disfunzioni e le cause delle crisi
aziendali. Analizza l'importanza del
rendiconto finanziario ai fini di una
gestione prospettica, volta a prevenire
situazioni di crisi di liquidità.
Successivamente gli autori analizzano gli
strumenti giuridici a disposizione degli
operatori, commercialisti, avvocati e
gestori della crisi in genere, per il risanamento aziendale. Vengono
trattate le modalità aziendali per la redazione del piano e gli strumenti
giuridici previsti dalla riforma introdotta con il D.L.vo 12 gennaio 2019
n.14, codice della crisi d'impresa dell'insolvenza, in attuazione della
legge 19 ottobre 2017 n.155, pubblicata nel supplemento ordinario.
Sovraindebitamento. CD-ROM
Felice Ruscetta,Marcella Caradonna,Alessandro Mattavelli
Editore: Maggioli Editore anno 2016
Contabilità
L'applicativo è stato sviluppato per i professionisti che hanno necessità di
gestire una delle procedure previste dalla Legge n. 3/2012. Il software
utilizza una piattaforma che consente di seguire tutti i passaggi utili delle
procedure: dall'intervista al debitore, fino alla vera e propria formulazione
numerica del piano e delle relative ipotesi di riparto. Una serie di formulari
personalizzabili, utilissimi nelle varie fasi della procedura: Istanza per la
nomina di un gestore della crisi, ai fini dell'accesso alle procedure di
composizione della crisi da sovraindebitamento; Accettazione dell'incarico da
parte del professionista nominato dal referente dell'OCC Comunicazione ex
art. 9 della Legge n. 3 del 27 gennaio 2012; Richiesta autorizzazione di
accesso alle banche dati da parte dell'OCC; Proposta di accordo per la
composizione della crisi da sovraindebitamento; Attestazione del
professionista che deve validare la soluzione della crisi da
sovraindebitamento.
Diritto Pratiche e procedure penali
Titolo: Codice Commentato della Mediazione
Autori: Caradonna - Ruscetta - Giorgetti
Editore: Ipsoa
Anno di pubblicazione: 2014
Il volume è una indispensabile guida per il professionista che intende
intraprendere il ruolo di mediatore, illustrando le fonti normative, la funzione, la
nomina, l'attività (dalla fase introduttiva alla stesura dell'accordo), la
responsabilita' civile, penale e disciplinare, le tariffe del mediatore. Nel volume
“Codice commentato della mediazione” gli articoli del D.L. 28/2010 sono
commentati da esperti del settore alla luce delle novità introdotte dalla legge di
conversione del D.L. 69/2013 (“Decreto del fare”) e dei più recenti orientamenti
dottrinali e giurisprudenziali. La realizzazione di una serie di interventi volti ad
affrontare il tema in aree come il fallimento, la pubblica amministrazione, la
famiglia e il contesto internazionale, rendono il Codice uno strumento di agevole
consultazione per tutti coloro che direttamente o indirettamente devono
approfondire in modo professionale il tema della mediazione civile. Completa
l’opera l’analisi dello sviluppo di sistemi di qualità che potrebbero costituire una
garanzia di affidabilità per tutti coloro che, per legge o per volontà, decidono di ricorrere a questo moderno
strumento di gestione delle liti.
Formulario commentato della
mediazione. Con CD-ROM
di Felice Ruschetta, Marcella
Caradonna, Flavia Silla. Il volume
analizza, in particolare, la
richiesta di iscrizione ad un
elenco, la stesura della proposta,
il verbale di accordo. Ogni
formula sarà corredata da un
percorso che offre al
professionista la possibilità di
analizzare casi particolari, quale
modello scegliere, come
presentarlo e farlo accettare ai
clienti. Operatività e tecnica di
mediazione in un unico
strumento.
2012 Editore: EGEA
2014
Editore: EGEA
Marcella Caradonna, Claudia
Mezzabotta, Patrizia Riva
Procedura civile, controversie
legali e risoluzione dei contenziosi
Il volume è il frutto del lavoro
congiunto di più autori del mondo
professionale (commercialisti e
avvocati) ed esperti di formazione
in materia di mediazione civile, sia
per quanto concerne gli aspetti
normativi dell’istituto, oggetto nel
nostro Paese di una radicale
riforma (D.lgs. 4 marzo 2010, n. 28
e D.M. 18 ottobre 2010, n.180), sia
per quelli prettamente tecnici.
GUARDIAMO
AL FUTURO
CON I NOSTRI
CLIENTI
Tutelare il cittadino, l'impresa e la società, restituendo
fiducia: è questa una delle chiavi più importanti per il
rilancio del motore economico nazionale. Uno dei
grandi temi economico-sociali attuali che si inserisce
nella questione più generale della necessità di un
quadro organico di riforme strutturali del sistema
socio-economico; i Dottori Commercialisti si
impegnano in veste di garanti degli interessi generali,
per promuovere una nuova cultura economica, sociale
e fiscale nel nostro paese. La questione delle garanzie e
tutele è assai vasta e coinvolge molti settori; solo per
citarne alcuni: il mondo imprenditoriale, il sistema
dell’amministrazione pubblica, il sistema fiscale, il
sistema bancario e creditizio, il mondo della finanza
pubblica e privata.
La giungla di norme, spesso incerte da interpretare
e in continuo mutamento, è uno dei principali
ostacoli allo sviluppo delle imprese italiane di tutte le
dimensioni. districarsi nel dedalo di regole e
scadenze comporta costi aggiuntivi, oltre che
generare uno stato di incertezza che blocca gli
investimenti e riduce la competitività del nostro
Paese. Tutte le componenti sociali manifestano un
disagio diffuso nei confronti del fisco. Marcella
Caradonna ha accolto il mio invito ad essere su
Donna Impresa Magazine con una su rubrica
attraverso la quale ci aiuterà a comprendere alcuni
importanti provvedimenti legislativi la cui
comprensione desta preoccupazioni. Quante di noi
si sono poste il dubbio di non aver applicato
correttamente una norma o effettuato in modo
adeguato un adempimento? Sono convinta che la
periodica divulgazione, debitamente aggiornata,
recanti linee di interpretazione di ampio respiro,
rappresenti un'importante risorsa in grado di fornire
un concreto ausilio al lavoro di tutte le professioniste
ed imprenditrici. Desidero, infine, esprimere il mio
più vivo e riconoscente apprezzamento per
l’impegno profuso dalla Presidente Caradonna per
aver accolto il mio appello a mettere a disposizione
delle donne il proprio qualificato supporto
professionale. Un gesto simbolico importante, in
continuità dell'attenzione da sempre profusa nei
confronti delle professioniste e titolari di aziende.
LA PRESIDENTE
CARADONNA IN QUESTO
APPUNTAMENTO CI
PARLERÀ DI LIQUIDITÀ E
DELLE MISURE
INTRODOTTE PER LE
IMPRESE DAL DECRETO
RILANCIO.
È necessario, in altri termini verificare se vi sono i
presupposti perché l’impresa possa fondatamente
ipotizzare, dopo l’emergenza sanitaria, una
continuità aziendale e i correttivi necessari perché
ciò avvenga.
Nel caso in cui, per le caratteristiche patrimoniali,
economiche e finanziarie, tale ripresa non sia
prevedibile è preferibile prenderne atto e ricorrere
agli strumenti che il Legislatore mette a disposizione
per queste situazioni.
Per molti, poi, ed forse è la parte più difficile, è
necessario una vera e propria rivisitazione del
business model per verificarne la coerenza con le
nuove esigenze di mercato.
Un’analisi molto complessa perché si scontra anche
con fattori psicologici come il timore di rimettere tutto
in gioco e la resistenza al cambiamento.
Per molti, ad esempio, dalla sola vendita diretta
diventa strategico impostare un e-commerce.
Devo dire, però, che una delle caratteristiche delle
imprese italiane è la resilienza, cioè la capacità di
far fronte in maniera positiva a eventi traumatici
adattandosi velocemente alle mutate esigenze.
Tipico esempio, proprio di questo periodo, sono le
sartorie che hanno trasformato le mascherine
imposte a tutela della salute in una oggetto
tendenza (magari abbinandolo ad altri accessori).
Per questo, se pur non nascondendo la
preoccupazione per la situazione economica e
sociale sia a livello nazionale che internazionale, mi
sento di dire che per molte imprese italiane, questa
fase di emergenza, se ben affrontata, può costituire
un utile momento di rivisitazione dei propri punti di
forza e di debolezza per meglio cogliere eventuali
opportunità del mercato.
In questo noi donne possiamo cogliere una grande
opportunità per la capacità che spesso ci
caratterizza di essere “multitasking”.
Riflettendo, in effetti, Il termine “crisi”, infatti, deriva
dal greco “Krino” che voleva dire “discernere,
valutare” e non aveva un connotato in sé negativo,
poiché era inteso come un momento di riflessione e
di valutazione, che poteva trasformarsi nel
presupposto necessario per un miglioramento e una
rinascita.
Ed allora, credo che ci aspettino dei momenti
sicuramente molto difficili, ma che da tutto questo
ne possa derivare, con l’impegno di tutti, un
contesto economico e sociale migliore.
Il Consiglio di Milano è formato da 15 consiglieri:
nell’ambito del Comitato di Presidenza, oltre al
Presidente, siedono il Vice Presidente, il Segretario,
il Tesoriere. L’attuale Consiglio, che resterà in carica
fino al 31 dicembre 2020, è così composto:
Presidente - Marcella Caradonna
Vicepresidente - Marzia Provenzano
Segretario - Ugo Marco Pollice
Tesoriere - Nicola Frangi
Consiglieri:
Guido Beltrame
Antonio Canu
Matteo Adriano Gavazzi Borella
Giampiero Guarnerio
Giuseppe Munafò
Patrizia Ottino
Moira Rossi
Annunziata Saturnino
Amir Songhorian
Livia Vallone
Via Pattari, 6
20122 - Milano (MI)
C.F. e P.iva 06033990968
Tel. +39 02 7773111
caradonnamarcella@gmail.com
L’etica ci dice
dove sta
il giusto e il bene.
Una delle attività principali
dell’Ordine è quella di promuovere
attività formative e informative a favore
dei propri iscritti nell’ambito della cultura
professionale, tecnica e anche
deontologica. Infatti tutelare la
professione del commercialista significa
curare l’interesse della collettività, che
deve poter contare su professionisti non
solo competenti e preparati nel campo
tecnico-scientifico, ma anche onesti,
corretti e leali. L'etica è un valore da
ricercare, come vero e proprio obiettivo
da praticare, una condizione necessaria
per l’eccellenza professionale.
ACC
Marcella Caradonna è anche Presidente dell'ACC - Associazione
Commercialisti Cattolici: un'associazione di rilevanza nazionale
apartitica e apolitica a carattere volontario e non ha scopo di lucro.
"Noi commercialisti cattolici sentiamo il dovere di
raccogliere l'appello di Papa Francesco che ricorda quanto
sia fondamentale correggere modelli di vita di crescita
irrispettosi e prendere coscienza della gravità dei problemi
mettendo in atto un modello economico nuovo basato sulla
fraternità e sulla equità. Non si tratta di demonizzare
l'economia e chi vi lavora a vario titolo, ma di sensibilizzare
verso un utilizzo delle risorse disponibili che conduca ad una
società civile più solidale attraverso il miglioramento delle
condizioni di tutti. I Commercialisti possono svolgere, oggi
più che mai, in sinergia con le altre professioni e tutti coloro
che sono impegnati nel sociale, un ruolo importante sulle
tematiche etiche che incontrano nella propria attività e
possono, da laici, offrire il proprio supporto sia a livello
territoriale che nazionale alla Chiesa ed alla collettività.
Consapevoli di ciò, abbiamo, quindi, sentito forte il desiderio
di un coinvolgimento maggiore creando una rete concreta
fra colleghi che condividono questi valori e che sentono in sè
stessi l'esigenza e la responsabilità di essere testimoni attivi
della parola di Cristo, organizzando momenti di riflessione e
ascolto, dialogando con le istituzioni, elaborando proposte,
offrendo un contributo fattivo alla comunità e molto altro
ancora. Non abbiamo la pretesa di cambiare il mondo, ci
proponiamo, con molta semplicità e umiltà, di diventare
punto di incontro e di riferimento per i commercialisti che
credono nella parola di Gesù e aderiscono a ritengano che
l'associazionismo possa essere un utile strumento per essere
voce attiva della propria fede".
LEADERSHIP
FEMMINILE
2020
Ma sono vere queste
differenze stereotipate
di genere o sono una
costruzione sociale?
Noi l'abbiamo chiesto
a loro:
Leadership
femminile:
perchè?
Gli esempi di leadership al femminile all’interno
delle aziende stanno lentamente aumentando
in tutto il mondo. Questo perché le imprese
hanno iniziato a capire –eadapprezzare–lo
stile delle donne leader, che offre una serie di
caratteristiche tendenzialmente diverse rispetto
a quello maschile, e che può avere un impatto
significativo sul successo aziendale. Così come
il mondo del business cresce e si evolve, allo
stesso modo deve succedere per la leadership,
che deve necessariamente trasformarsi e
adattare le sue caratteristiche a quelle
dell’ambiente in cui è inserita. Ma quali sono le
caratteristiche che differenziano la leadership
femminile da quella maschile? E soprattutto, ci
sono differenze tra le due forme di leadership?
Sono state fatte delle ricerche per rispondere a
questa domanda ed è risultato, non
sorprendentemente, che le differenze ci sono.
Bisogna fare un po’ di attenzione
nell’interpretarle per almeno due ragioni.
Anzitutto, perché le donne in posizione di
leadership oggi hanno dovuto fare quasi
sempre più fatica degli uomini per avere
successo, quindi c’è stata una auto-selezione e
una selezione un po’ diversa da quella che ha
riguardato gli uomini. Inoltre, lo stile di
leadership subisce molte influenze, non solo
quella del genere di appartenenza (per quanto
importante). La cultura del Paese in cui si vive,
delle organizzazioni in cui si lavora e si è
lavorato, la posizione organizzativa occupata
sono esempi di variabili che contribuiscono alla
formazione del nostro stile di leadership.
Bisogna stare attenti a non creare uno
stereotipo di leadership femminile a cui le
donne si sentano obbligate ad aderire, perché
siamo tutte diverse e ognuna ha diritto al
proprio stile. Allo stesso tempo, è importante
avere un’alternativa al modello di leadership
maschile in cui molte di noi non si riconoscono.
HANNO DETTO
www.dimagazine.it20
www.dimagazine.it
leadership hanno
detto
:
LUCIA FRACASSI
Chief Executive Officer at Melegatti 1894 S.p.A.
Ancora oggi si parla molto della leadership al femminile, da contrapporsi alla
leadership al maschile. Lo capisco, come esseri umani siamo abituati da
sempre a parlare attraverso gli opposti: giusto e sbagliato, bianco e nero,
caldo e freddo, piacere e dolore, e potrei continuare a snocciolare un
lunghissimo elenco che affonda le proprie radici a partire dalla filosofia
antica. In realtà la parola “leadership” non si presta ad assumere una
connotazione di genere. Nel corso della mia carriera lavorativa mi sono
trovata a vivere in diversi paesi stranieri ed a viaggiare in molti altri ed ho
potuto constatare che parlare di leadership al femminile è un esercizio che
continua soprattutto in Italia, diversamente da ciò che accade all’estero. In
questi contesti internazionali non mi sono mai sentita discriminata per il fatto
di essere una donna e ho potuto giocare un ruolo alla pari rispetto ai colleghi
uomini. Il fatto che nelle organizzazioni per cui ho lavorato ci fosse una
donna ad occupare un particolare incarico di prestigio non poneva alcun
problema, poiché ciò che contava erano l’esperienza maturata, le capacità e
competenze dimostrate sul campo e la migliore corrispondenza possibile tra
caratteristiche della persona e ruolo. Riconosco che nel mio caso c’è stata
un’influenza molto forte da parte della cultura dei paesi nei quali ho vissuto,
unita a quelle delle organizzazioni per le quali ho lavorato. Ho cercato di
portare l’esperienza vissuta all’estero anche nei contesti italiani ma qui mi
sono scontrata con una realtà un po' diversa ed è stato per me più difficile
replicare i modelli di leadership appresi ed interiorizzati all’estero. È stata
necessaria una rivisitazione e un adeguamento culturale importante.
Valutando gli ultimi anni trascorsi ai vertici di alcune importanti
organizzazioni, ho lavorato per restare me stessa adottando un modello di
leadership inclusiva. Confrontandomi con diverse donne manager abbiamo
convenuto che in questo siamo più brave rispetto agli uomini. La capacità di
ascoltare pareri e punti di vista diversi (incoraggiando al dialogo e al
confronto), di stimolare affinché tutti possano dare il proprio contributo
(favorendo l’emergere di capacità latenti), di migliorare il senso di
appartenenza al gruppo sono caratteristiche della leadership inclusiva. Ciò
che ho vissuto in prima persona mi porta anche a dire che, rispetto agli uomini manager, le donne in posizioni apicali che
hanno deciso di rimanere sé stesse senza prendere in prestito modelli maschili da seguire presentano con maggiore intensità
due caratteristiche: la gentilezza e la vulnerabilità. La gentilezza può essere scambiata per debolezza ed essere vista con
sospetto, soprattutto in contesti aziendali. In realtà la gentilezza è una costante delle persone forti e particolarmente assertive,
che non necessitano di aggressività per far valere le proprie ragioni nel rispetto di quelle altrui. Essere gentili si traduce in
capacità di ascolto (percependo il linguaggio verbale ed anche non verbale), in empatia (comprendendo lo stato d’animo del
collaboratore e supportarlo nei momenti di difficoltà), in fiducia e generosità (condividendo con altri le proprie idee ed intuizioni),
in gratitudine (strumento molto potente per stringere legami duraturi). Ho visto diverse donne manager, nel percorso che le ha
portate con tanti sacrifici e dedizione ad arrivare all’apice, conservare la propria gentilezza una volta sedute nel posto di
comando, e questo ha fatto letteralmente la differenza per sé e per i collaboratori nei propri contesti organizzativi di riferimento.
Anche la vulnerabilità viene spesso interpretata come debolezza, diventando sinonimo di fragilità ed emotività. Essere
vulnerabili è invece una dimostrazione di autenticità e di serietà. Autenticità significa essere aperti e onesti riguardo alle proprie
convinzioni e valori ma anche capaci di riconoscere limiti ed errori. Mostrare emozioni negative ed ammettere che non si hanno
le soluzioni a tutti i problemi crea un rapporto più forte con i collaboratori e questo si ripercuote positivamente sulle performance
aziendali. Autenticità e vulnerabilità, quindi, vanno di pari passo, ed anche in questo credo che le manager donna siano più
capaci di uscire dalla propria area di confort e adottare comportamenti che non sempre le fanno sentire “in controllo”. In
conclusione, ritengo che non esista una leadership al femminile che si contrappone ad una leadership al maschile. Esiste
un’unica leadership. Ciò che cambia è lo stile con cui questa viene agita, che a sua volta risente delle caratteristiche peculiari e
distintive dell’essere uomini o donne. La vera differenza in azienda, oggi, è rappresentata dalla capacità di contornarsi di
persone di valore ed anche “valore” è una parola che non ha una connotazione di genere, esattamente come il termine
“leadership”.
FEDERICA PASSARELLI
Direttore presso LUISA SPAGNOLI S.P.A.
La leadership è sempre stata circoscritta al
genere umano maschile/ da qualche anno
oramai, ha fatto passi in avanti. La forza di
un leader donna è sicuramente la sua
capacità di ascolto. L'evoluzione della
lungimiranza e la capacità di essere dei
punti fermi. A ciò si aggiunge, la
collaborazione, la motivazione e l'empatia.
Un insieme di caratteristiche unite da un
forte senso di umiltà. Con coraggio e
determinazione una leadership
difficilmente non raggiunge gli obiettivi.
SIMONA
FERRI
Founder and
Managing Partner
Nexen | Business
Coach | Time
Management Coach
| LEGO® Serious
Play® facilitator
Il mondo di oggi richiede
una leadership che si
fonda sulla
comprensione degli altri,
la compassione e la
collaborazione. Forse,
finalmente, non sarà più
richiesto alle donne di
imitare gli uomini
nell'illusione di leader
invincibili, ma saranno
loro stesse modello da
imitare. I nuovi leader
non nascono la propria
vulnerabilità e per
questo sono più genuini
e solidi delle generazioni
precedenti. Le donne lo
sono da sempre.
EMANUELA SPLENDORINI
Avvocato Studio Legale Splendorini
La Leadership Femminile è un argomento complesso e non univoco nella sua definizione e nel suo riconoscimento. I
detrattori della stessa ne parlano come qualcosa di ibrido, dai contorni non ancora definiti, nato dalla costola della Leadeship
Maschile che deve ancora trovare la sua forza ed identità e viene “tollerato” solo per una sorta di atteggiamento politically
correct nei confronti delle poche che riescono ad esprimerla nella sua matrice più autentica. Quanto si parla di Leadership
Femminile si è portati a ritenere, per steroetipi storico - culturali, ad una Leadership Maschile svuotata dai connotati
testosteronici e dominanti e quindi meno incisiva e più morbida, quasi più casalinga e meno professionale, infarcita di tutto
quello che appartiene alla vita delle donne “perse” tra famiglia, casa, lavoro, figli, impegni, frivolezze, emotività, amore. Come
se ci fosse solo quello, come se sapessimo fare solo quello, come se il nostro posto fosse solo quello. Nonostante molti sforzi
siano stati compiuti negli ultimi anni, sia dal punto di vista sociale che legislativo, non è ancora naturale riconoscere un reale
valore alla Leadership Femminile talvolta anche da parte delle stesse donne che vi entrano in relazione. Diversamente però
da quello che si è portati a credere, la Leadership Femminile non è affatto morbida e lenta nella realizzazione degli obbiettivi
del team o dell'azienda che guida, perché chi la esercita ha già vinto su se stessa per essere arrivata lì, perché ha superato
brillantemente come un giocatore di football
americano che scarta gli avversi per andare a
fare meta, i limiti delle sue insicurezze, del suo
valore, delle sue capacità, del suo coraggio,
della sua forza, dei pregiudizi sociali, del suo
diritto e merito di poterla esercitare. La
Leadership Femminile è frutto di un grande
lavoro su sé stesse prima di tutto, è l'arrivo di un
viaggio faticoso, un mare calmo dopo una lunga
tempesta, ecco perché i connotati della
Leadership Femminile sono l'empatia, la
collaborazione, il riconoscimento, l'ascolto, la
motivazione e la realizzazione degli obbiettivi
come team. La Leadership Femminile non è
coercitiva perché l'unico vero riconoscimento di
cui ha bisogno è quello del punto nel quale
nasce e non di quello dove arriva e si esprime,
perché in questo caso ne è una naturale
conseguenza. Forse non è sempre così, ma la
mia esperienza e il mio viaggio è questo che mi
hanno mostrato.
NEVENA RADOVANOVIC
Ufficiale capo del personale I&F Grupa
C'è una vecchia citazione sulla differenza tra essere un manager o un
leader. Dal mio punto di vista, la cosa va ancora più in profondità, ed è
legata ai valori e alle convinzioni personali. Certo, molte cose possono
essere pensate e imparate, ma se vogliamo davvero scavare più a fondo,
dobbiamo andare oltre il comportamento osservabile, le motivazioni, e
arrivare ai valori fondamentali e alle convinzioni positive e negative.
Queste convinzioni sono la cosa incrementale che influenza il nostro
comportamento e l'esperienza che gli altri hanno con noi. Quindi,
possiamo fare dei "tipici" discorsi manageriali e/o di leadership, ma se
noi, come persone, non crediamo alle parole che abbiamo appena detto -
credetemi - la gente lo sentirà, e non lo "comprerà". C'è un vecchio
proverbio inglese che dice: "Se credi di poterlo fare, hai ragione - lo farai,
e se non credi che lo farai, hai ragione, non lo farai". Il fatto è andare in
profondità, esplorare i nostri valori, le nostre buone e meno buone
convinzioni, essere onesti con se stessi, accettare il proprio lato buono,
così come quello cattivo... E solo allora, si può iniziare a cambiare, come
si abbraccia se stessi così come si è, e si può fare qualcosa a riguardo.
E sì, vi cambierà, e di conseguenza cambierà l'esperienza che gli altri hanno con voi, e influenzerà il vostro comportamento
come leader, e coinvolgerà gli altri... Dovete iniziare da voi stessi, per essere un leader... Siete pronti?
ANNALISA D'ERRICO
Giornalista, comunicatrice istituzionale e autrice di Figli Virtuali. Percorso
educativo alla tutela e alla complicità nella famiglia digitale ( Erickson).
O troveremo una strada o ne costruiremo una. Annibale, 200 anni prima
della nascita di Cristo, aveva le idee chiare. Era un uomo, ma non è
questo il punto. La questione è la consapevolezza che abbiamo di noi
stesse, il desiderio di affermare le nostre idee, la forza che riusciamo a
trovare per raccontare con orgoglio chi chiamo e cosa vogliamo. Senza
remore, senza sensi di colpa ancestrali, senza blocchi psicologi che
arrivano da modelli sociali o familiari non rielaborati, ma con una rinnovata
voglia di riorganizzare il nostro tempo, i rapporti lavorativi e personali, le
attività quotidiane. La leadership è prima di tutto la costruzione di una
chiara visione di sé e del proprio potenziale. Ma non solo. Occorre poi
compiere il passo successivo: l'autoaffermazione reale. Cosa vuol dire
concretamente? Prendere la parola per raccontare i nostri sogni e la
nostra visione, tentare col sorriso nuove imprese, osare nuovi percorsi,
porsi degli obiettivi e costruire una strategia per raggiungerli. Credere
davvero nei propri desideri. Nel saggio del 1929 “Una stanza tutta per sé“
dell'autrice britannica Virginia Woolf si rivendicava per le donne la
possibilità di essere ammesse a una cultura che fino a quel momento era
declinata solo al maschile. L'immagine che colpisce a ogni rilettura è proprio quella della stanza: l'idea di aver uno spazio,
lontano da tutti, immerso nel silenzio per pensare, scrivere, dipingere, lavorare è emblematico della necessità di spazio
fisico e mentale per raggiungere questa autoconsapevolezza. Qual è infatti la rappresentazione ancora più diffusa? Quella
della donna matura che cura (i figli, gli anziani, la casa) oppure quella della donna giovane che cura sé stessa (ma solo da
un punto di vista estetico). Come non ricordare che, al rilascio dell'app Immuni, le prime due immagini associate alla nuova
tecnologia erano quelle di due finestre: la prima faceva da cornice a una donna con in braccio un neonato, la seconda a un
uomo al pc. Le formae mentis fanno parte dei singoli individui, vestono i nostri pensieri più atavici. Secondo l' Istat, nel
2018, gli stereotipi sui ruoli di genere più comuni erano: “per l'uomo, più che per la donna, è molto importante avere
successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l'uomo a
dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Quello meno diffuso è “spetta all'uomo prendere le
decisioni più importanti riguardanti la famiglia” (8,8%). Il 58,8% della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari
differenze tra uomini e donne, si ritrova in questi stereotipi, più diffusi al crescere dell'età (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei
giovani) e tra i meno istruiti. Qui il dato che torna purtroppo familiare è che questi stereotipi sono diffusi sia nell'universo
maschile che femminile: perché la donna non può prendere le decisioni più importanti? Perché le donne sono più “adatte” ai
compiti domestici? In base a quale logica è più importante per un uomo (e non per una donna) avere successo nel lavoro?
Queste non possono essere solo conseguenze di standard sociali imposti e non condivisi realmente? Senza
generalizzazioni opposte, chiediamo alle donne quanto aspirino a poter studiare materie scientifiche o a scegliere il proprio
lavoro al di là delle convenzioni diffuse, oppure se desiderino davvero sposarsi o avere figli. In piena libertà. Diamo loro la
possibilità di scegliere la propria strada, senza però costringerle a sentire - solo sulle proprie spalle - la responsabilità
dell'educazione della prole, dell'accudimento della casa o degli anziani. Dobbiamo partire da noi, su di noi dobbiamo
lavorare per affermare un nuovo modello di diversità di genere. Alimentare il fuoco delle nostre passioni, delle nostre
inclinazioni, delle nostre skills con lo studio e un rinnovato impegno. La leadership sarà una conseguenza naturale, un
riconoscimento del valore delle nostre azioni e delle nostre capacità. Ormai evidenti al di fuori di noi stesse.
ANI GORHAN LUV
Luxury of living. Architecture and designs
Un vero leader è qualcuno con empatia per gli altri. Qualcuno che lavora per trovare
soluzioni ai problemi e cerca sempre di rendere questo mondo un posto migliore.
Come esseri umani, tutti noi abbiamo le nostre paure, e un leader è uno che può
superare queste paure, superare gli ostacoli e ottenere la vittoria in situazioni
caotiche. La maggior parte delle cose che accadono nella vita sono fuori dal nostro
controllo, ma è la nostra reazione a queste situazioni che fanno la differenza. Quindi
la domanda che tutti noi dovremmo porci come donne è: cosa stiamo facendo? Cosa
fare per una società che mette a repentaglio l'importanza delle donne? Il multitasking
è per noi naturale come l'aria che respiriamo. Questo è un punto di forza che noi
abbiamo e un dono che dobbiamo mettere a frutto. Quando vedo una donna... vedo
potere, bellezza, eleganza, forza, gentilezza, amore, speranza, perseveranza,
passione, intelligenza, luce e molto altro ancora. Non c'è limite alle nostre capacità,
quindi dobbiamo credere fortemente in noi stesse e rifiutare di essere stereotipate. È
tempo per noi di attingere alla nostra forza interiore e lasciar libero il leader che è in
noi. Sono cresciuta in una cultura che crede che il posto di una donna sia in cucina,
ma la mia mamma mi ha fatto vedere le cose in modo diverso. Mi ha mostrato che
non c'è limite alla nostra capacità come donne. Ha iniziato come nutrizionista
qualificata, poi è diventata un'insegnante, in seguito ha posseduto un ristorante e
dopo ancora è diventata stilista. Possedeva una sua casa di moda dove ha insegnato
a molti come diventare stilista e, alla fine, si è avventurata nel mondo degli affari, è
diventando una grossista di beni e merci. Attualmente, è ancora molto attiva donna d'affari di successo. Ha migliorato la vita
di molti offrendo opportunità di lavoro e facendo opere di carità a chi ne ha bisogno. Per questo motivo, non ho paura di
avventurarmi in un campo di lavoro che cattura il mio interesse. Sono una microbiologa, ho lavorato come modella per un po'
di tempo fino a che non ho compreso che era quello che succedeva dietro le telecamere, ad affascinarmi ed è così che mi
sono specializzata. Sono cresciuta in un Paese (la Nigeria), benedetto dal petrolio; il petrolio è una grande risorsa per il
nostro Paese e dunque quando mi hanno proposto di lavorare con petrolio e gas, ho ritenuto che fosse una grande
opportunità. Quando mi sono trasferita a Ginevra e mi sono resa conto che la lingua era un ostacolo, ho frequentato corsi di
francese. L'ultima delle mie passioni, nell'arco temporale, è la moda: anche in questo caso mi sono rimboccata le maniche
ed ho frequentato la scuola di design a Milano. Oggi sono stilista di calzature e possiedo un mio brand ma, allo stesso
tempo, studio architettura design. Credo fortemente nella libertà di espressione e mi rifiuto di limitare le mie potenzialità e la
mia creatività da regole fatte da esseri umani come me. Non dobbiamo mollare finché non troviamo la nostra strada, affinchè
non realizziamo i nostri sogni. Non abbiate paura di essere diverse, perché il più delle volte è proprio la vostra l'unicità ad
essere determinante… sperimentate ed appassionatevi di qualsiasi cosa vi renda felici. Il mio motto è: “sogna sempre in
grande”. Quindi donne, toglietevi i grembiuli, mostrate la vostra bellezza al mondo, rimuovere i lati oscuri, c'è tanta bellezza
in voi e tanta luce. Dobbiamo tutti uscire dalle nostre zone di comfort, rompere i confini, essere impavidi. Una cosa che tutti
noi dovremmo ricordare, come donne, è che dobbiamo prosperare lavorando insieme e non l'uno contro l'altro. L'unità è
potere, la divisione è una debolezza. Il mondo sta cambiando velocemente, dobbiamo evolvere con esso e trovare il nostro
posto nel mondo ed essere profondamente orgogliose di noi stesse. Sempre.
Foto credits: @ Caterina Saban
SIMONA SEGRE REINACH
Professor of Fashion Studies at
Bologna University
Le donne leader sono più trasformiste degli
uomini, sanno interpretare diversi ruoli. Si
preoccupano del loro sviluppo personale e di
quello altrui, cioè sanno valorizzare il lavoro di
squadra e la comunicazione come chiave per
il successo. La mia definizione di leader
femminile di successo, ma anche in generale
di leader adatta/o ai nuovi tempi che stiamo
vivendo, è qualcuno che creda in sé stesso/a
e sappia cosa può offrire. È una persona in
grado di valorizzare appieno le capacità e i
talenti per risvegliare l'immaginazione e
coinvolgere il cuore e la mente di coloro che
scelgono di seguirla. La domanda non
dovrebbe essere sul modo di condurre se sei
una donna. Si tratta, a mio modo di vedere, di
diffondere una cultura della leadership che
non riguardi il genere.
www.dimagazine.it
leadership : hanno
detto
CRISTINA BERGESE
Managing Director at Eurofiere S.p.A.
"Per essere un leader donna devi saper prima
ascoltare e poi farti ascoltare dagli altri dimostrando
con i fatti in seguito che quanto hai detto o spiegato
era quasi sempre corretto (anche i leader sbagliano).
Gli uomini ricercano sicurezza in una donna e quindi
l'affidabilità delle risposte."
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leadership hanno
detto
:
CAROLINA SOLARI
Business Development Manager - Alipay Italy (Alibaba
Group)
Spesso rifletto su cosa voglia dire per me Leadership. Penso
sia un atteggiamento che non comporta mostrare potere o
ritenersi superiore agli altri ma - al contrario - essere
d'ispirazione per gli altri, riuscendo ad esprimere la propria
visione, desiderio di migliorarsi e di scambiarsi energia
positiva. Ammiro assai il potere naturale che noi Donne
abbiamo nel mostrare leadership sia nel lavoro che nella vita
privata: a questo proposito, sono onorata di lavorare per
Alibaba Group, azienda leader nel settore tecnologico nata in
Cina nel 1999 da 18 soci fondatori, di cui 1/3 donne!
GIULIA LEA GIORGI
Giornalista televisivo presso Mediaset
La donna leader ha la visione d'insieme. Quando prende una decisione
potete starne certi: ha preso in considerazione tutti le variabili e
conosce perfettamente le conseguenze delle sue scelte. La donna
leader ha equilibrio. Mentre si prepara per una riunione importante,
pensa a quale sia la scuola migliore per il figlio, organizza una cena e
prenota il parrucchiere. La donna leader si circonda degli alleati
migliori. Tate, nonne, amiche, collaboratori, professionisti: non perché
da sola non ce la può fare, ma perché sa che deve godersi a pieno tutti
gli aspetti della vita. Sa che per essere un buon capo, una madre
premurosa, un'amica presente, una compagna felice, ... per essere
tutto questo una donna deve essere soddisfatta.
STEFANIA
PANELLI
Life Coach & Counselor
Parto da una premessa, per
me imprescindibile: tutte le
persone, indipendentemente
dal sesso, hanno potenzialità
straordinarie e diversi modi di
esprimerle. La vera grande sfida consiste proprio nell'amalgamare tutte le
caratteristiche, senza che né uomini né donne perdano la loro identità. Detto
questo, vedo nella leadership femminile un potenziale fatto di empatia,
ascolto, sensibilità, intuito, cura, gentilezza che vadano a bilanciare le
caratteristiche maschili come competizione, grinta, autoritarismo, distacco
emotivo. Vedo anche, purtroppo, che queste caratteristiche spesso vengono
scambiate per debolezza anche dalle stesse donne, abituate a considerare
comegiustoilmodellodicomportamentomaschileeasentirsinonadatte a
ricoprire ruoli di potere. Serve una nuova educazione che parli di integrazione
di quelle caratteristiche peculiari e distintive che gli archetipi del femminile e
del maschile da sempre incarnano: yin e yang, notte e giorno, circolare e
lineare possono coniugarsi e trovarsi come qualità sia di una leader donna
che di un leader uomo; è dalla loro complementarietà che conseguono
l'equilibrio e l'unità.
MONICA ZOLI
Socia c/o Aziende Dino Zoli Group
Per quanto mi riguarda ho iniziato a lavorare
nei primi anni ‘90 nell’azienda capostipite di
quello che ora è un Gruppo di dodici aziende
che dirigo, insieme a mio fratello Marco e
nostro padre Dino, il fondatore delle prime
attività e il vero imprenditore di famiglia. Mi
sono interrogata sul significato di leadership e
delle sue infinite declinazioni, una per ogni
personalità umana unica e irripetibile, e sulle
caratteristiche della mia modalità di “guidare”.
Come in tutti gli aspetti della vita, anche
nell’ambito lavorativo c’è stata un’evoluzione
continua, un cambiamento che si è
succeduto all’altro, influenzando e facendosi
influenzare dagli eventi personali.
Sicuramente a 52 anni l’approccio è
sensibilmente diverso e, pur guardando con
occhio benevolo la me stessa di 20/25 anni
fa, sono grata all’esperienza e ai tesori
lasciati dal tempo che passa. L’essenza per
me è capire che pur non
avendo influenza e
discrezionalità su tutto quello
che mi circonda ho la
possibilità di scegliere sempre
il mio atteggiamento e da qui
è più facile partire per trovare
anche nelle situazioni
problematiche il piacere di
relazionarsi con le persone.
Sono l’intreccio delle relazioni
(vere) e la collaborazione che
rendono possibile realizzare
grandi cose oppure rendere
grandi anche le piccole cose.
Ritengo fondamentali i risvolti
pratici, diverso da
opportunistici, positivi
derivanti dall’agire con
coerenza e benevolenza e
cerco di applicare queste
regole con costanza.
Perlomeno questo è il mio
impegno quotidiano poi forse
chi mi circonda può avere
qualcosa da eccepire circa la
riuscita dell’intento!
IL PROBLEMA
degli stereotipi di genere
Gli stereotipi sono una modalità
con cui il nostro pensiero
semplifica la realtà. Di per sé non
sono, quindi, uno strumento
negativo del nostro modo di
pensare: il problema nasce quando
condizionano le nostre aspettative.
La funzione classificatoria dello stereotipo di genere ci
porta ad avere aspettative differenti sul comportamento.
Nelle attività lavorative, per esempio, ci si aspetta che le
donne siano più portate per lavori relazionali, affettivi,
empatici, e che, invece, gli uomini abbiano maggiori doti
di razionalità, freddezza, determinazione. Se dobbiamo
assumere una persona per un ruolo di segreteria nei
nostri studi professionali o nelle nostre aziende, abbiamo
mai pensato come prima scelta a un segretario uomo?
Credo di no. Questo è il meccanismo di funzionamento
degli stereotipi: non ce ne accorgiamo neppure. La
tendenza a delegittimare ciò che è femminile e a porlo in
posizione subordinata non si avvale solo di leggi e di
regolamenti scritti ma, in modo più sottile, vive e prospera
nelle piccole cose quotidiane, nelle parole e nei gesti di
condiscendenza negli atteggiamenti paternalistici diffusi a
ogni livello. La funzione di mantenimento dei valori ci
porta a impiegare lo stereotipo per descrivere la realtà
come dovrebbe essere. Si pensi all’aspettativa di docilità
e obbedienza: l’immagine dell’emulazione della
leadership al maschile di una donna ne è l’esempio. Il
comportamento di una donna che si discosti dallo
stereotipo e che punti, per esempio, all’ambizione o al
porsi in una posizione individualista di contrasto e non di
devozione al bene comune, denota un’aggressività che la
porta ad essere deviante e quindi alla disapprovazione o,
peggio, alla segregazione sociale. Anche le relazioni
personali entrano nel gioco di delegittimazione: uno
scapolo ha senz’altro una vita sociale intensa, mentre
una donna che non abbia un compagno “deve avere
qualche problema”. Poi ci sono invece gli stereotipi sulla
competizione tra donne: non sono capaci di fare gioco di
squadra, litigano, sono invidiose, ecc., oppure quelli sulle
loro presunte capacità multitasking che autorizzano
chiunque a pretendere dalle donne performance diverse
rispetto agli uomini. Non mancano gli stereotipi legati al
sesso e all’età: con gli anni un uomo acquisisce fascino,
una donna diviene solo vecchia. Insomma, gli stereotipi
sulle donne hanno una connotazione prevalentemente
negativa mentre quelli sugli uomini sostanzialmente
positiva. Anche l’ambizione è vista come un plus in un
uomo, ma come limite in una donna. Gli uomini devono
essere duri, ma la forza di carattere in una donna è una
minaccia. Ciò vuol dire che nel momento in cui una
donna tenti di rafforzare la sua immagine per cercare di
essere presa in considerazione come leader, rischierà di
ottenere l’effetto opposto. Il problema è che in presenza
di un ordine sociale implicitamente sviluppato da un
punto di vista maschile, sia la femminilità che la
mascolinità, possono essere un limite all’accesso al ruolo
di potere per una donna. Il “double bind” è preso in
considerazione come una manifestazione del “sessismo
benevolente”, quell'atteggiamento di ostilità nei confronti
delle donne che si distanziano dai ruoli
convenzionalmente radicati nella mentalità comune,
leggendo questa rottura degli schemi come
potenzialmente pericolosa. Come conseguenza si
attivano dei meccanismi sanzionatori nei confronti
di quelle donne che ricoprono ruoli considerati
maschili, ad esempio in ambito economico o di
difesa, sia da parte degli uomini, che delle donne
stesse. L’influenza delle concezioni di genere
nella società può scoraggiare le donne,
intimidendole di fronte alla disapprovazione
sociale che incontrerebbero se invece
intraprendessero una carriera.
G.C.
www.dimagazine.it
IL MAGAZINE
DONNA IMPRESA MAGAZINE: L’ UNICO FEMMINILE AL MONDO DEDICATO ALLA
LEADERSHIP. TUTTI VI PROMETTONO GRANDI NUMERI,
N O I L I A B B I A M O D A V V E R O
Proprietà editoriale e progetto grafico DONNA IMPRESA
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Donne di successo
Le leaders rispondono
HANNO DETTO
Che cos'è la
leadership femminile?
LUI
A tu per tu con
Salvatore Giordano
BELLAVITA
interview
Roberta Faccani
storiadicopertina
CARADONNA
www.dimagazine.it
Marcella
clima, l’inquinamento ambientale e tecnologico, il
dialogo tra la politica e l’economia per la pienezza
umana. Ampio spazio è dedicato alle nostre
leggendarie tematiche volte alle pari opportunità, ai
segreti dei leader di oggi e di domani, alle strategie
di business. Donna Impresa Magazine vanta oltre 20
prestigiosissimi premi dalle massime istituzioni
internazionali, una rete di partner eccellenti ed un
assoluto primato in termini di pubblico: più di 1
miliardo di ingressi su www.yumpu.com (5 canali) ed
oltre 200.000 contatti sui social distribuiti tra Fb (12
canali), Youtube (7 canali), Worldpress, Linkedin (2
canali per un totale di oltre 50.000 contatti), twitter (2
esseri umani nei prossimi secoli. In questi ultimi anni
si stanno infatti moltiplicando campagne di
femvertising: ovvero la nuova tendenza dei brand a
trattare tematiche femminili. Le aziende stanno
declinando il femminile nelle comunicazioni di
prodotto e nelle campagne di posizionamento: il
marketing ha scoperto il vantaggio di una figura
femminile autentica, contemporanea, eroina dei suoi
tempi; questo crea un senso di intimità con i
consumatori, da cui discendono a cascata maggiore
fiducia, coinvolgimento più profondo, persino
un’esperienza di brand davvero totalizzante.
Secondo il rapporto Trust Barometer 2020, le
2020
Donna Impresa Magazine si occupa di attualità ma
anche di tematiche riguardanti politiche di flessibilità,
rappresentanza femminile, diritti delle donne e pari
opportunità tra generi. Aiuta le donne ad identificare,
valorizzare e comunicare i propri talenti nel mondo del
lavoro: una family-friendly internazionale che abbatte i
confini fisici, culturali, politici e religiosi nel nome
dell’unità e della solidarietà. Donna Impresa magazine
è l'unico femminile al mondo di leadership e dunque
un potentissimo strumento di business oltre che un
autorevole punto di riferimento per le donne che
assumono ruoli di responsabilità nella struttura
economica italiana, europea e mondiale. Promuovere
l’uguaglianza di genere, sviluppare i talenti e
combattere la violenza sulle donne, sono tre pilastri
fondamentali profondamente radicati sia nella nostra
missione che nelle nostre pratiche. Donna Impresa
Magazine è un contenitore globale di energie e
competenze, una lobby del merito, una rete di dialogo
e confronto, un gruppo solidale e unito che condivide
attività e iniziative per costruire un Paese a misura di
donna. Un vero e proprio laboratorio di crescita,
scambio d’idee ed esperienze che aiutano a leggere e
comprendere la realtà eatrovarelesoluzioni per
“cambiare passo” e rendere le donne Protagoniste del
loro tempo. Siamo in prima linea sulle grandi temi del
mondo: la salute e la promozione della vita umana,
l’etica professionale, l’ecologia, i cambiamenti del
canali), Vk (2 canali), Istagram, Tumblr, Pinterest
(oltre 25.000 Fallower), Foursquare etc. La nostra
missione è volta al raggiungimento del pieno
sviluppo del potenziale umano e dello sviluppo
sostenibile che non potrà realizzarsi se ancora metà
della popolazione mondiale è privata di diritti e
opportunità: l’equità è uno strumento e garanzia di
democrazia, benessere, sviluppo e qualità della vita
per tutti i membri della comunità.
SOSTENERE DONNA IMPRESA, QUALI I
VANTAGGI PER LE AZIENDE
La complessa questione dei diritti della donna
influenzerà profondamente la qualità della vita degli
persone si fidano infatti di un’azienda per la sua
etica oltre che per la sua competenza. Driver etici
come integrità, affidabilità e scopo, compongono per
il 76% il loro capitale fiduciario.
LA BATTAGLIA PER LA FIDUCIA SARÀ
COMBATTUTA DALLE IMPRESE NEL
CAMPO DEL COMPORTAMENTO: NON
PIÙ SOLO SU CIÒ CHE FAI MA ANCHE
S U C O M E L O F A I
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DONNE DI SUCCESSO
LE NOSTRE DONNE SONO FONTE DI ISPIRAZIONE E ROLE MODEL, ESEMPI DI RESILIENZA, PASSIONE,
INTRAPRENDENZA E DETERMINAZIONE. ABBIAMO BISOGNO DI ROLE MODEL PER CREDERE IN UN’UMANITÀ
M I G L I O R E
Nell'era in cui lo storytelling, il raccontare una storia, è l'imperativo assoluto, i racconti di queste eroine
moderne sono fonte di ispirazione per tutte. E non dobbiamo per forza cercare lontano. A volte i modelli di
riferimento a cui ispirarsi sono più vicini a noi di quanto possiamo immaginare. Nel 1946 Simone De Beauvoir
scriveva: “ Donne non si nasce, si diventa”. In questa frase è riassunto il senso di ciò che si intende per
empowerment femminile. Nascere donna significa essere inquadrate in dei presupposti culturali di cui è
necessario liberarsi per raggiungere un livello più profondo di consapevolezza, partecipazione, condivisione
delle responsabilità. Fino alla tanto agognata uguaglianza di genere, irrealizzabile senza un percorso
coraggioso e onesto di liberazione dai ruoli culturali e sociali imposti. Raggiungere l'uguaglianza di genere non
è solo un obiettivo importante in sé e per sé, ma anche un catalizzatore per raggiungere l'Agenda 2030 e un
futuro sostenibile per tutti.
Valeriana Mariani
EDITORE Donna Impresa Magazine
PRESIDENTE Donna Impresa
PRESIDENTE International Women International Association Women
Entrepreneurs and Business Leaders Employment, Social Affaire & Equal Opportunities
PRESIDENTE Aziende Associate Community & Business
TOP WOMEN
www.dimagazine.it 32
PECIALE
Nella foto: Barbara Carabetti CEO & General Manager di Dock&Discover Agenzia Marittima, Tour Operator, Spedizioni e Logistica
Porto di Roma, Civitavecchia www.dockdiscover.com
“
Volontà
tanto lavoro
e
ARMONIA.
DOCK & DISCOVER SHIPPING AGENCY
La nostra squadra, il tuo successo.
Oggi sarei felice di condividere le mie competenze con
attori dei settori contigui al mio di provenienza, per la
costruzione di nuove alleanze e partenariati: sono ronta a
mettere a disposizione anche di altre realtà quello che ho
imparato per rendere i loro processi distributivi, di
trasporto ed approvvigionamento più performanti e non
ultimo portare al massimo l'impegno e la dedizione profusi
in ogni singolo campo lavorativo. La logistica è un processo
che aggiunge valore e qualifica molto i settori produttivi ed
i diversi processi aziendali, anche e soprattutto quelli
commerciali: un settore in cui l'esperienza è un valore
irrinunciabile.
”
La mia esperienza in ambito marittimo-portuale è molto consolidata. Ho iniziato a lavorare in questo settore da
giovanissima, nel 1989 per l’esattezza, curando le escursioni a Roma dei crocieristi americani che sbarcavano
a Civitavecchia. Oggi Dock & Discover può contare su una squadra di 10 professionisti ed è un team
eccezionale, fatto di persone che lavorano con la testa e con il cuore. All’epoca il turismo crocieristico era molto
poco sviluppato, non più di una decina di scali all’anno, mentre oggi il traffico stimato è intorno ai 2,5 milioni di
passeggeri; con circa 800 scali, il porto di Civitavecchia è il secondo del Mediterraneo per questo tipo di traffico.
Mi sono laureata senza ritardi, sempre lavorando: dieci anni come accompagnatrice turistica dei crocieristi in
visita a Roma, ma anche in diverse destinazioni europee. Ripensandoci, a volte, penso che il mio destino
professionale fosse segnato dall’inizio: da bambina ero una grande appassionata della serie televisiva “Love
Boat” e i primi clienti della mia vita sono stati i crocieristi sbarcati proprio dalla “Pacific Princess” . Dopo quasi
dieci anni come freelance ho sentito la spinta a creare qualcosa di mio e di più grande e nel 1998 ho fondato il
tour operator Dock & Discover, completamente destinato e dedicato ai clienti delle compagnie crocieristiche.
All’inizio facevo tutto io all’interno della mia azienda, poi, col tempo, grazie ai risultati commerciali e di customer
satisfaction, ad una paziente e caparbia volontà di integrarmi a tutto tondo sia con gli attori che con i servizi
presenti nel porto di Civitavecchia, sono stata in grado di creare nuovi posti di lavoro e costruire partenariati
stabili e produttivi. Oggi Dock & Discover può
contare su una squadra di 10 professionisti, ed è un
team che io ritengo eccezionale, fatto di persone che
lavorano insieme con la testa e con il cuore per
garantire sempre il massimo risultato. Oltre che
come tour operator, oggi operiamo come agenti
marittimi e come società di spedizioni e logistica e
facciamo parte del Gruppo CEMAR Agency
Network, consolidatissimo attore dello shipping
italiano, con oltre 60 anni di esperienza, 36 uffici nei
principali porti italiani ed assistiamo le compagnie da
Genova a Venezia toccando circa 73 porti. Da
qualche anno io personalmente opero anche come
Sales Director di tutto il Gruppo. Abbiamo clienti
prestigiosi, con un mercato ed una visione di
business globali, come Carnival Cruise Line, Holland
America Line, Princess Cruises, Seabourn Cruise
Line, Windstar Cruises, P&O Cruises, Silversea
Cruises, Club Med ed altri. Per queste compagnie
curiamo anche gli approvvigionamenti di bordo,
assicurando un coordinamento nazionale tramite
diverse agenzie a livello locale, in grado di fornire un
servizio a 360 gradi. Una storia straordinariamente
ricca di soddisfazioni quanto di sacrifici. Sono tanti
gli elementi che penso abbiano contribuito a farci
crescere, ci sono aspetti di certo legati alla profonda
conoscenza del mercato e, allo stesso tempo, del
tessuto locale. Nella mia esperienza nonché nella
mia visione sul futuro della logistica in generale, ci
sono però tre concetti che fanno la vera differenza,
davvero tre “ingredienti magici”. Il primo è l’assoluto
orientamento al cliente. Non è solo uno slogan, è
proprio una vocazione totalizzante. Non dire mai no,
flessibilizzarsi, accogliere le richieste del cliente e
risolvere i suoi problemi. Sempre. Considero questa
la mia abilità principale, ed è ciò di cui ha bisogno il
mondo della logistica e della supply chain in
generale. Il secondo ingrediente è la fiducia. Vuol
dire che io mi fido del mio cliente e il mio cliente si
fida di me. Questo ha implicazioni importanti. Fiducia
significa superare il concetto di un rapporto clientefornitore
centrato su una relazione meramente
contrattuale e spostarsi su una visione di business
partnership, in cui io adatto i miei servizi ed il mio
contributo a quello di cui il cliente ha bisogno in
funzione della sua missione e dei suoi obiettivi. E’
per questo che ho investito molto anche sul fronte
della costruzione e della certificazione dei nostri
sistemi di gestione, conseguendo nel 2019 le 3
certificazioni Iso di Qualità, Sicurezza ed Ambiente:
ho avviato da tempo una politica di eco-sostenibilità
e desidero che i nostri clienti possano contare su un
partner sì nazionale-locale, ma che li sappia seguire
con una mentalità ed una capacità concreta di
gestione a livello internazionale. Il terzo ingrediente
è sapere fare network. Vuol dire tante cose.
Innanzitutto significa volontà ed impegno per
l’integrazione con gli altri attori della industry. Poi
significa anche scambio di idee, confronto di visioni
con gli specialisti del settore, partecipando ad un
dibattito su un orizzonte anche oltre i confini
nazionali. Fare questo richiede di investire tempo
personale, ma ripaga sempre e consente di
sviluppare le proprie competenze ulteriormente.
Siamo membri di CLIA,
Cruise Lines International
Association, la più grande associazione al mondo
che raccoglie i più importanti armatori del settore
crocieristico, e membri di MedCruise, associazione
internazionale che raggruppa oltre 100 porti nel
Mediterraneo. A livello italiano, facciamo anche parte
di ASAMAR Lazio, Associazione degli Agenti
Raccomandatari, di cui personalmente rappresento
la Commisisone “Traghetti e crociere” . Considero
l’attività dedicata al nutrimento di queste relazioni
fondamentale per il mio sviluppo professionale, per
quello di Dock & Discover ed anche del Gruppo
Cemar, che l’anno scorso è stato insignito proprio da
MedCruise dell’importante premio di “Agente più
efficiente del 2019”. Sono davvero convinta che
logistica e supply chain siano la spina dorsale di
ogni settore produttivo e, anche, di ogni sistema
Paese. In una fase economica complessa, come
quella che stiamo attraversando, credo che una
efficiente catena logistica possa fare la differenza.
Ho oramai molti anni di esperienza in questo campo,
e credo che non si possa più pensare a
compartimenti stagni. La logistica è un processo che
aggiunge valore e qualifica molto i settori produttivi
ed i diversi processi aziendali, anche e soprattutto
quelli commerciali. Mi piacerebbe condividere le mie
competenze con attori dei settori contigui al mio di
provenienza, per la costruzione di nuove alleanze e
partenariati. Sono pronta a mettere a disposizione
anche di altre realtà quello che ho imparato per
rendere i loro processi distributivi, di trasporto
ed approvvigionamento più performanti e non
ultimo portare al massimo l’impegno e la dedizione
profusi in ogni singolo campo lavorativo. Un settore,
il nostro, tradizionalmente maschile in cui la
presenza di donne ancora oggi è ancora bassa: in
effetti nel 2018 nella grande festa che ho
organizzato per celebrare i 20 anni di attività della
Dock & Discover, il Porto di Civitavecchia mi ha
insignita del premio alla carriera come unica impresa
femminile presente in porto. E’ stato un
riconoscimento che mi ha commossa. Per il mio
lavoro ho viaggiato e tuttora viaggio molto. E’
faticoso, ma le esperienze che ho fatto, le persone
che ho conosciuto e le competenze che ho acquisito
hanno ripagato abbondantemente la mia fatica fin
qui. Amo la mia professione ma quello che in
assoluto amo di più sono I miei figli: nessuna gioia è
talmente grande da compensare l’amore per
Sophia, 14 anni e di Tommaso, 11 anni. Mi piace
condividere con loro quanta più quotidianità
possibile, ma anche fare viaggi insieme, come
esperienza sia di divertimento, sia di scoperta del
grande mondo là fuori… Poi mi piace fare sport,
rilassarmi a casa, cucinare e passare del tempo in
compagnia dei miei amici di sempre, che mi
scaldano il cuore.
B.C.
BARBARA:
CARABETTI
CEO E GENERAL MANAGER DI DOCK&DISCOVER - CIVITAVECCHIA - ROMA
www.dimagazine.it
Vocazione
COACH
Da dove vengo? Chi sono? Biografia
Cosa faccio qui?
Tre semplici domande che hanno accompagnato
questa mia esistenza. Non ricordo quando ho
iniziato a pormele ma di certo queste domande
hanno influenzato le mie scelte. Sin dalla giovane
età sentivo che la vita mi doveva spiegare molto e
che dovevo imparare per non rischiare di gettarla.
Scoprire l’essere umano e il suo funzionamento,
dunque, divenne per me una grande passione.
Per questo proseguii gli studi presso la facoltà di
psicologia di Padova. Con grande entusiasmo mi
sono buttata sui libri e nel 1987 mi sono laureata
in psicologia clinica. Pur avendo soddisfatto in
minima parte il desiderio di apprendere mi
rendevo conto che tutto ciò che avevo studiato
non mi era servito per una reale comprensione di
me stessa e degli altri. Nel ’90 decisi di trasferirmi
a Milano per iniziare l’esperienza del lavoro. Iniziai
con la selezione del personale in Caterpillar per
poi passare in Motorola occupandomi della
direzione risorse umane. Ho sempre pensato che
il termine “risorsa umana”, spesso utilizzato in
ambito aziendale, fosse inappropriato se
associato alla persona, meglio sarebbe stato
parlare di “capitale umano”: le risorse si sfruttano
e si esauriscono, il capitale invece si cura e si fa
crescere. Occuparsi delle persone in ambito
lavorativo divenne per me il nuovo filone da
seguire. Contestualmente alla carriera
manageriale proseguii il mio percorso di studi
frequentando la scuola quadriennale di
psicoterapia. Nel 1994 alla ricerca di un coach
incontrai Walter Ferrero, filosofo saggista
scrittore, profondo conoscitore dell’essere umano
e dell’umanità, grazie al quale mi resi conto che la
macchina umana non si fermava al mero studio
dei comportamenti e dei meccanismi mentali ma
bensì si ancorava su processi interiori e energetici
ben più profondi. Così nel 1994 iniziai a
frequentare la scuola di formazione interiore da lui
diretta (Stile Interiore Parsifal Yoga Academy)
approcciandomi per la prima volta allo yoga
integrale e intraprendendo un intenso percorso di
coaching individuale. Dopo l’esperienza personale
e sul campo, Nel 2008 ho avuto il fregio di fondare
con Walter Ferrero Humantek, una società
dedicata al coaching e alla formazione umana.
COMUNICAZIONE
Diversi sono gli scopi fondanti della nostra Mission
quali: il formare uomini e donne che detengono
ruoli di responsabilità e di gestione di altri, il
diffondere un metodo evolutivo che affonda le sue
radici nella scienza umana più antica, il contribuire
allo sviluppo del potenziale umano generando
benessere negli ambienti di lavoro. Partiamo dal
presupposto che agendo su coloro i quali hanno
la responsabilità nella conduzione di altre
persone, si possa generare una società migliore.
Ritengo il coaching uno strumento potente per
aiutare le persone ad accedere al loro potenziale,
risvegliando in alcuni quei quesiti esistenziali,
attivatori di un percorso in sé stessi più profondo.
In questi anni di attività di coaching e di
formazione manageriale, nell’accompagnare
managers e professionisti in percorsi di sviluppo,
ho potuto apprezzare l’importanza
dell’Insegnamento quale mezzo per continuare ad
imparare e crescere. Trasferendo si cresce e si
impara, ci si mette in gioco ma, soprattutto si
coglie quanta conoscenza e comprensione ci
manchino ancora generando quel desiderio in sé
stessi di approfondire e approfondire ancora.
Questo è il senso e il piacere del mio viaggio.
Perché intraprendere un percorso di coaching?
L’obiettivo di fondo dell’executive coaching è
generare cambiamenti nelle persone, lavorando
sui meccanismi all’origine dei comportamenti
attraverso metodi e tecniche tesi a risvegliare le
abilità di imprenditori, manager, professionisti alle
prese con le sfide dei mercati in cui operano.
Quando tutto funziona abbiamo bisogno di
manager, nella difficoltà abbiamo bisogno di
leader. Sembra una battuta malsana ma è proprio
nei momenti di difficoltà che cogliamo
autorevolezza: la leadership delle nostre guide;
uomini e donne che sanno condurre gli altri ma
soprattutto sono in grado di dirigere loro stessi
nelle situazioni di difficoltà. Nella storia delle
imprese e dei manager che ne determinano le
sorti, ci sono momenti in cui è necessario riflettere
sulle proprie strategie, lavorando sul ruolo, le
responsabilità e le potenzialità che si possono
sviluppare per generare un cambiamento spesso
cruciale. Viviamo nell’epoca del “qui ed ora”, con
processi iper veloci e modelli previsionali illusori, il
che presuppone una mente sveglia e attiva nella
lettura consapevole dei segnali dell’ambiente,
flessibilità, gestione emotiva e capacità di
adattamento nonché comunicazione autorevole. Mai
come in questo periodo storico emerge forte la
necessità di accedere alle risorse potenziali
dell’individuo, sviluppando il suo reale potere
personale. "L’intento di migliorare ciò che ha trovato
sul proprio percorso è una delle migliori qualità
dell’essere umano. Tuttavia, da soli possiamo fare
ben poco. Per questo le grandi impennate delle
civiltà si sono verificate quando i singoli hanno
saputo sentirsi un popolo e quando le tecnologie del
momento hanno reso gli uomini in grado di
condividere le conoscenze. Imprendere vuol dire
“cominciare qualcosa” e implica il senso di “scelta”.
Presuppone quindi una consapevolezza iniziale – la
possibilità di scegliere –eilsensodel“nuovo”,
inteso come la concezione di mettere in atto
un’azione che va a trasformare la situazione
preesistente. Ma per “trasformare” occorre poter
concepire qualcosa di diverso e questo è tanto più
difficile quanto più la nostra mente –elenostre
emozioni – restano legate al passato o all’esistente.
Nulla di nuovo può essere intrapreso se non si
sviluppa un’emancipazione dal “vecchio”. Per
ottenere questo occorre innanzitutto lavorare sulla
trasformazione di se stessi, non temere il
cambiamento, né l’essere paralizzati dalla paura di
ciò che non conosciamo ancora. Imprendere vuole
anche dire far tesoro dell’esperienza degli altri, in
termini di capacità, idee ed entusiasmo. Se noi
cerchiamo il nostro scopo, può essere che nel nostro
progetto altri possano collocare il loro, con il risultato
di sviluppare un’energia unica e straordinaria" (da
Luxury Mind, Adea Edizioni).
Quello di Humantek - che sin dal nome richiama il
concetto di “tecnologia umana” - è un modello che
mira a intervenire sull’hardware ancor prima che sul
software dell’uomo. Insegnando a gestire il pensiero,
la concentrazione, le emozioni, la parola, il corpo, il
tempo. Humantek fornisce strumenti adeguati
nell’ambito del marketing e delle vendite, del public
speaking e della motivazione dei collaboratori. Ciò
che pone Humantek all’avanguardia, è aver saputo
tradurre una vasta gamma di conoscenze e filosofie
antiche in un metodo per generare dei cambiamenti
nelle persone basandosi su un sistema formativo
che va a lavorare sulla persona e sul ruolo con
metodo e tecniche che servono a risvegliare le
abilità necessarie. Per mettere a punto il metodo
Humantek, che può essere visto come una
traduzione in termini contemporanei delle procedure
di addestramento che hanno formato sovrani,
condottieri, filosofi e che contengono una profonda
conoscenza dell’essere umano, gli stessi fondatori
Walter Ferrero e Marta Residori hanno compiuto a
loro volta un lungo percorso di formazione
personale, che spazia dalle filosofie antiche, alle
religioni, allo yoga e alla meditazione, passando per
la psicologia e il pensiero rinascimentale, oltre ad
aver vissuto dall’interno le dinamiche aziendali,
rivestendo vari incarichi dirigenziali. Un insieme di
conoscenze che oggi serve soprattutto alle imprese,
il cui destino spesso dipende dalla capacità dei
propri dirigenti di affrontare l’innovazione e il
cambiamento.
• LE EXPERTISE DI HUMANTEK
• Humantek sviluppa la propria competenza in
tre macroaree:
*EXECUTIVE COACHING. I fondatori e il loro team
svolgono attività di coaching da oltre 20 anni,
convinti che il lavoro individuale sia il più efficace sia
nei casi di potenziamento che nelle situazioni in cui
è richiesta una profonda trasformazione
comportamentale. I programmi proposti sono:
Coaching base (formazione umana), Coaching
avanzato (formazione interiore) e Coaching per
imprenditori (formazione al potere). Humantek
opera su due binari - il ruolo e il sé - tarando ogni
percorso sull’individuo e sulle sue specificità. Sono
quattro i pilastri portanti sui quali si poggia il lavoro di
potenziamento: la strategia del sè, la strategia
relazionale, la strategia del risultato e la strategia del
guidare gli altri. *FORMAZIONE UMANA. Il sistema
formativo messo a punto da Humantek aiuta a
lavorare sulle cause strutturali, conducendo gli
individui eiteamalla comprensione delle dinamiche
mentali, emotive e comportamentali. I contenuti e le
tecniche vengono di volta in volta integrati
considerando le specifiche esigenze dell’azienda,
del team, dei ruoli e degli individui. In particolare,
nella formazione manageriale la società lavora sui
fattori del successo, sviluppando programmi specifici
volti a sviluppare o potenziare le abilità cognitive,
emotive e relazionali. Humantek interviene su
competenze e abilità quali strategia e tattica,
cambiamento, innovazione, arte del vivere il tempo,
autorevolezza, guida e potere, comunicazione
carismatica, negoziazione relazionale, focalizzazione
e realizzazione. Nella formazione in ambito
commerciale, Humantek sviluppa tre percorsi
diversi: Human Sales Approach, Ability & Sales
Techniques e Persuasion & Negotiation Tecniques
*STRATEGIA D'IMPRESA. Humantek lavora sia a
livello del pensiero strategico, focalizzando e
motivando lo staff direttivo verso nuovi orizzonti, sia
a livello sistemico, utilizzando partner specializzati
nella rilevazione di dati (mercato mondiale, prodotti,
concorrenza ecc) e nella identificazione delle aree di
ottimizzazione dell’impresa. Gli strumenti utilizzati
spaziano dai focus group allo start up management,
dal change management all’assessment center, una
metodologia d’indagine utile a individuare il
possesso delle capacità necessarie per svolgere
un’attività manageriale o professionale.
M.R.
www.dimagazine.it
Mi occupo di executive
coaching e di formazione
umana nelle aziende,
contribuendo allo sviluppo
di imprese e persone,
partecipando a progetti di
change management e di
sviluppo organizzativo.
MARTA :RESIDORI
EXECUTIVE COACH & AD HUMANTEK - PIACENZA - ITALIA
Chiara è un preziosissimo connubio
di managerialità e creatività: doti
che le consentono di trasformare un
progetto in un'opportunità di business.
Coordina un team di professionisti per
lavorare in outsourcing presso le aziende
per la creazione di progetti di
distribuzione a marchio del cliente od in
private label. Il suo lavoro consiste nella
creazione e lancio di brand, linee di
prodotti e nel licensing di contenuti di
opere artistiche ed intellettuali, sviluppa
Inoltre campagne WEB e TV sales,
nazionali ed internazionali, presso
piattaforme televisive ed e-commerce.
Da dove vengo?
Sono nata a Lodi nel 1972. Fino a vent'anni ho
respirato le estati umide e gli inverni di nebbia sottile
di questa città, milioni di particelle d'acqua in
affioramento, memoria sotterranea della conca ferma
del lago Gerundo, che la cingeva ai tempi del
Barbarossa.
Che cosa amo di Lodi?
Della mia città adoro la sua austerità, la simmetria di
Piazza Vittoria, su cui si affaccia la cattedrale. Essa è
lo specchio della mentalità della mia gente, quadrata
e contadina.
Come ho cambiato la mia vita?
Le sfide nella vita ti aiutano a scoprire chi sei.
Chi sono oggi?
Oggi sono una professionista, una donna caparbia e
volitiva.
Che cosa amo del mio lavoro?
Il mia più grande soddisfazione è alzarmi ogni mattina
con la gioia di affrontare nuove sfide. La mia forza è il
mio team, i ragazzi del mio studio, con cui amo
condividere pensieri e parole, il lunedì mattina,
cappuccio e brioches, tutti riuniti per colazione.
Che cosa odio del mio lavoro?
Del mio lavoro odio solo la solitudine dei pensieri, le
notti ed i giorni alla ricerca della scintilla creativa.
La mia visione della vita?
Credo nella felicità perché fa bene alla salute fisica e
mentale. Scegliere di essere infelici, in fondo, è un
atto di egoismo. Credo anche nell'energia della
condivisione perché moltiplica i talenti di tutti coloro
che hanno partecipato al nostro successo.
Se dovessi descrivere la mio temperamento?
Non ho un carattere facile. La mia personalità è un
universo complesso: è una lotta fra le galassie, lo
scontro di frammenti ed atomi di pianeti lontani, di
supernove e di costellazioni infinite.
Qual è la mia debolezza?
Il mio peccato originale è il dubbio. Io dubito di tutto e
di tutti, mi trovo sempre nel dubbio.
Qual è il mio possesso più prezioso?
Il dubbio è il mio possesso più prezioso perché è
l'inizio di ogni conoscenza.
Qual è la mia forza?
La mia forza è la capacità di piegare la stravaganza
del mio pensiero all'intelligenza creativa.
Chi ammiro?
Apprezzo tutti coloro che hanno il coraggio di
raccontare la verità, come i poeti: “E se diventassi
farfalla? Nessuno penserebbe più a ciò che sono
stata quando strisciavo per terra e non volevo le ali.”
(Alda Merini)
Quali libri hanno influenzato la mia vita e come?
Cosa posso dire? Sono figlia di una libraia ed a casa
mia si mangiava pane e libri. Li amo visceralmente e
trovo inebriante il profumo della buona carta e
dell'inchiostrio. Mi piace guardare i loro dorsi grandi e
piccoli allineati sugli scaffali di casa, l'uno accanto
all'altro, riuniti in scale cromatiche allegre e divertenti.
I libri fanno parte del mio quotidiano, mi piace sfiorarli
ed impilarli ovunque. Apprezzo i racconti dai contenuti
nascosti come “Il Giardino Segreto” di Burnett, che mi
ha trasmesso la forza dell'ottimismo. “Se pensiamo
cose belle, se ci interessiamo di coloro che ci stanno
vicini con simpatia e affetto, la nostra vita diventa una
cosa meravigliosa” (Frances H.Burnett). Mi ha
profondamente colpita il tormento e la passione
descritti del “L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere” di
Milan Kundera: “Sì, se si cerca l'infinito, basta
chiudere gli occhi!”(Milan Kundera)
Dove mi piacerebbe vivere?
Sono una nomade per elezione e mi piace vivere, ora
ed adesso, nel luogo migliore per essere felice!
Vorresti tornare a Lodi, la tua città natale?
Mi identifico con questo stralcio di romanzo: “Vado via
perché posso tornare nel luogo in cui sono nato. In
questo modo potrò vedere il posto da cui provengo
con occhi e colori nuovi. Anche le persone mi
vedranno in modo diverso. Ritornare da dove si è
partiti non è la stessa cosa di non essersene mai
allontanati”. (“Un cappello pieno di cielo”. Terry
Pratchet )
Chi è il mio eroe o eroina nella finzione e nella vita
reale?
“Un eroe è un normale essere umano che fa la
migliore delle cose nella peggiore delle circostanze.”
(Joseph Campbell)
Quale film consiglierei di vedere una volta nella
vita?
Il film migliore che ho visto è Nuovo Cinema Paradiso
di Giuseppe Tornatore, basta questa frase per capirne
le ragioni: “Qualunque cosa farai, amala, come amavi
la cabina del Cinema Paradiso quando eri “picciriddu”
(piccino). Non tornare più, non ci pensare mai a noi,
non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla
nostalgia, dimenticaci tutti!”
Che ruolo gioca l'arte nella mia vita e nel mio
lavoro?
Io credo che l'arte e bellezza salveranno il mondo.
Adoro la pop e la street Art, l'arte per tutti” di Andy
Warhol e di Shepard Fairey “OBEY”, anche nella
accezione più intima e surrealista di Daria Petrilli
(www.dariapetrilli.eu). Daria, sola davanti alla tela,
ritrae passioni ed ossessioni. Le sue protagoniste,
quasi magnetiche, ti invitano ad oltrepassare la soglia
che separa il sogno dalla realtà.
Cosa mi dicono le parole "Sei il narratore della tua
vita"?
Ho sempre odiato scrivere ma oggi scrivere mi salva
dalla follia.
Chi è il mio più grande fan, sponsor, partner?
Non ho partner o sponsor, poiché sono una visionaria,
le mie idee superano e precorrono la realtà attuale.
Come puoi contattarmi?
I miei recapiti sono:
mobile +39 334 8952210 www.chiararoilostudio.it
C.R.
CHIARA : ROILO
CEO - PROJECT & BUSUNESS DEVELOPER CHIARA ROILO STUDIO - LODI - ITALIA
Il frutto del mio
lavoro
è il più dolce dei
www.dimagazine.it
piaceri.
Scopri chi sei.
“Quando ci si sente sicuri dell'efficacia della propria presentazione personale,
è più facile concentrarsi sulla costruzione di rapporti in totale tranquillità”
parafrasi cit. Denise Mooney Career and Change Coach -www.denisemooney.com.au
Voglio iniziare così a descrivermi, questa è una
delle frasi che più mi hanno ispirato nella vita.
Ritengo che quando abbiamo fiducia in noi
stessi possiamo averne negli altri e allora
cominciamo a costruire relazioni sane e aperte
e, finalmente, ci concediamo la libertà di
esprimerci ed essere noi stesse. Ok, sono
partita a bomba; questa è una delle mie
caratteristiche, mi entusiasmo e parto come un
treno. Andiamo per gradi, voglio raccontarti
come ci sono arrivata a questa fiducia in me
stessa. Sono la dott.ssa Eleonora Sellitto,
sono psicologa e psicoterapeuta -
specializzazione conseguita alla Scuola
quadriennale in Psicologia di Comunità e
Psicoterapia Umanistica Integrata A.S.P.I.C.
Sono Iscritta all'albo dell'Ordine degli
psicoterapeuti del Lazio con N.18683. Il mio
percorso personale e professionale è stato
trasversale. Ho da sempre sentito il desiderio di
effettuare un lavoro in cui poter essere utile agli
altri; ho sempre sentito gioia nel dare supporto e
ascolto alla persone che mi erano vicine e ho da
sempre mostrato una grande sensibilità ed
empatia, ho avuto una grande apertura nelle
mie emozioni e le mostravo/mostro con grande
spontaneità. Per un periodo ho pensato
dovessero essere nascoste, ad oggi riconosco
che sono la mia forza e la mia potenza. La mia
vocazione per la psicologia si è presentata in
me dalle medie, a quel tempo ballavo danza
classica e moderna è posso dire che ero brava
ed era una delle mie passioni che avrei voluto
far diventare un lavoro. Purtroppo durante il
liceo, in seguito ad un incidente col motorino,
che mi ha costretta mesi a letto, ho realizzato
che volevo essere vicina alle persone e aiutarle
a raccontarsi per poter stare meglio. Così è nata
il mio desiderio di iscrivermi alla facoltà di
Psicologia. Ho iniziato il mio percorso nella
psicologia del lavoro; ho scelto la psicologia
delle organizzazioni e della formazione
immaginando che mi desse maggiori possibilità
lavorative. Mi sono laureata, prima alla triennale
e poi alla specialistica. Ho cominciato a lavorare
in azienda come recruiter e formatrice, già
mentre studiavo. Avevo voglia di sperimentarmi
sul campo. Ho, dunque, cominciato a sviluppare
diverse competenze nel mondo delle risorse
umane, della formazione sia come dipendente
che come consulente. Fin quando non sono
arrivata ad effettuare una esperienza come
formatrice tecnica in Accenture, proprio in quel
tempo, anche grazie ai feedback dei miei
colleghi e del mio project manager, ho sentito
che la mia vocazione era più orientata nel
supportare gli individui. Ho deciso di iniziare la
scuola di specializzazione in psicoterapia. A
quel tempo avevo già deciso di iniziare un
percorso personale di psicoterapia; avevo
cominciato a 18 anni, dopo aver avuto una
storia con un uomo più grande di me che aveva
messo un po' a dura prova la mia sicurezza
personale. Proprio a 18 anni, mi sono imbattuta,
nella mia prima psicoterapeuta, questa donnona
alta, bionda, tedesca: Verena. Credo che nella
vita sia fondamentale incontrare persone che
possano ispirarci e farci evolvere. Lei per me lo
è stata, mi ha guardato nella prima seduta e mi
ha detto “Ora torna a casa e leggi la profezia
della curandera e non tornare finchè non avrai
finito il libro”; in più prima di salutarmi mi disse
che piangevo bene, il pianto mi donava; chissà
cosa intendeva eppure ciò che disse mi toccò
profondamente. Proprio quel libro mi ha
permesso di capire che ogni persona e ogni
donna, dovrebbe intraprendere un percorso di
crescita e di scoperta di sè stessa. Per imparare
il potere che noi donne nascondiamo dentro di
noi e che rimane troppo spesso dormiente, ho
imparato che capire chi siamo e da dove
veniamo ci permette di avere una visione del
mondo più ampia; oggi dico avere occhi limpidi.
È proprio il viaggio la parte più importante della
vita. Voglio riportare proprio una parte del libro
che mi porto dentro: La donna è il ponte teso
verso l'eternità, è il senso dell'ordine morale,
intellettuale, spirituale, è uno stato di
coscienza. Non appena l'uomo avrà
realizzato lo scopo per il quale è venuto sulla
terra, non appena si sarà unito al cielo e alla
terra, allora si ricongiungerà con il Creatore
e la donna sarà il ponte che gli permetterà di
accedere a lui. [Mama Maru] Così nel tempo
ho appreso, grazie al lavoro profondo con me
stessa, che la fiducia tra le persone si costruisce
a partire dalla comprensione di chi sono e non
solo di quello che fanno o sanno fare. Nel
frattempo ho continuato a studiare, stessa che la
fiducia tra le persone si costruisce a partire dalla
comprensione di chi sono e non solo di quello che
fanno o sanno fare. Nel frattempo ho continuato a
studiare, lavorare e fare terapia personale, ho
cambiato diversi approcci terapeutici e ad oggi
svolgo una terapia personale bioenergeticareikniana.
Altro percorso che mi ha cambiato
profondamente e nel tempo si sono modificate
alcune mie caratteristiche e modi di agire, sentire
e pensare; altre caratteristiche sono rimaste così,
ne sono più consapevole e mi concedo la libertà di
poterle mostrare e portare nel mio lavoro. Sono
sempre stata una bambina, adolescente e donna
vitale e dinamica; amo ridere e sono sempre stata
curiosa, ho avuto e ho diversi hobby e interessi e
amo crescere profondamente, apprezzo tutto ciò
che mi permette di evolvere e sciogliere alcune
mie paure per ritrovare il mio coraggio; coraggio di
portare avanti ciò che più amo. Lavoro con
individui e coppie. Nel mio lavoro ho voluto
approfondire aspetti come la sensualità (intesa
come capacità di sentire con i sensi), la
femminilità e la sessualità; così da poter
determinare la crescita e la consapevolezza nelle
persone che seguo. La consapevolezza corporea
ed emotiva, ci permette di vivere e trovare nel
mondo la nostra espressione e scoprire che si può
avere un equilibrio profondo tra vita personale e
professionale (io ho una meravigliosa famiglia: un
compagno che amo e una figlia di 6 anni che
adoro). Proprio grazie alla consapevolezza
possiamo imparare a comunicare, ad esprimere le
nostre emozioni e far “esplodere” la nostra vitalità,
libertà e coraggio; il tutto accompagnato
dall'amore per noi stessi e per ciò che desideriamo
fare ed essere. Non a caso nel tempo mi sono
appassionata ad accompagnare le persone nel
lavoro sul desiderio, sulla seduzione e sullo
sviluppo del sé. Adoro lavorare con la
sessualità, approfondendo tutto ciò che concerne
fantasie erotiche e difficoltà sessuali e
cercando di sviluppare l'idea che provare
piacere è sano e che la nostra personalità non
può essere distinta dalla nostra sessualità e
dai nostri desideri più profondi. Adoro lavorare
col cambiamento che si sviluppa in ciascuno di noi
e sostenere le coppie nelle varie fasi di vita della
relazione. Proprio grazie a tutto questo lavoro con
me stessa mi sono specializzata e ho in
programma di scrivere un libro sulle coppie
omosessuali e bisessuali, con particolare
attenzione alle dinamiche di coppia e alle
dinamiche legate al desiderio sessuale eal
gioco erotico. Grazie alle grandi opportunità offerte
dai social, sto sviluppando un progetto in cui ho
deciso di intervistare, portando avanti il mio
interesse per la storia dell'altro, donne e
professionista che grazie al loro impegno e al loro
talento hanno raggiunto il successo. Lo scopo di
questo progetto è poter divulgare il messaggio che
grazie alla nostra consapevolezza e libertà
possiamo raggiungere ciò che desideriamo e
riscoprire il nostro “profondo potere dell'amore”.
Sono una donna, solare, sensibile e appassionata;
so conciliare la forza e la tenerezza. Ritengo,
dunque, che nel percorso con me, si possa trovare
uno spazio di accoglienza, ascolto, attenzione,
empatia e guida. Ciò che mi riconosco e mi
riconoscono anche i miei pazienti è che nella
relazione con me trovano uno spazio protetto,
dove possono entrare in contatto pieno con loro
stessi e sono accompagnati nella conoscenza di
loro stessi e nella crescita personale con
gentilezza, tenerezza, accoglienza, curiosità e
amore. Trovano uno spazio dove possono
finalmente sentirsi liberi e totalmente accettati. Mi
piace la musica e danzare, la danza ha continuato
ad accompagnare la mia vita in ogni momento,
perché proprio con l'uso del corpo in modo libero
possiamo dare espressione di ciò che sentiamo e
ciò che siamo. Ritengo e ci tengo ad inviare il
messaggio che tramite l'arte, la crescita personale,
la libertà emozionale e la consapevolezza, ognuno
di noi possa esprimere la propria intelligenza e il
proprio sé.
E.S.
www.dimagazine.it
ELEONORA : SELLITTO
MENTAL COACH E PSICOTERAPEUTA - PSICOLOGA - STUDIO PROFESSIONALE SELLITTO -
ROMA - ITALIA
Il giusto
avvocato fa la
differenza.
Il mondo dell'avvocatura ha bisogno dello sguardo fresco, profondo
ed entusiasta delle donne.
Sono Monica Lambrou, sono un avvocato e una
mamma, lo preciso perché mia figlia è una parte
importante della mia vita, anche se non l’unica.
Svolgo, infatti, da ben 25 anni la professione di
avvocato (sono iscritta dal 1994 al Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Milano), attività di cui mi
occupo da sempre con passione e con etica,
credendo fortemente negli ideali di giustizia e nel
fatto che, in presenza di comportamenti o fatti
illegittimi, sia necessario far valere le proprie
ragione ed i propri diritti, e ciò a prescindere che il
soggetto giuridico sia una società o una persona
fisica. La coerenza e l’equità credo che siano valori
degni di tutela e io presto l’assistenza necessaria
affinchè si realizzi, in causa o attraverso il
raggiungimento di un accordo, l’obiettivo del mio
cliente. In particolare, mi occupo da sempre di
diritto del lavoro che conosco a 360 gradi (gestisco
licenziamenti individuali e collettivi, contratti di
assunzione, la problematica del patto di non
concorrenza, il problema dell’incentivazione, dei
bonus, degli inquadramenti contrattuali, dei livelli di
appartenenza, delle mansioni, ecc., sia in via
giudiziale che in ambito stragiudiziale e della
consulenza) e del diritto civile attinente a tale
materia (diritto societario, commerciale, fallimentare,
contrattualistica e responsabilità), occupandomi,
prevalentemente, dell’assistenza di aziende e/o dei
lavoratori con le professionalità più elevate. Ho
svolto il periodo di pratica forense presso
l’ Avvocatura Distrettuale dello Stato di Milano,
conseguendo fin da subito l’abilitazione
all’assistenza in udienza delle Amministrazioni dello
Stato. E’ stato un bel periodo di intenso studio,
molto formativo ed in cui ho avuto la fortuna di
coltivare relazioni con colleghe che sono tuttora tra
le mie migliori amiche. Già avvocato, ho consolidato
la mia preparazione professionale presso un grande
Studio associato di fama nazionale: Studio Trifirò
& Partners, presso il quale mi sono formata. In
particolare, all’avv. Salvatore Trifirò personalmente
devo gli insegnamenti che mi hanno permesso, nel
tempo, di svolgere il mio lavoro con sempre
maggior professionalità e competenza: non
smetterò mai di essergli grata e di considerarlo un
“padre” dal punto di vista professionale oltre che un
importante riferimento nel tempo (infatti, tutt’oggi
collaboro, quando è possibile, ancora con lui). Dopo
tale esperienza, ho sentito la necessità di poter
avere più autonomia nella gestione della mia attività
ed è così che ho dato vita ad un nuovo Studio
Legale: sono stata socia fondatrice dello studio
legale Fava & Associati di cui sono stata
“managing partner” per 14 anni. Anche in tale
ambito mi sono occupata di diritto del lavoro e del
diritto civile, oltre che del diritto della Privacy. Inoltre,
mi sono dedicata alla organizzazione del lavoro, alla
gestione anche economica dello Studio, al
coordinamento dei collaboratori e alla selezione del
personale dello Studio e, naturalmente, alla
gestione delle aziende clienti a tutto tondo. Dopo
tanto tempo ed energie spese generosamente per
la crescita di questa nuova realtà che ha raggiunto
dimensioni e fama degne di nota, nel maggio 2011,
sono diventata mamma. Ed è stata proprio
quest’ultimo evento che ha portato i rapporti tra me
ed il mio socio ad incrinarsi. Purtroppo, ho vissuto
sulla mia pelle cosa significhi il cambio di sguardo
che l’ambiente lavorativo mette su di una donna in
conseguenza della sua maternità. Fatte le dovute
riflessione e metabolizzati gli eventi, ho preso la
sofferta decisione di abbandonare il “mio progetto”,
e ho deciso di dar vita, con il supporto di una valida
consulente in pubbliche relazioni, al mio Studio: per
la prima volta in tanti anni ho trovato il coraggio di
fondare, nel marzo del 2017, uno Studio che
portasse il mio nome, Studio Legale Lambrou, ed
è stata una bellissima avventura che continua
tuttora piena di stimoli e attraverso la quale ho
scoperto di possedere attitudini che ritenevo non mi
appartenessero. Infatti, ho constatato che sono
capace di fare pubbliche relazioni con buoni risultati,
che le mie doti professionali mi consentivano di
gestire al meglio i clienti e le controversie, ho
riscoperto e valorizzato la mia propensione per la
scrittura (essere scrittrice e/o giornalista era una
delle mie aspirazioni di ragazzina), infatti, ora svolgo
attività di redattrice in modo costante e scrivo articoli
per il “ Sole 24 Ore“, “ Diritto e Pratica del Lavoro”
di Ipsoa, “ Norme in Pratica” di Ipsoa, “ Lavoro Più”
di Giuffrè, e altre riviste del settore, ho imparato a
non temere il pubblico “allargato” (la platea delle
udienze mi era familiare ormai, ma il pubblico di altri
eventi meno) ed è così che ho iniziato a partecipare
con maggior frequenza come relatrice a convegni e
che mi sono determinata ad aprire anche un mio
canale YouTube che sponsorizzerò a breve, ho
rilasciato, altresì, interviste davanti a una
telecamera e partecipato ad eventi di rilievo con un
vasto pubblico (su Telelombardia, nell’ambito del
Forum Nazionale delle Risorse Umane, ed altri).
Attualmente sto anche coltivando un progetto di
integrazione del femminile (nella società, nel lavoro e
nella famiglia) perseguendo, attraverso l'attività di
relatrice in appositi cicli di convegni dedicati al tema,
la diffusione di un’idea di effettiva interazione, parità
e scambio paritario delle competenze fra maschile e
femminile, appunto. Da ultimo, posso affermare di
essere molto orgogliosa di aver dato vita ad una
realtà che esprima al meglio le mie caratteristiche
caratteriali che uniscono alla determinazione, alla
precisione, alla professionalità e all’amore per il mio
lavoro le doti legate alla mia innata empatia e,
quindi, un modo informale di vivere la professione,
l’attenzione al cliente e alla peculiarità della sua
situazione organizzativa ed economica e/o
personale. L’empatia che mi caratterizza e il mio
intuito mi aiutano, inoltre, ad inquadrare velocemente
il caso sottoposto al mio esame, le soluzioni e la
strategia da adottare e fanno sì che io riesca a
creare una relazione professionale di intesa e di
pronta comprensione con la persona del mio
interlocutore, quindi, ad avere una chiara visione del
caso specifico, della realtà aziendale e delle
necessità relative. Per finire, posso dire che ora mi
sento una professionista completa e sto
apprezzando veramente la conquistata libertà di
gestire la mia attività nel modo che ritengo sia
migliore, rispettando i principi in cui credo e, perché
no, anche di potermi ritagliare il giusto tempo e
spazio per la famiglia ed i miei interessi personali.
M.L.
La coerenza e l’equità credo che
siano valori degni di tutela e io presto
l’assistenza necessaria affinchè si realizzi, in
causa o attraverso il raggiungimento di un
accordo, l’obiettivo del mio cliente. In
particolare, mi occupo da sempre di diritto
del lavoro che conosco a 360 gradi.
Attualmente sto anche coltivando un
progetto di integrazione del femminile (nella
società, nel lavoro e nella famiglia)
perseguendo, attraverso l'attività di relatrice
in appositi cicli di convegni dedicati al tema,
la diffusione di un’idea di effettiva
interazione, parità e scambio paritario delle
competenze fra maschile e femminile.
www.dimagazine.it
MONICA: LAMBROU
AVVOCATO GIUSLAVORISTA ED ESPERTA DI DIRITTO CIVILE
FONDATRICE DELLO STUDIO LEGALE LAMBROU - MILANO -ITALIA
Sto portando
avanti molti
progetti di
Gender Diversity
in azienda e questa
premessa alle
donne io la faccio
sempre: se volete
scalare tutti i
vertici aziendali
sappiate che
dovete rinunciare
a qualcosa.
DIAGNOS
METTIAMO A NUDO CIÒ CHE NON SI VEDE.
Ci occupiamo di Assessment e People Development. Lavoriamo
con le persone, le loro attitudini, competenze e capacità.
Miglioriamo i loro tratti professionali e personali conciliandoli
con i comportamenti aziendali, supportando e favorendo così le
migliori scelte organizzative.
Mi piacciono i numeri.
Molto.
Sono portata per la matematica.
L’ho ereditata da mio padre, che era uno statistico e
un matematico di mente sopraffina.
Mio padre aveva un QI da genio, 164 e ragionava
per numeri. Ha co-fondato la DOXA, di cui è
diventato poi presidente onorario, ha scritto molti libri
e ha portato in Italia per primo gli Exit Pool, divenuti
subito lo strumento fondamentale per accompagnare
i risultati delle elezioni e ragionare sui risultati molto
prima delle statistiche definitive. I suoi modelli
matematici restano ancora oggi molto più precisi di
quelli usati dalle società di sondaggi attuali, che si
accontentano di pubblicare “forchette” e non dati
precisi come quelli a cui ero abituata io con mio
padre negli anni ’80 e ’90. Sono quindi cresciuta a
latte e statistiche, solo che al latte sono poi diventata
intollerante, mentre i numeri sono diventati parte
della mia vita. Ma mi piacciono anche le persone.
Abbastanza, quanto meno. Soprattutto mi
incuriosiscono e sono sempre stata affamata di
contatti solo per assaporare esperienze e storie
diverse. Mi piacciono le storie……….. degli altri.
Numeri e persone. La storia della mia vita. Faccio lo
psicologo. Da 5 anni ho creato la mia azienda che
fonda numeri e psicologia, statistiche e misurazioni e
competenze. L’idea che unisce entrambe le cose
nasce da un connubio impossibile in natura:
misurare l’uomo e le sue attitudini, dare concretezza
all’inconcreto, assegnare un numero alle nostre
conoscenze, capacità e soprattutto potenzialità. In
una parola, misurare ciò che non può essere
misurato. Questa idea ambiziosa ha avuto il suo
sviluppo negli anni prima in sordina, entrando in un
gruppo di ricerca universitaria e con una casa
editrice molto avveniristica, lanciato da me nel 1995,
che aveva proprio lo scopo di dare una misura alle
competenze, ovvero agganciando strumenti di
misurazione a singole competenze (oggi sono 145)
per quasi 300 test diversi. Numeri e persone,
competenze e talenti, test e statistiche, grafici e
futuro, competizione e sviluppo individuale. Anni
straordinari, magnifici, matti e disperatissimi
lavorando 18 ore al giorno e facendo due lavori, uno
di ricerca e uno da professionista delle risorse
umane. Numeri e persone, calcoli e ricerca e
colloqui, incontri, ascolto, codifica delle esperienze
umane più diverse. Via via che approfondivo il
connubio tra numeri e psicologia, tra test e capacità
professionali, capivo 2 cose di me:
1. Che non avrei mai potuto fare lo psicologo
classico o lo psicoterapeuta perché sono una
persona concreta, mi piace esaminare un problema
per affrontarlo direttamente e aiutare la persona ad
affrontarlo arrivando ad una conclusione.
2. Che amo la verità dura, non letta o affrontata
attraverso le mezze misure. E questo lavorando con
le persone non è sempre facile, qualche volta è un
problema. Quasi sempre è la via giusta ma non
sempre le persone sono pronte ad affrontarlo. I
numeri mi supportano nell’aiutare le persone a
prendere contatto con i loro problemi, con le loro
carenze e a guardarle in faccia senza mezze misure,
anzi, trasferendo loro la bellezza della competizione,
perché il riferimento è sempre un benchmark di
eccellenza. Mi piace la luce, cerco di stare lontana
dall’ombra, dai “si, ma…..” Cerco di essere sempre
chiara e diretta e coi numeri è facile. I test sono uno
strumento spettacolare per raccontare la verità, ma
la psicologia aiuta a trasferirla nel modo giusto,
anche senza ricorrere ai “sì, ma……..”. Grazie ai
numeri, i miei assessment oggi sanno dire le cose
come stanno, anche se a volte è difficile ascoltarle.
Ho imparato a interpretare i risultati, a leggerli nelle
loro correlazioni. Ma anche a dare feedback
costruttivi, durissimi, manichei, rilasciando report con
evidenze concrete (i grafici dei test sono sempre
molto precisi e chiari) che aiutano a vedere i propri
difetti come guardandosi ad uno specchio e andare
oltre per migliorarsi. Nel 2015 la svolta. Sono rimasta
senza lavoro e senza soldi perché l’azienda di
consulenza dove lavoravo è fallita e non mi ha
pagato 2 anni di lavoro. Senza soldi e senza lavoro,
dunque, 5 anni fa ho creato DIAGNOS, il mio
progetto che racchiude tutti i miei ultimi 18 anni di
consulenza e di ricerca. Ora gli strumenti sono solo
miei e certificati da me. Ho un repertorio di casi che
si avvicina alle 28.000 persone viste in 19 anni, a
4.600 sessioni di assessment e 324 test diversi per
145 competenze mappate La difficoltà incontrata è
che NON VADO BENE PER TUTTE LE AZIENDE,
ma solo alle aziende coraggiose che hanno voglia di
lavorare veramente con le persone per costruire con
loro VERI percorsi di crescita e quando dico VERI
dico autentici e personali calati sui veri bisogni
professionali dell’individuo. Per i prossimi 10 anni
voglio continuare questo progetto, voglio lavorare
solo con aziende che hanno questo approccio e
voglio sempre trovare il coraggio di non dire mai SI’
all’approccio POLITE. I numeri parlano con coraggio
e hanno bisogno di persone coraggiose che
sappiano leggerli con verità, voglio continuare a
lavorare sulle sfumature stando lontana dall’ombra e
senza sfumare i contenuti. Ho capito che posso
essere me stessa solo lavorando così. Alle donne
che vogliono fare carriera e si lamentano di non
riuscire a farsi largo nel mondo della concorrenza
maschile dico una cosa sola: la carriera non è un
solo diritto, ma anche una scelta. Quello che non
vedo ancora oggi nell’approccio delle donne che
vogliono fare carriera in azienda è la consapevolezza
di dover fare qualche rinuncia, perché - lo so bene io
che ho cercato di ritagliarmi il mio posto nel mondo
aziendale ancora quasi tutto maschile, specie quello
industriale dove per lo più opero - il mondo del lavoro
non sconta nulla e non si può pensare di avere una
propria vita familiare strutturata e ben organizzata e
al contempo pensare di scalare tutti i vertici
aziendali: non si può, ci sono dei limiti al carico di
lavoro. Io lo so bene, perché lavoro una media di 14
ore al giorno, non ho figli e ho un marito eccezionale
che mi aiuta tantissimo, ma non potrei dedicarmi così
soddisfacentemente al mio lavoro - che mi sta
dando, sì, molte soddisfazioni, ma per vincere sulla
concorrenza non solo maschile, ma del mercato in
generale, ci vuole abilità, bravura e tanta dedizione e
concentrazione - se avessi anche una famiglia da
portare avanti. Quindi, mi sono sempre più convinta
che arrivare ai vertici non è solo un diritto, ma anche
una scelta e una responsabilità. E le donne quella
scelta assoluta, vuoi per un diritto alla maternità
sacrosanto ma limitante e un ruolo in famiglia che è
sempre naturalmente svolto per lo più dalla donna,
non la sanno o vogliono fare, ma rovesciando tutto
sul datore di lavoro e sui colleghi maschi (che hanno
meno carichi e meno preoccupazioni) la
responsabilità di decidere o di limitare il loro
percorso. Non si gioca alla pari, così. Perciò ognuna
di noi deve fare i conti con la propria vita e le scelte
che è disposta a fare e, su quelle, costruirsi il tipo di
carriera che è compatibile con questa scelta.
Faccio lo psicologo. Da 5 anni ho creato la mia azienda
Diagnos
che fonda numeri e psicologia, statistiche e misurazioni e
competenze. L'idea che unisce entrambe le cose nasce da un
connubio impossibile in natura: misurare l'uomo e le sue attitudini,
dare concretezza all'inconcreto, assegnare un numero alle nostre
conoscenze, capacità e soprattutto potenzialità. In una parola,
misurare ciò che non può essere misurato. Chi si affida a noi è chi ha
deciso di fare qualcosa di più. Chi ha voglia di lavorare in profondo
con le persone. Chi è alla ricerca di strumenti di crescita e sviluppo
che supportino l'azienda, l'organico, la linea, gli individui. Chi si
affida a noi conosce e riconosce che l'ottimizzazione e il
potenziamento del business passano da una cultura organizzativa di
comprensione e valorizzazione delle risorse.
C.B.
CRISTINA: BRUSATI
FOUNDER DIAGNOS - MILANO - ITALIA
www.dimagazine.it
L'insicurezza?
La peggior
nemica delle
donne.
Lavorate su voi stesse, imparate
ad amarvi, a difendervi, a darvi
un valore. Se non lo farete voi
non lo farà mai nessun altro.
Se mi guardassi indietro potrei spaventarmi dei miei stessi
progressi, dal 1998 ad oggi ne ho fatta di strada! Fuori e dentro di
me. Sono sempre stata una bambina curiosa e vivace, di quelle che
le insegnanti definivano “intelligente ma non si applica”, che
tradotto voleva dire “non è una che passa le sue giornate sui libri”,
ma ho sempre sentito dentro di me che potevo dare molto, che
avrei dovuto trovare il canale giusto. E questo canale è arrivato nel
1998 quando ho iniziato il mio percorso nell'ambito dello sviluppo e
dell'organizzazione delle risorse umane, un percorso iniziato in
azienda con una crescita velocissima, tanto da passare in pochi
anni da Payroll Analist a Human Resorce Director. Nel 2005 il primo
grande cambiamento con l'avvento della maternità, che mi ha
portata a conoscere il mondo del coaching. Oggi sono CEO di MTC
Mindset Training Coaching www.mtcconsulting.it un'azienda che si
occupa dello sviluppo di persone e aziende. B.E.S.I.D.E è
l'acronimo dei nostri valori: Bellezza, Eccellenza, Seniority,
Innovazione, Dedizione, Efficienza. Valori su cui non solo abbiamo
fondato il nostro lavoro ma anche la nostra vita. Un'azienda quasi
tutta al femminile, perché le donne possono avere una marcia in più
se solo si liberano dal peso delle “convinzioni”. Con questa
consapevolezza è nato il progetto Just Lady.
Un percorso partito
dall'incontro con Consuelo. Due donne un unico
obiettivo: quello di aiutare altre donne nella
creazione del proprio percorso di felicità. Da tempo
stavo osservando il mondo femminile, questa estate
a New York ho incontrato Wing una associazione
che sviluppa co-working esclusivamente femminili.
Le donne si stanno unendo in associazione, nascono
partnership iniziamo a sostenerci, stiamo assistendo
ad una grande evoluzione. Fin dalla preistoria il
nostro ruolo di donne era legato a gestire la dimora e
“conquistare” l'uomo migliore perché desse
sostentamento alla nostra dimora, oggi stiamo
distruggendo questo mindset millenario, le donne
voglio essere indipendenti, autorealizzarsi, creare la
propria identità e vivere una relazione di valore. Oggi
si parla di inclusività, ecco, vogliamo una società
inclusiva sotto tutti i punti di vista. Molto spesso le
donne non si danno il permesso di effettuare le
proprie scelte, pressate dal senso di responsabilità
verso la propria famiglia o verso il proprio ruolo, o in
maniera opposta effettuano delle scelte che sono il
riflesso di un modello maschile che in realtà non le
appartiene. Noi crediamo che oggi sia arrivato il
momento per le donne di andare oltre, oltre gli
stereotipi oltre le proprie convinzioni, oltre i sensi di
colpa e di poter ritrovare il proprio potenziale. Proprio
come un diamante, che si libera dalla montagna e
inizia a brillare, con tutte le sue sfaccettature, dando
vita a tutti i colori dell'arcobaleno, noi ci vediamo cosi,
pietre preziose da ritrovare, togliendo tutto ciò che le
nasconde. Il 90 % del nostro successo o del nostro
insuccesso dipende dalle nostre convinzioni: il ciclo
dell'autostima è lo stesso sia che si tratti di
aumentare la propria autostima, sia che si tratti di
ridurla. Le nostre convinzioni influenzano i nostri
comportamenti, da questi traiamo dei risultati
che influenzano la nostra autostima, in positivo o
in negativo. Se le nostre convinzioni sono
potenzianti agiremo aumentando la nostra
autostima, ma se le nostre convinzioni sono
depotenzianti agiremo distruggendo al nostra
autostima. Ogni volta che pensiamo “questo è troppo
difficile per me “o “ questo non posso farlo” stiamo
aumentando le nostre convinzioni limitanti e di
conseguenza l'autostima ne risentirà. Ma cambiare
questo ciclo è possibile: le convinzioni si cambiano
attraverso le azioni. Oggi, il nostro obiettivo è quello
di permettere alle donne di accelerare questo
passaggio. Just Lady è un percorso per trovare
l'equilibrio per vivere in armonia con noi stesse e con
il modo che ci circonda. Essere delle donne capaci
di gestire le emozioni, vivere positivamente le
relazioni, riconoscere la propria professionalità e
trovare il proprio stato di benessere.
Il percorso Just Lady è mix di Coaching,
formazione esperenziale e videotraining che ti
permetterà di:Conoscere meglio te stessa nel
profondo, raggiungere nuove consapevolezze,
conoscere i tuoi valori guida, i modi giusti per te di
soddisfare i tuoi bisogni.
* Imparare ad ascoltare il tuo corpo, amarlo,
proteggerlo in quanto filtro tra te ed il mondo;
gestire la tua fisiologia per vivere in una stato
di armonia e benessere che ti permetta di
sentirti bene ed essere produttiva ed energica
nella tua vita.
* Conoscere meglio te stessa in relazione
agli altri, acquisire consapevolezze e
strumenti che ti aiutino ad avere relazioni
armoniche ed appaganti, che siano relazioni
familiari, di amicizia, amore o lavorative.
* Realizzarti come professionista, trovare il
coraggio e gli strumenti per realizzare quel
sogno mai diventato progetto, trovare la tua
strada nel mondo del lavoro, sentirti appagata
e fiera di quello che fai.
Noi crediamo che le donne oggi possano costruire il
proprio percorso verso la felicità, sentirsi realizzate
migliora non solo noi ma tutto ciò che ci circonda. La
costruzione di relazione solide passa
dall'indipendenza affettiva ed economica, due chiavi
necessarie per sentirsi completamente libere.
B.E.S.I.D.E è l’acronimo dei nostri valori: Bellezza,
Eccellenza, Seniority, Innovazione, Dedizione, Efficienza.
Valori su cui non solo abbiamo fondato il nostro lavoro
ma anche la nostra vita. Un’azienda quasi tutta al
femminile, perché le donne possono avere una marcia in
più se solo si liberano dal peso delle “convinzioni”. Con
questa consapevolezza è nato il progetto “Just Lady”.
M.T.
www.dimagazine.it
MICHELA: TRENTIN
CEO e FOUNDER MTC - PISA - ITALIA
Uno dei progetti di cui
sono estremamente
orgogliosa è il mio
primo libro in cui ho
raccontato la mia
esperienza e ho
proposto alcune delle
mie ricette a prova di
intolleranze. Ad oggi ho
scritto tre libri. Il titolo
del terzo è
semplicemente
fantastico e posso dire
che racchiude tutto il
mio pensiero ed è
quello che secondo me
dovrebbero dire tutti
quelli che soffrono di
intolleranze: si chiama:
“Intolleranza
fottiti!”
Dal successo del sito
di ricette
nonnapaperina.it e
dalla consapevolezza
che di questi disturbi e
di come conviverci se
ne parlasse ancora
troppo poco, nel 2012
è arrivata la decisione
di fondare
l’associazione Il Mondo
delle Intolleranze, dicui
sono oggi Presidente e
che in pochi anni è
diventata un punto di
riferimento a livello
nazionale per molte
persone che soffrono di
intolleranze alimentari”.
La salute inizia
a tavola.
Nella nostra Accademia, inaugurata nel 2018 a Basiano e centro nevralgico
dell’associazione, con il supporto di questi specialisti organizziamo corsi di cucina,
incontri, seminari e convegni dedicati al tema e proponiamo così ai nostri soci un
percorso formativo teorico e pratico allo stesso tempo.
Sono mamma di tre splendidi figli, Roberta,
Stefano e Paolo, e orgogliosa nonna di tre
nipoti, con tre passioni: il mio pc, la mia cucina e i
viaggi. La mia storia, quella che mi ha portato a
essere conosciuta come Nonna Paperina, parte
da una diagnosi di intolleranza al nichel prima e
al glutine e al lattosio poi. Il percorso di diagnosi
per capire da cosa fossero causati i miei disturbi
è stato estremamente lungo e difficoltoso, e il
dopo, il nuovo stile di vita a cui adattarsi, è stato
altrettanto impegnativo. Chi soffre di intolleranza
alimentari lo ha vissuto sulla propria pelle: ti
crolla il mondo addosso e all’improvviso gli
alimenti generalmente innocui si trasformano in
un percorso minato. Mi sono sentita
completamente smarrita, avevo perso la voglia di
mangiare e di cucinare. All’epoca non c’era
attenzione sul tema e gestire le mie intolleranze
nella vita di tutti i giorni mi sembrava impossibile:
era difficile conciliare il mio nuovo stile di vita
alimentare con quello della mia famiglia e con la
quotidianità, fatta di lavoro al fianco di mio marito
in azienda e di una casa da gestire. Questo
momento difficile è diventato però un’occasione
per mettersi in gioco: con il sostegno, l’amore e
la pazienza di mia sorella Maria Grazia, poco
alla volta sono tornata in cucina e ho iniziato a
sperimentare nuove ricette appetitose,
compatibili con le mie intolleranze e con le
esigenze della mia famiglia. E’ in questo periodo
chehocapitochepercontinuareamangiarecon
gusto e in modo sano era necessario
intraprendere un vero e proprio percorso di
ricercaedistudio,hoiniziatoastudiare
l’argomento, a informarmi. Per tornare a essere
felice a tavola dovevo essere più consapevole di
cosa volesse dire “essere intolleranti” e ho
scoperto un mondo, migliaia di possibilità da
sperimentare in cucina con prodotti decisamente
poco conosciuti fino a qualche anno fa, come la
quinoa, il fonio e l’ amaranto solo per fare tre
esempi. Studiando e informandomi, ho scoperto
che c’erano tantissimi “nichelini” come me e
tantissime altre persone che soffrivano di
intolleranze alimentari. E chissà quanti invece
avevano appena ricevuto una diagnosi di
intolleranza alimentare e non sapevano da dove
cominciare il loro nuovo stile di vita. Così nel
2004 ho deciso di racchiudere tutto quello che
avevo imparato e sperimentato in un piccolo blog
e condividere la mia passione per la cucina, le
ricette appetitose che avevo provato, con chi
poteva averne bisogno. Volevo far vedere che
era possibile continuare a mangiare con gusto
anche per gli intolleranti, che era possibile
cucinare dei piatti belli da vedere e buoni da
mangiare solo utilizzando ingredienti innovativi o
poco noti. Per farlo ho scelto un nuovo nome,
Nonna Paperina: giocoso, perché alle
intolleranze alimentari bisogna rispondere con un
sorriso, e affidabile e affettuoso proprio come una
nonna, perché quello che ho proposto nel blog è
il frutto di un lungo percorso e speravo potesse
essere d’aiuto a qualcuno. Il blog è stato da
subito un successo. In tantissimi hanno iniziato a
seguirmi, a scrivermi, a chiedermi consigli e poi
sono arrivati i social. Tra Facebook e Instagram
ho un seguito di oltre 100mila followers: non
avrei mai pensato di poter diventare un punto di
riferimento per così tante persone. E devo dire
che si è creata anche una community molto
partecipativa e unita: io propongo le mie ricette o
alcuni spunti di riflessione e spesso si aprono
confronti in cui ognuno porta la propria
esperienza. ‘E una cosa che mi lascia stupefatta
ognivoltachemifermoapensarci,oltreasentire
la responsabilità che un seguito del genere
implica. A partire dal successo del blog poi si
sono susseguite tantissime altre esperienze con
focus sempre sulle intolleranze: spesso partecipo
come food specialist o madrina a eventi e
seminari per raccontare la mia storia. Grazie al
blogealdibattitochesiècreatointornoalle
intolleranze alimentari, le aziende sono più
sensibili al tema e non solo quelle del food, ma,
ad esempio, anche quelle del beauty (ricordiamo
che chi soffre di intolleranza al nichel ha
numerose difficoltà legate anche all’igiene, al
trucco, all’abbigliamento). E oltre a tutto questo,
uno dei progetti di cui sono estremamente
orgogliosa è il mio primo libro in cui ho
raccontato la mia esperienza e ho proposto
alcune delle mie ricette a prova di intolleranze.
Ad oggi ho scritto tre libri. Il titolo del terzo è
semplicemente fantastico e posso dire che
racchiude tutto il mio pensiero ed è quello che
secondo me dovrebbero dire tutti quelli che
soffrono di intolleranze: si chiama “Intolleranza
fottiti!”. Dal successo del sito di ricette
Nonnapaperina.it e dalla consapevolezza che
di questi disturbi e di come conviverci se ne
parlasse ancora troppo poco, nel 2012 è arrivata
la decisione di fondare l’associazione Il Mondo
delle Intolleranze, di cui sono oggi Presidente e
che in pochi anni è diventata un punto di
riferimento a livello nazionale per molte persone
che soffrono di intolleranze alimentari. Le
intolleranze alimentari infatti sono in continua
crescita, non solo in Italia ma in tutto il mondo! E
le persone che ne soffrono hanno bisogno di
supporto nella quotidianità. Per vivere in modo
sano devono necessariamente migliorare il loro
stile di vita e il loro stare a tavola, ma devono
farlo a partire da un percorso di conoscenza:
bisogna essere consapevoli di ciò che accade
nei processi fisiologici e di come si può prevenire
o far fronte alle criticità che ne derivano. Per
questo motivo, l’obiettivo dell’associazione è
quello di promuovere una corretta cultura
alimentare, una dieta sana, un’informazione
precisa e affidabile sul mondo delle intolleranze
oltre alla conoscenza più approfondita di ciò che
sta dietro le intolleranze alimentari anche dal
punto di vista scientifico: conoscere ciò che si
mangia è la strada per nutrirsi in modo corretto e
soddisfacente. Troppo spesso infatti l’argomento
viene banalizzato: si leggono notizie poco
corrette, imprecise o addirittura erronee! Per
questo ho pensato che per l’associazione non
bastasse solo l’aiuto di chef e cuochi
specializzati in intolleranze alimentari. Serviva un
approccio multidisciplinare che coinvolgesse tutti
gli attori che ruotano intorno al mondo del food e
quindi anche delle intolleranze alimentari. Oggi
l’associazione Il Mondo delle Intolleranze può
contare su un network composto non solo da
chef e nutrizionisti, ma anche da medici di
diverse specialità, professionisti del mondo della
ristorazione e aziende attive nei settori
alimentari. Ogni giorno queste persone lavorano
in team, fianco a fianco, per confrontarsi e capire
quali siano gli scenari possibili per le intolleranze
alimentari e quale sia il modo più corretto per
dare un supporto a chi ne soffre. Nella nostra
Accademia, inaugurata nel 2018 a Basiano e
centro nevralgico dell’associazione, con il
supporto di questi specialisti organizziamo corsi
di cucina, incontri, seminari e convegni dedicati
al tema e proponiamo così ai nostri soci un
percorso formativo teorico e pratico allo stesso
tempo. Perché gestire le intolleranze alimentari è
possibile, ma servono preparazione e studio. I
nostri eventi registrano sempre un’ampia
partecipazione e questo consenso ci fa capire
quanto ci sia bisogno di dare un supporto a chi
soffre di intolleranze alimentari e ci incoraggia ad
andare avanti. I successi raggiunti in questi anni
di lavoro, a volte decisamente al di sopra delle
nostre aspettative, hanno fatto sì che
l’associazione Il Mondo delle Intolleranze
ottenesse il riconoscimento giuridico da parte
della Regione Lombardia, rientrasse nel Registro
Regionale delle Associazioni Culturali della
Lombardia e potesse quindi beneficiare delle
donazioni del 5Xmille. Questo è il traguardo
dell’associazione che mi emoziona di più perché
riconosce in modo ufficiale e istituzionale che c’è
bisogno di parlare di intolleranze alimentari, che i
disturbi derivanti da questa condizione sono una
questione reale e non una moda. Dimostra che
l’intolleranza alimentare non è un capriccio, ma
una patologia da affrontare con preparazione e
studio. E dato che le intolleranze non si fermano,
anche l’associazione è in continuo movimento e
nel 2019 ha deciso di promuovere lo studio
scientifico “Non ti tollero” sulla sensibilità al
nichel. Il progetto di ricerca, condotto in
collaborazione dal Policlinico San Matteo e
dalla Fondazione Maugeri di Pavia, mira a
migliorare la qualità di vita per i pazienti e
definire gli aspetti epidemiologici, diagnostici e di
cura della patologia. Come associazione, siamo
molto orgogliosi di sostenere un così importante
progetto che in tre fasi di studio coinvolgerà un
campione di circa duemila persone e speriamo
che porterà a risultati importanti per rendere più
facile la vita di chi oggi soffre di sensibilità al
nichel. Come dicevo fin dall’inizio, le intolleranze
alimentari sono solo il frutto di una diagnosi. Noi
possiamo sconfiggerle informandoci attraverso
canali affidabili e sperimentando tanto, per vivere
in salute e senza rinunciare a nulla.
di Morena Piacentini
CI OCCUPIAMO DI :
* CELIACHIA
* GLUTINE
* INTOLLERANZA E/O ALLERGIA
AL NICHEL
* INTOLLERANZA AL LATTOSI O
ALLERGIE ALLE PROTEINE DEL
LATTE
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TIZIANA: COLOMBO
PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ILMONDO DELLE INTOLLERANZE - FOOD SPECIALIST DI NONNAPAPERIMA
MONZA E BRIAZA - ITALIA
AMMINISTRATORE UNICO GIORDANO SICUREZZA DI SALVATORE GIORDANO
COSENZA - ITALIA mail: sicurezza.giordano@gmail.com - mobile +39 391 3964095
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Èconnoi
UI
Salvatore Giordanodi Valeriana Mariani
Ospite nella nostra rubrica "LUI" Salvatore Giordano, un uomo molto
affascinante ma, prima di tutto, uno stimatissimo professionista:
Consulente Commerciale ed Amministratore unico di Giordano
Sicurezza, un'azienda leader nel settore dei sistemi di sicurezza civili ed
industriali e non solo (Video-sorveglianza, allarmi filari e via radio,
domotica, automazioni) e di prodotti relativi all'istallazione di Impianti
Fotovoltaici (moduli europei e non, inverter, accumulatori ecc.). La
Salvatore Giordano Sicurezza offre ai sui partners anche la possibilità di
considerare serramenti di ottima fattura, soddisfacendo le più rigide
normative relative alle certificazioni richieste in ambito internazionale,
coadiuvato ad un design moderno rispettoso di canoni stilistici di
assoluto livello perché la sicurezza non è mai frutto di una singola
misura, ma è bensì il prodotto dell'azione sinergica di più strumenti
complementari giustamente integrati tra loro. Ecco quindi l'importanza
di una giusta integrazione dei mezzi fisici, quali porte blindate, serrande,
vetri antieffrazione e così via, con i sistemi elettronici di rilevazione, che
ne preservano l'efficacia ed attivano le reazioni difensive, quindi con
sistemi di ripresa televisiva, che identificano chiaramente "chi" e "cosa"
sta succedendo. La scelta di un sistema d'allarme è un passo molto
importante per chi ha intenzione di difendere la tranquillità della sua
casa o della sua attività dal potenziale pericolo di intrusioni e aggressioni.
Proprio per l'importanza di queste finalità si richiede prima di tutto
un'accurata considerazione sia delle proprie esigenze che dell'offerta
disponibile sul mercato. Per il privato è, infatti, difficile valutare
tecnologie differenti tra loro e conoscere la loro integrazione in un
sistema di allarme per assicurare un funzionamento affidabile. La
continua e rapida evoluzione del settore ha lasciato tra l'altro ampio
spazio a sistemi di mediocre qualità e ad operatori con scarsa esperienza,
a fronte di poche aziende specializzate in grado di fornire un servizio
efficiente tramite installatori professionisti. Dotare la casa di un sistema
d'allarme significa effettuare un investimento per il proprio futuro, da
valutare attentamente perché la sicurezza non è solo un nostro diritto,
ma uno dei nostri principali bisogni.
L’assioma SICUREZZA = GRANDI
INVESTIMENTI ECONOMICI, è sempre vera
Salvatore?
Grazie mille Dott.ssa Mariani, per le Sue parole nei
miei riguardi e per la possibilità che mi offre di poter
trattare l’argomento: ”Sicurezza”; spero di essere
utile alle lettrici e lettori del Suo settimanale.
Per rispondere a questa domanda è doveroso
avere ben chiaro il concetto di “sicurezza”
personale e collettiva. Secondo la nostra
Costituzione si garantisce “sicurezza” quando, si
assicura, ai cittadini il pacifico esercizio di quei diritti
di libertà che la legge si sforza di sostenere con
estremo impegno. “Sicurezza” si ha quando ogni
persona può svolgere la propria lecita attività senza
essere minacciato da offese alla propria personalità
fisica e morale; è quel concetto di “ordinato vivere
civile” che vuole essere il fine di una civiltà con
princìpi e valori degni di esser interiorizzati e vissuti.
Quali esseri umani necessitiamo di quel senso di
protezione e sicurezza sin da neonati, questo
perché è un bisogno primario. Abbiamo il dovere di
difendere la nostra “sicurezza”, in particolar modo
nella sua percezione, indispensabile per un
proseguo di vita sostanzialmente serena. Quindi,
sulla base del concetto appena espresso, non si
può, e di certo non è saggio, prescindere da grandi
o piccoli investimenti per garantire e garantirci
“sicurezza”. Ovviamente, si richiede una gestione
oculata del budget a disposizione ed inoltre le
risorse umane dovranno dimostrarsi estremamente
competenti per pianificare, gestire e attuare progetti
in alcuni casi estremamente complessi nella loro
realizzazione e in una seconda fase, nella loro
gestione. La spesa per opere affini alla sicurezza
relative ad interventi di ampliamento o di
riqualificazione di impianti esistenti, nonché quelle
relative a nuova installazione, sono ammissibili solo
nei casi in cui l’impresa dimostri, attraverso una
relazione dettagliata, corredata da documentazione
probatoria, che l’assenza di agevolazione su tali
spese, in ragione delle caratteristiche tecnologiche
e localizzative dell’iniziativa, ne inficerebbe la
redditività e le opportunità di innovazione e sviluppo
della Sicurezza personale e collettiva. Per le grandi
imprese, i costi degli attivi immateriali (programmi
informatici, brevetti, licenze, know how e
conoscenze tecniche non brevettate, nuove
tecnologie di prodotti e processi produttivi) sono
ammissibili non oltre il 50% dei costi totali
d'investimento stesso. Tenendo conto di tali
parametri l’assioma Sicurezza uguale grandi
investimenti economici raggiungerà il suo fine.
La consapevolezza del rischio è la chiave per la
sicurezza?
Ricordo, con piacere, più oggi che non allora,
quando i miei genitori oimieinonni mi ripetevano
sovente la frase: “stai attento altrimenti ti farai
male”! Se vogliamo, in questa espressione è
racchiuso il concetto di “consapevolezza del
rischio”. In questo caso, la consapevolezza è stata
dimostrata da chi era conscio dell’imprudente
atteggiamento di un bambino ignaro del pericolo
incombente se si fosse ostinato nel continuare la
propria attività. Il rischio è un concetto
probabilistico, è la probabilità che accada un certo
evento capace di causare un danno alle persone.
La nozione di rischio implica l’esistenza di una
sorgente di pericolo e delle possibilità che essa si
trasformi in un danno. Quindi, la consapevolezza
del rischio è fondamentale per incrementare i nostri
margini di sicurezza. La percezione del pericolo ci
Lavoro ogni singolo giorno
per poter essere una persona di cui ci si possa fidare.
protegge dall’incognita di un’eventualità che
potrebbe danneggiare il nostro prossimo, i nostri
cari e noi stessi. Ad esempio, l’osservanza del
codice della strada si basa su una serie di regole da
rispettare per evitare di adottare un atteggiamento
imprudente, il quale, potrebbe dimostrarsi rischioso,
addirittura fatale, non solo per noi ma anche per gli
altri. Tuttavia, la scelta nel rispettare queste regole
è strettamente armonizzata con la consapevolezza
della percezione del pericolo e del rischio che si
potrebbe correre adottando un comportamento
imprudente. Possiamo di certo affermare che, la
sicurezza non può prescindere dalla percezione del
rischio.
Cosa fa la tecnologia per migliorare la nostra
padronanza dell’ambiente?
La tecnologia ha migliorato notevolmente la
conoscenza e il controllo dell’ambiente in cui
svolgiamo le nostre attività sia professionali che
ricreative. Impianti sempre più evoluti di videosorveglianza
e di sistemi di antintrusione
garantiscono un’ispezione particolareggiata di
ambienti estremamente delicati, ad alto tasso di
pericolosità. Attraverso il know-how sviluppato nel
del tempo e attraverso l’utilizzo della più evolute
strumentazioni abbinate e alle continue
sollecitazioni derivanti da un mercato sempre più
diversificato e attento ai requisiti di qualità, l’ambito
del ciclo progettuale e produttivo è finalizzato alla
padronanza dei prodotti in relazione all’ambiente
in cui verranno utilizzati. Esse vengono affidate
all’uomo così come ad apparati tecnologicamente
evoluti di ispezione e analisi dell’ambiente,
cercando di aumentare il livello di sicurezza. Di
conseguenza, le spese per l’acquisto dei servizi e
prodotti sono ammissibili ove commisurati alle
esigenze produttive e gestionali dell’impresa e del
prodotto finale in relazione all’ambiente in cui
verranno installate per un controllo sempre più
accurato. Non oso immaginare a quali enormi
minacce saremmo esposti se nelle diverse
stazioni metropolitane, ferroviarie, sale di attesa
dei nostri aeroporti, o nelle nostre splendide città
non dovessimo godere di questi come di tanti altri
sistemi di controllo. Tuttavia, è doveroso
ammettere, con assoluta sincerità, che c’è ancora
tanto lavoro da fare. Triste a dirsi, la nostra
quotidianità potrebbe essere condizionata da
continue minace estremamente strutturate per
colpirci fisicamente e minare il nostro senso di
sicurezza, con l’intento di insinuare il terrore nelle
nostre menti e di conseguenza dominarle, per
avere un controllo indiretto delle nostre vite. Non
possiamo permettere a qualsiasi cattivo
intenzionato di minare il nostro senso di libertà.
Consulenza, affiancamento nella
partecipazione del settore delle gare
pubbliche, assistenza e pareri consultivi,
possono essere visti come risparmi di spesa
per un'azienda sulla base del fatto che sono
volti a prevenire, evitare o dirimere contenziosi
e/o esclusione da gare pubbliche?
Offrire il personale apporto come Consulente per
la Pubblica Amministrazione non è affatto cosa
semplice, oggi più che mai. Come spesso accade
nel nostro bel Paese, si fa di tutta l’erba un fascio,
considerando tutti i dipendenti statali alla stregua
di persone incapaci o poco inclini al lavoro.
Dovessimo avere una tale opinione sarebbe un
errore. Nella mia esperienza, posso affermare,
con relativa certezza, che la maggioranza di loro
deve sopperire ad un notevole ridimensionamento
del personale e come se non bastasse, costretti a
lavorare con strumenti obsoleti e inadeguati. In
questo scenario, la figura del Consulente si rivela
estremamente utile per fornire indicazioni che
possono semplificare e velocizzare determinate
lavorazioni. Il Consulente dovrà tener conto
dell’assetto normativo della materia degli appalti
pubblici. Questi, presentano, tradizionalmente una
fisionomia piuttosto articolata e complessa,
caratterizzata da un tasso di dinamicità
probabilmente sconosciuto alla maggior parte
degli altri settori lavorativi.Tale complessità è
conseguente, oltre alla tendenziale criticità e
delicatezza della materia in sé, anche alla
stratificazione delle fonti normative che tale
disciplina concorre a disegnare in un periodo
temporale relativamente ristretto. Alla complessità,
già evidenziata, del codice degli appalti va
aggiunto il fatto che il medesimo, dalla data della
sua adozione sino ad oggi, ha subito nella sua
versione originaria, innumerevoli e rilevanti
modifiche da parte del legislatore, rendendone
ancor più difficile la sua comprensione. Di
conseguenza, per l’azienda privata sarà
estremamente utile il lavoro del Consulente per
fornire ai suoi collaboratori le informazioni
necessarie per realizzare un progetto articolato ed
esaustivo nel pieno rispetto del codice degli
appalti e di ciò che l’Ente richiede nel suo
elaborato di gara. Il Consulente dovrà manifestare
quelle capacità professionali e qualità umane
necessarie che gli permetteranno di collaborare e
fungere da supporto verso coloro i quali, in seno
all’azienda, dovranno tener conto delle modalità di
presentazione della documentazione richiesta e
della scadenza di presentazione del progetto. Un
lavoro articolato e complesso il quale permetterà
all’azienda privata di raggiungere il suo fine
ottimizzando le sue risorse umane ed
economiche.
Ora torniamo a Lei: vorrei che le nostre lettrici
e lettori La conoscessero più da vicino.
Di tutte le domande questa è la più difficile a cui
rispondere (sorrido). Sono un adolescente un po'
cresciuto di 43 anni, nato in una bellissima terra, la
Calabria. Terra dal fascino enorme, ma nello
stesso tempo tanta incompresa quanto fraintesa.
Sono cresciuto a San Basile, un paesino della
provincia di Cosenza. Non è semplice parlare di
se stessi, forse perchè vorremmo che le persone
ci conoscessero e ci apprezzassero più per quello
che vorremmo essere che non per quello che in
realtà siamo. Lavoro, costantemente per
raggiungere un simmetrico equilibrio tra il corpo la
mente e la mia spiritualità. Raggiungere un tale
stato richiede una notevole caparbietà. Sovente,
questa determinazione è giudicata con notevole
inclemenza, oserei dire con incomprensibile
asprezza da chi è avvezzo a non rispettare scelte
e convinzioni altrui in contrasto con le proprie. Ma
è proprio questo l'equilibrio che cerco di
raggiungere per dimostrare ed esprimere
tolleranza verso coloro i quali si lasciano dominare
dalla presunzione di saperne sempre più degli
altri. Io non credo sia indice di intelligenza
considerarsi custodi indiscussi di una sconfinata
sapienza privi, però di quel modesto e rispettoso
intelletto che contraddistingue le menti acute e
raffinate. Immagino siano le nostre scelte su come
trattare gli altri a dimostrare tollerante
consapevolezza nell'onorare chi ci sta di fronte,
anche quando questi, la pensano in maniera
diversa da noi. Lavoro ogni singolo giorno per
poter essere una persona di cui ci si possa fidare,
sia sotto l’aspetto professionale che personale. Mi
piace essere una persona gentile, esserlo
veramente, non manifestare una parvenza di
cortesia e buonismo fine a se stesse. Sono una
persona a cui piace interagire con tutti, perché
ogni persona è una storia unica che ha il diritto di
raccontarsi ed essere ascoltata, di esprimere le
proprie paure eiproprisogni. Credo che, se oggi
ci ascoltassimo un po' di più si vivrebbe in un
mondo più semplice e con meno problemi.
Salvatore, un nome che è una garanzia
(sorrido)
Più nella teoria che nel pratico… (rido)
Salvatore è il nome di mio nonno. Mi sentirei
assolutamente gratificato e realizzato se nella mia
vita riuscissi a dimostrarmi coerente con il mio
nome. Sono consapevole che la grandezza del
proprio nome è dovuto al proprio operato, alle
proprie scelte, a ciò che abbiamo conseguito e a
come abbiamo impiegato il tempo a noi concesso
su questa terra. La storia ha dimostrato che non è
il nome che porti o che ti è stato dato alla nascita a
renderti grande, ma ciò che conta è lasciare il
segno con qualcosa di utile non solo per te ma
soprattutto per il tuo prossimo.
Che cosa vorresti che le persone
conoscessero di te, dal punto di vista
caratteriale e perchè hai intrapreso questa
professione?
Vorrei che mi conoscessero per l’irrefrenabile
desiderio di migliorarmi per essere un
professionista, un concittadino, un amico ed un
uomo migliore. Spesso sento l’espressione “Vai
dove ti porta il cuore” regola da seguire come
mantra incontestabile ed infallibile. Non mi trovo
d’accordo con tale voce di pensiero, al contrario,
ritengo il cuore: la sede indiscussa delle nostre
emozioni e andando ancora più in profondità dei
nostri motivi, dei nostri desideri i quali, non sempre
risultano lodevoli e vantaggiosi da seguire. Credo
che sia l’equilibrio tra l’istinto e la ragione, il
sentiero da seguire per trovare una condizione di
serenità e felicità del proprio essere. Questo
significa che, a volte, è opportuno non
assecondare l’istinto o i desideri del cuore. Vorrei
che mi conoscessero e mi ammirassero per
quanto sono riuscito a dare come uomo e
professionista, ma anche per ciò che non ho
ottenuto nonostante l’impegno mostrato. Ho
intrapreso questa professione perché mi piace
interagire con persone e professionisti diversi,
persone con il proprio modo di concepire il lavoro
e il modo di svolgerlo. Una professione, quella del
consulente irta di difficoltà e in alcuni casi
assolutamente snervante ma, allo stesso tempo
ricca di opportunità in un contesto dotato di
eccellenze dalle quali, con il giusto atteggiamento,
ne consegue una crescita umana e professionale
Una dedica alla nostra Rivista Donna Impresa
ed a tutte le donne che fanno parte di questo
Una dedica alla nostra Rivista Donna Impresa
ed a tutte le donne che fanno parte di questo
meraviglioso mondo al femminile...
Una Rivista di un’eccellenza notevole! Sotto diversi
aspetti fuori dagli schemi. Rivista decisamente
attuale ed autorevole nella considerazione
particolareggiata di problematiche annose per le
donne di tutto il mondo. Lei, dottoressa Mariani,
insieme al Suo fantastico team avete dato vita ad
una eccellete rivista in grado di trattare con estrema
professionalità ma anche con giustificata fierezza il
ruolo della Donna in ambito imprenditoriale e
manageriale. Rivista culturalmente affascinante, di
una eleganza ricercata, creata da una Donna
attraente non solo per la sua innegabile bellezza
ma per la forza d’animo, la visione d’insieme dalla
grande personalità. Leggere Donna Impresa
arricchisce il tuo patrimonio culturale evidenziando
le enormi potenzialità che la donna ha nel mondo
degli affari, evidenziando il ruolo fondamentale di
una “Donna” dalle indubbie capacità manageriali.
Vi auguro il meglio!
Salvatore Giordano
www.dimagazine.it
PERSONAL DEVELOPMENT
PERCHÉ LEGGERE UN LIBRO DI CRESCITA
PERSONALE?
LA LETTURA DI PER SÉ È UN'ATTIVITÀ CHE CI
ARRICCHISCE A LIVELLO PERSONALE
INTERPRETI TE STESSO E IL MONDO IN MODO
PIÙ POSITIVO: UN LIBRO DI QUESTO GENERE
OFFRE TANTI STIMOLI PER LA TUA MENTE,
PRESENTANDOTI CONCETTI APPAGANTI E
MOTIVANTI. IL FINE È CONDURRE IL LETTORE
ATTRAVERSO I PRINCIPALI STEP DA COMPIERE
PER SUPERARE UN MOMENTO DI DIFFICOLTÀ
O MIGLIORARE LE PROPRIE ATTITUDINI PER
SPRIGIONARE LA FORZA CONSAPEVOLE: SI
TRATTA DI QUELL’ENERGIA CHE VIENE
SPRIGIONATA DALLE EMOZIONI QUANDO
VENGONO VISSUTE SENZA PAURA, SENZA
REPRESSIONE E SOPRATTUTTO NELLA LORO
INTEREZZA. LE AUTRICI CHE VI CONSIGLIAMO
HANNO FATTO DELLA CRESCITA PERSONALE
UNA MISSION PER SÉ STESSE, MA ANCHE UN
FOCUS PER CHI SI RIVOLGE A LORO PER
MIGLIORARE LE PROPRIE PERFORMANCE
LAVORATIVE, OTTIMIZZARE LE PROPRIE
CAPACITÀ COMUNICATIVE O, PIÙ
SEMPLICEMENTE, DESIDERA ESSERE FELICE.
Che libro mi consigli?
Consigliare un libro è come presentare un amico:
c'è la stessa, intima, convinzione che quei due si
piaceranno.
Chi consiglia un libro, a prescindere da quale sta consigliando, deve ricordarsi che sta compiendo un atto di un
certo peso. Stai dicendo a un'altra persona che può fidarsi di te e che tu hai qualcosa da insegnargli. E non puoi
farlo a cuor leggero perchè un libro non è solo un semplice oggetto ma uno strumento che, di pagina in pagina,
descrivendo situazioni e immagini, susciterà emozioni, domande, attese, dubbi o, anche, riflessioni.
Libri
I GATTI VEDONO MEGLIO AL BUIO ALCHIMIA MANAGERIALE BENESSERE DONNA 300%
www.dimagazine.it
76
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Sono nata a Trieste nel settembre del 1976 da un padre pittore-decoratore ed una madre segretaria.
Laureata in Scienze politiche ad indirizzo internazionale presso l' Università di Trieste, ho un master di
secondo livello in studi internazionali, strategico-militari (5° corso ISSMI,
Istituto Superiore di Stato Maggiore
Interforze) ed un dottorato di ricerca in scienze strategiche ( Università degli Studi di Torino). Attualmente
sono una consulente indipendente nell'ambito delle esercitazioni militari NATO, principalmente con funzione
di Political Advisor, ma sovente riproduco anche altre sfaccettature dell'ambiente con il quale,
imprescindibilmente, l'apparato militare deve rapportarsi ed interagire durante le operazioni (ad esempio,
organizzazioni internazionali e non governative, key leaders a livello locale e nazionale).
I gatti vedono
meglio al buio.
Elisabetta Benedetti
Sono convinta che, al di là dei miei studi
settoriali e della conoscenza della lingua
inglese e dei software applicativi, siano quelle
che io definisco “le mie differenti vite
professionali”, variegate per settore e
mansioni, ad essere i veri capisaldi di quella
flessibilità e resilienza intellettuale che mi
permette di svolgere al meglio la mia attività
corrente. Non mi sento, perciò, di rinnegare gli
intervalli lavorativi meno stimolanti e finalizzati
al mero sostentamento, le frustrazioni, i
fallimenti, le sfide perniciose eitanti“no”,
perché nel complesso hanno plasmato ed
aggiustato in corso d’opera la professionista a
360 gradi, caparbia sebbene imperfetta, che
sono oggi. Probabilmente, anche le troppo
spesso stigmatizzate sensibilità ed empatia
sono, in verità, strumenti altrettanto utili per
muovermi, da esterna, nel microcosmo
complesso e multiculturale del mestiere
internazionale delle armi, fra la singolarità
eccezionale di individui che, quasi sempre,
hanno un bagaglio di esperienze fuori dal
comune e riversano la visione delle cose che
ne consegue in ogni loro attività e decisione.
Per operare al meglio al fianco di questi
specialisti di altissimo livello occorre
comprenderne le strutture mentali ed essere
in grado, in modo
ragionato e puntuale, di
metterne in discussione
i limiti quando
necessario. Da parte
mia, ho sempre avuto
un’attenzione verso la
guerra come esperienza
atroce e totalizzante, un
interesse sofferto che
ho raccontato attraverso
la poesia sin da
giovanissima. Dire che
la scrittura sia per me
una passione in senso
stretto, però, è forse
eccessivo. Piuttosto, è
sempre rimasta sullo
sfondo, riemergendo
solo quando necessario
per appagare un
bisogno di dire e di
esprimere senza rigori
accademici e scientifici.
Dagli otto anni in poi ho
iniziato ad assaggiare i
primi sintomi di quel
talento che, con il
supporto di letture
frenetiche, si è presto
tradotto in una poesia
adulta, di svariati
decenni più matura
della mia età anagrafica
dell’epoca. D’altro
canto, sognando un
futuro nella diplomazia
e nella risoluzione dei
conflitti, ho sempre dato
la priorità a studio e
lavoro come mezzi di
avanzamento a
discapito di quello che
ritenevo un dono
acquisito, che non
richiedeva eccessivi
sforzi per concretizzarsi;
non ho mai, quindi,
forse a torto,
considerato il mestiere
dello scrivere come mio
possibile destino già
scritto.
Quali definire i maggiori
traguardi di questi 43
anni? Ho avuto la
fortuna di ottenere
diverse piccole ma
significative
soddisfazioni, e le
principali sono
indubbiamente quelle
che mi hanno dato
accesso a nuove ed
insperate parentesi di
vita: ad esempio, la
vincita della borsa di
dottorato che mi ha
permesso di
approfondire, con rigore
accademico, alcuni
aspetti della reti
relazionali del sistema
terrorismo; la nomina ad
ufficiale della riserva
selezionata
dell’esercito; il mio
primo contratto da
consulente presso
l’Allied Rapid Reaction
Corps che mi ha
motivato ad aprire la
mia ditta individuale in
Inghilterra. Ultimo
traguardo rilevante, che
mi riporta alla scrittura,
è l’imminente
pubblicazione del mio
primo libro giallo, “I gatti
vedono meglio al buio”
nella collana “I luoghi
del delitto” della Robin
Edizioni. Negli anni a
venire, spero e mi
auguro di raggiungere
altrettanti obiettivi,
specialmente quelli che
non ho ancora
nemmeno preventivato,
né messo a fuoco.
Perché una delle regole
non scritte della mia vita
è di non smettere mai di
reinvestire tempo e
denaro nell’incremento
costante delle mie
potenzialità, allargando
il mio raggio di azione in
un mondo che vedo non
a compartimenti stagni
e verticali ma a corridoi
orizzontali fatti di
interdisciplinarietà e
interdipendenza. Le mie
esperienze di master e
dottorato, da
studentessa “anziana”,
sono nate in
quest’ottica, così come i
miei studi correnti in
psicologia e ipnoterapia
in vista di un’ennesima,
futura, vita
professionale
alternativa da
aggiungere al mio
portfolio, che si allinei in
modo più mirato alla
mia propensione ad
aiutare gli altri senza
disconoscere, piuttosto
inglobandovi, le
esperienze pregresse.
La definizione di
successo è, più di ogni
altra cosa, personale e
intima e mentirei se
dicessi di aver
realizzato, in modo
pieno o anche solo
parziale, i miei sogni.
D’altra parte, l’aver
mancato di parecchi
chilometri i miei obiettivi
ideali mi permette un
privilegio inestimabile:
non vedo ancora, nella
mia storia personale,
una stazione terminale
di arrivo; piuttosto,
continuo a vedere tante
occasioni per nuove,
stimolanti ed inaspettate
partenze.
E.B.
www.dimagazine.it
Walter Ferrero & Marta Residori
Alchimia
manageriale
Edito da: Adea Edizioni
MARTA RESIDORI
Laureata in psicologia ad indirizzo
clinico presso l’Università degli Studi
di Padova, ha maturato una profonda
esperienza nelle risorse umane in
società quali CGT Caterpillar e
Motorola. Nel frattempo, Residori
continua lo studio e l’approfondimento
dei meccanismi umani, frequentando
la scuola di psicoterapia di Firenze. È
del 1994 l’incontro con Walter
Ferrero, con il quale inizia un lungo e
intenso percorso di coaching
individuale. Seguono viaggi ed
esperienze formative, fino alla
fondazione, nel 2008, di Humantek
( www.humantek.it). Ad oggi, Residori
si occupa di executive coaching e di
formazione umana nelle aziende,
contribuendo allo sviluppo di imprese
e persone, partecipando a progetti di
change management e di sviluppo
organizzativo.
Il termine manager è certo quello che oggi rappresenta meglio la figura dell’agente del cambiamento, e
l’alchimia che egli è chiamato ad esercitare è proprio quella di andare oltre al conosciuto per progettare il nuovo.
Poco importa che egli diriga un’azienda, governi un’istituzione, gestisca un team di lavoro, o amministri un
ospedale: manager è colui che, spinto dalla passione di
migliorare il mondo in cui opera, agisce con tutto se
stesso in direzione di un cambiamento possibile.
Alchimia Manageriale è quindi la trasformazione del
conosciuto per raggiungere nuovi orizzonti, la capacità di
non accontentarsi, di non mortificarsi all’interno delle
paure, di “andare oltre”. Un’attitudine che ha fatto grande
l’umanità e che ogni giorno ci si presenta davanti
chiedendoci di essere creduta e cavalcata come
opportunità. Lo possiamo fare tutti, con il lavoro che
siamo chiamati a svolgere, attraverso la nostra capacità
di essere prima di tutto uomini e donne d’integrità, capaci
di prescindere da emozioni e preconcetti, e alla ricerca di
qualcosa che possa suonare più armonico, utile e vero
per tutti. Gli autori, Walter Ferrero e Marta Residori,
consulenti aziendali in strategie d’impresa, dinamiche
organizzative e comportamenti manageriali, sono i
fondatori del Sistema Formativo Humantek, utilizzato nel
campo della formazione umana e del coaching
individuale. Walter Ferrero ha già pubblicato, a partire
dagli anni ’90, dieci volumi di successo.
WALTER FERRERO
Nasce a Cuneo nel 1958. Già nel periodo degli studi
classici, approccia il mondo del lavoro, facendo
esperienza in varie attività che, attraverso un training
nelle vendite, lo porta giovanissimo a svolgere funzioni
manageriali in un’importante azienda di Milano. Pochi
anni dopo è già imprenditore e responsabile di
un’impresa nell’area di Crema. Parallelamente, i suoi
interessi spaziano dalla filosofia agli studi umanistici e
religiosi. In quel periodo, insieme agli studi biblici,
sperimenta anche alcune tecniche di preghiera
provenienti dal misticismo cristiano. Quasi
contemporaneamente, comincia anche a viaggiare in
tutto il mondo e ad approfondire studi e interessi legati
alla storia e alla cultura di civiltà diverse.
Successivamente, in India, approfondisce lo studio dello
Yoga, in tutte le sue sfaccettature, fino a diventare un
esperto di Raja, Jñāna e Tantra Yoga e ad essere riconosciuto maestro. Contestualmente, entra in contatto con
lo Zen della scuola Soto e ne approfondisce lo studio. Ferrero approfondisce inoltre la conoscenza del
Buddhismo Tantrico Tibetano, al quale viene iniziato,
nel 1982, da Lama Chögyal Namkhai Norbu
Rimpoche, docente di Lingua e Letteratura Tibetana e
Mongola presso l’ Istituto Universitario Orientale di
Napoli, considerato uno dei principali maestri viventi
del buddhismo tibetano. Gli anni successivi vedono
l’approfondimento dei propri interessi: studia a fondo
l’omeopatia e ha modo di collaborare più volte con
l’eminente prof. Ernest Bauer, medico, agopuntore e
omeopata svizzero, considerato un luminare nel
campo della digiunoterapia e della dieta congiunta alle
terapie omeopatiche, specializza ulteriormente i propri
studi sulla filosofia indiana e buddhista, senza
trascurare approcci al Taoismo, all’ Ermetismo, nonché
ai più recenti sviluppi della psicologia. Attento
conoscitore delle opere di Giordano Bruno e del
pensiero rinascimentale, Ferrero non trascura la
tradizione occidentale e, mettendo a confronto le varie
culture incontrate, ne ravvisa un indirizzo comune,
legato al bisogno umano di fornire adeguate risposte al
senso dell’esistenza, volta a volta messo in relazione
con principi etici, così come di rapporto con il
trascendente. Nel 1997, Ferrero aveva già dato vita a
Parsifal – tuttora esistente con il nome di Parsifal Yoga
Academy e, con sedi a Milano, Crema, Verona e
Cremona – www.parsifal-yoga.it – una società che
opera nel nord Italia, nelle proprie sedi e attraverso altri
enti collegati. In seguito alle numerose richieste di
consulenza, Ferrero decide quindi di fondare con
Marta Residori, nel 2008, la Humantek
(www.humantek.it), una società che da subito si pone
all’avanguardia nel campo della formazione
manageriale, della consulenza strategica e
dell’executive coaching proponendo un metodo che
traduce in pratica tecniche mutuate da una tradizione
di formazione umana molto antica, utilizzando al
tempo stesso un linguaggio attuale ed efficace. Il
campo d’azione diventa così anche l’impresa, legata
indissolubilmente alla capacità della propria leadership
nell’affrontare l’innovazione e il cambiamento.
Attraverso la Humantek, Ferrero applica così le
proprie competenze nell’attività di coach per alcune
delle più importanti aziende a livello europeo, entrando
in contatto con l’élite dell’imprenditorialità più sensibile
e al passo coi tempi. Accanto al lavoro, negli ultimi
vent’anni, non trascura però di coltivare le sue passioni
per i viaggi, affiancando a nuove esperienze in luoghi
lontani l’organizzazione di spedizioni, pellegrinaggi e
traversate. Si interessa anche di fotografia,
realizzando vari servizi nel corso dei suoi viaggi;
sviluppa inoltre conoscenze sulla “ filosofia dell’abitare”
e sui materiali, studiando i principi e la storia
dell’architettura, e approfondendo in particolar modo
l’interior design. Su suo disegno sono stati realizzati
diversi ambienti. Negli stessi anni, si cimenta nella
disciplina di tiro dinamico e operativo.
Contestualmente, a partire dagli anni Novanta,
Ferrero svolge un’intensa attività di saggista: pubblica
più di una ventina di libri, alcuni a proprio nome, altri in
collaborazione con altri autori, così come sotto lo
pseudonimo di “ Anonymous”.
www.dimagazine.it
Walter Ferrero
F.F.
Bene,
mi presento.
PROFILO DELL’AUTORE:
Tiziana Iozzi, da 27 anni nella formazione e da
15 anni nelle aziende per sostenere e coadiuvare
imprenditori e imprenditrici nella difficile “arte” del
benessere personale, professionale e del team.
Tra un coaching per il benessere ed un altro, cura
il marketing on line, blog e social. Ghostwriter per
vocazione e scrittrice per caso. Il sogno di
realizzare un libro è nato dagli anni dedicati al life
coaching con il suo progetto “Il Benessere
dell’Universo femminile”. Questi anni di vita
dedicati alla formazione e alla motivazione oggi è
diventata il suo libro; è una sintesi di una
esperienza che è passata – prima di tutto – sulla
sua “pelle”. È il metodo che triplica il potere
personale e professionale. Del suo primo libro
Benessere Donna 300% dice: “Ho vissuto il libro
come impegno di vita per il mio benessere e
continuo a viverlo come sfida di ogni giorno della
mia vita”.
SINOSSI
Triplica il tuo potere con il metodo 3E: Efficacia,
Efficienza, Energia. Il metodo che ti condurrà al
“BENESSERE”.
Questaèesaràlaformula, il metodo pratico per
riprenderti la tua vita, per entrare in contatto
profondo con i tuoi desideri e comprendere ciò
che è davvero utile per te e per i tuoi obiettivi
personali e professionali. In questo libro che
racconta una esperienza che se ha funzionato
per me può funzionare anche per te, può
funzionare per chiunque persegua:
- Benessere personale
- Risultati concreti
Il metodo è come obiettivo quello di farti star
bene.
Se non riesci a raggiungere il BENESSERE, se ti
senti insoddisfatta, se il tempo è il tuo peggiore
nemico, se non ottieni risultati da ciò che fai, se
hai bisogno di qualcosa o qualcuno che ti indichi
come fare questo libro è per te.
Scoprirai che la rabbia, lo stress, la paura di non
farcela, l'eccessiva proattività, il “tuttologismo”, il
“multitasking”, la lotta continua contro te stessa,
contro gli altri, contro quel che ti accade non sono
altro che il frutto delle tue scelte Scoprirai che
l’EFFFICACIA, l’EFFICIENZA e l’ENERGIA non
sono altro che richieste continue che fai a te
stessa senza crearne i presupposti. Come il
ranocchio si trasforma in un essere meraviglioso
allo stesso modo trasformerai i RISULTATI che
chiedi a te stessa in “VALORE”. Scoprirai che il
principe azzurro lo hai “dentro” di te e che, come
per magia, ti ritroverai a vivere e a godere a
pieno la favola della tua vita. Migliorare la vita
delle persone è il suo obiettivo. Pensare che tutti
possiamo diventate la migliore versione di noi
stessi, amandoci, solo così saremo in grado di
dare agli altri. Efficacia, Efficienza, Energia. Il
metodo per triplicare il tuo potere personale e
professionale e che ti condurrà al
“BENESSERE”. Bd300% non è un manuale di
psicologia, non è un manuale pieno di consigli
pratici, segreti, strategie, ma una sintesi di una
esperienza, un metodo che non può che può
portarti al POTERE, nel senso di “poter”
realizzare i tuoi sogni eituoiobiettivi con
“efficacia”, “efficienza”, “energia” nella piena
autoconsapevolezza e nella consapevolezza
della “gioia” che deriva dalle tue scelte per la tua
vita e il tuo BENESSERE. Non è un libro solo da
leggere, ma è una raccolta di “cose che puoi fare”
per allenarti a fare la DIFFERENZA
www.dimagazine.it
Essere noi stessi è un nostro diritto
di nascita, il più fondamentale di
tutti i diritti umani, ed io aggiungo
l’unico dei doveri. L’autoaccettazione
è il grembo da cui nasce
l’autostima
Tiziana Iozzi
*
E- COACH E-TRAINER AT TIZIANA IOZZI ACADEMY PESCARA, ABRUZZO, ITALIA
PERFORMANCE BY INVERNOMUTO BLACK MED, CHAPTER IV
Il Mar Mediterraneo, un tempo inteso come un'entità
fluida che favoriva la formazione di reti di scambio e
comunicazione, è oggi scena di una crisi umanitaria
e un acceso dibattito geopolitico. A seguito
dell'adattamento da parte della studiosa Alessandra
Di Maio della teoria del Black Atlantic di Paul Gilroy
applicata al Mediterraneo, Black Med(2019) mira a
intercettare le traiettorie tracciate dai suoni
nell'attraversare quest'area proteiforme. Diviso in
PAC
11 Settembre 2020 H 21:00
vari capitoli, le listening session di Black Med sono
composte da un DJ set corredato dalla proiezione di
una serie di slide contenenti testi teorici e
approfondimenti dei brani musicali. Per Performing
PAC, Invernomuto presenta il quarto capitolo di
Black Med, estendendo la ricerca sul suono che
attraversa il Mediterraneo verso le rotte orientali a
una deviazione nell'area del Golfo. Simone Bertuzzi
e Simone Trabucchi collaborano come Invernomuto
dal 2003. Sebbene il loro lavoro si concentri
soprattutto sull'immagine in movimento e il suono,
gli artisti ricorrono a scultura, performance e
editoria per completare il loro progetto.
Attualmente, Invernomuto sta sviluppando una
nuova commissione per la Biennale di Liverpool
2020 e la LVIII edizione dell'October Salon-Biennale
di Belgrado 2020. Un altro progetto, Black Med ,
concepito nel 2018 per Manifesta 12 (Palermo), di
recente ha partecipato al programma di
performance della LVIII Biennale di Venezia nel
2019. Il loro lavoro è stato esposto nei seguenti
musei: TATE (Londra), Kunsthalle Wien (Vienna),
Galleria Nazionale (Roma), MAXXI (Roma), Museion
(Bolzano), Centre Pompidou (Parigi), Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo (Torino).
IL PAC È LO SPAZIO PUBBLICO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
A MILANO, UN LUOGO APERTO A TUTTI DOVE VIVERE E
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Nella foto: Il Maestro Paolo Sistilli nel suo studio
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rt
Archeologia
della
Comunicazione.
Paolo Sistilli è nato nel 1950 in un piccolo paesino lungo la costa adriatica:
dopo essersi diplomato ha proseguito i suoi studi in Olanda dove, presso
Scuola Superiore dell'Arte di Utrecht, si è specializzato in scienze
monumentali. Vive e lavora in Olanda da 32 anni; apprezzato artista ha
opere presenti in collezioni pubbliche e private in molti paesi europei. Nel
2011 è stato invitato a partecipare alla 54° Esposizione Internazionale
d'Arte Biennale di Venezia. Sistilli svolge una indagine di archeologia
della comunicazione, di recupero di sbiadite testimonianze di mutamenti
socio-culturali che sopravvivono indipendentemente dall'attimo della loro
creazione e della loro distruzione: forme scritte che hanno perduto il loro
criterio fonografico per recuperare quelle ideo-logografico. Se antichi papiri
vengono registrati elettronicamente perché possano sopravvivere nel
tempo a scapito del piacere visivo, tattile, intellettuale ed emotivo,
diversamente Sistilli recupera frammenti di messaggio, anche solo singole
lettere e le registra con la fisicità di fare arte, riportandole sulla tela con
l'antica tecnica dell'encausto restituendoci lo stupore della riscoperta di
frammenti di antichi muri pompeiani e nel contempo invitandoci, nell'era dei
media elettronici, ad una suggestiva rappresentazione e riflessione
filosofica su questo meraviglioso strumento di sapere storico.
B.B.
PAOLO SISTILLI
LO SCORSO 13 GIUGNO
È STATA UFFICIALIZZATA
LA DONAZIONE DI
LISETTA CARMI AL COMUNE
DI CISTERNINO DI TRENTA
SCATTI E DI 900 VOLUMI
DELLA SUA COLLEZIONE
P R I V A T A .
È il 1979 quando Lisetta Carmi (Genova,
1924) si stabilisce a Cisternino, piccola
cittadina pugliese, ai confini tra la Terra di
Bari e Salento, scoprendo con largo
anticipo, rispetto al turismo
internazionale, il fascino del vivere in
Valle d’Itria. Un dato che non stupisce se
analizzato alla luce della sua poliedrica
vita. Lei ha sempre precorso i tempi. Lo
ha fatto nel 1960, quando ha deciso di
diventare fotografa, dedicandosi ad
un’attività ritenuta da molti esclusivo
appannaggio degli uomini. Lo ha fatto
quando ha scelto di indagare le condizioni
di lavoro dei camalli, gli scaricatori del
porto di Genova, rivelando una realtà di
degrado sociale ma anche di grande
umanità. Lo ha fatto quando ha deciso di
raccontare la comunità dei travestiti di
Genova, accendendo i riflettori su una
realtà fino ad allora ai margini,
sconveniente per i benpensanti eppure
metafora di libertà, autodeterminazione e
finanche spensieratezza. Tutto questo
Lisetta lo ha fatto dopo aver affrontato le
discriminazioni determinate dalle leggi
razziali del 1938 e dopo aver intrapreso
una brillante carriera da pianista che, sul
principio degli anni Sessanta, sceglie di
abbandonare per riacquisire la piena
libertà, condizione necessaria al
progredire del pensiero creativo che i
molteplici impegni concertistici le avevano
progressivamente tolto. Una passione
quella di Lisetta per la fotografia che
sorge e si conclude in Puglia. Vi nasce nel
1960 quando l’amico Leo Levi la invita ad
accompagnarlo a Sannicandro
Garganico, dove doveva recarsi per
registrare i canti della comunità ebraica.
Per l’occasione Lisetta acquista la sua
prima macchina fotografica, un’Agfa
Silette con la quale ritrae tutte le
indimenticabili esperienze di quel viaggio,
realizzando il suo primo reportage. Ed è
sempre in Puglia, nel 1976, che Lisetta,
oramai affermatasi anche come fotografa,
exibart.daily
www.dimagazine.it
Gli scatti
di Lisetta
Carmi
per la
Galleria
Civica
di
Cisternino
Lisetta Carmi, courtesy Galleria Martini & Ronchetti, Genova
decide di cambiare nuovamente vita, Lisetta ancora stupiscono per la loro
abbandonando l’arte per dedicarsi alla toccante verità. L’artista ha sempre cercato
diffusione degli insegnamenti del maestro, il ciò che era al di là del visibile, cogliendo la
guru Babaji Herakhan Baba, conosciuto bellezza e l’eroismo della realtà,
durante un viaggio in India, in onore del rintracciandola soprattutto laddove non ci si
quale fonda, proprio a Cisternino, il suo aspettava di trovarli, negli emarginati, nelle
ashram per il karma yoga Bhole Baba. Una sculture funerarie, nella crudezza del parto,
donna straordinaria, che alla veneranda età nei volti canuti e segnati degli intellettuali
di 96 anni continua a sorprendere, questa (celebri sono i suoi ritratti di Ezra Pound).
volta con un dono inaspettato quanto Una realtà raccontata in un rigoroso bianconero,
colta con sguardo lucido e con una
gradito. Lo scorso 13 giugno infatti è stata
ufficializzata la donazione al Comune di sensibilità fuori dal comune, la stessa che
Cisternino di trenta suoi scatti e di 900 oggi l’artista dimostra con il suo dono alla
volumi della sua libreria. Merito
comunità cistranese che l’ha accolta e
dell’Amministrazione comunale guidata dal omaggiata nominandola cittadina onoraria.
sindaco Luca Convertini, ma anche del Nei suoi scatti è la vita stessa ad essere
MAAAC (Museo Area Archeologico Arte sotto esame, con le sue infinite gioie ma
Contemporanea), il museo cistranese anche con le sue difficoltà, affrontate sempre
collocato nei vani ipogei della chiesa di San con sguardo lirico, di quieta denuncia e mai
Nicola, che fin dalla sua nascita ha sempre di commiserazione. Nelle fotografie di
promosso la ricerca di Lisetta, ricordando a Lisetta è la vita stessa ad essere sotto
tutti, pugliesi e non, la presenza sulla sua esame, con le sue infinite gioie ma anche
terra di una fotografa eccezionale. «La con le sue difficoltà, affrontate sempre con
volontà di Lisetta Carmi – ha dichiarato il sguardo lirico, di quieta denuncia e mai di
Sindaco di Cisternino – è quella di avere uno commiserazione. Nella sua Genova o in
spazio a lei dedicato al secondo piano del Sicilia, in Afghanistan o in Venezuela, dal
Palazzo Lagravinese [residenza privata palcoscenico dei teatri allo scenario
nobiliare di fine Settecento sita in pieno intellettuale milanese, fino al variopinto e
centro storico, ndr], uno spazio in cui i controverso mondo dei travestiti, l’artista ha
giovani possano godere della cultura che lei attraversato luoghi e contesti disparati con la
ha potuto mettere a loro disposizione, e stessa volontà di conoscere e capire,
apprendere dalla sua testimonianza di avendo sempre con sé la macchina
vita».Il regalo ha tanto più valore se si fotografica, utilizzata come un bisturi, atta a
considera che Lisetta Carmi gode oggi di sezionare la realtà, a scandagliarla in tutte le
una grande (e giusta) visibilità, determinata sue molteplici sfaccettature. Ovunque ha
da significativi eventi espositivi, dai solo scoperto la centralità della figura umana, a
show alle ultime edizioni di Arte Fiera alla prescindere dalla sua concreta presenza
recente antologica al Museo di Trastevere a nell’immagine; l’ha sottratta alla transitorietà
Roma (2019), museo in cui da anni si del tempo e della visione per eternarla
celebrano gli obiettivi più illustri e
nell’attimo minimo eppure infinito dello
interessanti della contemporaneità, italiani e scatto. Che sia un intellettuale, un
non. E sono già in programma sue
lavoratore, un emarginato, finanche una
importanti mostre al MAN di Nuoro, ad Arles, statua tombale, l’uomo è sempre
capitale internazionale della fotografia, e al protagonista, anche solo per il suo stare al
MUST di Lecce. E sempre a Lecce nel 2011, mondo, per essere testimonianza tangibile
in occasione del Festival del Cinema dell’hic et nunc, del qui ed ora unico ed
Europeo, è stato presentato in anteprima il irripetibile.
film Lisetta Carmi. Un’anima in cammino di
Lisetta Carmi
Daniele Segre, insieme alla personale “Alla
ricerca della verità”, organizzata al Cineporto
da Apulia Film Commission. Un intenso
lavoro di promozione dell’Archivio Carmi,
frutto di una vincente sinergia tra enti
pubblici e privati (non necessariamente
prestabilita), prima tra tutti la prestigiosa
Galleria Martini & Ronchetti di Genova. A
distanza di mezzo secolo le fotografie di
FOTOGRAFIA
di Carmelo Cipriani
5 0
SCATTI DI INGE MORATH
AL MUSEO DIOCESANO
DI MILANO
Presso il Museo Diocesano
Carlo Maria Martini la grande
retrospettiva sul lavoro di Inge
Morath, tra viaggi e vita privata,
con circa 150 scatti e documenti
originali. Marco Minuz, del team
curatoriale, ci ha raccontato la
mostra.
Rinascente, media partner IGP Decaux, ripercorre il
cammino umano e professionale della fotografa
austriaca, dagli esordi al fianco di Ernst Haas e Henri
Cartier-Bresson fino alla collaborazione con prestigiose
riviste. Attraverso i suoi principali reportage di viaggio,
che preparava con cura maniacale, studiando la lingua,
le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava,
fossero essi l’Italia, la Spagna, l’Iran, la Russia, la Cina,
al punto che il marito, il celebre drammaturgo Arthur
Miller, ebbe a ricordare che «Non appena vede una
valigia, Inge comincia a prepararla», si legge nel
comunicato stampa. «Il percorso espositivo dà conto di
questa inclinazione della fotografa, presentando alcuni
dei suoi reportage più famosi, come quello realizzato a
Venezia nel 1953, con immagini colte in luoghi meno
frequentati e nei quartieri popolari della città lagunare,
che sposano la tradizione fotografica dell’agenzia
Magnum di ritrarre persone nella loro quotidianità. Alcune
ambientazioni surreali e alcune composizioni fortemente
grafiche sono un esplicito riferimento al lavoro del suo
primo mentore Henri Cartier-Bresson», ha spiegato
l’organizzazione.
www.dimagazine.it
Inge Morath, Audrey Hepburn sul set di "Unforgiven" (part.), Messico, 1959,
© Fotohof archiv/Inge Morath/ Magnum Photos
I RITRATTI
«La mostra dà
ampio spazio al
ritratto, un tema
c h e h a
accompagnato la
fotografa per tutta
la sua carriera.
Da un lato era
attratta da
personaggi
celebri, quali Igor
Stravinsky,
A l b e r t o
Giacometti, Pablo
Picasso, Jean
Arp, Alexander
Calder, Audrey
H e p b u r n ,
dall’altro dalle
persone semplici
incontrate
durante i suoi
reportage. Tra gli
scatti più iconici,
spicca la
fotografia di
Marilyn Monroe
che esegue dei
passi di danza
all’ombra di un
albero, realizzata
sul set del film Gli
spostati del 1960,
lo stesso dove
Inge conobbe
Arthur Miller che
all’epoca era
sposato proprio
con l’attrice
americana»,
riporta il
comunicato
stampa.
Inge Morath,
veduta della mostra, Museo Diocesano
Carlo Maria Martini, 2020
Inge Morath, Autoscatto, Gerusalemme, 1958, © Fotohof archiv/Inge
Morath/ Magnum Photos
LA MUSICA
AL TEMPO
DEL
Coronavirus
Si sa che la musica è la
miglior cura per l'anima,
einunmomento
storico così delicato,
non può che essere la
protagonista.
La musica è una delle più antiche forme d'arte
umana, se non la più antica. Ed è anche un
formidabile antidoto per la resilienza contro le guerre,
le ingiustizie, le oppressioni e momenti di crisi. Lo
abbiamo visto lo scorso autunno nelle proteste per
strada in Cile, Libano, Catalogna, Hong Kong e
Haiti. Lo abbiamo osservato, più di recente, come
atto liberatorio contro l'isolamento sociale cui milioni
di persone in tutto il mondo sono state costrette per
fronteggiare la diffusione del nuovo coronavirus. Voci
e suoni si diffondono e si connettono, virtualmente,
per condividere i sentimenti più intimi e profondi di
un'esistenza stravolta all'improvviso e mai vissuta
prima. Per avvicinarsi, consolarsi, ribellarsi, sperare, o
anche solo per sopravvivere. Platone, nella sua
Repubblica, ha trattato con enfasi straordinaria
l'importanza della musica nella educazione, poiché il
carattere di un popolo è proprio come la musica che
esso apprezza. La musica rende più profonde le
emozioni e le armonizza fra di loro. Suono e parola
hanno in comune il fascino e la potenza di
espressione di qualcosa che non deve
necessariamente essere immediatamente presente nelle
vicinanze. Ma che al tempo stesso è domabile, quasi
controllabile, proprio attraverso l'espressione e il
canto, quindi tramite la parola e le figure retoriche, il
verso, e il suono.
singer
extra
IN THIS NUMBER :
&deejay
po r ducer
A casa di Jack
live streaming on FB
rubrica a cura Bruno Romano Baldassarri
nella foto: Captured by the moment
live streaming by Captain Jack
www.dimagazine.it104
ELLAVITA
summer music 2020
E' poi ovvio che la parola sia suono, molto prima che
segno o immagine scritta. Inoltre, poesia e musica
obbligano a contare: c'è anche il fascino per il
controllo su qualcosa creato dall'uomo e
contemporaneamente misterioso; originariamente il
ritmo e la ripetizione di elementi sonori serve a
ricordare meglio.
Oltre che all'origine della letteratura occidentale,
come in Omero o negli aedi o nel teatro greco,
l'accompagnamento musicale della poesia risulta
fondamentale in altre epoche ed in altre occasioni,
come nella poesia provenzale e trobadorica in età
medievale, o in molte forme di poesia popolare,
come quella dei cantastorie, o negli odierni
cantautori.
Il rapporto fra la poesia e la musica è fondamentale
in Omero (VIII-IX sec. a. C.), negli aedi (cantori) delle
gesta eroiche e della poesia epica nell'antica Grecia,
ma anche nel teatro greco: all'epoca di Eschilo (VI
sec. a. C.) assistere a una rappresentazione teatrale
consiste nel partecipare a un rito religioso, gli
avvenimenti che si raccontano sono un patrimonio
comune e la tragedia (come la poesia epica) deve
essere austera e grave in quanto svolge la funzione
di «poesia educatrice», moralizzatrice, per
eccellenza ed ecco che deve essere integralmente in
versi. Fabrizio De Andrè rappresenta, nel campo
musicale italiano il più riuscito incontro tra musica e
poesia. I suoi testi, intensi e curati, si basano infatti
su una ricerca ed una cura rigorosa nei confronti
della parola, ben costruita e ben pronunciata.
Spaziando dall'amore alla difficoltà ed al senso
dell'umana esistenza, le canzoni di De Andrè sono
riuscite ad interpretare il sentire collettivo
emozionando e diventando così davvero universali...
"Le passanti" su tutte è quella che preferisco: "dei
baci che non si è osato dare delle occasioni lasciate
ad aspettare degli occhi mai più rivisti" o anche "e ti
piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu
le hai deciso in un vuoto di felicità" e ultima "si
piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere". Non basterebbe
un libro, per esprimere la poesia che emana la
musica attraverso le sue note fluttuanti nell'aria, per
riportare i versi più celebri delle canzoni che
rimangono nei cuori, che fanno parte della vita di
ognuno di noi. Quelle note e quelle parole che ci
accompagnano lungo il percorso del nostro destino.
Ritornelli stonati, canticchiati di prima mattina al
risveglio, che sembrano quasi volerci accompagnare
l'intera giornata. Canzoni gridate con il cuore, in
piena notte, tra le luci abbaglianti di un concerto; le
emozioni forti scorrono lungo tutto il corpo, mentre
tra amici si intona un motivo, sotto un cielo stellato o
sotto un caldissimo sole di piena estate. Canzoni
d'amore che rimarranno per sempre impresse dentro
di noi in ricordo dei bei momenti vissuti. E poi ci sono
quelle melodie che, ogni volta che le ascolti, ti
provocano un brivido forte, una stretta al cuore.
Musica per ballare liberi, per gioire, per emozionare,
proprio come la poesia.
La musica è poesia, la poesia è musica...l'importante
è sentirla dentro. Una canzone può aiutarci a
comprendere meglio chi siamo, il significato del
nostro esistere? Possiamo chiederle di renderci
migliori, oltre che emozionarci?
E comunque, la musica, è forse uno dei settori che
più ha risentito delle barriere alzate per evitare il
contagio: interi tour in giro per il mondo sono stati
annullati, e si sa i concerti, dopo il calo delle vendite
fisiche di album, sono uno degli ambiti più
remunerativi per gli artisti e per tutto l'indotto che gli
ruota intorno. Non molto diversa la situazione per i dj
e le band anche minori che si esibivano nei locali,
anch'essi chiusi per ordinanza. Ma la musica si è
fermata? Diciamo proprio di no! La comunità
artistica, particolarmente colpita dal lockdown
globale, si reinventa grazie al digitale. Sospesa la
programmazione di festival, tour, concerti e djset, gli
artisti si esibiscono in diretta streaming dalle proprie
case, salotti o camere da letto. Per brevi intervalli o
interi show dal vivo, per solidarietà o divertimento.
Non da meno poteva essere per Donna Impresa
Magazine e la sua rubrica “Bella Vita” che per mezzo
del suo eclettico Capitano è stato in onda streaming
con l'appuntamento “Captured by the moment “…
ovvero Catturati dall'attimo. Non è un format digitale
di successo, è il format. Quelli che ascolterete sono
brani che profumano di poesia, che ne ricordano
quello che è il concetto stesso: brani da custodire
con cura, poesie che si fondono perfettamente con le
note. Un viaggio emozionale, un universo dove
l'unione di testa e cuore fa cadere tutte le frontiere
svelando ciò che siamo veramente nel profondo di
noi stessi.
E voi, avete una poesia preferita? Qual è la vostra
canzone-poesia del cuore? “Io non so che cosa sia la
poesia, ma la riconosco quando la sento” (Alfred E.
Housman)
Sono certo che presto tutto finirà e
torneremo a fare le cose che riteniamo più
importanti … con un pizzico di attenzione
in più … comunque sia … parafrasando il
buon Vasco …. Noi siamo ancora qua ….
E già!!!!.
parola di Capitano
B.B.
www.dimagazine.it
live stream on the city
must per la generazione
4.0
Nella foto:Vasco Rossi in un momento del lockdown
www.dimagazine.it
YUSUF RISCOPRE CAT
“Torno sui miei passi e mi riprendo
la musica”
Sorride, è rilassato, ha voglia di godersi Londra come quando era ragazzo e sognava di
diventare un Beatle (ci è andato parecchio vicino) strimpellando la chitarranella camera
dell'appartamento situato sopra al ristorante che suo padre, greco cipriota, gestiva nel quartiere
di Soho. Cat Stevens creò un mito, canzoni semplici e contagiose come Wild world e Father
and son, poi, alla soglia dei trent'anni, la decisione di cancellarsi dall'album d'oro del pop per
seguire un percorso spirituale travagliato e periglioso fin dal nome adottato a partire dal 1977,
dopo la conversione: Yusuf Islam. Da allora, tante polemiche, un impegno assiduo nella
comunità, molto tempo dedicato alla famiglia con la quale vive in pianta stabile a Dubai, molto
rigore, zero allegria, pochissima musica. Stupisce vederlo sorridere, dopo tante interviste in cui
inevitabilmente era l'ortodossia a prevalere ("Nell'Islam non c'è spazio per la musica" ) ed era
praticamente vietato rivangare il passato da popstar. Ma di più sorprende sapere che il nuovo
album The laughing apple, che recupera anche alcuni inediti composti nella seconda metà degli
anni Sessanta, è a nome di Yusuf/Cat Stevens (lo pseudonimo con cui Steven Demetre
Georgiou è diventato famoso non compariva su un disco inedito dal 1978!). Niente più
djellaba, niente più kefiah, Yusuf, 69 anni, è sobriamente vestito all'occidentale quando lo
incontriamo nell'hotel londinese di Maida Vale, a due passi dall'Islamic Centre of England. Lo
accompagna il primogenito Mohammed (che tempo fa incise un album con il nome di Yoriyos),
32 anni, in jeans e chiodo neri. Si diverte da matti il ragazzo quando gli mostro una foto di
Cat scattata a Roma nel 1974 (in cui la somiglianza tra padre è figlio è impressionante), in
compagnia di Florinda Bolkan e Helmut Berger. "Sono due attori famosissimi che hanno
lavorato con Luchino Visconti", spiega Yusuf distrattamente (non ricorda che quella notte ebbe
un epilogo drammatico: all'uscita dal Jackie O' di via Veneto i paparazzi vennero alle mani con
i bodyguard e qualcuno finì all'ospedale). Si accarezza la barba divertito quando gli faccio
notare che ci sono voluti quarant'anni perché Cat e Yusuf si stringessero la mano. "È vero, ma
Cat Stevens è solo un'etichetta legata a un periodo musicale della mia vita molto prolifico e
profondo. È ovvio che anche per Yusuf fosse un punto di riferimento, perché io vivo in
armonia con le canzoni che ho scritto", dice mentre sbircia i disegni che faranno parte della
scenografia del tour australiano in allestimento.
Le è mai capitato, dopo la conversione, quando sembrava che non ci fosse spazio per la
musica nella vita di un buon musulmano, di rinnegare o di provare avversione per quelle
canzoni?
A un certo punto presi la decisione di sospendere la mia attività musicale, perché l'ala più
conservatrice dell'Islam sosteneva che non fosse compatibile con la mia conversione. A quel punto
ero troppo indaffarato con la famiglia e con il mio impegno nella scuola islamica per approfondire la
materia. E difatti nelle ultime interviste dell'epoca dissi (lo dissi anche a lei, ricorda?): sospenderò le
Cat
STEVENS
le mie attività di musicista finché non avrò verificato
personalmente. Non ho mai detto che non avrei più
cantato e suonato, non avrei potuto farlo senza il volere
di Dio, semplicemente lasciai la porta aperta.
Ricordo i suoi soggiorni in Turchia, poi in Egitto per
apprendere l'arabo e applicarsi nell'interpretazione del
Corano.
Era indispensabile, avevo bisogno degli strumenti
necessari per prendere una decisione giusta ed
equilibrata, non potevo continuare a chiedere a questo o
a quell'imam. La maggior parte di loro fa affidamento sulla
leadership, ignorando che l'Islam ha dato un contributo
fondamentale alle civiltà attraverso i secoli, e non solo
perché le prime industrie dello zucchero nacquero in
Marocco, ma anche in fisica e matematica e astrologia. E
in musica: l'oud, il liuto, arrivò da Baghdad in Andalusia,
poi dalla Spagna in Austria, e da lì fino alla corte inglese;
anche gli antichi greci avevano la chitarra. La
civilizzazione non è né islamica né cattolica, né
occidentale né orientale, appartiene all'umanità. Il mondo
islamico ha la sua solennità e il suo rigore, c'è voluto del
tempo per separare le opinioni dai fatti.
Anche la presunzione della cultura occidentale ha
causato molti dei mali di cui stiamo soffrendo.
L'esclusione delle altre culture genera inevitabilmente
problemi. Mi piace ricordare che le civiltà cristiana e
islamica a un certo punto si sono incontrate generando
meraviglie: pensi agli ottomani, Haghia Sophia e le
architetture di Sinan a Istanbul.
Oggi possiamo dire che mettere il nome Islam
accanto a quello di Yusuf fu una decisione che col
tempo, anche a causa degli accadimenti che hanno
fatto seguito all'11 settembre, è diventata
imbarazzante?
C'è un fondo di verità in quel che dice. Quando all'epoca
abbracciai l'Islam, cercai di farlo nella maniera più totale e
rigorosa possibile. I miei principi, da cristiano come da
musulmano, hanno sempre avuto la pace come priorità. È
vero, forse non ho fatto abbastanza all'epoca per chiarire i
malintesi, forse non ho alzato sufficientemente la voce,
ma non è quello il mio lavoro, sono un essere umano non
un politico né un leader religioso.
L'album è una riflessione sugli esordi, uno sguardo
molto tenero all'entusiasmo dell'artista in erba. Alcune
dei brani sono stati scritti quando lei non aveva
ancora vent'anni e non era ancora un idolo del pop.
Sono canzoni che riflettono lo spirito degli anni Sessanta,
un periodo meraviglioso in cui tutto poteva succedere,
nascere, evolversi, un periodo di grandi novità e di grandi
cambiamenti. Il mio sound era piuttosto unico e lo amo
ancora, al punto che è riemerso prepotentemente quando
ho cominciato a pensare a questo disco. Alcuni brani,
come Northern wind (Death of Billy the Kid), con il loro
anelito pacifista, sono tremendamente attuali. Nel periodo
successivo alla conversione tutto questo era rimasto
nell'ombra, volevo provare altre cose, suoni più consoni
alla mia spiritualità. Questa volta ripercorrere le vecchie
strade è stato naturale e irrinunciabile. The laughing apple
è una sorta di prequel di quell'inno all'ottimismo che fu
Moonshadow".
Grazie anche alle sue illustrazioni, sembra un libro o
un album di canzoni per bambini. Le dolci ali della
giovinezza?
Sì, e più si diventa vecchi più sembrano dolci; il contrario
di quel periodo postadolescenziale in cui smaniavo per
crescere e diventare adulto. Sono ricordi indelebili: ieri ho
tenuto uno showcase nel locale dove mio padre gestiva
un ristorante (ora è una galleria d'arte) - ho vissuto al
piano di sopra per ventun anni, lì è nata la maggior parte
delle mie canzoni.
È nonno di otto nipotini, le è capitato di cantar loro
queste canzoni?
Per forza, perché ormai ho un piccolo fan club in famiglia.
S'impara sempre tanto osservando i bambini. Tutti
avremmo da apprendere guardando i bambini giocare,
anche i nostri governanti. È in quel momento che s'impara
a vivere insieme, i meccanismi sono già tutti lì.
Mighty peace, la prima canzone che scrisse a
quindici anni e rimasta nel cassetto, è quella che
riunisce il percorso spirituale di Cat e Yusuf. Il
messaggio sembra essere: non c'è bisogno di
cambiar nome o religione per essere una persona
migliore.
Sacrosanto! La verità non ha colori, non ha pregiudizi,
non ha nazionalità. Di fronte alla verità le esigenze
individuali perdono d'importanza. Per questo è
fondamentale rispettare la legge, come riusciremmo
diversamente a mettere d'accordo due persone che
litigano?.
You can do (Whatever) fu scritta per la colonna
sonora del film "Harold e Maude", ma poi restò
incompiuta. Ora la canta con l'aggiunta di qualche
nuova strofa (Quando i soldati cominciano a
marciare/ Puoi ascoltare quel che dicono/ O puoi
urlare).
La scrissi in Giamaica, a casa del produttore Chris
Blackwell. Il regista Hal Ashby era innamorato delle mie
canzoni, mi diceva: non devi vergognartene perché sono
semplici, è questa la loro forza. In effetti, la mia filosofia di
vita è esattamente quella descritta da questa canzone (la
canticchia, ndr). Le nuove parole mi sono venute quando
l'ho rispolverata per la colonna sonora del film su Steve
Jobs. La prima canzone che Jobs ha salvato in mp3 (me
l'ha detto uno degli inventori del formato) è stata Father
and son, mi ha lusingato saperlo.
Non ha mai pensato di scrivere un'autobiografia per
raccontare tutto e far luce su quello che i vecchi fan
considerano il suo periodo buio?
Ci lavoro da anni. Ne ho già pubblicata una per spiegare
al mondo islamico perché sono tornato a fare musica, si
chiama Why I still carry a guitar (My spiritual journey from
Cat Stevens to Yusuf Islam).
Ha condannato il terrorismo e da sempre è molto
sensibile al problema dei rifugiati. Qual è oggi la sua
più grande paura?
La stampa. Il mondo dell'informazione è così deprimente!
Dovrebbe essere uno strumento al servizio della verità,
dovrebbe... La libertà di stampa è sacrosanta come la
libertà d'espressione, purché non si mistifichi o distorca la
realtà. Che è quel che regolarmente accade.
“A un certo punto presi
la decisione di sospendere
la mia attività musicale,
perché l'ala più conservatrice
dell'Islam sosteneva che non
fosse compatibile con la mia
conversione.
”
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Foto: Dimitri Balan
MUA: Aurelia Liansberg
Styling: Florie
Agent: Silver Agency Paris, France
KANDIS DAVIS
Americana Eclettica che ama L'Europa,
in modo particolare, L'Italia, Parigi e Londra”.
Detroit Country Day Alumna Liaison
Co-founder Global Culture Talks
Cultural Diplomacy Conferred by
U. S. Consul General Milan, Italy
CELEBRATING
Dopo gli studi alla Detroit Music School for
The Arts e alla Detroit Country Day School
dove si è Diplomata con onore e lodi e la sua
pluriennale frequentazione al Blue Lake Fine
Arts ed Interlochen Center for the Arts,
Kandis Davis ha conseguito la Laurea presso la
University of Michigan e Canterbury
University. In Italia, ha proseguito gli studi
musicali frequentando il corso di
Perfezionamento di Violoncello e Musica da
Camera presso la Civica Scuola di Musica
"Claudio Abbado" di Milano, dove ha vinto il
concorso concertistico solistico per archi con il
Concerto di F. Haydn Do Maggiore. Ha
successivamente seguito un Master presso la
Scuola Musicale di Milano tenuto dalle due
prime parti dell’Orchestra Filarmonica della
Scala. Kandis ha iniziato molto presto la sua
carriera da solista; all'età di sette anni ha
eseguito il suo primo recital solistico con
pianoforte. Ha ottenuto affermazioni in
innumerevoli concorsi sin dall’età di otto anni. A
dodici anni, ha eseguito il Concerto di C. Saint-
Saëns in La minore presso la Scholenburg
Symphony Orchestra, continuando ad
effettuare diverse incisioni discografiche e
tournées in Germania, Svizzera, Olanda, e
Francia. Collaborando con le orchestre più
importanti e rinomate del panorama italiano ha
partecipato alla prima Opera diretta da Woody
Allen e prosegue un’attività concertistica dove
si esprime non solo con la musica classica, ma
anche attraverso collaborazioni attuali, come in
quartetto d'archi con David Guetta per
programmi televisivi e con altri artisti come
Laura Pausini, Modá e Gigi D'Alessio per
Rai e Mediaset. Il suo corpo statuario ed il suo
bellissimo volto le hanno consentito di posare e
calcare le passerelle per numerosi stilisti come
Claude Montana, Thierry Mugler,
Ralph
Lauren a New York, Parigi, Londra, Milano e in
Vogue Italia. Ha fatto numerosi spot televisivi
per importanti aziende Italiane, è stata
doppiatrice per Emporio Armani,
Chiquita
Banana e Lavazza ed a recitato con Delia
Scala e Gerry Scotti nella sit com televisiva di
Canale 5 “ IoeLaMamma”. Ha organizzato
l’evento cerimoniale del Premio dal U. S.
Consulate General per la Cultural Diplomacy
del American Ballet Theatre Prima Ballerina
Misty Copeland per il suo debutto con L’Étoile
Roberto Bolle al Teatro alla Scala e l’evento
cerimoniale del Premio dal U. S. Consulate
General per la Cultural Diplomacy del Direttore
Maestro Alan Gilbert al Teatro alla Scala.
Kandis è anche co founder del non profit
Global Culture Talks creando e organizzando
Master Classes Internazionale in partnership
create con la U. S. Consulate General,
Fondazione Cariplo, Accademia delle Belle Arti
di Brera, FareArte e The Chuma Gallery; inoltre
organizzando l’evento cerimoniale del Premio
dal U. S. Consulate General per la Cultural
Diplomacy dell’artista John W. Jones. Svolge
un ruolo attivo nel sociale e nella comunità
multietnica e multiculturale, collaborando con
diverse associazioni ed enti; realizzando
progetti con lo scopo di integrare la comunità
ed è stata Premiata dal U. S. Consulate
General con la U. S. Consul General’s Award
for Cultural Diplomacy.
Arts Advocate
Violoncellista
Cantante
Ballerina
Attrice
Indossatrice/Fotomodella
Events Manager
Public Relations
Manager International
Relations Coordinator Detroit Country
Day Alumna Liaison
Cultural Diplomacy Ambassador
FRANCESCO
Francesco Tursi in arte “ Le Noire” nasce a Moncalieri
il 30 aprile 1972, cresciuto a Trofarello ma tutt'ora
residente a Santena prov.Torino, è un DJ producer
insieme al suo collega Simone Ventura. Francesco
cresce con la passione per la musica sin da piccolo
quando all’età di 18 passava gran parte delle
domeniche in discoteca a guardare e cercare di
apprendere il lavoro del DJ. Nel 1992 frequenta il corso
per DJ e inizia a suonare il varie discoteche in Italia ed
estero, tra cui Magic Club, Porto Seguro,
Rodhouse
341, Gipsy Club, korona Disco, Coyote Club Roma,
Ethage Club, New Havana Cafè, The Sound Club, e
molti altri. Inizia a produrre remix in cui collabora anche
con noti DJ. I due producono musica EDM dove con
ottimi risultati sfornano brani di buon livello come
DREAM, EHART, MAD ma non disdegnano anche
collaborazioni dance con artisti dj del calibro di ALEX
MILANI con cui sono usciti, nel febbraio 2020, col
brano edito da SMILAX - DON'T STOP THE RHYTHM.
“I miei remix non hanno un genere specifico, se una
canzone mi colpisce qualsiasi sia il suo genere ci metto
l’anima per far un buon prodotto rispettando il genere e
l’artista che ha composto il brano” ci dice. “ Mi sono
esibito in discoteche, disco pub e ospite in villaggi
turistici e piazze in Italia ed estero. Locali più noti e con
bei ricordi ”. Sul web è possibile ascoltare le loro
version: delle perle nascoste da scoprire. Francesco
Le Noire è presente su facebook, twitter, instagram,
linkedin.
Per contatti lavorativi francescolenoire@yahoo.it
collabora tutt'ora con RadioScia. Per info e contatti
+ 39 348 5608246.
LE NOIRE
DEEJAY
Negli ultimi decenni i remix
sono diventati una parte
essenziale della
produzione musicale. Ciò
che è iniziato come una
pratica fai-da-te nella prima
dancehall e DJ culture è
ormai un fenomeno
mondiale con addirittura
una categoria propria nei
Grammys. Non è vero che
la versione originale di un
pezzo è sempre meglio
dei suoi remix. È capitato
(e capita tuttora) che certi
brani abbiano riscosso
successo solo una volta
“ritoccati”. Lasciando da
parte i giudizi soggettivi,
esistono canzoni che
hanno conquistato il
pubblico proprio grazie ai
remix, mentre i brani
originali non hanno avuto
altrettanta fortuna, o in casi
estremi sono state del tutto
ignorate dalla stragrande
maggioranza degli
ascoltatori. Almeno una
volta nella vita ognuno di
noi si è domandato: chissà
questa canzone come
sarebbe stata se fosse
stata fatta in un genere
diverso? Alcuni
professionisti in ambito
musicale hanno provato a
dare risposta a questa
domanda sperimentando
combinazioni diverse come
dei veri alchimisti in
laboratorio.
IREMIXSONOIL
RISULTATO DI
QUESTA
SPERIMENTAZIONE.
B.B.
LEONFORTE - SICILIA - ITALIA
FILIPPO STANZÙ
Racconti ...
In casa dei nonni, ruotava frenetico adagiato su un
ingombrante grammofono. Nel mio immaginario il
curioso braccio della testina era il lungo becco di
un uccello e la musica prepotentemente fuori dalla
grossa tromba a spirale si diffondeva eterea come
per magia. Era uno spesso 78 giri, il primo che
vedevo e toccavo. Poi fu una inondazione di vinile.
Lo zio Ignazio ci passava i suoi ormai consumati
45 giri, tipo Tweedle Dee Tweedle Down, roba che
tra i ‘60 e i ‘70 lasciava dondolare i giovani nelle
terrazze estive alla Plaja, Patty Pravo, Demis
Roussos ma anche Don Backy e tanto tanto Lucio
Battisti. Il nostro mangiadischi fece il suo dovere
per anni e a lungo torturato finì per consumarsi
leggendo centinaia di volte I Wish di Stevie
Wonder, il mio preferito. L’incontro con l’etichetta
Motown chiarì che i confini della musica erano più
ampi e sorprendenti di quanto sospettassi. Nelle
case imperversavano i giradischi di Selezione del
Reader’s Digest, c’era Tony che imbracciata la sua
Gibson accompagnava l’assolo di George Harrison
mentre si ascoltava Something, nella stanzetta di
Salvatore impazzavano Le Orme, Hendrix e Area
da Andrea, da Pierfrancesco ho incontrato i Deep
Purple e aggiungo solamente i Led Zeppelin e gli
Emerson Lake & Palmer. Le copertine erano un
viaggio, le spulciavamo fino a sgualcirle,
originalissime quelle di Santana, Lotus addirittura
una rarità, mai visto prima un album triplo.
Iniziai a sfogliare gli LP di Radio Onda Libera, una
buona raccolta, fonte per me di nuovi spunti e
sonorità. Con Giancarlo, mio brioso partner,
conducemmo un programma grottesco, WC si
chiamava, passavamo di tutto, da Bennato agli
Earth Wind & Fire, da Dylan ai Pink Floyd.
Ecco, pensare che la musica analogica abbia
predisposto la colonna sonora della nostra
gioventù mi rende fiero. Riempiva tutti gli spazi, la
ritrovavi dappertutto. All’Eden, come al Jolly ci
intrattenevamo dinnanzi al jukebox per riprodurre
le hit del momento. Attraverso il vetro trasparente
vedevi il meccanismo ruotare per poi arrestarsi col
disco preselezionato. Preistoria.
La vitalità ci sosteneva e la musica era un buon
mezzo per avvicinare le ragazze. Nella sala
circolare di una villa nuova di zecca approntammo
una pseudo discoteca. Contavamo in un solo
giradischi, una strobosfera e una dozzina di faretti
colorati. I’m Your Boogie Man e vai! Disco
Speedway la chiamammo, passò via come una
meteora ma custodisco ancora la mia tessera nero
grigia tra preziose reliquie.
Chi ricorda la New Line Club, prima discoteca
degna di tale nome? Insieme a Serafino, abile
conduttore di Radio Centrale 2, ci proponemmo
timidamente come deejay ai quattro illuminati
cognati che la gestirono. Ci presero, e per quasi
due anni tutti i sabati e le domeniche pomeriggio
appollaiati su un angusto banco mixer suonammo
Disco maneggiando vinile su vinile. Impazzavano i
temi dei Bee Gees, Saturday Night Fever, i
primissimi rappers, oltre agli immancabili lenti.
Quante coppie di futuri sposi avrà coniato Easy dei
Commodores! Nel contempo riuscivo a mantenere
lucidi e ben oleati i miei timpani. Da Elena e
Giovanni il pensiero musicale di Coltrane così
come lo stile inconfondibile di Bach fluttuavano per
la stanza intanto che lanciavamo i dadi sfidandoci
a Risiko. Poi arrivò Carlo. Non posso farci nulla,
non riesco a non emozionarmi ripensando ai tempi
di Radio Remo. Carlo è (era, maledizione!) un
grande. Sempre bendisposto, generoso,
lungimirante, allegro, aprì la sua, la nostra radio
libera col nome del primogenito, Remo. Carlo
disponeva di una raccolta di dischi impressionante,
dal pop americano e inglese al jazz classico e
moderno, dai cantautori italiani impegnati alle
nuove tendenze mondiali, reggae, elettronica. In
sala di registrazione scoprii quanta più musica
potevo riportandola in bobine magnetiche da
mandare in onda nelle ore notturne. Ogni sera
Spazio PdV, programma che curai col mio gruppo
di amici, distribuiva il meglio del panorama
musicale jazz e rock. Posso tranquillamente
affermare che è, anche e principalmente, grazie
alla radio del compianto Carlo Romano che il
livello della qualità di ascolto della mia generazione
e di quelle a seguire è, dico senza modestia,
abbastanza elevato. Improvvisamente, giunse il
digitale. Fu Tony, quello che accompagnava
l’ascolto dei Beatles con la chitarra elettrica, il
primo tra noi a votarsi alla nuova tecnologia e
piano piano ci convertimmo tutti. I compact disk
erano più versatili, l’ascolto più comodo. Si
aprivano nuove pagine, nuovi orizzonti nelle nostre
vite, anche se i tempi del vinile non potremo
dimenticarli mai.(…)
Da "Annotazioni senza scopo circa
un leone non più forte" di Giusto
Perdiletto
F.S.
cuori
in
confusione
Il rock degli Hania
e la voce di Roberta Faccani
Nei digital store e nelle radio italiane
dal 12 Giugno è arrivato “ Cuori in
confusione ”, il nuovo singolo della
band romana HANIA, questa volta
insieme alla cantautrice e nota
performer italiana Roberta Faccani (ex
voce Matia Bazar, Zerovskij di Renato
Zero, Romeo e Giulietta ama e cambia
il mondo - David Zard) che torna
ancora una volta in scena con una
band per dare supporto alle nuove
generazioni del panorama musicale
italiano con la sua esperienza e
caratura per dare una forte spinta
energetica ad un inno da ballare e
cantare a squarciagola.
ROBERTA FACCANI
"Cuori in confusione” (musica
di Giacomo EVA, testo di
Roberta Faccani e Giacomo
EVA, arrangiamento di Matteo
Caretto, Nèra, direzione artistica
Gianni Testa per la Joseba
Publishing) è un invito a vivere
questa estate con più voglia di
sempre tenendo per mano la
persona amata. “Sei sei sei”
vuole essere, infatti,
un’affermazione rivolta
all’amore ma anche all’estate.
Cuori in confusione è un brano ballabile,
dal grande appeal radiofonico, con un
chorus di facile presa pur tuttavia
raffinato e non banale. La mia voce e
quella del leader degli Hania si sposano
perfettamente in un connubio fresco e
giovanile: una sfida decisamente ben
riuscita che mi ha entusiasmata,
coinvolta con rinnovate passione e linfa
vitale. Ho scelto di ritornare a lavorare
ripartendo da una collaborazione con
una band perché
adoro il feeling che si
crea con i musicisti con i quali si è
instaurato un rapporto di amicizia, un
senso di famiglia e condivisione. Tutto
questo è il preludio a un mio ritorno
discografico e sono strafelice e pronta a
farlo con Joseba Publishing, etichetta
discografica con la quale ho trovato una
grande affinità artistica e umana. Dopo
alcuni anni di teatro ho sentito l'
esigenza
di tornare alla discografia e con il mio
staff stiamo preparando una nuova
Roberta che si racconterà a
trecentosessanta gradi in musica e
verità, esplorando mondi sonori e vocali
diversi dal passato.
ROBERTA FACCANI (“MATA” per i
fans), nasce ad Ancona dove inizia la
sua carriera artistica professionalmente
nel 1988, dopo aver conseguito il
diploma di “perito aziendale,
corrispondente in lingue estere”.
Dopo alcuni anni di gavetta nei clubs
marchigiani debutta nel 1990 arrivando
seconda a "CASTROCARO TERME",
noto festival per voci nuove (di GIANNI e
MARCO RAVERA) trasmesso da Rai
due. Nel 1992 vince il concorso
patrocinato da IVAN GRAZIANI "QUASI
QUASI UN FESTIVAL", nella categoria
cantautori con il brano interamente
scritto da lei “Ma quale vita”. Nel 1994
arriva in finale Rai TV a: "UNA VOCE
PER SANREMO" con il brano “Quante
stelle” di cui è anche autrice. Nel 1995 si
diploma INTERPRETE DI MUSICA
LEGGERA al "C.E.T." (Centro Europeo
di Toscolano), scuola istituita da MOGOL
e nel corso degli anni 90 lavora come
vocalist per artisti come: (PAOLA TURCI,
ADRIANO CELENTANO, MARIO
LAVEZZI, ANNALISA MINETTI,
ORNELLA VANONI, AIDA COOPER,
THELMA HOUSTON, ecc); Negli stessi
anni è in tv nel programma di Italia Uno
“METEORE", come vocalist nella band
del maestro LUCA ORIOLI. Dopo alcuni
anni in tour come vocalist e chitarrista
nello show "VOCI E CHITARRE" di
Mogol e Lavezzi, nel 2000 esce il suo
primo singolo "RIDO" scritto da lei
stessa con LIVIO VISENTIN (LIJAO) e
ANGELA BARALDI, prodotto da Lavezzi
e distribuito SONY MUSIC con l’allora
direttore artistico RUDY ZERBI). Esce
anche il relativo video che sarà
censurato per lʼimmagine provocatoria
dellʼartista. Contemporaneamente al
percorso discografico inizia quello di
performer in teatro nel 1999; per due
stagioni consecutive interpreta il ruolo di
“JOANNE JEFFERSON” nel cast
italiano originale del musical "RENT",
scelta personalmente dal maestro
LUCIANO PAVAROTTI e diretta dal
regista e coreografo FABRIZIO
ANGELINI. Dal 2002 al 2004 interpreta
il ruolo della “MAMMA DI LUCIGNOLO”
nel cast originale de: "PINOCCHIO, IL
GRANDE MUSICAL", per la regia di
SAVERIO MARCONI, con musiche e
liriche scritte dai POOH, prodotto dalla
COMPAGNIA DELLA RANCIA. Nel 2004
viene scelta come voce solista dal noto
gruppo “MATIA BAZAR” con cui debutta
al "FESTIVAL DI SANREMO" del 2005
con il brano GRIDO D'AMORE, che si
aggiudica il terzo posto nella categoria
“gruppi”. Con la band genovese resterà
fino al 2010 e oltre a numerose
partecipazioni televisive e tournée
italiane ed estere, inciderà tre albums e
un dvd: ("PROFILI SVELATI" nel 2005
"ONE,TWO,THREE,FOUR VOL.1 e
2"(2007 e 2008) -
"ONE,TWO,THREE,FOUR...CIAK!"
(2009). Nel 2009 scrive musiche e liriche
del musical "STREGHE, UN MUSICAL
MAGICO" per la regia di GIANFRANCO
VERGONI. NEL 2010 torna a teatro
come performer per due stagioni consecutive nel ruolo
della REGINA DI CUORI in "ALICE NEL PAESE
DELLE MERAVIGLIE", musical diretto da CHRISTIAN
GINEPRO. Nel 2012 esce il suo primo album da
solista "UN PO' MATT(i)A, UN PO' NO ...
CONTROTEMPO LIVE TOUR 2012", cd + dvd
omaggio al suo background artistico e nel 2013 il suo
secondo cd da solista "STATO DI GRAZIA" con 14
inediti scritti da lei stessa insieme GIORDANO
TITTARELLI. Il 2 ottobre 2013 debutta all' ARENA DI
VERONA nel ruolo di LADY MONTECCHI in "ROMEO
E GIULIETTA AMA E CAMBIA IL MONDO", opera
popolare prodotta da DAVID ZARD, diretta da
GIULIANO PEPARINI, musiche di GERARD
PRESGURVIC e liriche di VINCENZO INCENZO. Il
musical, con più di 400 repliche all'attivo, rimane
campione d’incassi per tre stagioni consecutive dal
2013 al 2016. Il 28 novembre 2014 si esibisce in
mondovisione in onore di PAPA FRANCESCO a SAN
GIOVANNI IN LATERANO, nella manifestazione
"TERRAM IN PACIS" accompagnata dallʼorchestra
diretta dal Maestro JACOPO SIPARI DI
PESCASSEROLI. Nel 2013 scrive il brano "LA LUPA"
per il ritorno discografico di FIORDALISO e
"LAZIO GENERAZIONE" inno calcistico per la squadra
della LAZIO; scrive e duetta in "QUESTO AMORE
PROIBITO” con il collega performer VITTORIO
MATTEUCCI, scrive il brano “IO MI AMO” per la
collega performer SILVIA QUERCI e collabora con il dj
NEROLOZ per la versione remix del brano "IL
MONDO CHE VERRÀ" da cui è tratto anche un
videoclip. Da anni insegna didattica di canto pop e
musical in numerose masterclass in giro per l'Italia
proponendo il suo personale metodo: "LA FABBRICA
DEL CANTANTE ATTORE" e ha aperto l'etichetta
discografica "BANDIDOS RECORDS" che si occupa
anche di produrre giovani talenti (come ALICE
SPINETTI con il brano “ANAHERA” di cui ha prodotto
anche il relativo video). Con la sua nuova etichetta nel
2017 pubblica il brano "NON SAI IL MIO NOME",
dedicato a una sua personale storia d’amore. Da aprile
2017 e in tour con lo spettacolo "ELETTROTOUR",
accompagnata dalla “MATABAND”. Dal 1 luglio 2017 è
in tour anche con RENATO ZERO nello spettacolo
"ZEROVSKIJ, SOLO PER AMORE", scritto dallo
stesso ZERO con VINCENZO INCENZO, dove canta
e recita a fianco del grande artista romano
interpretando il doppio ruolo di "MORTE e VITA".
Prende parte al progetto “AUDIO BAZAR
EXPERIENCE” a fianco dei colleghi AUDIO2 e TONY
ESPOSITO, in cui i tre artisti ripropongono le canzoni
più famose del repertorio Audio2, Esposito e Matia
Bazar interagendo fra loro sul palco in due ore di
concerto. Il 10 novembre è uscito il suo terzo album da
solista: ”MATRIOSKA ITALIANA”, (distribuito
UNIVERSAL), che omaggia la musica e gli artisti
italiani più famosi in Russia con 11 covers più tre inediti
scritti dalla stessa Faccani tra cui il primosingolo e
relativo video dal titolo “L'ALTRA METÀ DI ME”,
promuovendo l’album anche in trasmissioni tv come
“UNO MATTINA” (RAI 1), “BEL TEMPO SI SPERA”
(TV 2000), “MUSICA E’ PASSIONE” (TELEPAVIA),
“FESTIVAL ITALIA IN MUSICA” (CANALE ITALIA),
ecc…A gennaio 2018 è uscito il secondo singolo
estratto dal titolo “VENTIQUATTRORE” e il relativo
video e da febbraio è tornata a vestire i panni di lady
Montecchi nella nuova edizione di Romeo e Giulietta
ama e cambia il mondo di Zard e Peparini. A marzo
2018 è uscito per il grande schermo il film
“ZEROVSKIJ, SOLO PER AMORE” il docu-film di
Renato Zero registrato durante una delle due date
allʼArena di Verona. Attualmente Roberta è in tour nelle
piazze con due spettacoli diversi: “MATRIOSKA
ITALIANA IL TOUR” con la sua mataband e con
lʼorchestra “LIVE ORCHESTRA” con uno show
omaggio alle band storiche italiane anche in
collaborazione con VITTORIO DE SCALZI, fondatore
della nota band “NEW TROLLS”. Nel mese di ottobre
2018 ha partecipato come featuring nel brano
“L’elefante e la farfalla” contenuto nel disco “CREDO”
del cantautore Vincenzo Incenzo prodotto da Renato
Zero. Attualmente sta preparando un nuovo spettacolo
teatrale incentrato sulla storia della sua carriera e
contemporaneamente svolge la sua professione di
didatta in numerose masterclass sul canto moderno
dal titolo “DALLA VOCALITA’ ALLA PERFORMANCE
con il collega MARCO CLARIZIA, portando la sua
personale esperienza tecnico-interpretativa di trent’anni
di attività professionale tra discografia e teatro
musical.Nel 2019 scrive il brano “A QUANDO
L’AMORE?” interpretato dalla collega e amica
BARBARA COLA, per lo show tv di Rai Uno “ORA O
MAI PIÙ”. Il brano è anche contenuto nella compilation
distribuita dalla rivista “TV SORRISI E CANZONI’. Ad
aprile 2019 ha partecipato a ben 13 puntate del
programma tv “MILLEVOCI” del patron GIANNI
TURCO, trasmesso da molte emittenti regionali e
anche da canale Italia, cantando molti brani tratti dai
suoi album da solista.Per la presentatrice dello stesso
programma DAPHNE BARILLARO, scrive due
canzoni: “MA SE MI DICI” e “L’AMORE VIENE E VA”.
Nel giugno 2019 e’ uscito il nuovo disco di SILVIA
MEZZANOTTE, anche lei ex cantante dei Matia Bazar,
dal titolo “ASPETTA UN ATTIMO” in cui è contenuto il
brano “MA CHE SPETTACOLO” scritto da Roberta sia
per la parte letteraria che musicale. Il brano è cofirmato
da Giordano Tittarelli e Giuseppe Marcucci. A
settembre 2019 è stata scelta per rappresentare l’Italia
in Brasile all’interno di un progetto culturale-artistico
triennale che si è concretizzato nello spettacolo “O’
INCONTRO” in coppia con il musicista MILTON
GUEDES per alcune tappe nelle principali città
brasiliane. Recentemente ha registrato il brano
“ANGELI” in coppia con la soprano BARBARA DE
SANTIS” scritto dal musicista e produttore FRANCO
CIANI, recentemente scomparso, presentato in
commissione per il festival di SANREMO 2020 e
prodotto da NANDO SEPE. A giugno 2020 pubblica un
singolo come featuring alla band hania, “cuori in
confusione”, un brano tormentone estivo dal carattere
pop rock che annuncia il suo ritorno in scena con la
joseba publishing.
J.P.
Cuori in confusione
è un brano ballabile,
dal grande appeal
radiofonico, con un
chorus di facile presa
pur tuttavia raffinato
e non banale. La mia
voce e quella del leader
degli Hania si sposano
perfettamente
in connubio
fresco e giovanile.
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ANA IANCU
, ho 25 anni, vivo in Romania,
BelleScoperte
the singer
"Mi chiamo Ana Iancu
la città di Târgoviște, ho studiato giurisprudenza
all'Università “ Valahia”, Master in Diritto commerciale
e attualmente sono al Dottorato, il 3° anno di tirocinio.
La mia passione è la musica, si dice che la musica sia
il cibo dell'amore e che la vita sarebbe un errore
senza musica. Volere, credere, amare! Quando sono
felice, canto. Quando sono triste, canto. Quando mi
rilasso canto. Quando incontro ostacoli, canto. La
musica in sintesi mi dà la forza di superare qualsiasi
cosa, di andare avanti. Ogni canzone nasce da una
profonda motivazione: la prima, incisa sotto il nome di
Casandra (ho scelto questo nome in memoria dei
miei nonni), è stata pubblicata nel 2015 e si intitola
"Solo tu". Di seguito "Non mi arrenderò": un
messaggio positivo che invita a non mollare mai nella
vita, a non arrendersi, è stata pubblicata nel 2016. Nel
2017, sotto la guida del noto Daniel Mihai Călin sul
canale Danezu Music, esce "Sola" che ha segnato un
traguardo importante nella mia carriera professionale:
grazie a questa canzone è iniziata una meravigliosa
collaborazione, con grandi professionisti. Un team
eccezionale. Questo anche grazie alla meravigliosa
collaborazione delle mie straordinarie amiche: Sorina
Ceugea e Danezu, due donne molto apprezzate nella
musica e nella società, che ringrazio dal profondo del
cuore. Il 14 ottobre 2019, abbiamo pubblicato la
canzone "Sigură pe ea", una canzone composta,
registrata alla Danezu Music. Il 1° luglio 2020, potrete
ascoltare la mia nuova canzone: "Andale"... sono
certa che sarà molto apprezzata dai miei fan."
TÂRGOVIȘTE - ROMANIA
La musica è "magica" unisce
le persone, scopre valori,
trasmette sentimenti, messaggi
positivi, eleva le nostre anime
verso l'alto, ci scopre, ci trova,
ci unisce e ci rende migliori.
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