Jean Léon Gérôme - Quaderno 7 - luglio-agosto 2020
“Veduta di Paestum”, il dipinto presentato dal giovane Gérôme al Salon di Parigi del 1852 scomparso agli inizi del Novecento, è stato sempre trascurato dagli studi critici sulle opere della “fortuna” dell’antica colonia greca a sud di Salerno. Campione della pittura accademica della seconda metà dell’Ottocento, è stato per lungo tempo criticato come l'emblema di uno sterile accademismo, prima che, nel corso degli ultimi decenni, la percezione dell'artista subisse una profonda evoluzione. Oggi Jean Leon Gérôme è considerato uno dei grandi creatori di immagini del XIX secolo, e il dipinto di Paestum segna l’inizio della sua lunga e sorprendente carriera.
“Veduta di Paestum”, il dipinto presentato dal giovane Gérôme al Salon di Parigi del 1852 scomparso agli inizi del Novecento, è stato sempre trascurato dagli studi critici sulle opere della “fortuna” dell’antica colonia greca a sud di Salerno. Campione della pittura accademica della seconda metà dell’Ottocento, è stato per lungo tempo criticato come l'emblema di uno sterile accademismo, prima che, nel corso degli ultimi decenni, la percezione dell'artista subisse una profonda evoluzione.
Oggi Jean Leon Gérôme è considerato uno dei grandi creatori di immagini del XIX secolo, e il dipinto di Paestum segna l’inizio della sua lunga e sorprendente carriera.
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<strong>Jean</strong>-<strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong><br />
Veduta di Paestum:<br />
storia di un dipinto<br />
Parigi 1852<br />
I Quaderni
J. L. <strong>Gérôme</strong>.Veduta di Paestum: storia di un dipinto<br />
Costabile Cerone<br />
Originario di Vesoul nella regione della Borgogna,<br />
<strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (fig. 1), entrato molto presto nello<br />
studio parigino di Hippolyte Delaroche, meglio conosciuto<br />
come Paul Delaroche, professore presso<br />
l' École des beaux-arts, in giovane età decise di partire<br />
con il suo maestro per un viaggio in Italia.<br />
Durante il soggiorno a Roma, dal 1843 al 1844, visitò<br />
Firenze e poi Napoli, le rovine di Pompei e gli antichi<br />
insediamenti campani, rimanendo affascinato<br />
dall'arte greca a lui nota fino a quel momento soltanto<br />
per gli studi accademici sostenuti alla scuola d'arte di<br />
Parigi.<br />
Il suo interesse per l'arte, il paesaggio e l'archeologia<br />
lo portò fino a Paestum, al cospetto delle suggestive<br />
rovine dei maestosi templi dorici immersi in una natura<br />
incontaminata e popolata dalle tipiche mandrie di<br />
bufali, ma sfortunatamente questa visita fu interrotta<br />
dalla febbre tifoide che lo costrinse a tornare a Parigi;<br />
un quaderno della sua famiglia, ancora oggi conservato,<br />
tiene traccia di questo viaggio.<br />
Nel 1847, in ricordo del periodo trascorso in Italia ed<br />
ispirato dalla visione dei due imponenti templi di<br />
Hera delineati su alcuni disegni eseguiti sul posto,<br />
realizzò la “ Veduta di Paestum”, un dipinto che<br />
mostra il tempio di Nettuno immerso nel paesaggio<br />
selvaggio della pianura in uno stato di secolare<br />
abbandono, dove la scena è dominata da un branco di<br />
bufali al pascolo nei pressi della palude in primo piano.<br />
La dimensione e la tecnica di realizzazione<br />
dell'opera sono ignote in quanto fu smarrita, si conosce<br />
soltanto un bozzetto preparatorio ad olio facente<br />
parte di una collezione privata a New York (fig. 2).<br />
In quello stesso anno il giovane pittore ottenne il suo<br />
primo successo al Salon del 1847, la più importante<br />
esposizione d'arte francese tenuta nel Palazzo del<br />
Louvre a Parigi, con l'esibizione della tela il “Combattimento<br />
dei galli” (fig. 3), dove su di un terrazzo<br />
che si apre su di un assolato paesaggio marino, due<br />
giovani greci seminudi assistono ad una spietata lotta<br />
di due galli. Esaltata dal poeta e critico letterario francese,<br />
Theophile Gautier, come un “vrais prodiges de<br />
dessin, d'animation et de couleurs” ( vere meraviglie<br />
del disegno, dell'animazione e dei colori), ne lodò il<br />
talento ed il coraggio nell'“elevare una scena così episodica<br />
al rango di una composizione nobile e che<br />
non offenderebbe nessun maestro”. Il dipinto appare<br />
1<br />
<strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong>, pittore e scultore francese<br />
(Vesoul, 1824 - Parigi, 1904)<br />
Fotografia di Etienne Carjat & C., Parigi, ca. 1860<br />
Stampa all'albumina (5,4 x 9 cm)<br />
Collezione National Portrait Gallery, Londra<br />
Fig. 1. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Paestum, studio per la versione del 1847<br />
Olio su tela (27 x 18,5 cm)<br />
Collezione privata, New York<br />
“Quindi a 18 anni ero in Italia. Non sapevo nulla,<br />
avevo tutto da imparare. (...) Studio architettura,<br />
paesaggi, figure e animali. Finalmente sento di<br />
svegliarmi a contatto con la natura. Questo è uno<br />
degli anni più felici e migliori della mia vita. "<br />
2<br />
<strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong>
come un autentico manifesto del movimento artistico<br />
neo-greco, quello che più di ogni altro aveva<br />
annunciato l'interesse dell'artista verso il contesto<br />
napoletano chiaramente evidente dal fondale della<br />
scena, una fantasiosa ricostruzione del golfo partenopeo<br />
con l'isola di Capri e la penisola sorrentina.<br />
Come scrisse il critico d'arte francese, Edmond About,<br />
nel suo “ Voyage” attraverso la mostra di belle arti,<br />
il giorno in cui <strong>Gérôme</strong> espose il suo dipinto “non ci<br />
fu che un grido: greco! Sa di greco! Che dolcezza!”<br />
Due anni dopo questa prima affermazione artistica,<br />
che gli fece guadagnare una medaglia di terza classe,<br />
<strong>Gérôme</strong> in occasione del Salon del 1849 scelse di presentare<br />
una seconda veduta di Paestum di cui non si<br />
conosce nessuna immagine, ma secondo lo storico<br />
dell'arte Gerald Ackerman, era priva della mandria in<br />
primo piano che animava la scena. Il dipinto, apprezzato<br />
dai fratelli Goncourt, scrittori e critici letterari e<br />
di arte, lo descrissero come una “deliziosa freschezza”,<br />
riferendosi alla particolare vivacità di esecuzione.<br />
Al Salon del 1852 espose con una diversa prospettiva<br />
scenica la terza versione di “ Veduta di Paestum”,<br />
quella definitiva ed acclamata dalla critica come un<br />
eccellente ricostruzione archeologica e architettonica.<br />
Louis Clément de Ris, collezionista, critico d'arte<br />
e curatore del Louvre, si congratulò con l'artista<br />
affermando che l'accuratezza e la preziosità del suo<br />
pennello lo rendevano adatto per rappresentare prospettive<br />
architettoniche. Nella sua esposizione<br />
ricordò al pubblico la cura squisita e la precisione<br />
meticolosa con cui erano stati resi tutti i dettagli<br />
dell'opera “ Interno greco” presentata al Salon<br />
dell'anno precedente, pur se il suo contenuto fosse<br />
considerato per l'epoca indecente e troppo erotico<br />
(fig. 4).<br />
La tela, detta anche “ Il Gineceo”, in cui l'artista ricostruì<br />
la corte interna di un'antica casa greca, inserendovi<br />
quattro giovani ragazze in pose sensuali e in attesa<br />
di giovani clienti, fu acquistata dal principe Napoleone,<br />
oggi parte di una collezione privata a New<br />
York di proprietà di Lady Micheline Connery. La versione<br />
di studio di questo dipinto del 1848, una pittura<br />
a olio su legno di piccole dimensioni, è conservata al<br />
Musée d'Orsay a Parigi.<br />
Il critico d'arte e letterario Gustave Planche nella sua<br />
lunga recensione alla mostra, sul dipinto di <strong>Gérôme</strong><br />
spese invece poche parole, dispiaciuto per il colore<br />
poco caldo del cielo, asserì che l'artista era stato<br />
molto abile nel ritrarre il tempio di Nettuno a Paestum<br />
vivacizzando lo statico paesaggio con una mandria<br />
di bufali in movimento davanti al colonnato del<br />
monumento.<br />
In fondo era difficile inquadrare l'opera in una precisa<br />
2<br />
3
categoria artistica data la compresenza nella stessa<br />
composizione di elementi di paesaggio, di architettura<br />
e motivi pastorali, “senza che nulla potesse risolvere<br />
questa questione”.<br />
Del dipinto, parte della collezione dello scrittore e<br />
pittore Étienne Moreau Nélaton, sfortunatamente<br />
anche esso disperso agli inizi del Novecento e non<br />
più ritrovato, si conosce un bozzetto preparatorio del<br />
1851 (fig. 6) nella stessa composizione del dipinto<br />
datato 1847. Il disegno realizzato con grafite e gesso<br />
nero e marrone su carta, presente nella collezione di<br />
Robert Isaacson e James Draper ed esposto nel 2014<br />
alla Shepherd Gallery di New York, è stato di recente<br />
donato al Metropolitan Museum of Art, uno dei più<br />
grandi ed importanti musei degli Stati Uniti.<br />
La tela ad olio, nota per una superstite fotografia in<br />
bianco e nero, nell'insieme conservò la stessa composizione<br />
del disegno ma con una prospettiva differente<br />
ed un cielo più ampio. Dislocando il punto di<br />
fuga verso destra, che mostra la facciata settentrionale<br />
del tempio, permise all'artista di inserire sul lato<br />
sinistro uno scorcio del primo tempio di Hera, la<br />
cosiddetta “Basilica”.<br />
Un incisione in bianco e nero dell'opera fu pubblicata<br />
nel 1854 sul numero 21 del periodico mensile “The<br />
Illustrated Magazine of Art”, una rivista britannica<br />
illustrata dedicata alle arti visive, pubblicata da maggio<br />
1878 a <strong>luglio</strong> 1904 a Londra e New York, che comprendeva<br />
recensioni di mostre, arti visive e articoli<br />
sui singoli artisti. L'immagine, inserita in un articolo<br />
riguardane la fondazione, lo sviluppo e il declino<br />
dell'antica città di Paestum, risulta invertita per un<br />
evidente errore di incisione della lastra di stampa,<br />
ottenendo una visione nella stessa prospettiva dei<br />
dipinti precedenti con il punto di fuga a sinistra, forse<br />
il motivo per cui nessuno notasse l'errore. L'incisione<br />
qui mostrata è stata intenzionalmente ribaltata così<br />
da ripristinare la prospettiva originale (fig. 5).<br />
Tuttavia della “ Veduta di Paestum” del 1852 esiste<br />
una prima versione lasciata incompiuta, un bozzetto<br />
preliminare su tela, presente nella collezione Galerie<br />
la Nouvelle Athenes a Parigi (fig. 7). In questo disegno<br />
di studio il monumentale tempio di Hera si affaccia<br />
sullo stagno in cui i grossi bestioni erbivori sono<br />
appena abbozzati con gessetto nero e con la presenza<br />
di due aironi sulla destra che non compaiono in nessun'altra<br />
delle Vedute. La natura incompleta di<br />
quest'opera accentua la solennità dell'antico tempio e<br />
conferisce all'insieme uno schema formale di grande<br />
modernità.<br />
In sintesi, il dipinto di Paestum, una delle sue numerose<br />
opere con soggetti classici greci e romani, è indicativo<br />
della dedizione di <strong>Gérôme</strong> all'arte antica e del<br />
suo preciso stile di lavoro.<br />
3<br />
4
Altre importanti opere su questo genere sono: “L'età<br />
di Augusto” del 1850 conservato al Getty Museum di<br />
Los Angeles; “ Diogene” del 1860, “ Morte di Cesare”<br />
del 1868 e “Il mercato romano degli schiavi” del<br />
1884 (fig. 8) al Walters Art Museum di Baltimora; e il<br />
celebre “ Pollice verso” del 1872 al Phoenix Art Museum<br />
in Arizona (fig. 9).<br />
Nel quadro un gruppo di vestali, sacerdotesse che avevano<br />
fatto voto di castità, sono raffigurate nell'atto di<br />
abbassare il pollice verso terra per decretare la morte<br />
del gladiatore sconfitto. A quanto pare proprio questa<br />
tela ha ispirato l'uso contemporaneo del pollice verso,<br />
come per la scena del celebre film “ Il Gladiatore”<br />
di Ridley Scott. La maggior parte degli studiosi è convinta<br />
invece che il gesto che avrebbe dovuto sancire<br />
la condanna del gladiatore fosse la mano aperta con il<br />
pollice verso l'alto, o al limite posto orizzontalmente,<br />
per simboleggiare una spada sguainata.<br />
Fig. 3. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Combattimento dei galli, 1846<br />
Olio su tela (204 x 143 cm)<br />
Musée d'Orsay, Parigi<br />
Fig. 4. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Interno greco, Scena di gineceo, 1850<br />
Collezione privata, New York<br />
Fig. 5. Veduta di Paestum<br />
Disegno in bianco e nero<br />
in “The Illustrated Magazine of Art”, 1854, vol. 4, n. 21<br />
Fig. 6. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Paestum, 1851<br />
Grafite e gessetti e lavaggio marrone (46,6 x 60,1 cm)<br />
Lascito della collezione Robert Isaacson e James<br />
Draper, Shepherd Gallery, New York<br />
The MET, Metropolitan Museum of Art, New York<br />
5<br />
4<br />
5
6
7<br />
6
Fig. 7. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Paestum, studio per la versione del 1852<br />
Olio su tela (58,5 x 78 cm)<br />
Galerie la Nouvelle Athenes, Parigi<br />
8
9<br />
7
8<br />
10<br />
Fig. 8. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Il mercato romano degli schiavi, 1884 ca.<br />
Olio su tela (56.9 x 64.1 cm)<br />
Walters Art Museum, Baltimora, Stati Uniti<br />
Fig. 9. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Pollice verso, 1872<br />
Olio su tela (149,2 x 96,5 cm)<br />
The Phoenix Art Museum, Phoenix, Stati Uniti<br />
10<br />
Fig. 10. <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904)<br />
Fotografia Goupil & Cie, Parigi, 1892<br />
in <strong>Gérôme</strong>: la sua vita e le sue opere,<br />
Cassell Publishing Company, New York, 1892
9<br />
Riferimenti bibliografici:<br />
Gerald Ackerman (a cura di), La vita e l'opera di <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong><br />
<strong>Gérôme</strong> 1824-1904, ACR Edition, Paris, 1986<br />
<strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong>, 1824-1904: peintre, sculpteur et graveur:<br />
ses œuvres conservées dans les collections françaises publiques<br />
et privées, pubblicato in occasione della mostra tenuta<br />
nell'<strong>agosto</strong> 1981 al Musée municipal Georges-Garret di Vesoul,<br />
Francia<br />
Fanny Field Hering, <strong>Gérôme</strong>: la sua vita e le sue opere, Cassell<br />
Publishing Company, New York, 1892<br />
Cassell, Petter, Galpin & Co, The Illustrated Magazine of Art,<br />
Londra (Rivista britannica mensile illustrata dedicata alle arti<br />
visive, pubblicata da maggio 1878 a <strong>luglio</strong> 1904 a Londra e New<br />
York da Cassell), Vol. 4, No. 21 (1854), pp. 161-162<br />
Helena Jagot, La peinture neo-grecque (1847-1874), Réflexions<br />
sur la constitution d'une catégorie stylistique, Vol. I, Université<br />
Paris Nanterre, 2013<br />
“<strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> (1824-1904). La storia in spettacolo”,<br />
retrospettiva dell'artista organizzata dal museo d'Orsay a Parigi<br />
dal 2010 al 2011, altresì presentata a Los Angeles, al Getty<br />
Museum e a Madrid, al Museo Thyssen-Bornemisza<br />
Fausto Minervini, <strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong> e Napoli: tra visioni<br />
magno greche e suggestioni neopompeiane, in Confronto, Studi<br />
e ricerche di storia dell'arte europea, Numero 2 - Anno II nuova<br />
serie, editori Paparo, Roma, 2019<br />
Theophile Gautier, Exposition de 1847, in «La Presse», 31<br />
marzo1847<br />
Edmond About, Voyage à travers l'exposition des beaux-arts<br />
(peinture et sculpture), Paris, Hachette, 1855 (Gallica, biblioteca<br />
digitale della Bibliothèque nationale de France)<br />
Robert Rosenblum, I dipinti del Musée d'Orsay, Nathan, Parigi,<br />
1989<br />
11
“Veduta di Paestum”, il dipinto presentato dal giovane<br />
<strong>Gérôme</strong> al Salon di Parigi del 1852 scomparso<br />
agli inizi del Novecento, è stato sempre trascurato<br />
dagli studi critici sulle opere della “fortuna”<br />
dell'antica colonia greca a sud di Salerno. Campione<br />
della pittura accademica della seconda metà<br />
dell'Ottocento, è stato per lungo tempo criticato<br />
come l'emblema di uno sterile accademismo, prima<br />
che, nel corso degli ultimi decenni, la percezione<br />
dell'artista subisse una profonda evoluzione.<br />
Oggi <strong>Jean</strong> Leon <strong>Gérôme</strong> è considerato uno dei grandi<br />
creatori di immagini del XIX secolo, e il dipinto di<br />
Paestum segna l'inizio della sua lunga e sorprendente<br />
carriera.<br />
collana<br />
I Quaderni dell’Arte<br />
a cura di Costabile Cerone<br />
<strong>Quaderno</strong> 7 - <strong>luglio</strong>-<strong>agosto</strong> <strong>2020</strong><br />
<strong>Jean</strong> <strong>Léon</strong> <strong>Gérôme</strong><br />
Veduta di Paestum: storia di un dipinto - Parigi 1852<br />
Copyright: © <strong>2020</strong> PAESTUMinARTE<br />
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