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CUOCHI<br />
di Guerrino<br />
Di Benedetto<br />
Fra le tante letture di questo<br />
periodo post lockdown, sicuramente<br />
una della più<br />
evocative è stata “Che fare? Problemi<br />
scottanti del nostro movimento”,<br />
opera di Lenin del 1902 nella quale<br />
egli delineava la sua teoria sull’organizzazione<br />
del Partito Rivoluzionario<br />
del Proletariato. Se proviamo a cambiare<br />
gli ordini, lo slogan “Che fare?”<br />
potrebbe essere un po’ il leit motiv di<br />
tanti ristoratori, albergatori e cuochi.<br />
Anche il sottotitolo potrebbe andare<br />
bene per delineare la situazione attuale<br />
del settore turistico-alberghiero.<br />
Ormai da mesi tutti parlano di<br />
come sarà la ristorazione futura.<br />
Giornalisti, food-blogger, critici,<br />
rappresentanti di associazioni, ecc.,<br />
sono alla ricerca della chiave di volta<br />
per tornare a lavorare come prima<br />
e forse meglio di prima. Le idee<br />
e anche le provocazioni non sono<br />
mancate, ma certo, come nel 1902,<br />
la situazione è un po’ caotica. Forse,<br />
come diceva Lenin in un passaggio<br />
del suo libro, «la coscienza di classe<br />
può essere portata solo dall’esterno».<br />
Penso sia vero, forse dall’“esterno”<br />
della ristorazione potrebbero arrivare<br />
nuove idee.<br />
Si parla di ritorno all’agricoltura,<br />
ma questa non è un’idea nuova. Si<br />
parla di rimodulare l’eccessiva creatività<br />
in chiave più alla portata di tutti,<br />
e forse è vero, la cucina a volte si<br />
era troppo estremizzata. E poi si parla<br />
di un ritorno alla cultura del cibo, e<br />
qui il tema si fa più pericoloso anche<br />
perché ci si deve porre la domanda:<br />
quanta cultura corre nella ristorazione?<br />
La storia ci viene in aiuto, molte<br />
scoperte sono avvenute per quella<br />
LETTURE E NUOVI SPUNTI<br />
PER CAMBIARE<br />
L’ACCOGLIENZA<br />
che viene chiamata “serendipity”,<br />
ovvero il colpo di fortuna, ecco forse<br />
si deve ripartire a mio avviso da una<br />
unione fra storia e cultura per arrivare<br />
a creare nei nostri locali un valore<br />
esperienziale che a volte è spesso<br />
mancato, non solo ospitalità ma anche<br />
esperienza.<br />
In un precedente articolo scrissi<br />
che i mesi passati a casa avrebbero<br />
dovuto servire per tornare alla lettura<br />
e all’approfondimento dei testi per<br />
migliorare il nostro lavoro, chi lo ha<br />
fatto? Una poesia di Leopardi può essere<br />
un valore aggiunto ad un piatto,<br />
una storia antica può darci ispirazione<br />
per un tema di menu. Avremmo<br />
dovuto stare fermi ma al contempo<br />
“mobili” per capire cosa cambiare.<br />
Continuano le riunioni delle varie<br />
associazioni, si continua a parlare di<br />
sistema, si continua a chiedere ai politici<br />
(che nulla sanno di ristorazione)<br />
un aiuto. Ma pochi sanno che - parafrasando<br />
J.F. Kennedy - dobbiamo<br />
chiederci cosa possiamo fare noi per<br />
la ristorazione e non la ristorazione<br />
per noi.<br />
Lenin auspicava un socialismo<br />
di lotta, e va bene, ma forse anche il<br />
socialismo scientifico dei suoi predecessori<br />
Marx ed Engels andava preso<br />
in considerazione. Il mio invito è<br />
quello di lottare, sì, ma anche cercare<br />
aiuto da chi all’esterno, a volte, vede<br />
meglio di noi. Forza e coraggio, se ce<br />
l’ha fatta Lenin ce la possiamo fare<br />
anche noi.