Stanze dell'ecomuseo della laguna di Venezia
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Stanze dell’ecomuseo della laguna di Venezia
Rooms of the Ecomuseum of the Venice Lagoon
Musei della cultura materiale, delle produzioni e del territorio
Museums of Material Culture of Production and of the Territory
a cura di
edited by
Francesco Calzolaio
Giuseppe Scaboro
Assessore alle Politiche Comunitarie e Attività Produttive
Councillor responsible for Productive Activities and for European Union
Politics
Nicola Funari
Assessore alla Cultura e Patrimonio Culturale Museale
Councillor responsible for Culture and Museum Cultural Heritage
Il progetto è stato realizzato con il supporto finanziario dell’Unione
Europea: Programma “Cultura 2000”, ultimato il 31.12.06
This project was created with the financial support of the European
Union: “Cultura 2000” program, completed on 31.12.06
Edizioni EditGraf, e-mail: editgraf.ve@libero.it
Progetto grafico/Graphics: Francesco Calzolaio
Impaginazione/Page make-up: Elena Marini e Luca Zanatta
www.francescocalzolaio.it
Traduzioni dall’italiano/English translation by: Veronica Harkins, Maxine Jones,
Jennifer Knaeble, Vanessa Palomba, Joanne Vanin.
I disegni cartografici sono stati messi a disposizione del Progetto dalla Provincia
di Venezia.
Le immagini sono dell’archivio di ciascun autore se non diversamente indicato.
Cartographic drawings for the maps were provided by the Province of Venice.
Images are from each author’s archive unless otherwise indicated.
ISBN
Copyright © 2008 by Provincia di Venezia, Francesco Calzolaio
INDICE / INDEX
Nicola Funari e Giuseppe Scaboro
5
Guida ai musei lagunari della cultura materiale
Guide to the Lagoon Museums of material culture
Francesco Calzolaio
9
Stanze dell’ecomuseo
Rooms of the Ecomuseum
Valeria Vianello
21
Museo civico della laguna sud
South Lagoon Civic Museum
Gianpaolo Rallo
33
Museo del territorio delle valli e della laguna di Venezia
Venice Lagoon Extensive Fishery Farms Museum
Federica Rossi
43
Museo della calzatura
Footwear Museum
Luigino Fattoretto
51
Museo dell’agricoltura e del villano
Agricultural and Villagers’ Museum
Mauro Bon e Monica Da Cortà Fumei
59
Museo di storia naturale
Museum of Natural History
Silvio Fuso
75
Museo del vetro
Glass Museum
Gloria Vidali
89
Museo provinciale di Torcello
Provincial Museum of Torcello
Paola Chiapperino e Anna Prendin
101
Museo del merletto
Lace Museum
Gerolamo Fazzini
109
Isola del Lazzaretto Nuovo
Lazzaretto Nuovo Island
Rudy Guastadisegni; Ernesto Muliere e Cristiano Patrese
117
Museo storico navale / Museo dell’Arsenale
Historical Naval Museum / The Arsenal Museum
Dino Casagrande
130
Museo della bonifica
Land Drainage and Reclamation Museum
Moreno De Angelis
139
Ecomuseo Ad Mira Brenta
The Ecomuseum Ad Mira Brenta
Diego Fontanari e Mario Galzigna
145
Museo del manicomio di San Servolo
San Servolo Mental Institute Museum
Giuseppe Scaboro
151
Museo di Marghera
Museum of Marghera
Luigi Fozzati, Federica Varosio, Francesca Zannovello
159
Isola del Lazzaretto Vecchio
Lazzaretto Vecchio Island
Eusebi Casanelles i Rahola e Jaume Matamala
167
Il sistema del Museo della Scienza e della Tecnica della Catalogna
System of the Museum of Science and Technology of Catalogna
4
guida ai musei lagunari della cultura materiale
guide to the lagoon museums of material culture
Nicola Funari e Giuseppe Scaboro
5
6
Pagina precedente: vista
aerea della laguna nord
di Venezia, sullo sfondo
Burano e Torcello.
Sotto: vista dall’alto,
dell’Arsenale di Venezia.
Foto © F. Calzolaio
Previous page: aerial
view of the northern
Venice Lagoon, in the
background, Burano and
Torcello.
Below: aerial view of the
Arsenal of Venice.
Le vicende storiche d’Italia la caratterizzano
in modo del tutto peculiare rispetto ad altri
paesi europei di più lunga e matura tradizione
nazionale; nel nostro Paese la frammentazione
del potere politico ha fatto sì che la produzione
e i valori culturali siano sempre stati policentrici
e l’antagonismo tra i molteplici attori sulla scena
si è manifestato fortemente in culture “locali”
di alto livello qualitativo che hanno modellato
la struttura stessa delle nostre città e il rapporto
con il territorio.
Questa forte caratterizzazione “locale” della
cultura italiana è chiaramente leggibile anche
nei nostri musei che, per la maggior parte,
hanno formato le loro collezioni in stretta
relazione con il territorio circostante, con le
sue vicende storiche, economiche e sociali,
rendendo possibile ancor oggi, anche grazie
alle norme di tutela già operanti negli stati
preunitari, la lettura del continuum tra opera
e contesto. Ciò è particolarmente evidente per
quei musei che sono nati dalle grandi collezioni
nobiliari delle potenti famiglie, ma è leggibile
anche per i numerosi musei sorti nell’Ottocento
postunitario con fortissime vocazioni di
conservazione della memoria e dell’identità
delle collettività locali, come accadde anche
per il Museo Provinciale di Torcello. Più
recentemente, ma pur tuttavia sempre con forti
connotazioni di recupero ed enfatizzazione
delle caratteristiche locali, si è prestata maggiore
attenzione alla cultura materiale intesa come
testimone delle vicende socio-economiche del
territorio, espressione della vita della comunità,
ed in particolare del passaggio da un’economia
agricola ad un'economia industriale.
Attraverso la memoria della nostra storia più
recente possiamo ritrovare valori unificanti per
definire percorsi culturali rivolti alla conoscenza
e alla riscoperta di ambienti, luoghi e spazi ove
si sono sviluppati ed espressi nuovi rapporti
sociali, nuove definizioni di comunità, dove
tecniche di produzione hanno conformato
il territorio e le sue infrastrutture in nuovi
assetti e con una velocità di trasformazione non
sperimentata in precedenza.
Sempre tenendo conto però che restano
presenti, visibili e operanti testimonianze e
memorie di più antica data che non possono
essere trascurate se si vuole consentire la
lettura della storia di una comunità. Sarebbe
impensabile ad esempio disgiungere le vicende
dell’Arsenale e dell’area di Porto Marghera dalla
storia della fortuna e del declino della città di
Venezia come centro di potenza economica e
commerciale nel Meditteraneo.
Ed è difficile non pensare che queste due
aree possano diventare fonte della ricchezza
del patrimonio di un Ecomuseo creato da
una collettività che lavora all’interno di un
determinato territorio. L’Ecomuseo diventa
la rappresentazione di un puzzle di patrimoni
naturali e culturali, di vita quotidiana e di filiere
possibili.
L’Ecomuseo lagunare può comprendere
benissimo oltre i già citati Museo di Torcello, di
Marghera e dell’Arsenale anche il Museo della
laguna sud, il Museo del territorio delle valli
e della laguna di Venezia, il Museo “Ad Mira
Brenta”, il Museo della calzatura, il Museo di
storia naturale a Venezia, il Museo del vetro a
Murano, il Museo della bonifica di San Donà
di Piave, il Museo del merletto a Burano, l’isola
del Lazzaretto Nuovo e Vecchio, il Museo
del manicomio di San Servolo e il Museo
archeologico di Altino.
E’ un progetto interessante da seguire, da
portare in porto tramite una collaborazione tra
settore pubblico, settore privato e associazioni
di “volontariato”.
The events which mark Italy’s history distinguish it
in a markedly different manner from other European
countries which possess a longer and more established
national tradition; in Italy, the fragmented nature
of political power has meant that production and
cultural values have always been polycentric in
nature, with the rivalry between the many players
on the scene leading to the development of strongly
“local” cultures of a high quality - cultures which
have fashioned the very structures of our cities and our
relationship to the territory.
This strongly “local” nature of Italian culture is also
clearly evident in our museums, whose collections are
closely bound and related to the surrounding territory
and its historical, social and economic development.
Therefore it is still possible today, also owing to the
protective measures which had already been applied in
the pre-unification states, to perceive and understand
the continuum between the work and the context
from which it arises. This is particularly apparent
in the museums which came into being with the
large collections of the nobility donated by powerful
families, but can also be seen in the numerous museums
which sprung up in the nineteenth century after the
unification of Italy with the intent of preserving
the memory and identity of local communities, an
example being that of the Provincial Museum of
Torcello. In more recent years, still maintaining this
strong underlying desire to reclaim and highlight the
features which characterize local identity, material
culture has again become the subject of attention,
perceived in terms of a culture which illustrates the
socio-economic history of the territory - one which
embodies the expression of community life - and in
particular, recounts the passage from an agricultural
to an industrial economy.
Recalling the memory of our most recent history allows
us to rediscover unifying values with which to define
and identify cultural itineraries aimed at the discovery
and understanding of the environment, places
and spaces where new social relationships and new
definitions of community have developed and found
expression and where production techniques have
rearranged, reshaped and transformed the structure
and lay-out of the territory and its infrastructures at a
rate never witnessed before. That said, one must always
keep in mind the fact that evidence and traces of a
more distant past remain present, visible and operative
and these must not be neglected if the aim is to allow
for the overall, comprehensive understanding of the
history of a community. It would be unthinkable, for
example, to separate the history of the Arsenale and the
area of Porto Marghera from the story of the rise and
fall of the city of Venice as a centre of economic and
commercial power in the Mediterranean: it would
be diffcult not to consider these two areas as sources
which can contribute to the patrimonial wealth of
an Ecomuseum created by a community working
within a given territory. The Ecomuseum becomes a
representation of a patchwork of natural and cultural
heritages, of daily life and future activities.
Besides the previously mentioned Museums of Torcello,
Marghera and the Arsenale, the Lagoon Ecomuseum
can easily include; the South Lagoon Civic Museum;
the Venice Lagoon Extensive Fishery Farms Museum;
the Ad Mira Brenta Museum; the Footwear Museum;
The Venice Museum of Natural History; The
Glass Museum, Murano; the Land Drainage and
Reclamation Museum of San Donà di Piave; the Lace
Museum, Burano; the islands of Lazzaretto Nuovo
and Vecchio, The Mental Institution Museum and
the Archaeology Museum of Altino. It is a stimulating
and interesting project to follow and see through, in
collaboration with the public and private sector and
voluntary associations.
Il paraboloide dei
Complessi a Porto
Marghera.
Foto © Immobiliare
Veneziana
The paraboloid of
Complessi in Porto
Marghera.
guida ai musei lagunari
7
8
stanze dell’ecomuseo
rooms of the ecomuseum
Francesco Calzolaio
9
10
Pagina precedente:
mappa del territorio
lagunare di Sebastiano
Alberti, fine XVII secolo,
BMCVE, P.D., C 856.4.
Sotto: una nave da
crociera in uscita dal
bacino di San Marco,
©foto MSC Spa.
Previous page: map of
the lagoon territory by
Sebastiano Alberto, late
17th c.
Below: a cruise ship
leaving Saint Mark’s
Basin.
“La laguna di Venezia rappresenta un paesaggio
e un territorio particolare, dove si intrecciano
realtà produttive diverse che si dispiegano su un
tempo lungo e danno vita ad una stratificazione
complessa. Ciò è attestato dallo stesso numero di
musei e di esposizioni che trovano spazio nelle
pagine che seguono. E’ allora opportuno costruire
una lettura integrata dei diversi fenomeni, un
itinerario che colleghi le diverse esperienze museali,
trasformandole in antenne di un percorso che dia
conto di un paesaggio antropizzato complesso.
E’ il problema che pone questo volume: una
questione culturale che si trasforma in un tema
pratico di valorizzazione del patrimonio a fini
di sviluppo locale”.
Renato Covino
Presidente AiPAi
(Associazione italiana Patrimonio di
Archeologia industriale)
Venezia giace incastonata nella sua laguna, dove
terra e mare s’intrecciano indistricabilmente
con l’azione costante dell’uomo, che da sempre
tenta di controllarne il fragile equilibrio. La
storia dell’evoluzione della linea tra terra ed
acqua si racconta in un enorme patrimonio
iconografico. il territorio che genera l’ecotono
lagunare è vasto, dalle Alpi al golfo adriatico.
La storia della laguna si fonda sulla progressiva
razionalizzazione dell’interscambio tra le acque,
che vengono dal bacino scolante e dal mare,
per calmierarne gli effetti delle inondazioni
fluviali e delle maree, e per consolidare la
vita quotidiana e la produzione industriale
ed artigiana, attorno al complesso confine tra
terra ed acqua.
il territorio lagunare è stato oggetto di
continue modifiche fisiche per adattarlo agli
usi produttivi e per governarne le dinamiche
ambientali. Prezioso patrimonio culturale
rimangono le tecnologie di trasformazione
storica e d’industrializzazione del territorio, le
bonifiche, la difesa dal mare con i “murazzi”,
la costruzione degli argini e delle banchine.
Patrimonio sono anche le attività che
storicamente si sono insediate dentro e ai bordi
della laguna per un suo dinamico e sinergico
sfruttamento produttivo, come le saline e le
valli da pesca.
Le problematiche relative alla fruizione del
patrimonio culturale in laguna sono soprattutto
legate alla sovraesposizione dell’area marciana,
che è confliggente con la vita quotidiana dei
cittadini e con la salvaguardia del patrimonio.
La musealizzazione della città è oggetto di
acceso dibattito ed evidentemente l’ipotesi
ecomuseale si propone come uno strumento di
diversione e ridistribuzione del flusso turistico
verso mete sottoutilizzate e decentralizzate.
L’ecomuseo è uno strumento di tutela,
conoscenza e valorizzazione del patrimonio
creato da una collettività che lavora all’interno
di un determinato territorio, come ha
evidenziato il progetto europeo “Patrimonio
industriale tra terra e mare: per una rete
europea di ecomusei” nel cui alveo si inserisce
questo quaderno. La nozione di “territorio
culturale” si è molto avvicinata al concetto di
“ecomuseo”.
“The Venetian Lagoon represents a unique
landscape and territory, where a good number of
productive realities that have been put in place
over a long period of time meet and give life to
a complex stratification. This is testified by the
same number of museums and expositions found
in the following pages. it is therefore opportune
to develop an integrated reading of the different
phenomenon, an itinerary that connects the
different museum realities, transforming them into
satellites of a journey that gives an account of a
complex anthropical landscape. This book presents
an issue: a cultural issue that is transformed into a
practical subject that values heritage resulting in
local development”.
Renato Covino
Aipai President
stanze dell’ecomuseo
Venice is inserted in the lagoon, where land and
sea have become inextricable due to constant
intervention on the part of man that has always
attempted to maintain control of the fragile
equilibrium. The history of the evolution of the
boundaries between land and sea is illustrated
through a vast iconographic heritage. The
territory which gives rise to the eco-system of
the lagoon is an immense one; it extends from
the Alps to the Adriatic gulf. The story of the
lagoon can not be isolated from the progressive
rationalization of the exchanges between the
waters from the lagoon, from the basin and from
the sea, aiming to minimize their effects - those
due to flooding by the rivers as well as by the sea
- and to consolidate, day to day life and artisan
and industrial production around the complex
limits between land and sea.
The territory of the lagoon has been subject to constant
physical alterations in order to adapt it to productive
uses and to control environmental risks.
Historical transformation and industrialization
technologies of the territory, drainage, defence
against the sea by means of protection walls, the
building of dikes and quais – all constitute an
invaluable cultural heritage. The activities that
historically settled within and at the banks of the
lagoon and constituted a dynamic and interactive
mode of productive exploitation also represent
heritage: for instance, salt works and fishing
in the marshes.
The problems related to the exploitation of the
lagoon’s cultural heritage are linked first of all to
the « over-exhibition » of the San Marco area,
which comes into conflict with the daily life of
the city’s inhabitants and with the conservation
of its heritage. The transformation of the city into
a huge museum is a hotly debated topic, and obviously
the hypothesis of the Ecomuseum appears
to be an instrument with the purpose of diverting
and redistributing the flux of tourists towards
under-exploited and decentralized destinations.
The ecomuseum is an instrument of guardianship,
knowledge, and valorisation of a patrimony
which has been created by a community working
within a particular territory as pointed out
by the European project “Industrial Patrimony
between Land and Sea: for a network of Ecomuseums.”
The notion of “cultural territory” can be
associated with the idea of an “ecomuseum”.
As underlined by this European project, today
ecomuseums appear to be the most suitable places
for hosting the entire set of cultural values that
the historical growth of the same territory proves
as being compatible.
In this way ecomuseums function as instruments
for a new and dynamic organisation of territories,
through a well-balanced enhancement of
L’Italia in miniatura,
parco tematico, Viserba
di Rimini. Foto © Italia
in Miniatura.
Il rischio di riduzione a
parco monotematico è
sempre presente nella
discussione sul futuro
di Venezia: questa
guida è l’invito alla
razionalizzazione di
un diverso sistema di
fruizione culturale.
Italy in miniature, theme
park, Viserba, Rimini.
When discussing the
future of Venice, the
risk of her adaptation
to a monothematic park
is ever present: this
guide is an invitation
to the rationalization of
a different system of
cultural fruition.
11
12
La Città della Scienza di
Bagnoli, plastico del
progetto, Pica Ciamarra
Associati.
The City of Science in
Bagnoli, model of the
project, Pica Ciamarra
Associati.
Oggi gli ecomusei appaiono come il luogo
più adeguato per accogliere tutto l’insieme
di valori culturali dei quali la crescita storica
nello stesso territorio spiega la fondamentale
compatibilità.
in questo senso gli ecomusei fungono da
strumento per una nuova strutturazione
dinamica dei territori, attraverso un’equilibrata
valorizzazione delle loro ricchezze provenienti
dall’intreccio tra una natura relativamente
“intatta”, con la stratificazione storica del
patrimonio costruito e con le caratteristiche
delle trasformazioni indotte dalle dinamiche
economiche. L’ecomuseo diventa un
insostituibile strumento per la riconciliazione
di quelle risorse e della loro promozione, come
basi di uno sviluppo locale sostenibile. in questo
senso già esistono vari centri interpretativi sul
territorio, spesso sotto utilizzati, e dunque si
tratta di razionalizzare l’offerta museale diffusa,
in un sistema fisico e virtuale.
“La denominazione di ecomuseo mantiene,
ancora oggi, il suo carico di magia, pur avvolto
in un’atmosfera sfumata. La magia è evidente
per l’interesse che il termine ed il concetto
suscitano ancora all’inizio del ventunesimo
secolo”, come dice il prof. Louis Bergeron
nel suo intervento al convegno sul tema
promosso dall’Aipai (“Gli ecomusei, oggi, in
Europa” Terni, 7 maggio 2008): per l’autorità
e la distanza critica prendiamo il filo del suo
discorso e lo seguiamo in una rapida sintesi
delle esperienze ecomuseale europee.
“L’invenzione del concetto e della parola
appartiene all’etnologo e museologo Georges-
Henri Rivière, che ha creato nel 1937 il Musée
des Arts et Traditions Populaires di Parigi.
L’ultima tappa della maturazione del concetto di
ecomuseo è coincisa con l’estensione delle aree
di applicazione dell’ecomuseo dall’agricoltura
e dai tipi di vita rurale, o dall’artigianato e
dalle attività e processi preindustriali, ai settori
dell’industrializzazione. Assistiamo, quindi,
ad una seconda “nascita” che ha trovato la sua
espressione nella creazione, attorno al 1973,
dell’Ecomuseo di Le Creusot in Borgogna”,
che il prof. Bergeron ha presieduto dal 1995
al 2004.
“Fedeli eredi della dottrina ecomuseale
hanno levato la loro voce, in italia”, oltre ad
“altri esempi davvero notevoli come quelli di
ironbridge in inghilterra o del Bergslagen in
Svezia.”
“Le prime a diffondere, al di fuori dei
confini francesi, la pratica degli ecomusei
sono state la Provincia di Torino e la Regione
Piemonte” ed anche la “Provincia di Novara
e il Consorzio Cusio Turismo, per il lancio,
nel 1994, del progetto dell’Ecomuseo del Lago
d’Orta e Mottarone. La rete dell’Ecomuseo era
immaginata come un fitto tessuto che intreccia aree
e temi. Un uso particolarmente caratteristico
era quello del termine di sistema museale come
proposta culturale multipla disperso sul territorio.
A questo punto è ovvio il rapporto genealogico
con il Museo della Ciencia i de la Tecnica di
Catalonia, di cui il fondatore e presidente,
ama parlare della sua rete come di un «museo
sistema»”. Casanelles ne descrive la genealogia
nella postfazione del nostro libro.
“L’enumerazione di tutte le realizzazioni
italiane nel campo che ci interessa non
sarebbe ragionevole. Voglio fare riferimento
all’iniziativa capitanata dal Prof. Giovanni
Luigi Fontana, nel quadro del MUTiV –
MUseo Territoriale dell’industria Vicentina”,
confluito nella Rete Museale Altovicentino.
“Sono cinquanta testimonianze di archeologia
industriale nel comprensorio del Comune di
Schio, in parallelo con quasi un altro centinaio
di esperienze nell’insieme delle tre vallate
dell’Alto Vicentino. Ma anche all’iniziativa
particolarmente originale promossa dall’Arch.
Francesco Calzolaio per la costruzione di una
rete ecomuseale attorno alla Laguna di Venezia
a partire da la rete dei musei che esistono e
che occorre mettere a sistema, radicando
l’ecomuseo della laguna nella razionalizzazione
di un’offerta esistente e sotto utlizzata, dalle
straordinarie potenzialità.”
Con il conforto di questo autorevole
incoraggiamento proponiamo di realizzare
in laguna un percorso molto simile a quello
di altre regioni italiane, dalla Lombardia
all’Umbria, dal Piemonte al Friuli, che
hanno con la loro attività legilativa definito
lo scenario complessivo della rete ecomuseale
del patrimonio pubblico, sempre dando alle
their patrimony based on an intertwining of a
relatively “unimpaired” nature, the historical
stratification of a constructed legacy and economic
success. From here the ecomuseum becomes
an irreplaceable tool for the reconciliation of such
resources and for their promotion as foundations
for local sustainable development. In these terms,
various interpretative centres exist in the often
under utilized territory. One of the suggested
methods is that of reorganising the museum offer,
in particular by placing them within a physical
and virtual network.
“ Still today, the name “Ecomuseum” maintains
its magic, even if enveloped in a hazy atmosphere.
This magic is manifest in the interest that the
term and concept continues to evoke even at
the beginning of the twenty-first century”, as
professor Louis Bergeron states in his speech at the
conference given on the subject presented by Aipai
(“Ecomuseums in Europe today”, Terni, May 7,
2008). As Bergeron is a man of great prestige
and an authority on the subject, we will follow
the thread of his speech in order to contrive a brief
synthesis of the European ecomuseum experience.
“The invention of the concept and word belongs
to ethnologist and museologist, Georges-Henri
Rivière who created the Musée des Arts et
Traditions Populaires of Paris.
The last stage of maturation of the ecomuseum
concept coincides with the extension of its
application to include agriculture and rural life,
the cottage industry, pre-industrial activities and
processes, and sectors of industrialization. We
therefore witness a second “birth” that has found its
expression in the creation of the Ecomuseum of Le
Creusot in Borgogna circa 1973”, which professor
Bergeron presided over from 1995 to 2004.
“Faithful heirs of the ecomuseum doctrine have
spoken out in Italy,” apart from, “other notable
examples such as Ironbridge in England or
Bergslagen in Sweden”.
“The first to spread the practice of ecomuseum outside
of French borders were the Province of Torino and
the Piemonte Region” and also the “Province of
Novara and the Cusio Consortium Tourism, for
the launching of the project “Ecomuseum of Orta
and Mottarone Lake in 1994. The Ecomuseum
network was imagined as a tight knit fabric that
intertwines areas and themes. A particularly
characteristic use was that of the linguistic terms of
the multiple cultural museum system proposal
dispersed within the territory. At this point, the
genealogical relationship with the Museum of
Ciencia and of Technology of Catalonia is clear.
Its founder and president, who is now presides over
the International Committee for the Conservation
of Industrial Heritage (TICCIH), loves to speak
about his network as a “museum system”. He
describes this genealogy in the afterward of our
book.
“The enumeration of all the Italian accomplishments
in the area that interests us would not be reasonable.
I would like to make reference to the initiative
lead by Professor Giovanni Luigi Fontana, within
MUTIV – The Territorial Museum of Vicentine
Industry. There are fifty testimonies of industrial
archaeology in the district of the Municipality of
Schio. They exist along side almost one hundred
others comprised in the three Alto Vicentino valleys.
Also, included in the venture is the particularly
creative initiative promoted by Francesco Calzolaio
for the construction of an ecomuseum network
around the Venetian Lagoon. Its routes are
shown here, beginning with the existing network
of museums that need to be placed within the
system, rooting the Lagoon ecomuseum within the
rationalization of an existing and under-utilized
reality of extraordinary potential.”
With the support of this authoritative
encouragement, we propose to create a course that
is very similar to that of other Italian regions in
the lagoon. Those regions include from Lombardia
to Umbria, from Piemonte to Friuli, those
regions that, with their legislative activities, have
Una stanza
dell'ecomuseo torinese:
Scopriminiera di
Prali, parte delle reti
ecomuseali della
Provincia di Torino e della
Regione Piemonte.
Foto @ Marco Saroldi
per Eco e Narciso /
Fotografia.
A room in the
Ecomuseum of Turin:
Scopriminiera (Mine
Discovery) of Prali, a
part of the Province
of Turin and of the
Piedmont Region
ecomuseum network.
stanze dell’ecomuseo
13
14
La Sala dei fuochi,
Manifattura dei Marinati
di Comacchio.
Foto © Archivio del Parco
del Delta del Po.
The Sala dei fuochi,
Manufacturing of
Marinated Fish,
Comacchio.
Amministrazioni Locali il ruolo prioritario
di coordinamento dell’offerta culturale
territoriale.
La nozione di ecomuseo è dunque utilizzata
nella valorizzazione del territorio antropizzato,
che s’impernia sul patrimonio di archeologia
industriale, non solo come snodo decisivo
per la qualità della trasformazione storica del
territorio, ma anche come risorsa strategica,
a partire dalla rifunzionalizzazzione dei
manufatti dismessi.
il loro recupero è evidentemente aperto ad
una molteplicità di usi produttivi, abitativi,
culturali, ma sempre deve essere capace
di valorizzare la stratificazione storica. il
territorio diviene un palinsesto laddove questa
stratificazione è la base per una rete di fruizione
culturale e turistica.
L’ecomuseo diviene uno strumento di
appropriazione del sistema culturale territoriale,
sia per turisti che per cittadini,
attraverso un apparato di comunicazione
che avviene a vari livelli ed è rivolta ad un
pubblico di specialisti e di profani. La capacità
di comunicare a questi ultimi è decisiva
per ampliare il bacino di utenza culturale,
mentre la capacità di comunicare ai primi
è determinante per definire le coordinate
scientifiche del discorso.
in un territorio ricco di dispositivi museali
diffusi come la laguna di Venezia, l’ecomuseo
è fatto di stanze che costituiscono i nodi
della rete, che sono sopratutto edifici museali
esistenti e musei di sito, di proprietà di vare
amministrazioni territoriali. in entrambi i
casi la museologia più avvertita trasforma
il sistema espositivo in uno strumento di
comunicazione complesso, capace di rendere
facilmente comprensibile un sistema di senso
che altrimenti sarebbe riservato agli addetti
ai lavori. Per far questo occorre fondare
la comunicazione sull’esperienza diretta e
multisensoriale offerta al visitatore. Esperienza
che deve essere alla base della percezione di
ciascuna stanza ecomuseale come della rete
stessa.
il singolo reperto in questo senso è la componente
fondamentale del dispositivo museale, ma non è
l’unica. Oltre che rispettare l’aura degli oggetti
è determinante, infatti, rendere conto del loro
contesto produttivo ed ambientale, in modi che
lascino partecipare il visitatore di un’esperienza
semplice e diretta, laddove processi complessi
vengano raccontati in maniera intuitiva. in
questo senso bisogna far tesoro della ricchezza
comunicativa propria di musei della scienza e
centri ambientali, dove diorami e ricostruzioni
al naturale sono spesso accompagnati da
esperienze interattive acustiche e cromatiche. in
modo particolare nei musei della scienza e nei
centri interpretatitivi si è elaborata una strategia
comunicativa capace di tenere assieme il rispetto
per il valore dell’oggetto e per la comunicazione
di quel valore. La ricchezza della partecipazione
all’esperienza culturale non si ferma in questi
casi alla partecipazione estatica, ma coinvolge il
corpo ed i sensi attraverso un’esperienza hands on
ma anche hearts e minds on, che sia cioè capace
di innescare un rapporto conoscitivo attraverso
la partecipazione diretta. La comunicazione
diviene interattiva ed unica, tralasciando l’abuso
delle tecniche informatiche in esperienze che si
possono fare agevolmente davanti al computer
di casa. L’intero dispositivo museale comunica
defined the public patrimony’s complex scenario
of the ecomuseum network and that have always
given the leading role of coordination of cultural
territorial proposals to Local Administration.
By now the notion of ecomuseum is used in a variety
of ways to improve an anthropized territory.
It is hinged on the heritage of industrial archaeology
not only as a decisive node in the quality of
the territory’s historical transformation but also
as a strategic resource that starts by rendering local,
disused industries functional again.
Re-utilization can take various forms (e.g., for
production, residential or cultural purposes), but
must be capable of communicating and improving
historical stratification. In this way the territory
becomes a palimpsest where this stratification
serves as a base for a network of flourishing
cultural and tourist activities.
The proper communication of information becomes
an instrument of appropriation for both
tourists and citizens. This communication takes
place by means of a communication system that
unfolds on various levels and is directed at a public
composed both of specialists in the field as well
as laypeople. Reaching the latter is important for
broadening the cultural body of users, whereas
proper communication with specialists working
in the field is indispensable for coordinating scientific
aspects.
In a territory which is rich in museum dispositives
such as that of the Venetian Lagoon, the ecomuseum
consists of various rooms that serve as crucial nodes
in a network system composed above all of existing
museum buildings and site museums which are the
property of various administrative territories.. In
both cases the most discerning museology transforms
the exhibition space into a complex communication
instrument that can facilitate the comprehension of
a system otherwise inaccessible to the larger public.
In order for this to take place, the establishment of
a visitor-based communicative system structured on
a direct and multi-sensory experience is essential.
Experience must be perceived as the fundamental
aspect of each room in the ecomuseum and must be
at the core of the ecomuseum network itself.
In this sense each single object becomes an essential
component of the museum system, but not the
only one. In addition to observing the quality and
value each object represents, visitors should be instructed
as to the industrial and environmental
context in which the object was produced, allowing
them to participate in a simple and direct learning
experience where intuitive methods are used
for explaining complex processes. To this end, the
success of communicative methods used in science
and environmental museums should be included
in the curatorial planning of ecomuseums. In environmental
museums or centres, often models and
natural reconstructions are accompanied by interactive
listening experiences and visual aides. With
science museums, a communicative strategy, which
is capable of both sustaining respect for the value of
objects on display and effectively communicating
such value to visitors, is usually employed. The visitor
does not participate in the cultural experience
as a mere onlooker. The experience also involves the
body and the senses through a hands-on (as well
as hearts-on and minds-on) experience, one that
is capable of igniting cognitive experience through
direct participation. The communication process
becomes interactive and singular, and limits the
overuse of computer technologies in experiences
that could be easily carried out at home or on any
personal computer. The museum system as a whole
aims to communicate to the general public the significance
of the objects on display, through physical
and sensory experiences.
This guide aims at describing the benefits of museums
dedicated to culture material, to industry,
and to the territory of the Venice lagoon, and hopes
to broaden the body of museum goers and users, in
addition to launching the development of an integrated
network of museums in the lagoon territory;
a network that, on the one hand, can intercept and
direct the flow of tourism which is today excessively
Le Dressanes, museo
navale nell’antico
Arsenale di Barcellona.
Foto © Jaume Matamala.
Le Dressanes, the naval
museum located in the
old Arsenal of Barcelona.
stanze dell’ecomuseo
15
16
Museo della Scienza
e della Tecnica della
Catalogna, Teulada
Terrassa. Foto © Museo
della Scienza e della
Tecnica della Catalogna
Science and Technology
Museum of Catalogna,
Teulada Terrassa.
al pubblico di non addetti ai lavori il significato
degli oggetti esposti in esperienze fisiche ed
emozionali.
Questa guida intende descrivere l’offerta
museale dedicata alla cultura materiale, alle
produzioni ed al territorio nella laguna di
Venezia, con l’intento di ampliare il bacino
di utenza di ciascun museo, e di avviare la
costituzione di una rete integrata dei musei
nel territorio lagunare. Una rete capace
d’intercettare e divergere il flusso turistico
oggi eccessivamente concentrato sull’area
culturale marciana da un lato, e dall’altro
capace di ampliare la coscienza e la conoscenza
del proprio territorio dei cittadini che vivono
attorno alla laguna.
La post-fazione di Eusebi Casanelles i Rahola ci
accompagna nel percorso che, dalla realizzazione
del museo della scienza e della tecnica in
Catalogna, ha portato alla strutturazione
dell’intero sistema museale dedicato al territorio
catalano. Un sistema che può essere prototipo
per altri siti, per i quali Casanelles ha uno
sguardo privilegiato, essendo anche presidente
dell’associazione mondiale per la conservazione
del patrimonio industriale (TiCCiH, The
International Committee for the Conservation of
the Industrial Heritage).
La necessità di fare sistema è evidente anche
in laguna per il fatto che i musei della cultura
materiale sono oggi marginali nella fruizione
turistica, sia perché la spesa procapite per
la cultura è molto bassa, sia perché sono
previlegiati dai flussi i musei legati all’area
marciana. Troppo spesso dunque la fruizione
turistica veneziana si ferma ad una generica
esperienza della città come museo, esasperando
i conflitti tra vita quotidiana dei cittadini ed i
“turisti per caso”.
E’ assai significativa in questo senso l’immagine
pubblicitaria del free climber, che scala la parete
artificiale a picco sulla città da un’altissima nave
in crociera sul bacino. A corredo dell’immagine lo
slogan della compagnia recita: “hai mai guardato
piazza San Marco da qui?”. Venezia è sempre
stata città-porto dunque le navi, anche grandi,
fanno parte attiva del paesaggio, e gli danno lo
spessore del movimento e del cambiamento.
Ma quella scalata rappresenta bene il conflitto
tra gli usi degli abitanti e quelli dei turisti,
gli uni soprattutto legati ad una percezione
quotidiana della città, gli altri ad una percezione
mirabolante. Queste due esperienze confliggono
quando i secondi sono portati a trascurare la
complessità del vivere nella città lagunare, di chi
l’ha costruita e la manutende quotidianamente.
i parchi tematici sono uno strumento di
edutainement, utili a educare e conoscere
divertendosi. Venezia è condannata a essere
esperita come un parco tematico da alcune
categorie di visitatori ed il conflitto con la
città viva è evidente. Molto è stato fatto
ed altrettanto occorre fare per mantenere
dinamicamente l’equilibrio tra gli usi dei
cittadini e dei foresti.
il sistema ecomuseale offre un’esperienza di
visita che va nella direzione opposta di quello
scalatore, e cioè cerca di dare un’immagine,
attuale ed accessibile, di una miriade di luoghi
e di attività che intessono la policentrica rete
“minore” e misconosciuta, straordinariamente
legati alla laguna ed ai suoi abitanti. Una
risposta a questa immagine consumistica
ed avventurosa della città non può essere
concentrated in the area around St. Marks Square,
and on the other hand, one that can broaden citizens’
consciousness and understanding of the lagoon
territory. The catalogue concludes with an
afterward by Eusebi Casanelles I Riola, who leads
us through the development process of the Science
and Technological Museum in Catalonia and the
structuring of the entire museum system dedicated
to the Catalan territory. Such a system can be read
as a prototype for other sites, for which Casanelles
gives us his precious insight as President of the
TICCIH.
It is evident that a system for the lagoon area needs
to be established. This is due to the fact that cultural
museums of today hold a marginal position in aiding
the development of tourism, both because of the
low level of available funds for culture and for the
fact that the museums located in the centre of Venice
(or more precisely around St. Mark’s Square)
maintain an evident and privileged position. Too
often tourism in Venice stops at a generic experiencing
of the city as a type of museum, exasperating
the conflicts that exist between the everyday life of
citizens and “casual tourism.”
In this sense the image of the free climbing tourist
who descends the artificial walls of the city from
atop a cruise ship docked in the Venice bay, is extremely
significant. The tour company advertisement
goes something like: “Have you ever had a
view on St. Mark’s Square from here?” Venice has
always been a city-port where boats and ships of all
kinds, including very large ones, have constituted
an active part of its scenery, adding to the depth of
the city’s movement and change. Such scaling, however,
represents the conflict that exists between how
the city is used by its citizens and how tourists use
it: the former are tied to a daily-life perception of
the city, the latter to an adventurous and exhilarating
experience. These two experiences emerge all the
more when tourists and visitors are led to neglect
the complexity of life in the lagoon city and to dismiss
the people responsible for its construction and
daily up-keep.
Thematic parks are an “edutainment” instrument,
useful for educating, learning and entertaining.
Venice is condemned to being considered a thematic
park by a variety of tourists. The conflict
with real city life is evident. Much has been done
and just as much more needs to be accomplished
in order to dynamically maintain the equilibrium
between citizen and tourist uses of the city.
The ecomuseum offers a different kind of visiting
experience than that of the “free climber” and
strives to give a current and accessible image of
the myriad of places and activities making up the
“minor” and misunderstood polycentric network,
one which is inextricably intertwined with the lagoon
and the lagoon’s inhabitants. A response to
this consumerist and adventurous image of the city
cannot simply be of a controversial or ideological
nature, but in a free market society, must be competitive
with respect to the product. In other words,
communicative and structural instruments need to
be provided to those who wish to promote and support
awareness for the original cultural complexity
of the anthropic lagoon area. One such instrument
is the optimisation of the museum network, one
that offers much more than unique and adventurous
views of St. Mark’s Square.
The chapters describing the museums presented in
this guide are the result of an extensive collaborative
effort on the part of the many editors who
carried out the complex job of gathering together
the material to be included, material which had
often already been written by museum staff for
other projects, supported by the work of the editorial
staff who brought the guide to its final stages.
The sequence of the chapters is organised in such
a way as to illustrate and highlight the differences
that exist between these collections, which
have been brought together within a common
framework. Each chapter, edited by the staff of
the respective museums, describes one particular
museum in detail; the structure adopted is the
La rampa di accesso
al Museo della Scienza
(Caixa Museum) di
Barcellona.
Foto © F. Calzolaio
The access ramp of the
Science Museum (Caixa
Museum) of Barcelona.
stanze dell’ecomuseo
17
Mappa del percorso delle
18 semplicemente polemica o ideologica, ma,
stanze dell’ecomuseo
della laguna.
in un regime di libero mercato, deve essere
Map of the itenerary
competitiva sul prodotto. in altre parole
of the Rooms of the bisogna dare strumenti comunicativi e
Ecomuseums of the
strutturali ai tanti che desiderano promuovere
Lagoon.
una consapevolezza della complessità culturale
originale del sistema antropico lagunare. Uno
di questi strumenti è la razionalizzazione della
rete museale dedicata a quella complessità.
Musei che offrono molto più che un’originale
ed avventuroso punto di vista su piazza San
Marco, e che dunque sono affascinanti per
ciascun turista, compresi coloro che arrivano
con le grandi navi da crociera.
Le schede sui musei presentati in questa
guida sono frutto di un lavoro complesso
ed interattivo tra i tanti curatori: da un lato
di raccolta dei materiali spesso già prodotti
per analoghe esigenze di comunicazione da
parte di ciascuno staff museale; dall’altro di
elaborazione ed impaginazione da parte della
redazione. La trama delle schede dei capitoli
è costruita al fine di rendere le differenze delle
collezioni in un quadro comune. il volume è
articolato in schede che descrivono i singoli
musei, curate dai rispettivi staff. i contributi
sono organizzati secondo una matrice comune,
per renderli comparabili ed esaustivi; infatti,
la descrizione di ciascun museo è articolata
in una scheda sintetica, in una descrizione
analitica dell’attività del museo in generale e
poi in particolare di ciascuna delle sue sezioni,
nonché nel racconto delle eventuali mostre
temporanee e dei futuri progetti.
i musei sono diversi tra loro, ma hanno unità
di luogo e soggetto, sono tutti musei affacciati
direttamente sulla laguna o su un affuente
diretto, e trattano di un comune argomento,
o meglio di insiemi di argomenti concatenati:
le produzioni, la cultura materiale ed il
territorio. i modi e le articolazioni dei racconti
espositivi sono assai diversi, così come sono
diverse le istituzioni che li hanno promossi e li
gestiscono: dalle amministrazioni comunali a
quella provinciale, da associazioni senza scopo
di lucro a fondazioni private.
i musei delle produzioni, dedicati alla calzatura,
al merletto e al vetro, raccontano della
specializzazione produttiva di un’asta fluviale
e di due arcipelaghi lagunari, essi enfatizzano
la grande abilità artigianale della filiera
produttiva e presentano pezzi artistici di valore
assoluto. il Museo Storico Navale racconta la
storia delle produzioni navali in laguna ed in
italia, ed arriva a rappresentare il carattere più
autentico di una città anfibia come Venezia.
il museo è in attesa di una sua estensione
all’interno dell’antico recinto dell’Arsenale,
introdotta qui dall’Ammiraglio Direttore del
Centro Studi Militari Marittimi.
Gli altri musei presentati sono tutti dedicati, ad
un tempo, alla cultura materiale e al territorio
che l’ha prodotta; essi raccontano delle
trasformazioni della complessa interazione tra
le attività dell’uomo ed il proprio ambiente,
attorno al bordo tra terra ed acqua. il Museo
della laguna sud di Chioggia, il Museo del
territorio delle valli di Campagna Lupia, il
Museo di storia naturale, il Museo di Torcello
e quello del Lazzaretto Nuovo accompagnano
il visitatore in un percorso unico che parte
da persistenze archeologiche per arrivare a
raccontare le attività quotidiane di cittadini
e “foresti”, assieme ad una descrizione
same for all the museums to allow for easy consultation.
Each chapter begins with a brief outline
of details regarding the museum and a general
description, and goes on to give a more detailed
account of the individual sections, including
further information regarding temporary exhibitions
and future projects.
The museums do differ quite considerably from
each other, yet they share two distinct features;
they all overlook either the lagoon or one of its direct
tributaries and focus on a common theme - or
rather a series of themes - which are interlinked;
production, material culture and territory. The
variety which can be found in the descriptions of
the museums, in terms of organization, content
and style, reflects the diverse nature of the various
institutions which manage and promote the
museums themselves, which range from local and
provincial governments to non-profit associations
and private foundations.
The production museums, dedicated to footwear,
lace making and glass, recount and illustrate the
productive specialisations of a river stem and two
lagoon archipelagos; they highlight the high level
of craftsmanship involved in the production process
and exhibit priceless works of art. The Historical
Naval Museum describes the history of naval
production in the Venice Lagoon and in Italy and,
in what is essentially an amphibious city such as
Venice, can be considered one of the most representative
and key features of the ecomuseum system.
An extension to The Naval Museum inside the old
boundary walls of the Arsenale, introduced here by
the Admiral, Director of the Maritime Military
Study Center, is in the pipeline.
The other museums presented here can all be considered
museums of both material culture and of
the territory that has produced that culture; they
illustrate the transformation which the complex
interaction between human activity and the surrounding
environment has brought about along
the border between land and sea.
The South Lagoon Civic Museum of Chioggia,
the Fishery Farms Museum of Campagna Lupia,
the Museum of Torcello and that of Lazzaretto
Nuovo bring the visitor on an unforgettable journey,
one which takes archaeology as its starting
point and arrives at a portrayal of the everyday
life of citizens and “foreigners”, together with a
description of the natural environment in which
they operate, both as it is now and as it almost
was in the past. These museums chronicle a history
that belongs both to the distant past and the
present-day. It is a history that can lead us back to
the conditions of daily life on which the extraordinary
qualities of the territory and its productive
activities in the Venice Lagoon are based. Apart
from those museums of material culture, production
and territory that directly overlook the lagoon,
there are others that can be seen as gateways
to further networks connected to the ecomuseum
system of the lagoon. Two museums which could
be seen in this light include the Land Drainage
and Reclamation Museum in San Donà and the
Mental Institution Museum on the island of San
Servolo: a further two examples of museums which
could perform this function include the Industrial
Museum of Porto Marghera and the National
Archaeological Museum of the City and Lagoon
of Venice on the island of Lazzaretto Vecchio,
both in the planning and construction phase. The
Ecomuseum Ad Mira Brenta can be considered
a gateway to environmental educational centres:
the museum, lacking a vast permanent collection,
relies on interactive devices and displays which
take their inspiration from science museums and
environmental centres. In this case the use of the
term “ecomuseum” should not perplex the reader,
as the term ecomuseum implies a network, rather
than a single room or museum.
There can be no doubt that the group of museums
represented here offer the possibility to discover the
fascinating world of the lagoon, each representing
different stages of a captivating journey. Some of
the museums are isolated from the steady stream
of visitors that flock to the more central points of
the lagoon, but represent an important resource for
the ecomuseum system. These museums decided to
be included in our guide and we hope other museums
and institutions will soon be able to join in
and contribute to the establishment of the ecomuseum
system, with the aim of providing citizens
and visitors to the lagoon new ways to learn about
the evolution and development of the lagoon territory
following an itinerary which, travelling on
a boat of low environmental impact, is certain to
be an exhilarating adventure, one that can also be
followed via the pages of the guide book, by reading
the descriptions of each museum as rooms of
the larger lagoon ecomuseum system. The lagoon
network can become the prototype of a national
network of coastal ecomuseums, rooted in the extensive
and extraordinary heritage of the Cathedrals
of Industrial Archaeology.
stanze dell’ecomuseo
19
20
L’itinerario tra le
cattedrali del mare
descritto nell’altro
quaderno della collana
dell’ecomuseo della
laguna.
The itinerary taking in
the Coastal Cathedrals
described in the other
book in the Lagoon
Ecomuseum series.
dell’ambiente naturale in cui essi operano, ora
quasi come allora. Questi musei ci parlano di
una storia antica ma attuale, la cui comprensione
ci riporta alle condizioni di vita quotidiana
su cui si fondano le straordinarie qualità del
territorio e delle produzioni nella laguna di
Venezia. Oltre ai musei della cultura materiale,
delle produzioni e del territorio direttamente
affacciati sull’acqua, ce ne sono altri che possono
identificare le porte di accesso ad ulteriori reti,
collegate con il sistema dell’ecomuseo della
laguna. Due possibili direzioni sono indicate dal
Museo della bonifica a San Donà e dal Museo
del manicomio nell’isola di San Servolo. Altre
due sono rappresentate dai musei ancora in via
di definizione: il Museo dell’industria a Porto
Marghera ed il Museo della laguna nell’isola del
Lazzaretto Vecchio. Una porta verso i centri di
educazione ambientale è l’ecomuseo Ad Mira
Brenta, che non avendo una collezione antica
si affda a dispositivi interattivi ispirati ai musei
della scienza e/o ai centri ambientali. il termine
“ecomuseo” usato qui per una singola stanza,
non confonda il lettore, perché evidentemente
intendiamo l’ecomuseo come rete e non come
un singolo nodo.
L’insieme delle stanze presentate senza
dubbio costituisce la possibilità di scoprire
l’affascinante mondo della laguna, nelle tappe
di un affascinante viaggio. Alcuni musei
soffrono di un isolamento dai grandi flussi che,
al contrario, sono una risorsa del sistema. Essi
hanno deciso di partecipare alla nostra guida
come presto speriamo possano contribuire a
fondare il sistema ecomuseale, con quanti altri
musei ed istituzioni vorranno prenderne parte,
al fine di dare a cittadini e “foresti” ulteriori
strumenti di consapevolezza dell’evoluzione
del territorio lagunare, in un percorso che con
un’imbarcazione a basso impatto ambientale
potrebbe essere un’avventura entusiasmante,
e che ora il lettore può fare lungo le pagine
che descrivono ciascun museo come stanze del
sistema ecomuseale della laguna.
Questa rete lagunare può divenire prototipo
di una rete nazionale degli ecomusei costieri,
radicato nel diffuso e straordinario patrimonio
delle cattedrali dell’archeologia industriale.
museo civico della laguna sud
south lagoon civic museum
21
Valeria Vianello
Il Museo Civico della Laguna Sud ha sede
a Chioggia nell’ex chiesa “San Francesco fuori
le mura”: è un museo etnografico che permette
di ricostruire le trasformazioni ambientali
e la storia evolutiva del popolo che è vissuto
nel Veneto Meridionale e nell’emisfero
sud della Laguna di Venezia. Al momento
dell’inaugurazione, il 31 maggio 1997, il
Museo Civico della Laguna Sud constava
di sole tre sezioni (archeologica, medievale,
etnografica), ma nel corso degli anni ha visto
arricchire il proprio patrimonio grazie a
ritrovamenti, lasciti e donazioni private. Tra i
soggetti che hanno collaborato all’allestimento
iniziale del Museo bisogna citare i donatori
privati ed alcuni esperti di cultura locale.
Relativamente alla mostra “La Torre delle
Bebe. Frammenti di vita del Medioevo”
bisogna ringraziare il Gruppo Archeologico
“Fossa Clodia” che ha messo a disposizione del
Museo il proprio materiale, la Soprintendenza
per i Beni Archeologici del Veneto ed alcuni
suoi collaboratori che hanno contribuito
Indirizzo / address: Campo Marconi 1, Chioggia
tel. 041 5500911, fax 041/5509581
e-mail: museo@chioggia.org
Orari: dal 1 settembre al 11 giugno: dal martedì al
sabato 9-13 e dal giovedì alla domenica 15-18
Dal 12 giugno al 31 agosto: dal martedì al sabato
9-13 e dal giovedì alla domenica 19.30-23.30.
Chiusura: lunedì e domenica mattina. Il Museo
rimane aperto anche nei giorni festivi tranne il
25 dicembre, il 1° gennaio e Pasqua / Opening
times: from September 1st to June 11th and:
from Tuesday to Saturday 9a.m.-1p.m.; from
Thursday to Sunday 3p.m.-6p.m. From June
12th to August 31st: from Tuesday to Saturday
9a.m.-1p.m. and from Thursday to Sunday
7.30p.m.-11.30 p.m. Closed: Sunday and
Monday mornings. The Museum also remains
open on public holidays, except on December
25th, January 1st and Easter.
Sezioni: Archeologica, Medievale, Etnografica,
Pinacoteca / Sections: Archaeological, Medieval,
Ethnographical, Picture Gallery.
Il Museo Civico della Laguna Sud è gestito dal
Comune di Chioggia. Tutto il personale del museo
fa capo all’Ufficio Cultura del Comune con sede
presso la Biblioteca Civica.
The South Lagoon Civic Museum is managed by the
City of Chioggia. All museum personnel refer to the
City’s Cultural office situated at the Civic Library.
Rete di riferimento / reference network:
SBMP Sistema Bibliotecario Museale Provinciale
museo civico della laguna sud
23
The South Lagoon Civic Museum is located in
the ex-monastery of “San Francesco fuori le muri”
in Chioggia. It is an ethnographic museum which
reconstructs the environmental transformations and
evolving history of the people who have inhabited the
Southern Veneto region and the southern hemisphere
of the Venice Lagoon. At the time of its inauguration
on 31 May, 1997, the South Lagoon Civic Museum
contained only three sections (archaeological, medieval,
and ethnographic), but over the course of time its
patrimony has broadened thanks to findings, bequests
and private donations. Collaborators for the initial
installation of the museum included private donators as
well as local culture experts. We would like to thank the
Archaeological Group “Fossa Clodia” for the exhibition
"La Torre delle Bebe. Frammenti di vita del Medioevo"
and for providing the museum with valuable material.
We would also like to thank the Department for the
Preservation of Archaeological Heritage of the Region
of Veneto, and collaborators who helped in classifying
archaeological findings. For the organisation of the
exhibition “Chioggia città d’arte, percorsi devozionali
e scene di vita urbana nella collezione civica”, which
Pagina precedente: la chiesa di San
Francesco fuori le mura, sede del Museo
Civico della Laguna Sud di Chioggia.
Foto © F. Calzolaio.
Sopra: pianta dei tre piani del museo.
Previous page: San Francesco church, the
seat of the South Lagoon Civic Museum
in Chioggia.
Above: plan showing the three floors of
the museum.
24
La pinacoteca; la sezione archeologica.
Foto © F. Calzolaio.
View of the Picture Gallery;
the museum’s archaeological section.
alla classificazione dei reperti trovati dagli
archeologi. All’organizzazione della mostra
“Chioggia città d’arte, percorsi devozionali e
scene di vita urbana nella collezione civica”
che raccoglie le tele più belle della Collezione
Civica, hanno collaborato la Sopraintendenza
per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico
di Venezia, il personale delle
Gallerie dell’Accademia, studiosi locali e
l’architetto Pizzarello in qualità di curatore
dell’allestimento. Il Museo Civico di Chioggia
ha come istituzioni di riferimento la Regione
del Veneto e la Soprintendenza Archeologica
del Veneto.
L’ allestimento museale segue per l’esposizione
criteri tipologici e topografici: pertanto il
piano terra ospita, una sezione archeologica,
e una mostra permanente intitolata “La Torre
delle Bebe. Frammenti di vita del Medioevo”
allestita nel 2005 con materiale rinvenuto
durante gli scavi condotti presso la Torre delle
Bebe, un’antica fortificazione.
Al primo piano c’è la sala denominata
Cristoforo Sabbadino, in onore dell’ingegnere
idraulico nato a Chioggia nel 1489, che
disegnò nel 1557 la prima pianta topografica
della città di Chioggia. Nella stessa sala sono
esposti frammenti di ceramica medievale
e rinascimentale, una colubrina in bronzo
d’epoca cinquecentesca, le antiche misure del
grano, il plastico di un fondamento di saline
ed una collezione di monete. L’ultimo piano
ospita una ricca sezione etnografica dedicata
alla cantieristica e marineria locale e anche
una preziosa collezione civica “Chioggia città
d’arte, percorsi devozionali e scene di vita
urbana nella collezione civica”. La sezione
etnografica, da un paio d’anni, trova la
propria continuazione in una sorta di “Museo
Galleggiante”, annesso al museo in un’ansa del
vicino Canal Vena, costituito da una serie di
imbarcazioni tipiche.
contains some of the most beautiful paintings from the
Civic Collection, we wish to thank the Department for
the Preservation of Archaeological Heritage of Historical,
Artistic and Ethno-anthropological Heritage of Venice,
the staff of the Gallerie dell’Accademia in Venice, local
scholars, and architect Pizzarello who served as the
exhibition curator. The Civic Museum of Chioggia is
an institution of the Veneto Regional Authority and
the Department for the Preservation of Archaeological
Heritage of Veneto.
The museum’s exhibition space is organised according to
both typological and topographical criteria. The ground
floor hosts an archaeological section and a permanent
exhibition entitled “La Torre delle Bebe. Frammenti
di vita del Medioevo”, which opened in 2005 with a
collection of findings from excavations conducted around
the ancient fortification of the Torre delle Bebe.
Located on the first floor is the room named after
Cristoforo Sabbadino, the hydraulic engineer born in
Chioggia in 1489 and author of the first map of the
city of Chioggia produced in 1557. On exhibit in the
same room are fragments of Medieval and Renaissance
ceramics, a bronze culverin from the 16th century,
ancient grain measuring instruments, a model of a salt
foundation, and a collection of coins. The top floor of the
museum hosts a splendid ethnographic section dedicated
to local ship and marine building as well as a valuable
civic collection entitled “Chioggia città d’arte, percorsi
devozionali e scene di vita urbana nella collezione civica”
Chioggia, city of art, devotional routes and scenes of
urban life in the civic collection. Over the past few years
the ethnographic section has been expanded to include
a sort of “Museo Galleggiante”, or Floating Museum,
annexed to the museum along the nearby Canal Vena
and composed of a series of typical boats.
Sala della raccolta archeologica;
ingresso del museo. Foto © F. Calzolaio.
Room displaying archaeological
collection;
museum entrance.
museo civico della laguna sud
25
Archaeological Section
The ground floor of the Chioggia Civic Museum
houses an archaeological section which begins with
illustrations and explanatory panels depicting the
transformations that occurred along the coastal shores
of the High Adriatic from the Bronze Age up to the
19th century. The panels and illustrations point out
hydraulic technologies used by the population who
first settled in the lagoon area south of Venice. They
also depict how these systems were used to render the
swampy environment, a marshland poorly suited for
supporting stable settlements, more liveable. Chioggia
and its surrounding areas can be identified with the
Fossa Clodia, a channel of trade existing within the
Peutinger Table (itinerarium of the Roman road
network), and were sure to have functioned as transit
stations within a vast network of lagoon channels or
shipways linking the cities of Ravenna and Aquileia.
The numerous findings of amphorae and anchors have
helped scholars not only to retrace ancient shipping
26
Vaso anforaceo età tardoantica, ritrovato
tra Chioggia e Malamocco dal club
subacqueo San Marco;
piatto carenato con frate e scritta
“amore”, ritrovato nel sito delle Bebe,
epoca XV secolo.
Amphoral jar from Late Antiquity, found
between Chioggia and Malamocco by the
San Marco Scuba Club;
carinated plate showing an image of a
monk and the inscription “amore”, found
at the Bebe site, 15th century.
Sezione archeologica
Il piano terra del Museo Civico di Chioggia
ospita una sezione archeologica che, partendo
dall’illustrazione attraverso pannelli esplicativi
delle trasformazioni che il litorale costiero
dell’Alto Adriatico ha subito dall’età del
bronzo al XIX secolo, mette in risalto quali
siano state le tecnologie idrauliche utilizzate
dalle popolazione che per prime si sono
stabilite nelle zone lagunari a sud di Venezia
per rendere abitabile un ambiente paludoso
poco adatto per accogliere insediamenti stabili.
Identificabile con la Fossa Clodia, un canale
commerciale inserito addirittura all’interno
della Tabula Peutingeriana, Chioggia e le
zone limitrofe furono sicuramente stazioni di
transito all’interno di una vasta rete di
canali lagunari che mettevano in diretta
comunicazione le città di Ravenna ed Aquileia.
Numerosi ritrovamenti di anfore e ancore
hanno, infatti, permesso di risalire non solo
alle rotte commerciali battute dalle navi in
Adriatico in epoca antica ma anche di capire
quali erano i prodotti allora maggiormente
commercializzati. In fondo una piccola area
è dedicata alle anfore rinvenute nel mare
antistante a Chioggia, databili fra il I sec a. C. e
il III sec. d.C. Le vetrine centrali raccolgono la
Collezione numismatica di Vincenzo Bellemo,
illustre collezionista chioggiotto vissuto
nell’Ottocento, che comprende esemplari di
epoca greca e romana e una stadera in bronzo
a due pesate, ritrovata in mare da un pescatore
chioggiotto, databile al I sec. d.C. Nell’ala a
destra è visibile la ricostruzione dello scafo
di una nave oneraria romana del I sec. d.C.
con all’interno alcune anfore originali e alcuni
oggetti che fungevano da zavorra: anelli in
piombo e macine da grano. In questa sezione
si possono osservare ancore originali, pesi
in pietra e a destra alcuni ceppi di ancora in
piombo di epoca romana rinvenuti in mare.
Sezione Medioevale
La mostra “La Torre delle Bebe. Frammenti
di vita del Medioevo”, inaugurata nella
primavera del 2005 e divenuta permanente,
vuole essere uno stimolo per gli storici locali
a riscrivere alcune pagine della storia di
trade routes in the Adriatic but also to identify the
types of goods which were most traded during those
times. At the back of this section there lies a small
area dedicated to amphorae found off the shores of
Chioggia, the majority of which can be dated between
the first century B.C. and the third century A.D. The
central glass cases display the Numismatic Collection of
Vincenzo Bellemo, an illustrious 19th century collector
from Chioggia. The collection contains objects from
Greek and Roman times, as well as a bronze steelyard
(balance) with two weights (first century A.D.) which
was found in the sea by a Chioggian fisherman.
Displayed in the right wing is a reconstruction of the
hull of a first century A.D. Roman merchant ship
housing several original amphorae and objects used as
ballasts: lead rings and grain millstones. This section
also includes a collection of objects retrieved from the
sea, such as original anchors, stone weights, and lead
anchor stocks dating to Roman times.
Medieval Section
The exhibition entitled “La Torre delle Bebe. Frammenti
di vita del Medioveo”, “The Bebe Tower. Fragments
of Medieval life” which was inaugurated in the spring
of 2005 and is now a permanent collection, is meant
as an impetus for local historians to reconsider certain
pages on the history of Medieval Clugia. On the upper
floor of this section reconstructions of the Dondi Astrario
can be found. This prototype, the only functioning
one left in Italy, replicates in exact detail the original
(1364) made by the Chioggian G. Dondi, one of the
most versatile men of his time. The astrario indicates
the time, day, and month, as well as eclipses and names
of saints, and is the work of the “Gruppo Astrario”, a
group of teaching professors from the Cavanis Institute
in Chioggia. These scholars completely reconstructed the
astrario by hand over the course of four years.
The first floor of the Medieval section hosts the
Cristoforo Sabbadino room, named after the famous
hydraulic engineer from Chioggia who served the
Serenissima Republic during the 16th century. The
works by Sabbadino include two giant-sized drawings,
dated 1557, which represent the first map of the city of
Chioggia and a hydraulic project. This section contains
in-situ findings from the Medieval, Renaissance, and
Modern periods. The shrines exhibit earthenware
of Italian and European craftsmanship as well as
engravings of Clodiense workmanship also found
in-situ and dating from the 14th to 17th centuries.
Coins dated from 1100 to 1900 and belonging to the
Venetian Republic, Mantua, Milan, Lucca and the
Casa Savoia are on exhibit in the centre of the room,
in addition to a selection of early paper specimens, a
salt scale, and liquid measures belonging to the Civic
Collection. On the wall opposite the entrance is a model
of a fondamento di saline or salt foundation.
Ricostruzione in scala reale dello spaccato
di un relitto di nave oneraria romana del
I secolo d.C;
suppellettili di uso domestico rinvenute
nel sito della Bebe, metà XIV secolo.
Foto © F. Calzolaio.
A full-scale reconstruction of the crosssection
of a Roman merchant wreck from
the 1st c. A.D;
domestic objects found at the Bebe site,
second half of 14th c.
museo civico della laguna sud
27
28
Sala dedicata a Cristoforo Sabbadino;
plastico di un fondamento di saline.
Foto © F. Calzolaio.
The Cristoforo Sabbadino room;
model of a salt foundation.
Clugia Medievale. Al piano superiore si passa
davanti alla ricostruzione dell’Astrario Dondi;
questo prototipo, unico funzionante in Italia,
è perfettamente uguale all’originario che fu
ultimato nel 1364 dal chioggiotto G. Dondi,
una delle personalità più poliedriche del suo
tempo. L’Astrario capace di indicare ora,
giorno, mese, eclissi e nome del santo, è opera
del “Gruppo Astrario” costituito da alcuni
docenti dell’Istituto Cavanis di Chioggia
che hanno il merito di averlo ricostruito,
interamente a mano, in 4 anni di lavoro.
Il primo piano del Museo ospita una sala
intitolata a Cristoforo Sabbadino, famoso
ingegnere idraulico chioggiotto a servizio
della Serenissima Repubblica nel XVI secolo.
Opera del Sabbadino sono due gigantografie
disegnate nel 1557 ed esposte al museo,
esse rappresentano rispettivamente la prima
pianta della città di Chioggia ed un progetto
idraulico. Questa sezione raccoglie reperti di
epoca medievale, rinascimentale e moderna
rinvenuti in loco. Le teche espongono
maioliche di manifattura italiana e europea
e graffte di manifattura clodiense rinvenute
in loco e collocabili cronologicamente tra
il XIV ed il XVII secolo. Le monete esposte
al centro della sala, databili tra il 1100 ed il
1900, sono appartenenti alla Repubblica
Veneziana, a Mantova, Milano, Lucca e alla
Casa Savoia, i primi esemplari di carta, una
bilancia per il sale, infine le misure per liquidi
appartenenti alla Collezione Civica. Sulla
parete di fonte all’ingresso è visibile il plastico
di un “fondamento di saline”. Famosa per il
Sal Clugiae, citato addirittura dallo storico
Cassiodoro nell’VI sec. d. C, la città di Chioggia
in epoca medievale, era infatti annoverata tra i
più importanti produttori di sale.
Sezione etnografica
La sezione etnografica raccoglie reperti
appartenenti alla marineria e cantieristica
locale e databili dal 1700 ai nostri giorni.
Vicino all’ingresso della prima ala è visibile
un’imbarcazione locale “la marota”, si tratta
di una barca d’appoggio che, fornita di fori
nei fianchi, veniva usata per mantenere vivo
il pesce pescato fino all’arrivo al mercato.
The city of Chioggia, famous for the Sal Clugiae,
cited also by the 6th century historian Cassiodoro,
was counted among the most important salt producers
during Medieval times.
Ethnographic Section
The museum’s ethnographic section contains findings
from local marine and shipbuilding industries which
can be dated from the 1700s to the present. On display
near the entrance to the first room is an example of the
local boat called la marota, used as a support boat,
with holes lining its side to keep fish alive and fresh
until reaching the market place. On the side walls
there are photographs and tools which were used by
master shipbuilders during the various phases of local
ship construction: various sized saws, axes, etc. In
the middle of the room one finds shrines containing
further instruments used for boat making, as well as
small models of typical boats such as the characteristic
18th and 19th c. Bragozzo, visible in all its splendour
among the docked boats that make up the Floating
Museum. In the second wing of the room, important
shipping equipment is on display and includes sails,
nets, and floating gear in cork and glass. On the
wall to the right are the only found specimens of the
“Penèlo”, the famous weather vane produced locally
and hung on a ship’s mast. In the centre of the room
other small models of local boats, such as the bragagna
and the topo, show how fishing has always been a
principal resource for the Chioggian people.
Further along this side of the room, one encounters
two display cases containing a collection of famous
Chioggian terracotta pipes dating from the second half
of the 18th century to the mid 20th century. Just beyond
the pipe display is the well-known instrument used by
the canevini, or ropemakers, for shaping their ropes.
At the end of the room there are a series of dioramas:
one of the squero, a small Venetian boatyard, and
three relating to the different fishing methods used in
the lagoon, and finally the famous wicker vieri used
for fishing moleche (soft-shell crabs).
Astrario Dondi, copia dell’originario;
bilancia per il sale. Foto © F. Calzolaio.
Astrario Dondi, copy of the original;
salt scale.
museo civico della laguna sud
29
Picture Gallery
The main wing of the second and last floor of the
museum is dedicated to the permanent exhibition
entitled “Chioggia città d’arte, percorsi devozionali
e scene di vita urbana nella collezione civica”,
“Chioggia, city of art, devotional routes and scenes
of urban life in the civic collection”. This exhibition
consists of a picture gallery containing paintings by
19th century local artists, as well as two panels and
a fresco dated between the late 14th and early 15th
centuries. The paintings are divided into three sections:
urban life, everyday scenes, and religious life. Here
interesting pages of Chioggian history are revealed
through colourful glimpses of the city, ordinary scenes
30
Modellino ricostruttivo di macchina per
il sollevamento di elementi pesanti, età
romana;
sezione etnografica. Foto © F. Calzolaio.
Reconstructed model of a machine used
for lifting heavy objects, Roman period;
the museum’s ethnographic section.
Sulle pareti laterali si alternano documenti
fotografici e strumenti utilizzati dalle
maestranze di cantiere nelle varie fasi di
costruzione delle imbarcazioni locali: le seghe
di diverse grandezze, le asce, ecc. Al centro di
questa ala sono visibili alcune teche contenenti
altri stumenti usati in cantiere e non mancano
modellini di barche tipiche ed in particolare
il caratteristico Bragozzo, imbarcazione
locale del XVIII e XIX sec., visibile in tutto
il suo splendore, ormeggiato tra le barche che
costituiscono il Museo Galleggiante. Nella
seconda ala sono visibili alcuni elementi
fondamentali delle imbarcazioni: le vele, le
reti, i galleggianti delle reti in sughero o vetro,
mentre a destra, appesi alla parete sono visibili
gli unici esemplari del “Penèlo”, il famoso
segnavento di produzione locale che veniva
appeso all’albero delle imbarcazioni. Al centro
i modellini di altre imbarcazioni locali come
la bragagna e il topo, evidenziano come la
pesca fosse stata, da sempre, una delle risorse
primarie del popolo chioggiotto.
Proseguendo sullo stesso lato due vetrine
espongono le famose pipe chioggiotte in
terracotta databili fra la metà del 1700 ed il
1950 e poco oltre è esposto il famoso strumento
utilizzato dai canevini per forgiare le corde. In
fondo si possono vedere alcuni diorami: uno
relativo allo squero, cantiere in cui venivano
fabbricate le imbarcazioni, e tre relativi alle
diverse metodologie di pesca attuate in laguna
e infine i famosi “vieri” in vimini usati per
l’allevamento di “moleche”.
Pinacoteca
L’ala centrale del secondo ed ultimo piano
del Museo, è occupata dalla mostra, divenuta
permanente, “Chioggia città d’arte, percorsi
devozionali e scene di vita urbana nella
collezione civica”. Si tratta di una sorta di
pinacoteca cittadina che raccoglie tele di artisti
locali del XIX secolo, ma anche due tavole ed
un affresco della fine del 1300 ed inizi 1400. Le
opere pittoriche sono suddivise in tre sezioni:
la vita urbana, la scena quotidiana e la vita
religiosa. Qui attraverso i colori degli scorci di
città, le scene di vita quotidiana di un vivace
borgo di pescatori, l’austerità di alcuni ritratti
of a lively fishing village, austere portraits of several
important city figures, and certain sacred religious
paintings.
Temporary Exhibitions
The exhibition “La Chioggia di Leonardo Bazzaro.
Materia, senso e poesia del Colore”, “Leonardo
Bazzaro’s Chioggia. Matter, sense and poetry of
Color”, is a dedication to the painter Bazzaro, a
representative of Lombard naturalism, and presents
a panorama of the artist’s work with emphasis on
Chioggia-based paintings (53 paintings total, 40 of
which are scenes of Chioggia). Not to be missed are
the many unprecedented works on public display for
the first time. In 2001 the museum hosted another
show entitled “Chioggia nell’Ottocento nell’archivio
di Tomaso Filippi”, “19th century Chioggia from
the Tomaso Filippi archive”. In recent years the
creation of a new exhibition room in the museum has
given artists (painters, sculptors, writers, craftsmen
and poets), as well as the public, a new space in which
to display and view artworks. Numerous events
were organized at the museum in 2005: “Antico &
Comisso – legni e gente di mare,” an exhibition of
wood works by artist Roberto Antico (5-27 February,
2005); “Frammenti di Mare”, an exhibition on the
mycological collection “Dal Gesso” restored by the
Gruppo Naturalisti Lenneo (5-25 March, 2005);
the International Exhibition on Figurative Art by
Bavarian artists, organised by the City of Chioggia
Council for Culture Offce, the City of Piove di Sacco,
and by the Gruppo Artisti of Saccisica; the “Bernie
Show”, the 11th edition of the illustration competition
for children, sponsored by the City of Chioggia (10-
26 July, 2005).
Diorama delle metodologie di pesca.
Foto © F. Calzolaio.
Tavola “Giustizia in trono tra i Santi Felice
e Fortunato”, 1436-1437 Ercole da Fiore?
Diorama of a “squero” (Venetian boat
yard) and fishing methods.
The “Giustizia in trono tra I Santi Felice
e Fortunato” panel, 1436-1437 Ercole da
Fiore?
museo civico della laguna sud
31
Plans and Projects
Plans are being elaborated to broaden the museum’s
educational offerings through the development of
intriguing programmes and interesting hands-on
workshops. Should the civic collection be moved to
a new location, it is possible that the ethnographic
section would be reorganised and designed, given
that past donations have significantly increased the
museum’s patrimony.
di importanti personaggi della vita civica, la
sacralità di alcune tele di stampo religioso sarà
possibile leggere alcune interessanti pagine
della storia della città di Chioggia.
32
Olio su tela “Veduta di fondamenta
Marangoni”, Dario Galimberti secondo
quarto del secolo XX.
Olio su tela “Aggiustando le reti”,
Leonardo Bazzaro, 1920.
Oil on canvas, “Veduta di fondamenta
Marangoni,” Dario Galimberti, late 20th c.
Oil on canvas, “Aggiustando le reti,”
Leonardo Bazzaro, 1920.
Mostre temporanee
La mostra “La Chioggia di Leonardo Bazzaro.
Materia, senso e poesia del Colore” è stata
dedicata al pittore Bazzaro, esponente del
naturalismo lombardo presentando una
panoramica della sua pittura, con attenzione
particolare ai dipinti a tema chioggiotto (53
dipinti di cui 40 chioggiotti). Da sottolineare
la presenza di parecchi inediti, mai presentati
precedentemente al pubblico. Nel 2001
il museo ha accolto un’ulteriore mostra:
“Chioggia nell’Ottocento nell’archivio di
Tomaso Filippi”. Negli ultimi anni, grazie alla
creazione di una sala mostre annessa al museo
è stato possibile offrire agli artisti (pittori,
scultori, scrittori, artigiani e poeti) e non solo
un nuovo spazio per esprimere la propria arte.
Numerosi pertanto sono stati gli appuntamenti
proposti nel 2005: “Antico & Comisso - legni
e gente di mare”, esposizione di legni artistici
opera di Roberto Antico (5 -27 febbraio
2005); “Frammenti di Mare” esposizione della
collezione micologica Dal Gesso restaurata
dal Gruppo Naturalisti Linneo (5-25 marzo
2005); Mostra internazionale di arti figurative
esposizione di artisti bavaresi organizzata
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di
Chioggia, dal Comune di Piove di Sacco e dal
Gruppo Artisti della Saccisica; “Bernie Show”
undicesimo concorso di illustrazione per
l’infanzia patrocinato dal Comune di Chioggia
(10 – 26 luglio 2005).
Piani e progetti
Stiamo lavorando per ampliare l’offerta
didattica con percorsi accattivanti e laboratori
d’attività manuale interessanti e coinvolgenti.
Nel caso di un trasferimento della collezione
civica in un’altra sede si potrebbe attuare un
nuovo allestimento della sezione etnografica
dato che altre donazioni, ora in deposito,
hanno aumentato il patrimonio del nostro
museo.
museo del territorio delle valli e della laguna
venice lagoon extensive fishery farms museum
33
Giampaolo Rallo
L’attuale istituzione museale nasce in Laguna di
Venezia nel contesto dell’area protetta denominata
“Valle dell’Averto”, sita in una delle numerose
valli da pesca dell’Estuario Veneto, cioè in un
compendio lagunare in cui da secoli si esercita
l’attività di “vallicoltura”.
Il biotopo denominato Valle Averto è una zona
umida che si estende su circa 540 ettari composti
di vasti laghi e specchi d’acqua salmastra, laghetti
e canali d’acqua dolce, parte del Dosso di Lugo,
manufatti di interesse storico-architettonico di
utilizzo idraulico-vallivo, alcuni immobili storici
(tra cui l’originario “casone” di valle noto anche
come “Casone dell’Averto, Cason Vecchio o Cason
Diedo-Bettoni”, i casoni vallivi, il complesso
edilizio denominato “Casa di caccia Bruzzone” con
il casone da “massàro” denominato “Cà Tiepola”),
parte dei “cippi di conterminazione” che delimitano
la Laguna di Venezia e delle peschiere di valle.
Già dall’inizio delle attività di gestione inerenti
l’area protetta ci si trovò di fronte ad una
importante, seppur piccola, presenza di reperti
etnografici, in parte ancora usati o di recente
Indirizzo / address: Valle dell’Averto, Cà Tiepola
Via Pignara 4, 30010 Lugo di Campagnalupia
tel. 041 5185068, fax 041 5185377
e mail: rnaverto@ve.nettuno.it
Percorso di visita: Edificio rurale-vallivo
di Cà Tiepola, Strutture espositive lignee
all’aperto, Percorso etnografico-vallivo,
Percorso naturalistico in valle / Itinerary: Cà
Tiepola, Open-air Wooden Exhibition Buildings
Ethnographic –Aquaculture itinerary, Nature trail
in the salt-marshes.
Rete di riferimento / reference network:
SBMP Sistema Bibliotecario Museale Provinciale
museo del territorio delle valli
The present museum was founded in the Venetian
Lagoon within the conservation area known as “Valle
dell’Averto”. This spot is surrounded by many fishery
farms of the Veneto Estuary; a lagoon plexus in which
“vallicoltura” (traditional salt-marsh aquaculture
in Adriatic regions) has been practised for centuries.
The habitat called Valle Averto is a wetland covering
roughly 540 hectares; it includes vast lakes, expanses
of brackish water, ponds and fresh-water canals.
The area is also occupied by a part of the Dosso di
Lugo, and waterway constructions of historical and
architectural interest, as well as by heritage buildings
(amongst which the fish-farm grange known as Casone
dell’Averto, Cason Vecchio or Cason Diedo-Bettoni”,
the smaller lodges, the group of buildings known as the
“Casa di caccia Buzzone” (Buzzone Hunting Lodge)
with its hunting hide “massaro” called Ca’ Tiepola. We
can also find the Venetian lagoon boundary markers,
as well as those of the fishery farms. Right from the very
first stages in setting up this conservation area, those
involved dealt with a large number of ethnographic
Pagina precedente, sopra: Cà Tiepola,
sede attuale del Museo, nella “casa da
massaro” tipica costruzione rurale della
terraferma veneziana.
sotto: sede futura del Museo presso
la ex Scuola Elementare di Lova di
Campagnalupia.
Sopra: “Cavàna” per il ricovero delle
barche da caccia e pesca in laguna.
Sotto: Visione delle cassettiere contenenti
le collezioni ceramiche rinascimentali.
Previous page above: Cà Tiepola,
presently the Museum, typical Venetian
mainland rural construction, historically
assigned as “casa da massaro”. below:
future Museum site in the former Lova di
Campagnalupia Elementary School.
Above: “Cavàna”, or typical construction
used to shelter hunting and fishing boats
in the Venetian Lagoon.
Below: View of display cases containing
Renaissance pottery collections.
35
36
Stampi da caccia per anatre: particolare
delle vetrine espositive;
stampi da caccia per “tressàme” (ovvero
trampolieri): particolare delle vetrine
espositive.
Duck hunting decoys: display case detail;
wader hunting decoys: display case
detail.
dismissione nelle attività di gestione valliva. Fu
così che, sia attraverso l’Ente proprietario di parte
del compendio denominato Valle dell’Averto, che
soprattutto con l’impegno personale, si dette avvio
a raccogliere, restaurare, catalogare ed in piccola
parte anche esporre manufatti, attrezzi e quant’altro
inerente la cultura materiale e l’etnografia legata
alla pesca ed alle attività connesse, reperibili nelle
zone vallive lagunari e peri-lagunari veneziane.
Negli anni successivi ci si rese conto che tale
operazione di raccolta fu di estrema importanza
ed urgenza, dal momento che gran parte della
plurisecolare cultura ittico-valliva e lagunare stava
subendo rapido declino e repentini cambiamenti a
causa delle nuove tecnologie di acquacoltura e di
nuove tecniche e sistemi di pesca. Si è andati, infatti,
gradualmente, verso disuso, perdita e/o scomparsa
della maggior parte di tecniche, manufatti, attrezzi
ed esperienze che per secoli erano sopravvissuti,
conservati e tramandati nell’Estuario Veneto.
E’ così che nasce l’idea di dar corpo all’attuale
istituzione museale, che nasce ufficialmente nel
1996, a seguito del riconoscimento pubblico
accordato dalla Regione del Veneto.
Attualmente l’istituzione museale è in completo
riordino, con la dislocazione tematica distribuita sia
per temi che in luoghi diversi, che abbracciano la
gronda lagunare-valliva lungo la “Brenta Novissima”.
Nell’ambito dell’esposizione museale offerta dal
Museo viene inserita anche la rappresentazione
di alcuni degli antichi mestieri delle valli da pesca
e delle zone lagunari. Si tratta dei mestieri legati
all’uso delle erbe e piante di valle e di laguna, e
quant’altro di utilizzo vallivo-peschereccio.
Cà Tiepola è un caratteristico edificio rurale,
ascrivibile al XVII ed in origine “casa da massaro”
della famiglia patrizia Tiepolo. In questo edificio
sono esposti soprattutto materiali di uso tradizionale
per la pesca e la caccia nelle zone umide costiere ed
una parte cartacea di foto, cartografie e documenti
storici. La pesca viene rappresentata attraverso
l’esposizione di vari manufatti, quali:
- fiocine di vario tipo: da anguille o “bisàti”, da
storioni, da passere di mare “pàssarìni”, da fiume,
da scoglio, da rane, dell’interno del Veneto, di tipo
“comacino”, Laguna di Lesina, ed extraitaliane;
sono esposti anche esemplari molto antichi;
- reti, come bartovelli, trattoline;
artefacts, some of which had just been discarded or
were still being used in aquaculture-related activities.
Thus, owing to the involvement of the body owning
the area called Valle dell’Averto and, above all, to the
effort of individuals, the conservation project that took
shape involved: collecting, restoring and cataloguing
artefacts, alongside the creation of small-scale displays of
devices, tools and other items related to the culture and
ethnography of fishing and related activities, including
whichever objects were to be found in the fishery farms
of the lagoon proper and the outlying areas. Over the
following years it became apparent that this project was
in fact an urgent task – the centuries-old aquaculture
and fishing activities in the lagoon were undergoing
a process of rapid decline and drastic change due to
the introduction of new aquaculture technologies and
fishing methods. The area has witnessed the steady
disappearance, loss or obsolescence of a vast part of
the techniques, devices, tools and know-how that had
been kept alive and handed down from generation to
generation in the Veneto Estuary. It was with this in
mind that the idea to set up the present museum came
about. It was founded in 1996, following approval
from the Veneto Regional Authority. At present the
museum is in complete reorganization, with the
thematic distribution being allocated both by subject
and venue, that take in the lagoon-valle borders along
the “Brenta Novissima”. Part of what the Museum
offers visitors is a display of some of the trades and crafts
traditionally found on the aquaculture estates and in
lagoon areas. These trades often involved the herbs
and plants growing in the aquaculture estates and
lagoon, alongside those trades more specifically related
to aquaculture.
Fiocine da pesca: particolare delle vetrine
espositive;
“Linguète” per la costruzione delle
reti da pesca: particolare delle
vetrine espositive.
Fishing harpoons: display case detail;
“Linguète” used for the construction of
fishing nets: display case detail.
museo del territorio delle valli
37
Ca’ Tiepola is a typical rural construction which can
be dated back to the 1600’s; it was originally a ‘casa
da massaro’ belonging to the noble Tiepolo family. This
building houses the collection of objects used in fishing
and hunting in the coastal marshes, alongside a section
where photographs, maps and historical documents are
on display. The fishing display is made up a number of
devices, such as:
- fishing-spears of different types: for eels (“bisàti”),
sturgeon, and plaice; river, rock and lagoon spears;
those used for catching frogs, those used inland (the
‘comacino’ and Lago di Lesina varieties) as well as
foreign models; some of the pieces on show are very
old;
- a range of nets (“bartovelli” and “trattoline” types);
- containers for fish, including some examples of
‘burcèlla’, the fish baskets from Chioggia;
- tools used for making and mending nets, the typical
linguètte weaving bobbins, knives for cutting the cords
and wooden floats;
- a range of oar-rests and bailing-out scoops;
38
“Colaùro”, tipico manufatto usato per la
cattura del pesce nelle valli da pesca;
“Cavàna”, ovvero tipico manufatto per il
ricovero delle barche da caccia e pesca in
Laguna di Venezia
“Colaùro”, a typical construction used
for capturing fish in the lagoon fishing
grounds;
“Cavàna”, or typical construction used to
shelter hunting and fishing boats in the
Venetian Lagoon.
- contenitori per pesce, tra cui alcuni esemplari di
“burcèlla”, canestri da pesce di Chioggia;
- attrezzi per la realizzazione ed il rammendo di
reti, cioè le caratteristiche “linguètte”, coltellini per
il taglio dei fili per reti e tondini di legno;
- vari tipi di “forcole” e “sessole” da barca;
- tipologie varie di “rastrello” da pesca a mano,
anticamente usate per la raccolta di varie specie di
molluschi.
La caccia di valle viene rappresentata soprattutto
da una ricca e nutrita raccolta di caratteristici
“stampi”, utilizzati un tempo per la tipica caccia di
valle, databili dal XIX Secolo al primo dopoguerra,
e da una particolare rassegna di attrezzi utilizzati
per la cattura di mammiferi. Altra sala espositiva è
dedicata ai documenti ed all’evoluzione storica del
territorio. Un aspetto particolare trattato è proprio
quello relativo agli interventi idraulici conseguenti
alla realizzazione della Brenta Novissima ed agli
“A Qe”, sorta di documenti cartacei con funzione
esattoriale emanati dalla Repubblica di Venezia.
Particolare attenzione, poi, viene data proprio
al problema delle valli, ed in particolare a Valle
dell’Averto, di cui viene documentata la presenza
dal 1491.
I padiglioni lignei realizzati all’aperto, immersi nel
verde del Dosso di Lugo, sono dedicati all’ostensione
dei reperti e manufatti ittico-vallivi di notevole
mole, come barche, “marotte” e “vieri”.
Il primo padiglione è dedicato alle più tradizionali
barche lagunari veneziane, dalla più classica
“Gòndola” al “Sàndolo di Burano”.
Il secondo padiglione ospita quattro imbarcazioni
particolari, di uso prettamente vallivo-peschereccio,
le “marotte”, usate per lo stoccaggio ed il trasporto
del pesce vivo, dalle valli ai mercati ittici. Sono
poi esposti due “vieri” in vimini, caratteristici
contenitori per pesci. Alla parete sono esposte
alcune “vòleghe”, grossi guadini in legno di salice
usati per la raccolta del pesce.
Il terzo padiglione ospita due caratteristiche barche
da entroterra fluviale: per la pesca nel Po e per la
raccolta delle erbe palustri nelle “Valli Veronesi”.
A questo padiglione ne succede un quarto che
ospita un “Tòpo”, imbarcazione tipica lagunare,
adatta sia alla pesca che al trasporto di materiali.
A corredo dell’imbarcazione c’è una piccola
maròtta da trasporto di “portolàta” e proveniente
- different types of rakes used in manual fishing,
traditionally used for collecting various varieties of
shellfish.
The part of the museum dedicated to hunting boasts
a considerable number of interesting decoys, which
were once used for marshland hunting. The items
on show date from the 1800’s to the first half of the
20th century; particularly fascinating are the devices
used for trapping mammals. A further room houses
documents and an account of the way the territory has
changed through history. Tax documents issued by the
Venetian Republic tell the story of the works carried
out to create the Brenta Novissima Canal and the “A
Qe”. In a section of its own, the phenomenon of the
aquaculture estates is explored, in particular Valle
dell’Averto, which documentation allows us to trace
back as far as 1491.
These wooden outbuildings nestled in the vegetation of
the Dosso di Lugo houses the large artefacts and devices
used in the fishery farms: boats, “marotte” (small
barges) and “vieri” (baskets).
The first of these is occupied by the traditional water
vessels of the Venetian lagoon; ranging from the
renowned “Gòndola” to the “Sàndolo di Burano”.
The second shed houses four more unusual vessels used
exclusively for marshland aquaculture and fishing: the
“marotte” whose function was storing and transporting
live fish from the farms to the fish markets. There are
also two wickerwork “vieri” on show, the traditional
containers for carrying fish. Hanging on the nearby
wall are some large “vòleghe”, willow-basketwork
chases used for scooping up fish.
On display in the third of the sheds are two vessels used
on internal waterways: one for fishing on the Po, and
another used for gathering wetland herbs in the “Valli
Veronesi”.
In the next outbuilding a “Tòpo” is housed; a
characteristic lagoon boat used both for fishing and for
transporting goods. Part of the vessel’s gear is an onboard
lighter (“marotta di portolata”) from Chioggia.
Alongside, some oar-rests used for vessels of this size can
also be seen.
The fifth shed is dedicated to the “Bragòzzetto”, one
of the most common fishing vessels used in the lagoon
and in the open sea. To the left of the vessel some of
the equipment used on board is on show, including a
traditional 1950’s “penèlo” from Chioggia.
The last of the sheds, the sixth of the exhibition sequence,
houses a “caorlìna” used in the lagoon both for fishing
and for transport.
Along the open-air trail a variety of smaller unusual
vessels of different origins can be seen.
“Lavorièro” ovvero parte di manufatto del
“colaùro” di valle;
Stazione di pesca di una valle.
“Lavorièro”, or a part of the “colaùro”
construction used in the fishery farms of
the Venetian Lagoon;
A lagoon fishing station.
museo del territorio delle valli
39
The ethnographic and naturalistic journey through the
fishery farms environment is a place in which visitors
da Chioggia. Sono inoltre esposti alcuni esemplari
di “forcola” usati per portare a remi imbarcazioni
di tale stazza.
Il quinto padiglione dell’itinerario è dedicato al
“Bragòzzetto”, una tra le più tipiche imbarcazioni
da pesca in mare ed in laguna. Nella parete di
sinistra sono esposti alcuni materiali d’uso di
bordo, ed un caratteristico “penèlo”, risalente agli
anni ‘50, proveniente da Chioggia.
L’ultimo nuovo padiglione, il sesto dell’itinerario, è
dedicato alla “caorlìna”, caratteristica imbarcazione
lagunare adatta sia per la pesca che per trasporto.
Nell’ambito del percorso all’aperto si inseriscono
anche alcune barche di dimensioni minori e
peculiari per tipologie e provenienza.
40
Cippo di Conterminazione Lagunare del
1791 (particolare);
Cippo di Conterminazione Lagunare
del 1791.
Lagoon Boundary Stone, 1791;
Lagoon Boundary Stone, 1791
Il percorso etnografico-vallivo e naturalistico
si propone di far scoprire gli ambienti storicoetnografici
della zona umida realmente esistiti
e collocati nel loro specifico e peculiare posto di
origine.
Il primo lotto di ripristino e restauro ha preso in
considerazione la ricostruzione della stazione di
pesca valliva classica al “colauro” con la realizzazione
della “cavana” in cannucciato, di ben due lavorieri
realizzati interamente con le loro tipologie
caratteristiche, e cioè in cannuccia palustre (grisiòe
da fissùra), legno e legature a mano. La stazione
di pesca è, poi, corredata di manufatti ad essa
collegati e peculiari quale affiancamento lavorativo
al “colauro”, cioè dei “vieri” da “lavoriero”, delle
“marotte”, delle “voleghe” e del caratteristico
“Sàndolo vallesano”.
Un altro punto significativo di valorizzazione
storico-valliva, realizzato nella zona umida vera
e propria, è dedicato alla Conterminazione
lagunare realizzata dalla Repubblica di Venezia, e
qui evidenziata da alcuni cippi di pietra d’Istria,
risalenti all’ultima Conterminazione del 1791
e serviti per la terminazione ed esclusione del
Dosso di Lugo. Qui, con l’ausilio di un'apposita
passerella in legno e metallo e di uno specifico
camminamento ligneo inserito tra il canneto e
l’acqua, si può agevolmente osservare da vicino
la struttura del monumentale cippo marmoreo
e le iscrizioni originali. Il punto di osservazione
è corredato di una apposita struttura espositiva,
realizzata su un particolare supporto ligneo.
can discover the historical and ethnographic context
of the wetland culture that existed in this unique
context.
The first plot to have undergone renovation and
refurbishment is the fishery farm station, which features
the distinctive canals linking the pools (“colauro”), a
reed-thatched boat-shelter (“cavana”) and two arrowhead-shaped
fish-catching chambers (lavorieri) entirely
reconstructed with all the most characteristic features
and materials: reed-thatching, woodwork and handbinding.
The fishing lodge is equipped with all the
distinctive items used by the workers for the tasks in
the “colauro”, these include the wickerwork fish baskets
(“vieri”), “marotte” (vessels with tanks for transporting
fish ), chases (“voleghe”) and the characteristic vessel
called “Sàndolo vallesano”.
Another significant historical aspect of fishery farms
heritage, that has been created right inside the saltmarsh
area, are the features relating to the lagoon
boundaries laid out by the Venetian Republic: these
include some Istria-stone markers that were laid during
the last procedures in 1791 and served to both mark
out and cut off the Dosso di Lugo. A special metal
and wood walkway has been built through the reed
beds and above the water allowing visitors to admire
the marble monument and the old inscriptions. The
observation point also features a display facility, for
which a special wooden structure has been built.
“Regata coi batèi a pàradèo”,
manifestazione dedicata alla riscoperta
dei caratteristici modi di voga delle aree
vallive della Laguna medio-inferiore di
Venezia;
Particolare di un “batèo”, sorta di
“sàndolo màscarèta” in uso nelle aree
vallive della Laguna medio-inferiore di
Venezia.
“Regata coi batèi a pàradèo”, celebration
dedicated to the rediscovery of
characteristic ways of rowing in the midinferior
fishery farms of the Venetian
Lagoon;
Detail of a “batèo”, a type of “sàndolo
màscarèta” used in the mid-inferior
fishery farms of the Venetian Lagoon.
museo del territorio delle valli
41
museo della calzatura
footwear museum
43
Federica Rossi
Il Museo Rossimoda è nato nel 1995
dall’iniziativa di Luigino Rossi, presidente e
amministratore delegato del calzaturificio.
A tale scopo è stato acquistato il complesso di
Villa Foscarini, una dimora storica seicentesca
lungo le rive del fiume Brenta.
Con la collaborazione della Soprintendenza
alle Belle Arti sono state restaurate Villa
Padronale e Foresteria destinando la prima
a Museo d’Impresa e la seconda a Centro
Congressi. Attualmente la Rossimoda è
passata di proprietà al gruppo finanziario
francese LVMH, che si è assunto l’onere di
continuare la missione culturale intrapresa dal
suo fondatore.
La collezione è costituita da circa 1700
modelli di calzature femminili di lusso griffate,
prodotte dall’azienda dal 1946 fino ad oggi.
I pezzi prima dell’esposizione facevano parte
del materiale conservato nei magazzini della
Rossimoda. Ad ogni stagione la raccolta viene
arricchita con gli elementi più rappresentativi
delle nuove collezioni.
Indirizzo / address: Museo della Calzatura,
c/o Villa Foscarini Rossi, Via Doge Pisani 1/2
30027 Stra, Venezia
Orari: da aprile ad ottobre
martedì-venerdì 9.00-12.30, 14.30-18.00,
venerdì 10.00-12.30, 14.30-18.00,
sabato 14.00-18.00
domenica e festivi 14.30-18.00 solo visite guidate,
lunedì 9.00–13.00.
Da novembre a marzo: lunedì-venerdì 9.00–13.00.
Chiuso sabato, domenica e festivi / Opening
times: from April to October, Tuesday-Friday
9.00a.m.-12.30p.m., 2.30p.m.-6.00p.m., Friday
10.00a.m.-12.30p.m., 2.30p.m.-6p.m., Saturday
2.00p.m.-6.00p.m. Sundays and public holidays
2.30pm-6.00p.m. guided tours, Monday9.00a.m.-
1.00p.m. From November to March: Monday-Friday
9.00a.m.-1.00p.m. Closed on public holidays,
Saturdays and Sundays.
Percorso di visita: Scarpe antiche, Collezione
Rossimoda, Laboratorio, Cappella / Exhibitions:
18th/19th century shoes, Rossimoda Collection,
Shoe design/Cobbler’s Workshop, Chapel
Cristina Rossi: Direttore / Director
Federica Rossi: Curatore / Curator
Federica Martini: Responsabile didattica, bookshop,
biglietteria e contabilità / Responsible for didactics,
the bookshop, the ticket office and accounting.
Rete di riferimento / reference network:
Associazione Museimpresa.
museo della calzatura
45
The museum was founded in 1995 on the initiative
of Luigino Rossi, president of the Rossimoda footwear
factory. The estate of Villa Foscarini, a historic 16th
century residence situated along the banks of the river
Brenta, was bought to house the museum.
In collaboration with the State Department of Fine
Arts the central portion of the Villa and the lodge
have been restored: the former houses the company’s
museum, while the later is now a congress centre.
Rossimoda is currently owned by the French finance
company LVMH, who have taken on the responsibility
of continuing the cultural mission undertaken by the
museum’s founder.
The collection consists of around 1,700 models
of designer luxury women’s shoes produced by the
company from 1946 until now. Before becoming
part of the museum’s exhibition, the shoes had been
stored in the company’s warehouse. Every season, the
collection is up-dated with the most exemplary models
of the new collection.
Alongside the footwear exhibition is Luigino Rossi’s
noteworthy private collection of modern and
contemporary art, pieced together over the years
Pagina precedente: Villa Foscarini, la
sede del museo della calzatura.
Sopra: piante del museo. Pianta del
secondo piano, pianta del primo piano,
pianta del piano terra.
Previous page: Villa Foscarini, the seat of
the Footwear Museum.
Above: plan of the three floors of the
museum.
46
Facciata del museo dal parco della villa.
Il complesso di Villa Foscarini Rossi visto
dall’alto: sono evidenti la villa padronale,
la foresteria, le vecchie scuderie e il parco.
Facade of the museum from the park.
Aerial view of Villa Foscarini Rossi: the
Villa, the Foresteria, the old stables and
the park are visible.
Il Museo ospita inoltre una piccola ma preziosa
raccolta di calzature veneziane del ’700 e
dell’800 di proprietà del signor Rossi.
All’interno di una sala è stato allestito anche
un piccolo laboratorio con l’intento di dare
rilevanza al diverso modo di creare le calzature
nel passato e ai giorni nostri: un deschetto da
calzolaio dei primi del ‘900 con i suoi attrezzi
e le sue forme di legno testimonia l’attività dei
nostri nonni, mentre il tavolo del modellista
con le tavole colori, i cataloghi, gli accessori
e gli stampi documentano l’evoluzione dei
tempi moderni.
Della selezione del materiale si è interessato
direttamente il fondatore, supportato dai
suoi collaboratori, soprattutto da coloro che
si occupano della progettazione dei modelli, i
più qualificati nel valutarne i pregi. L’intento
di Luigino Rossi è stato inizialmente quello di
raccontare il percorso fatto dalla sua famiglia,
ormai giunta alla terza generazione, e la storia
delle sue collaborazioni con le più grandi case
di moda (Rossimoda ha lavorato con Christian
Dior, Fendi, Anne Klein, Ungaro, Genny,
Richard Tyler, Vera Wang, Calvin Klein, Yves
Saint Laurent, Porsche Design fino ad arrivare
alle collaborazioni tuttora attive: Christian
Lacroix, Marc by Marc Jacobs, Loewe, Emilio
Pucci, Givenchy, Kenzo, Donna Karan e
Celine, l’ultimo acquisto dell’azienda).
La Rossimoda rappresenta inoltre l’azienda
leader del distretto calzaturiero della riviera
del Brenta, famoso in tutto il mondo per la
sua produzione di scarpe femminili di lusso e
griffate. Con il suo museo, unico nella zona,
svolge anche il compito di divulgare i “saperi”
del territorio e di diffondere la conoscenza delle
tradizioni di cui i calzaturieri sono gli eredi (le
competenze acquisite vantano origini antiche,
testimoniate sin dal 1260 con la Scuola dei
“Calegheri” veneziani, poi trasferitisi in
terraferma durante le invasioni napoleoniche).
Il museo funge quindi da testimonianza
del loro “saper fare” e degli elevati standard
qualitativi raggiunti, che rappresentano la loro
maggiore fonte di competitività in ambito
internazionale. Esso documenta inoltre,
attraverso l’accessorio “scarpa”, l’evoluzione
del costume nella seconda metà del secolo,
during his extensive travels and with the help of his
friends in the art and fashion world. The dominant
theme which runs through the works is that of shoes,
interpreted in the most diverse manner by artists of
the calibre of Allen Jones and Jim Dine. The museum
also houses a small but highly valuable collection of
Venetian footwear from the 18th and 19th century
which belongs to Mr. Rossi
One room was given over to the creation of a small
laboratory to illustrate shoemaking techniques of the
past and present: a cobbler’s bench from the early
nineteen hundreds, together with instruments and
wooden lasts used at the time, illustrate how shoes
were made in our grandfathers’ time, while the shoe
designer’s table equipped with colour tables, catalogues,
accessories and modern shoe lasts demonstrate the
evolution of shoemaking in modern times.
The items were chosen by Mr. Rossi, with the help of
members of his design team, especially those involved
in the design of new models, as they were the most
qualified to evaluate the strengths and qualities of
the items to be displayed. Initially the aim of Luigino
Rossi, president of the Rossimoda footwear factory,
was to recount the story of his family business which
now spans three generations, and the history of the
family’s collaboration with the greatest fashion houses:
Rossimoda has worked with Christian Dior, Fendi,
Anne Klein; Ungaro, Genny, Richard Tyler, Vera
Wang, Calvin Klein. Yves Saint Laurent, Porsche
Design and still currently works in collaboration with
Christian Lacroix, Marc by Marc Jacobs, Loewe,
Emilio Pucci, Givenchy, Kenzo, Donna Karen and
Celine, the most recent acquisition of the company.
Rossimoda is the leading company of footwear
manufacturers of the Brenta Riviera, famous
throughout the world for the production of luxury
designer shoes. With its museum, one of a kind in the
area, it carries out the task of publicizing the territory’s
know how as well as bringing to light the traditions
inherited by modern day footwear manufacturers:
the expertise acquired boasts very old origins which
can be traced back to 1260, the year in which the
Venetian “Scuola di Calagheri” (Shoemaker School)
was founded: the school was subsequently moved to
the mainland during the Napoleonic invasions. The
museum, therefore, acts as a testimony to their know
how and to the high standards achieved, standards
which represent their most important source of
competitiveness in an international market.
Through an exploration of shoes as an accessory, the
museum illustrates the evolution of customs and
clothing in the second half of the 20th century,
providing an impression of our history where social,
economic and cultural influences have undoubtedly
left their mark.
The collection was initially put together providing a
Saletta gotica.
La stanza di Emilio Pucci e Marc by Marc
Jacobs.
The Gothic Room.
Emilio Pucci and Marc by Marc Jacobs’
room.
museo della calzatura
47
48
Stanza Porsche Design.
Il salone Dior.
Porsche Design Room.
The Dior hall.
fornendo uno spaccato della nostra storia, in
cui le influenze sociali, economiche e culturali
hanno indubbiamente lasciato il segno.
Inizialmente nata come “salotto buono” per
ospitare clienti importanti e licenziatari di
griffe, la collezione ha ora ampliato il suo bacino
d’utenza, rivolgendosi anche alle scuole (grazie
a laboratori didattici appropriati) e ai turisti
occasionali (il complesso di Villa Foscarini è
conosciuto soprattutto per i pregevoli affreschi
di epoca seicentesca ed è inserito in un circuito
di Ville venete aperte al pubblico).
Oltre a questo di fondamentale importanza
è il ruolo svolto dal museo rispetto all’area:
documenta la creatività del distretto nel
corso del tempo e funge da collante tra le
innumerevoli piccole e medie imprese situate
nella zona che, dal museo, si sentono in
qualche modo rappresentate. Viene infatti
utilizzato in diverse occasioni come degna
conclusione delle visite alle loro aziende (di
fondamentale importanza a tale riguardo è
la collaborazione con l’Acrib, l’associazione
calzaturieri della riviera del Brenta, che da
quarant’anni si occupa della promozione del
distretto in ambito internazionale).
Ultimo, ma forse principale, è il compito
di rappresentare un grande stimolo per le
produzioni future. Il distretto ospita una
scuola di modellisti, famosa in tutto il mondo,
che dal 1923 si occupa della formazione dei
futuri designer della calzatura. Gli studenti,
frequentemente, visitano il museo con l’intento
di osservare dal vivo i pezzi più interessanti
della raccolta per poi trarne ispirazione.
Per raggiungere gli obiettivi proposti,
Rossimoda ha selezionato attentamente tra i
pezzi conservati dall’azienda, scegliendo quelli
più significativi da esporre, sia in termini di
creatività, che d’artigianato d’alta qualità,
d’innovazione tecnologica e di sfruttamento di
nuovi materiali.
L’allestimento, per essere coerente con gli
intenti, è stato organizzato seguendo un
percorso tematico, che valorizza il contributo
delle singole case di moda ed evidenzia,
quindi, oltre alle peculiarità dell’estro creativo
dei singoli stilisti, la capacità dell’azienda nell’
essere flessibile: sapersi adattare per poter
reception room where important clients and brand
licensees would be received. It now attracts a wider
audience, and is currently directed at school groupsowing
to the educational workshops held by the
museum- and at tourists, as the Villa Foscarini estate
is chiefly known for its exquisite 16th century frescoes
and is part of a route of Veneto Villas open to the
public.
Another aspect of fundamental importance to
underline is the role played by the museum in relation
to the surrounding area: it documents the creative
activity in the region over time and serves as a link
which unites the many small and medium sized
enterprises of the area. These businesses also feel that
in some ways the museum speaks for them: in actual
fact, a visit to the museum is often considered an
appropriate way to conclude clients’ visits to their own
factories. In this respect the museum’s collaboration
with Acrib, the association of footwear manufactures
of the Brenta Riviera which has been promoting the
region on an international level, plays a vital role.
Finally, one of the most important roles the museum
plays is to provide incentives for future production. The
area has a world famous school of shoe design which
has been training future footwear designers since 1923
and students pay frequent visits to the museum with
the aim of drawing inspiration from the observation
of the most interesting items on exhibit.
In order to reach proposed objectives, 1,700 models
produced by Rossimoda over sixty years of business
were placed on exhibit in the Villa. The items to
be displayed were carefully chosen from the models
which had been kept by the company. Those which
expressed the highest levels of creativity, craftsmanship,
technological innovation and creative use of new
materials were selected.
The exhibition follows a thematic path. In keeping with
the original objective in relation to the purpose of the
museum, the exhibition underlines the contribution
of each fashion house: as a result it highlights both the
distinctive creative flair of the individual designers as
well as the ability of the company to remain flexible
and ready to simultaneously adapt to the needs of the
various fashion houses in the best way.
Only in the case of Yves Saint Laurent does the
exhibition examine the stylistic development of one
label over time: the 38 year collaboration with the
great French designer enables the company to exhibit
an extremely significant slice of fashion history.
Naturally the museum is directed, to specific visitors:
important clients, owners of fashion labels and their
employees (particularly stylists and designers), schools,
those with a passion for shoes (footwear is often the
object of passionate devotion which can often border
on obsession: not just among women) and visitors who
happen upon the museum on their tour of the region.
Il capostipite Narciso Rossi al deschetto
da calzolaio.
Il laboratorio.
Narciso Rossi, the progenitor, at the
shoemaker’s table.
The workshop.
museo della calzatura
49
rispondere contemporaneamente e in modo
adeguato alle esigenze differenti delle diverse
case di moda.
Solo nel caso di Yves Saint Laurent l’esposizione
ha anche un occhio di riguardo all’evoluzione
stilistica della “griffe” nel corso del tempo : i 38
anni di rapporti con il grande stilista francese,
permettono di esporre in modo adeguato uno
spaccato di storia del costume estremamente
significativo.
50
Forme di calzature depositate nel
laboratorio. Foto © M. E. Smith
“Riflessi veneziani”, modello realizzato da
Luigina Bigon. Foto © M. E. Smith
Footwear lasts in the laboratory.
“Riflessi veneziani”, model created by
Luigina Bigon.
museo dell’agricoltura e del villano
agricultural and villagers’ museum
51
Luigino Fattoretto
Il museo raccoglie una collezione di
oggetti che raccontano le antiche tecniche
dell’agricoltura, e delle attività connesse,
fino a descrivere molti minuti gesti della vita
quotidiana del fattore, fin quasi ai giorni nostri.
Nella villa risiedono i proprietari del museo
ed in effetti la villa stessa è parte integrante
della narrazione museale. Non si può non
parlare del “Museo del Villano” senza prima
accennare alla villa che lo ospita. Riportiamo
le date più significative della storia della Villa
Badoer Fattoretto.
1518: Giacomo Badoer denuncia nella
condizione 381R 352c 138R 418 (le condizioni
corrispondono alle odierne denunce dei
redditi): “in isola di Sambruson sopra la Brenta
vecchia drio la fornasa: casa brusada con cortivo
e brolo di campi uno e mezzo sopra i quali mai
pagà daie” (tradotto: in località di Sambruson
sopra l’argine vecchio del Brenta, dietro la
fornace, casa bruciata da incendio con cortile
e prato di campi uno e mezzo sui quali mai
pagato tasse).
Indirizzo / address: Villa Badoer Fattoretto
Via Ettore Tito, 2
30031 Dolo, Venezia
tel. +39.041.410.113
e-mail: villabadoer@fattoretto.com
Orari: nei mesi di Aprile, Maggio, Giugno,
Settembre, Ottobre, tutte le domeniche e le
festività con visita accompagnata ai seguenti turni:
15.00 – 16.30 – 18.00
Durante il resto dell’anno per su prenotazione /
Opening times: During the months of April, May,
June, September, October, Sundays and public
holidays with guided tours at the following times
3p.m., 4.30p.m., 6p.m.
During the rest of the year visits are possible on
request, booking required.
Proprietario / owner: Luigino Fattoretto
Curatore visite / tour curator: Associazione
Culturale “Nelle Ville del Brenta”.
“Nelle Ville del Brenta” Cultural Association.
tel. +39.347.82.43.292
e-mail: villedelbrenta@libero.it
museo dell’agricoltura
Pagina precedente e sopra: facciata del
museo dal parco della Villa.
Foto © M.E. Smith
Salone centrale di Villa Badoer Fattoretto.
Foto © F. Calzolaio.
Previous page and above: front view of
the museum as seen from the park of the
Villa.
Main Hall of Villa Badoer Fattoretto.
53
The museum comprises a collection of objects relating
to ancient agricultural methods and related activities
which describe the minute details of the daily life of a
farmer until recent times. The villa is the home of the
proprietors of the museum and is an integral part of
the museum itself.
It is impossible to speak of this museum without first
referring to the Villa in which it is housed, Villa
Badoer Fattoretto. The key dates in the history of the
Villa include;
1518: Giacomo Badoer declares in the condition
381R 352c 138R 418 (the conditions are the
equivalent of today’s income-tax return) “on the
island of Sambruson, on the old Brenta behind the
foundry: house complete with a courtyard and one
and a half cultivated fields: on which taxes have
never been paid”.
1711: Bernardo Badoer, son of Giacomo, deceased,
declares” Estate of the old house:
Casa domenicale with a barchessa, (porticoed stablebarn),
courtyard, vegetable garden and garden,
small church for my own personal use. Adjoining
54
Attrezzi del falegname e del riparatore
di carrozze, aratri in legno, seminatrici a
spaglio in legno e a forma di violino;
sotto: L’originale cucina con antico
camino, spiedi, pentole in rame, mantici
da fuoco e un’allegoria del mare dello
scultore Toni Benetton del 1964.
Foto © F. Calzolaio.
Carpenter’s tools and tools used to repair
carriages, wooden ploughs, sowing
machines;
below: the original kitchen, with old
fireplace, spits and copper pots, bellows
and an allegory of the sea by sculptor
Toni Benetton, 1964.
1711: Bernardo Badoer fu Giacomo denuncia:
“beni della vecchia casa: casa domenicale con
barchesse, cortil, orto e giardin, chiesuola per mio
uso. Contigua: casa per abitazion del fattor e
casetta per giardiniere”.
1846: (25 Febbraio) gli eredi Badoer vendono
a Giacinto Foratti
1884: (30 Dicembre) acquista il conte
Vincenzo Ferrari Bravo.
1903: (24 Gennaio) compera il barone Carlo
de Chantal.
1945: (1 Luglio) la villa viene acquistata da
Ulderico Fattoretto ed oggi ne è proprietario
il figlio Luigino.
Durante l’ ultima guerra mondiale la villa fu
requisita e trasformata in ospedale militare
tedesco e poi dal comando inglese in
magazzino-deposito subendo un immaginabile
deterioramento.
La villa è stata restaurata ed abbellita nel 1964
dall’ arch. Piero Pra con la consulenza degli
architetti Asso e Staubler della Soprintendenza
ai monumenti di Venezia.
Come si può notare nelle “denunce” fin dal
1518 veniva data importanza ai campi che
attorniavano la casa e che costituivano fonte
di reddito. Se ne deduce quindi che la “villa”
era luogo di lavoro e magazzino di merci e
materiali per l’attività nei campi, era officina
per la riparazione degli attrezzi dei contadini,
i quali vivevano numerosi attorno a questo
fabbricato, nonché residenza estiva di patrizi
veneziani.
Attorno alle ville di questo tipo nascono così
dei borghi di paese che presto prenderanno
il nome di “villaggi” i cui abitanti verranno
individuati come villani.
Il Sig. Luigino Fattoretto, di origini mezzadre
e “villane”, come va orgogliosamente
ricordando, nell’intento di trasmettere ai
propri discendenti lo spirito che ha animato le
generazioni precedenti, ha così allestito questa
raccolta di attrezzi, strumenti e documenti
denominandola “Museo del Villano” .
La raccolta è composta da una collezione di
circa 20.000 oggetti in attesa di catalogazione
ed è esposta in otto sale di Villa Badoer
Fattoretto per complessivi 1.000 mq.
the aforementioned property: a house which serves as
the residence of the bailiff and a small cottage for the
gardener”.
1846: (February 2nd) The heirs of Badoer sell the
property to Giacinto Foratti.
1884: (December 30th) The property is purchased by
Count Vincenzo Ferrari Bravo.
1903: (January 24th) Baron Carlo de Chantal
acquires the property.
1945: (July 1st) The Villa is purchased by Ulderico
Fattoretto and today is the property of his son
Luigino.
The Villa was requisitioned during WWII: it was first
converted into a military hospital for the German
army and was subsequently used as a warehouse and
depot by the English army, enduring the wear and
tear inevitable in such circumstances. The Villa was
restored and refurbished in 1964 by the architect
Piero Pra, in collaboration with the architects Asso
and Staubler of the Department for the Preservation
of Historical Monuments of Venice .
The “declaration” reveals that, from 1518, considerable
importance was attached to the fields surrounding the
villa and indicates the fields as a source of revenue
for the Villa. From this we can conclude that the
“villa” functioned as a workplace, a storehouse for the
goods and materials necessary for any farming activity
carried out in the fields, and a workshop for the repair
of local farmers’ tools and instruments -many of whom
lived near the Villa, which also served as a summer
residence for the Venetian nobility.
In this manner, small communities sprung up around
such villas; these communities soon become known as
“villaggi” (villages) and their inhabitants known as
“villani” .
Luigino Fattoretto, who can trace his origins back to
the sharecroppers of the past, proudly declares himself
to be a “villano”. He put together this collection of
instruments, tools and documents, which he called
“Il Museo del Villano”, in order to pass the spirit
and history of previous generations on to his own
descendants.
The collection is comprised of about 20,000 objects
which have yet to be classified and catalogued and is
displayed in 8 rooms of the Villa Badoer Fattoretto,
covering an area of 1,000 metres squared.
I gioghi e gli attrezzi da stalla, macine del
grano in pietra (uguali le usavano anche
i romani), pompe per l’acqua, paioli per il
bucato. Foto © M.E. Smith
“Il Cantinone” con i rami per formaggi e
le carrozze, alle pareti editti veneziani, un
libretto universitario con voti e firme degli
insegnanti. Foto © F. Calzolaio.
Yolks and barn implements wheat
grindstones (the same as the
Romans used), water pumps, laundry
cauldrons.
“Il Cantinone” with branches used to
filter cheese, carriages and, on the
walls, Venetian legal documents.
museo dell’agricoltura
55
The Museum
For the last sixty years, the Villa has been the property
of the Fattoretto family. Ulderico, Luigino’s father,
bought the property since, as a farmer and wine
merchant, he required a location for a wine cellar on
the banks of the Brenta; until thirty years ago wine
was transported to Venice by waterways rather than
by road, hence the necessity of storing the wine near a
river, for easy transportation.
56
Attrezzi del bottaio e antichi lumi;
sotto: martelli e incudini del ramaio e
attrezzi del corder, piastre per cuocere
l’Ostia del Santissimo e il pane azimo
ebraico (epoca 1600). Foto © F. Calzolaio.
Cooper’s tools and antique lamps;
below: coppersmith’s hammers and
ropemaker’s tools plates for cooking
the Holy Host and azimo bread
(1600's).
Il Museo
Percorriamo gli ultimi 60 anni della villa, da
quando ne è proprietaria la famiglia Fattoretto.
Ulderico, padre di Luigino, la acquista perché,
agricoltore e commerciante di vini, ha bisogno
di uno spazio per la cantina e di un affaccio sul
Brenta. Fino a 30 anni fa era il corso d’acqua
– e non la strada – la via per portare i vini a
Venezia.
Il figlio Luigino, classe 1939, non solo eredita e
conduce con successo l’attività del padre, ma da
il via ad una grande impresa culturale. A partire
dagli anni 70 inizia a collezionare manufatti e
strumenti della vita del contadino e del villano.
Oggi la sua collezione conta migliaia di pezzi –
più di ventimila – che riguardano ogni aspetto
dell’esistenza quotidiana degli ultimi tre secoli.
In una prima sala, denominata “degli editti”
trovano posto una interessantissima raccolta
di lettere dogali, avvisi, notificazioni ed atti
riguardanti la Riviera del Brenta e l’entroterra
veneziano, tra gli altri molti del periodo
napoleonico, di cui uno emesso durante l’unico
giorno di permanenza di Napoleone in Palazzo
Reale di Stra; orologi da torre e da campanile,
strumenti musicali a fiato e a corda, tra cui
spicca una rara ottocentesca Ghironda o viola
da orbi. Ci sono carrozze e calessi (anche quello
che salvò la vita al suo proprietario, nel 1917,
quando riuscì ad essere più veloce delle granate
austriache, a Caporetto). Tra le carrozze va
segnalato un restauratissimo Phaiton, mezzo
sovente adoperato dalle “signorine da marito”,
in quanto da esse condotto.
La casa del custode, poi, è piena degli attrezzi
in uso agli artigiani e ai contadini come una
delle prime trebbiatrici a motore che sgranava
le pannocchie di mais funzionando a petrolio,
o una serie completa di pompe da travaso del
vino (addirittura 16). E ancora aratri “a mano”,
seminatrici, torni, morse, seghe, trapani,
incudini e martelli, attrezzi del ramaio, del
vetraio, del cordaio, del muratore, del barbiere,
che va ricordato, era anche dentista….
Nella barchessa sono conservati madie,
gramole, torchi per la pasta, matterelli e anche
l’immenso “piatto” circolare, in legno, su cui,
tre volte al giorno le donne di casa Fattoretto
scodellavano la polenta: in famiglia c’erano
Luigino, Ulderico’ son, born in 1939, not only
inherited and successfully managed his father’s
business, but also established an important cultural
enterprise. From the 1970s onwards, he began to
collect artefacts, tools and instruments related to the
life of farmers and village life. Today his collection
comprises over twenty thousand pieces relating to all
aspects of daily life over the last three centuries.
The exhibition housed in the first room contains a
variety of legal documents, including a fascinating
collection of letters, dogali, notices, deeds and legal
documents relating to the Brenta Riviera and the
Venetian hinterland. Also displayed are bell tower and
tower clocks: wind and string instruments including
a rare eighteenth century hurdy-gurdy, as well as
carriages and gigs, including the one which saved the
life of the Villa’s owner when, in 1917, it helped him
outrun the Austrian grenades at Caporetto.
The lodge is filled with the tools and implements used
by craftsmen and farmers, including the first engine
driven threshing machine, which ran on petrol, used
to shell the ears of corn. Also displayed is a series of
pumps used for decanting wine (sixteen in all), hand
ploughs, sowing machines, lathes, vice-grips, saws,
drills, anvils and hammers and the implements used
by the mason and the barber (who, it should be
recalled, also filled in as the dentist).
The barchessa contains kneading troughs, kneading
machines, pasta presses and rolling pins as well as an
immense circular wooden “plate” on which the women
of the Fattoretto household would pore polenta three
times a day (there were forty five mouths to feed in the
family). The room also contains one of the first models
of a washing machine - a hand operated machine
made entirely of wood, as well as coffee grinders, irons
(some dating from 1500) warming pans for carriages
and hand warmers, often used during lengthy religious
services.
The exhibition in the barn features equipment used
for the breeding of silk worms and the spinning and
weaving of cloth. Also displayed are children’s toys
from a century ago, including a striking and original
pram made especially for twins and a bicycle whose
design is ahead of its time – it would seem that even
one hundred years ago some people could afford to
exercise in the privacy of their own rooms.
The museum also possesses some curious and intriguing
items, such as the price list from two brothels from the
30s. Finally, the visitor can visit the “knife grinder
room” complete with foot pedal and hand crank
operated grindstones and instruments employed by the
cobbler when travelling from door to door to make
and mend shoes. The museum, with its wealth of
exhibits, promises the visitor a long and fascinating
visit.
Sala dei ferri da stiro con stufa da
sartoria per tenere i ferri caldi, attrezzi
da cucina, registratore di cassa e
“sbuzzer” (mortaio per togliere i ricci alle
castagne e fare la farina);
sotto: Spasisi, Cyclette, Carrozzella per
gemelli, antenato del flipper e giochi per
bambini, presse e attrezzi del tipografo,
forme per cappelli con relativa macchina
per cucire, forme e banchi da lavoro del
calzolaio. Foto © F. Calzolaio.
The room containing irons and
kitchen implements, "Spasisi",
Bicycle, Pram for twins, an old pinball
machine and children's toys;
below: printer's presses and tools,
hat blocks with respective sowing
machine, shoemaker's tools.
museo dell’agricoltura
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58
“Buratti”, seminatrici in legno, erpici,
falci, roncole per il grano e battitori del
grano sull’aia;
sotto: una collezione di raganelle racoette
provenienti dalla Toscana, Friuli, Trentino
e Veneto. Foto © M.E. Smith
Sieves and wooden sowing machines,
sickles and billhooks for wheat;
below: a collection of racoette sickles
from Tuscany, Friuli, Trentino and
Veneto.
45 bocche da sfamare... Nella stessa stanza è
presente una delle prime lavatrici (tutta in legno
e funzionante a mano), macinini da caffè, ferri
da stiro (alcuni risalenti al 1500), scaldini da
carrozza e per le mani, spesso utilizzati durante
le lunghe funzioni religiose, una collezione di
cavatappi ed un’altra di pentole in rame.
Nel fienile si trova tutto il necessario per
l’allevamento dei bacchi da seta, la lavorazione
della canapa, la filatura e la tessitura, con una
completa raccolta di arcolai e ancora tutto
l’occorrente all’orologiaio, al tipografo e al
capellaio. Ma anche giocattoli per bambini di
un secolo fa, una singolare carrozzella in legno
per gemelli e una cyclette ante litteram: anche
un secolo fa chi poteva permetterselo faceva
ginnastica in camera.
Aggiungiamoci anche qualche “carta” curiosa,
come il listino prezzi di un paio di case chiuse
degli anni ’30. E la stanza dell’arrotino, con mole
a manovella e a pedale; o tutto l’armamentario
con cui si muoveva il ciabattino, andando di
casa in casa per riparare o confezionare le scarpe.
Quanto basta per una lunga, appassionante
visita.
museo di storia naturale
museum of natural history
59
Mauro Bon e Monica Da Cortà Fumei
Il Museo di Storia Naturale di Venezia ha
sede nel Fontego dei Turchi, sul Canal Grande,
uno dei più noti edifici civili di Venezia risalente
al XII-XIII secolo. Acquistato dal Comune per
farne la sede del Museo Correr, fu ampiamente
rimaneggiato. Nel 1922, le collezioni d’arte e
di storia furono trasferite a palazzo Ducale
e nel fontego rimasero quelle naturalistiche
ed etnografiche. Nel 1923 veniva istituito il
Museo di Storia Naturale, aperto al pubblico
nel 1928, in cui confluirono le preziose
raccolte dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere
ed Arti. Gestito dall’Assessorato alla Pubblica
Istruzione del Comune fino al 1995, è poi
entrato a far parte del sistema dei Musei Civici
Veneziani.
Il Museo ospita molteplici collezioni e
un’importante biblioteca; è sede anche di
attività di monitoraggio ed indagine sulla
Laguna di Venezia e la sua fauna.
Oltre due milioni di pezzi costituiscono il
patrimonio del Museo: collezioni zoologiche,
botaniche e una raccolta micologica. Notevole
Indirizzo / address: Santa Croce 1730,
30125 Venezia, tel. ++39041 2750206,
fax ++39041 721000,
www.msn.ve.it
web sites: www.museiciviciveneziani.it
Orari: da martedì a venerdì 9/13 , sabato e
domenica 10/16. Chiuso lunedì e 25 dicembre, 1
gennaio, 1 maggio. Apertura parziale e ingresso
libero, fino al completamento del nuovo allestimento
/ Opening times: Tuesday to Friday 9a.m.-1p.m.,
Saturday and Sunday 10am-4pm. Closed; Mondays,
December 25th, January 1st, May 1st. Partial
opening and free entrance until the renovation work
has been completed.
Sezioni: La Laguna di Venezia, Sulle tracce della
vita, ovvero la Paleontologia, Raccogliere per
stupire, raccogliere per studiare, ovvero l’evoluzione
del collezionismo naturalistico, Le strategie della
vita, ovvero forma e funzione negli esseri viventi /
Sections: The Venice Lagoon, Paleontology Section,
“Collecting to astonish, collecting to study: the
evolution of naturalistic collections,” Strategies of
life - forms and function in living beings”.
G. Romanelli: Direttore Musei Civici Veneziani
E. Ratti: Dirigente Area scientifica
M. Bon: Conservatore per la Zoologia
dei Vertebrati
L. Mizzan: Conservatore per la Biologia Marina
Rete di riferimento / reference network:
Musei Civici Veneziani
museo di storia naturale
61
The Museum of Natural History of Venice is housed
in the Fondego dei Turchi on the Grand Canal, one of
the most notable civic buildings of Venice, which dates
from the twelfth-thirteenth centuries. It underwent
extensive restoration work when it was bought by the
Municipality of Venice to house the Correr Museum.
In 1922 the art and history collections were moved
to the Palazzo Ducale, while the ethnographic and
naturalistic collections remained in the Fondego. The
Museum of Natural History was founded in 1923
and opened to the public in 1928, bringing together
the important collections of the Istituto Veneto di
Scienze, Lettere ed Arti (The Veneto Institute of
Science, Literature and the Arts). The museum was
managed by the Public Educational Board of the
Municipality of Venice until 1995, when it became
part of the Civic Venetian Museums system.
The museum hosts a number of exhibitions and an
extensive library and is also the headquarters of the
offces which monitor and study the Venetian Lagoon
and its fauna.
The museum’s collections are made up of over two
Pagina precedente: un’immagine del
Fondaco dei Turchi sul Canal Grande,
sede del Museo di Storia Naturale.
Foto © M. E. Smith
Sopra: Progetto del nuovo allestimento,
pianta del mezzanino, pianta del primo
piano, pianta del piano terra.
Previous Page: photo of the Fondaco dei
Turchi on the Grand Canal, where the
Museum of Natural History is housed.
Above: renovation project, floor plan
of the mezzanine floor, first floor and
ground floor.
62
Modello di sandolo della Piave;
modello di bragagna;
modello di batello da ami;
Collezione Ninni.
Model of a sandolo used on the Piave river;
Model of a bragagna;
Model of a fishing boat;
The Ninni collection.
anche la collezione di piante e pesci fossili.
Tra le raccolte ottocentesche si ricordano:
quella mineralogica, i preparati anatomici,
la collezione del paleontologo ed etnologo
G. Ligabue, che comprende l’Ouranosaurus
nigeriensis, dinosauro erbivoro del Cretacico e
i resti del coccodrillo Sarchosuchus imperator.
Il patrimonio del Museo comprende anche la
raccolta dei modelli di imbarcazioni e strumenti
di pesca in uso nella laguna di Venezia e una
collezione di trofei di caccia africani.
Il Museo è oggi interessato da un grande
progetto di riallestimento: le vaste collezioni
consentiranno di sviluppare quattro ampie aree
tematiche, dunque quattro musei in uno. Una
delle novità sarà l’ampia sezione dedicata alla
laguna offrendo, tra l’altro, una sorta di chiave
di accesso per comprendere la città nella sua
complessa morfologia.
Altra radicale innovazione coinvolge il piano
che ospiterà le altre sezioni: la sala dedicata
al dinosauro e alla spedizione sahariana di
G. Ligabue diventa il portale di accesso alla
sezione paleontologica. Si apre poi il percorso
sugli esploratori e collezionisti veneti Miani e
De Reali, e una sala dedicata a un collezionista
di oggi, G. Ligabue, introduce alla formazione
e allo sviluppo della museologia naturalistica.
Segue poi l’innovativa sezione dedicata alle
Strategie della vita che offre una stimolante
chiave di lettura della complessità della natura
e delle forme viventi. Nel contesto di un
allestimento accorto e scenografico, il continuo
ricorso a esempi di animali ed organismi marini
o terresti, stimola nel visitatore un processo
deduttivo, finalizzato a comprendere in modo
efficace e immediato concetti scientificamente
complessi.
L’approccio comunicativo del museo lo rende
terreno ideale per condividere esperienze e
momenti di aggregazione: si rivolge a utenti
di età diversa. L’informazione punterà sulla
fruibilità immediata del museo, sulla possibilità
di scelta dei percorsi, e su una serie di offerte
che potranno prevedere esperienze laboratoriali
e di animazione, o attività di aggregazione.
Il bacino di utenza, su base regionale, potrà
essere esteso al target dei turisti estivi balneari.
million pieces including the zoological collection,
the botanic collection and the malacology collection,
together with a considerable collection of fish and
plant fossils. The eighteenth century collections
include the mineralogical collection, anatomical
preparations and the collection of the palaeontologist
and ethnologist G.Ligabue, which includes the
skeleton of the Ouranosaurus nigeris, a herbivore
dinosaur of the Cretaceous Period, and the remains
of the giant crocodile, Sarchosuchus imperator.
The Museum also comprises a collection of boats and
fishing instruments used in the Venice lagoon, and a
collection of hunting trophies.
The museum is currently working on an extensive
project aimed at rebuilding and renovating the
exhibition spaces. The vast collections will allow for
the development of four large areas, each with a
separate theme, essentially creating four museums in
one.
One of the new exhibition areas will be dedicated to
the lagoon which will, among other things, provide a
key to understanding the city in terms of its intricate
morphology.
Further radical innovations have been carried out
on the floor which will house the other sections: the
room dedicated to dinosaurs and G. Ligabue’s Sahara
expedition becomes the gateway to the palaeontology
section, leading on to the exhibitions devoted to the
Venetian explorers and collectors Miani and De
Reali. A room dedicated to one of today’s collectors,
G. Ligabue, introduces visitors to the foundations
and development of naturalistic museology, while
the innovative section dedicated to “The Strategies of
Life” offers a stimulating analysis of the complexity of
nature and all forms of life. Throughout this carefully
assembled atmospheric display, visitors are continually
presented with examples of land and marine life which
permit them, by process of deduction, to understand
complex scientific concepts in a straightforward and
immediate way.
The communicative approach of the museum makes
it an ideal place to meet and enjoy some time together
and is directed to visitors of all ages. Information
provided for the public will focus on the accessibility
of the museum, the possibility to choose different tours
and a series of services including seminars, workshops
and meetings.
The catchment area in terms of potential visitors could
be extended to include tourists visiting the beach
resorts of the Veneto throughout the summer.
Attività didattica del museo.
Gioco interattivo dell'acquario delle
tegnùe.
Sala della spedizione G. Ligabue.
Children attending an educational
workshop in the museum.
Acquarium interactive game recreating
the underwater world of the tegnùe.
The room dedicated to the G.Ligabue
expeditions.
museo di storia naturale
63
64
Diorama con modelli di reti;
modello di seraggia;
Collezione Ninni.
Diorama displaying models of nets;
model of a seraggia;
The Ninni collection.
La Laguna di Venezia
Le aree del piano ammezzato saranno assegnate
alla prima delle quattro grandi sezioni del
museo, dedicata alla Laguna di Venezia. Vi si
presentano gli aspetti più tipici e caratterizzanti
del territorio lagunare, quasi un invito ad
esplorare di persona questo ecosistema
complesso e affascinante.
Il percorso si snoderà lungo dieci sale e sarà
articolato in tre sottosezioni.
1. Origine ed evoluzione
Si tratta di un inquadramento morfologico,
geografico ed ecologico delle lagune in genere
e della Laguna di Venezia in particolare.
L’allestimento, che si avvale anche di
supporti tecnologici e interattivi, ripercorre
cronologicamente il succedersi dei processi alla
base della sua formazione, fino ai più recenti
interventi antropici, che ne hanno modificato
l’evoluzione.
2. Uomo e laguna. La pesca
Questa sotto-sezione esemplifica lo stretto
rapporto uomo-ambiente, attraverso la pesca.
Lo spunto è dato dalla preziosa collezione
etnografica di modelli di imbarcazioni e
attrezzi da pesca commissionati nel XIX secolo
da A. Pericle Ninni per le sue ricerche in
campo naturalistico ed etnografico, realizzati
dal modellista navale A. Marella e donati dallo
stesso Ninni al Museo nel 1880. La collezione
è fonte storiografica di primaria importanza
ed è una delle prime ricerche di etnologia
marittima del nostro Paese.
Attraverso i modelli si analizzano le varie
tecniche di pesca, ma si approfondiscono
aspetti relativi alla storia naturale del pesce
pescato e/o allevato e aspetti etnografici. È
organizzato in modo da valorizzare i modelli di
Marella, utilizzandoli per trattare temi collegati
sia a livello naturalistico che etnografico.
3. Dentro la laguna
L’allestimento si conclude con una suggestiva
rappresentazione dell’attuale ecosistema
della Laguna di Venezia: il visitatore entra in
un percorso ideale dal mare alla terraferma
attraverso i diversi ambienti che costituiscono
la laguna. L’allestimento prevede soluzioni
capaci di restituire una percezione immediata
del sistema laguna nel suo complesso.
The Venice Lagoon
The mezzanine floor will host the first of the four
large sections of the museum, dedicated to the Venice
Lagoon. The aspects which typify and characterize the
lagoon territory are presented, and may just result in
visitors wishing to explore this complex and fascinating
ecosystem in person.
The exhibition extends over ten rooms and is divided
into three sections.
1. The Origins and Evolution of the Lagoon
A morphological, geographical and ecological overview
of lagoon environments, with a particular focus on the
Venice Lagoon. The exhibition, which uses technological
and interactive supports, follows the various phases of
the lagoon’s formation in chronological order, right
up to the most recent structural interventions which
have changed the course of its evolution.
2. Man and the Lagoon: Fishing in the Lagoon
This sub-section illustrates the close relationship
between man and his environment through an
exploration of fishing activities in the lagoon. The
inspiration and focal point of the section is the prized
ethnographical collection of model boats and fishing
equipment commissioned by A. Pericle Ninni in the
nineteenth century, for his research in the field of
ethnographic and naturalistic studies. The models
were built by the naval model-maker A. Marella
and donated to the museum by Ninni in 1880. The
collection is one of major historiographical importance
and is one of the first studies of maritime ethnology
carried out in Italy. Various fishing techniques are
analysed using the models: also featured is an in-depth
study of aspects relating to the natural history of the
fish caught and/or farmed as well as the ethnographical
aspects of the area. The arrangement of the exhibition
exploits Marella’s models to their full potential, using
them to examine related themes on both a naturalistic
and ethnographic level.
3. Inside the Lagoon
The exhibition concludes with a suggestive
representation of the current ecosystem of the Venice
Lagoon. The visitor travels along an ideal “route”
which takes him/her from the sea to the mainland,
passing through the various environments which
make up the Lagoon. The exhibition will provide
the opportunity to perceive the lagoon system in its
entirety.
Disegni di mormora e lucerna.
Disegni © G. D'Este.
Conchiglia di Rapana venosa.
Lucerna and Striped bream drawings.
“Rapana venosa” whelk shell.
museo di storia naturale
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Cranio di Sarcosuchus.
Scheletro di Ouranosaurus nigeriensis.
Sarcosuchus skull.
Ouranosaurus nigeriensis skeleton.
Sulla tracce della vita, ovvero la Paleontologia
Il percorso si svolgerà con la guida dei fossili,
che costituiscono le tracce per comprendere
la formazione e la storia della vita sulla Terra,
dalla comparsa dei primi organismi viventi
visibili a occhio nudo (700 milioni di anni fa)
a quella dell’uomo (Homo sapiens), 40 mila
anni fa. Il percorso si sviluppa in quattro sale e
tre sottosezioni.
1 Alla ricerca dei dinosauri: la prima sala, di
grande effetto scenico, è quella dedicata alla
Spedizione Ligabue che nel 1973 portò alla
luce vari reperti di oltre 100 milioni d’anni fa
tra cui lo scheletro quasi intero di un dinosauro
di oltre 7 metri, Ouranosaurus nigeriensis, e il
cranio del gigantesco coccodrillo Sarchosuchus
imperator. Già allestita come unità espositiva
a sé stante, diventa nel nuovo progetto il
portale d’accesso a questa sezione e introduce
il visitatore al tema dei fossili, trattato nella
successiva sottosezione.
2 I fossili: vengono qui affrontati alcuni
argomenti tipici della Paleontologia, dalla
formazione dei fossili alla loro interpretazione,
partendo dall’immaginario collettivo passato
e presente, fino ad arrivare alla definizione
scientifica attuale, alle possibili eccezioni
e curiosità. La complessità dei contenuti
è mediata da apparati di comunicazione e
dalla possibilità di sperimentazioni pratiche e
interattive.
3 La storia della vita: compreso il concetto e
il ruolo dei fossili, è possibile “camminare nel
tempo”, seguendo le loro tracce: un percorso
cronologico che si snoda attraverso le sale
mostrando esempi significativi di fossili,
ricostruzioni di organismi e ambienti nei
diversi periodi geologici.
Gli icnofossili, cioè impronte fossili lasciate
da diversi organismi nel corso dell’evoluzione,
accompagnano il visitatore lungo questo
particolare viaggio, che inizia dalla comparsa
della vita sulla Terra e arriva all’evoluzione
dell’uomo. Una fascia attrezzata segue tutto
il percorso scandendo il passare del tempo
geologico, con una successione di testi e
immagini che descrivono le variazioni della
posizione geografica di oceani e continenti nel
corso delle Ere geologiche (Paleogeografia).
The Palaeontology Section
The fossils guide the visitor through the exhibition as
it unfolds, as they provide the trail which allows us
to understand the formation of our planet and the
history of life on earth, from the appearance of the
first living organisms visible to the human eye 700
million years ago, to that of man (Homo Sapiens)
40 thousand years ago.
The exhibition is housed in four rooms and three subsections.
1 In search of dinosaurs: the first room, one of great
dramatic effect, is dedicated to the Ligabue expedition
which, in 1973, unearthed various finds from over
100 million years ago. Among these were the almost
intact skeleton of a dinosaur over 7 metres tall called
the Ouranosaurus nigeriensis and the skull of a
gigantic crocodile, the Sarchosuchus imperator. These
had already been arranged as individual displays and
now, in the new project, become the gateway to this
section, introducing visitors to the theme of fossils
which is explored in the subsections which follow.
2 The Fossils: this subsection explores some of the
principal themes in palaeontology, from the formation
of fossils to their interpretation. It begins from the
perception of fossils in the collective imagination
of past and present, arriving at current scientific
definitions and descriptions, with possible exceptions
and oddities. The presence of information displays
and interactive, hands-on activities help visitors to
grasp the complex and intricate nature of the articles
displayed.
3 The history of life: Once the concept and role of
fossils has been understood, it is possible to “ walk
through time” following their tracks. The fossils are
displayed in chronological order from room to room.
The exhibition features a large number of fossils as
well as reconstructions of various organisms and
environments of the different geological periods.
The ichnofossils, the fossilised imprints left by different
organisms in the course of evolution, accompany the
visitor along this unique journey, which begins with
the appearance of the first life forms on earth and
continues until the evolution of man. Wall displays
hung throughout the rooms count down the passing of
geological time, with a series of explanatory texts and
images describing the variations in the geographic
position of the oceans and continents throughout the
various geological ages (Paleogeography).
Ouranosaurus nigeriensis;
cranio di Benthosuchus;
Collezione G. Ligabue.
Ouranosaurus nigeriensis;
Benthosuchus skull;
G. Ligabue collection.
museo di storia naturale
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Edizione cinquecentesca conservata in
biblioteca.
Mummia di coccodrillo, collezione Miani.
15th century book, museum library.
Crocodile mummy, Miani collection.
Raccogliere per stupire, raccogliere per
studiare: ovvero l’evoluzione del collezionismo
naturalistico
Questa sezione offrirà un percorso che illustra
l’evoluzione del collezionismo ed è dedicata
agli esploratori di ieri e di oggi, alle collezioni
e ai Musei di Storia Naturale e si articola in sei
sale e due sottosezioni.
1 Esploratori veneziani: tre sale presentano
le collezioni di G. Miani e G. De Reali,
singolari figure di esploratori veneziani
vissuti tra il secondo Ottocento e l’inizio
del Novecento. L’allestimento ricostruisce
l’originaria disposizione della sala, ricalcando
sostanzialmente quella proposta dallo stesso
Miani. Segue una sala dedicata a G. Ligabue,
grande esploratore e collezionista di oggi. Vi
sono esposti reperti archeologici appartenenti
al Centro Studi e Ricerche Ligabue (CSRL) e
relativi a campagne di scavo in Turkmenistan,
Iran e Belize. Uno spazio è inoltre riservato a
una collezione di “trofei”, costituiti da crani
umani e di scimmie antroporfe, variamente
incisi o decorati, raccolti nel corso di spedizioni
diverse.
2 Museo e scienza: collegata allo sviluppo delle
esplorazioni geografiche è la nascita dei musei
naturalistici per la necessità di raccogliere,
ordinare e studiare la straordinaria varietà di
organismi e prodotti naturali. La sottosezione
affronta il tema dell’evoluzione della
museologia naturalistica, articolandosi in due
sale. Nella prima è suggestivamente ricostruita
una Wunderkammer, ovvero la cinquecentesca
Camera delle Meraviglie in cui si affollavano
oggetti preziosi, rari, bizzarri, grotteschi o
mostruosi, con lo scopo di stupire il visitatore,
classificati in: “Mirabilia”, “Artificialia” e
“Naturalia”. Si passa poi, con l’avvento del
metodo scientifico, alla raccolta di reperti
finalizzata alla classificazione, allo studio e
all’interpretazione di fenomeni naturali. Le
principali collezioni storiche del Museo sono
qui esposte rievocando stili e canoni espositivi
d’epoca, seguendo un criterio sistematico,
in un unico armadio-espositore, insieme alla
strumentazione scientifica e alle pubblicazioni
dei numerosi naturalisti che con il loro lavoro
ne hanno arricchito il patrimonio.
Collecting to astonish, collecting to study: the
evolution of naturalistic collections
This section will host an exhibition which illustrates
the evolution of naturalistic collections. It is dedicated
to the explorers of the past and of today, the collections
they put together and museums of natural history. It
covers six rooms and two subsections.
1 Venetian Explorers: three rooms display the
collections of G. Miani and G. De Reali, two
remarkable Venetian explorers who lived from the late
eighteenth century to the early nineteen hundreds. The
exhibition reconstructs the original layout of the room,
essentially remaining faithful to the arrangement
proposed by Miani himself. This is followed by a
room devoted to G. Ligabue, one of today’s great
explorers and collectors. Displayed are archaeological
finds from the Ligabue Study and Research Centre
(CSRL) uncovered during excavation expeditions in
Turkmenistan, Iran and Belize. An area is reserved
for the display of expedition “trophies”, consisting of
the engraved and decorated skulls of humans and
anthropomorphic monkeys unearthed during various
expeditions.
2 Museums and the Sciences: this subsection relates to
the development of geographical exploration and the
subsequent birth of natural museums to provide for
the need to collect, order and study the extraordinary
variety of organisms and products of nature discovered
during expeditions. The subsection, which occupies
two rooms, looks at the theme of the evolution of
naturalistic museology. The first contains the suggestive
reconstruction of a Wunderkammer, the fifteenth
century “Cabinet of Wonders” packed with precious,
rare, bizarre, grotesque and monstrous articles whose
aim was to provoke a sense of curiosity and wonder in
the visitor. The objects were classified under the three
categories: “Mirabilia”, or “Spirituality” consisting
of objects which reflected a sense of wonder at God’s
work; “Artificialia” or “Art” containing man-made
artefacts; “Naturalia” or “Science” comprising natural
artefacts. The exhibition moves on to the advent of
scientific method and the collection of finds used for
the classification, study and interpretation of natural
phenomena.
The key historic collections of the museum are on
display in a single display case arranged according
to systematic criteria, recalling the expository styles
and precepts of the period, together with scientific
instruments and the publications of the numerous
naturalists who enriched the museum’s patrimony
with their collections.
Punta di lancia;
strumento a corda.
Collezione Miani.
Spearhead;
stringed instrument.
Miani collection.
museo di storia naturale
69
70
Airone cenerino, collezione Perale.
Collezioni entomologiche.
Pale grey heron, Perale collection.
Entomological collections.
Le strategie della vita, ovvero forma e funzione
negli esseri viventi
La sezione propone un approccio innovativo
alla comprensione delle relazioni tra forma
e funzione negli esseri viventi e illustra le
analogie nelle soluzioni di problemi adottate
da organismi diversi in ambienti diversi.
Originale di questa sezione è uno spazio, che
si ripete in più sale, identificato dal titolo
“l’uomo copia” in cui vengono descritte
soluzioni adottate dall’uomo “copiando” le
strategie della natura.
1 Forme e Funzioni: questa sottosezione
funge da introduzione sia al metodo con cui
osservare le forme della natura alla ricerca
di relazioni di tipo funzionale, sia ai temi
oggetto delle altre sottosezioni. All’interno
di tale complessità vengono individuati i
due argomenti che saranno trattati nelle sale
seguenti: il movimento e la nutrizione.
2 Il Movimento: alla domanda “perché gli
animali si muovono?”, le risposte possono
essere: per nutrirsi, per difendersi, per
riprodursi. Questa sotto-sezione inizia con gli
animali che hanno scelto il “non movimento”.
Nella sala successiva l’attenzione si sposta sugli
organismi e sugli adattamenti a muoversi in
due dimensioni, ossia poggiando sul terreno,
sia in terra che nei fondali marini. Nelle ultime
due sale si affronta il tema del movimento in
tre dimensioni comprendendo la sospensione,
ma in mezzi differenti.
3 La Nutrizione: per vivere, muoversi e
compiere qualsiasi azione occorre energia, il
rifornimento di energia si chiama nutrizione.
E’ questo il tema dell’ultima sottosezione, che
pone l’attenzione sulle forme degli animali e
i loro particolari adattamenti, in questo caso
relativi alla dieta. L’allestimento richiama
una catena alimentare formata da tre anelli:
autotrofi, erbivori e carnivori, a cui sono
affiancati due spazi autonomi. Uno è dedicato
alle forme dei “generalisti” (organismi
specializzati a mangiare più categorie
alimentari) e degli “specialisti” (organismi
che si nutrono di un solo alimento); l’altro,
privo di reperti, tratta il tema della nutrizione
come relazione tra organismi all’interno di un
ecosistema in cui fluiscono energia e materia.
Strategies of Life or, Form and Function in Living
Beings
The section offers an innovative approach to
understanding the relationship between form
and function in living beings: this relationship is
illustrated through an examination of the problemsolving
strategies adopted by different organisms in
diverse environments. One of the original features of
the section, which is present in many of the rooms is
an area entitled “Man - the Copycat” describing the
solutions man has adopted by “copying” nature’s own
strategies.
1 Form and Function: this subsection acts as an
introduction to both the method with which to
observe forms in nature in order to discover functional
relationships, and the themes treated in the other
subsections. Of the many complex issues involved in
such studies, two themes were chosen to be explored in
the sections which follow: movement and nutrition.
2 Movement: answers to the question ”Why do animals
move?” could include “To find food to eat, to defend
themselves and to reproduce”. This subsection starts
off with animals who have chosen “non-movement”.
In the following room the focus moves to organisms
who move in two dimensions and the adaptations this
kind of environment requires, settling on the ground
on both land and sea beds. The final two rooms
examine the theme of movement in three dimensions,
and includes suspension in different mediums.
3 Nutrition: energy is needed to live, to move and
to carry out any activity or action. Stocking up on
energy is called nutrition. This is the theme of the last
subsection, which focuses on the form and shape of
animals and the individual adaptations they possess,
in this case relating to diet. The display recalls a food
chain consisting of three links; autotrophs, herbivores
and carnivores. Next to these are two more displays.
One is dedicated to the “generalist” forms, referring
to organisms who eat more than one food category,
and the “specialists”, organisms which feed on only
one food category. The other explores the theme of
nutrition as the relationship between organisms inside
an eco-system where matter and energy flow.
Limulo.
Gruccione, collezione Gaini.
Horseshoe crab.
Bee-eater, Gaini collection.
museo di storia naturale
71
72
Render dell’allestimento della nuova Sala
de Reali.
Render dell’allestimento della nuova Sala
Miani.
Rendering of the lay-out of the new de
Reali room.
Rendering of the lay-out of the new Miani
room.
Il nuovo museo
Il nuovo progetto di allestimento del museo
prevede soluzioni innovative, nell’approccio
museologico, nei contenuti, e nell’impianto
museografico.
La vastità e la ricchezza delle raccolte da
un lato, la loro spiccata connotazione
collezionistica dall’altro e l’importante eredità
storica dell’istituzione, costituiscono i vincoli
e le opportunità da cui scaturiscono le linee
guida del progetto:
- valorizzare i reperti individuando temi e
percorsi capaci di sottolinearne le ampie
potenzialità didattiche;
- mediare la complessità dei contenuti attraverso
una comunicazione articolata e attiva a più
livelli, primo tra tutti quello esperenziale;
- salvaguardare e recuperare il valore del
sedimento storico delle collezioni, almeno per
exempla.
Il continuo intreccio tra questi elementi ha
condotto a un’elaborazione in cui percorsi,
temi, scelte d’allestimento e di comunicazione
concorrono a coinvolgere il visitatore e a
stimolarne l’attenzione, giacchè l’obiettivo
metodologico di fondo consiste nel favorire
l’attitudine critica a comprendere per
deduzione le strutture basilari del metodo
scientifico. Il problema della differenza
tra utenti per età, cultura, interessi viene
affrontato e risolto grazie al mantenimento
costante e compresente di diversi livelli di
comunicazione, il primo dei quali fondato
sull’esperienza sensoriale. Altri strumenti, su
supporti diversi consentono invece livelli di
approfondimento maggiori.
L’impianto museografico
L’area espositiva si sviluppa complessivamente
su tre livelli, piano terra, piano ammezzato e
primo piano, grazie al recupero di ampi spazi, a
partire dal porticato al piano terra, valorizzato
come area polifunzionale, adatta anche a
ospitare mostre temporanee, eventi e incontri.
Rilevante inoltre il recupero del giardino, che
diventa il principale accesso al museo, dotato
di servizi d’accoglienza e di ristoro, costituisce
un importante valore aggiunto per l’intera area
urbana circostante.
The new museum
The newly designed exhibitions provide innovative
solutions in relation to their content, the museological
approach applied, and the museographic design.
The vast size and rich variety of the museum’s
collections and their remarkable importance in
relation to the history of collecting, together with the
notable historical heritage of the institution itself,
represent both the limits and the opportunities which
gave rise to the guidelines set out for the project:
- to fully exploit the individual artefacts and finds
through the identification of various themes and
museum trails which would highlight their extensive
educational potential.
- to render the complexity of the contents more
accessible to visitors by adopting a well structured,
multi-layered communicative method of presenting
the exhibits, first and foremost focusing on a handson,
experiential approach.
- to restore and safeguard the value of the historical
background of the collection.
The continual interweaving of the above elements led
to the creation of a project where the arrangement
of the exhibits and the manner in which they are
explained, together with the museum trails and
themes, all work together to actively involve visitors
and stimulate their attention: this follows on from
the underlying methodological objective which was
that of encouraging a critical approach which would
lead visitors to understand the basic framework
and principles of scientific method by process of
deduction.
The problem presented by the fact that visitors will
vary greatly in terms of age, educational background
and areas of interest is dealt with by continuously
presenting and communicating information at
different levels, the first level being based on sensory
experience. Further means of communication using
varying supports provide a more in-depth analysis of
the exhibits.
Render dell’allestimento della nuova Sala
de Reali.
Render dell’allestimento della
Wunderkammer.
Rendering of the lay-out of the new de
Reali room.
Rendering of the lay-out of the
Wunderkammer, or “Cabinet of Wonders”
room.
museo di storia naturale
73
Museological Plan
As a result of the restoration of extensive spaces within
the museum, the exhibition area now extends over three
levels - the ground floor, the mezzanine floor and the
first floor. These include the colonnade on the ground
floor, now used to its full advantage as a multipurpose
space suitable to house temporary exhibitions, events
and gatherings. Another important feature is that of
the museum’s garden, which has been fully restored
and now serves as the main entrance to the building.
Hosting a reception area and restaurant and bar
services , the gardens now constitute an important
added bonus for the entire urban area surrounding
the museum.
museo del vetro
glass museum
75
Silvio Fuso
Il Museo vetrario di Murano venne fondato
nel 1861, quando, superato il periodo più
oscuro che la storia del vetro muranese ricordi,
dopo la caduta della Repubblica di San Marco
(1797) e i lunghi anni di dominazioni straniere,
Antonio Colleoni (1811-1855), allora sindaco
dell’isola, e l’abate Vincenzo Zanetti (1824-
1883), cultore di arte vetraria, riuscirono a far
approvare, in seno alla deputazione comunale,
il progetto di istituire un archivio nel quale
potessero essere raccolte tutte le testimonianze
reperibili ai fini di illustrare la storia e la vita
dell’isola.
Ben presto sull’archivio ebbe il sopravvento
la parte museale, in virtù delle numerose
donazioni di vetri prodotti nell’isola nei secoli
trascorsi, e di vetri contemporanei, da parte dei
titolari delle fornaci che, nella seconda metà
dell’Ottocento, ricominciarono a lavorare con
intenso impegno.
Vincenzo Zanetti, nel 1862, istituì anche una
scuola, annessa al Museo, che nei giorni festivi
i vetrai frequentavano studiandovi, oltre che
Indirizzo / address: Fondamenta Giustinian 8,
30121 Murano, Venezia
tel. e fax ++39041 739586
web site: www.museiciviciveneziani.it
Orari: dal 1 novembre al 31 marzo 10-16. Dal 1
aprile al 31 ottobre 10-17.
La biglietteria chiude un’ora prima.
Chiusura: mercoledì, 1 gennaio, 1 maggio e 25
dicembre / Opening times: from November 1st to
March 31st 10a.m.-4p.m. From April 1st to October
31st 10a.m.-5p.m. The ticket office closes an hour
before. Closed: Wednesday, January 1st, May 1st
and December 25th.
Percorso di visita: Collezione archeologica, Il vetro
nel Quattrocento, Il vetro nel Cinquecento, Il
vetro nel Seicento, Il vetro nel Settecento, Il vetro
nell’Ottocento, Il vetro nel Novecento / Exhibitions:
Archaeological collection, 15th century glass, 16th
century glass, 17th century glass, 18th century
glass, 19th century glass, 20th century glass.
Rete di riferimento / reference network:
Musei Civici Veneziani
museo del vetro
The Glass Museum of Murano was founded
in 1861 when the darkest period in the history of
Murano glassmaking had been overcome, following
the fall of the Republic of San Marco (1797) and the
subsequent years of foreign rule.
Antonio Colleoni (1811-1855), who was then
mayor of the island, and Abbot Vincenzo Zanetti
(1824-1883), an enthusiast regarding the art of
glassmaking, were able to get the Town Council to
approve the idea of setting up archives consisting of
any available information in order to map out the
history and life of the island.
The museum expanded faster than the archives due to
the fact that a large number of glass pieces made on
the island over the centuries, as well as contemporary
objects, were donated by the owners of the glass factories
which had started working again with renewed vigour
in the second half of the 19th century.
In 1862 Vincenzo Zanetti also started up a school
which was annexed to the museum and attended by the
glassworkers on their days off. They studied design as
well as past examples of blown glass conserved there.
Following the fusion of Murano with the Venice
Municipality in 1923, the Glass Museum became
Pagina precedente: la sede del Museo del
vetro a Murano. Foto © F. Calzolaio.
In questa pagina: l’ingresso del museo e
vista del book shop interno al museo.
Foto © F. Calzolaio.
Previous page: the Glass Museum of
Murano.
This page: the entrance to the museum
and the museum bookshop.
77
78
La cattedrale di Murano vista dal
giardino;
una scultura di vetro nella corte interna.
Foto © F. Calzolaio.
View of the Murano cathedral from the
garden;
a glass sculpture in the inner courtyard.
disegno, anche i modelli dei vetri soffiati nel
passato e ivi conservati.
Dopo l’annessione di Murano al Comune di
Venezia, nel 1923, il Museo Vetrario passò
a far parte dei Musei Civici Veneziani; le
sue collezioni furono infatti soggette a un
riordinamento curato, nel 1932 sulla base di più
moderni criteri espositivi, da Giulio Lorenzetti
e da Nino Barbantini e furono accresciute
dall’aggiunta dei vetri delle collezioni Correr,
Cicogna e Molin, che annoverano, tra l’altro, i
più bei pezzi rinascimentali del Museo.
In seguito i depositi della Soprintendenza
archeologica permisero di istituire la sezione
archeologica, della quale gli elementi di
maggior prestigio sono i vetri provenienti dalla
necropoli di Enona (Zara).
Anche oggi le collezioni del Museo, oltre che
per mezzo di acquisti, vengono incrementate
da donazioni da parte delle fornaci dell’isola,
che vanno ad arricchire soprattutto la raccolta
contemporanea.
Le collezioni esposte al primo piano del
Museo sono ordinate cronologicamente: oltre
alla sezione archeologica (piano terra), che
comprende notevoli reperti romani tra il I
e il III secolo dopo Cristo, vi si trova la più
vasta rassegna storica del vetro muranese con
importanti pezzi prodotti tra il Quattrocento e
il Novecento, tra cui capolavori di rinomanza
mondiale.
Progetto della sistemazione del
giardino del museo finanziato dalla
Fondazione Margherita Ripamonti.
Disegno © arch. G. Camporini
Plastico della prima versione del nuovo
sistema di risalita alle Conterie del
Museo del Vetro.
Progetto © arch. Paolo Fabris
Project for the redesign of the museum
gardens financed by the Margherita
Ripamonti Foundation.
Model of the first version of the stairs
leading to the Conterie of the Glass
Museum.
museo del vetro
79
part of the Venetian Civic Museums.
In 1932 its collections were put in order under the
guidance of Giulio Lorenzetti and Nino Barbantini,
who adopted more modern criteria regarding display
techniques.
The museum’s collection was further expanded by the
addition of the Correr, Cicogna and Molin Collections
which include, among other things, the most beautiful
Renaissance pieces in the museum.
The Department for the Preservation of Archeological
Heritage was responsible for setting up the archeological
section whose most outstanding exhibits come from
the necropolises of Enona (Zara).
With the exception of occasional purchases, even
today the museum's collection grows due to donations
made by the island’s glassworks. These enrich the
contemporary collection above all.
The collections are laid out chronologically on the first
floor of the museum. Starting from an archaeological
section(ground floor), which contains noteworthy
Roman works dating from the 1st-3rd centuries AD,
it then progresses to the largest historical collection of
Murano glass in the world, with pieces dating from
the fifteenth to the twentieth centuries, many of them
world-famous masterpieces.
80
Coppa Barovier, decorata a smalti
policromi, sec. XV;
coppa con stemma decorata a smalti
policromi, sec. XV XVI. Foto © Archivio
Fotografico Museo Correr di Venezia
Barovier goblet, decorated with
polychrome enamels, 15th century;
goblet decorated with coat of arms in
polychrome enamels, 15th/16th century.
La Raccolta Archeologica
I vetri qui esposti vennero alla luce in massima
parte alla fine del secolo scorso, quando nella
necropoli di Jader (Zara) e di Aenona (Nona)
furono effettuate campagne di scavo con
proficui risultati: Zara, infatti, centro della
Dalmazia settentrionale, divenne, dopo la
fondazione di Aquileia (181 a. C.), un centro
di notevole importanza politica e culturale fin
dopo il IV secolo d. C.
Le necropoli dalle quali provengono i reperti
qui visibili risalgono per lo più al I-II sec. d. C.
quando era in uso il rito della cremazione, per
il quale i cadaveri venivano bruciati in appositi
ustrina (crematori) e le ceneri venivano
poi raccolte e conservate in urne, di diversi
materiali e fogge, tra cui olle in vetro.
Accanto al cinerario venivano deposte
suppellettili a formare il corredo tombale,
come dimostra il corredo funebre pressochè
completo, rinvenuto nella tomba IB di Aenona,
comprensivo delle suppellettili di terracotta.
Un corredo funebre, che non è stato possibile
invece ricostruire del tutto, proviene da un
rinvenimento effettuato a Salizzole (VR).
Il vetro nel Quattrocento
La prima produzione in vetro soffiato ebbe
carattere essenzialmente utilitaristico, come
risulta dalla documentazione dell’epoca (fonti
storiche e iconografiche), e di essa ben poco ci
è rimasto.
Nel Quattrocento, venuta meno la splendida
produzione islamica, Venezia assume il vetro
soffiato anche come mezzo di produzione
artistica. Appaiono, quindi, nella seconda metà
del XV secolo i primi vetri “cristallini” sui quali
i pittori su vetro tracciano, valendosi di smalti
colorati fusibili, scene di trionfi allegorici,
fiori, frutta, figure mitiche in cui confluiscono
motivi tratti dalle pitture e dalle incisioni.
La paternità di questo vetro, detto “cristallino”
perchè estremamente puro, viene assegnata al
famoso vetraio Angelo Barovier (1405-1460).
Il vetro di fondo di codesti prodotti muranesi
è dapprima generalmente trasparente e
colorato, ma sullo scorcio del XV secolo il
vetro “cristallino” viene fatto assai più sovente
trasparente e incolore: è il “cristallo” per
The Archaeological Collection
The glass in this section is mostly from the end of the
last century, from a very successful archaeological
dig of the necropolis of Zara and Aenona. In fact,
after the foundation of Aquileia (181 A.D.), Zara,
the center of Northern Dalmatia, became a center of
great political and cultural importance until after the
4th century A.D.
The necropoli from where these finds originate
primarily date back to the 1st to 2nd centuries A.D.
when cremation was customary. Ashes of the deceased,
together with personal effects were conserved in urns
made of diverse materials such as glass.
Other objects meant to make up the grave unit were
placed along side the cinerary urn as is shown in the
all but complete funerary unit found in IB’s tomb in
Aenona. Terracotta goods are included.
A funerary unit that was not possible to completely
construct however comes from a find that took place
in Salizzole (VR).
The Fifteenth Century
As testified by historic and iconographic sources dating
from this period, the first blown-glass vessels were
mainly for practical use. However, very few of these
items have survived to the present day.
In the fifteenth century, when the splendid islamic
glass production declined, Venice used blown glass as
a means of artistic expression. During the second half
of the 15th century, the first clear glass was produced
and this was decorated in coloured fusible enamels by
painters.
The invention of this glass, called “cristallino” due to
its transparency, was attributed to the famous glassblower,
Angelo Barovier (1405-1460).
At first, the type of glass used for these Murano pieces
was usually clear and coloured but, towards the end
of the 15th century, cristallino glass was much more
transparent and colourless, perfect “cristallo” which
was very similar to rock crystal.
This type of production also continued during the first
twenty-five years of the 16th century which affrmed
the triumph of transparent and colourless glass
decorated using new techniques.
Coppa in vetro azzurro soffiata a mezza
stampatura, sec. XVI;
piatto Barbarigo: decorazione a smalti
policromi, sec. XV. Foto © Archivio
Fotografico Museo Correr di Venezia
Goblet of half moulded blue glass, 16th
century;
Barbarigo plate, decorated with
polychrome glazes, 15th century.
museo del vetro
81
The Sixteenth Century
In this century, Murano glassmakers favoured the
production of transparent colourless glass which was
then decorated using various techniques.
An alternative to transparent glass was opaque-white
glass (or “lattimo”) sometimes enameled, but more
frequently long thin canes of it were incorporated in
to the transparent glass in different ways.
This brought about the creation of filigree glass, one
of the most unusual types of glass to be produced by
Murano Renaissance glassmakers.
eccellenza, molto simile al cristallo di rocca.
Questa produzione continua anche nel primo
quarto del XVI secolo, nel corso del quale si
assiste al trionfo del vetro puro e trasparente su
cui si opererà con nuove tecniche decorative.
82
Calice a coppa inciso a punta di
diamante, sec. XVI;
coppa in vetro a ghiaccio, sec. XVI.
Foto © Archivio Fotografico Museo Correr
di Venezia
Globet engrave “a punta di diamante”,
16th century;
cup “a ghiaccio”, 16th century.
Il vetro nel Cinquecento
In questo secolo i vetrai muranesi prediligono il
vetro puro e trasparente sul quale intervengono
con differenti tecniche decorative.
Un’alternativa al vetro bianco trasparente è
data dal vetro bianco opaco o “lattimo”, che
talvolta è decorato da smalti a caldo ma più
spesso viene impiegato in forma di lunghe e
sottili canne incorporate in vario modo nel
vetro incolore, dando luogo ai vetri filigranati,
uno dei più originali tessuti vitrei dei vetrai
muranesi rinascimentali.
Un altro tipo di decorazione usata dalla metà
del Cinquecento in poi è l’incisione a punta
di diamante o a pietra focaia, tale da graffiare
appena la superficie secondo un disegno
precedentemente tracciato. Altra sorta di vetro
tipico del Cinquecento è il cosidetto vetro
“ghiaccio”, caratterizzato da una superficie
esterna rugosa e apparentemente screpolata, e
quindi traslucida ma non trasparente, simile a
quella del ghiaccio.
Il ritorno alla decorazione pittorica è connotato
dalla stesura, a freddo, del colore applicato sul
rovescio degli oggetti in modo da sfruttare la
trasparenza del vetro.
Verso la fine del secolo compaiono anche i
vetri decorati “a penne”, ottenuti con la tecnica
dell’avvolgimento di fili di lattimo “pettinati”
a festoni con uno speciale utensile.
Nella seconda metà del Cinquecento la forma
dei prodotti muranesi tende ad abbandonare
la precedente semplicità e funzionalità,
ricercando una più complessa articolazione
con l’aggiunta di elementi plastici ottenuti in
vario modo con la lavorazione a pinza, il cui
uso si accentuerà nel secolo successivo.
Il vetro nel Seicento
Il Seicento non segna innovazioni tecniche
particolari nell’arte del vetro, ma, dal punto
di vista della forma, è il secolo tipico dei vetri
detti à la façon de Venise prodotti all’estero, a
Another type of decoration was flint or diamondpoint
engraving just scratching the surface, following
a previously applied design. Another typical kind
of 16th century glass was the so-called “ice-glass”,
characterised by a cracked rough-looking surface,
translucent but not transparent, giving the glass a
frosted appearance.
The return of painted decoration was characterised by
the application of paint “a freddo” on the reverse side
of the glass, thus explioting its transparency.
Towards the end of the century vases decorated with
the “penne” technique also appeared. This decoration
was obtained using strings of “lattimo” glass “combed”
on in a scalloped design with a special instrument.
During the second half of the 16th century, Murano
products tended to abandon the previous simple and
practical features, aiming towards more complex
compositions, adding more fanciful elements by
working with pincers which were used even more in
the following century.
The Seventeenth Century
The 17th century did not present any particular
technical innovations regarding glassmaking, but
from the point of view of design it was the century
that was typical for glass called “à la façon de Venise”,
produced abroad and imitating Venetian glass. It
was made either by local glassblowers or, much more
frequently, by emigrant Murano glassmakers.
In order to satisfy local taste, they accentuated
those fanciful decorative motifs, with coloured glass
techniques which had begun to appear in the previous
century on a more subdued level.
The 17th century also marked the exodus of Murano
Calice ad alette, sec. XVI XVII;
lampada ad olio a forma di cavallo,
sec. XVI XVII. Foto © Archivio Fotografico
Museo Correr di Venezia
Winged Goblet, 16th/17th century;
horse shaped oil lamp, 16th/17th
century.
museo del vetro
83
84
Bottiglia da acqua Cantir catalana,
sec. XVII;
catino dipinto a freddo, sec. XVI.
Foto © Archivio Fotografico Museo Correr
di Venezia
Cantir Catalan water bottle, 17th century;
cold painted bowl, 16th century.
imitazione dei vetri veneziani, da maestranze
locali o, assai più spesso, da lavoranti muranesi
espatriati.
Costoro per compiacere il gusto locale
accentuarono quei motivi decorativi plastici
anche in vetro colorato che già erano,
seppure sommessamente, comparsi nel secolo
precedente.
Il Seicento fu il secolo della grande diaspora
dei maestri muranesi, la cui presenza è
documentata ad Anversa, a Liegi, a Bruxelles,
ad Amsterdam, a Stoccolma, a Copenhagen,
a Berlino, a Monaco, a Colonia, a Londra e
a Parigi, città in cui erano stati spinti più
dalla miseria provocata dalla troppo rigida
applicazione di alcune leggi della Repubblica
che dall’attrattiva di più lauti guadagni.
Nell’ultimo quarto di questo secolo si avvertono
i primi segni di decadenza dell’arte del vetro,
benchè non manchino artisti valentissimi.
Infatti sui mercati si andava progressivamente
affermando il vetro boemo, alla cui
fabbricazione erano pervenuti i vetrai della
Boemia negli anni ‘70-’80. Questo vetro, più
terso e pesante di quello veneziano, meglio
si prestava all’intaglio e all’incisione anche
profonda, non più a diamante ma a rotella.
Negli ultimi anni del secolo a Venezia si
cominciò, infatti, a imitare le incisioni a rotella
dei vetri boemi. Ciò nonostante il Seicento resta
nella storia il secolo in cui il vetro veneziano
raggiunse il punto più alto della sua fama.
Il vetro nel Settecento
Il merito di aver compiuto il primo passo
per tentare di uscire dalla crisi va attibuito
al muranese Giuseppe Briati il quale riuscì
a dare avvio ad una produzione di vetri che
avessero una composizione chimica analoga a
quella dei vetri boemi, al fine di stroncarne la
concorrenza, senza tuttavia ridurre le proprie
opere a mera imitazione.
Un genere che nel Settecento acquista ampia
fortuna è il “lattimo”, vetro bianco opaco
imitante la porcellana.
A Murano esso trovò grande impulso ad
opera soprattutto della famiglia Miotti, la
cui produzione decorata a smalti è talora
marcata o firmata; e dei fratelli Bertolini che
glassmakers, whose presence was recorded in Antwerp,
Liege, Brussels, Amsterdam, Stockholm, Copenhagen,
Berlin, Munich, Cologne, London and Paris. They
were forced to go to these cities because of the poverty
caused by the implementation of some strict Republic
laws rather than to seek higher wages.
During the last 25 years of this century the first
signs of a decline in the art of glass-making became
evident even though there were many highly skilled
glassblowers.
In fact, Bohemian glass was gradually becoming
more and more popular on the market. Bohemian
glassmakers began producing it in the 70’s and 80’s.
In the closing years of the century, Venice began to
imitate wheel-engraving on Bohemian glass. Despite
this, the seventeenth century was the period when
Venetian glass reached the peak of its fame.
The Eighteenth Century
The first person to take the initiative to solve this
crisis was Giuseppe Briati from Murano who, in
spite of protests from his fellow-citizens, managed to
begin producing glass which had the same chemical
composition as the Bohemian type. He did this in
order to eliminate the competition without, however,
reducing his own work to mere imitation.
This was not the case regarding those pieces no longer
diamond-engraved but wheel engraved instead.
The Miotti family in particular concentrated on this
field, decorating their products with enamels which
were sometimes signed or had a trademark.The
Bertolii brothers received the exclusive right from the
Republic to decorate their products with gold.
In this century numerous types of glass imitations of
variegated hard-stones were made in Murano, such
as Chalcedony glass, used since the Renaissance, and
“avventurina” glass which first appeard in the mid-
17th century.
The ancient 15th and 16th century technique of
blown glass decorated with polychrome enamelling
was also not forgotten, especially by Osvaldo Brussa
and his son Angelo who decorated bottles and glasses
with flowers, fruit, animals, biblical and secular
scenes during the second half of the 18th century up
to the first years of 19th century.
Cista in vetro a reticello, sec. XVI;
piastra in vetro lattimo dipinta a smalti
policromi, Paesaggio di campagna,
sec. XVIII. Foto © Archivio Fotografico
Museo Correr di Venezia
Cist in vetro a reticello (glass network
embedded in the crystal glass), 16th
century;
opaque white glass plate painted with
polychrome enamels, Paesaggio di
campagna, 18th century.
museo del vetro
85
The Nineteenth Century
The manufacturers of common glass found it hard to
keep up the pace with competition from Bohemia,
Styria and Carinzia, whose products flooded the
Venetian market after 1815.
During the second half of the century, the art of
glassmaking was gradually revived when the Toso
brothers opened a factory and Antonio Salviati
established his workshop in 1859.
The latter also collaborated with Abate Zanetti
nel 1739 avevano ottenuto dalla Repubblica il
“privilegio”, o esclusiva, di decorarlo con oro.
In questo secolo si producono a Murano
anche numerosi tipi di vetri mimetici
quali il “calcedonio”, in uso fin da epoca
rinascimentale, e l’“avventurina”, apparsa fin
dalla metà del XVII secolo.
Non viene dimenticata neppure l’antica
tecnica quattro e cinquecentesca dei vetri
soffiati decorati a smalti policromi a caldo; la
applicano, soprattutto nella seconda metà del
secolo, Osvaldo Brussa e suo figlio Angelo,
servendosi di una vasta gamma di soggetti:
fiori, frutta, animali, scene sacre e profane con
i quali si arriva ai primi anni dell’Ottocento.
86
Centro-Alzata composta da quattro piani
in vetro incolore, sec. XVIII;
bicchiere decorato a smalti policromi,
Adorazione dei Pastori;
candeliere in vetro rosso rubino a mezza
filigrana. Foto © Archivio Fotografico
Museo Correr di Venezia
Cakestand composed of four tiers in
transparent glass, 18th century;
glass painted with polychrome glazes, the
Adoration of the Shepherds;
candlestick in ruby red half-filigree glass.
Il vetro nell’Ottocento
Le fornaci di vetro comune non hanno vita
facile per la concorrenza delle vetrerie di
Boemia, Stiria e Carinzia, i cui prodotti, dopo
il 1815, inondano i nostri mercati.
I primi segni di rinascita dell’artigianato
muranese si avvertono, dopo la metà del secolo,
quando viene fondata la fabbrica Fratelli Toso
e, nel 1859, il laboratorio di Antonio Salviati.
Costui collabora attivamente con l’abate
Zanetti alla fondazione di un archivio, con
annessa scuola di disegno per vetrai, nel quale
si raccolgono tutti i documenti reperibili sulla
storia del vetro di Murano. Esso diverrà ben
presto il Museo Vetrario.
Alla fine della guerra del 1866, con l’unione
del Veneto all’Italia, la situazione politica ed
economica diviene favorevole alla rinascita
dell’attività muranese.
L’attenzione degli artigiani muranesi viene
attratta anche dai vetri paleocristiani a foglia
d’oro, che vengono abilmente imitati ed esposti
all’Esposizione Universale di Parigi del 1878,
e dai vetri smaltati per i quali la coppa detta
“Barovier”, tutt’oggi conservata al Museo,
costituisce il modello principale.
Nell’ambito della tecnica volta a riprodurre
nella forma e nell’effetto ceramiche di scavo
vanno ricordati i vetri “Corinti” in paste
opache screziate, su fondo scuro, in oro,
argento o verde; i “Fenici” ad imitazione dei
vetri a nucleo friabile preromani e, infine, i
vasi vitrei a “cammeo”.
who founded the archives annexed to a school for
glassmaking design. All available documents relative
to the history of Murano glass were kept here. Very
soon the archives became the Glass Museum.
After the war in 1866 when the Veneto was united
with Italy, the political and economic situation
favoured the revival of the Murano glass industry.
Murano craftsmen were also attracted by early
Christian gold-leaf glass which was skilfully copied
and exhibited at the Universal Exposition in Paris
in 1878.
They were also inspired by enamelled glass and their
principal model was the “Barovier Cup”, still housed
in the museum today.
"Corinto" glass along with "Fenici" glass should be
mentioned when considering techniques used to copy
the shape and appearance of ancient glass: "Corinto",
being cracked gold silver or green opaque paste on a
dark background. "Fenici" reproduces pre-Roman glass
produced by the “Comapgnia di Venezia e Murano”,
“Salviati”and the “Fratelli Toso”. Finally “Cameo”
glass vases represent another of these techniques.
Coinciding with the First Bienale of Venice in
1895, the unique Barovier Artists made very light
glasses with spiral stems, obviously in the spirit of Art
Nouveau.
museo del vetro
The Twentieth Century
At the beginning of the 20th century, glassmaking in
Murano continued along traditional lines.
Innovation was unanimously heralded with two very
light glass bowls decorated by Vittorio Toso Borella
with herons and water flowers in clear enamels, dated
about 1909. After work had been suspended because
of the First World War, the factories began production
again in a highly rational way, working towards
simple, essential and functional features.
Immediately after the war, collaboration between
artists and glass factories became frequent. The
splendid variations in glass by Carlo Scarpa for Venini
date from the end of the Thirties.
In the immediate post-war period, Murano glassworks
began working again with renewed enthusiasm aimed
mostly at studying colour effects in glass. Archimede
Seguso turned his attention to traditional and ancient
glassmaking techniques and, beginning in the Fifties,
he made numerous refined and complex pieces in
filigree glass.
Along side a glass production that even saw furnaces
exclusively dedicated to the production of tableware,
today, in Murano there is a marked interest in the
development of glass as an expression of pure art.
Bottiglia in vetro calcedonio, sec. XIX;
sotto: Toso Borella, 1909 circa.
Foto © Archivio Fotografico Museo Correr
di Venezia
Bottle in “calcedonio” glass, (a vitreous
paste in imitation of zoned agate) 19th
century;
below: Toso Borella, 1909.
87
Verso gli anni Novanta stava finendo in
tutta Europa l’epoca dei revivals e nascevano
movimenti innovatori che propugnavano
l’abbandono dei modelli storici mentre Murano
continuava a produrre tipi ottocenteschi.
Solo gli Artisti Barovier avevano realizzato nel
1895, in concomitanza con la Prima Biennale
di Venezia, calici leggerissimi con gambo a
spirale di evidente spirito Art Nouveau.
88
Zecchin, Salir, 1934. Vaso con
decorazione incisa;
Bianconi, Venini, Venini&C metà sec. XX.
Foto © Archivio Fotografico Museo Correr
di Venezia
Zecchin, Salir, 1934. Vase with engraved
design;
Bianconi, Venini, Venini&C, mid 20th
century.
Il vetro nel Novecento
Il XX secolo si apre a Murano in linea con
la tradizione; nell’isola della laguna sono le
tecniche sperimentate da secoli a dar forma a
vetri di stile più moderno.
Un carattere innovatore fu unanimemente
riconosciuto alle due ciotole in vetro
leggerissimo decorate con aironi e fiori
acquatici a smalti trasparenti, databili intorno
al 1909. Dopo la stasi causata dagli eventi della
Prima Guerra Mondiale, le fornaci ripresero
la loro attività, facendo proprie le indicazioni
del razionalismo che propugnava caratteri di
semplicità, di essenzialità e di funzionalità.
Negli anni dell’immediato dopoguerra a
Murano divenne frequente la collaborazione
degli artisti con le fornaci.
Nel corso del quarto decennio del secolo viene
accolto, a Murano, come parte integrante della
tradizione dell’isola, anche il vetro di grosso
spessore, mentre alla fine degli anni Trenta
datano gli splendidi tessuti vitrei che Carlo
Scarpa crea per Venini.
Nell’immediato dopoguerra, passato il periodo
di stasi forzata, le fornaci muranesi riprendono
con rinnovato vigore la loro attività, puntando
soprattutto sullo studio degli effetti cromatici
del vetro facendo ricorso a coloranti metallici.
A tecniche tradizionali e antiche quanto l’arte
del vetro ha rivolto la sua attenzione Archimede
Seguso, che a partire dagli anni Cinquanta ha
realizzato con la filigrana numerosi tessuti
raffinati e complessi.
Accanto ad una produzione che ha visto
fiorire anche fornaci dedite esclusivamente
alla produzione di vetri da tavola, a Murano,
oggi, è di grande interesse lo sviluppo del vetro
quale espressione d’arte pura.
museo provinciale di torcello
provincial museum of torcello
89
Gloria Vidali
Il Museo Provinciale di Torcello è presente
in un contesto storico e artistico di notevole
rilievo, in un’isola che fin dall’epoca tardo
romana vide una forte espansione abitativa
dovuta soprattutto alle spinte provenienti
dall’entroterra e in particolare da Altino.
Il Museo fu fondato nel 1870 dal conte Luigi
Torelli che acquistò il Palazzo del Consiglio,
lo restaurò e diede il via a una raccolta
di reperti romani, bizantini e medievali
rinvenuti in isola, donando poi alla Provincia
di Venezia sia il palazzo, sia la collezione.
Un altro studioso e appassionato, il cav. Cesare
Augusto Levi, svolse un ruolo importante per
la nascita del museo acquistando e restaurando
il Palazzo dell’Archivio in cui ordinò le proprie
raccolte archeologiche e artistiche facendone
anch’egli in seguito dono alla Provincia.
Prendendo il via da un’opera di recupero
degli edifici storici dell’isola, la fondazione
del museo si configurò quindi come
un’importante azione di “risveglio” alla vita di
un’isola fortemente degradata.
Indirizzo / address: Museo Provinciale di Torcello,
Piazza Torcello, 30012 Torcello Venezia
tel. 041 730761, fax 041 2501819
e-mail: museo.torcello@provincia.venezia.it
web site: www.provincia.venezia.it/museotorcello
Orari: dal 1 marzo al 31 ottobre: 10.30-17.30,
dal 1 novembre al 28 febbraio: 10.00-17.00.
Chiusura: lunedì e le festività nazionali, 21 novembre.
Aperto il 15 agosto. Ingresso gratuito per le
scolaresche accompagnate dal docente / Opening
times: from March 1st to October 31st: 10.30a.m.-
5.30p.m., from November 1st to February 28th:
10.00a.m.-5p.m. Closed: Mondays and public
holidays, November 21st. Opened August 15th.
Free admission for students accompanied by a
teacher.
Sezioni: Sezione Archeologica, Sezione Medioevale
e Moderna / Sections: Archaeological Section,
Medieval and Modern Section.
Nicola Funari: Assessore alla Cultura e
al Patrimonio Culturale Museale;
Gloria Vidali: Dirigente Settore Cultura e
Patrimonio Culturale Museale;
Cecilia Casaril: Coordinatore Amministrativo;
Elena Culos: Collaboratore;
C. Rossi e M. Zamengo: Servizi Amministrativi;
B. Costantini, D. Tagliapietra, A. Verago:
Collaboratori Servizi Ausiliari
Rete di riferimento / reference network:
SBMP Sistema Bibliotecario Museale Provinciale
museo provinciale di torcello
The Provincial Museum of Torcello is located in a
setting of notable artistic and historical importance,
on an island which flourished from the late Roman
period onwards and grew for many centuries. This
growth was primarily due to mass migration from the
mainland, chiefly from the Roman town of Altinum.
The museum was founded in 1870 by Count Luigi
Torelli, who purchased the Palazzo del Consiglio and
had it fully restored to host a collection of Roman,
Byzantine and Medieval artefacts uncovered on the
island. Torelli subsequently donated the building and
the collection to the Province of Venice.
Another scholar and passionate collector of antiquities,
Cesare Augusto Levi, also played an important role
in the development of the museum. Levi bought the
Palazzo dell’Archivio and, following its restoration,
used it to house his own collection of antiquities
and art. He also donated both the building and his
collection to the Province.
The birth of the museum breathed new life into an
island which had fallen into decline, as it resulted in the
restoration of two of the island’s historical buildings.
Pagina precedente: l’isola di Torcello.
Foto © M. Fletzer
In questa pagina: Palazzo del Consiglio,
sede della Sezione Medievale e Moderna;
Palazzo dell’Archivio, sede della Sezione
Archeologica. Foto © M. Fletzer
Previous page: the island of Torcello.
This page: Palazzo del Consiglio which
houses the Medieval and Modern
Sections; Palazzo dell’Archivio, which
houses the Archaeological Section.
91
92
Il giardino del museo con alcuni reperti
marmorei. Foto © M. E. Smith
Ceramica graffita rinascimentale XVI
secolo.
The garden of the museum , marble
remains.
Renaissance graffito pottery, 16th
century.
Questo particolare aspetto del Museo di
Torcello come attore di un processo di
valorizzazione di un tessuto urbano e sociale
disgregato si rivela ancora attuale ed è un
elemento di forza e caratterizzazione della
mission del museo provinciale.
Il particolare contesto dell’isola e la sua
sostanziale esclusione dai tipici processi di
modificazione accelerata del territorio e delle
strutture urbane ed abitative del periodo
industriale e postindustriale, conferisce all’isola
una particolare “aura”, una capacità di indurre
emozioni estetiche forti e suggestioni inusuali
che costituiscono la specifica ed esclusiva
identità del luogo. L’isola e il museo riletti in
questa chiave possono rispondere all’aspettativa
del visitatore che è, sempre, quella di accedere
allo straordinario, quasi in modo privilegiato
e personale. Le collezioni conservate sono
composte da materiale eterogeneo: sono infatti
costituite da opere provenienti da collezioni
private, da reperti acquistati da studiosi
appassionati, come anche da manufatti
rinvenuti a Torcello, nelle isole adiacenti e nella
vicina terraferma che testimoniano la storia
della laguna. Le collezioni sono organizzate in
due nuclei principali: la raccolta archeologica e
la raccolta medievale e moderna. L’esposizione
dei manufatti e delle opere risulta ancora,
seppur con i dovuti ammodernamenti, quella
voluta dal direttore Adolfo Callegari che ha
provveduto all’allestimento crono-tipologico
delle collezioni negli anni ’30 del secolo
scorso. A far parte della raccolta archeologica,
conservata nella sede del palazzo dell’Archivio,
sono reperti che vanno dall’epoca preistorica al
periodo paleocristiano. La collezione medievale
e moderna conservata nel Palazzo del Consiglio
comprende opere e documenti, in gran parte
collegati alla storia di Torcello come centro
urbano, datati dal VI al XIX secolo.
I principali fruitori del Museo sono i turisti. Un
particolare interesse è dimostrato dalle scuole
che, prendendo spunto dalle opere custodite in
museo, approfondiscono lo studio della storia
di Venezia, dei primi insediamenti in laguna e
dello sviluppo nei gusti e nelle tecniche delle
diverse forme artistiche.
The museum’s role as a protagonist in providing a
new lease of life to the decaying urban and social
fabric of the island still applies today, an aspect which
constitutes one of the strengths and principal aims of
the provincial museum.
The island was essentially left untouched by the rapid
transformation which swept through the region and its
towns during the industrial and post-industrial era.
Its isolation from the relentless march of modernity,
together with its remote position, create a uniquely
evocative and suggestive atmosphere: situated in such
a context, the museum cannot fail but to live up to
the expectations of visitors looking for a special and
unique experience.
The museum houses a collection of works reflecting the
history of the Venetian lagoon from private collections,
archaeological finds and artefacts purchased by
collectors, as well as articles uncovered in Torcello,
the adjacent islands and the neighbouring mainland.
The collections are organised in two main sections:
the archaeological finds and the medieval and
modern exhibits. Aside from some revisions necessary
to update the exhibit, the works and artefacts remain
displayed according to the same arrangement adopted
by Adolfo Callegari, who organised the collection
in chronological-typological order when acting as
museum director in the 1930s.
The archaeological collection housed in the Palazzo
dell’Archivio contains artefacts from the prehistoric to
the Paleochristian periods.
The medieval and modern collection housed in the
Palazzo del Consiglio includes works and documents
dating from the sixth to the fourteenth centuries, largely
relating to the history of Torcello as an urban centre.
Tourists visiting Venice and its lagoon make up the
largest number of visitors to the provincial museum
of Torcello, while local schools have also shown great
interest in arranging visits to the museum, as the
collection provides an ideal starting point to study and
explore the history of Venice, its early lagoon settlements
and the stylistic and technical developments used in
various art forms of various historical periods.
Palazzo del Consiglio. Sezione Medevale e
Moderna. Foto © M. E. Smith
Palazzo dell’Archivio. Sala al primo piano.
Foto © M. Fletzer
Palazzo del Consiglio. Medeval and
Modern section.
Palazzo dell’Archivio. First floor room.
museo provinciale di torcello
93
The Archaeological Section
The Archaeological Section hosts artefacts from the
Palaeolithic to the Late Roman period. The tour begins
on the upper floor of the Palazzo dell’ Archivio with
an exhibition which includes Egyptian statuettes from
private collections representing a variety of divinities,
in addition to prehistoric pieces including stone tools,
carved deer horns, and bronze weaponry found in
the lagoon area and the province of Treviso. The
collection also features a rich and varied collection of
Mycenaean, Cypriot and Roman ceramics, allowing
visitors to observe and compare the different decorative
styles and production techniques used.
94
Riccio di pastorale, XIII secolo;
sotto: lucerne romane e ritratto
femminile, I secolo d.C.
Head of a Crosier, 13th century;
below: Roman lamps and female figure,
1st century A.D.
Sezione Archeologica
La Sezione Archeologica ospita reperti che
coprono un arco cronologico dal paleolitico
alla tarda romanità e la visita ha inizio al
piano superiore del Palazzo dell’Archivio.
L’esposizione comprende statuette egizie
che raffigurano varie divinità provenienti
da collezionismo e materiali preistorici, tra
cui industria litica, corna di cervo lavorate e
armi in bronzo ritrovate a Venezia, nell’area
lagunare e nel trevigiano. È inoltre presente
una ricca collezione di ceramica che va dai vasi
di fabbrica cipriota e micenea a quelli romani,
permettendo al visitatore di scoprire le varie
tipologie decorative e le differenti tecniche di
produzione.
Tra i bronzi protostorici vi è una significativa
campionatura della piccola plastica votiva a
figura umana e animale di produzione etrusca,
italica e paleoveneta utilizzata quale ex voto e
rinvenuta soprattutto dell’agro altinate, unita a
suppellettili da mensa di destinazione funeraria
e votiva collegate ai riti delle libagioni e del vino
e a oggetti di uso personale e ornamentale quali
fibule e specchi. Di età ellenistica e romana
sono le terracotte votive tra cui statuine, busti,
teste di divinità e di devoti, animali, antefisse
provenienti da santuari dell’Italia centrale e
meridionale di tradizione greca.
Di epoca romana sono le suppellettili da cucina
e da mensa per uso funerario, bicchieri e coppe
di area altoadriatica. Ben documentate sono
le diverse tipologie di lucerne in terracotta,
al tornio, a matrice, figurate con decorazione
religiosa, motivi vegetali, giochi circensi, temi
privati, e animali, e cinque ampolle di San
Menas del IV - VI sec. d. C. di produzione
africana che attestano la diffusione del culto
del santo nell’area altoadriatica. Alle pareti è la
collezione di scultura greca che presenta opere
di carattere eterogeneo, frutto del collezionismo
veneziano e copie o rielaborazioni romane di
originali greci, monumenti funerari e stele a
ritratti di produzione romana provenienti
dall’area altinate. Nella loggia del piano terra
sono conservate sculture, iscrizioni romane,
frammenti di trabeazioni e di cornici e alcuni
capitelli, ritrovati a Torcello dove potrebbero
forse essere stati trasportati dalla vicina Altino
per essere riutilizzati nella costruzione di edifici
medievali.
Among the protostoric bronze relics displayed are a
large number of ex-votos in the form of small statues
representing human figures and animals of Etruscan,
Italic and Paleovenetian origin uncovered in the Upper
Altino region. Also featured are eating and drinking
vessels used both in burial rites and Bacchanalian
celebrations worshipping the god of wine, as well as
items of personal and ornamental use such as pins
used as clothes fasteners and mirrors.
Items from the Hellenistic and Roman periods include
terracotta votives including statuettes, busts, and heads
portraying gods and sacred animals, in addition to
antefisse from temples of southern and central Italy
built in the Greek style.
The Roman antiquities displayed comprise kitchen
utensils and eating and drinking vessels used in
burial rites, as well as glasses and cups from the Upper
Adriatic region. The collection includes a well labelled
assortment of various types of terracotta oil lamps,
some manufactured using a potter’s wheel, others made
from casts, decorated with motifs which range from
religious themes to plants and flowers, circus scenes,
animals and scenes of domestic life. Also featured are
five ampules of African origin decorated with the
figure of San Menas, dating from the fourth to sixth
century A.D., which testify to the widespread worship
of the saint in the Upper Adriatic region. The walls
are hung with a series of Greek sculptures donated by
private Venetian collectors, including Roman replicas
of the original Greek works, in addition to burial
monuments and stelae portraits of Roman origin
found in the area around Altino.
The first-floor loggia contains additional sculptures
as well as Roman remains including inscriptions,
fragments of beams, cornices and capitals found on
Torcello, which may have been transported to the
island from the nearby Roman town of Altinum to be
reused in the construction of medieval buildings.
Acquasantiera, VI secolo;
sotto: cratere mesocorinzio a colonnette,
590 - 575 a.C.
Holy-water stoup, 6th century;
below: round crucible 590 - 575 a.C.
museo provinciale di torcello
95
The Medieval and Modern section
The Medieval and Modern section, housed in the
Palazzo del Consiglio, consists of works and documents
dating from the first to the eighteenth century A.D.
This broad range of exhibits provides an overview of
the history of Torcello and its ties with Altino and the
surrounding area, Byzantine culture and the city of
Venice.
The artefacts housed on the first floor consist largely of
lapidei dating from the Late Medieval period, a time
when the city of Torcello flourished .
At the centre of the room is a well built in the tenth
century using the stone from the base of a Roman
monument dating from the first century B.C. Beside
it lies an oval, Byzantine water font used for the
blessing of holy water on the feast of the Epiphany.
Three groups of mosaics occupy the walls. The first,
96
Compianto su Cristo morto, XVI secolo;
sotto: ceramica graffita rinascimentale,
XVI secolo.
Mourning the dead Christ , 16th century;
below: Renaissance graffito pottery, 16th
century.
Sezione Medioevale e Moderna
La Sezione Medievale e Moderna, ospitata
nel Palazzo del Consiglio, espone opere e
documenti, datati dai primi secoli dell’era
cristiana all’Ottocento, che consentono di
percorrere la storia dell’isola di Torcello e dei
suoi rapporti con l’area altinate, con la cultura
bizantina e con la città di Venezia.
Al piano terra sono esposti reperti, per lo più
lapidei, risalenti al periodo dell’alto medioevo,
epoca in cui Torcello ebbe la sua affermazione
come centro urbano. Al centro della sala è il
pozzo derivato dal basamento di un monumento
romano del I sec. d.C., rilavorato nel X sec.. Al
suo fianco un’acquasantiera ovoidale bizantina
usata per la sacra benedizione dell’acqua nel
giorno dell’Epifania. Alle pareti tre gruppi di
mosaici: il primo, del VI secolo, costituito
da due frammenti raffiguranti teste d’angelo
proviene dalla distrutta chiesa di San Michele
in Africisco di Ravenna; gli altri due gruppi,
del XII sec., provengono dalla Basilica di
Santa Maria Assunta in Torcello. I frammenti
raffiguranti teste di Cristo e di Profeti dal
Giudizio Universale e le teste d’angeli e di
Cristo imberbe dal timpano soprastante l’arco
trionfale. Dalla Basilica proviene anche il
paliotto d’altare in argento dorato della prima
metà del XIII sec., composto da 13 formelle
superstiti delle originali 42, raffiguranti la
Vergine in trono con il Bambino e santi.
La visita prosegue al piano superiore, dove si
riuniva il Consiglio costituito dai maggiorenti
dell’isola iscritti nell’Albo d’oro. Qui sono
custoditi principalmente dipinti e sculture
lignee oltre a ceramica e oggetti strettamente
legati alla storia religiosa e politica di Torcello
tra cui il riccio di pastorale in avorio proveniente
dalla tomba del Vescovo torcellano Bono Balbi,
del XIII secolo e la grande scultura lignea di
Santa Fosca, che costituiva il coperchio del
sarcofago in cui fu deposta.
Meritano particolare attenzione i cicli pittorici
provenienti dalla distrutta chiesa di S. Antonio
di Torcello e attribuiti alla bottega del Veronese.
Si tratta de l’Annunciazione e l’Adorazione dei
Magi che costituivano le portelle dell’organo,
dei cinque monocromi che decoravano il
poggio e dei quattro dipinti che raffigurano
alcuni episodi della storia di Santa Cristina.
which comes from the ruined church of San Michele
in Africisco of Ravenna, dates from the sixth century
and consists of two fragments portraying the head
of an angel. The other two groups, dating from the
twelfth century, originally came from the Basilica
di Santa Maria Assunta in Torcello. One fragment
shows the head of Christ and the Prophets of Universal
Judgement, while the other, once decorating the
tympanum over the triumphal arch of the Basilica,
portrays the heads of angels and a beardless Christ.
The front of the silver-gilt altar dating from the first
half of the thirteenth century, also from the Basilica,
was originally composed of fortytwo panels, thirteen
of which survive today, and which depict the Virgin
Mary enthroned with the Infant Jesus and saints.
The exhibition continues on the second floor, once the
meeting place of the council which was made up of
islanders who had come of age and were members
of the Albo d’Oro, or “Golden Charter”. This floor
principally hosts paintings and wooden sculptures, in
addition to ceramics and items closely linked to the
political and religious history of Torcello. The exhibits
include the curved, ivory head of the staff once
belonging to the Bishop of Torcello, Bono Babi, and the
large wooden sculpture of Santa Fosca which formed
the cover of the tomb in which he was buried.
The cycle of pictures from the ruined church of S.
Antonio of Torcello, which have been attributed to the
bottega of Veronese, merit particular attention. The
cycle comprises The Annunciation and the Adoration
of the Magi which formed the doors of the church
organ, five monochromes which decorated the poggio,
and four paintings depicting episodes of the history of
Saint Cristina.
Angelo, mosaico, XII secolo;
sotto: formella quadrangolare, XI secolo.
Angel, mosaic, 12th century;
below: quadrangular panel, 11th century.
museo provinciale di torcello
97
Projects in progress
The museum intends to characterize itself as a museum
which is strongly focused on the public and their needs.
It plans to improve the quality of services offered and
to introduce new approaches to the exhibits by setting
up educational initiatives and projects which will
make the collection more accessible to a wide variety
of users. These will be designed to cater to various types
of visitors, and will involve schools and associations as
well as the tour operators of the region. With this goal
in mind, the museum has begun the process whereby
it will conform to the operational and development
standards for Local Authority Museums as outlined
by the Veneto Regional Authority. The decision to
adhere to the standards outlined by the Act highlights
the commitment the Venice Provincial Authority has
undertaken to improve the quality of its museums,
and reaffrms its role as a public body responsible for
the protection and enhancement of the region’s cultural
heritage. It communicates a strong desire to act as an
example for other museums, encouraging them to
98
Alcuni stemmi marmorei esposti nel
giardino del museo;
sotto: Palazzo del Consiglio. Sezione
Medievale e Moderna. Foto © M. E. Smith
Marble “armonial bearings” displayed in
the garden of the museum;
below: Palazzo del Consiglio. Medieval
and Modern section.
Progetti in corso
Il museo vuole qualificarsi per la particolare
attenzione rivolta al pubblico, migliorando la
qualità dei servizi e diversificando le modalità
di fruizione delle collezioni con interventi
didattico-divulgativi appositamente mirati alle
diverse tipologie di utenti, perciò coinvolgendo
il mondo della scuola e l’associazionismo, come
pure gli operatori turistici del territorio.
Con questi obiettivi il museo ha avviato la fase
di adeguamento agli standard di funzionamento
e sviluppo per i musei di ente locale, delineata
dalla Regione del Veneto.
Con l’adesione la Provincia di Venezia ha voluto
non solo impegnarsi per far crescere la qualità
del proprio museo, ma anche ribadire il proprio
ruolo di ente chiamato alla valorizzazione dei beni
culturali del territorio provinciale e esprimere un
segnale forte della volontà di essere un esempio
per le altre realtà museali, spronandole a misurarsi
con gli standard squarciando così il velo della
diffidenza verso questi nuovi strumenti.
Nel campo della formazione, della ricerca e
del restauro e studio delle collezioni museali, il
museo agisce in collaborazione con l’Università
Ca’ Foscari di Venezia.
Attraverso percorsi formativi specifici per gli
studenti universitari, volti alla realizzazione di
materiali didattici per l’accompagnamento alla
visita, il museo opera sia per la formazione degli
specialisti sia per la divulgazione e la promozione
delle collezioni a favore delle scuole e delle diverse
componenti del pubblico museale.
Museo e Università cooperano nella ricerca
e studio delle collezioni per le attività di
catalogazione e la redazione del nuovo
catalogo scientifico, nonché per il restauro e la
conservazione del patrimonio.
Il museo, in collaborazione con l’Università
Ca’ Foscari e la Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Veneto, partecipa al progetto di
valorizzazione culturale e scientifica dell’antica
Altino, sito strettamente legato all’origine di
Venezia poiché furono le popolazioni altinati,
sotto la pressione delle invasioni barbariche,
a stabilirsi nell’isola di Torcello, trasferendovi
la sede vescovile e creando le condizioni per il
successivo trasferimento nelle isole rialtine.
apply the set standards in the hope of dispelling the
veil of uncertainty and wariness which surrounds
these new benchmarks.
The museum works in collaboration with the University
of Ca’ Foscari in the fields of training and research, in
addition to the study and restoration of the museum’s
collection. Special training courses held for university
students, with the aim of producing educational
materials to accompany visits to the museum, mean
the museum provides a training ground for specialists
in the field, while at the same time creates materials
which help promote and provide greater access to the
collection for schools and the various audiences which
make up the museum’s public. This collaboration
between museum and university also involves
cataloguing works and preparing the new scientific
catalogue as well as the restoring and preserving of
the exhibits.
The museum, in collaboration with Ca’ Foscari and the
State Department for Preservation of Archaeological
Heritage of Venice, is involved in the project, whose
aim is to highlight the scientific and cultural value
of the site of the town of Altino. The site is closely
linked to the birth of Venice, as it was the people
of Roman Altinum who settled on Torcello when
they fled the mainland to escape from the Barbaric
invasions, moving the seat of the Bishop to the island
and preparing the way for their eventual move to the
Rialto islands.
Trono di Attila; sedile scolpito in un solo
pezzo di pietra. Viene chiamato così, ma
probabilmente fu semplicemente il seggio
del podestà o del vescovo.
Foto © M. E. Smith
Palazzo del Consiglio. Foto © M. Fletzer
Attila’s Throne, a seat sculpted from a
single piece of stone. Despite its name, it
was most probably simply the seat of the
podestà or Bishop.
Photo of the Palazzo del Consiglio.
museo provinciale di torcello
99
100
museo del merletto
lace museum
101
Paola Chiapperino e Anna Prendin
Il museo, aperto nel 1981, ha sede negli
spazi della storica Scuola dei Merletti di
Burano, fondata nel 1872 dalla contessa
Andriana Marcello per recuperare e rilanciare
una tradizione secolare. Nel 1978, dopo la
chiusura della scuola, gli enti pubblici veneziani
(Comune, Provincia, Camera di Commercio,
Ente per il Turismo, Azienda Autonoma
di Soggiorno), si univano alla Fondazione
Andriana Marcello in un “Consorzio per i
merletti di Burano” per rilanciare e riqualificare
l’artigianato dei merletti. L’archivio dell’antica
Scuola, ricco di importanti documenti e
disegni, viene riordinato e catalogato; la sede
viene ristrutturata e trasformata in spazio
espositivo. Nasce così il Museo del Merletto.
Negli anni successivi il Consorzio organizzava
corsi di formazione professionale e importanti
mostre storiche.
Allo scioglimento del Consorzio, avvenuto
nel 1995, la Fondazione Andriana Marcello
concedeva il Museo in comodato al Comune
di Venezia. Attualmente il Museo fa parte dei
Indirizzo / address: Piazza Galuppi 187,
30012 Burano, Venezia
tel. 041 730034, fax 041 735471
e mail: mkt.musei@comune.venezia.it
Orari: dal 1 novembre al 31 marzo: 10-16;
dal 1 aprile al 31 ottobre: 10-17. La biglietteria
chiude mezz’ora prima. Chiuso martedì, 25
Dicembre, 1 Gennaio, 1 Maggio / Opening times:
November 1st – March 31st, 10a.m. – 4p.m. From
April 1st – October 31st, 10a.m. – 5p.m. The ticket
office closes half an hour before. Closed Tuesdays,
December 25th, January 1st, May 1st.
Sezioni: La Scuola dei Merletti di Burano, Il
merletto: la storia, archivio della Scuola dei
merletti di Burano / Sections: The Burano Lace
School, its history, the scools archives.
Rete di riferimento / reference network:
Venetian Civic Museums
museo del merletto
103
The museum was opened in 1981, and is located
in the historical Scuola dei Merletti (Lace School) on
the island of Burano, founded in 1872 by the countess
Adriana Marcello, with a view to rediscovering and
re-launching a long-standing tradition.
In 1978, following the closure of the school, the
Venetian Local Authorities (Municipality, Provincial
Authority, Tourist Board, Chamber of Commerce,
tourist offce) and the Andriana Marcello Foundation
founded the “Consorzio per i merletti di Burano”
(Consortium for Burano lace) in order to promote
and re-evaluate the art of lace-making. The many
documents and drawings in the archives of the old
School were re-arranged and catalogued, the premises
were restored and converted into an exhibition area,
and eventually the Lace Museum was opened. Over
the subsequent years the Consorzio organised work
training courses and prestigious historical exhibitions.
The Consorzio was dissolved in 1995, and the
Andriana Marcello Foundation handed over the
direction of the Museum to the Venice Municipality on
free loan. As a result the Museum became part of the
Musei Civici Veneziani (Venetian Civic Museums).
Pianta del museo: pianta del secondo
piano, pianta del primo piano, pianta del
piano terra.
Floor plan of the Museum: second floor,
first floor, ground floor.
104
Merlettaie al lavoro nello spazio a loro
dedicato all’interno del museo. Foto © M.
E. Smith
Veduta della laguna ghiacciata di Venezia,
verso San Giobbe. Foto © Archivio Naya
Lace makers at work in their designated
space inside the museum.
View over the frozen lagoon in Venice,
from S.Giobbe.
Musei Civici veneziani.
Il percorso espositivo, che si sviluppa al primo
piano del Museo, attraverso una selezione
di rari e preziosi esemplari documenta
l’evoluzione dell’arte del merletto a Venezia
dal Cinquecento al Novecento.
Questo spazio offre oggi non solo l’esposizione
di pezzi di grande valore, ma anche la
possibilità di osservare dal vero le tecniche di
lavorazione proposte dalle merlettaie, ancora
oggi depositarie di quest’arte e presenti in
museo. Inoltre è a disposizione degli studiosi
l’Archivio della scuola.
Nella prima sala sono esposte, come omaggio
alla Scuola dei Merletti di Burano, alcune
preziose tovaglie e un centro tavola realizzati
dalle prime maestre merlettaie della Scuola
agli inizi del XX secolo.
Nelle sale successive, preziosi manufatti
testimoniano il nascere e l’evoluzione dell’arte
del merletto a Venezia dal XVI al XX secolo.
Nell’ultima sala del Museo del Merletto è
collocato l’Archivio, importante fonte di
documentazione storica sull’attività dell’antica
Scuola del Merletto, comprendente disegni,
foto, varie testimonianze iconografiche a
disposizione, su appuntamento, di studiosi e
ricercatori.
The exhibition begins on the first floor of the museum
where rare and precious pieces document the evolution
of lace art in Venice from the 16th century to the 20th
century.
This space not only offers the visitor a chance to view
works of great value but also to observe lace working
techniques as shown by the lace workers who are still
guardians of tradition and present in the museum.
Furthermore, the school’s Archive is available to experts.
In the first room some precious tablecloths and a center
table piece created by the first lace making teachers
from the beginning of the 20th century are displayed
to honor the Lace School of Burano.
In the following rooms precious creations are testimony
to the birth and evolution of the art of lace making in
Venice from the 16th to the 20th centuries.
The school’s Archive is in the last room of the Lace
Museum. It is an important source of historical
documentation on the activity of the old Lace
School comprising drawings, photos, and various
iconographic testimonies that are available to experts
and researchers on appointment.
The Lace Shool of Burano
The exhibition in the first room pays homage to the
historical Lace School in Burano. In keeping with the
revivalist mood of the time, the lace on display recalls
stitches and themes mainly originating from the 17th
and 18th century Venetian traditions, but also from
the 18th century French and Flemish schools.
Sale espositive. Foto © F. Calzolaio. Exhibiton rooms.
museo del merletto
105
La Scuola dei Merletti di Burano
Il percorso espositivo propone innanzitutto,
nella prima stanza, un omaggio alla storica
Scuola dei Merletti di Burano.
Nei lavori realizzati dalla Scuola vengono
ripresi, secondo il gusto revivalistico dell’epoca,
punti e motivi della tradizione veneziana per
lo più seicenteschi e settecenteschi, ma anche
di merletti francesi e fiamminghi del pieno
Settecento.
Verso la fine del secolo si impongono i merletti
a punto Burano, dalla leggera rete di fondo,
sulla quale si snodano esili elementi floreali, che
rendono la Scuola celebre in tutto il mondo.
106
Centro tavola “Pesca giapponese”, metà
sec. XX, realizzato ad ago punto Burano,
disegni di R. Scarpa;
sotto: guanti sec. XIX-XX, ago punto
Burano. Foto © M. E. Smith
“Japanese fishing” table centrepiece
dating from the mid 20th C., needle lace
worked in Burano stitch, pattern by R.
Scarpa;
below: gloves dating from the 19th-20thC,
needle lace worked in burano stitch.
Il merletto: la storia
Nelle sale dedicate alla storia del merletto sono
esposti i primi esemplari della produzione del
merletto risalenti al XV e XVI secolo.
Nel secolo XVII il merletto veneziano si
diffonde in tutta Europa e diventa simbolo di
prestigio e status sociale per la sua preziosità
e ricercatezza. Gode di particolare successo
soprattutto la tipologia ad ago, con il prezioso
punto tagliato a fogliame ad altorilievo.
Nella seconda metà del secolo, per contrapporsi
alla concorrenza francese, a Venezia viene
ideato l’originale e virtuosistico punto rosa.
Con l’inizio del secolo XVIII la produzione del
merletto raggiunge proporzioni ragguardevoli
nelle isole della laguna di Venezia. In
particolare, mentre la lavorazione ad ago si
diffonde soprattutto a Burano, quella a fuselli
si sviluppa a Pellestrina: viene così a definirsi
una specializzazione che si manterrà fino ai
giorni nostri.
Archivio della Scuola dei Merletti di Burano
In questa sala è conservato l’archivio della
Scuola dei Merletti. Riordinato e catalogato
nel 1981, l’archivio presenta un allestimento
costituito da disegni, alcune foto e varie
testimonianze iconografiche.
La consultazione dell’archivio è riservata agli
studiosi.
Towards the end of the century the punto Burano
(Burano stitch) was invented; it consisted in a light
background mesh interwoven with a delicate floral
motif. As a result, the School of Burano became
renowned throughout the world.
The history of Lace making
The very first examples of lace dating back to the 15th
and 16th centuries are on display in rooms dedicated to
the history of lace making. In the 17th century Venetian
lace became widespread in Europe, and was a symbol
of prestige and social status for its exquisiteness and
precious detail. The most successful type was needle lace
owing to its distinctive leaf-pattern made with a high
relief stitch (punto tagliato a fogliame ad altorilievo).
In order to keep up with French competition, the
unique and virtuosic pink stitch (punto rosa) was
created during the second half of the century. At the
beginning of the 18th century, lace making increased
notably on the islands of the Venice lagoon. Needlelace
became popular, especially in Burano, whereas
bobbin-lace was developed on the nearby island of
Pellestrina; these different specialisations have been
preserved until the present day.
Archives of the Burano Lace School
This room contains the archives of the Lace School.
They were rearranged and catalogued in 1981 and
are made up of drawings, photographs and other
iconographic records. The material can only be viewed
by experts.
Plans to restore, enlarge and improve the existing
systems
The project pertaining to the restoration work to
be carried out in the museum is currently being
developed. It will be centered on replacing the heating
system with an air conditioning system, building toilet
facilities for both visitors and staff, enlarging the
museum by reconverting the caretaker’s flat, restoring
the exhibition areas, demolishing architectural
barriers, improving lighting systems, restoring or
replacing inside and outside fixtures, insulating the
ground floor against humidity and installing a septic
tank and a sprinkler system.
Colletto e polsini ad ago in punto
Venezia;
sotto: cuffietta nuziale in punto Venezia.
Foto © M. E. Smith
Collar and cuffs; needle lace worked in
Venezia stitch;
below: wedding bonnet; needle lace
worked in Venezia stitch.
museo del merletto
107
Piani e progetti: ristrutturazione, ampliamento e
adeguamento impiantistico
I lavori previsti dal progetto attualmente in
fase di stesura, riguardano l’integrazione dei
servizi al personale e ai visitatori, la sostituzione
dell’impianto di riscaldamento con quello di
condizionamento, l’ampliamento del museo
con il cambio d’uso e la ristrutturazione
dell’appartamento del custode, la sistemazione
delle sale espositive, l’abbattimento delle
barriere architettoniche, l’adeguamento
degli apparati illuminotecnici, il restauro o
la sostituzione degli infissi interni ed esterni,
l’isolamento dall’umidità del piano terra, la
realizzazione delle fosse settiche e dell’impianto
di spegnimento.
108
Merletto ad ago in punto rosa, inizio XX
secolo;
sotto: frammento di bordura, sec. XVII.
Palazzo Mocenigo. Foto © M. E. Smith
Needle work by punto rosa (pink stitch),
early 20th C.;
below: fragment of a border, 17th C.
Palazzo Mocenigo.
isola del lazzaretto nuovo
lazzaretto nuovo island
109
Gerolamo Fazzini
L’isola del Lazzaretto Nuovo, vincolata dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è
una delle poche isole minori della Laguna di
Venezia ad aver conosciuto una decisa azione
di recupero grazie, in particolare, ai restauri del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del
Magistrato alle Acque. Dismessa dal Ministero
della Difesa nel 1975, è da molti anni in
concessione all’associazione di volontariato
“Ekos Club” che garantisce custodia e gestione.
Monastero benedettino nel Medioevo con il
nome di Vigna Murada, dal 1468 ospitò un
“lazzaretto” detto “Novo” per distinguerlo
dall’altro vicino al Lido, il “Lazzaretto Vecchio”
(che invece aveva funzioni di ospedale vero e
proprio), divenendo luogo di quarantena per
le navi della Serenissima sospette di peste.
Imponenti edifici (come il cinquecentesco
Tezon Grande, che ancora conserva alle pareti
scritte e disegni originari) oltre a documenti
e reperti che provengono da scavi tuttora
in corso, testimoniano questa funzione di
prevenzione sanitaria.
Indirizzo / address: Isola del Lazzaretto Nuovo,
S. Erasmo, 30141 Venezia
tel. 041 2444011, fax 041 2444928
web site: www.provincia.venezia.it
e mail: ekos@provincia.venezia.it
Orari: da aprile a ottobre, sabato e domenica con
visite guidate alle ore 9.30 e alle ore 16.00 (in
corrispondenza con i vaporetti ACTV Linea 13 per
S.Erasmo); in altri giorni e in altri orari, gruppi
su prenotazione. Pagamento con offerta libera /
Opening times: from April to October: Saturdays
and Sundays with guided tours from 9.00am to
4pm (coordinated with the ACTV Line 13 water bus
for S.Erasmo). It is possible for groups to arrange
a visit to the museum on other days and times,
reservation necessary. There is no fixed fee to visit
the museum, but visitors can leave a donation.
Percorso di visita: il Teson grande, il Casello
da polvere Est, gli scavi / Itinerary: the
Teson Grande, the Casello da polvere est, the
archaeological excavations.
Organizzatori / Organizers: Ekos Club onlus e
Archeoclub d’Italia sede di Venezia
Ekos Club onlus and Archeo club of Italy, Venice.
G. Fazzini: Presidente Ekos Club onlus
Ministero Beni e Attività Culturali - Soprintendenza
per i Beni Archeologici del Veneto - NAUSICAA
Ekos Club onlus president Minister of Cultural
Heritage and Activities - Archaelogical Heritage
Office of the Veneto - NAUSICAA
Rete di riferimento / reference network:
SBMP Sistema Bibliotecario Museale Provinciale
isola del lazzaretto nuovo
The island of Lazzaretto Nuovo, safeguarded by
the State Department for the Protection of Cultural
Heritage and Activities, is one of the few minor
islands in the Venice Lagoon to have undergone
intense renovation, largely due to the restoration
work carried out by the State Department for the
Protection of Cultural Heritage and Activities and
the Venice Water Authority. Under concession to the
Ministry of Defense until 1975, use of the island was
subsequently granted to the voluntary association the
Ekos Club which is now responsible for its up-keep
and management.
From 1468 a Benedictine monastery named Vigna
Murada housed a ”lazzaretto”, or isolation hospital
on the island. This became known as “Lazzaretto
Nuovo” to distinguish it from the pre-existing
Lazzareto, Lazzaretto Vecchio on the nearby island of
Lido which was run as a regular hospital.
Lazzaretto Nuovo became a quarantine station for
the ships of the Serenissima suspected of carrying the
bubonic plague. Buildings such as the fifteenth century
Tezon Grande, whose walls remain etched with
Pagina precedente: vista aerea dell’Isola
del Lazzaretto Nuovo;
In questa pagina: vista della laguna di
Venezia dalla cinta muraria del Casello da
polvere est, foto © F. Calzolaio;
l’isola nei secoli XVI-XVIII, dall’Isolario di
A. Visentini, rielaborazione di G. Barletta.
Previous page: an aerial view of the
island of Lazzaretto Nuovo.
This page: the boundary wall surrounding
the powder magazine , Il Casello da
polvere est as seen from the Venice
Lagoon;
image of the island in the 16th-18th
century.
111
112
Il medico della peste. La maschera,
contenente erbe aromatiche, serviva a
proteggerlo dal contagio dell’aria infetta.
Foto © F. Calzolaio.
Il Teson grande.
The Plague doctor’s attire. The mask,
which contained aromatic herbs,
was used to protect the wearer from
catching the contagious disease from
contaminated air.
The Teson Grande.
Utilizzata per scopi militari, a partire
dall’epoca napoleonica e in particolare sotto la
dominazione austriaca, conserva una doppia
cinta muraria con corpi di guardia, bastioni e
terrapieni esterni.
In collaborazione con altri Enti ed Associazioni
(tra cui in particolare l’Archeoclub d’Italia),
si attua la gestione dell’isola, di cui l’Ekos
Club è concessionario dallo Stato, tramite
l’organizzazione di iniziative volte alla cura,
manutenzione ed al miglioramento del
patrimonio storico-edilizio e dell’area verde.
La visita dell’isola del Lazzaretto Nuovo
costituisce anche l’occasione per conoscere
e apprezzare gli aspetti naturalistici dello
straordinario ambiente lagunare circostante:
una passeggiata di circa un chilometro, esterna
alla cinta muraria, consente di percorrere il
vecchio “giro di ronda” delle sentinelle lungo
le “barene” e di salire sui bastioni ottocenteschi
con una visuale a 360° sulla Laguna di fronte
a Venezia.
Tra le varie attività associative, organizzate
ospitate in isola (culturali, sportive, ricreative
ecc.), particolare riguardo è rivolto ai giovani
con numerose iniziative, quali escursioni e
visite didattiche per gruppi scolastici di ogni
ordine e grado.
Teson grande
La visita dell’isola del Lazzaretto Novo inizia
dal maestoso “Teson grande”, lungo più di 100
metri, edificio storico, per dimensioni secondo
solo alle Corderie dell’Arsenale, finalmente
nella sua interezza dopo anni di restauri, dove
per secoli si sciorinarono le merci soggette agli
espurghi: sulle sue pareti si leggono i graffiti
dei guardiani del Magistrato alla Sanità che,
per ingannare le lunghe ore dell’isolamento,
scrissero e disegnarono testimonianze tanto
fragili quanto preziose per poter ricostruire il
passato. Documenti e ricostruzioni grafiche,
presentano il Lazzaretto Novo nel periodo in
cui svolgeva la funzione di prevenzione dei
contagi attraverso l’isolamento delle merci
e dei passeggeri che dovevano scontarvi la
contumacia.
graffti and sketches of former guards, together with
documents and artefacts uncovered in excavations
still underway, provide evidence of the role the island
played in preventative health measures.
A double boundary wall complete with sentry posts,
ramparts and external barricades remains preserved
on the island, as it was used for military purposes
from the Napoleonic Era onwards, predominantly
when Venice lay under the domination of the Austrian
Empire.
Management of the island, carried out by the
state appointed Ekos Club in collaboration with
various other bodies and associations ( in particular
Archeoclub d’Italia), includes the organization of
activities aimed at the restoration, preservation, and
maintenance of the islands natural, historic and
architectural heritage.
A visit to Lazzaretto Nuovo also provides visitors with
the opportunity to discover and admire the natural
features of the remarkable lagoon environment
surrounding the island. A one kilometre walk around
the boundary wall allows visitors to follow in the
footsteps of previous guards as they patrolled the area
along the salt marshes, and to climb the eighteenth
century ramparts to take in the 360 degree view of the
lagoon facing Venice.
A wide range of cultural, sporting and recreational
activities are organised and held on the island, many
of which are directed at young people, including
educational tours and visits for students of all ages.
The Teson Grande
The tour of the island begins with a visit of the imposing
Teson Grande, where for years goods subject to clearance
were kept. Now finally restored to its former state after
many years of work, this historic building is over 100 metres
long, making it second only to that of the Corderie of the
Arsenale in terms of length. Inside visitors can observe the
graffti of the guards of the Magistrate for Health who once
scribbled and sketched on the walls to while away the long
hours of isolation spent there, leaving fragile but precious
evidence to help us reconstruct the past.
Documents and graphic reconstructions present Lazzaretto
Nuovo as it was in the period when it functioned as a
quarantine station to prevent the spread of infectious
diseases, where goods were isolated and passengers required
to go through a period of quarantine.
Gli studenti dell’Università del Minnesota
durante una visita all’isola del Lazzaretto
Nuovo;
veduta interna del Teson grande.
Foto © F. Calzolaio.
Students from the University of
Minnesota during a visit to Lazzaretto
Nuovo;
view of the interior of the Teson Grande.
isola del lazzaretto nuovo
113
The Casello da polvere Est
Finally the tour leads to the Casello da polvere Est, a powder
magazine dating from the sixteenth century, featuring a
striking lion of St. Mark over the small entranceway. The
building houses an exhibition of artefacts uncovered during
the excavations, largely consisting of stoneware found
in the kitchen middens located on the first floor of the
isolation quarters. The various styles of Venetian pottery are
114
Gli scavi archeologici tutt’ora in corso.
Foto © F. Calzolaio.
Moneta.
The archaeological excavations currently
being carried out on the island.
Coin.
Il Casello da polvere Est
Si visita poi il Casello da polvere Est, polveriera
della metà del sec. XVI, che ancora conserva
un bel leone marciano “andante” sopra il
piccolo ingresso. Alcune vetrine espongono
reperti, provenienti da scavi recenti: si
tratta in massima parte di oggetti ceramici,
provenienti in particolare da alcuni “butti”
presso le cucine al piano terra delle camere di
contumacia, secondo le varietà delle classi e
tipologie della ceramica veneziana: ceramiche
grezze (terre da fuoco), ceramiche invetriate,
graffite, maioliche (piatti, scodelle, vasi,
boccali), con decorazioni, nomi di pietanze,
simboli religiosi, segni scaramantici; alcuni
oggetti per uso industriale (colini da zucchero,
distanziatori da infornamento, crogioli);
alcune ceramiche di importazione (ceramiche
abruzzesi e islamiche). Altre vetrine presentano
vetri (bottiglie, calici, perle), oggetti in osso e
in bronzo, accessori di abbigliamento e oggetti
di uso personale (fibbie, anelli, bottoni, pettini,
posate, ditali, chiavi, dadi da gioco) che aiutano
a definire vivamente le “presenze” di marinai,
mercanti e viaggiatori che erano isolati nelle
riserve di salute perché sospetti portatori del
morbo. Una vetrina contiene monete e oggetti
di interesse numismatico, quali tessere e bolle
plumbee da mercanzia, un’altra alcuni modelli
storici di navi veneziane da trasporto (una
nave tonda e una galìa da mercado) insieme
a documenti, riproduzioni e oggetti di bordo
(pipe e acciarini, proiettili, una statuina di
S.Nicola protettore dei naviganti).
Gli scavi
Il percorso conduce quindi alla zona degli
scavi (cinque saggi stratigrafici attualmente
in corso in isola: nell’area del priorado, di tre
contumacie e della chiesa) dove si trovano
anche due pozzi, ancora funzionanti, uno dei
quali con bella vera da pozzo con leone “in
moleca” (sec. XVI); nell’angolo di nord-est si
può salire sopra la cinta muraria.
represented: glazed and unglazed pottery, graphite pottery,
maiolica or tin-glazed earthenware including plates,
bowls, vases and jugs decorated with patterns, the names of
various dishes, religious symbols, and propitiatiry symbols.
The exhibit also includes objects used in the industrialsized
kitchens such as sugar strainers, oven paddles and
pots. Imported items such as Islamic and Abruzzo pottery
are also on display.
Additional objects displayed include glassware such as
bottles, goblets and beads as well as objects of bronze and
bone. The collection of clothing accessories and personal
effects such as pins, rings, buttons, combs, cutlery, thimbles,
keys and dice help to vividly bring to life the presence of
sailors, merchants and travellers suspected of being carriers
of disease who were kept in quarantine.
A glass case holds coins and objects of numismatic interest,
including bills of sale and lead seals used in the transport and
sale of merchandise. Another contains models of Venetian
boats used at the time to transport goods; a Venetian galley
and merchant galley together with documents, reproductions
and objects which would have been found on board such
as pipes, flint lighters, bullets and a statue of Saint Nicola,
patron saint of sailors.
The Excavations
The tour continues with a visit to the excavation sites,
consisting of five stratigraphic digs currently being
conducted in the priorship, the three quarantine quarters
and the church. The church also contains two wells dating
from the sixteenth century which function to this day, one
of which has a splendid well head featuring a lion “in
moleca.”
Visitors can climb to the top of the boundary wall from the
north-east corner.
Reperti archeologici rinvenuti durante gli
scavi.
Il racconto dell’arrivo di una nave da
Costantinopoli. Iscrizione di un Guardiano
di Sanità (1585). Foto © F. Calzolaio.
Archaeological artefacts uncovered during
excavations.
A written account of the arrival of a
ship from Constantinople. Inscription
by a guard of the Magistrate for Health
(1585).
isola del lazzaretto nuovo
115
Project to safeguard the island and its environment:
“The regeneration of an island, Lazzaretto Nuovo
The ongoing renovation project -“The regeneration of an
island”- involves numerous activities with both a scientific
and cultural focus, in collaboration with various local and
national bodies, most notably the State Department for the
Protection of Archaeological Heritage and the Archeoclub
d’Italia.
The primary objective is that of managing and safeguarding
the island an area of great archaeological , historical and
environmental interest now fully accessible to the public,
which can easily be reached by means of public transport.
Progetto di tutela ambientale:
“Per la rinascita di un’isola”
Il progetto generale di recupero attualmente in
corso, “Per la rinascita di un’isola”, comprende
molteplici attività scientifiche e culturali e vede
la collaborazione di vari Enti ed Istituzioni
tra cui soprattutto la Soprintendenza per i
Beni Archeologici del Veneto e l’Archeoclub
d’Italia.
L’obiettivo fondamentale è quello della gestione
dell’isola, ormai pienamente usufruibile
da parte della collettività, grazie anche ai
collegamenti con i mezzi pubblici, come area
storico-archeologica e ambientale di grande
interesse nella Laguna nord di Venezia.
116
La vera da pozzo;
sotto: l’approdo dell’isola con
imbarcazione tradizionale (Bragozzo).
Foto © F. Calzolaio.
The wellhead;
below: the landing place of the island,
and a traditional craft known as a
Bragozzo (two masted trawler).
museo storico navale - museo dell’arsenale
historical naval museum - arsenal museum
117
Rudy Guastadisegni; Ernesto Muliere e Cristiano Patrese
Fondato nel 1919 il Museo Navale, è
situato in Campo S. Biagio, in prossimità
dell’Antico Arsenale di Venezia, in un edificio
del XV sec. usato per secoli come granaio. Le
attività museali di oggi sono state precedute
da una riconversione dei granai nella “casa
dei modelli”, quando sul finire del Seicento
l’edificio venne in questo modo a far parte
della filiera produttiva dell’antico Arsenale “il
più insigne monumento storico navale che
esiste in Italia”.
Era questa la sede dove venivano raccolti i vari
modelli delle navi che costituivano, all’epoca,
i loro disegni di progettazione: dai modelli,
rapportati in scala, venivano poi costruite le
imbarcazioni al naturale.
La “Casa dei Modelli” fu saccheggiata nel
Dicembre del 1797, durante l’occupazione
francese, così come furono saccheggiate nello
stesso periodo le “Sale dell’armar” di Palazzo
Ducale, dove venivano conservati le armi, i
cimeli ed i trofei di guerra della Repubblica
di Venezia. Molto andò perduto dell’antica
Indirizzo / address: Riva S. Biasio,
Castello 2148, 30122 Venezia
tel. 041 2441399, fax 041 5200276
Orari: dal lunedì al venerdì 8.45-13.30,
sabato e prefestivi 8.45-13.00.
Chiuso domenica e festivi / Opening times: from
Monday to Friday 8.45a.m.-13.30p.m.,the days
before public holidays and Saturdays 8.45a.m.-
1p.m. Closed Sundays and public holidays.
IV piano
III piano
museo storico navale
119
Founded in 1919, the Naval Museum is located in
Campo S. Biagio, close to the Old Arsenal of Venice,
in a fifteenth century building which had been used for
centuries as a granary. Previous to housing the current
museum, the granary buildings were converted and
subsequently used as “ the House of Models” when, at
the end of the seventeenth century, the building became
part of the production plant of the Old Arsenal, “the
most renowned historic naval monument to exist in
Italy”. The building was used to house various models of
ships: at the time, these models served as drawings and
design plans of boat design would today, the actual crafts
being built from scale using the models themselves.
The “House of Models” was raided and plundered in
December of 1797, during the French occupation,
as was the Sale dell’Armar or “Arms Room” in the
Palazzo Ducale, where the weapons, relics and war
trophies of the Republic of Venice were kept. Much
of the heritage of the Serenissima Republic was lost
during these raids. What remained was later salvaged
and preserved by the Austrians, who succeeded the
French, within the boundary walls of the Arsenal.
II piano
Piano terra
I piano
Pagina precedente: la sede del Museo
Storico Navale. Foto © F. Calzolaio.
In questa pagina: piante dei piani del
museo. Pianta del quarto piano, pianta
del terzo piano, pianta del secondo piano,
pianta del primo piano e pianta del piano
terra.
Previous Page: Historical Naval Museum.
This page: floor plan of the museum,
fourth floor, third floor, second floor, first
floor, ground floor.
120
La sala d’ingresso al museo; sotto:
mezzo d’assalto tipo siluro a lenta corsa,
II Guerra Mondiale, azioni di Alessandria
e Gibilterra. Foto © F. Calzolaio.
The entrance hall of the museum;
below: assault weapons, slow moving
torpedo, The World War II, battles of
Alexandria and Gibraltar.
ricchezza della Serenissima e ciò che rimase fu
successivamente recuperato e conservato dagli
austriaci, subentrati ai francesi, entro le mura
di cinta dell’Arsenale.
Alla fine del dominio austriaco (1866), i
cimeli rimasti, tra cui i pochi modelli scampati
al saccheggio del 1797, vennero riordinati
e sistemati in un’unica sede che formò il
primo nucleo del “Museo dell’Arsenale”, sito
nell’interno dell’Arsenale stesso.
Successivamente, nel 1919, lo Stato Maggiore
della Marina decise di costituire un unico
Museo Storico della Marina, riunendo i vari
cimeli sparsi negli Arsenali e a bordo delle
R.R. Navi. I trofei di guerra e le armi della
Serenissima ritornarono invece nella loro sede
storica in Palazzo Ducale. In seguito fu decisa
la costituzione, oltre che del Museo Storico
Navale di Venezia, anche di un Museo Tecnico
Navale con sede nell’Arsenale di La Spezia.
Nel primo Museo vennero raccolti tutti
gli oggetti di prevalente interesse storico e
artistico, nel secondo furono concentrati i
materiali di carattere tecnico. La sede iniziale
del Museo Storico Navale era una palazzina
situata nell’interno dell’Arsenale vicino al suo
ingresso principale.
Nel 1964 il Museo fu trasferito nell’attuale
sede in Campo S. Biagio, la cui area espositiva
si sviluppa su cinque livelli per un totale di
4.000 metri quadrati per un totale di 42 sale.
Oltre a questo edificio principale, fanno parte
dal 1983, il Padiglione delle Navi, di circa
1250 metri quadri, situato in tre capannoni, e
la Chiesa di San Biagio (XI secolo, ristrutturata
nel XVIII sec.), antica chiesa della marineria
veneta prima, e di quella austriaca poi,
restituita da poco al culto per funzioni religiose
del personale della Marina Militare, ed anche
“area espositiva” del Museo stesso.
I capannoni dell’antica officina dei remi sono
stati restaurati e riportati alla loro originale
visione cinquecentesca per essere adibiti alla
conservazione degli scafi più grandi. Negli
ultimi anni sono stati assegnati al museo
altri due spazi aperti, all’interno dell’antico
Arsenale. dove hanno trovato posto una
Motozattera della II Guerra Mondiale ed un
sommergibile Classe “Toti”: il Dandolo.
In 1866, at the end of the period of Austrian rule, the
remaining war mementoes and relics, including the
few models which survived the raids of 1797, were
reorganised and placed in a single location which
was to become the first central part of the “Arsenal
Museum”, situated inside the Arsenal itself.
Subsequently, in 1919, the Chief of the Navy
General decided to establish a single Historic Naval
Museum, bringing together the various relics and war
mementoes which lay scattered in various locations
in the Arsenal and on board the navy’s ships, while
war trophies and weapons of the Serenissima were
returned to their original historic location in the
Palazzo Ducale. Following the decision to set up
the Historical Naval Museum of Venice, it was also
decided to establish a Technical Naval Museum, to be
located in the Arsenal of La Spezia. The first museum
housed objects and artefacts of prevalently historical
and artistic interest, while the second featured articles
of technical interest. The Historical Naval Museum
was first located in a small building inside the Arsenal
near the main entrance.
In 1964 the museum was transferred to its current
location in Campo S. Biagio, where the exhibition
area extends over five floors; 42 rooms covering a
total of 4,000 square metres squared. It is since 1983
that, apart from the main building, the Museum
also comprises the Ship Pavillion. It covers an area of
about 1,250 square metres and is made up of three
warehouses. The Museum also includes the Church
of San Biagio (16th century, restored in the 18th
century), an ancient church which served first as the
church of the Veneto Navy, and subsequently that of
the Austrian Navy. It has recently been re-established
as a place of worship where religious ceremonies are
held Navy the personnel Navy, and also serves as an
exhibition area of the museum itself.
The warehouses of the former oar workshop have been
renovated, restoring them to their original fifteenth
century state, and are now used for the preservation of
larger crafts. In recent years a further two spaces inside
the Old Arsenal have been granted to the Museum,
which house a landing craft from the Second World
War and a Toti class submarine, the Dandolo.
The exhibition area extends over five floors, including
the ground floor. Two rooms flank the entrance: on the
right stands the funeral monument of Angelo Emo, the
last “Sea Captain” of the Venetian Navy. The admiral
was not only an excellent commander, but today is also
considered an ingenious inventor of instruments of war:
his floating battery, a model of which is on exhibit,
remains famous to this day. His most praiseworthy
triumph was that of having rid the seas of barbarian
pirates. In recognition of his achievements the Senate of
the Venetian Republic commissioned Antonio Canova
to create a monument in his honour.
Sala dei modelli; sotto: vista interna della
sala 1. Foto © F. Calzolaio.
The Model Room;
below: view of Room 1.
museo storico navale
121
122
Il munumento ad Angelo Emo, di A.
Canova; sotto: modello del Bucintoro,
imbarcazione da cerimonia del Doge di
Venezia.
The monument to Angelo Emo by A.
Canova;
below: model of the Bucintoro, the
ceremonial boat of the Venetian Doge.
L’ambiente espositivo si sviluppa su cinque
piani, compreso il piano terra. Nelle due sale
che fiancheggiano l’ingresso del Museo si vede,
a destra, il monumento funebre a Angelo
Emo, ultimo “Capitano da mar” della Marina
veneziana. L’ammiraglio, si direbbe oggi,
oltre che un ottimo comandante fu anche un
ingegnoso inventore di apparecchi bellici (è
rimasta famosa la sua batteria galleggiante, di
cui è esposto un modello). La sua impresa più
meritoria fu quella di aver liberato i mari dai
pirati barbareschi. Il Senato della Repubblica
gliene fu riconoscente e commissionò ad
Antonio Canova un monumento che gli
rendesse onore.
A sinistra è esposto un siluro a lenta corsa
della Seconda guerra mondiale, noto più
popolarmente come “maiale”. Queste due
prime testimonianze storiche rappresentano
il tema parallelo sul quale scorre la visita
al Museo, perché l’una percorre la trama
complessa della lunga e gloriosa storia navale
di Venezia e l’altra si affaccia sulla storia assai
più breve, ma già molto drammatica, della
nostra marina militare.
Sempre al piano terreno, oltre a un imponente
fanale di poppa di galea veneziana del XVI
secolo, detto “fanò”, e agli abbastanza consueti
pezzi di artiglieria da nave e da fortezza, grande
interesse merita per la rarità e l’importanza
storica la raccolta di diciotto plastici realizzati
tra il XVI e XVII secolo in legno (o legno,
cartapesta e gesso, materiali facilmente
deperibili e miracolosamente sopravvissuti)
di antiche fortezze veneziane dell’ Adriatico e
dell’Egeo.
Il primo piano è quasi interamente dedicato
all’aurea storia marinara della Serenissima
Repubblica. Vi si possono ammirare
alcuni modelli di grande valore storico: la
ricostruzione di una trireme, tipo di galea da
guerra in uso fino a metà del XVI secolo, con i
rematori al loro posto di lavoro e di sofferenza;
una “galeazza”, galea di grandi dimensioni e
di nuova concezione, che fu la protagonista
della vittoria sui Turchi a Lepanto (1571), e la
regina di tutte le barche di rappresentanza: il
Bucintoro, la nave da cerimonia usata dal doge
nel giorno dell’Ascensione per lo “sposalizio del
On the left, a short range torpedo from the Second
World War, more commonly known as a “pig”, is
displayed. These first two historical artefacts represent
the parallel themes which run through a visit to the
museum: one covers the complex story of the long
and glorious naval history of Venice, while the other
explores the shorter, yet more dramatic, history of the
Italian Military Navy.
Remaining on the first floor, apart from an imposing
stern light from a Venetian galley ship of the sixteenth
century, known as a fanò, and the more customary
pieces of ship and fortress artillery, the collection of
eighteen models created between the 16th and 17th
centuries are of particular interest, due to their rarity
and historical importance. These models of ancient
Venetian fortresses in the Adriatic and the Aegean
sea are made of wood, (or wood, papier-mâché and
plaster: highly perishable materials yet miraculously
conserved).
The first floor is almost entirely dedicated to the
brilliant seafaring history of the Serenissima Republic.
Here, visitors can admire various models of great
historic value; the reconstruction of a trireme, a type
of war galley used until the mid sixteenth century,
complete with suffering oarsmen hard at work rowing
the boat; a galleass, a newly designed, huge model of
galley which was instrumental in the victory over the
Turks at Lepanto (1571); and the queen of all offcial
state boats, the Bucintoro, the ceremonial boat used
by the doge during the feast days of the Ascension for
the ceremony of the “sea wedding”. “I marry thee” the
doge would declare in Latin, throwing a ring into the
water, “as a sign of true and perpetual dominion”. The
last Bucintoro, the most sumptuous and flamboyant
of them all, as can be seen by the model made of it
in 1824, was blown to pieces in 1728. On finding it
in the Arsenal, the French destroyed it as a symbol of
hateful and odious power. However, it was a work of
art above all else, as are the carved and painted ship
sides of the galleys, which are not solely of Venetian
origin. The exhibition is further enriched by antique
sailing directions, maps, prints, sailing instruments
and paintings which adorn the walls.
The rooms on the second floor are essentially dedicated
to the Italian Navy and contain models, paintings and
artefacts which illustrate its history. The third floor
presents some unusual and surprising exhibitions and
includes the gondola room, where the gondola that
belonged to Peggy Guggenheim is highlighted, a room
dedicated to the typical boats used in the Venetian
lagoon, a collection of ex-votos used by sailors from the
16th to the 19th centuries and an important collection
of Chinese cane models donated to the museum by a
French collector. Finally, the top floor (the fourth)
features the so-called Swedish Room, which documents
the good relations between Italy and Sweden.
Sala dedicata alle barche da pesca e da
trasporto, lagunari e fluviali;
sotto: esposizione di uniformi, bandiere e
insegne navali. Foto © F. Calzolaio.
Exhibition of boats used for fishing and
transport in the lagoon and rivers;
below: uniforms, flags and Navy insignia
on exhibit.
museo storico navale
123
124
Modelli di imbarcazioni veneziane;
sotto: modello planimetrico dell’arsenale
di Canea. Foto © F. Calzolaio.
Models of Venetian boats;
below: planimetric model of the Arsenal
by Canea.
mare”. “Ti sposiamo”, diceva in latino il doge,
gettando nelle acque un anello, “in segno di
vero e perpetuo dominio”. L’ultimo Bucintoro,
il più sfarzoso, come si può constatare dalla
ricostruzione del modello eseguito nel 1824,
fu varato nel 1728. I Francesi, quando lo
trovarono in Arsenale, lo distrussero come
simbolo di un detestabile potere. Ma era
soprattutto un’opera d’arte. Opere d’arte
sono anche le fiancate scolpite e dipinte delle
galee, non solo veneziane; impreziosiscono
l’esposizione gli antichi portolani, le mappe,
le stampe e i dipinti che ornano le pareti, e gli
antichi strumenti di navigazione.
Le sale del secondo piano sono essenzialmente
dedicate alla Marina militare italiana: modelli,
dipinti e cimeli ne illustrano il percorso
storico. Al terzo piano ci si imbatte in
proposte inconsuete e sorprendenti. Dalla
sala delle gondole, tra le quali spicca quella
appartenuta a Peggy Guggenheim, a quella
delle imbarcazioni caratteristiche della laguna
veneta, alla collezione di ex voto marinari dei
secoli XVl-XIX, alla importante raccolta di
modelli di giunche cinesi donate al Museo di
Venezia da un collezionista francese. E infine
l’ultimo piano, il quarto, con la cosiddetta Sala
svedese che testimonia i buoni rapporti tra la
Svezia e l’Italia.
Il museo oggi ha una esposizione fortemente
condizionata dall’essere distribuita su più
livelli, dove dunque il peso degli oggetti esposti
è determinante rispetto ad ogni principio
museologico. Il destino di questo museo,
oggi come allora, è legato a quella dell’intero
arsenale, che presto tornerà a far parte della
vita quotidiana della città, dando al suo museo
nuove possibilità di crescita.
Today the arrangement of the museum’s exhibitions
is strongly influenced by the fact that they can be
displayed on many floors. In this case the importance
and significance of the objects displayed takes
precedence over all other museological principals.
The future of this museum, now as in the past,
is inextricably linked to that of the entire Arsenal,
which will soon become part of the everyday life of
the city again, thus providing the museum with new
possibilities for growth and development.
museo storico navale
Ornamenti per le imbarcazioni lagunari;
sotto: sala dedicata alla Marina
Mercantile Italiana del XX secolo.
Foto © F. Calzolaio.
Ornamental pieces used to decorate
lagoon boats;
below: room which houses the exhibition
dedicated to the 20th century Italian
Merchant Navy.
125
126
Una vista dell’arsenale di Venezia dal
campanile di San Marco;
sotto: il sommergibile e il campanile di
San Francesco. Foto © F. Calzolaio.
View of the Arsenal from the bell tower of
San Marco;
below: a submarine and the bell tower of
San Francesco.
L’Arsenale torna a vivere (Ernesto Muliere,
Cristiano Patrese)
Lo storico complesso dell’Arsenale di Venezia
costituisce, senza ombra di dubbio, la
culla dell’importante tradizione marittima
nazionale.
Il suo futuro non può quindi che passare
anch’esso, a similitudine di quanto già attuato
con successo in analoghi storici siti presenti
sulle coste del Mediterraneo e del Mare del
Nord, prima attraverso un’importante azione
di recupero strutturale degli spazi disponibili
a cui deve seguire l’insediamento, all’interno
degli stessi, di attività sia creative che culturali
soprattutto in relazione alle chiare vocazioni
delle singole aree. Vocazioni dettate soprattutto
dalle caratteristiche storico-architettoniche
che, in conseguenza del lungo processo di
sviluppo e trasformazione durato otto secoli,
si sono nel tempo profondamente differenziate
da settore a settore.
In particolare nell’area sud si respira l’aria del
sacro tempio in cui affondano le radici della
storia e della tradizione marittima nazionale
ed è questo che il visitatore si attende di
incontrare. Vorrà capire com’era l’Arsenale alla
sua nascita, quale la sua evoluzione strutturale
ed architettonica, quali i segreti della sua
grande ed efficiente produttività, insomma, in
sintesi, vorrà innanzitutto visitare l’Arsenale
come grande museo di sé stesso.
Ovviamente un contesto così magico e
prestigioso dovrà anche e soprattutto contenere
un importante percorso museale sulla storia
e sulle origini della nostra marittimità
nazionale, con adeguati supporti tecnologici ed
informatici, che diano compiuta illustrazione
e risposta agli interessi ed alle curiosità dei
visitatori.
Questo percorso si snoderà illustrando agli
ospiti quanti più aspetti possibili della nostra
antica tradizione marittima toccando quindi
vari settori quali quello commerciale e della
pesca, quello del trasporto marittimo e quello
militare e delle guerre navali. Non potranno
essere inoltre trascurate le storie e le tecniche
costruttive e di impiego delle più significative
imbarcazioni tipiche che le genti italiche hanno
prodotto, prima fra tutte, la nostra gondola.
The Arsenale Returns to Life (Ernesto Muliere,
Cristiano Patrese)
This historical complex must indisputably be recognised
as the cradle of the national maritime tradition.
Its future will therefore be parallel to existing projects
that have been carried out successfully in historical
sites on the Mediterranean and North Sea coasts. This
will be achieved firstly through extensive restoration
and renovation of available spaces followed by the
setting up of both creative and cultural activities in
the newly restored areas while respecting the integrity
of the upgraded areas.
These activities should be related to the evident feeling
of each individual area, a sense suggested above all
by their historical-architectural characteristics which,
as a consequence of the long process of development
and transformation spanning eight centuries, have
acquired their own identity from sector to sector.
The area to the south, in particular, exudes the air
of a sacred temple where the roots of the history
and tradition of the national maritime tradition
are buried deep in the earth, and it is exactly this
atmosphere which the visitor hopes to encounter.
Visitors will want to understand what the Arsenale
was like when it was first built, its architectural and
structural evolution and what secrets lay behind its
great and effcient productivity. In a nutshell, more
than anything else, visitors will want to visit the
Arsenale as if it were itself a museum.
Obviously such a magical and prestigious environment
should include, overall, museum exhibitions and
Le Gagiandre e la gru Armstrong;
sotto: le Gagiandre e la torre delle vele.
Foto © F. Calzolaio.
The Gagiandre and the Armstrong crane;
below: the Gagiandre and Torre delle
vele.
museo dell’arsenale
127
128
La motozattera e lo scivolo ottocentesco; sotto:
il sottomarino Toti Dandolo. Foto © F. Calzolaio.
Landing craft and 19th century slipway;
below: the Toti Dandolo submarine.
Il percorso museale dovrà essere affiancato da
aree espositive non permanenti che ospitino
mostre temporanee ed importanti collezioni
incentrate, di volta in volta, su temi e materie
di ieri, oggi e domani che abbiano nel mare, ed
in tutte le molteplici attività ad esso connesse,
la loro principale ispirazione.
Dovranno trovare ovviamente posto
nell’Arsenale sud anche tutte quelle iniziative
di carattere logistico e commerciale che
possano fornire un moderno supporto ed
una adeguata cornice alle attività culturali ed
espositive fino ad ora illustrate. Laboratori di
ricerca e restauro, sale convegni, book-shop,
punti di ristoro e svago per gli ospiti così che
gli stessi siano invitati a trattenersi quanto più
a lungo possibile all’interno del comprensorio
arsenalizio.
Tutto questo in un’area che, pur continuando
ad ospitare le funzioni istituzionali e logistiche
della Marina Militare, risulterà riaperta
all’intera collettività restituendo ai veneziani
ed ai numerosi turisti, che affollano ogni anno
la città lagunare, la fruibilità ed il godimento
di un complesso storico e architettonico
sicuramente unico nel suo genere.
displays which explore the history and the origins
of Italy’s national maritime heritage, with suitable
technological and informational supports providing
comprehensive explanations and which respond to the
interest and curiosity of visitors.
These exhibitions will illustrate as many aspects as
possible of our maritime heritage to visitors, and
will therefore examine various sectors including
commercial shipping, fishing, maritime transport,
military operations and battles at sea. Other aspects
which will be examined include those dealing with
the history, construction techniques and various
uses of the most important traditional crafts the
Italian people have produced - first and foremost,
the gondola. The permanent exhibitions should be
complimented by exhibition areas which would house
temporary exhibitions and notable collections that
focus on themes and topics related to the sea of the
past, the present and the future and which find their
inspiration in the variety of activities connected to the
sea .
The south Arsenale area should obviously be the place
to situate all the logistical and commercial activities
which can provide a modern back-up and appropriate
framework for the cultural activities and exhibitions
previously discussed. These would include research and
restoration laboratories, conference venues, a bookshop,
café and bar facilities as well as areas where
visitors can relax so they will want to spend as much
time as possible in the Arsenale complex.
All this in an area which, while still continuing to
house the institutional and logistic functions of the
Navy, will become open to all, giving back to Venetians
and the numerous tourists who flock to Venice, the
use and enjoyment of a historic-architectural complex
which is undoubtedly one of its kind.
Bragossi al Padiglione delle Navi;
sotto: le macchine della corderia Inio.
Foto © F. Calzolaio.
Bragossi (two masted trawlers) in the
Navy Pavilion;
below: machinery used in the Inio ropery.
museo dell’arsenale
129
Esperienze particolari e progetti
Oltre ai musei trattati della cultura
materiale, delle produzioni e del territorio
direttamente affacciati sull’acqua, ce ne
sono altri che possono identificare le porte
di accesso ad ulteriori reti, collegate con il
sistema dell’ecomuseo della laguna. Due
possibili direzioni di questo implemento
sono indicate dal Museo della Bonifica a San
Donà e dal Museo del Manicomio nell’isola
di San Servolo. Altre due sono rappresentate
dai musei ancora in via di definizione: il
Museo dell’industria a Porto Marghera
ed il Museo della laguna nell’isola del
Lazzaretto Vecchio. Una porta verso i centri
di educazione ambientale è l’ecomuseo Ad
Mira Brenta. Nella post-fazione, Casanelles
e Matamala ci accompagnano nel loro
affascinante percorso che, dalla realizzazione
del Museo della Scienza e della Tecnica, li ha
portati a strutturare l’intero sistema museale
dedicato al territorio catalano.
Particular experiences and Projects
Apart from those museums of material culture,
production and territory which directly overlook
the lagoon, there are others which can be seen
as gateways to further networks connected to the
ecomuseum system of the lagoon. Two museums
which could be seen in this light include the Land
Drainage and Reclamation Museum in San
Donà and the Mental Institution Museum on the
island of San Servolo: a further two examples of
museums which could perform this function include
the Industrial Museum of Porto Marghera and
the National Archaeological Museum of the City
and Lagoon of Venice on the island of Lazzaretto
Vecchio, both in the planning and construction
phase. The Ecomuseum Ad Mira Brenta can
be considered a gateway to environmental
educational centres. In the afterword , Casanelles
and Matamala share their fascinating journey
with us, which, beginning with the creation of
the Museum of Science and Technology, led to
the organization of the entire museum system
dedicated to the Catalan territory.
museo della bonifica
land drainage and reclamation museum
Dino Casagrande
131
132
Pagina precedente:
ingresso al museo della
bonifica.
Sotto: sezione bonifica.
Consorzi di Bonifica
Riuniti-San Donà di Piave.
Centrale Idrovora del
Termine. Consorzio di
Bonifica Ongaro Inferiore,
anno 1922.
Previous page: Land
Drainage and Reclamation
Museum entrance.
Below: the Land Drainage
and Reclamation Section.
Associated consortiums
of Land Drainage and
Reclamation-San Donà
di Piave. Drainage plant,
Ongaro Land Drainage
and Reclamation
Consortium, 1922.
Il Museo della Bonifica tende a raccogliere
gli elementi che riconducono alla storia
della città e del territorio circostante con
le sue trasformazioni. Il visitatore si accorge
che i segni del passato e delle trasformazioni
dell’ambiente sono ancora vivi ed immediatamente
percepibili nei grandi impianti della
bonifica, dall’enorme rete di canali, dalle case
rurali costruite per ospitare le famiglie degli
agricoltori, percepisce i segni forti del paesaggio
agrario, prende contatto con il fiume ed i
suoi preziosi tesori naturalistici.
L’edificio nel quale trova sede il Museo della
Bonifica è un ex convento per Clarisse
costruito nel 1967. Diminuito il numero delle
Clarisse, la struttura venne destinata a diversi
usi, finché il Comune la acquistò nel 1982 per
ospitare il nascente museo cittadino.
L’idea originaria prevedeva l’allestimento di una
raccolta di materiale demoetnoantropologico
relativo alla civiltà contadina del territorio.
La positiva collaborazione con il consorzio di
Bonifica “Basso Piave” di San Donà di Piave,
avviata alla fine degli anni ’70, garantì al Museo
una significativa raccolta di modellini, plastici
Il museo venne aperto al pubblico nell’ottobre
del 1983 e intitolato “Museo della Bonifica”.
Si avviò poi la progettazione di una nuova ala,
aperta al pubblico nel 1998. Oltre al nucleo
etnografico e relativo alla bonifica, il museo
ha sviluppato anche una sezione bellica e una
sezione archeologica, attraverso il deposito di
beni di proprietà dello Stato e sotto la tutela
della Soprintendenza per i Beni Archeologici
del Veneto.
La struttura del museo, dal modesto nucleo
che la compone, si dipana in una vastissima
rete di possibili percorsi che non sono solo
circoscritti all’interno delle sue mura ma
in gran parte colloquiano e si integrano
con l’esterno: un museo che rappresenta
emblematicamente la sua città e la sua area di
riferimento territoriale.
Il Museo della Bonifica ritiene di essersi
inserito da tempo nella ricerca di una diversa
immagine dell’Istituto che possa corrispondere
ad un modello più evoluto di museo: esso
mantiene uno stretto legame con il territorio,
è un luogo di comunicazione nel quale sono
fornite informazioni su tutte le attività culturali
che in quest’ambito si svolgono, è un punto
di riferimento per gli eventi che organizza e i
momenti di incontro che propone all’utenza
e che servono a consolidare le connessioni tra
struttura culturale e popolazione, rafforzando
il senso di appartenenza della struttura alla
propria comunità. Sono tutte credenziali
che il museo desidera evidenziare e che gli
hanno permesso di esprimere una propria
caratteristica personalità.
Il Museo della Bonifica è frequentato sia
da visitatori di varia provenienza sia da
scolaresche (dalle elementari alle superiori)
che ne sfruttano le potenzialità didattiche e i
relativi servizi offerti.
e fotografie sull’epoca della bonifica, tanto
che l’Amministrazione decise di allontanarsi
dall’impostazione originaria per accogliere
nella collezione i materiali sulla grande opera
di risistemazione del territorio e istituire così
un museo insolito e particolare: un museo
che avesse anche un significativo contenuto
tecnico-scientifico.
Sezione della bonifica
E’ la sezione che dà il nome al museo e
rappresenta, anche con l’utilizzo di modelli,
quadri esplicativi, fotografie del tempo, il
grandioso lavoro di trasformazione ambientale,
eccellente risultato dell’applicazione di tecniche
sapienti ma anche del lavoro di centinaia
di tecnici e di migliaia di operai. La sezione
The Land Drainage and Reclamation Museum
brings together a variety of elements which recount
the history of San Donà di Piave, the surrounding
territory and the extensive transformation it has
undergone over the years. Traces of the past and the
dramatic changes which the land underwent are still
vividly present in the immense drainage and reclaim
works, the vast network of canals and the country
cottages built to house farm labourers and their
families, providing visitors with the opportunity to
observe the development of the farmland over time,
and to become acquainted with the river Piave and
its precious natural resources.
The museum is housed in a building formerly used
as a Poor Clares convent constructed in 1967. As the
number of nuns diminished throughout the years,
the building was put to a variety of uses until it was
bought by the Town Council in 1982 to house the
civic museum at the time, in the early stages of its
development.
Initially the museum was to house a collection of
demoethnoanthropological materials relating to
farming life in the area. It was fortunate to benefit
from a collaboration with The Land Reclamation
Association Basso Piave (set up in the 1970s), which
donated a considerable collection of models, maps and
photographs relating to the period of land reclamation.
However, the variety and scope of materials was such
that it led the Administrative Board of the museum to
reconsider the original idea for the collection, extending
it to include materials relating to the extensive
reclamation works carried out in the area. The result
is an unusual and unique museum which now also
features exhibitions with a significant technical and
scientific content.
The museum was given the name Museo della Bonifica
and opened to the public in October 1983 during
the Fiera del Rosario. A new wing was subsequently
added to make space for the exhibits. Besides the core
ethnographic and land drainage sections, the museum
has also developed an archaeological exhibition and
another dedicated to the two World Wars, which
feature state owned items and artefacts, the use of
which is authorized by the State Departmen for the
Protection of Archaeological Heritage of the Region of
Venice.
The moderately sized central part of the museum spans
out into a vast network of exhibition spaces and trails.
These lie not only within the walls of the building
itself but also lead into the surrounding environment:
thus the centre does not solely function as a traditional
museum used to house collections, but has been
expanded and transformed into an Ecomuseum a
museum which represents its city and the surrounding
territory.
The Land Drainage and Reclamation Museum is
dedicated to the development of an institutional
image which corresponds to a new and more
progressive sense of what a museum can be. It
fosters close links with the local community, and
acts as a communication point where visitors
and locals can find information regarding the
wide range of cultural activities relating to the
museum’s central theme. The events and meetings
organized in the venue serve to consolidate the
links between the cultural centre and the locals,
reinforcing the sense of the museum as a resource
which belongs to the community.
The museum wishes to highlight these features,
all of which have contributed to the creation of a
museum with its own unique personality. Visitors
to the museum come from a wide variety of areas,
and include students of all ages, from primary
to secondary school, who can benefit from the
educational programmes run by the museum.
Land Reclamation Section
The section which gives the museum its name:
models, explanatory pictures and photographs
from the period help illustrate the extraordinary
transformation of the environment brought
about by the application of a high level of
technological expertise, together with the work
of hundreds of technicians and thousands
Sala grande della sezione
bonifica.
Main exhibition room of
the Land Drainage and
Reclamation Section.
museo della bonifica
133
Sezione etnografica
134 dedicata al “commercio, bonifica è stata realizzata in collaborazione
pesi e misure”.
con il Consorzio di Bonifica “Basso Piave”
Ethnographic section al quale appartiene come si è detto, molto
dedicated to “ trade,
weights and measures”. del materiale esposto. L’allestimento di
questa sezione conserva ancora gran parte
della struttura originaria che fu impostata
vent’anni fa dal dott. Luigi Fassetta, autore
di una fondamentale opera sulla bonifica del
territorio.
Sezione etnografica
Questa sezione ripropone l’idea originaria in
base alla quale doveva essere articolato il museo.
I materiali che sono qui esposti costituiscono
l’autentico patrimonio culturale di quest’area
che si caratterizza proprio per il legame che ha
avvinto la terra all’uomo. E in questo senso gli
oggetti della terra, del lavoro, della casa, sono
la concreta testimonianza della cultura che li
ha prodotti. Nella sezione si espone una grande
raccolta di macchinari ed attrezzi agricoli ma
anche di oggetti di uso quotidiano, di arredi
e suppellettili, caratteristico patrimonio delle
case rurali, singolare insieme di materiali
contraddistinti dalle linee semplici e funzionali,
da un design arcaico che un uso più che
millenario ha modellato e rifinito. Materiale
che ormai costituisce “l’archeologia del ‘900”: si
tratta infatti di un insieme di oggetti che per la
intrinseca deperibilità dei materiali con i quali
sono stati realizzati vanno via via scomparendo
e che molti, temendone la definitiva perdita,
hanno raccolto. Ed anche noi abbiamo ritenuto
di raccogliere questi oggetti in gran numero
e nemmeno ci scompongono le critiche che
vorrebbero definire queste raccolte come
banali e ripetitive. Ci preoccupano solo le
vaste problematiche legate alla conservazione
di questi materiali che per la gran parte dei
giovani d’oggi sono sconosciuti e pieni di
mistero e certamente anche di fascino. Il
nostro museo non raccoglie, quindi, in questa
sezione opere d’arte ma solo segni di vita di un
passato abbastanza vicino ma fedeli testimoni
di un’epoca ormai trascorsa e lontana.
La sezione si avvale di suggestive ambientazioni
tese a ricreare, con mobili e suppellettili
d’epoca, i locali domestici della cucina, del
tinello, della camera da letto e, inoltre, di
allestimenti tesi a ricreare un aula scolastica,
una bottega del falegname, del fabbro, del
calzolaio e del sellaio.
Sezione bellica
E’ riferita alla Prima Guerra Mondiale (1915
–1918), conflitto che colpì pesantemente la
città di S. Donà e i suoi abitanti, qui, infatti,
passava la linea difensiva del Piave. La città
venne completamente distrutta, tanto che si
ipotizzò la sua ricostruzione in un altro sito.
Invece, solo grazie alla fermezza degli abitanti,
fu deciso, a partire dal 1919, il rifacimento
degli antichi palazzi. La sezione comprende
una collezione di armi – cimeli rinvenuti
nelle trincee che si sviluppavano parallele
all’asse fluviale, sia da parte italiana, a sud,
che da part austriaca, a nord – alcune divise
di ufficiali dell’epoca, recentemente restaurate
e altri materiali appartenenti all’I.R. Esercito
Austroungarico e del Regio Esercito Italiano.
La sezione comprende anche un settore
dedicato alla Medaglia d’Oro Giannino
Ancillotto, pilota ricordato per lacune azioni
temerarie ed eroiche.
of labourers. The Land Reclamation section was
put together in collaboration with the The Land
Reclamation Association Basso Piave which owns
much of the material exhibited.
The exhibition follows much of the original plan
arranged twenty years ago by Luigi Fasetta, the author
of a major work on land reclamation in the area.
Ethnographic Section
This section houses the collection around which the
museum was to be originally based. The material
displayed represents the authentic cultural heritage of
the area and is characterized by the close bond forged
between the people and their land. In this sense the
objects and instruments of land, work and home present
concrete testimony of the culture which produced
them. The section features a large collection of farm
instruments and machinery. It also includes an unusual
collection of items of everyday use as well as traditional
household furnishings and articles of furniture from
the area’s cottages, their simple and functional lines
the result of an age-old design fashioned and refined
over more than a thousand years. The exhibition
presents material which by now could be considered the
“archaeology of the 1900s". In fact this is a collection
of objects which are slowly vanishing as they are made
from perishable materials and which many, fearing
they would disappear forever, began to collect.
We also decided to collect a large number of such
items, unperturbed by those critics who would argue
that these collections are of a banal and somewhat
repetitive nature. Our concern is simply that of
dealing with the considerable number of problems
the preservation of these items present: objects which,
being largely unfamiliar to the young people of today,
possess a sense of mystery and charm.
Therefore the exhibition in this section is not composed
of works of art, but rather objects which speak of a
way of life and faithfully illustrate an era which,
though not so distant from the present, now belongs
very much to the past.
Using furniture and furnishings of the period, the
ethnographic section features suggestive displays aimed
at recreating the typical home environment of the era;
a kitchen, a small dining room and a bedroom. The
display also includes reproductions of a classroom, a
carpenter’s workshop, a blacksmith’s, a shoemaker’s
and a saddler’s shop.
inhabitants held firm and insisted the town be rebuilt
brick by brick and in 1919 reconstruction work began
on the city’s historic buildings.
The section includes a collection of arms and articles
found in the trenches which ran parallel to the river
on both the Italian and Austrian sides, south and
north of the river respectively. Also displayed are some
recently restored uniforms of army offcials as well as
articles once belonging to the troops of the Austrian-
Hungarian army and the Royal Italian Army. The
section also includes an area devoted to the pilot
Giannino Ancilotto who was decorated with the gold
medal for military valour, and is remembered for his
bravery and bold feats of heroism.
A new exhibition dedicated to the Second World War
and the fight for liberation has recently been opened
on the top floor of the old wing.
Archaeological Section
The Archaeological section is one of great value and
importance. Historical and archaeological research
previously demonstrated that the San Donà area
was home to a vast array of material of notable
archaeological and historic interest. In fact, 7
kilometres from San Donà, along the road which
leads to Caorle, lies the ancient town Civitas Nova
Heracliana. More than one thousand and two
hundred years later the town retains the name of the
original High Medieval town of Cittanova, the ancient
La sezione bellica del
museo.
The section of the
museum dedicated to the
World Wars.
museo della bonifica
135
World War Sections
The city of San Donà and its inhabitants were heavily
hit by bombardments in First World War (1915-1918),
especially as the river Piave, the Italian line of defence,
ran through the city. San Donà was completely destroyed
and the extent of the damage led to the consideration
of rebuilding the town on another site. However, its
136
La sezione naturalistica
del Museo della Bonifica;
particolare del diorama
della palude dolce;
particolare del diorama
della palude salmastra.
The Natural Environment
Section of the museum;
detail of the fresh water
marsh diorama;
detail of the salt marsh
diorama.
Di recente allestimento nel piano superiore
dell’ala vecchia, è un’altra parte della sezione
bellica, dedicata alla Seconda Guerra Mondiale
e alla lotta di liberazione.
Sezione archeologica
E’ una sezione di grande significato. L’evidenza
fornita dai riscontri storici ed archeologici
ha dimostrato che nell’area del sandonatese
doveva esserci una notevole presenza di
materiali da salvaguardare e valorizzare.
Infatti ad una distanza di circa 7 km da San
Donà, lungo la provinciale che si dirige verso
Caorle, si trova l’importantissima realtà storica
dell’antica Civitas Nova Heracliana, della
quale ora sopravvive ancor oggi immutato,
dopo più di milleduecento anni, il toponimo
del centro altomedievale di Cittanova che fu
l’antica progenitrice di Venezia. A Cittanova
nel 697 d.C. - data definita dalla storiografia
veneziana più antica - fu eletto il primo
doge che le cronache veneziane ricordino:
Paoluccio Anafesto. Oltre alle antiche vestigia
della Serenissima, danno corpo alla collezione
archeologica gli ancor più antichi resti
degli insediamenti rustici d’epoca romana,
distribuiti nell’area della centuriazione
opitergina sud che arrivava fino al centro di
San Donà di Piave, e che si allargava verso
nord, a Noventa, Grassaga, verso est ad Eraclea
e Torre di Mosto: terre emerse, coltivate fin
dall’antichità, sfruttate per le estese boscaglie.
La vegetazione, l’ambiente, l’abbondanza
di corsi d’acqua, erano ideali per insediarsi
e prosperare. La sezione archeologica è una
sezione che merita un’ulteriore valorizzazione
e ciò sarà possibile se sarà data, da parte
delle autorità competenti, la giusta rilevanza
agli interessanti ritrovamenti archeologici,
occasionati da ricerche di superficie, ad opera
di appassionati locali. L’allestimento della
sezione è stato curato dal dott. Vincenzo
Gobbo, ricercatore presso l’Università di
Venezia e collaboratore del museo. E’ doveroso
ricordare che tutto il materiale archeologico
è di proprietà dello Stato. Il museo ha
ottenuto dalla Soprintendenza Archeologica
per il Veneto l’autorizzazione al deposito del
materiale rinvenuto nell’area di San Donà e ad
esporne la parte più significativa.
Sezione naturalistica
E’ una sezione da poco costituita: un piccolo
embrione che verrà sicuramente ampliato in
futuro. Lo scopo principale di questa sezione
è quello di fornire la rappresentazione di
com’era l’assetto del territorio prima della
bonifica quando, al posto dei terreni coltivati
che vediamo oggi, c’erano paludi, lagune ed
altre zone umide e l’ambiente, in generale,
era radicalmente diverso. Si è data così la
possibilità al visitatore, sia pur nel limitato
spazio per il momento disponibile, di percepire
la differenza tra lo stato attuale dell’area,
che egli ben conosce e quello che, invece,
c’era prima della bonifica, quando le acque
dominavano gli immensi spazi fino al mare.
Gran parte del territorio del Basso Piave tra il
Sile e la Livenza era un’immensa area umida
con tutte le specificità tipologiche di questo
ambiente, dalle faunistiche alle floristiche.
L’antefatto ambientale della bonifica, costituito
dalla palude, è stato illustrato utilizzando un
grande diorama aperto, detto della palude
estinta. Altri due diorami, protetti in vetrine,
forniscono un’utile sintesi degli aspetti
peculiari paesaggistico – faunistici della palude
dolce e della palude salmastra. La sezione è
stata realizzata in collaborazione con il gruppo
naturalistico “Il Pendolino” di Noventa di
Piave.
forerunner of the city of Venice. The first recorded
election of a Doge, Pauluccio Anafesto, took place in
Cittanova in the year 697 A.D. – a date established by
the oldest Venetian historiography. Besides containing
remains of the oldest traces of the Serenissima Republic,
the collection also features the even more ancient ruins
of the rural settlements from the Roman era. These
were built in the southern centuriazione opiterigina
area, which reached the centre of San Donà di Piave,
extended north to Noventa and Grassaga and east to
Eraclea and Torre di Mosto. The land of this area was
cultivated from ancient times and exploited for its
extensive woodlands: the vegetation, the environment
and the abundant water supplies made the area an
ideal place to settle and flourish.
Further enrichment of the archaeological section is
possible if the relevant authorities are willing to give
the proper weight to the interesting archaeological
finds discovered above ground by local enthusiasts.
The displays in this section were arranged by Doctor
Vincenzo Gobbo, a researcher at the University
of Venice and collaborator of the museum. It is
important to underline that all the archaeological
material is property of the State. The museum obtained
authorization from the Offce for Archaeological
Heritage of the Region of Venice to store all the
artefacts found in the San Donà area and to exhibit
the most important pieces.
Natural Environment Section
This section has only recently been created and the
museum plans to expand it in the future. The main
aim of this section is to provide a picture of the territory
as it was before the land was reclaimed when, in the
place of the fertile farmlands which exist today, the area
was radically different and covered in marshes, lagoons
and wetlands. Even within the small space currently
available, visitors have the opportunity to observe the
differences between the area as it is today and as it
once was before reclamation, when water dominated
the immense spaces before leading into the sea.
A large part of the Lower Piave territory between the
rivers Sile and Livenza was a vast wetland teeming
with the flora and fauna typically found in this kind of
natural environment. This environment is illustrated
using a large open diorama. A further two dioramas,
protected by glass cases, provide a useful summary
of the characteristic features of this type of natural
environment including the fauna of the freshwater
and saltwater marshes. The section was created in
collaboration with the nature group Il Pendolino of
Noventa di Piave.
Orologio in ferro da torre
campanaria. XVI sec;
la sezione archeologica
del museo, relativa alla
romanizzazione del
territorio.
Iron bell tower clock,
16th century;
the archaeological
section of the museum
which illustrates the
Romanization of the
territory.
museo della bonifica
137
ecomuseo ad mira brenta
ad mira brenta ecomuseum
Moreno De Angelis
139
140
Pagina precedente: Villa
Principe Pio, sede del
museo.
Sotto: foto aerea.
Previous page: Villa
Principe Pio, site of the
museum.
Below: aerial view of the
Villa.
L’idea di allestimento dell’ecomuseo Ad
Mira Brenta negli spazi interni alla Villa
Principe Pio (XVII sec.) è stata pensata
nel 2001 dalla CSA Meles soc. coop. in
collaborazione con l’Assessorato alla Cultura
del Comune di Mira. Dopo alcuni tempi
tecnici necessari agli adempimenti burocratici
si arriva all’esecutività della delibera (datata
2001) nel 2004, quando si dà il via ai lavori
di progettazione esecutiva e di realizzazione.
L’inaugurazione, con il patrocinio di G. Celli
si svolge come previsto il 13 marzo 2004.
L’ecomuseo Ad Mira Brenta risulta frutto
di una forte sperimentazione relativa alla
comunicazione di contenuti culturali (e
ambientali). Il percorso è stato pensato per
essere utilizzato a moduli tematici: ogni stanza
parla di un argomento specifico. Il tentativo
è quello del coinvolgimento emozionale
del visitatore, anche attraverso tecniche
multimediali, il quale è costretto ad interagire
con le strutture del museo per poterne ricevere
informazioni. Il risultato è un museo di nicchia
dove ogni angolo parla e descrive aspetti della
Riviera del Brenta: interpretare attraverso suoni
ed immagini il territorio della Brenta, con le
sue ville, il suo ambiente, con gli strumenti
di vita contadina, con le sue industrie e la sua
navigazione.
Sono raccolti i dati relativi:
- agli aspetti della navigazione
- agli aspetti storici
- agli aspetti delle tradizioni popolari
- agli aspetti naturalistici ambientali
- agli aspetti di modificazione del territorio
relativamente alle deviazioni fluviali.
Queste documentazioni sono state acquisite
in tutti gli archivi disponibili nella nostra
provincia, durante un lavoro di raccolta durato
oltre un anno. A tutto questo si è cercato di
dare una forma comunicativa innovativa e
non didascalica per quanto possibile, al fine
di favorire un diverso approccio con il sapere
e la conoscenza, fatto di interazione e di
coinvolgimento.
L’obiettivo dell’ecomuseo è quello di far
nascere comportamenti consapevoli scaturiti
dalle emozioni suscitate da un senso di
appartenenza al territorio, e inoltre riannodare
i fili di una trama fatta di un passato di fatica,
di storie difficili, ma anche di tradizioni,
leggende, cambiamenti.
Pur essendo all’inizio della sua storia e quindi
in pieno sviluppo ed in fase di sua divulgazione
verso l’esterno, l’ecomuseo ha avuto un’utenza
abbastanza variegata per età e provenienza.
Anche se la struttura si articola in tre piani
più un seminterrato, il percorso museale è
vincolato al piano nobile dove oltre al salone
centrale trovano posto aspetti relativi alla
storia, alla navigazione, al teatro e all’ambiente,
articolati in quattro stanze tematiche: sala della
navigazione virtuale, sala del territorio, sala dei
nobili e infine sala dell’industrializzazione.
Navigazione in Villa: ricostruzione stilizzata
e modernizzata di una barca che permette il
viaggio virtuale fra le ville della Brenta sia in
senso geografico (fra Stra e Moranzani) sia
in senso temporale, alternando le immagini
attuali delle ville con le riproduzioni del Costa
opportunamente montate. Introduce la visita
un personaggio: il barcaiolo con un “quadro
parlante” di cui sono curati testi e costumi. I
In 2001 the CSA Meles Società Cooperativa, in
collaboration with the town councillor for culture of
the Municipality of Mira, proposed housing the “Ad
Mira Brenta” ecomuseum in the seventeenth century
Villa Principe Pio.
The proposal, submitted in 2001, was offcially
approved in 2004, when work on the design and
construction of the museum began. The building has
been designated as a listed building by the Arts and
Cultural Heritage Board of the Municipality of Mira
and therefore decisions regarding the creation of the
museum required cautious and careful planning.
The inauguration, under the patronage of G Celli,
took place as planned on the 13 March, 2004 and
marks the moment in which the first ecomuseum of
the Veneto region embarked on its great adventure.
The “Ad Mira Brenta” Ecomuseum is the result of a
new and innovative approach to the promotion and
preservation of an area’s cultural and environmental
heritage. The museum’s layout is based on a theme
based model, each room focusing on a specific area.
The visitor is required to interact with various
instruments and multimedia technologies in order to
obtain information about the exhibits, the aim being
to encourage active involvement and participation on
the part of museum goers.
The result is a local community museum where every
nook and cranny illustrates diverse aspects of the
Riviera del Brenta, depicting the sounds and images
of the Brenta territory and exploring its villas, its
natural environment, the tools and farm implements
employed in everyday rural life, its industries and
navigational history.
An examination of all the available historical archives
in the Veneto region, in a study which lasted over a
year, allowed us to gather documentation relating to
the following areas:
- navigation
- historical background
- popular traditions and customs
- natural environment
- modifications to the terrain due to flooding
Where possible, every effort was made to present the
information gathered in an innovative, dynamic
and communicative format rather than using static
displays and explanatory notes, to encourage a
diverse, more interactive and exciting approach to the
discovery of new facts and information.
The aim of the Ecomuseum is to help develop a greater
level of awareness and sense of responsibility towards
the community and local environment, by generating
in visitors a strong sense of belonging and a recognition
of local identity. It seeks to weave together the separate
threads of the past, recounting a way of life which,
though often harsh and demanding, was also rich in
tradition, legends and subject to great changes and
transformation over the years. Although only recently
opened to the public, the museum has already attracted
visitors of all ages from a wide variety of areas.
The focal point of the museum, which occupies three
stories as well as the basement floor, is the central
second floor where the main hall is devoted to
exhibitions relating to history, navigation, theatre and
the environment. Leading out from the central hall
are four rooms, each dedicated to a different theme:
navigation, the nobility, the natural environment
and the age of industrialisation.
The Navigation Room: a model of a traditional boat
conducts the visitor on a virtual tour of the villas of
the Brenta. The exhibition is introduced by the figure
of a boatman in the form of a “talking picture”. The
journey unfolds through both space and time: visitors
“sail” from Stra to Morazani, observing contemporary
images of the villas placed side by side with
reproductions of Costa prints illustrating the villas
as they were in times past. The film clips featuring a
boat trip along the river Brenta are accompanied by a
soundtrack of seventeenth century Venetian music.
The Ethnographic Room: four wardrobes, representing
the four seasons, were custom built to house the
collection in the ethnographic room, introduced by
another “talking picture”, this time featuring the
figure of a local farmer. Numerous small panels and
drawers can be opened to reveal images, stories and
artefacts which recount the history and traditions of
the Riviera. The lighting and background music in
the room were carefully selected to envelop the visitor
in a quiet and peaceful rustic atmosphere.
Burchiello ormeggiato di
fronte alla villa.
A barge known as a
Burchiello moored in
front of the villa.
ecomuseo ad mira brenta
141
Particolare della stanza
142 filmati della navigazione possiedono solamente
dei nobili: il cibo.
un sottofondo musicale dell’epoca veneziana.
Detail of the exhibition
housed in the Room of
Stanza etnografica: quattro armadi che rappresentano
le quattro stagioni, opportuna-
the Nobility: food.
mente costruiti, nascondono dentro a numerosi
pannelli apribili, cassetti e cassettini, immagini
storie ed oggetti che parlano della storia e delle
tradizioni della Riviera. Particolarmente curata
nella stanza l’illuminazione ed il sottofondo
musicale che crea un’atmosfera bucolica in cui
il visitatore, anche inconsapevolmente si trova
ad essere immerso. Introduce alla visita un
quadro parlante del contadino.
Stanza dei nobili: accolti da un nobile veneziano
(quadro parlante) che accoglie il re di Francia
nel 1574, la rappresentazione dell'evento si
nota nell'affresco a parete del Tiepolo, si passa
attraverso un percorso giocoso che permette di
spiare, come un tempo faceva chi non poteva
essere invitato, una festa di nobili veneziani.
Attraversato questo angusto spazio si entra in
un altro spazio costruito che parla dei giochi e
del cibo dei Nobili, arricchito da riproduzioni
di opere d’arte dell’epoca. Anche qui la musica
ricorda le allegre feste veneziane.
Stanza dell’industrializzazione: la sezione
quattro è completamente differente, non c’è
più musica ma il ticchettio costante di luci di
una ricostruzione simbolica di una catena di
montaggio che pone l’attenzione sui territori
modificati. Anche la temperatura è differente,
finalizzata a creare uno stacco e una separazione
creata dalla rivoluzione industriale. La sala poi
è usata, con proiezioni a soffitto, per descrivere
le tematiche dello sviluppo sostenibile e dei
differenti aspetti dell’industrializzazione
locale. Introduce alla sala il quadro parlante
della “Lavandaia”.
Stanza del teatro e delle maschere: si è pensato
alla ricostruzione di un teatrino all’interno
del salone centrale dell’ecomuseo dove
sperimentarsi, o di persona o con marionette,
sulle tecniche del teatro, con testi preparati ad
hoc su pieces veneziane o libero con testi pensati
a piacere. Per il gusto di scoprirsi teatranti e
fare vero teatro. Alcuni pannelli completano
gli aspetti informativi di questo importane
veicolo culturale e di divertimento.
Tagli e ambiente: con una struttura che
riprende i meandri del fiume e due poster a
muro parliamo anche di ambiente fluviale e di
come negli anni l’uomo abbia pesantemente
interagito con il fiume.
Storia della Riviera del Brenta: cenni della
storia del Veneto e del Burchiello esemplificati
con due pannelli descrittivi.
Piano museologico per i prossimi tre anni
Intendiamo costruire il percorso museale
attraverso la raccolta di esperienze, di reperti e di
materiale fotografico, che colleghi l’ecomuseo
a percorsi differenti, a relazioni maturate in
territori e luoghi diversi. I temi trasversali
che si affronteranno in questo percorso sono
quelli della sostenibilità, relativamente alla
risorsa acqua e alla risorsa territorio. Il filo
logico è inteso come un contenitore che
indicherà i binari tematici delle proposte
culturali e didattiche che l’ecomuseo proporrà
nei prossimi anni. Contestualmente a questa
ideazione proseguiranno le azioni finalizzate
ad aumentare il senso di appartenenza
dell’ecomuseo verso una popolazione locale.
2006 - Territori Lontani, Territori Vicini: in
The Room of the Nobility: an entertaining and funfilled
room: on entering visitors are greeted by a talking
picture featuring a Venetian nobleman welcoming
the King of France, who visited the Riviera in 1575,
an event depicted in the fresco by Tiepolo. Visitors
wander through a narrow corridor where they can
peer through peepholes and spy on a Venetian high
society party, much as those less privileged would
have done in times past. The corridor leads to a
further exhibition space portraying the games and
foods favoured by the noble classes. The music, which
evokes the gaiety and high spirits of Venetian parties
and celebrations, and the inclusion of reproductions
of paintings from the period, all combine to immerse
visitors in the atmosphere of the era.
The Age of Industrialisation Room: the fourth room
is radically different from the others. No music plays,
and the silence is broken only by the steady ticking
of lights emitted by the symbolic reconstruction of a
production line, inviting the visitor to reflect on the
transformation industrialisation brought to the area.
The room is maintained at a different temperature
from the others to produce a tangible sense of the
effect that the great divide between the pre and post
industrialization eras had on local lives and the
environment. The themes of sustainable development
and aspects of local industrialisation are explored
by the use of images projected onto the ceiling of the
room. The talking picture who introduces the exhibit
is the character of “the washer woman”.
The Masks and Theatre Room: a small theatre
constructed in the central hall of the ecomuseum
allows visitors to try out their acting skills and
discover the joy of theatre. Should they not wish to
tread the boards in person, there are puppets at hand
to help recite extracts from Venetian plays or visitors
are free to simply ad-lib their own personal dialogues
and scenes. The room includes displays informing the
visitor of various aspects of the Venetian theatre.
The Natural Environment: constructed to imitate the
curved path of the river as it flows through the terrain,
this section, which includes two wall charts, looks at
the integral role the river has played throughout the
years in local life.
History of the Riviera Del Brenta: two exhibition
panels giving brief accounts of the history of the
Veneto region and the traditional boat known as a
“burchiello”.
Three year Museological Plan
The museum’s collection will be expanded to include
photographs, artefacts and first person accounts and
stories related to the theme of water and land as
sustainable resources on both a local and international
level; a topic which will provide a thematic framework
for the cultural and educational initiatives the
museum proposes to organize in the next three years.
The museum will continue to run activities aimed
at encouraging the direct involvement of the local
community in the life of the ecomuseum.
2006- Lands near and far: in an age when distances
seem to have been drastically reduced by modern
technology, it has become increasingly more diffcult
to fully appreciate and preserve the characteristics
and features of one’s own local territory. This project
aims to put together a series of exhibits and activities
which, by examining the characteristics, traditions
and cultural heritage of both the local community
and those of far-off lands, reveal how they may appear
to differ greatly and yet on closer examination hold
many things in common.
2007- Water near and far; this project takes water
as its central theme: a precious resource common to
all, a resource once thought to be infinite which now,
its supplies dwindling, must be used with care and
caution in a world where many have it in plentiful
supply while others suffer from its scarcity.
The aim is to collect material, including stories and
experiences, which will lead visitors to re-evaluate the
importance of water as a resource and its fundamental
role in our lives.
A further aspect explored will be that of water as a
means of transport.
2008- Peoples near and far; the rhythms, climate,
distinctive features and inherent dangers of their
immediate physical environment undoubtedly
condition people’s lives. Drawing on experiences
from different social contexts and environments,
this project examines some of the different and often
ingenious ways people interact with and adapt to
their surrounding environment - allowing us to rethink
our own attitudes to the natural world we live
in and suggesting new ways the quality of life can be
improved by developing our relationships within the
local community and the surrounding environment.
2009- Tools and instruments near and far: This
exhibition will examine the tools, instruments and
machinery used in modern times and by-gone days,
interpreting their role as the means through which
man interacts with his environment. By tracing their
evolution from past to present, the project aims to
situate these instruments in a broader historical and
social context, imbuing common, every-day modern
instruments with a new and deeper significance.
Stanza dell’industria: gli
stabilimenti di Mira.
Age of Industrialisation
Room: The industrial
plants of Mira.
ecomuseo ad mira brenta
143
144
Laboratorio didattico con
una classe.
Young children taking
part in an educational
workshop.
un’epoca dove grazie alla tecnologia le distanze
sembrano estremamente ridotte, si fatica a
mantenere e a valorizzare le caratterizzazioni
dei propri territori. Con questo progetto si
vogliono lanciare attività che permettano
di passare dalle diversità alle peculiarità,
alle tradizioni, ai patrimoni locali, vicini e
lontani.
2007 - Acqua Vicina e Acqua Lontana: l’acqua
è un bene di tutti. Da una sensazione comune
che ci faceva credere che ce ne sarebbe stata
sempre per tutti alla necessità attuale del
risparmio. Chi ne ha di più e chi ne ha di
meno. Le diverse attività pensate su questo
filone cercheranno di raccogliere esperienze e
valori per percepire una differente importanza
dell’acqua. Acqua anche come mezzo di
trasporto.
2008 - Uomini vicini e Uomini lontani: il
territorio condiziona l’uomo? Sicuramente
sì, con i suoi ritmi, i climi, i rischi e le
sue peculiarità. Le differenti capacità di
adattamento e le ingegnosità, le esperienze
maturate in contesti sociali e ambientali
differenti ci possono dare suggerimenti per
modificare parte dei nostri comportamenti.
Alla ricerca di una maniera per aumentare la
qualità della vita anche attraverso il rapporto
con gli altri e con l’ambiente circostante.
2009 - Strumenti vicini e strumenti lontani:
strumenti come mezzo di interazione fra
l’uomo ed il suo territorio. Questo contenitore
parla di passato e presente, recupera ciò che è
stato per dare significato a ciò che è. Ma non
si ferma qui, serve a raccogliere esperienze per
dare spunti ed indicazioni per un futuro.
museo del manicomio di san servolo
san servolo mental institute museum
Diego Fontanari e Mario Galzigna
145
146
Pagina precedente:
l’edifico che ospita il
museo sull’isola di San
Servolo.
Foto © F. Calzolaio.
Previous page: the
museum on San Servolo
Island. Foto © L. Armiato
In questa pagina: busto
di microcefalo.
In this page: bust of a
microcephalic.
Premessa
La Fondazione San Servolo – Istituto per le
Ricerche e gli Studi sull’Emarginazione Sociale
e Culturale – ONLUS ha realizzato un museo
che è stato inaugurato il 20 Maggio 2006 e che
raccoglie i reperti appartenuti al Manicomio
di San Servolo, istituzione questa che ha
caratterizzato la storia dell’isola di San Servolo
dai primi anni del ‘700 fino al 1978; un luogo
per poter leggere, conoscere e scoprire il legame
che ha unito, anche se nel dolore, la comunità a
questa parte del suo territorio.
Lo scopo principale del Museo, già implicito
nella sua denominazione (La follia reclusa),
è quello di mettere in evidenza – attraverso
reperti specifici, didascalie e pannelli esplicativi
– la dimensione emarginante e segregante
dell’istituzione manicomiale.
Lo spazio asilare di San Servolo, destinato,
nel 700, al ricovero dei militari “infermi”,
venne strutturato come “Morocomio” (e poi
come Manicomio) nella prima metà dell’800.
Fin dai suoi esordi, il Manicomio fu diretto
dai Fatebenefratelli, cioè dall’antico ordine
religioso di San Giovanni di Dio, ricco di
tradizioni nell’ambito dell’assistenza ospedaliera
e già presente in isola nel primo 700. Padre
Prosdocimo Salerio, laureato in Medicina
a Padova, diresse l’Istituto per trent’anni, a
partire dal 1847: tra i direttori appartenenti
all’ordine dei Fatebenefratelli, egli fu il primo
ad essere anche medico. Il Direttore, religioso
e medico, venne sempre affiancato da medici
laici: Andrea Saccardo, ad esempio, e Cesare
Vigna, “alienista” molto noto, che divenne,
nel 1873, il primo Direttore del Manicomio
Femminile di San Clemente.
Religiosi e medici erano assolutamente concordi
sulla necessità di isolare e di reprimere i folli, e
quindi sulla curvatura custodialistica concepita
come dimensione fondamentale, come ragion
d’essere dell’istituzione manicomiale. Per essi,
non era neppure pensabile una “cura” della
follia fuori dall’orizzonte dell’isolamento e
della repressione, della segregazione e della
contenzione. Quando, nelle cartelle cliniche
e nella maggior parte dei testi psichiatrici
ottocenteschi – da Pinel a Salerio, da Esquirol
a Vigna – si parla di “cura”, o addirittura di
“cura morale”, si fa sempre riferimento alla
loro necessaria appartenenza ad un contesto
disciplinare: e cioè al disciplinamento e alla
moralizzazione di pazienti internati, quasi
sempre in maniera costrittiva, all’interno di
strutture repressive e segreganti. Del resto già
in Esquirol, letto ed ammirato dagli alienisti
operanti a San Servolo, la “cura morale” non
è pensabile senza la presenza di quelli che egli
chiama “apparati di forza”: essa si dispiega
quindi lungo un continuum, che include,
certamente, il dialogo “terapeutico” tra medico
e paziente, ma che comprende anche, a seconda
dei casi, strumenti di repressione, di dissuasione
e di contenzione.
Contenimento e contenzione
All’interno del Museo, le didascalie dei reperti
ed i vari pannelli esplicativi – a partire da
quello dedicato alla storia del manicomio
e alle sue lontane matrici settecentesche –
utilizzano e talvolta riproducono fonti esistenti
nella Biblioteca e nell’Archivio: documenti
medici e amministrativi, foto di alienati, foto
della struttura asilare e dei suoi padiglioni,
eccetera. Alcune particolari fonti d’archivio
– ad esempio le Buste Fabbriche e le Buste
Farmacia – hanno reso possibile la descrizione
dello sviluppo storico delle strutture e degli
arredi. Lo stesso discorso è valido per alcuni
settori-chiave del museo: ad esempio il settore
Malati/Contenzione, che espone diversi
strumenti di contenzione. Collocare nella
giusta prospettiva storica questi importanti
Introduction
The San Servolo Foundation – Institute for Resarches
and Studies on Social and Cultural Marginalization
– ONLUS realized a museum that was inaugurated
in may 2006 and collects the finds that belonged to
the mental Hospital of San Servolo, foundation that
characterized the story of San Servolo Island from the
first years of the ‘700 until 1978; a place where one
can read about, get to know and discover the link that
united, even if with diffculty, the community to this
part of its territory.
As can be gathered from its name (Madness Under
Lock and Key), the aim of the museum is to highlight
– using artefacts, captions and display panels – the
exclusion and segregation that lie at the heart of the
mental institution.
The asylum on San Servolo island was used during
the 1700’s for “poorly” servicemen. Later, during
the first half of the 1800’s, a mental institution was
created: this later became an asylum. From its very
beginning, the mental institution was run by the
Fatebenefratelli brotherhood, an ancient religious
order with a long-standing tradition of hospice aid.
The brotherhood had been active on the island since
the early 18th century. Father Prosdocimo Salerio, who
had graduated in Medicine at Padua, was the head
of the institution for 30 years, from 1847 onwards.
Among the members of the Fatebenefratelli order
who held the chair of director, Father Prosdocimo was
the first to be a doctor. The director, clergyman and
doctor, was always assisted in his role by lay doctors:
Andrea Saccardo, for example, and Cesare Vigna, a
renowned alienist, who went on to be the first head of
the San Clemente Female Mental Institution.
Both the friars and the medical professionals agreed
that the isolation and restraint of the mentally ill was
essential. Thus, custody was considered a crucial factor,
the mental institution’s very “raison d’être”. In their
opinion, any form of “treatment” other than isolation,
restraint, segregation or containment, was unthinkable.
When one comes across the term “treatment” or even
“moral treatment” in the 19th century records – under
Pinel, Salerio, Esquirol and Vigna – what is being
referred to is a correctional dimension. The patients were
disciplined and made to conform, almost invariably
through the use of constraint, within segregated and
repressive facilities. As had already been seen in
Esquirol’s writings, widely read and respected by the
alienists working at San Servolo, a “moral treatment”
cannot be carried out without the use of what he refers
to as “restraint devices”. The process is long and drawnout,
involving, naturally, “therapeutic” interviews
between patient and doctor, but also variable uses of
repression, dissuasion and constraint devices.
Restraint and Containment
Inside the museum, the captions alongside the artefacts
on show and the information panels have been based
on sources found in the library and the institution
archive. This can be seen right from the beginning in
the historical explanation of the Mental Institution
and its roots in its 18th century set up. In some cases,
medical and administrative records, photos of inmates,
as well as photos of the hospital buildings and facilities
are reproduced. Among the archive photographs,
the Building Files and Pharmacy Files have made
it possible to create a detailed account of how the
facilities and fittings changed over time. The same can
be said for some of the key areas of the museum; as in
the case of the Patients and Restraint sections, where
several restraint devices are on display. It is of great
importance to create a faithful, historical perspective in
which such items can be constructively displayed. This
kind of educative impact has been successfully attained
in the most important European psychiatric museums
(in the S. Maria della Pietà in Rome and the The
Guislain Museum in Gand). By doing so, a careful
analysis of the relationship between the approaches
emerges: a juxtaposition of those methods that aim to
“contain”(the so-called moral treatments) on one hand
and to those that aim to “check” on the other (physical
treatments, repressive and constrictive measures, ECT,
sedation and other forms of pharmacological control).
The museum’s intent is to show a wider public –
Sezione laboratorio.
Foto © S. Ghesini
The laboratory.
museo del manicomio
147
veicolato momenti di ascolto, tecniche di cura e
modalità di contenimento che troveranno pieno
sviluppo, in tempi più vicini ai nostri, fuori dalle
mura dell’asilo e dopo il varo della legge 180.
Sezione terapie.
148 reperti – giustamente valorizzati da tutti i più
Room of the therapies. importanti musei storici della psichiatria, –
significa valutare attentamente il rapporto tra
le modalità del “contenimento” (le cosiddette
“cure morali”, già menzionate) e le modalità
della “contenzione” (cure fisiche, provvedimenti
repressivi e costrittivi, elettroshock, sedazione
e “contenzione” farmacologica). Il Museo
si propone di rendere evidente anche al
grande pubblico – con il supporto di testi, di
documenti, di foto, di reperti – questa stretta ed
ineliminabile connessione tra i due livelli.
Il Museo del Manicomio di San Servolo è
stato allestito obbedendo a rigorosi canoni
storiografici. Nei limiti del possibile, si è
quindi cercato di rendere evidente la stretta
connessione tra contenzione e contenimento,
senza forzature ideologiche, e quindi senza
privilegiare o senza autonomizzare nessuno
dei due livelli. Il manicomio lungo tutta la
sua storia ha funzionato come dispositivo
carcerario, producendo emarginazione, violenza,
repressione, contenzione. Tuttavia, all’interno
di queste sue dimensioni costitutive – anche se
mai autonomamente da esse – il manicomio ha
Il trionfo dell'organicismo e il declino della
cura morale
L’asilo psichiatrico di San Servolo ha rafforzato,
soprattutto durante tutto il secolo XX, la sua
natura di ospedale, mettendo fatalmente in
secondo piano, già a partire dall’ultimo quarto
del secolo XIX, la cosiddetta cura morale. Questo
aspetto risulta assai evidente se si tiene presente
la ricchezza di reperti – alcuni dei quali molto
rari – relativi al Laboratorio e all’Ambulatorio.
Emerge un dato assolutamente evidente,
facilmente leggibile nella fisionomia dei reperti:
la medicalizzazione della follia – e la conseguente
inscrizione della psichiatria nella medicina
– ha progressivamente svuotato la cura morale,
facendo definitivamente prevalere, entro le
mura dell’asilo, un punto di vista marcatamente
riduzionista, incline a far dipendere la malattia
mentale da cause esclusivamente biologiche;
un punto di vista ampiamente preparato dalla
curvatura organicista che domina l’alienistica
europea di fine ottocento: teorie della
“degenerescenza”, teoria della malattia mentale
come tara ereditaria, conseguente abbandono
di ogni prospettiva curativa e di ogni possibile
ottimismo terapeutico.
Mostre temporanee
L’intera isola di San Servolo è dedicata a
iniziative culturali di livello internazionale, come
l’Università Internazionale di Venezia (VIU).
Oltre alla didattica, ai convegni internazionali
ed al Museo del Manicomio, nell’isola si
svolgono delle mostre temporanee tra cui quella
dello scorso anno, del tutto pertinente con la
rete ecomuseale, “oggetti e utensili della cultura
materiale”, promossa da San Servolo Servizi e
dalla Provincia di Venezia per portare alla luce
capacità tecniche antiche ed ancora attuali e la
più recente "Luoghi ritrovati dall’archivio di San
Servolo" allestita dalla Fondazione San Servolo
che partendo dalle fotografie di fine Ottocento
affianca a queste gli stessi luoghi come sono ora
dopo i restauri.
through explanations, documents, photos and artefacts
– the deep and intrinsic links between these two levels
of treatment.
The San Servolo Mental Institution Museum has been
laid out following strict historiographic principles. Where
possible, the close ties between the “contain” and “check”
approaches have been highlighted. Efforts have been
made, however, to avoid sweeping ideological sophisms
that could have given either one of the elements a greater
importance or autonomy. Throughout its history the
mental institution was a form of detention, generating
exclusion, violence, repression and restraint. However,
it needs to be said that alongside this framework – and
in a certain sense outside it – the mental institution
witnessed moments of dialogue, treatments and forms
of containment that would see their full development
in more recent times outside the institutional context
and following Law no.180.
The Triumph of Organicism and the Decline of
Moral Cures
The asylum on San Servolo strengthened its role as a
hospital, especially during the 20th century. A fatal
mistake was made, however, in relegating the so-called
moral cure to an inferior status in the closing decades
of the 1800’s. This feature becomes very clear when one
takes into consideration the wealth of artefacts – some of
which are rather rare – relating to the Laboratory and the
Consulting Room. If one considers the medicalization
of madness and the consequent inclusion of Psychiatry
in the realm of Medicine which was taking place at
the time, one aspect becomes increasingly clear when
examining the nature of the artefacts. The gradual
undermining of the effectiveness of moral treatments
that took place within the institution walls paved the
way for a reductionist point of view, where mental illness
is considered to be caused purely by biological factors (it
must be said that the Organicist trends that dominated
European Alienism at the end of the 1800’s had paved
the way for this new framework):a framework that
depended on Degeneracy theory and theories presenting
mental illness as hereditary anomaly, which in turn led
carers to forestall all prospects of treatment and deny all
hope of cure.
Temporary Exhibits
The entire island of San Servolo is dedicated to
cultural activities at an international level, such
as the International University of Venice (VI U).
Apart from didactics, international conventions
and the “Museo del Manicomio” contemporary
exhibits take place on the island. Among these was
one of last year’s shows entitled “objects and tools of
the material culture”, an exhibit altogether relevant
to the ecomuseum network. It was promoted by San
Servolo Servizi, and by the Province of Venice and
highlighted old and still used technical capabilities.
The most recent highly relevant exhibit “Rediscovered
places from the San Servolo Archive” was organized
by the San Servolo Foundation. Images taken at the
end of the 19th century are juxtaposed to images of
the same places as they are today after restoration.
Sala contenzione e
balneoterapia.
Foto © S. Ghesini
Room of the Restraint
section.
museo del manicomio
149
150
museo di marghera
museum of marghera
Giuseppe Scaboro
151
152
Pagina precedente:
scavo di canali per il
nuovo porto industriale;
sotto: capannoni dei
cantieri navali veneziani
e acciaierie del canale
industriale nord, 1919.
Foto © Archivio Studio
Aicof - Resini.
Previous page: digging
the canals for the new
industrial harbour;
below: the sheds of the
Venice shipyards and
steelworks along the
northern industrial canal,
1919.
La stanza di Marghera
L’intenzione di dar vita, a Marghera, ad un
luogo dell’archeologia industriale è stata
esplicitata dalla Provincia in più occasioni:
l’occasione del programma europeo Cultura
2000 è una di queste.
Includere Marghera tra i possibili luoghi
dell’ecomuseo della Laguna apre una possibilità
in più, non solo per scambiare idee e ‘imparare’
dalle buone pratiche europee, ma anche
per esplorare i futuri assi di finanziamento
comunitari, in grado di far maturare questa
intenzione verso la sua realizzazione.
L’Assessorato alle Attività produttive della
Provincia di Venezia (partner del progetto
europeo “Patrimonio industriale tra terra e
mare: per una rete europea di ecomusei”)
ha voluto farsi diligente nel promuovere
l’incontro tra quanti, pubblici e privati, siano
proprietari di alcune testimonianze della
“memoria” di Porto Marghera che rischiano
di andare perdute per sempre, per verificarne
le possibilità di salvaguardia attraverso azioni
concrete e condivise.
Si tratta di manufatti importanti, come treni
di laminazione, calandre, turbine, torri di
legno, parti di stabilimenti, archivi fotografici
documenti sindacali delle lotte operaie o di
altra natura ‘cartacea’. Il primo passo è di non
perderli.
Negli ultimi 20 anni a Porto Marghera molto
è andato perduto, mentre alcuni edifici si sono
salvati perché destinati ai più vari riusi, tra cui
quello neoindustriale.
Porto Marghera è uno dei più grandi poli
industriali italiani, direttamente affacciato su
una delle Lagune più suggestive del mondo
attraverso cui si può andare alla scoperta della
storia dell’industria e di una tecnodiversità
difficilmente rinvenibile in altri luoghi. Un
ambiente antropizzato unico, ricco di storie di
vita e di lavoro, sempre in evoluzione e sempre
più multiculturale; a cavallo tra produzione,
dismissione, riconversione e innovazione, che
si presta elettivamente alla sperimentazione
di nuovi dispositivi museali, alla declinazione
originale degli ecomusei e dei musei della
Industria e della Tecnica.
Marghera è un’area estesa che racchiude realtà
eterogenee:
· zone industriali produttive
· zone industriali dismesse
· zone industriali riconvertite
· aree portuali e attività logistiche
· abitazioni e centri ricreativi per i lavoratori
(anch’essi sia in uso, dismessi o riconvertiti)
Le diverse funzioni rispecchiano la nascita e lo
sviluppo di una delle prime e principali realtà
produttive in Italia per quanto riguarda la
chimica, l’acciaio, l’elettricità ed attualmente
l’evoluzione verso nuovi utilizzi e nuove
applicazioni come la logistica ma anche la
ricerca e la conoscenza (nanotech, biotech,
idrogeno e nuove energie, ecc).
Per questa diversità di ambienti, strutture e
attività “l’ecosistema” di Marghera offre edifici,
manufatti, beni di assoluto rilievo per conoscere
il passato, ciò che abitualmente si associa ad un
museo, ma anche per capire la realtà odierna del
territorio e per progettare il suo futuro.
In questo senso il concetto di dispositivi
museali, quale sviluppato da Louis Bergeron
nel progetto europeo “Patrimonio industriale
The Marghera room
The intention to create a site dedicated to the industrial
archaeology of Marghera has been expressed by the
Veneto Provincial Authority on numerous occasions,
one of which was during the European Culture Project
2000.
The inclusion of Marghera as one of the possible sites of
the Lagoon Ecomuseum provides further opportunities
for the project, not only to exchange ideas and gain
experience from European best practices, but also
to explore the availability of future EU funds which
would permit this plan to become a reality.
The Veneto Regional Board for Productive Activities
(a partner of the European project entitled “Industrial
heritage between land and sea: towards a network of
European Ecomuseums”) made a sustained effort to get
in contact with those, both public bodies and private
individuals, who owned some of the testimonials to the
“memory” of Porto Marghera, which are at risk of being
lost forever, in order to establish if it were possible to
safeguard and preserve them by means of a concrete plan
of action that could be agreed on by all those involved.
The items in question include both important articles
such as rolling mills, rolling presses, turbines, wooden
towers, sections of plants, photographic archives, as well
as labour documents of worker's disputes or of another
nature.
The first step in putting together the museum is to
collect these items and prevent them from physically
disappearing from the material cultural heritage
forever.
In the last twenty years many items have, effectively,
ben lost in Porto Marghera, while some buildings have
been saved as they were destined to be put to further
use, including neoindustrial use.
The Port of Marghera is one of the biggest industrial
centres in Italy; directly overlooking one of the most
picturesque lagoons in the world. Marghera provides
a gateway to the discovery of the history of industry
and a technodiversity diffcult to find elsewhere. This
unique anthropized setting is rich in tales of life and
work, an environment in constant development which
is becoming more and more multicultural by the
day. Experiencing at once the realities of production,
divestment, reconversion and innovation , it lends itself
perfectly to experimentation in the field of museology and
to the original idea behind the concept of ecomuseums
and museums of industry and technology.
Marghera is a vast area, host to diverse activities and
settings which include:
· industrial production zones
· industrial zones which have fallen into disuse
· reconverted industrial zones
· port facilities and logistic operations
· residential areas and workers’ social clubs (some of
which are in use, others which have been reconverted
or remain abandoned).
The various activities outlined above mirror the birth
and development of one of the first and most important
production areas of Italy with regard to the production
of chemicals, steel and electricity, as well as illustrating
the present day evolution towards new applications
and areas such as logistics, research and development
(nanotechnology, biotechnology, hydrogen and new
energy sources etc).
Because of this diversity, in terms of environments,
structures and businesses, the ‘ecosystem’ of Marghera
provides buildings, manufactured items and goods which
are not only of immense importance in understanding
the past - a role most commonly associated with
museums – but also in understanding the present-day
reality of the territory in order to plan for its future.
In this sense the concept of museum as developed by
Louis Bergeron in the European project “Industrial
heritage between land and sea: towards a network of
European Ecomuseums” not only allows for the rooms
facing the lagoon to be considered a museum, but also
requires that these rooms be organized in ways which
respond to the diverse and specific needs of each one.
Museum projects which are capable of introducing the
past and collective memory into the projects of the future
is what is envisaged for Marghera- putting knowledge
to a specific use in relation to innovation.
The same production processes and the attendant
transformations taking place in the area are often
Il padiglione dei
Complessi a Porto
Marghera.
Foto © Immobiliare
Veneziana.
The pavilion of Complessi
in Porto Marghera.
museo di marghera
153
· macchinari (impianti, turbine, ecc.)
· materiale fotografico (archivi, vedute interne/
esterne, riproduzioni di materiali originali
andati perduti e dei materiali esistenti)
· materiale cartaceo (relativo alla produzione, ai
contratti, manifesti, volantini, riviste, atti, ecc.)
· memorie personali (racconti, testimonianze,
vite dei lavoratori).
Un addetto alla
154 tra terra e mare: per una rete europea di
sabbiatura delle lamiere,
Porto Marghera 2004. ecomusei” permette di declinare il museo, non
Foto © D. Resini solo in stanze affacciate alla Laguna, ma di
Someone in charge of trattare queste stanze con modalità e strumenti
the sandblasting of steel
che rispondano alle diverse, specifiche esigenze
sheets.
di ciascuna. Ciò che si ipotizza per Marghera
è l’impiego di dispositivi museali idonei a
immettere memoria nel progetto del futuro.
Una specifica forma di uso della conoscenza
per l’innovazione.
Gli stessi processi di produzione e le
conseguenti trasformazioni in atto nella zona,
spesso dettate da dinamiche esterne e dalle
strategie economiche di società multinazionali
non radicate sul territorio, trascurano in molti
casi la conservazione di quanto è presente a
Marghera, e ha determinato l’identità dell’area
oltre che di alcune generazioni.
La memoria e le conoscenze accumulate nella
storia produttiva dell’area sono da considerarsi
a rischio.
II materiale che si ritiene fondamentale
salvaguardare comprende:
· edifici (ad uso produttivo, abitativo,
ricreativo)
Mission del museo
La mission è, in primo luogo, la necessità di
preservare e salvaguardare quelli che sono
stati chiamati “oggetti della memoria”, non
disperdere il patrimonio storico relativo alla
zona industriale di Porto Marghera e più in
generale al quartiere.
Tale patrimonio rappresenta e testimonia la
storia di un territorio (da qui la vocazione
ecomuseale), ma anche la tecnodiversità delle
produzioni (da qui la vocazione a museo
dell’industria e della tecnica), il contributo della
popolazione locale (che richiede dispositivi di
tipo specifico, innovativi).
Dare uno spazio ai materiali, alla cultura tecnica
e di produzione, ed alla storia di Marghera
e dei suoi lavoratori è il primo passo. Non
disgiunta da questa, è ben presente la volontà
di divulgazione e messa a disposizione dei
materiali e la conseguente proposta di esperienze
di visita dell’area, virtuale o, dove sia possibile,
concreta: alla scoperta di una delle stanze della
Laguna di Venezia. Mettere a disposizione il
grande patrimonio di Marghera, in un circolo
accessibile: o fisicamente, come “luogo reale” o
virtualmente, come stanza nella rete interattiva.
Queste modalità non si escludono a vicenda.
La sfida consiste, dunque, nel salvaguardare ed
allo stesso tempo rendere fruibili i materiali e
le memorie proprie dell’ambiente - produttivo
urbano e sociale - in cui sono stati collocati fino
ad oggi, senza trasferirli, se non eventualmente
in un secondo momento, in un’area limitata
e definita, o in un edificio. Si ipotizza che ciò
avvenga anche attraverso il coinvolgimento
dei principali attori del territorio e la messa in
rete di esperienze che già si stanno muovendo
su questa importante e faticosa strada della
raccolta delle memorie (es. attività promosse
dictated by external dynamics or the economic strategies
of multi-national companies without a deep-rooted
base in the territory who in many cases neglect the
preservation of that which already exists in Marghera
- a situation which has shaped the identity of the area
for some generations.
The memories and the knowledge which has been built
up over the years of production in the area are to be
considered at risk.
The preservation and protection of the following is
considered to be fundamental:
· buildings (for production, residential, recreational
use)
· machinery (plants, turbines etc)
· photographic material (archives, internal and external
shots, reproductions of original items both lost and still
in existence)
· documents (relating to production, contracts, posters,
leaflets, magazines, deeds etc)
· personal memoirs (stories, first hand accounts, accounts
of workers’ lives).
Museum Mission
The mission is, above all else, to preserve and safeguard
what have been called the ‘objects of memory’ so as not
to allow the historical heritage of the industrial zone
of Marghera port and the surrounding neighbourhood
to be lost. This heritage represents and bears witness
not only to the history of a particular territory (hence
the designation of ecomuseum), but also to the
technodiversity of production (hence the designation
of industrial and technical museum) as well as the
contribution of the local population (which calls for a
specific, innovative platform).
The first step is to provide a space for the artefacts, the
production and technological culture, and the history of
Marghera and its workers. Linked to this is the desire to
make the material available and publicize it, followed
on by proposals of virtual, and where possible, actual,
visits to the area, the aim being to bring together the
great heritage of Marghera and make it available and
accessible to all.
This could be done either physically, as a ‘room’ in the
Lagoon, or virtually, as an interactive ‘actual site’ online,
where one way of presenting the material does not
exclude the other, as has been noted, but instead creates
a complimentary relationship where each platform adds
value to the other.
The challenge, therefore, consists in preserving the
heritage on one hand, while at the same time being
able to use the material and the historic memory in the
actual environment – be it productive, social or urban –
where they have existed until today, without transferring
them to a limited and defined area or building, at least
not until a later date if it were necessary.
This could come about with the involvement of the most
important forces in the territory, and the creation of a
network which would bring together projects and people
who have already embarked on this important and
taxing journey to gather together the historic memory
of Marghera ( for example projects promoted by the
Municipality of Marghera and the Town Council of
Venice and others).
Proposals for the organization of the museum
Marghera is still a productive area.
More than two thousand hectares, 315 installed
enterprises, one of the most important port facilities in
Italy, sectors such as chemical, aluminum, ship building,
and energy still represent consistent and fundamental
parts of the Italian industrial set-up.
Here, a new agreement has been signed, after that
of 1998, that outlines foundations and choices for a
new revival and for future transformations of the
actual productive set-up that is compatible with the
environment.
All of this can be an ulterior incentive to safeguard both
the industrial heritage and the professionalism of the
workers.This could be perceived as a situation which
could hinder the establishment and running of museum
activities, it is, in actual fact, one of the strengths of our
proposal - to use the museum activities as a force of
innovation which contribute to the future of the area.
The challenge presented by the desire to illustrate the
history of production in the very locations where it is
Marghera, diporto
e giardino in isola:
sovrapposizioni e
potenzialità in laguna.
Foto © F. Calzolaio.
Marghera, a pleasure
boat and a garden in an
island: superimpositions
and potentialities in the
lagoon.
museo di marghera
155
Porto Marghera, Vega:
156 dalla Municipalità di Marghera, dal Comune
di Venezia e altri soggetti).
la ex torre di
raffreddamento del
centro studi sulle
nanotecnologie.
Foto © Provincia di
Venezia.
Porto Marghera, Vega:
cooling tower, presently
the nanotechnology
study center.
Proposte di fruizione
Marghera è ancora un’area produttiva.
Oltre duemila ettari, 315 imprese insediate,
una portualità tra le prime in Italia, settori
come la chimica, l’alluminio, la cantieristica,
l’energia, rappresentano ancora parti consistenti
e fondamentali dell’assetto industriale italiano.
Qui è stato siglato un nuovo accordo, dopo
quello del 1998, che pone le basi e le scelte per
un nuovo rilancio e per le future trasformazioni
dell’attuale assetto produttivo compatibile con
l’ambiente.
Tutto questo può essere di ulteriore stimolo alla
salvaguardia sia del patrimonio industriale che
della grande professionalità dei lavoratori.
Ciò che potrebbe essere percepito come
impedimento ad una attività museale, in realtà
è uno dei pilastri della nostra ipotesi; utilizzare
dispositivi museali per l’innovazione e il futuro
dell’area. Proprio dall’interesse e dalla sfida di
rendere accessibile la storia della produzione
nei luoghi dove essa ancora risiede ed opera,
prendono vita le due proposte di fruizione
dell’area attraverso:
· il museo virtuale;
· gli itinerari
La “stanza” di Marghera su internet ha lo scopo
di dare asilo alle risorse e di raccoglierle tutte
in un unico luogo, seppure virtuale. Questo
strumento è la porta di accesso che consente di
collegare in rete gli archivi già disponibili e dare
unità ai materiali e alle loro rappresentazioni
visive legandoli alle relative produzioni e storie
e ai corrispondenti itinerari.
L’articolazione ipotizzata è per sezioni,
ad esempio: Industria, Plastica, Storie di
Marghera, Community, Itinerari. Se scegliamo
quest’ultima sezione, sempre per esempio,
accediamo alle informazioni, istruzioni,
mappe e anteprime di ciò che i luoghi concreti
offrono.
Dal luogo virtuale si passa quindi al “luogo
reale” dove si ipotizzano le porte di accesso
all’area, corrispondenti a quelle del sito: esse
saranno il capolinea dove iniziare e terminare
un itinerario, ciascuno associato ad un tema, e
dove sarà reperibile comunque l’informazione
di base su tutti gli itinerari da intraprendere.
Queste porte sono state individuate ed associate
a edifici disponibili e/o dichiarati tali dagli
attori interessati all’iniziativa.
Il materiale a disposizione del pubblico potrebbe
essere, inizialmente, legato al sito:
· piccole brochure scaricabili da internet;
· mappe dell’area con segnalazione degli
itinerari.
Le porte fisiche potrebbero garantire lo stesso
materiale ‘scaricabile’ (senza personale addetto)
o eventualmente affiancare allestimenti
minimi:
· pannelli illustrativi dei percorsi;
· pannelli fotografici che mettono passato e
presente a confronto e in relazione, attraverso
fotografie e brevi racconti;
· introduzione alla segnaletica che ‘traccia’ gli
itinerari.
Porto Marghera nasce nel 1917, novant’anni
fa, nascono industrie, nascono quartieri operai
capaci di accogliere, fra l’altro, l’eccedenza di
popolazione della città storica, si scavavano
still operational has informed the two proposals put
forward regarding the organization of the museum:
· A virtual museum
· Tours
The aim of the Marghera ‘room’ on the internet is to
provide a space in which resources can be safely gathered
together under one roof, albeit a virtual one. The site
acts as a gateway, allowing the available archives to
be linked together on-line, thus bringing the material
and their correspondent images together as a whole and
subsequently relating them to their relative areas of
production, history and corresponding tours.
It is planned to structure the site in sections, for example;
industry, models, the history of Marghera, community,
tours. Should ‘tours’ be decided on as a section, for example,
the visitor would access information, instructions, maps
and previews of what the actual site had to offer.
From the virtual site we move on to the “actual site”,
where the gateways to the area would correspond to the
portals on the internet site: these would form the start
and finishing points of the tours, each one associated
with a theme where visitors could find information
regarding the various tours to be undertaken.
It was thought that these gateways could be linked to
buildings and plants which were either already available
or had been declared as such by those interested in the
initiative.
The material available to the public could, initially, be
tied to the internet site:
· small brochures which could be downloaded at home
· maps of the areas outlining the various tours
The actual gateways could provide the same downloadable
material (without the necessity of specialised staff),
eventually adding simple displays such as:
· illustrative panels describing the tours
· photographic displays, which would use both
photographs and brief accounts to compare and contrast
aspects of the past and present
· introductions to the signposts which would mark out
the tours.
Porto Marghera was born in 1917, ninety years ago.
Industry is created, as are work sites. The later were
capable of taking in the population from the historical
city. Canals were dredged and new commercial and
portal activities were formed. The Veneto had never
seen such a vast construction of an idea that had
become reality and that prefigured the modernization
of a country.
The work world and the territory paid a high price
for this development that today asks to be indemnified
through a new Porto Marghera and, at the same time,
dedicating research, studies and memories that must
survive to this great deed.
It is not only a commitment for the Province of Venice,
but for everyone. Furthermore, the Province, would
like to promote an extensive coordination of the Italian
provinces that intend to safeguard the industrial
heritage of the past, by means of a national law that
permits this great and important undertaking.
Le casse di colmata della
terza zona industriale nel
1987 e nel 1992, a lavori
di renaturalizzazione
appena ultimati.
Foto © Consorzio Venezia
Nuova.
The filling-in basins of
the third industrial zone
in 1987 and 1992, when
the renaturalization
works had just been
completed.
museo di marghera
157
Fabbrica chimica ancora
158 canali, si formavano nuove attività commerciali
in produzione.
Foto © Provincia di e portuali. Non si era mai visto in Veneto una
Venezia.
così grande costruzione di un’idea, diventata
Chemical plant still
realtà, che prefigurava la modernizzazione di
operating.
un paese.
Uno sviluppo pagato a caro prezzo dal mondo
del lavoro e dal territorio che oggi chiede di
essere risarcito attraverso una nuova Porto
Marghera e nello stesso tempo dedicando a
questa epopea ricerche, studi e memorie che
devono vivere.
Un impegno non solo per la Provincia di
Venezia, ma per tutti.
La Provincia, inoltre, vuole farsi promotrice
di un ampio coordinamento delle province
italiane che hanno intenzione di salvaguardare
il patrimonio industriale dal passato, attraverso
una legge nazionale che permetta questo grande
ed importante recupero.
isola del lazzaretto vecchio
lazzaretto vecchio island
Luigi Fozzati, Federica Varosio, Francesca Zannovello
159
160
Pagina precedente:
vista aerea dell'isola del
Lazzaretto Vecchio.
Sotto: fasi di scavo
archeologico durante il
restauro dell’isola del
Lazzaretto Vecchio.
Previous page: aerial
photo of the island of
Lazzaretto Vecchio.
Below: paving stones
and a well uncovered
during archaeological
excavations.
Isola del Lazzaretto Vecchio - Museo Nazionale
di Archeologia della Città e della Laguna di
Venezia
L’isola del Lazzaretto Vecchio, situata nella
laguna veneziana in prossimità dell’isola
del Lido, ospiterà dal 2010 il futuro Museo
Nazionale di Archeologia della Città e
della Laguna di Venezia, una nuova sede
espositiva destinata a presentare la storia
ambientale, urbana e sociale del territorio
lagunare attraverso le ricerche provenienti
dall’evoluzione della ricerca archeologica
condotta in ambito urbano, umido e
subacqueo.
Il progetto è promosso e coordinato dall’ufficio
NAUSICAA (Nucleo Archeologia Umida
Subacquea Italia Centro Alto Adriatico) della
Soprintendenza per i Beni Archeologici del
Veneto; esso rientra nella volontà di creare una
rete museale dedicata al mare e al territorio
lagunare volta a valorizzare l’identità culturale,
storica e morfologica del territorio veneziano.
La principale disciplina di riferimento
dell’esposizione sarà l’archeologia lagunare e
urbana; il futuro museo trova infatti origine in
quel “rinascimento archeologico” che pone oggi
Venezia tra le città archeologiche più importanti
d’Europa. Negli ultimi quindici anni la ricerca
archeologica condotta a Venezia è diventata
strumento indispensabile, disciplinato per
legge, di conoscenza e prevenzione del
patrimonio archeologico. Il lavoro sistematico
di tutela e indagine preventiva ha permesso
di saggiare la consistenza del patrimonio
archeologico del sottosuolo cittadino,
producendo quasi ottocento cantieri di scavo,
di cui circa duecentocinquanta in ambiente
subacqueo.
La principale sede espositiva è in corso
di sistemazione all’interno del complesso
architettonico dell’isola del Lazzaretto Vecchio,
precedentemente destinato, come suggerisce il
nome stesso, ad ospitare le strutture sanitarie
della repubblica veneta in tempo di peste.
Venezia è stata la prima città in Europa a
dotarsi di un ospedale interamente destinato
ai malati di peste, allestito sull’isola in
precedenza dedicata a S. Maria di Nazareth;
la corruzione del termine "Nazareth" sembra
essere infatti l’origine dell’attuale termine
lazzaretto. I primi atti costitutivi del lazzaretto
veneziano sull’isola poi denominata del
Lazzaretto Vecchio risalgono al 1423, ma già
dal 1456 la città avverte la necessità di istituire
un altro ospedale, questa volta destinato ad
accogliere per un periodo di quarantena sia le
persone ormai guarite che quelle sospette, sia
le merci che giungevano a Venezia dal bacino
del Mediterraneo. Il Lazzaretto Nuovo viene
costituito con una delibera del Senato datata
18 luglio 1468 sull’isola della Vigna Murata di
proprietà dei monaci di San Giorgio Maggiore.
Dal 1471 i due lazzaretti, Vecchio e Nuovo,
funzionano congiuntamente.
Al Lazzaretto Vecchio sono attualmente in
corso i cantieri di restauro architettonico dei
fabbricati, condotti con fondi governativi
dal Magistrato alle Acque, e quindi anche
di controllo archeologico; la fine dei lavori
è prevista per il dicembre 2009. Le opere di
restauro e adeguamento dei servizi riguardano
i lavori di consolidamento delle rive, delle
sponde dell’isola e degli edifici; il rifacimento di
tutte fondazioni e il ripristino delle coperture.
The National Archaeological Museum of the City
and Lagoon of Venice
In 2010, the island of Lazzaretto Vecchio, situated in
the Venice Lagoon near the island of Lido, will become
home to the National Archaeological Museum of the
City and Lagoon of Venice - a new exhibition centre
where the results of extensive work carried out in the
areas of urban, wetland and underwater archaeological
research will be used to illustrate the environmental,
urban and social history of the lagoon area.
The project, promoted and coordinated by NAUSICAA
(the Centre for Underwater and Wetland Archaeology
of Central Italy and the Upper Adriatic Region) and
the Veneto Regional Department for Archaeological
Heritage forms part of a plan to establish a network
of museums dedicated to the sea and the lagoon
territory, with the aim of enhancing and promoting
the cultural, historical and morphological identity of
the Venetian territory.
The main focus of the exhibitions will be that of the
archaeology of the lagoon and the city of Venice, as the
future museum owes its origins to the “archaeological
revival” which considers Venice one of the most
important cities in Europe today in relation to its
archaeological assets. In the last fifteen years, the
archaeological research being carried out in Venice
has become an essential instrument, enforced by
law, in providing measures of preventive control in
the construction of septic tanks and on all public
building sites. This systematic work of protection and
preventive research has brought to light the extent of
the archaeological heritage which lies underneath the
city, producing almost eight hundred excavation sites,
two hundred of which are underwater.
The main exhibition area is currently being set up
inside the complex of buildings on the island of
Lazzaretto Vecchio, which formerly housed the
lazaretto, or isolation hospital, of the Venetian
Republic at the time of the Plague.
Venice was the first European city to establish a
hospital dedicated entirely to plague-related illnesses.
The hospital was set up on an island previously
dedicated to Saint Maria of Nazareth, and it would
seem that the current term ‘lazaretto’ derives from a
corruption of the word ‘Nazareth”. The first deeds
relating to the establishment of the Venetian lazaretto,
on the island which subsequently became known as
Lazaretto Vecchio, date from 1423. However, in 1456
the city felt it necessary to found another hospital,
where both those suspected of carrying the plague and
patients who had fully recovered could be held for a
period of quarantine, and which would also serve as
a quarantine station for goods reaching Venice from
the Mediterranean basin. On the 18 July, 1468, the
Senate approved a resolution to establish the new
lazaretto, Lazaretto Nuovo ,on the island of Vigna
Murata, which was the property of the monks of San
Giorgio Maggiore, and from 1471 the two hospitals,
both old and new, were operating.
Work on the architectural restoration of the buildings
on Lazaretto Vecchio, financed by state funds from
the Venice Water Authority and carried out under
archaeological supervision, is currently underway
and is expected to be completed by December 2009.
The restoration work involves the reinforcement of
the island shores and those buildings in direct contact
with water, as well as the reconstruction of all the
foundations and the restoration of the roof coverings
of the buildings on the island.
Also in progress is the work of archaeological assistance,
at the moment limited to digs which are preparing the
way for public utilities and facilites, the construction
of new foundations and underpinnings of the walls,
as well as the construction of purification tanks for
the waste water. Further digs in other parts of the
island are planned for the future, some of which will
be preserved in situ as museum exhibitions which will
form part of the museum tour for visitors.
The island’s former role as a quarantine station has
meant that the construction work being carried out has
resulted in substantial archaeological finds; the work
Stato di avanzamento
del cantiere di restauro
architettonico.
Work in progress on the
architectural restoration
site.
isola del lazzaretto vecchio
161
Reperto in cotto
162 Allo stesso tempo sta procedendo l’assistenza
rinvenuto durante
gli scavi archeologici archeologica, al momento limitata agli scavi
dell’isola.
per il passaggio dei servizi, per la realizzazione
Find recovered during delle nuove fondazioni e sottofondazioni
archaeological digs on
delle murature e per le vasche di decantazione
the island.
delle acque nere. In futuro è prevista la
continuazione degli scavi in altre parti
dell’isola, alcuni dei quali saranno musealizzati
in situ e diventeranno accessibili al pubblico
come parte del percorso museale.
La destinazione passata dell’isola a lazzaretto
ha inevitabilmente un pesante risvolto dal
punto di vista dell’impatto archeologico
dei lavori edili: questi hanno portato alla
luce numerose fosse comuni con migliaia di
scheletri, conservati in buone condizioni e per
i quali è possibili costruire delle stratigrafie
di deposizione. Buona parte di questi reperti
sarà studiata dal punto di vista antropologico
e sanitario e andrà a formare il materiale
espositivo di una sezione museale dedicata alla
storia della sanità lagunare.
Il progetto museografico dell’allestimento
prevede un percorso espositivo su due livelli,
uno destinato alla storia del sito e dell’isola,
inserito all’interno del sistema dei lazzaretti
veneziani, e uno di più ampio respiro volto
a raccontare l’evoluzione dell’ecosistema
lagunare e successivamente dell’insediamento
urbano nel corso dei secoli, di cui saranno
presi in considerazione la geografia dei
primi insediamenti, la conquista dell’acqua,
le tecniche di costruzione, l’economia, la
produzione e l’alimentazione.
La costruzione dell’insediamento urbano sarà
messa in relazione alla storia evolutiva di altre
realtà del territorio, come quelle di Grado,
Caorle e Chioggia, che manifestano medesime
strategie insediative e simili caratteristiche
morfologiche. Seguirà quindi la presentazione
della storia urbana di Venezia.
In parallelo vi saranno sezioni a carattere
tematico, riguardanti ad esempio la storia
economica della laguna messa in relazione
alla rete di commerci marittimi, quindi
l’archeologia e la storia navale e l’antropologia
delle popolazioni lagunari.
Le particolari condizioni anaerobiche del
terreno permettono a Venezia e nella sua
laguna la conservazione di reperti organici
(legname, pellami, evidenze paleoambientali)
di straordinario interesse scientifico e di
estrema efficacia per la ricostruzione del
contesto di vita delle comunità che nei secoli
hanno dato forma all’ambiente veneziano.
L’archeologia ha quindi rappresentato, da
sempre, un’indispensabile fonte privilegiata.
L’ultima parte dell’esposizione illustrerà
dunque l’evoluzione passata, attuale e futura
dell’archeologia veneziana, prevedendo
l’aggiornamento dell’esposizione con materiali
e notizie provenienti da cantieri aperti nel
territorio.
Il Museo di Archeologia della Città e della
Laguna sarà contemporaneamente un museo
della città e un museo del territorio, dove per
territorio qui si intende un ecosistema lagunare
fortemente antropizzato, un particolare sistema
urbano a carattere portuale, decentrato nelle
isole della laguna destinate a diversi scopi
nell’economia complessiva della gestione della
città.
La tutela archeologica a Venezia prevede una
stretta relazione tra la città e il sistema lagunare;
non è pertanto possibile limitare il panorama
has brought to light several mass graves containing
thousands of well preserved skeletons, from which it
is possible to construct stratigraphies of deposition. A
large part of these finds will be studied from both an
anthropological and medical point of view and will
then be exhibited in a section of the museum dedicated
to the history of health-care in the lagoon.
The museological plan proposes the creation of
exhibition areas on two floors. One floor will be
dedicated to the history of the site itself and of the
island’s role within the system of Venetian quarantine
hospitals. The second floor will cover a wider range of
topics, beginning with a description of the evolution
of the lagoon’s eco-system and moving on to explore
urban settlements throughout the course of centuries,
examining areas such as the geographical details of
the first settlements, settlers’ conquest of the water,
techniques used in the construction of dwellings,
the economy, production and diet. The construction
and development of urban settlements will be linked
to the historical development of other towns in the
region, such as those of Grado, Caorle and Chioggia,
all of which display similar settlement strategies
and morphological characteristics. This will then be
followed by the presentation of the urban history of
Venice.
Alongside these exhibitions will be sections following
various themes, regarding, for example, the economic
history of the lagoon and its links to the network of
shipping traders, examining the archaeology, maritime
history and anthropology of the lagoon inhabitants.
The particular anaerobic conditions of the soil in
Venice and the lagoon has resulted in the preservation
of organic artefacts ( wooden objects, hides and skins
and paleoenvironmental artefacts) of great scientific
interest, which have proven to be extremely effective in
reconstructing the lives and contexts of the communities
which have shaped the Venetian environment over the
centuries. Due to these special conditions, archaeology
has always been an indispensable source of information
and knowledge in reconstructing the history of the city
and lagoon.
Therefore, the final part of the exhibition will illustrate
the development of Venetian archaeology, from the
past to present and future, and will include news on
new additions to the exhibitions coming from various
active excavation sites in the region.
The Archaeological Museum of the City and Lagoon
of Venice will be a museum dedicated to both the city
and the territory surrounding the city, where the term
‘territory’ can be interpreted as including a strongly
anthropized lagoon eco-system, and a distinctive
urban/seaport system decentralized in the lagoon
islands, which carry out different roles in the overall
economy of the city.
Where the preservation and protection of the
archaeological heritage in Venice is concerned, the city
and the lagoon are closely and inextricably linked: it
is therefore impossible to limit the scope of the museum
to just one island, or one history.
The creation of a map outlining the areas of
archaeological interest at risk in the Venice lagoon has
finally led to a higher level of awareness regarding the
extent of the archaeological heritage which must be
protected through the coordinated efforts of all those
bodies responsible, and as such amounts to a rare
miracle in Italy in relation to the overall preservation
and protection of the territory.
This constructive work of preservation, research
and development has been achieved thanks to the
establishment of a close collaboration between the
Regional Department for Archaeological Heritage,
the Municipality of Venice, the Venice Water
Authority and Insula S.p.A. (Insula PLC).This
collaboration made it possible to set up a serious, long
term archaeological plan, based on a willingness to
come together to deal with and resolve any problems
which could arise, fully respecting the laws regarding
these matters, in order to safeguard the heritage of the
submerged history of Venice and its lagoon, a heritage
unparalleled in the world today.
The future museum will therefore act as a centre for the
management of the preservation of the archaeological
heritage of Venice.
In addition to the main centre on the island of
Lazzaretto Vecchio, a warehouse which will house
archaeological finds and feature educational areas,
as well as further exhibition space, is currently being
built. Furthermore, the future Museum of Maritime
Archaeology of Caorle will include a warehouse to
house relics found, while a workshop for the restoration
A sinistra: si tratta del
calice in vetro di Murano
recuperato durante gli
scavi per il restauro
architettonico del Teatro
Malibran a Venezia.
A destra: reperto in
cotto rinvenuto durante
gli scavi archeologici
dell’isola.
Left: goblet in Murano
glass found during
architectural restorative
work of the Malibran
Theatre in Venice.
Right: find salvaged
during an archaelogical
dig on the island.
isola del lazzaretto vecchio
163
164
Foto aerea dell'Isola del
Lazzaretto Vecchio.
Aerial view of the island
of Lazzaretto Vecchio.
di riferimento del museo ad una sola isola, ad
una sola storia.
La realizzazione di una carta del rischio
archeologico della Laguna di Venezia ha
finalmente portato ad una maggiore coscienza
dell’entità del patrimonio da proteggere
attraverso l’azione coordinata di tutti gli enti
responsabili e rappresenta un raro miracolo
italiano della tutela globale del territorio.
Questo positivo lavoro di tutela, ricerca e
valorizzazione è stato raggiunto grazie all’avvio
di una stretta collaborazione tra Soprintendenza
archeologica del Veneto, Comune di Venezia,
Magistrato alle acque e Insula S.p.A: è stato
così possibile avviare una programmazione
archeologica seria e duratura, basata sulla
disponibilità ad affrontare congiuntamente
ogni problema per risolverlo nel rispetto delle
leggi e nella necessità di tutelare un patrimonio
unico al mondo come quello della storia
sommersa di Venezia e della sua laguna.
Il futuro museo agirà quindi da centro per
l’organizzazione della conservazione del
patrimonio archeologico veneziano.
Oltre alla sede principale situata sull’isola del
Lazzaretto Vecchio, un magazzino dei reperti
archeologici con spazi didattici e ulteriori
sedi espositive è in corso di realizzazione al
Lazzaretto Nuovo, mentre nel futuro Museo
di Archeologia del Mare di Caorle verrà
allestito anche il magazzino dei relitti. Negli
spazi dell’Arsenale di Venezia si sta invece
organizzando il laboratorio di restauro dei
reperti umidi e bagnati.
Il Museo di Archeologia della Città e della
Laguna si configurerà quindi come struttura
multi-location, decentrando in altre sedi e su
altre isole parte delle sue attività; si inserirà
inoltre nel già operativo sistema dei parchi
archeologici lagunari, per offrire a cittadini
e visitatori un’esposizione che, integrando
spazi museali tradizionali e percorsi nel
territorio, intende stimolare un approccio più
approfondito e più consapevole alla storia e
alla cultura della città lagunare.
L’allestimento di questo nuovo museo
dedicato alla città e alla laguna veneziana
sarà un’occasione imperdibile, e attualmente
estremamente necessaria, perché gli abitanti
si riapproprino della città e della sua storia.
I primi interlocutori del museo si vorrebbe
che fossero infatti i cittadini, perché Venezia
non diventi inesorabilmente una città-museo
destinata esclusivamente ad attrarre un numero
sempre maggiore di turisti.
Si tratta di un progetto che mira alla
rivalutazione dell’identità culturale, storica
e morfologica del territorio lagunare anche
in un’ottica di turismo maggiormente
sostenibile.
La realizzazione del Museo di Archeologia
della Città e della Laguna rappresenta, insieme
ai piani per il Museo di Archeologia e Storia
Navale da allestire nell’Arsenale di Venezia in
collaborazione con la Marina Militare, per il
Museo di Archeologia del Mare di Caorle e
per il Museo del Lago di Garda a Peschiera,
l’attività progettuale della Soprintendenza
Archeologica del Veneto per i prossimi venti
anni, verso la realizzazione di una rete per
lo studio e la presentazione dell’archeologia
urbana e subacquea.
of the relics found underwater is being organised in
the Arsenale of Venice.
Therefore the Archaeological Museum of the City and
Lagoon of Venice will be a multi-location organization,
decentralizing part of its activities to other sites and
islands. Moreover, it will become part of the existing
network of archaeological lagoon parks, in order to
offer both Venetians and visitors an exhibition which,
by integrating traditional museum exhibitions with
tours throughout the territory, intends to stimulate a
more thorough and in-depth approach to the history
and culture of the lagoon city.
A visit to this new museum dedicated to Venice and its
lagoon will be an occasion not to be missed, one which
is now also essential in order to give the residents of
Venice the chance to regain possession of their city
and its history. It is hoped that the first visitors to the
museum will, in fact, be local people, so that Venice
does not become a museum city destined only to attract
an ever growing number of tourists.
It is a project which also includes the concept of
more sustainable tourism in its re-evaluation of the
cultural, historical and morphological identity of the
lagoon territory.
The completion of the Archaeological Museum of the
City and Lagoon of Venice, together with the creation
of the Museum of Archaeology and Maritime History
(to be set up in the Arsenale of Venice in collaboration
with the Italian Navy), the Museum of Maritime
Archaeology of Caorle and the Lake Garda Museum
in Peschiera, make up the activities planned by the
Veneto Regional Department for Archaeological
Heritage for the next twenty years, working towards
the realization of a museum network dedicated to
the study and presentation of urban and underwater
archaeology.
I materiali rinvenuti
durante lo scavo per
la ristrutturazione dei
capannoni a San Alvise a
Venezia hanno restituito
differenti tipologie
di materiali: legni di
fondazione, vasellame
ceramico e reperti in
pietra.
Objects found during
excavation for the
restructuring of sheds
in Saint Alvise, Venice
are of different types of
materials: foundation
wood, earthenware and
stone.
isola del lazzaretto vecchio
165
appendice
appendix
il sistema del museo della scienza
e della tecnica della catalogna
system of the museum of science
and technology of catalogna
Eusebi Casanelles i Rahola e Jaume Matamala
167
168
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Museo della Scienza e
della Tecnica di Terrassa.
Sotto: la miniera
Bellmunt del Priorat.
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Museum of Science and
Museum of Science and
Technology in Terrassa.
Below: Bellmunt del
Priorat mine.
La rete dei musei attorno alla laguna di
Venezia è matura per costituire un sistema,
laddove la semplice giustapposizione delle
stanze ecomuseali in una rete può divenire un
comune sistema di comunicazione e diffusione.
Occorre in questo senso elaborare una strategia
complessa per la quale può essere utile il
percorso che ha portato alla realizzazione del
Sistema del Museo della Scienza e della Tecnica
della Catalogna (mNACTEC). La complessità
delle stanze dell’ecomuseo lagunare, di
molteplice natura, può arricchirsi proprio
con un rafforzamento della riflessione sul
patrimonio industriale svolta in Catalogna.
Il sistema del mNACTEC
Per comprendere come si è sviluppato il
mNACTEC deve essere ricordato in primo
luogo che, quando è stato progettato il
museo nel 1884, si era affermato il concetto
della Catalogna come una città che viene dal
periodo del “noucentismo” (il movimento
politico-culturale della Catalogna agli inizi
del secolo XX), in secondo luogo la diversità
della Catalogna dal punto di vista naturale e
produttivo (caratteristica non riscontrabile in
molte altre parti del mondo), e in terzo luogo
le caratteristiche della industrializzazione
catalana stessa.
Il concetto della Catalogna come città
Lo sviluppo di istituzioni come i musei nel
territorio catalano dipende principalmente dal
concetto stesso del territorio. A tale riguardo,
il punto di partenza è stato il concetto di
Catalogna-Città proposto dal “noucentismo”
che considerava la Catalogna come una grande
città organizzata sul modello delle città-stato
dell’antica Grecia. La città-stato greca era
un’unità territoriale a scala umana, che un
cittadino poteva facilmente fare propria.
Il centro era la città o “polis” e si estendeva
fino a dove una persona fosse in grado di
arrivare partendo dal centro e poi tornando
indietro in giornata. Era un’area con un centro
che strutturava gli altri spazi e si estendeva per
circa trenta chilometri di diametro.
A quel tempo, negli anni Venti, erano stati
fatti degli sforzi per ridurre il più possibile il
dualismo tra campagna e città e si sentiva il
bisogno di diffondere l’innovativo e moderno
spirito delle città di tutta la Catalogna e in
particolare lo spirito di Barcellona. Questo
movimento riteneva che la Catalogna fosse
paragonabile alle città-stato della Grecia
perché, nonostante fosse di maggiori
dimensioni, i nuovi e moderni mezzi di
comunicazione rendevano i luoghi lontani
maggiormente accessibili. Al momento, grazie
agli avanzamenti fatti negli ultimi anni in
materia di sistemi di comunicazione, è più
facile viaggiare da un luogo all’altro e tornare
in un solo giorno.
Il concetto di Catalogna come città, offre unità
al territorio e connette l’intero territorio con
la capitale. Da questo si può dedurre che non
rappresenta un problema allestire installazioni
nazionali in qualsiasi parte del territorio, dato
che sarà accessibile a tutti. I sistemi centralisti,
invece, tracciano una distinzione tra la capitale
e il resto del territorio e tendono a sostenere che
il solo posto dove dovrebbero essere allestite le
installazioni nazionali è la capitale, perché è
l’unico posto accessibile a tutti.
The network of museums located around the Venice
Lagoon is now at the stage where it can become a
system: connecting the ecomuseum rooms together
in a network would allow for the development of a
shared system of communication and promotion. The
creation of such a system requires the development of
a detailed and highly structured strategy, one which
could benefit from an analysis of the process which led
to the creation of the System of the Museum of Science
and Technology of Catalogna (mNACTEC) The
complexity and diversity of the rooms of the Lagoon
Ecomuseum can be enriched by reflecting on the
industrial heritage project conducted in Catalogna.
The mNACTEC system
In order to understand how the mNACTEC was
developed, it is necessary to remember that three
issues were considered when the museum was
planned. Firstly there was the territorial concept of
Catalonia as a city which came from the period of
noucentisme (the cultural-political movement in
Catalonia at the beginning of the 20th century). The
second consideration was the natural and productive
diversity of Catalonia, not to be found in many other
parts of the world, and thirdly, account was taken of
the characteristics of Catalan industrialisation itself.
The concept of Catalonia as a city
The development of institutions such as the museums
in the territory of Catalonia is greatly dependent
on the concept of the territory itself. In this respect,
the starting-point was the noucentista concept of
Catalunya-Ciutat, which considered Catalonia as
a large city organised along similar lines to the citystates
of ancient Greece. The Greek city-state was a
territorial unit on a human scale, which a citizen
could easily assimilate. The centre was the city or
“polis”, and it extended to as far as a person could
get to, starting from the centre, and then return from
in one single day. It was an area with a centre that
structured the remaining area, and it was some thirty
kilometres in diameter.
At that time, in the 1920s, efforts were made to
reduce the country-city duality as much as possible,
and a need was felt to spread the innovative and
modern spirit of cities, and in particular the spirit
of Barcelona, throughout Catalonia. This movement
considered that Catalonia was comparable with the
Greek city-states, because despite being much larger in
area, the new modern means of communication made
distant places more accessible. At present, thanks to
the advances made in land communication systems
over the last few years, it is easy to travel from one
point to another and return in just one day.
The concept of Catalonia as a city gives a unity to
the territory and links the whole of the territory with
the capital. From this it may be deduced that setting
up national installations in any part of the territory,
would not present a problem since it will be accessible
to everyone. Centralist systems draw a distinction
between the capital and the remaining area and
tend to argue that the only place where national
installations should be set up is in the capital, because
it is the only place accessible to everyone.
This view reinforced the idea of a national museum
spread across Catalonia, since the implication was
that the creation of a thematic section, which is in
fact a part of the National Museum, could be situated
at any point in Catalonia thanks to its accessibility.
From biodiversity to technodiversity
One of the characteristics of Catalonia is its
biodiversity, for there are few areas of the planet as
small as Catalonia in which such a large number of
different ecosystems can be found. This is due to the
fact that Catalonia is situated in a Mediterranean
zone that borders on the wet north and the dry south.
It is a mountainous area of varying altitude, and there
is also great geodiversity. A relatively short journey can
take you from an alpine system, in the Pyrenees, to an
arid system in the south, while there are a variety of
systems in between.
Mappa del Sistema del
mNACTEC (museo della
Scienza e della Tecnica
della Catalogna).
Map of the mNACTEC
system (Museum of
Science and Technology
of Catalogna).
il sistema del mNACTEC
169
creare ampie aree monoculturali. La varietà di
produzione agricola alimentò una mentalità di
lavoro più flessibile, dato che c’era un maggiore
contatto con differenti metodi di lavoro
che, allo stesso tempo, fornivano le diverse
materie prime prodotte dall’attività agricola,
dall’allevamento di bestiame, dalla selvicoltura
e dall’industria mineraria. Numerose attività
artigianali sono state stabilite in Catalogna,
come indica il grande numero di società
presenti.
Nel periodo industriale questa situazione
è stata portata avanti con la creazione di
attività in vari settori, che hanno condotto
alla tecnodiversità. C’erano piccole e medie
attività, in contrasto con le aree in cui c’era
una monocoltura, dove la tendenza era verso
la creazione di grandi imprese.
Il reticolo dei lucernari
170 Questa prospettiva ha rinforzato l’idea di
del Museo della Scienza
e della Tecnica della
un museo nazionale distribuito attraverso il
Catalogna di Terrassa. territorio della Catalogna, dal momento che la
The grid of skylights of creazione di una sezione tematica (che di fatto
the Museum of Science è una parte del Museo Nazionale) poteva essere
and Technology of
Catalogna in Terrassa. situata in qualunque punto della Catalogna
grazie alla sua accessibilità.
Dalla biodiversità alla tecnodiversità
Una delle caratteristiche della Catalogna è la
sua biodiversità, ci sono infatti poche zone
della terra così piccole come la Catalogna in
cui si possa trovare un così ampio numero
di differenti ecosistemi. Questo è dovuto al
fatto che la Catalogna è situata in una zona
mediterranea che confina a nord con un clima
umido e a sud con un clima secco, è un’area
montuosa con altitudini variabili e c’è anche una
grande geodiversità. Un viaggio relativamente
corto può portare da un sistema alpino, sui
Pirenei, ad un sistema arido a sud, mentre tra i
due ci sono una varietà di sistemi.
La biodiversità porta allo sviluppo di una
varietà di attività agricole con differenti
raccolti, a differenza di luoghi in cui c’è solo un
tipo di ecosistema, dove la tendenza è quella di
L’industrializzazione della Catalogna
Il fatto che la Catalogna fosse da sola
nell’industrializzazione di quest’area del
Mediterraneo l’ha portata a diventare una sorta
di isola industriale, lontano dagli importanti
nuclei situati in Europa del nord, a cui, per
continuare la similitudine, è stato assegnato
il ruolo di continente. Questa situazione ha
avuto tre conseguenze. In primo luogo, la
Catalogna produceva tutti i beni industriali
basilari di cui aveva bisogno, nonostante
il primato del settore tessile. In secondo
luogo, il tipo di industria, e in particolare
l’architettura degli edifici, rivelava particolari
caratteristiche che, nell’insieme, differivano da
quelle del nord Europa, da cui provenivano
gli esempi. A questo riguardo, la Catalogna
potrebbe essere paragonata alle specie animali
e vegetali di un’isola che sono riconducibili alle
specie del continente pur avendo avuto una
differente evoluzione. Per questo il Patrimonio
Industriale della Catalogna ha caratteristiche
molto particolari. La terza conseguenza è stata
che là ci fosse una specializzazione territoriale
della produzione. Pertanto l’area di Capellades
si era specializzata nella produzione di carta,
l’area di Igualda nelle produzione di pelle
(produce ancora una alta percentuale di
suole per le scarpe spagnole), Palafrugell nella
produzione di sughero e così via.
Biodiversity leads to the development of a variety of
farming cultures with different crops, unlike places in
which there is only one type of ecosystem, where the
tendency has been to create large monocultural areas.
The diversity of agricultural production fostered a more
flexible working mentality, since there was greater
contact with different methods of work, which at the
same time provided different raw materials produced
by agricultural activity, stockbreeding, forestry and
mining. Many different crafts were established in
Catalonia, as reflected by the large number of guilds.
In the industrial period this situation continued with
the creation of businesses in various sectors, leading to
technodiversity. These were small and medium-sized
businesses, in contrast to those in areas where there
was a monoculture, where the tendency was towards
the creation of large enterprises.
The industrialisation of Catalonia
The fact that Catalonia was alone in industrialising
in this area of the Mediterranean led to it becoming
a kind of industrial island far from the important
nucleus situated in the north of Europe, which, if the
simile is continued, was cast in the role of a continent.
This situation had three consequences. Firstly,
Catalonia produced all the basic industrial goods that
it needed, despite the supremacy of textiles. Secondly,
the type of industry and particularly the architecture
of the buildings revealed special characteristics which,
considered globally, differed from those of northern
Europe, from where the models came. In this respect,
Catalonia could be compared with the animal and
vegetable species of an island, which are related to
the species on the continent, but which have evolved
differently. For this reason the Industrial Heritage of
Catalonia has very special characteristics. The third
consequence was that there was a territorial specialisation
of production. Thus the area of Capellades specialised
in paper, Igualada in leather (it still produces a high
percentage of the soles for Spanish shoes), Palafrugell
in cork, and so on. The textile industry also became
focused on particular areas, with the production of
almost all the Spanish grade wool in the Vallés area,
knitwear on the coast, ribbons in Manresa.
As a result of Catalonia’s geodiversity, a variety of
mining operations were established: lead, salt, iron,
coal. Technodiversity and territorial specialisation
are the two factors which have made it physically
possible to create the present organisation of museums
in Catalonia, and therefore this organisation is not
easily transferable to other countries.
which are leading society towards a more complex
model. The interrelationships between the various
factors which have a determinant effect on life are
increasing in both quantitative and qualitative terms.
As a result of the accelerated or exponential change in
which we are immersed, as opposed to linear change,
the future cannot be foreseen as it was some years
ago, and we cannot be certain of how we will live,
how we will work, or of the organisational bases on
which society will be governed. This situation creates
a feeling of uncertainty which must be accepted as one
of the characteristics of our time.
In response to these two components of our society,
complexity and unpredictability, economic and
social institutions have changed their dynamics and
organisational methods in order to confront the new
challenges which are constantly encountered.
In order to face these challenges there has been
a tendency to promote new, much more flexible
organisations that can adapt to the new situations
and which tend towards joining together and sharing
authority, rather than transferring it to a higher level.
This new situation has also been reached thanks to a
rise in the educational level of citizens and the diffusion
of the concept of democracy in family, professional
and political circles, which has encouraged people to
adopt a more participatory role in the various spheres
of their lives.
Hierarchical structures offer the members of these
Museo della città di
Vidal.
Museum of Vidal city.
il sistema del mNACTEC
171
The organisation of the museums of the mNACTEC:
strategy in the face of uncertainty
The world today is undergoing increasingly rapid
changes, largely as a result of advances in technology,
172
La miniera Petroli.
The Petroli mine.
Inoltre, l’industria tessile si è concentrata in
particolari aree, con la produzione, per quasi
tutta la Spagna, di lana nell’area di Vallés,
di maglieria sulla costa, di nastri nell’area di
Manresa…
Come risultato della geodiversità della
Catalogna, sono state costituite varie industrie
minerarie per l’estrazione di piombo, sale,
ferro, carbone…
La tecnodiversità e la specializzazione
territoriale sono i due fattori che hanno reso
fisicamente possibile l’attuale organizzazione
dei musei in Catalogna e perciò questa
organizzazione non è facilmente trasferibile
ad altri paesi.
L’organizzazione dei musei del mNACTEC:
strategia di fronte all’incertezza
Il mondo di oggi sta subendo sempre più
rapidi cambiamenti, perlopiù come risultato
degli avanzamenti tecnologici, che stanno
portando la società verso un modello più
complesso. L’interdipendenza tra i vari fattori
che hanno un effetto determinante sulla vita,
stanno subendo un incremento sia in termini
qualitativi che quantitativi. Come risultato
dell’accelerato o esponenziale cambiamento,
in cui siamo immersi, contrariamente al caso
di un cambiamento lineare, il futuro non può
essere previsto come era qualche anno fa, e
non possiamo essere certi di come vivremo, di
come lavoreremo, o delle basi organizzative su
cui sarà impostata la società. Questa situazione
crea una sensazione di incertezza che deve
essere accettata come una delle caratteristiche
del nostro tempo.
In risposta a queste due componenti della
nostra società, complessità e imprevedibilità,
le istituzioni economiche e sociali hanno
cambiato le loro dinamiche e metodi
organizzativi al fine di affrontare le nuove sfide
che costantemente si presentano.
Per affrontare queste sfide c’è stata la tendenza
a promuovere nuovi organismi più flessibili,
che si possano adattare alle nuove situazioni e
che siano inclini ad affiancare e partecipare al
potere, piuttosto che trasferirlo ad un livello
più alto. Questa nuova condizione è stata
raggiunta anche grazie a una crescita nel livello
di educazione dei cittadini e alla diffusione del
concetto di democrazia in famiglia, nell’ambito
professionale e politico, che ha incoraggiato la
gente ad adottare un ruolo più partecipativo
nelle varie sfere delle loro esistenze.
Le strutture gerarchiche offrono ai membri
delle stesse una sicurezza, dovuta al fatto che
c’è una logica chiara nelle decisioni che sono
prese e legittimate dalla inappellabile autorità
del leader; ciascuno ha la sua posizione
all’interno di una struttura comprensibile
e sono consapevoli dei limiti della propria
autorità e delle proprie decisioni.
Inoltre, negli assetti gerarchici c’è un risparmio
di energia nel prendere decisioni, dato che
è una sola persona, a prescindere dall’aver
cercato pareri, a prendere le decisioni e gli
ordini vanno avanti per mezzo di una scala di
potere predeterminata.
Tuttavia, questi assetti hanno anche dei punti
deboli; uno di questi è la soppressione delle
iniziative personali, che frustra la creatività
dei componenti che non giocano un ruolo
primario nel sistema. D’altro canto, le linee
dell’azione gestionale sono spesso prese senza
considerazione di che cosa stia realmente
security, due to the fact that there is a clear logic in
the decisions that are made and legitimised by the
unquestionable authority of the leader; everyone has
their position within a comprehensible framework
and they are aware of the limits to their authority and
decisions. Furthermore, in hierarchical organisations,
there is a saving of energy in the decision-making,
since only one person, regardless of whether or not
they have sought advice, makes the decisions, and the
orders are passed on by means of a predetermined scale
of authority.
However, these structures also have their weak points;
one of these is the stifling of personal initiatives, which
frustrates the creativity of those components who do not
play a leading role in the organisation. On the other
hand, lines of managerial action are very often taken
without consideration of what is actually taking place.
These organisations tend to be conservative, inflexible
and not very adaptable. Public administration is an
extreme case of hierarchical organisation which tends
to be immobile, due, among other factors, to the
unchangeable predetermination of the structure and
the working positions.
For these reasons, in the last few years more participatory
organisations have established themselves. In business
organisation theory more attention is being paid to the
concepts of flat organigrams, i.e. those that eliminate
the various tiers of authority as much as possible, and
organisation by objectives, which gives more freedom
and autonomy to each organisation sector.
In the case of the mNACTEC System, which is an
organisation of institutions spread across a particular
area, and in which each of the centres has legal
autonomy, the hierarchical system, besides being
impossible, is not the most advisable system.
On the other hand, there has been an express wish
to avoid associative organisation (the mNACTEC
System is not an association of museums). The
objective of an association is to offer services to
associates, and here there is no interrelationship
between the organisational structures of each of the
parts, which act with absolute independence and are
perfectly able to avoid becoming involved in their
operation. In contrast, the aim has been to create a
new non-hierarchical entity which will provide a
new identity for the whole, superimposing itself on
individual identities without nullifying these. This
organisation must enhance the creativity of each of its
members and constantly adapt to the new situations
created by society. Therefore it is based on two concepts:
organisation in a network and, evolving from this,
organisation in a system.
The concept of network
“By definition a network has nodes, as opposed to a
centre. The nodes may be of different sizes and may
be interlinked by asymmetric relationships within the
network, in such a way as to not prevent diversity
between its members. However, asymmetries, aside the
various nodes are interdependent, in such a way that
no node, not even the most powerful, can do without
the others, however small these may be, when making
decisions”, Manuel Castells.
The concept of network, which is the concept that
governs the current world of the internet, makes it
possible to face complexity and uncertainty, working
and creating solutions by taking advantage of the
creativity of its members and the synergies that are
created. Within the network sub-networks appear
which increase the complexity, but which are
organised to solve a problem or increase the effciency
of a service. The dynamic of many organisations in a
network which are organised with a clear objective is
similar to the dynamic in biology known as “directed
chaos”. When we observe what each of the individuals
are doing at a given moment, it appears that there is
a chaotic relationship between them, but if the whole
is observed over a period of time, it will be discovered
that all the movements and activity have a purpose.
In this respect we might pose the question: What do
the individuals in the shools of fish or the ant colonies
or the beehive do in common? No one of them is the
leader. In each of these cases, the complex models that
they represent emerge from the simple interactions
between individuals.
Museo della fabbrica
di cemento Asland de
Castellar de n’Hug.
Cement Factory Museum,
Asland Castellar de
n’Hug.
il sistema del mNACTEC
173
L’obiettivo dell’associazione è di offrire servizi
agli associati e qui non c’è interdipendenza
tra le strutture organizzative di ciascuna delle
parti, che agisce con assoluta indipendenza e
può perfettamente evitare di farsi coinvolgere
nella loro azione. Al contrario, l’intenzione è
quella di creare una nuova entità non gerarchica
che fornisca una nuova identità al tutto,
sovrapponendosi alle identità individuali senza
però annullarle. Questo modello organizzativo
deve accrescere la creatività di ciascuno dei
membri stessi e adattarsi costantemente alle
nuove situazioni create dalla società e perciò è
basato su due concetti: organizzazione a rete e,
da questo, organizzazione in un sistema.
174
Un’immagine della
fabbrica di tessuti, ora
museo della Scienza
e della Tecnica della
Catalogna a Terrassa.
An image of the textile
factory, now the
Museum of Science and
Technology of Catalogna
in Terrassa.
accadendo. Questi assetti tendono a essere
conservativi, inflessibili e non molto adattabili.
La pubblica amministrazione è un caso estremo
di organizzazione gerarchica che tende ad
essere immobile, situazione dovuta, tra gli altri
fattori, a una predeterminazione immutabile
dell’assetto e degli incarichi.
Per queste ragioni negli ultimi anni è stato creato
un maggior numero di sistemi partecipativi.
Nella teoria dell’assetto delle organizzazioni si
sta ponendo maggiore attenzione al concetto
di organigramma piatto, i.e. quello che elimina
per quanto possibile i vari gradi di potere e
di organizzazione per obiettivi, che concede
maggiore libertà e autonomia a ciascun settore
dell’organizzazione.
Nel caso del Sistema del mNACTEC, che
è un sistema di istituzioni diffuse in una
particolare area e in cui ciascuno dei centri
ha un’autonomia legale, il sistema gerarchico,
oltre ad essere impossibile, non sarebbe il
sistema più consigliato.
D’altra parte, c’era stato un espresso desiderio
di evitare un’organizzazione associativa, (il
sistema del mNACTEC non è un’associazione
di musei).
Il concetto di rete
“Dalla definizione una rete ha nodi, in
opposizione ad un centro. I nodi potrebbero
essere di differenti dimensioni e potrebbero
essere collegati da legami asimmetrici
tramite la rete, in modo tale che non siano
impedite diversità tra i membri. Comunque,
trascurando queste asimmetrie, i vari nodi
sono interdipendenti, in modo tale che nessun
nodo, nemmeno il più forte, possa operare
senza gli altri quando prende decisioni,
per quanto piccoli questi siano” Manuel
Castells. Il concetto di rete, che è il concetto
che governa l’attuale mondo di internet,
rende possibile far fronte alla complessità
e all’incertezza, attivando e dando forma a
soluzioni approfittando della creatività dei
suoi membri e delle sinergie che sono state
create. All’interno della rete compaiono dei
sottosistemi che ne aumentano la complessità,
ma che sono strutturati per risolvere un dato
problema o per aumentare l’efficienza di un
servizio. La dinamica delle molte organizzazioni
in una rete che siano strutturate con un chiaro
obiettivo è simile alla dinamica che in biologia
è conosciuta come “caos diretto”.
Quando osserviamo che cosa stia facendo
ciascuno degli individui in un dato momento,
sembra che ci sia un legame caotico tra loro,
ma se il tutto viene osservato durante un
periodo di tempo, si scoprirà come tutti i