05.08.2020 Views

Italia a Tavola Luglio/Agosto 2020

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CUOCHI<br />

di Guerrino<br />

Di Benedetto<br />

Fra le tante letture di questo<br />

periodo post lockdown, sicuramente<br />

una della più<br />

evocative è stata “Che fare? Problemi<br />

scottanti del nostro movimento”,<br />

opera di Lenin del 1902 nella quale<br />

egli delineava la sua teoria sull’organizzazione<br />

del Partito Rivoluzionario<br />

del Proletariato. Se proviamo a cambiare<br />

gli ordini, lo slogan “Che fare?”<br />

potrebbe essere un po’ il leit motiv di<br />

tanti ristoratori, albergatori e cuochi.<br />

Anche il sottotitolo potrebbe andare<br />

bene per delineare la situazione attuale<br />

del settore turistico-alberghiero.<br />

Ormai da mesi tutti parlano di<br />

come sarà la ristorazione futura.<br />

Giornalisti, food-blogger, critici,<br />

rappresentanti di associazioni, ecc.,<br />

sono alla ricerca della chiave di volta<br />

per tornare a lavorare come prima<br />

e forse meglio di prima. Le idee<br />

e anche le provocazioni non sono<br />

mancate, ma certo, come nel 1902,<br />

la situazione è un po’ caotica. Forse,<br />

come diceva Lenin in un passaggio<br />

del suo libro, «la coscienza di classe<br />

può essere portata solo dall’esterno».<br />

Penso sia vero, forse dall’“esterno”<br />

della ristorazione potrebbero arrivare<br />

nuove idee.<br />

Si parla di ritorno all’agricoltura,<br />

ma questa non è un’idea nuova. Si<br />

parla di rimodulare l’eccessiva creatività<br />

in chiave più alla portata di tutti,<br />

e forse è vero, la cucina a volte si<br />

era troppo estremizzata. E poi si parla<br />

di un ritorno alla cultura del cibo, e<br />

qui il tema si fa più pericoloso anche<br />

perché ci si deve porre la domanda:<br />

quanta cultura corre nella ristorazione?<br />

La storia ci viene in aiuto, molte<br />

scoperte sono avvenute per quella<br />

LETTURE E NUOVI SPUNTI<br />

PER CAMBIARE<br />

L’ACCOGLIENZA<br />

che viene chiamata “serendipity”,<br />

ovvero il colpo di fortuna, ecco forse<br />

si deve ripartire a mio avviso da una<br />

unione fra storia e cultura per arrivare<br />

a creare nei nostri locali un valore<br />

esperienziale che a volte è spesso<br />

mancato, non solo ospitalità ma anche<br />

esperienza.<br />

In un precedente articolo scrissi<br />

che i mesi passati a casa avrebbero<br />

dovuto servire per tornare alla lettura<br />

e all’approfondimento dei testi per<br />

migliorare il nostro lavoro, chi lo ha<br />

fatto? Una poesia di Leopardi può essere<br />

un valore aggiunto ad un piatto,<br />

una storia antica può darci ispirazione<br />

per un tema di menu. Avremmo<br />

dovuto stare fermi ma al contempo<br />

“mobili” per capire cosa cambiare.<br />

Continuano le riunioni delle varie<br />

associazioni, si continua a parlare di<br />

sistema, si continua a chiedere ai politici<br />

(che nulla sanno di ristorazione)<br />

un aiuto. Ma pochi sanno che - parafrasando<br />

J.F. Kennedy - dobbiamo<br />

chiederci cosa possiamo fare noi per<br />

la ristorazione e non la ristorazione<br />

per noi.<br />

Lenin auspicava un socialismo<br />

di lotta, e va bene, ma forse anche il<br />

socialismo scientifico dei suoi predecessori<br />

Marx ed Engels andava preso<br />

in considerazione. Il mio invito è<br />

quello di lottare, sì, ma anche cercare<br />

aiuto da chi all’esterno, a volte, vede<br />

meglio di noi. Forza e coraggio, se ce<br />

l’ha fatta Lenin ce la possiamo fare<br />

anche noi.

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