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La Toscana nuova - Anno 3 - Numero 7 - Luglio / Agosto 2020 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 6072 del 12-01-2018 - Iscriz. Roc. 30907. Euro 2. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI/0074
Un connubio di gusto, stile ed eleganza
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Sommario luglio / agosto 2020
I quadri del mese
Lucia Pecchia, L'ultimo giorno (2020), olio su faesite, cm 60x60
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L’energia del colore nei quadri-scultura di Soterus
L’iter artistico di Skim dalla street art alla pittura su tela
A Eugenio Giani il Premio Francesco I de’ Medici
Franco Manescalchi, intellettuale e artista a tuttotondo
Federico Patellani, caposcuola del fotogiornalismo italiano
Intervista a Wolfgang Ludes, maestro della fotografia beauty
Mauro Martin, fotografo della bellezza irraggiungibile
Walter Savage Landor, poeta e letterato “inquieto” a Firenze
Al cinema a casa: Il passato di Asghar Farhadi
Idea Toscana apre i battenti nel centro storico di Firenze
Dimensione salute: tornare alla normalità dopo la pandemia
Psicologia oggi: Covid-19, il virus della paura
Salvo Messina, una vita per l’arte nel segno della libertà
Zeno Colò e Celina Seghi, due vite per lo sci
Alessio Ramacciotti Ramadon, artista con la musica nel cuore
Gianni Panciroli protagonista allo Spazio Lazzari di Treviso
Passione ed impeto nell’opera grafica di Patrizia Gabellini
I mille volti della città secondo Enzo Mauri
Arte moderna e contemporanea alla Casa d’aste Colasanti
Un viaggio alla ricerca dei teatri storici della Toscana
La magia del mare nella pittura di Stjepko Mamic
Ulisse tra arte e mito ai Musei di San Domenico di Forlì
Il percorso di Roberto Celli dentro e fuori l’immagine
Gloria Marianelli, giovane talento in divenire
Capanna: meraviglia multisensoriale in Montalcino
Percorsi culturali in Toscana: il Roseto Fineschi di Cavriglia
Giuseppe Valdengo, grande baritono e interprete verdiano
La mostra di Luca Meroni al Terme Beach Resort di Punta Marina
La voce dei poeti: le liriche di Stefania Contardi
Madre Teresa di Calcutta, la santa dei “più poveri tra i poveri”
Il super tifoso viola: Don Backy, tra musica e scrittura
Sonia Cecconi: dall’astrazione l’origine di un mondo nuovo
Bruno Becattini, pittore di paesaggi senza tempo
Deposito Rotabili Storici: il “paradiso” delle locomotive a Pistoia
Dopo il Coronavirus, le opportunità per le aziende italiane in Cina
Ricordando Dante Rossi, soldato e imprenditore fiorentino
L’avvocato risponde: le frontiere giuridiche dei nuovi marchi
Ripartire con il Movimento Life Beyond Tourism Travel to Dialogue
B&B Hotels Italia: viaggiare con tariffe flessibili e bonus vacanze
Franco Cruder, l’artista del bartender
Cuore viola: i primi due scudetti della Fiorentina in un collage
Gli evergreen di tutti i tempi a Ditutto Dipiù
Gelateria Menne, l’eccellenza del gelato a Certaldo
Elena Gheri, Sotto la pioggia d’autunno, olio su tela, cm 60x90
La Toscana nuova - Anno 3 - Numero 7 - Luglio 2020 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 6072 del 12-01-2018 - Iscriz. Roc. 30907. Euro 2. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI/0074
In copertina:
Francesco Ferrante "Soterus",
Sguardo materico (2019), pittoscultura,
legno, colori e resine naturali, cm
53,5X79,5
Periodico di attualità, arte e cultura
La Nuova Toscana Edizioni
di Fabrizio Borghini
Viale F. Redi 75 - 50144 Firenze
Tel. 333 3196324
lanuovatoscanaedizioni@gmail.com
lanuovatoscanaedizioni@pec.it
Registrazione Tribunale di Firenze
n. 6072 del 12-01-2018
Iscriz. Roc. n. 30907 del 30-01-2018
Partita Iva: 06720070488
Codice Fiscale: BRGFRZ47C29D612I
Anno 3 - Numero 7
Luglio / Agosto 2020
Poste Italiane SpA
Spedizione in Abbonamento Postale D.L.
353/2003 (conv. in L 27/02/2004 n, 46)
art.1 comma 1 C1/FI/0074
Direttore responsabile:
Daniela Pronestì
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Capo redattore:
Maria Grazia Dainelli
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Facebook e Instagram:
La Toscana nuova - Periodico di attualità,
arte e cultura
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Testi:
Ugo Barlozzetti
Laura Belli
Giancarlo Bianchi
Paolo Bini
Margherita Blonska Ciardi
Doretta Boretti
Lorenzo Borghini
Fabrizio Borghini
Claudio Caioli
Viktorija Carkina
Jacopo Chiostri
Stefania Contardi
Nicola Crisci
Maria Grazia Dainelli
Massimo De Francesco
Romano Dini
Aldo Fittante
Giuseppe Fricelli
Serena Gelli
Paola Giusti
Stefano Grifoni
Stefania Macrì
Emanuela Muriana
Franca Loretta Norcini
Anita Norcini Tosi
Gianni Panciroli
Claudio Parigi
Lucia Petraroli
Elena Maria Petrini
Antonio Pieri
Daniela Pronestì
Valter Quagliarotti
Lucia Raveggi
Stefania Reitano
Barbara Santoro
Gaia Simonetti
Michele Taccetti
Silvano Valentini
Francesca Vivaldi
Foto:
Giancarlo Bianchi
Paolo Bini
Roberto Celli
Marco Gabbuggiani
Wolfgang Ludes
Franca Loretta Norcini
Mauro Martin
Federico Patellani
Silvano Silvia
Charlie Xia
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La moda nasce dall'esigenza
dell'uomo di
vestirsi. L'indumento
diventa come una seconda
pelle che esterna
l'anima dell'individuo:
questa necessità
si fa sempre più complessa
nell'era virtuale
del XXI secolo, luogo
di moltiplicazione di
massa e sorgente di
fast fashion. Risaltare
diviene difficile a causa
dell'orientamento
commerciale di abiti
di stratificazione. L'atelier-maison
Giulia
Carla Cecchi, della
celebre stilista Pola
Cecchi, vi propone
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Ritratti
d’artista
Salvatore Ferrante
L’energia del colore incontra la tridimensionalità del
legno nei quadri-scultura di Soterus
di Lucia Raveggi
Nato nel 1972 a Visciano, in provincia
di Napoli, fin da piccolo
Salvatore Ferrante, nome d’arte
Soterus, dimostra una forte passione
per la pittura e per il disegno. Nel 2007
si traferisce in Toscana, in provincia di
Siena, e dal 2011 vive a Torrita di Siena,
dove ha iniziato la carriera artistica.
Dopo aver praticato la pittura ad olio, si
è dedicato alla lavorazione del legno come
artigiano nel settore del restauro.
Da qualche anno ha unito l’amore per
la pittura a quello per il legno, fondendo
entrambi in una sola forma artistica,
i quadri in legno, e diventando pittore
e scultore allo stesso tempo. Eclettico,
creativo, sempre aperto alle novità, realizza
opere uniche e difficilmente imitabili
che richiedono inventiva, precisione
e infinita pazienza. Il suo obiettivo è superare
la bidimensionalità della tela attraverso
opere che essendo in rilievo
suggeriscono a chi le osserva la sensazione
di una prospettiva a più dimensioni.
Dipinge con una tecnica del tutto
personale e sperimentale che consiste
nell’uso di resine naturali e colori di sua
invenzione, con i quali riesce ad ottenere
un gamma cromatica particolarmente
luminosa e brillante. Ogni opera è il
risultato di un attento lavoro anche preparatorio:
dai bozzetti su carta, il disegno
viene riportato su assi di legno poi
ritagliate, levigate una ad una, colorate
e quindi assemblate su di una base secondo
diversi livelli prospettici. La composizione
viene poi rifinita da cornici di
sua realizzazione. S’ispira ai colori della
pittura naïf, ai cieli di Van Gogh e alle
sinuosità dei quadri di Tamara de Lempicka.
Simmetria e compostezza abitano
queste opere, suggerendo il senso di
una ricerca artistica
rigorosa, colta
ma anche capace
di accompagnare
l’osservatore alla
scoperta di un
mondo abitato dai
sogni e dalla fantasia.
I suoi quadri
fanno parte di
collezioni pubbliche e private; ha esposto
in contesti di prestigio sia in Italia
che all’estero, come ad esempio a Parigi
(Carrousel du Louvre), Cannes (Palazzo
del Cinema e del Festival) e alla
mostra I mille di Sgarbi curata dall’omonimo
critico d’arte. Gli sono stati dedicati
numerosi articoli e interviste; nel
2019 ha ricevuto il prestigioso premio
Ponte Vecchio a Firenze.
Salvatore Ferrante “Soterus”
Studio a Torrita di Siena
Via Pantanelli di sopra
+ 39 3382028071
soterusart@gmail.com
Passione al tramonto (2019), legno, colore e resine naturali, cm 67x64
Firenze (2020), legno, colore e resine naturali, cm 37x52
SALVATORE FERRANTE
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GABRIEL DIANA
SCULTURE MONUMENTALI
Coppia seduta, bronzo fuso a cera persa ed acciaio Corten, h 1,90 m x 1,80 m
Le sculture del maestro Gabriel Diana sono
esposte al Dian’arte museum in Corsica ed
esclusivamente vendute all’atelier dell’artista
Spedizione in tutto il mondo
Gabriel Diana – Dian’Arte Museum
5992 Route des Marines de Borgo – F 20290 BORGO
+33 6 69 24 0110 – gabriel.diana@wanadoo.fr - www.gabriel-diana.com
L'homme qui court, Santa Giusta Residence Palace, Porto Vecchio (Corsica)
Incontri con
l’arte
A cura di
Viktorija Carkina
Skim
Dalla street art alla pittura su tela: un iter artistico fuori
dalla convenzioni
di Viktorija Carkina
Cosa ti ha spinto a dedicare la
tua vita all’arte e quando è
successo?
Ho sempre disegnato e a 13 anni ho iniziato
con i graffiti, inizialmente sulle biciclette,
ma presto passando ai muri.
Anche se ho studiato grafica, ero molto
attratto dalla pittura, quindi ho voluto
unire il graffito alla grafica e al mondo
della Pop Art. Poi ho proseguito con gli
studi alla Comics Academy, dove ho
sviluppato i disegni nello stile dei cartoni
animati. Nel 2008 ho aperto a Scandicci
il mio primo studio d’arte, quindi
all’età di 23 anni ho iniziato ufficialmente
la carriera artistica. Di notte andavo
a fare i graffiti, mentre di giorno facevo
lavori di grafica pubblicitaria oppure
opere pittoriche su commissione.
Molti artisti sono contrari ad un percorso
accademico, tu quale hai scelto?
Prima ho studiato all’istituto d’arte e dopo,
proprio per questo motivo, non ho
voluto proseguire il mio percorso dentro
le mura di un’accademia. La scuola
che ho scelto è risultata molto utile per
il prosieguo della mia carriera perché
coincideva con i miei gusti e con il mio
stile. L’istruzione artistica è senz'altro
molto utile, ma non è da meno l'esperienza
diretta sul campo anche se, per
partito preso, tanti posizionano i graffitisti
ad un livello più basso rispetto ai
pittori tradizionali che vengono dall'accademia;
ed è un peccato che l’arte dei
graffiti tutt’oggi venga erroneamente
sottovalutata.
Come mai?
E’ una realtà quasi esclusivamente italiana,
all’estero i fumettisti e gli street
artist vengono compresi e valorizzati di
più. L’Italia non ha ancora pienamente
accolto questo tipo di arte a partire dalla
didattica dove, l’argomento graffiti,
all’interno della storia dell’arte contemporanea
è marginalmente accennato,
mentre dal punto di vista espositivo,
all’interno dei musei italiani, i graffiti e
l’arte dei graffitari sono quasi totalmente
assenti.
www.florenceartgallery.com
Viktorija Carkina e Skim nello studio dell'artista
Nonostante ciò, tu ci sei riuscito ed
esponi nelle migliori gallerie, sia in
Toscana che nel resto d’Italia, anche
se il tuo percorso iniziale, come hai
detto, è stato ben diverso. Ricordi il
tuo primo graffito?
Un giorno di nuovo mi sorriderai (2019), acrilico e marker su tela, cm 150x100
Sì, l’ho fatto da bambino a Principina a
mare, sul litorale grossetano, durante le
vacanze d’estate. Poi, una volta tornato
a casa, ho iniziato a disegnare a Elettro
Più, che era un centro sociale. Avevo
15 anni e studiavo appunto all’Istituto
d’arte di Porta Romana; mi ricordo di
aver avuto professori bravi con i quali
avevamo un rapporto di amicizia che
mi ispirava a disegnare. Ancora oggi ci
sono tantissimi banchi e sgabelli, colorati
da me in quel tempio dell'istruzione
artistica.
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SKIM
Ciò che siamo stati non saremo più (2020),
acrilico e marker su tela, cm 150x150
La vita va...perpetuo il moto (2020), bomboletta spray,
acrilico, marker su tela, cm 80x100
In questo angolo di mondo insieme (2020), bomboletta
spray, acrilico, marker su tela, cm 100x100
Cos’è l’arte murale per te? Aderisci a
questo movimento solo dal punto di
vista estetico, di affinità stilistiche
oppure ti senti di appartenere alla
cultura underground?
Come si vede dai miei quadri, alla fine il
graffito non c’è. Perché il graffito è nato
sul muro e deve stare lì, ha bisogno
di tanto spazio. Per me il graffito è importante
perché è la radice di tutta l’arte.
Se ci pensi, già le donne nelle caverne disegnavano
le scene di caccia, sono state
le prime graffitare della storia. Sappiamo
che Diego Rivera era un muralista, ma se
ci pensiamo anche Michelangelo è stato
un graffitaro.
Se pensiamo alla decorazione della
Cappella Sistina, Michelangelo e Raffaello
possono essere definiti dei graffitari,
ma soltanto dal punto di vista del
supporto pittorico, non appartengono
certo alla cultura dell’underground.
Certamente, il mio era un ragionamento
prettamente tecnico, il concetto di underground
è un’altra cosa e nel mio caso è
un punto di partenza. La storia ci mostra
che è stato così per tanti artisti, pensiamo
a Keith Haring, Rammelzee o, per arrivare
a noi, a Toxic e, come loro, non abbandonerò
mai i graffiti, nonostante la maggior
parte dei miei lavori siano realizzati su tela
ed il pennello sia lo strumento che utilizzo
di più.
Quali sono stati gli artisti che ti hanno
ispirato ad intraprendere la strada
dei graffiti?
E' una bella domanda, certamente il mio
ispiratore massimo per il mondo dei graffiti
è stato Keith Haring mentre, per la pittura,
ho subito il fascino di Picasso, Van
Gogh, Jean Dubuffet ed ultimamente anche
di George Condo.
Dubuffet era ispirato dai disegni dei
bambini e anche nelle tue opere c’è
un richiamo all’infanzia, anche se in
una chiave diversa, meno inquietante
e più ottimistica.
Sì, esatto. Per questo chiamo i miei quadri
i Kaos armonici. Rifletto tanto sugli
accostamenti dei colori, ma mantenendo
sempre uno stile infantile. Devo dire
che i bambini percepiscono i miei quadri
meglio di tutti e vedono i dettagli che un
adulto non nota. I miei quadri sono colorati,
giocosi, ma nascondono anche tematiche
importanti che voglio esprimere
in maniera diretta. Prima ho accennato
a Picasso, che sento molto vicino per
due motivi: il primo perché la mia origine
è nell’arte figurativa e ritengo che il disegno
sia alla base; il secondo motivo è
perché, come Picasso, anche io nel mio
piccolo sono passato dalla figurazione
classica ad un tipo di arte estremamente
personale.
Ti sarebbe piaciuto essere a New York
negli anni Ottanta e frequentare l’ambiente
di artisti quali Keith Haring e
Jean Michel Basquiat?
Sì, perché probabilmente il mio percorso
artistico sarebbe stato più facile e sarei
stato compreso più velocemente. Nella
mia arte unisco il graffito, la Pop Art,
i fumetti e la pittura, utilizzando vernici,
spray e pennarelli. Sono opere che a volte
fanno arrabbiare le persone impreparate,
perciò invito tutti a difendere questa arte.
Una curiosità sul tuo nome: perché
Skim?
Skim è nato mentre scrivevo "Skimboard"
su una tavola di legno che stavo dipingendo;
in più skim vuol dire scremare,
quindi mi ricorda la schiuma che esce
dalla bomboletta spray.
Un’ultima domanda, direi di rito: quali
sono i tuoi progetti nel prossimo futuro?
Con la quarantena e le successive normative
sul Covid-19 sono stati posticipati
al prossimo anno una serie di mostre
tra cui la mia personale in Regione Toscana
e un’importante mostra pubblica
a Roma. Oltre agli eventi abbiamo posticipato
anche l’uscita di una monografia
che, a questo punto, verrà realizzata
nel 2021 ed uscirà in occasione dei dieci
anni dalla mia prima mostra personale.
Al momento, l’unica mostra monografica
confermata per quest’anno sarà alla Florence
Art Gallery in autunno, dove mi auguro
si potrà tornare a vedere una bella
affluenza di gente senza i timori dei fantasmi
attuali.
Cornici Ristori Firenze
www.francoristori.com
Via F. Gianni, 10-12-5r, 50134 Firenze
SKIM
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Eventi in
Toscana
A Eugenio Giani il Premio Francesco I
di Fabrizio Borghini
L’associazione Toscana Cultura
con Toscana Tv, il mensile
La Toscana Nuova e la Fornace
de’ Medici ha istituito il Premio
Francesco I de’ Medici per ricordare
il secondo Granduca di Toscana,
nei luoghi da lui più amati. Infatti, nel
1569 dette incarico all’architetto Buontalenti
di edificare la Villa di Pratolino
i cui lavori si protrassero fino al
1575 e richiesero la costruzione di
una fornace per l’enorme fabbisogno
di mattoni e terrecotte. A distanza di
450 anni la famiglia Ciatti ha recuperato
e rigorosamente restaurato quella
fornace trasformandola in uno dei
più eleganti luoghi di accoglienza delle
colline fiorentine. In questa splendida
cornice si terrà giovedì 23 luglio
la prima edizione del premio consistente
in una medaglia di Francesco I
realizzata dal maestro orafo fiorentino
Paolo Penko che sarà uno dei protagonisti
della serata insieme all’attore
di prosa Alessandro Calonaci, che
renderà omaggio a Lorenzo il Magnifico,
e alla stilista Pola Cecchi, che ricorderà
la figura di Leonardo da Vinci
con una coreografia da lei stessa ideata.
Prima della cena all’aperto, che
avrà inizio alle 20 e sarà accompagnata
dalle musiche del maestro Riccardo
Azzurri, verrà presentata agli
invitati la mostra della pittrice fiorentina
Monica Giarrè dal titolo I Medici;
gente di casa con un ritratto di Francesco
I che ha riportato un considerevole
successo di pubblico e critica in
occasione della esposizione a Palazzo
Bastogi sede del Consiglio regionale
della Toscana con presentazione
di Eugenio Giani. Nel corso della serata,
ripresa da Toscana Tv per la rubrica
Incontri con l’arte, Antonio Pieri
farà omaggio agli invitati di prodotti
di Idea Toscana direttamente ricavati
da olio extravergine d’oliva toscano.
Il menù proposto dalla famiglia Ciatti al
prezzo ridotto di 30 euro prevede:
• Bis di entrée: schiacciatine gourmet al grano sieve e polpettine di melanzane
su letto di pomodoro
• Fusilloni di grano verna al pesto di zucchine in inzimino
• Risotto al profumo di limone e timo
• Spezzatino di cinghiale e patate con semi di papavero
• Dolce dello chef
Gli invitati possono confermare la loro presenza a
Lucia Raveggi 333 9704402 oppure telefonando alla sede
di Toscana Cultura (055 9336468) tutte le mattine dalle 9 alle 12.
Fabrizio Borghini
Fornace de’ Medici, via del Viliani, 756 / 50036 Vaglia (FI)
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PREMIO FRANCESCO I
Personaggi
Franco Manescalchi
Le stagioni di un intellettuale ed artista a tuttotondo
Testo e foto di Giancarlo Bianchi
Fammi il piacere / mandami / un
pezzo di cielo / blu madonna / tre
granelli di sabbia / che sanno di
mare / soffiati / dal palmo della tua mano:
e arriveranno. Sono versi di Franco Manescalchi
tratti dal volume Selva domestica
facente parte la trilogia poetica insieme
a La neve di maggio e L’iris azzurra. Da
molti anni collaboro con Franco all’interno
di Pianeta Poesia, un movimento da lui
fondato il 15 novembre 1996 come Novecento
- libera cattedra di poesia e da lui diretto,
tutto documentato in tre volumi dal
titolo Atti di Pianeta Poesia. Manescalchi è
infaticabile. In tutto questo arco di tempo
ho avuto modo di seguire le sue numerose
stagioni, quella giornalistica, la poetica,
la saggistica, quella della critica culminata
nel volume La città scritta, quella editoriale,
la stagione delle ampie selezioni
letterarie: Alma Borgini, Idana Pescioli
e il consuntivo del sottoscritto dal titolo
All’ancora del tempo per Polistampa, la
stagione delle Giubbe Rosse confluita nel
volume Al gran caffè letterario. Ultima sua
stagione è la figurativa culminata con l’esposizione
delle sue opere presso il Consiglio
regionale della Toscana nel maggio
2018. Dirige per Polistampa due collane,
Corymbos, Saggittaria, e ultima da lui creata,
L’Altana, scaturita da un verso di Giovanni
Pascoli. La sua stagione figurativa,
come detto precedentemente, comprende
ritratti, autoritratti, acquerelli raffiguranti
fiori, quadri ad olio e piccioni in metallo.
Il “blu madonna” di Manescalchi è un
colore particolare, esso indica la trasparenza
azzurra che abita le profondità della
sua anima e da cui trae quella forza per
disegnare i suoi acquerelli e tagliare il metallo
di cui sono fatti i suoi piccioni come
a spiccare il volo sulle note della canzone
di Povia. Nella mia collezione personale
trovano posto tre suoi acquerelli con
toni blu, rossi e gialli, fiori di un giardino
tutto poesia, ed un quadro ad olio dal titolo
La poesia, terra, cielo e mare eseguito
nel 1987 a Marina di Grosseto. E’ un quadro
che non mi stanco mai di ammirare
e spero un giorno di usare come copertina
di un mio prossimo libro o come tavola
fuori testo; lo tengo appeso nel mio
studio e tutte le volte che lo guardo penso
a quanto Franco ha dato agli altri, spesso
dimenticandosi di se stesso. I suoi archivi
sono depositati e consultabili, acquisiti
in data 20 giugno 2018 presso la Biblioteca
Marucelliana. Di tutta la sua opera
rimane oggi solo vita e poesia, anche la
sua pittura e la scultura sono purissima
poesia e la poesia in Manescalchi coincide
con la sua vita. Franco è anche giornalista
premiato per i suoi quarant’anni di carriera
giornalistica dall’Ordine. E discende dai
Malaspina del Mugello, in particolare da
Alberto Malaspina detto “il Moro”, come
raccontato a gennaio scorso in articolo
pubblicato su questa rivista. E’ anche accademico
de La pergola arte, movimento
fondato e diretto dalla pittrice e poetessa
Lilly Brogi. Per diversi anni Franco ha
tenuto una scuola di poesia nel comune
di Bagni di Lucca circondato da vari
docenti: Giuseppe Panella, Giuseppe
Baldassarre, Anna Maria Guidi, Rosalba
De Filippis e altri. Siamo tutti consapevoli
di avere maturato un gravoso debito
di riconoscenza verso di lui, che ormai
appare come un gigante della poesia del
Novecento. Da parte mia gli sono molto
grato e lo vedo come mio impagabile
e prezioso maestro insieme ad Adolfo
Oxilia, indimenticabile fondatore e direttore
de L’ultima rivista di poesia e metasofia;
per me due maestri insostituibili di
vita e di poesia. Concludo citando alcuni
versi di una poesia che gli ho dedicato:
Ho fatto chiarezza / l’anima finalmente è
sgombra e leggera / dopo ogni nostro
colloquio / dall’alto del tuo magistero / tu
mi togli ogni interrogativo…posso finalmente
curare / le ferite della mia anima.
Franco Manescalchi in cattedra alla scuola di poesia nel comune di Bagni di Lucca
FRANCO MANESCALCHI
13
A cura di
Nicola Crisci e Maria Grazia Dainelli
Spunti di critica
Fotografica
Federico Patellani
Il caposcuola del fotogiornalismo in Italia
di Nicola Crisci / Foto Federico Patellani
Nato a Monza nel 1911 e
deceduto a Milano nel
1977, Federico Patellani
è noto per i suoi reportage sulla
ripresa della società italiana nel
secondo dopoguerra, punto di riferimento
di un fotogiornalismo
raffinato e colto che secondo alcuni
ricalca l'esempio dei reportage
statunitensi pubblicati sulla
prestigiosa rivista Life. Collabora
con i più grandi periodici italiani
tra cui Tempo, Epoca e Oggi,
mantenendo costantemente uno
sguardo alle testate estere con
cui intesse una fitta rete di rapporti
professionali. Trova nella
Milano della ricostruzione un terreno
fertile su cui intraprendere la propria
carriera, essendo il periodo in cui fiorisce
l’industria editoriale per la quale lavorano
e si confrontano artisti, letterati
e giornalisti. Le sue foto rivelano un
particolare gusto per il racconto, sviluppato
e derivato anche dalla sua forte
passione per la letteratura. Nel 1939
lascia definitivamente la professione
di avvocato per dedicarsi al fotogiornalismo,
iniziando una lunga collaborazione
col periodico Tempo di Alberto
Calabria (1950) Carbonia (1950)
Mondadori. In questo contesto editoriale
nasce il fototesto, un nuovo modo
di fare giornalismo caratterizzato da un
ampio servizio fotografico commentato
da lunghe didascalie. Sensibile e
colto narratore, testimone puntuale
della società italiana, è stato uno degli
autori che maggiormente ha contribuito
a definire l'identità della fotografia
italiana anche sul piano internazionale,
raccontando senza retorica il periodo
del dopoguerra, la ripresa economica,
le industrie, la moda, il costume e la vi-
ta culturale. La sua foto più famosa è
quella pubblicata in copertina su Tempo
il 15 giugno 1946 in cui si vede il
primo piano di una bella ragazza sorridente
che "sfonda" con la testa la prima
pagina del Corriere della Sera, annunciando
così la nascita della Repubblica
italiana. Nel 1953 è aiuto regista di Alberto
Lattuada nel film La Lupa. La sua
produzione, realizzata nella quasi totalità
per i giornali, è oggi conservata al
Museo di fotografia contemporanea di
Milano-Cinisello Balsamo.
Autoritratto con la Rectaflex R (1951)
Copertina del periodico Tempo (15 giugno 1946)
FEDERICO PATELLANI
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Obbiettivo
Fotografia Personaggi
A cura di
Maria Grazia Dainelli
Wolfgang Ludes
Intervista al maestro della fotografia beauty dopo la
personale a Firenze promossa da Gianluca Sasso
nell’ex convento della Chiesa di San Barnaba
di Maria Grazia Dainelli / foto Wolfgang Ludes
Com’è nata l’amicizia con il curatore
della mostra Gianluca
Sasso, che è direttore artistico
e creativo dell’Accademia internazionale
per parrucchieri Academy F e
del salone storico di bellezza International
Studio?
Da un semplice taglio di capelli sono diventato
suo cliente ed amico. E' stata
questa amicizia ad avere spinto Gianluca
a rendere omaggio al mio lavoro organizzando
questa mostra. Di comune
accordo abbiamo deciso di esporre le
opere più rappresentative della mia visione
della bellezza. Questi scatti offrono
un assaggio del mio lavoro negli anni ed
esprimono la mia totale libertà creativa e
l'innovazione che ho saputo apportare al
genere della fotografia beauty.
Come nasce la tua passione per la fotografia?
Ho iniziato a studiare arti visive ed è stato
proprio il mio professore a scoprire il
mio talento per la fotografia, stimolandomi
ad andare avanti in questo percorso
e a sviluppare la mia attitudine verso
tutte le forme artistiche che abbiano come
risultato un oggetto visibile. Il primo
periodo trascorso a New York all’inizio
degli anni Ottanta, all’epoca di Richard
Avedon, Andy Warhol, agli eventi del
Club Area anche con la partecipazione
di Grace Jones, è stato molto importante
per la mia crescita, avendomi permesso
di stare a contatto con personaggi di
grande spessore.
Hai lavorato sette anni per la mitica
casa di moda Chanel: che esperienza
è stata?
Terminata l’università in Germania, mi
sono trasferito nuovamente a New York,
dove ho conosciuto il famoso fotografo
Irving Penn, noto per la fotografia di
moda, ma anche per le sue composizioni
still life minimaliste. Essendo rimasto
molto colpito dal suo lavoro, ho iniziato
anch’io a dedicarmi allo still life. Parallelamente
ho iniziato a scattare foto per
molte riviste ed è stata proprio una foto
pubblicata sulla rivista Madison che ha
incuriosito la casa di moda parigina Chanel.
Sono rimasti affascinati dalla bellezza
espressa nello scatto realizzato con un
nuovo concetto dell’immagine e un forte
impatto visivo. Mi sono perciò trasferito
a Parigi per collaborare con la prestigiosa
maison, un lavoro molto interessante,
sicuramente impegnativo ma era il
lavoro dei miei sogni, non avevo regole
o limiti, potevo esprimere totalmente
la mia creatività. Spesso i miei scatti precedevano
la nascita del
prodotto che veniva successivamente
realizzato
ispirandosi al contenuto
delle fotografie. Fotografavo
a stretto contato con
il direttore artistico Jacques
Helleu.
Una caratteristica dei
tuoi scatti è l’esaltazione
pittorica dei dettagli.
Come nasce questo stile
così originale?
Ho creato il mio stile riducendo
al minimo i dettagli,
togliendo il superfluo
ed esaltando forza e movimento
attraverso immagini
sfocate. Esprimo
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WOLFGANG LUDES
un nuovo concetto di bellezza che esalta
al massimo la sensualità delle modelle.
Con le tue foto hai influenzato il
mondo della moda e del beauty degli
ultimi decenni. Possiamo dire
che esiste un’era pre Ludes e una
post Ludes?
Questi scatti fatti di dettagli sono sinonimo
di rivoluzione; ci vuole molta
precisione e occorre lavorare in simbiosi
con la truccatrice. I close - up
sugli occhi e sulle labbra sono davvero
innovativi e trasmettono un’idea del
tutto inconsueta del genere beauty.
Per le foto in mostra ti sei ispirato
a qualche grande fotografo del passato?
Solo per una delle foto mi sono ispirato
al maestro Erwin Blumenfeld, per
le altre l’idea è nata nel camerino assieme
alla modella mentre il make up
artist la truccava. Non sempre le modelle
sono come le vorrei ma ogni volta
l’idea si plasma sul tipo di donna
che ho davanti e l’ispirazione nasce
osservandole mentre vengono truccate.
Insieme ai volti, immortali anche
l’anima delle tue modelle, come entri
in relazione con loro?
La sintonia nasce prima di andare sul
set, nella sala trucco, dove è possibile
parlare con le modelle, osservarle,
stabilire con loro una connessione
sensuale e mentale che mi permette
poi, al momento dello scatto, di tirarne
fuori l’anima attraverso il microdesign
e l’esaltazione dei dettagli del
volto.
Durante la pandemia da Covid 19
hai realizzato un progetto fotografico
per le strade della città. Puoi
parlarcene?
Mi sono trovato da solo in giro per
la città vuota, surreale e immersa in
un silenzio assordante che mi ha fatto
percepire una nuova sensibilità, una
rinascita interiore come in un secondo
Rinascimento. Ho iniziato a guardare
Firenze come se fosse la mia
modella e ho concretizzato questo mio
pensiero in un progetto fotografico destinato
alla beneficenza. Infatti, le immagini
attualmente esposte al Portrait
Hotel di Ferragamo a Firenze sono in
vendita e tutti i proventi andranno all’istituzione
della Misericordia. Un progetto
che non finisce qui ma avrà
sicuramente ulteriori sviluppi in futuro.
Potete vedere tutte le fotografie su
www.firenzetiamo.com
Attualmente ti occupi di architettura
ed interior design. Che rapporto c’è
tra la fotografia e la tua attuale professione?
Non svolgo il lavoro di architetto o interior
designer, ho una squadra di professionisti
che sviluppano le mie idee.
Il mio intento è tradurre in realtà i desideri
del cliente, facendolo sentire a
proprio agio negli spazi in cui vive: case,
giardini, piscine o altro. Circondarsi
di elementi belli, in armonia tra loro
e funzionali, migliora anche la qualità
della vita e soddisfa pienamente il nostro
animo; uso esattamente lo stesso
linguaggio che ho utilizzato nelle mie
foto, visto che, in entrambi i casi, si
tratta di dare forma alla bellezza.
www.wolfgangludesphotography.com
www.wolfgangludes.com
FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK
www.universofoto.it
Via Ponte all'Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 0553454164
Wolfgang Ludes
WOLFGANG LUDES
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Occhio
critico
A cura di
Daniela Pronestì
Mauro Martin
La bellezza irraggiungibile
di Daniela Pronestì / foto Mauro Martin
Non c’è valore in ambito artistico
che possa dirsi più astratto della
bellezza. Anche quando sia la
natura ad offrirne il modello, quest’ultimo
si tradurrà nell’opera in qualcosa di diverso
e di ben più complesso della “bella
forma”. Poco importa lo strumento: pittura
e fotografia si equivalgono nell’essere
forme d’arte che recano l’impronta
di una valutazione soggettiva del mondo.
Ed ambedue i linguaggi si pongono,
rispetto al tema della bellezza, come
dispensatori di visioni che, pur non negando
la realtà, soprattutto nel caso della
fotografia, la realtà trascendono idealizzandola.
Se poi, come avviene nell’opera
di Mauro Martin, entrambi i codici confluiscono
in un linguaggio ibrido e in sé
autonomo, il risultato sarà conciliare il
vincolo di verità imposto dal mezzo fotografico
con l’aspirazione più affine alla
pittura di spingersi oltre la riproduzione
del vero per rappresentare un ideale
Luce, posa II, tecnica mista su tela
Narcisa, tecnica mista su tela
di bellezza. Riscattate dalla visione ordinaria
ed estetizzante del femminile, le
donne di Martin diventano icone di va-
lori assoluti, in un processo di astrazione
simbolica che procede dal modello
della Venere classica al più recente mito
della femme fatale. Il loro essere corpi
“vivi” nello spazio e nel tempo passa
in secondo piano rispetto alla volontà
dell’artista di collocarle, come avrebbe
detto Philippe Dubois, “in una temporalità
fissata nell’interminabile durata delle
statue”. Per quanto permeata di una
sensualità spesso vorace ed apertamente
esibita, la bellezza di questi corpi non
si appaga delle sole apparenze, ma rinvia
ad altro, ad un invisibile nascosto. Come
in un tableau vivant, queste figure incarnano
pure astrazioni, personaggi topici
della pittura o della tradizione letteraria,
valori estetici dell’arte classica o di quella
rinascimentale. L’atto fotografico diventa
così un “vedere attraverso”, un’operazione
concettuale mediante la quale rivelare
ciò che della bellezza − e più in generale
della realtà − sfugge ad un occhio disattento.
E se come fotografo Martin “rivela”,
come pittore, invece, “costruisce” le
proprie visioni, adottando criteri compositivi
ed iconografici ispirati alla tradizione
− dai canoni della scultura classica
alle proporzioni della sezione aurea, dal-
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MAURO MARTIN
L'Aurora, tecnica mista su tela
Alla maniera di Ingres, tecnica mista su tela
le pose plastiche delle statue antiche al
repertorio di gesti della ritrattistica rinascimentale
− oppure pensati apposta per
veicolare attraverso il corpo concetti altrimenti
difficili da rappresentare. Non si
Il senso dell'infinito, tecnica mista su tela
tratta della semplice trasposizione in fotografia
della lunga esperienza maturata
dall’artista in pittura, ma di un processo
creativo fondato sull’equilibrio tra visione
fotografica e invenzione pittorica, tra bellezza
percepita e bellezza pensata. In particolare,
quella di Martin è una riflessione
sulla bellezza come enigma che assume
il volto o per meglio dire i tanti volti delle
sue donne, le quali a loro volta prendono
il nome di Venere, Giuditta, Madama
Butterfly e di altre eroine della storia e del
mito. Un modo per dire che la bellezza,
al pari dell’utopia, è ovunque e in nessun
luogo; può essere contemplata ma giammai
posseduta; tantomeno può essere
spazialmente o temporalmente collocata
oppure sottoposta ad un definitivo dominio.
Queste immagini confermano che la
bellezza non è un requisito stabile e duraturo,
non appartiene a qualcosa o qualcuno,
ad un’opera d’arte o al volto di una
donna, ma coincide con il mistero insondabile
di cui le cose belle sono soltanto
un riflesso. Nell’inesausta fascinazione
verso questo mistero, Martin va in cerca
di frammenti che insieme compongono
un’unica grande opera corale, un ritratto
della bellezza femminile destinato a rimanere
per sempre non finito. In questa
tensione mai del tutto appagata risiede il
senso profondo della sua ricerca, un procedere
continuo ed ostinato verso una
mèta irraggiungibile eppure desiderabile
proprio come una bella donna.
www.mauromartin.it
MAURO MARTIN
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Letterati stranieri in
Toscana
A cura di
Massimo De Francesco
Walter Savage Landor
Dall’Inghilterra a Firenze con l’inquietudine nell’anima
di Massimo De Francesco
Walter Savage Landor nasce
a Warwick, nel Warwickshire,
il 30 gennaio 1775,
da Walter Landor, medico ed erede di
una vasta tenuta nello Staffordshire,
e da Elizabeth Savage, seconda moglie
del padre. Studia nella prestigiosa
Rugby School, distinguendosi
per il suo talento nello scrivere versi
in latino e per l’indisciplina che gli
costa l’espulsione dalla scuola. Nel
1792 s’iscrive al Trinity College di
Oxford da cui viene espulso per aver
sparato un colpo di arma da fuoco
contro le finestre di un esponente
Tory. Nel 1795 pubblica, a Londra,
il primo volume di poesie, The Poems
of Walter Savage Landor. Nel
1802 raggiunge Parigi, dove consolidate
le sue idee rivoluzionarie pubblica
Poems by the Author of Gebir,
che s’ispira al suo precedente poema
epico, Gebir. L’impulsività lo
forza, nel 1808, a partire alla volta
della Spagna per arruolarsi nella
nella guerra contro l’invasione napoleonica,
ma rientra in Inghilterra,
dopo pochi mesi, deluso per non
aver potuto combattere. Il soggiorno
in Spagna gli ispira la tragedia in
versi Count Julian. Nel maggio 1811
sposa Julia Thuillier, figlia di un
banchiere svizzero fallito, dalla quale
avrà quattro figli. Nel 1815 partono
per la Francia, dove rimangono
La targa commemorativa in via della Chiesa a Firenze
fino all’ottobre dello stesso
anno. A Como, da poco raggiunta,
nasce il primogenito
Arnold. Qui scrive versi contro
il poeta Vincenzo Monti
in risposta ad un suo sonetto
anglofobo. La mèta successiva
è Genova. Da qui decidono
di fermarsi a Pisa, dove
nasce la secondogenita Julia
e compone Idyllia Heroica
Decem, una raccolta di poesie
in latino che pubblicherà
nel 1820. Dopo un breve periodo
a Pistoia, nel 1821 si
trasferiscono a Firenze, dove
fino al 1827 abitano in
via della Scala per poi trasferirsi
in Borgo degli Albizi,
presumibilmente a Palazzo
Medici Tornaquinci, in via
Pandolfini. Nel primo soggiorno
fiorentino, inizia a scrivere il
capolavoro Conversazioni immaginarie
in cinque volumi: il poeta immagina
una serie di conversazioni
fra personaggi storici illustri, pubblicate
intorno al 1824-29. Molte
le dimore prese in affitto dal poeta,
soprattutto nelle campagne circostanti
Firenze, per evitare la calura
estiva della città. Per questa esigenza,
nelle estati del 1822 e del 1823,
alloggia fra il Poggio Imperiale e le
colline di Arcetri, a Villa Curonia.
Acquista poi Villa
Gherardesca a San
Domenico di Fiesole,
dove, nel 1833,
riceve il filosofo bostoniano
Ralph Waldo
Emerson. Nella
villa espone la sua
notevole collezione
di quadri che comprende
numerosi
“primitivi”. Ama Firenze
e conferma di
Walte Savage Landor in un ritratto di William Fisher
avere qui trovato “la miglior acqua,
aria e olio del mondo”. Dopo la separazione
dalla moglie, nel 1835 lascia
il capoluogo toscano. Torna in
Inghilterra, a Bath, dove trascorre i
successivi venti anni componendo
numerose opere: fra queste il Pentameron
(1837), una serie di colloqui
impossibili fra Boccaccio e Petrarca
nei quali i due poeti colloquiano
con Dante. Scrive Gli Italici elaborato
in seguito ai moti rivoluzionari del
’48. Nel 1858 rischia una querela
per diffamazione e una considerevole
condanna pecuniaria lo costringe
tornare in Italia, dove prosegue le liti
con i familiari e si riduce in miseria
per avere donato tutti i suoi beni
ai figli. Trascorre i suoi ultimi anni
in una modesta abitazione di via
Nunziatina, l’odierna via della Chiesa
nel quartiere di San Frediano. Qui
si spegne in povertà il 17 settembre
1864. E’ sepolto nel Cimitero degli
Inglesi. Una placca di marmo al 93
di via della Chiesa lo ricorda.
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WALTER SAVAGE LANDOR
A cura di
Lorenzo Borghini
Il cinema
a casa
Il passato
Asghar Farhadi s’interroga sulle colpe dell’uomo
di Lorenzo Borghini
Il regista Asghar Farhadi, dopo il bellissimo
Una separazione, torna ad
indagare con Il passato il contesto
familiare, sviscerando tutte le paure e i
dubbi che nascono dai rapporti umani.
Non siamo più in Iran ma a Parigi, dove
Ahmad torna da Teheran dopo quattro
anni. All'aeroporto si guarda intorno,
cerca qualcuno, poi appare una donna: i
due sono separati da uno spesso vetro,
si salutano, sorridono, cercano di comunicare
nonostante la distanza; i loro
movimenti sono impacciati, si nota che
fra i due c'è stato qualcosa, un legame
forte che non può essere offuscato da
quel semplice vetro. La bellissima donna
è Marie, moglie di Ahmad che lo ha
chiamato per fargli firmare i documenti
del divorzio. Veniamo a conoscenza
che Marie ha due figlie nate da altre relazioni;
Ahmad viene invitato a stare da
lei anziché in albergo come lui stesso
aveva richiesto. Scopre subito che la
donna ha una relazione con Samir, anch'egli
sposato e con un figlio, il piccolo
Fouad. Il desiderio della donna di ospitare
l'ormai ex marito a casa è tutto un
piano, una macchinazione per immergerlo
nel letame che la circonda. E qui,
inizia la spirale discendente, i pezzi già
incrinati iniziano a sgretolarsi intorno al
povero Ahmad, capro espiatorio di una
situazione ormai sfuggita a tutti di mano.
Una donna in coma ha tentato il suicido,
è la mamma di Fouad, la moglie di
Samir, la rivale in amore di Marie, una
donna che ha ingerito candeggina davanti
al figlio nella lavanderia del marito;
quel figlio che in una scena memorabile
col padre nella metro parigina ci consegna
parole forti riguardo la madre,
riguardo la morte, dicendoci che non riesce
a capire come mai la donna sia attaccata
a dei fili che la tengono in vita
se lei, proprio da quest'ultima era voluta
fuggire. Ha compiuto un gesto estremo
ma calcolato; tutti s’interrogano
sul movente pensando singolarmente
di essere la causa di quella vita appesa
a un filo. Il marito è inquieto, Marie
ha i nervi a pezzi, la figlia maggiore Lucie
non ha la forza di stare in casa, di affrontare
lo sguardo del nuovo uomo di
sua madre. Ahmad si trova nel bel mezzo
di un ciclone, un ciclone di passioni
troppo forti per essere gestite; finché
non arriva al punto di rottura decidendo
di ripartire. Asghar Farhadi s’interroga
sulle colpe dell'uomo, le distribuisce
fra i protagonisti in modo tale da scatenare
le più disparate reazioni, paure,
dubbi e insicurezze fuoriescono dall'a-
nimo dei suoi attori come tirate da una
mano invisibile; basta un niente per far
vacillare ognuno di loro. Il passato è un
film dostoevskiano per tematiche e toni;
Farhadi calibra bene ogni situazione,
ogni parola, ogni dialogo perfetto nella
sua scrittura, per consegnarci un film
che pone molte domande ma dà poche
risposte. La più importante ci dice che
per andare avanti abbiamo bisogno di
un taglio netto, un taglio a quel cordone
che ci lega ai nostri ricordi, perché i fantasmi
passati riaffiorano sempre.
IL PASSATO
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Cosmetici Naturali e Biologici per il Benessere
Experiences
Raccogli e frangi le olive con la
Realtà Virtuale
Collect and crush the olives with
Virtual Reality
Immergiti nella stanza dei profumi
Immerse yourself in the perfume
room
Apprendi a cosa servono i Principi
Attivi Naturali in cosmetica
Learn what Natural Active
Ingredients are used for in cosmetics
Visita il nostro Museo del Sapone
Visit our Soap Museum
Scopri i segreti del Profumiere
Discover the Perfumer's secrets
Degusta la qualità del nostro
Principio Attivo: l’Olio Evo Toscano
IGP Biologico
Taste the quality of our Active
Ingredient, the Organic Toscano PGI
Extra Virgin Olive Oil
NUOVA APERTURA
The Natural
Experience Shop
BORGO OGNISSANTI, 2 FIRENZE
ORARI D’APERTURA
LUNEDÌ
MARTEDÌ
MERCOLEDÌ
GIOVEDÌ
VENERDÌ
SABATO
DOMENICA
chiuso
11,00 - 18,00 orario continuato
11,00 - 18,00 orario continuato
11,00 - 18,00 orario continuato
11,00 - 18,00 orario continuato
11,00 - 18,00 orario continuato
11,00 - 13,00 - pomeriggio chiuso
IDEA TOSCANA - Borgo Ognissanti, 2 | 50123 Firenze
055 7606635 | info@ideatoscana.it | www.ideatoscana.it
A cura di
Antonio Pieri
Benessere e cura
della persona
Il benessere naturale di Idea Toscana
nel centro storico di Firenze
di Antonio Pieri
Sabato 13 giugno, nonostante
il non felice periodo dal
quale stiamo tutti con senso
di responsabilità e tanta pazienza
uscendo, Idea Toscana ha aperto il
suo primo negozio nel centro storico
di Firenze in Borgo Ognissanti 2. Un
desiderio coltivato da sempre e finalmente
realizzatosi a Firenze, città tra
le più belle al mondo dove nascono i
prodotti di Idea Toscana. Questo nuovo
negozio non rappresenta solamente
un ampliamento dell’azienda, ma
vuole anche essere un punto di riferimento
per tutte quelle persone che
amano Idea Toscana e la cosmesi naturale,
biologica e vegetale realizzata
nel totale rispetto dell’uomo, dell’ambiente
e degli animali.
Negozio esperienziale:
dalla realtà virtuale
iniziamo
Con questo format sarà possibile vivere
un’esperienza non solo di acquisto
ma una vera e propria full
immersion nella natura, approfondendo
la conoscenza dei principi attivi
usati da Idea Toscana per formulare
i prodotti con i quali prendersi cura di
sé in totale sicurezza. Appena entrato
in negozio, il cliente verrà trasportato
in un’altra dimensione attraverso
la realtà virtuale: indossando un visore
potrà, infatti, vivere l’esperienza
di raccogliere virtualmente le olive
e portarle al frantoio e, una volta tolto
il visore, potrà degustare realmente
l’eccellenza dell’olio extra vergine
di oliva toscano IGP biologico provandone
sia il gusto che il benefico
effetto sulla pelle grazie ai tester dei
cosmetici e dell’olio.
L’olfattorio
Al piano superiore si trova l’olfattorio:
un locale saturo di profumi naturali
con fragranze di olivo, rosa e
agrumi, in base alla stagione, dove rilassarsi
avvolti da splendide immagini
legate al profumo proposto.
L’efficacia del potere della natura
Grazie ad una parete con le immagini
di tutte le piante e i relativi princi-
pi attivi usati da Idea Toscana nella
formulazione dei propri prodotti, sarà
possibile toccare le piante dal vivo,
scoprirne i benefici in cosmetica e
annusarle grazie a piccoli e preziosissimi
flaconi di oli essenziali naturali
estratti in corrente di vapore.
Il museo del sapone
Idea Toscana ha raccolto nel tempo
vari macchinari d’epoca utilizzati nei
secoli scorsi per produrre sapone:
ancora funzionanti, vengono esposti
in negozio in onore degli abili artigiani
che realizzandoli hanno permesso
alla scienza cosmetica di progredire,
garantendo a tutti salute e benessere.
Il profumo personalizzato
Previo appuntamento, è possibile vivere
un’esperienza guidata grazie alla
quale ritrovare sensazioni e ricordi
da far confluire in un profumo personalizzato
al 100%, sia per uso personale
che per ambienti in occasione di
feste, matrimoni e celebrazioni varie.
Antonio
Pieri
Nato a Firenze nel 1962, Antonio Pieri è amministratore delegato dell’azienda
il Forte srl e cofondatore di Idea Toscana, azienda produttrice di cosmetici
naturali per il benessere secondo la più alta tradizione manifatturiera toscana
che hanno come principio attivo principale l’olio extravergine di oliva toscano IGP
biologico. Esperto di cosmesi, profumeria ed erboristeria, svolge anche consulenze
di marketing per primarie aziende del settore. Molto legato al territorio toscano e
alle sue eccellenze, è somelier ufficale FISAR e assaggiatore di olio professionista.
Per info:
antoniopieri@primaspremitura.it
Antonio Pieri
IDEA TOSCANA
23
Dimensione
Salute
A cura di
Stefano Grifoni
Tornare alla normalità dopo
l’emergenza sanitaria
di Stefano Grifoni
Ph. courtesy Getty Images
Nonostante tutto e sia pure con
qualche limitazione, la vita ha
ripreso il suo non semplice
percorso. Anche se con qualche pensiero
negativo, stanchezza, insonnia e
nervosismo, la capacità di andare avanti
ci ha permesso di superare le mille
difficoltà create
dal periodo
del contagio e di combattere le avversità
del momento con grande consapevolezza.
Tutto questo ha richiesto da
parte di molti un grande impegno e l’accettazione
di una sfida con una visione
forzatamente positiva del domani. Ricominciare
per tanti è stato un modo di liberarsi
dai pensieri negativi, dalla noia,
dalle incertezze e dalla solitudine, ha si-
gnificato cambiare lo sguardo verso il
futuro inventando una nuova strategia
per vivere. Quello che è accaduto ci ha
fatto ricordare che siamo fragili, capaci
di sopportare gli stress della vita senza
lamentarsi, ci ha fatto capire che siamo
esseri vulnerabili e mortali. Amare la vita
e coltivare una propria spiritualità interiore
migliorerà l’esistenza di tutti.
Stefano
Grifoni
Nato a Firenze nel 1954, Stefano Grifoni è direttore del reparto di Medicina e Chirurgia di Urgenza del Pronto
Soccorso dell’Ospedale di Careggi e sempre presso la stessa struttura è direttore del Centro di Riferimento Regionale
Toscano per la Diagnosi e la Terapia d’Urgenza della Malattia Tromboembolica Venosa. Ha condotto numerosi
studi nel campo della medicina interna, della cardiologia, della malattie del SNC e delle malattie respiratorie e
nell’ambito della medicina di urgenza. Membro del consiglio Nazionale della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza,
è vice presidente dell’associazione per il soccorso di bambini con malattie oncologiche cerebrali Tutti per
Guglielmo e membro tecnico dell’associazione Amici del Pronto Soccorso con sede a Firenze. Ha pubblicato oltre 160
articoli su riviste nazionali e internazionali nel settore della medicina interna e della medicina di urgenza e numerosi testi
scientifici sullo stesso argomento. Da molti anni collabora con RAI TRE Regione Toscana nell’ambito di programmi
di medicina, con il quotidiano La Nazione e da tre anni tiene una trasmissione radiofonica quotidiana sulla salute.
24
TORNARE ALLA NORMALITÀ
A cura di
Emanuela Muriana
Psicologia
oggi
Covid-19, il virus della paura
di Emanuela Muriana
Abbiamo vissuto settimane incredibili,
che verranno ricordate da
tutte le generazioni che le hanno
vissute, dove è stata rivoluzionata la nostra
quotidianità, le nostre relazioni sigillate
dal provvedimento del Governo “io
resto a casa”. Un’epidemia che ha cambiato
la nostra relazione con il mondo, con gli
altri e con se stessi. Un’esperienza mondiale
che favorirà l’accelerazione all’utilizzo
del digitale in tutti gli ambiti. La paura è l’emozione
che ha accompagnato questo periodo
e l’abbiamo vista espressa in modi e
contenuti diversi. Le “psicotrappole” della
paura dell’epidemia sono state tre. La prima,
“sopravvalutare”: sull’ondata emotiva
della paura, soprattutto quando i dati sono
incerti e l’evoluzione è rapida, si rischia di
sopravvalutare il rischio con conseguente
panico e perdita di controllo. La seconda,
“sottovalutare”: all’estremo opposto, si
può sottovalutare il rischio per proteggersi
da messaggi o situazioni giudicate troppo
ansiogene con negazione totale o parziale
del pericolo. La terza, riporre eccessiva fiducia
nella scienza medica e nel progresso
scientifico: serve il tempo per capire le
cose. Le conseguenze sono comportamenti
disfunzionali che mettono a rischio
sia il singolo che la collettività. Possiamo
descrivere queste reazioni eccessive con
quattro identikit: anzitutto i complottisti, di
solito persone frustrate che non sono riuscite
ad affermarsi come avrebbero voluto.
Sono mossi
da emozioni di
rabbia e hanno bisogno di cercare una
colpa negli altri come responsabili di intenzioni
malevole. Questa modalità di interpretare
i dati discordanti provenienti da
ambienti scientifici - come è effettivamente
successo - serve per elevare se stessi.
La loro posizione è espressa con la protervia
di “chi vede oltre” gli ingenui o i creduloni.
Producono e pubblicano in rete fake
news, congetture frutto di notizie non controllate
alla fonte. Acquistano così un’agognata
visibilità e diventano eroi. I no-wax
rappresentano in modo esemplare questa
categoria. Da questa posizione non sono
stati esenti esimi studiosi. Ci sono poi gli
ipocondriaci, coloro che hanno il terrore di
ammalarsi ed evitano il pericolo mettendo
in atto severe precauzioni. Cercano costantemente
informazioni dai medici e in
questo periodo dal dottor Google, in rete,
per salvaguardarsi meglio. Queste persone
hanno rigorosamente messo in pratica
le indicazioni di gestione del contenimento
del virus ma non solo, hanno “raddoppiato”
le precauzioni e costretto anche i
familiari a svolgere rigorosi atti di decontaminazione.
Gli irresponsabili, invece,
non rinunciano al proprio piacere mettendo
in campo comportamenti pericolosi
per se stessi e per gli altri. E’ la negazione
del pericolo per proteggersi da informazioni
ansiogene che sono percepite come
insopportabili. Persone particolarmente
pericolose sempre, ma soprattutto per la
prossima estate poiché le vacanze generano
spostamenti e raggruppamenti. In ulti-
mo, coloro che vanno a caccia degli untori
e che, sempre per effetto della paura, oltre
a borbottare hanno assunto comportamenti
attivi di denuncia, non solo verso
le forze di sicurezza, ma soprattutto mettendo
in rete immagini riprese con il proprio
telefono in nome di valori morali. La
paura, che in sé è un’emozione positiva
perché provvede alla nostra sopravvivenza,
quando si trasforma in angoscia può
sfociare in patologie come disturbi fobici
e ossessivi di varia natura, depressioni e
paranoie, perché il soggetto perde il controllo
e non sa riconoscere da dove arrivi il
pericolo per combatterlo.
www.covid-19virusdellapaura.com con il
contributo di Giorgio Nardone
Emanuela
Muriana
Emanuela Muriana vive e lavora prevalentemente a Firenze. E’ responsabile
dello Studio di Psicoterapia Breve Strategica di Firenze, dove svolge
attività clinica e di consulenza. Specializzata al Centro di Terapia Strategica
di Arezzo diretto da Giorgio Nardone e al Mental Reasearch Institute di
Palo Alto CA (USA) con Paul Watzlawick. Ricercatore e Professore della Scuola
di Specializzazione quadriennale in Psicoterapia Breve Strategica (MIUR) dal
1994, insegna da anni ai master clinici in Italia e all’estero. E’ stata professore
alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Siena (2007-2012)
e Firenze (2004-20015). Ha pubblicato tre libri e numerosi articoli consultabili
sul sito www.terapiastrategica.fi.it
Studio di Terapia Breve Strategica
Viale Mazzini 16, Firenze
+ 39 055-242642 - 574344
Fax 055-580280
emanuela.muriana@virgilio.it
VIRUS DELLA PAURA
25
Arte &
Vacanze
A cura di
Andrea Petralia
Salvo Messina
Una vita per l’arte nel segno della libertà espressiva
di Stefania Reitano
Quando e perché hai deciso di
intraprendere un percorso artistico?
Devo dire che mi sono avvicinato all'arte
in maniera inconscia, perché il mio
approccio è cominciato da piccolissimo.
Avevo più o meno quattro o cinque
anni quando, vedendo un ritratto, mi affascinò
l'idea di poter rappresentare ciò
che vedevo. Da quel momento iniziai a
praticare questo “gioco” come una sorta
di automatismo. Decisi di intraprendere
studi artistici e la mia curiosità mi
ha portato ad avvicinarmi a più aspetti
del mondo dell'arte. Negli anni a seguire
ho preso più consapevolezza di ciò
che è l'arte come ricerca culturale e intellettuale.
Ad oggi, è l'aspetto che più
m’interessa portare avanti.
Quali riferimenti artistici e culturali ti
hanno influenzato nel corso del tempo?
Ogni periodo storico, ogni movimento
culturale ha avuto importanza nel mio
percorso. Da giovanissimo ero affascinato
da Michelangelo, Ingres, dagli
Impressionisti. Col tempo ho “capito”
il Cubismo e soprattutto Picasso nella
sua poliedricità e contemporaneità.
E poi Pollock, Fontana e Manzoni, al
quale mi sento legato da un'empatia
intellettuale.
Negli anni Settanta ti sei trasferito
a Milano per studiare allo IED. Cosa
ti ha spinto a fare questa scelta?
Gli anni Settanta sono stati densi di
conquiste sociali, di forti cambiamenti
nel modo di comunicare ed anche
uno dei “momenti d'oro” per il design
Salvo Messina
italiano. Per chi come me ha sempre
avuto una mente aperta a nuove esperienze,
era quasi una scelta obbligata.
E' stata un'esperienza
importante per la mia
formazione; qui ho avuto
la possibilità di conoscere
Munari e i fratelli Castiglioni.
Hai lavorato come fumettista
e restauratore
d'arte. Quanto queste
esperienze hanno inciso
sul tuo iter artistico?
Spazio, vita, tempo (1994), flottage e pigmento rosso, cm 210x170
Ritratto (2017), olio su tavola, cm 40x30
La curiosità mi ha portato
a fare esperienze
diverse nel campo
dell'arte grazie alle quali
ho arricchito la mia
mente. Il fumetto mi ha
insegnato l'uso dei segni
e l'importanza dei punti
di vista. Il restauro mi ha
permesso di confrontare
26
SALVO MESSINA
Astratto (2018), acrilico su carta, cm 49x30
Senza titolo (2020), grafite su cartoncino, cm 102x72
l'arte del passato con quella contemporanea,
di capirne le intenzioni e l’evoluzione.
Quanto è importante per te il mezzo
pittorico? Nel 2020 ha ancora senso
dipingere?
Devo dire che per me il mezzo pittorico
ha la stessa importanza di tutti gli
altri mezzi espressivi. L'artista deve
essere libero di poter rappresentare
concretamente la sua ricerca artistico-culturale
attraverso l'uso di uno
o più strumenti. La pittura, strumento
affascinante, ha un ruolo importante
perché nel corso del tempo, al di là
di ogni dibattito e polemica culturale,
non è mai stata sostituita, ma ad essa
si sono aggiunti nuovi strumenti; motivo
per cui, al giorno d'oggi, ha ancora
senso dipingere.
La tua è una pittura “mentale” che
non necessita di uno stile per concretizzarsi.
Cos'è per te lo stile?
Lo stile è qualcosa che non appartiene
all'artista, il quale deve dedicare
tempo, energie e mente alla ricerca
senza avere nessun limite, nessuna
“gabbia” che lo vincoli. Non potrei
immaginare di lavorare ad un'opera
pensando che essa debba essere
riconducibile a qualcosa che ho
già prodotto. Quando lavoro, il mio
obiettivo è di rappresentare concretamente
quello che è il mio pensiero.
Pittura figurativa, astratta e installazioni
sono gli strumenti di cui mi avvalgo
per raggiungere questo scopo.
Voglio essere libero di esprimermi
senza “etichette” che possano influenzare
e vincolare la mia ricerca
artistica.
Artisti, galleristi, collezionisti: cosa
pensi del sistema dell'arte contemporanea?
Penso che l'arte contemporanea abbia
bisogno di una nuova critica, di
specialisti che possano occuparsi
di un nuovo modo di proporre l'arte.
La tendenza è mirata ad una divulgazione
in rete che va benissimo,
però bisogna che l'arte si riappropri
del “mondo culturale”, quindi,
musei, gallerie dovrebbero azionare
il sistema dell'arte affinché questo
possa avvenire. L'arte contemporanea
è qualcosa che ti arriva come un
pugno nello stomaco e il dolore lo si
attutisce solo con l'esperienza. Non
può essere sostituita da un'immagine,
bisogna che, oltre ad essere vista,
venga anche “mangiata, digerita
ed espulsa”.
SALVO MESSINA
27
Personaggi
Zeno Colò e Celina Seghi
Ricordando i campioni dell'Abetone, due vite per lo sci
Testo e foto di Franca Loretta Norcini
Un centenario importante
Nel 2020 cadono due importanti
ricorrenze: i cento anni dalla
nascita di Zeno Colò, purtroppo
già deceduto il 12 maggio 1993, e i
cento anni di Celina Seghi, lei invece viva
e in buona salute a Pistoia. I destini
dei due grandi sciatori si sono incrociati
sia nel luogo natale, Abetone, che
nelle gare lontano da casa. Le loro vite
hanno dunque camminato insieme, da
Abetone ad Aspen (Colorado), accomunate
nelle competizioni dello sci, allora
in Italia poco praticato. Fin dal 1965,
da quando ho cominciato a frequentare
le piste dell’Abetone, e da sempre Zeno
Colò è stato ovunque considerato
una leggenda. Le sue mitiche imprese
olimpiche ad Aspen, Oslo, Madonna di
Campiglio, Cortina, etc., sono ben note
a tutti. La strabiliante velocità (160
km/h) da lui raggiunta nel 1947, con le
attrezzature e le tecniche del tempo, nel
chilometro lanciato del Piccolo Cervino,
è rimasta ineguagliata. Sconfinata
la sua forza nelle gambe. Come quella
volta che, nelle piste abetonesi, incrocia
improvvisamente alcuni sciatori coperti
da un dosso. Come se nulla fosse,
li sorvola a sci pari e prosegue nella sua
discesa. Il suo passato di boscaiolo, ve-
ro e duro allenamento, lo ha fortificato
e temprato nella mente e nel cuore
e gli ha fornito muscoli d’acciaio, certo
uniti ad una grande forza di volontà,
determinazione, coraggio e ad una
straordinaria predisposizione e bravura
nello sci. Anche lo Sci Club Abetone
Boscolungo nasce nel 1920 e nel
1937 inizia la sua pionieristica carriera
lo “slittone”, uno dei primi impianti
a livello italiano. L’Abetone, quindi, ha
un’annosa tradizione sciistica e ha dato
i natali a numerosi campioni (Zanni, Zeno
Colò, Vittorio Chierroni, Paride Milianti
e Celina Seghi).
Zeno Colò, a sinistra, Celina Seghi e Vittorio Chierroni
I due campioni
28 ZENO COLÒ E CELINA SEGHI
L’oro di Zeno: il medagliere
Le prime gare a quattordici anni,
poi non lo ha fermato più nessuno,
tra olimpiadi e mondiali.
Nei campionati italiani (tra il 1943 e
il 1955) ben 29 medaglie (19 ori in discesa
libera, 6 argenti e 4 bronzi nelle
altre specialità). Gennaio del 1950, Paganella-Bondone,
Madonna di Campiglio
e Serrada di Folgaria: 1° in discesa
libera e 1° in slalom speciale. Nel gigante
vince l’abetonese Vittorio Chierroni;
Colò invece è già in viaggio per il
mondiale di Aspen (Colorado), nel febbraio
1950, dove si copre di gloria: oro
nel gigante, argento in slalom, oro in
discesa libera. Poco dopo, vince anche
i campionati sudamericani. Tra il 1952
e il 1956, il “falco di Oslo” è 1° in discesa
(prima medaglia d’oro per l’Italia
ai giochi olimpici invernali), 4° nel
gigante e 4° in slalom speciale. Zeno
Colò nasce a Cutigliano (oggi accomunato
ad Abetone) il 30 giugno 1920
e muore a San Marcello Pistoiese nel
1993. Oltre alle gare, è stato impegnato
nel Corpo degli Alpini per tre anni, fino
al 1943. Durante la guerra ha fatto
parte a Cervinia della “Pattuglia sci veloci”.
Quindi, istruttore di sci sia estivo
che invernale in varie scuole sulle Alpi.
Nel 1955 fonda ad Abetone la scuola di
sci “Zeno Colò” da lui diretta. E’ allenatore
federale fino al 1963. Insieme ad
altri, ha fatto molto per la realizzazione
ad Abetone della rinomata ovovia biposto
del Monte Gomito (in seguito sostituita
da una e più moderna telecabina
a 8 posti), con le “sue” tre piste Zeno
1, 2 e 3 a lui dedicate. E' diventato a tal
L'insegna allestita in onore dei due campioni ad Abetone, loro luogo di nascita
punto famoso che nel 2007 gli è stato
dedicato finanche un asteroide con il
nome "58709 Zenocolo". La sua soddisfazione
per l’attuazione di questo importante
impianto di risalita (che aveva
dato un impulso alla stazione sciistica)
è stata però smorzata dalle numerose
controversie cui negli anni ha dovuto
far fronte. Dallo scorso 23 dicembre
e fino alla primavera 2020, ad Abetone
sono stati avviati i preparativi per ricordare
le imprese di Zeno Colò, a cominciare
da una bella mostra, allestita nella
biblioteca comunale del paese, con
molte medaglie, coppe vinte, cimeli, attrezzature,
immagini e documenti della
sua straordinaria carriera agonistica e
della sua vita, altre iniziative e i festeggiamenti
conclusivi purtroppo cancellati.
Nella piazza del paese campeggia
“Abetone 100” in caratteri cubitali, rosso
fiammante, in onore di ambedue i
campioni. La sua, come visto, è stata
un’esistenza piena di impegni, di attività,
di gare e di soddisfazioni che l’hanno
portato anche lontano da casa. Ma
per tutta la vita, rinunciando ad opportunità
varie, ad allettanti proposte di
trasferimenti altrove, magari all’estero,
Zeno Colò ha amato le sue foreste, le
sue belle e care montagne natìe, fedelmente
rimanendovi.
Un invidiabile traguardo per Celina
Lo scorso 5 marzo 2020, ad Abetone,
si sarebbero dovute svolgere
le celebrazioni per i cento
anni di Celina Seghi nata il 6 marzo
del 1920 ma registrata l’8 marzo. Erano
inoltre previste le tre giornate, 6,7
e 8 marzo, della III edizione di Sghiando,
gare vintage di slalom con abbigliamento
e attrezzature d’epoca anche in
notturna presso l’ovovia e con fiaccolata
conclusiva, nella Zeno 3, dei maestri
di sci abetonesi (per non parlare
poi dell’evento internazionale Pinocchio
sugli sci di fine marzo 2020); l’8 marzo
festeggiamenti a Celina Seghi con varie
iniziative. Tutto ciò è stato cancellato
per le tragiche emergenze del Covid-19,
che hanno condizionato pure questi festeggiamenti,
praticamente annullando
tutto e facendo chiudere gli impianti del
comprensorio proprio quando era finalmente
arrivata neve abbondante e bella.
Come per le manifestazioni in occasione
del centenario di Zeno Colò, anche in
questo caso è stato sospeso tutto, interrompendo
così traumaticamente anzitempo
la stagione. Il Tg3 toscano, in
un servizio dello scorso 7 marzo, ha
però reso omaggio a Celina Seghi andandola
a trovare nella sua abitazione di
Pistoia (piena zeppa di medaglie e trofei),
dove si è mostrata in ottima forma
− gli anni non se li sente e non li dimostra
− e ha prontamente risposto all’intervistatore
con la verve e la simpatia
che, da sempre, la contraddistinguono.
ZENO COLÒ E CELINA SEGHI
29
Le sue vittorie
Il primo dei trentasette titoli italiani
lo conquista a 14 anni (3ª al Sestriere
nel 1934), ma già a 10 anni aveva
corso una gara. Poi nel 1937 campionessa
italiana juniores. Nel 1941 a Cortina,
in una gara mondiale non omologata
per l’assenza di alcune nazioni (c’era la
guerra), vince l’oro in slalom e l’argento
in combinata. Poi, l’ambìto Trofeo
Arlberg-Kandahar (K d’oro e K di diamante).
Ad Aspen, ai mondiali 1950,
in Colorado, la prestigiosa medaglia di
bronzo in slalom. Molti quarti posti, con
alcuni incidenti, tra il ’48 e il ’52. Chiude
nel 1956 con le gare. Terminata la carriera
agonistica, diventa maestra di sci
(poi maestra ad honorem alla scuola di
Abetone). In seguito, si sposa e si trasferisce
a Pistoia, senza mai trascurare
di sciare. Della trasferta in America degli
atleti italiani nel 1950 parla un articolo
pubblicato il 28 gennaio di quell’anno
sul New York Times con una foto che ritrae
gli sciatori al loro arrivo in aereo a
“La Guardia” di New York, con Celina
Seghi in primo piano, poi Zeno e gli altri,
per gli eventi del 13 febbraio in Colorado.
Ciò dimostra il notevole rilievo dato
alla nostra squadra dalla stampa americana.
L’Abetone ha sempre festeggiato
i compleanni di Celina. Inoltre, da molti
anni, una pista del Pulicchio, appunto la
“Seghi”, è già stata a lei intitolata.
In questa e nell'altra foto, alcune delle immagini esposte nella mostra dedicata a Zeno Colò ad Abetone
Un’eclettica centenaria
Celina Seghi intervistata dal Tg3 per il suo centesimo compleanno
Celina Seghi non ha mai abbandonato
lo sport della vita. Ha
sciato fino a 94 anni con grinta,
tenacia e passione. Fino a qualche anno
fa addirittura come “apripista” all’Abetone
nelle gare del Pinocchio sugli
sci (atleti under 16). Scivolava giù elegante,
veloce, agile e leggera nei suoi
completi pastello, sempre impeccabile
nell’aspetto e attenta all’abbinamento
di colori ed accessori. Pur con un
fisico esile, era dotata di grande forza
e di formidabile coraggio che, da
sempre, liberava nelle discese con gli
sci. Nel 2001 ha voluto perfino provare
l’emozione del parapendio. Dunque,
non solo sci, visto che questa
eclettica signora ama la musica e suona
bene la fisarmonica. Cento anni,
splendidamente portati. Celina ha dunque
raggiunto questo traguardo con la
freschezza, lo spirito e l’entusiasmo di
una ragazzina. Un autista della “Copit”
mi dice che talvolta la nota a passeggio
in compagnia di un’altra donna, nei
dintorni di casa. Esile come sempre
ma vivacissima, cammina con le sue
gambe e quando vede l’autobus per
l’Abetone si ferma, aspetta che passi,
accenna un breve saluto velato di
nostalgia, poi se ne va. Vive a Pistoia
da molti anni, ma quando ha potuto,
ha cercato di trascorrere lunghi periodi
nella sua cara Abetone, dove ha lasciato
il cuore e i suoi più cari ricordi.
30 ZENO COLÒ E CELINA SEGHI
Musica e
solidarietà
Alessio Ramacciotti in arte Ramadon
Con la musica nel cuore, all’insegna della solidarietà
di Gaia Simonetti
Cuore di ragazzo. E’ un cuore
grande, che contiene sogni,
aspettative, un pensiero per chi
soffre. E’ una storia che fa bene, soprattutto
di questi tempi. Ci sono tutti
gli ingredienti: coraggio, passione, speranza.
E’ ricca di buone notizie ed ha come
protagonista un ragazzo di 18 anni,
Alessio Ramacciotti, che vive a Lucca.
In arte è Ramadon, quando dal cuore
estrae parole per le sue canzoni. A
16 anni, colpito dalla morte del capitano
viola Davide Astori, il giovane rapper
compose O mio capitano, dedicata
al giocatore per ricordare il campione
di valori in campo e nella vita. «Mi sono
messo a scrivere appena ho saputo
della scomparsa del calciatore − spiega
Alessio − perché le parole nascevano
da sole. Poi trovai spunto nel discorso
in ricordo di Astori pronunciato da Milan
Badelj. Decisi di donare il ricavato
all’ospedale Meyer per dare un piccolo
aiuto ai piccoli pazienti». Di recente, ha
aperto una raccolta fondi con gofoundme
per la terapia intensiva dell'ospedale
San Luca di Lucca denominata Tutti
insieme contro un unico male e legata
al periodo dell'emergenza Covid-19. Ed
ancora, ha realizzato un video sulla quarantena
raccontata e vista con gli occhi
dei giovani, ripreso anche dall’UNE-
SCO. Prima del lockdown, invece, ha
lanciato un’app musicale contro il bullismo.
«La musica è ambasciatrice di
valori e messaggi positivi e mi piace
utilizzarla per questo scopo» racconta il
giovanissimo cantautore. L’amore per la
musica è cresciuto con gli anni. Ci rivela
un “segreto”: «La mia musica nasce
dopo la presentazione di una base. Ogni
traccia si lega alle parole, s’intreccia, si
fonde. E’ la musica che mi guida, tesse
il racconto di ciò che accade intorno a
me. E’ depositaria di messaggi, in particolare,
per noi giovani». Sogni e scuola
sono alleati nella vita di Alessio. «Sto
finendo l’ultimo anno di liceo sportivo
e, al termine del percorso scolastico,
potrò concentrarmi ancora di più sulla
musica, ma anche su altri sogni come il
giornalismo sportivo». Il futuro ha i colori
delle mille aspettative di un ragazzo.
“Dopo l’inverno viene l’estate”, una frase
che per Alessio dipinge il dopo-quarantena.
«Ripartire sempre, anche se la
strada è in salita. Andrà tutto bene, se si
va avanti con coraggio e cuore». Parole
di un diciottenne. Parole che valgono
per tutte le età.
Alessio Ramacciotti, in arte Ramadon
ALESSIO RAMACCIOTTI
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Ritratti
d’artista
Gianni Panciroli
Fino a fine agosto protagonista allo Spazio Lazzari di
Treviso con la personale Brand Gianni P: Una vita in tinta
di Anita Norcini Tosi
Lui osserva e dopo... (2010), acrilici su compensato,
cm 60x83
Requiem per Glen Bowman (1987), acrilici su carta su legno, cm 100x100
Un percorso costellato di immagini,
forme, paesaggi, colori
e tanta luce: l’arte di
Gianni Panciroli si offre, così, carica
di simboli che legano il vissuto all’intuizione.
Un passaggio dall’idea all’esperienza
che si compie proprio per
mezzo dell’atto creativo. Panciroli ha
il talento di rendere il proprio vissuto
in forme comunionali, tali da realizzare
una circolarità con il lettore. Infatti,
chi si pone davanti ai suoi quadri ne
diviene protagonista insieme all’autore,
riconoscendosi nell’immagine dipinta
e facendo esperienza di sé. Il
tempo attuale è segnato dal pensiero
“debole”, come nota il filosofo Gianni
Vattimo, il quale usa questa definizione
per spiegare che la vita degli
uomini è essenza condivisibile e contestabile,
dato che la traccia del singolo
può esprimere un percorso di
esistenza possibile ai tanti. In fondo,
l’arte di oggi, non seguendo più una
scuola di pensiero, esprime un afflato
di creatività pura e libera da schemi.
Nei suoi dipinti Panciroli si lascia
cullare da ciò che vede e s’immerge
nella dimensione della fantasia: è pura
atarassia dal male del mondo, una
ricerca dell’autentico sé. Le opere più
recenti danno voce all’astrattismo,
che non vuole essere chiusura all’altro,
ma un modo per esprimere l’ansia
del vivere e uno sprone ad essere uniti
nella cacofonia dei tempi. Così l’artista
invita l’osservatore a scegliere le
opere nelle quali l’armonia del sentire
è musica espressa con le note del
pensiero e della sensibilità.
32
GIANNI PANCIROLI
Nel 1966 e anche
dopo Gianni
Panciroli ha frequentato
scuole serali di
disegno, pittura, nudo,
ritratto e storia dell’arte.
Il piacere di dipingere
gli è venuto proprio dalle
lezioni di storia dell’arte,
dalla bravura con cui
l’insegnante illustrava
il momento storico ma
anche personale dei vari
artisti e del movimento
a cui appartenevano,
iniziando da William Turner
fino ai giorni nostri.
Ha cominciato con lavori
“concettuali” ma poi
ha preferito un altro percorso:
riprendere in mano
il pennello e i colori.
Ha sperimentato diverse
espressioni artistiche: il
ritratto, le pitture materiche,
gli oggetti, il filo spinato,
le figure stile fumetto, il
paesaggio e l’astratto. Voleva
fermare sulla tela attimi
di realtà destinati altrimenti
a scomparire nel tempo:
visioni, immagini, il fluire
delle sensazioni, per sviscerarle
e capirle fino in fondo,
per scoprire, soprattutto,
che il pennello, il colore e
la curiosità di sperimentare
sono per lui fattori indissolubili
dell’espressione artistica.
Oggi, con le pitture
astratte, racconta “il gesto
del dipingere” e gli elementi
del linguaggio pittorico:
macchia, materia, segno
e contrasto. Primeggia su
tutto il suo amore per il colore.
Fino alla fine del mese
di agosto, Panciroli sarà
protagonista della personale
Brand Gianni P: Una vita
in tinta allo Spazio Lazzari
di Treviso.
lorenza.guastalli@gmail.com
Alcune cose passano altre no (n. 2, 2016), acrilici su compensato, cm 50x40
Il battello fantasma (2018), acrilici su tela, cm 40x30
di Gianni Panciroli
Un mare verde, un battello inesistente di cui si vede solo la vela. Un archetipo
pittorico di sempre: il viaggio, la scoperta. Un mare che diviene prato. Una
vela che diventa una macchia di colore. Una transizione tra la figura e l’astratto.
La vita e la pittura, l’immaginazione e il colore. La mia pittura a metà tra la realtà e
il mondo interiore.
GIANNI PANCIROLI
33
Toscana Cultura, La Toscana Nuova, Toscana TV, Auditorium al Duomo, Fondazione Romualdo Del Bianco, Movimento Life Beyond Tourism
Rassegna d’arte
contemporanea
Firenze 2020
a cura di Lucia Raveggi
Auditorium al Duomo
Via de' Cerretani 54 rosso Firenze
Calendario mostre:
3 luglio - 12 luglio: Inaugurazione Venerdì 3 luglio ore 17
15 luglio - 23 luglio: Inaugurazione Mercoledì 15 luglio ore 17
26 luglio - 5 agosto: Inaugurazione Lunedì 27 luglio ore 17
7 agosto - 21 agosto: Inaugurazione Venerdì 7 agosto ore 17
24 agosto - 6 settembre: Inaugurazione Lunedì 24 agosto ore 17
Ritratti
d’artista
Patrizia Gabellini
L’impeto dell’espressione, la passione per il disegno
di Jacopo Chiostri
Figure che si compongono, imperiose,
con i segni, controllati, talvolta
nervosi, che danno loro vita;
immagini che acquistano un’evidenza ottica
e un’efficacia superiore alla stessa parola:
questa in sintesi estrema è quello
che ci offrono i lavori di Patrizia Gabellini,
artista fiorentina. Nata a Borgo San Lorenzo,
la Gabellini ha una storia formativa
singolare; infatti, innamorata possiamo
dire fin da subito della pittura, ha frequentato
prima l’istituto d’arte, poi l’Accademia
di Belle Arti di Firenze dove si è diplomata
in pittura nel 1978; all’accademia è poi
tornata dopo tanti anni, nel 2004, e dopo
tante frequentazioni di corsi di incisione,
ceramica, scultura, disegno dal vero, studio
del nudo, per un secondo diploma di
primo livello in Arte dell’incisione e della
stampa. La sua arte la Gabellini la racconta
così: «Le mie opere nascono da un impetuoso
desiderio di trasportare ciò che
vedo su un foglio o tela o su altro supporto,
a modo mio, come io sento». Parole
che riportano alla mente quanto
scritto dal Vasari nelle Vite a proposito
del disegno:«Altro non è che un’apparente
espressione e dichiarazione del concetto
che si ha nell’animo e di quello che
si è nella mente immaginato e fabbricato
nell’idea (...) e questo disegno ha bisogno
(...)che la mano sia, mediante lo studio
ed esercizio di molti anni, spedita ed atta
a disegnare». Nelle opere della Gabellini,
siano esse scorci fiorentini, nudi, chiese
o una maternità, il processo intellettuale
produce un’elaborazione ideale di quanto
generato nella mente, il tutto mediato
e codificato dall’abilità manuale; e per
quanto rappresentazione coerente, c’è nei
suoi lavori un’evidente capacità inventiva
per cui l’idea prevale sull’imitazione. Lo
studio che c’è a monte, si riconosce nella
traduzione anatomica delle figure, nell’organizzazione
degli spazi, nell’impiego della
luce che appare piegata ai “bisogni”
dell’artista. I punti di osservazione, le posture
dei soggetti, i loro sguardi − con rilevanza
anche psicologica − sono gi ambiti
in cui maggiormente si realizza l’autonomia
creativa dell’artista e la sua personalissima
estetica. Ovunque, in ogni caso,
rintracciamo la presenza trionfale di sua
maestà il disegno, “sola cosa nobile, che
dobbiamo considerare come fondamento
dell’arte”, come detto dal Pontormo
nelle sue lezioni. Molti gli strumenti e le
tecniche utilizzate: la matita, la penna biro,
il carboncino, l’acrilico, la china, il pastello
per quanto riguarda la pittura, e poi
l’incisione, la scultura, la ceramica come
ulteriori forme espressive, in una ricerca
infinita di nuove forme che generino un
personalissimo microcosmo. La Gabellini
Autoritratto, litografia su alluminio, cm 35x25
fa parte di nobili compagnie di artisti quali
il Gruppo Donatello, l’Antica Compagnia
del Paiolo, l’associazione Artisti fiesolani
e l’associazione Dalle terre di Giotto e
dell’Angelico. Pittrice pluripremiata, il primo
riconoscimento lo consegue nel 1976
vincendo il 1° Trofeo extempore 76 Rufina;
il più recente, certo uno dei più prestigiosi,
è del 2017, il Fiorino d’Oro per la
Grafica al XXXV Premio Firenze.
patgab57@virgilio.it
Nudo giallo, china, cm 50x70
Il disegno, penna biro, cm 50x70
PATRIZIA GABELLINI
35
Occhio
critico
A cura di
Daniela Pronestì
Enzo Mauri
I mille volti della città
di Daniela Pronestì
La città è il paesaggio creato
dall’uomo per l’uomo. Una foresta
di palazzi, monumenti
e strade che insieme compongono
un ambiente innaturale, saturo di odori
e di rumori e talvolta anche ostile. In
questo scenario artificiale scorre la vita
di ogni giorno, il continuo andirivieni
di persone sempre in corsa contro
il tempo. Folle compatte di uomini e
donne procedono lungo le strade e sui
mezzi guidati soltanto dalla forza dell’abitudine,
voracemente risucchiati dalle
incombenze quotidiane; non si guardano
in faccia, non si accorgono l’uno
dell’altro, si muovono meccanicamente
come pistoni di un motore dal cuore
metallico. Nelle pieghe di questo tempo
disumano e indifferente s’insinua lo
sguardo di Enzo Mauri, con la curiosità
di chi osserva la frenesia del mondo per
capirne le dinamiche interne, riconoscere
i riti collettivi celebrati con fede cieca
giorno dopo giorno. Il suo interesse
non è rivolto al singolo individuo, all’identità
nascosta nella fiumana anonima
che dilaga per le strade. Ciò che lo affascina,
invece, è l’intersezione tra la folla
e la città, l’intarsio di figure, colori e
forme che si stagliano sul fondale urbano.
Frammenti di vita cittadina che l’artista
estrapola dal contesto fissandoli in
uno scatto fotografico “rubato” in metropolitana
o nelle strade gremite di turisti.
La fotografia è il primo abbozzo
di quello che diventerà poi un dipinto,
uno studio preparatorio, potremmo anche
dire, a partire dal quale trasformare
con i mezzi della pittura l’immagine reale.
Pur mantenendo una cifra figurativa,
Mauri rinuncia alla resa fotografica
del soggetto per delegare l’espressione
alla forza del colore, che nei suoi quadri
unisce persone e cose cancellandone
i contorni e facendole diventare
un tutt’uno. Le sfocature dell’immagine
fotografica si traducono in pennellate
larghe e diluite che suggeriscono un
senso di dissoluzione ottica, come se
tutte le parti dell’immagine confluissero
in un’indistinta densità atmosferica.
E’ un modo per cancellare le informazioni
superflue conservando soltanto
l’impressione di vita e di movimento del
paesaggio urbano. Le figure in primo
piano sono dipinte invece con campiture
nette, cariche di materia, talvolta ve-
L'attesa, olio su tela
36
ENZO MAURI
Vasi non comunicanti, olio su tela
ri e propri grumi di colore che inducono
lo sguardo a soffermarsi sui particolari,
trovando così un punto fermo nel panorama
indifferenziato e fluido della città.
Quest’ultima, a sua volta, sembra ondeggiare
al ritmo delle masse di turisti
che si muovono senza sosta, vanno e
vengono di continuo come greggi disorientate
senza una guida. Vista da vicino,
la superficie dell’opera appare come
un amalgama indistinto di colori e di
forme, complice anche una costruzione
dello spazio che, collocando le figure
in alto o in basso rispetto allo sfondo,
accentua la bidimensionalità della scena.
Uno sguardo più attento consente
invece di notare particolari inaspettati
− si pensi, ad esempio, al volto deforme
visibile in primo piano nel quadro
Piazza di Spagna, olio su tela
ambientato a Piazza di Spagna oppure
ancora all’espressione irriverente
del cane che attende con impazienza il
padrone in una strada qualunque della
città − che s’inseriscono nel dipinto
come racconti nel racconto, indizi della
presenza nell’opera del punto di vista
dell’autore. Siamo lontani dal mito
futurista della “città che sale”, simbolo
di modernità e di progresso; anche
nelle opere di Mauri, come nel celebre
capolavoro boccioniano, linee e contorni
si dissolvono, in una fusione tra
soggetto e ambiente, ma non per indicare
il dinamismo della città che cresce.
Si tratta, al contrario, di testimoniare lo
sviluppo sempre più caotico e disordinato
dello spazio urbano, l’involuzione
dell’esistenza a rito consumistico, il diffondersi
del conformismo come stile di
vita ormai da tutti condiviso. E’ una società
senza più né curiosità né immaginazione
quella ritratta dall’artista, un
esercito di automi chiusi in se stessi e
tra loro non comunicanti. Una denuncia
che lascia però spazio all’ottimismo nei
colori brillanti di una città pronta ad accogliere
chi vi abita o chi la visita con le
vestigia di un glorioso passato.
Dal 25 giugno al 4 luglio 2020, Enzo
Mauri, artista lombardo da tempo residente
a Roma, è stato protagonista della
personale Frammenti di vita quotidiana
promossa dalla Flyer Art Gallery di Civitavecchia,
con la curatela del professor
Egidio Maria Eleuteri, presso la galleria
Simultanea Spazi d’Arte di Firenze.
Il Pantheon, olio su tela
L'irriverente, olio su tela
ENZO MAURI
37
Nuove proposte dell’arte
contemporanea
A cura di
Margherita Blonska Ciardi
Casa d’aste Colasanti
Asta di arte moderna e contemporanea
Dall’1 al 25 giugno - l'asta si è conclusa il 25 giugno alle ore 15
ti d'arte, è riuscito a far crescere
l'attività e a tramandare
alle successive generazioni
la sua conoscenza e l’amore
per il bello. Alle sezioni dedicate
agli argenti antichi e moderni,
ai gioielli, ai mobili, agli
oggetti d'arte con particolare
attenzione agli avori e ai micromosaici,
ai dipinti antichi
dell'800 e moderni, si affiancano,
alla fine degli anni Otdi
Margherita Blonska Ciardi
Lo scorso 25 giugno, alle ore
15.00, presso la Casa d'aste
Colasanti di Roma, si è conclusa
l’asta di arte moderna
e contemporanea svoltasi
online dall’inizio dello stesso
mese. Tra gli artisti proposti
spiccano non solo i nomi di
famosi rappresentanti dell’arte
del Novecento come Uberto
Bonetti, Italo Ferro, Mario
Sironi, Luca Alinari e Andy
Warhol, ma anche alcuni artisti
emergenti internazionali
come Stephanie Holznecht,
Jorge Goncalves Romero, Michal
Ashkenasi e Krzysztof
Konopka. La storia della Casa
d'aste Colasanti comincia
negli anni Sessanta grazie alla
passione e alla professionalità
del suo fondatore Luigi Colasanti
che, dopo aver esordito
con l’antiquariato e gli ogget-
Stephanie Holznecht, April showers bring May flowers
Jorge Goncalves Romero, Street People
Michal Ashkenasi, Red Garden
Krzysztof Konopka, Teorema
tanta, altre due sezioni guidate
dalle figlie di Luigi, Raffaella e
Francesca: quella dedicata alla
gemmologia e quella del mercato
dell’arte. Nel 2005, le due
sorelle, dopo anni di esperienza
nel settore, decidono di dedicarsi
all’attività della casa
d'aste occupandosi della vendita
di oggetti d'arte, arredi,
dipinti antichi, moderni e contemporanei,
argenti, gioielli,
orologi, arte orientale, design
e tappeti, spesso valutando
e selezionando anche intere
collezioni private. In seguito,
anche i figli di Raffaella e Francesca,
Tommaso e Giacomo,
hanno deciso di proseguire la
tradizione lavorando nell’attività
di famiglia. La grande
esperienza ed il gusto hanno
permesso alla Colasanti di attirare
clienti e cultori del bello
da tutto il mondo. La passione
che si tramanda da tre generazioni
è la forza di questa
azienda familiare in continua
crescita e rinnovamento situata
nel cuore della città con le
sue due sedi romane.
Margherita Blonska, Vintage car and chappel
Via Aurelia, 1249 / 00166 Roma
Casa d'aste Colasanti
L'ingresso della Casa d'aste Colosanti
Via Margutta, 61A / 00187 Roma
www.colasantiaste.com +39 06 66183260 +39 06 3235193
Dal teatro al
sipario
A cura di
Doretta Boretti
Un viaggio alla ricerca dei teatri storici
della Toscana
di Doretta Boretti
Teatro Manzoni, Pistoia
Teatro Metastasio, Prato
Come sopra a un drone, a conclusione
della prima parte di
questa mia rubrica Dal teatro
al sipario, prima di arrivare al “sipario”,
desidero compiere in questo articolo,
faremo un viaggio alla ricerca
dei teatri storici, i più belli, della nostra
meravigliosa Toscana (oltre quelli che
abbiamo trattato in precedenza). Stiamo
riprendendo in mano la nostra vita
sociale dopo il lungo isolamento a
causa di un’incredibile pandemia. E’
una splendida giornata d’inizio estate,
sul nostro drone virtuale non toccheremo
nessuno perché voleremo
alti, sopra le cose. Partiamo da Firenze
e in un attimo ci troviamo sopra la
città di Prato e in via Benedetto Cairoli
intravediamo il prestigioso Teatro Metastasio,
che vide i suoi albori nel 1830
su progetto del famoso architetto Luigi
de Cambray Digny. Non possiamo
scordare che artisti del calibro di Roberto
Benigni, Francesco Nuti, Pamela
Villoresi (e tanti altri) iniziarono proprio
in questo teatro la loro splendida
carriera. Lasciamo alle nostre
spalle Prato e incontriamo la
storica città di Pistoia. Voliamo
su Corso Gramsci e troviamo
il Teatro Manzoni dalle
origini seicentesche. Questo
teatro fu restaurato nel 1863
e conserva ancora oggi l’aspetto
e le dimensioni di allora.
Abbandoniamo Pistoia ed
eccoci sopra Lucca, ci dirigiamo
verso Piazza del Giglio e
ammiriamo l’omonimo teatro
anch’esso di origini seicentesche.
Il Teatro Del Giglio è stato
riconosciuto come uno dei
più famosi teatri di tradizione.
Riprendiamo nuovamente il
volo e finalmente raggiungiamo
il nostro stupendo mare.
Intravediamo Piazza dei Miracoli,
la torre pendente e, in via
Palestro, ammiriamo il Teatro
Verdi, progettato dall’architetto
Andrea Scala nel 1865 e
inaugurato nel 1867. Questo teatro ha
uno dei palcoscenici più grandi d’Italia:
26 metri di profondità e 32 metri di larghezza.
Costeggiamo, questa volta, il
mare, senza stancarci a rimirar la meravigliosa
costa di ponente e arriviamo
a Massa. Eccoci in Piazza del Teatro dove
incontriamo il Teatro Guglielmi (nome
del musicista più illustre di Massa).
Su progetto del famoso architetto Giuseppe
Micheli, questo teatro fu inaugurato
il 25 aprile del 1886 e gode ancora
di un pregevole cartellone artistico. Lasciamo
in fretta la città e riprendiamo
il nostro percorso. Sorvoliamo un attimo
le Apuane, non possiamo farne a
meno, ed eccoci di nuovo sulla costa e
in un attimo a Livorno. Dobbiamo andare
sopra via Enrico Mayer per trovare
il Teatro Goldoni. Il 1 ottobre 1842
due impresari, Francesco e Alessandro
Caporali, presero la decisione di erigere
un teatro. I lavori furono affidati al
giovane architetto Giuseppe Cappellini.
Fu inaugurato il 24 luglio 1847. Il nome
gli fu assegnato nel 1860 per sottolineare
il legame che Livorno aveva con
Goldoni che proprio in quella città ave-
40
TEATRI STORICI TOSCANI
Teatro Goldoni, Livorno
va voluto mettere in scena alcune delle
sue famose commedie. Riprendiamo
il nostro percorso, questa volta volando
sulla costa di levante, per incontrare
la città di Grosseto. Costeggiamo le
sue mura e in via Mazzini sorvoliamo
sul Teatro degli Industri. Le sue origini
risalgono al 1819 ma tra il 1888 e il
1892 l’architetto senese Augusto Corbi
realizzò il progetto di ampliamento
e restauro dando al teatro l’attuale
meravigliosa struttura a ferro di cavallo.
Ripartiamo a bordo del nostro drone
virtuale, attraversiamo l’entroterra,
sopra la calda terra rossa della nostra
Maremma, ammiriamo le belle colline e
giungiamo alla stupenda città di Siena.
Come non raggiungere in un secondo
Piazza del Campo e, sul retro del Palazzo
Pubblico, incontriamo il Teatro dei
Rinnovati le cui origini risalgono addirittura
al XIV secolo. Dopo una serie di
incresciosi incendi il teatro fu ricostruito
su progetto dell’architetto Antonio
Galli di Bibbiena e dal 1753 conserva
ancora la forma originaria. E’ considerato
uno dei più importanti teatri della
Toscana. Riprendiamo il nostro percorso
e giungiamo ad Arezzo, sopra la
via Guido Monaco, dove ammiriamo
dall’alto il Teatro Petrarca, inaugurato il
21 aprile 1833 su progetto dell’architetto
fiorentino Vittorio Bellini. Alla fine
dell’Ottocento furono effettuati degli
ampliamenti al progetto originario rispettandone
però la forma, anche con
Teatro del Giglio, Lucca
Teatro Guglielmi, Massa
restauri successivi a tale
data. Siamo giunti
al termine del nostro
viaggio, ne abbiamo lasciati
molti per la strada,
giacchè la Toscana
vanta più di 190 teatri.
Intanto prestiamo attenzione
alle proposte
che ci verranno dal web, dalla Fondazione
Toscana Spettacolo che, con le
sue numerosissime proposte culturali,
allieterà nuovamente i nostri giorni.
A proposito dei prossimi appuntamenti
con il teatro in Toscana, al Teatro Romano
di Fiesole, il 28 e 29 luglio alle
ore 21.15, l'attore Alessandro Riccio
porterà in scena un anziano Giuseppe
Verdi e la sua performance teatrale
sarà accompagnata dall’Orchestra Regionale
Toscana.
TEATRI STORICI TOSCANI
41
ALESSANDRO
RICCIO
in
Gli anni
Verdi
28
LUGLIO
ore 21.15
29
ENSEMBLE DI ARCHI e
FIATI DELL'ORT
musiche di Giuseppe Verdi
arrangiamenti di Francesco Oliveto
spettacolo ideato e scritto da Alessandro Riccio
BIGLIETTO Posto unico €13,80 / PREVENDITA su Ticketone.it / INFO orchestradellatoscana.it
A cura di
Margherita Blonska Ciardi
Nuove proposte dell’arte
contemporanea
Stjepko Mamic
La magia del mare in un dipinto
di Margherita Blonska Ciardi
Le tele dell’artista croato Stjepko
Mamic, caratterizzate da
incantevoli sfumature di blu,
azzurro e turchese, raccontano le storie
di abissi marini dove la vita pullula
di meravigliosi colori ed è dettata
da leggi della natura spesso sconosciute
all'uomo. Stjepko conosce bene
questo mondo perché, pur avendo
sempre dipinto fin dalla primissima infanzia,
ha trascorso la sua vita in mare,
lavorando per ben trent’anni come capitano
di navi mercantili. Da undici anni
si dedica totalmente alla pittura, la
sua prima passione, con la quale è riuscito
ad unire l’amore per l’arte a quello
Blue Net, tecnica mista su tela di lino, cm 100x100
per il mare. Prima di avventurarsi professionalmente
nel mondo dell'arte, si
è formato inizialmente all’Academia du
Port-Royal di Parigi (dove ha seguito
gli insegnamenti di Jean Maxime Relange
e Dina Pickard) e poi si è perfezionato
all’Accademia di Belle Arti di
Firenze guidato dalla professoressa Sonia
De Franceschi. Nella sua pittura lascia
emergere con generose pennellate
i fondali marini, dove spesso sulla superficie
dell’acqua si vede la sagoma
di una barca che allude alla solitudine
dell’uomo di fronte all’immensità del
mare e della natura con le sue regole di
sopravvivenza. Le tele di Stjepko colpi-
scono per la profondità resa dalle graduali
sfumature del blu smeraldo che
danno l’idea della luce filtrata dall'acqua
e del movimento delle correnti
marine. L'universo abitato da pesci
di diversa specie è una fonte costante
d'ispirazione per l'artista, che cattura i
loro colori sgargianti e le diverse forme
facendoli contrastare con il colore
sempre più scuro degli abissi. Stjepko
riesce anche a rendere la grazia del movimento
dei vari pesci mostrandoli come
se ballassero il flamenco. Questa
capacità di notare e catturare la magia
dei fondali deriva dal suo amore per
il mare, che secondo lui è fonte infinita
di meraviglie come lo è
stato per Fredrich Turner
ed Ernest Hemingway. L'eleganza
delle scelte coloristiche
e le rilassanti trame
eseguite a spatola alludono
all'ambiente acquatico, comunicando
all’osservatore
una sensazione di tranquillità
e di estasi estetica. E’
ormai un artista affermato
perché ha ricevuto numerosi
premi in tutto il mondo
ed ha partecipato alle
più importanti mostre internazionali
come la rassegna
Art Capital al Grand
Palais di Parigi, con la Société
des Artistes Independent,
l’esposizione Miami
meets Milano curata da
Vittorio Sgarbi a Milano e
poi altre mostre a Spoleto,
in Giappone e in Croazia.
Prossimamente le sue
opere saranno esposte alla
Scuola Grande di San
Teodoro di Venezia, dove
parteciperà alla prossima
edizione di AqvArt in concomitanza
con le gare delle
vele d’epoca.
STJEPKO MAMIC
43
Mostre in
Italia
Ulisse
L’arte e il mito nella grande mostra ai Musei di
San Domenico di Forlì
di Barbara Santoro
Tante volte leggendo sui banchi
di scuola l’lliade e l’Odissea siamo
rimasti affascinati dal mito
di Ulisse. Oggi finalmente una grande
esposizione ai Musei di San Domenico
di Forlì racconta il celebre personaggio
omerico con oltre duecento opere tra le
più significative di ogni tempo, dall'antichità
al Novecento. Pittura, scultura,
miniature, mosaici, arazzi, ceramiche
e lavori grafici che trattano il viaggio di
Ulisse come un vero e proprio viaggio
dell'arte e nell’arte. Fin dall'età arcaica
grandi artisti hanno cercato di illustrare
in forma puramente didascalica l’Odissea,
con sfaccettature diverse secondo
la sensibilità del periodo storico. Le diverse
interpretazioni della figura di Ulisse
si ritrovano nei cicli figurativi delle
dimore cinquecentesche che oltre ad illustrarne
la storia ne mettono in luce i
valori morali. Pittori come il Primaticcio,
il Beccafumi e il Dossi, per poi proseguire
con Rubens, Lorrain ed altri fino
al classicismo di Canova, Mengs e Fussli,
hanno guardato al tema del paziente
Odisseo con occhi attenti e personali.
Durante il Romanticismo si rinnova il mito
del viaggiatore, del viandante alla ricerca
del destino dell'uomo moderno.
I preraffaeliti e i simbolisti vagano nella
visione onirica di un mondo inquieto
e alienato alla ricerca costante del proprio
io. Ma saranno poi i grandi artisti
come De Chirico, Savinio, Carrà, Sironi,
Mestrovic e Martini che indagheranno
l'eroe Ulisse e la sua necessità di conoscere
il mistero cosmico che circonda
l'uomo. La mostra, realizzata dalla Fondazione
Cassa dei Risparmi di Forlì, beneficia
della collaborazione del Comune
con i Musei di San Domenico. Collezionisti
ed istituzioni private, musei italiani
e stranieri hanno contribuito a formare
un percorso espositivo di grande qualità
che si snoda all’interno delle grandi
sale che costituirono la biblioteca del
Convento di San Domenico e all’interno
della Chiesa di San Giacomo Apostolo.
La mostra è curata da Fernando Mazzocca,
Francesco Leone, Fabrizio Paolucci
e Paola Refice; Antonio Paolucci presiede
il comitato scientifico e Gianfranco
Brunelli è il coordinatore generale. L'esposizione
si snoda attraverso tredici
sezioni rigorosamente trattate da un pool
di esperti davvero eccezionali. Davanti
ai nostri occhi il gigante Polifemo, la
maga Circe, la dolce Nausica, la tela di
Penelope e il “folle volo” di Ulisse dantesco
e ancora mille altre storie nate in
più di due millenni dalle varie tradizioni
letterarie e artistiche che hanno rappresentato,
interpreto e reinventato il mito
John W. Waterhouse, Sirena (1900), olio su tela,
Londra, Royal Academy of Arts
di Odisseo. Questo eroe moderno, estremamente
virtuoso e coraggioso, riesce
ancora ad incantare con la sua audacia e
ad incarnare l'uomo moderno con le sue
angosce, inquietudini e ansie. La mostra
è stata prorogata fino al 31 ottobre.
Per informazioni:
www.mostraulisse.it
mostraforlì@civita.it
Particolare dell'opera simbolo della mostra: Testa di
Ulisse, Museo Archeologico di Sperlonga
La sezione delle anfore (ph. courtesy Forlipedia 2020)
44
ULISSE
A cura di
Daniela Pronestì
Occhio
critico
Roberto Celli
Dentro e fuori l’immagine
di Daniela Pronestì / foto Roberto Celli
Un percorso dentro e fuori l’immagine
compiuto attraverso la
densità simbolica della superficie,
diaframma che divide e allo stesso
tempo collega realtà e rappresentazione.
Questo, in estrema sintesi, l’iter creativo
alla base dell’opera di Roberto Celli,
instancabile sperimentatore di soluzioni
espressive che infrangono e ridefiniscono
i confini del linguaggio fotografico:
la trasfigurazione parziale o totale del
soggetto, il libero e spesso inconsueto
taglio delle immagini, l’integrazione
sulla superficie o all’interno della cornice
di elementi che aggiungono significati
all’opera oppure ne accentuano la
natura concettuale. Se il limite intrinseco
al mezzo fotografico consiste nell’impossibilità
di recidere il legame con il
visibile, è proprio su questo limite che
Celli interviene sospendendo lo sguardo
a metà tra verità e finzione. Ne sono
esempio le immagini che intersecano,
sovrapponendoli oppure affiancandoli,
paesaggio e figura, in una combinazione
visiva e di concetto dove entrambi
gli elementi generano qualcosa di nuovo,
un territorio della mente popolato di
visioni affiorate dalla memoria, restituite
dal tempo. L’atto del vedere non è mai
del tutto neutro: nel frammento di realtà
osservato rivivono esperienze dei gior-
Nebbie, stampa su carta
ni andati, scampoli di vita. Per
questa ragione, un paesaggio
non è mai soltanto un paesaggio,
ma reca con sé qualcosa
d’altro, un nucleo segreto:
l’immagine di un volto femminile.
Nell’opera di Celli, “vedere”
significa, quindi, prima di
ogni altra cosa, “ricordare”. E
se lo sguardo riesce a spingersi
oltre il visibile cogliendo
anche ciò che sfugge all’evidenza,
allora qualunque dettaglio,
anche il più semplice,
è sufficiente a generare visioni
inaspettate: un riflesso di luce,
le crepe di un muro, uno specchio
d’acqua diventano opere
astratte, “creature” visive che quasi
cancellano o fanno dimenticare la reale
natura del soggetto. Anche il corpo femminile
assume nuovi significati quando
viene accostato a piccoli oggetti raffiguranti
animali, fiori, personaggi reali o di
fantasia: non è più soltanto una bella forma
da contemplare o desiderare, ma si
trasforma in un paesaggio naturale, una
strada da percorrere, un mare da navigare,
un sogno ad occhi aperti o persino
una fortezza da difendere, con tanto
di sentinelle a controllare. La presenza
di questi elementi sia dentro l’immagine
Bianca (serie Burning), stampa su carta
che nello spessore della cornice, dove
allungando la mano è possibile toccarli,
ribadisce il carattere di realtà dello scatto
fotografico, in cui ciò che vedo è anche
ciò che indubitabilmente esiste, per
quanto un fiore di plastica o una foglia
finta siano, a loro volta, riproduzioni fittizie
di una cosa reale. Si tratta, quindi,
di ribadire l’ambiguo rapporto che
lega simulazione e verità, intervenendo
anche sull’integrità dell’immagine,
che l’artista riduce in frammenti, poi riassemblati
lasciando in evidenza i punti
di frattura, ingabbia in una rete metallica
oppure sottopone ad un processo combustivo
che corrode insieme alla superficie
anche la figura. Come a voler dire,
in tutt’e tre i casi, che la fotografia regala
l’illusione di possedere la realtà, della
quale è possibile possedere invece soltanto
l’immagine. Quello elaborato negli
anni da Roberto Celli è il codice visivo di
un artista che nella fotografia ha trovato
un mezzo per interrogare il mondo, alla
ricerca di uno scatto capace di racchiudere
tutto: la bellezza e i suoi inganni, la
natura fuori e il paesaggio interiore, la
realtà e il sogno, il “qui ed ora” ed il “per
sempre”.
www.robertocelli.it
ROBERTO CELLI
45
Ritratti
d’artista
Gloria Marianelli
Il percorso in divenire di un giovane talento
di Jacopo Chiostri
Artista molto giovane − è nata nel
1997 −, Gloria Marianelli si presenta
ai lettori de La Toscana
Nuova con alcuni lavori, copie di opere
famose o ritratti di personaggi quali Frida
Kalo e Salvator Dalì, realizzati a penna
o a grafite. Al di là della fattura di questi
lavori, di cui diremo in seguito e della
tecnica, di cui dirà anche la stessa artista,
va intanto notato che si tratta di opere
di ridotte dimensioni, massimo 33x48
cm, più spesso i 21x29,7 cm del foglio
A4, una scelta che esalta al massimo
la perfezione del segno che risulterebbe
diluito, quindi penalizzato, in formati
maggiori. La Marianelli, certo per l’età,
probabilmente per carattere, è un’artista
in cammino con idee però molto chiare.
Certe mattine, racconta, si sveglia con
la voglia di scolpire, modellare, altre col
desiderio di disegnare. Intanto ogni sforzo,
anche in campo lavorativo, è indirizzato
a sviluppare la personale creatività.
Lavora per alcuni artisti in ambito scultoreo,
mentre in ambito grafico riceve
commissioni per lo più da privati. Ascoltandola
parlare di sé, del suo percorso,
si evidenziano due fattori: la volontà di
continuare a imparare nuove tecniche
espressive e l’attenzione che destina a
valutare i progressi fatti. «Il realismo −
afferma − è lo stile che più mi rappresenta
perché mi dà modo di valutare la
crescita; le espressioni, la texture della
pelle, le rughe, i peli, i tessuti, più sono
uguali al vero e più sono la conferma
dei progressi compiuti». Diplomatasi nel
2016 al liceo artistico di Volterra, la Marianelli
negli ultimi due anni ha esplorato
le molte possibilità del disegno a penna
e a grafite. Le opere si fanno apprezzare
per l’estrema precisione e incisività del
segno, da cui risulta evidente un pieno
possesso della tecnica. Sensibilità visiva
e capacità comunicative tradotte in un
racconto di immediata lettura caratterizzano
queste opere e accompagnano
l’osservatore a un’inedita
soglia percettiva. «Adoro la tecnica
grafite − ci dice − perché mi permette
di concludere il quadro con
dei tocchi di luce bianchi in gomma
in modo da avvicinarsi più possibile
alla realtà. La tecnica in biro è molto
diversa e permette di fare la cosa
inversa, ovvero di arrivare ad una
campitura molto marcata e precisa
in modo da creare più contrasto
rispetto alle parti in luce, dove ovviamente
non posso usare la gomma».
Nel futuro della Marianelli ci
sono la scultura e l’arte del tatuaggio.
Trascorre i fine settimana nello
studio di uno scultore, per imparare
un’arte che la sta appassionando e
frequenta un corso di tatuaggio per
apprendere anche questa tecnica. Quindi
sentiremo parlare di lei e la seguiremo
nel suo percorso. In ultimo, però, le
lasciamo il compito di tracciare un bilancio
dell’attività fino a oggi. «Sono molto
contenta di quanto fatto, delle persone
che ho conosciuto, di chi ha creduto in
me e ha speso del tempo per insegnarmi
qualcosa, ma altrettanto, e non è un paradosso,
di chi mi ha chiuso delle porte
in faccia, perché mi ha offerto importanti
lezioni di vita».
Dalì, grafite su foglio, cm 33x48
RobertoFerri, penna su foglio, cm 21x29,7
La ragazza con l'orecchino di perla, penna su foglio, cm 21x29,7
GLORIA MARIANELLI
47
Arte del
Vino
A cura di
Paolo Bini
Capanna: meraviglia multisensoriale
in Montalcino
Testo e foto di Paolo Bini
Vini DOP Capanna
I vigneti di Capanna (ph. courtesy azienda Capanna)
sensoriale a un territorio inimitabile, si
è tramutata nell’esclusivo Capanna Wine
Relais: una struttura ricettiva di nove
suite e due appartamenti, già riaperta
da pochi giorni, che domina le valli fra
le più belle al mondo con vista davvero
mozzafiato. Tutto diventa così semplice
e spontaneo, sia per l’amante del
gusto che per l’eno-turista: l’assaggio
del vino si fa acme di un’esperienza che
in primis cala veramente nel contesto e
riappacifica con il mondo circostante,
lontano dalle tensioni accumulate e volta
a ricostruire il massimo contatto con
la natura per cui il vino è succo dell’u-
L’anno 2020 lascerà tracce importanti
anche sul modo di fare
divulgazione e marketing vinicolo.
L’eccellenza del prodotto potrebbe
non essere più sufficiente a coinvolgere
un pubblico rimasto appassionato ma
divenuto quasi disorientato, smarritosi
nella pioggia battente dei videomessaggi
emergenziali e neo-promozionali.
Cultori ancora alla ricerca dei sapori più
buoni ma come frenati interiormente
dalla consapevolezza di dover ritrovare
la giusta serenità interiore, quel “nirvana”
che poi consente di godere appieno
di tutti i piaceri della vita. Capanna è l’azienda
che la famiglia Cencioni gestisce
in Montalcino dal 1957. La qualità dei
suoi vini è riconosciuta universalmente
da tempo e senza scetticismo alcuno.
Coltivazione essenzialmente incentrata
su uve Sangiovese e Moscato con produzione
principale di Brunello, Rosso e
Moscadello. Il meraviglioso “valore aggiunto”
di Capanna riporta però ai concetti
sopra espressi e dall’anno scorso
si trova fisicamente proprio su un colle
prospiciente la cantina sempre sul versante
nord dell’areale ilcinese. La logica
di offrire non solo l’eccellenza nel calice
bensì il completo approccio multiva
e l’uva, lavorata da mani sapienti, è
espressione tangibile di un luogo da
ammirare, ascoltare, respirare, vivere.
Sono rimasto ammaliato, lo dico senza
imbarazzo, sostando in questi luoghi
conosciuti eppur sempre da scoprire e
assaggiando i vini Capanna in abbinamento
ai piatti dell’annesso ristorante
gourmet Il Passaggio.
Il SanGioBì è il bianco IGT da uva Sangiovese,
succoso e di buon corpo; dagli
aromi di pesca bianca, ginestra e mela
Stark è ideale per primi piatti come una
tartare di Chianina con l’uovo. Il Rosso di
Montalcino DOC 2018 è elegante, pulito;
dai ricordi di rosa rossa e ciliegia, è perfetto
per l’incontro con dei pici al ragù di
anatra. Il Brunello di Montalcino DOCG
2015 è signorile, ricco e bilanciato; ampio
nei profumi, lunghissimo negli aromi
di amarena, mora, viola, erbe e spezie;
fantastico sugli arrosti di selvaggina. A
chiudere la dolcezza equilibrata del Moscadello
DOC 2017, quante sensazioni:
dall’agrume candito alla vaniglia, dal gelsomino
al ginger; un puro bacio su uno
zuccotto alla fiorentina. Ma oltre ai sapori
rimane l’emozione e tutta Montalcino
continuerà ad essere vincente nei decenni
solo se riuscirà a sposare questa filosofia
ed abbinare a un vino non solo un
piatto ma una esperienza multisensoriale
oggettivamente senza pari.
48 CAPANNA
A cura di
Ugo Barlozzetti
Percorsi culturali
in Toscana
Il Roseto Fineschi di Cavriglia
di Ugo Barlozzetti
ACavriglia vi è un museo unico,
non solo in Toscana ma in Italia,
è il roseto dell’associazione Roseto
Botanico Gianfranco e Carla Fineschi.
L’associazione che gestisce questo luogo,
ove peraltro si muovono liberamente
splendidi esemplari di pavoni e simpatici
altri animali come gatti e cani anziani,
ha nelle figlie del fondatore, l’illustre luminare
professor Gianfranco Fineschi, le
continuatrici di un’attività preziosa. Questo
roseto rappresenta infatti una collezione
privata esclusiva nel suo genere,
senza fini di lucro, ma con l’unico interesse
di costituire una collezione scientifica
di materiale vivente. Il Roseto di Cavriglia
è il risultato di più di trenta anni di
lavoro del professor Gianfranco Fineschi
e porta il nome di Carla Fineschi in memoria
della compagna che ha collaborato
alla crescita e allo sviluppo del giardino,
grazia alla sua elevata capacità organizzativa
e alla sua profonda dedizione. Il
Roseto, che già svolge un’intensa attività
culturale e scientifica, mantenendo rapporti
con università e istituzioni di tutto
il mondo, tende sempre di più ad assumere
una connotazione di laboratorio botanico
vivente e aperto a tutti gli enti di
ricerca che desiderano utilizzarlo. La rosa,
fin dall’antichità, ebbe un valore simbolico,
dal mito di Adone ai culti misterici
legati a Dioniso e nel mondo romano per
il culto dei morti. Con l’affermarsi del Cristianesimo
le rose acquisirono diversi significati
a seconda del colore, dal sangue
di Cristo alla riservatezza della confessione
o il simbolo della Madonna: nell’iconografia
religiosa del basso Medioevo
spesso la Madonna venne rappresentata
in un roseto. Nella poesia la rosa è il
fiore principe ed emblematico, come ad
esempio nella letteratura francese con
il Roman de la Rose. Insomma, la rosa
e i roseti sono un vero e proprio mondo:
arte e letteratura ne sono ispirate per capolavori
assoluti, ma anche presso quasi
tutti i popoli hanno dato vita a leggende e
a una ricchissima simbologia. Nel roseto
botanico di Gianfranco e Carla Fineschi
le rose sono disposte nelle aiuole secondo
schemi tassonomici precisi e rappresentano
un vero e proprio museo vivente
a cielo aperto: un punto della collezione
è composto dalle rose selvatiche che arrivano
da tanti luoghi diversi del pianeta,
un’altra è costituita dalle rose antiche
(le “rose botaniche”) e da quelle più moderne
ottenute per ibridazione. Il roseto
è molto esteso e richiede di essere visitato
in periodi diversi perché la fioritura
è scalare e le rose più antiche fioriscono
molto presto, verso la fine di aprile, e non
sono rifiorenti, mentre le rose moderne,
o rifiorenti, iniziano la fioritura durante
il mese di maggio e, perché rifiorenti, la
protraggono fino alla metà di giugno. A
tutti coloro che vengono per la prima volta
nel roseto viene consigliato di seguire
un percorso storico, tale da illustrare,
nel breve arco della loro visita, la storia di
questo fiore unico al mondo per bellezza,
ricchezza e varietà.
www.rosetofineschi.it
IL ROSETO FINESCHI
49
Mauro
Maris
www.mauromaris.it
mauromaris@yahoo.it
A cura di
Giuseppe Fricelli
Concerto in
salotto
Giuseppe Valdengo
Grande baritono, interpreta Jago nell’Otello di Verdi
diretto da Arturo Toscanini
di Giuseppe Fricelli
Fin da piccolo, ascoltando ed
imparando dalle incisioni discografiche
di Toscanini, ho
ammirato la musicalità, la dizione,
la voce, l'arte di Giuseppe Valdengo:
un baritono con una padronanza unica
sia scenica che vocale. Valdengo
era diplomato in oboe presso il conservatorio
di musica di Torino. Aveva
svolto una prestigiosa carriera in tutti
i teatri del mondo. Giuseppe, lo chiamo
così perché nella vita ho avuto la
fortuna di essergli amico, possedeva
un immenso talento musicale, una
raffinata intelligenza interpretativa e
teatrale, una magnifica voce pastosa
e vibrante. Molte sono state le nostre
chiacchierate telefoniche e per me
importanti lezioni di musica e storia
dell'opera. Mi parlava con devozione
ed amore di Arturo Toscanini. Valdengo
era una miniera di notizie storiche.
Ascoltarlo era un incanto. Un giorno
gli dissi che ero rimasto affascinato
per come aveva realizzato il colloquio
del secondo atto dell'Otello di Verdi
da me ascoltato in disco. Jago, interpretato
magistralmente da Valdengo,
tesse una trama e racconta ad Otello
di aver udito Cassio rivolgere in sogno
parole d'amore a Desdemona. Fa
sospettare inoltre che sia nata una relazione
fra Cassio e Desdemona. Dice
Jago ad Otello: «Vigilate». Lo dice
insinuando che avvengano cose che
portano oltraggio ad Otello. Giuseppe
mi raccontò che proprio quella
parola fu argomento di profonda ricerca
interpretativa da parte di Toscanini
e sua. Dopo tante idee tutte
scartate, una notte alle tre, Toscanini
chiamò al telefono Giuseppe e gli
disse: «Corri, corri da me allo studio
ho la soluzione!». Valdengo
raggiunse il maestro. Toscanini gli
fece sentire l'interpretazione della
parola. E' la verità verdiana. Si
registra così, che meraviglia! L'edizione
discografica dell'Otello di
Verdi è diretta da Toscanini ed ha
come protagonisti Ramon Vinay e
Giuseppe Valdengo: ascoltatela,
me ne sarete grati.
Giuseppe Valdengo nel 1961
GIUSEPPE VALDENGO
51
Arte &
Vacanze
A cura di
Andrea Petralia
Luca Meroni
Dal 18 al 24 agosto al Terme Beach Resort di Punta
Marina per la rassegna Arte & Vacanze
di Silvano Valentini
Seducenti ritratti e plastiche
figure umane di rara
perfezione stilistica, fieri
animali selvaggi, suggestivi paesaggi
incantati di singolare efficacia
evocativa. Il tutto proposto
espressivamente dall’autore a una
nostra lettura di grande immediatezza
emozionale e con il sapore,
che resta a lungo nel palato artistico
dei più raffinati intenditori, di
una realtà naturale colta nel fiorire
della sua più autentica bellezza. Si
tratta dell’opera pittorica di Luca
Meroni, artista d’indubbio valore,
con alle spalle una solida preparazione
tecnico-didattica presso
l’Accademia di Belle Arti di Brera
a Milano, opera originale e variegata
nell’ambito di un figurativo
classico e moderno allo stesso
tempo, formalmente iperrealista
ma anche pregno di profondi significati
esistenziali, ambientalistici e
sociali. E così scorrono piacevolmen-
Tra buio e luce
Gocce di cielo
E guardo lontano
te sotto i nostri occhi lavori a olio di
grande luminosità e gradevole tavolozza
cromatica, come L’ultimo giorno,
l’accattivante freschezza del ritratto
Speranza, le sinuose movenze di
danza di uomini e donne monocromatici
o in chiaroscuro, l’imponente
fierezza di Ricordi, il misterioso
e incantato Incontro segreto al castello.
Non possiamo dimenticare
che l’artista ha esposto le sue opere
al Carrousel du Louvre a Parigi
nell’ottobre 2013 e si è anche imposto
alla grande nel dicembre dello
stesso 2013 in Liguria nel noto
e importante concorso nazionale di
body painting Fiordimiss. In estrema
sintesi, un artista, Luca Meroni,
che sa coniugare nel modo migliore
le esigenze della più stretta modernità,
interessata alla ricaduta
concettuale e simbolica del prodotto
artistico, con la millenaria richiesta
della pittura di trasfigurare in
forme e colori accessibili al grande
pubblico la realtà che ci circonda.
52
LUCA MERONI
Luca Meroni nasce a Seregno
nel 1976 ed attualmente vive
e lavora a Nibionno, in provincia
di Lecco. Nel 1994 si diploma al
Liceo artistico “Papa Ratti” di Desio e
nel 1998 consegue il diploma in pittura
presso l’Accademia di Belle Arti di Brera
a Milano. Ha sempre amato l’arte fin
da piccolo; disegnando ha cominciato
a comprendere che la lezione artistica
che sentiva sua era quella figurativa. Nel
corso del tempo ha affinato la tecnica,
sostenuta dal desiderio di comunicare
il senso della vita, i sentimenti dell’uomo
e quella parte di luce ed oscurità
presente nel profondo dell’animo. Ha
avuto la fortuna di fare numerose e significative
esperienze cominciando
dalla decorazione del battistero della
chiesa parrocchiale di Tabiago (LC) con
scene della vita di Cristo. Nell’ottobre
del 2013 partecipa all’Exposition d’Art
Contemporain au Carrousel du Louvre
a Parigi. A dicembre dello stesso anno
si aggiudica il primo premio al concorso
Fior di Miss ad Alassio. Nel maggio
2014 è protagonista della personale Arte
a Sotto il Monte nell’omonimo comune
del bergamasco e nello stesso anno
al comune di Meda (MB). Altra personale
intitolata Riflessi d’ombra nel giugno
2016 presso la Società canottieri
Lario “G. Sinigaglia 1891”. Nel 2018
partecipa al concorso di pittura Pitto-
Luca Meroni al lavoro nello studio
ri a Palazzo presso Palazzo Borromeo
di Cesano Maderno dove si aggiudica
il primo premio assoluto e sempre nello
stesso anno espone presso l’Oratorio
dei Ss. Angeli Custodi.
Morte di un sogno, olio su tela
LUCA MERONI
53
La voce
dei poeti
Stefania Contardi
MARE SETTEMBRINO
Lo stesso luogo,
una brezza marina
che scivola verso l’autunno,
voci di bimbi
che sotto i raggi
del sole settembrino,
sfoderano le ultime corse
come saluto
ad un’estate ormai finita.
Anche le onde
si spingono verso riva
con un’enfasi diversa,
quasi a voler concretizzare
un dialogo struggente
con gli ultimi bagnanti.
Molti ombrelloni già chiusi,
ricordi di mesi gioiosi
all’insegna di belle compagnie.
E l’alternarsi delle stagioni,
simboleggia la vita,
con periodi di luce
ed altri più bui,
con forti sintonie
e solitudini interiori,
con giorni prosperosi
ed altri speranzosi.
INDIFFERENZA
Si scontra la sensibilità
contro le barriere sterili
della quotidianità,
galleggiano le emozioni
nel mare dell’indifferenza,
si illumina
il faro della coscienza,
avvolgendo a sé
il luccichio dei valori.
E si osservano le onde
in attesa di nuovi bagliori,
che siano l’auspicio
per tempi migliori . . .
UN SOFFIO DI VENTO
Lascia che il vento
scompigli i tuoi capelli,
che la vita
ti esponga i suoi fardelli,
lascia che le emozioni
siano contenute in scrigni
come preziosi gioielli,
che dolci creature
trovino le chiavi
per condividere con te
i sentimenti più belli . . .
Scrittrice per passione e nella vita
imprenditrice, Stefania Contardi
è nata il 25 giugno 1970 e
vive sulle colline dell’Oltrepò Pavese.
Coltiva l'amore per la poesia fin dall'adolescenza.
Ha pubblicato due raccolte
in versi: Paesaggi interiori tra i sentieri
dell’anima, uscita nel 2011, presentata
a Palazzo Medici Riccardi a Firenze e
premiata con un importante riconoscimento
a Marina di Pisa nell’ambito del
premio nazionale di narrativa e saggistica
“Il Delfino”; I colori della vita (Ed. Tigulliana),
raccolta di poesie, riflessioni
e foto pubblicata nel 2017. La poetessa
si è aggiudicata diversi premi letterari,
tra i quali a Roma a Castel Sant’Angelo
e agli Archivi di Stato, al concorso Viareggio
Carnevale e al premio letterario
internazionale di Santa Margherita Ligure.
Ha ricevuto un riconoscimento a
Palazzo Vecchio a Firenze al concorso
Elisabetta e Mariachiara Casini. Le sue
opere sono contenute in diverse antologie
tra le quali tre edizioni del premio
letterario internazionale “Il Molinello”.
Nel 2018 ha ricevuto il premio speciale
“Poesia contemporanea” al Gran Galà
della Cultura nella bellissima cornice di
Borgo Albori a Vietri sul Mare.
Stefania Contardi
54
STEFANIA CONTARDI
A cura di
Stefano Marucci
Storia delle
Religioni
Madre Teresa di Calcutta
La santa dei “più poveri tra i poveri”
di Valter Quagliarotti
Prima parte
In occasione dell'Anno giubilare della
Misericordia, Papa Francesco, il
4 settembre 2016, ha proclamato
“santa” Madre Teresa di Calcutta. Nata il
26 agosto 1910 a Skopje (ex Jugoslavia),
fin da piccola Gonxha (Agnese) Bojaxhiu,
la futura Madre Teresa, riceve un'educazione
fortemente cattolica. Verso il 1928,
sente di essere attratta dalla vita religiosa,
cosa che in seguito attribuirà ad una "grazia"
fattale dalla Madonna. Presa, dunque,
la fatidica decisione, è accolta a Dublino
dalle Suore di Nostra Signora di Loreto,
la cui regola s’ispira al tipo di spiritualità
indicato negli Esercizi spirituali di Sant'Ignazio
di Loyola. Ed è proprio grazie alle
meditazioni sviluppate sulle pagine del
santo spagnolo che Madre Teresa matura
il sentimento di voler “aiutare tutti gli uomini”.
Il 25 maggio 1931, pronuncia i voti
religiosi e assume da quel momento il
nome di “suor Teresa”. Per terminare gli
studi, viene mandata, nel 1935, all'Istituto
di Calcutta, capitale sovrappopolata ed
insalubre del Bengala, dove per la prima
volta si confronta con la miseria più nera,
ad un livello tale che la lascia sconvolta.
Di fatto tutta una popolazione nasce, vive
e muore sui marciapiedi; il loro tetto, se
va bene, è costituito dal sedile di una panchina,
dall'angolo di un portone, da un
carretto abbandonato. La media dei bambini
muore appena nata, i loro cadaveri
gettati in una pattumiera o in un canale
di scolo. Madre Teresa rimane inorridita
quando scopre che, ogni mattina, i resti
di quelle creature vengono raccolte insieme
con i mucchi di spazzatura. Il 10
settembre 1946, mentre sta pregando,
percepisce distintamente un invito di Dio
a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi
al servizio dei poveri. Il 16 agosto
1947, a trentasette anni, indossa per
la prima volta un "sari" (veste tradizionale
delle donne indiane) bianco di un cotonato
grezzo, ornato con un bordino azzurro,
i colori della Vergine Maria, e sulla spalla
un piccolo crocifisso nero. Nel 1950,
fonda la Congregazione delle Missionarie
della Carità, autorizzata ufficialmente
lo stesso anno da Papa Pio XII. Due anni
dopo, crea il Centro di speranza e di vita
per accogliervi i bambini abbandonati.
Nel 1979 le viene assegnato il Premio No-
bel per la Pace per l’impegno dimostrato
nei confronti dei poveri. Nell'occasione rifiuta
il convenzionale banchetto cerimoniale
per i vincitori e chiede che i 6.000
dollari del premio vengano destinati ai bisognosi
di Calcutta. Negli anni Ottanta,
l'ordine fonda, in media, quindici nuove
case all'anno. A partire dal 1986, s’insedia
nei paesi comunisti, fino ad allora
vietati ai missionari: Etiopia, Yemen Meridionale,
URSS, Albania e Cina. Nel marzo
del 1967, viene fondato il ramo maschile,
cioè la Congregazione dei Frati Missionari,
e nel 1969 nasce la Fraternità dei
collaboratori laici delle Missionarie della
Carità. Dopo varie degenze in ospedale,
Madre Teresa si spegne a Calcutta il 5
settembre 1997, suscitando commozione
in tutto il mondo. Il 20 dicembre 2002
Papa Giovanni Paolo II firma il decreto
che riconosce le virtù eroiche della "santa
dei poveri", iniziando di fatto il processo
di beatificazione più rapido nella storia
delle "cause" dei santi. Il 19 ottobre 2003,
lo stesso papa presiede alla beatificazione
di Madre Teresa davanti a un'emozionata
folla di trecentomila fedeli.
Madre Teresa di Calcutta
MADRE TERESA DI CALCUTTA
55
Il super tifoso
Viola
A cura di
Lucia Petraroli
Don Backy
Il celebre cantautore, attore e scrittore toscano
presenta il suo nuovo libro
di Lucia Petraroli
Innanzitutto parliamo di lei: come
sta vivendo questo periodo
Covid-19?
Personalmente, mi sono accorto poco
del Covid perché ho una vita tranquilla
e casalinga. Lavoro a casa e mi muovo
solo per concerti, che in questo
periodo purtroppo sono saltati. Sto
lavorando ai miei libri al momento.
Crede che questa emergenza potesse
essere gestita meglio sia a livello
generale che sportivo o le istituzioni
di entrambi i settori si sono mosse
nel modo migliore?
Ci sono stati troppi esperti su questo
tema. Credo che parlarne così tanto
serva solo a seminare
panico e rendere
le persone impaurite e
asociali. Forse sarebbe
stato utile mandare
in onda un solo
programma tv sul tema,
invitando a parlare persone davvero
competenti e pronte a prendersi
le proprie responsabilità rispetto alle
cose dette.
Crede questo campionato sarà portato
a termine?
Sono poche le partite ancora da giocare
e a questo punto sarebbe bene
interromperlo e non assegnare lo
scudetto, anche se squadre come la
Lazio potrebbero sentirsi danneggiate
in quanto vicine alla vetta. Il Covid
ha senz'altro affievolito la voglia di
calcio.
Come giudica l’operato di Commisso
in questo suo primo anno viola?
Commisso è una persona entusiasta
che ha preso a cuore la Fiorentina. Sicuramente
renderà la squadra più dignitosa
rispetto al passato.
L'artista in una foto recente (ph. courtesy Gazzetta del Mezzogiorno)
56
DON BACKY
Il presidente ha aperto ad una vendita
di Chiesa: pensa che i giovani viola
saranno lasciati andare davvero?
Mi auguro che facciano andare via Chiesa.
Non sono convinto che sia un grande
campione; certamente è un ottimo
giocatore, ma ha davvero tanto da dimostrare.
Vendere Chiesa darà quella
liquidità che permetterà l'acquisto di
giovani interessanti. Non ci si può appoggiare
solo su un campioncino che
una partita sì e una no fa vedere buone
cose.
Il futuro di Iachini sarà ancora a Firenze?
Credo che nomi come Spalletti sarà difficile
possano arrivare a Firenze a causa
dei loro ingaggi. Se deve venire un Maran
o un De Zerbi o uno Juric, mi tengo
tutta la vita un “viola nel cuore” come
Iachini che ha dimostrato di saper fare
bene.
Si aspetta il nuovo stadio per Firenze
o si andrà per il restayling del Franchi?
Credo ci voglia un impianto polifunzionale
dove non ci sia solo lo stadio ma
un’area commerciale. E’ importante uno
stadio nuovo per il prestigio e il ricavo
che può dare. Abbandonare il Franchi è
però un peccato. Si pensi al dopo, magari
l'inserimento della squadra femminile
o il rugby.
La copertina del singolo Canzone presentato a Sanremo, uno dei grandi successi di Don Backy
Aveva un inno pronto per la Fiorentina,
potrebbe riproporlo oggi alla nuova
proprietà?
Feci un inno nell'era Pontello che mi
fu commissionato per rinnovare il già
esistente di Narciso Parigi che rimarrà
sempre l'originale e al quale anch’io
personalmente sono tanto legato.
I Pontello poi lasciarono la Fiorentina ai
Cecchi Gori. Oggi potrebbe essere riproposto,
è una bella canzone che parla
della città e della squadra e, in tutta sincerità,
se deve essere mandata la canzone
di Pupo “Santa Maria Novella” mi
cancello come tifoso, non c'entra nulla
(dice ridendo).
Sono tifoso viola dal 1957.
Ho tre nomi di giocatori
preferiti: Antognoni, Batistuta
e Baggio. I primi due
per la fedeltà, Baggio per
la classe. Tornando indietro
nel tempo, Julinho. La partita del 4
a 2 alla Juve rimarrà storica, ma ricordo
anche uno 0 a 2 col Napoli con un gol di
Baggio di alta classe.
Molte le difficoltà nel campo dello
spettacolo e della musica oggi: che
cosa si augura?
Spero che potremmo riprendere a lavorare.
Ci sono persone che non riescono
a tirare avanti, come i miei musicisti
che vivono solo di questo. Non capisco
i miei colleghi che vanno in tv a dire che
non hanno più soldi. Come dire, non è
colpa del Coronavirus se non si sono
messi niente da parte.
Un giovanissimo Don Backy
Da tifoso storico, chi è
stato per lei il miglior
giocatore di sempre e
qual è stata la sua partita
indimenticabile?
Progetti futuri?
Il mio nuovo libro è uscito venti giorni
fa per l'Arakne di Roma, s’intitola Cose
da pazzi. Una storia che parte da Firenze
e parla di due cugini fiorentini, entrambi
squattrinati, che vengono in possesso
di un’eredità importante. Due figure
dai caratteri molto diversi. Ne succederanno
di tutti i colori perché l'eredità
dovranno guadagnarsela...a suon di
musica. Non svelo di più.
DON BACKY
57
Artisti a Spoleto
A cura di Lucia Raveggi
Servizio televisivo TOSCANA TV di Fabrizio Borghini
dal 1° al 30 luglio - presentazione sabato 11 luglio ore 17
con Luca Filipponi presidente del Menotti art festival, Sandro Costanzi storico dell'arte,
Paola Biadetti direttore artistico dello Spoleto meeting art
Artisti partecipanti:
Joanna Aston
Libuse Babakova
Mirella Biondi
Mauro Boninsegni
Antonio Bruno
Alice Cappellari
Loretta Casalvalli
Civita Centola
Stefano Donati
Maria Grazia Fusi
Elvira Gabbi
Patrizia Gabellini
Federica Garzella
Alessandro Lombardi
Roberto Loreto
Valeria Luschi
Nicoletta Macchione
Giuseppina Maestrelli (Peppetta)
Arnaldo Marini
Antonella Mezzani
Elena Migliorini
Lucia Pecchia
Liliana Pescioli
Chiara Piccardi
Laura Ronchi
Marco Rosadoni
Riccardo Salusti
Claudio Secciani
Milvio Sodi
Maila Stolfi
Mariella Rossi Tonelli
Valter Viani
Via della Salara Vecchia n.21
Orari di apertura: dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19
Ritratti
d’artista
Sonia Cecconi
Dall’astrazione l’origine di un mondo nuovo
di Jacopo Chiostri
Universo#2, olio e glitter su tela, cm 50x50
Leggendo le opere e la biografia
di Sonia Cecconi, pittrice autodidatta
fiorentina, appare all’orizzonte
il filsofo greco Eraclito e la sua
teoria dell’unità degli opposti. La Cecconi
propone, infatti, dei dipinti che ricordano,
inevitabimente, colui che tanti
considerano il maggior pittore americano
del secolo scorso, cioè a dire Jackson
Pollock; del resto è la stessa
pittrice, parlando dei suoi riferimenti,
che lo cita affascinata dalla sua genialità.
La questione è che la pittura di Pollock,
caratterizzata dalla totale assenza
di organizzazione e razionalità, è un inno
doloroso all’incapacità di noi umani
di realizzare la nostra esistenza, le nostre
aspirazioni e i bisogni in armonia
con il mondo esterno; cosa, questa che
non vale per la nostra artista che, anzi,
nella sua pittura − che è corretto definire
“espressionismo astratto” − vuole
trasmettere una visione della vita fatta di
colori e di luci, dove le ombre si possono
mitigare con l’amore per quello che
riusciamo a creare, il vero specchio della
nostra esistenza. Proprio vero quindi
che gli opposti, in fondo, non si escludono,
anzi... «Dipingo in modo istintivo −
racconta la Cecconi − nei momenti in cui
creo non penso, è la mia una modalità
di meditazione, mi diverto e nel contempo
mi rilasso. Sulla tela schizzo
le tinte, le colo, le spruzzo, le lavoro
con la spatola e poi contemplo
il miracolo di quello che
si è formato, la meraviglia delle
immagini che compaiono. La
mia ispirazione nasce dall'inconscio
e quello che dipingo è
il risultato di quell'alchimia, con
cui trasformo i materiali, fatta di
tecnica, immaginazione, creatività,
e il risultato è in ogni caso
qualcosa di unico, una parte di
me». E così, in effetti, appaiono
all’osservatore le sue opere, un linguaggio
personalissimo, dove la narrazione
si affida a segni che, ciascuno nella
propria esatta e unica possibile collocazione,
crea un mondo nuovo, fino a un
attimo prima sconosciuto, e inesplorato,
non meno di certe galassie che di
quando in quando appaiono all’osservazione
degli astronomi. Sono opere in
ogni caso ricche di pathos, di drammaticità
− laddove non è affatto scontato
che drammatico sia tragico − certo armoniche
nel loro disordine, opere nelle
quali il big bang ha prodotto un’esplosione
di forme che l’artista non modifica
né controlla, ma conosce ed accarezza.
Poi. Poi però. Come cantava, con quella
sua inconfondibile voce roca, Gabriel-
la Ferri “ognuno è tanta storia”.
E allora, della nostra amica pittrice,
la cosa più significativa è
un’altra. E va detta. La scrive lei
nel primo rigo della sua biografia:
«Ho due figli meravigliosi
che sono le creazioni più importanti
della mia vita». La Cecconi
si è avvicinata al mondo dell'arte
per amore di suo padre, appassionato
di fotografia e socio
fondatore del Foto Club fiorentino
"Il Ponte", da lui ha ereditato
la vena artistica. Diplomatasi
nel 1986 ha iniziato a lavorare
per il Ministero dei Beni culturali
presso la Galleria Palatina,
Universo#1, acrilico e glitter su tela, cm 70X50
a Palazzo Pitti, oggi lavora in Soprintendenza.
Il contatto, continuo e infinito,
con le opere d'arte è stato decisivo
per dare il là al suo percorso artistico e,
dopo una breve parentesi in cui si è dedicata
alla fotografia, ha cominciato a
dipingere, inizialmente per riempire le
pareti di casa, fino poi scoprire il piacere
di partecipare a mostre di arte contemporanea,
tra cui: Donne nell'arte in
Toscana, Villa Vogel, Firenze, 2019; Artisti
in Maremma, ex Granai della Fortezza
Orsini, Pitigliano, 2019; mostra
di arte contemporanea, Galleria Eventi,
Grosseto, 2019; Artisti alla Soffitta, galleria
La Soffitta, Sesto Fiorentino, 2019;
Contemporary Art in Florence, Simultanea
Spazi d'Arte, Firenze, 2019; Mostra
di arte contemporanea, Studio Vittoriart,
Siena, 2019; Omaggio a tre grandi
fiorentini del Cinquecento: Caterina
de' Medici, Cosimo I, Leonardo, galleria
dell'Educandato della Santissima Annunziata,
Firenze, 2019; rassegna di arte
contemporanea, Limonaia di Villa Strozzi,
Firenze, 2019; Artisti a Fiesole, Sala
del Basolato, Fiesole, 2020. Opere della
Cecconi sono documentate nella raccolta
Artisti a Firenze 2019 a cura di Lucia
Raveggi e Fabrizio Borghini con l’associazione
Toscana Cultura; alcuni dipinti
compaiono nella Rassegna di artisti
contemporanei e nella Galleria artisti
contemporanei all’interno della rubrica
Incontri con l'Arte su Toscana TV.
SONIA CECCONI
59
GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZE
Presenta
Le Vie dell'Arte
Luigi De Giovanni
Bianca Vivarelli
Camilla Vavik Pedersen
Salvatore Magazzini
Eva Breitfuss
Francesca Coli
Audrey Traini
E’ un vero piacere riprendere l’attività espositiva con questa mostra di artisti italiani e internazionali
le cui opere offrono una significativa panoramica dei linguaggi artistici contemporanei.
Sono artisti che collaborano da tempo con la Galleria Mentana e che ritornano in
questa occasione alcuni con opere inedite, altri con opere che rispecchiano la loro ricerca
artistica consolidata negli anni. Una mostra di alto livello che spazia dal figurativo al concettuale
e che sono certa piacevolmente verrà accolta dai clienti della galleria.
Giovanna Laura Adreani
Dal 20 giugno al 16 settembre 2020
Orari: 11:00 - 13:00 / 16:30 - 19:00 / domenica e lunedì mattina chiuso
GALLERIA D’ARTE MENTANA
Via della Mosca 5r - 50122 (FI)
+39.055.211984 - www.galleriamentana.it
galleriamentana@galleriamentana.it
Sito web: www.galleriamentana.it - Vendita online: www.galleriamentana.it/it/negozio
Facebook : www.facebook.com/galleriamentanafirenze
Ritratti
d’artista
Bruno Becattini
Paesaggi senza tempo tra poesia e simbolo
di Doretta Boretti
E’ autentica poesia quella che
scaturisce dalla mia mente
quando osservo la pittura di
Bruno Becattini. Quei colori così delicati
ma ben definiti, così puri come acqua
che sgorga da una limpida sorgente,
quel tratto composto nel dipingere le
sue nature morte vive in questa esistenza
nella quale pone l’autore come protagonista
della fatica umana. E’ proprio
quella sua pittura così vera, così ricca
di storia e di natura a restituire a chi la
guarda l’amore per la vita, come se il
niente e il tutto si fondessero in quelle
forme che non provocano mai inquietudine
ma al contrario donano serenità e
pace. Ho avuto il privilegio di conoscere
personalmente l’artista e di premiarlo
alla Biennale del Premio di Tutte le Arti
2016 nel prestigioso Salone dei Cinquecento
a Firenze “per la capacità, con
la sua arte, di riappacificare quella na-
tura provata da tanta violenza umana”.
Osservando le sue opere, in un primo
momento si ha la sensazione di trovarsi
davanti ad un artista naturalista, ma con
occhio più attento, la sua pittura sembra
dare vita a un nuovo e originale realismo,
perché quel suo personalissimo
tratto, veramente unico e incredibilmente
espressivo, traccia un’importante e
originale impronta nello scenario artistico
di questo terzo millennio.
Spiaggia arcaica incontaminata (2020, olio su tavola, cm 80x90
Spiaggia arcaica - per un mondo più pulito - (2020), olio su tavola, cm 70x76
Giugno arcaico incontamitato (2020), olio su tela, cm 60x120
BRUNO BECATTINI
61
A cura di
Laura Belli
Speciale
Pistoia
Deposito Rotabili Storici
A Pistoia, il “paradiso” delle locomotive a vapore
di Laura Belli
La storica linea ferroviaria Porrettana
fu il primo collegamento
a scavalcare interamente la
dorsale appenninica collegando Bologna
a Pistoia. Venne inaugurata da Vittorio
Emanuele II il 2 novembre 1864 e,
al tempo, fu un’opera di enorme portata
ingegneristica con quarantasette gallerie
e trentacinque ponti e viadotti. Il tratto
più difficile risultò quello tra Pracchia e
Pistoia, dove, in 26 km, venne superato
un dislivello di 550 metri. Fino al 1934,
con l’inaugurazione del collegamento diretto
tra Firenze e Bologna, la Porrettana
rimase l’unico collegamento tra il nord e
il centro Italia. Oggi questo tratto ferroviario
può offrire momenti davvero emozionanti
a grandi e piccini, avendo tutte
le caratteristiche per essere un viaggio
insolito e capace di far vivere esperienze
uniche, dalla scoperta di piccoli paesini
immersi nel verde a lunghe gallerie e
splendidi ponti, ma soprattutto, può rappresentare
una risorsa importantissima
per scoprire e vivere pienamente le bellezze
dell’Appennino e la natura incontaminata
di questi luoghi meravigliosi. Per
prepararsi a questo viaggio è consigliabile
una visita ad un altro luogo magico
di Pistoia: il Deposito Rotabili Storici con
l'antica officina di manutenzione delle
locomotive a vapore. Il primo deposito
per le locomotive di Pistoia nacque nel
1851, ma con l’inaugurazione della Porrettana
si rese necessario un impianto
più moderno, dotato di due rimesse
Il Deposito Rotabili Storici (ph. courtesy Nikonland.it)
per le locomotive (una tuttora esistente)
e due piattaforme girevoli. La struttura
crebbe velocemente d’importanza
fino a diventare una delle più attive d’Italia.
Con l’inaugurazione del collegamento
diretto tra Firenze e Bologna cominciò
però il suo il declino fino alla chiusura
nel 1994. Alcuni appassionati volontari
Pistoiesi stipularono, nel 1996, un
accordo con le Ferrovie dello Stato per
l’uso di parte dei locali delle rimesse per
la riparazione e la manutenzione dei pezzi
di maggior interesse storico. Da questo
momento la struttura prese il nome
di Deposito dei Rotabili Storici, diventando
uno dei principali snodi a livello
nazionale per la tutela delle locomotive
a vapore e per preservare e valorizzare
l'immenso patrimonio di storia e di
tecnica accumulato nel tempo dalle Ferrovie
dello Stato. Il deposito pistoiese è
ora un luogo d'altri tempi, unico nel suo
genere, nato per mantenere viva la me-
moria di una tradizione secolare, quella
della locomotiva a vapore, per la felicità
di appassionati che arrivano dall'Italia
e dall'estero, ma anche di famiglie
al gran completo con nonni e nipoti o
semplici curiosi, tutti incantati ad ammirare
dal vero i numerosi mezzi storici
esposti: la grande gru ferroviaria che
solleva una locomotiva, la piattaforma
in moto per le operazioni di giratura di
una vaporiera e le locomotive a vapore,
giganti dal muso nero, rumorosi e
sbuffanti in mezzo a nuvole di denso
vapore, presenti nell’immaginario collettivo
di tutti noi.
Per informazioni e prenotazioni:
+39 313 87 6212
Locomotiva 625-100 del 1913 costruita dal Consorzio
Meccaniche Saronno (ph. courtesy Nikonlan)
Locomotore E424-005 (1943) costruito dalle
officine Breda (ph. courtesy Nikonland.it)
Locomotiva 744-118 del 1929 costruita dal Consorzio
Ansaldo - OM (ph. courtesy Nikonland.it)
DEPOSITO ROTABILI STORICI
63
Eccellenze toscane
in Cina
A cura di
Michele Taccetti
Nuove opportunità per le aziende
italiane in Cina dopo il Coronavirus
di vendita, non solo per generare fatturato,
ma soprattutto per mantenere
la posizione sul mercato al riparo dalla
concorrenza che si presenta agguerrita.
Allo stesso tempo, però, si rende
ancor più necessario individuare nuovi
segmenti di mercato nazionale e approcciare
nuovi mercati internazionali,
soprattutto quelli che per numeri possono
dare la svolta al futuro commerciale
della propria attività. La Cina da
sempre rappresenta l’eldorado per le
imprese mondiali: un mercato in continua
crescita e che per consumi interni
non ha eguali al mondo. Le aziende
che stanno riorganizzando la produziodi
Michele Taccetti
Il primo semestre 2020 è stato un
periodo fra i più difficili dal dopoguerra
ad oggi durante il quale l’economia
di tutto il mondo ha subito un
brusco stop a causa del Coronavirus.
Le imprese di tutti i settori merceologici
hanno sofferto il lockdown imposto
dalle autorità nazionali al fine di evitare
la diffusione della malattia. Il blocco
ha impedito sia lo spostamento dei
cittadini dentro i confini nazionali che
gli ingressi da paesi stranieri, oltre allo
svolgimento delle normali attività.
Stiamo adesso affrontando la fase di ripartenza
e le imprese hanno la necessità
in primis di riattivare i propri canali
ne per riprendere la propria attività non
possono non considerare, ora più che
mai, l’opportunità che offre questo mercato.
La Cina ha vinto, per ora, la battaglia
contro il Covid-19, grazie a misure
governative drastiche unite ad una forte
volontà e diligenza della propria popolazione.
Un esempio di organizzazione
ed efficienza ma anche di grande abilità
mediatica e commerciale. In meno
di un mese, infatti, è passata dall’essere
considerata la causa della nascita e
divulgazione del virus a punto di riferimento
mondiale per l’organizzazione
sanitaria anti Covid-19 e per la fornitura
di materiale sanitario, dispositivi medici
64
NUOVE OPPORTUNITÀ
Il padiglione italiano a Shangai in occasione di Expo 2010 (ph. Charlie Xia)
e di protezione individuale necessari
a combattere l’emergenza. E’
stata la prima nazione a chiudersi
ed uno dei primi mercati a ripartire
dopo il virus e questo può
rappresentare un’opportunità per
le nostre aziende che guardano
a questo paese per sviluppare le
vendite. Nonostante ciò la Cina
esce dall’emergenza virus con le
ossa rotte: un’immagine internazionale
da ricreare, una credibilità
da ricostruire a garanzia dei molti
investimenti stranieri presenti
sul territorio, ma soprattutto
per ciò che riguarda il controllo
e la sicurezza sanitaria sia per i
propri cittadini che per i molti residenti
stranieri e uomini d’affari
che la frequentano, oltre che,
naturalmente, per i prodotti che
vengono esportati nel mondo. Molte
aziende cinesi sono fallite a causa dello
stop delle esportazioni dovuto al blocco
mondiale dell’economia. Le aziende
tessili si sono riconvertite in produttori
di dispositivi di protezione individuale
per combattere il Covid-19, ma quando
la situazione tornerà alla normalità anche
queste aziende perderanno la loro
utilità legata all’emergenza. Il post Coronavirus
porterà un crescente interesse
e una maggiore richiesta di prodotti
di importazione sul mercato cinese.
Sarà quindi confermata la tendenza degli
ultimi anni del consumatore cinese
a ricercare prodotti di importazione non
solo per la notorietà dei brand, ma soprattutto
perché ritenuti più affidabili e
garantiti per la tracciabilità e la qualità
delle materie prime utilizzate, come
nel caso dei prodotti del food&beverage,
health product, medicale e cosmesi.
Questa tendenza è inoltre favorita
dalla sempre maggiore facilità di reperimento
dei prodotti stranieri sul mercato
cinese e dal fatto che la distanza
di prezzo fra prodotti importati e prodotti
domestici non è più abissale come
un tempo. Le attuali difficoltà di circolazione
di persone e l’annullamento delle
fiere internazionali hanno contribuito
allo sviluppo di piattaforme online per
l’organizzazione di fiere e mostre online
con meeting e conference call. Questa
evoluzione del web marketing è
sicuramente utile per le aziende al fine
di presentare la propria storia, l’origine,
il brand e i prodotti e per avvicinarsi,
seppur virtualmente, al mercato ed
in particolare a capire i gusti dei consumatori
cinesi. China 2000 Srl ha
sviluppato una piattaforma online in
collaborazione con l’ufficio governativo
di promozione commerciale di Pechino.
Nei prossimi mesi verranno descritte le
modalità di adesione e partecipazione.
L’obiettivo è quello di avere una visibilità
permanente online dell’azienda e
dei prodotti, favorire l’incontro con gli
importatori, distributori e consumatori
cinesi, organizzare fiere online ed utilizzare
le sedi operative di China 2000
Srl e dei suoi partner in Cina per l’esposizione
dei prodotti al fine di sviluppare
accordi con distributori locali.
Siamo chiamati a ripartire con più forza
e convinzione di prima. Dobbiamo cercare
di trasformare questa crisi nata dal
Covid-19 in un’opportunità di successo
per le nostre imprese in Cina utilizzando
i nuovi sistemi di comunicazione
e marketing che questa emergenza ha
permesso di perfezionare.
Michele
Taccetti
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici Italia/
Cina ed erede della propria famiglia operante con il grande paese asiatico
fin dal 1946, assiste da oltre vent’anni le aziende italiane interessate
ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare, alla promozione
del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia di
marketing ed internazionalizzazione ed è stato consulente per il Ministero dello
Sviluppo Economico.
Per info:
michele.taccetti@china2000.it
China 2000 srl
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Michele Taccetti
NUOVE OPPORTUNITÀ
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Via Matteo Palmieri, 24/26/R, 50122 Firenze (FI)
Sfaccettature
fiorentine
Un ricordo di Dante Rossi, ragazzo del ’99
e soldato della prima guerra mondiale
di Paola Giusti
Cento anni fa, il ragazzo del '99
Dante Rossi, tornato dalla "grande
guerra" dopo aver combattuto
in trincea sul Col di Lana vicino al Piave
ed essere stato decorato in battaglia e insignito
nell'ordine dei Cavalieri di Vittorio
Veneto, apriva in via Gioberti a Firenze
la sua friggitoria. La bottega si trovava
all'angolo con via Cimabue e divenne
un'istituzione nel quartiere, un punto
di riferimento per tutti gli abitanti di questo
popoloso rione. Il nipote, Claudio Parigi
lo ricorda per gli gnocchi di polenta,
i coccoli, i roventini (tipico piatto fiorentino)
e le frittelle, che negli anni di feconda
attività lo fecero segnalare sulla guida
Come nacque la
poesia ermetica
di Claudio Parigi
La poesia nasce dal dolore
no nei caffè letterari
oppure sì dal nobile amore
nemmeno nei salotti e nei conversari
le frasi ermetiche
di Ungaretti in trincea
sono ora anche mitiche
ma per un colpo di baionetta non c'è
panacea
fra intellettuali si fa amicizia
e la poesia è buona imitazione
in solitudine con cosciente mestizia
con le parole c'è sorpresa e emozione
sul Carso e non in salotto
per le lacrime e la vita dura
sull'Isonzo cannonate e botto
con la poesia c'è meno paura
con la rapidità di uno sparo di fucile
un appunto sincero e segreto
tutti soffrono il coraggioso e il vile
essere o non essere come l'Amleto.
Dante Rossi, già tornato dalla guerra, quando cento anni fa decise di
aprire la friggitoria in via Gioberti, ad angolo con via Cimabue
A Cernobbio, diciassettenne, prima di partire per il fronte e per la
battaglia di Vittorio Veneto
Nei primi anni Cinquanta, dietro al banco della friggitoria
mentre espone una teglia di castagnaccio
Michelin. Dante era anche un grande
tifoso della Fiorentina, per cui il
lunedì la gente del rione si riuniva
in friggitoria per commentare
le partite. «L'anno del primo scudetto
dei viola - racconta Parigi -
il nonno non perse neanche una
partita e addirittura una domenica
mattina, ricoverato in ospedale in
attesa di essere operato di ulcera,
scappò via per andare allo stadio
qualche ora». La bottega, divenuta
luogo di aggregazione rinomato
in tutta la città, rimase attiva fino
all'alluvione del '66. Claudio Parigi
ricorda il nonno con tre fotografie
− in una lo vediamo vestito da fante
prima di andare al fronte − e con
una sua poesia scritta anche grazie
all’influenza che su di lui hanno
avuto la poesia ermetica e grandi
letterati fiorentini come Mario Luzi
e Alessandro Parronchi che in passato
ha avuto l’onore di conoscere.
DANTE ROSSI
67
L’avvocato
Risponde
A cura di
Aldo Fittante
Le nuove frontiere dei marchi
non convenzionali
Colori, forme, odori e suoni del marketing sensoriale
di Aldo Fittante
Sempre più spesso, e con crescente
successo il marketing
aziendale punta su nuove strategie
promozionali. La capacità evocativa
del brand e l’appeal che il
marchio svolge nella strategia di mercato
dell’impresa, si concentra ormai
non solo sul logo o nome dell’azienda,
che rappresentano il “classico”
marchio d’impresa, ma anche sui cosiddetti
nuovi marchi. Il colore del
prodotto, la forma dello stesso, il
suono abbinato all’offerta di acquisto
di beni o servizi o l’associazione prodotto/odore
indotta nella mente del
consumatore, costituiscono marchi
non convenzionali che rappresentano
le nuove frontiere di un marketing
che va evolvendosi con estrema rapidità.
Le moderne strategie d’impresa
contemplano, in effetti, strategie
di mercato sempre più incentrate sul
piano sensoriale, valorizzando la particolare
capacità attrattiva dei brand
che si focalizzano su segni distintivi
dell’impresa del tutto nuovi. L’idea
di fondo sulla quale riposa il marketing
sensoriale è che i consumatori
sono più disposti all’acquisto in un
ambiente reso gradevole mediante
l’impiego di colori, suoni, luci e odori.
Agli odori, ad esempio, è riconosciuta
una particolare importanza in
virtù della capacità di questi di suscitare
reazioni emotive e stimolare l’attenzione
dei potenziali acquirenti. Per
questo gli operatori economici sono
sempre più interessati alla possibilità
di registrare un segno olfattivo come
marchio di impresa. Essendo la
memoria olfattiva la più duratura, i
marchi di tale tipologia hanno un rilevante
potere evocativo nei confronti
del pubblico dei consumatori. Con
la percezione della particolare fragranza
che costituisce il marchio, i
consumatori finiscono per stabilire,
infatti, un immediato collegamento
tra il segno olfattivo e i prodotti
contrassegnati con tale marchio, con
immaginabili benefici per l’imprenditore.
Si pensi – per citare un esempio
– al fatto che l’Ufficio Europeo ha
accolto la domanda di registrazione
come marchio europeo del profumo
di erba appena tagliata applicato alle
palline da tennis. Altra tipologia di
marchio non convenzionale cui gli
operatori economici ricorrono sempre
più frequentemente, è rappresentato
dal marchio di suono. La
notevole capacità evocativa di cui è
dotato il suono non è infatti sfuggita
alle imprese, che sempre più spesso
ricorrono ai cosiddetti jingle e sigle
musicali per contraddistinguere i
loro prodotti e servizi. Costituiscono
classici esempi di marchi sonori la
nota sigla della The 20th Century Fox
ed il famoso ruggito del leone della
Metro Goldwin Mayer. Anche le combinazioni
di colore e le tonalità cromatiche,
la cui registrazione come
marchio è astrattamente ammessa
dal nostro ordinamento, rappresentano
marchi non convenzionali dotati
di particolare appeal nel mercato.
Si pensi al colore “blu” Tiffany o alla
tonalità cromatica di “rosso” brillante
delle suole delle calzature femminili
Louboutin. O, ancora, si ponga
mente al fatto che di recente il Tribunale
di Milano ha riconosciuto la
validità del marchio di Gucci raffigurante
il nastro “verde-rosso-verde”
applicato a molti tra gli iconici capi
della storica maison fiorentina. Tra i
Aldo
Fittante
Avvocato in Firenze e Bruxelles, docente in Diritto della Proprietà Industriale
e ricercatore Università degli Studi di Firenze, già consulente
della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni della Contraffazione
e della Pirateria in Campo Commerciale” della Camera dei Deputati.
www.studiolegalefittante.it
68
MARCHI NON CONVENZIONALI
cosiddetti nuovi marchi si segnala,
infine, il marchio di forma. Si tratta
di un marchio costituito dalla forma
del prodotto o dalla confezione del
prodotto stesso. Il marchio di forma,
detto anche marchio “tridimensionale”,
è particolarmente ambito
dall’impresa in quanto, consentendo
di aggirare il limite temporale di venticinque
anni di durata massima della
registrazione dell’estetica di un manufatto
con la protezione tipica del
disegno o modello, consente all’imprenditore
di ottenere un’esclusiva
perpetua sull’aspetto esteriore del
prodotto. Naturalmente la registrazione
dei nuovi marchi – di colore,
forma, olfattivi o sonori – non è consentita
dall’ordinamento tout court,
ma soggiace a precisi requisiti e limiti
sul piano giuridico, che rendono
la relativa registrazione un’operazione
comunque complessa e delicata.
Ad ogni buon conto, le recenti riforme
normative hanno aumentato le
chance di ottenere la valida registrazione
dei marchi che abbiano ad oggetto
colori, forme, odori e suoni. Il
riferimento è al D.Lgs. n. 15/2019,
emanato in attuazione del cosiddetto
“Pacchetto Marchi”, composto sia
dalla Direttiva (UE) 2015/2436 sul
ravvicinamento delle legislazioni degli
stati membri in materia di marchi
d’impresa, sia dal Regolamento (UE)
2015/2424. Il “Pacchetto Marchi” ha
in effetti rappresentato senz’altro un
passaggio fondamentale per l’armonizzazione
della normativa a tutela
dei marchi d’impresa nel mercato interno,
attraverso un intervento riformatore
teso a garantire alle imprese
europee nuove opportunità per rafforzare
la propria competitività in un
contesto di mercato sempre più globale
e fluido. Proprio in questa prospettiva
si pone la modifica normativa
contenuta nella riforma per effetto
della quale, in ordine ai requisiti per
ottenere la registrazione di un valido
marchio, è venuto meno il presupposto
della rappresentabilità grafica,
sostituito con una rappresentabilità
da intendersi in senso molto più
ampio. In particolare il nuovo art. 7
del Codice della proprietà industriale
italiano (D.Lgs. n. 302005) sostituisce
il requisito precedentemente
previsto della rappresentabilità grafica
con una rappresentabilità di qualunque
tipo permessa dal registro
(quindi anche non grafica), purché
idonea a determinare con chiarezza
e precisione l’oggetto della protezione
conferita, con ciò tenendo
conto, evidentemente, di ciò che permetterà
l’evoluzione delle moderne
tecnologie. La novella codicistica
certamente contribuisce ad eliminare
i residui dubbi, fondati sull’assenza
della rappresentabilità grafica
quale precedentemente richiesta dalla
normativa, sulla registrabilità dei
cd. nuovi marchi. Si aprono dunque
nuove prospettive ed opportunità di
ottenere la tutela giuridica di brand
aziendali non convenzionali che, incentrati
su colore, forma, odore e
suono e sulla loro grande capacità
evocativa e di forte stimolo per i potenziali
acquirenti, costituiscono segni
distintivi sui quali s’incentrano
sempre di più le nuove frontiere del
marketing sensoriale.
MARCHI NON CONVENZIONALI
69
Movimento
Life Beyond Tourism
Travel To Dialogue
Ripartire con il Movimento Life Beyond
Tourism Travel to Dialogue (LBT-TTD)
Le opportunità di visibilità per tutti gli affiliati: artisti, aziende, istituzioni e singoli individui
di Stefania Macrì
Il Movimento Life Beyond Tourism
Travel to Dialogue (LBT-TTD) e
la Fondazione Romualdo Del Bianco
sono lieti di informare che è stata
completata la pubblicazione dei tre
volumi relativi al Forum Building Peace
through Heritage. Al primo volume,
l’Abstract Book, online da marzo e
contenente gli estratti dei paper scientifici
da parte dei Keynote Speaker, dei
relatori delle varie sessioni e i focus tematici
degli Showcase, si affiancano le
due pubblicazioni di fine giugno: gli Atti
del Forum Building Peace through
Heritage dal titolo Proceedings of the
Scientific Symposium Building Peace
through Heritage – World Forum
to Change through Dialogue (Florence,
13-15 March 2020) edito da Corinna
Del Bianco e Aurora Savelli con Simone
Giometti e il volume World Forum to
Change through Dialogue – Building
Peace through Heritage 2020, Board
Members of the Romualdo Del Bianco
Foundation, che contiene la presentazione
dell’evento e i testi istituzionali
di rilevanza tematica come il discorso di
apertura e keynote speech del presidente
della Fondazione Romualdo Del Bianco.
Le pubblicazioni del Forum 2020
rappresentano un passo avanti nel lavoro
quotidiano di diffusione dell’etica
di Life Beyond Tourism applicata
al patrimonio, naturale e culturale,
tangibile e intangibile. Gli articoli che
la segreteria scientifica ha ricevuto
da oltre 200 candidati (inclusi autori
e coautori) da 189 istituzioni in 48
paesi del mondo, confermano la necessità
di lavorare nella costruzione
quotidiana di un mondo basato
sul rispetto reciproco, sul dialogo
tra culture, salvaguardando le
espressioni culturali dei territori.
I 48 paesi del mondo che hanno
contribuito al Forum sono i seguenti:
Algeria, Arabia Saudita, Armenia,
Australia, Azerbaigian, Bahrein, Belgio,
Bosnia ed Erzegovina, Brasile,
Burkina Faso, Canada, Cina, Costa
d’Avorio, Egitto, Emirati Arabi Uniti,
Filippine, Francia, Georgia, Giappone,
Germania, Israele, Italia, Kosovo,
Kirghizistan, Lituania, Malta, Messico,
Marocco, Mozambico, Nigeria, Norvegia,
Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito,
Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica
Democratica del Congo, Repubblica
Dominicana, Russia, Serbia, Spagna,
Stati Uniti d’America, Svizzera, Tunisia,
Turchia, Ucraina, Ungheria, Zambia. In
questo momento così importante per
la ripresa delle attività del nostro paese
siamo molto felici di poter pro-
Il sito del Movimento LBT-TTD con la nuova sezione blog (https://www.lifebeyondtourism.org/it/blog/)
porre il nostro portale internazionale
www.lifebeyondtourism.org, come
strumento attraverso il quale ottenere
visibilità locale, nazionale e internazionale
in un contesto culturale in continua
crescita. Attualmente la community
del Movimento Life Beyond Tourism
Travel to Dialogue (LBT-TTD) è composta
da più di 15.000 utenti singoli, oltre
250 aziende e 350 istituzioni. Da gennaio
2020 la visibilità è cresciuta considerevolmente
in Italia: siamo passati da
2.000 visitatori unici a 15.000 di cui
più dell’80% sono italiani per un totale
di 30.000 pagine visualizzate nel
solo mese di aprile. Ecco perché abbiamo
deciso di creare degli ulteriori
spazi di visibilità sul nostro sito
per tutti coloro che vorranno avere
nuove opportunità personalizzate:
aziende, istituzioni e artisti. Per maggiori
informazioni basta scrivere a
marketing@lifebeyondtourism.org
70
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM TRAVEL TO DIALOGUE
La mostra online artistica Art in our Heart WEB (https://www.lifebeyondtourism.org/it/arte-online/)
In questo contesto, il sito del Movimento
Life Beyond Tourism Travel to
Dialogue (LBT-TTD) cambia veste grafica
e si rinnova ulteriormente per dare
più spazio agli affiliati, far conoscere
maggiormente le espressioni culturali
che lo compongono e i territori di
riferimento. Nuovi e inediti contenuti
sono disponibili a partire da subito
per coinvolgere il viaggiatore e aiutarlo
ad organizzare il suo viaggio alla
scoperta delle particolarità che i
territori offrono e realizzare il proprio
“viaggio dei valori” nell’ottica di Life
Beyond Tourism. Tutti i suggerimenti
sono visibili nella sezione “Notizie”
in homepage. Per contribuire e proporre
dei temi, delle realtà commerciali
e istituzionali da coinvolgere nel
Movimento LBT-TTD basta scrivere a
info@lifebeyondtourism.org
Tra i contenuti nuovi e innovativi si pone
la prima mostra artistica internazionale
online Art in our Heart WEB
che si è aperta il 15 giugno e continuerà
fino al 15 settembre. Ad esporre
sette artisti contemporanei che raccontano
le sfaccettature del mondo
attraverso le ventotto opere in esposizione:
Matteo Bartolozzi (Italia),
Francesco Civita (Italia), Pramila Giri
(Norvegia), Luka Kiknadze (Georgia),
Maurizio Mastromatteo (Italia),
Daniela Oddo (Italia), Danilo Susi
(Italia). Per visitare la mostra, conoscere
meglio gli artisti e scoprire la
loro visione del mondo ecco il link alla
pagina ufficiale: https://www.lifebeyondtourism.org/it/arte-online/.
Si
tratta della prima edizione di una serie
di mostre per dare visibilità internazionale
a tutti gli artisti partecipanti
che dovranno essere affiliati al Movimento
Life Beyond Tourism Travel to
Dialogue (LBT-TTD). La mostra s’inserisce
nell’ambito del progetto Art in
our Heart WEB, l’iniziativa che il Movimento
LBT-TTD ha pensato per gli artisti
di tutto il mondo per consentir loro
di continuare a farsi conoscere e andare
avanti nonostante l’emergenza sanitaria
mondiale e che oggi conta più di
100 artisti internazionali. Visto l’entusiasmo
suscitato nel mondo dell’arte,
il Movimento Life Beyond Tourism Travel
to Dialogue (LBT-TTD) ha deciso di
estendere la scadenza dell’affiliazione
gratuita a tutti gli artisti che si registrano
entro il 15 settembre 2020
(anziché il 30 giugno): questi potranno
usufruire dei servizi del Movimento
LBT-TTD per tutto il 2020 e il 2021.
Basta semplicemente iscriversi al sito
www.lifebeyondtourism.org e utilizzare
il codice sconto artinourheart.
Far parte del Movimento Life Beyond
Tourism Travel to Dialogue (LBT-T-
TD) è più semplice che mai grazie alle
molte opportunità che sono offerte
agli affiliati a partire dai profili singoli
che possono approfondire i temi
di Life Beyond Tourism grazie al
corso sulla piattaforma Udemy e alle
risorse nell’area download. Per conoscere
i dettagli dell’affiliazione e registrarsi
vi invitiamo a collegarvi al sito
www.lifebeyondtourism.org o scrivere
alla segreteria contattando l’indirizzo
info@lifebeyondtourism.org
Il Movimento Life Beyond Tourism Travel to Dialogue (LBT-TTD)
Nasce e si sviluppa seguendo i princìpi di Life Beyond Tourism ® , ideati
dalla Fondazione Romualdo Del Bianco al fine di creare una rete internazionale
che promuova il Dialogo tra Culture a ogni livello coinvolgendo
le espressioni culturali dei luoghi (residenti, viaggiatori, istituzioni culturali,
pubbliche amministrazioni, aziende, artigiani e tutti coloro che rispondono alle
esigenze del mercato). Si tratta di una vera e propria nuova offerta commerciale
incentrata sull’agire etico.
Per info:
+ 39 055 284722
info@lifebeyondtourism.org
www.lifebeyondtourism.org
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM TRAVEL TO DIALOGUE
71
B&B Hotels
Italia
B&B Hotels Italia
Viaggiare con tariffe flessibili e bonus vacanze
di Francesca Vivaldi
B&B Hotels Italia è orgogliosa
di aderire all’iniziativa bonus
vacanze estate 2020, un
contributo ai cittadini di massimo 500
euro utilizzabile dal 1° luglio al 31 dicembre
2020 in una delle quarantuno
strutture sul territorio, per agevolare
e incentivare il turismo in Italia.
Inoltre, per chi non può accedere al
bonus, B&B Hotels Italia propone
l’offerta Stay Flexi, che permette di
modificare le date del soggiorno fino
a 24h prima dell’arrivo. Tra le destinazioni
proposte segnaliamo Palermo,
Roma, Firenze e Treviso.
Palermo è sicuramente la destinazione
perfetta per scoprire le bellezze storiche e
culturali della Sicilia. Il B&B Hotel Palermo
Quattro Canti gode di una posizione
strategica e di una bellissima terrazza panoramica.
Camera doppia a partire da
59€.
Roma in estate si trasforma in un immenso
polmone verde grazie ai numerosi
parchi presenti, come il parco di Villa
Borghese, il parco della via Appia Antica
e il Giardino degli Aranci. B&B Hotels
è presente a Roma con 5 strutture tutte
a partire da 43€.
Firenze, città d’arte ma anche dell’artigianato:
sono diversi i percorsi, tra cui l’iniziativa
Vo’ per Botteghe, che permettono
di scoprire questo patrimonio inedito della
città. Il percorso è offerto agli ospiti
dell’Hotel Laurus al Duomo e dell’Hotel
Pitti Palace al Ponte Vecchio, strutture
di categoria superiore da poco inserite nel
portafoglio degli hotel del Gruppo. B&B
Hotels è presente a Firenze con 5 strutture
tutte a partire da 59€.
Treviso offre numerosi percorsi lungo il
Sile alla scoperta della campagna veneta
e dei suoi borghi più belli. Il B&B Hotel
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B&B HOTELS ITALIA
Treviso si trova vicino al centro storico,
a meno di dieci minuti a piedi dalla stazione
centrale. Camera doppia a partire
da 63€.
B&B Hotels Italia ha sviluppato un protocollo
di sanificazione certificato attuato
negli hotel a tutela degli ospiti e dello
staff e ha individuato anche 8 Golden Rules
Help us Helping You per assicurare il
più alto livello di protezione. In linea con
le normative sanitarie, B&B Hotels Italia
propone delle breakfast box dolci, salate
o gluten-free a sostituzione della colazione
a buffet.
Per maggiori informazioni visita
hotelbb.com
B&B HOTELS ITALIA
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Arte e
gusto
A cura di
Elena Maria Petrini
Franco Cruder
L'artista del bartender
di Elena Maria Petrini / foto courtesy Franco Cruder
Franco Cruder non è semplicemente
un barman di successo,
pluripremiato sia a livello nazionale
che internazionale, ma è anche cofondatore
di ABI Professional, l'associazione
che annovera i migliori protagonisti nel
mondo del bartending in Italia e all’estero.
Per lui una seconda famiglia, della
quale parla sempre con fierezza. Franco,
classe 67, è anche un abile imprenditore
che viene da molto lontano: nato a
Stoccarda, si stabilisce con la famiglia in
Friuli dove frequenta la scuola alberghie-
Franco Cruder vive in una terra
particolarmente vocata alla
produzione di grappe eccellenti
(Friuli-Venezia Giulia) e per questo si
è voluto cimentare nella realizzazione
di cocktail a base di questa nobile acquavite
di vinaccia, orgoglio nazionara
come aspirante chef. Terminati gli studi,
si specializza in pasticceria e gelateria
per poi passare alla sala bar, sua grande
passione, non solo come barman ma
anche come manager. Per oltre trent'anni
gestisce prestigiosi locali in Italia e all'estero,
creando eventi di altissimo livello.
Oggi, anche come manager, opera a livello
internazionale con la propria azienda
di catering. La grande passione per il bar
l’ha portato in giro per il mondo, dandogli
la possibilità di arricchire e perfezionare
la sua tecnica. Appena rientrato nel
nord-est della penisola, ci ha allietato con
i suoi cocktail innovativi, alcuni a base di
grappa, altri con ridotto contenuto alcolico.
La classe innata, oltre alla costanza
e alla meticolosa preparazione, lo hanno
portato a collezionare un palmarès eccezionale:
campione italiano nel 2007, cinquanta
vittorie in competizioni nazionali
ed una quindicina a livello internazionale,
come ad esempio nel 2010 a Cuba, quando,
rappresentando l'Italia, ha preparato
ben cinquanta varianti del cocktail mojito,
uno dei suoi cavalli di battaglia.
Mojito alla grappa
Ingredienti:
3 cl grappa barrique
3 spicchi lime
1 cucchiaino zucchero di canna
raffinato bianco
menta fresca
1 cl limeol
2 cl liquore bibamus
soda
le, ma di non facile miscelazione.
Molto innovativo il cocktail Love
Passion, realizzato mixando addirittura
una grappa di moscato
con deliziosi gelati e frutti profumati,
in un connubio gradevole
ed equilibrato.
Love Passion
Ingredienti:
300 ml grappa moscato
2 palline gelato passion fruit
150 ml polpa fresca passion fruit
100 ml sciroppo di guava
200 ml liquore pompelmo rosa hibiscus
gocce fiori di wild hibiscus
decorazione: filamenti di peperoncino
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FRANCO CRUDER
Franco, come sempre, audace e creativo, vince il primo premio al 17° Trophy Montenegro, che da anni vede i
migliori bartender d'Europa sfidarsi in una competizione ad alto livello professionale, con il cocktail Wonderful
Life.
Wonderfull Life
Ingredienti:
2 cl vodka mango
2.5 cl banana liquer
2.5 cl zenzerino bianco
1 cl edelflower syrup
5.5 cl ginger ale
5.5 cl grapefruit fresh juice
decorazione: hibiscus flower, physalis, mint
Sempre nel 2019, si aggiudica anche
il primo premio Miglior professionista
a Bled in Slovenia,
sulle rive dell’omonimo lago, con il
cocktail The Queen of plums.
Ricordiamo anche la Non Alcoholic Redbull
Challenge Sommer Cup, una delle
più grosse competizioni internazionali
di cocktail organizzata da Red Bull con la
collaborazione dell'Obu (Osterreichische
Barkeeper Union), nell’ambito della quale
Cruder è stato premiato tra migliori barman
europei.
Per i nostri lettori ci siamo fatti consigliare
un cocktail per l’estate, il Summer is magic.
The Queen of plums
Ingredienti:
Summer is magic
Ingredienti:
2.0 cl eldorado rum
2.0 cl chinamon red liquer
1.0 cl creme de cacao
1.0 cl creme de banane
1.0 cl fresh orange juice
2.0 cl grappa nemes
1 cl bibamus liquer
1 cl polpa di passione fruit fresca
0.5 sciroppo di guava
1 cl limeol
9 cl sodato al pompelmo rosa
decorazione: menta fresca e
frutto della passione
Franco Cruder durante la competizione in Slovenia
FRANCO CRUDER
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Cuore
Viola
I primi due scudetti della Fiorentina
nei collage di figurine tratte dallo
storico Corriere dei Piccoli
di Claudio Parigi
Nell'ormai lontano 1955-56 la
Fiorentina vinceva il suo primo
scudetto. Adesso che tutti gli
appassionati di calcio sono stati privati
del loro "balocco" preferito, vale la pena
ricordare questa indimenticabile vittoria
con un collage (tecnica da Picasso in poi
considerata una forma d’arte) realizzato
ritagliando le celebri figurine del tanto
amato Corriere dei Piccoli, dove insieme
alle figurine dei soldatini venivano
pubblicate, a partire dagli anni Sessanta,
anche quelle dei calciatori di serie
A. Ho un po’ modificato le fisionomie
e i nomi dei calciatori per posizionarli
in questa formazione, dove si vedono
Come nel caso
precedente,
anche questo
collage, relativo al secondo
scudetto conquistato
dalla Viola, è
ottenuto modificando
nomi e fisionomie dei
calciatori del Corriere
dei Piccoli. Il presidente
Baglini aveva
già da qualche anno
imposto la cosiddetta
“linea verde” costii
difensori centrali,
sia il capitano Rosetta
(con la fascia
bianca) che Orzan,
il quale, inserito
inizialmente come
riserva, finì il campionato
da titolare
per volere dell'allenatore
Fulvio Bernardini.
Questa
formazione aveva
tra le sue fila anche
il portiere di riserva
Toros e l'attaccante
Bizzarri.
tuita solo da giovani giocatori, tanto da
far ricordare la squadra come Fiorentina
baby o Fiorentina ye-ye. Creata da
Chiappella, che inserisce via via le giovani
promesse, e guidata in campo dal
capitano De Sisti con l'innesto poi di alcuni
campioni come Rizzo, Maraschi e
Amarildo, diventerà una formazione capace
di vincere facendo anche divertire.
Con l'arrivo del nuovo allenatore Pesaola
si completa la Fiorentina 1968/69,
che aveva tra le sue fila anche buoni
giocatori di riserva come Stanzial, Cencetti
e Pirovano.
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CORRIERE DEI PICCOLI
Gli evergreen di tutti i tempi a Ditutto Dipiù
di Claudio Caioli
Il moderno cd (compact disc), che
ha rivoluzionato l'ascolto della musica
a partire degli anni Ottanta, soppianta
i long playing e i 45 giri, facendoli
diventare un prodotto di nicchia solo
per collezionisti e appassionati sempre
alla ricerca di rare pubblicazioni discografiche.
Il disco in vinile o microsolco o
semplicemente "disco" è stato introdotto
ufficialmente nel 1948 negli Stati Uniti
come evoluzione dei precedenti 78 giri,
inizialmente in gommalacca e poi in policarbonato
di vinile, materiale leggero e
infrangibile. E’ la Columbia Records ad
introdurre per prima negli USA il formato
45 giri; in Italia si afferma negli anni
Cinquanta, superando per vendite il 78
giri e raggiungendo il massimo della diffusione
fra il 1964 e il 1970. I cultori del
vinile non possono non fare tappa da Ditutto
Dipiù, in via del Lavoro a Montelupo
Fiorentino, dove è possibile visionare
una ricca collezione nei ben 2.200 mq di
magazzino. A metà del prossimo mese
di agosto verranno dedicate alla musica
leggera le serate della domenica che
avranno luogo, con inizio alle 19.30 e ingresso
libero, presso la sede di Ditutto
Dipiù con la partecipazione del cantante
Riccardo Azzurri. Sarà possibile ascoltare
su giradischi originali anni Sessanta
indimenticabili successi di Peppino di
Capri, Gianni Morandi, Rita Pavone, Mina
e Celentano.
Riccardo Azzurri
Via del Lavoro, 6, Montelupo Fiorentino (FI)
Dal lunedì alla domenica;
giorno di chiusura: lunedì mattina
Orario di apertura: 9.30/13.00 - 15.30/19.30
www.dituttodipiu.net
Ditutto Dipiu Mercatino Dell'usato
ditutto.dipiu
dituttodipiu
DITUTTO DIPIÙ
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Aziende storiche
in Toscana
Gelateria Menne
Dagli anni Venti a Certaldo l’eccellenza del gelato
di Serena Gelli
Da sinistra, alcuni dei fondatori e soci durante l'inaugurazione di un impianto di produzione: Remo Gelli, il
costruttore dell'impianto, l'impresario Cavalzani, Agostino Gelli, Guido Pieragnoli, figlio di Amegon Pieragnoli,
e Cesare Gelli (ph. courtesy Gonews.it)
La storia dell'azienda Gelateria
Menne inizia alla fine degli
anni Venti a Certaldo nel cuore
della Toscana, con una piccolissima
attività di produzione artigianale di gelati.
Questi prodotti venivano venduti per
le strade e per le piazze con il “carretto”
tipico dell'Italia di allora: grandi e piccini
accorrevano al suono del campanellino.
Il signore che vendeva i gelati si
chiamava Amegon. Ai bambini restava
difficile dire questo nome, quindi, quando
volevano il gelato dicevano alle loro
mamme: «Mamma dammi il ninno che
voglio comprare il gelato da Menne».
Dopo un po' di anni, Amegon decise
di aprire prima un bar e dopo una pasticceria
che chiamò Pasticceria Menne.
Fu solo agli inizi degli anni Sessanta
che l'attività prese il nome di Gelateria
Menne, trasferendo la produzione in un
piccolo stabilimento. Nel 1963 nacque
così la gelateria, gestita dai soci Remo
Gelli, Guido Pieragnoli (il figlio di Amegon),
Duilio Petrai e Agostino Gelli. Inizialmente
si concentrò sulla produzione
semi-industriale, in seguito, con l'avvento
della tecnologia e quindi di macchinari
più moderni, iniziò la produzione
industriale. All'inizio l'azienda si sviluppò
in Valdelsa, poi in Emilia Romagna,
soprattutto sulla Riviera romagnola, da
Rimini a Pesaro. Successivamente, la
distribuzione coinvolse anche Firenze
e le relative province, per arrivare poi a
Saronno. L'obiettivo era creare prodotti
dedicati ad un target speciale, prodotti
di nicchia, realizzati con materie prime
di ottima qualità. Nel 1980 subentrò al
socio Remo Gelli, divenuto intanto presidente,
il figlio Cesare e nel 1981 al socio
Guido Pieragnoli il figlio Roberto.
La distribuzione dei prodotti avveniva
in modo capillare nei bar e nei ristoranti,
e solo in seguito furono introdotti
anche nella grande distribuzione con
grande successo. Nel 2011 la Gelateria
Menne è stata acquistata da una multinazionale
greca e continua ancora oggi
la linea tracciata dai vecchi soci nel segno
dell’eccellenza.
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GELATERIA MENNE
GRAN CAFFÈ SAN MARCO
Un locale nuovo e poliedrico, con orari che coprono tutto l’arco della giornata.
Perfetto sia per un pranzo di lavoro che per una cena romantica o per qualche
ricorrenza importante
Piazza San Marco 11/R - 50121 Firenze
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