MAP - Magazine Alumni Politecnico di Milano #4
Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 4 Autunno
Il Magazine dei Designer, Architetti, Ingegneri del Politecnico di Milano - Numero 4 Autunno
Trasformi i suoi PDF in rivista online e aumenti il suo fatturato!
Ottimizzi le sue riviste online per SEO, utilizza backlink potenti e contenuti multimediali per aumentare la sua visibilità e il suo fatturato.
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Numero 4 _ Autunno 2018<br />
Il bello del <strong>Politecnico</strong>: quello che i ranking non possono raccontare • Un <strong>Politecnico</strong> da Olimpo • Dottori <strong>di</strong> ricerca alle frontiere della conoscenza<br />
• Qui costruiamo il futuro del mondo • Ricor<strong>di</strong> della Casa dello Studente • La Nuova Biblioteca Storica • Il telescopio che guarda in<strong>di</strong>etro nel<br />
tempo • Scelti da Forbes: i più giovani innovatori europei • Big (Designer) Data • L’architetto e il suo bracciale salvavita • L’ingegnere che<br />
pulisce gli oceani • Un campus aperto alla città • L’uomo che sente tutto dell’America • La Gazzetta del Poli • <strong>Alumni</strong> da Trofeo: Fabio Novembre,<br />
Stefano Boeri • Tutte le Ferrari dell’ing. Fioravanti • I ragazzi del Circles • Il 1° incubatore d’Impresa in Italia • 1968-2018 in Piazza Leonardo<br />
1
2
Ferruccio Resta e il <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> domani • Dossier: i numeri del Poli • La nuova piazza Leonardo • Renzo Piano: 100<br />
alberi tra le aule • Gian Paolo Dallara e DynamiΣ: la squadra corse del Poli • PoliSocial: il 5x1000 del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Milano</strong> • Gioco <strong>di</strong> squadra: tutto lo sport del <strong>Politecnico</strong> • Guido Canali, l’architettura<br />
tra luce e materia • Paola Antonelli, dal Poli al MoMA <strong>di</strong> New York • Zehus Bike+ e<br />
Volata Cycles, le bici del futuro • Paolo Favole e la passerella sopra Galleria Vittorio Emanuele • Marco Mascetti:<br />
ripensare la Nutella • I mon<strong>di</strong> migliori <strong>di</strong> Amalia Ercoli Finzi e Andrea Accomazzo • Nel cielo con Skyward e Airbus<br />
Cari <strong>Alumni</strong>, vi racconto il Poli <strong>di</strong> domani: lettera aperta del rettore Ferruccio Resta • La community <strong>Alumni</strong> raccontata da Enrico Zio • Atlante<br />
geografico degli <strong>Alumni</strong> • Il Poli che verrà, raccontato dal prorettore delegato Emilio Farol<strong>di</strong> • Vita da studente <strong>di</strong> fine ‘800 • Come si aggiusta<br />
il Duomo <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> • L’ingegnere del superponte • Una designer per astronauti • La chitarra <strong>di</strong> Lou Reed, firmata Polimi • Architettura<br />
italiana in Australia • VenTo: la pista ciclabile che parte dal Poli • Fubles, gli ingegneri del calcetto • Il parco termale più grande d’Europa<br />
• Gli ingegneri del tram storico <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> • Polisocial Award: un premio all’impegno sociale • Nuovo Cinema Anteo • Caro Poli ti scrivo<br />
1 <strong>MAP</strong> <strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
Quando ero studente al Poli • Dottori <strong>di</strong> ricerca alle frontiere della conoscenza • Dove si costruisce il futuro del mondo • Poli da Olimpo • Mi<br />
ricordo la Casa dello Studente • La Nuova Biblioteca Storica • Il telescopio che guarda in<strong>di</strong>etro nel tempo • Speciale Forbes: Lorenzo Ferrario,<br />
Gio Pastori • Big (Designer) Data • L’architetto, e il suo bracciale, salvavita • L’ingegnere che pulisce gli oceani • Il nuovo Cantiere Bonar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Renzo Piano • L’uomo che sente tutto dell’America • La Gazzetta del <strong>Politecnico</strong> • <strong>Alumni</strong> da Po<strong>di</strong>o: Fabio Novembre, Stefano Boeri • Tutte<br />
le Ferrari dell’ing. Fioravanti • I ragazzi del Circles • PoliHub, l’incubatore <strong>di</strong> talenti • 1968-2018 in Piazza Leonardo • Lettere alla redazione<br />
Buona<br />
lettura.<br />
In questo 4° numero <strong>di</strong> <strong>MAP</strong> abbiamo dato ampio spazio<br />
ai più recenti traguar<strong>di</strong> del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. È stata<br />
una scelta dettata dall’entusiasmo: al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni autocelebrazione,<br />
abbiamo la speranza <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con<br />
voi lettori la passione per questa Scuola e l’impegno<br />
con il quale, quoti<strong>di</strong>anamente, la comunità politecnica<br />
nel suo insieme si adopera per tenera alta la sua ban<strong>di</strong>era.<br />
Ne parliamo in <strong>di</strong>versi articoli, toccando i temi dei<br />
ranking universitari, della ricerca <strong>di</strong> frontiera, dello sviluppo<br />
tecnologico e culturale promossi dall’Ateneo grazie<br />
alle tante realtà che ne fanno parte: citiamo ad esempio<br />
Polihub, primo incubatore d’impresa in Italia, e<br />
i nuovi progetti che stanno partendo, come quello della<br />
ristrutturazione del Campus Bonar<strong>di</strong> che offrirà nuovi<br />
spazi <strong>di</strong> interazione a tutta la città, non solo agli studenti<br />
e ai docenti.<br />
Non mancano le storie degli <strong>Alumni</strong>, fiore all’occhiello<br />
del <strong>Politecnico</strong>, e dei loro importanti contributi alla<br />
crescita del mondo tecnologico, culturale e industriale.<br />
Fanno la loro comparsa in questo numero 11 <strong>Alumni</strong> il<br />
cui lavoro ha un forte impatto a livello italiano e internazionale:<br />
come la designer Giorgia Lupi, esperta <strong>di</strong> data<br />
visualization, il cui lavoro è esposto nella collezione<br />
permanente del MoMA e che ha al suo attivo un TEDTalk<br />
con più <strong>di</strong> un milione <strong>di</strong> visualizzazioni; o come Lorenzo<br />
Ferrario e Gio Pastori, scelti da Forbes come due tra<br />
i più giovani innovatori d’Europa; o ancora, come Giulio<br />
Cesareo, la cui azienda ha brevettato una “spugna” per<br />
ripulire gli oceani.<br />
Queste storie, insieme alle tantissime altre che non<br />
possono, purtroppo, trovare spazio qui, rappresentano<br />
per il <strong>Politecnico</strong> motivo <strong>di</strong> orgoglio e uno stimolo a<br />
fare sempre meglio. Senza darvi ulteriori spoiler, vi auguro<br />
buona lettura, sperando che queste pagine vi rendano<br />
altrettanto orgogliosi.<br />
Federico Colombo<br />
Direttore esecutivo <strong>Alumni</strong> <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
P.S. Anche questa volta siamo riusciti a stampare e inviare<br />
<strong>MAP</strong> a 50 mila <strong>Alumni</strong> perché in 1950 avete scelto<br />
<strong>di</strong> contribuire concretamente con una quota a sostegno<br />
<strong>di</strong> questo progetto. Grazie ancora per questo contributo<br />
che permette <strong>di</strong> tenere aperto anche questo canale per<br />
tutta la famiglia politecnica.<br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Numero 1 - Primavera 2017<br />
Numero 3 _ Primavera 2018<br />
Numero 4 _ Autunno 2018<br />
PROSSIMO NUMERO<br />
N°0 - AUTUNNO 2016<br />
N°1 - PRIMAVERA 2017<br />
N°2 - AUTUNNO 2017 N°3 - PRIMAVERA 2018<br />
N°4 - AUTUNNO 2018<br />
N°5 - PRIMAVERA 2019<br />
Unisciti ai 1950 <strong>Alumni</strong> che rendono possibile la redazione, la stampa e la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> <strong>MAP</strong>.<br />
Modalità <strong>di</strong> pagamento:<br />
Contributi annuali possibili<br />
· On line: sul portale www.alumni.polimi.it<br />
· Bollettino postale: <strong>Alumni</strong>Polimi Association – c/c postale: n.46077202<br />
Piazza Leonardo da Vinci 32, 20133 <strong>Milano</strong><br />
Standard<br />
· Bonifico bancario: Banca popolare <strong>di</strong> Sondrio Agenzia 21 – <strong>Milano</strong><br />
IBAN: IT90S0569601620000010002X32<br />
BIC/SWIFT: POSOIT2108Y<br />
· Presso il nostro ufficio: <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, piazza Leonardo da Vinci, 32. E<strong>di</strong>ficio 2, piano 1°<br />
Da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 16:00<br />
70€ 120€ 250€ 500€<br />
Senior<br />
Silver<br />
Gold<br />
3
4<br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti,<br />
designer, ingegneri<br />
del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Direttore Responsabile<br />
Federico Colombo<br />
Direttore Esecutivo <strong>Alumni</strong>Polimi Association<br />
Dirigente Area Sviluppo e Rapporti con le Imprese<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Direttore della comunicazione<br />
Chiara Pesenti<br />
Dirigente Area Comunicazione e Relazioni Esterne<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Membri del Comitato E<strong>di</strong>toriale<br />
Margherita Cagnotto<br />
Responsabile Merchan<strong>di</strong>sing <strong>di</strong> Ateneo<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Alessio Can<strong>di</strong>do<br />
Communication and graphic designer<br />
<strong>Alumni</strong>Polimi Association - <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Ivan Ciceri<br />
Fundraising Manager<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Luca Lorenzo Pagani<br />
Communication Manager<br />
<strong>Alumni</strong>Polimi Association - <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Francesca Saracino<br />
Head of CareerService<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Diego Scaglione<br />
Head of Corporate and Continuing Education<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Irene Zreick<br />
Coor<strong>di</strong>namento e<strong>di</strong>toriale <strong>MAP</strong><br />
<strong>Alumni</strong>Polimi Association - <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
<strong>MAP</strong> è realizzato in collaborazione con<br />
Better Days srl (www.betterdays.it)<br />
Stefano Bottura<br />
Progetto grafico<br />
Valerio Millefoglie<br />
Caporedattore Betterdays<br />
Redazione<br />
Ivan Carozzi, Davide Coppo, Nicola Feninno,<br />
Chiara Longo<br />
Impaginazione<br />
Maria Serafini, Beatrice Mammi<br />
Cre<strong>di</strong>ti<br />
Fotografie pag. 24 NASA/ Chris Gunn<br />
Pattern grafico pag. 96 da all-free-download.com<br />
Stampa<br />
La Pieve Poligrafica E<strong>di</strong>tore Villa Verucchio S.r.l.<br />
E<strong>di</strong>tore e Proprietario<br />
<strong>Alumni</strong>Polimi Association <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Presidente<br />
Prof. Enrico Zio<br />
Delegato del Rettore per gli <strong>Alumni</strong><br />
Delegato del Rettore per il Fundraising in<strong>di</strong>viduale<br />
P.zza Leonardo da Vinci, 32 - 20133 <strong>Milano</strong><br />
T. +39.02 2399 3941 - F. +39.02 2399 9207<br />
alumni@polimi.it - www.alumni.polimi.it<br />
PIVA 11797980155 - CF 80108350150<br />
Pubblicazione semestrale<br />
Numero 4 – autunno 2018<br />
Registrazione presso il Tribunale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> n°89<br />
del 21 febbraio 2017<br />
3 E<strong>di</strong>toriale<br />
La bellezza che<br />
i ranking non<br />
possono<br />
PoliHub: il 3°<br />
incubatore <strong>di</strong><br />
startup al mondo<br />
Speciale Forbes:<br />
L’ingegnere<br />
dei satelliti<br />
18<br />
Poli da<br />
Olimpo<br />
Un campus<br />
aperto<br />
alla città<br />
24<br />
Un telescopio per guardare<br />
in<strong>di</strong>etro nel tempo<br />
26<br />
Speciale Forbes:<br />
Il designer<br />
<strong>di</strong> collage<br />
10<br />
Qui costruiamo<br />
il futuro<br />
del mondo<br />
raccontare 6 12<br />
Dottori <strong>di</strong> Ricerca<br />
alle frontiere della<br />
conoscenza<br />
16<br />
22<br />
32
40<br />
Big<br />
(Designer)<br />
Data<br />
36<br />
48<br />
Mi ricordo la<br />
Casa dello<br />
Studfente<br />
54<br />
66<br />
Dalla Daytona<br />
alla Testarossa:<br />
tutte le Ferrari<br />
dell’ing. Fioravanti<br />
Huawei: come<br />
fare rete, 5G<br />
70<br />
59<br />
La Nuova<br />
Biblioteca<br />
Storica del<br />
Poilitecnico<br />
La<br />
Gazzetta<br />
del Poli<br />
<strong>Alumni</strong><br />
da trofeo<br />
72<br />
L’uomo che<br />
sente tutto<br />
dell’America<br />
76<br />
<strong>Milano</strong>-Londra 80<br />
passando per<br />
la Nuova Zelanda<br />
84<br />
L’ingegnere<br />
che pulisce<br />
gli oceani<br />
L’architetto<br />
salvavita<br />
I ragazzi<br />
del Circles 88<br />
La guerra<br />
del Poli 92<br />
1968-2018<br />
94<br />
cinquant’anni<br />
nella nostra piazza<br />
Lettere<br />
alla redazione<br />
96<br />
5
IL BELLO DEL<br />
POLITECNICO:<br />
QUELLO CHE<br />
I RANKING<br />
NON POSSONO<br />
RACCONTARE<br />
Lettera aperta<br />
del Presidente Associazione <strong>Alumni</strong>Polimi<br />
Mi sono iscritto al Poli nel 1985 e non ne sono mai uscito. All’epoca, questa grande<br />
istituzione mi faceva un po’ paura; invece, stava iniziando una storia d’amore che<br />
dura ancora oggi, dopo oltre 30 anni! Ricordo con affetto il “primo colpevole” <strong>di</strong><br />
questo grande innamoramento, il mio mentore-gentiluomo, Marzio Marseguerra,<br />
professore <strong>di</strong> fisica dei reattori nucleari, che mi ha insegnato tutto (e io ho il rammarico<br />
<strong>di</strong> non essere riuscito a imparare proprio tutto).<br />
Ricordo tutte quelle esperienze, e al contempo sofferenze, che spesso ci raccontiamo<br />
tra <strong>Alumni</strong>: la lotta per gli sgabelli e per il posto in aula, i professori che incutevano<br />
paura, gli incubi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un’esponenziale o una frazione, gli esami,<br />
il costante stu<strong>di</strong>o e il grande impegno che ci tenevano svegli la notte: tutto questo<br />
rivedo oggi nei miei allievi. Ricordo anche i bellissimi momenti <strong>di</strong> vita, le accese<br />
partite a briscola chiamata (anche quelle con Carlo Lombar<strong>di</strong>, professore <strong>di</strong> Ingegneria<br />
Nucleare, un finto burbero, pezzo <strong>di</strong> pane che si arrabbiava molto se lo<br />
facevi perdere!), le sfide a calcetto, la continua crescita accanto a colleghi-studenti<br />
<strong>di</strong> ieri che sono <strong>di</strong>ventati gli <strong>Alumni</strong>-amici <strong>di</strong> oggi. Non è un caso che tanti <strong>di</strong> noi<br />
<strong>Alumni</strong> siamo coinvolti in progetti a supporto dello sviluppo del <strong>Politecnico</strong>, come<br />
6
Alla cerimonia dei <strong>di</strong>plomi <strong>di</strong> master all’UCLA, 1994<br />
ENRICO ZIO, 51 anni<br />
Professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Impianti Nucleari<br />
Presidente Associazione <strong>Alumni</strong>Polimi<br />
Delegato del Rettore per gli <strong>Alumni</strong><br />
e per il Fundraising In<strong>di</strong>viduale<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Nucleare e PhD<br />
le borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o “Circles” che premiano i migliori studenti, il progetto <strong>di</strong> riqualificazione<br />
del campus che apre nuovi spazi <strong>di</strong> cultura e vita sociale agli studenti, ai<br />
citta<strong>di</strong>ni, ai visitatori <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, gli advisory board nei quali gli <strong>Alumni</strong> affiancano i<br />
docenti del Poli nell’ideazione dei corsi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, nelle <strong>di</strong>rezioni della ricerca per<br />
la trasformazione e l’innovazione.<br />
Il Poli, in anni “non sospetti”, si apriva già all’internazionalizzazione offrendomi<br />
una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con la quale mi recai ad approfon<strong>di</strong>re gli stu<strong>di</strong> presso la prestigiosa<br />
UCLA: ne uscii con un master (in Ingegneria Meccanica) e… la mia futura<br />
moglie. Era l’anno dei mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> calcio in USA e andai alla cerimonia dei <strong>di</strong>plomi<br />
indossando l’uniforme dell’Italia <strong>di</strong> Baggio sotto alla toga. Poi il dottorato, sia al<br />
<strong>Politecnico</strong> che al MIT – passando per il tremendo esame americano, durato due<br />
giornate nelle quali mi chiesero praticamente tutto, qualsiasi cosa vagamente<br />
correlata con gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ingegneria. Fortuna che avevo fatto il Poli! E fortuna che<br />
alla <strong>di</strong>scussione della tesi arrivò mia mamma dall’Italia, da perfetta mamma italiana<br />
con figlioletto emigrato, carica <strong>di</strong> valigie piene <strong>di</strong> prelibatezze. Voci <strong>di</strong> corridoio<br />
<strong>di</strong>cono che ciò abbia contribuito al buon esito dell’esame, anche se il Professor<br />
George Apostolakis, luminare dell’analisi <strong>di</strong> rischio e mio mentore al MIT, minacciò<br />
<strong>di</strong> bocciarmi per farmi tornare l’anno seguente con mamma e manicaretti.<br />
Enrico Zio nel giorno <strong>di</strong> laurea, 1991<br />
3.<br />
Il MIT mi apriva tante porte, ma io volevo tornare a casa, al mio Poli. Nel 1996 vinsi<br />
un posto da ricercatore e tornai a frequentare le aule del <strong>Politecnico</strong>, “dalla parte<br />
opposta della cattedra”, capendo ben presto che anche da questo lato si continua<br />
ad imparare. Con la voglia <strong>di</strong> dare il massimo per contribuire allo sviluppo del<br />
<strong>Politecnico</strong>, fin dall’inizio partecipai a tanti progetti che allora stavano partendo e<br />
4.<br />
che oggi sono importanti nelle strategie <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> Ateneo. Sotto la guida della<br />
prof.ssa Anna Zaretti, a fianco della dr.ssa Chiara Pesenti e del prof. Giuliano Noci,<br />
mi ritrovavo a fare l’ambasciatore del Poli nei licei, per supportare gli studenti nella<br />
scelta dell’università (leggi: per convincerli a venire al Poli, a non perdere questa<br />
opportunità!), e intanto iniziavo, insieme al visionario prof. Giancarlo Spinelli,<br />
a partecipare allo sviluppo delle relazioni internazionali del Poli. Tutte esperienze<br />
dalle quali ho imparato e guadagnato, più che offerto e dato, e che mi hanno aiutato<br />
anche negli anni in cui ho avuto la fortuna <strong>di</strong> servire come <strong>di</strong>rettore della scuola<br />
<strong>di</strong> dottorato. Anche lo sport, oggi al centro <strong>di</strong> un impegno importante del <strong>Politecnico</strong>,<br />
per la qualità della vita <strong>di</strong> tutti coloro che vi stu<strong>di</strong>ano e lavorano, mi ha visto<br />
partecipe dei primi passi “dal basso”: credo <strong>di</strong> essere stato l’ultimo vincitore del<br />
torneo <strong>di</strong> tennis organizzato dal CRAL, mi chiamavano “Boom Boom Zio” (erano gli<br />
anni in cui un certo “Boom Boom Becker” vinceva Wimbledon); sono stato finalista<br />
7
“Il Poli è campione del mondo<br />
anche su parametri che non si<br />
misurano, che non entrano nei<br />
ranking ma che hanno a che<br />
fare con la vita delle persone”<br />
Nel cuore del MIT<br />
con la commissione <strong>di</strong> PhD, 1997<br />
del primo torneo <strong>di</strong> calcetto, ma non presi parte alla finale perché dovevo stu<strong>di</strong>are!<br />
Fui uno degli staffettisti nella 5x1000 al Giuriati assieme ad un giovane promettente<br />
e molto atletico, che oggi è vincitore <strong>di</strong> un ERC e presidente del nostro<br />
corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> in Ingegneria Nucleare: il prof. Matteo Passoni (non abbiamo vinto<br />
ma avremmo meritato il premio come migliore <strong>di</strong>visa grazie alle nostre parrucche<br />
da Cugini <strong>di</strong> Campagna).<br />
Ora mi trovo qui a scrivere su questo numero <strong>di</strong> <strong>MAP</strong>, dove raccontiamo <strong>di</strong> tante<br />
iniziative e situazioni più che mai attuali oggi, figlie <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> ieri che ho menzionato.<br />
Parliamo anche della Casa dello Studente e delle altre nuove residenze<br />
del Poli, che danno alloggio a tanti studenti. Già ai miei tempi, la Casa dello<br />
Studente era un punto <strong>di</strong> riferimento per i tanti studenti che venivano da fuori,<br />
facendo gran<strong>di</strong> sacrifici. Oggi, da docente, ancor più penso all’incre<strong>di</strong>bile impegno<br />
<strong>di</strong> questi ragazzi e agli sforzi fatti dalle loro famiglie. Penso agli studenti che<br />
fanno i pendolari e si alzano all’alba ogni mattina per prendere il treno. Penso a<br />
tutti quei giovani che si trasferiscono qui da Paesi lontani, lasciando le loro famiglie<br />
e affidando a noi una frazione della loro vita per investire sulla loro formazione,<br />
sperando che serva a costruire un futuro migliore per loro stessi e i<br />
loro cari. Penso a loro con grande ammirazione: ci vogliono molta motivazione<br />
e un grande impegno, e il <strong>Politecnico</strong> continua a operare per accogliere questi<br />
giovani, per farli sentire figli del Poli.<br />
Saliamo nei ranking internazionali perché la formazione del <strong>Politecnico</strong> è apprezzata<br />
a livello internazionale (i nostri allievi sono richiestissimi nel mondo<br />
del lavoro) e la ricerca è tra le migliori del mondo. Ma per me il Poli è anche<br />
campione del mondo su parametri che non si misurano, che non entrano nei<br />
ranking ma hanno a che fare con la vita delle persone. È per questo che sono<br />
ancora qui, dopo 30 anni, con la voglia <strong>di</strong> dare il mio piccolo contributo, profondamente<br />
innamorato. Anche oggi, come (fortunato e privilegiato) Presidente<br />
dell’Associazione <strong>Alumni</strong>Polimi, continuo a imparare e ricevere tanto da tutte le<br />
persone con le quali ho il privilegio <strong>di</strong> entrare in contatto, persone che con<strong>di</strong>vidono<br />
con me la passione per il Poli. Gli <strong>Alumni</strong> sanno, come lo so io, che con il<br />
Poli saremo sempre in debito. Questa istituzione, seria, severa, è piena <strong>di</strong> personaggi<br />
che incutono timore reverenziale, il docente che ti boccia, quello che ti<br />
mette alla prova, ti spreme… per il fine comune <strong>di</strong> trasmetterti qualcosa; tutte<br />
queste donne e uomini ci mettono il loro cervello, il cuore, l’anima e il tempo,<br />
con risultati che vanno al <strong>di</strong> là dei voti e delle nozioni, perché la formazione <strong>di</strong><br />
una persona passa anche per un altro tipo <strong>di</strong> sudore, quello umano della vita-vissuta.<br />
Il Poli è uno stile <strong>di</strong> vita, anche se quando sei studente non te ne ren<strong>di</strong><br />
ancora conto. Con il tempo, da Alumna/us lo scopri e te lo porti <strong>di</strong>etro ovunque<br />
tu vada. Ce l’hai nel cuore.<br />
E io vado avanti a commuovermi quando alla fine degli esami del mio corso dò<br />
un 30 e lode.<br />
Con i colleghi <strong>di</strong> ing. Nucleare<br />
alla staffetta 5x1000 nel 1999<br />
In compagnia dei nuovi dottori<br />
alla cerimonia della scuola<br />
<strong>di</strong> dottorato del <strong>Politecnico</strong>, 2007<br />
“Il Poli è uno stile <strong>di</strong> vita.<br />
Te lo porti <strong>di</strong>etro ovunque tu vada.<br />
Ce l’hai nel cuore”<br />
8
LA BANDIERA<br />
DEL POLITECNICO<br />
Portiamo addosso i colori della nostra squadra<br />
Siamo tra le migliori università al mondo.<br />
I nostri <strong>Alumni</strong> sono tra i più apprezzati<br />
dalle aziende a livello internazionale,<br />
la ricerca politecnica è un motore<br />
<strong>di</strong> innovazione che spinge l’Italia verso<br />
il futuro. La nostra università collabora<br />
con le aziende per uno sviluppo industriale<br />
con un forte impegno sul territorio.<br />
Questo impegno si concretizza anche<br />
con progetti <strong>di</strong> riqualificazione dei<br />
quartieri, come l’apertura ai citta<strong>di</strong>ni<br />
del campus <strong>di</strong> Architettura, che fanno<br />
bene al Poli e fanno bene alla città.<br />
Siamo orgogliosi <strong>di</strong> tutto questo e delle<br />
persone che lo rendono possibile, un<br />
“esercito” <strong>di</strong> quasi 200mila persone tra<br />
<strong>Alumni</strong>, studenti, docenti, ricercatori e<br />
personale che collabora a vario titolo<br />
alla crescita <strong>di</strong> questa grande istituzione.<br />
Siamo orgogliosi <strong>di</strong> farne parte,<br />
per questo dal 2018 abbiamo deciso<br />
<strong>di</strong> concretizzare questo orgoglio sviluppando<br />
il progetto del merchan<strong>di</strong>se<br />
ufficiale. Per farlo stiamo collaborando<br />
con aziende d’eccellenza che credono<br />
nel progetto e ne con<strong>di</strong>vidono i valori.<br />
Abbiamo scelto prodotti <strong>di</strong> alta qualità<br />
che rispecchino l’impegno che mettiamo<br />
in tutti gli aspetti della vita politecnica.<br />
È un modo per tutti noi, che ci sentiamo<br />
il <strong>Politecnico</strong> nel cuore, <strong>di</strong> indossare<br />
questo orgoglio e sostenere la nostra<br />
università, <strong>di</strong> mostrare al mondo, ovunque<br />
an<strong>di</strong>amo, la nostra appartenenza,<br />
la nostra ban<strong>di</strong>era: facciamo il tifo per<br />
il Poli.<br />
#Proudly<strong>Politecnico</strong><br />
compra sullo store<br />
POLITECNICO DI MILANO su<br />
9
IL POLI NELL’OLIMPO<br />
DELLE MIGLIORI<br />
UNIVERSITÀ<br />
AL MONDO<br />
Nel 2018 il <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> porta a casa risultati record su<br />
<strong>di</strong>versi fronti: l’occupazione dei laureati politecnici è in crescita,<br />
siamo ai vertici delle classifiche universitarie internazionali, tante<br />
realtà nel mondo politecnico si <strong>di</strong>stinguono tra le migliori nel loro<br />
campo. Ve<strong>di</strong>amone alcune<br />
FERRUCCIO RESTA<br />
Rettore del Politrecnico <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Questi risultati sono figli <strong>di</strong> una politica che<br />
viene da lontano e che guarda lontano.<br />
Per questo lavoriamo a programmi <strong>di</strong> formazione in grado<br />
<strong>di</strong> interpretare il cambiamento, mantenendo solide basi<br />
scientifiche. Per questo investiamo in laboratori <strong>di</strong> ricerca<br />
all’avanguar<strong>di</strong>a e in campus all’altezza degli standard internazionali.<br />
Per questo puntiamo su alleanze durature con le<br />
principali imprese del territorio e sviluppiamo programmi<br />
internazionali con le più prestigiose università in Europa e<br />
nel mondo. Un pensiero finale va alla comunità dei nostri<br />
<strong>Alumni</strong>, sempre più attiva per l’Ateneo e attenta a restituire<br />
parte del suo successo. Un sentimento <strong>di</strong> orgoglio e <strong>di</strong> riconoscenza,<br />
su cui contiamo per il nostro futuro.<br />
2 1 3<br />
10
CLASSIFICHE INTERNAZIONALI<br />
Il QS World University Rankings by Subject misura<br />
le migliori università <strong>di</strong> tutto il mondo per area<br />
<strong>di</strong>sciplinare: confronta la loro capacità <strong>di</strong> fare<br />
ricerca, la reputazione dei docenti e la qualità dei<br />
laureati secondo le imprese.<br />
Per la 1° volta in<strong>di</strong>ca un ateneo italiano, il <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, tra i primi 20 in tutte e tre le aree<br />
<strong>di</strong> appartenenza<br />
Fonte: 2008 QS World University Rankings by Subject<br />
5°<br />
9°<br />
17°<br />
NEL DESIGN (10° NEL 2016)<br />
NELL’ARCHITETTURA (15° NEL 2016)<br />
NELL’INGEGNERIA (24° NEL 2016)<br />
INCUBATORE D’IMPRESA<br />
1° 3°<br />
PoliHub è stato premiato nel 2018 come 3°<br />
incubatore universitario <strong>di</strong> startup al mondo.<br />
È l’unico italiano fra i primi 20 classificati,<br />
secondo il ranking <strong>di</strong> Ubi Global<br />
in Italia<br />
nel Mondo<br />
OCCUPAZIONE<br />
I neolaureati possono contare su un tasso <strong>di</strong> occupazione del 93,2% a un<br />
anno dal titolo <strong>di</strong> laurea magistrale<br />
Fonte: 2018 indagine occupazionale del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
93,2%<br />
11
QUI COSTRUIAMO<br />
IL MONDO DEL FUTURO<br />
Il <strong>Politecnico</strong> è ai vertici delle classifiche mon<strong>di</strong>ali delle università<br />
anche grazie alla ricerca scientifica <strong>di</strong> frontiera che porta avanti nei<br />
suoi laboratori. I protagonisti <strong>di</strong> questo primato italiano sono i tanti<br />
scienziati e ricercatori del <strong>Politecnico</strong>: in queste pagine vi presentiamo i<br />
18 scienziati politecnici, tra i migliori al mondo, che dal 2014 hanno vinto<br />
un fondo ERC - il più prestigioso in Europa per la ricerca “<strong>di</strong> base”<br />
“La ricerca <strong>di</strong> base è quella<br />
visionaria, che sposta il limite<br />
<strong>di</strong> quello che conosciamo”<br />
Donatella Sciuto,<br />
Prorettore vicario e Delegato alla ricerca<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>
RICERCA<br />
FLESSIBILE E INTERDISCIPLINARE<br />
Al <strong>Politecnico</strong>, oggi, 18 scienziati ERC lavorano su alcuni dei temi più attuali dello sviluppo tecnologico<br />
e sociale: energie rinnovabili, tecniche per l’interpretazione dei Big Data, tecnologie per la salute, per<br />
la conservazione del nostro inestimabile patrimonio culturale, stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> nuovi materiali e tecnologie<br />
d’avanguar<strong>di</strong>a dalle applicazioni più svariate<br />
18<br />
SCIENZIATI<br />
vincitori <strong>di</strong> un fondo ERC (dal 2014 a<br />
oggi) lavorano al <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>,<br />
ciascuno supportato da un team <strong>di</strong><br />
ricercatori <strong>di</strong> rilievo internazionale,<br />
giovani scienziati, studenti e dottoran<strong>di</strong><br />
OLTRE<br />
27<br />
MILIONI<br />
€<br />
<strong>di</strong> euro sono arrivati al <strong>Politecnico</strong><br />
dall’Unione Europea dal 2014, attraverso<br />
fon<strong>di</strong> ERC (European Research Council)<br />
per la ricerca <strong>di</strong> base. Solo gran<strong>di</strong> scienziati<br />
possono ottenere questi finanziamenti,<br />
in base a criteri <strong>di</strong> curriculum, visibilità<br />
internazionale, originalità e visione del loro<br />
progetto <strong>di</strong> ricerca
ALUMNUS<br />
Prof. CARLO SPARTACO CASARI<br />
Alumnus Polimi Ing. Elettronica e PhD<br />
DIPARTIMENTO: ENERGIA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Exten<strong>di</strong>ng the science perspectives of linear wires of<br />
carbon atoms from fundamental research to emerging<br />
materials<br />
ALUMNUS<br />
Prof. STEFANO CERI<br />
Alumnus Polimi Ing. Elettronica<br />
DIPARTIMENTO: ELETTRONICA, INFORMAZIONE E<br />
BIOINGEGNERIA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Data-Driven Genomic Computing<br />
ALUMNUS<br />
I 18 SCIENZIATI ERC<br />
AL POLITECNICO DI MILANO<br />
E LE LORO RICERCHE<br />
PER COSTRUIRE<br />
IL MONDO DEL FUTURO<br />
ALUMNUS<br />
ALUMNA<br />
ALUMNUS<br />
Prof. GIULIO CERULLO<br />
Alumnus Polimi Ing. Elettronica<br />
DIPARTIMENTO: FISICA<br />
Prof.ssa CAMILLA COLOMBO<br />
Alumna Polimi Ing. Aerospaziale<br />
DIPARTIMENTO: SCIENZE E TECNOLOGIE AEROSPAZIALI<br />
Prof. COSIMO D’ANDREA<br />
Alumnus Polimi PhD Fisica<br />
DIPARTIMENTO: FISICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Mid Infrared SpectrometerS by an Innovative Optical<br />
iNterferometer<br />
LA RICERCA ERC<br />
Control for Orbit Manoeuvring through Perturbations for<br />
Application to Space Systems<br />
LA RICERCA ERC<br />
Improving Photosynthetic Solar Energy Conversion In<br />
Microalgal Cultures For The Production Of Biofuels And<br />
High Value Products<br />
ALUMNUS<br />
ALUMNUS<br />
ALUMNUS<br />
14
Prof.ssa CARMEN GIORDANO<br />
DIPARTIMENTO: CHIMICA, MATERIALI E INGEGNERIA<br />
CHIMICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
MIcrobiota-Gut-BraiN EngineeRed platform to eVAluate<br />
intestinal microflora impact on brain functionality<br />
ALUMNUS<br />
Prof. MATTEO PASSONI<br />
Alumnus Polimi Ing. Nucleare e PhD<br />
DIPARTIMENTO: ENERGIA<br />
LA RICERCA ERC<br />
- Exploring the New Science and engineering unveiled by<br />
Ultraintense ultrashort Ra<strong>di</strong>ation interaction with mattEr<br />
- Innovative Neutron source for non destructive TEsting and<br />
tReatment<br />
Prof.ssa PAOLA SACCOMANDI<br />
DIPARTIMENTO: MECCANICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Laser Ablation: SElectivity and monitoRing for OPTImal<br />
tuMor removAL<br />
Prof. DANIELE IELMINI<br />
Alumnus Polimi Ing. Nucleare<br />
DIPARTIMENTO: ELETTRONICA, INFORMAZIONE E<br />
BIOINGEGNERIA<br />
LA RICERCA ERC<br />
REsistive-Switch CompUting bEyond CMOS<br />
ALUMNUS<br />
Prof. DARIO POLLI<br />
Alumnus Polimi Ing. Elettronica<br />
DIPARTIMENTO: FISICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
- Very fast Imaging by Broadband coherent RAman<br />
- A novel instrument to identify chiral molecules for pharmaceutics<br />
and bio-chemistry<br />
- Industrial implementation of a step-change technology to<br />
measure fluorescence<br />
Prof.FRANCESCO SCOTOGNELLA<br />
DIPARTIMENTO: FISICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
PlAsmon InduceD hot Electron extraction with doped<br />
semiconductors for Infrared solAr energy<br />
Prof. GIOVANNI ISELLA<br />
Alumnus Polimi Ing. Nucleare<br />
DIPARTIMENTO: FISICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Chip-scale INtegrated Photonics for the mid-Infra REd<br />
Prof. ALFIO QUARTERONI<br />
DIPARTIMENTO: MATEMATICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
An Integrated Heart Model for the simulation of the<br />
car<strong>di</strong>ac function<br />
ALUMNUS<br />
Prof. ENRICO TRONCONI<br />
Alumnus Polimi Ing. Chimica<br />
DIPARTIMENTO: ENERGIA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Structured Reactors with INTensified Energy Transfer for<br />
Breakthrough Catalytic Technologies<br />
Prof. MATTEO MAESTRI<br />
Alumnus Polimi Ing. Chimica e PhD<br />
DIPARTIMENTO: ENERGIA<br />
LA RICERCA ERC<br />
Structure-dependent microkinetic modelling of<br />
heterogeneous catalytic processes<br />
Prof. PIERANGELO METRANGOLO<br />
Alumnus Polimi Ing. Chimica e PhD<br />
DIPARTIMENTO: CHIMICA, MATERIALI E INGEGNERIA<br />
CHIMICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
A Minimalist Peptide Elastomer<br />
ALUMNA<br />
Prof.ssa MANUELA TERESA RAIMONDI<br />
Alumna Polimi Ing. Meccanica<br />
DIPARTIMENTO: CHIMICA, MATERIALI E INGEGNERIA CHIMICA<br />
LA RICERCA ERC<br />
- Mechanobiology of nuclear import of transcription factors modeled within a<br />
bioengineered stem cell niche<br />
- Nichoid: nanoengineered three-<strong>di</strong>mensional substrate for stem cell<br />
expansion<br />
- Miniaturised optically accessible bioreactor for drug <strong>di</strong>scovery and<br />
biological research<br />
Prof.ssa CORINNA ROSSI<br />
DIPARTIMENTO: ARCHITETTURA, INGEGNERIA DELLE<br />
COSTRUZIONI E AMBIENTE COSTRUITO<br />
LA RICERCA ERC<br />
LIVING IN A FRINGE ENVIRONMENT - Investigating<br />
occupation and exploitation of desert frontier areas in<br />
the Late Roman Empire<br />
SCOPRI GLI<br />
AGGIORNAMENTI<br />
NEI PROSSIMI<br />
NUMERI<br />
15
PHD, OVVERO:<br />
DOTTORI DI<br />
RICERCA ALLE<br />
FRONTIERE<br />
DELLA<br />
CONOSCENZA<br />
<strong>di</strong> Paolo Biscari<br />
Paolo Biscari, Direttore della<br />
Scuola <strong>di</strong> Dottorato <strong>di</strong> Ricerca del<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, ci racconta il<br />
valore dei PhD per l’Ateneo e per il<br />
Paese<br />
PAOLO BISCARI, 54 anni<br />
Direttore della Scuola <strong>di</strong> Dottorato<br />
<strong>di</strong> Ricerca
Dall’aerospaziale alle nanotecnologie,<br />
dall’architettura all’Ingegneria Meccanica,<br />
passando per tutto quello che ci<br />
sta in mezzo: più <strong>di</strong> 1100 persone che,<br />
una volta terminato il proprio percorso,<br />
sapranno tutto quello che c’è da sapere<br />
su un tema molto specifico e circoscritto,<br />
quello della loro ricerca. È questo<br />
che è un PhD, un dottorato <strong>di</strong> ricerca:<br />
uno specialista, che sa affrontare un<br />
tema e approfon<strong>di</strong>rlo imparando a conoscere<br />
tutto quello che si sa <strong>di</strong> esso<br />
allo stato dell’arte; e poi spingersi oltre,<br />
ponendosi domande alle quali, ancora,<br />
non esiste risposta. Qualcuno che<br />
si spinge alle frontiere della conoscenza<br />
e cerca <strong>di</strong> spostarle un pochino più<br />
lontano.<br />
A volte si pensa erroneamente che un<br />
PhD porti necessariamente a una carriera<br />
accademica, ma non tutti i ricercatori,<br />
“da gran<strong>di</strong>”, vogliono fare gli scienziati,<br />
i docenti o i ricercatori. Molti<br />
entrano in azienda con una figura professionale<br />
dotata <strong>di</strong> forte spinta innovativa<br />
capace <strong>di</strong> trasferire conoscenza teorica<br />
al contesto industriale che si coniuga<br />
a un intenso allenamento al lavoro<br />
<strong>di</strong> gruppo e alla gestione dei gruppi <strong>di</strong><br />
lavoro. Focus, visione e capacità <strong>di</strong> leadership<br />
sono cose che emergono naturalmente<br />
lungo questo processo.<br />
Sempre <strong>di</strong> più, le aziende stanno<br />
cogliendo l’importanza <strong>di</strong> questa risorsa<br />
e investono nei dottorati <strong>di</strong> ricerca<br />
nelle aree <strong>di</strong> loro interesse. Soprattutto<br />
le gran<strong>di</strong> aziende vanno “a caccia”<br />
<strong>di</strong> dottorati, mentre in Italia le piccole<br />
aziende, spesso a conduzione familiare,<br />
si concentrano sul lavoro quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Quello che auspichiamo e che incentiviamo<br />
al <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> è l’inserimento<br />
più capillare possibile dei nostri<br />
dottorati all’interno del tessuto industriale<br />
a tutti i livelli. Siamo convinti che<br />
questi ricercatori rappresentino una<br />
risorsa inestimabile per le aziende italiane,<br />
perché sono portatori <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong><br />
un metodo politecnico affinato da anni<br />
<strong>di</strong> sudore, stu<strong>di</strong>o e – <strong>di</strong>rei – sana ostinazione.<br />
Negli anni del dottorato non si<br />
imparano delle nozioni: si impara a farsi<br />
le domande giuste, le domande che<br />
portano a scoprire nuove strategie e<br />
nuovi orizzonti.<br />
I risultati delle ultime indagini occupazionali<br />
ci rendono molto orgogliosi,<br />
sottolineano che il tessuto industriale<br />
italiano sta riconoscendo il valore e<br />
l’importanza dei dottori <strong>di</strong> ricerca ed è<br />
pronto ad accoglierli. Le indagini rilevano<br />
anche che i giovani del <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong> sono ben occupati e ricoprono<br />
spesso posizioni attraverso le quali<br />
possono incidere fortemente sulla società.<br />
Questo accade ancora più spesso<br />
e ancora più velocemente per i dottorati,<br />
che entrano nelle aziende in età<br />
più avanzata rispetto ai neolaureati. Siamo<br />
dunque <strong>di</strong> fronte a una responsabilità,<br />
quella <strong>di</strong> formare i leader che<br />
guideranno il processo industriale e<br />
tecnologico già tra 5 o 10 anni, e si rende<br />
necessario dar loro una formazione<br />
specifica sul tema delle ricadute etiche<br />
della tecnologia, sull’importanza del<br />
rispetto della <strong>di</strong>versità e dello sviluppo<br />
sostenibile. Questo si fa anche collaborando<br />
con <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>verse da quelle<br />
tecniche che sviluppiamo al Poli: nei<br />
nostri gruppi <strong>di</strong> ricerca, infatti, ci sono<br />
sociologi, filosofi e psicologi, che ampliano<br />
la visione e stimolano i ricercatori<br />
su tematiche <strong>di</strong>verse.<br />
Sono insegnamenti che contribuiscono<br />
a creare una persona con un valore aggiunto,<br />
per farla <strong>di</strong>ventare realmente<br />
responsabile. Quando questo in<strong>di</strong>rizzo<br />
si coniuga alla conoscenza approfon<strong>di</strong>ta<br />
della materia, alla capacita <strong>di</strong> sintesi<br />
e visione, a quella <strong>di</strong> leadership, all’ambizione<br />
<strong>di</strong> spingere l’asticella sempre<br />
un po’ più in alto, ecco, è lì che nascono<br />
nuove idee.<br />
Quello che <strong>di</strong>co sempre ai nostri dottori<br />
<strong>di</strong> ricerca è “non preoccupatevi se<br />
non conoscete ancora le risposte alle<br />
domande. Più che le risposte, ci interessa<br />
che sappiate creare un percorso<br />
per immaginare soluzioni nuove”. Non<br />
è scritto in nessun libro, non viene insegnato<br />
in nessun corso, è un metodo<br />
che emerge dalla natura stessa della<br />
ricerca e può avere un impatto importante<br />
per la società intera in termini <strong>di</strong><br />
innovazione e crescita industriale, specialmente<br />
in un paese come l’Italia,<br />
culla <strong>di</strong> eccellenze e nicchie tecnologiche<br />
<strong>di</strong> grande valore.<br />
Nelle foto, scene dalla cerimonia <strong>di</strong><br />
consegna dei <strong>di</strong>plomi <strong>di</strong> Dottorato 2018 e<br />
la foto <strong>di</strong> gruppo finale in Piazza Leonardo<br />
Da Vinci<br />
"Al <strong>Politecnico</strong><br />
oggi ci sono<br />
più <strong>di</strong> 1100<br />
dottoran<strong>di</strong> che<br />
lavorano in<br />
oltre 20 corsi<br />
<strong>di</strong> dottorato,<br />
nei campi più<br />
svariati. In ogni<br />
gruppo <strong>di</strong> ricerca<br />
al Poli c’è almeno<br />
un dottorando, il<br />
nostro obiettivo<br />
è che ce ne siano<br />
1500 entro i<br />
prossimi 5 anni"<br />
17
POLIHUB<br />
IL 3° INCUBATORE<br />
DI STARTUP AL<br />
MONDO, ARRIVA<br />
DAL MONDO POLI<br />
3°<br />
INCUBATORE<br />
UNIVERSITARIO<br />
DI STARTUP AL MONDO<br />
UNICO ITALIANO<br />
FRA I PRIMI 20 CLASSIFICATI,<br />
SECONDO IL RANKING<br />
DI UBI GLOBAL<br />
1270<br />
IDEE<br />
113<br />
STARTUP<br />
550+<br />
IMPIEGATI<br />
30 MLN<br />
DI EURO<br />
18<br />
RACCOLTE<br />
NELL’ULTIMO ANNO<br />
INCUBATE<br />
NELLE<br />
STARTUP<br />
DI FATTURATO<br />
AGGREGATO NEL 2017 A<br />
FAVORE DELLE STARTUP<br />
INCUBATE
STEFANO MAINETTI, 58 anni<br />
CEO PoliHub<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Elettronica<br />
Un gruppo <strong>di</strong> ragazzi con in mano<br />
la tesi <strong>di</strong> laurea e in testa un’idea si<br />
presenta al PoliHub, l’incubatore <strong>di</strong><br />
startup del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> che<br />
in<strong>di</strong>vidua idee ad alto valore aggiunto<br />
nel campo high tech, per supportarle<br />
nel definire modelli <strong>di</strong> business<br />
<strong>di</strong> successo. L’idea <strong>di</strong> questo gruppo<br />
<strong>di</strong> ragazzi consiste in una fresa intelligente,<br />
un robot per il taglio che si<br />
muove in autonomia. Piccolo, portatile,<br />
capace <strong>di</strong> operare anche su<br />
gran<strong>di</strong> superfici <strong>di</strong> legno, e non solo,<br />
per dar vita a barche, tavole da surf,<br />
se<strong>di</strong>e e molto altro. “Il primo passaggio<br />
che facciamo è capire se qualcuno,<br />
nel mondo, ha interesse per quel<br />
prodotto - spiega Stefano Mainetti,<br />
chief executive officer del PoliHub<br />
- Nel caso <strong>di</strong> questa fresa, che cambia<br />
completamente il para<strong>di</strong>gma del<br />
taglio, prima <strong>di</strong> andare avanti con lo<br />
sviluppo del prototipo abbiamo cercato<br />
appunto <strong>di</strong> capire se vi fosse<br />
mercato per qualcosa che fino ad al-<br />
19
lora era inesistente. Abbiamo aiutato<br />
i ragazzi a portare l’idea in Silicon<br />
Valley e nelle fiere <strong>di</strong> settore a Vienna<br />
e ad Hong Kong. Li abbiamo poi<br />
supportati nella raccolta <strong>di</strong> 250K da<br />
investitori privati, al fine <strong>di</strong> completare<br />
l’analisi <strong>di</strong> fattibilità tecnica. Superata<br />
questa fase, gli abbiamo suggerito<br />
<strong>di</strong> avviare una campagna <strong>di</strong><br />
crowfun<strong>di</strong>ng su Kickstarter, mostrando<br />
una demo <strong>di</strong> prodotto con la quale<br />
hanno raggiunto in 45 giorni un<br />
milione <strong>di</strong> dollari”. La startup si chiama<br />
Springa, il robot Goliath. “Il mercato,<br />
ne decreterà il successo”, conclude<br />
Mainetti.<br />
La mission del PoliHub, si legge sul<br />
sito, è <strong>di</strong> “supportare le startup altamente<br />
innovative con modelli <strong>di</strong> business<br />
scalabili e <strong>di</strong> spingere i processi<br />
<strong>di</strong> cross-fertilizzazione tra l’Accademia,<br />
le <strong>di</strong>verse startup e le<br />
aziende consolidate attente all’innovazione”.<br />
Stefano Mainetti ha anche<br />
una spiegazione più poetica, “Cerchiamo<br />
ciò che noi definiamo i campioni.<br />
Idee <strong>di</strong> successo e al contempo<br />
<strong>di</strong> rapida crescita nel mercato. Quelle<br />
iniziative che oggi sono definite Scale-up.<br />
La storia ci insegna che una<br />
startup virtuosa può nascere anche<br />
in un garage. Ma se nasce in un incubatore<br />
trova una maggior concentrazione<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni favorevoli per<br />
sopravvivere e svilupparsi. Noi creiamo<br />
queste con<strong>di</strong>zioni”. Il tasso <strong>di</strong> sopravvivenza<br />
delle startup incubate, a<br />
cinque anni dalla data <strong>di</strong> fondazione,<br />
è dell’85%. Acceleratori <strong>di</strong> invenzioni,<br />
che per il 65% arrivano dal <strong>Politecnico</strong><br />
e per il 35% dall’esterno. “Essendo<br />
un centro <strong>di</strong> eccellenza riconosciuto<br />
a livello internazionale, abbiamo<br />
inventori che giungono dall’esterno<br />
perché qui trovano laboratori e competenza<br />
- racconta Stefano Mainetti<br />
- Può essere il caso ad esempio<br />
<strong>di</strong> un manager che ha pensato a un<br />
prodotto, ha già steso un potenziale<br />
modello <strong>di</strong> business, ma non sa come<br />
realizzarlo e ha bisogno <strong>di</strong> un team<br />
<strong>di</strong> supporto. Oppure aziende che<br />
hanno recepito il valore della tecnologia<br />
e si avvicinano al PoliHub per<br />
innovare prodotti e servizi, è il caso<br />
ad esempio <strong>di</strong> Franke Kitchen, leader<br />
mon<strong>di</strong>ale nella produzione e progettazione<br />
<strong>di</strong> lavelli da cucina. L’azienda<br />
ha trasferito in PoliHub una piccola<br />
sede che si occupa <strong>di</strong> collaborare<br />
con startup e con il <strong>Politecnico</strong> per<br />
innovare i propri prodotti. In questo<br />
senso trovano spazio <strong>di</strong>versi servi-<br />
In questa pagina immagini della fresa Goliath<br />
e del team della startup Springo. Accanto,<br />
l’Alumnus Dario Polli riceve l’assegno per il<br />
progetto Chimera, <strong>di</strong> cui è “Proof of Concept”<br />
20
“Cerchiamo<br />
i campioni.<br />
Idee <strong>di</strong> successo<br />
e <strong>di</strong> rapida<br />
crescita<br />
nel mercato.<br />
Fra i tanti cigni<br />
bianchi, noi<br />
in<strong>di</strong>viduiamo<br />
i cigni neri<br />
da far volare”<br />
zi, come appunto l’open innovation,<br />
in cui le aziende vengono supportate<br />
al fine <strong>di</strong> trovare le idee migliori e le<br />
migliori collaborazioni con le startup,<br />
fino al mentoring, “Si tratta <strong>di</strong> <strong>Alumni</strong><br />
<strong>di</strong>ventati manager, impren<strong>di</strong>tori o investitori<br />
<strong>di</strong> successo, che decidono <strong>di</strong><br />
iniziare a collaborare con il PoliHub<br />
per mettere la propria esperienza a<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una startup e accelerare<br />
la crescita”. Si crea qui la società<br />
che ancora non c’è: i posti <strong>di</strong> lavoro<br />
del futuro. Prodotti e startup che<br />
portano nomi suggestivi come Chimera,<br />
una tecnologia innovativa che<br />
attraverso la rifrazione della luce misura<br />
la struttura molecolare nei settori<br />
farmacologici e <strong>di</strong> analisi biochimica.<br />
Greenrail rivoluziona il mondo<br />
delle traversine ferroviarie utilizzando<br />
materiali <strong>di</strong> riciclo come pneumatici<br />
e plastica, Mathesia è la prima<br />
piattaforma <strong>di</strong> crowdsourcing de<strong>di</strong>cata<br />
alla matematica applicata. Empatica<br />
(<strong>di</strong> cui parliamo in questo numero<br />
ndr.) è uno dei casi <strong>di</strong> successo<br />
sviluppatosi proprio al PoliHub. Dietro<br />
ogni prodotto, ogni startup ci sono<br />
storie visionarie. “Ogni startup è<br />
uno stato nascente <strong>di</strong> persone - conclude<br />
Stefano Mainetti”. E in PoliHub,<br />
come rabdomanti <strong>di</strong> idee, si cercano<br />
le persone che fanno la <strong>di</strong>fferenza.<br />
21
UN NUOVO<br />
SPAZIO<br />
PER MILANO<br />
Al <strong>Politecnico</strong>, in via Bonar<strong>di</strong>, c’è un <strong>di</strong>stretto<br />
<strong>di</strong> eccellenza internazionale dove si fa ricerca e<br />
innovazione per il futuro delle città. Dal 2020 ci sarà<br />
anche un nuovo spazio de<strong>di</strong>cato a tutti i citta<strong>di</strong>ni e<br />
visitatori: un pezzo <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> cambia pelle grazie al<br />
Poli e al progetto firmato Renzo Piano<br />
22
In queste foto il progetto del Campus <strong>di</strong> via<br />
Bonar<strong>di</strong>, che sarà luogo <strong>di</strong> innovazione per la<br />
città e i suoi abitanti<br />
Giugno 2018: sono partiti i lavori per<br />
la riqualificazione degli spazi del <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong> tra via Bonar<strong>di</strong> e via<br />
Ampère, dove ha sede lo storico campus<br />
<strong>di</strong> Architettura, con la demolizione<br />
della passerella tra il Trifoglio e la Nave.<br />
Nei prossimi due anni, il campus cambierà<br />
pelle e i due e<strong>di</strong>fici verranno demoliti<br />
per fare spazio a giar<strong>di</strong>ni e nuovi<br />
laboratori d’avanguar<strong>di</strong>a. L’ambizione<br />
del nuovo Campus Bonar<strong>di</strong>, già oggi<br />
un centro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e ricerca d’eccellenza<br />
a livello internazionale e un motore<br />
<strong>di</strong> innovazione per il Paese, sarà anche<br />
quella <strong>di</strong> essere un simbolo della capacità<br />
del “fare <strong>Politecnico</strong>” e un luogo <strong>di</strong><br />
aggregazione per tutta la città, in accordo<br />
con il forte legame tra il <strong>Politecnico</strong><br />
e il territorio milanese che negli anni<br />
scorsi ha già visto l’Ateneo coinvolto<br />
in primo piano nella riqualificazione <strong>di</strong><br />
piazza Leonardo e che proseguirà anche<br />
in futuro con interventi su <strong>di</strong>verse<br />
aree <strong>di</strong> Città Stu<strong>di</strong>.<br />
Un luogo per <strong>Milano</strong> e per l’Italia<br />
Il progetto del nuovo campus, donato<br />
al <strong>Politecnico</strong> dall’Alumnus Renzo Piano,<br />
ha l’obiettivo <strong>di</strong> aprire l’università<br />
al passaggio dei citta<strong>di</strong>ni e dei visitatori:<br />
in un contesto come quello milanese,<br />
denso <strong>di</strong> fermento e vitalità, il <strong>Politecnico</strong><br />
ha voluto aprire questi spazi<br />
per donarli alla città <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> invitando<br />
i citta<strong>di</strong>ni, gli studenti e tutti coloro<br />
che transitano per via Bonar<strong>di</strong> a viverli<br />
e con<strong>di</strong>viderli in modo nuovo. Coerentemente<br />
con l’impegno del <strong>Politecnico</strong><br />
sulla qualità della vita, il nuovo<br />
Campus Bonar<strong>di</strong> sarà immerso nel verde<br />
grazie all’arrivo <strong>di</strong> nuovi alberi, un<br />
piccolo bosco visibile e visitabile dai<br />
passanti. Le coperture degli e<strong>di</strong>fici più<br />
bassi <strong>di</strong>verranno terrazze per attività<br />
all’aperto e momenti <strong>di</strong> incontro, sia<br />
<strong>di</strong>dattiche che ricreative, e i parcheggi<br />
<strong>di</strong>venteranno giar<strong>di</strong>ni frequentabili da<br />
tutta la citta<strong>di</strong>nanza.<br />
Nuovi laboratori e tecnologie allo stato<br />
dell’arte<br />
Il nuovo volto <strong>di</strong> Città Stu<strong>di</strong> andrà <strong>di</strong> pari<br />
passo con la nascita <strong>di</strong> nuovi luoghi<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e ricerca all’altezza della tra<strong>di</strong>zione<br />
che si portano <strong>di</strong>etro e in grado<br />
<strong>di</strong> spingere l’acceleratore sullo sviluppo<br />
<strong>di</strong> nuove idee che continuano a trainare<br />
lo sviluppo culturale, tecnologico e<br />
industriale italiani.<br />
Un progetto con<strong>di</strong>viso<br />
Il cantiere prevede una spesa <strong>di</strong> 37 milioni<br />
<strong>di</strong> euro ed è stato avviato grazie alla<br />
collaborazione <strong>di</strong> molti, sia donatori<br />
in<strong>di</strong>viduali che istituzioni partner che<br />
con<strong>di</strong>vidono gli obiettivi del progetto.<br />
Dall’inizio del 2018 oltre 100 donatori,<br />
tra i quali moltissimi <strong>Alumni</strong>, hanno<br />
raccolto oltre 6 milioni <strong>di</strong> euro e costituiscono<br />
ad oggi una community <strong>di</strong> appoggio<br />
che si fa ambasciatrice <strong>di</strong> questa<br />
collaborazione tra il Poli e la città <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
e che, auspichiamo, crescerà sempre<br />
<strong>di</strong> più nei prossimi anni. Anche questo<br />
è un modo importante <strong>di</strong> sostenere<br />
il <strong>Politecnico</strong> e la città <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, prendendo<br />
parte a un progetto <strong>di</strong> cambiamento<br />
che prepara il futuro della ricerca<br />
e della città.<br />
Per saperne <strong>di</strong> più:<br />
www.sostieni.polimi.it<br />
23
UN TELESCOPIO<br />
PER GUARDARE<br />
INDIETRO<br />
NEL TEMPO<br />
<strong>di</strong> Valerio Millefoglie<br />
Foto <strong>di</strong> Chris Gunn / NASA<br />
L’Alumnus Giuseppe Cataldo conquista<br />
l’Early Career Public Achievement Medal<br />
e un Group Achievement Award dalla<br />
NASA per i suoi contributi al telescopio<br />
James Webb, il più potente al mondo<br />
24
GIUSEPPE CATALDO - 32 anni<br />
Systems Engineer NASA<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Aeronautica<br />
Costato quasi 9 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari, il telescopio<br />
JWST raggiungerà la <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>di</strong> oltre un milione e mezzo <strong>di</strong> chilometri,<br />
per scoprire com’era l’Universo<br />
quando aveva 400 milioni <strong>di</strong> anni.<br />
Questi i numeri. Il nome che invece c’è<br />
<strong>di</strong>etro è quello dell’Alumnus Giuseppe<br />
Cataldo. La sera del 27 marzo 2009 Cataldo<br />
era nella sua stanza, nella residenza<br />
per studenti in Francia, dove si<br />
trovava per un programma <strong>di</strong> doppia<br />
laurea. Nella posta elettronica giunse<br />
una lettera dallo spazio. Iniziava così:<br />
“Congratulations! You have been selected<br />
for the 2009 NASA Academy at<br />
the Goddard Space Flight Center (GSFC)<br />
through a fully-funded sponsorship by<br />
the European Space Agency (ESA). Your<br />
application was selected from six highly<br />
competitive ESA semi-finalists. The<br />
Academy Selection Committee found<br />
your application to be highly-favored<br />
in meeting all five selection criteria for<br />
the NASA Academy”. E pensare che tutto<br />
era partito da un libricino sulle missioni<br />
lunari che suo padre gli leggeva<br />
da piccolo. Ci siamo fatti raccontare il<br />
suo percorso stellare.<br />
Nel suo ufficio alla NASA ha appeso<br />
al muro una locan<strong>di</strong>na dell’eclissi solare<br />
dell’estate del 2017 in America,<br />
una foto con sua moglie, un calendario<br />
del telescopio James Webb il cui<br />
lancio è previsto nella primavera del<br />
2020. Grazie al metodo matematico da<br />
lei ideato i modelli del telescopio possono<br />
essere validati in due settimane,<br />
mentre prima occorrevano circa tre<br />
mesi. Come si svolge il suo lavoro?<br />
Mi <strong>di</strong>vido fra l’ufficio, dove sviluppo le<br />
analisi matematiche, e i laboratori, dove<br />
lavoro all’hardware, fino all’hangar<br />
dove si trova il telescopio. I miei colleghi<br />
hanno sviluppato dei modelli per<br />
ogni sistema del telescopio. Dal sistema<br />
ottico a quello strutturale, fino al<br />
sistema più critico del telescopio, il sistema<br />
termico. Ognuno <strong>di</strong> questi sistemi<br />
ha bisogno <strong>di</strong> essere validato attraverso<br />
dei meto<strong>di</strong> matematici che siano<br />
in grado <strong>di</strong> riprodurre i dati misurati,<br />
per pre<strong>di</strong>re perfettamente ciò che avverrà<br />
in orbita. Mi occupo poi dello sviluppo<br />
<strong>di</strong> strumenti ad altissima sensibilità<br />
per i telescopi spaziali e dello<br />
stu<strong>di</strong>o delle proprietà ottiche dei materiali<br />
usati per tali strumenti.<br />
Che immagini ci riporterà il telescopio<br />
sulla terra?<br />
Potrà captare la luce delle stelle più<br />
antiche dell’universo. Ci permetterà<br />
<strong>di</strong> scoprire anche il modo in cui queste<br />
stelle si sono evolute in galassie.<br />
Ci racconterà la storia dell’infanzia<br />
del nostro universo, che ancora non<br />
conosciamo bene proprio perché non<br />
abbiamo dati. Un’altra cosa che scoprirà<br />
sarà sicuramente la composizione<br />
chimica <strong>di</strong> stelle e pianeti, soprattutto<br />
dei pianeti al <strong>di</strong> fuori del sistema<br />
solare, e con un dettaglio finora<br />
mai raggiunto. E poi, credo, la cosa più<br />
interessante sarà scoprire quello che<br />
ancora non ci aspettiamo.<br />
Per arrivare sulla luna bisogna avere<br />
i pie<strong>di</strong> ben piantati per terra, concentrati<br />
sulla strada da percorrere. Quali<br />
sono i passi che l’hanno portata dove<br />
si trova oggi?<br />
Da bambino sognavo <strong>di</strong> lavorare alla<br />
NASA. Immaginavo che da grande sarei<br />
<strong>di</strong>ventato un importante professore e<br />
che mi avrebbero chiamato a lavorare<br />
proprio qui, sui programmi <strong>di</strong> esplorazione<br />
spaziale della luna. Ricordo che<br />
a sei, sette anni, mio padre mi leggeva<br />
un piccolo opuscolo che raccontava<br />
tutte le missioni Apollo e le storie<br />
degli astronauti. All’epoca facevo anche<br />
il boy scout e passavo molte notti<br />
nei boschi a guardare il cielo e le stelle.<br />
I nomi delle costellazioni li conoscevo<br />
già tutti. Facendo un salto temporale<br />
<strong>di</strong>rei che il momento cruciale è stato<br />
nel 2004, quando al primo anno <strong>di</strong><br />
25
Fisica all’università Statale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
ho capito che la mia strada era un’altra,<br />
era l’ingegneria. Vivevo in una residenza<br />
universitaria dove una volta al<br />
mese si tenevano degli incontri <strong>di</strong> vario<br />
tipo, da conferenze a seminari, tenuti<br />
da professori o anche da studenti più<br />
gran<strong>di</strong>. Mi colpì molto l’intervento <strong>di</strong> un<br />
amico che frequentava il quarto anno<br />
<strong>di</strong> Ingegneria Aerospaziale al <strong>Politecnico</strong>,<br />
sullo scoppio dello Space Shuttle<br />
Columbia. Soprattutto mi appassionarono<br />
i dettagli tecnici. Andai così a<br />
parlare con i capi del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong><br />
Ingegneria Aerospaziale del <strong>Politecnico</strong><br />
perché volevo dare un percorso più<br />
pratico alla mia laurea. Valutai con loro<br />
i pro e i contro <strong>di</strong> un passaggio <strong>di</strong> corso<br />
e <strong>di</strong> università e presi la decisione <strong>di</strong><br />
trasferirmi, sapendo <strong>di</strong> andare incontro<br />
a una sfida alquanto forte. Non volevo<br />
perdere l’anno <strong>di</strong> Fisica, mi ritrovai così<br />
a dare un<strong>di</strong>ci esami quell’anno. Certo,<br />
nessuno mi obbligava. Mi obbligavo io.<br />
Ricordo ancora oggi la gentilezza <strong>di</strong> alcuni<br />
compagni <strong>di</strong> corso, che mi passavano<br />
gli appunti quando avevo sovrapposizioni<br />
con altre lezioni, e l’estrema<br />
<strong>di</strong>sponibilità dei professori. Fu un anno<br />
veramente duro, anche perché contemporaneamente<br />
stu<strong>di</strong>avo violino al<br />
conservatorio e dovetti passare l’esame<br />
dell’ottavo anno.<br />
Se dovessimo volgere un telescopio<br />
in<strong>di</strong>etro nel tempo, verso quegli anni,<br />
cosa vedrebbe?<br />
La luce <strong>di</strong> quel primo semestre a Ingegneria.<br />
E vedrei anche la scia <strong>di</strong> quello<br />
che mi ha lasciato. Ho sempre considerato<br />
il <strong>Politecnico</strong> una palestra <strong>di</strong> vita.<br />
Mi ha insegnato, davvero come un te-<br />
“Questo<br />
telescopio ci<br />
racconterà<br />
l’infanzia del<br />
nostro universo.<br />
E ci farà<br />
scoprire ciò che<br />
ancora non ci<br />
aspettiamo”<br />
26
lescopio, a raggiungere i dettagli delle<br />
cose. Il mio motto al Poli era, ed è<br />
tutt’oggi: Tutto e bene. Si stu<strong>di</strong>a tutto<br />
nei dettagli, sino all’ultimo, senza tralasciare<br />
nulla. I professori ripetevano:<br />
«Se fai un errore <strong>di</strong> calcolo e invece <strong>di</strong><br />
mettere un più metti un meno, l’aereo<br />
che stai progettando può cadere causando<br />
la morte <strong>di</strong> duecento persone».<br />
Questo mi ha segnato. Mi ha spinto a<br />
essere forte e ad andare avanti. Nonostante<br />
tutto riuscii a laurearmi a luglio<br />
2007, l’obiettivo era raggiunto. Mi <strong>di</strong>ssi,<br />
an<strong>di</strong>amo avanti con la specialistica in<br />
Ingegneria Aeronautica.<br />
An<strong>di</strong>amo dunque avanti, come arriva<br />
in Francia per la specialistica?<br />
Al <strong>Politecnico</strong> mi avevano esposto il<br />
programma <strong>di</strong> doppia laurea come<br />
un percorso molto intenso, in cui ci<br />
saremmo ritrovati a stu<strong>di</strong>are in modo<br />
<strong>di</strong>verso ma che ci avrebbe offerto<br />
l’opportunità <strong>di</strong> interagire con varie<br />
aziende del settore. In più, ero interessato<br />
a imparare una nuova lingua<br />
e a scoprire un’altra cultura.<br />
E una volta lì, scoprì anche il programma<br />
della NASA Academy.<br />
Sì, era aperto a due studenti europei ed<br />
era sponsorizzato dall’ESA. Mi <strong>di</strong>ssi: «Lo<br />
faccio, non ho nulla da perdere, tanto<br />
non mi chiameranno mai». Lavorai<br />
all’application durante tutte le vacanze<br />
<strong>di</strong> Natale a casa dai miei, a Lizzano, in<br />
provincia <strong>di</strong> Taranto. Lo inviai a gennaio<br />
e dopo qualche settimana mi sottoposero<br />
a due colloqui via telefono. Poi cominciò<br />
la lunga attesa. Mi recavo continuamente<br />
all’ufficio del career service<br />
francese, fino a che la responsabile<br />
non si informò. Le <strong>di</strong>ssero: «Ci spiace,<br />
niente francesi. Abbiamo selezionato<br />
uno studente spagnolo e uno italiano».<br />
Lei rispose: «Giuseppe stu<strong>di</strong>a da noi!».<br />
Poco dopo arrivò la lettera ufficiale. Ecco,<br />
se c’è un consiglio che darei ai giovani<br />
è quello <strong>di</strong> non aspettare che le<br />
opportunità scendano dal cielo. A volte<br />
può capitare, altre volte no. Se non<br />
avessi fatto domanda per questo programma<br />
non credo sarei qui oggi. E se<br />
anche avessi fallito, avrei cercato altre<br />
opportunità. Bisogna lavorare per dare<br />
la forma che vogliamo alla nostra vita.<br />
“Ho sempre<br />
considerato<br />
il <strong>Politecnico</strong><br />
una palestra<br />
<strong>di</strong> vita. Mi ha<br />
insegnato, come<br />
un telescopio,<br />
a raggiungere<br />
i dettagli<br />
delle cose”<br />
27
speciale<br />
scelto tra i più giovani<br />
innovatori tecnologici<br />
d’Europa<br />
L’INGEGNERE<br />
DEI SATELLITI<br />
<strong>di</strong> Valerio Millefoglie<br />
Nell’annuale classifica stilata<br />
da Forbes, fra i 30 under 30 nel<br />
campo dell’innovazione tecnologica<br />
industrale in Europa, c’è l’Alumnus<br />
Lorenzo Ferrario; <strong>di</strong>rettore tecnico<br />
<strong>di</strong> D-Orbit, startup specializzata in<br />
servizi per satelliti. Siamo andati a<br />
scoprire il suo universo<br />
28
“Siamo una delle<br />
poche aziende<br />
del settore new<br />
space in grado<br />
<strong>di</strong> lavorare a<br />
partire dall’idea<br />
sul foglio<br />
bianco alle<br />
operazioni in<br />
orbita”<br />
“Welcome to the List”, titola una mail<br />
arrivata una mattina <strong>di</strong> fine gennaio<br />
2018 a Lorenzo Ferrario. Il mittente è<br />
Forbes, la lista è quella dei 30 migliori<br />
innovatori under 30. L’innovazione è<br />
ION, in Orbit Now, della startup D-Orbit,<br />
<strong>di</strong> cui Ferrario attualmente è il <strong>di</strong>rettore<br />
tecnico. ION è la prima “portaerei”<br />
spaziale che trasporta e rilascia satelliti<br />
in orbita. La mail <strong>di</strong> Forbes continuava<br />
così: “Dopo esserci incontrati ieri alla<br />
premiazione a Londra, rinnoviamo le<br />
nostre congratulazioni per essere stato<br />
inserito fra i 30 migliori innovatori under<br />
30”. Oggi sorridendo Lorenzo Ferrario<br />
ricorda, “L’invito alla premiazione<br />
era finito nella cartella spam”.<br />
Ci accoglie nella sede della startup, a<br />
Fino Mornasco, in provincia <strong>di</strong> Como. La<br />
piazza principale del paese si mimetizza<br />
poco dopo l’uscita dalla tangenziale.<br />
Scorrimento <strong>di</strong> camion e saracinesche<br />
abbassate subito dopo l’ora <strong>di</strong> pranzo.<br />
Eppure qui si è molto più vicini alla<br />
luna <strong>di</strong> ciò che si pensi. Il giro dello<br />
spazio comincia dal tappetino all’ingresso<br />
<strong>di</strong> D-Orbit, si atterra con i pie<strong>di</strong><br />
sul logo e sulla frase: New Space Solutions.<br />
“Benvenuto, questo è la nostra<br />
casa: la chiamiamo D-Home”, <strong>di</strong>ce<br />
Lorenzo Ferrario mostrandoci, perdonate<br />
il gioco <strong>di</strong> parole, un grande openspace<br />
alle cui pareti ci sono i poster<br />
<strong>di</strong> alcune storiche missioni della NA-<br />
SA. “Siamo passati dall’avere circa 20<br />
<strong>di</strong>pendenti a 40 - spiega - e per la fine<br />
dell’anno contiamo <strong>di</strong> arrivare a 60”.<br />
Poco più avanti, due modellini <strong>di</strong> razzi<br />
con il simbolo dell’ESA sono esposti<br />
nella sala dove vengono assemblati<br />
i satelliti. Da qui, giungiamo alla vera e<br />
propria plancia <strong>di</strong> comando. “Questa è<br />
la nostra piccola Houston”, la presenta<br />
così Ferrario, “Ci sono gli schermi <strong>di</strong><br />
controllo per tutte le nostre missioni”.<br />
E mentre i computer cominciano ad accendersi,<br />
Lorenzo Ferrario racconta la<br />
missione D-Sat, avvenuta il 23 giugno<br />
2017 e che ha portato per la prima volta<br />
D-Orbit nello spazio. “Ci siamo ritrovati<br />
qui alle cinque del mattino, mentre<br />
in In<strong>di</strong>a, dove avveniva il lancio, era<br />
pomeriggio. Ricordo tanta emozione<br />
nel vedere il lavoro <strong>di</strong> tre anni prendere<br />
letteralmente il volo, a bordo <strong>di</strong><br />
un razzo”. Poi, approfon<strong>di</strong>sce il senso<br />
<strong>di</strong> quella giornata. “D-Sat era un <strong>di</strong>mostratore<br />
tecnologico che serviva per<br />
due obiettivi: testare il nostro propulsore<br />
per la rimozione in sicurezza dei<br />
satelliti e per mostrare la capacità<br />
<strong>di</strong> D-Orbit <strong>di</strong> realizzare una missione<br />
spaziale. In questo settore industriale<br />
nessuno compra qualcosa sino a che<br />
quella determinata cosa non ha volato<br />
nello spazio. Siamo una delle poche<br />
aziende nel settore, in tutto il mondo,<br />
che riescono a lavorare su un satellite<br />
end-to-end, ovvero dall’idea sul foglio<br />
bianco, passando per la prototipazione,<br />
la produzione, la messa in orbita<br />
e anche il successivo monitoraggio”. La<br />
galassia è fatta <strong>di</strong> satelliti senza più vita,<br />
detriti che galleggiano rischiando<br />
l’impatto con meteoriti e altri elementi.<br />
Il ruolo <strong>di</strong> D-Sat è <strong>di</strong> riportarli sulla<br />
terra o <strong>di</strong> veicolarli lontano, in quelle<br />
zone denominate orbita-cimitero, dove<br />
il pericolo <strong>di</strong> collisione è più basso. Gli<br />
spazzini della galassia, si potrebbero<br />
chiamare in modo evocativo.<br />
LORENZO FERRARIO - 29 anni<br />
Chief Tecnical Officer D-Orbit<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Spaziale<br />
Nella sequenza <strong>di</strong> immagini<br />
qui sopra una serie <strong>di</strong><br />
fotografie scattate in orbita<br />
dalla missione D-Sat<br />
29
“Nell’atrio del <strong>di</strong>partimento aerospaziale<br />
del <strong>Politecnico</strong> c’era un volantino con sopra scritto:<br />
«Vuoi partecipare a una vera missione spaziale?».<br />
Tutto è partito da lì”<br />
Qui in alto D-Sat,<br />
il primo satellite<br />
<strong>di</strong> D-Orbit<br />
nella pagina<br />
accanto, la sede<br />
della startup<br />
Le parole più emozionanti <strong>di</strong> quel 23<br />
giugno furono il co<strong>di</strong>ce morse <strong>di</strong> D-Sat,<br />
“Diceva semplicemente Sono D-Sat e<br />
informava sullo stato delle batterie.<br />
L’equipaggio qui era <strong>di</strong> otto persone<br />
e io ero l’addetto al Flight Control, cioè<br />
colui che invia e riceve i coman<strong>di</strong>”.<br />
Due ore dopo il satellite è passato sopra<br />
la loro orbita, “Il passaggio durava<br />
massimo <strong>di</strong>eci minuti e in quel tempo<br />
dovevi portare a termine tutte le operazioni<br />
perché poi non lo vedevi per<br />
un’intera orbita <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci ore. Avevamo<br />
inserito delle telecamere <strong>di</strong> bordo<br />
con le quali scattavamo delle foto<br />
in giro per il mondo, avevamo catturato<br />
anche l’immagine dell’uragano Irma<br />
sulla Florida. In quei momenti ti ritrovi<br />
a guardare queste foto che giungono<br />
dallo spazio e pensi a noi qui sulla terra.<br />
Provi un sentimento <strong>di</strong> fratellanza<br />
nel confronto degli altri, visti da lassù<br />
non ci sono confini ma solo cose meravigliose.<br />
Scoprire che <strong>di</strong>etro tutto ciò<br />
che osserviamo in natura ci siano regolarità,<br />
modelli che si possono costruire<br />
e replicare in modo logico e deduttivo,<br />
che si adattino così perfettamente alla<br />
realtà che <strong>di</strong> deduttivo non ha nulla,<br />
dà continuo conferme alla mia fede.<br />
La matematica è una così buona e bella<br />
descrizione dell’universo che ci circonda,<br />
e ci <strong>di</strong>ce che <strong>di</strong>etro c’è un tipo<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> armonia quasi musicale”.<br />
Un’immagine ancora presente nel ricordo<br />
e nella biografia <strong>di</strong> questo innovatore<br />
è ambientata nell’atrio del <strong>di</strong>partimento<br />
aerospaziale del <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. “Vuoi partecipare a una<br />
vera missione spaziale?”, c’era scritto<br />
su un semplice foglio affisso in bacheca.<br />
L’annuncio pubblicizzava il progetto<br />
ESMO, l’European Student Moon Orbiter,<br />
un programma che riuniva un pool<br />
<strong>di</strong> università europee per la prima mis-<br />
30
sione lunare <strong>di</strong> sonda che gira intorno<br />
alla luna, realizzata da studenti. “Il Poli<br />
partecipava con due gruppi. Io, che allora<br />
frequentavo la triennale in Ingegneria<br />
Aerospaziale, ero in quello che si<br />
occupava <strong>di</strong> propulsione”. La traiettoria<br />
non si ferma. “Finita l’esperienza mi è<br />
venuto spontaneo fare richiesta <strong>di</strong> una<br />
internship tramite l’ESMO. Grazie all’allora<br />
mentore della mia squadra del Poli,<br />
Luca Rossettini, sono andato a Gilford,<br />
in Inghilterra”. Appena rientrato<br />
in Italia per la magistrale, gli arriva una<br />
mail proprio da Rossettini, “Ho fondato<br />
un’azienda e mi piacerebbe che venissi<br />
a darmi una mano”. “Ci siamo trovati<br />
in un bar della Brianza, perché D-Orbit<br />
all’epoca non aveva nemmeno una<br />
sede. Siccome stu<strong>di</strong>avo ancora ci siamo<br />
accordati per un part-time. Mi occupavo<br />
della validazione numerica dei<br />
satelliti per la rimozione dei detriti.<br />
Nei primi mesi lavoravo un paio <strong>di</strong> ore<br />
al giorno al computer, esattamente al<br />
mattino e alla sera quando ero in treno<br />
per andare e tornare dal Poli”. Poi,<br />
prende un aereo per lavorare alla tesi<br />
<strong>di</strong> laurea a Princeton. “Mi avevano offerto<br />
anche un dottorato ma ho deciso<br />
<strong>di</strong> venire a lavorare a questa startup<br />
perché al tempo, e in tutto il mondo,<br />
non esistevano molte realtà impren<strong>di</strong>toriali<br />
focalizzate su quello che chiamiamo<br />
il new space. Ho iniziato a lavorare<br />
sui sistemi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> D-Sat, poi<br />
nel 2014 è <strong>di</strong>ventato un lavoro a tempo<br />
pieno. E devo <strong>di</strong>re che dopo la nomina<br />
<strong>di</strong> Forbes mi sono sentito orgoglioso,<br />
sod<strong>di</strong>sfatto, ma ho anche avvertito<br />
una responsabilità sulle spalle”.<br />
Di responsabilità è puntellato anche<br />
tutto il suo percorso al <strong>Politecnico</strong>.<br />
“È un’università che crea un senso <strong>di</strong><br />
identità. Credo sia molto simile a quel<br />
senso <strong>di</strong> vicinanza che si prova quando<br />
si è riusciti a scalare una montagna<br />
molto alta e ci si ritrovi con qualcun<br />
altro che l’ha scalata prima <strong>di</strong> te.<br />
Ci s’incontra sulla vetta e ci si dà una<br />
pacca sulla spalla. È complessa, <strong>di</strong>fficile,<br />
pretende tanto e deve continuare<br />
a pretendere tanto. Penso anche<br />
che crei una precisa forma mentis:<br />
sai che esistono problemi <strong>di</strong>fficili, che<br />
questi problemi <strong>di</strong>fficili non te li allevia<br />
nessuno ma che se ci sbatti la testa<br />
riesci a trovare con creatività una soluzione.<br />
Spesso questa soluzione si trova<br />
in gruppo, chiedendo aiuto e appoggio<br />
agli altri. Al Poli l’ingegnere è colui che<br />
deve usare il proprio ingegno, e non<br />
all’americana, in cui il termine ingegno<br />
deriva dal motore. L’ingegno italiano<br />
credo sia il principale insegnamento<br />
del Poli”. Pensando a un consiglio<br />
da dare ai giovani, riflette: “Sono arrivato<br />
a fare quest’intervista perché sono<br />
finito su Forbes e, andando ancora<br />
più in<strong>di</strong>etro, all’origine del mio universo,<br />
sono finito su Forbes perché quel<br />
giorno al <strong>Politecnico</strong> ho visto un volantino<br />
e invece <strong>di</strong> passare dritto mi sono<br />
fermato e ho detto Sì, voglio andare<br />
sullo spazio. Il mio consiglio quin<strong>di</strong> è <strong>di</strong><br />
guardarsi intorno, attivamente”.<br />
Dopo aver parlato del passato, parliamo<br />
dei prossimi orizzonti. “A D-Orbit<br />
ci siamo resi conto <strong>di</strong> essere in grado<br />
<strong>di</strong> realizzare dei sistemi spaziali<br />
che possono viaggiare in<strong>di</strong>pendentemente<br />
dal proprio host. Così ora ci stiamo<br />
evolvendo in un settore più ampio<br />
che è quello del trasporto spaziale,<br />
legato non solo al deorbitaggio ma anche<br />
alla movimentazione delle cose in<br />
orbita. Da qui è nata l’idea <strong>di</strong> ION, in<br />
Orbit Now, una portaerei per satelliti.<br />
Possono essere utili per le comunicazioni,<br />
per il meteo, per l’osservazione<br />
della terra”. Tornando verso l’ingresso,<br />
al tappetino che accoglie in questa<br />
succursale dello spazio, <strong>di</strong>ce: “Ho<br />
un po’ la pretesa <strong>di</strong> pensare che tutti<br />
noi qui stiamo lavorando per il prossimo<br />
grande passo dell’umanità: quello<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una specie che vive su più<br />
pianeti. Come nel Settecento scoprirono<br />
nuove terre, noi troveremo davvero<br />
la terza <strong>di</strong>mensione dell’umanità. Il<br />
mio sogno è <strong>di</strong> riuscire ad andare nello<br />
spazio. A casa ho un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> quando<br />
avevo tre anni, sopra c’erano un razzo<br />
e le parole “My dream house”. Sono rimasto<br />
a quell’età lì, quando tutti <strong>di</strong>cevano<br />
<strong>di</strong> voler fare gli astronauti. Gli altri<br />
sono cresciuti e hanno iniziato a fare<br />
gli avvocati, i me<strong>di</strong>ci, gli impiegati. Io<br />
sono rimasto al sogno dell’astronauta”.<br />
“Il Poli crea un senso d’identità<br />
fra chi l’ha frequentata: come chi<br />
ha scalato con <strong>di</strong>fficoltà la stessa<br />
vetta e ci si riconosce in cima”<br />
31
speciale<br />
scelto tra i più influenti<br />
giovani artisti<br />
d’Europa<br />
IL DESIGNER<br />
DI COLLAGE<br />
Nel 2017 Forbes l’ha inserito fra i 30 under 30 più influenti<br />
d’Europa in campo artistico. Con carta, forbici e colla crea<br />
mon<strong>di</strong> <strong>di</strong> cartotecnica e creatività per i marchi più importanti<br />
del mondo, per l’e<strong>di</strong>toria e la musica. Un’intervista collage<br />
“Più che un illustratore mi sento vicino<br />
alla figura <strong>di</strong> Visual Artist. È come se<br />
io con un determinato stile andassi a<br />
esplorare <strong>di</strong>verse situazioni in cui serve<br />
un’immagine applicata a scenografie,<br />
a set video, ad animazioni”. Si descrive<br />
così Gio Pastori nel suo stu<strong>di</strong>o milanese,<br />
che con<strong>di</strong>vide con altri due artisti:<br />
un’ampio salone dove la carta è ovunque,<br />
ritagliata e conservata in contenitori<br />
trasparenti, avvolta in cilindri colorati<br />
agli angoli della stanza o ritagliata<br />
alle pareti dove prende forme geometriche<br />
e <strong>di</strong>venta visione e idea. Un bancone<br />
da falegname rende bene il tipo<br />
<strong>di</strong> lavoro che si fa in questa fabbrica <strong>di</strong><br />
immagini, qui la materia viene maneggiata,<br />
tagliata, fatta in piccoli pezzi e ricostruita,<br />
rimodellata.<br />
“Al <strong>Politecnico</strong><br />
ci insegnavano<br />
a creare prodotti<br />
<strong>di</strong> design a<br />
partire dalla<br />
carta. Forse è<br />
uno dei motivi<br />
per i quali<br />
oggi sono così<br />
maniacale sui<br />
collage”<br />
“Ricordo un professore del <strong>Politecnico</strong><br />
che ci insegnava a creare dei modellini,<br />
dei prodotti <strong>di</strong> design a partire dal<br />
foglio bianco. Da lui ho imparato tantissime<br />
nozioni sull’utilizzo della carta.<br />
Anche, banalmente, sul come incollare<br />
due pezzi <strong>di</strong> carta in modo che combacino<br />
in maniera perfetta e bellissima.<br />
Cosa tutt’altro che banale. Magari<br />
è stato uno dei motivi per i quali oggi<br />
sono così maniacale sul proce<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> lavoro e sull’esito <strong>di</strong> un collage”. Che<br />
sia un abito pensato in collaborazione<br />
con lo stilista Marco de Vincenzo, un’installazione<br />
per l’ultima boutique <strong>di</strong> Tiffany,<br />
un paio <strong>di</strong> Nike che volteggiano in<br />
un video o una scenografia per un video<br />
musicale; tutto parte da un bisturi<br />
che crea linee sulla carta. Parlando <strong>di</strong><br />
una serie <strong>di</strong> video animati realizzati per<br />
il magazine Elle Decoro Italia, e proiettati<br />
nello storico Palazzo Bovara durante<br />
la <strong>Milano</strong> Design Week 2018, Gio Pastori<br />
racconta: “Qui ho avuto delle reminiscenze<br />
del <strong>Politecnico</strong> perché sono<br />
partito dal dover reinterpretare oggetti<br />
iconici del design italiano: dal calendario<br />
Timor <strong>di</strong> Enzo Mari del 1966 per Da-<br />
32
GIO PASTORI - 29 anni<br />
Visual Artist<br />
Alumnus Polimi Design<br />
nese alla ra<strong>di</strong>o Brionvega <strong>di</strong> Marco Zanuso.<br />
Sono andato a creare delle storie<br />
che si azionavano tramite touchscreen”.<br />
Sullo schermo si animava così il<br />
calendario con i giorni, i mesi ma privo<br />
dell’anno, “Si tratta <strong>di</strong> un calendario<br />
eterno - spiega - quello che volevo far<br />
trasparire era una sorta <strong>di</strong> scrigno dei<br />
ricor<strong>di</strong>, facendo ruotare le date e attraverso<br />
queste volare nel tempo e nello<br />
spazio”. Attorno al calendario prendono<br />
forma una spiaggia vintage, un bambino<br />
a bordo <strong>di</strong> uno slittino, poi le palle<br />
<strong>di</strong> neve <strong>di</strong>ventano pianeti, stelle e compaiono<br />
delle piccole astronavi. Affiorano<br />
altre reminiscenze del <strong>Politecnico</strong> e<br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. “Ricordo un ciclo <strong>di</strong> lezioni<br />
su Gio Ponti, il professore era innamorato<br />
delle sue architetture e <strong>di</strong> rimando<br />
te ne faceva innamorare. Inoltre ho<br />
“Un corso su<br />
Leonardo da Vinci<br />
mi mostrò tutta<br />
l’innovazione<br />
che c’era<br />
in un classico<br />
dell’arte”<br />
con Ponti un legame che affonda le ra<strong>di</strong>ci<br />
nella mia infanzia. Sono stato battezzato<br />
nella chiesa <strong>di</strong> San Luca Evangelista<br />
a <strong>Milano</strong>, realizzata proprio da<br />
lui. Da piccolo avevo questa visione <strong>di</strong><br />
una piscina gigante, con delle luci pazzesche<br />
che filtravano dai vetri e illuminavano<br />
le panchine nello stile della<br />
Superleggera”. Tra le carte si mimetizza<br />
una copia del libro “Leonardo da<br />
Vinci, 1452-1519: il <strong>di</strong>segno del mondo”.<br />
Uno degli autori è Pierfrancesco Marani,<br />
insegnante <strong>di</strong> Pastori al <strong>Politecnico</strong>.<br />
Sfogliandolo compaiono tra le pagine<br />
un trifoglio e alcuni passaggi sottolineati<br />
a matita. “Mi colpì la quantità <strong>di</strong> innovazione<br />
che Leonardo da Vinci, considerato<br />
un classico, metteva nelle sue<br />
opere. Ecco, quel corso me lo svelò da<br />
un nuovo punto <strong>di</strong> vista”.<br />
Finita la triennale Gio Pastori decide<br />
<strong>di</strong> provare un’esperienza lavorativa<br />
all’interno <strong>di</strong> un’agenzia creativa. “Anche<br />
questo mi ha insegnato qualcosa.<br />
Ho capito che non avrei mai voluto un<br />
boss creativo dal quale arrivare tutti i<br />
giorni, in ufficio, per chiedergli cosa dovessi<br />
fare. In quel momento ho intuito<br />
che aspiravo a fare qualcosa da solo. E<br />
una volta deciso che non volevo un capo,<br />
ho fatto lavori <strong>di</strong> ogni tipo, dal commesso<br />
al barista. Intanto <strong>di</strong>segnavo.<br />
Quando ho messo da parte abbastanza<br />
sol<strong>di</strong> per mantenermi per un certo<br />
periodo, mi sono avventurato e ho detto<br />
«Faccio solo <strong>di</strong>segni». Mi sono impegnato<br />
a costruirmi una cre<strong>di</strong>bilità,<br />
“Suonerà banale<br />
ma <strong>di</strong>rei a tutti<br />
<strong>di</strong> perseguire i<br />
propri sogni”<br />
per far arrivare agli altri la mia visione.<br />
Suonerà banale, ma <strong>di</strong>rei a tutti <strong>di</strong> perseguire<br />
i propri sogni”. Sulle t-shirt realizzate<br />
per il progetto Armani Exchange,<br />
serie Gio Pastori, si leggono le parole<br />
“Love” e “Luck”: le intende come piccoli<br />
manifesti <strong>di</strong> buoni propositi. “Non so<br />
se farò collage per tutta la vita o se <strong>di</strong>venterò<br />
un art <strong>di</strong>rector in poltrona o un<br />
imbianchino. Per ora c’è questo aspetto<br />
<strong>di</strong> provvidenza per cui quando ho voglia<br />
<strong>di</strong> fare qualcosa, capita un lavoro<br />
in cui posso sperimentare esattamente<br />
quella cosa”. Mentre <strong>di</strong>ce questo, alle<br />
spalle, sulla sua solita tavolozza-foglio<br />
<strong>di</strong> carta, c’è il mondo che ha immaginato<br />
e creato per il video <strong>di</strong> Myss Keta<br />
(progetto musicale e performativo nato<br />
sul web e <strong>di</strong>ventato poi fenomeno virale<br />
e pop ndr.). Prende il modellino e se<br />
lo rigira fra le mani. Per il video è stato<br />
realizzato a grandezza naturale un<br />
mondo <strong>di</strong> bar, banche, piazze, una gigantografia<br />
cartacea, <strong>di</strong> carta non leggera,<br />
che non si strappa facilmente, <strong>di</strong><br />
carta che rimane nel tempo.<br />
33
34
In questa pagina: (in grande) l’installazione realizzata per la<br />
boutique milanese <strong>di</strong> Tiffany. A seguire: l’abito pensato in<br />
collaborazione con lo stilista Marco de Vincenzo, un frame<br />
dell’animazione video realizzata per Nike Hypervenom 3,<br />
l’installazione autoritratto per Contexto, mostra <strong>di</strong>ffusa nel<br />
centro storico <strong>di</strong> Edolo (Brescia), un frame del video ideato<br />
per Elle Decor Italia durante la <strong>Milano</strong> Design Week 2018, la<br />
cover del <strong>di</strong>sco <strong>di</strong> Myss Keta “Carpaccio ghiacciato”<br />
35
BIG<br />
(DESIGNER)<br />
DATA<br />
Giorgia Lupi, un PhD in Information Design e un’opera<br />
entrata nella collezione permanente del MoMa <strong>di</strong> New<br />
York. L’interpretazione dei dati ai giorni nostri<br />
<strong>di</strong> Davide Coppo
“I dati sono<br />
una maniera<br />
per capire e<br />
descrivere la<br />
nostra natura<br />
umana”<br />
GIORGIA LUPI - 37 anni<br />
Partner and Design Director Accurat<br />
Alumnus Polimi Design<br />
Come si <strong>di</strong>segna una vita? In maniera<br />
or<strong>di</strong>nata e colorata, <strong>di</strong>rebbe Giorgia Lupi.<br />
Information designer e artista <strong>di</strong> base<br />
a New York, Giorgia ha nel suo curriculum<br />
accademico un PhD in Information<br />
design al <strong>Politecnico</strong>. Il video<br />
del suo intervento al TED Talk del marzo<br />
2017 ha ricevuto più <strong>di</strong> un milione <strong>di</strong><br />
visualizzazioni online. Nel talk, Giorgia<br />
ha presentato la sua personale visione<br />
dei big data, o meglio il suo approccio<br />
alla ricerca e rappresentazione <strong>di</strong> questi:<br />
ciò che ha chiamato «Data Humanism».<br />
Nel talk ha parlato <strong>di</strong> Dear Data, il<br />
progetto che ha sviluppato con l’amica<br />
e designer Stefanie Posavec, <strong>di</strong>ventato<br />
poi un libro nel 2016 e<strong>di</strong>to da Penguin<br />
Books ed infine esposto al MoMA<br />
<strong>di</strong> New York. Dear Data è una raccolta<br />
<strong>di</strong> vere e proprie cartoline su cui Lupi<br />
e Posavec, <strong>di</strong> settimana in settimana,<br />
hanno annotato, mappato e visualizzato<br />
centinaia <strong>di</strong> aspetti della propria vita:<br />
i momenti <strong>di</strong> malumore, i «grazie»<br />
detti a persone vicine e sconosciute,<br />
la musica ascoltata, le porte attraverso<br />
le quali entravano e uscivano in precisi<br />
giorni, ogni aspetto del quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Tutto tradotto in infografiche <strong>di</strong>segnate<br />
a mano su cartoline che per un anno<br />
imbucavano in due caselle postali e si<br />
inviavano; Giorgia da Brooklyn e Stefanie<br />
da Londra. In pratica: l’information<br />
design al servizio dell’indagine umana.<br />
Data Humanism, appunto. “Quel progetto<br />
mi ha aiutato a riportare il focus<br />
sul fatto che i dati sono una maniera<br />
che abbiamo <strong>di</strong> capire e poi descrivere<br />
la nostra natura umana”, racconta<br />
in collegamento dal suo ufficio a New<br />
York. E a proposito <strong>di</strong> dati e umanità,<br />
aggiunge: “Prima <strong>di</strong> iniziare Dear Data<br />
Stefanie e io ci eravamo viste solo un<br />
paio <strong>di</strong> volte. Ora siamo <strong>di</strong>ventate incre<strong>di</strong>bilmente<br />
amiche, è una delle persone<br />
più vicine a me nella mia vita. Per<br />
un anno abbiamo con<strong>di</strong>viso i dettagli<br />
più intimi della nostra vita. Sono figlia<br />
unica e non so cosa voglia <strong>di</strong>re avere<br />
una sorella, ma dev’essere qualcosa <strong>di</strong><br />
simile”.<br />
L’originalità dell’approccio <strong>di</strong> Giorgia<br />
Lupi al design dell’informazione e<br />
all’infografica non è rimasta circoscritta<br />
a Dear Data, ma si manifesta ogni<br />
giorno in Accurat, la società <strong>di</strong> Information<br />
design che ha fondato con altri<br />
due soci, Simone Quadri e Gabriele<br />
Rossi, nel periodo in cui frequentava il<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, il 2011. “L’approccio<br />
che ho usato per Dear Data guida<br />
la nostra filosofia anche in Accurat. Poi<br />
certo, a volte gli output possono sembrare<br />
progetti non necessariamente<br />
guidati da un aspetto umano, perché<br />
lavoriamo con gran<strong>di</strong> clienti come Google,<br />
Ibm, che hanno problemi da risolvere<br />
che non sono quante volte ti lamenti<br />
durante la settimana, però è im-<br />
37
38
Nella pagina accanto una serie<br />
<strong>di</strong> cartoline del progetto Dear<br />
Data. Qui sopra l’esposizione<br />
permanente al MoMa <strong>di</strong> New<br />
York e alcuni fogli <strong>di</strong> lavoro<br />
del progetto.<br />
“Il DensityDesign<br />
Lab del<br />
<strong>Politecnico</strong> mi<br />
ha aperto un<br />
mondo. E credo<br />
sia davvero<br />
un’eccellenza a<br />
livello mon<strong>di</strong>ale”<br />
portante per me quello che ci <strong>di</strong>ciamo<br />
sempre con i designer e gli sviluppatori,<br />
con tutte le persone che seguono i<br />
progetti: ogni volta che rappresentiamo<br />
un dato dobbiamo sempre chiederci<br />
in che maniera questo dato ci aiuta<br />
ad arrivare più vicini a un fenomeno, a<br />
qualcosa che rappresenti la nostra vita.<br />
Non dobbiamo mai focalizzarci solo su<br />
costruire l’interfaccia in sé”. Come se<br />
fosse un manifesto? “Come se fosse un<br />
manifesto: come tutti i manifesti o le filosofie,<br />
<strong>di</strong> volte in volta si applicano e<br />
declinano in maniera <strong>di</strong>versa”, <strong>di</strong>ce.<br />
Guardando agli inizi “architettonici” <strong>di</strong><br />
Giorgia Lupi, questo approccio originale<br />
alla data visualization stimola delle<br />
eco del celebre volume Autoprogettazione?<br />
<strong>di</strong> Enzo Mari, «un progetto per<br />
la realizzazione <strong>di</strong> mobili con semplici<br />
assemblaggi <strong>di</strong> tavole grezze e chio<strong>di</strong><br />
da parte <strong>di</strong> chi li utilizzerà», secondo<br />
le parole dell’autore, che intende “ac-<br />
cendere” la coscienza del fruitore sugli<br />
oggetti <strong>di</strong> cui si compone una casa,<br />
così come Lupi intende rimettere<br />
al centro il lato umano del dato, e non<br />
quello meramente numerico. A proposito,<br />
<strong>di</strong>ce: “Sì, è simile. Non focalizzarsi<br />
sull’oggetto in sé, ma spostare il fuoco.<br />
Io <strong>di</strong>co sempre che per imparare a<br />
lavorare con i dati bisogna <strong>di</strong>menticarsi<br />
dei dati e imparare a vederci attraverso,<br />
ed è simile all’approccio <strong>di</strong> Mari,<br />
ed è anche interessante che lui stesso,<br />
quando arrivava a teorizzare le cose, le<br />
teorizzava dopo aver fatto un sacco <strong>di</strong><br />
esperimenti e progetti”.<br />
La formazione <strong>di</strong> Giorgia è molto legata<br />
a DensityDesign Lab, il research lab<br />
del <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> Design del <strong>Politecnico</strong>:<br />
“Lavorare con Paolo Ciuccarelli mi<br />
ha davvero aperto un mondo”, ricorda.<br />
“Ho avuto una collaborazione stupenda<br />
con lui e con i ragazzi <strong>di</strong> DensityDesign,<br />
il laboratorio del Poli che si occupa<br />
<strong>di</strong> data visualization, e da lì in poi<br />
sono cresciuta molto sia umanamente<br />
che professionalmente, anche perché<br />
mi sono trovata in un ambiente molto<br />
collaborativo. Passavo le mie giornate<br />
lavorando su tantissimi progetti. Penso<br />
sia davvero un’eccellenza a livello<br />
mon<strong>di</strong>ale”.<br />
Il primo progetto ufficiale <strong>di</strong> Accurat<br />
nasce proprio tramite DensityDesign,<br />
ed è la collaborazione con La Lettura<br />
del Corriere della Sera. “Serena Danna,<br />
giornalista dell’inserto culturale<br />
del quoti<strong>di</strong>ano, aveva ideato la rubrica<br />
Nuovi Linguaggi per raccontare fenomeni<br />
globali attraverso la data visualization.<br />
E la prima collaborazione l’avevano<br />
avviata con Density, che poi ha<br />
passato la palla a noi come Accurat. Ci<br />
abbiamo lavorato per due anni”.<br />
Oggi Accurat ha due se<strong>di</strong> – una italiana<br />
e una statunitense – e 35 persone<br />
che ci lavorano, “e stiamo crescendo<br />
sempre <strong>di</strong> più”. Anche Dear Data è<br />
cresciuto: dopo essere stato esposto<br />
al Museum of Modern Art <strong>di</strong> New York<br />
è pronto per andare in stampa con un<br />
seguito: si chiama Observe, Collect,<br />
Draw!, sempre realizzato a quattro mani<br />
con Stefanie Posavec. “È una sorta<br />
<strong>di</strong> journal per chi vuole fare quello che<br />
abbiamo fatto noi per un anno, con Dear<br />
Data”, spiega. Ovvero, in fondo, “quasi<br />
un’analisi terapeutica”, <strong>di</strong>ce ridendo.<br />
“Quando parlo <strong>di</strong> Dear Data racconto<br />
che mi ha insegnato più su me stessa<br />
<strong>di</strong> quanto abbia fatto la terapia”.<br />
39
DALLA DAYTONA<br />
ALLA TESTA ROSSA:<br />
TUTTE LE FERRARI<br />
DELL’ING. FIORAVANTI<br />
LEONARDO FIORAVANTI - 80 anni<br />
AD Fioravanti Srl<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Meccanica<br />
La Ferrari Dino, la Ferrari Daytona, la Ferrari F40, la Testarossa<br />
e molte altre, sono state <strong>di</strong>segnate dalla stessa<br />
mano: quella dell’Alumnus Leonardo Fioravanti. Abbiamo<br />
visitato insieme una mostra molto speciale al Museo nazionale<br />
dell’automobile <strong>di</strong> Torino, quella a lui de<strong>di</strong>cata<br />
40
Capitolo 1<br />
80 ANNI DA CORSA<br />
Un <strong>di</strong>stinto uomo con una ventiquattr’ore<br />
su cui compare il cavallino della<br />
Ferrari fa il suo ingresso al Museo nazionale<br />
dell’automobile <strong>di</strong> Torino. Per<br />
entrare alla mostra non ha bisogno del<br />
biglietto perché è lui stesso la mostra.<br />
“Rosso Fioravanti. Le auto <strong>di</strong> un ingegnere<br />
a mano libera”, questo il titolo<br />
dell’esposizione che raccoglie i <strong>di</strong>segni,<br />
le coppe delle gare automobilistiche,<br />
il libretto del <strong>Politecnico</strong>, la tesi <strong>di</strong><br />
laurea, le memorie <strong>di</strong> una vita e, naturalmente,<br />
le auto <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong> Leonardo<br />
Fioravanti: ottant’anni, cinquanta<br />
<strong>di</strong> questi trascorsi a fare la storia delle<br />
auto da corsa in Italia e in tutto il<br />
mondo.<br />
“Per me il rosso non è solo il rosso Ferrari<br />
- spiega fermandosi davanti a un<br />
esemplare <strong>di</strong> Alfa Romeo Vola presentata<br />
al Motor Show <strong>di</strong> Ginevra nel 2001<br />
- Per me il rosso vuol <strong>di</strong>re Italia da<br />
corsa”. E la sua corsa comincia a casa<br />
dei nonni paterni a Genova. Proprio lì,<br />
all’età <strong>di</strong> sei anni, quando rimane affascinato<br />
da un bob a quattro che scende<br />
lungo la curva <strong>di</strong> un piatto d’argento<br />
dei primi del ‘900. Il soprammobile<br />
d’epoca, oggi, è al centro della prima<br />
sala della mostra. “A impressionarmi<br />
fu l’aria <strong>di</strong> questo equipaggio rappresentato:<br />
vanno veloci, ma sanno quello<br />
che fanno, sembrano allo stesso tempo<br />
impegnati sino allo spasimo, eppure<br />
sono rilassati. Veloci e in sicurezza.<br />
Per vincere bisogna fare così”. Da questa<br />
folgorazione dell’infanzia nasce la<br />
sua passione per “tutto ciò che si muoveva<br />
per terra, per mare e per cielo”.<br />
A scuola riempie quaderni interi non<br />
con gli appunti delle lezioni ma con <strong>di</strong>segni<br />
<strong>di</strong> auto, moto, navi ed elicotteri.<br />
Un muro <strong>di</strong> fogli <strong>di</strong> quaderni ingialliti<br />
si staglia lungo una parete del museo.<br />
“Per capire a che anni risalgono - <strong>di</strong>ce<br />
Fioravanti - abbiamo qui un quaderno<br />
con i Savoia in copertina”. Nella prima<br />
pagina una data: lunedì 10 aprile 1945.<br />
“Ho cominciato a <strong>di</strong>segnare da giovanissimo.<br />
Inoltre in quel periodo, come<br />
tutti i miei fratelli, prendevo lezioni <strong>di</strong><br />
pianoforte. Ricordo bene le Scene Infantili<br />
<strong>di</strong> Schumann. Mi esercitavo con<br />
i tre pedali del piano che per me <strong>di</strong>ventavano<br />
freno, frizione e acceleratore”.<br />
E sul freno <strong>di</strong> un auto, anni dopo,<br />
poggia rovinosamente i pie<strong>di</strong> all’ultimo<br />
secondo e si schianta contro un albero<br />
in piazza Leonardo Da Vinci. “Ero<br />
con un mio amico, anche lui studente<br />
del Poli. Uscimmo, raddrizzammo l’auto<br />
e ripartimmo”, <strong>di</strong>ce. “Pensi, mi chiamo<br />
Leonardo, abitavo davanti a Piazza<br />
Leonardo da Vinci e ho fatto il <strong>Politecnico</strong>”.<br />
Un nome, un destino.<br />
41
Capitolo 2<br />
IN PISTA, AL POLITECNICO<br />
A <strong>di</strong>ciotto anni inizia a correre in pista<br />
e contemporaneamente si iscrive<br />
al <strong>Politecnico</strong>. Sopra una fila <strong>di</strong> trofei<br />
esposti in una grande teca illuminata<br />
c’è una foto in bianco e nero. Ci mostra<br />
Fioravanti, sorridente, seduto nella<br />
sua 500. “Ero alla Compiano-Vetto<br />
d’Enza, una corsa in salita attraverso<br />
l’Appenino <strong>di</strong> Reggio Emilia”. In<strong>di</strong>ca un<br />
punto dell’auto, sotto il se<strong>di</strong>le, e racconta:<br />
“Qui c’erano stipati i libri e i testi<br />
<strong>di</strong> un esame che avevo dato al <strong>Politecnico</strong><br />
proprio quel giorno”. Durante<br />
le prove <strong>di</strong> gare i libri saltavano da<br />
tutte le parti, ricorda nel suo libro autobiografico<br />
“Il Cavallino nel cuore”.<br />
“Io vedo una cosa e so imme<strong>di</strong>atamente<br />
le proporzioni”, <strong>di</strong>ce mentre arriviamo<br />
alla sezione de<strong>di</strong>cata proprio<br />
agli anni trascorsi al <strong>Politecnico</strong>. Una<br />
teca custo<strong>di</strong>sce cerchiografi, un regolo<br />
e il libretto universitario su cui leggiamo:<br />
“Fioravanti Leonardo, matricola<br />
12.241. È stato iscritto al corso <strong>di</strong> laurea<br />
in Ingegneria, il giorno 27 novembre<br />
1956”. Nella stessa teca convivono<br />
i due modellini <strong>di</strong> legno realizzati per<br />
la tesi <strong>di</strong> laurea. “Il biennio al <strong>Politecnico</strong><br />
è stato <strong>di</strong>fficile - <strong>di</strong>ce - arrivavo<br />
dal liceo classico e ricordo sempre la<br />
prima lezione <strong>di</strong> Analisi Matematica:<br />
aula piena, il professore che parla <strong>di</strong><br />
derivata seconda e io che alzo la mano<br />
e chiedo «Scusi, ma la prima?». Poi,<br />
superato il biennio, quando ho iniziato<br />
a stu<strong>di</strong>are la parte <strong>di</strong> meccanica,<br />
del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> costruzioni automobilistiche,<br />
ho iniziato a correre”. La tesi<br />
<strong>di</strong> laurea è dunque letteralmente un<br />
pezzo da museo, nelle pagine riprodotte<br />
in grande si legge: “Alcuni schizzi<br />
e il <strong>di</strong>segno definitivo della berlina aero<strong>di</strong>namica<br />
scelta come argomento <strong>di</strong><br />
tesi. Interessante lo spaccato che mette<br />
in evidenza l’abitabilità ed il motore<br />
inclinato all’in<strong>di</strong>etro, alloggiabile<br />
in un cofano basso e penetrante”. Davanti<br />
ai documenti ufficiali della sua<br />
tesi Fioravanti spiega com’è nata l’idea.<br />
“Io ero malato <strong>di</strong> aero<strong>di</strong>namica.<br />
Volevo un’autovettura per girare l’Italia<br />
con quelli dello Sgambo, ci chiamavamo<br />
così io e il mio gruppo <strong>di</strong> amici.<br />
42
Eravamo in tutto sei persone, quin<strong>di</strong><br />
volevo una macchina a sei posti e che<br />
consumasse il meno possibile, che <strong>di</strong><br />
sol<strong>di</strong> non ne avevamo. I due modellini<br />
in legno, che vede qui esposti, furono<br />
testati nel tunnel della Breda e convinsero<br />
il professor Fessia, nonostante<br />
la sua avversione all’aero<strong>di</strong>namica,<br />
a farmi da relatore”. La storia continua<br />
su uno dei pannelli: “Nel 1962 lo<br />
studente Fioravanti partecipa, col <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, ad una visita alla<br />
Pininfarina. Ha portato una cartella <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>segni, riesce a ritagliarsi un momento<br />
<strong>di</strong> colloquio con Sergio Pininfarina<br />
e Renzo Carlo”. Passando vicino a una<br />
foto in bianco e nero che lo ritrae proprio<br />
con Pininfarina commenta: “Vede<br />
che accarezza l’auto? Imparai da lui<br />
che oltre al vedere, bisogna toccare. I<br />
<strong>di</strong>fetti che a occhio non si notano, si<br />
sentono col tatto”. “Il lampo e il tuono<br />
della mia vita” leggiamo sul pannello.<br />
Il lampo dell’idea e il tuono della realizzazione:<br />
all’età <strong>di</strong> 26 anni Fioravanti<br />
mette mano alla sua prima Ferrari, la<br />
250 LM in versione stradale.<br />
43
Capitolo 3<br />
TUTTE LE FERRARI DI UNA VITA<br />
Ancora qualche passo e ci ritroviamo<br />
al capitolo Daytona. “La Daytona<br />
non era nei programmi né della Ferrari<br />
ne <strong>di</strong> Pininfarina. Io cominciai a<br />
<strong>di</strong>segnarla a <strong>di</strong>cembre del ’66. Due<br />
mesi prima era stata presentata al<br />
Salone <strong>di</strong> Parigi la berlinetta Ferrari<br />
275 GTB. Presi a <strong>di</strong>segnare un modello<br />
con una linea più aero<strong>di</strong>namica,<br />
con una visibilità ottima, per tornare<br />
a vincere con il motore anteriore.<br />
In ufficio ci lavoravo poco, perché mi<br />
avrebbero chiesto cosa stessi facendo,<br />
dunque mi ci mettevo più a casa.<br />
Presentai il <strong>di</strong>segno a Pininfarina<br />
che commenta: «Ingegnere, ma lei è<br />
matto. Abbiamo presentato la Berlinetta<br />
solo due mesi fa» La fecero comunque<br />
vedere al commendator Ferrari,<br />
che commentò a sua volta «Ma<br />
quello è matto». Ad ogni modo <strong>di</strong>ede<br />
mandato al capo dell’ingegneria Angelo<br />
Bellei <strong>di</strong> fare tutte le prove sulla<br />
meccanica, io da ingegnere l’avevo<br />
già <strong>di</strong>segnata perfettamente. Così,<br />
senza neanche realizzare il modello<br />
in scala ridotta fu realizzato un modello<br />
a scala 1 a 1”. Davanti alla foto<br />
della Daytona riflette un attimo e<br />
poi ricorda: “Dopo quegli eventi con<br />
il commendatore ci intendevamo alla<br />
perfezione. Avevo meno <strong>di</strong> trent’anni”.<br />
Snocciola memorie da record e<br />
frasi passate alla storia, come quando<br />
Enzo Ferrari gli chiede “Vorrei una<br />
Ferrari per andare alla Scala con i<br />
miei amici”. E tutto, ancora una volta,<br />
parte dalla matita che si posa sul<br />
foglio, “il primo tratto che delineo è<br />
sempre il muso, perché entra nell’aria”.<br />
Cita Junichiro Hiramatsu, un facoltoso<br />
giapponese che commissiona<br />
una Ferrari solo per sé: nasce così la<br />
Special Project 1. Si attraversa un’esistenza<br />
leggendo i brevetti della Fio-<br />
44
avanti, la società fondata nel 1987<br />
con i suoi tre figli: Autoveicolo con un<br />
sistema <strong>di</strong> detenzione senza spazzole<br />
per superfici vetrate e simili, Autovettura<br />
- in particolare autovettura da<br />
competizione, Proce<strong>di</strong>mento e sistema<br />
per la rilevazione delle impronte<br />
<strong>di</strong> appoggio dei pneumatici <strong>di</strong> un autoveicolo.<br />
“Prima facevo il matto per<br />
gli altri, da quel giorno potevo farlo<br />
per me”, <strong>di</strong>ce. Poi, come un lungo flashback<br />
aggiunge: “Ho avuto la fortuna<br />
<strong>di</strong> essere un ingegnere che sa <strong>di</strong>segnare.<br />
E al <strong>Politecnico</strong> ho imparato<br />
il rigore della logica progettuale. Dal<br />
professor Fessia, ma anche dagli altri<br />
professori e da mio padre, ho imparato<br />
che il progetto è la somma <strong>di</strong><br />
varie cose ma è anche una cosa unica.<br />
Non bisogna mai perdere <strong>di</strong> vista<br />
il progetto nel suo complesso. Non<br />
si può essere il più specializzato nei<br />
cuscinetti a sfera e non tener presente<br />
che esistono anche dei cerchioni,<br />
dei pneumatici e un’automobile. Ed<br />
è una cosa che ho stu<strong>di</strong>ato non solo<br />
sulla carta, ma vivendo e seguendo<br />
l’approccio mentale <strong>di</strong> questi professori.<br />
Era gente innamorata dell’insegnamento,<br />
erano veri progettisti:<br />
ciò che insegnavano lo esprimevano<br />
quoti<strong>di</strong>anamente con le parole e con<br />
gli atti. E io ero quello che si sedeva<br />
sempre in prima fila, ad abbeverarsi<br />
<strong>di</strong> quel sapere”. Oggi, che è lui l’uomo<br />
del sapere, <strong>di</strong>ce: “Una cosa che a<br />
questa tenera età posso francamente<br />
permettermi <strong>di</strong> <strong>di</strong>re ai giovani è questa:<br />
non permettete mai a nessuno <strong>di</strong><br />
interferire coi vostri sogni. Secondo:<br />
sceglietene uno solo, perché nella vita,<br />
come <strong>di</strong>sse il poeta, si può fare<br />
bene una sola cosa”.<br />
45
46
Capitolo 4<br />
ALLA FINE, SI RIPARTE<br />
Nell’ultima sala ci sono finalmente loro:<br />
le macchine, in carrozzeria e motore,<br />
in design e aero<strong>di</strong>namica. Posizionate<br />
su pedane rotanti si mostrano in<br />
ogni lato. Chiedo a Fioravanti cosa provi<br />
nello stare qui, davanti a tutto ciò<br />
che ha realizzato. Mi risponde con una<br />
sola parola, pronunciata a bassissima<br />
voce come una confessione, nell’orecchio.<br />
Poi, rimane il silenzio delle pedane<br />
che ruotano. Nella testa il suono<br />
immaginato <strong>di</strong> tutti i motori accesi.<br />
In questa pagina: Lorem ipsum<br />
47
MI RICORDO LA CASA<br />
<strong>di</strong> Nicola Feninno<br />
foto <strong>di</strong> Giuseppe Vesce<br />
e Beatrice Mammi<br />
1978/1979<br />
48
A DELLO STUDENTE<br />
GIUSEPPE VESCE<br />
Stu<strong>di</strong>o tecnico Vesce<br />
Alumnus Polimi Architettura<br />
49
Sulla pagina Facebook ‘<strong>Alumni</strong> <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>’<br />
abbiamo pubblicato una foto che ritrae la Casa dello<br />
Studente negli anni ’60. Siamo stati sommersi <strong>di</strong><br />
commenti, ricor<strong>di</strong>, racconti. Ne abbiamo selezionati alcuni<br />
ed è nato questo testo, in cui gli <strong>Alumni</strong> parlano della loro<br />
esperienza e ci portano in un viaggio nella memoria della<br />
storica Casa dello Studente<br />
Mi ricordo sei bellissimi anni vissuti<br />
nella camera 110. (Luca Dorazio)<br />
Mi ricordo che dal ’99 al 2005 ho vissuto<br />
nella camera 435 e poi nella 127.<br />
In<strong>di</strong>menticabili, sia gli anni che le camere.<br />
(Carmine Perotta)<br />
Mi ricordo quando <strong>di</strong>ssi a Emma Bonino,<br />
“Tu intrattieni i bambini mentre<br />
noi siamo in manifestazione per il <strong>di</strong>ritto<br />
alla casa in <strong>di</strong>fesa degli sfrattati”.<br />
(Lucio Dorazio)<br />
Mi ricordo una mitica partita <strong>di</strong> calcio<br />
Italia vs Resto del Mondo al parco<br />
Lambro con i residente della Casa<br />
dello Studente. (Massimo Bernasconi)<br />
Mi ricordo anche la finale <strong>di</strong> Coppa<br />
del Mondo <strong>di</strong> calcio del 1982 svoltasi<br />
in Spagna tra Italia e Germania vinta<br />
poi dall’Italia ed il tifo infernale fatto<br />
per l’Italia da parte <strong>di</strong> quasi tutti<br />
gli studenti della casa. (Omar Hamadneh)<br />
Mi ricordo il bar al primo piano dove<br />
si faceva colazione. (Mario Esposito)<br />
Mi ricordo il piano “- 1” dove si faceva<br />
pranzo, cena, dopocena. (Piero<br />
Tacconi) Mi ricordo pausa pranzo con<br />
“I Simpson” alla tv. (Andrea Piccione).<br />
In queste foto, l’Alumnus Giuseppe<br />
Vesce nella camera che con<strong>di</strong>videva<br />
con un altro studente nella residenza<br />
<strong>di</strong> Viale Romagna 92<br />
Mi ricordo il bar matricola con Mara.<br />
(Tina Malamati Gkiaouri)<br />
Mi ricordo il mio ultimo compagno <strong>di</strong><br />
camera, amico per sempre. (Pierdomenico<br />
Lugara)<br />
Mi ricordo una folla <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>. Mi ricordo<br />
un articolo del Regolamento<br />
che proibiva <strong>di</strong> far salire donne in camera<br />
senza l’autorizzazione. Mi ricordo<br />
che aggirammo il <strong>di</strong>vieto usando<br />
l’ascensore <strong>di</strong> servizio che stava nel<br />
cortile interno, pro<strong>di</strong>giosamente riparata<br />
da alcuni laurean<strong>di</strong> in Elettrotecnica.<br />
Mi ricordo il ’67, quando convocammo<br />
un’assemblea nel salone e<br />
l’articolo del Regolamento fu abrogato<br />
con una votazione <strong>di</strong> 9 contro 1.<br />
(Antonio Nastasi)<br />
Mi ricordo mio papà, studente e residente<br />
della casa negli anni ’60. (Francesca<br />
Crisafi)<br />
Mi ricordo il barbiere che c’era all’interno<br />
della casa, esattamente la finestra<br />
a sinistra del pian terreno. (Leonardo<br />
Miolli)<br />
Mi ricordo “O sole mio” cantato dal cinese,<br />
<strong>di</strong>eci lire a parola. (Paolo Sanzaro)<br />
Mi ricordo che più pagavi e più cantava.<br />
(Mario Gioia)<br />
Mi ricordo il suo nome, Oshina. (Antonio<br />
Nastasi)<br />
Mi ricordo che si <strong>di</strong>ceva fosse venuto<br />
in Italia per stu<strong>di</strong>are canto lirico.<br />
Mi ricordo che in mensa offriva “buoni<br />
senza coda” a poco più <strong>di</strong> 200 lire.<br />
(Renzo Bovosecchi)<br />
Mi ricordo le feste in Au<strong>di</strong>torium. (Terry<br />
Noviello)<br />
Mi ricordo che io c’ero. (Tutti)<br />
“Avevamo<br />
due letti, due<br />
scrivanie, due<br />
arma<strong>di</strong> a muro,<br />
un telefono<br />
citofono,<br />
un lavabo con<br />
lo specchio.<br />
All’ultimo anno<br />
si poteva<br />
chiedere, durante<br />
la stesura della<br />
tesi, la cameretta<br />
singola”<br />
50
Qui albergano<br />
vite e ricor<strong>di</strong><br />
“Ci sono ragazzi che entrano alle cinque<br />
del mattino, tornando dalla <strong>di</strong>scoteca. E<br />
ragazzi che a quell’ora escono per andare<br />
a fare dei piccoli lavori nei supermercati<br />
qui vicino, prima <strong>di</strong> andare a frequentare<br />
le lezioni”. A parlare è Maurizio<br />
Ripamonti, il responsabile della Casa<br />
dello Studente, l’uomo con le chiavi della<br />
residenza. “Non basta imparare a risolvere<br />
le equazioni <strong>di</strong>fferenziali e gli integrali<br />
doppi. Uno studente che esce dal<br />
Poli deve aver imparato anche a relazionarsi<br />
con gli altri, a confrontarsi, a convivere”.<br />
Le sua voce riecheggia per il salone<br />
e si arrampica lungo lo scalone doppio<br />
che attraversa tutta la struttura, fino<br />
al quinto piano. “Una volta un ragazzo in<br />
una mail mi ha scritto: «La lavatrice mi<br />
ha rovinato la camicia». Aveva usato la<br />
candeggina per i pavimenti. Cose <strong>di</strong> questo<br />
tipo accadono ogni settimana; è normale,<br />
sono quasi tutti ragazzi e ragazze<br />
che non hanno mai vissuto da soli fuori<br />
casa, e questa è la loro prima esperienza”.<br />
Risalendo dai sotterranei s’incontra<br />
un’ampia aula stu<strong>di</strong>. L’atmosfera qui, come<br />
in tutta la Casa dello Studente, più<br />
che il ciclo delle stagioni segue il ciclo<br />
delle sessioni d’esame. In uno degli angoli<br />
dell’ampio salone c’è una porta, che<br />
introduce a un piccolo regno del silenzio.<br />
Nessuna eco dei rumori esterni. Dentro<br />
questa casa per 333 abitanti si può stu<strong>di</strong>are<br />
praticamente dappertutto: oltre alla<br />
più ampia sala stu<strong>di</strong>o, ce ne sono altre<br />
in tutti piani. “La prima cosa che faccio al<br />
mattino”, racconta Maurizio, “è aprire la<br />
casella mail dove ricevo tutte le richieste<br />
dalle varie residenze. Ricevo una me<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> una cinquantina <strong>di</strong> mail al giorno: in<br />
italiano, in inglese, o in un inglese – <strong>di</strong>ciamo<br />
– <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile comprensione. Io non<br />
ho avuto figli. Ma in questi 10 anni in cui<br />
ho lavorato per la residenze del <strong>Politecnico</strong><br />
è stato come averne qualche migliaia.<br />
Anche se a tutti do sempre del lei”.<br />
51
La Casa dello Studente è cresciuta. Oggi le residenze Polimi<br />
a <strong>Milano</strong> sono 6 ed ospitano oltre 1.400 studenti<br />
DOVE SONO LE RESIDENZE?<br />
PERIFERIA<br />
NUOVO<br />
DAL 2018<br />
NEWTON<br />
Via Mario Borsa, 25<br />
PARETO<br />
Via Maggianico, 6<br />
258<br />
ristrutturato nel 2015<br />
232<br />
CENTRO<br />
GALILEI<br />
Via Filippo Corridoni, 22<br />
294<br />
ristrutturato nel 2007<br />
CASA DELLO STUDENTE<br />
Viale Romagna, 62<br />
333<br />
ristrutturazione IN CORSO<br />
NUOVO<br />
DAL 2018<br />
EINSTEIN<br />
Via Albert Einstein, 6<br />
214<br />
DATEO<br />
Piazzale Dateo, 5<br />
90<br />
ristrutturato nel 2006<br />
POLI TERRITORALI DI COMO E LECCO<br />
COMO<br />
165<br />
ristrutturato nel 2016<br />
LECCO<br />
165<br />
ristrutturato nel 2015<br />
52
La nuova residenza Vilfredo Pareto<br />
Sono sei le residenze che fanno parte della<br />
rete <strong>di</strong> alloggi per studenti – aperte anche<br />
a dottoran<strong>di</strong> e visiting professor – del<br />
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. Oggi ospitano circa<br />
1400 persone; il 58% sono stranieri, un dato<br />
che dà il polso della forza internazionale<br />
dell’Ateneo. L’ultimo complesso residenziale<br />
ad essere inaugurato, lo scorso maggio,<br />
è stato intitolato a Vilfredo Pareto, un<br />
ingegnere che fu una delle mente più brillanti<br />
ed eclettiche <strong>di</strong> tutto l’Ottocento e il<br />
Novecento. “Il <strong>Politecnico</strong> crede fortemente<br />
nell’importanza delle residenze. E ha deciso<br />
<strong>di</strong> investirci molte risorse”. Ha <strong>di</strong>chiarato<br />
il prorettore Emilio Farol<strong>di</strong> durante la<br />
cerimonia <strong>di</strong> inaugurazione. “C’è un nesso<br />
fortissimo tra qualità della vita degli studenti<br />
e qualità dello stu<strong>di</strong>o e della ricerca.<br />
Il <strong>Politecnico</strong> accoglie e forma persone,<br />
non solo ingegneri, architetti o designer”.<br />
CHI VIVE NELLE CASE POLITECNICHE?<br />
35,4% donne 64,6% uomini<br />
ETÀ MEDIA<br />
24 ANNI<br />
SERVIZI INCLUSI<br />
wifi palestra reception 24h<br />
utenze<br />
uso cucina<br />
pulizie<br />
spazi stu<strong>di</strong>o<br />
DA DOVE VENGONO?<br />
COSA STUDIANO?<br />
42,1% italiani 57,9% stranieri<br />
34,8% Lombar<strong>di</strong>a<br />
15,8% Nord<br />
17,0% Centro<br />
32,4% Sud e Isole<br />
72,6% Ing 18,1% Arch 9,3% Des<br />
31,9% Laurea Triennale 7,5% Altro<br />
56,8% Laurea Magistrale 3,8% Dottorato<br />
53
<strong>di</strong> Nicola Feninno<br />
Foto <strong>di</strong> Cosimo Nesca<br />
LA NUOVA<br />
BIBLIOTECA<br />
STORICA<br />
DEL POLITECNICO<br />
Nella Sala Ciliegio del Campus Leonardo<br />
ha da poco aperto un piccolo scrigno che<br />
raccoglie una grande storia: tutta quella<br />
contenuta in un patrimonio <strong>di</strong> volumi antichi<br />
54
“Discorsi e <strong>di</strong>mostrazioni matematiche intorno<br />
a due nuove scienze attenenti alla<br />
Meccanica & ai movimenti locali, del Signor<br />
Galileo Galilei”, si legge, in elegante<br />
carattere, sul frontespizio <strong>di</strong> un grande<br />
volume adagiato su uno dei tavoli della<br />
neonata Biblioteca Storica del <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. Un patrimonio <strong>di</strong> ventimila libri,<br />
<strong>di</strong> cui seimila esposti e la restante parte<br />
conservata nel deposito dei Fon<strong>di</strong> Storici,<br />
ma con possibilità <strong>di</strong> consultazione.<br />
“Abbiamo anche i volumi acquisiti nel 1863<br />
dal Regio Istituto Tecnico Superiore - racconta<br />
Marinella Trenta, responsabile della<br />
biblioteca - Laggiù c’è un’e<strong>di</strong>zione del<br />
1521 del “De architectura” <strong>di</strong> Vitruvio. Al<br />
piano superiore alcuni stu<strong>di</strong> sul piano regolatore<br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, del 1885. Volumi sulle<br />
ferrovie, sui ponti, sui serramenti. Reperire<br />
questo materiale è stata un’esperienza<br />
incre<strong>di</strong>bile”. Una vera e propria immersione<br />
che ha riportato a noi scritti e documenti<br />
preziosi, “Si scopre - continua a<br />
raccontare Marinella Trenta - che i primi<br />
laureati del <strong>Politecnico</strong> sono quelli che<br />
hanno fatto la storia dell’industria italiana<br />
a partire da metà dell’800. i Pirelli, i<br />
Colombini, i Salmoiraghi”. Barbara Montoli,<br />
bibliotecaria del <strong>Politecnico</strong> da ben 31<br />
anni, ricorda l’emozione provata nel trovare<br />
la seconda e<strong>di</strong>zione del ‘Manuale <strong>di</strong><br />
architettura’ <strong>di</strong> Luca Beltrami. Le coste dei<br />
libri sono una geografia <strong>di</strong> saperi: “Berzelius,<br />
Traite de chimie”, “Vocabolario marino<br />
e militare”, “Ferrini La luminosità elettrica”,<br />
“James Gekie, The Great Ice Age”.<br />
Estraendo a caso volumi dagli scaffali si<br />
aprono storie da altri mon<strong>di</strong> ed epoche:<br />
la prefazione <strong>di</strong> un piccolo tomo de<strong>di</strong>cato<br />
al volo degli uccelli, e<strong>di</strong>to nel 1890, ci racconta<br />
che “Il volo degli uccelli ha sempre<br />
svegliato la curiosità dei ricercatori”<br />
Così queste parole e questi titoli risvegliano<br />
ancora oggi la curiosità. Formano un<br />
piccolo scrigno <strong>di</strong> libri stretti l’uno contro<br />
l’altro, sull’attenti, in perfetto or<strong>di</strong>ne<br />
su prestigiose scaffalature <strong>di</strong> legno. Dalle<br />
finestre entra una luce gentile. Pare perfetta<br />
per concentrarsi, per ampliare il silenzio.<br />
Quasi sottovoce, il Rettore Ferruccio<br />
Resta qui in visita commenta: “Questa<br />
è una metafora perfetta dello spirito del<br />
<strong>Politecnico</strong>: guardare al futuro, senza <strong>di</strong>menticare<br />
il passato. Se si vuole fare innovazione,<br />
non si può <strong>di</strong>menticare la storia,<br />
la tra<strong>di</strong>zione”. E il lavoro, alla scoperta<br />
della tra<strong>di</strong>zione, continua in cerca <strong>di</strong> prime<br />
e<strong>di</strong>zioni e rarità da far riemergere.<br />
FEDERICO BUCCI - 58 anni<br />
Delegato del Rettore<br />
per le Politiche culturali<br />
Alumnus Polimi Architettura<br />
“Penso che la Biblioteca Storica del <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong> non sia un semplice<br />
deposito <strong>di</strong> memorie <strong>di</strong> carta, ma custo<strong>di</strong>sca<br />
lo spirito originale del nostro<br />
Ateneo, che illumina anche tutti i nostri<br />
nuovi progetti. Dai libri acquistati o donati<br />
dall’anno della fondazione, il 1863,<br />
fino ai primi del Novecento, si può leggere<br />
infatti il ruolo che il <strong>Politecnico</strong> ha<br />
avuto nello sviluppo <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> e del nostro<br />
Paese, i suoi legami internazionali,<br />
ma soprattutto, l’inarrestabile desiderio<br />
<strong>di</strong> conoscenza nel campo della cultura<br />
tecnico-scientifica”<br />
55
“La Biblioteca Storica<br />
è una metafora<br />
perfetta dello spirito<br />
del <strong>Politecnico</strong>:<br />
guardare al futuro,<br />
senza <strong>di</strong>menticare il<br />
passato. Se si vuole<br />
fare innovazione, non<br />
si può <strong>di</strong>menticare la<br />
storia, la tra<strong>di</strong>zione”<br />
La nuova Biblioteca Storica del <strong>Politecnico</strong> si trova<br />
al Campus Leonardo, E<strong>di</strong>ficio 9, ingresso B, 1°<br />
piano. Aperta a studenti, docenti ed esterni, dal<br />
lunedì al venerdì per la consultazione. Il catalogo<br />
è consultabile nel catalogo <strong>di</strong> Ateneo: www.biblio.<br />
polimi.it<br />
56
57
OLTRE<br />
1200 MAGLIETTE<br />
ACQUISTATE<br />
IN UN MESE<br />
#Proudly<strong>Politecnico</strong><br />
58
Intervista esclusiva all’Alumnus più anziano della Polimirun 2018<br />
<strong>MAP</strong> AUTUNNO 2018 LA GAZZETTA DEL POLI<br />
La Gazzetta del Poli<br />
Tutto il Poli<br />
della vita<br />
L’università<br />
dove si suda<br />
davvero<br />
Si suda nelle aule ma si suda<br />
anche in campo: al <strong>Politecnico</strong><br />
lo sport è materia che unisce le<br />
persone. Studenti e <strong>Alumni</strong>, <strong>di</strong>pendenti<br />
e professori <strong>di</strong>ventano<br />
una comunità che con<strong>di</strong>vide valori<br />
ed esperienze. Dalla Polimirun<br />
al Torneo delle Residenze, dai<br />
campionati studenteschi <strong>di</strong> calcio,<br />
volley e basket, passando per<br />
i campi sportivi dove trascorrere<br />
ogni giorno le pause tra una lezione<br />
e l’altra: atletica, ping-pong,<br />
basket, calcio, volley. In queste<br />
pagine vi racconteremo un’università<br />
dove l’impegno, il lavoro e<br />
la fatica passano anche dal correre,<br />
fare sport e cercare <strong>di</strong> arrivare<br />
primi, insieme.<br />
CON 12.500 RUNNER<br />
LA POLIMIRUN TAGLIA UN<br />
NUOVO TRAGUARDO<br />
è la prima corsa universitaria d’Italia!<br />
TUTTI I CAMPI DEI CAMPUS!<br />
CAMPIONATI POLIMI<br />
Doppietta per gli<br />
ingegneri gestionali<br />
59
FERRUCCIO RESTA,<br />
Rettore e professore or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong> Meccanica Applicata alle Macchine<br />
“L’a<strong>di</strong>das Runners Polimirun, alla sua terza<br />
e<strong>di</strong>zione, è <strong>di</strong>ventata un appuntamento ricorrente<br />
con la città. <strong>Milano</strong> ha accolto molto<br />
positivamente un evento sportivo che, <strong>di</strong><br />
anno in anno, raccoglie al nastro <strong>di</strong> partenza<br />
un numero crescente <strong>di</strong> studenti, docenti e<br />
amici del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>. Una manifestazione<br />
che si inserisce in una politica chiara<br />
della nostra università, che riconosce nello<br />
sport uno strumento efficace <strong>di</strong> aggregazione<br />
e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione e, allo stesso tempo,<br />
una leva attrattiva per il nostro Ateneo”<br />
Polimirun Winter E<strong>di</strong>tion<br />
11 novembre 2018<br />
Partenza Campus Lecco<br />
Una corsa trail in un percorso fuori<br />
strada, tra le montagne lecchesi<br />
Scopri <strong>di</strong> più su polimirun.it<br />
POLIMIRU<br />
Da 10 km a 100mila euro raccolti per<br />
finanziare le borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
12.500 persone sono partite dal Campus<br />
Bovisa La Masa e sono arrivate al<br />
traguardo in piazza Leonardo Da Vinci.<br />
Una folla colorata ha animato quella<br />
che in sole tre e<strong>di</strong>zioni è ufficialmente<br />
<strong>di</strong>ventata la più più importante manifestazione<br />
po<strong>di</strong>stica universitaria in<br />
campo nazionale. Tra i partecipanti, gli<br />
studenti del <strong>Politecnico</strong> erano circa il<br />
43% degli iscritti, i laureati il 17%, i <strong>di</strong>pendenti<br />
il 4%, mentre il restante 36%<br />
citta<strong>di</strong>ni, milanesi e amici del <strong>Politecnico</strong><br />
amanti della corsa. Tra gli iscritti,<br />
anche l’ex nuotatore Massimiliano Rosolino<br />
che ha <strong>di</strong>chiarato: “Direi che è andata<br />
abbastanza bene. Sono partito con<br />
una grande regolarità e non ho mai sorpassato<br />
nessuno”. Francesco Calvetti, delegato<br />
per le attività sportive del <strong>Politecnico</strong>,<br />
ha commentato, senza nascondere<br />
l’emozione, “Ho avuto la fortuna <strong>di</strong> assistere<br />
alla crescita della Polimirun da una<br />
posizione privilegiata. Sono e siamo fieri<br />
<strong>di</strong> ciò che siamo riusciti a fare in 3 anni,<br />
del gruppo <strong>di</strong> persone competenti che<br />
l’hanno reso possibile e della community<br />
politecnica che si <strong>di</strong>mostra sempre più<br />
unita e partecipe”.<br />
I fon<strong>di</strong> raccolti grazie alle iscrizioni della Polimirun servono a finanziare borse <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o per gli studenti del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />
100mila euro raccolti nell’e<strong>di</strong>zione 2018<br />
100mila euro raccolti tra il 2016 e il 2017<br />
•<br />
Sono state già assegnate 24 borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per meriti sportivi, con l’obiettivo <strong>di</strong><br />
valorizzare l’impegno, il talento e i risultati che, anche al <strong>di</strong> fuori del contesto puramente<br />
accademico, sono portavoce dei valori dell’Ateneo.<br />
60
N 2018<br />
L’Alumnus Giuseppe Stancanelli<br />
IL MARATONETA DEL ‘46<br />
L’Alumnus Giuseppe Stancanelli, 72<br />
anni, laureato in Ingegneria Meccanica<br />
nel 1971 è il runner più anziano della<br />
terza e<strong>di</strong>zione della Polimirun<br />
“La mia prima maratona è stata<br />
quella <strong>di</strong> Berlino nel 2013.<br />
Ho fatto un risultato <strong>di</strong> quattro<br />
ore e sei minuti, io sono del ’46,<br />
quin<strong>di</strong> è stato un inizio perfetto”.<br />
Si racconta con queste parole<br />
il maratoneta più anziano<br />
della Polimirun 2018, numero<br />
7360. “Mi sono laureato il 23<br />
marzo 1971 in Ingegneria Meccanica<br />
e ho fatto l’ingegnere<br />
da allora fino ai giorni nostri.<br />
Da giovane non ero sportivissimo,<br />
poi un giorno ho corso<br />
con il mio genero che ha fatto<br />
la maratona <strong>di</strong> New York e mi<br />
sono reso conto che andavo più<br />
forte <strong>di</strong> lui. Mi sono detto, proviamoci!”.<br />
Non tornava da tempo<br />
nei luoghi dei suoi anni <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o, così attraversandoli per<br />
la Polimirun, da Bovisa a piazza<br />
Leonardo da Vinci commenta,<br />
“Oggi questo sembra il paese<br />
del <strong>Politecnico</strong>, è una vera e<br />
propria città”.<br />
Dopo la laurea era pronto a tutto,<br />
ad andare all’estero, poi è rimasto<br />
in Italia per amore. Uno<br />
dei traguar<strong>di</strong> della sua vita, <strong>di</strong>ce,<br />
“era piacere alla mia famiglia”.<br />
A chi ha qualche anno in<br />
meno <strong>di</strong> lui consiglia “<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are<br />
per sé”. Di stu<strong>di</strong>are non per<br />
superare gli esami, ma per superare<br />
se stessi, innamorandosi<br />
<strong>di</strong> ciò che si stu<strong>di</strong>a. E dei suoi<br />
anni da studente ricorda: “Ho<br />
fatto quasi tutti gli esami indossando<br />
lo stesso vestito e la<br />
stessa cravatta”. Al <strong>Politecnico</strong><br />
ci è tornato in maglia a maniche<br />
corte e pantaloncini, per far<br />
parte <strong>di</strong> quello che definisce “un<br />
fiume <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong> sapere, e nel<br />
mio caso <strong>di</strong> memoria”.<br />
61
Per chi fa il <strong>Politecnico</strong> - anche - per sport<br />
PLAYGROUND<br />
I campi sportivi degli studenti, nel cuore del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Oltre ai libri, puoi<br />
portarti un pallone<br />
I campo sportivi del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
sono <strong>di</strong>slocati tra i campus Bovisa<br />
e Leonardo. Sono presenti campi <strong>di</strong><br />
calcio a 5, volley, basket e ping pong.<br />
L’accesso agli studenti è libero, compatibilmente<br />
con le pause tra una lezione<br />
e l’altra. Il Centro Sportivo Giurati offre<br />
anche una pista <strong>di</strong> atletica e una palestra;<br />
all’interno della struttura si svolgono<br />
anche le attività organizzate dal<br />
Poli, come i campionati studenteschi e<br />
gli allenamenti <strong>di</strong> gruppo con i trainer<br />
specializzati per la corsa.<br />
62
<strong>MAP</strong> AUTUNNO 2018 LA GAZZETTA DEL POLI<br />
Il futuro è un campo aperto: è infatti in<br />
corso un progetto <strong>di</strong> riqualificazione <strong>di</strong><br />
tutto l’impianto del Centro Sportivo Giuriati,<br />
che prevede fra le altre cose la realizzazione<br />
<strong>di</strong> una tecnostruttura polivalente<br />
con nuovi campi <strong>di</strong> Volley e basket,<br />
e il rifacimento della pista <strong>di</strong> atletica<br />
Centro Sportivo Giuriati<br />
I Playground all’aperto,<br />
nei luoghi dell’università<br />
Campus Leonardo<br />
63
<strong>MAP</strong> AUTUNNO 2018 LA GAZZETTA DEL POLI<br />
Il 6 giugno in Piazza Leonardo da Vinci,<br />
con il <strong>Politecnico</strong> a far da splen<strong>di</strong>da cornice,<br />
si sono <strong>di</strong>sputate le finali dei Campionati<br />
Polimi; sono i campionati de<strong>di</strong>cati<br />
agli studenti del nostro Ateneo, dove<br />
i corsi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si incontrano e si sfidano<br />
in campo sportivo. Giunti alla sesta<br />
e<strong>di</strong>zione, nella stagione 2017/2018 hanno<br />
partecipato 1500 studenti con più <strong>di</strong><br />
100 squadre <strong>di</strong> calcio a 5, volley e basket.<br />
Le finali dello scorso 6 giugno hanno visto<br />
trionfare il corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ingegneria<br />
Gestionale nei campionati <strong>di</strong> calcio a<br />
5 e volley e <strong>di</strong> Ingegneria Aerospaziale<br />
nel basket. Ingegneria Biome<strong>di</strong>ca domina<br />
nell’albo d’oro dei Campionati Polimi,<br />
guardando tutti dall’alto con ben 6 titoli<br />
vinti nel corso delle varie e<strong>di</strong>zioni. Ad<br />
inseguire, staccato <strong>di</strong> 3 titoli troviamo il<br />
corso <strong>di</strong> Ingegneria Gestionale. La stagione<br />
2018/2019 inizia in autunno, fai il tifo<br />
per il tuo corso <strong>di</strong> laurea su facebook alla<br />
pagina Polimi sport.<br />
INGEGNERI<br />
DA PODIO<br />
La finale dei campionati Polimi<br />
•<br />
Per l’ Accenture Volley Cup vincono il<br />
trofeo gli Ingegneri Gestionali <strong>di</strong> Atletico<br />
Ma Non Troppo<br />
Per la Techedge Football Cup vincono<br />
•<br />
ancora una volta gli ingegneri Gestionali<br />
<strong>di</strong> Hellas Maltese, che mantiene<br />
il suo primato dallo scorso anno<br />
•<br />
Infine per l’UMANA Basket Cup si portano<br />
a casa il titolo gli ingegneri Aerospaziali<br />
<strong>di</strong> Space In My Veins!<br />
64
PORTIAMO<br />
IL POLI NEL CUORE,<br />
OVUNQUE ANDIAMO<br />
Yasser Imàm, studente del politecnico<br />
DA San Pietroburgo<br />
Cristina, studentessa delle superiori<br />
al politecnico <strong>di</strong> milano<br />
enrico zio, presidente<br />
alumnipolimi association<br />
da trondheim<br />
Graziano Salvalai e Marta Sesana, <strong>Alumni</strong><br />
INGEGNERIA EDILE ARCHITETTURA 2006<br />
da Philadelphia<br />
compra sullo store<br />
POLITECNICO DI MILANO su<br />
#Proudly<strong>Politecnico</strong><br />
o al CAMPUS LEONARDO<br />
65
ALUMNI<br />
DA TROFEO<br />
LA SALA DEI TROFEI DEL MILAN<br />
FABIO NOVEMBRE - 51 anni<br />
Stu<strong>di</strong>o Novembre<br />
Alumnus Polimi Architettura<br />
Nel 2014 l’Alumnus Fabio Novembre,<br />
architetto e designer, ha firmato il<br />
progetto del nuovo headquarter della<br />
sede rossonera: Casa Milan.<br />
In zona San Siro, novemila metri<br />
quadrati ospitano in quattro piani<br />
gli uffici per la <strong>di</strong>rigenza, i reparti<br />
marketing e comunicazione ma anche<br />
la sala stampa, un ristorante,<br />
uno store e il primo museo ufficiale<br />
del Club AC Milan.<br />
“Come negli e<strong>di</strong>fici del passato in cui le<br />
figure dei santi, o dei potenti segnavano<br />
il profilo dei palazzi, così qui degli<br />
atleti in movimento campeggiano sulla<br />
facciata inclinata. Attimi congelati <strong>di</strong><br />
una corsa in salita verso l’obiettivo. Un<br />
pallone calciato verso il cielo che con<br />
esso porta tutta l’energia e la forza del<br />
gesto, un impatto che si trasforma imme<strong>di</strong>atamente<br />
in propagazione. Il messaggio<br />
che passa è che il calcio rappresenta<br />
una <strong>di</strong>sciplina sportiva, ma allo<br />
stesso tempo anche uno strumento<br />
educativo, un simbolo <strong>di</strong> aggregazione<br />
e <strong>di</strong> crescita. E per sottolineare la forza<br />
della <strong>di</strong>vulgazione del messaggio, la<br />
facciata stessa decorata con fasce concentriche<br />
colorate <strong>di</strong> rosso e <strong>di</strong> nero, si<br />
fa portatrice dell’onda d’urto positiva<br />
che idealmente invaderà tutta la città”.<br />
Fabio Novembre<br />
66
67
ALUMNI<br />
DA TROFEO<br />
LA SALA DEI TROFEI DELL’INTER<br />
STEFANO BOERI - 61 anni<br />
Stefano Boeri Architetti<br />
Alumnus Polimi Architettura<br />
Nel 2010, l’anno del Triplete, l’Alumnus<br />
Stefano Boeri, architetto, con il Boeri<br />
Stu<strong>di</strong>o si è occupato del progetto <strong>di</strong><br />
ristrutturazione degli spogliatoi della<br />
squadra FC Internazionale. Spazio e<br />
arre<strong>di</strong> sono stati <strong>di</strong>segnati con particolare<br />
attenzione per cercare soluzioni<br />
originali e innovative, focalizzandosi<br />
sugli aspetti funzionali; stu<strong>di</strong>ando ad<br />
esempio i movimenti e i comportamenti<br />
dei giocatori all’interno dello spogliatoio<br />
è stata elaborata una panca<br />
rispondente alle loro esigenze. Anche<br />
la Sala delle Coppe è stata realizzata<br />
da Stefano Boeri e dal suo Stu<strong>di</strong>o.<br />
La Sala delle Coppe racchiude tutti i<br />
trofei vinti dalla FC Internazionale nel<br />
corso della sua storia. Le coppe sono<br />
or<strong>di</strong>nate in or<strong>di</strong>ne cronologico e posizionate<br />
in pieno risalto su strutture illuminate<br />
alle pareti. Il soffitto è totalmente<br />
intonacato <strong>di</strong> nero con inseriti<br />
dei micro LED <strong>di</strong> luce bianca, il pavimento<br />
invece è blu: insieme formano<br />
i colori della società. Al centro della<br />
stanza è stato posizionato un tavolo<br />
multi-touch, progettato appositamente<br />
per la squadra, e il visitatore può navigare<br />
attraverso la sala dei trofei. Quando<br />
qualcuno entra nella stanza, sul tavolo<br />
la grafica mostra le vittorie storiche<br />
della squadra. Sull’interfaccia è<br />
possibile selezionare un trofeo e visualizzare<br />
le relative informazioni mentre<br />
la coppa si illumina sul suo supporto.<br />
68
69
powered by<br />
HUAWEI,<br />
DAI LABORATORI<br />
DI RICERCA ALLE<br />
SPERIMENTAZIONI<br />
SUL CAMPO: COME<br />
FARE RETE, 5G<br />
Sul numero 2 <strong>di</strong> <strong>MAP</strong> - Autunno 2017, abbiamo parlato<br />
delle ricerche avviate da Huawei in collaborazione con<br />
il <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, sulla rete 5G. L’Alumnus Renato<br />
Lombar<strong>di</strong> ci racconta gli sviluppi del progetto<br />
“Huawei è leader nel settore delle<br />
telecomunicazioni e, per sviluppare<br />
le ultime tecnologie, investe molto<br />
in Ricerca e Sviluppo - spiega Renato<br />
Lombar<strong>di</strong> - nel 2017 l’azienda ha investito<br />
ben 13,8 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari, il 14,9%<br />
del proprio fatturato globale. Dal 2017<br />
le nostre ricerche sono state supportate<br />
ancora <strong>di</strong> più dall’organizzazione<br />
aziendale nella valorizzazione dei<br />
giovani talenti attraverso varie collaborazioni,<br />
come quella con il <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, principalmente nell’ambito<br />
degli algoritmi per le telecomunicazioni,<br />
delle architetture <strong>di</strong> antenna<br />
e dei circuiti integrati a ra<strong>di</strong>ofrequenze<br />
(RFIC)”. Le applicazioni della rete 5G<br />
prevedono la Realtà Aumentata, e una<br />
realtà in cui elettrodomestici come il<br />
frigo, ad esempio, si occupano <strong>di</strong> fare<br />
la spesa al posto nostro. Quali sono le<br />
nuove scoperte e nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> utilizzo<br />
della rete 5G? “Con le prestazioni<br />
della rete 5G si sta pensando a nuove<br />
applicazioni quali la guida autonoma<br />
delle vetture, ma anche <strong>di</strong> navi<br />
merci o velivoli, vi saranno poi nuovi<br />
sistemi <strong>di</strong> video sorveglianza che potranno<br />
riconoscere istantaneamente<br />
situazioni anomale e confrontare in<br />
tempo reale oggetti e persone, applicazioni<br />
olografiche e <strong>di</strong> realtà virtuale<br />
e molte altre che sono ancora in fase<br />
<strong>di</strong> definizione”. La tecnologia 5G è già<br />
uscita dai laboratori Huawei per una<br />
prima fase <strong>di</strong> sperimentazione. “A Matera<br />
è stato mostrato il primo scenario<br />
d’uso reale end-to-end, sviluppato dal<br />
Consorzio Bari-Matera 5G, composto<br />
da TIM, Fastweb e Huawei. Il progetto<br />
è finalizzato al supporto del turismo<br />
<strong>di</strong>gitale per la valorizzazione del<br />
patrimonio culturale e artistico della<br />
capitale europea della cultura 2019 attraverso<br />
la soluzione <strong>di</strong> Virtual Reality,<br />
che consente <strong>di</strong> visitare da remoto<br />
con un visore alcuni dei luoghi <strong>di</strong><br />
principale interesse turistico. A Bari<br />
invece è stata presentata la tecnologia<br />
<strong>di</strong> realtà aumentata per la manutenzione<br />
dei propulsori delle navi Isotta<br />
Fraschini che, grazie all’utilizzo <strong>di</strong> uno<br />
Smart Helmet e alle performance <strong>di</strong><br />
alto livello della rete, offre assistenza<br />
70
RENATO LOMBARDI, 53 anni<br />
Direttore del Centro Ricerca Huawei Italia<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Elettronica<br />
remota agli operai impegnati nelle attività<br />
<strong>di</strong> montaggio e smontaggio del<br />
motore <strong>di</strong> una nave attraverso l’assistenza<br />
e la ricezione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni tri<strong>di</strong>mensionali.<br />
La tecnologia 5G <strong>di</strong> Bari<br />
e Matera rappresenta una delle prime<br />
implementazioni in Europa e nel mondo;<br />
questi test sul campo proseguiranno<br />
per tutto il 2018 e anche nel 2019 e<br />
ci permetteranno <strong>di</strong> capire nel tempo<br />
come questa tecnologia sia in grado <strong>di</strong><br />
offrire prestazioni sempre più avanzate<br />
e aprire la strada a nuovi scenari<br />
applicativi”.<br />
Le collaborazioni tra Huawei e il <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong> sono in numero<br />
sempre crescente. Il centro <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
è molto attivo nella promozione<br />
delle eccellenze presenti al <strong>Politecnico</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Milano</strong> e si fa promotore verso i<br />
<strong>di</strong>partimenti in Cina per attivare sempre<br />
nuove attività <strong>di</strong> ricerca. “Oltre alle<br />
attività già avviate per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
sistemi Wireless e Ottici - continua a<br />
raccontare Renato Lombar<strong>di</strong> - altri <strong>di</strong>partimenti<br />
sono stati contattati in ambito<br />
automotive, <strong>di</strong> machine learning<br />
e product design. Il settore automotive<br />
con il 5G sta vivendo un’evoluzione<br />
che sta portando le macchine verso<br />
una guida autonoma. Diverse tecnologie<br />
hardware e software vengono<br />
sviluppate per poter rendere possibile<br />
in pochi anni questo obiettivo. Huawei<br />
sta conducendo alcune ricerche<br />
con il <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> in questo<br />
ambito, in particolare con il Professor<br />
Savaresi su Sistemi <strong>di</strong> Stabilità in<br />
veicoli elettrici”. E il messaggio <strong>di</strong> Renato<br />
Lombar<strong>di</strong> per gli <strong>Alumni</strong>, ma anche<br />
per gli studenti <strong>di</strong> oggi, è questo:<br />
“Il <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> è riconosciuta<br />
da Huawei come una delle <strong>di</strong>eci migliori<br />
università in Europa e molti dei<br />
talenti che stu<strong>di</strong>ano in questo Ateneo<br />
entrano a far parte della nostra azienda.<br />
Le competenze che gli <strong>Alumni</strong> acquisiscono<br />
durante il loro corso <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o, li rende competitivi in ambito<br />
globale nel settore delle telecomunicazioni”.<br />
Ed è il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che gli<br />
<strong>Alumni</strong> fanno, letteralmente, rete.<br />
71
MATTEO LAI - 35 anni<br />
Co-founder Empatica<br />
Alumnus Polimi Architettura<br />
L’ARCHITETTO<br />
SALVAVITA<br />
<strong>di</strong> Ivan Carozzi<br />
L’Alumnus Matteo Lai è tra gli ideatori <strong>di</strong> Embrace,<br />
un braccialetto per prevenire l’epilessia: il primo<br />
<strong>di</strong>spositivo smartwatch al mondo ad essere approvato<br />
dalla Food and Drug Administration americana<br />
72
Lo smartwatch Embrace è in grado <strong>di</strong><br />
monitorare convulsioni e parametri<br />
fisiologici <strong>di</strong> chi lo indossa<br />
Se nelle fiabe è un anello magico a<br />
imprimere una svolta alla trama, in<br />
questa storia, invece, è un braccialetto<br />
a segnare un prima e un dopo.<br />
“Adesso riesco a dormire bene, per<br />
tutta la notte, senza la paura <strong>di</strong> morire<br />
nel sonno”, scrive su Facebook una<br />
ragazza inglese <strong>di</strong> nome Megan. Il problema<br />
<strong>di</strong> Megan è l’epilessia, malattia<br />
neurologica che solo in Italia colpisce<br />
circa 500.000 persone. Tuttavia<br />
da una settimana Megan indossa al<br />
polso un braccialetto. Si chiama E3 e<br />
conosce tutto <strong>di</strong> lei. Il braccialetto, infatti,<br />
ascolta, è intelligente, sensibile,<br />
è sempre presente. In una parola:<br />
empatico. Quando Megan viene colpita<br />
da una crisi epilettica, il braccialetto<br />
invia una notifica al caregiver, che<br />
così è nelle con<strong>di</strong>zioni d’intervenire<br />
tempestivamente e prestare soccorso.<br />
Ecco perché chi soffre <strong>di</strong> epilessia, oggi,<br />
può addormentarsi con un po’ più<br />
<strong>di</strong> tranquillità. “La nostra intenzione<br />
originaria era creare un software per<br />
esaminare ciò che succede, giorno per<br />
giorno, nel corpo <strong>di</strong> una persona”, mi<br />
racconta l’Alumnus Matteo Lai. E prosegue:<br />
“poi ci siamo resi conto che<br />
non potevamo non passare attraverso<br />
il progetto del bracciale. L’idea è nata<br />
come esito <strong>di</strong> un percorso, più che<br />
come un’illuminazione. Per capire, per<br />
esempio, gli effetti dello stress su un<br />
in<strong>di</strong>viduo, prima occorreva andare in<br />
ospedale, collegarsi a delle macchine<br />
e sottoporsi a una lunga serie <strong>di</strong> esami.<br />
Il braccialetto, invece, consente <strong>di</strong><br />
concentrare tutto in uno strumento<br />
piccolo, leggero e indossabile. Così è<br />
nato un <strong>di</strong>spositivo salvavita che si è<br />
rivelato molto importante per il quoti<strong>di</strong>ano<br />
<strong>di</strong> chi è affetto da epilessia”.<br />
L’azienda che produce gli E3, <strong>di</strong> cui oggi<br />
Matteo è CEO, non poteva che chiamarsi<br />
“Empatica”. “Empatica” nasce da<br />
una Start Up e da un fortunato crowdfun<strong>di</strong>ng<br />
lanciato nel 2015 insieme a<br />
Simone Tognetti e Maurizio Garbarino.<br />
L’azienda ha sede legale negli USA e il<br />
braccialetto è in commercio dal 2016,<br />
dopo essere stato testato su 135 pazienti<br />
per 272 giorni, <strong>di</strong>mostrandosi in<br />
grado <strong>di</strong> rilevare crisi epilettiche nel<br />
100% dei casi. “Al momento l’attacco<br />
epilettico è segnalato quando è in<br />
corso”, racconta Matteo, “ma stiamo<br />
“Per capire<br />
gli effetti<br />
dello stress<br />
su un in<strong>di</strong>viduo<br />
prima occorreva<br />
andare in<br />
ospedale.<br />
Il braccialetto<br />
consente <strong>di</strong><br />
concentrare tutto<br />
in uno strumento<br />
piccolo, leggero e<br />
indossabile”<br />
73
Embrace rileva <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> parametri,<br />
dall’attività del sistema nervoso alla<br />
temperatura corporea, ed elabora i dati<br />
ottenuti grazie all’intelligenza artificiale.<br />
Qualora si verifichi una crisi, il braccialetto<br />
è in grado <strong>di</strong> inviare l’allarme su un device<br />
del soccorritore. Inoltre, acquisisce quoti<strong>di</strong>anamente<br />
dati fisiologici monitorando il<br />
sonno, lo stress e l’attività fisica<br />
“Ho scelto<br />
il <strong>Politecnico</strong><br />
perché era il<br />
luogo migliore<br />
in Italia per<br />
quello che<br />
avevo in mente<br />
<strong>di</strong> fare”<br />
stu<strong>di</strong>ando per perfezionare il bracciale<br />
e capire come l’attacco possa essere<br />
previsto. Stiamo inoltre lavorando<br />
in nuove <strong>di</strong>rezioni. C’interessa scoprire,<br />
per esempio, se questo tipo <strong>di</strong> tecnologia<br />
possa <strong>di</strong>rci in futuro, con una<br />
certa affidabilità, se un soggetto si<br />
trova in uno stato depressivo o meno”.<br />
Il percorso passa per gli stu<strong>di</strong> in Architettura<br />
e incrocia presto l’Affective<br />
Computing, branca <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> della Computer<br />
Science nata con la robotica.<br />
“L’Affective Computing riguarda lo stu<strong>di</strong>o<br />
nell’uomo delle risposte emotive,<br />
a partire dall’analisi dei segnali fisologici.<br />
Per esempio le impressioni facciali.<br />
Lo scopo è ottimizzare l’interazione<br />
uomo-macchina e insegnare ai<br />
robot come reagiscono gli umani. Con<br />
Simone Tognetti e Maurizio Garbarino<br />
ho cominciato a lavorare sui sensori,<br />
per capire che cosa accadeva alle<br />
persone nella vita quoti<strong>di</strong>ana. Si è<br />
trattato per me <strong>di</strong> passare dallo stu<strong>di</strong>o<br />
dei sensori sulla scala della città,<br />
all’epoca in cui lavoravo nel laboratorio<br />
<strong>di</strong> Carlo Ratti, allo stu<strong>di</strong>o dei sensori<br />
sulla scala dell’uomo. L’Affective<br />
Computing può produrre risultati in<br />
ambito me<strong>di</strong>co-scientifico, come nel<br />
caso <strong>di</strong> Empatica, o può essere impiegato<br />
in pubblicità, per esempio, analizzando<br />
le reazioni <strong>di</strong> uno spettatore<br />
<strong>di</strong> fronte a uno spot”. Empatica è<br />
per 3\4 italiana, mentre americana è<br />
l’altra fondatrice, Rosalind Picard, <strong>di</strong>rettrice<br />
del “Affective Computing Research<br />
Group” del MIT <strong>di</strong> Boston, che<br />
da subito ha creduto nel progetto. Dal<br />
febbraio 2018, inoltre, Empatica ha ottenuto<br />
la certificazione della Food and<br />
Drug Administration, ente americano<br />
che regola i prodotti alimentari e farmaceutici.<br />
Il braccialetto E3, definito dagli esperti<br />
“una pietra miliare nella cura dei<br />
pazienti con epilessia”, non è soltanto<br />
uno strumento che si è rivelato in<strong>di</strong>spensabile<br />
nella vita <strong>di</strong> molte persone,<br />
ma vanta un design d’indubbio<br />
rigore e raffinatezza. È un aspetto al<br />
quale Lai attribuisce una certa impor-<br />
74
tanza: “In me<strong>di</strong>cina si tende a trascurare<br />
la qualità estetica <strong>di</strong> un prodotto,<br />
considerandola un dettaglio secondario.<br />
Come se le persone che soffrono<br />
<strong>di</strong> una malattia cronica fossero clienti<br />
<strong>di</strong> serie B. Invece se l’oggetto è bello<br />
ed elegante, ci si sente più a proprio<br />
agio e fieri d’indossarlo”.<br />
Nella biografia pubblicata sul suo profilo<br />
Twitter Matteo si definisce un “Techlover”.<br />
“Mi è sempre piaciuto costruire<br />
cose. Da piccolo avevo l’abitu<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare prima il progetto su<br />
un foglio <strong>di</strong> carta, dopo<strong>di</strong>ché con i Lego<br />
realizzavo l’oggetto <strong>di</strong>segnato. Ho<br />
sempre amato costruire, sia oggetti fisici<br />
che oggetti <strong>di</strong>gitali, così come crescendo,<br />
al liceo, ho imparato ad amare<br />
la lettura. Una delle mie sfide è riuscire<br />
a leggere almeno un libro alla<br />
settimana, alternando il saggio al romanzo”.<br />
L’amore per la progettazione,<br />
quin<strong>di</strong>, se risale ai mattoncini Lego,<br />
nasce davvero da molto lontano, come<br />
un gioco, e <strong>di</strong>venta poi un lavoro,<br />
ricerca e una filosofia. “Progettare significa<br />
creare prodotti che incontrano<br />
i bisogni delle persone. Che sia una<br />
casa, un’automobile, un’applicazione<br />
per cellulare, si tratta sempre della<br />
stessa cosa: sod<strong>di</strong>sfare dei bisogni”.<br />
Una passione che non si è mai perduta,<br />
fino all’incontro col <strong>Politecnico</strong><br />
che Lai riteneva, da ragazzo, il luogo<br />
migliore per intraprendere gli stu<strong>di</strong> e<br />
dare sostanza alle proprie ambizioni.<br />
“I problemi che oggi si pongono a chi<br />
progetta sono complessi e sfaccettati.<br />
È necessario avere più competenze<br />
ed essere in grado <strong>di</strong> comunicare con<br />
professionalità <strong>di</strong>verse. Senz’altro la<br />
mentalità da progettista, la vera e propria<br />
forma mentis, che nel mio caso<br />
significa guardare le cose da più punti<br />
<strong>di</strong> vista, è il vero dono che ho ere<strong>di</strong>tato<br />
dai miei stu<strong>di</strong> al <strong>Politecnico</strong> e ho<br />
portato con me nel corso della vita”.<br />
“La mentalità<br />
da progettista,<br />
imparare a<br />
guardare le cose<br />
da più punti<br />
<strong>di</strong> vista:<br />
questo<br />
il vero dono<br />
ere<strong>di</strong>tato dal<br />
<strong>Politecnico</strong>”<br />
75
L’UOMO CHE<br />
SENTE TUTTO<br />
DELL’AMERICA<br />
Fluidmesh è un’azienda che si basa sulla tecnologia<br />
wireless per creare trasmettitori ra<strong>di</strong>o. Un orgoglio Made<br />
in Italy, e made in Polimi, utilizzato oggi dai principali<br />
<strong>di</strong>partimenti <strong>di</strong> sicurezza d’America. Ne abbiamo parlato<br />
con uno dei fondatori, l’Alumnus Andrea Orioli<br />
<strong>di</strong> Nicola Feninno<br />
76
ANDREA ORIOLI - 38 anni<br />
VP Operations Fluidmesh Networks<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Informatica<br />
"Camminavo<br />
per i corridoi<br />
del <strong>Politecnico</strong><br />
con un’idea<br />
in testa.<br />
Poi quell’idea<br />
<strong>di</strong>venne un<br />
business plan"<br />
“You are your only limit”, recita un cartello<br />
appeso al muro nella sede milanese<br />
della Fluidmesh. Andrea Orioli<br />
racconta <strong>di</strong> quando, ancora studente al<br />
<strong>Politecnico</strong>, provò a sfidare i suoi limiti<br />
con un’idea. “Era il 2004, l’ultimo anno<br />
<strong>di</strong> università. Lessi un articolo che raccontava<br />
la dura vita del fotogiornalista<br />
sportivo. Te ne stai lì appostato per tutti<br />
i novanta minuti <strong>di</strong> una partita <strong>di</strong> calcio,<br />
<strong>di</strong>etro i cartelloni pubblicitari, con<br />
la tua macchina fotografica. Una sera<br />
sei fortunato: cogli l’attimo, il momento<br />
in cui l’attaccante segna il gol decisivo<br />
e la rete si gonfia. Hai la foto perfetta.<br />
Ma anche il tuo collega, quello lì<br />
a fianco, è stato bravo, ha colto l’attimo<br />
e ha la foto perfetta salvata nella<br />
sua fotocamera. Riesce a connettersi<br />
alla rete prima <strong>di</strong> te e a inviare la foto<br />
in redazione battendoti sul tempo. Il<br />
tuo scatto perfetto, a quel punto, non<br />
interessa più nessuno. Così mi è venuta<br />
l’idea: dare una connettività performante<br />
tramite wifi, durante i gran<strong>di</strong><br />
eventi sportivi, per tutti i cameraman,<br />
fotografi, giornalisti”. Siamo nel 2005, e<br />
ai tempi non esisteva né le rete 4G, né<br />
quella 3G. Non era ancora uscito il primo<br />
iPhone. “Con questa idea in testa<br />
camminavo per i corridoi del <strong>Politecnico</strong>.<br />
Ho notato una locan<strong>di</strong>na della Start<br />
Cup, la competizione che premia le migliori<br />
idee per nuove startup. Lo prendo<br />
quasi come un segno. Così chiamo<br />
due amici. Ci iscriviamo, stiliamo il<br />
business plan, arriva l’estate e an<strong>di</strong>amo<br />
in vacanza. A settembre i risultati:<br />
ci classifichiamo secon<strong>di</strong>. Tradotto: il<br />
<strong>Politecnico</strong> ci mette a <strong>di</strong>sposizione un<br />
piccolo budget <strong>di</strong> partenza, e la possibilità<br />
<strong>di</strong> entrare nell’incubatore in piazza<br />
Leonardo. Decido <strong>di</strong> contattare Torquato<br />
Bertani, un amico che come me<br />
frequentava il Poli. Torquato, a sua volta,<br />
coinvolge Umberto e Cosimo Malesci,<br />
due fratelli che stu<strong>di</strong>ano al MIT <strong>di</strong><br />
Boston e che stanno lavorando su una<br />
tecnologia simile. Così – con quattro<br />
soci fondatori, due nazioni e l’Atlantico<br />
in mezzo – nasce Fluidmesh”.<br />
77
Nelle due foto: un tratto della linea Ferrovie del Gargano,<br />
una delle principali linee ferroviarie del Sud Italia, e la<br />
metropolitana <strong>di</strong> San Pietroburgo. In entrambi i casi, il<br />
sistema WiFi viaggia grazie a Fluidmesh.<br />
Era il 15 gennaio 2005. L’incubazione al<br />
<strong>Politecnico</strong> dura più <strong>di</strong> tre anni. “Sono<br />
stati fondamentali. Avevamo a <strong>di</strong>sposizione<br />
degli spazi <strong>di</strong> lavoro e un servizio<br />
<strong>di</strong> segreteria. Ma, soprattutto, lì dentro<br />
abbiamo capito come trasformare<br />
la nostra idea in un business concreto”.<br />
Poi il primo ufficio in via Farini.<br />
Oggi l’headquarter è all’81 <strong>di</strong> Prospect<br />
Street, a Brooklyn, New York. La parte<br />
<strong>di</strong> ricerca e sviluppo è rimasta in Italia.<br />
E anche l’idea, in fondo, è rimasta<br />
quella iniziale: dare connettività nelle<br />
situazioni più <strong>di</strong>fficili. Sono le situazioni<br />
che sono cambiate. Non più il fotogiornalista<br />
sportivo in gara allo sta<strong>di</strong>o<br />
con il collega. Ma – giusto per fare<br />
un esempio – l’intera città <strong>di</strong> Charlotte,<br />
nel 2008, durante la campagna elettorale<br />
<strong>di</strong> Obama: Fluidmesh si è occupata<br />
<strong>di</strong> tenere costantemente connesse tra<br />
loro tutte le telecamere, per garantire<br />
la sicurezza dell’evento. La stessa cosa<br />
è accaduta durante la maratona <strong>di</strong><br />
Boston del 2014, l’e<strong>di</strong>zione successiva a<br />
quella funestata dall’attentato. Oppure,<br />
ancora, in una miniera d’oro in Messico,<br />
500 metri sotto il livello del suolo,<br />
dove macchinari gran<strong>di</strong> come palazzi si<br />
muovono coor<strong>di</strong>nando i loro spostamenti<br />
tramite le reti installate da Fluidmesh.<br />
”Abbiamo pensato a una tecnologia<br />
<strong>di</strong>segnata in maniera speciale,<br />
che permette <strong>di</strong> non perdere mai la capacità<br />
della rete”.<br />
Dal 2005 ad oggi ha stabilito più <strong>di</strong><br />
30mila miglia <strong>di</strong> connessioni wifi. Poco<br />
più della circonferenza dell’intero pianeta<br />
Terra. “La nostra tecnologia è perfetta<br />
per dare un’ottima connessione<br />
anche ai treni, senza cadute <strong>di</strong> segnale.<br />
Ma anche per permettere a mezzi senza<br />
conducente – metropolitane, treni,<br />
in futuro anche le auto – <strong>di</strong> circolare<br />
in sicurezza: a Lione abbiamo fatto un<br />
progetto <strong>di</strong> questo tipo. Siamo presenti<br />
anche nel settore dell’entertainment,<br />
collaborando con Disney e Universal<br />
Stu<strong>di</strong>o, per i parchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento. Ad<br />
esempio le attrazioni su rotaia, che si<br />
muovono attraverso scenari magici,<br />
egizi, pirateschi, ora grazie a noi non<br />
hanno più le rotaie”.<br />
Passando dal <strong>di</strong>vertimento a qualcosa <strong>di</strong><br />
più concreto, Orioli consiglia sempre <strong>di</strong><br />
“guardare le cose per capire come funzionano,<br />
e non solo per usarle. Capire<br />
perché sono state pensate e <strong>di</strong>segnate in<br />
quella determinata maniera. Questa forma<br />
mentis la devo al <strong>Politecnico</strong>”.<br />
"La città <strong>di</strong><br />
Charlotte<br />
durante la<br />
campagna<br />
<strong>di</strong> Obama. La<br />
maratona <strong>di</strong><br />
Boston. Una<br />
miniera d’oro<br />
in Messico.<br />
Fluidmesh c’era<br />
sempre"<br />
78
PREMIUM TABLEWARE PER IL TUO<br />
EVENTO CORPORATE COOL E CREATIVO.<br />
La perfezione delle forme e l’armonia dei colori! La linea de<strong>di</strong>cata alla tavola <strong>di</strong><br />
Goldplast è la soluzione più ricercata dai migliori professionisti dell’hotellerie,<br />
della ristorazione, del catering a livello internazionale, ma anche dalle location<br />
per eventi ed eventi corporate, dai bar e <strong>di</strong>sco clubs, dagli sport & country club,<br />
dalle pasticcerie e caffetterie fino agli spa & wellness centres.<br />
EVENTI CORPORATE<br />
Visita goldplast.com, trova il punto ven<strong>di</strong>ta più vicino a te grazie al nostro nuovo servizio <strong>di</strong><br />
STORE LOCATOR e unisciti a noi anche sui social: #thisisgoldplast<br />
79
MILANO-LONDRA,<br />
PASSANDO<br />
PER LA NUOVA<br />
ZELANDA<br />
L’Alumnus Giuseppe<br />
Bono ci racconta<br />
<strong>di</strong> traguar<strong>di</strong> e orizzonti<br />
internazionali,<br />
e dell’importanza<br />
<strong>di</strong> non <strong>di</strong>menticare<br />
le proprie ra<strong>di</strong>ci:<br />
i punti <strong>di</strong> partenza<br />
<strong>di</strong> Nicola Feninno<br />
GIUSEPPE BONO, 32 anni<br />
Chapman Taylor Architects<br />
Alumnus Polimi Architettura<br />
80
“Girare il mondo<br />
non significa<br />
solo conoscere<br />
nuove culture<br />
ma soprattutto<br />
comprendere<br />
meglio la<br />
propria”<br />
Una carriera internazionale che parte<br />
dal <strong>Politecnico</strong>, passa attraverso l’altra<br />
parte del mondo, in Australia e Nuova<br />
Zelanda, e giunge – per ora – a Londra,<br />
negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Chapman Taylor, dove<br />
lavorano oltre 400 tra architetti e<br />
designer nelle 18 se<strong>di</strong> <strong>di</strong>slocate in giro<br />
per il mondo. Giuseppe Bono in questo<br />
momento sta lavorando alla progettazione<br />
del Brent Cross Shopping Centre,<br />
a Londra: circa un milione <strong>di</strong> metri<br />
quadrati tra negozi, ristoranti, hotel,<br />
infrastrutture e spazi pubblici. Negli ultimi<br />
anni ha seguito la progettazione<br />
architettonica <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici su varie scale,<br />
partendo dal design <strong>di</strong> interni sino<br />
a giungere al masterplanning <strong>di</strong> centri<br />
multifunzionali (aree urbane dove<br />
si mescolano strutture commerciali,<br />
residenze, infrastrutture, hotel e spazi<br />
pubblici) in <strong>di</strong>verse parti del mondo.<br />
Ha solo 32 anni.<br />
Iniziamo dal primo passo: come sei arrivato<br />
da <strong>Milano</strong> alla Nuova Zelanda?<br />
Facendo un corso d’inglese ad Oxford,<br />
appena dopo la laurea, nel 2012. E poi<br />
interrompendo un dottorato in composizione<br />
architettonica. Mi sono guardato<br />
in giro: a Auckland ho trovato l’opportunità;<br />
e ho fatto le valigie. Sono arrivato<br />
in un ufficio piccolo, molto più<br />
piccolo <strong>di</strong> quello in cui sono ora. Lo<br />
stu<strong>di</strong>o funzionava in maniera binaria,<br />
ovvero da un lato come un tra<strong>di</strong>zionale<br />
stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> progettazione e dall’altro<br />
come una società che si occupava<br />
dell’importazione <strong>di</strong> prodotti e tecniche<br />
costruttive europee. In Oceania gli<br />
e<strong>di</strong>fici residenziali sono per la maggior<br />
parte costruiti in legno oppure in blocchi<br />
<strong>di</strong> cemento. Non ci sono i laterizi<br />
forati che si usano da noi.<br />
E sono piaciuti, i nostri forati, in<br />
Oceania?<br />
Sì, li abbiamo utilizzati principalmente<br />
per la costruzione <strong>di</strong> ville singole e<br />
complessi residenziali. Le finiture, poi,<br />
venivano realizzate con altri prodotti,<br />
sempre <strong>di</strong> importazione europea: marmi,<br />
intonaci, mattoni, ceramiche. L’obbiettivo<br />
era quello <strong>di</strong> offrire alle persone<br />
una qualità <strong>di</strong>versa dell’abitare<br />
e del vivere, una soluzione concreta<br />
ai problemi costruttivi tipici in quelle<br />
aree del pianeta.<br />
Insomma hai tenuto ben presente da<br />
dove arrivavi...<br />
Già. Sembra un paradosso, ma girare<br />
il mondo non significa solo conoscere<br />
nuove culture ma soprattutto comprendere<br />
meglio la propria. In Italia<br />
tornerei, ma solo con un progetto serio<br />
e concreto. Abbiamo una grande storia,<br />
una grande cultura; ma dovremmo imparare<br />
ad avere una visione <strong>di</strong>namica<br />
<strong>di</strong> questo patrimonio.<br />
C’è qualche momento degli anni del<br />
<strong>Politecnico</strong> che ritieni prezioso, fondamentale<br />
per le tue scelte <strong>di</strong> oggi?<br />
La prima cosa che mi viene in mente<br />
sono le lezioni <strong>di</strong> composizione architettonica<br />
del mercoledì mattina. Quelle<br />
coor<strong>di</strong>nate dal professor Guido Canella.<br />
Erano opportunità imper<strong>di</strong>bili per<br />
conoscere gran<strong>di</strong> figure del panorama<br />
architettonico nazionale ed internazionale<br />
e per nutrire in maniera onnivora<br />
la propria conoscenza. Erano giri intorno<br />
al mondo, seduti <strong>di</strong>etro i banchi<br />
<strong>di</strong> scuola. In generale, mi ritengo molto<br />
fortunato ad aver frequentato gli ultimi<br />
anni dei corsi <strong>di</strong> Architettura in Bovisa:<br />
in quei luoghi ho imparato la misura<br />
umanistica dell’architettura italiana,<br />
la visione dell’architetto come figura<br />
intellettuale ancor prima che tecnica,<br />
l’inestimabile importanza del libro<br />
come deposito infinito <strong>di</strong> idee. Ho letto<br />
tantissimo, in quegli anni; praticamente<br />
tutto ciò che contenesse almeno<br />
un punto e una virgola: dalla critica<br />
<strong>di</strong> Longhi a quella letteraria <strong>di</strong> Contini,<br />
dagli Scritti corsari <strong>di</strong> Pasolini a quelli<br />
<strong>di</strong> critica operativa <strong>di</strong> Argan.<br />
Un approccio umanistico e intellettuale,<br />
che sembra <strong>di</strong>ametralmente opposto<br />
a quello del mondo anglosassone;<br />
il mondo in cui lavori ora.<br />
Sì, sia in Inghilterra che in Nuova Zelanda<br />
si respira pragmatismo anglosassone<br />
e devo ammettere che questo<br />
mi piace molto. Sono sempre stato curioso<br />
e attratto da ciò che non conosco.<br />
Ecco, questa attitu<strong>di</strong>ne la devo in parte<br />
anche a quegli anni in Bovisa e a quelle<br />
lezioni del mercoledì mattina in cui<br />
apprendevo i ru<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> un’intellettualità<br />
onnivora.<br />
Se avessi <strong>di</strong> fronte un ragazzo che sta<br />
per iscriversi ad Architettura, cosa gli<br />
consiglieresti?<br />
Di consigli veri e propri non ne do perché<br />
sono superflui; ognuno vive la vita<br />
alla propria maniera e secondo la<br />
propria sensibilità. Mi limito a suggerire<br />
solo una cosa: bisogna avere ben<br />
chiaro da dove si parte altrimenti non<br />
si arriva da nessuna parte. Le ra<strong>di</strong>ci sono<br />
importanti.<br />
81
Stevenson House, Waikato (New Zealand)<br />
“Al <strong>Politecnico</strong> ricordo giri<br />
intorno al mondo, seduti<br />
<strong>di</strong>etro i banchi”<br />
Westgate Oxford Shopping Centre,<br />
Oxford (United Kingdom)<br />
82
83
GIULIO CESAREO - 62 anni<br />
Presidente e AD Directa Plus<br />
Alumnus Polimi Ingegneria Meccanica<br />
L’INGEGNERE<br />
CHE PULISCE<br />
GLI OCEANI<br />
<strong>di</strong> Valerio Millefoglie<br />
Il grafene, un nuovo materiale con enormi<br />
capacità <strong>di</strong> assorbimento, e un Alumnus<br />
che immagina <strong>di</strong> utilizzarlo come una<br />
spugna per ripulire le acque contaminate<br />
da sostanze tossiche. Storia <strong>di</strong> una<br />
startup <strong>di</strong>ventata la più grande azienda<br />
produttrice in Europa <strong>di</strong> fogli <strong>di</strong> grafene<br />
84
La sede <strong>di</strong> Ad Directa Plus si trova<br />
nel parco scientifico tecnologico <strong>di</strong><br />
ComoNExT, a Lomazzo (Co)<br />
Un impren<strong>di</strong>tore, uno scienziato, un<br />
top manager e un esperto <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>te si<br />
ritrovano attorno al tavolo <strong>di</strong> un pub<br />
<strong>di</strong> Cleveland, nell’Ohio. Non parlano<br />
<strong>di</strong> sport ma <strong>di</strong> nanotecnologie. “Era il<br />
2004 e ci chiedevamo come arrivare a<br />
particelle molto piccole, che potessero<br />
poi essere usate come super-ad<strong>di</strong>tivo”,<br />
ricorda oggi Giulio Cesareo, presidente<br />
e Ad <strong>di</strong> Directa Plus, uno dei<br />
più gran<strong>di</strong> produttori e fornitori, a livello<br />
europeo, <strong>di</strong> prodotti a base grafene.<br />
Nel 2010, pochi anni dopo quelle<br />
“chiacchiere da bar”, sono i primi a firmare<br />
il brevetto rilasciato dal Patent<br />
Office Americano per la produzione<br />
industriale e l’applicazione del grafene.<br />
Il materiale viene lavorato attraverso<br />
un proce<strong>di</strong>mento originale che<br />
permette a Directa Plus <strong>di</strong> realizzare<br />
un prodotto naturale, chemical-free<br />
e sostenibile, per applicazioni commerciali<br />
in svariati settori; dal tessile<br />
ai pneumatici, dai materiali compositi<br />
sino alle soluzioni per la pulizia<br />
dell’ambiente. “Il grafene può assorbire<br />
fino a cento volte il suo peso - spiega<br />
Giulio Cesareo - i sistemi utilizzati<br />
finora assorbono una sola volta il proprio<br />
peso. Immagini delle enormi spugne<br />
che, immerse nelle acque contaminate,<br />
riescono ad assorbire tonnellate<br />
<strong>di</strong> quantitativi <strong>di</strong> olio. Il prodotto<br />
presenta caratteristiche sostenibili,<br />
perché può essere spremuto più volte<br />
e alle fine del processo, una volta<br />
ridotto a volumi limitatissimi, potrebbe<br />
andare a finire negli ad<strong>di</strong>tivi per gli<br />
asfalti, rendendo la vita delle strade<br />
più lunghe”. E proprio nel 2018 Directa<br />
Plus stringe un accordo con Sartec<br />
per sviluppare un sistema industriale<br />
per il trattamento delle acque <strong>di</strong> processo<br />
contaminate da petrolio, destinato<br />
alla filiera dell’Oil&Gas e basato<br />
sull’utilizzo <strong>di</strong> Grafysorber®, prodotto<br />
da fogli <strong>di</strong> grafene.<br />
Tornando in<strong>di</strong>etro ai tempi da pionieri,<br />
Giulio Cesareo racconta: “Come in<br />
una storia americana, ci siamo chiusi<br />
in garage a fare esperimenti strani. Ho<br />
quest’immagine <strong>di</strong> me che giravo con<br />
una saldatrice ad arco. Nessuno prima<br />
<strong>di</strong> allora aveva pensato <strong>di</strong> espandere<br />
il grafene a <strong>di</strong>ecimila gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>,<br />
una temperatura molto vicina a quella<br />
del sole. In questo modo il materiale<br />
esplode in modo violento, facendo sì<br />
che i singoli piani <strong>di</strong> grafene si stacchino,<br />
creando così dei fogli <strong>di</strong> grafite.<br />
Ci siamo accorti che stava realmente<br />
accadendo qualcosa <strong>di</strong> unico, abbiamo<br />
scoperto che riuscivamo a non<br />
danneggiare la natura cristallina del<br />
carbonio, a non cambiargli le caratteristiche,<br />
ritrovandoci così un materiale<br />
in 2D, sensibile, trasparente e multi<strong>di</strong>sciplinare.<br />
E, cosa fondamentale,<br />
senza utilizzare sostanze chimiche”.<br />
La grafite è stata scoperta nel 1947 dal<br />
fisico Philip Wallace, convinto però <strong>di</strong><br />
non poterla isolare. Cinquant’anni dopo<br />
ci riescono i russi Andre Geim e<br />
Konstantin Novoselov, utilizzando un<br />
semplice nastro adesivo. Pochissimo<br />
tempo dopo Giulio Cesareo apre Directa<br />
Plus. “Siamo una società piccola<br />
- spiega - ma che ha deciso <strong>di</strong> giocare<br />
subito la partita globale. Volevo<br />
trovare soluzioni applicabili nella realtà<br />
industriale del presente, non del<br />
“Abbiamo<br />
scoperto<br />
qualcosa <strong>di</strong> unico,<br />
che può avere<br />
applicazione<br />
dal campo<br />
farmaceutico<br />
sino a quello<br />
tessile e<br />
ambientale”<br />
85
“Con il grafene<br />
volevo trovare<br />
soluzioni<br />
applicabili<br />
nella realtà<br />
industriale del<br />
presente. Non<br />
del futuro”<br />
futuro. Sono un ingegnere meccanico<br />
del <strong>Politecnico</strong> ma ho anche tanta<br />
esperienza nel settore della strategia<br />
aziendale, così ho detto: An<strong>di</strong>amo nei<br />
mercati esistenti, andando a validare<br />
il nostro brevetto competendo con il<br />
carbon black”.<br />
Un ingegnere meccanico del <strong>Politecnico</strong><br />
che, in una vecchia foto presente<br />
sul suo sito, regge un cartello in mano<br />
ai bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> una strada. “Ero in Inghilterra<br />
e facevo l’autostop, partecipavo<br />
a un percorso ecologico con un<br />
gruppo internazionale per ripulire un<br />
fiume. Eravamo <strong>di</strong>retti a Capo Nord<br />
e credo che su quel cartello ci fosse<br />
scritta una località in cui nemmeno<br />
arrivava la strada. Immaginavo un<br />
mondo tutto da scoprire e ancora credo<br />
ci sia tanto da scoprire. Il mio patto<br />
con la vita è questo: l’innovazione<br />
ha senso se ci permette <strong>di</strong> vivere in un<br />
mondo migliore. L’innovazione che ti<br />
porta in un mondo <strong>di</strong>verso, peggiore,<br />
o che ti fa usare materiali <strong>di</strong>fficili da<br />
recuperare, deve essere una visione<br />
passata. E i nanomateriali sono sostenibili,<br />
e aumentano in maniera stratosferica<br />
le loro proprietà”.<br />
Dopo quel viaggio in Inghilterra, Cesareo<br />
prende la strada del <strong>Politecnico</strong>,<br />
anche grazie al padre. “Era un ingegnere<br />
e <strong>di</strong>rigeva le acciaierie Falk.<br />
Mi aveva affascinato portandomi sul<br />
suo posto <strong>di</strong> lavoro. All’epoca c’era<br />
poca automazione, parliamo degli anni<br />
’70. Era un mondo <strong>di</strong> persone toste,<br />
<strong>di</strong> gente che faceva qualcosa anche <strong>di</strong><br />
pericoloso e con grande coraggio e fatica.<br />
Ho fatto la mia tesi sperimentale<br />
proprio sul forno elettrico della Falq.<br />
E devo <strong>di</strong>re che trovo delle similitu<strong>di</strong>ni<br />
con il Poli. Al <strong>Politecnico</strong> si impara<br />
non solo l’ingegneria ma anche a fare<br />
fatica. S’impara prima <strong>di</strong> tutto a impegnarsi,<br />
a concentrarsi e ad avere un<br />
pensiero profondo. Tanti si concentrano<br />
in perio<strong>di</strong> brevi, ma se si vuole<br />
arrivare alla comprensione ultima e<br />
portare avanti un’attività bisogna sapersi<br />
concentrare a fondo. E questa è<br />
una caratteristica che ritrovo anche<br />
in tanti giovani che lavorano da noi in<br />
Directa e che provengono dal Politec-<br />
In queste foto granuli <strong>di</strong> grafene<br />
e una <strong>di</strong>mostrazione del proce<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> Grafysorber®<br />
86
nico. Sono tutti ragazzi che potrebbero<br />
andare a lavorare in Silicon Valley<br />
ma rimangono qui perché hanno un<br />
sogno. E hanno la capacità <strong>di</strong> arrivare<br />
per vie <strong>di</strong>verse a soluzioni sempre interessanti,<br />
non sempre corrette. Ma il<br />
grande dono <strong>di</strong> questa scuola è il saper<br />
farti trovare il tuo percorso. Chi<br />
viene fuori da questa scuola ha tante<br />
carte per realizzare ciò che desidera”.<br />
All’ingresso delle Officine del Grafene,<br />
sede <strong>di</strong> Directa Plus, nel polo tecnologico<br />
<strong>di</strong> ComoNExT, c’è questa frase<br />
scritta sul muro: “Senza coraggio non<br />
si inizia un viaggio”. Cesareo la spiega<br />
così: “Quando abbiamo inaugurato<br />
le Officine nel 2014 mi è stato chiesto<br />
come volessi condensare i miei<br />
ultimi <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> vita da impren<strong>di</strong>tore.<br />
Il coraggio per me è stato lasciare<br />
una grande multinazionale nella quale<br />
lavoravo, la Union Carbide, e partire<br />
da zero, senza salario, cercando <strong>di</strong><br />
costruire qualcosa. Il viaggio è stato<br />
mettermi in cammino, mostrando<br />
ad altri impren<strong>di</strong>tori solo la mia faccia<br />
e un pezzo <strong>di</strong> carta con sopra un’idea.<br />
E, infine, devo <strong>di</strong>re che il viaggio<br />
è stato proprio quello nel grafene,<br />
un’esperienza che parte dal macro<br />
per poi arrivare al micro, ma anche<br />
un viaggio personale, fatto <strong>di</strong> incontri<br />
umani”. Oggi Directa Plus è stata<br />
quotata all’AIM <strong>di</strong> Londra, capitalizzando<br />
più <strong>di</strong> 52 milioni <strong>di</strong> sterline, e<br />
conta 30 <strong>di</strong>pendenti nella sede <strong>di</strong> Lomazzo,<br />
in provincia <strong>di</strong> Como. E ancora<br />
una volta, il Poli ha fatto la sua parte.<br />
“Una volta avviata la startup cercavamo<br />
un luogo dove installarci, eravamo<br />
indecisi se Germania o Italia. Poi sono<br />
andato a visitare il parco tecnologico<br />
<strong>di</strong> ComoNExT su invito <strong>di</strong> Roman<br />
Sordan, un insegnante del Poli che in<br />
uno scantinato aveva realizzato il primo<br />
chip al grafene. Con lui lavoravano<br />
studenti brillanti e mi sono detto<br />
che quella era la mia patria. La fonte<br />
da cui attingere. Pensi che ComoNExT<br />
è stato costruito dove prima c’era una<br />
vecchia stazione ferroviaria. Chi viene<br />
dall’estero commenta: «Solo gli italiani<br />
possono fare alta tecnologia in una<br />
stazione <strong>di</strong> fine ‘800»”.<br />
“Al <strong>Politecnico</strong><br />
si impara non<br />
solo l’ingegneria<br />
ma anche a fare<br />
fatica. Ad avere<br />
un pensiero<br />
profondo”<br />
87
Nella foto, da sinistra:<br />
Alberto Lucchini, Giulia Realmonte,<br />
il prof. Enrico Zio, Alessio Durante e<br />
Serena Farina<br />
I RAGAZZI<br />
DEL CIRCLE<br />
Ogni anno il <strong>Politecnico</strong> sceglie 2 studenti da premiare, su criteri <strong>di</strong><br />
merito accaddemico, con “super” borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da 20 mila euro,<br />
accompagnate da un percorso <strong>di</strong> mentoring con <strong>Alumni</strong> d’eccellenza.<br />
Ecco chi sono e cosa vogliono fare da gran<strong>di</strong> i 4 studenti che hanno vinto<br />
la borsa Circle del 2016<br />
88
ALESSIO DURANTE<br />
24 anni - Teramo<br />
“Quella dei Circle è un’opportunità<br />
unica in Italia. Nessun’altra<br />
università valorizza<br />
in questo modo i propri studenti<br />
migliori.”<br />
Laureato a luglio 2018 in Ingegneria Elettrica (magistrale) con 110 E LODE!<br />
“Sono davvero onorato <strong>di</strong> essere entrato nei Circles. Sto imparando a dare sempre<br />
il massimo, raccogliendo tutte le sfide che si presentano. E sto apprezzando<br />
il valore delle soft skills, talvolta anche più importanti delle technical skills,<br />
ed in genere <strong>di</strong>fficili da apprendere dai corsi universitari <strong>di</strong> Ingegneria. Penso sia<br />
un’opportunità unica in Italia. Nessun’altra università valorizza in questo modo<br />
i propri studenti migliori. Al termine del mio percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> mi piacerebbe<br />
avere un ruolo attivo nella trasformazione del sistema elettrico, sempre più influenzato<br />
dalle rinnovabili, dalla <strong>di</strong>gitalizzazione e dalla crescente <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />
veicoli elettrici”.<br />
Secondo anno magistrale <strong>di</strong> Ingegneria Elettronica<br />
“Sono contenta <strong>di</strong> essere entrata a far parte <strong>di</strong> Circles, in un certo senso rappresenta<br />
la ricompensa per gli sforzi <strong>di</strong> questi anni. Ho sempre cercato <strong>di</strong> essere protagonista<br />
attiva nello stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> non vivere da semplice spettatore un momento <strong>di</strong> formazione<br />
e <strong>di</strong> crescita personale. Credo sia importante cercare <strong>di</strong> capire come quello che ci<br />
viene fatto stu<strong>di</strong>are si colleghi con la realtà. Circle è un primo passo che permette a<br />
noi studenti <strong>di</strong> avere una relazione significativa con mentor <strong>di</strong> alto livello e confrontarsi<br />
con le loro esperienze. In futuro mi piacerebbe avvicinarmi al mondo della ricerca,<br />
sono particolarmente affascinata dalla grande sinergia fra i problemi dell’ambito<br />
biome<strong>di</strong>co e le tecnologie messe a <strong>di</strong>sposizione dall’Elettronica, ma sarei curiosa <strong>di</strong><br />
conoscere qualcosa in più sul Machine Learning e l’Artificial Intelligence”.<br />
SERENA FARINA<br />
23 anni - <strong>Milano</strong><br />
“Circle è un primo passo che<br />
permette a noi studenti <strong>di</strong><br />
avere una relazione significativa<br />
con mentor <strong>di</strong> alto livello<br />
e confrontarsi con le loro<br />
esperienze”<br />
ALBERTO LUCCHINI<br />
23 anni - Sedriano<br />
“Il <strong>Politecnico</strong> è pieno <strong>di</strong><br />
studenti brillanti e con molti<br />
interessi e perciò è davvero<br />
un motivo d’orgoglio<br />
aver ottenuto questa borsa<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o”<br />
Secondo anno magistrale <strong>di</strong> Ingegneria Automazione<br />
“Il <strong>Politecnico</strong> è pieno <strong>di</strong> studenti brillanti e con molti interessi e perciò è davvero<br />
un motivo <strong>di</strong> orgoglio aver ottenuto questa borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Nello stu<strong>di</strong>o cerco <strong>di</strong><br />
essere molto preciso e <strong>di</strong> non trascurare nessun dettaglio. Credo che l’insegnamento<br />
più importante del <strong>Politecnico</strong> sia quello <strong>di</strong> non accontentarsi facilmente<br />
e <strong>di</strong> non fermarsi <strong>di</strong> fronte alla prima <strong>di</strong>fficoltà. L’impegno e l’entusiasmo sono<br />
un fattore decisivo per raggiungere i propri obiettivi. Inoltre la grande ricchezza<br />
dei Circles risiede nell’esperienza <strong>di</strong> tutte le persone che ne fanno parte, compresi<br />
gli studenti. L’ambiente universitario mi piace molto e dopo la laurea vorrei<br />
ottenere un Ph.D., magari all’estero. Inoltre mi piacerebbe lavorare nel settore<br />
dell’automazione industriale, in particolare della robotica.”<br />
Laureanda magistrale in Ingegneria Energetica<br />
“È molto bello sentirsi parte <strong>di</strong> questa community <strong>di</strong> <strong>Alumni</strong> con un paio d’anni<br />
d’anticipo, mi sto rendendo conto <strong>di</strong> quanto deva all’impostazione politecnica il<br />
modo <strong>di</strong> affrontare tutti i problemi e le sfide che incontro. Mi piace ascoltare le storie<br />
dei donatori e ricevere consigli da chi ha accumulato esperienza tramite le scelte<br />
e gli errori fatti in passato. Parlando con loro ci si sente tutti quasi sullo stesso<br />
piano, in quanto accomunati dall’aver con<strong>di</strong>viso gli stessi banchi, e <strong>di</strong>rei anche le<br />
stesse sofferenze. I Circles mi danno la possibilità <strong>di</strong> capire cosa ci sarà un domani,<br />
fuori dai confini dell’università e delle aule. Vorrei trovare un lavoro legato al tema<br />
dell’energia, perché penso che la transizione energetica che stiamo vivendo a livello<br />
globale sia una sfida affascinante e stimolante”.<br />
GIULIA REALMONTE<br />
24 anni - <strong>Milano</strong><br />
“È molto bello sentirsi parte<br />
<strong>di</strong> questa community <strong>di</strong> <strong>Alumni</strong><br />
con un paio d’anni <strong>di</strong> anticipo<br />
e ricevere consigli da<br />
chi ha accumulato esperienza<br />
tramite le scelte e gli errori<br />
fatti in passato”<br />
Circle of Donors è un progetto del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> per supportare i migliori studenti con borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o abbinate ad<br />
un supporto personale <strong>di</strong> Mentoring. Gli studenti selezionati ricevono 10.000 euro all’anno per i due anni della laurea magistrale.<br />
Le borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sono volute e finanziate dagli <strong>Alumni</strong>: ciascun donatore si impegna a donare 2.000 euro all’anno<br />
per 5 anni e a incontrare gli studenti selezionati almeno due volte all’anno, con<strong>di</strong>videndo esperienze e consigli per il loro<br />
futuro professionale. il progetto è stato lanciato nel 2016 e da allora sono stati scelti 4 studenti; i prossimi due verranno<br />
“adottati” da Circle a partire da ottobre 2018. Per sostenere il progetto contatta alumni@polimi.it<br />
SCOPRI I DONATORI<br />
89
GLI ALUMNI<br />
DONATORI<br />
Il progetto, lanciato nel 2016, coinvolge ad oggi<br />
23 <strong>Alumni</strong> Polimi e amici del Poli che hanno<br />
donato oltre 100.000 € in borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />
ROBERTO<br />
BELTRAME<br />
AD MICROELETTRICA SCIENTIFICA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA MECCANICA 1988<br />
ALESSANDRO<br />
CATTANI<br />
CEO ESPRINET<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRONICA 1990<br />
PAOLO<br />
CEDERLE<br />
VICE PRESIDENTE EVERIS ITALIA SPA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA MECCANICA 1987<br />
PAOLO ENRICO<br />
COLOMBO<br />
EXECUTIVE VICE PRESIDENT TXT E-SOLUTIONS<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRONICA 1980<br />
GIAN PAOLO<br />
DALLARA<br />
FONDATORE E PRESIDENTE DALLARA AUTOMOBILI<br />
ALUMNUS INGEGNERIA AERONAUTICA 1957<br />
ENRICO<br />
DELUCHI<br />
FONDATORE E AMMINISTRATORE DELEGATO<br />
ATANDIA SRL - IMPACT INVESTING INITIATIVES<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRONICA 1987<br />
LUIGI<br />
FERRARI<br />
CEO LIMA CORPORATE<br />
ALUMNUS INGEGNERIA GESTIONALE 1992<br />
GUGLIELMO<br />
FIOCCHI<br />
CEO E FOUNDER GF4BIZ<br />
ALUMNUS INGEGNERIA AERONAUTICA 1986<br />
ANGELO FUMAGALLI<br />
ROMARIO<br />
PRESIDENTE E AD SOL<br />
ALUMNUS INGEGNERIA CHIMICA 1982<br />
MARIO<br />
GAIA<br />
FOUNDER & HONORARY CHAIRMAN TURBODEN<br />
ALUMNUS INGEGNERIA MECCANICA 1968<br />
NICOLA<br />
GAVAZZI<br />
MANAGING DIRECTOR E COUNTRY MANAGER RUSSELL<br />
REYNOLDS ITALIA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA CHIMICA 1979<br />
LUCIANO<br />
GOBBI<br />
SENIOR ADVISOR LANDMARK GROUP<br />
ALUMNUS INGEGNERIA NUCLEARE 1977<br />
ARCHITETTURA 1982<br />
ALBERTO<br />
IPERTI<br />
PRESIDENTE TERNA RETE ITALIA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRONICA 1989<br />
ANDREA<br />
LOVATO<br />
CEO TENOVA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA GESTIONALE 1989<br />
MASSIMO<br />
LUCCHINA<br />
EXECUTIVE DIRECTOR SAMSUNG ELECTRONICS<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRONICA 1990<br />
ANDREA<br />
MANFREDI<br />
INTERNAL AUDITOR INTESA SAN PAOLO<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRICA 1978<br />
MARCO<br />
MILANI<br />
PRESIDENTE VALLESPLUGA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA CHIMICA 1967<br />
RICCARDO<br />
MONTI<br />
PRESIDENTE BCG - THE BOSTON<br />
CONSULTING GROUP<br />
ALUMNUS INGEGNERIA CIVILE 1984<br />
ALBERTO<br />
ROSANIA<br />
CONSULENTE INDUSTRIALE FINANZIARIO<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTROTECNICA 1964<br />
90<br />
STEFANO<br />
SALTERI<br />
FORMER CEO WINCOR NIXDORF<br />
ALUMNUS INGEGNERIA ELETTRONICA 1979<br />
FRANCESCO<br />
STARACE<br />
AD ENEL<br />
ALUMNUS INGEGNERIA NUCLEARE 1980<br />
ENRICO<br />
ZAMPEDRI<br />
AD METRA<br />
ALUMNUS INGEGNERIA GESTIONALE 1992<br />
ENRICO<br />
ZIO<br />
PRESIDENTE ALUMNIPOLIMI ASSOCIATION<br />
ALUMNUS INGEGNERIA NUCLEARE 1991
NOI E LORO:<br />
PROFESSORI VS STUDENTI<br />
Fenomenologia semiseria <strong>di</strong> una lotta eterna<br />
LAMBERTO DUÒ<br />
56 ANNI<br />
ALUMNUS POLIMI<br />
INGEGNERIA ELETTRONICA<br />
VS<br />
Io credo che l’unica <strong>di</strong>fferenza fra professore e studente sia<br />
anagrafica. Sono stato studente, e non ero meno intelligente<br />
<strong>di</strong> quanto lo possa essere oggi. Ero più giovane, più spensierato,<br />
ma ero sempre io. Infatti agli studenti do del “tu”. Alcuni<br />
colleghi mi <strong>di</strong>cono che non va bene, ma per me è proprio<br />
un modo per non rimarcare, al <strong>di</strong> là dei ruoli, la <strong>di</strong>fferenza.<br />
Quello che posso <strong>di</strong>re, rispetto al passato, è che gli studenti<br />
<strong>di</strong> oggi mi sembrano più educati, più <strong>di</strong>sciplinati, ma anche<br />
più silenti. E il che non è una cosa esclusivamente positiva. Ho<br />
la sensazione che se entrassi in aula e annunciassi con grande<br />
serietà e convinzione: “Ragazzi, oggi facciamo ginnastica<br />
sotto il sole”, mi seguirebbero tutti. Quando io ero studente<br />
non sarebbe successo. Ricordo che eravamo una generazione<br />
più appassionata, accesa nelle <strong>di</strong>scussioni, intraprendente,<br />
che provava a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Forse adesso i<br />
ragazzi hanno un pochino meno quella cosa che definirei “fame”.<br />
Durante la lezione fatico a ricevere feedback, a capire se<br />
stanno capendo e, soprattutto, se a loro interessa <strong>di</strong> capire.<br />
A volte questo approccio poco consapevole lo ritrovo all’ultimo<br />
esame, quando chiedo allo studente “Cosa inten<strong>di</strong> fare<br />
dopo la laurea?” e mi risponde spiazzato “Come cosa intendo<br />
fare dopo?”. Non c’è un “dopo vedrò”, è oggi che devi<br />
decidere cosa fare della tua vita. Capire cosa vuoi fare, ti fa<br />
capire chi sei e anche chi non sei. Un’altra cosa che mi fa arrabbiare<br />
è quando piangono durante gli esami. Lo trovo ingiusto.<br />
Mi verrebbe da <strong>di</strong>re: “Siamo qui, non ti sto torturando,<br />
tieni duro e an<strong>di</strong>amo avanti”. Pretendo, in sede d’esame,<br />
che vadano al <strong>di</strong> là della pagina letta e stu<strong>di</strong>ata, che mi facciano<br />
un collegamento, che mostrino insomma <strong>di</strong> aver costruito<br />
una loro impalcatura <strong>di</strong> pensiero. Detto questo, a me<br />
lo studente piace. Fa le sue cose, nel bene e nel male. E una<br />
cosa che <strong>di</strong>co spesso a lezione è <strong>di</strong> mantenere un approccio<br />
problematico allo stu<strong>di</strong>o, ovvero quella capacità <strong>di</strong> reggere il<br />
dolore interiore per l’impossibilità <strong>di</strong> comprendere tutto. Le<br />
cose sono <strong>di</strong>fficili, non si capiscono, ci sono tante domande<br />
a cui non sappiamo rispondere.<br />
92
Uno è professore <strong>di</strong> Fisica Sperimentale al <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Milano</strong> dal 1999, l’altro è studente <strong>di</strong> Ingegneria dal 2014.<br />
In comune hanno l’aula, che con<strong>di</strong>vidono prendendo<br />
posto uno <strong>di</strong> fronte all’altro. Li abbiamo fatti incontrare<br />
e fatti sedere accanto, per <strong>di</strong>rsi tutto<br />
S<br />
MICKEY MARTINI<br />
23 ANNI<br />
STUDENTE DI<br />
INGEGNERIA FISICA<br />
Illustrazione <strong>di</strong> Alessandro Baronciani<br />
Ho avuto Lamberto Duò come professore. Non penso sia severo.<br />
Più che altro se a un esame uno studente sbaglia, è<br />
giusto che lo sia. Poi c’è una severità giusta e una fine a se<br />
stessa. Comunque la <strong>di</strong>fficoltà dell’esame dovrebbe essere<br />
tale da spronare e invogliare lo studente a stu<strong>di</strong>are parecchio<br />
e a ragionare. Non so se oggi, rispetto al passato, siamo<br />
più menefreghisti. Non c’ero, non so come fosse prima.<br />
Nel mio caso specifico, quando ho una domanda, il professore<br />
è l’ultima spiaggia a cui porla. Non lo trovo utile. Se<br />
ho un dubbio e gli chiedo subito delucidazioni, mi perdo la<br />
possibilità <strong>di</strong> trovare da solo la risposta. Di arrivare alla soluzione<br />
senza aiuto. E poi , certo, c’è anche la paura <strong>di</strong> mettersi<br />
in gioco, quel misto <strong>di</strong> timore e insicurezza che ti scoraggiano,<br />
che ti fan pensare che la tua domanda sia <strong>di</strong> poco<br />
conto, non così intelligente o acuta. Nei miei compagni<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o però vedo molta forza <strong>di</strong> volontà. Tutti stu<strong>di</strong>ano lo<br />
stesso quantitativo <strong>di</strong> ore. Rimangono fino a tar<strong>di</strong> in aula<br />
stu<strong>di</strong>o, fino alla chiusura. Poi tornano a casa e continuano<br />
a stu<strong>di</strong>are. Magari è meno visibile quell’approccio quasi “fisico”<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione che poteva esserci una volta, però per<br />
parlare <strong>di</strong> ostinazione e <strong>di</strong> “fame”, vorrei portare un esempio<br />
personale. Al secondo anno ho dato tre volte l’esame <strong>di</strong> Tecnologie<br />
Meccaniche, materia che confesso non era fra i miei<br />
primi interessi e che mi dava solo 5 cre<strong>di</strong>ti, per cui avrei potuto<br />
accettare anche un voto basso. Alla prima sessione rifiutai<br />
25 all’orale. La seconda volta mi propose 24, ma c’era<br />
una domanda dello scritto che secondo me era stata valutata<br />
troppo bassa. Il professore mi propose <strong>di</strong> alzare il voto <strong>di</strong><br />
+0,5, per arrotondare a 25, e così rifiutai. Tutto questo a fine<br />
luglio, per cui tornai a settembre. Durante l’esame mi chiese<br />
“Secondo lei come sta andando?”. Voleva propormi 25, poi mi<br />
fece altre due domande e mi <strong>di</strong>ede 27. Riguardo al cosa fare<br />
dopo, so che vorrei fare il PhD. Poi, per fortuna, ho tante domande<br />
ancora senza risposta.<br />
93
94<br />
1968 – 2018<br />
Cinquant'anni<br />
nella nostra piazza
Da cinquant’anni piazza Leonardo da<br />
Vinci è teatro <strong>di</strong> vita. Come in questo<br />
scatto, realizzato dall’allora studente<br />
<strong>di</strong> Architettura Walter Barbero.<br />
Si sarebbe laureato l’anno successivo,<br />
per poi <strong>di</strong>ventare, come ce lo<br />
descrive l’Alumnus Stefano Levi Della<br />
Torre: “un sommozzatore, un architetto,<br />
uno scrittore, un antropologo, un<br />
navigatore su gozzi dall’arcaica velatura<br />
triangolare, un fotografo scientifico<br />
e poetico, un collezionista <strong>di</strong> meraviglie,<br />
un designer, un restauratore<br />
<strong>di</strong> città. La persona più cubista che io<br />
abbia conosciuto”. Barbero è venuto a<br />
mancare nel 2010. I suoi punti <strong>di</strong> vista,<br />
rimangono. Così come rimane Piazza<br />
Leonardo, ancora teatro <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong><br />
giornate. Di momenti in<strong>di</strong>menticabili.<br />
Per la concessione della fotografia si ringrazia l’Archivio Walter Barbero<br />
95
Lettere alla redazione<br />
POLIMI E DUOMO DI MILANO:<br />
UNA LUNGHISSIMA STORIA<br />
D’AMORE, AVANGUARDIA<br />
E TRADIZIONE<br />
Sono un vecchio ingegnere, un vecchio Alumno, un vecchio professore del <strong>Politecnico</strong>. Sono anche un vecchio<br />
milanese. Infine, sono anche un vecchio figlio <strong>di</strong> un altro professore del <strong>Politecnico</strong>, Piero Locatelli, docente e<br />
Direttore dell’Istituto <strong>di</strong> Scienza delle Costruzioni per moltissimi anni.<br />
Ho letto con interesse l’articolo contenuto nel terzo numero <strong>di</strong> <strong>MAP</strong>, che tratta della collaborazione tra<br />
<strong>Politecnico</strong> e Veneranda Fabbrica del Duomo. La collaborazione tra il Poli e la Veneranda non è nuova. Già<br />
negli anni ’60 del secolo scorso, mio padre fu nominato Presidente della commissione prefettizia incaricata <strong>di</strong><br />
sovrintendere i lavori <strong>di</strong> ripristino del Duomo allorché si palesarono rimarchevoli lesioni nei pilastri del tiburio,<br />
ci si accorse che le catene delle arcate a sostegno della cupola si erano rotte e dovevano essere sostituite,<br />
ci si avvide che alcuni pilastri erano “fuori piombo”. La situazione apparve allora così compromessa che si<br />
ventilò persino d’inibire totalmente l’accesso alla Cattedrale. Alla Commissione, tra l’altro, fu affidato la grande<br />
responsabilità <strong>di</strong> decidere in merito al problema <strong>di</strong> lasciare il Duomo aperto, almeno in parte, ai visitatori.<br />
Fu stu<strong>di</strong>ato, dalla Commissione, un piano <strong>di</strong> intervento, si misero in opera nuove catene, si progettò un sistema<br />
rivoluzionario <strong>di</strong> riparazione dei pilastri ammalorati del tiburio, fu organizzato un rilievo delle lesioni visibili dei<br />
pilastri, blocco per blocco, dalle basi ai capitelli. Fu costruito un modello <strong>di</strong> uno dei quattro pilastri del tiburio<br />
(non a caso, il Poli ha fatto scuola in tutto il mondo nell’arte della modellazione delle strutture). Il modello<br />
<strong>di</strong> pilastro fu caricato, portato a rottura parziale per simulare le lesioni osservate, riparato, seguendo la<br />
metodologia <strong>di</strong> cui ci si voleva avvalere, e infine caricato <strong>di</strong> nuovo per cogliere il funzionamento della struttura<br />
dopo l’intervento <strong>di</strong> restauro.<br />
Accanto: il prof Piero Locatelli<br />
e un’immagine del Duomo <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
durante il suo piano d’intervento.<br />
Nella pagina a destra: appunti delle lezioni,<br />
il prof. Locatelli con l’allievo Leo Finzi<br />
e le fasi <strong>di</strong> rinforzo del restauro<br />
dei piloni del tiburio del Duomo<br />
96
Gli esiti sod<strong>di</strong>sfacenti dei test consentirono <strong>di</strong> intraprendere i lavori, al vero, in Duomo. Un formidabile impianto<br />
<strong>di</strong> rilievo dati fu installato, con trasmissione <strong>di</strong> segnali a <strong>di</strong>stanza, utilizzo <strong>di</strong> rilevatori elettrici <strong>di</strong> componenti<br />
<strong>di</strong> spostamento, monitoraggio <strong>di</strong> stati tensionali con estensimetri elettici, eccetera. C’era anche un pendolo<br />
installato ai pie<strong>di</strong> della Madonnina che rivelò come la guglia, come ovvio, rispondesse con ritardo alle<br />
variazioni termiche, trasmettendo i dati rilevati negli uffici della Veneranda Fabbrica. Ci fu un terribile danno<br />
quando un fulmine colpì il Duomo danneggiando gran parte della strumentazione elettrica installata. Ricordo<br />
anche che l’Istituto <strong>di</strong> Topografia del Poli collaborò alla vicenda del restauro e dei necessari controlli mettendo<br />
a punto una nuova metodologia <strong>di</strong> rilievi ottici particolarmente complessi.<br />
Regista, mente progettuale <strong>di</strong> tutto questo rivoluzionario proce<strong>di</strong>mento, che all’epoca fece scalpore tra i cultori<br />
della materia, fu la Commissione Prefettizia <strong>di</strong> cui facevano parte, oltre a Piero Locatelli, Leo Finzi e Guido<br />
Mangano, che in moltri, tra i miei colleghi <strong>Alumni</strong>, ricorderanno per aver seguito le loro lezioni.<br />
Anche questi miei ricor<strong>di</strong> rappresentano solo una piccola parte della storia politecnica e delle eccellenze<br />
tecnologiche <strong>di</strong> cui tutti noi siamo stati e siamo partecipi. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra grande<br />
tra<strong>di</strong>zione e non <strong>di</strong>menticarla, nemmeno oggi che tanto si parla <strong>di</strong> futuro e innovazione.<br />
Marco Locatelli<br />
Alumnus ing. Aeronautica 1956<br />
Membro <strong>di</strong> una famiglia politecnica da 4 generazioni<br />
RISPONDE IL PROF. DELLA TORRE<br />
Direttore Dipartimento <strong>di</strong> Architettura,<br />
Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito<br />
"Mi fa molto piacere che Marco Locatelli abbia<br />
voluto riaprire il tema della memoria storica<br />
dei rapporti del <strong>Politecnico</strong> con la Fabbrica del<br />
Duomo. L'intervento <strong>di</strong> consolidamento dei<br />
pilastri del tiburio avvenne mentre ero studente,<br />
ne ho un ricordo fortissimo, e mi capita spesso<br />
<strong>di</strong> illustrarne l'esemplarità: da ultimo, ci siamo<br />
ispirati a quell'intervento per la riparazione dei<br />
pilastri delle navate della Basilica <strong>di</strong> Collemaggio<br />
a L'Aquila. Il fine dell'intervista a cui mi sono<br />
prestato era quello <strong>di</strong> informare sulle attività in<br />
corso, non certo quello <strong>di</strong> rendere giustizia a una<br />
storia secolare, <strong>di</strong> cui ci sentiamo fortunati ere<strong>di</strong>."<br />
97
Vuoi ricevere a casa<br />
tua i prossimi due<br />
numeri <strong>di</strong> <strong>MAP</strong>?<br />
Il magazine che stai sfogliando esiste grazie al sostegno economico degli <strong>Alumni</strong> Polimi.<br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
Numero 1 - Primavera 2017<br />
Numero 3 _ Primavera 2018<br />
Ferruccio Resta e il <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> domani • Dossier: i numeri del Poli • La nuova piazza Leonardo • Renzo Piano: 100<br />
alberi tra le aule • Gian Paolo Dallara e DynamiΣ: la squadra corse del Poli • PoliSocial: il 5x1000 del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Milano</strong> • Gioco <strong>di</strong> squadra: tutto lo sport del <strong>Politecnico</strong> • Guido Canali, l’architettura<br />
tra luce e materia • Paola Antonelli, dal Poli al MoMA <strong>di</strong> New York • Zehus Bike+ e<br />
Volata Cycles, le bici del futuro • Paolo Favole e la passerella sopra Galleria Vittorio Emanuele • Marco Mascetti:<br />
ripensare la Nutella • I mon<strong>di</strong> migliori <strong>di</strong> Amalia Ercoli Finzi e Andrea Accomazzo • Nel cielo con Skyward e Airbus<br />
Cari <strong>Alumni</strong>, vi racconto il Poli <strong>di</strong> domani: lettera aperta del rettore Ferruccio Resta • La community <strong>Alumni</strong> raccontata da Enrico Zio • Atlante<br />
geografico degli <strong>Alumni</strong> • Il Poli che verrà, raccontato dal prorettore delegato Emilio Farol<strong>di</strong> • Vita da studente <strong>di</strong> fine ‘800 • Come si aggiusta<br />
il Duomo <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> • L’ingegnere del superponte • Una designer per astronauti • La chitarra <strong>di</strong> Lou Reed, firmata Polimi • Architettura<br />
italiana in Australia • VenTo: la pista ciclabile che parte dal Poli • Fubles, gli ingegneri del calcetto • Il parco termale più grande d’Europa<br />
• Gli ingegneri del tram storico <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> • Polisocial Award: un premio all’impegno sociale • Nuovo Cinema Anteo • Caro Poli ti scrivo<br />
1 <strong>MAP</strong> <strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
N°0 - AUTUNNO 2016<br />
N°1 - PRIMAVERA 2017 N°2 - AUTUNNO 2017 N°3 - PRIMAVERA 2018<br />
<strong>MAP</strong><br />
<strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
La rivista degli architetti, designer e ingegneri del <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
PROSSIMO NUMERO<br />
N°5 - PRIMAVERA 2019<br />
Unisciti ai 1950 <strong>Alumni</strong> che rendono possibile la<br />
redazione, la stampa e la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> <strong>MAP</strong>.<br />
Contributi annuali possibili<br />
Numero 4 _ Autunno 2018<br />
70€ 120€ 250€ 500€<br />
Standard<br />
Senior<br />
Silver<br />
Gold<br />
Quando ero studente al Poli • Dottori <strong>di</strong> ricerca alle frontiere della conoscenza • Dove si costruisce il futuro del mondo • Poli da Olimpo • Mi<br />
ricordo la Casa dello Studente • La Nuova Biblioteca Storica • Il telescopio che guarda in<strong>di</strong>etro nel tempo • Speciale Forbes: Lorenzo Ferrario,<br />
Gio Pastori • Big (Designer) Data • L’architetto, e il suo bracciale, salvavita • L’ingegnere che pulisce gli oceani • Il nuovo Cantiere Bonar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Renzo Piano • L’uomo che sente tutto dell’America • La Gazzetta del <strong>Politecnico</strong> • <strong>Alumni</strong> da Po<strong>di</strong>o: Fabio Novembre, Stefano Boeri • Tutte<br />
le Ferrari dell’ing. Fioravanti • I ragazzi del Circles • PoliHub, l’incubatore <strong>di</strong> talenti • 1968-2018 in Piazza Leonardo • Lettere alla redazione<br />
N°4 - AUTUNNO 2018<br />
Modalità <strong>di</strong> pagamento:<br />
-> On line: sul portale www.alumni.polimi.it<br />
-> Bollettino postale: <strong>Alumni</strong>Polimi Association – c/c postale: n.46077202 -<br />
Piazza Leonardo da Vinci 32, 20133 <strong>Milano</strong><br />
-> Bonifico bancario: Banca popolare <strong>di</strong> Sondrio Agenzia 21 – <strong>Milano</strong><br />
IBAN: IT90S0569601620000010002X32 - BIC/SWIFT: POSOIT2108Y<br />
-> Bonifico presso il nostro ufficio: <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>,<br />
piazza Leonardo da Vinci, 32. E<strong>di</strong>ficio 2, piano 1°<br />
Da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 16:00<br />
98
99<br />
<strong>MAP</strong> <strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi<br />
99
<strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
P.zza Leonardo Da Vinci, 32<br />
20133 <strong>Milano</strong><br />
T. +39.02 2399 3941<br />
<strong>Alumni</strong>@polimi.it | www.alumni.polimi.it<br />
<strong>Alumni</strong> - <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
<strong>Alumni</strong> <strong>Politecnico</strong> <strong>di</strong> <strong>Milano</strong><br />
100<br />
100<br />
<strong>MAP</strong> <strong>Magazine</strong> <strong>Alumni</strong> Polimi