IN ATTESA CHE IL VERO CALCIO RITORNI
Il periodo che stiamo vivendo ha tolto molto a tutti e anche noi, che viviamo in maniera viscerale la
nostra passione, abbiamo dovuto vivere la privazione di quei momenti e quei riti che da sempre
rappresentano la nostra quotidianità.
Come tutti, abbiamo accettato, e continuiamo a farlo, una situazione che non ci consente di seguire
i colori che amiamo, di cantare in mezzo alle persone che conosciamo da una vita e di sbandierare
in quella Gradinata che è da sempre la nostra seconda casa.
Accettiamo questa situazione perché siamo consci che la salute sia il primo valore da salvaguardare
e attenderemo con pazienza il momento di tornare allo stadio, in sicurezza e a modo nostro, l’unico
che conosciamo e soprattutto l’unico che possa rendere il calcio lo sport popolare del quale ci siamo
innamorati.
Per mere ragioni di sopravvivenza il calcio professionistico ha deciso di concludere la scorsa stagione
e iniziare quella che sta per andare in scena, rimanendo saldamente agli ordini della mano che da
qualche anno la nutre, quella delle televisioni, le quali hanno esercitato il proprio predominio sul
mondo del pallone, costringendolo di fatto a trasformarsi in un circo triste e patetico, che nulla ha a
che vedere con la storia dello sport più amato al mondo.
A queste logiche, come all’idea di ingressi limitati, di spettatori silenziosi, seduti e distanziati,
abbiamo detto e diremo sempre no, perché per come la vediamo noi allo stadio si dovrà tornare
tutti insieme, in piena sicurezza, con le bandiere e i cori che scaldano gli spalti. Questo è il calcio che
ci aspettiamo di ritrovare, tutto il resto è roba che non ci interessa e non ci compete.
Lo stadio ci manca maledettamente, ma siamo consapevoli che nel nostro modo di vivere il mondo
del tifo ci siano molti altri aspetti e su questi abbiamo continuato a lavorare negli ultimi mesi. In
particolare ci siamo confrontati sui vari temi che riguardano il calcio e la Sampdoria, come potrete
leggere negli articoli che seguiranno. Terminato il lockdown abbiamo lavorato per migliorare il
nostro club, abbiamo studiato future iniziative e, in sostanza, abbiamo continuato a tener vivo ogni
aspetto organizzativo e aggregativo del nostro gruppo.
Con questa logica abbiamo anche deciso di riprendere a pubblicare questa fanzine che da undici
anni rappresenta la nostra voce e trasmette a chi la vuol leggere il pensiero dei Fieri Fossato.
Una fanzine dovrebbe essere stampata e distribuita prima delle partite casalinghe della Sampdoria,
a beneficio di chi voglia approfondire la conoscenza dei temi che trattiamo, delle nostre idee o
semplicemente darle un’occhiata prima dell’inizio della partita, ma questo, finché non torneremo
allo stadio sarà impossibile. Tuttavia pensiamo che pubblicarla online ci consentirà di tenere un filo
diretto con chi la leggeva in Gradinata Sud, con chi ancora desidera ascoltare la nostra voce e in
definitiva con chi non si rassegna a pensare che il calcio sia soltanto uno show da divano, presentato
da telecronisti isterici che urlano come venditori in cerca di clienti per il loro triste prodotto.
Auguriamo buona lettura a chi vorrà leggerci e a tutti ricordiamo, se ancora ce ne fosse bisogno che
DAL 1999…NOI NON LA SMETTEREMO MAI!
VIA FERRERO DALLA SAMPDORIA
Circa un anno fa, di questi tempi, dopo una lunghissima estate di notizie frenetiche, voci, smentite e
tamtam mediatico riguardanti la possibile cessione al gruppo rappresentato da Luca Vialli,
purtroppo quella che doveva essere la favola col miglior lieto fine possibile stava per trasformarsi in
un’enorme delusione che avrebbe fatto da anticamera ad una stagione molto difficile e sofferta che
sembrava indirizzata verso un amaro epilogo.
Dopo un inizio tragico, il peggiore della storia della Samp con 6 sconfitte nelle prime 7 giornate,
fortunatamente sarebbe arrivato poco dopo alla guida della squadra l’uomo giusto per rimettere
in carreggiata la situazione e ridonare all’ambiente quella tranquillità necessaria per cercare di
raggiungere una salvezza quanto mai complicata. Non l’avevamo ancora fatto, lo facciamo adesso:
da parte nostra possiamo soltanto dire GRAZIE a Mister Ranieri per l’impresa dello scorso anno
e per aver riportato con i suoi modi pacati ed educati un po’ di serietà e signorilità nella società
Sampdoria dopo che l’attuale proprietario è riuscito in questi anni a cancellare queste due parole
dalla nostra memoria coi suoi vergognosi e inopportuni comportamenti.
Nel frattempo, a distanza di un anno, le cose a livello societario non solo non si sono sbloccate, ma
sono letteralmente precipitate. Colui che si definisce “presidente operario” - ma che da
presidente dell’U.C. Sampdoria guadagna 1,14 milioni all’anno auto-pagandosi lo stipendio
attingendo dalle casse della società - e che sostiene di essere tanto amato dai propri tifosi – salvo
presentarsi ogni volta a Genova scortato dalle forze dell’ordine o non presentarsi affatto - è
purtroppo ancora in carica come presidente dell’U.C. Sampdoria.
Già di per sé questa sarebbe una notizia pessima, ma a rincarare la dose sono arrivate le notizie
estive relative alla rivoluzione effettuata nel CDA, dove i vari Romei, Repetto, Praga e
Invernizzi, sono stati accantonati per essere rimpiazzati da uomini di fiducia di Ferrero. Un
“rimpasto” pericoloso e preoccupante, sintomo che il guitto romano non ha la benché minima
intenzione di mollare la presa e anzi, con questa mossa sembra voler rafforzare la sua carica.
Peccato che nel calcio di oggi si debba necessariamente – scusate il gioco di parole - “fare i conti con
i conti” e avere alla presidenza un “miscio” alla lunga non può che portare a un disastro prima
sportivo e poi, molto probabilmente, societario. È impensabile infatti andare avanti con un
proprietario che non solo non ha un proprio patrimonio personale, ma soprattutto che ha una
situazione debitoria pesantissima relativa ad altre società di sua proprietà per le quali sono in atto
dei concordati fallimentari. A questo aggiungiamo la vergognosa situazione, il “caso Obiang”, che
vede a processo la famiglia Ferrero per aver sottratto illecitamente fondi dalle casse dell’U.C.
Sampdoria.
Se per quest’ultimo caso - a differenza della figlia Vanessa e del nipote Giorgio che hanno
patteggiato e ora attendono la sentenza fissata a fine settembre - Ferrero ha deciso di andare
“all-in” e non patteggiare, sperando probabilmente nei tempi biblici della giustizia italiana e in una
possibile prescrizione, è la questione dei concordati a tenere tutti col fiato sospeso ormai da mesi.
Purtroppo, vuoi per lentezza burocratica, vuoi per la situazione dovuta al Covid, i tempi si sono
allungati e la scadenza per il deposito dei piani di rientro atti al concordato è stata addirittura
prorogata a fine novembre.
Quello della scadenza dei concordati è il momento che tutti attendono con ansia perché
probabilmente da lì si potrà capire qualcosa in più sul futuro dell’U.C. Sampdoria e del faccendiere
che ne detiene il pacchetto di maggioranza, tuttavia non è così scontato che si possa arrivare a una
svolta perché le variabili in gioco saranno innumerevoli.
Nel frattempo stiamo nostro malgrado assistendo a un’altra sessione di calcio mercato da brividi
all’insegna del “prima vendere tutto il vendibile per fare cassa, poi eventualmente comprare”. La
Sampdoria, infatti, deve risistemare il bilancio e, con questa presidenza senza portafoglio, non può
fare altro che abbattere i costi e sperare in qualche plusvalenza.
Questo si traduce però in alcuni aspetti piuttosto preoccupanti, il primo dei quali è di attualità e
riguarda la difficoltà nel piazzare gli esuberi ai prezzi sperati. Tradotto: tutti conoscono le difficoltà
economiche di Ferrero e nessuno è disposto a pagare quanto lui chiede. Ovviamente questo porta
inevitabilmente a bloccare di conseguenza anche il mercato in entrata, che ad oggi risulta
totalmente immobile nonostante mister Ranieri abbia sottolineato la necessità di rinforzi per non
ripetere un campionato con l’acqua alla gola, cosa che tra parentesi aveva promesso proprio Ferrero
a mezzo stampa quest’estate.
L’altro aspetto che deve allarmare, sempre legato all’abbattimento dei costi, è la necessità di
riduzione del monte ingaggi che ha già portato alla vendita di un calciatore importante come
Linetty e sicuramente costerà qualche altra cessione illustre. In tutto questo fa ancora più rabbia
guardare il monte ingaggi attuale e constatare che lo stipendio più alto è proprio quello che si auto
corrisponde Ferrero. Ci chiediamo quindi come mai non sia proprio lui a dare il buon esempio non
solo decurtandosi il lauto stipendio, ma tagliandoselo del tutto come in teoria un presidente e
proprietario di una squadra di calcio dovrebbe fare. Ma la risposta la conosciamo già e sappiamo
che questo personaggio non ci pensa minimamente, preferendo continuare a fare la bella vita
sulla pelle della Sampdoria e dei Sampdoriani.
La sensazione è che da qui a fine mercato dovremo farci ancora parecchio nervoso e sperare che la
società non venda tutto il possibile per fare cassa, con il rischio concreto che il prossimo anno potrebbe
non bastare nemmeno più la mano sapiente del mister per salvare la baracca.
Vista la situazione gravissima riteniamo assolutamente necessario che ci sia una presa di coscienza
forte da parte di tutta la tifoseria Sampdoriana, perché non basta indignarsi e mugugnare solo sui
blog o sui social. E’ in ballo non solo il nostro futuro sportivo, ma anche la nostra sopravvivenza, e
questo dovrebbe spingere ciascuno a di noi a fare tutto quanto è nelle proprie possibilità per
dimostrare dissenso e vergogna verso una proprietà che non ci rappresenta e che nel giro di pochi
anni ha creato un distacco enorme verso i propri tifosi. Auspichiamo quindi in futuro maggiore
partecipazione da parte dei Sampdoriani ad eventuali iniziative proposte dalla tifoseria
organizzata.
Ci preme sottolineare ancora una volta che la nostra contestazione verso questo personaggio
indegno continuerà ancora più intensamente e con varie modalità che valuteremo di volta in volta,
così come non mancheremo di continuare a “toccare il tempo” a Edoardo Garrone perché non
dimentichi per nessuna ragione il suo obbligo morale nel porre rimedio a questa situazione
agghiacciante da lui colpevolmente generata regalando la società a chi, secondo lui, aveva
passato gli ormai famosi “filtri”.
FERRERO FUORI DAI COGLIONI!!!
GLI ALTARINI DEL CALCIO MODERNO
Questi mesi di lontananza dallo stadio e dalle trasferte si stanno rivelando molto pesanti per chi,
come noi, segue la Sampdoria in ogni angolo d’Italia, ma ci stanno offrendo tanto tempo per
soffermarci a riflettere ancora una volta su tutte le contraddizioni del calcio moderno che, a seguito
del Covid, sono emerse con veemenza agli occhi di tutti.
Il calcio, nonostante l’assenza forzata dei tifosi, è andato comunque
avanti per ragioni puramente economiche. Su questo punto ci
eravamo già espressi negativamente in un comunicato pubblicato la
scorsa primavera dove condannavamo apertamente la scelta di
voler continuare ad ogni costo nonostante la situazione sanitaria
legata alla pandemia fosse preoccupante. Nonostante tutto i
campionati e le coppe sono stati conclusi tra luglio e agosto e molti di
essi sono già ripartiti sempre con gli stadi chiusi, per la gioia soprattutto
delle televisioni che hanno visto così scongiurato il rischio che il loro
“prodotto” venisse cancellato dai palinsesti.
Inutile sottolineare la tristezza delle partite a porte chiuse, tanto che persino diversi calciatori hanno
espresso il loro disagio nel giocare in un contesto simile e la speranza di riavere presto il pubblico
negli stadi. Nel frattempo qualcuno ha provato ad abbozzare la possibilità di riaprire parzialmente
gli stadi con capienza ridottissima e le amichevoli in questo senso hanno fatto da banco di prova,
come ad esempio la partita disputata dalla Samp ad Alessandria dove è stato consentito l’accesso
a un massimo di 1000 spettatori. Su questo tema ci siamo già spesi con un comunicato congiunto
con gli altri Gruppi della Sud e con la Federclub: per noi non esiste una capienza parziale ma è giusto
che tutti possano fruire della possibilità di andare allo stadio, così come non è pensabile per noi
popolare un settore con l’obbligo del distanziamento sociale che è l’antitesi dell’aggregazione tipica
del tifo.
Nonostante lo scenario desolante si va comunque avanti perché questo è il calcio moderno, un
business enorme che non può fermarsi nemmeno di fronte a una pandemia. Di sport, quello che il
calcio dovrebbe essere, è rimasto poco o nulla.
E allora è lecito chiedersi il perché si è arrivati a questo punto e cosa si può fare per riportare il calcio
a quella dimensione sportiva e popolare sotto cui è nato e che ha fatto appassionare milioni di
persone negli anni. La risposta è che senza dubbio il calcio ha iniziato il suo declino negli anni ‘90
con l’avvento delle pay-tv e con il graduale e sproporzionato aumento dei costi dei cartellini e degli
ingaggi dei calciatori.
Le pay-tv sono la principale fonte di sostentamento delle società italiane e questo fattore porta
queste ultime ad accettare qualsiasi imposizione da parte delle televisioni, prova ne è non solo
l’attuale decisione di continuare a giocare anche a porte chiuse ma anche tutte le vergognose scelte
di palinsesto effettuate nel corso degli anni che hanno portato a quello comunemente definito
“calcio spezzatino” con partite in giorni e orari della settimana alquanto scomodi per i tifosi,
penalizzati pesantemente da questa ennesima porcheria. Inutile ancora una volta sottolineare
come per le società italiane sia diventata più importante la battaglia per ottenere maggiori introiti
dai diritti tv piuttosto che lavorare per avere gli stadi pieni come un tempo, come dimostra anche il
vertiginoso caro biglietti cui abbiamo assistito negli ultimi anni e di cui abbiamo già scritto in diverse
occasioni. Parallelamente è necessario approfondire anche il tema legato all’aumento incontrollato
dei costi di cartellini e ingaggi dei calciatori, aspetto che va di pari passo con il discorso degli introiti
tv in ottica costi/ricavi per le società. A partire dagli anni ‘90 questi costi sono aumentati
vertiginosamente fino a trovare l’apice nel 2017 con l’acquisto di Neymar da parte del PSG per ben
222 milioni di Euro: a distanza di tre anni possiamo senza dubbio constatare come quello fu lo
spartiacque verso un calcio con cifre ancora più folli e un probabile punto di non ritorno.
Ad alimentare tutto questo intervengono in maniera decisiva quelle che noi riteniamo le figure più
nocive del mondo del calcio e cioè i procuratori, personaggi senza scrupoli che muovono le fila del
calcio mercato. Quello dei procuratori, infatti, è un tema molto sottovalutato ma di enorme
importanza per capire il calcio moderno. Troppo spesso vediamo calciatori battere i pugni sul tavolo
del presidente di turno per ottenere un ingaggio maggiore o per chiedere la cessione a un club che
possa garantirglieli e dietro questi comportamenti c’è sempre il procuratore a gettare benzina sul
fuoco nella speranza di ottenere un trasferimento che significherebbe ricchissime provvigioni, basti
pensare alle decine di milioni di Euro guadagnate dai maggiori procuratori nel corso degli ultimi
anni.
Il calcio di una volta era fatto di
bandiere che restavano fino a fine
carriera nel club che li aveva
lanciati e di cui magari erano tifosi,
oppure di giovani talentuosi che
prima di approdare in un grande
club dovevano ampiamente
dimostrare sul campo il proprio
valore. Oggi invece le società più
piccole fanno fatica a trattenere i
propri calciatori migliori e,
prendendo l’esempio dei giovani, bastano poche partite giocate bene perché arrivi il top club di
turno con in mano un’offerta milionaria per il suo cartellino e un ingaggio decisamente superiore.
Così facendo non solo si perde il senso di appartenenza nei calciatori, ma si ammazza sul nascere la
possibilità per quasi tutte le società di poter competere a livelli alti con i pochi club che hanno forte
potere economico.
E’ questo il calcio che vi piace? A noi decisamente no e crediamo che questo momento storico debba
necessariamente essere utilizzato per cambiare le cose e cercare di tornare a un calcio più vicino alla
gente, un calcio che può ancora far sognare i tifosi e che non sia ridotto a uno show che sembra quasi
avere un copione già scritto dall’inizio.
Per fare questo a nostro avviso occorre prima di tutto che le società non dipendano più soltanto dai
soldi delle televisioni ma trovino altre forme di sostentamento iniziando a rimettere soprattutto il
tifoso al centro del progetto. Abbiamo letto in queste settimane del decreto “Sblocca Stadi” che
consentirà di riammodernare o ricostruire gli impianti con meno cavilli burocratici: la nostra
speranza è che questa opportunità venga utilizzata dalle società non per rendere gli stadi ancora
di più un teatro privo di calore, colore e passione, ma che il tutto venga studiato in un’ottica di
riavvicinamento del tifoso agli spalti e del ritorno al tifo di una volta ad iniziare, ad esempio, dalla
reintroduzione dei settori popolari con posti in piedi e senza gli insulsi seggiolini con schienale, le
cosiddette “safe standing areas” come vengono chiamate all’estero dove questo progetto sta
prendendo piede.
Allo stesso tempo occorre che i vertici del calcio mondiale pongano dei seri paletti ai costi di cartellini
ed ingaggi fissando dei tetti massimi al di fuori dei quali non si possa sgarrare, utilizzando strumenti
efficaci e non uno specchietto per le allodole come il progetto del Fair Play Finanziario che abbiamo
visto essere utilizzato a discrezione in base alle società coinvolte. Ma soprattutto, auspichiamo che
venga dato un giro di vite importante all’attività dei procuratori perché perdano il potere che hanno
acquisito nel corso degli anni e che condiziona pesantemente il calcio attuale. L’ideale, ovviamente,
sarebbe eliminare del tutto queste nocive figure dal mondo del calcio.
Questi sono gli aspetti più importanti che dovrebbero essere messi sul tavolo e ridiscussi per tornare
a quel calcio old style che tanto ci manca. Se però tutto rimarrà invariato e questa occasione non
verrà sfruttata, non ci resta che attendere l’inevitabile declino del calcio moderno.
ADESSO TOCCA A VOI
Il calcio ha deciso di ripartire
senza i tifosi e questo, lo abbiamo
già detto, non ci piace. Tuttavia,
volenti o nolenti, la Sampdoria
scenderà in campo e quello che ci
interessa è che si possa vivere una
stagione all’altezza del nostro
blasone, dove ciascuno si impegni
al fine di ottenere il massimo
risultato consentito dalle
possibilità dell’organico.
Non vogliamo alimentare polemiche sul calciomercato, su quello che non si è fatto e quello che si
doveva fare; le nostre critiche sull’operato di questa proprietà le abbiamo già espresse e il nostro più
totale disprezzo è ben noto. Quello che vogliamo esprimere con questo articolo è il sostegno a
chiunque vestirà la maglia Blucerchiata. Non potremo essere con voi, ma durante ogni partita
dovrete affrontare l’avversario con i nostri cori nella testa, pensando solamente a dare il massimo
per raggiungere l’obiettivo.
L’anno scorso, alla ripresa, avete dimostrato che una squadra unita, guidata da un Mister di grande
valore, può ottenere grandi risultati. Vogliamo vivere un campionato senza patemi? Possiamo farlo,
dobbiamo farlo!
Combattete con orgoglio per la maglia che indossate! Noi, saremo al vostro fianco!
NUOVA BANDIERA
Alla festa del nostro ventennale avevamo lanciato un’iniziativa per i più piccoli, al fine di premiare
il miglior disegno di una nuova bandiera Blucerchiata. La promessa era quella di realizzare al club
una nuova bandiera ispirata al disegno del vincitore e così è stato. La bandiera richiama alcune
delle maglie più amate della Sampdoria, quelle che hanno fatto la storia dei nostri anni più belli e
che rimarranno sempre nei ricordi dei tifosi Blucerchiati. Di fatto, eravamo già pronti per portarla
allo stadio nella gara interna con l’Hellas Verona, ma le limitazioni per il CoVid 19 hanno rimandato
il suo esordio. Adesso è riposta al club, in attesa di sventolare nella Sud e non vediamo l’ora di
mostrarla a tutti.
CIAO BAGO!
L’11 Settembre ci ha lasciato Angelo “Bago” Baghino, personaggio e artista che non ha mai nascosto
la propria passione per i colori blucerchiati. Molte volte, in occasione delle partite casalinghe, passava
a fare un saluto a noi e alle persone che frequentanoil nostro bar per scambiare due chiacchiere.
Mancherai sicuramente quando torneremo allo stadio.
Mancherai sicuramente ripensando a quando per Genova o per la tua Sampierdarena non perdevi
occasione per confrontarti sulla nostra Sampdoria. Siamo sicuri che ci mancherai, ma puoi stare certo
che il tuo ricordo sarà sempre vivo in noi. Canta anche da lassù, nel cielo blu…cerchiato. CIAO BAGO!