Ci tuffiamo in mare, vista la stagione, in compagnia di chi sa nuotare meglio di noi: Amalia Festa, per Nanni, che si racconta e ci racconta. Con noi anche Christian Paolini, per Mtu Italia, ed Enzo Galanto, per Socoges.
Con Galileo scandagliamo la filiera della nautica tricolore.
Kohler&Kohler, ossia il rapporto tra i motori e i gruppi di casa Kohler.
Il 6,7 litri di Yanmar è prossimo alla distribuzione e lo abbiamo messo di fronte ai suoi simili.
Monte Carlo Yachts ha virato sul V8-1300 di Man. Vi ricordate, a Cannes, qualche tempo fa? A bordo c’è pure Onan, di Cummins.
Huracan Power confeziona l’ibrido a misura di barca. A proposito di alternativi, leggete quanto è emerso al Digitalk ‘Navigare a emissioni zero’. Niigata è in gran fermento, grazie a Deutz Italy.
Le voci della tecnologia nautica: quella di Siemens, Vanzetti Engineering, Saim Marine, Vulkan e Patrini.
Isotta Fraschini si iscrive al Politecnico di Bari.
Infine, un salto fuori dall’acqua, con l’F28 di Fpt, ibrido e Diesel of the year al tempo stesso.
SETTEMBRE
N°9 2020
ANNO 33°
EURO 5,00
VADO E TORNO EDIZIONI - www.vadoetorno.com - ISSN 0042 - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
Casa a
Monte Carlo
Il V8-1300 di Man si è accasato da Monte Carlo Yachts - Doty: l’F28 è pure ibrido - Interviste: Nanni con
Amalia Festa. Mtu Italia con Christian Paolini. Socoges con Enzo Galanto - Ibridi: Huracan Power - Niigata e
Deutz Italy - Webinar: Navigare a emissioni zero - Isotta Fraschini al Politecnico - Techno: Siemens e Vanzetti
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■ max. 250 kW | 335 hp
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■ 80 – 180 kW | 108 – 241 hp
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GRANDANGOLO
26. Monte Carlo Yachts ha
scelto il V8-1300 di Man per il 70
Skylounge. Un ruggito in mare da
quasi 1.000 chilowatt
SEGUICI SU
DIESEL WEB:
4
20
30
34
LE RISPOSTE DI
LUGLIO-AGOSTO
Le prospettive sempre più
concrete di idrogeno e gli
importanti sviluppi delle
motorizzazioni a gas rischiano di
relegare il full electric in un angolo?
52%
sì
DOTY
4. Fpt Industrial F28:
Le virtù dell’ibrido
INCHIESTA
10. Nautica in Italia: A colpi di
export e di liere locali
INTERVISTE
12. Nanni Diesel: La Ceo Amalia
Festa si racconta e ci racconta...
16. Mtu Italia: Le prospettive,
l’attualità, lo Ycc di La Spezia
18. Socoges: Covid, Hyundai Seasall,
Doosan e altro. Con Enzo Galanto
GENERAZIONE
20. Kohler Power: Il l rouge tra
gruppi di bordo e Kohler Engines
CONFRONTO
22. 6.7 litri marini: Yanmar
irrompe nel menage a trois
GRANDANGOLO
26. MCY: Man V8
e Cummins Onan
48%
no
IBRIDI
30. Huracan Power: Competenza ed
esperienza direttamente dalle 2 ruote
COMMERCIALI
32. Niigata: Deutz Italy è il play
maker dei motori giapponesi
WEBINAR
34. Emissioni Zero: As Labruna,
Fpt, Cmd, Isotta Fraschini
TECHNO
36. Siemens: Flessibilità per diporto
e commerciale. Dal 1886...
38. Vanzetti Engineering:
Criogenia per la nautica
40. Isotta Fraschini: Ha siglato un
accordo con il Politecnico di Bari
41. Saim MArine: Scoprirà tutte
le carte al Salone di Cannes
42. Vulkan Italia: E l’importanza
del service e della prevenzione
43. Patrini: Come ti silenzio il vano
motore. E pure il quadro elettrico
RUBRICHE
Hi-Tech 6. Automotive 8. VeT
Network 44. OEM&Motori 50
IL SONDAGGIO
DEL MESE
‘Un ibrido in mare!’ Al di là delle battute, il
diesel-elettrico secondo voi è la soluzione
più immediatamente applicabile per
ridurre le emissioni all’elica?
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Il sondaggio non ha valore statistico. Le rilevazioni non sono basate su un campione scientifico
3
Se il diesel è il centravanti,
immaginiamo la versione
NG sull’ala destra. Dalla
parte opposta, alla sinistra del
trio d’attacco del Diesel of the
year 2020, c’è per forza lui, l’ibrido.
Questa volta ci accompagna
Luca Giovenzana, Innovation
Hybrid Chief Engineer per
Fpt Industrial
Cosa ci racconta dell’approccio
ingegneristico nella gestione
degli ingombri?
La gestione degli ingombri è
uno degli aspetti principali e
sdanti per la riuscita del progetto.
L’F28 è stato concepito per ap-
4
plicazioni agricole e movimento
terra di taglia medio-piccola.
L’ibridizzazione permette l’engine
downsizing mantenendo le
performance oggi garantite dal
motore F34 per questa tipologia
di macchine.
Consideri infatti che la compattezza
del motore F28 favorisce
l’integrazione di macchina elettrica
ed inverter, con l’obiettivo
di mantenere gli ingombri della
attuale powerunit.
Quale approccio nella fase
progettuale e di test a banco?
Le applicazioni veicolari sono
molteplici, caratterizzate da
diversi layout installativi. La
Si è mostrato
al ConExpo,
il pacchetto
diesel + elettrico
dell’F28. Per i
tanti che non
hanno potuto
raggiungere
Las Vegas,
per le note
vicende legate
al Covid-19, ve
lo mostriamo in
foto da studio.
FPT INDUSTRIAL F28. IL DIESEL OF THE YEAR 2020 È ANCHE IBRIDO
Attento agli
ingombri
La progettazione è stata orientata fi n dal primissimo tratto di matita
per accreditare l’F28 come paladino del downsizing. Anche la
versone ibrida rispetta questa missione, ricalcando le misure della
famiglia F5, pur avendo il motore elettrico fl angiato al volano
progettazione del sistema ibrido
deve essere concepita come
modulare e compatta al ne di
minimizzare le modifiche necessarie
per l’integrazione nel
vano motore.
Lo stesso approccio di modularità
è anche garantito da una
strategia di controllo comune
sviluppata per ottimizzare i beneci
della combinazione diesel
ed elettrica.
L’architettura ibrida di riferimento
è Low Voltage (48V) e
scalabile in High Voltage. La
potenza massima per un sistema
Low Voltage è tra i 20 kW e
30 kW. I sistemi 48V consentono
una maggiore semplicazione a
livello di sicurezza e manutenzione
rispetto agli omologhi
High Voltage che restano adottati
per gli impieghi più gravosi.
Una scelta da fare con il cliente
a seconda dell’applicazione.
Dettagli di motore elettrico e
pacco batterie?
Nell’off-road l’ibridizzazione
permette di utilizzare la macchina
elettrica per migliorare
la produttività ed efficienza
del motore termico, soprattutto
nei transitori di carico, grazie
all’effetto dell’electric torque
assist. Le batterie sono la riserva
di energia del sistema.
Nella fase di progettazione,
analizziamo le missioni tipiche
dell’applicazione veicolare che
guidano il dimensionare il sistema
e in particolare la capacità
della batteria.
Nella selezione si cerca un’ottimizzazione
tra performance richieste
e ingombri da rispettare.
Adottiamo batterie agli ioni di
litio con tecnologie allo stato
dell’arte.
Cosa accade durante la fase
propedeutica?
Nella fase progettuale è fondamentale
l’analisi della missione
di riferimento. Al banco prova
dinamico si replicano le missioni
e si procede alla calibrazione
di dettaglio dei parametri rilevanti,
ad esempio le speci che
del sistema di raffreddamento.
Sempre in funzione dell’approccio
modulare viene sviluppata
una strategia di controllo integrata
con software proprietario,
che ottimizzerà la ripartizione o
della coppia tra motore termico
ed elettrico per raggiungere la
massima ef cienza e le performance
di targa.
Quali sono i beneci di un veicolo
ibrido rispetto alle versioni
convenzionali diesel e gas?
Il motore elettrico permette
l’introduzione di nuovi modi
operativi. Grazie all’electric
torque assist è possibile aumentare
la produttività e migliorare
le operazioni dinamiche, che si
traducono in aumento di produttività.
È possibile elettrificare gli
accessori azionati tradizionalmente
in modo meccanicoidraulico,
con il vantaggio di
un minor assorbimento di potenza.
In questo modo il motore
termico lavora in un’area
di funzionamento più ef ciente,
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6
L’AUTUNNO CALDO DELLA NAUTICA. SALVO SORPRESE
Ripartono dal mare
gli eventi post-Covid
Uno per mese (ma pesa l’incognita della sbandierata seconda ondata di contagi).
Si comincia da Cannes (8-13 settembre), quindi Genova nei primissimi giorni
di ottobre e il MetsTrade al Rai di Amsterdam dal 17 al 19 novembre. Per l’Smm
di Amburgo, invece, si dovrà attendere fino al mese di febbraio del 2021
Si fa più visibile l’impegno di Fpt Industrial
nel supporto attivo all’infrastruttura e alla
promozione del sistema nautico italiano. A
luglio è stata infatti uf cializzata la partnership
con lo Yacht Club di Porto Rotondo, tra i più
prestigiosi in Italia e non solo. Tramite questa
collaborazione, Fpt, che diventa technical
partner dello Yacht Club, «vuole avvicinarsi
sicamente ai propri clienti nali coltivando
logico. Il Vieux Port e il Port
Canto sembrano pronti ad accogliere
i visitatori nei giorni
tra l’8 e il 13 settembre per la
43ma edizione della kermesse.
Gli organizzatori di Reed
Exhibitions hanno fatto sapere
di aver valutato tutte le opzioni
sul tavolo, ma di aver inne
optato per la conferma. E se,
data la natura all’aperto dell’evento,
il distanziamento sociale
dovrebbe essere più agevole rispetto
ad altre manifestazioni, è
più difcile prevedere quanto le
restrizioni vigenti sugli spostamenti
aerei possano interferire
con l’afusso di visitatori. Noi
siamo curiosi di vedere soprattutto
l’area dedicata ai motori
entro e fuoribordo, inaugurata
lo scorso anno e confermata anche
per questa edizione.
Genova ha subito un piccolo
spostamento di date rispetto
alla tradizionale collocazione
di ne settembre e quest’anno
dovrebbe svolgersi dal 1° al 6
ottobre, sempre al Porto Antico
della città ligure (qui sotto,
un’immagine relativa al 2019).
In questo periodo di confusione
e cambiamenti, peraltro, i Saloni
Nautici, società operativa di
Conndustria Nautica, e Porto
Antico hanno posto un tassello
importante per il futuro del Salone,
sottoscrivendo un’intesa
LO YACHT CLUB DI PORTO ROTONDO È ‘POWERED BY FPT’
i propri valori di umanizzazione e ‘customer
centricity’».
Attualmente, Fpt Industrial produce 7 tipologie di
motori marini commerciali e 8 tipologie dedicate
al diporto. Tra i principali modelli, citiamo il C16
1000 da 735 chilowatt capace di generare elevati
livelli di densità di potenza e coppia associati a
un ridotto consumo di carburante e un impatto
ambientale contenuto.
Non era per nulla scontato,
ma pare (è ne luglio
quando la rivista va in
stampa) che alcune tra le principali
ere nautiche d’autunno
ce l’abbiano fatta a sfuggire
alla mannaia del post-Covid 19
(sempre che il ‘post’ sia appropriato,
vista la recrudescenza di
casi in Europa).
Sia il Cannes Yachting Festival
che il Salone di Genova, al
momento, sono confermati, così
come il MetsTrade di novembre
ad Amsterdam. Mentre l’Smm
di Amburgo è stato posticipato
all’inizio di febbraio. Ma andiamo
con ordine e, soprattutto,
seguiamo un ordine cronodecennale
che getta le basi per
lo svolgimento delle prossime
edizioni.
Quello che si prospetta per i
prossimi anni sembra essere
dunque un progetto di ampio
respiro, sostenuto anche
dall’Autorità di Sistema del
Mar ligure Occidentale che ha
condiviso l’opportunità di un
suo coinvolgimento diretto,
garantendo al Salone Nautico
tutti gli strumenti necessari per
lo sviluppo delle aree demaniali
e il migliore utilizzo delle stesse.
Una sinergia frutto dell’aderenza
perfetta degli obiettivi
reciproci tesi alla massima valorizzazione
internazionale del
bacino genovese.
«Genova e la Liguria sono le capitali
della nautica mondiale», ha
commentato il Presidente di Regione
Liguria Giovanni Toti. «Questo
traguardo è frutto di una grande
sinergia tra Istituzioni locali,
soggetti organizzatori e operatori
del settore: sono certo che anche
l’edizione di quest’anno sarà una
straordinaria vetrina mondiale per
la nostra regione, con un ruolo ancora
più importante in considerazione
delle ricadute dell’emergenza
coronavirus sul comparto».
E il Mets? Anch’esso dovrebbe
svolgersi, come dicevamo, dal 17
al 19 novembre. Vi abbiamo raccontato
proprio lo scorso anno
dell’importanza crescente della
era dedicata alle tecnologie nautiche
e anche quest’anno - pandemia
permettendo - vi diremo cosa bolle
in pentola.
YANMAR E TOYOTA
Idrogeno nipponico
Punto di partenza è il progetto Mirai, un’automobile a idrogeno
a firma Toyota Motor Corporation. L’obiettivo è portare avanti la
ricerca sui carburanti non fossili parallelamente alle attività messe
in campo per sviluppare motori diesel sempre più puliti
Facendo seguito agli sforzi
già profusi per offrire
sistemi di propulsione
sostenibili, Yanmar Marine
svilupperà un sistema di celle
PER
E IN
+31% DI COPPIA E +5% DI POTENZA.
MIGLIORI PERFORMANCE PER MAGGIORE PRODUTTIVITÀ.
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a combustibile a idrogeno per
applicazioni marittime, basato
sulla tecnologia delle celle a
combustibile per automobili.
Con l’annuncio da parte dell’Organizzazione
Marittima Internazionale
di una strategia per ridurre
a zero le emissioni di gas
serra, le normative ambientali
marine sono state rese più severe
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in tutto il mondo e l’implementazione
delle aree di controllo delle
emissioni ha iniziato ad avere un
effetto sulla progettazione delle
imbarcazioni.
L’azienda ha dunque rmato un
memorandum d’intesa con Toyota
Motor Corporation per sviluppare
un sistema basato su celle
a combustibile a idrogeno per
applicazioni marittime basato su
componenti, compresi i serbatoi
di idrogeno ad alta pressione, già
testati nell’ambito del progetto
Mirai, un’automobile a idrogeno
realizzata da Toyota.
Yanmar ha nora risposto prontamente
alle varie richieste locali
sul controllo delle emissioni, sviluppando
motori a doppio combustibile
e tecnologie sempre più
pulite per i motori diesel. La prossima
sda, quindi, è lo sviluppo di
motori con carburanti non fossili.
Yanmar mira a installare il sistema
di celle a combustibile marittimo
sulle proprie imbarcazioni e ad
avviare un test dimostrativo sul
campo entro la ne dell’anno -
scale 2020. Inoltre, l’azienda prevede
di espandere la tecnologia
per una varietà di applicazioni e
implementazioni.
di Monica Leonardi
KOHLERENGINES.COM
Golf VII Gtd.
Davanti, il
famigerato Ea288,
dietro, il Pems.
Bosch ha fatto una
prova con un suo
sistema, basato
sul downsizing.
Risultato? Boom!
2,9 mg/km di NOx.
AVOID
ATTACK
Che si tratti di King Kong o
Frankenstein, la letteratura
è ricca di mostri dal cuore
d’oro. Il paragone può sembrare
azzardato, ma è più o meno la
stessa cosa che ha realizzato un
team di 20 ingegneri del centro
ricerche Bosch lavorando su
una Golf VII Gtd, equipaggiata
con il quattro cilindri a gasolio
EA288, il protagonista dello
scandalo dieselgate. Anzi, secondo
i maligni, la scelta non
è stata casuale: i tecnici Bosch
avrebbero avuto l’obiettivo, neppure
troppo nascosto, di dimostrare
che le celebri centraline
truccate montate da Volkswagen
erano frutto di una precisa
richiesta del cliente, mirata al
risparmio.
Bosch über Alles?
Gli equipaggiamenti Bosch, invece,
avrebbero potuto permettere
al motore incriminato di
rispettare le norme senza troppi
problemi.
Sia quel che sia, stanno facendo
il giro del mondo i dati del
tour sul prototipo di diesel di
nuova generazione concesso a
una testata specializzata tedesca
proprio da Bosch. Detto che tutti
i valori inquinanti delle emissioni
sono stati valutati con sistema
Pems di ultima generazione
montato a sbalzo sul gancio di
traino, fa già impressione in
partenza vedersi proporre come
‘omologabile Euro 6d’ un propulsore
che a suo tempo non
riusciva neppure ad avvicinarsi
8
BOSCH, LA GOLF VII E IL PEMS
Altro che
dieselgate
Bosch l’aveva promesso, qualche anno fa, per
bocca del suo Amministratore Delegato: “Il
ciclo diesel ha grossi margini di miglioramento”.
Leggete della Golf VII, alla prova del Pems...
all’Euro6. Ma, centrato sui valori
di emissioni di NOx, lascia
di stucco l’esito del test su 150
chilometri di strada statale aperta
al trafco: annunciate come
inferiori a 13 mg/km di NOx,
le emissioni reali della vettura
si sono infatti mantenute al di
sotto di 3 mg/km, anzi, 2,9 per
la precisione. E non si invochi
il classico ‘bravi, con l’impianto
nuovo sono capaci tutti’. Un
settore apposito della squadra
di tecnici Bosch ha lavorato
per mettere motore e sistema
antinquinamento in condizioni
paragonabili a quelle di un
propulsore con almeno 250mila
chilometri alle spalle.
Alla ne, dov’è il segreto?
Potere del downsizing
In alcune scelte di ottimizzazione
in primis: grazie all’uso di un
diverso albero a gomiti il motore
da 150 cavalli della Golf è stato
ridotto di cubatura da 2 a 1,7 litri
e anche la turbina di serie è stata
sostituita con una più piccola e
con tempi di reazione più brevi.
E poi c’è il sosticato sistema
di lavaggio dei gas allo scarico
che prevede l’adozione di un
sensore in grado di valutare gli
NOx con elevata precisione già
a ridosso delle valvole di uscita.
Segue poi un primo catalizzatore
Scr con iniezione di AdBlue,
mentre a ridosso del terminale
c’è un ulteriore catalizzatore
Scr con trappola per la raccolta
dell’ammoniaca in eccesso. Una
sorta di versione hi tech del twin
dosing che Volkswagen sta proponendo?
Questione di software
Forse. Perché l’arcano, in realtà,
è nel software di gestione dei
ussi, in particolare quelli termici,
a partire dall’utilizzo della
valvola Agr e dal fatto di avere
adottato un common rail che
permette nove diverse iniezioni
temporizzate di gasolio in camera
di scoppio per ogni ciclo. È
vera gloria? Difcile dirlo, ma
i tecnici Bosch hanno tenuto a
sottolineare che il sistema potrebbe
essere messo in produzione
in tempi brevi e, soprattutto,
che tutto l’ambaradan non inciderebbe
significativamente né
sul prezzo d’acquisto dell’auto
né sui consumi di gasolio, mantenutisi
a quota 4,7 l/100 chilometri
nel corso del test.
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Come sta la nautica in Italia?
UNA FILIERA
DI SPERANZA
Non si è pessimisti, bensì realisti, se s’immaginano i prossimi
come anni diffi cili. Per tanti settori, nautica inclusa. In Italia,
export e fi liere locali appaiono come le leve su cui agire per
conservare il primato del made in Italy nel tempo
Negli ultimi anni, i cambiamenti
registrati nei
mercati esteri hanno
sottoposto i piani di sviluppo
industriali a uno stress test
senza precedenti, sia per la
criticità di alcuni eventi sullo
scacchiere geopolitico che per
la crescente velocità con cui
tali dinamiche si manifestano.
La sintesi di tale velocità è
stata riassunta al summit ‘Il
Mondo che verrà 2020’, presentato
da Ispi presso la sede
di Assolombarda a Milano il
23 gennaio 2020.
Personalmente, ho ritenuto
di grande interesse gli interventi
di Paolo Magri, Vice
Presidente Esecutivo e Direttore
Ispi, e di Alessandro
Terzulli, Chief Economist di
Sace. Presentazioni brillanti
tese a mappare sinteticamente
dinamiche mondiali e regionali
dell’anno 2020 legate
alle politiche monetarie delle
Banche Centrali, l’operatività
dell’Omc, le elezioni presidenziali
negli Stati Uniti, la
Brexit, le instabilità regionali
in Medio Oriente, le proteste
che hanno infiammato Hong
Kong e il Cile, il Libano e
l’Iraq e, ancora, la situazione
in Ucraina e i cambiamenti
climatici. Un quadro in cui si
innesta la nuova Commissione
Europea guidata da Ursula
Von Der Leyen.
Le analisi presentate da Ispi e
Sace ogni anno costituiscono
la base per raccomandazioni
tese a guidare le aziende
italiane all’estero. Eppure,
nessuno poteva prevedere
che di lì a qualche settimana
il fattore di maggior rischio
per l’economia e le persone
a livello mondiale si sarebbe
manifestato sotto forma di
lockdown. La vera strategia
è pertanto organizzarsi dando
per scontato un ambiente
instabile nei prossimi anni e
senza demordere nel proporre
obiettivi misurati alla propria
azienda e al proprio settore.
I dati di settore
Come presentato dal Cna
nella settima edizione del
Unione (marina) europea
L’industria navale europea è rappresentata da circa sei milioni
d’imbarcazioni e, se si considera l’indotto che ruota intorno
costruzione di barche, motori, equipaggiamenti, commercio e
servizi al comparto nautico, si raggiungono circa 32.000 aziende,
per il 97 percento rappresentate da Pmi e, in totale, da 280,000
addetti. Il solo comparto della costruzione di imbarcazioni vede
attive 3.600 aziende, 82.000 addetti e un fatturato di circa
560 miliardi di euro. Una peculiarità delle coste europee è
l’estensione di circa 68 mila chilometri, più di una volta e mezza
la lunghezza dell’equatore terrestre, a disposizione dei 48 milioni
di europei che continuamente svolgono attività di diporto; senza
contare il numero di turisti in visita nel continente.
Ancora una volta, l’eccellenza del comparto mostra numeri che
vedono costantemente l’export europeo di barche pari a tre volte
i nostri import nello scambio commerciale con gli Usa e nuove
aperture commerciali sia in Sud America che in Asia. Il settore
europeo è rappresentato dalla leadership italiana e da importanti
realtà industriali di costruttori di barche e motori: Spagna,
Francia, Germania, Belgio, Repubblica Ceca e Polonia, sempre
af ancati dalla grande tradizione marinaresca della Norvegia.
documento ‘Dinamiche prospettive
di mercato della
filiera nautica da diporto’,
appare evidente la capacità
del settore nautico italiano
di crescere, in termini di fatturato
relativo alla parte manifatturiera,
del 43 percento
nel periodo che va dal 2015
al 2018, contro una crescita
della manifattura nazionale
complessiva che, nello stesso
arco temporale, non è andata
oltre il 7,1 percento.
Tali risultati sono da attribuirsi
alle dinamiche legate ai
mercati esteri, e in particolare
alle vendite in Europa, che
rappresentano circa il 40 percento
delle esportazioni, con
una crescita dell’1,6 percento
mediamente negli ultimi anni.
A questo si affianca la crescita
a doppia cifra delle esportazioni
verso l’America del
Nord, che rappresentano circa
il 46 percento delle esportazioni
italiane (+22 percento
solo nel 2018). L’export è,
pertanto, un vero e proprio
punto di forza della nautica
italiana. Un comparto che
– sin dal 1492, verrebbe da
dire – vanta una connaturata
relazione con il continente
americano.
Tale dinamica mostra chiaramente
come la nautica
italiana differenzi il proprio
approccio ai mercati esteri
con due macro strategie. La
filiera della nautica da diporto
comprende, infatti, vari
interventi: dalla progettazione
al cantiere, fino al dialogo
di questi con le aziende specializzate
nell’impiantistica,
nella produzione di motori e
sistemi di propulsione nonché
di arredamenti primari e complementi.
Il motore dell’export
italiano trova dunque
il proprio perno nelle filiere
locali per garantire un alto
livello di qualità nel prodotto
e servizio offerto.
Filiere e cantieri
Occorre tuttavia distinguere
chiaramente la domanda
nazionale, debole e legata a
segmenti produttivi con una
lunghezza di scafo inferiore
ai 24 metri, rispetto al dinamismo
registrato dal mercato
estero per la domanda di
yatch di grandi dimensioni e
con forte customizzazione,
che trascina l’interesse verso
i megayatch con una clientela
sempre più esclusiva.
Le filiere sono, pertanto, il
perno di storia e tradizione
al servizio della manifattura
italiana. La quale trova però
la via verso i mercati esteri
attraverso un numero ristretto
di grandi cantieri navali
Una boccata d’ossigeno per tutto il settore:
I saloni nautici d’autunno di Cannes e
Genova dovrebbero svolgersi regolarmente,
rispettivamente a settembre e nei primi giorni
di ottobre. L’attacco del Covid-19 sembra,
al momento, respinto. È in programma, nella
consueta finestra di novembre, anche il
MetsTrade di Amsterdam.
Ne parliamo nell’Hi-tech, a pagina 6.
in grado di investire per sviluppare
i rapporti nei mercati
europei e americani. Il cantiere,
dunque, è la porta per
l’esportazione del made in
Italy nella nautica. Tradizione
e innovazione devono però
nascere dalla filiera nazionale
delle Pmi a livello locale.
La filiera delle esportazioni
così mappata porta con sé alcune
importanti relazioni da
considerare per il mantenimento
del primato del made
in Italy nel tempo.
I cluster regionali trovano nei
cantieri navali il cuore per la
generazione di indotto; pertanto,
le future politiche di
governo dovranno porre particolare
attenzione al loro posizionamento,
magari proprio
verso i mercati sudamericani
e asiatici.
Una politica di sviluppo delle
esportazioni non dovrà
lasciare che la presente crisi
colga impreparate la costellazione
di Pmi che ruota intorno
a ciascuno dei cluster regionali,
al fine di promuovere
prodotti, servizi e tecniche di
lavorazione sempre più innovativi
ed efficienti al servizio
del cantiere. Infine, proprio
Lo svuotamento
del cantiere
Sempre di più, in ogni settore, si punta a sottolineare gli
effetti negativi della crisi del 2008 e a paragonarli con la
presente situazione. Un effetto positivo della crisi è dato
dalla capacità stessa di alcune filiere nell’innovare non solo
prodotti e servizi, ma anche la strategia della produzione
del valore.
Ne è stato un esempio lo ‘svuotamento del cantiere’,
da luogo di produzione a luogo di assemblaggio. I costi
fissi del cantiere si sono perciò distribuiti sulla filiera
dei fornitori, oggi più di ieri coinvolti in modo più ampio
e strutturato nella creazione del valore per il cliente
internazionale. La presente crisi trova pertanto in parte la
nautica italiana più efficace nel reagire alle crisi rispetto
al 2008, ma nuove e continue innovazioni di sistema
dovranno essere ingegnerizzate per contrastare un
fenomeno che potrebbe avere dinamiche di medio e lungo
termine.
in momenti di crisi economica
bisognerebbe creare tavoli
di lavoro per perfezionare la
collaborazione tra cluster regionali
sostenuti nei mercati
dall’attività del Ministero degli
Affari Esteri.
Una ricetta che poggia principalmente
su tre pilastri: i
cantieri per la promozione del
made in Italy all’estero; la filiera
delle Pmi regionali per
lo sviluppo di nuovi prodotti
e le Ambasciate d’Italia all’estero
per il coordinamento del
Sistema Paese.
Il brand Italia
Dinanzi alla criticità e al
sempre maggiore dinamismo
internazionale, nonché dei
potenziali rischi ad esso associati,
la strategia che sembra
essere vincente negli anni è
quella di aumentare l’esposizione
ai mercati esteri da parte
delle aziende italiane, sia
direttamente che all’interno
di filiere che trovino leader
apripista a commesse estere.
Tuttavia, i piani di sviluppo
internazionale dovranno proporre
obiettivi sempre più di
breve termine, ma che percorrano
strategie concentrate
non solamente sull’aumento
dei volumi di fatturato, ma
sostanzialmente sulla valorizzazione
dell’azienda attraverso
l’esportazione di linee
di prodotto e servizio a maggiore
valore aggiunto.
Per completare tale circolo
virtuoso di esportazione e
ricerca di commesse a livello
internazionale a maggiore
valore aggiunto, si potrà nel
settore nautico sicuramente
puntare al consolidamento del
brand italiano quale leader
nel settore lusso e superlusso.
La presente situazione di crisi
impedirà probabilmente un
rapido ritorno ai fatturati del
pre-2008.
Tuttavia, ogni crisi porta con
sé l’opportunità di proporre
nuovi servizi e prodotti differenziandosi
dalla concorrenza
con investimenti di ricerca e
sviluppo, piattaforme di collaborazione
cross-settoriale
per una rinnovata attenzione
all’ambiente e alleanze strategiche
multipaese, capitalizzando
sull’immagine del
Mediterraneo come cluster
aziendale.
Stefano Scuratti
Galileo Business Consulting
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Essere un marinizzatore oggi: Nanni Energy in Blue
TORNIAMO
ALL’ESSENZIALE
La sede produttiva
di Nanni si trova a
La Teste de Buch,
nei pressi della
città francese di
Bordeaux
Cioè alla specializzazione di Nanni, che rimane la capacità di sviluppare i motori
per la nautica. Cavalcando la tecnologia e reagendo con prontezza anche al diffi cile
periodo che l’emergenza Covid-19 ha imposto. Di questo e molto altro abbiamo
parlato in una lunga chiacchierata (virtuale) con la Ceo Amalia Festa.
Molti sono stati i cambiamenti
che Nanni ha
promosso nell’ultima
decade. A partire dal nuovo
logo ma, soprattutto, dall’ampliamento
dei partner motoristici,
con l’aggiunta di Scania
e John Deere. Gli effetti della
pandemia, affrontati in prima
persona anche dal management,
hanno dato se possibile ulteriore
impulso alla riorganizzazione
dell’azienda, con l’obiettivo di
proporre ai clienti sia motori
che ricambi con uno stock importante
e una capacità di consegna
più rapida possibile. Nel
mese di giugno abbiamo sentito
la Ceo di Nanni, Amalia Festa,
che ha condiviso con noi ries-
sioni, strategie e una visione
non banale per il futuro sì di
Nanni, ma anche della nautica
nel suo complesso.
Partiamo da un elemento solo
apparentemente secondario,
il nuovo logo con il payoff
‘Energy in Blue’. Una piccola
provocazione: il diesel è considerato
adesso una zavorra?
Nient’affatto. La ragione per
cui abbiamo inserito il payoff
Energy in Blue è stata la volontà
di dare l’idea dell’energia,
del pulito, del rispetto del mare.
È una conseguenza coerente del
messaggio che abbiamo iniziato
a dare nel 2003, quindi 17
anni fa. Nel ripensare il nostro
logo, abbiamo voluto mettere in
risalto questo messaggio, oltre
al nostro nome, Nanni. L’idea
è quella di un ritorno all’essenziale.
Un lungo percorso
da Kubota a Scania
In principio fu Kubota, ed erano gli Anni 70.
O forse no, perché Nanni nasce a Milano nel
1952, specializzata nella marinizzazione di
motori industriali Farymann prima ancora di
stringere accordi con la casa giapponese. Lo
sguardo va però in fretta al di là delle Alpi,
alla Francia, e la vocazione francofona si fa
più forte quando – quasi 30 anni fa, nel 1991
– Amalia Festa acquista Nanni e rafforza gli
investimenti oltralpe. La crescita è impetuosa
e, insieme a Kubota e Man, alla famiglia di
costruttori partner si aggiunge Toyota.
Avvicinandoci ai nostri giorni, risale al
2014 la partnership con John Deere per
la marinizzazione e la vendita di motori
Nanni da 150 a 760 cavalli (da 110 a
quasi 560 chilowatt). Ulteriore tassello, nel
2018, l’accordo con Scania, sempre per la
marinizzazione di motori per imbarcazioni da
diporto. Si alza l’asticella a livello di potenza
di uscita, che raggiunge addirittura i 1.200
cavalli (circa 882,5 chilowatt). Signi ca, per
lo specialista francese, puntare al segmento
di imbarcazioni con dimensioni che vanno da
circa 15 a 24 metri e potenzialmente oltre, in
con gurazione multipla.
Viviamo la fase della ripresa
dal lockdown seguito all’emergenza
Covid-19. Cosa vi
ha lasciato questo incredibile
periodo? E come vedete il futuro
prossimo?
La pandemia ci ha costretto a
modificare i nostri comportamenti,
sia a livello lavorativo
che nei confronti dell’ambiente.
C’è una grande e doverosa attenzione
alla sicurezza, alla sanicazione,
alle precauzioni per
salvaguardare le persone. Le
restrizioni sui viaggi e le nuove
disposizioni per i luoghi di lavoro
hanno dato, anche qui da noi,
un impulso allo smart working
per le attività di ufcio.
La nostra organizzazione interna,
comunque, ha funzionato
perfettamente. Dal punto di vista
operativo, abbiamo riscontrato
una grande collaborazione
tra chi lavorava in azienda
e chi lavorava da casa. Riorganizzazione
interna, rapporti
umani, gestione della produzione
sono tutti fattori che hanno
generato un cambiamento in
meglio, anche solo per il fatto
che ci stiamo rendendo conto
che possiamo comunicare e
andare avanti anche a distanza.
E a livello personale, che effetto
ha avuto su di lei questo
Lei menzionava gli accordi
sottoscritti negli ultimi anni
con John Deere e Scania. Si
è alzato il range di potenza,
oltre ad aver allargato il bacino,
che ora riguarda anche
imbarcazioni molto superiori
ai 20 metri. È così?
Una gamma così vasta ci permette
sicuramente di allargare
i nostri orizzonti, sia come propulsione
che come gruppi elettrogeni.
Come Nanni abbiamo
anche una gamma ‘pleasure’ di
accessoristica propedeutica al
motore che si af anca ai modelli
di cilindrata più grossa.
Avere a disposizione modelli
Scania e John Deere ci permette
anche di partecipare a gare
di appalto in ambito militare,
per esempio, su mezzi di diperiodo?
Personalmente ho vissuto un’esperienza
molto bella. Dopo
30 anni di attività imprenditoriale,
mi sono rimessa la tuta
e sono stata a stretto contatto
con i ragazzi che lavorano in
produzione per tutto il mese di
marzo e quello di aprile. Ad eccezione
di una settimana che ci
è servita per poter sani care, a
metà marzo, non ci siamo mai
fermati. E stando sul campo
ci siamo accorti che, in effetti,
le persone si sono adattate
abbastanza in fretta alle nuove
modalità. Poi, è stato commovente
vedere la solidarietà nei
confronti di chi era impegnato
in prima linea: il personale sanitario,
naturalmente, ma anche
i trasportatori, i lavoratori
del settore alimentare e tutti gli
addetti dei servizi di base.
Come vede il mercato post-
Covid?
L’inevitabile rallentamento della
capacità produttiva ha avuto
effetti molto forti, e la ripresa
è stata per forza condizionata,
con ritardi anche nell’approvvigionamento
del materiale.
Credo sia importante, in una
situazione come questa, lavorare
ancora di più sulla visione
di lungo periodo, anche nella
comunicazione con i nostri fornitori.
Su questo punto è fondamentale
la collaborazione.
Come Nanni siamo, in questo
momento come non mai, orientati
ad assicurare il massimo
supporto ai nostri clienti, sia
in ambito commerciale che nel
diporto.
Già, cosa ne sarà del diporto
europeo, nel breve periodo?
Premetto che Nanni ha sempre
avuto una clientela molto variegata,
sia dal punto di vista della
tipologia di motori che dal
punto di vista del loro utilizzo.
Lavorando molto sull’export,
abbiamo da sempre una grande
apertura sul mercato internazionale
e afanchiamo all’attività
sul diporto tutta la parte
che riguarda le applicazioni
professionali, quindi imbarcazioni
di sicurezza, supporto,
pattugliamento e così via.
Come detto prima, sebbene a
livello economico la situazione
sia attualmente abbastanza caotica,
ci sentiamo di essere ottimisti
riguardo i prossimi mesi.
Inoltre, gli accordi fatti con
John Deere e Scania negli anni
scorsi ci hanno dato la possibilità
di avere una gamma più
ampia di prodotti da proporre e
l’opportunità di acquisire nuovi
clienti in nuovi mercati.
Io sono convinta che ci saranno
ancora dei cambiamenti e, da
un certo punto di vista, spero
che questi cambiamenti arrivino
e siano un fattore di impulso
per il mercato. Il fattore prezzo
potrebbe non essere preponderante
come, forse, lo è stato
nora. Spero poi, allargando
lo sguardo a questioni più politiche
e normative, che quello
che è successo possa servire da
stimolo perché l’Europa abbia
un ruolo più rilevante in futuro.
Penso anche, tornando alle
dinamiche più propriamente
aziendali, che la capacità di
adattarsi alle situazioni e la
prontezza nelle consegne siano
elementi in grado di fare sempre
più la differenza in un mercato
molto competitivo.
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Ecco cosa scrivevamo, nel gennaio 2019,
sullo stato di salute di Nanni: «Nanni Diesel
ha fatto grandi sforzi ultimamente per ampliare
il proprio raggio di attività e la rete. Rispetto
al 2016, in effetti, c’è stata una crescita
del 15% del business. Questa strategia di
crescita si basa sull’approccio agli Oem e
sulla loro delizzazione. In questo contesto, la
personalizzazione dell’offerta rappresenta uno
degli elementi principali. L’altro è la capacità
di cogliere le nuove opportunità di scambio
con i diversi mercati e paesi. L’esportazione, in
mensioni importanti anche con
i gruppi elettrogeni.
Come procede con gli altri
partner di Nanni, come Toyota
o Kubota?
Li considero la base della Nanni,
nel senso che continuano a
generare volumi importanti
grazie ai quali possiamo fare
dei passi in avanti e approcciare
target diversi cati. Con
Kubota stiamo aumentando i
volumi anche nell’ambito dei
gruppi elettrogeni. Con Toyota
abbiamo aperto nuovi mercati,
anche a livello extra-europeo.
Ricordiamo i primi approcci
all’ibrido di Nanni, in tempi in
cui forse era ancora una tecnologia
prematura. A che punto
siamo? Quali sono le vostre
linee guida sul mercato?
L’ibrido, in questi ultimi anni, è
sempre andato avanti, non si è
mai fermato. Abbiamo sempre
sviluppato le applicazioni ibride
su richiesta. Quello che stiamo
facendo è studiare nuove soluzioni
insieme ai cantieri. In questo
momento è ovvio che ci sia
un attimo di stand-by, ma siamo
convinti che prima o poi questa
tecnologia verrà richiesta in
Orientati agli Oem
modo ancora più deciso. Forse
inizialmente su barche professionali
o di livello un po’ superiore
piuttosto che sul piccolo diporto.
In quel segmento potrebbe presto
arrivare l’adattamento di un motore
full-electric.
Come si muoverà
Nanni dal punto di
vista tecnico?
Rispondendo al
cliente che ha interesse
a sviluppare
una particolare applicazione
ibrida.
E poi c’è il day-byday.
La chiave, a
mio avviso, sta nel
riuscire ad avere
sempre il prodotto
pronto. Ciò signi ca
avere uno stock di motori semilavorati
pronti poi a essere customizzati,
per esempio. Questo
può portare anche alla velocizzazione
delle consegne.
Primi progetti di idrogeno in
mare o elettricazione completa.
A che punto siete? E
quello che è successo nei mesi
scorsi rallenterà questa evoluzione
o, paradossalmente,
potrà accelerarla?
effetti, è anch’essa in aumento e ha raggiunto
l’80 percento delle vendite totali».
E, sul recente accordo con Scania, «riguarda
due serie di motori: il sei cilindri in linea da
13 litri e il V8 da 16 litri. Sotto il brand Nanni
i due motori sono chiamati rispettivamente
N13 e N16, e rientrano nella serie Platinum.
La rete di distribuzione Nanni è responsabile
della vendita dei motori come soluzione
completa (imballaggio incluso). I motori della
serie Platinum sono conformi alle più recenti
normative sulle emissioni Epa Tier 3 e Rcd».
Ipse dixit
“Credo sia importante, in una
situazione come quella attuale,
lavorare ancora di più sulla visione
di lungo periodo”
È dif cile esprimersi. Io penso
che quello che abbiamo iniziato
a fare, cioè investire su
un sistema ibrido applicabile
ai grossi motori Scania e John
Deere, fosse la cosa giusta. Sicuramente
ci sarà richiesta in
un secondo tempo. Credo, comunque,
che la vita del diesel
sia ancora lunga: le motorizzazioni
standard tradizionali
andranno avanti ancora per
un po’ di tempo.
La questione dei consumi, poi,
è importante: quando si parla
di una propulsione mista, questa
serve anche a migliorare
il rendimento della produzione
di energia e la razionalizzazione
dei consumi a bordo.
Questo aspetto viene di solito
immediatamente recepito dal
cliente.
Parliamo dei prossimi eventi
in programma nel mondo
della nautica. Al momento
(luglio 2020), i saloni di Cannes
e Genova sono confermati,
mentre quello di Amburgo
è stato rinviato. Come vede la
situazione?
I saloni che si svolgono prevalentemente
al chiuso sono molto
a rischio. Stiamo ri ettendo su
quello che può succedere. Specialmente
per una era come
lo Yachting Festival a Cannes,
è importante che le frontiere
siano completamente aperte e
che ci sia la possibilità di viaggiare
liberamente. Guardiamo
con attenzione anche il Mets di
Amsterdam (nel momento in cui
scriviamo, l’evento è confermato
a novembre 2020, ndr), che è un
salone che si svolge totalmente
al chiuso. Vedremo
cosa succederà, ma
a Cannes dovremmo
esserci. Quello
che stiamo facendo,
in Nanni, è cercare
una maggiore visibilità
sul web. Stiamo
pensando alla possibilità
di fare eventi,
presentazioni, saloni
virtuali: crediamo
sia importante iniziare
a ragionare in
questo senso.
Si parla molto, infatti, di eventi
digitali o incontri on-demand,
per esempio. Possono essere
un’opzione per il post-Covid?
Nel breve periodo sicuramente
sì, anche se l’importanza di incontrarsi
ai saloni con clienti,
potenziali clienti o colleghi è
impagabile.
Tutto questo diventa ancora
più importante dopo un perio-
Nanni Energy fa della
capacità di ricerca e
sviluppo sui motori
in versione marina il
suo punto di forza.
«Abbiamo sempre
sviluppato i motori
studiandoli perché
fossero il più possibile
compatti. È importante
per noi mantenere
questa capacità di
progettazione», ha
detto Amalia Festa
(a destra), al timone
dell’azienda dal 1991
do come quello emergenziale
in cui, per la prima volta, alle
aziende è stato impedito perno
di lavorare. Questo – e qui cito
una mia vecchia battaglia – potrebbe
(e dovrebbe) portare a un
ripensamento complessivo del
sistema globale della produzione.
Sono convinta del fatto che
il sistema fondato sul concetto di
‘mors tua vita mea’ non porti da
nessuna parte ma che, piuttosto,
sia necessario, oggi come non
mai, integrare le competenze e
collaborare. Occorre, insomma,
ripensare nel profondo le modalità
di interscambio commerciale.
A Cannes è prevista la presenza
di un numero signicativo
di barche a vela. Come si posiziona
Nanni in questo tipo di
applicazioni?
Abbiamo in mente di rinforzare
la presenza nel settore delle barche
a vela perché lo riteniamo
un mercato importante per una
realtà come la nostra. Penso che
con la ripresa potrebbe crescere
l’attenzione alla ‘salute’ del mare
e il diporto potrebbe tornare così
a una concezione più a misura
d’uomo. Quindi, magari, con
più barche a vela e meno mega
yacht, e con nuova linfa per i
cantieri più piccoli, perché no?
Qual è oggi il ruolo che deve
avere un marinizzatore come
Nanni? In altre parole, come
si muove, nel mercato attuale,
uno specialista della marinizzazione?
Come sempre. Noi abbiamo sempre
sviluppato motori studiandoli
perché fossero il più possibile
compatti. Questo permette di
avere un motore prima di tutto
equilibrato, facile da installare
e, soprattutto, più accessibile.
È importante per noi mantenere
questa capacità di progettazione:
anche con i motori Scania e
John Deere, le modiche a livello
di marinizzazione che abbiamo
apportato hanno differenziato
il prodotto.
Bisogna dire che uno sviluppo
di marinizzazione fatto da un’azienda
di medie dimensioni come
la Nanni è più semplice rispetto
a quello che può fare un grosso
gruppo, che ha una struttura
meno agile anche in termini decisionali.
Sin dal 2014, quando abbiamo
iniziato a trattare i motori John
Deere, passando per il 2018,
anno dell’accordo con Scania,
non abbiamo mai smesso di fare
ricerca sui motori. Questo è stato
nello stesso tempo faticoso e
assolutamente importante, perché
ci ha permesso di essere al
passo con i tempi. Gli stessi nostri
fornitori tendono a cercarci
per sviluppare i motori.
Com’è attualmente il rapporto
con Ranieri Tonissi, distributore
Nanni per l’Italia?
Continua a essere ottimo. È a tutti
gli effetti il nostro importatore
per l’Italia e la collaborazione
funziona molto bene. Per quanto
ci riguarda, poter concentrare
la produzione e la distribuzione
direttamente sulla Francia e af-
darci a un partner per l’Italia
fa comodo anche a noi. In Italia,
non dimentichiamolo, è rimasta
comunque la Nanni Trading, che
ha la proprietà del marchio. In
fondo, la Nanni è nata in Italia
e noi siamo italiani.
Fabrizio Dalle Nogare
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Mtu Italia
AZIONE E
PONDERAZIONE
Con il Covid-19 Mtu Italia non ha smarrito l’attitudine a innovare
e stupire. Gli effetti del lockdown, però, hanno sollecitato la
peraltro naturale vocazione tedesca a pianificare con raziocinio.
Lo Yacht Competence Center è a regime. Novità? A breve
Uno scatto dallo Yacht Ccc a
La Spezia. Di fianco, dettaglio
su cilindri e iniezione di
un’unità a gas.
Nel 2019 ha superato i 4 miliardi
Il 2019 sarà ricordati negli annali di
Mtu e Rolls-Royce.
Il fatturato è aumentato del 4 percento
a 4,04 miliardi di euro, superando per
la prima volta la soglia dei 4 miliardi.
L’utile operativo è cresciuto del 15
percento rispetto al 2018.
Questi dati delineano chiaramente il
ruolo della divisione Power Systems
all’interno della galassia Rolls-Royce,
generando il 23 percento del fatturato
complessivo e diventando così la
seconda unità per importanza. In
considerazione della crisi verticale
delle turbine per l’aeronautica, in
ragione del Covid-19, Mtu potrebbe
accrescere ulteriormente le quote
all’interno di Rolls-Royce.
«Nel 2019, le soluzioni per la
produzione di energia sono diventate
per la prima volta la voce di fatturato
prevalente, rappresentando il 35
percento del fatturato (rispetto al 30
percento del 2018). Le vendite del
settore nautico hanno registrato un
lieve aumento, facendo scendere la
loro quota di ricavi totali al 28 per
cento (dal 29 percento del 2018).
I nuovi prodotti sono sempre più
richiesti dai clienti nel contesto di
pacchetti completi. Questo dimostra
che siamo sulla strada giusta con
la nostra trasformazione strategica
da produttore di motori a fornitore
di soluzioni complete», ha precisato
Andreas Schell, Ceo di Rolls-Royce
Power Systems.
Rolls Royce Power systems
ha sfondato la soglia dei
4 miliardi di euro nel
2019, consacrandosi come asset
strategico (e redditizio) di
Rolls-Royce. Anche in Italia il
fermento non accenna ad esaurirsi.
La naturale vocazione di
Mtu Italia per il diporto (del
resto il sito di Arcola dove è
situata Mtu Italia è baricentrico
nella costellazione della cantieristica
nautica, concentrata
tra San Remo e Viareggio) non
appanna la propensione alla
generazione di potenza e alle
applicazioni mobili industriali.
Rimandiamo gli approfondimenti
ai box (sull’impegno
di Mtu all’interno del gruppo
Rolls-Royce e riguardo alla Power
Generation, che ha messo
pure l’idrogeno nel mirino) e ci
dedichiamo alla panoramica di
quanto è avvenuto e su quanto
si appresta a succedere a queste
latitudini.
Quale migliore interprete di
Chistian Paolini, che delle
politiche commerciali di Mtu
Italia è il deus ex machina?
Paolini, la stagione dei saloni
incombe e non ci sono segnali
di forfait, a differenza di
tutti gli altri settori (eccezion
fatta per l’Smm di Amburgo,
rinviato a febbraio 2021).
Gli enti organizzatori di Can-
nes e di Genova hanno confermato
che i saloni saranno
regolarmente svolti e, in base
alle informazioni raccolte e
alle dichiarazioni d’intenti,
sappiamo che i cantieri hanno
in previsione di partecipare. I
saloni si trovano di fronte a
una s da, ma possono garantire
l’accesso a buyer e operatori,
disciplinando l’accesso
tramite un circuito forzato, al
ne di calmierare gli ingressi
e limitare i contatti.
Non si può certamente dire
lo stesso del settore della generazione
di energia, prenda
per esempio il rinvio al 2021
del Powergen di Milano, inizialmente
previsto in ottobre.
Nonostante questo, Ecomondo
– Key Energy è stato confermato.
A quale stadio si trova l’evoluzione
di Mtu all’interno di
Rolls-Royce Power Systems?
Mtu è una soluzione di Rolls-
Royce Power Systems, mentre
Rolls-Royce è il marchio aziendale.
Questo viene evidenziato
nell’appendice ‘Rolls-Royce
solution’ a lato del marchio
Mtu nei nostri prodotti e nelle
soluzioni integrate. Il cambio
di brand delle filiali locali
è stato posticipato al 2021.
Consideri però che nel mondo
della nautica il brand Mtu
è molto forte e sarà pertanto
conservato. Rolls Royce Power
Systems di cui Mtu fa parte
rappresenta attualmente circa
il 22 percento del fatturato del
gruppo Rolls-Royce
La struttura organizzativa di
Arcola (ndr: in provincia di
La Spezia, connante con il
Golfo dei Poeti e la Versilia)
non cambia, nemmeno quella
commerciale: la rete che afferisce
alla nautica è costituita
da tre venditori che gestiscono
il portafoglio di cantieri (praticamente
svolgono il ruolo di
key account). Lo Yacht Competence
Center (YCC) è stato
inaugurato lo scorso anno,
e Mtu ha scelto l’Italia e La
Spezia come hub tecnologico
visto che l’Italia rappresenta
il primo mercato dello yacht
business per Mtu. Nicola Camuffo
è il responsabile dello
YCC, che ha come scopo lo
sviluppo di nuovi prodotti per i
cantieri nautici. Alla nostra attenzione
non ci sono solamente
i motori: c’è lo Smart bridge,
le plance integrate (in collaborazione
con Team Italia) e altri
prodotti. Nonostante alcune
avvisaglie delle risorse che i
competitor stanno investendo
per allinearsi alla nostra proposta,
n dal prossimo futuro,
con il 16 cilindri serie 2000
siamo ancora leader, mentre
nel segmento del 12 cilindri
serie 2000 regna un maggiore
equilibrio. Stiamo lavorando
per mantenere le nostre quote
di mercato e per migliorare nel
futuro.
Quali strascichi ha lasciato il
Covid-19?
I cantieri nautici sono rimasti
chiusi circa 6 - 7 settimane e
la produzione è di conseguenza
slittata in avanti, con l’inevitabile
posticipo o cancellazione
di alcuni ordini. Nel 2020 regi-
striamo una contrazione. Dopo
le incognite legate all’anno
corrente è difficile effettuare
stime per il 2021.
Ci attende il periodo topico:
normalmente da settembre
a novembre i cantieri nostri
clienti fanno il pieno di ordini.
Quest’anno sarà invece una
grande incognita.
Dopo anni di aggiornamenti
(vedi la serie 2000 M96) avete
per caso altre novità di prodotto
in rampa di lancio?
In merito alle gamme motoristiche
si procede in modo ciclico.
A causa dell’emergenza
Covid alcuni progetti hanno
subito dei rallentamenti. Non
restiamo comunque con le
mani in mano nel prossimo
futuro presenteremo importanti
evoluzioni della nostra
gamma.
Il prossimo anno consegneremo
il 12 e il 16 cilindri completi di
Scr. Sulla serie 2000, il primo
passaggio della versione integrata
sarà del tipo a sogliola,
con un telaio che sorregge il
catalizzatore ‘incastellato’ sopra
il motore, per contenere
gli ingombri. Successivamente
seguirà un aggiornamento con
un Scr di forma cubica. A quel
punto la scelta del dispositivo
dipenderà dal disegno della
sala macchine. Rolls-Royce ha
effettuato uno studio in house
dell’Scr, espressamente per le
applicazioni nautiche.
Sviluppi sulle alimentazioni a
gas naturale?
La serie 4000 a gas metano
non è prevista al momento
per il diporto.
Abbiamo alcuni progetti per
traghetti su brevi tratte (per
esempio nel Golfo di Napoli),
confortati dalle esperienze
di successo dei traghetti
motorizzati dalla serie 4000
a gas sul lago di Costanza e
in Olanda.
Il vincolo che tuttora blocca
la diffusione di questa tecnologia
è la rete di distribuzione
del combustibile.
Lab1886 e le celle per l’energia
L’accordo di Mtu con Lab1886, piattaforma d’innovazione
espressione di una Stella assai familiare, cioè Mercedes,
è nalizzato alla produzione di celle a combustibile per la
produzione di energia elettrica.
Le applicazioni sono infatti quelle destinate ala generazione di
potenza, sia di continuità che d’emergenza, che si rivolgono a
gangli sensibili come i centri dati (alias data centre).
Andreas Schell, l’Amministratore delegato, ha parlato di
decarbonizzazione, ed è in questa ottica che Rolls-Royce sta
sperimentando la produzione di idrogeno e altri combustibili
16
sintetici da fonti rinnovabili, anche per l’uso in celle a
combustibile. Sempre Teigeler, infatti, precisa: «Usate in questa
combinazione, le celle a combustibile promettono di dare un
contributo ancora maggiore alla svolta energetica. E siamo lieti
di avere come partner Lab1886, perché la loro tecnologia La
mentalità si adatta perfettamente alla nostra. Siamo duciosi
che i moduli a celle a combustibile Mercedes-Benz abbiano il
potenziale per aprire nuove possibilità di applicazione anche
nella produzione di energia elettrica, che rappresenta uno dei
nostri mercati di riferimento».
Yacht Competence Center. Succede a La Spezia
Risale all’anno scorso l’inaugurazione dello Yacht Competence
Center, oltre che dello Yacht Customer Care Center, in quel di
La Spezia. Le due entità convivono anco a anco, all’interno
dello stesso edi cio. Ci introduce Nicola Camuffo, responsabile
dello Ycc: «La maggior parte degli yacht di produzione mondiale
sono costruiti in Italia. Lo Yacht Competence Center ci mette
a disposizione dei clienti in loco, in grado di condividere
informazioni, idee e tendenze con i cantieri nautici.». Prosegue
Camuffo: «Insieme possiamo sviluppare collaborazioni e guidare
l’innovazione». In quali termini? «Consigliamo i cantieri navali
su questioni tecniche e li aiutiamo a integrare cose come le
nostre soluzioni ibride all’avanguardia o lo Smart Bridge Mtu, una
soluzione di ponte digitale integrata». Una collaborazione che si
fonda su un ponte quotidiano con la casa madre. Ecco infatti cosa
ci racconta Stefano Gibelli, Duty Manager dello Yacht Ccc: «Ogni
mattina, in occasione di uno ‘stand-up meeting’, ci scambiamo idee
con i nostri colleghi del Ccc di Friedrichshafen, in Germania, e con
gli esperti dello sviluppo, della tecnologia applicativa e della qualità.
Questo ci permette di fornire il nostro servizio di yacht premium in
modo ef ciente e veloce».
17
Socoges si tuffa in acqua
UN QUARTO
DI SECOLO
Dal 1995, infatti, Doosan, allora Daewoo, è entrata nella scuderia
Socoges che, nel frattempo, si è allargata a Hyundai Seasall, altra
filiazione di un celeberrimo marchio automobilistico coreano.
Il lockdown è stata l’occasione per migliorare i processi interni
A
terra Doosan continua a
reclutare adepti, soprattutto
con i G2 - Stage V
(abbiamo recentemente parlato
di applicazioni industriali, come
Lovol e Baoli). E in mare, in
quali acque si muove Socoges?
La parola a Enzo Galanto.
Inevitabile partire dal bilancio
dell’esperienza Covid.
Socoges non ha mai realmente
arrestato le attività, essendo
coinvolta in una molteplicità
di settori e di mercati. Chiaramente
abbiamo dovuto gestire,
e lo stiamo ancora facendo, le
due fasi: prima lo stop in Italia
e, dopo la riapertura, la chiusura
a macchia di leopardo di
alcuni mercati esteri.
Si è percepito un calo, ma la
vera dif coltà è rappresentata
dal fatto che gli Oem, un po’ in
tutti i settori in cui siamo coinvolti,
si sono trovati costretti a
fermare le linee produttive. Ad
aprile, che ha coinciso con il
periodo più dif cile, ci siamo
scontrati con l’impossibilità diconsegnare
la merce anche di
fronte alla volontà delle parti
di chiudere una consegna. In
Francia non è stato assolutamente
possibile, anche di fronte
alle richieste del cliente nale,
dal momento che non c’erano
trasportatori disponibili (oppure
i depositi italiani erano fermi
o il paese di destinazione nale
non accettava merce proveniente
dall’Italia).
Abbiamo proceduto con lo
smart working e la comunicazione
da remoto tramite gestionali
aziendali, limitato la
presenza fisica in azienda e
assegnato turni di lavoro ai reparti,
facendo quindi il possibile
per non sospendere l’attività.
La mia valutazione, al termine
di questa esperienza, è che nessun
succedaneo sostituirà mai
il lavoro in presenza, lo smart
working è uno strumento utile
ma deve essere gestito in modo
equilibrato. Le aziende sono
fatte di scambio, di contatto
tra persone e reparti, anche dal
punto di vista umano.
Abbiamo sfruttato l’occasione
per migliorare i processi interni
aziendali e anche implementare
nuove funzioni strategiche per
proiettare l’azienda verso un
futuro di crescita. Siamo duciosi
che una volta passato questo
momento dif cile per tutti,
ci sarà una ulteriore spinta al
miglioramento continuo e nuove
metodologie di lavoro. Dai
primi di maggio è ricominciato
il usso di informazioni e
di contatti, al 60-70 percento.
Attualmente (ndr: ne giugno)
siamo ancora all’80 percento.
Per proiettarvi dove?
Nel 2021 Doosan ha in previsione
lo sviluppo della nuova
Un asso meccanico da 11
Si chiama 4L126TI l’esacilindrico presentato da Doosan al
Seawork 2018 di Southampton (Regno Unito). Dopo due anni è
entrato nelle corde del mercato, un biennio, come la gestazione
di questa unità a computer e a banco, evoluzione dell’11 litri
in gamma (L126). Il 4L126 ha guadagnato 2 valvole in più per
ogni cilindro e tanti chilowatt. Il 6 cilindri in linea è un 11 litri,
con sistema di iniezione meccanico e turbo intercooler. L’effetto
‘boost’ sulla gamma dei motori lineari Doosan è evidente: si
famiglia di motori in versione
elettronica per diversi campi
di applicazione, tra cui il marino.
La gamma elettronica
af ancherà quella attuale con
iniezione meccanica offrendo
un portafoglio di prodotti ancora
più completo. Si tratterà
di una linea composta da 5
modelli, dal quasi 6 litri al 22
litri (tre con i 6 cilindri in linea
e due con disposizione a V,
un 8 e un 12 cilindri), che verranno
introdotti a step entro il
2022. Soddisferanno i requisiti
richiesti dalla Imo Tier 3, che
raggruppa le prescrizioni delle
altre normative. Doosan sta
lavorando con la bussola orientata
ai desiderata dei cantieri e
alle nuove evoluzioni del mercato
per sintonizzare il lavoro
di ricerca e sviluppo sulle strategie
commerciali. L’auspicio è
che il mercato, superata questa
fase di contrazione, alla ripresa
sia nuovamente recettivo.
Quando succederà, noi avremo
una gamma totalmente nuova
da proporre.
Il marchio Doosan è ben visto,
anche ‘in mare’?
Il marchio Doosan è una delle
realtà più solide nel mondo
marino. Riteniamo che sia visto
benissimo dagli operatori del
settore e soprattutto dai nostri
clienti. Ricordo che siamo stati
noi di Socoges a introdurre il
marchio Daewoo, ora Doosan,
nel lontano 1995. Quest’anno
celebriamo i 25 anni di questa
lunga e soddisfacente collaborazione
che ha visto crescere
noi e i nostri mandatari insieme
in un mercato altamente competitivo
dove la concorrenza
non manca, anzi. Siamo molto
orgogliosi dei risultati ottenuti
e del percorso che stiamo portando
avanti in tutti i settori
è passati da 360 cavalli a 450 cavalli di potenza massima
disponibile, a 2.000 giri, in versione Heavy Duty. Nel dettaglio,
le altre due versioni erogano 495 cavalli a 2.100 giri (Medium
Duty) e 545 cavalli a 2200 giri (Light Duty).
Novità anche al timone: è infatti compreso il pannello di
controllo, digitale e a colori (contagiri, temperature, pressioni)
che offre la possibilità di integrare una serie di funzioni (Cctv,
Gps, Usb, etc).
in cui operiamo. Tornando al
mare, che è per noi non solo
lavoro ma passione, le motorizzazioni
Doosan sono presenti
in tutte le marinerie d’Italia
in ambito professionale (uso
pesca, trasporto passeggeri,
rimorchiatori, pilotine, ecc). Il
nostro prodotto è altamente apprezzato
per la sua af dabilità
(ci sono motori installati circa
20 anni fa che continuano a
lavorare rendendo molto soddisfatti
i loro proprietari), semplicità
di gestione essendo una
linea meccanica, e dall’ottimo
rapporto qualità prezzo. Inoltre
si tratta di un marchio 100
percento made in Korea che
è sinonimo di altissima qualità
tecnologica (vedi nomi tipo
Samsung, Hyundai, LG solo per
citarne alcuni). Doosan non ha
mai ceduto alle logiche di delocalizzazione
produttiva in aree
A sinistra, il Doosan 4L126Ti
(approfondimento nel box).
Sopra, il G350 di Hyundai
Seasall. Sopra, il bow thruster
CM. A destra, il Dx22.
a basso costo di manodopera
che pregiudicherebbe anche la
qualità del prodotto nale.
Adesso con l’introduzione della
nuova gamma elettronica promuoveremo
qualcosa di nuovo.
E le novità sono spesso ponderate
nelle scelte del cliente,
dal momento che possono spaventare.
Questa è una s da che
deve essere affrontata con il
giusto spirito. Ma la storia di
Socoges dimostra che non abbiamo
timore nell’introduzione
delle novità e le nostre referenze
ci aiutano a vincere anche le
resistenze più dure.
E Hyundai Seasall?
L’azienda si è focalizzata sullo
sviluppo della gamma H da
10 litri (da 380 e 410 cavalli)
e della serie L da 13 litri (con
tre motorizzazioni, 500, 600 e
700 cavalli).
La novità di Hyundai Seasall
è il 6 cilindri in linea, 6,8 litri
da 350 cavalli, monoblocco
di derivazione truck, controllo
elettronico e common rail. Di
questo prodotto è disponibile
la documentazione tecnica oltre
alla produzione dei primi
prototipi, ed è in fase di completamento
la parte legata alle
certi cazioni necessarie per le
applicazioni marine richieste
dai nostri mercati.
In ne, l’SB Pod: un entrobordo,
basato sull’S270, in versione
cofanata, per applicazioni
ibride, applicato a poppa come
fosse un fuoribordo. È un prodotto
nito, completo di motore
termico e invertitore Zf con rinvio
angolare.
Ritiene che l’ibrido sia una
soluzione spendibile in mare?
Tecnicamente funziona, nonostante
la ‘timidezza’ del mercato,
e rappresenta una tecnologia
aggiuntiva e complementare
alla nostra proposta commerciale,
rispetto al diesel che costituisce
tuttora il nostro core
business, e rivela un impatto
ambientale ormai assai contenuto.
Con la gamma Hyundai
Seasall abbiamo partecipato
a diverse esperienze di applicazioni
ibride, come nel caso
del taxi lagunare di Vizianello
(ndr: vedi DIESEL di Luglio-
Agosto). Va considerata la forbice
dei costi, che aumentano,
per questo tipo di soluzione tecnica
rispetto alle installazioni
standard, per esempio in relazione
alla variazione dei pesi. Il
privato ha voglia di investire su
questo aspetto? Nel marino non
esistono normative stringenti o
obblighi di legge come spesso
avviene sul veicolare o sull’offroad.
In mancanza di questi
aspetti viene meno lo sprint
commerciale. L’ef cientamento
è la parola d’ordine, insieme
alla questione della sostenibilità,
ambientale ed economica.
La normativa deve procedere di
pari passo, le tecnologie devono
essere disciplinate e coordinate
a livello normativo.
E per il resto della scuderia
Socoges?
Proponiamo ancora Craftsman
Marine, su base Mitsubishi, per
piccole imbarcazioni da pesca
o diporto (tipo gozzi). Si tratta
di cinque motorizzazioni a 2, 3
e 4 cilindri, da 16 a 80 cavalli,
più un prodotto di punta come
il bow thruster composto da
un’ampia gamma sia elettrica
che idraulica. Stiamo lavorando
bene con gli ausiliari di bordo
realizzati con motorizzazione
Doosan; interveniamo però
anche direttamente noi con
un prodotto nito, collaudato
e certi cato. Siamo operativi
anche su barche di stazza importante
a volte con gruppi di
emergenza, altre volte in continuo.
Abbiamo molte referenze,
solo per fare alcuni nomi Grimaldi
Lines, Toremar, Gruppo
Moby cruise line, ecc.
All’estero le cose stanno andando
molto bene, in tutti i
mercati in cui siamo presenti
nel bacino del Mediterraneo
(Francia, Balcani, Malta – anche
per il re tting – e nel Nord
Africa). Vorrei in ne citare gli
invertitori Dong-I, anch’essi
con ingegneria e produzione al
100 percento made in Korea, un
ottimo rapporto qualità-prezzo,
af dabili e con delle ottime referenze.
Dei Dong-I abbiamo
oltretutto grandi disponibilità
di stock, sopperendo alla carenza
di trasmissioni a magazzino
di altri marchi spesso con
tempi di consegni molto lunghi.
Socoges investe moltissimo
sulla pronta consegna e sulla
disponibilità di merce in stock
per i motori sia marini che per
i motori G-drive e industriali,
compresi tutti i ricambi e gli
accessori correlati, sempre per
fornire un servizio di alta qualità
al cliente.
18
19
120
Kohler all’interno della famiglia Kohler. Il contributo alla generazione a bordo
anni
Kohler si occupa di ‘potenza’ da 120 anni. L’acquisizione di Lombardini ha consentito
di mettere un piede tra le applicazioni mobili e di creare un asset privilegiato nella
powergen, squisitamente captive. In ragione della sinergia con Reggio Emilia, Kps ha
beneficiato di competenze in house. Senza dimenticare la ‘fase propulsiva’
Un secolo di potenza. Un
sostantivo, potenza, in
questo caso declinabile
in entrambi i sensi della lingua
inglese, sia esso inteso come
indicatore della unità di misura
che associato al sostantivo
‘generazione’. All’interno della
galassia Kohler, la generazione
di potenza rappresenta un marchio
di peso, specialmente nel
diporto. Kohler Power Systems,
Sdmo, Clarke Energy. Un mosaico
pressoché completo.
Mancava solo un tassello, che
illustrasse le compotenze intrinsecamente
motoristiche. Quella
casella è stata occupata dalla
Kohler Engines di Reggio Emilia.
Per capirne di più del ruolo
di Kohler Engines nel contesto
della nautica, abbiamo chiesto
direttamente Oltreoceano, alla
casa madre.
Cosa è cambiato nell’organizzazione
di Kps dopo l’acquisizione
di Lombardini?
MOTORE DELLA
GENERAZIONE
L’inasprimento delle normative
sulle emissioni e il controllo della
governance della produzione
hanno contribuito al soddisfacimento
del desiderio della Kohler
Power Systems di completare il
processo di integrazione verticale
dell’azienda. Con l’acquisizione
di Lombardini nel 2007, seguita
dall’introduzione della serie Kdi,
Kohler è ora in grado di offrire
prodotti e servizi globali per tutti
i componenti del prodotto attraverso
un’unica organizzazione di
supporto.
Quale ruolo intepreta Kohler
Engines nella famiglia Kps?
Tutti i gruppi elettrogeni marini
Kohler, da 5 a 40 chilowatt,
sono alimentati da motori diesel
Kohler prodotti a Reggio Emilia.
Questi motori sono appositamente
progettati per il funzionamento
dei gruppi elettrogeni marini
e, come tali, sono in grado di
funzionare per lunghi periodi a
bassi carichi. I motori soddisfano
i più severi livelli di emissione
Epa Tier III e possono essere
forniti con la certi cazione di
classe Lloyds. I motori marini
della serie Fox sono stati riprogettati
per uso marino per garantire
bassi livelli di emissioni
e di fumo in tutte le condizioni
operative. Questo sforzo ha richiesto
modiche ai componenti
di combustione così come agli
iniettori. La gamma di motori
Kdi è stata progettata da foglio
bianco, e fin dall’inizio sono
state prese in considerazione le
diverse esigenze di emissione e di
funzionamento per le applicazioni
marine. Questo approccio ha
portato a una gamma di prodotti
per motori marini, da 13 a 40
chilowatt, di design e prestazioni
inedite in termini di dimensioni,
peso e livelli di rumorosità.
Kohler Engines ha investito
nell’ottimizzazione degli ingombri,
nell’iniezione e nel
post-trattamento. Avete ottimizzato
queste unità off-road
per la generazione di bordo?
Quale approccio per il silenziamento
dei gruppi?
I Kdi supportano anche la funzione
di gestione del carico
‘Pgen’, unica per i gruppi elettrogeni
Kohler, che offre un parallelismo
e una condivisione del
carico completamente integrati e
automatici di gruppi elettrogeni
multipli.
Le cofanature Kohler, su richiesta,
sono progettate appositamente
per ogni modello e per
ogni taratura, in cui i componenti
principali sono abbinati e
calibrati per il usso d’aria e la
temperatura, al ne di massimizzare
sia la riduzione del rumore
meccanico che quello ambientale.
Molti dei dettagli del design
sono brevettati e di proprietà di
Kohler.
Come siete organizzati per
Kohler alla Vendée Globe
Kohler parteciperà alla
Vendée Globe 2020 perché,
non dimentichiamocelo,
non ci sono solamente i
motori industriali, nel mondo
Kohler. Qualche centinaio di
chilometri a sud di Reggio
Emilia, nei paraggi di Rieti,
sotto la mole svettante del
Terminillo, Lombardini Marine
è sempre ‘sul pezzo’.
Dice Giancarlo Pedote:
«Questo 2020 sarà per
me sicuramente un anno
fondamentale. L’ 8 novembre
prossimo partirà da Les
Sables d’Olonne il Vendée
Globe, giro del mondo senza
scalo e senza assistenza
a bordo del mio 60 piedi».
Certo, si ragiona di spingersi
agli estremi: della capacità di
concentrazione, della abilità
dello skipper, a cui è af data
la barca in perfetta solitudine,
della sua attitudine allo stress
e al problem solving. Occorre
naturalmente il concorso
degli elementi natatori e di
tecnologia nautica. Pedote
sarà motivato all’impresa
anche dalla volontà di dare
la massima visibilità alla Ong
evitare il ‘fermo macchina’,
particolarmente fastidioso per
gli armatori? 4.0 e controllo in
remoto? Inne, qual è la vostra
strategia per combinare le
speciche potenze con l’alternatore?
Kohler Power Systems dispone di
un’organizzazione marina globale
dedicata per supportare le esigenze
speciche sia del mercato
internazionale ‘Electriciens
sans frontières’. Gli sponsor
uf ciali sono Kohler Engines,
lo sponsor storico Helly
Hansen e Gottifredi.
Nino De Giglio, Sr Manager
Brand – Communications,
ha così commentato questa
nuova collaborazione come
of cial supplier:
«Tutto lo staff di Kohler –
Lombardini Marine è onorato
di far parte di questa grande
avventura: così come per lo
skipper Giancarlo Pedote,
anche la nostra losoa,
che poi si ri ette sui nostri
prodotti, è quella di portare
a termine il lavoro, anche
nelle condizioni più dif cili.
Ci sentiamo in sintonia
con le enormi s de che
Giancarlo dovrà affrontare
durante questo splendido
viaggio e siamo duciosi che
la nostra tecnologia possa
essergli d’aiuto. Proprio
come lui, amiamo le grandi
s de e sappiamo che, dietro
ogni grande impresa, si
nascondono duro lavoro e un
impegno quotidiano costante.
Faremo tutti il tifo per lui».
commerciale che di quello delle
imbarcazioni da diporto, attraverso
una rete di distributori e
rivenditori autorizzati e formati.
Per facilitare e accelerare il
supporto remoto, Kohler utilizza
anche strumenti di monitoraggio
e diagnostica a distanza che consentono
il controllo visivo e operativo
attraverso gli strumenti
digitali dei tecnici di bordo.
Il processo di denizione dell’installazione
del prodotto (Pid)
del generatore marino assicura
che il prodotto venga installato
in conformità alle speci che. Il
processo Pid registra tutti i parametri
di installazione rilevanti
per l’utilizzo di riferimento durante
gli interventi di assistenza
a livello globale.
Potete spiegarci cosa signica
disporre di una piattaforma
verticale integrata?
Kohler Power Systems riconosce
la spinta dell’industria verso
una maggiore densità di potenza,
che conduce a ottenere maggiore
potenza da un gruppo di piccole
dimensioni, e continua a concentrarsi
sulla tecnologia AC
mentre progetta soluzioni DC
da integrare in nuove, ma convenienti,
tipologie di prodotto.
Ai lati, due immagini dello stand Kohler a una
passata edizione del Mets Amsterdam. Qui,
sotto, il Kdi2504 TCR in versione industriale.
20
21
CONFRONTO
6 cilindri con canna da 1,1 litri per il mare
6,7 litri
PER LORO C’È SPAZIO
ANCHE SOTTOCOPERTA
‘S
Yanmar Marine ha annunciato la personalizzazione degli N67 EVO e C90. Cannes la
platea per svelare i dettagli, che troverete prossimamente. La vigilia ci è sembrato il
momento migliore per anticipare la griglia dei 6,7 litri, all’incirca da 400 chilowatt,
che si confronteranno per contendersi gli scafi plananti sul mercato del diporto
apore di sale, sapore di
mare’, un refresh vintage
per questo confronto
che rilancia le quotazioni dei
6,7 litri anche in ambito nautico.
La selezione ‘all’ingresso’
della taglia motoristica in oggetto
si focalizza su una fascia
omogenea di potenza: grossomodo
intorno ai 400 chilowatt
(nel box trovate un excursus
sua triade di pari taglia con pro-
li e curve differenti). Vi anticipiamo
che questa cilindrata
unitaria sarà prossimamente di
nuovo protagonista, nelle sue
vesti più usuali: quelle delle
applicazioni industriali mobili.
Le quotazioni sono però in rialzo
anche nel diporto. Il fulcro
nevralgico di questa onda lunga
è il Nef da 6,7 litri. Perché? Oltre
alla livrea della casa madre,
Fpt Industrial, il monoblocco è
stato sottoposto alle cure di un
super-esperto di marinizzazione
come Mercury. E non nisce
qui.
Première a Düsseldorf
A inizio anno, a Düsseldorf,
abbiamo beneciato dell’anteprima
di un progetto che sarà
svelato integralmente a Cannes:
Yanmar presenta le serie
6LF e 6LT, dietro le quali si nascondono
gli N67 Evo e i C9.
«Con il lancio dei nuovi motori,
la gamma common rail di
Yanmar raggiunge ora i 640
cavalli, con una signi cativa
espansione rispetto al prece-
dente limite di 440 cavalli.
Siamo entusiasti di portare
l’ef cienza, le prestazioni e i
bene ci a basse emissioni dei
modelli 6LF e 6LT di maggiore
potenza, oltre alla garanzia
della reputazione di Yanmar in
termini di alta qualità, afdabilità
ed evoluzione tecnologica
a un maggior numero di proprietari
di imbarcazioni e operatori
commerciali», ha detto
Martijn Oggel, Global Sales
Manager di Yanmar Marine In-
I 6 CILINDRI CON CANNA DA 1,1 LITRI SI TUFFANO IN ACQUA
Marca CUMMINS FPT INDUSTRIAL MERCURY MARINE YANMAR
Modello QSB6.7 N67 570EVO 6.7L 6LF
CARTA D’IDENTITÀ
A x C mm - C/A 107 x 124 - 1,16 104 x 132 - 1,27 104 x 132 - 1,27
N. cilindri - litri 6 - 6,69 6 - 6,72 6 - 6,72
Potenza intermittente kW - rpm 404 - 3.300 404 - 3.000 405 - 3.200
Pme bar 22,4 24,5 23
Velocità lineare pistone m/s 13,6 13,2 14,1
Coppia max Nm - giri 1.695 - 2.200 1.754 - 1.600 1580 - 1.900
Pme a coppia max bar 32,5 33,4 30,1
Riserva di coppia % 32 33,5 29
Coppia a potenza max Nm 1.166 1.284 1.205
% Potenza a coppia max (kW) 96,7 (391) 72,80 (294) 73,60 (298)
Arco di utilizzo giri 1.100 1.400 1.400
NELLO SPECIFICO
Potenza kW/litro 60,3 60 60,2
Coppia Nm/litro 253,3 260,7 234,8
Potenza areale kW/dm 2 74,81 79,22 79,41
METRO E BILANCIA
Peso kg 634 721 721
L x W x H mm 1.074x898x857 1.089x850x825 1.090x885x837
Ingombro m 3 0,83 0,76 0,81
Massa/potenza kg/kW 1,6 1,8 1,8
Densità globale kg/litri 94,8 107,2 107,2
Densità di potenza kW/m 3 486,8 531,6 500
Densità assoluta t/m 3 0,76 0,95 0,89
Densità relativa litri/m 3 8,06 8,85 8,31
INDICI
ELASTICITA’ 15 17,9 17,6
PRESTAZIONI 9,2 9,3 8,8
SOLLECITAZIONE 15,4 15,5 14,7
LEGGEREZZA 11,9 13,7 13,7
COMPATTEZZA 19,3 21,6 18,7
DIESEL INDUSTRIALI 9,5 9,5 9,3
c
o
ternational. anche perché E noi Yanmar gli crediamo,
prosegue senza sosta nella Marine
penetrazione
del mercato nautico,
soprattutto nel diporto sotto gli
80 piedi e tra le applicazioni
commerciali leggere.
Dice Martijn Oggel
Del resto è lo stesso Oggel ad
aggiungere: «Ideali per sca
semiplananti e plananti con
sistemi di propulsione entrobordo,
i motori rappresentano
soluzioni per barche a motore
compatte, leggere e ad alte prestazioni.
Sono anche la prima
nuova gamma Yanmar a incorporare
il sistema di controllo
delle imbarcazioni VC20. A
dimostrazione del nostro impegno
a essere leader nella
tecnologia, questo sistema di
nuova generazione sarà presente
in tutta la gamma di motori
common rail, giocando un
ruolo essenziale nel migliorare
l’esperienza a bordo».
Vi forniremo dunque le informazioni
dati nella necessarie griglia appena a inserire i
bile. Non potevamo però
possi-
esimerci
dall’introdurre un’anteprima
che in grado di spostare
gli equilibri dell’intera fascia a
cavallo non solo dei 400 chilowatt,
ma che abbraccia un
orizzonte più ampio. Potere
della densità di potenza e delle
istanze normative, che spingeranno
sempre più il diporto
verso soluzioni ibride e verso
l’adozione dell’erogazione di
urea tecnica a bordo barca.
In attesa di ‘vedere’ le carte di
Yanmar, analizziamo il prolo
dei concorrenti. La potenza è
plafonata intorno ai 400 chilowatt,
e la coppia? Il momento
torcente prevede uno scostamento
nell’ordine di una settantina
di Newtonmetro, con
scarti tra i quattro costruttori
di circa il 4-5 percento. E i parametri
specici?
Ovviamente sul lo del rasoio,
essendo i quattro moschettieri
(attualmente una triade, avendo
Yanmar, sospeso fino la allo valutazione di
svelamento
del profilo prestazionale
dell’esacilindrico giapponese)
allineati per cilindrata, potenza
e coppia.
Dettagli di coppia
Emerge un leggero dislivello
solamente nella curva di coppia
specica: qui il Nef si scosta
del 6 per cento nel confronto
con il 6.7L di Mercury e del 9
per cento rispetto al Qsb6.7 di
Cummins, che mette sul tavolo
diversi chili in meno, 87, per la
precisione, pari al 12 percento
di ‘leggerezza’. Rileggiamo la
canna da 1,1 originaria di Torino
con gli occhi di Mercury. Il
monoblocco e le testate sono in
ghisa grigia alto-resistenziale,
common rail Bosch Cp3.3 e
pompa di trasferimento Racor
montata sul motore. Il piatto
forte degli americani deriva
dalle competenze ‘domestiche’,
che consentono di abbinare il
motore ai pod Zeus che, come
Le foto in
anteprima,
dall’inizio dell’anno.
Per i dettagli
motoristici occorre
attendere ancora
poco.
m
ing
s
oon
23
recita testualmente la presentazione,
“utilizzano eliche
controrotanti e vengono installati
su grandi anelli di tenuta:
questo determina una notevole
riduzione della rumorosità di
cambiata e delle vibrazioni, a
garanzia di una navigazione silenziosa
e confortevole. I gas
di scarico vengono eliminati
quasi completamente convogliandone
l’emissione attraverso
i parastrappi dell’elica, e
da qui vengono allontanati dal
usso dell’acqua all’interno del
moto ondoso”.
A completamento del pacchetto
made in Mercury il joystick
piloting Zeus, che si avvale di
eliche controrotanti installate
su anelli di tenuta che riducono
le vibrazioni. I gas di scarico
sono convogliati dai parastrappi
dell’elica, per essere allontanati
dal usso dell’acqua. La
compatibilità con i dispositivi
elettronici SmartCraft permette
la scelta tra il sistema di controllo
digitale dell’acceleratore
22
CONFRONTO
Altri 6,7 litri e il 9 da 400 kW
All’interno di questa fascia estremamente
elastica, che da 200 chilowatt si
spinge oltre i 400, non potevamo non
menzionare almeno tre protagonisti:
Nanni, John Deere e la stessa Yanmar.
Cominciamo dalla canna da 1,1 litri (AxC
107 x 127 millimetri). Al singolare perché
Nanni ha attinto dal bacino di John Deere
per battezzare la Silver Series, 6,8, 9 e
13,5 litri. Il nostro eroga otto potenze,
da 115 a 298 chilowatt. John Deere
ha conservato la formula dell’iniezione
meccanica a controllo elettronico, che
in effetti consente di calmierare le
sollecitazioni, pur lasciando qualche
chilowatt per strada. La pompa rotativa
prevede la temporizzazione variabile
che consente di fare economia quando
si fa il pieno di gasolio. Lo scambiatore
di calore ad alta capacità è progettato
per garantire una pronta risposta
anche in condizioni avverse. Il vaso di
espansione è integrato, scambiatore di
calore e collettore di scarico minimizzano
le possibilità di perdite. A richiesta
dell’armatore il raffreddatore a chiglia o lo
scambiatore di calore.
Yanmar, nell’ultimo confronto pubblicato
su questa fascia di cilindrata, disponeva
del 6Lpa-Stp2. Anch’esso a sei cilindri,
con una cubatura di 4,16 litri, eroga 220
chilowatt a 3.800 giri, con una potenza
nominale di 52,8 chilowatt e una coppia
nominale di 168,1 Newtonmetro. Sulla
bilancia appena 408 chili e un ingombro
di 0,6 metri cubi.
JOHN DEERE
NANNI
YANMAR
400 chilowatt
Una cilindrata poliedrica,
quella da 1,1 litri a 6
cilindri, che si presta a
diverse intepretazioni.
Oltre alle tarature più
spinte, di derivazione
truck, se ne affiancano
altre calibrate su altri
regimi e applicazioni.
Se si allarga lo sguardo
all’intervallo tra 300 e 400
chilowatt, il panorama si
arricchisce ulteriormente.
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e del cambio (Digital throttle
and shift – Dts, nell’acronimo
inglese).
Cummins fa da sè
Cummins predica invece in
solitaria, avvalendosi delle
sinergie di gruppo. Anche in
questo caso l’alimentazione
è però a firma di Bosch (non
serve l’Xpi, a questo livello
di potenza). Attenzione al sistema
di raffreddamento, del
tipo a bassa temperatura a
ciclo singolo, che sostituisce
il doppio raffreddatore a chiglia.
Il Qsb 6.7 è disponibile
anche in versione Sl, cioè in
formato ‘slim’, sia in termini
di dimensioni che di peso, per
le tarature da 261,1 279,4 e
312,5 chilowatt (355, 380 e
425 cavalli). Questo pacchetto
include un sistema di raffreddamento
ridimensionato, filtri
a montaggio laterale, turbo
posizionato in basso, filtro
dell’aria a carter chiuso monouso,
pompa di adescamento
del carburante, azionabile e
controllabile sia in remoto che
manualmente, coppa dell’olio
in acciaio e staffe del motore
montate a blocco.
Facciamo un rapido salto sulla
terraferma. Come Fpt industrial,
che ha rimosso l’Egr
dalle serie Nef e Cursor,
anche Cummins ha portato
la Performance Series in Stage
V rimuovendo il ricircolo.
Una conferma in più, se
fosse necessaria, che l’Scr è
un’esigenza ineludibile anche
nel diporto. A meno che gli
Oem non virino bruscamente
YANMAR
CUMMINS FPT INDUSTRIAL MERCURY
verso l’ibrido, di fronte a un
eventuale inasprimento delle
normative sulle emissioni
all’elica.
Un passo avanti. Tecnologia motoristica
di BU Power Systems e Perkins.
Individuale. Prodotto, consulenza e servizio
su misura per la tua applicazione.
www.bu-perkins.it BU Power Systems, il più grande distributore al mondo di Perkins,
è responsabile delle vendite e dell‘assistenza post-vendita per motori diesel e gas Perkins.
24
26
GRANDANGOLO
Man V8-1300
Fratello cadetto
Quale fonte più attendibile di Matthias Schreiber,
Head of Man Engines e responsabile della divisione
motori e componenti di Man Truck & Bus dal
gennaio 2018, che DIESEL ha interpellato dopo la
presentazione del V8-1300. Avvenuta al Salone di
Cannes del 2018, fu oscurata dal lancio simultaneo
del V12-2000, il fratellone maggiore, ammiraglio
della serie a V, che ha risposto al V2000M96 di Mtu,
alla sua anteprima proprio al Vieux Port, nel 2014.
Cominciamo dai miglioramenti del sistema di iniezione.
Cosa è cambiato rispetto a quello precedentemente
utilizzato?
«Abbiamo avuto ottimi riscontri con il sistema di
iniezione a 1.600 bar che attualmente utilizziamo
nella nostra recente gamma V. Al ne di ottenere
un’erogazione di potenza più elevata sul V12 (così
come, peraltro, sul V8-1300 che abbiamo recentemente
presentato) abbiamo quindi sostituito gli
ugelli di iniezione. Grazie al loro nuovo design
otteniamo rapporti di iniezione più elevati. Questo,
in combinazione con ulteriori miglioramenti nella
gestione della centralina, permette di velocizzare
l’iniezione del carburante nella camera di combustione,
aumentando le prestazioni del motore».
Abbiamo parlato del nuovo turbocompressore,
quali novità implementa?
«Sul nuovo V12-2000 (così come sul V8-1300) utilizziamo
una nuova congurazione a due stadi del
turbocompressore. In questa architettura possiamo
equilibrare ancor più efcacemente il turbocompressore
ad alta e a bassa pressione, cosa che ci
aiuta a far afuire un volume d’aria superiore al
motore. Ciò garantisce una maggiore potenza e una
temperatura dei gas di scarico più bassa, che si
traduce in migliori prestazioni».
Ha fatto il suo debutto al Miami
Yacht Show di quest’anno
l’MCY 70 Skylounge, realizzato
a Monfalcone da Monte
Carlo Yachts e spinto da
due potenti motori Man V8
da 956 chilowatt. Ulteriore
prova dell’unità d’intenti tra
il cantiere italiano e la casa
tedesca
Monte Carlo Yachts e Man
VERSIONE
LOUNGE
27
MCY 70 SKYLOUNGE
Lunghezza f.t.
Larghezza max.
Immersione
Dislocamento
Velocità massima
Velocità di crociera
Serbatoio carburante
Serbatoio acque chiare
S
quadra che vince non
si cambia, verrebbe da
dire. Perché il connubio
tra i motori Man e Monte
Carlo Yachts si dimostra più
saldo che mai e accompagna
le innovazioni del cantiere
di Monfalcone, in provincia
di Gorizia, che fa parte del
gruppo Beneteau. L’ultima in
ordine di tempo risponde al
nome di MCY 70 Skylounge,
luxury yacht presentato a livello
internazionale lo scorso
mese di febbraio nel corso
del Miami Yacht Show e
primo di una serie di novità
destinate ad ampliare la serie
Skylounge a partire da questo
autunno.
Ciò che balza immediatamente
all’occhio – e che il costruttore
sottolinea nelle comunicazioni
ufciali – è un’innovazione non
solo pratica ma anche concettuale,
vale a dire il cosiddetto
Flybridge che per la prima volta
21,08 m
5,45 m
1,85 m
45 t Dry, 53 Full
26 nodi
22 nodi
4.000 l
800 l
Sono due i V8-1300 di Man
alloggiati in sala macchine, per
una potenza complessiva erogata
che sfiora i 2.000 chilowatt.
Nella tabella, alcune informazioni
tecniche relative al nuovo luxury
yacht introdotto da Monte Carlo
Yachts, il primo nato della nuova
gamma Skylounge con Enclosed
Flybridge, disponibile per la prima
volta su una barca italiana
si trova su uno yacht di fabbricazione
italiana e che, oltre a
ospitare la plancia di comando
dell’imbarcazione, è pensato
come uno spazio personalizzabile
e vivibile. Nel senso che,
chiuso e non più aperto, non
impedisce alla vista di godere
della vastità del mare circostante
ma, al tempo stesso, aggiunge
spazio all’imbarcazione stessa,
con la possibilità di comodi
posti a sedere anche all’interno.
Il concetto di ‘casa lontano
da casa’, più volte rimarcato
dal costruttore, ben descrive
lo sforzo fatto per ampliare il
più possibile lo spazio utile ai
passeggeri, internamente come
esternamente. Mantenendo
però alcune delle tipicità delle
imbarcazioni Monte Carlo
Yachts, come la cura dei dettagli,
le possibilità di personalizzazione
per quanto riguarda
le riniture e la forma ormai
iconica degli oblò. Non a caso,
per il design ci si è ancora una
volta rivolti agli specialisti dello
studio Nuvolari Lenard, che
sono riusciti anche ad ampliare
le grandi vetrate per rimuovere
il più possibile gli ostacoli alla
vista e favorire un rapporto
ancora più intimo con il mare.
Potenza e silenziosità
Uno yacht di questo tipo, però,
ha anche bisogno di potenza
per raggiungere i 26 nodi di
velocità massima (la velocità
di crociera è ssata in 22 nodi).
Potenza, naturalmente, abbinata
a stabilità e silenziosità,
evidentemente garantite dai due
motori Man V8 da 1.300 cavalli
(956 chilowatt) comodamente
alloggiati nel vano motore. Si
tratta di due propulsori estremamente
potenti, introdotti
dalla casa tedesca in occasione
del Cannes Yachting Festival
2018: 16 litri di cilindrata per
un propulsore pensato espressamente
per gli yacht. I dettagli
tecnici ve li snoccioliamo come
sempre nel nostro box dedicato
al motore in apertura di Grandangolo.
Qui basta ricordare il
rapporto peso/potenza di 1,96
chilogrammi per chilowatt per
un peso complessivo di 1.800
chili. La comunicazione uf-
ciale che accompagnò, due
anni fa, il lancio del motore
parlava di interventi come «un
sistema d’iniezione migliorato e
nuovi turbocompressori che si
integrano ai servizi già disponibili.
Un grande contributo è
fornito anche dalle teste cilindri
di nuova concezione e da
un impianto di raffreddamento
adattato che alleggerisce sensibilmente
il motore sotto l’aspetto
termico alle alte potenze. Un
nuovo basamento rinforzato sui
punti importanti favorisce la
ripartizione dell’elevato rendimento
per il lungo ciclo di vita
del motore».
Allargando lo sguardo alla
gamma di yacht MCY, i motori
Man V8 e V12 spingono
attualmente tutti i modelli del
costruttore italiano da 66 a 86
piedi (da 20 a 26 metri). Abbiamo
chiesto un commento
proprio al cantiere di Monfalcone.
Ci hanno risposto che «la
collaborazione tra Monte Carlo
Yachts e Man è di lunga data in
quanto i modelli MCY 66, MCY
70, MCY 76, MCY 80 e MCY 86
della MCY Collection montano
due motori Man con potenze
che variano dai 1.000 ai 1.900
cavalli. In particolare, i motori
Man V8-1300 possono essere
montati sul modello MCY 70
versione Flybridge, così come
sul nuovo MCY 70 Skylounge.
Quest’ultimo, con 21,08 metri
di lunghezza, è il primo nato
della nuova gamma Skylounge
caratterizzata da un ampio
e personalizzabile Enclosed
Flybridge disponibile per la
prima volta su un’imbarcazione
di produzione italiana».
Il prossimo modello MCY 76
Skylounge – come detto – verrà
presentato all’inizio della stagione
e andrà a caratterizzare
la nuova collezione.
Trasmissione V-Drive
Qualche dettaglio anche sulla
trasmissione e sull’elica. Da
Monfalcone ci fanno sapere che
lo yacht MCY 70 Skylounge –
come tutta la MCY Collection,
d’altronde – presenta una trasmissione
V-Drive al ne di
poter ottimizzare performance
e volume interno dedicato allo
spazio ospiti. Per quanto riguarda
l’elica, è dotata di quattro
pale con un diametro totale di
880 millimetri.
L’impegno del costruttore di
yacht di lusso nell’abbinare
eleganti elementi di design con
funzioni tecniche di alto livello
è visibile anche nella scelta dei
Cummins Onan
Gruppi di bordo
Nomen omen. Si chiamano, non a caso, Quiet Diesel
i gruppi di bordo marini di Cummins Onan funzionali
alla generazione di energia sui nuovi yacht MCY 70
Skylounge. Si tratta, in particolare, di due modelli
da 21,5 chilowatt nella versione a 60 Hertz a 1.800
giri. I modelli 21.5Mdkdr digitali sono i primi gruppi
di bordo marini con capacità di auto-monitoraggio e
comunicazione in rete. A partire dalla progettazione
e dallo sviluppo, orientati alla riduzione di rumore e
vibrazioni. Si è agito, in particolare, sulla schermatura
e sull’ottimizzazione del sistema di montaggio per
raggiungere l’obiettivo. I modelli a 60 Hertz (come quelli
che si trovano sugli yacht MCY 70 Skylounge) hanno
la certificazione Epa sulle emissioni. Più in dettaglio, i
gruppi di bordo Cummins Onan contano su motori a 4
cilindri raffreddati ad acqua, su base Kubota.
I genset sono predisposti per ospitare fino a 3 display
digitali che consentono di tenere sotto controllo diversi
dati, tra cui voltaggio e frequenza in corrente alternata,
temperatura del liquido di raffreddamento, pressione
dell’olio, voltaggio della batteria e ore di funzionamento
del genset. Un indicatore visuale informa sullo stato del
funzionamento e segnala sia la condizione di pre-allarme
che eventuali problemi o fermi, specificando il tipo di
errore.
gruppi di bordo, fondamentali
per garantire un alto livello di
comfort. In particolare, lo yacht
MCY 70 Skylounge è equipaggiato
con due generatori Onan
da 21,5 chilowatt nella versione
a 60 Hertz per il mercato americano,
«al ne di garantire la
perfetta funzionalità di tutti i
gruppi di bordo e conseguentemente
il massimo comfort
possibile», appunto. Ne parliamo
più in dettaglio, anche in
questo caso, nel box qui sopra.
Più spazio, in un ambiente chiuso e quindi pienamente
sfruttabile non soltanto durante la stagione estiva:
con questo obiettivo il cantiere di Monfalcone ha
approcciato la nuova gamma Skylounge, ottimizzata
peraltro anche negli spazi esterni
Avvolgicavo
Accessorio solo
apparentemente secondario,
un buon avvolgicavo è
fondamentale perché tutto - è
il caso di dirlo - scorra liscio
a bordo. Gli yacht MCY di
Monte Carlo Yacht si af dano
alle soluzioni Cablemaster di
Glendinning, distribuite in Italia
da Saim Marine.
Oltre a una struttura
particolarmente robusta, gli
avvolgicavo sono equipaggiati
con motori da 12 o 24v e
offrono diverse opzioni per
sempli care l’installazione.
28
29
Huracan non ama la banalità. Si avvale di partner
motoristici in grado di soddisfare le esigenze dei
clienti e di alcune soluzioni specifiche come il
motore elettrico Thor e l’Hybrid unit control. A
destra, lo Hyundai Seasall S270, protagonista della
copertina di DIESEL di Luglio-Agosto
La svolta verso l’ibrido si
sta rivelando sempre più
imprescindibile in quelle
applicazioni professionali
che non possono prescindere
dall’autonomia, dall’afdabilità
e dalla velocità di ricarica che
solo il motore endotermico può
assicurare.
Per contro, l’abbinamento col
motore elettrico permette di superare
molti limiti di quest’ultimo
e di ridurre a livelli altrimenti
impossibili consumi e,
soprattutto, emissioni.
Ne parliamo con Leandro Scomazzon,
Cfo di Huracan Marine,
un rivoluzionario costruttore
che dalle terre del Prosecco presenta
alcune innovative proposte
per l’ibridizzazione del mondo
della nautica da diporto e professionale.
Huracan Power
IMPENNATA
DI EFFICIENZA
Il progetto veneziano per diffondere la cultura dell’alimentazione ibrida è
stato concepito da un’intuizione di Franco Moro, che proviene dal mondo
Aprilia. Huracan è orientata alla ricerca delle prestazioni o all’autonomia, le
due parole chiave di qualsiasi sistema propulsivo. E pare riuscirci
Quando e come è nata l’avventura
di Huracan nel mondo
dell’ibrido marino?
Franco Moro ha conseguito una
consolidata esperienza nella
progettazione, costruita in anni
di lavoro nel mondo delle competizioni
motociclistiche.
Ha lavorato allo sviluppo delle
prestazioni dei motori 125 e 250
di Aprilia per piloti come Biaggi,
Capirossi e Rossi oltre a tutti
gli altri che hanno vinto decine
di Campionati del Mondo con le
moto Aprilia.
All’apice dei risultati ottenuti,
con il cambiamento dei regolamenti
che hanno visto l’abbandono
della tecnologia del 2T,
Franco decide di prendere in
considerazione la propulsione
elettrica che in quel periodo si
sta affacciando al mondo automotive.
Incontra un imprenditore
veneziano, Eros Scarpa,
sensibile alle attività che stanno
crescendo intorno all’ecologia
e al rispetto dell’ambiente e innamorato
della sua città, che lo
convince a studiare un progetto
di propulsione elettrica per le
imbarcazioni.
Nel 2012 decidono di costituire
Huracan Srl, che prende il nome
della divinità Maya dei fulmini
e delle tempeste. Una struttura
agile, che si pone principalmente
due obiettivi: la ricerca delle
prestazioni e più autonomia.
Senza chiaramente dimenticare
due parametri fondamentali come
sicurezza e afdabilità.
Parliamo subito di full
hybrid. Quali sono le caratteristiche
distintive della vostra
proposta?
Per le imbarcazioni di media
stazza, equipaggiate con grossi
motori diesel, che trasportano
persone e cose e che non possono
entrare in aree soggette
a limitazioni, Huracan ha realizzato
un’applicazione che
af anca in parallelo motore a
scoppio e motore elettrico Thor.
Quest’ultimo è interposto tra il
motore a scoppio e il gruppo
poppiero, il ‘sistema frizione’
collegato al motore elettrico
tramite una cinghia. Il sistema
consente dunque una navigazione
elettrica a bassa velocità, in
area protetta, e una navigazione
tradizionale quando si accelera,
in mare aperto, ricaricando le
batterie che alimentano il motore
elettrico. L’utente ha una sola
manetta, come l’acceleratore di
una automobile ibrida, e non
deve azionare altri comandi,
anche per la retromarcia. Un
sistema che concilia sia il criterio
di semplicità che quello di
sicurezza
La scelta di utilizzare unità
termiche di tre produttori di
motori termici risponde solo
all’esigenza di assecondare le
esigenze di armatori o cantieri
o riette anche tre differenti
tipologie di utilizzo?
Il nostro obiettivo è offrire lo
stesso servizio a tutti i cantieri,
che devono a loro volta garantirlo
ai propri clienti. Ovvia-
mente, esistendo una pluralità
di produttori di motori, ci siamo
avvalsi di più motori.
Al centro della vostra proposta
c’è il motore elettrico Thor.
Dove viene prodotto e quali
caratteristiche ha?
Thor è un motore elettrico concepito
espressamente per applicazioni
entrobordo. Motore
ed elettronica si trovano nello
stesso corpo di fusione, raffreddati
ad acqua. La potenza massima
è di 40 chilowatt a 220
Volt. Esiste anche la versione
a 20 kW che lavora a 154 Volt.
Come tutti i prodotti in gamma,
è progettato e prodotto in
Italia.
È interessante l’impostazione
con raffreddamento a liquido
per motore ed elettronica.
Quali sono i driver di questa
scelta?
Sia il motore elettrico che l’elettronica
emettono una notevole
quantità di calore che deve essere
accuratamente smaltita, per
evitare di andare in protezione
e quindi non fornire l’energia
richiesta. La maggiore ef cienza
del raffreddamento a liquido
permette inoltre di ottenere dimensioni
più piccole per potenze
elevate.
A quali esigenze risponde la
scelta di accoppiare il motore
elettrico e termico con una
cinghia dentata?
La cinghia è il sistema più semplice
che evita i problemi di lubri
cazione delle trasmissioni
meccaniche. Inoltre, in caso di
emergenza la cinghia può essere
facilmente tagliata liberando il
motore a scoppio.
Le batterie costituiscono il
cuore di una proposta ibrida.
Quali chimica e caratteristiche
hanno e dove vengono prodotte
le celle? In particolare, oltre a
tensione e capacità, che C-rate
avete ritenuto adeguato all’uso?
Le nostre batterie sono prodotte
da Femak Battery, un costruttore
italiano con il quale collaboriamo
da tempo, in particolare per
l’introduzione di soluzioni tecniche
innovative per lo speci co
utilizzo alle quali le destiniamo.
Grazie a questa collaborazione
siamo in grado di valutare diverse
opzioni per soddisfare le
richieste di tecnologie, potenze
e ingombri.
Riteniamo che attualmente quella
più adatta sia la tecnologia
Litio-Ferro-Fosfati e, a seconda
dei propulsori, utilizziamo tensioni
da 220 V o da 154 V con
scarica 2C-3C.
Anche i caricatori sono sviluppati
internamente? Che caratteristiche
hanno?
Attualmente i carica batteria sono
prodotti da specialisti del settore.
Interveniamo sul prodotto
di serie solamente per adeguarli
alla nostra tipologia di batterie,
ma è una cosa relativamente
semplice grazie alla comunicazione
Can.
Le batterie non sono nulla
senza un adeguato Bms. Anche
questo è stato sviluppato
in house?
Il Bms è prodotto per noi da
un’azienda italiana che ha fatto
grande esperienza nel mondo
automotive, che dispone delle
competenze per rispettare tutte
le normative di omologazione.
L’Hybrid Unit Control rappresenta
un’innovazione assoluta
nel mondo della nautica
ed è una vostra esclusiva mondiale.
Su quali principi opera?
La centralina di gestione elettronica
tra il motore a scoppio e il
motore elettrico è progettata e
realizzata da Huracan.
L’obiettivo è stato quello di far
funzionare l’imbarcazione, analogamente
a una autovettura
ibrida, completamente in automatico
senza alcun intervento
manuale dell’operatore, salvo
la manetta dell’‘acceleratore’.
È interessante anche la vostra
produzione di piedi poppieri,
sempre elettrici. Quali sono i
tratti salienti?
I motori elettrici fuoribordo di
Huracan hanno come caratteristica
principale di progetto
l’accoppiamento di motore ed
elettronica a stretto contatto,
parzialmente immersi in acqua
per ottenere la massima resa di
raffreddamento. Questo permette
il funzionamento alla massima
potenza per lunghi periodi
senza problemi di de-rating.
Il progetto che prevede il motore
elettrico a 90 gradi rispetto
all’asse d’elica, immersi in acqua
è coperto da brevetto. Peso
e dimensioni inferiori no al 50
percento della concorrenza. E
qui ritorniamo alla nostra mission,
quella di fornire maggiori
prestazioni o maggiore autonomia.
L’assenza del volume nella
parte alta del motore permette
l’installazione anche sotto lo
specchio di poppa offrendo la
possibilità di accesso all’imbarcazione
dalla parte posteriore.
Chiudiamo con la proposta
che denite Mild Hybrid, sviluppata
insieme a Mase. Quali
sono le caratteristiche principali?
L’imbarcazione utilizza la propulsione
full electric, motore
elettrico più batteria. A questa
viene aggiunto un gruppo
elettrogeno marino di ultima
tecnologia a giri variabili, Euro
6, che funziona da ‘range
extender’ ricaricando la batteria
quando questa arriva alla
soglia minima o fuori area
protetta con consumi ottimizzati
grazie al funzionamento
al regime di minimo consumo/
potenza e con basso livello di
inquinamento. Risulta quindi
garantita l’autonomia per usi
intensivi delle imbarcazioni da
lavoro anche in assenza di sistemi
di ricarica.
Alberto Scalchi
30
31
Psv, Osv,
rimorchiatori
e altro ancora
nel portafoglio
di Niigata,
rappresentata in
Italia da Deutz
Italy. In fondo, due
riitratti del Training
Center di Niigata
Per chi non conoscesse Niigata...
Niigata è uno dei due marchi della IHI Power Systems, a sua
volta parte di IHI Corporation, una conglomerata con sede
principale in Giappone, quotata alla borsa di Tokyo e nota in
Europa per essere, tra l’altro, il fornitore delle sof anti di Maserati
e Ferrari. IHI, nata nel 1853 come il primo cantiere navale
moderno in Giappone, ha fatturato poco meno di 12 miliardi di
euro nel 2019. Un anno fatidico, che corrisponde al centenario
del motore diesel d’esordio della ‘collezione’ Niigata e al 50°
anniversario della costruzione del primo propulsore azimutale
Z-Peller. I giapponesi sono presenti in Europa con un uf cio
commerciale a Rotterdam (Niigata Power Systems Europe BV) e
Deutz Italy è il suo principale distributore europeo.
Per chi non conoscesse Niigata, si tratta del principale
concorrente di Wärtsilä, con una quota di mercato nel segmento
medium speed marine diesel engine, nell’intervallo tra 1.500 e
5.000 chilowatt, pari al 16 percento, rispetto al 20 percento dei
nlandesi.
Due le applicazioni di Niigata, marine e stazionarie. Per quanto
riguarda le prime, si rivolgono imbarcazioni per uso commerciale,
diesel medium speed con range di potenze tra 500 e 6.700
chilowatt, mentre la gamma dual fuel eroga da 1.900 a 2.900
chilowatt. Fanno parte del mondo nautico di Niigata anche i
propulsori azimutali Z-Peller, con eliche sia Fpp (a passo sso)
che Cpp (a passo variabile), con bollard pull (spinta o tiro) da 25
no a 110 tonnellate e range di potenze da 700 a 3.300 chilowatt.
Per quanto riguarda i motori stazionari si tratta sempre di medium
speed, sia diesel che gas, da 2.200 a 6.600 chilowatt.
Il secondo marchio di IHI Power Systems è DU (Diesel
United), che licenzia tre linee di motori per applicazioni navali
e applicazioni stazionarie: 2-tempi diesel con range di potenze
compresi tra 2.450 e 77.400 kW; 2-tempi dual fuel (diesel -
natural gas) da 2.770 a 63.870 kW; 4-tempi diesel da 3.800 a
23.850 kW.
C
’è stato un tempo in cui
era Iml a occuparsi di
Niigata in Italia. Una
stagione che risale al 2006.
Era quindi logico che continuasse
a occuparsene Deutz
Italy, dopo il travaso della fu
Industrie meccaniche lombarde
nel ventre gravido di iniziative
di Deutz Ag. Gennaro Vinetto
si occupa di Niigata a tempo
pieno, e i risultati non si sono
fatti attendere.
«La Power B.U. di Deutz Italy
fornisce servizi aftersales (vendita
ricambi e eld service) a molti
armatori navali, operando su vari
marchi di motori, dai vecchi Deutz
Khd, agli Mwm, ai GE Transportation,
no ai Niigata», attacca
Vinetto. «Negli ultimi tre anni il
giro d’affari è incrementato parecchio
proprio grazie alle vendite
per ricambi e service su motori e
Z-peller Niigata. Il partner giapponese
ci permette di operare in
autonomia, fornendo un eccellente
supporto tecnico. Al momento seguiamo
una ventina di rimorchiatori
e Osv (Off-shore supply vessel)
equipaggiati con motori principali
e propulsori azimutali Niigata.
Vorrei citare in particolare l’armatore
olandese Vroon, presente
in vari paesi del mondo sia con
branch che con partner locali.
Possiede una otta di circa 150
navi (principalmente Osv, ma anche
bulk carrier, tanker e portacontainer)
e impiega 3.000 persone
a bordo e a terra. Le operations
delle navi Vroon dislocate nel Mediterraneo,
una ventina, vengono
gestite da una liale di Genova.
Niigata e Deutz Italy
È PROPRIO UN
TESTA A TESTA
Niigata ha ingaggiato un duello a distanza con Wärtsilä, con la quale
gareggia nelle grandi applicazioni commerciali. La Power B.U. di Deutz
Italy è stata capace di alimentare la potenza di fuoco dei giapponesi.
Gennaro Vinetto ci racconta tutto quello che bolle in pentola
Tra queste, quattro Osv sono equipaggiate
con motori principali da
2.400 kWm ciascuno a 750 giri e
propulsori azimutali Niigata. Le
unità sono a gestione meccanica,
ma equipaggiabile con sensori,
per intervenire prima dell’avaria».
Due progetti in corso
Deutz Italy ha in pancia due progetti
per la per fornitura di motori
Niigata, uno chiuso a inizio anno,
il secondo tuttora in corso.
Il primo progetto appartiene all’armatore
Augustea Transhipment. Si
tratta della conversione di un bulk
carrier da 229 metri, la River King
Master (registrata all’anagrafe nel
2010), in nave transhipper. La
missione è quindi il trasbordo di
materiali alla rinfusa (che si tratti
di carbone, metallo o altri inerti)
da una nave all’altra. Dalla tipologia
di impiego, in lingua inglese,
si evince il nome dell’applicazione
(Sea-To-Sea Coal Transshipment).
Deutz Italy ha partecipato a un
tender internazionale per il trasbordo
di carbone destinato a una
centrale termoelettrica da 600
MWe, per quindici anni (in base
al capitolato). Deutz Italy si è appaltata
anche i servizi di service
per l’intero ciclo di vita.
Il rispetto di quali requisiti ha
fatto prevalere l’offerta di Niigata?
Sostanzialmente il pro lo dei
gruppi si allinea a tre macrorequisiti:
i motori devono essere
medium speed, alimentabili sia a
marine diesel oil che heavy fuel oil
(Hfo) e con un rapporto qualitàprezzo
convincente.
La costruzione dell’impianto è in
itinere, co- nanziato dal governo
pakistano e da quello cinese. Appena
conclusa la ‘metamorfosi’ in
transhipper, la nave si è recata in
zona operativa, di fronte alle coste
del Pakistan, in un raggio entro le
20 miglia marine. I bassi fondali
al largo di Karachi non consentono
la movimentazione dei materiali
attraverso i dock, per cui la
River King Master si inserisce a
livello mediano nella liera di trasporto:
riceve il carbone da navi
con sca di maggiore tonnellaggio,
che a sua volta trasferisce su
due chiatte da 90 metri ciascuna,
trainate sulla costa da rimorchiatori
per alimentare la centrale.
Deutz Italy ha fornito tre gruppi
elettrogeni da 2.000 chilowatt
ciascuno, equipaggiati da unità
Niigata medium speed da 2.100
kWm a 720 giri (la potenza elettrica
dei motori è di 2 MW), assemblati
presso lo stabilimento di
Ohta, in Giappone, a un centinaio
di chilometri da Tokyo. Il 6L28Ahx
(AxC 280 x 390 mm), capace di
2.100 chilowatt meccanici a 720
giri, è il modello d’attacco della
famiglia Ahx, che si segmenta
anche a 8 e 9 cilindri, sempre in
linea, e con architettura a V a 12,
16 e 18 cilindri, che si spinge no
a 6.570 kWm.
Ci scusi, Vinetto, ma da dove nasce
l’esigenza di maggiorare la
capacità energetica della nave?
L’esigenza dei 6 MW aggiuntivi,
rispetto alla potenza elettrica preesistente,
deriva dal fabbisogno
delle tre gru Liebherr e dei due
nastri trasportatori della Bedeschi.
Anche il secondo progetto è decisamente
interessante, trattandosi
di un’applicazione pionieristica,
nel Mediterraneo: il pro lo di missione
è quello dell’Lng bunkering.
Niigata fornisce i motori propulsivi,
dual fuel, TIER III Annex VI
della Marpol, a un rimorchiatore.
La nave batterà bandiera italiana,
per mano dell’armatore Rimorchiatori
Riuniti Panfido & C, e
opererà nell’Alto Adriatico, di
fronte alla Laguna di Venezia.
Anche in questo caso si tratta
di medium speed, con regime di
rotazione a 800 giri e potenza
massima di 2.560 chilowatt, con
sistema di combustione magra
e iniezione diretta micro-pilota.
Stessa canna dei generatori per il
transshipper, ma con due cilindri
in più (8L28Ahx-DF). Niigata è
incaricata di fornire anche il sistema
Fggs (Fuel gas storage system),
che si occupa quindi dello
stoccaggio e della gestione del
gas naturale liquefatto.
Il rimorchiatore assolve alla funzione
di traino della chiatta (entrambi
gli scafi sono realizzati
a Ravenna dal cantiere Rosetti
Marino), dotata di cisterne per lo
stoccaggio di 4.000 metri cubi di
Gnl e 1.000 metri cubi di gasolio,
e di alimentazione dei servizi
elettrici della chiatta stessa.
Dual fuel per rimorchiare
Il sistema dual fuel è stato progettato
e realizzato da Niigata
per applicarlo specificamente
ai rimorchiatori, che lavorano a
carico ridotto e devono erogare
la coppia massima solo in brevi
intervalli. Le unità propulsive devono
rispondere prontamente alle
variazioni di carico, anche in presenza
di condizioni meteo avverse.
Il motore si avvia e si arresta a
gasolio, con passaggio automatico
dall’alimentazione a gas al diesel
in situazioni di emergenza, per
soddisfare una superiore richiesta
di potenza. Quando funziona a gasolio
è conforme Imo Tier III, anche
in ragione dei due Scr installati.
Potenzialmente il rimorchiatore
potrebbe funzionare sempre a gasolio,
ma è stato dimensionato per
funzionare principalmente a gas.
È prevista l’installazione di generatori
di bordo Deutz, come gruppi
di emergenza: il rimorchiatore ha
infatti due generatori asse.
32
33
‘I
34
SI PUÒ
E SI DEVE
Scaturisce all’interno del perimetro più produttivo del Sud Italia un manifesto
della Blue Economy fi rmato da alcune tra le penne più prestigiose della tecnologia
nautica: As Labruna, Cmd, Fpt Industrial e Isotta Fraschini, con il supporto di
Confi ndustria. Ibridizzare la propulsione è una soluzione alla portata di tutti
sistemi ibridi nella propulsione
nautica’: questo
è il sigillo dell’iniziativa
promossa da As Labruna,
complemento di quel ‘navigare
a emissioni zero’ che dal Sud
produttivo manda un segnale
chiaro e forte alla cantieristica
navale. La tavola rotonda
ltrata, e dematerializzata, dal
lockdown, si chiama webinar o,
come in questo caso, digitalk.
Un video che in rete ha superato
le ventimila visualizzazioni.
Merito dei contenuti e dei relatori
(o panelist), che hanno trasferito
la sensibilità e le visioni
di As Labruna, Fpt Industrial,
Cmd Marine e Isotta Fraschini,
con i contributi qualicanti, tra
gli altri, di Giannini, per conto
di FederPesca, e di Mazzucca,
Vice Presidente di Conndustria,
con delega all’economia
del mare e al Mezzogiorno.
Ed è proprio a Natale Mazzucca
che afdiamo il calcio d’inizio.
Le sue parole dipingono
il quadro congiunturale all’interno
del quale si inseriscono
gli spunti tecnici degli addetti
ai lavori.
Confindustria
«Il fattore tempo è determinante
per la tenuta sociale ed
economica del nostro paese
e non vedo un disegno chiaro
di ripartenza. Voi rappresentate
un settore economico che
quota circa 130 miliardi di Pil
e un numero di addetti che si
approssima al milione di persone.
La transizione energetica
è un’istanza avvertita chiaramente
e forse non tutti sanno
che l’Italia è il primo paese per
economia circolare in Europa.
Certo, le proiezioni annunciano
la contrazione del 10 percento
del Pil. Se sommiamo questo
dato con la quota che non abbiamo
recuperato dal 2008, il
calo è misurabile nel 20 percento,
con 400mila persone
‘Navigare a emissioni zero. I sistemi ibridi nella propulsione nautica’
ancora espulse dal mercato del
lavoro. Dobbiamo quindi attivare
i driver di sviluppo come
la Blue Economy. I recenti decreti
legge non hanno prestato
molta attenzione alla Blue Economy.
All’articolo 199 del Decreto
Rilancio sono stati stanziati
soltanto 6 milioni per la
riduzione delle tasse sulle concessioni
governative. La nostra
ambizione è fare dell’Italia, e
soprattutto del Mezzogiorno,
una grande piattaforma logistica.
Pensiamo alle opportunità
originate dal raddoppio del
Canale di Suez. Dobbiamo però
risolvere i nodi infrastrutturali
dell’intermodalità e ridurre il
divario digitale: per fare un
esempio, ci sono zone portuali,
come Gioia Tauro, che non
dispongono della banda larga.
La transizione energetica e l’innovazione
devono guidarci per
competere in un mondo sempre
più schiacciato tra le due superpotenze
economiche, Usa e
Cina».
FederPesca
Passiamo la palla a Luigi Giannini,
Presidente di FederPesca,
che associa oltre 3mila imprese
con navi oltre le 10 tonnellate.
Eccezionalmente, per le consuetudini
di DIESEL, relegheremo
alle battute nali i contributi
dei motoristi. Dalle parole
del Presidente Giannini emerge
l’orientamento proattivo all’ibridizzazione
degli operatori
del settore ittico.
«Nel 2013 abbiamo ospitato il
primo seminario italiano sulla
Blue Economy. L’innovazione
è fondamentale nel rilancio del
sistema paese, soprattutto nel
comparto della pesca, che si
trova in una condizione di compressione
competitiva, a causa
del dumping dei concorrenti.
Un sistema propulsivo meno
impattante sull’ambiente e che
concili la riduzione dei consumi
è un tema che affrontiamo
da parecchio tempo. Circa 12
Qui, tecnici di As
Labruna alle prese
con un check del
BlueHybrid, che
trovate anche in
fondo, a destra.
Sotto, un taxi in
Laguna. A destra,
l’S30 di Fpt, con il
modulo Transfluid,
al Salone di Venezia
del 2019 e, di
seguito, uno scatto
dal timelapse
delle fasi di
assemblaggio alla
Isotta Fraschini.
anni fa presentammo un progetto
ibrido insieme all’Università
di Bologna e al Rina, corredato
di test al banco, che certi carono
una riduzione tra il 30 e
il 50 per cento dei
consumi, tramite
l’accoppiamento
di due generatori
elettrici a bordo
con altrettanti motori
elettrici in parallelo.
Una ridondanza,
con sistema
di back-up, perché
all’epoca ritenevamo questa
soluzione lo stato dell’arte per
rispondere alle esigenze della
pesca. In prima battuta la capacità
di trazione esercitata dal
motore principale di un sistema
diesel-elettrico, fondamentale
per la pesca a strascico, per
avere coppia e ‘tiro’ suf cienti
per il traino di reti, come quelle
dei crostacei di profondità, esercitata
no a profondità di 850
metri. Signi ca avere dietro la
poppa all’incirca 4.000 metri
di cavi d’acciaio. Occorrono
determinate velocità di navigazione,
vitali in caso di maltempo,
e la necessità di rifornire di
energia i servizi di bordo, come
la congelazione rapida, a meno
40° o addirittura 60°, per alimentare
le celle di stoccaggio.
Questa sfida deve riguardare
anche il revamping».
Ipse Dixit
Massimo Labruna: “La Blue Economy
richiede soprattutto
creatività e innovazione tecnologica”
E i costruttori di sistemi propulsivi
cosa ne pensano?
Cominciamo dal padrone di
casa, Massimo Labruna, Amministratore
unico di As Labruna.
Vi dicono nulla Hydropack
e Hydropod? Ne abbiamo parlato
su DIESEL e bene esprimono
la vision di Labruna.
As Labruna
«Navigare a emissioni zero si
può, perché l’economia del
mare, o Blue Economy, differisce
dalla Green economy.
Quest’ultima richiede un impiego
enorme di capitali, la
Blue Economy, invece, soprattutto
creatività e innovazione
tecnologica. L’anno scorso As
Labruna ha investito il 45 percento
degli utili in R&D. Stiamo
lavorando per operare con
logiche di sistema. Non vogliamo
che il modello di nicchia
dell’elettri cazione nell’automobile
sia replicato in mare,
che è patrimonio di tutti. La
mia intenzione è di costruire
pacchetti ibridi, multi-fuel, per
rendere il prodotto ibrido accessibile
a tutti».
Altro nome noto ai lettori di
DIESEL è quello di Francesco
Iantorno, Direttore divisione
marine di Cmd
– Fnm. A lui associamo
il Blue Hybrid.
Cmd - Fnm
«L’idea dell’ibrido di
Cmd risale al 2010.
Promuoviamo un sistema
parallelo che
consente di navigare in elettrico,
a basse velocità, con un
motore elettrico tra la trasmissione
e l’endotermico, che non
richiede troppa energia, perché
l’assorbimento della carena in
dislocamento è contenuto, per
strappare un buon compromesso
tra pesi, prestazioni e autonomia.
E con un ingombro che
eccede di nemmeno 20 centimetri
l’endotermico puro».
Fpt Industrial
Luca Giovenzana, Chief engineer
hybrid engines di Fpt
Industrial, dell’innovazione ha
fatto il suo pane quotidiano. Di
cosa ha parlato? Di ibrido seriale.
Centraline di controllo,
logiche integrate, disaccoppiamento
tra termico ed elettrico,
navigazione in full electric per
accedere in aree portuali, in
banchina e in zone marine protette.
L’ibrido ai raggi X, parametri
termodinamici, alternanza
tra endotermico ed elettrico
o somma di termico e pacco
batterie, downsizing, elettricazione
degli organi di lavoro,
attualmente comandati idraulicamente
o meccanicamente. Il
parallelo? Per il diporto.
Isotta Fraschini
Giovanni Bruni, Chief operating
officer di Isotta Fraschini,
abbraccia il rinnovato ruolo
dell’endotermico, integrato
ai sistemi che lo affiancano
in un pacchetto ibrido. Isotta
Fraschini è concentrata sullo
sviluppo di un power management
system che integri
forme simbiotiche di energia.
Una prospettiva di transizione
si iscrive nell’arco temporale
di vent’anni e prevede alcuni
fattori. Quali? «I sistemi
di accumulo dell’energia» è
la prima voce nell’elenco di
Bruni. «Le batterie pesano
e talvolta sono pericolose.
Dobbiamo investire in sistemi
più efficienti. C’è poi l’argomento
idrogeno, per produrre
energia. In mare viene meno
il fattore inerzia, e dobbiamo
quindi pensare a meccanismi
supplettivi o alle fuel cell,
alle quale Fincantieri è sicuramente
sensibile».
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ECO-FRIENDLY
Affidabilità, riduzione dei costi di esercizio e delle emissioni sono i principali
requisiti in ambito commerciale; flessibilità e accesso alle aree marine protette
è ciò che attualmente più interessa ai diportisti. Siemens ha sviluppato
soluzioni su misura, con l’obiettivo di contribuire a una nautica più sostenibile
Proseguono nella loro
graduale ma inesorabile
avanzata i progetti di
propulsione ibrida nella nautica.
Dopo aver approfondito,
sul numero scorso di DIESEL,
le potenzialità dell’ibrido nelle
applicazioni stazionarie, ci
spostiamo questa volta in mare.
Sempre con l’aiuto di Andrea
Franchini, Sales Director Vertical
Markets - Process Solutions
di Siemens Energy.
L’ibridazione si può considerare
come la via ‘cadetta’
all’elettrificazione. Per
alcune applicazioni la più
approcciabile. Per esempio,
sulle navi commerciali (Roro,
Psv, porta-container,
Fuel-carrier, rimorchiatori,
Siemens. Presente e futuro dell’ibrido in mare
MODALITÀ
ecc.) quali soluzioni offre
Siemens?
Siemens è attiva da molti anni
nel settore della propulsione
ibrida ed elettrica, sia in ambito
terrestre che marino. La prima
applicazione risale addirittura
al 1886 quando un’imbarcazione
sviluppata da Siemens solcava
il ume Sprea a Berlino. Nel
corso del tempo abbiamo introdotto
molteplici soluzioni, in
funzione del campo applicativo
e delle potenze in gioco.
Le navi commerciali quali Ro-
Ro, Psv, porta container ecc.
sono imbarcazioni che operano
con continuità per molti giorni
all’anno e lungo un ciclo vita di
diversi decenni. Parametri fondamentali
sono l’afdabilità, la
riduzione dei costi di esercizio e
il contenimento delle emissioni
dovute alle sempre più stringenti
normative in materia.
In quest’ambito la soluzione
proposta da Siemens si basa
sul sistema Siship Bluedrive
Plus C, una piattaforma dieselelettrica
che comprende gruppi
elettrogeni a giri variabili, un
sistema di distribuzione in corrente
continua a cui può essere
collegato un impianto di accumulo
a batterie e dei gruppi
inverter-motore per garantire
la propulsione elettrica delle
eliche. Al sistema di distribuzione,
tramite inverter ausiliari,
sono poi connesse tutte le utenze
elettriche di bordo. Si tratta
di una realtà scalabile in grado
di coprire fasce di potenza no
a 7 MW per asse.
Quali sono i principali beneci
di questa soluzione?
Una riduzione dei costi operativi
no al 20 percento grazie
a minori consumi, ridotta usura
dei motori endotermici che
possono lavorare meno ore e
a condizioni di lavoro ottimali,
minori intervalli di manutenzione.
In questo modo si abbattono
le emissioni inquinanti.
Un’interessante referenza è costituita
dal traghetto norvegese
Ampere, che utilizza un sistema
di propulsione full electric alimentato
da un sistema di batterie
Siemens BlueVault da 1.000
kWh appositamente sviluppato
per il settore marine e offshore.
In questo caso, il traghetto opera
a emissioni zero sia dirette
che indirette, dal momento che
l’energia che serve per ricaricare
le batterie ai due capolinea
viene prodotta da centrali
idroelettriche.
Siemens Siship EcoProp: lo
abbiamo trovato sull’MY
Vanadis. Di cosa si tratta, nel
dettaglio?
Le richieste della nautica da
diporto sono diverse da quelle
della marina commerciale. In
quest’ambito, il fatto di poter
navigare con un sistema ibrido
consente soprattutto una maggior
flessibilità: grazie alle
batterie si possono utilizzare
i servizi di bordo senza dover
accendere i genset o senza doversi
collegare alle prese di
terra durante le soste nei porti.
Un altro vantaggio è costituito
dalla possibilità di accedere a
gran parte delle aree marine
protette.
Sugli yacht occorre però tener
in maggior considerazione
gli spazi disponibili a bordo,
la distribuzione dei pesi, il
comfort nelle diverse condizioni
operative, la necessità di
sempli care la manutenzione.
La piattaforma Siship EcoProp
risponde a tutte queste esigenze,
tramite una soluzione compatta,
consolidata e af dabile
– in quanto di derivazione
automotive – basata su sistemi
di azionamenti brushless raffreddati
ad acqua. I motori a
magneti permanenti, perfettamente
reversibili, possono
Il sistema Siship Bluedrive
di Siemens consente una
riduzione dei consumi e
una maggiore sostenibilità
ambientale. A destra,
un’immagine del traghetto
norvegese Ampere con
sistema di propulsione
full electric alimentato
da batterie BlueVault di
Siemens. Sotto, il superyacht
Vanadis di Ccn con sistema
di propulsione dieselelettrico
Siship EcoProp
essere utilizzati anche come
generatori. Anche in questo
caso, uno o più genset vengono
accoppiati tramite azionamenti
decentrati a un DC Bus, a cui
si allacciano le batterie, e da
qui tramite altri componenti
della stessa famiglia si realizza
la trasformazione energetica
inversa, alimentando inverter
e motori elettrici che spingono
le eliche di propulsione o di
manovra. Accanto alla soluzione
ibrido-serie ora descritta,
tipica delle imbarcazioni più
grandi, con questo sistema si
possono realizzare anche soluzioni
ibrido-parallelo, caratteristiche
di yacht di medie dimensioni,
dove motore diesel e
motore elettrico sono entrambi
collegati direttamente all’asse
d’elica.
Un’ulteriore ottimizzazione,
insomma…
In questo caso il motore elettrico,
di potenza nominale tipicamente
inferiore rispetto a
quello termico, funge anche
Ipse dixit
“Siemens Siship EcoProp può
funzionare in ‘pure electric mode’
a velocità ridotte o in modalità
diesel a velocità di crociera”
da generatore consentendo un
usso bidirezionale di energia
verso le batterie. Si ha così la
possibilità di funzionamento
in ‘pure electric mode’ a velocità
ridotte, funzionamento
in modalità diesel a velocità
di crociera: in questa fase la
macchina elettrica può ricaricare
le batterie consentendo di
utilizzare il diesel nelle condizioni
di massimo rendimento.
Inoltre, questo consente di
sfruttare un eventuale ‘boost’
sommando la potenza del motore
diesel a quella del motore
elettrico. La soluzione impiegata
sul Vanadis è proprio
quest’ultima.
Oltre che sugli yacht, il sistema
Siship EcoProp viene
impiegato con successo su
traghetti per navigazione in
acque interne, motovedette e
altre imbarcazioni di medie e
piccole dimensioni.
Il sistema Siship EcoProp,
composto dalla classica triade
‘inverter-motore-generatore’,
è sul mercato da 12
anni (per esempio, sul progetto
Swash Explorer). Come
si è evoluto, nel frattempo?
Il sistema EcoProp, come dicevo,
è stato sviluppato a partire
da una piattaforma di derivazione
automotive: gli stessi
motori e drive sono impiegati
in migliaia di unità anche su
autobus, veicoli commerciali,
mezzi da cantiere e da cava.
EcoProp è caratterizzato da
una comprovata robustezza e
af dabilità. Rispetto ai primi
progetti, nel corso degli anni
sono stati ampliati gamma e
ambiti applicativi. Più in dettaglio,
sono state inserite le
batterie a ioni di litio con funzioni
di energy storage, sono
state introdotte nuove taglie
di motori sincroni e asincroni,
il software di gestione è stato
standardizzato e la parametrizzazione
sempli cata.
In quali direzioni si sta concentrando
Siemens per implementare
le sue soluzioni
nel diporto?
L’Italia è leader mondiale nel
settore dei superyacht con oltre
il 40 percento della quota
di mercato globale. La centralità
del nostro paese ha fatto sì
che investissimo nello sviluppo
di un team italiano divenuto
ora il centro di competenza
mondiale per lo sviluppo di
soluzioni di propulsione ibrida
ed elettrica nella nautica
da diporto.
Il nostro focus principale è naturalmente
sui cantieri navali,
italiani ed esteri. Insieme ai
fornitori di propulsori diesel,
ci sforziamo costantemente al
ne di identi care le migliori
soluzioni in termini di innovazione
ed ecosostenibilità. Stiamo
anche lavorando su sistemi
di generazione basati su celle
a combustibile alimentate a
idrogeno. Dal punto di vista
della componentistica elettrica
di bordo, abbiamo sviluppato
protezioni delle reti DC basate
su componenti statici veloci,
per abbandonare fusibili e
interruttori elettromeccanici a
tutto vantaggio di af dabilità e
rapidità d’intervento. Accanto
a questo sono stati sviluppati
software di simulazione del
sistema di propulsione e delle
sue interazioni con il sistema
costituito dall’imbarcazione,
no a creare un modello digitale
– digital twin – della
stessa. Questo permette una
prototipazione virtuale consentendo
la riduzione dei costi di
sviluppo e del time-to-market.
Fabrizio Dalle Nogare
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In apertura, pompa criogenica sommersa serie
Artika di Vanzetti Engineering. In questa
pagina, due navi alimentate a Gnl. Parlando
di applicazioni navali a bassa pressione, le
pompe criogeniche sono sempre sommerse:
anche il motore, cioè, è sommerso nel Gnl.
Vanzetti Engineering: questa volta parliamo di navale
TE LO DO IO
IL GNL IN MARE
Vanzetti Engineering, atto secondo. Non solo applicazioni industriali: le pompe
criogeniche per la movimentazione e il trasporto del gas naturale liquefatto sono sempre
più diffuse anche nel mondo navale, dove fungono da pompe cargo o pompe per
l’alimentazione del metano al motore. Nel futuro prossimo ci sarà anche il diporto?
Prosegue il nostro percorso
di conoscenza
delle pompe criogeniche,
prodotti essenziali per
disporre di fluidi criogenici
a temperature molto basse e
in particolare per trasferire
i fluidi stessi da un serbatoio
a un altro. Il mese scorso
su DIESEL abbiamo parlato
delle applicazioni industriali
delle pompe criogeniche. A-
desso oltrepassiamo la linea
costiera per capire, con l’aiuto
di Giancarlo Geninatti,
Lng Marine Sales Manager
per Vanzetti Engineering,
quali sono le caratteristiche
delle pompe criogeniche u-
tilizzate in ambito navale e
se la diffusione del Gnl nel
diporto è ancora una chimera.
Quali sono le principali tipologie
di pompe criogeniche
in ambito navale?
Le applicazioni criogeniche
per il settore navale si sono
sviluppate più di recente rispetto
al settore industriale
e trovano giustificazione soprattutto
nella necessità di
abbattere l’inquinamento nel
trasporto marittimo. L’altro
motivo che ha spinto l’evoluzione
del Gnl nel navale,
insieme a quello ecologico, è
il costo del metano, per alimentare
una nave rispetto al
diesel marino.
Parlando di applicazioni navali
a bassa pressione, le
pompe criogeniche sono sempre
sommerse: ciò significa
che anche il motore è sommerso
nel Gnl. A seconda
poi delle richieste dei clienti,
queste pompe a bassa pressione
possono essere montate
sul fondo dei serbatoi oppure
dentro criostati sottovuoto, installati
ai piedi dei serbatoi.
Oltre alle pompe sommerse,
per l’ambito navale abbiamo
sviluppato anche pompe criogeniche
alternative ad alta
pressione per fornire gas ai
motori quando questi necessitano
di una pressione molto
elevata.
Che tipo di applicazioni concrete
si possono immaginare
per queste pompe?
Le applicazioni sono sostanzialmente
due. Una è quella
in cui la pompa criogenica è
necessaria a trasferire metano
liquido al motore della nave.
La seconda è quella delle cosiddette
pompe cargo, necessarie
a trasferire il metano liquido
da un serbatoio di una
nave a quello di un’altra oppure
a un serbatoio di metano
liquido a terra.
In ambito navale, come detto,
l’altra famiglia di pompe è
quella delle alternative, adatte
a motori che necessitano
di altissima pressione, fino ai
350 bar. Noi di Vanzetti abbiamo
referenze per entrambe
le tipologie: più per la bassa
pressione, ma soltanto perché
i motori per l’alta pressione
sono meno numerosi, in quanto
adatti a navi di dimensioni
molto grandi.
Ora parliamo più in dettaglio
di prodotti. In cosa differisce
la Artika 120-3S dalle
pompe per applicazioni stazionarie?
La pompa Artika 120-3S è
la pompa più piccola della
serie Artika di Vanzetti Engineering
e trova applicazione
soprattutto in ambito navale,
appunto.
La grande differenza, per
quanto riguarda il navale, è
data dalla certificazione di
classe; Vanzetti Engineering
ha esperienza praticamente
con tutti gli enti certificatori
navali. Per ottenere la certificazione,
tutti i materiali
devono provenire da filiere
di produzione certificate:
dall’acciaio alla lega di alluminio,
fino alle singole parti
della pompa. Una volta montata,
poi, la pompa richiede
una serie di test approfonditi
necessari a seguire degli standard
molto severi rispetto alle
applicazioni su stazioni di rifornimento.
Tutta la parte del
controllo qualità è dunque
molto più onerosa e incide
anche sul costo del prodotto.
Quali sono i range di pressione
e quali i margini di
implementazione? Come
interagisce la pompa con
In tutta sicurezza
Il tema della sicurezza è stato affrontato già il mese
scorso, nell’articolo che abbiamo dedicato alle
applicazioni industriali delle pompe criogeniche Vanzetti
Engineering. Ecco cosa aveva risposto Luca Gazzera,
Lng Industrial Division Sales Manager, alla nostra
domanda in merito. Naturalmente, il concetto si applica
anche all’ambito navale…
«Il Gnl ha due aspetti da considerare in tema di sicurezza:
il freddo e il possibile rischio di innesco. Il primo riguarda
un rischio insito in tutti i fluidi criogenici (Gnl e gas
dell’aria), di natura freddi e ustionanti».
Prosegue Gazzera: «Il secondo riguarda un rischio
specifico del Gnl, le cui fughe possono innescarsi.
Entriamo, in questo caso, in territorio Atex
(apparecchiature destinate all’impiego in zone a rischio
di esplosione). Questo significa che i motori, le valvole e
le strumentazioni degli skid realizzati devono rispettare
gli standard e le opportune direttive per poter operare in
ambienti di questo tipo».
il sistema di iniezione? La
centralina agisce in parallelo
alla centralina motore
o siete in grado di settare i
parametri di funzionamento
sulla Ecu principale?
Sulla Serie Artika, che sono
pompe a bassa pressione, abbiamo
due range. Quello intorno
ai 10 bar trova applicazione
per esempio su navi da
crociera, navi da trasporto,
chemical tanker e molte altre,
ed è adatto ai motori a 4 tempi.
Le pompe che arrivano a
circa 20 bar sono invece destinate
a navi ben più grandi,
come ad esempio le grosse
portacontainer, con motori a
2 tempi. Oltre alla Serie Artika,
la nostra gamma comprende,
come abbiamo detto,
anche le pompe alternative
ad alta pressione, per motori
a 2 tempi che richiedono fino
a 350 bar.
Alle altre domande è un po’
difficile dare una risposta,
dal momento che l’azienda
fornisce la pompa e il nostro
tipico interlocutore, in ambito
navale, è il fuel gas system
supplier, in pratica il system
integrator che si occupa, appunto,
dell’integrazione con
gli altri elementi con cui la
pompa andrà a operare. Sono
proprio i fuel gas system supplier
a gestire tutti i parametri
operativi.
Cosa manca al Gnl per attecchire
una volta per tutte
nel diporto, magari su megayacht,
quindi su imbarcazioni
perlomeno dagli 80
piedi in su? Al netto delle
strutturali complicazioni di
layout delle bombole, ci sono
altre questioni fondamentali
che andrebbero affrontate?
Di Gnl nel diporto se ne parla
da tempo e sono diversi i
progetti in atto. Quindi, prima
o poi, siamo convinti che
andranno in porto. Per il momento
le questioni più importanti
sono le dimensioni e le
infrastrutture di approvvigionamento.
Occorre, insomma,
che la nave, e quindi il serbatoio,
siano abbastanza grandi.
Gli yacht, anche i megayacht,
hanno ovviamente dimensioni
più ridotte rispetto alle imbarcazioni
commerciali. Passare
a un serbatoio Gnl non
è, quindi, semplice. Dal punto
di vista della sicurezza, invece,
non vediamo particolari
ostacoli.
Poi c’è la questione delle
infrastrutture: le stazioni di
rifornimento Gnl non sono
certo così diffuse, al momento,
sul territorio. Un sistema
infrastrutturale all’altezza è
fondamentale perché progetti
di questo tipo possano avere
un impulso importante. Noi
siamo fiduciosi anche perché
vediamo che, a livello globale,
il mercato è in evoluzione
e continuiamo ad avere interlocuzioni
in merito con i
cantieri.
38
39
L’Hydropod, al
Mets 2019 di
Amsterdam.
L’Hydropod, SmatPlug si al
Mets inserisce 2019 di di diritto
Amsterdam. nella filiera della
elettrificazione in
mare. È una delle
poche novità che
Saim ha annunciato
in anteprima. Per le
altre, ‘the place to
be’ è Cannes.
C’era lo stato
maggiore di Isotta
Fraschini al gran
completo, con la
partecipazione del
Magnifico Rettore
del Politecnico
di Bari, alla
presentazione della
collaborazione
con l’Ateneo del
capoluogo pugliese.
Per celebrare le prime 120 candeline della creatura concepita a Milano dai fratelli Fraschini e da
Cesare Isotta, attualmente di proprietà Fincantieri, al quartier generale di Isotta Fraschini Motori è
stato sottoscritto l’accordo relativo a tre dottorati di ricerca presso il Politecnico di Bari. Un’iniziativa
nel solco di quanto annunciato proprio qui, un anno fa, nel segno del legame con il territorio
Il futuro si costruisce a partire
dal presente. Le basi di IFuture
sono state poste, non resta
che attenderne i frutti. Il 29
giugno, presso il quartier generale
di Bari, Isotta Fraschini si è
ufcialmente affacciata oltre la
prima delle tre fasi del rilancio,
quella conosciuta come ‘back to
the basic’. Il presupposto della
‘Fase 1’ del programma è legata
alla denizone di un livello qualitativo
‘olistico’, per così dire,
cioè legato all’erogazione del
servizio. L’obiettivo è ‘esonerare’
gli utilizzatori nali da qualsiasi
fastidio, per concentrarsi
sull’utilizzo della macchina.
In corrispondenza dei 120 anni
di Isotta Fraschini, concepita
nel 1900 a Milano e per mezzo
secolo eccellenza del settore
automobilistico (le luxury car
del periodo prebellico), sono
state rmate le convenzioni con
il Politecnico di Bari per i tre
progetti di dottorato di ricerca,
della durata di tre anni ciascuno.
40
Isotta Fraschini e il Politecnico di Bari
TRE REGALI PER I
PRIMI 120 ANNI
I proli professionali di questi
progetti integreranno le competenze
dell’R&D di IFM per
dare slancio e corpo ai due successivi
stadi del programma di
rilancio. IFuture, dunque, passa
anche di qua. I dottorati rispondono
al criterio di territorialità
invocato a più riprese durante
la cerimonia di consegna dei
diesel generatori pr le Ppa della
Marina militare italiana. Riproponiamo
le parole di Sergio
Razeto, Presidente di IFM: «La
direzione strategica dell’azienda
è quella di creare un centro
di innovazione e sviluppo, che
collabori con le risorse locali,
il Politecnico di Bari e l’Università
del Salento».
I tre dottorati
1) “Strategie e metodi per la
manutenzione predittiva e il monitoraggio
da remoto di sistemi
di generazione di energia”. Il
progetto, che sarà sotto l’egida
del dipartimento di Ingegneria
Meccanica, Matematica, Management
e IFM, è volto a sviluppate
lo studio di metodologie
innovative manutentive predittive,
sviluppate con innovazioni
tecnologiche come IoT e Cmms.
2) “Sistemi di propulsione
ibrido-elettrica per applicazioni
navali”. Il progetto, che si
svolgerà invece presso il Dipar-
timento di Ingegneria Elettrica e
dell’Informazione e IFM, verterà
sullo studio e lo sviluppo di
un sistema di propulsione ibrida
basato su tecnologie innovative
in grado di minimizzare i costi
operativi, dei consumi e dell’emissione
in atmosfera di gas
serra.
3) “Sistemi intelligenti di power
management”. Il progetto
avrà luogo presso i laboratori
del Dipartimento di Ingegneria
Elettrica e dell’Informazione e
IFM e affronterà lo studio e lo
sviluppo di nuove metodologie
e strumenti di progettazione di
sistemi di gestione in un’ottica
di ottimizzazione dell’efcienza
complessiva mediante tecnologie
di monitoraggio remoto e
modelli di previsione sia della
produzione sia della domanda
di energia, basati su tecniche di
intelligenza articiale e su tecnologie
di industria 4.0, quali la
realtà virtuale e IoT.
La vagheggiata ripresa dalle
secche del lockdown
pare inviare segnali incoraggianti,
almeno così ci ha
premesso Marco Donà, interpretando
gli umori di Saim Marine.
Il bello deve ancora venire
e si manifesterà al Salone di
Cannes, nonostante l’incognita
della presenza di dealer e buyer,
anche se regna il riserbo. Possiamo
dire che un progetto sarà
all’insegna della partnership
tecnica, il target le eliche di
manovra. Il secondo progetto
riguarda la collaborazione con
Yacht controller, come distributori
esclusivi per il mercato
Oem.
In attesa di visitare lo stand di
Saim Marine (l’intervista risale
all’inizio di luglio), Donà ci
fornisce una visione di più ampio
respiro.
«Sulla stagione 2020-21 aleggia
un enorme punto interrogativo.
Le stime basate sul senti-
Saim Marine
PRESA RIPRESA
E SORPRESA
Marco Donà ci ha parlato di questa fase cruciale del diporto. Saim
Marine ha in canna due colpi ‘pesanti’: uno riguarda le eliche di
manovra, l’altro la collaborazione con Yacht controller. Per il resto,
tutto bene con Kps e i Kdi di Kohler. C’è fermento per lo SmartPlug
La presa,
che
completa
il set, e la
sacca per
agevolare il
trasporto.
ment annunciano un calo del 20
-30 percento» confessa Donà.
«Restando all’attualità, la
nautica si è svegliata, come dimostrano
i dati di vendita dei
ricambi, e le prime stime fornite
dai cantieri nautici, soprattutto
le barche più piccole. Chi
ha stock, riesce a smaltirlo. I
grandi gruppi esteri si sentono
minacciati, perché impegnati
in segmenti di mercato pesantemente
colpiti dal lockdown,
come i costruttori di catamarani
per il Far East e i Caraibi.
Negli Usa hanno avuto un’impennata
gli sca no a 40 piedi,
anche se Florida è appena
entrata in lockdown. Qui l’ago
della bilancia sarà la gestione
governativa della pandemia».
Cosa ci racconta del mondo
Saim?
Sul prodotto Kohler (gruppi
elettrogeni) Saim ha bene ciato
di suf cienti scorte per far
fronte alla domanda. Da ormai
un lustro ha eliminato qualsiasi
problema di vibrazioni e rumorosità,
perfezionando così la
gamma di generatori più completa
sul mercato, con puntuali
conferme dell’affidabilità dei
motori Kdi. La leadership nella
generazione a bordo è testimoniata
anche dalla quota predominante
nei cantieri Azimut
e San Lorenzo, che installano
Kohler come equipaggiamento
standard su tutta la produzione,
e dalla vocazione maggioritaria
all’interno di altri cantieri
come Ferretti, che monta
Kohler dai 29 chilowatt in su.
Si chiama SmartPlug
La novità annunciata si chiama
invece SmartPlug, un sistema di
presa e relativa spina per portare
a bordo la corrente elettrica
dalle colonnine della banchina.
Con una supercie di contatto
dei poli di presa e spina
maggiore di circa venti volte
rispetto ai sistemi tradizionali,
SmartPlug riduce la possibilità
di surriscaldamento dei contatti.
Le prese si montano con 4 punti
di ssaggio, compatibili con
gli standard industriali, sono
dotate di guarnizioni resistenti
alle intemperie, che prevengono
la corrosione dei contatti, e
di un blocco di sicurezza che
aggancia la presa in maniera
stabile alla parte posteriore del
connettore. La spina è dotata
di due levette laterali in acciaio
inossidabile a molla che la
fanno aderire automaticamente
alla presa e ne rendono molto
semplice l’utilizzo. Due Led
blu sulla parte superiore della
presa indicano la presenza di
tensione.
Per soddisfare ogni necessità, i
cavi per il collegamento alla colonnina
in banchina sono disponibili
in tre diverse lunghezze,
di 12,5, 15,5 e 25 metri.
41
L’Hydropod, al
Mets 2019 di
Amsterdam.
Perché non monitorare lo
stato di salute e l’usura
dei giunti o dei supporti
antivibranti e prevenire l’insorgere
di malfunzionamenti, anziché
intervenire solo in caso
di rotture?
Vi sentireste tranquilli a non
sostituire con regolarità gli
pneumatici della vostra auto,
intervenendo solo in caso di
necessità?
Partendo da queste domande,
Vulkan Italia ha ideato un progetto
di ampio respiro nalizzato
alla promozione della manutenzione
preventiva nel diporto.
Giulio Alberti, che in Vulkan
ricopre il ruolo di After Sales
Service Manager, è il perno attorno
al quale gira il progetto.
«Siamo partiti dal rapporto che
Vulkan Italia ha sempre avuto
con le of cine specializzate per
la gestione del service. Pensiamo
sia importante per l’armatore
avere una rete di riferimento
con professionisti formati sui
nostri prodotti e sviluppare un
programma di manutenzione
preventiva costante che permetta
di avere sotto controllo lo
stato di usura dei componenti,
che può in uenzare signi cativamente
la loro resa. Una sorta
di tagliando, insomma».
Più nel concreto, in cosa consiste
l’intervento? «L’ispezione
periodica ha lo scopo di
veri care le condizioni degli
elementi elastici e la loro rispondenza
ad alcuni parametri
limite. Non necessariamente
l’intervento porta a una sostituzione
del componente. Per le
parti in gomma i limiti di età
sono in funzione del numero
di anni o delle ore di esercizio,
con differenze importanti a
42
Una sorta di tagliando programmato per giunti e supporti
antivibranti, la cui usura influisce notevolmente sulle prestazioni.
Puntando a coinvolgere un’ampia rete di officine a livello nazionale,
Vulkan Italia promuove una concezione diversa di service
seconda dello stress a cui sono
sottoposte».
Formazione
Il progetto di manutenzione preventiva
che ha una portata nazionale
si basa fortemente sulla
formazione. «Inizialmente con
una serie di webinar e, in un
prossimo futuro auspicabilmente
con sessioni dal vivo, abbiamo
previsto un ciclo di eventi di
formazione speci ca sulle problematiche
vibro-acustiche, di
prodotto, applicative: un vero e
proprio supporto sul trattamento
dei nostri prodotti.
Siamo partiti a luglio con il
primo ciclo focalizzato sulla tematica
più cara agli armatori,
il comfort a bordo: anche con
piccoli interventi di ret che non
stravolgano i layout esistenti, il
livello di comfort può aumentare
in maniera sensibile, con soddisfazione
dell’armatore.
Il confronto continuo con le of-
cine, poi, è importante anche
Vulkan Italia e il service proattivo
PREVENIRE È
MOLTO MEGLIO
per consentirci di raccogliere
dati di flotta che, nel tempo,
entreranno a far parte del database
globale. Questo ci darà
la possibilità di avere ancora
più informazioni sullo stato di
usura dei prodotti e quindi di
programmare ancora meglio la
nostra attività di service. Agire
proattivamente, insomma, senza
aspettare la rottura, con un team
di esperti vicini ai nostri clienti,
capaci di risolvere le problematiche
degli armatori, con il
supporto attivo del team Vulkan
per i progetti più complessi e di
retrot», spiega Alberti.
Non solo diporto?
Il progetto dovrebbe partire entro
la ne di quest’anno e sarà
inizialmente limitato alle imbarcazioni
da diporto. Non è da
escludere, tuttavia, una possibile
estensione in futuro alle applicazioni
professionali leggere,
che potrebbe dare un impulso a
uno scenario ad oggi futuribile
Manutenzione da
remoto? Le basi
tecnologiche ci
sono. Al momento,
verifiche periodiche
e ispezioni visive
sono le modalità più
diffuse.
ma, da un punto di vista strettamente
tecnologico, non certo
proibitivo: la manutenzione da
remoto. Ancora Alberti: «Oggi
esistono già degli strumenti per
il monitoraggio torsionale in
continuo: si parla di centrali
di potenza o cogenerazione e
grandi unità, dove la disponibilità
dei motori è un requisito
fondamentale per l’utilizzatore e
l’eventuale rottura può incidere
signi cativamente sulle ore di
funzionamento annue e, quindi,
sulla reddittività dell’impianto.
Al momento, per quanto riguarda
le parti elastiche dei prodotti
sulle unità da diporto, la manutenzione
viene fatta con un’ispezione
visiva periodica – alla
ricerca di problematiche come
fessurazione o distacco gommametallo,
per esempio – oppure
con veriche vibro-lineari o torsionali.
Specialmente sui giunti,
non è certo impensabile un’evoluzione
verso la manutenzione
preventiva da remoto».
Nome
commerciale
CAOUTCHOUC Gomma Naturale -
Natural rubber
Buna
Hüls,Polysar
S,Soprene
Keltan, Buna AP,
Dutral
Perbunan,
Polysar-Krynac
Baypren,
Neoprene
Polysar Butyl,
Esso-Butyl
Ottimizzazione dei parametri termodinamici, coibentazione del vano
motore, elettrificazione della linea d’asse? No, niente di tutto questo. Per
minimizzare il rumore a bordo giocano un ruolo cruciale gli antivibranti,
che siano in gomma metallo, inox e gomma Nr, Epdm o Neo
Se pensate che il comfort e
la sicurezza a bordo dipendano
solo dalla linea d’asse
o dalla chiglia, vi siete scordati
il contributo di un piccolo,
ma fondamentale, accessorio,
gli antivibranti, che intervengono
per ridurre rumorosità e
vibrazioni causati dall’apparato
motore, là dove non possono
nemmeno gli opportuni contrappesi.
Oltre a irrigidire le fondazioni
e lo scafo occorre accura-
E un quadro elettrico?
Un quadro elettrico a parete all’interno di unità
navali militari? Patrini ha individuato l’antivibrante
AS come la soluzione per le speciche condizioni
di impiego, che consentono
l’utilizzo di una gomma naturale,
dalle migliori performance
meccaniche.
L’applicazione però prevedeva
un ‘lavoro’ a taglio del supporto
essendo l’armadio appeso a
parete. Gli antivibranti dovevano
sostenere il quadro elettrico ma
anche isolarlo dalle vibrazioni
di tutta la struttura. L’AS di
Patrini Giacomo è normalmente
DESIGNAZIONI MATERIALE SECONDO ASTM-D 1418-76
Polimero Sigla Caratteristiche
Gomma butadienestirene
- Rubber
butadiene-styrene
NR
SBR
Etilene-propilene diene EPDM
gomma - Ethylenepropylene
dyene rubber
Acrilonitrile-butadienegomma
- Acrylonitrilebutadiene
rubber
Gomma cloroprene -
Rubber chloroprene
Gomma butilica - Butyl
Rubber
Silopren Gomma siliconica -
Silicon rubber
NBR
CR
IIR-BU
VMQ,
PVMQ
ottima resistenza
alla trazione e
allungamento,elasticità
buona resistenza
alla trazione e
allungamento,elasticità
Discreta resistenza
alla trazione e
allungamento,elasticità
Discreta resistenza alla
abrasione
Discreta resistenza
alla trazione e
allungamento,elasticità
Discreta resistenza alla
trazione e allungamento,
Discreta resistenza alla
trazione e allungamento,
elasticità
Patrini Giacomo e il silenzio in mare
GOMMA O
INOSSIDABILE?
tamente evitare i fenomeni di
risonanza meccanica. Conviene
inoltre fare ricorso all’isolamento
acustico e strutturale.
Le applicazioni nautiche non
possono prescindere dalle condizioni
di esercizio e afdabilità.
Le condizioni di rollio e
beccheggio sono normali, ma
devono essere previste inclinazioni
permanenti dovute a
movimenti accidentali del carico
non perfettamente stivato,
Discreta resistenza
all'abrasione
Discreta resistenza
all'abrasione
suf ciente
resistenza
all'abrasione
suf ciente resistenza
trazione e allungamento,
elasticità
Buona resistenza
all'abrasione
scarsa resistenza
all'abrasione ed
elasticità
scarsa resistenza
all'abrasione e
strappo
Soffre oltre
70°C
Soffre oltre
70°C
Soffre oltre
130°C
Soffre oltre
120°C
Soffre oltre
110°C
Soffre oltre
140°C
Soffre oltre
180°C
Fragilità alla basse
temperature
Fragilità alla basse
temperature
Fragilità alla basse
temperature
Fragilità alla basse
temperature
Fragilità alla basse
temperature
Fragilità alla basse
temperature
Discreta resistenza
alle basse temperature
oppure a variazioni dell’assetto
dello scafo a causa di falle.
Caratteristiche di ogni componente
all’interno delle navi
sono peso e ingombro ridotti,
adattabilità alle forme dello
scafo delle navi, grande manovrabilità
e inne facilità di
conduzione, smontaggio e manutenzione.
Gli antivibranti devono inne
tenere in considerazione le
condizioni difcili di esercizio:
impiegato come supporto cabina o motore delle
macchine off-road. È stato concepito per lavorare
in compressione e viene ssato sulla struttura
‘appoggiando’ i due componenti
sopra e sotto la staffa. In questo
caso è stato invece montato in
verticale. All’interno dell’AS infatti
c’è un tubo di metallo vulcanizzato
ad una dei due componenti. In
questo modo il tubo ha funzione di
antistrappo ed evita che, in caso
di urti, anche violenti, il quadro
elettrico si stacchi dalla parete
danneggiandosi e danneggiando
quanto gli sta intorno.
Discreta resistenza
all'invecchiamento
Discreta resistenza
all'invecchiamento
ottima resistenza
all'invecchiamento
suf ciente resistenza
all'invecchiamento
e ozono
buona resistenza
all'invecchiamento
e ozono
ottima resistenza
all'invecchiamento
e ozono
buona resistenza
all'invecchiamento
e ozono
Nella foto,
un supporto AS.
suf ciente
resistenza all'ozono
suf ciente
resistenza all'ozono
Buona resistenza
all'ozono
Buona resistenza
agli oli e grassi
Discreta resistenza
a benzine, acidi,
grassi,alcali
Buona resistenza
ad acidi e alcali
Scarsa resistenza
ad acidi e alcali
elevata resistenza all’azione
corrosiva dell’acqua e dell’aria
marina, capacità di operare
anche a contatto con diversi
combustibili.
Non bisogna inne dimenticare
la riduzione al minimo possibile
delle possibili fonti di incendio:
la gomma deve quindi
essere conforme alle norme di
sicurezza per quanto riguarda
l’inammabilità.
Gomma metallo?
Per soddisfare tutti questi requisiti
Patrini Giacomo può
produrre antivibranti in gomma
metallo che hanno parti
metalliche in acciaio inossidabile
e gomma Nr, Epdm o
Neo. Come si può notare dalla
tabella in alto, la scelta tra le
diverse mescole consente di
utilizzare la più idonea all’applicazione
per trovare il giusto
compromesso tra smorzamento
delle vibrazioni e resistenza
agli agenti esterni e al calore.
In applicazioni particolarmente
critiche può essere realizzata
una mescola ad hoc.
43
Vadoetorno
network
Due case editrici (la Vado e Torno Edizioni e Orsa Maggiore
International), sette riviste (AUTOBUS, MACCHINE CANTIERI, TRATTORI,
VADO E TORNO, WE ARE ACCESS EQUIPMENT, WE ARE DRILLING &
FOUNDATIONS). Le due anime delle applicazioni industriali su strada
(trasporto merci e trasporto passeggeri) e le due anime dell’off-road
(macchine agricole e movimento terra) hanno trovato una casa comune.
A ogni uscita DIESEL propone la sintesi di un articolo pubblicato sui
numeri precedenti delle riviste con le quali collaboriamo.
VADO E TORNO EDIZIONI IN A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
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maggio 2020, n. 67
da Vadoetorno n.9/2020
da AUTOBUS n.9/2020
da TRATTORI n.7-8/2020
da MACCHINE CANTIERI n.67/2020
44
45
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9
IN QUESTO NUMERO
L’ibrido sposa
sa
il gas
Con l’abito
della nuova
cabina il
pesante
green di Iveco
convince
ancora di più.
Confermando
prestazioni e
rendimento
e alzando
ulteriormente
il comfort a
bordo, dove
la funzionalità
non è un
optional
Con lui l’Lng cambia forma
Sì, puoi fidarti!
Filobus. La rete di Bologna, tra storia e futuro
Chi fermerà Emilio?
Tre fasi
storiche
abbracciano
ottant’anni
di presenza
del lobus
all’ombra
delle due torri.
Oggi Bologna
ha cinque
linee loviarie
e una gara
da 35 nuovi
mezzi in
dirittura
d’arrivo. La
trazione full
electric ha
decretato un
vero e proprio
salto di qualità
Raramente accade che la sagoma
di un camion catturi sguardi
interessati di evidente ammirazione
quando circola su strada,
entra in un’area di servizio o semplicemente
prende posto in un parcheggio.
Sono coccole riservate alle auto,
sportive in particolare. Quando succede
a un truck signica almeno una
cosa: stilisticamente quel veicolo ha
fatto centro. Per l’armonia delle sue
linee, per l’eleganza che lo caratterizza,
e perchè no, per il fascino che
emana. È il caso dell’S-Way Np a
nostra disposizione per una presa di
contatto in attesa del più completo
test consumi che verrà.
Nel parcheggio del luogo ssato per
il breeng, il pesante green di Iveco
è stato oggetto delle attenzioni di
un gruppo di camionisti. Non ce ne
voglia lo Stralis, ma prima non succedeva.
D’altronde, pur non rinnegando
il passato, l’S-Way è tutt’altra
cosa, non soltanto per quelle 5 mila
parti nuove rispetto al suo precedes-
sore. Ha una linea attraente e forme
più aggressive, espresse dalla calandra
con ‘V’ profonda ben armonizzata
con il paraurti in tre parti e i fari
con taglio verso il basso. Migliora
del 12 per cento il Cx e consente una
riduzione dei consumi no al 4 per
cento. E, all’interno, il pavimento rialzato
di 110 mm ha ridotto il tunnel
motore a soli 95 mm. (...)
Segue su Vado e Torno N.9,
Settembre 2020
de espansione anche per la lovia.
Negli anni ‘30 l’entusiasmo per un
mezzo silenzioso e moderno, qual
era (e qual è!) il lobus, fece spostare
in secondo piano molti impianti
tranviari. Anche a Bologna si decise
di sperimentare il nuovo mezzo. Il
primo periodo comprende gli anni
della seconda guerra mondiale, dal
1940 al 1945. La prima linea, attivata
nel 1940, sotto la gestione Atm,
sostituiva la tranvia 12 nel percorso
tra piazza del Francia (capolinea in
centro città) e San Michele in Bo-
La rete loviaria di Bologna è
una delle più vaste d’Italia e
una delle più antiche, anche
se l’esercizio effettivo, in termini
temporali, rimane concentrato in
tre periodi distinti. Il 2020 è un
anno importante per l’impianto
bolognese, che festeggia 80 anni
dall’apertura della prima lovia e
30 anni dall’inaugurazione dell’impianto
attuale, avvenuto nel 1990.
Per dovere di cronaca, 65 anni fa
si riaprivano gli impianti dopo la
prima linea: fu un periodo di gransco,
situato nella prima collina bolognese,
con un percorso in salita che
esaltava la tecnica del lobus, molto
più agile e essibile rispetto al tram.
Notevole fu l’apprezzamento per il
veicolo loviario, tanto che dopo
pochi mesi la linea fu prolungata
no a San Donato, in sostituzione
della tranvia 8, e la lovia fu appunto
numerata 8/12, diametrale per
una lunghezza di 3,679 km. (...)
Segue su AUTOBUS N.9,
Settembre 2020
46
47
EURO 3,50
Estratto da ‘TRATTORI’ N°7-8, 2020
Estratto da ‘MC5.0 MacchineCantieri’ N°67, maggio 2020
MC
ME F R E E
5.0
I L M O T O R E F R E E P R E S S D E L L ’ E D I L I Z I A
MACCHINE CANTIERI
maggio 2020, n. 67
Al top con l’Active steer
RIFORMA DIGITAL JOHN DEERE
Same
ripropone un
nome che ha
fatto la storia
attribuendolo
a due inediti
modelli da 51
e 59 cavalli
disponibili sia
in versione
con telaio di
sicurezza sia
con cabina
Da Bobcat le
nuove pale
compatte
cingolate
e nuovi
sollevatori
telescopici
motorizzati
Stage V
Trattori compatti Same emissionati Stage V
Il ritorno del Delfino
La squadra di trattori compatti
Same si amplia con l’introduzione
di una nuova gamma
di trattori denominata Delno come
una delle più gloriose serie del
passato e composta da due modelli
(Delno 50 e Delno 60) con motore
Stage V da 2,2 litri e potenze
di 51 e 59 cavalli. Disponibile sia
in versioni ‘open’ con telaio di sicurezza
abbattibile a due montanti
anteriori, sia cabine ad alta visibilità
a quattro montanti (specicamente
progettate dal costruttore per queste
macchine), i nuovi trattori vengono
offerti anche in allestimento ribassato
con pneumatici posteriori da
soli 20 pollici per una migliore agilità
nelle lavorazioni sotto-chioma.
L’erogazione della coppia motrice è
stata programmata specicatamente
per l’impiego agricolo, le applicazioni
municipali e la manutenzione
del verde. Grazie ai 2.200 centimetri
cubi di cilindrata complessiva, il
regime massimo di rotazione è stato
contenuto in soli 2.600 giri al minuto,
a tutto vantaggio dell’afdabilità
e della parsimonia nei consumi,
mentre la coppia massima è disponibile
già a 1.600 giri al minuto. La
conformità allo Stage V è ottenuta
con l’adozione di un catalizzatore
Doc e di un ltro antiparticolato
Dpf passivo (entrambi esenti da
manutenzione).
Una trasmissione con 12 rapporti
sia avanti che indietro (che diventano
16 più 16 col superriduttore)
garantisce efcienza in tutte le
situazioni. I comandi a leva del
cambio sono collocati in posizione
ergonomica, sotto al volante. La
velocità massima raggiungibile nei
trasferimenti e nei trasporti su strada
è di 30 chilometri orari.
L’elevato angolo di sterzo assicura
una grande manovrabilità, mentre
la capacità di trazione rimane eccellente
anche in condizioni precarie
grazie al bloccaggio simultaneo dei
differenziali. In virtù di una dotazione
di prim’ordine, i Same Delno
possono lavorare efcacemente con
svariate attrezzature azionate idraulicamente.
La versione base comprende una
pompa da 30 litri al minuto dedicata
al sollevatore posteriore da 1.200
chili di capacità e ai distributori (no
a 6 vie), mentre un secondo impianto
autonomo da 15 litri al minuto per la
guida idrostatica garantisce leggerezza
e manovrabilità della macchina
anche a basso regime motore e con
carichi gravosi. (...)
Segue su TRATTORI N.7-8,
Luglio/Agosto 2020
Sotto i cofani delle nuove
pale compatte cingolate e
dei nuovi sollevatori telescopici
Bobcat battono due cuori
nuovi. Stiamo parlando dei motori
Bobcat D24 e D34 che rispondono
alla normativa Stage V e vanno a
migliorare le caratteristiche prestazionali
di molte macchine del
marchio della lince. In linea con
quanto abitualmente proposto da
Bobcat, anche in questo caso non
si tratta di una mera applicazione
normativa, ma di una sostanziale
evoluzione di ogni singolo mezzo
d’opera. Andiamo con ordine e
Innovazioni: Bobcat
D24 e D34
Cuori tecnologici
partiamo dalle pale compatte cingolate
T450 e T590 della serie M.
Come ben sanno i più attenti operatori
del settore, il lancio delle
nuove pale compatte cingolate
Stage V T450 e T590 segue il recente
esordio dei modelli gommati
Stage V S450, S510 e S530 della
serie M. Tutte macchine che regalano
prestazioni migliorate, più
comfort e requisiti ottimizzati per
quanto concerne la manutenzione.
E se non bastasse, la nuova serie
M si segnala come un’autentica
apripista sul fronte estetico, si
tratta infatti della prima gamma in
Europa a presentare il nuovo look
dell’azienda che prevede, per la
prima volta, etichette adesive tridimensionali.
Ma se l’aspetto estetico è importante,
quello che conta davvero si
misura in efcienza e prestazioni,
ed ecco che il nuovo motore D24
Bobcat, con sistema di iniezione
del carburante Bosch, migliora le
prestazioni globali della macchina
e soddisfa le più severe normative
sulle emissioni Stage V. (...)
Segue su MC5.0 N.67,
Maggio 2020
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OEM & Motori. I cantieri Vizianello e l’ibrido
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PRESERVIAMO
I CANALI
Quelli della laguna di Venezia, promuovendo una navigazione
sostenibile e al tempo stesso effi ciente. I cantieri navali Vizianello
fi rmano, tra l’altro, le celeberrime water limousine, ma anche le
barche per il trasporto passeggeri di Alilaguna
Honda Marine, Man, Mercury
Mercruiser, Volvo Penta,
Hyundai Seasall. Questi i
nomi dei motoristi che campeggiano
sul sito dei cantieri Vizianello.
La collaborazione con chi
fornisce i motori è tuttavia parte
di una più ampia visione su innovazione
e tecnologia. Abbiamo
approfondito con il responsabile
R&D, Andrea Businaro.
Quali sono gli aspetti che più
considerate nella scelta dei motori?
L’afdabilità, innanzitutto. Emissioni
e capacità di assistenza
da parte del fornitore sono altri
aspetti cruciali. Così come la
compattezza che, per una sala
macchine, è molto importante.
Quanto è sentita la questione
della sostenibilità nelle applicazioni
commerciali leggere?
La sensibilità è in costante aumento,
specialmente a Venezia,
dove si sta anche ipotizzando la
chiusura di alcune vie d’acqua
alle imbarcazioni che non rispettano
certi standard. L’ormai lunga
collaborazione con Alilaguna,
che ci af anca sul fronte della
sostenibilità e dunque nella sperimentazione
di diverse tipologie di
propulsione ibrida, ci ha permesso
di crescere man mano. Se ripenso
ai primi progetti ibridi fatti
con Alilaguna, la tecnologia era
molto diversa rispetto a quella
che abbiamo a disposizione oggi.
Con l’evoluzione delle tecnologie
– quindi controlli, batterie, motori
brushless, inverter, batterie al litio,
maggiore capacità di stoccaggio
– il sistema complessivo è di
più facile utilizzo per l’operatore.
Vede una differenza tra i taxi e
il trasporto di linea?
Una differenza importante tra
i due ambiti è la conoscenza a
priori della rotta da percorrere:
il trasporto di linea ha tempi,
velocità, fermate prestabiliti da
rispettare ed è più semplice ottimizzare
un sistema ibrido per
svolgere una missione predenita.
I taxi rispondono alle richieste del
cliente, sempre diverse e imprevedibili.
Hanno quindi necessità di
essere più versatili e adattabili
alle esigenze momentanee. Negli
anni abbiamo visto come gli stessi
comandanti di linea, inizialmente
scettici, dopo aver provato un
mezzo ibrido a bordo del quale
devono trascorrere tante ore durante
il giorno, si accorgano della
differenza in termini di rumorosità
o di vibrazioni, per esempio. Così
come si rendono conto dei beneci
di poter modulare l’utilizzo del
motore con soluzioni diesel-elettriche
a seconda del tragitto che
devono compiere. È necessario
dare la possibilità anche ai taxisti
di sperimentare gli stessi beneci
L’elegante livrea del taxi ibrido costruito dai cantieri Vizianello
della propulsione ibrida, sempre
garantendo loro la massima afdabilità
e continuità nel servizio a
cui sono chiamati.
Su alcuni dei vostri progetti date
al committente la possibilità di
scegliere tra propulsione diesel
o ibrida. Ci spiega meglio?
Diamo la possibilità all’armatore
di scegliere quello che desidera.
Parlando di retro t, l’ibridizzazione
non è sempre possibile. Noi
cerchiamo comunque di studiare
una tipologia di kit ibrido (non
solo il motore, chiaramente, ma
anche tutto quello che c’è intorno)
in cui gli ingombri aumentano
di poco, in modo da adattarsi
a gran parte delle imbarcazioni.
La possibilità di fare interventi su
battelli esistenti si riversa sulle
imbarcazioni ancora da costruire,
dove si possono calcolare gli
spazi per ciascun componente.
Rimane, immaginiamo, la questione
delle normative…
Assolutamente. Il ritardo nell’emanazione
delle normative obbliga
a essere graduali nell’introduzione
di tecnologie innovative.
Questo valeva qualche anno fa
per le batterie al litio, vale oggi
per l’idrogeno, per esempio, a cui
abbiamo lavorato nell’ambito del
progetto Hepic.
Dal punto di vista strettamente
tecnico, una propulsione a idrogeno
in ambito marino è fattibile:
esiste e funziona. A livello
normativo è tutto un altro discorso.
La questione più dirimente è
senza dubbio quella dell’infrastruttura.
Concretamente, come
si fa attualmente a ricaricare una
barca a idrogeno a Venezia? E
chi, oggi, costruirebbe un’infrastruttura
per dei mezzi che non
sono ancora adeguatamente normati?
L’infrastruttura manca su
strada, guriamoci in mare.
Motori e componenti per OEM
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