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Fare per bene le cose è un vantaggio per tutti: il produttore, il consumatore, il benessere degli uomini e degli animali, il pianeta. Da sempre, la filosofia di Fileni, sede in provincia di Ancona e stabilimenti in tutte le Marche e non solo, leader nel settore delle carni biologiche in Italia e in Europa, è improntata su due principi cardine: la qualità del prodotto, come assunzione di responsabilità verso il consumatore, e la sostenibilità, come assunzione di responsabilità verso tutte le risorse ambientali impegnate durante il circolo produttivo. L'impegno di Fileni è di portare sulla tavola degli Italiani prodotti biologici di qualità superiore, che permettano a chi li sceglie di vivere una nuova esperienza e di riscoprire il gusto autentico della tradizione: “È naturale, è buono!” non è solo uno slogan pubblicitario, ma rappresenta e racconta una storia di impegno e passione per la produzione di prodotti sani e rispettosi del territorio che li ospita. Per garantire questo risultato Fileni coltiva in autonomia (o tramite contratti di coltivazione) le materie prime che servono a produrre i mangimi biologici con cui si nutrono gli animali. Questo consente un controllo totale sulla qualità che parte dal campo e arriva fino al piatto di portata. Non solo: grazie alla partecipazione attiva nel progetto Arca ideato da Bruno Garbini con la collaborazione di Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni, vengono sperimentate tecniche di agricoltura rigenerativa che si ispirano alle antiche pratiche di coltivazione e che aiutano a combattere attivamente il dissesto idrogeologico e l'impoverimento dei terreni agricoli. Gli animali vengono allevati rigorosamente all'aperto su ampi terreni biologici e sono liberi di razzolare, nel totale rispetto della loro indole e del loro benessere... (clicca sulla foto e continua a leggere)
Fare per bene le cose è un vantaggio per tutti: il produttore, il consumatore, il benessere degli uomini e degli animali, il pianeta. Da sempre, la filosofia di Fileni, sede in provincia di Ancona e stabilimenti in tutte le Marche e non solo, leader nel settore delle carni biologiche in Italia e in Europa, è improntata su due principi cardine: la qualità del prodotto, come assunzione di responsabilità verso il consumatore, e la sostenibilità, come assunzione di responsabilità verso tutte le risorse ambientali impegnate durante il circolo produttivo. L'impegno di Fileni è di portare sulla tavola degli Italiani prodotti biologici di qualità superiore, che permettano a chi li sceglie di vivere una nuova esperienza e di riscoprire il gusto autentico della tradizione: “È naturale, è buono!” non è solo uno slogan pubblicitario, ma rappresenta e racconta una storia di impegno e passione per la produzione di prodotti sani e rispettosi del territorio che li ospita. Per garantire questo risultato Fileni coltiva in autonomia (o tramite contratti di coltivazione) le materie prime che servono a produrre i mangimi biologici con cui si nutrono gli animali. Questo consente un controllo totale sulla qualità che parte dal campo e arriva fino al piatto di portata. Non solo: grazie alla partecipazione attiva nel progetto Arca ideato da Bruno Garbini con la collaborazione di Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni, vengono sperimentate tecniche di agricoltura rigenerativa che si ispirano alle antiche pratiche di coltivazione e che aiutano a combattere attivamente il dissesto idrogeologico e l'impoverimento dei terreni agricoli. Gli animali vengono allevati rigorosamente all'aperto su ampi terreni biologici e sono liberi di razzolare, nel totale rispetto della loro indole e del loro benessere... (clicca sulla foto e continua a leggere)
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Roberta
Fileni
STORIA
di copertina a cura di
Valeriana Mariani
Si ringrazia per la splendida
collaborazione:
AIDA PARTNERS - MILANO
Nella foto: Roberta Fileni, membro del Consiglio d'Amministrazione
dell'Azienda, premiata a Save The Brand 2020 per l'economia
circolare, evento organizzato da FoodCommunity e dal Centro
Ricerche di LC Publishing Group con l'obiettivo di riconoscere il
merito dei migliori imprenditori italiani nel settore del food.
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FILENI, I PIONIERI DEL BIO ALLA SFIDA
CIRCOLARITÀ: ALLEVAMENTI ALL'APERTO
E AGRICOLTURA RIGENERATIVA.
Fare per bene le cose è un vantaggio per tutti: il produttore, il
consumatore, il benessere degli uomini e degli animali, il pianeta.
Da sempre, la filosofia di Fileni, sede in provincia di Ancona e stabilimenti in tutte le Marche e non solo, leader nel
settore delle carni biologiche in Italia e in Europa, è improntata su due principi cardine: la qualità del prodotto, come
assunzione di responsabilità verso il consumatore, e la sostenibilità, come assunzione di responsabilità verso tutte le
risorse ambientali impegnate durante il circolo produttivo. L'impegno di Fileni è di portare sulla tavola degli Italiani
prodotti biologici di qualità superiore, che permettano a chi li sceglie di vivere una nuova esperienza e di riscoprire il
gusto autentico della tradizione: “È naturale, è buono!” non è solo uno slogan pubblicitario, ma rappresenta e racconta
una storia di impegno e passione per la produzione di prodotti sani e rispettosi del territorio che li ospita. Per garantire
questo risultato Fileni coltiva in autonomia (o tramite contratti di coltivazione) le materie prime che servono a produrre i
mangimi biologici con cui si nutrono gli animali. Questo consente un controllo totale sulla qualità che parte dal campo e
arriva fino al piatto di portata. Non solo: grazie alla partecipazione attiva nel progetto Arca ideato da Bruno Garbini
con la collaborazione di Giovanni Fileni ed Enrico Loccioni, vengono sperimentate tecniche di agricoltura
rigenerativa che si ispirano alle antiche pratiche di coltivazione e che aiutano a combattere attivamente il dissesto
idrogeologico e l'impoverimento dei terreni agricoli. Gli animali vengono allevati rigorosamente all'aperto su ampi terreni
biologici e sono liberi di razzolare, nel totale rispetto della loro indole e del loro benessere. Gli allevamenti, dislocati
principalmente nelle Marche e nel Centro Italia, sono concepiti in armonia con la natura e tecnologicamente
all'avanguardia al fine di garantire agli animali le migliori condizioni possibili: strutture che corrispondono a tutti i più
avanzati standard di salubrità e di igiene, che soddisfano le esigenze specifiche degli animali e risultano molto efficienti
sul piano dell'impatto e dei consumi ambientali. Ma il viaggio di Fileni è verso la circolarità: una vision che ha consentito
all'azienda di essere premiata quest'anno da FoodCommunity. Leader nel settore delle carni, Fileni vanta la
certificazione ambientale ISO:14001, e da anni lavora per fare in modo che la propria filiera diventi un esempio virtuoso
Roberta Fileni davanti all' Albero della Vita a Expo Milano 2015
di circolarità, evitando qualsiasi forma di spreco ed
eccedenza e ottimizzando il processo produttivo.
Anche la ricerca sui packaging ecologici non conosce
sosta: è recente il lancio sul mercato di una nuova
linea di carni rosse bio confezionata in un
rivoluzionario vassoio in cartoncino che abbatte di
oltre il 90% l'utilizzo della plastica rispetto alla
tradizionale vaschetta. La sostenibilità e l'amore per il
territorio trovano poi la loro massima espressione nel
Pollo dalle Marche Bio, allevato rigorosamente
nelle campagne marchigiane, confezionato con una
rete compostabile e sulle cui etichette sono impresse
le immagini di alcuni dei più suggestivi paesaggi delle
Marche come le colline di Cingoli, il Monte Conero o
la Rotonda di Senigallia. Parliamo di una famiglia che
non si ferma davanti alle difficoltà. Quella della
pandemia da Covid-19 e del lockdown sono state
sfide impegnative per Fileni che, però, grazie al
senso di appartenenza dei collaboratori nei confronti
dell'azienda, sono state brillantemente superate. Gli
stabilimenti e gli allevamenti hanno sempre
continuato a lavorare, dimostrando grande flessibilità
e ricorrendo, dove possibile, a un uso estensivo dello
smart working. Tutto questo è stato possibile perché
Fileni non è solamente un'azienda, ma una grande
famiglia. Una vera e propria comunità desiderosa di
mostrare la propria vicinanza ai collaboratori,
facendoli sentire parte di un progetto e offrendo loro il
proprio supporto in ogni occasione, sostenendoli e
aiutandoli ad avverare i propri sogni e quelli dei loro
ragazzi. Tra i giovani meritevoli che hanno ricevuto
nel luglio 2020 la borsa di studio messa a
disposizione ogni anno dalla Fondazione Marco
Fileni c'erano infatti anche dieci figli di dipendenti
dell'azienda, un gesto che trasuda rispetto, fiducia,
affetto. Un piacere avere con noi Roberta perché
oltre a rappresentare formalmente un'azienda che
oggi è delle “ammiraglie” del nostro prezioso Made in
Italy, incarna i valori di Donna Impresa.
A TU PER TU CON
ROBERTA FILENI
Costruire valore attorno al vostro brand, vi ha
premiati, Roberta: lei è infatti reduce da un
evento nel quale ha ricevuto da parte
FoodCommunity un prestigioso riconoscimento
per l'economia circolare, in qualità di membro del
Consiglio d'Amministrazione di Fileni. Mi spieghi
più nello specifico come, nella pratica quotidiana,
l'azienda esprime in azioni e decisioni l'obiettivo
della sostenibilità ambientale…
Da sempre molto legato al territorio marchigiano,
dove è nato e si è sviluppato nel corso degli anni, il
Gruppo Fileni si impegna per rendere sostenibile ogni
singolo aspetto della produzione, a partire dalla
www.dimagazine.it
Nella foto: Giovanni Fileni fondatore della Fileni Group
con la figlia Roberta
benessere degli animali, fino alla responsabilità
sociale nei confronti della comunità locale e dei
consumatori che ripongono la propria fiducia
nell'Azienda, per chiudere il cerchio con la scelta di
packaging a basso impatto ambientale. La visione, la
lungimiranza e l'attenzione al prodotto è sempre stato
il core business di Fileni, e dunque questo
riconoscimento di FoodCommunity ci rende
profondamente orgogliosi.
Perché è necessaria oggi la transizione verso
un'economia circolare Roberta?
Perché ci troviamo di fronte a un aumento della
domanda di materie prime e allo stesso tempo a una
scarsità delle risorse: molte delle materie prime e delle
risorse essenziali per l'economia sono limitate, ma la
popolazione mondiale continua a crescere e di
conseguenza aumenta anche la richiesta di tali risorse
finite. Questo bisogno di materie prime crea una
dipendenza verso altri Paesi: alcuni stati membri
dell'UE dipendono da altri Paesi per quanto riguarda
l'approvvigionamento. L'economia circolare è
necessaria oggi perché è un modello di produzione e
consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo,
riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e
prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo
modo si estende il ciclo di vita dei prodotti,
contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che
il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di
cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove
possibile, nel ciclo economico. Così si possono
continuamente riutilizzare all'interno del ciclo
produttivo generando ulteriore valore. I principi
dell'economia circolare contrastano con il tradizionale
modello economico lineare a cui eravamo abituati,
fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre,
utilizzare e gettare”. La transizione verso un'economia
più circolare porta numerosi vantaggi… la riduzione
della pressione sull'ambiente, più sicurezza circa la
disponibilità di materie prime, aumento della
competitività, impulso all'innovazione e alla crescita
economica ma anche incremento dell'occupazione.
Con l'economia circolare i consumatori potranno avere
anche prodotti più durevoli e innovativi in grado di far
risparmiare e migliorare la qualità della vita.
Il BIO è il vostro fiore all'occhiello: Fileni è stata
l'anticipatrice di tendenze e pioniera del biologico
fin dal 2001, una felice intuizione…
Fileni è stato un pioniere nell'ambito della sostenibilità:
abbiamo molto a cuore il benessere degli animali, che
vengono allevati nelle migliori condizioni all'interno di
una filiera biologica, e il futuro del nostro pianeta che
difendiamo anche attraverso la scelta dei migliori e più
innovativi packaging sostenibili per i nostri prodotti.
Fileni BIO, con 20 anni di esperienza, è la prima linea
di carni biologiche in Italia. Abbiamo scelto la
produzione biologica quando ancora erano pochissime
le richieste del mercato, quando sembrava impossibile
allevare gli animali senza l'uso di antibiotici. Noi non ci
siamo mai arresi, in questa direzione sono andati i
rilevanti investimenti per innovare e migliorare
costantemente la nostra filiera e renderla più
sostenibile, per offrire prodotti di qualità sempre più
alta ai nostri clienti e continuare a stare nel nostro
territorio in maniera rispettosa dell'ambiente e delle
persone: valori che non verranno mai messi in
secondo piano. La garanzia che i nostri prodotti e la
filiera rispettino altissimi standard di qualità è attestata
anche dalle numerose certificazioni ottenute nel corso
degli anni.
Oltre a rispondere ad un bisogno umano primario,
il cibo abbraccia d'altra parte anche dimensioni
simboliche e culturali. Quello del cibo è un tema
con ricadute economiche, sociali, ambientali,
demografiche…
I cambiamenti nella cultura e nell'etica modificano la
percezione degli alimenti. Non si tratta solo di
reperibilità dei prodotti ma anche di sensibilità diffusa
ed informazione. Oggi, soprattutto dopo il lockdown, ci
troviamo di fronte ad una popolazione più attiva
rispetto al passato nella ricerca e nella maturazione di
informazioni sui prodotti e sulla salute, le persone
operano scelte alimentari più consapevoli e
complesse. Il rapporto con il cibo è diventato
l'intrecciarsi di diverse componenti: necessità, piacere
del mangiar bene, socialità, consumo critico,
sicurezza/insicurezza rispetto alla qualità degli
alimenti, responsabilità sociale nei confronti
dell'ambiente. Il rapporto con il cibo è espressione
dell'identità e di uno stile di vita. Ma non solo il cibo,
anche i sistemi produttivi: ovvero l'agricoltura e le
modalità con cui si coltiva o si allevano gli animali,
hanno avuto una riscoperta e questo è molto bello
perché avvicina la comunità, e soprattutto i giovani,
alla coltivazione della terra che per l'Italia è una
grande risorsa. È importante che i giovani riscoprano
la terra, l'agricoltura, l'allevamento, e che si
riapproprino di antichi saperi al fine di non disperderne
la memoria ma anche per incoraggiare un nuovo
miracolo economico. Fare agricoltura, soprattutto oggi,
è molto diverso da cinquanta, sessant'anni fa… la
maggior parte degli agricoltori utilizza strumenti
moderni, ha macchine per coltivare ma anche
dispositivi di promozione e vendita altamente
tecnologici, senza considerare che vivere in
campagna, lontani dall'inquinamento atmosferico e dal
traffico è quanto di meglio ci si possa augurare.
Abbiamo una terra straordinaria che dobbiamo saper
valorizzare.
Il lockdown scaturito dall'emergenza sanitaria
Covid-19 come ha cambiato le abitudini?
Il lockdown non ha cambiato solo le nostre abitudini
nel rapportarci con le persone, frequentare uffici, locali
e viaggiare. Ha cambiato il nostro modo di vedere il
mondo e di confrontarci con tutto ciò che prima
davamo per scontato. Questo ha significato, in molti
casi, una maggiore consapevolezza e attenzione ai
temi della salute, sicurezza, dell'origine dei prodotti
che acquistiamo e della sostenibilità dei prodotti
alimentari. È quanto emerge anche dal focus sui trend
dei consumi alimentari dell'Osservatorio “The world
after lockdown” di Nomisma che ha realizzato per
Fileni un'indagine focalizzata sull'acquisto di carni
scoprendo che i nuovi temi alla ribalta come sicurezza
e attenzione all'ambiente hanno coinvolto anche
questo comparto. Made in Italy e Km 0 sono diventati
attributi centrali nella scelta dei prodotti alimentari
coinvolgendo anche chi prima non era solito ricercare
queste caratteristiche che ha cominciato ad acquistare
prodotti alimentari, provenienti da filiere corte, proprio
durante quelle settimane in cui il carrello della spesa si
è popolato di scelte nuove accelerando trend che
erano già in crescita da qualche tempo e cambiando
radicalmente i trend di consumo. Gli italiani hanno
ridefinito il proprio paniere alimentare con un taglio
della quantità ed una selezione diversa rispetto al
passato. La spesa è più ragionata, consapevole e
prudente (da qui anche la riduzione degli sprechi). Si
compra meno, ma meglio.
Consumiamo meno ma meglio dunque, e questo a
beneficio di tutte quelle aziende che, come Fileni,
hanno investito sulla qualità dei propri prodotti…
Dobbiamo essere consapevoli che il cibo ha un
impatto sulla salute delle persone e dell'ambiente,
ecco perché i nostri prodotti nascono da una filiera
costantemente controllata che rispetta il benessere
degli animali e l'ambiente. Fileni BIO è una linea di
carne altissima qualità che dedichiamo a tutti quelli
che vogliono comprare prodotti buoni e salutari e
prendersi realmente cura della propria salute: un
mondo di prodotti realizzati all'insegna di buon senso,
consapevolezza e scelte naturali e sane. Localizzare e
riportare nelle Marche il cuore del processo produttivo
ha significato per Fileni imboccare con decisione la
strada di una sempre maggiore autonomia in tutte le
fasi della produzione. Dai riproduttori all'incubatoio, al
mangimificio, Fileni è oggi protagonista assoluto della
propria filiera. Per avere il massimo controllo
sull'alimentazione dei nostri animali, coltiviamo le
materie prime che utilizziamo per i mangimi biologici.
Ogni giorno ci prendiamo cura di oltre 12.000 ettari di
terreno, tutti rigorosamente in Italia, sui quali piantiamo
grano, mais, soia, favino, pisello proteico e sorgo. Le
coltivazioni avvengono sia in forma diretta che
attraverso contratti di coltivazione con agricoltori con i
quali stringiamo delle vere e proprie partnership di
lungo periodo. Tutte queste attenzioni, unite alla
passione che contraddistingue ogni fase del nostro
lavoro, ci consentono di nutrire i nostri animali con
alimenti 100% italiani. Inoltre, attraverso un complesso
e rigoroso piano di controllo (molto più stringente e
accurato di quanto previsto dalla legge), siamo in
grado di controllare i nostri raccolti fin dal momento
della semina e di garantire che siano esattamente
conformi a quanto previsto dal disciplinare del
biologico. È importante capire che il pollo senza
antibiotici non è un miracolo, ma il risultato disciplinare
di produzioni molto rigorose che prevedono
l'utilizzazione di razze di polli maggiormente resistenti
alle malattie infettive e, soprattutto, una nuova
riorganizzazione e a volte ristrutturazione degli
allevamenti. Resta solo da sperare che sempre più
aziende adottino iniziative virtuose in grado di limitare
il diffondersi dall'antibiotico-resistenza, a tutela dei
consumatori, dell'ambiente e del benessere degli
animali fin dalle fasi prenatali.
Come avete superato l'emergenza Covid, Roberta?
Abbiamo superato la pandemia e il lockdown grazie al
senso di appartenenza dei collaboratori nei confronti
dell'azienda. Siamo una grande famiglia. Ammirevole
l'atteggiamento di responsabilità dei nostri dipendenti
che, nonostante i divieti e la paura, pur con le dovute
cautele, hanno deciso liberamente di essere vicini
all'azienda presentandosi regolarmente al lavoro
portando ciascuno il proprio contributo in un momento
così difficile. Le misure che abbiamo adottato per la
pandemia sono concrete buone pratiche di welfare
aziendale, attivo e partecipato, messe in campo per
fare in modo che non fossero i lavoratori e le loro
famiglie a pagare per un'emergenza che ci riguarda
tutti.
Che insegnamento ci lascia la pandemia?
Tra tanto dolore, ci lascia una cosa di valore: la
capacità di essere solidali… tra le persone, tra i
lavoratori, tra tutti insomma perché tutti ci siamo fatti
carico di questo problema che ha cambiato
radicalmente la nostra esistenza. Oggi è evidente
come non mai il valore della solidarietà, della
cooperazione, del sacrificio umile e silenzioso, della
responsabilità degli uni verso gli altri.
Già da molti anni, se non erro dal 2013, Fileni ha
siglato una importante partnership con l'Università
di scienze gastronomiche di Pollenzo. Ce ne parli
Roberta…
Noi collaboriamo attivamente con tutte le Università
delle Marche: con l'Università degli Studi di Camerino,
con l'Università Politecnica delle Marche, con
l'Università di Urbino “Carlo Bo” per attività di ricerca e
dottorati perché crediamo nel valore della ricerca e
vogliamo investire sui giovani e pensiamo che studio e
sviluppo di competenze siano le parole chiave per
crescere e perfezionarci ed anche per essere molto
vicini al nostro territorio. Da alcuni anni collaboriamo
anche con l'Università degli Studi di Scienze
Gastronomiche di Pollenzo: una collaborazione che
nasce per il sostegno delle attività di ricerca
dell'Ateneo e dei progetti di creazione di scenari
sostenibili di produzione e consumo del cibo, sia a
livello nazionale sia internazionale. Una partnership
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Nella foto: Roberta con il padre e il fratello al termine della cerimonia di consegna delle borse di studio della Fondazione Marco Fileni
davvero interessante in quanto all'interno del gruppo di
sostenitori dell'Università ci sono aziende molto
prestigiose e questo è importante per evolvere tutti
insieme in quella visione straordinaria che l'Università,
attraverso il suo leader Carlo Petrini, si propone di
realizzare: ovvero dare dignità accademica al cibo
attraverso lo studio di una rinnovata cultura
dell'alimentazione. L'Università di Pollenzo, unica al
mondo nel suo genere, è una delle grandi eccellenze
italiane nel panorama della Food Culture e nella
diffusione del sapere gastronomico.
Su YouTube, mi sono imbattuta in un suo intervento
non recente, del 2015 per la precisione, molto
interessante, anzi, oserei dire “profetico” in cui lei
parla dell'importanza della sinergia tra piccole e
grandi aziende: di cooperare tutti insieme, grandi
brand ed aziende di piccole dimensioni che
producono eccellenza gastronomica, al fine di
costruire l'immaginario delle persone che non
conoscono le Marche. Un concetto davvero molto
interessante il trainare, tutti insieme, la nostra
economia regionale e nazionale.
Costruire l'immaginario delle Marche significa prendersi
cura del territorio, significa prendersi cura della propria
produzione. Noi ad esempio facciamo non solo
agricoltura biologica conservativa, ma rigenerativa,
rinnovando la fertilità dei territori coltivati. Prendersi cura
del territorio significa anche prendersi cura dei piccoli
produttori che hanno bisogno di piccole attenzioni per
proporre i loro prodotti. Ogni storia che ha successo
segue un percorso di continuo adattamento e
cambiamento, in un processo di aggiustamento verso
quelle che sono le dinamiche del mercato, le mutevoli
tendenze di acquisto dei suoi clienti e, non
dimentichiamolo, il contesto nel quale si opera. Questo
vale sia per grandi che per piccole realtà, perché alla fin
fine tutti dobbiamo fare i conti con la nostra capacità di
mantenere quote di mercato, rinnovandoci giorno dopo
giorno, per farci scegliere ancora una volta. Uniti, piccoli
e grandi produttori marchigiani, possiamo rafforzare
l'immagine delle Marche nel mondo attraverso una serie
di produzioni diversificate e non solo, dietro questo
"immaginario marchigiano" riusciremmo ad aiutare tanti
piccoli produttori che magari non hanno la possibilità di
farsi conoscere da mercati che non siano
esclusivamente locali. É un modo insomma per dare
impulso all'economia marchigiana attraverso le
eccellenze regionali.
Tra 15 casi di eccellenza imprenditoriale, la Regione
Marche ha eletto Fileni come testimonial nel settore
agroalimentare per Expo 2015; una straordinaria
vetrina del meglio che il nostro Paese è in grado di
offrire sulle tavole di tutto il mondo…
L'Expo è stato un momento molto importante per l'Italia
ed anche per la nostra azienda, personalmente mi è
piaciuto moltissimo. Nel corso dei sei mesi dell'Expo
2015 abbiamo organizzato molti eventi, conferenze,
Nella foto : Roberta sul palco durante cerimonia di consegna delle borse di studio della Fondazione Marco Fileni
convegni con temi diversi per far conoscere ogni cosa
che ci contraddistingue al fine di dare il nostro
contributo di informazione, divulgazione e discussione
attorno al tema centrale della nutrizione. Abbiamo
fatto un bellissimo convegno sull'alimentazione e lo
sport, portando molti sportivi marchigiani tra i quali
l'allora campionessa di scherma Elisa Di Francisca…
la scherma, come sappiamo, è uno degli sport in cui
le Marche eccellono, ma abbiamo trattato anche
tematiche importanti a livello internazionale: il biobenessere
e lo spreco alimentare in particolare.
L'Esposizione Universale di Milano è stata una
prestigiosa vetrina internazionale ed è stata una
grande soddisfazione per noi che la Regione Marche,
come lei accennava, abbia scelto Fileni ad essere
testimonial tra le eccellenze imprenditoriali
marchigiane. Essere testimonial della Regione
Marche è stata l'occasione per creare valore sia per il
territorio marchigiano che per quello italiano: abbiamo
articolato in più punti di contatto la nostra presenza al
fine di moltiplicare le occasioni di incontro: all'interno
del Padiglione Federalimentare4Expo –
CIBUSèITALIA in un ampio spazio espositivo in cui
Fileni, tramite un impianto comunicativo interattivo, si
è presentato ai visitatori e ai partner commerciali; il
Padiglione ha valorizzato la ricchezza dei territori, dei
prodotti e degli imprenditori che hanno creato e
sviluppato, con competenze e specializzazione,
l'agroindustria italiana. Al Parco della Biodiversità, la
grande area di Expo dedicata al tema della
biodiversità e del biologico, dove erano valorizzate le
eccellenze italiane ambientali, agricole e
agroalimentari legate al rispetto della natura:
un'esperienza tra terra, cibo, cultura e tecnologia in un
percorso incentrato sull'evoluzione e la salvaguardia
della biodiversità agraria. Al Future Food District, dove
è stato creato il supermarket del futuro per esplorare
modi nuovi di interazione tra il cibo e le persone, Fileni
è stata protagonista tra gli scaffali come partner della
grande distribuzione. Nell'occasione abbiamo
presentato tre prodotti a marchio Fileni BIO, nella
convinzione che il cibo del futuro sarà quello che
saprà recuperare qualità, gusto e valori e soprattutto
saprà venire incontro alle richieste di consumatori
sempre più consapevoli. Abbiamo partecipato alla due
settimane espositive con i nostri prodotti… una
bellissima esperienza insomma, sotto tutti i punti di
vista: dal punto di vista professionale ma anche
umano.
EXPO 2015 non è stato solo un evento di natura
commerciale, ma piuttosto una
straordinaria olimpiade universale della
conoscenza che ha coinvolto tutti i partecipanti,
che fossero espositori o visitatori, in veste di
protagonisti del confronto e della consapevolezza
globali sul tema cibo e alimentazione.
un'opportunità unica per raccontare il tema
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. È la sfida
del nostro tempo contrastare la fame nel mondo e
salvare, attraverso uno sviluppo sostenibile, le
risorse naturali del pianeta, non crede Roberta?
Certamente. Un tema che nella sua drammaticità
riguarda la vita quotidiana di tutti: comunità, famiglie,
imprese e singoli individui. Occorre insistere su un
percorso educativo che, partendo dalle famiglie, si
sviluppi nell'intera società. Da sempre abbracciamo la
filosofia dello spreco zero… ed è stato proprio in
occasione dell'Expo che abbiamo organizzato, presso
il Coop Forum Center, il talk show "Uniti contro lo
spreco – Pratiche e testimonianze contro lo spreco
alimentare: reti di consumatori, aziende e GDO". Ad
ispirare quell'incontro, un progetto molto bello
promosso dal Comune di Jesi “Il tavolo della
solidarietà” che ha permesso di assistere centinaia di
famiglie: un progetto che si caratterizzava come
iniziativa "a spreco zero e a costo zero", in quanto la
sua realizzazione si fondava sulla donazione da parte
delle aziende produttrici, tra le quali Fileni, e
sull'attività di esclusivo volontariato degli operatori
delle Associazioni coinvolte. L'Expo è stata
un'occasione storica per dare visibilità alla tradizione,
alla creatività e all'innovazione, alla luce dei nuovi
scenari globali al centro dei quali c'è il tema del diritto
a una alimentazione sana, sicura e sufficiente per
tutto il Pianeta e alla conseguente conoscenza dei
doveri, delle responsabilità e dei diritti individuali e
collettivi. Su questi temi non c'è dubbio che sempre di
più s'impongono delle riflessioni importanti, quali come
sfamare la popolazione mondiale e, soprattutto, come
farlo senza esaurire le risorse del Pianeta e
danneggiare l'ambiente.
Cito testualmente “Oltre ad essere un produttore
di carni bianche, Fileni oggi è anche un produttore
di sostenibilità ambientale”…
Negli anni sono stati attivati numerosi progetti legati
all'utilizzo di energie alternative, alla cogenerazione e
alla valorizzazione delle biomasse per rendere
l'azienda sempre più efficiente dal punto vista dello
sfruttamento delle risorse, ma anche per ridurre il
volume delle emissioni inquinanti dei trasporti su
gomma collocando gli allevamenti vicini agli
stabilimenti di lavorazione e produzione di carne.
Complessivamente gli interventi per la sostenibilità
ambientale già realizzati e quelli in fase di ultimazione
comportano un risparmio annuo di oltre 4.000
tonnellate di CO2 emessa in atmosfera. Nell'agosto di
quest'anno abbiamo anche ricevuto un importante
sostegno finanziario dal Gruppo BNP Paribas, in
partnership con SACE, per realizzare importanti
investimenti produttivi che andranno a rafforzare
ulteriormente la sostenibilità delle nostre attività e la
competitività in Italia e nel mondo. Nello specifico gli
interventi saranno finalizzati a ridurre le emissioni di
gas climalteranti (CO2) nei processi di produzione e
per sostenere l'estensione all'intera gamma del
nuovo packaging sostenibile, realizzato in
bioplastiche totalmente biodegradabili e
compostabili.
Un'anima sempre più green?
Quello di Fileni è un viaggio all'insegna della
responsabilità e del rispetto per l'ambiente. La
sostenibilità ambientale di tutta la filiera rappresenta
da sempre un focus di grande importanza. Chi,
come noi, opera con passione nell'alimentare
biologico non smette mai di studiare progetti che
consentano di migliorare e progredire, ma allo stesso
tempo avverte in modo speciale la consapevolezza
che ogni nuovo obiettivo, per quanto desiderabile,
vada soppesato in chiave di sostenibilità economica,
in primo luogo per rispetto verso quanti fanno
affidamento sull'azienda.
Fileni ha colto l'opportunità dell'Expo anche per
la presentazione a Milano del bilancio sociale
2014 in cui, ancora una volta in controtendenza
rispetto a tanti settori nazionali, l'azienda
riconfermava, così come lo riconferma oggi, il
suo ruolo di risorsa e certezza, economica ed
occupazionale, nei confronti del territorio
marchigiano in cui opera. Un trend positivo ed in
costante crescita negli anni che denota uno stato
di buona salute del brand nonostante i
prolungati periodi di crisi per il nostro Paese e
l'avvento della pandemia che ha sconvolto le
dinamiche produttive, occupazionali,
economiche della quasi totalità delle aziende…
Il bilancio sociale racconta da sempre lo stretto
rapporto tra la nostra azienda e la nostra terra e mi
conforta constatare come ogni anno si continui a
crescere insieme, nonostante vi siano anche stati,
negli anni, ostacoli non facili da superare. Primo tra
tutti, il Covid19 che ha drammaticamente configurato
uno scenario al quale nessuno era preparato. Noi
non ci siamo mai arresi, in questa direzione vanno i
rilevanti investimenti per innovare e migliorare
costantemente la nostra filiera e renderla più
sostenibile, per offrire prodotti di qualità sempre più
alta ai nostri clienti e continuare a stare nel nostro
territorio in maniera rispettosa dell'ambiente e delle
persone: valori che non verranno mai messi in
secondo piano.
Avete fatto un film su Cingoli, la città dove si
sviluppa Fileni, con i ragazzi dell'alberghiero ove
raccontate le storie dei ragazzi, una sorta di
master chef…
Quello che ci sta a cuore da sempre è la
valorizzazione delle eccellenze marchigiane e la
vicinanza al territorio. Da questi presupposti è nato il
progetto dedicato all'Istituto Varnelli: un vero e
proprio film (un mediometraggio di circa 15') girato
con la partecipazione attiva degli studenti del Varnelli
Trasparenza
e qualità sono
due valori chiave che
da sempre ci
contraddistinguono
perché desideriamo
che i consumatori
abbiano fiducia in noi
e nei prodotti che
acquistano.
www.dimagazine.it
La Regione ha riconosciuto a Fileni il ruolo di prima azienda agroalimentare delle Marche, evidenziandone al
contempo il grande impegno nel promuovere il valore condiviso della sostenibilità della produzione.
e volto a mostrare al pubblico come il processo
formativo non possa prescindere dall'inserimento
nel mondo del lavoro e, allo stesso tempo, come sia
auspicabile che le aziende diano spazio alla
formazione dei giovani talenti. Le riprese del video,
realizzate a settembre, hanno trasformato Cingoli in
un set cinematografico. Per giorni, davanti alle
macchine da presa, alcuni studenti dell'ultimo anno
hanno raccolto la “sfida” di creare un piatto a base
di pollo che raccontasse le loro origini, la loro storia
e il loro estro culinario. L'ingrediente, comune a tutte
LA FONDAZIONE
le cucine del mondo, permette così di raccontare
anche una cultura enogastronomica marchigiana
che, fondata su solide basi, si apre a
contaminazioni positive. Come in una sorta di
“Masterchef” ma senza competizione ed
eliminazioni. Solo tanti buoni consigli pratici e una
bellissima esperienza.
Immagini Fileni tra dieci anni. Se io e lei fossimo
nel 2030, di quali evoluzioni mi parlerebbe
Roberta?
Parleremmo di come la tecnologia ha facilitato il
veicolare delle informazioni e gli acquisti anche in
relazione ai cibi freschi e delicati, come la carne: il
Coronavirus ha dato un'accelerata significativa a
questo processo e le modalità di acquisto in futuro
saranno completamente diverse. Non dovremo più
spostarci da casa e questo consentirà di ridare
valore alla nostra quotidianità, al nostro tempo
libero, grazie al potenziamento dell'e-commerce che
ci consente di acquistare senza sottoporci allo
stress delle code alle casse, del traffico, dei
parcheggi, e quant'altro concorra, soprattutto in una
grande città o in una metropoli, a sottrarci tempo a
beneficio di una scelta più accurata del prodotto. Se
fossimo nel 2030 le racconterei anche di come
siamo riusciti a rendere il packaging compostabile:
noi veniamo da un mercato in cui i packaging erano
di polistirolo, materiale non riciclabile; siamo ora
passati ad una nuova vaschetta simile alla plastica
(riciclabile) ma che va gettata nell'umido. Acquistare
una vaschetta che può essere gettata nell'umido,
secondo me, non solo è una grande libertà, ma un
gesto di grandissima responsabilità.
FILENI
La Fondazione, nata 2016 per iniziativa della famiglia
Fileni in memoria del terzogenito Marco, si pone
l'obiettivo di promuovere iniziative di supporto allo
studio e attività di valorizzazione del territorio,
impiegando le proprie risorse per offrire un sostegno
concreto alla formazione di giovani di talento, con
grandi potenzialità e progetti per il futuro.
La quarta edizione del progetto “ Crediamo nei giovani”, si inserisce in un momento storico cruciale per la scuola
italiana, in cui c'è bisogno di stimoli concreti per far ripartire il mondo dell'istruzione. L'emergenza sanitaria ha
reso evidente non solo un ripensamento dell'intero sistema scolastico, ma come occorra investire con decisione
nell'innovazione. L'attività della Fondazione Fileni mira a instillare nei giovani il desiderio di approfondire,
conoscere e sperimentare. La cerimonia di consegna delle borse di studio si è svolta alla presenza del sindaco
di Ancona Valeria Mancinelli, della famiglia Fileni, amministratrice della Fondazione e del Rettore
dell' Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori, che ha parlato delle prospettive dei giovani in
ambito accademico e professionale in un momento storico senza precedenti. Gregori, membro del Comitato
Scientifico della Fondazione fin dalla sua nascita, ha fatto della vicinanza ai giovani e della sinergia tra
accademia e imprese un vero e proprio pilastro della sua attività professionale. Tra le attività della Fondazione,
oltre alle tradizionali borse di studio, una community all'interno della quale i ragazzi vengono coinvolti
attivamente in iniziative speciali. Una iniziativa voluta fortemente dalla famiglia Fileni, e gestita da Lucia
Corridoni, già vincitrice di tre borse di studio e ora parte attiva di questo progetto in continua evoluzione. Un
esempio tangibile delle attività della community è il progetto “ Il Mondo che Vorrei”, una iniziativa nata lo scorso
anno per incoraggiare i giovani a descrivere il loro mondo ideale dalla quale è nata una pubblicazione
(scaricabile dal sito Fileni) che racchiude visioni e suggestioni per il mondo di domani, come lo immaginano i
giovani di oggi.
FACCIAMO CHIAREZZA
L'informazione “allevato senza uso di antibiotici” può essere riportata in etichetta solo se gli allevamenti
aderiscono ad un “disciplinare di etichettatura”, approvato dal Ministero dell'Agricoltura e che prevede un
organismo terzo di controllo a garanzia del mancato impego di antibiotici fin dalla fase di incubazione delle
uova da cui schiuderanno i pulcini. Nelle etichette dei prodotti l'indicazione “allevato senza uso di antibiotici” è
riportata come volontaria, ma l'utilizzo di informazioni volontarie per le carni di pollame obbliga all'adozione di
un disciplinare autorizzato, a rispettarne i requisiti, a sottoporsi ad un piano di autocontrollo verificato
dall'Organizzazione responsabile del disciplinare e ad un piano di controllo applicato dall'Organismo di
controllo. Su tutto vigila il Ministero dell'Agricoltura e, quindi, l'Ispettorato Centrale per la tutela della Qualità e
la Repressioni Frodi dei prodotti alimentari (ICQRF). La filiera avicola italiana è seriamente impegnata in un
costante sforzo di miglioramento. Un circolo virtuoso che va incentivato, e che può essere uno stimolo anche
per gli altri allevatori.
SOLO SE È SOSTENIBILE AL 100%, LO
SVILUPPO PUÒ DIRSI DAVVERO TALE.
10 BUONI MOTIVI PER SCEGLIERE FILENI
1. L'allevamento biologico mette al primo posto il rispetto del benessere animale. I nostri polli vengono allevati
a terra e all'aperto per almeno 81 giorni (100/140 nel caso dei tacchini) e sono liberi di razzolare su ampi
terreni biologici. Questo fa sì che si mantengano sani e attivi per tutto il ciclo della loro vita.
2. Il numero degli animali è rigidamente controllato: non più di 5 capi per metro quadrato di superficie
all'interno delle strutture e4metriquadrati di spazio a disposizione di ogni animale nei parchetti esterni.
3. Grazie a impianti all'avanguardia, pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e sistemi filtranti
per l'abbattimento di polvere e odori, siamo in grado di garantire che le strutture di allevamento siano
rispettose dell'ambiente e del paesaggio.
4. I nostri allevamenti biologici sono circondati di piante e alberi che da un lato hanno il compito di ombreggiare
i parchetti e garantire agli animali un ambiente confortevole e dall'altro nascondono le strutture
minimizzandone l'impatto visivo. Negli ultimi 5 anni abbiamo messo a dimore oltre 3.500 ulivi e piantato oltre
5000 metri di siepi di alloro.
5. Gli impianti di macellazione e successive lavorazioni rappresentano le aree dove gli animali si trasformano
in alimenti. Nei modernissimi stabilimenti di Cingoli, Castelplanio e Oppeano, Fileni lavora una vasta gamma di
prodotti biologici che vanno dal semplice pollo busto destinato alle macellerie, fino alle sfiziose specialità di
bovino e suino, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
6. Gli impianti di produzione vengono ispezionati giornalmente secondo un piano di controllo per il rispetto
degli standard microbiologici previsti. Le attrezzature eimacchinari vengono lavati e disinfettati giornalmente e
controllati frequentemente per garantirne la massima efficienza. Tutte le produzioni sono suddivise in lotti
tenendo separati gli allevamenti e le diverse giornate di lavorazione per garantire la tracciabilità.
7.Per Fileni il rispetto delle tradizioni è un valore imprescindibile. È per questo che lavoriamo ogni giorno per
coniugare le tecnologie più avanzate con un processo produttivo votato anzitutto all'artigianalità.
8. Per tutelare la sicurezza dei consumatori, Fileni garantisce la rintracciabilità lungo tutta la filiera di ogni
singolo prodotto. Dalla produzione dei mangimi fino al confezionamento dei prodotti, passando per l'utilizzo
delle più innovative tecniche di allevamento, Fileni supervisiona ogni fase della produzione e garantisce
costantemente la rintracciabilità di filiera. Tutte le materie prime sono sottoposte ai più severi controlli: i
laboratori chimici e microbiologici lavorano fianco a fianco per garantire al consumatore tutte le garanzie che
merita.
9. La certificazione degli alimenti è una garanzia in più che abbiamo scelto di offrire ai nostri clienti. Nel 1998
siamo stati la prima azienda in Italia a ottenere la certificazione di sistema secondo la norma UNI EN ISO
9002:1994. Da allora abbiamo ottenuto, a testimonianza del nostro continuo impegno alla ricerca della qualità,
molti altri riconoscimenti, compresa la prestigiosa certificazione europea IFS. E' proprio grazie alla
certificazione degli alimenti e dei processi che possiamo garantire gli altissimi standard qualitativi ai quali i
consumatori sono abituati.
10. Da quando è stata fondata Fileni, siamo dalla parte dell'ambiente. E lo siamo con scelte consapevoli come
quella di utilizzare fonti rinnovabili ed energie alternative (in primis fotovoltaico e cogenerazione) e con la
Certificazione GO (Garanzia di Origine) che dimostra che tutta l'energia elettrica che usiamo e acquistiamo
proviene da fonti rinnovabili.
www.dimagazine.it
Comprare meno,
ma meglio.
È BUONA, È NATURALE, È ITALIANA
E' la prima linea di carni interamente biologiche
Il Gruppo Fileni – terzo produttore avicunicolo nazionale e primo nel comparto delle
carni bianche biologiche –èsulmercatodal1966 e ha sede a Cingoli (provincia di
Macerata). Con i marchi Fileni, Fileni Bio, Sempre Domenica e Club dei Galli,
presenti in maniera capillare nei canali GDO, Normal Trade e Ho.re.ca, è una delle
principali aziende italiane del settore. Fileni può contare oggi su un fatturato di circa
452 milioni di euro, 1.800 dipendenti e 280 allevamenti, concentrati principalmente
nelle Marche. L'azienda fa dell'innovazione e della qualità, del benessere animale e
della sostenibilità ambientale, i suoi tratti distintivi: dal 1989 Fileni realizza piatti
pronti in uno stabilimento appositamente dedicato; nel 2001 ha avviato la
produzione biologica; nel 2008 ha messo a punto l'innovativo sistema di cottura
senza friggitrice. Dal 2013 Fileni è Partner Strategico dell' Università di Scienze
Gastronomiche di Pollenzo.
Fileni Alimentare SPA
Località Cerrete Collicelli, 8 - 62011 Cingoli (MC)
Tel. 0733 606211
www.fileni.it
GIANNA PACIELLO
Vice Presidente
“ Feedback360° ”
Il nostro team valorizzerà l'identità di ogni singolo
cliente, perchè ogni cliente per noi è unico.
www.dimagazine.it
NON C'È MAI UNA
SECONDA OCCASIONE
PER DARE
UNA BUONA PRIMA
IMPRESSIONE
Nata a Milano nel 1995 è oggi tra le prime 10 agenzie di
comunicazione indipendenti in Italia. La credibilità e la reputazione
acquisite “sul campo” hanno fatto sì che, nel 2008, Ogilvy Public
Relations Worldwide, uno dei più importanti network internazionali
nel campo della comunicazione, scegliesse Aida Partners come
agenzia affiliata: una collaborazione durata dieci anni grazie alla quale
l'agenzia milanese si è accreditata anche a livello internazionale.
Attualmente la struttura dispone al suo interno di competenze e
specializzazioni che le consentono di proporsi sul mercato con
un'offerta consulenziale e di servizi che spazia dal supporto di
marketing alle relazioni istituzionali, dalla comunicazione corporate alla
misurazione e costruzione della reputazione, passando per le nuove
forme di marketing e comunicazione digitale. Un partner di valore nel
raggiungimento degli obiettivi aziendali attraverso una consulenza
dedicata e costante e una comunicazione strategica in grado di influire
positivamente sulla reputazione dell'azienda. “La nostra missione
consiste nell'essere per i nostri clienti dei partner di valore nel
raggiungimento dei loro obiettivi aziendali, attraverso una consulenza
dedicata e costante e una comunicazione strategica in grado di influire
positivamente sulla reputazione dell'azienda. Ogni cliente è un mondo
di valori e obiettivi con i quali entriamo in sintonia: lavoriamo per fare
in modo che ciascuno di essi consegua benefici tangibili, misurabili e
di lungo periodo in termini di diffusione ottimale delle informazioni, di
riconoscibilità e di visibilità qualificata per l'azienda, i suoi marchi e i
suoi prodotti presso i media, l'opinione pubblica o pubblici selezionati –
ci dice Gianna Paciello Vice Presidente di Aida Partners - a partire
dal profilo umano e professionale del team che compone l'agenzia, ma
anche come qualità delle relazioni che costruiamo con giornalisti,
influencer e altri interlocutori e, naturalmente, come qualità dei risultati
conseguiti. Qualità che preferiamo sempre e comunque alla mera
quantità. L'etica professionale è nel nostro Dna: la nostra è una
comunicazione responsabile e consapevole che tutela le aziende, i
diversi pubblici, ma anche la reputazione stessa del nostro settore e
del nostro lavoro. Siamo un passo avanti - precisa Gianna - nelle
competenze, nell'aggiornamento professionale, nell'apertura e
disponibilità ad apprendere dalle best practices italiane e
internazionali.
Aida Partners mira ad essere un ascolto attivo al fine di
costruire con professionalità e impegno un percorso che conduca a
ideare, proporre, creare e pianificare obiettivi, strategie e azioni capaci
di accendere un motore produttivo e redditizio che porti al successo.”
Aida Partners srl - via Pomponazzi, 9 - 20141 – Milano - cel. +39 3488282284 - tel. +39.02.89504650 - www.aidapartners.com
IL MAGAZINE
DONNA IMPRESA MAGAZINE: L’ UNICO FEMMINILE AL MONDO DEDICATO ALLA
LEADERSHIP. TUTTI VI PROMETTONO GRANDI NUMERI,
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Che cos'è la
leadership femminile?
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clima, l’inquinamento ambientale e tecnologico, il
dialogo tra la politica e l’economia per la pienezza
umana. Ampio spazio è dedicato alle nostre
leggendarie tematiche volte alle pari opportunità, ai
segreti dei leader di oggi e di domani, alle strategie
di business. Donna Impresa Magazine vanta oltre 20
prestigiosissimi premi dalle massime istituzioni
internazionali, una rete di partner eccellenti ed un
assoluto primato in termini di pubblico: più di 1
miliardo di ingressi su www.yumpu.com (5 canali) ed
oltre 200.000 contatti sui social distribuiti tra Fb (12
canali), Youtube (7 canali), Worldpress, Linkedin (2
canali per un totale di oltre 50.000 contatti), twitter (2
esseri umani nei prossimi secoli. In questi ultimi anni
si stanno infatti moltiplicando campagne di
femvertising: ovvero la nuova tendenza dei brand a
trattare tematiche femminili. Le aziende stanno
declinando il femminile nelle comunicazioni di
prodotto e nelle campagne di posizionamento: il
marketing ha scoperto il vantaggio di una figura
femminile autentica, contemporanea, eroina dei suoi
tempi; questo crea un senso di intimità con i
consumatori, da cui discendono a cascata maggiore
fiducia, coinvolgimento più profondo, persino
un’esperienza di brand davvero totalizzante.
Secondo il rapporto Trust Barometer 2020, le
2020
Donna Impresa Magazine si occupa di attualità ma
anche di tematiche riguardanti politiche di flessibilità,
rappresentanza femminile, diritti delle donne e pari
opportunità tra generi. Aiuta le donne ad identificare,
valorizzare e comunicare i propri talenti nel mondo del
lavoro: una family-friendly internazionale che abbatte i
confini fisici, culturali, politici e religiosi nel nome
dell’unità e della solidarietà. Donna Impresa magazine
è l'unico femminile al mondo di leadership e dunque
un potentissimo strumento di business oltre che un
autorevole punto di riferimento per le donne che
assumono ruoli di responsabilità nella struttura
economica italiana, europea e mondiale. Promuovere
l’uguaglianza di genere, sviluppare i talenti e
combattere la violenza sulle donne, sono tre pilastri
fondamentali profondamente radicati sia nella nostra
missione che nelle nostre pratiche. Donna Impresa
Magazine è un contenitore globale di energie e
competenze, una lobby del merito, una rete di dialogo
e confronto, un gruppo solidale e unito che condivide
attività e iniziative per costruire un Paese a misura di
donna. Un vero e proprio laboratorio di crescita,
scambio d’idee ed esperienze che aiutano a leggere e
comprendere la realtà eatrovarelesoluzioni per
“cambiare passo” e rendere le donne Protagoniste del
loro tempo. Siamo in prima linea sulle grandi temi del
mondo: la salute e la promozione della vita umana,
l’etica professionale, l’ecologia, i cambiamenti del
canali), Vk (2 canali), Istagram, Tumblr, Pinterest
(oltre 25.000 Fallower), Foursquare etc. La nostra
missione è volta al raggiungimento del pieno
sviluppo del potenziale umano e dello sviluppo
sostenibile che non potrà realizzarsi se ancora metà
della popolazione mondiale è privata di diritti e
opportunità: l’equità è uno strumento e garanzia di
democrazia, benessere, sviluppo e qualità della vita
per tutti i membri della comunità.
SOSTENERE DONNA IMPRESA, QUALI I
VANTAGGI PER LE AZIENDE
La complessa questione dei diritti della donna
influenzerà profondamente la qualità della vita degli
persone si fidano infatti di un’azienda per la sua
etica oltre che per la sua competenza. Driver etici
come integrità, affidabilità e scopo, compongono per
il 76% il loro capitale fiduciario.
LA BATTAGLIA PER LA FIDUCIA SARÀ
COMBATTUTA DALLE IMPRESE NEL
CAMPO DEL COMPORTAMENTO: NON
PIÙ SOLO SU CIÒ CHE FAI MA ANCHE
S U C O M E L O F A I
seguici su www.dimagazine.it
L'Italia
non è un
paese
per donne.
L'EMERGENZA COVID-19 LO HA FATTO EMERGERE ELEMENTI DI
DIFFICOLTÀ E DI DISEGUAGLIANZA GIÀ PRESENTI NELLA
SOCIETÀ, MA ORA PIÙ ESASPERATI .
L'isolamento sociale ha chiuso le donne in casa, costringendole a barcamenarsi tra smart
working, istruzione dei figli, cura della famiglia e lavori domestici: il 60% delle donne italiane –
Valeriana Mariani
EDITORE Donna Impresa Magazine
PRESIDENTE Donna Impresa
PRESIDENTE International Women International Association Women
Entrepreneurs and Business Leaders Employment, Social Affaire & Equal Opportunities
PRESIDENTE Aziende Associate Community & Business
DONNE E POTERE
www.dimagazine.it17
PECIALE
dice un'indagine Ipsos commissionata da
WeWorld – ha fatto tutto da sola, senza aiuti.
Una percentuale che si impenna fino al 93% al
sud e nelle isole. E poi c'erano quelle – tante, più
degli uomini – che hanno continuato a lavorare
offline, in prima linea, nei settori essenziali tutti a
prevalenza femminile come sanità e servizi
sociali, ma anche commesse di supermercati e
attività di pulizia (donne che poi una volta a casa,
ovviamente, non erano esentate dal curarsi del
mènage domestico). Così è successo che nella
fascia d'età 20-50 le diagnosi di Covid tra le
donne sono state di 10 punti superiori rispetto
agli uomini, perché proprio in questa fascia d'età
le donne sono state più esposte al rischio. Ma
d'altro canto le donne sono anche le più presenti
nei settori cosiddetti non essenziali che durante il
Coronavirus hanno subito la chiusura totale:
ovvero turismo e ristorazione dove è femminile
l'84% della forza lavoro. Ciò significa – e
significherà – posto di lavoro a rischio,
diminuzione drastica del reddito personale e per
molte la perdita dell'indipendenza economica.
Una catastrofe non solo individuale ma anche
collettiva perché l'indipendenza economica delle
donne è la più importante garanzia di libertà e di
sviluppo sociale. Se pensiamo che il 60% dei
laureati nel nostro paese sono donne, ci
rendiamo conto come il nostro paese disperda,
di generazione in generazione, un patrimonio
umano di grandissimo valore. La situazione pre-
Covid del mercato del lavoro femminile era già
drammatica: in Italia lavora meno di una donna
su due (49%). Peggio di noi, in Europa, solo il
Montenegro, la Turchia, Macedonia e la Grecia.
Con l'effetto lockdown moltissimi posti di lavoro
persi. In Italia ci sono 484 mila persone in meno
che cercano lavoro (-23,9%) rispetto a marzo in
maggioranza donne: -30,6%, pari a -305 mila
unità rispetto agli uomini (-17,4%, pari a -179
mila) per lo più occupate in settori meno
remunerati: turismo, comunicazione,
commercio, lavoro di cura sanitario. La carenza
di donne nei settori scientifici e tecnologici, che
saranno tra i lavori più richiesti del futuro e tra i
meglio pagati, è un gap da colmare ed
un'opportunità da cogliere vista l'importanza
dell'economia digitale. E per quanto riguarda il
ruolo da dirigente? Idem. Le donne ai livelli più
alti della carriera sono anch'esse pochissime, si
calcola non più del 30%. Questo significa bassi
livelli dirigenziali e bassi livelli di stipendio. In uno
studio condotto da Tiziana Ferrario e Paola
Profeta per l'Istituto Toniolo intitolata: "Covid:
un paese in bilico tra rischi e opportunità",si
sottolinea come nelle famiglie italiane "le donne
ancora oggi si fanno carico della maggior parte
del lavoro domestico e di cura"; per il 74% di loro
non c'è nessuna condivisione di responsabilità
È tempo di
DIARCHIA
www.dimagazine.it
Le donne
pagano il
prezzo più
alto del
declino
economico,
sociale e
culturale.
familiari con il partner. Il lockdown ha
aggravato il peso della casa e della
famiglia sulle donne ma questa può
essere vista anche come
un'opportunità per ridefinire gli
equilibri. Ovvio che si rendano pertanto
necessarie delle misure rivoluzionarie,
la cui necessità è sempre più
improrogabile. Ripensiamo allora ad
orari e modelli dominanti nel mondo
del lavoro approfittando della necessità
di rivedere la vecchia organizzazione e
mettendone in campo una nuova e più
funzionale, non solo circa la
produttività delle imprese ma anche
per le famiglie. Diventa quanto mai
urgente il riammodernamento delle
politiche pubbliche e sociali che
offrano servizi necessari affinchè le
donne possano contribuire al
benessere della famiglia senza
rinunciare alle aspirazioni
professionali: più asili nido a prezzo
sostenibile, più servizi per l'infanzia,
congedi obbligatori e prolungati per i
padri che contribuiscano a redistribuire
gli oneri eariequilibrare i costi del
lavoro tra i generi. Occorre insomma
un cambio di mentalità. Purtroppo
invece, gli effetti della crisi hanno
provocato un arretramento
dell'indipendenza economica delle
donne e un'accentuazione del divario
domestico: del resto, se mancano i
servizi, se manca la scuola, se manca
il welfare, chi starà a casa a curarsi
della prole o dei genitori anziani se è la
donna quella con uno stipendio più
basso o con un posto di lavoro
precario? L' Onu ha da poco pubblicato
un report intitolato “L'impatto del
Covid 19 sulle donne”, dal quale
emerge che in tutto il mondo le donne
hanno forme contrattuali più precarie e
che dunque saranno le prime ad
essere spazzate via dalla recessione.
Secondo una ricerca McKinsey
sarebbe comunque a rischio, nella
fase post-Covid, il 26% dei dipendenti.
A uscire peggio da questo buio periodo
saranno le persone senza laurea, i
dipendenti ed i professionisti precari
con meno tutele e bassi guadagni. E a
livello globale? In effetti il divario di
genere non è solo un problema
italiano: nelle retribuzioni si attesta al
16%, in molti contesti arriva al 35% e
oltre. Sia la precarietà, che il divario
salariale, quanto il basso tasso di
occupazione sono il risultato di quella
che viene definita (nello studio di
Ferrario e Soprano), la discriminazione
statistica: proprio a causa dello
sbilanciamento del lavoro di cura le
imprese privilegiano gli uomini circa
l'assunzione. Il punto è: chi affiderebbe
mai un ruolo importante, in azienda, a
una donna che si deve far carico dei
problemi familiari, che arriva al lavoro
stremata dalla fatica, che occhi
all'orologio deve scappare nonostante
anche gli impegni di lavoro le
suggeriscano il contrario, perché c'è
da riprendere il bambino a scuola?
Non è un caso che in Italia il gap tra
uomini e donne in possesso di un
conto corrente sia del 4,5% a favore
degli uomini. In quasi tutti i paesi
europei il gap è pressoché inesistente,
o addirittura a favore delle donne.
Questo sottolinea che l'intera
popolazione italiana ha scarse
conoscenze finanziarie; ma anche qui
il divario di genere è molto
significativo: il 53,9% degli uomini
contro il 63,4% delle donne non
partecipa mai a una discussione
economica. Sarebbe utile, se non
indispensabile, chiedersi allora: a chi
giova questa drammatica disparità di
genere? Agli uomini, verrebbe da
rispondere, eppure non è così. Senza
le donne a perderci è l'intera società.
Di più: per risollevare il Paese e
riprendere un percorso di crescita le
donne sono una risorsa chiave su cui
puntare. "Secondo le stime del fondo
monetario internazionale – si legge
nello studio – l'aumento
dell'occupazione femminile fino a
raggiungere quella maschile
comporterebbe per l'Italia un aumento
del Pil dell'11%. Infatti, il lavoro delle
donne è motore di crescita economica:
le donne sono competenti, istruite, e
hanno talenti pari a quelli degli uomini.
non solo: il lavoro delle donne
potrebbe innescare un circolo virtuoso
di crescita: aumenterebbe la domanda
di servizi, aumenterebbe i consumi, già
largamente guidati dalle donne."
INVESTIRE SUL LAVORO
FEMMINILE CONVIENE
ALL'ECONOMIA
SOPRATTUTTO PER UN
PAESE COME IL NOSTRO
CHE CRESCE POCO.
in primo
PIANO
Il potere delle donne ha molti volti e modi di esprimersi, noi ve ne
presentiamo alcuni. E' con noi: Mariarita Costanza
www.dimagazine.it
Murgia Valley
il primo
Innovation Lab
PER STARTUP, MICROIMPRESE PMI,
UNIVERSITÀ
E CENTRI DI RICERCA
Come nelle migliori leggende della Silicon Valley e
in tutte le imprese innovative che si rispettino, anche
la nostra storia viene da lontano e nasce da una
visione lungimirante del futuro. Anche noi siamo
partiti da zero, e il nostro incubatore non è stato un
garage metropolitano, ma uno stanzino di pochi
metri quadrati in un ex convento di suore, nel centro
storico di Gravina in Puglia, città dove risiedo
insieme a mio marito Nicola Lavenuta e alla mia
famiglia, e in cui oggi sorge l'azienda informatica
che abbiamo fondato 20 anni fa, leader in Italia nel
settore IT e automotive, in quel territorio noto oggi
col nome di “Murgia Valley” . Per chi non
conoscesse bene la Puglia, la Murgia è una zona
interna a cavallo tra Puglia e Basilicata. Negli ultimi
30 anni il territorio murgiano, prettamente agricolo e
cuore pulsante del cosiddetto "distretto del mobile
imbottito", è cambiato radicalmente. A causa della
globalizzazione dei mercati, numerose aziende
manifatturiere hanno delocalizzato la produzione
all'estero, desertificando la zona industriale dei
comuni della Murgia barese, quello che era un polo
artigianale di eccellenza, e aprendo di fatto una crisi
economica generale. In fondo a questo tunnel
c'erano solo due possibilità: la fuga di massa,
soprattutto dei più giovani, o la riconversione
industriale, trasformando gli svantaggi in opportunità
e investendo massicciamente sul nuovo sapere e
sul "capitale umano", sul desiderio di riscatto che
solo chi nasce e vive nelle periferie del pianeta può
comprendere. Questo ci ha riportati all'ANNO ZERO
e ha comportato una "dematerializzazione"
dell'economia tradizionale, e l'apertura a nuovi
settori come la creazione di servizi innovativi per
l'automotive e più in generale il settore del digitale.Il
cambiamento tanto atteso deriva da lunghi anni di
formazione, di networking con ricercatori delle
Università di Bari, startup e imprese che hanno
individuato nel nostro territorio un hub "vergine" da
dove iniziare a formare nuove figure professionali. E
quando sei all'anno zero, per quanto sia percepibile
un'apparente ostilità intorno la ricostruzione è più
semplice, le menti non sono "otturate" da pregiudizi,
paure e preconcetti, ma si lavora in un clima di
fiducia, ci si dà speranza a vicenda. Pensate alla
Germania del miracolo economico: due volte
crollata, due volte rialzata. La differenza l'hanno fatta
le persone, e le politiche inclusive che hanno visto
nel diverso una ricchezza, non un limite.
Così in questo humus rigenerato, il cambiamento
trova terreno fertile perchè accolto da spiriti liberi e
temprati al nuovo, sufficientemente assetati e, come
direbbe Steve Jobs, un pò folli. Noi lo siamo stati
tanto, forse troppo! Nasce così il sogno Murgia
Valley, sogno che oggi sta diventando realtà:
imprese, uomini, pronti a mettersi in gioco e a
sfidare la natura agricola e piuttosto “chiusa” del
territorio, con l'obiettivo di creare un polo tecnologico
che un giorno sarà meta di tour da parte di studenti,
giovani imprenditori, grandi aziende, investitori di
tutto il mondo, come esempio di volontà di rinascita
imprenditoriale e sviluppo economico del territorio.
Progresso, dunque, inteso come evoluzione di un
territorio che riconosce e valorizza le proprie origini.
Perchénonèilterritorioafarel'uomo,maèl'uomo
che decide le sorti di un territorio. Dopo 20 anni la
nostra scommessa è stata vinta e sono state
finalmente gettate le basi per compiere il
clamoroso “sorpasso”, passando
dal mobile (nel senso italiano
del termine) al mobile (inteso
come tecnologia nel
senso inglese del
termine).
MARIARITA:
COSTANZA
IMPRENDITRICE E COFONDATRICE DI MURGIA VALLEY
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Murgia Valley:
una donna
vince la
sfida
tecnologica
della Puglia
Mariarita Costanza ha deciso di restare a
Gravina, dove ha fondato con il marito/socio
Macnil: una società di gestione dei mezzi
aziendali con trenta ricercatori. Gli inizi, la
passione per Chopin, il "rifiuto della logica del
'me ne vado'". Poi l'incontro con Zucchetti e la
C R E S C I T A
Il territorio dunque è riuscito ad attivare
un processo innovativo, in realtà gli
uomini del territorio son riusciti con la
loro tenacia, la loro perseveranza e la
loro lungimiranza, ad innescare una
forma di progresso. Quello che
definiamo comunemente “progresso”
di un territorio, può essere variamente
calcolato da numerosi indicatori
economici. Ma non bastano i
numeri….., la chiave di volta del
progresso in atto in Murgia Valley è la
qualità della vita. Noi ci definiamo per
antonomasia BILOSOFI, ovvero
sostenitori del cosiddetto BIL, il
"Benessere Interno Lordo", l'unica
unità di misura in grado di collegare
risultati produttivi e benessere degli
uomini. E per BENESSERE, scorrendo
tra i desk dei nostri collaboratori e tra
le aziende della Murgia Valley,
intendiamo la flessibilità oraria,
l'attenzione alla cura della famiglia e
della persona, la valorizzazione dello
sport e del tempo libero, la
valorizzazione dei valori antichi e delle
tradizioni del territorio in cui viviamo,
per non dimenticare le radici e
progettare il nostro futuro partendo da
quelle....In quanto artefice del
progresso, è giusto che l'uomo venga
ricompensato, che viva i vantaggi del
progresso. Sicuramente uno dei
vantaggi più sensibili è proprio una
migliore qualità della vita, intendo vita
lavorativa e vita personale. Riuscire a
comprendere ciò mi rendo conto
presuppone due atteggiamenti: una
predisposizione al progresso, non
tanto materiale, quanto morale e civile,
di chi gestisce il progresso ed è nelle
condizioni di far vivere i risultati
concreti del progresso (le aziende), ma
non solo, richiede una maturità da
parte di chi è messo nella condizione
di vivere quotidianamente i vantaggi
del progresso (gli uomini). Quando ci
sarà equilibrio tra i due, allora la
società sentirà i benefici del progresso.
Un progresso che può convivere
perfettamente con le radici e la tradizione. E il nostro
rapporto con il territorio ne è la dimostrazione. Per
questo Murgia Valley sta diventando un vero caso di
studio. Non bisogna chiamarsi Steve Jobs per
realizzare grandi sogni, ma credere nella forza dei
propri sogni e nelle proprie capacità. E poi,
fondamentale, fare squadra: non aver paura di
“
Nulla è
”
impossibile,
a meno che tu pensi
che lo sia.
Nella foto: Mariarita Costanza ed il marito Nicola Lavenuta al taglio del nastro della sede Macnil
viaggiare (maciniamo migliaia di km al mese),
conoscere esperienze diverse e contaminarsi. Su
questo punto al Mezzogiorno siamo un po' carenti e
molti imprenditori peccano di presunta
autosufficienza e non intendono fare rete. Sono
gelosi delle proprie idee e diffidenti. Il primo nemico
da combattere siamo noi stessi.
E' proprio questa la mission della nostra nuova
sfida. Creare in Murgia Valley il primo Innovation
Lab che ospiti Startup, Microimprese e PMI,
insieme a Università e Centri di ricerca, con
l'obiettivo di contaminarsi e mettere a fattor comune
le proprie esperienze e le proprie relazioni e far
crescere tutti insieme questo territorio che sta
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PIANO
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dimostrando di avere tutti gli ingredienti e soprattutto
gli uomini per competere e allo stesso collaborare
con le altre Valley del mondo.
MAC&NIL srl
Sede Legale ed Operativa:
Via L. Pasteur, 26 - 70024 Gravina in Puglia (Ba)
Unità Locale:
Via Calcinate, 12 - 21026 Gavirate (Va)
T: +39 080.246.42.45 +39 0332.75.60.11
F: +39 080.214.56.83
www.macnil.it
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“Ci ispiriamo ai quartier
generali dei giganti dell'hi-tech
della Silicon Valley, ma vantiamo
le nostre radici murgiane.„
MACNIL
GRUPPO
ZUCCHETTI
è un'azienda di informatica,
elettronica e telecomunicazioni,
specializzata nello sviluppo di
Progetti M2M e IoT (Internet of
Things). Progetta sistemi integrati
per le Smart City e sistemi di
telecontrollo nei settori
Automotive, Telematics e
Telemedicina. Sviluppa
piattaforme di Digital Mobile
Marketing per creare, pubblicare e
misurare landing page per
smartphone e social network. Tutte
le piattaforme sono in cloud e sono
fruibili in modalità SaaS (Software
as a Service) con accesso da
remoto attraverso browser e Apps.
Nel 2014 Macnil è entrata a far
parte del Gruppo Zucchetti per
incrementare ulteriormente la
propria offerta di prodotti e servizi e
per crescere ancora di più nei suoi
mercati di riferimento nazionali e
internazionali. Nel 2016, attraverso
l'acquisizione da parte del Gruppo
Zucchetti di Getronic, leader nel
settore automotive e partner delle
più importanti case
automobilistiche mondiali,
proprietario dei marchi GT Auto
Alarm, GT Sat System,
GT Moto
Alarm e GT Casa Alarm,
Macnil
Zucchetti punta a diventare il
leader per la sicurezza in Italia e in
E U R O P A
in primo
PIANO
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QUANTO AL MIO ARRIVO IN ITALIA, MI PIACE
USARE LA METAFORA DELLE “SLIDING DOORS”.
COME NEL FILM DEL 1998 DIRETTO DA PETER
HOWITT, L'ATTRICE PROTAGONISTA PRENDE LA
METROPOLITANA E LA SUA VITA SI SVILUPPA IN
UN CERTO MODO, MA POI C'È LA VERSIONE
NELLA QUALE LE PORTE DELLA STESSA METRO
SI CHIUDONO DAVANTI A LEI, PERDENDO QUEL
TRENO. NE SEGUIRÀ COSÌ, TUTTO UN ALTRO
DESTINO. ECCO! CREDO CHE TUTTI NOI
ABBIAMO IL NOSTRO MOMENTO DI “SLIDING
DOORS DECISIONALE” NELLA VITA, QUELLA
DECISIONE CHE DETERMINERÀ LA TUA VITA
FUTURA! HO DOVUTO SCEGLIERE SE SALIRE O
MENO SUL QUELL'AEREO CHE NEL FEBBRAIO
DEL 1993 MI HA PORTATO A BOLOGNA E CHE HA
CAMBIATO COMPLETAMENTE IL MIO DESTINO.
Avevo una vita programmata in Brasile. Studiavo in
una Accademia militare, giocavo a pallavolo in serie
A e avevo appena dato l'esame per l'ingresso a
Medicina. Sognavo di fare il Chirurgo cardiovascolare
in Marina. Poi ad un tratto tutto è cambiato! Si
verificarono una serie di avvenimenti che in poche
settimane mi hanno portata ad accettare l'invito per
venire in Italia, dove viveva mia mamma, per giocare
a pallavolo. Non sto a raccontarvi la telenovela
brasiliana che è stata la mia vita fino a quell'età,
avevo 17 anni, ma il fatto è che io fino a quel
momento non ero mai stata con mia madre,
Le mie
“ Sliding Doors”
!
praticamente non la conoscevo, mi avevano portato
via da lei troppo piccola. La vita, i problemi familiari in
Brasile e la pallavolo che mi offriva un sogno in Italia,
mi ha portato davanti alle mie “sliding doors”! Ormai
sono passati 27 anni, quindi posso dire che sono più
italiana che brasiliana. Di anni vissuti sì! Sono nata a
Rio de Janeiro, la tipica “ragazza di Ipanema”! Porto
con me tutti i tratti caratteriali brasiliani: la solarità,
l'allegria, l'energia, l'amore per la vita, la resilienza, la
malinconia e la “saudade”, che insieme ai tratti italiani
acquisiti, la tenacia, la serietà, il rispetto,
il coraggio e la professionalità, fanno di
me quella che sono oggi! A dire la verità,
sono molto fiera di ciò che sono! Mi
presento. Sono Karine de Souza, o
almeno in Italia, perchè in Brasile ho
ben quattro cognomi. Mi sembra
sempre di vivere due realtà diverse!
In primis sono una mamma di 2
bellissimi adolescenti: Ernesto di 15
anni e Noemi di quasi 18. Fiera di averli
fatti presto e aver lottato tanto per loro.
Un matrimonio difficile, una separazione
che dopo 14 anni è ancora abbastanza
presente! Loro mi hanno dato la forza
per diventare ciò che sono. Mi piace
sempre dire che sono i miei maestri di
vita! Sono sempre stata una mamma
single e ho fatto l'imprenditrice in giro
per il mondo a settimane alterne perchè
dovevo tornare di corsa a fare “la
mamma”! E' stato molto impegnativo e
doloroso! Sono sempre stata accusata
da tutti perchè non ero la mamma da
protocollo, ma sono certa che i ragazzi
sono fieri di me! Sono riuscita a
insegnarli parecchio anche essendo una
mamma “fuori dagli schemi”! Sono la
CEO di KDS International Business
Consulting (che sta per Karine de
Souza), aiuto gli imprenditori ad
esportare e investire in Brasile in modo
strategico in modo che un processo così
impegnativo e lontano possa essere
sicuro e con risultati a lungo termine,
contando con la nostra perfetta
conoscenza del mercato ed il vantaggio
per i clienti di aver un suo team
operativo in loco. Oggi KDS è un
gruppo ormai con una storia di 20 anni.
Ha subito parecchie trasformazioni, ha
visto passare tante persone che hanno
imparato il mestiere e poi se lo sono
portati via, è caduto alcune volte e poi si
è rialzato, ha una storia tutta sua, oserei
dire che è come me ... fuori dagli
schemi. Una volta in Italia, ho scelto di
fare Comunicazione e Marketing a
Bologna e successivamente una
specializzazione in Commercio Estero.
Ho sempre pensato di fare qualcosa
con i miei due paesi, e dopo i primi tre
anni di studio, sport e lavoro, ero già
follemente innamorata dell'Italia e non
avevo nessuna intenzione di tornare a
casa. Uno dei più grandi insegnamenti
che porto da un mio mentore della
pallavolo è: “Fermati! Chiudi il gli occhi e
ascolta il tuo cuore, fai quello che ti dice,
visualizza, trova il modo e vincerai
sempre!” Così è sempre stato! Mi sono
sempre chiesta cosa mi avrebbe fatto
felice. E ho cercato di seguire il mio
cuore nonostante la strada fosse
tortuosa! Così ho aperto la mia prima
società con una amica. La Elegance
Eventi & Comunicazione, che portava e
porta tutt'oggi in Italia le aziende
brasiliane ad esporre nelle fiere più
importanti, gli davamo tutto il supporto
perchè il loro investimento fieristico
fosse un successo. Abbiamo lavorato
con le più grosse società del Brasile
perché 20 anni fa nessuno faceva
questo mestiere e avere qui un
referente per loro non sembrava vero. In
un attimo la Elegance è diventata
riferimento per il Governo brasiliano, le
associazioni di categoria, squadre di
calcio ecc. La mia socia però aveva
bisogno di un lavoro più stabile perchè
aveva problemi di salute e così sono
rimasta da sola. Fare l'imprenditore non
è semplice e non è per tutti. Eravamo
giovani e ci voleva tanta energia.
La mia crescita professionale ha portato
subito tanti problemi nella mia vita di
coppia, e dopo alcuni anni per salvare il
matrimonio ho accettato di frenare e
avere anche io un lavoro fisso, al porto
di Ravenna. Facevo solo delle
consulenze e passavo i miei clienti ad
altre società partner. Per 2 anni ho fatto
il lavoro per il quale avevo studiato, le
bolle doganali e il commercio estero con
Israele e Libano, dal porto di Ravenna,
con orari fissi e weekend a casa, come
da protocollo. Ho imparato tanto. Ma
non ero felice!
Non era questo che avevo sognato
per me!
Mio marito lo aveva capito ma era ciò
che voleva lui. Rimango incinta per la
prima volta e perdo mio figlio,
scoprendo di avere un tumore raro
all'utero. Inizia la chemioterapia e
radioterapia. Stop con il lavoro, ferma
tutto! I clienti dicono che mi
aspetteranno. Che non devo più tornare
al porto. Così è stato! Una lotta durata
parecchi mesi! Avevo solo 23 anni.
Avevo perso il mio bambino, vedevo
davanti allo specchio il mio corpo che
cambiava, la mia energia non era più la
stessa. Ma dentro di me c'era una forza
incredibile e l'ho vinto alla grande!
Perché chiudevo gli occhi e vedevo
tutt'altro! Ho scelto di non smettere di
KARINE :DE SOUZA
GENERAL MANAGER KDS srl - MANAGEMENT & INTERNAZIONALIZZAZIONE IMPRESE
ESPERTA WINE EXPORT - RAVENNA - ITALIA
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Il differenziale del
gruppo KDS sono proprio io!
Sono brasiliana al 100% ma
anche italiana al 100%. I nostri
clienti trovano nel nostro team
non solo professionalità ma
anche tutta quella conoscenza
culturale dei due paesi che
fanno tutta la differenza. E'
come avere in Italia un ufficio
export brasiliano.
di lavorare fino a quando ho potuto, e così ho capito
l'importanza anche di quel posto, del porto, di quel lavoro e
di quelle persone! Era la prima volta che “cadevo” da
imprenditrice ma iniziava la mia crescita come persona tra
l'ospedale e il porto! Dopo 8 mesi di chemio e radio ho
ricominciato da capo! Elegance Eventi & Comunicazione
stava per rinascere insieme a me. Era come me: più forte.
Insieme a lei, sono arrivati nuovi clienti di settori diversi in
Brasile e in Italia. Italiani che volevano andare in Brasile.
Quindi c'era da creare qualcosa che andasse oltre le fiere e
gli eventi. La pallavolo mi ha insegnato ad osservare e ad
essere veloce, di cogliere le opportunità, molte volte dove
molti vedono solo problemi, una delle mie più importanti
caratteristiche, così ho sempre colto le opportunità al
momento giusto! Ci voleva la preparazione necessaria
all'internazionalizzazione. L'economia brasiliana cresceva
ed io ero una delle poche sul mercato con l'esperienza e la
perfetta conoscenza culturale del Paese. Ci voleva la
consulenza sui mercati, la parte commerciale, fiscale,
legale, logistica ecc. Sono tornata a studiare. Mentre
nasceva la mia prima figlia, io creavo la parte di consulenza
del gruppo, tutto ciò che serve alle società quando vogliono
investire in Italia e in Brasile. Ho creato i team di partners
qua e là e sono arrivati clienti da altri paesi interessati ad
investire ed esportare con la mia consulenza. Così con gli
anni la Elegance Eventi & Comunicazione gestiva la fase
degli eventi e marketing, cioè la partecipazione alle fiere o
lancio prodotto e la KDS International Business Consulting
il processo di internazionalizzazione vero e proprio, tanto in
incoming quanto in outgoing. Poi ho avuto i mio secondo
genito e nonostante tutto ho continuato ad investire su me
stessa e nel gruppo. Oggi KDS ha la sede principale in
Italia come consulenza e sviluppo strategico dei diversi
progetti con i Project Managers divisi secondo i settori di
interesse. Mentre i nostri team operativi stanno in Brasile a
São Paulo, Rio de Janeiro e Belo Horizonte, ed è composto
da 17 professionisti tra legali, fiscalisti, commerciali, project
managers, spedizionieri, ufficio marketing, ufficio stampa e
una Trading. In Brasile è fatta tutta la parte operativa
mentre da qui insieme al cliente o insieme ai partners negli
altri paesi (abbiamo una partnership a Dubai e una a
Shangai) coordiniamo il business e l'investimento.
Oltretutto, negli ultimi anni mi sono innamorata anche della
crescita personale e dopo aver fatto alcuni corsi con la
scuola di Roberto Re, diventato anche un mio cliente in
Brasile oltre che un caro amico, mi sono appassionata al
mondo del coaching. Ho fatto un percorso per un paio di
anni all'interno della sua Accademia come assistente
Coach, un corso di Coach e business Coach in Brasile al
IBC ( Istituto Brasiliano di Coach) e un Master Practitioner in
Programmazione Neurolinguistica. Questa ulteriore
formazione mi ha portato a lavorare in modo diverso con le
mie aziende. I miei clienti ora vengono guidati a scoprire il
loro vero scopo nel processo di internazionalizzazione. .
Utilizzo il coaching nella fase iniziale del nostro metodo
(certificato presso la Camera di Commercio): un metodo
che porta l'azienda ad un risultato tangibile in un arco di 6
mesi. Il differenziale del gruppo KDS sono proprio io! Sono
brasiliana al 100% ma anche italiana al 100%. I nostri clienti
LAVORIAMO IN SETTORI
COME:
-Energia rinnovabile
- Automotive
- Cosmetica
- Vini e Agroalimentari
- Edilizia
- Arredamento
- Automazione
- Aerospaziale
E NELL'OTTICA DI
INTERNAZIONALIZZAZIONE
I NOSTRI SERVIZI SONO:
- Export
- International Agreements
- Joint-Ventures
- M&A
clienti trovano nel nostro team non solo professionalità ma
anche tutta quella conoscenza culturale dei due paesi che
fanno tutta la differenza. E' come avere in Italia un ufficio
export brasiliano. Siamo totalmente presenti in Brasile
anche se localizzati qui! In società ho Milena, un ingegnere
gestionale, la regina di Excel e dei numeri, esperta in
internazionalizzazione e Massimo, Avvocato aziendalista e
Coach. Le parti che chiudono perfettamente il cerchio. Non
abbiamo dipendenti ma collaboratori. Ovunque lavoriamo
cosÏ. Ovviamente è più rischioso ma allo stesso tempo
abbiamo persone che da 15 anni sono con noi. Rischiamo
di formare collaboratori che dopo vanno via con la nostra
conoscenza mettendosi in proprio. Tutta energia sprecata
ma piano piano stiamo imparando a selezionarli meglio.
Credo sia la parte più difficile. D'altra parte però abbiamo un
team straordinario da anni in Brasile. Mi sento una donna
realizzata nel mio lavoro e dopo aver creato dei processi e
manuali operativi, sono riuscita anche a staccarmi un pò dal
gruppo e dedicarmi ad altri business come ECORISO, la
società d'importazione di cannucce di riso in Italia e alcuni
paesi in Europa e Medio Oriente ( www.ecoriso.com) e la
rappresentanza in Europa per XPRO-USA ( www.xprousa.com),
un'agenzia di Trading americana. Un altro settore
che seguo direttamente e che mi ha aperto un mondo,
dandomi un'altra identità, è la mia grande passione: i VINI.
KDS rappresenta tantissime vinicole italiane in Brasile e
negli anni sono diventata una delle più grandi esperte del
settore verso il mio paese. E' nata una società apposita, la
KDS FOOD&WINES e a gennaio di quest'anno sono nate
KDS IBERIA (per i vini portoghesi e spagnoli) e KDS
CANADA (per l'export dei vini italiani in Canada). Seguo
direttamente le vinicole italiane nella selezione delle
etichette per il mio mercato e nella loro formazione per
un'esportazione efficace. E stiamo producendo il nostro vino
ora! Ho creato anche la KDS WINE EXPERIENCES che
porta in Italia (e dopo l'era coronavirus anche in Portogallo e
Spagna) gli stranieri (non solo brasiliani) a fare enoturismo!
Non posso vendere il vino senza far provare loro le emozioni
che ci sono dietro a ciò che stanno consumando. Chi ama il
vino ama l'enoturismo e l' Italia è meravigliosa, con i suoi
vigneti e la sua storia. Troppo bella per non essere
degustata e vissuta. Questo expertise mi ha portata ad
essere consulente per diversi Comuni e Regioni italiane che
investono nel loro turismo e mi chiamano per visitare i loro
punti turistici, strutture, aziende agricole e vigneti con lo
scopo di sviluppare pacchetti e insegnarli a promuoversi
verso l'estero. E' davvero bello ciò che faccio con loro!
Raggiungo così quelli che sono i nostri bisogni superiori: la
crescita e il contributo! Inoltre vivo sulla mia pelle un'Italia
che nemmeno gli italiani conoscono. E' talmente tanta
cultura! Mi emoziono ogni volta e non posso che provare
gratitudine! Sono grata per l'opportunità che ho di fare ciò
che amo in un paese così bello e unico al mondo, e di poter
essere Ambassador di questa bellezza e unicità all'estero! Il
mio scopo è sempre stato quello di essere e fare la
differenza per il mio paese portando del valore aggiunto
dall' Italia e di conseguenza fare la differenza anche qui
Kds International Business Consulting (kds srls)
www.karinedesouza.com
aiutando le aziende italiane. E' ciò che faccio ogni giorno
della mia vita! Con amore e passione! Sono proprio
fortunata! Da alcuni anni insegno Wine Export all' Università
di Salerno nel corso di Wine Business e faccio diverse
conferenze in Italia e all'estero sul tema. Oltre ad insegnare
export e internazionalizzazione in altri contesti e aziende in
giro per l' Italia. Così è nata l'idea con il Prof. Festa, direttore
del corso a Salerno, di fare un corso online di Wine Business
per i mercati esteri: insegnare a professionisti, personale
delle cantine e del settore come si fa business nel mondo del
vino. Con il patrocinio dell' ABS ( Associazione Brasiliana di
Sommeliers) è nata KDS INTERNATIONAL WINE
ACADEMY che conta con formatori come il Professor
Giuseppe Festa per wine business,
Sergio di Loreto
( Tenuta Frescobaldi) per wine marketing e la sottoscritta per
wine export, oltre a Sommeliers dell' AIS, ABS,
Assaggiatori
ONAV e Enologi. Come brand invece abbiamo avuto il
patrocinio di Bellavista, Maso Martis, Sella&Mosca,
Tenuta Frescobaldi, Tenuta Cavalier Pepe,
Gruppo
Farnese, Gruppo Botter e altri. A ottobre sarà online il
primo corso di INTERNATIONAL WINE BUSINESS e sarà
venduto in Brasile, Portogallo, Spagna, Canada e USA. Tutta
questa passione insieme alla mia curiosità e ricerca
dell'eccellenza mi hanno portata a scrivermi alla Facoltà di
Enologia. Direi che il vino ha proprio catturato il mio cuore!
Come potete leggere, tutto ciò che sono e che faccio ha due
ingredienti come base: passione e divertimento. Non potrei
farlo altrimenti. Il resto me lo avete dato e insegnato voi!
L' Italia è un paese meraviglioso. Pieno di risorse e ancora di
opportunità. Credo che il problema sia la rigidità di molte
persone che pretendono solo. Tutto il mondo ha gli stessi
modelli di gestione e anche peggio, guardate cosa sta
succedendo in Brasile con il coronavirus! Invece di
lamentarsi credo che dobbiamo cercare di farci le domande
giuste. Solo incolpare e pretendere non è la soluzione,
perchè anche se paghiamo le tasse per avere dei servizi
(che abbiamo comunque anche se non come vorremmo)
non ci da nessuna garanzia del nostro futuro o qualità di vita,
questo dipende da noi. Non è da seduti sul divano
aspettando l'assegno di disoccupazione o il lavoro per il
quale ci siamo preparati che cambieremo la nostra realtà!
Scusate la mia schiettezza ma anche questo ho imparato in
Italia! Un Paese che da a chi ha voglia di cercare e darsi da
fare! Le risposte sono tutte qui! Certo che ci sono paesi dove
si pagano meno tasse ma poi magari non hai altre cose...
perchè solo concentrarsi sull'erba del vicino? Anche per noi
immigrati, per chi ha voglia di fare e rispetta le regole del
vostro paese, siamo un valore aggiunto a livello culturale e
molte volte di mano d'opera. Dove è scritto che dobbiamo
essere solo domestiche e badanti? Questo è ciò che vorrei
che le italiane e le straniere vedessero, e che i miei occhi
vedono! Il mio punto di forza è proprio questo: la visione
sistemica! E vorrei che la mia storia potesse servire di
spunto a qualcuna. Per chiudere questo lungo racconto vi
parlo di SOHO ( www.sohonlus.com). La Onlus che da 6 anni
ho creato con due amiche e che segue progetti di assistenza
a bambini e mamme in Brasile, Thailandia e Ghana. Non si
può solo ricevere, bisogna anche saper dare, prima di tutto!
E dopo tutte
queste righe non resta che
fare un brindisi a questa
fantasticaItalia, agli
italiani e alle
ITALIANE!
@kds_food_and_wines
Karine de Souza
Chi è Vittoria:
dopo un incontro fortuito ma non
troppo, Vittoria Chiappero, forte
delle sue competenze nel settore
del marketing e della comunicazione
integrata, sposa il progetto e si
lancia nella nuova sfida, creando,
insieme a un pool tutto al femminile,
Dolomitic Water Aqva 1296.
LA PRIMA LINEA
COSMETICA
CON I PRINCIPI
ATTIVI DELLE
DOLOMITI.
DALLA COMBINAZIONE DI ACQUA DOLOMITICA E PORFIDO DEL TRENTINO,
DAL CONNUBIO TRA UNA NATURA ANTICA, PRIMORDIALE, CON LE PIÙ
MODERNE BIOTECNOLOGIE, NASCE DOLOMITIC WATER, COSMESI E
IDRATAZIONE AD ALTA QUOTA… È L'ACQUA DOLOMITICA, LA LINFA,
L'ELEMENTO PRINCIPALE E NOBILE ALLA BASE DI EAU D'ALTITUDE. ASSOCIATA
AGLI ELEMENTI DELLA ROCCIA MILLENARIA – FERRO, CALCIO, MAGNESIO,
POTASSIO TITANIO, ZINCO – GRAZIE AD UN INNOVATIVO PROCESSO,
L'ACQUA DA PURO ELEMENTO SI TRASFORMA IN PRODOTTO DI BELLEZZA. LA
LINEA COSMETICA EAU D'ALTITUDE SI AVVALE DI UNA SPECIALE TECNOLOGIA,
CHE PERMETTE DI VEICOLARE DAVVERO L'ACQUA ATTRAVERSO I VARI STRATI
DELLA CUTE GRAZIE A SPECIALI NANOSFERE IN MATERIALE BIOCOMPATIBILE
DELLA DIMENSIONE DI MILIARDESIMI DI METRO.
Un'acqua preziosissima: proviene da una falda
profonda e difficilmente vulnerabile che ne fa un
ingrediente attivo ideale per preparazioni
farmaceutiche, termali e cosmetiche. L'elemento
essenziale e nobile di Dolomitic Water è l'acqua
dolomitica che, grazie ad un innovativo intervento
biotecnologico (che ne aumenta l'effetto biadesivo
sulla pelle), permea naturalmente l'epidermide, dove
libera tutto il suo potenziale energetico eisuoi
elementi attivi, stimolando l'idratazione, la reattività
della pelle e consentendone il rapido recupero
funzionale. Il porfido dolomitico Pietra viene
sottoposto, per il suo utilizzo nei prodotti Dolomitic
Water, ad un complesso procedimento di
polverizzazione, micronizzazione e setacciatura in
uno speciale frantoio. Il micronizzato di porfido
presente nei prodotti Dolomitic Water garantisce
un effetto di sweet peeling meccanico e uniforme e
la sua naturale colorazione brunita ne fa un
coadiuvante non coprente del colorito naturale della
pelle. l'Università di Padova, sotto la guida del Prof.
Antonio Bettero, coadiuvato dall'expertise
trentennale nel campo della produzione farmacocosmetologico
del Prof. Fabio Brunetta, ha studiato
a lungo i benefici dell'acqua dolomitica ed ha
sviluppato un processo biotecnologico
assolutamente innovativo in grado di veicolare fino
in profondità tutti i principi attivi delle sostanze. (...)
Etu,che
cosmetico usi?
“l turn over di cosmetici sulla mensola del tuo bagno è paragonabile a quello dei passeggeri del JFK di New York?
Alcuni vanno, altri vengono, qualcuno si ferma in transito per un po’ più a lungo poi se ne va. Questo significa che
non ti sei affezionata a nessun prodotto, che non hai ancora trovato quello più adatto alla tua pelle, o che ti è
sembrato più efficace di altri. Ecco perchè ho pensato a qualcosa di davvero magico per la vostra pelle, una linea
cosmetica termale di cui vi innamorerete. Dolomitic Water, e dopo, vi assicuro, sarà amore eterno ”.
in primo
PIANO
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VITTORIA : CHIAPPERO
OWNER AND CEO DOLOMITIC WATER - SKIN CARE LINE - FOUNDER AND CHAIRMAN LAV SOLUTIONS LTD
TORINO - ITALIA
Le straordinarie proprietà benefiche dell'acqua della Fonte di San Martino di Castrozza già da
diversi secoli erano famose per le loro proprietà, ma solo recentemente hanno svelato tutti i loro
segreti. L'applicazione delle moderne scoperte scientifiche è strettamente legata alla profonda
conoscenza delle proprietà curative della natura e l'originalità delle formulazioni, mai disgiunte
dall'attenzione per il benessere e la salute delle persone, per l'ambiente e per la preservazione delle
risorse naturali. I prodotti Dolomitic Water sono dermatologicamente testati, compatibili con tutte le
tipologie di pelle e utilizzano solo materie prime di provata efficacia, certificate naturali o di
derivazione naturale. Totalmente privi di coloranti sintetici, sono confezionati in modo da assicurare la
loro perfetta conservazione e di limitare al minimo l'utilizzo dei conservanti. La profumazione, quando
presente, è unica per tutta la linea e molto soft.
INTERVIEW:
CONOSCIAMO VITTORIA PIÙ DA VICINO
E RUBIAMOLE QUALCHE CONSIGLIO DI
BELLEZZA
Un curriculum prestigioso, madre di 4
figli adulti, Vittoria Chiappero parla
correntemente italiano, tedesco, inglese
e francese ed è una golfista
appassionata. E' lei la fondatrice di
Dolomitic Water Aqva 1296, una linea di
prodotti che fa di due elementi naturali
primordiali la centralità delle sue
formule. Trattamenti di viso e corpo che
unisce elementi primordiali come 'acqua
e pietra' - l'acqua dolomitica e il porfido
trentino - con innovativi processi
biotecnologici, per offrire un percorso di
benessere totalizzante. Ricerca, studio e
valore scientifico sono stati gli elementi
fondamentali che hanno guidato la
realizzazione di questo progetto. La
formulazione è stata una fase
fondamentale, con l'obiettivo di ottenere
un cosmetico funzionale e capace di
offrire anche una gradevole esperienza
sensoriale. Un modo di formulare che si
basa sull'associazione di attivi
altamente performanti, presenti alla
dose ottimale raccomandata, combinati
con materie prime naturali di prima
scelta. Da qui nasce il concept del brand
Dolomitic Water Aqva 1296.
Come è cominciata la tua esperienza
nella cosmesi naturale Vittoria?
Mi sono avvicinata al mondo del benessere
e della cosmesi in un modo inusuale, non
sono una cosmetologa. Di fatto per oltre 20
anni ho maturato esperienza in tutt'altro
campo prima in Germania poi in Italia dove
nel 1994 ho fondato e guidato per 20 anni
una società di marketing e comunicazione
operante nel segmento del Turismo
dell'Hotellerie e dei beni di alta gamma.
Un'esperienza per me fondamentale poiché
avendo rappresentato una quindicina di
enti del turismo, ho viaggiato molto avendo
così modo di approfondire tutti gli standard
e le esigenze degli alberghi e soprattutto
del loro comparto SPA. L'aver potuto
collaborare con i più importanti gruppi
alberghieri mi ha permesso di sviluppare
un nuovo modello di business il cui target
sono appunto le SPA degli Hotel che il
nostro gruppo supporta con consulenze
mirate. Una premessa doverosa per
arrivare al passo successivo, lo sviluppo
della linea di prodotti Dolomitic Water.
Certamente Vittoria, mi spieghi che cosa
ha determinato questa evoluzione della
sua vita professionale…
Credo che il percorso e la vita di tutti noi
sia predefinita e così, come in tante altre
occasioni, un incontro casuale si è
trasformato in opportunità, quella di
sviluppare una linea di prodotti che fossero
sinergici all'attività che stavamo svolgendo
con gli alberghi. Una line cosmetica dalla
connotazione naturale, legata alla natura
primordiale delle Dolomiti e quindi anche al
nostro territorio. Per inciso, l'incontro è
stato quello con lo scultore Paolo
Colombini. Paolo oltre ad aver capito le
peculiarità che il porfido poteva avere in
cosmesi, a suo tempo, aveva anche
iniziato un'importante collaborazione con
l'università di Padova. Il nostro gruppo è
poi subentrato sviluppando l'intera gamma
di prodotti viso e corpo grazie anche al
supporto tecnico del Prof Fabio Brunetta,
un luminare in campo cosmeceutico.
Quand'è che un cosmetico può davvero
essere definito naturale?
Può essere definito al 100% naturale, se
non vengono utilizzati conservanti o aditivi
chimici. Di fatto, un prodotto al 100%
naturale dovrebbero sempre essere
proposti in flaconcini monodose, per
evitarne il deterioramento. Secondo la
nostra filosofia, un cosmetico naturale è un
prodotto costituito il più possibile da
ingredienti naturali o di origine naturale
(utilizzati come tali oppure trasformati con
processi fisici o chimici a basso impatto
ambientale), ed il meno possibile da
sostanze di sintesi chimica (oppure la cui
estrazione avvenga in modalità considerate
poco sostenibili).
E' questa la filosofia del tuo brand Vittoria?
Io credo che come in tutte le cose ci deve essere un
buon equilibrio. Importante selezionare bene i principi
attivi e individuare le giuste concertazioni. Ritengo che
sia importante che il prodotto venga ben preservato
per esaltarne le caratteristiche, ben vengano quindi i
conservanti. I conservanti chimici non devono essere
demonizzati in quanto hanno anche una funzione
battericida, è fondamentale utilizzare conservanti ad
ampio spettro d’azione ma a bassa concentrazione.
Importante conoscerne la provenienza nostri sono
esclusivamente Made in Italy
La “beauty routine” quotidiana che consiglieresti?
Intanto bisogna iniziare fin da giovani a dare
nutrimento alla pelle. Quindi un consiglio di base è
quello di detergere sempre bene la pelle così che poi
il prodotto applicato possa penetrare bene e idratare
la pelle. Per dare il giusta nutrimento, consiglio di
applicare crema e siero alla sera e un leggero strato
di crema (se possibile con filtro solare) alla mattina.
Quali sono i prodotti che non dovrebbero
mancare nei nostri beauty case?
Sicuramente l’acqua micellare o latte detergente, una
buona crema idratante con acido ialuronico e poi a
seconda dell’età un siero – io consiglio il nostro siero
alla vitamina C, molto efficace poiché la
concentrazione di vitamina Cèal10%.
Come si scelgono i cosmetici più giusti per le
proprie esigenze e quanto è importante a tuo
parere fare scelte consapevoli?
La scelta è soggettiva. Importante anche il fattore
qualità/prezzo: i nostri prodotti Dolomitic Water sono
qualitativamente molto alti ad un prezzo ragionevole.
Oggi il consumatore è diventato molto più attentato
non si fa più “intortar” da false promesse di marketing.
Mi permetto di consigliare, individuata la linea giusta
utilizzarne trasversalmente i prodotti dal tonico al
siero, alla crema notte etc. I nostri prodotti sono
studiati per essere compatibili l’uno con l’altro e sono
stati formulati con un’attenzione particolare agli
allergeni. E’ un elemento importante, poiché oggi sono
molte le persone che sviluppano allergie e
intolleranze.
Il tuo prodotto “must have” ?
Difficile da dire, sicuramente la nostra crema notte
con micronizzato di porfido. Personalmente non posso
fare a meno della crema COMPACT per il corpo, è a
base di luppolo è oltre a nutrire la pelle agisce contro
la lassità.
Dove possiamo acquistare i tuoi prodotti?
Possono essere acquistati online sul nostro sito di e-
commerce www.dolomiticwater.com, presso il nostro
Wellness Corner Monomarca a Torino e in selezionate
profumerie. Siamo inoltre presenti nelle SPA di
prestigiosi hotel, ne cito alcuni i PalazzoAminta a
Stresa, Turin Palace, Excelsior Place a Rapallo, Villa
Crespi sul lago d’Orta, Il Bergman Hotel a Cervinia
che invito a visitare.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti
aggiungere prima di salutarci? Un ultimo
consiglio per le nostre lettrici più attente?
Il nostro prodotto è espressione al 100% del Made in
Italy e trae origini da una fonte Dolomitica millenaria.
Vorrei quindi concludere che oggi il mio invito più che
mai, è quello di scegliere il MADE IN ITALY, per
supportare trasversalmente le eccellenze artigianali
del nostro paese. Vi ringrazio per l’attenzione.
Grazie a te Vittoria per averci fatto conoscere
questi straordinari prodotti naturali per poter
"brillare dall’interno"... Questo permette a noi
donne di sentirci sicure del nostro aspetto anche
senza aver bisogno di trucco, cosa possibile solo
quando la pelle ha un aspetto sano.
Dolomitic Water: nessuna falsa promessa!
Per essere al meglio di noi stesse in ogni
fase della vita.
GENESI DI BELLEZZA
INTUITO, SCIENZA ED ESPERIENZA: ORIGINE E SVILUPPO DI UN PROGETTO PER UNA NUOVA
IDEA DI BELLEZZA E BENESSERE. PERCHÉ VOLERSI BENE È UN'ARTE.
www.dolomiticwater.com
Il Covid-19
come ha
cambiato
il tuo
lavoro?
2020
8 PROFESSIONISTE
RISPONDONO.
Il mondo è cambiato molte volte, e
sta cambiando di nuovo. Tutti noi ci
siamo adattati a un nuovo modo di
vivere, di lavorare e di creare
relazioni. Sono stati mesi in cui
l’impensabile ha fatto
prepotentemente irruzione nelle
nostre vite; L’impensabile si è
manifestato in ogni piega del nostro
quotidiano. Tutta l'economia a grave
rischio, tutto da riorganizzare
attentamente. C’è però un “settore”
(definiamolo così), che attraversa
tutte le categorie produttive,
trasversalmente: le donne che
lavorano, circa nove milioni, solo in
Italia. Una parte consistente di questo
esercito globale (fermo restando i
governi più virtuosi) si pone il
problema del futuro imminente. Se
c’è un momento per dire
“occupiamoci delle donne”, “servono
misure specifiche per le lavoratrici”, è
senz'altro questo. In gioco non ci
sono diritti minoritari e marginali ma il
cardine dell’emancipazione
femminile, il diritto al lavoro e
all’indipendenza economica. Al limite,
si immagini una “aspettativa Covid”
per le madri e per chi si fa carico dei
parenti non autosufficienti,
consentendo loro di sospendere
l’attività per un tempo ragionevole
senza perdere il lavoro. Si dirottino
risorse in questa direzione. La posta
in gioco non è un dettaglio
secondario nell’enormità della
tempesta: se il lavoro torna a essere
“cosa da uomini” l’Italia rischia di
compiere un passo indietro davvero
irrimediabile, rendendo milioni di
cittadine più povere e più infelici.
HANNO DETTO
www.dimagazine.it38
www.dimagazine.it
Il Covid-19 come ha
cambiato il tuo
lavoro?
AMIRA SHUKRI
Microsoft - Digital Advisor
Nel mio lavoro di consulente per la
trasformazione digitale, lavoro a
stretto contatto con dirigenti,
manager aziendali e leader di
diverse aziende per aiutarli a
realizzare e superare i loro obiettivi
di business attraverso l'uso della
tecnologia. Quando la crisi del
covid-19 ha colpito, l'impatto
maggiore che ho avvertito sul mio
lavoro è stato l'enorme
cambiamento delle priorità; mentre
alcune iniziative sono state
ovviamente cancellate o
prioritizzate, non c'è dubbio che
abbiamo anche assistito a
un'accelerazione senza precedenti
nell'adozione di alcune tecnologie
come quelle utilizzate per la
collaborazione a distanza. Ciò ha
fatto sì che anche le aziende che
erano riluttanti o lente nei loro
"viaggi di trasformazione digitale"
fossero ora molto veloci a cambiare
marcia e a dotare i loro dipendenti
degli strumenti necessari per
lavorare a distanza. Ovviamente
percepire la necessità di questo
cambio di priorità richiede un certo
livello di empatia tra un'azienda e il mercato in cui opera, tra la leadership dell'aziendaeisuoidipendenti e, per
le persone che hanno lavori di consulenza come me, richiede un'immensa empatia verso le esigenze del
cliente, e una comprensione delle varie forze e pressioni sotto le quali operano. Il concetto di tecnologia al
servizio dell'umanità è sempre stato un tema forte nel mio lavoro quotidiano. Dopo le crisi covid-19 posso
sicuramente percepire un'elevata consapevolezza del mercato verso gli impatti sociali positivi che la tecnologia
può avere. Dopo le crisi del Covid-19, un'attenzione molto particolare viene data alla trasformazione "guidata
dallo scopo", e molte aziende hanno dichiarato la "Sostenibilità" e la "Responsabilità Sociale d'Impresa" come
un'area di attenzione primaria per loro a partire dal 2020. La tecnologia, chiaramente, ha un grande potenziale
nell'abilitare e accelerare questi temi. Per quanto riguarda i compiti quotidiani, non c'è stato un vero e proprio
grande cambiamento, in quanto in Microsoft, abbiamo già lavorato in un modo che ha permesso una
collaborazione completamente a distanza anche prima della crisi di Covid-19. D'altra parte, posso notare un
cambiamento positivo degli atteggiamenti di persone, colleghi o clienti, che si sentono più a loro agio nel
condividere un lato personale di loro stessi e della loro vita durante le riunioni, con occasionali ospiti a sorpresa
che a volte si presentano alle riunioni come animali domestici o bambini. Tutto questo ha messo sotto i riflettori
l'eterna importanza dell'empatia in ogni contesto, compresi gli ambienti di lavoro... L'empatia verso i nostri
colleghi, i nostri clienti e i nostri simili ovunque.
MILANO - ITALIA
CORINNA ZUR
NEDDEN (PHD)
Ambromobiliare S.p.A -
Amministratore Delegato
La mia esperienza
professionale durante il
lockdown e l'impatto della
pandemia sul mio lavoro
attuale? Dico sempre che il
mio lavoro di consulente per
le quotazioni in Borsa - sono
Amministratore Delegato di
Ambromobiliare, market
leader nell'advisory in finanza
straordinaria, che ha seguito
ben 47 società per la
quotazione sul mercato AIM
Italia - è sostanzialmente
fattibile ovunque. Noi
vendiamo principalmente il
nostro cervello e quindi non è
importante dove si trova,
basta che ci sia. Quindi le mie
giornate erano scanditi di
video call da casa.
Improvvisamente tutti
avevano bisogno di vedersi in
call. Non bastava più una
semplice chiamata telefonica.
Poi, essendo chiusi in casa
durante il lockdown, tutti
sapevano che eri
potenzialmente disponibile
anche durante il weekend. Allora si usava anche questo tempo a disposizione. Pensavo che lo smart
working concedesse magari anche una puntata di Netflix dopo pranzo, ma non sono riuscita di vederne
una. Per fortuna eravamo talmente pieni di progetti in questo tempo difficile che non siamo arrivati ad
annoiarci. Ho notato anche una certa evoluzione di tutti nello smart working e non solo nella sua
organizzazione tecnica con tutte le piattaforme da imparare, ma anche nella pianificazione delle riunioni.
All'inizio abbiamo fissato delle riunioni virtuali che duravano tutto il giorno – anche perché fatti fisicamente
occupano tutta la giornata. Dopo un po' ci siamo resi conto che ci vogliono anche delle pause pianificate
per non diventare matti guardando tutto il giorno lo schermo. Il work load non è mai stato così intenso, ma
con collaboratori ottimi, siamo riusciti a far fronte a tutte le esigenze. Inoltre sono board member di diverse
società quotate e direi che il lockdown ha quasi favorito i lavori consigliari. Spesso non tutti i membri del
Consiglio possono essere presenti fisicamente, ma con il lockdown siamo riusciti di organizzare Consigli di
Amministrazione in video conference con tutti i Consiglieri presenti che ha aumentato non solo la
conoscenza reciproca ma anche in alcuni casi la qualità delle decisioni avendo tutto il knowhow connesso
allo stesso tempo. Infine, essendo anche business coach certificato e volendo fare qualcosa benefica per il
sistema, ho offerto nel tempo libero a disposizione delle sessioni di coaching ai miei interlocutori di
business e ai miei amici. Ero un po' scettica perché dovevano svolgersi per forza in video call, ma penso di
aver dato lo stesso una mano a chi temeva di andare fuori di testa essendo chiusi in casa per mesi
alzando il loro livello di resilienza. Adesso il mio team è tornato interamente in ufficio, con tutte le misure di
sicurezza da adottare. Siamo tutti felici di poterci confrontare direttamente – anche tramite i divisori di
plexiglas - ma senza alzare il telefono o stabilire una connessione video. Una cosa che probabilmente è
cambiato per sempre è il cosiddetto “turismo aziendale”. Prima della pandemia si prendeva il treno da
Milano a Roma in giornata per fare una riunione di presenza di 2 ore. Questo oggi non si fa più e la
giornata lavorativa diventa molto più efficace perché tutti che hanno fatto la stessa cosa mi daranno
ragione: lavorare sul frecciarossa non è proprio la stessa cosa. Al momento sto lavorando con alcuni clienti
per la preparazione della loro quotazione che non ho ancora incontrato personalmente. Sono convinta che
funziona lo stesso ma sono altrettanto sicura che l'empatia che si crea durante gli incontri fisici è la colla
che tiene insieme il team. Quindi torneremo anche a delle belle, sane riunioni fisiche.
MILANO - ITALIA
GRAZIELLA GAVEZOTTI
Edenred Finanziaria S.r.l. - Presidente in Italia e board member di
Edenred SA a Parigi
Due aspetti si sono fortemente accelerati: nelle relazioni siamo
divenuti più umani, nell’offerta di business più digitali. Il periodo di
distanziamento fisico ci ha regalato una maggiore consapevolezza
del nostro bisogno di intimità, empatia e vicinanza con altri umani. Ci
siamo sentiti soli e mai come in questo periodo siamo stati felici per
un whatapp ricevuto da amici o per i video a pioggia che inondavano
il nostro cellulare. Insomma la tecnologia ci ha aiutato a rimanere in
contatto con altre persone e a placare una certa ansietà. La stessa
tecnologia con la quale molti business si sono innovati…giocoforza.
Siamo stati obbligati a connettere in remoto collaboratori con
postazione fissa, abbiamo sostituito le sale riunioni con piattaforme
virtuali e soprattutto, in Edenred, tutti i servizi digitali, peraltro attivi
da tempo, hanno preso il volo, sulla spinta di una clientela contenta
di poter disporre di soluzioni efficaci, full mobile e ovunque
disponibili. Che cosa è cambiato nel mio modo di lavorare? Se
dovessi sintetizzare direi che è subentrata una forte
programmazione in luogo dell’improvvisazione di prima. In passato
bastava incrociare un collega per far emergere una problematica a
cui dedicarsi con urgenza e passione. Mi svegliavo la mattina
domandandomi chissà a quale cambiamento mi troverò di fronte
oggi… Mi hanno sempre eccitato i problemi perché mi appassiona
trovarne le soluzioni! Ora ho tutta la settimana programmata, call, video meeting, presentazioni in slide…
l’interazione libera da schemi con i collaboratori in real time è quasi scomparsa, lasciando spazio a tematiche
predefinite e pianificate nei tempi e nei metodi. Si risparmia tempo, forse, tuttavia ci si inibisce il ragionamento
condiviso, da cui spesso nascono le migliori idee. Quello che conserveremo di questo periodo sarà la
consapevolezza dell’importanza della relazione umana, della condivisione nella prossimità di un pensiero in
divenire, della rilevanza di dedicare attenzione e ascolto agli altri, siano essi clienti, collaboratori e famigliari.
Rimarremo ancora per un po' di tempo con il ricordo dei nostri abbracci spontanei e dei baci donati ad ogni
incontro. Confidando che possa ritornare quel bel periodo…
ISABELLE OHNEMUS
EyeFitU - Fondatore e CEO
L'impatto della pandemia di Covid19 sul nostro modo di condurre gli affari ha innescato una flessibilità e una
comprensione ancora maggiori nei confronti dei nostri clienti e dei nostri dipendenti. Ascoltare, analizzare e
adattarsi rapidamente al nuovo e prossimo ambiente
normale è la chiave per la sopravvivenza,
indipendentemente dalle dimensioni e dal tipo di
attività. Internamente, rassicurare e unire il team
ancora di più ha dato i suoi frutti e ha avuto un
innegabile ritorno positivo sui nostri clienti. EyeFitU è
una società SaaS che consente ai rivenditori di moda e
ai marchi di aumentare le loro conversioni, creare una
personalizzazione su larga scala, ridurre i loro ritorni e
quindi abbassare le emissioni di anidride carbonica. Il
settore in cui operiamo è stato colpito duramente
all'inizio della pandemia, in quanto i consumatori si
sono concentrati sulle necessità primarie. I marchi
hanno dovuto adeguarsi rapidamente, mentre le loro
vendite si sgretolavano, poiché per sopravvivere
dovevano mettere in atto nuovi modelli di business. I
loro sforzi di digitalizzazione si sono accelerati a una
velocità mai vista prima e abbiamo dovuto cogliere
questo slancio mentre le loro vendite ricominciavano a
risalire.
ZURIGO - SVIZZERA
MILANO - ITALIA
GENNY NEVOSO
Executive Director Italy - America Chamber of
Commerce West
Il diffondersi della pandemia, che qui in California sta
ancora severamente colpendo la nostra popolazione
(732.000 casi ad oggi), ha del tutto stravolto il mio
quotidiano lavorativo, accelerando la digitalizzazione
di tutte le nostre attività. Osservando attentamente
quanto a marzo accedeva in Italia, ho deciso di
chiudere l'ufficio e di far lavorare lo staff da remoto,
prima che le locali istituzioni chiedessero le scuole e
imponessero l'ordine di restare a casa. La sicurezza è
per me assoluta priorità! Il rallentamento dei ritmi è
durato solo un frangente. Il mio quotidiano è stato
rapidamente scandito da ricerca, sviluppo e
implementazione di nuove pratiche e soluzioni per
portare avanti le attività nonostante le oggettive
limitazioni. Una ricerca che si è trasformata in una
quotidiana corsa contro il tempo per mettere in piedi
eventi digitali e attività di assistenza attuabili e
apprezzabili, seppur diverse. Da madre di due bimbi
(5 e 8 anni) ho dovuto inoltre riorganizzare le mie
giornate, creando spazio per seguirli con le lezioni
scolastiche online e occuparmi, assieme a mio marito,
dei pasti e della gestione della casa. Lavorativamente
parlando, trovo stimolante l'essere in qualche modo
forzata a cambiare e a creare opportunità dove non sembrano esserci, snellire le spese di gestione e
ascoltare il mercato per farne derivare attività significative. Le distanze, per chi come me vive in una
megalopoli e percorre decine di km per recarsi a lavoro, sono svanite! Questo mi consente di sfruttare
appieno le 24 ore a mia disposizione ogni giorno.
ROBERTA MERLINI
Ntc Pharma - HR Business partner
Lavorare in HR per me significa essere aperti e pronti a gestire sempre anche il non previsto, poiché
l'essere umano per sua natura è mutevole e questo rende la
sua gestione una quotidiana sfida e scoperta. Nell'ultimo
periodo, il COVID19 ci ha messo di fronte ad una sfida ulteriore,
una situazione totalmente nuova che non ci saremmo mai potuti
immaginare se non come trama di un film. Questo ha reso
necessario dover rivedere in modo radicale la quotidianità
cambiando la nostra routine di vita privata ma soprattutto
lavorativa. Alle riunioni si sono sostituite le video conference,
ognuno ha avuto la possibilità di entrare virtualmente in casa
dei colleghi, questo ci ha permesso di creare maggior empatia
gli uni con gli altri, di confrontarci maggiormente sulla
quotidianità, di gestire situazioni critiche in modo tempestivo
con il supporto di figure dedicate. Ma anche il lavoro è entrato in
casa, e nella famiglia obbligandoci a conciliare le scadenze
lavorative con tutte le nostre necessità. Abbiamo adattato
anche i processi di selezione alla “nuova normalità”: soddisfare
le necessità dell'organizzazione individuando la figura migliore
senza potersi neanche stringere la mano, è stata estremamente
sfidante ma anche soddisfacente. In un periodo tanto critico,
poter concludere con successo selezioni, assumere a tempo
indeterminato, gestire processi di “On-Boarding” totalmente in
remoto e creare quel senso di appartenenza all'organizzazione,
ci ha dato la consapevolezza che siamo in una fase di
transizione verso un nuovo modello lavorativo e lo stiamo
vivendo da protagonisti.
BEVERLY HILLS - CALIFORNIA - USA
MILANO - ITALIA
VERONA - ITALIA
LUCIA SIMONATO
würth Italia - HR Director
La mia vita, lavorativa e non, è profondamente cambiata dal periodo dalla fase di lockdown vissuta per l’emergenza COVID-19. Come donna manager, moglie di
un marito in prima linea nella gestione dei pazienti COVID, e madre di una bambina agli inizi della scuola primaria, ho avuto la possibilità di capitalizzare
moltissimo da questa esperienza, da cui ho imparato molto e che ha cambiato fortemente la mia modalità globale di gestione. Ciò che non è cambiato in me è il
grande orientamento al risultato, che mi ha permesso di integrare profondamente la grande attenzione nell’organizzare il team e ogni singola persona per
raggiungere gli obiettivi, con gli strumenti dell’intelligenza emotiva. Con orgoglio posso affermare che proprio in questa fase è stato possibile aumentare in modo
importante il senso di appartenenza al team con una nuova grande energia focalizzata su nuove sfide comuni con grande consapevolezza dell’impatto sulle
persone. Con il mio team siamo riusciti a trasformare il difficile momento di emergenza sanitaria in grande opportunità per accelerare con la trasformazione
digitale. Da una situazione in cui ogni settimana partiva con una immersione lavorativa che mi portava ad andare lontano geograficamente e mentalmente dalla
mia famiglia, ho potuto scoprire una modalità organizzativa molto più focalizzata e quindi efficiente. La sperimentazione della modalità di lavoro agile ha reso
evidente il significato della gestione delle priorità, di fiducia e delega, con nitida condivisione di aspettative e responsabilità. Mai come nella fase di lockdown mi è
stato possibile stare accanto a mia figlia, e poter capire dal lato di chi non ha sovrastrutture mentali, le difficoltà di poter abbracciare dei cambiamenti di abitudini
non accompagnati da una adeguata comprensione e quindi gestione. Oggi posso affermare che, al netto di una tragica emergenza sanitaria, questa fase vissuta
mi ha permesso di impostare una modalità di vita molto più efficace e gratificante. La sfida di oggi è ora quella di poter accompagnare la mia organizzazione
aziendale a comprendere le opportunità vissute per poter integrare nella nuova normalità ciò che abbiamo imparato rinunciando a vecchie abitudini certamente
consolidate, ma oramai scientificamente sorpassate
hanno detto
www.dimagazine.it
Il come ha
cambiato il tuo lavoro?
Covid-19
Questa accelerazione verso un nuovo
paradigma di vita, potrà portare nel
tempo a raggiungere una nuova
normalità, nella quale sarà possibile
trovare un equilibrio tra esigenze
lavorative e personali, passando da
una concezione del lavoro per sistemi
tradizionali al lavorare per obiettivi.
REBECCA PEREZ
Inviertis Properties - CEO & Founder
Sono una fondatrice solista di una Proptech
Start up che ha fatto crescere un team di
cinque persone, eravamo in un momento di
grande fortuna, ma quella settimana tutto è
cambiato... un paio di operazioni sono andate
male e abbiamo licenziato un membro dello
staff; era già tutto pianificato ma... le emozioni
sono venute fuori e abbiamo finito per piangere
tutti. Il giorno in cui l'isolamento è diventato una
realtà, ho riunito la mia squadra e ho chiesto
loro: “Avete voglia di continuare a lottare o
dobbiamo chiudere?” Non hanno risposto
subito, mi hanno guardato e mi hanno
chiesto.... "Tu cosa ne pensi?” Mi son detta tra
me e me: "Non ne ho idea”, ma ho detto loro:
“Possiamo farcela!”. Siamo nati digitali quindi
per noi non è stato molto difficile prendere il
computer e portarlo a casa... la nostra attività
era digitale quindi non abbiamo dovuto
cambiare molto per farla funzionare; ho preso
un computer dall'ufficio, una stampante per i
bambini. Quella sera ho comprato una
scrivania, con un'applicazione di seconda
mano, e ho ottenuto il mio ufficio in un rapido
spostamento di mobili. Mi alzavo alla stessa ora
di prima, facevo la stessa colazione, ma in
quell'occasione potevo godermela. Fuori dalla
cosiddetta “corsa dei topi”, mi ritrovai a pensare
al mio figlio più piccolo "è divertente, vero?" e a
scoprire che il più grande era super intelligente
(e un fanatico di UFO). Passavo più tempo con
mio marito e praticavamo yoga insieme; ho
trovato un influencer del fitness da seguire su
Instagram e mi alleno ogni giorno. Postavo tutti
i giorni su Instagram. Eppure, allo stesso
tempo, ho tenuto un sacco di incontri con
persone interessanti che non sarebbero mai
state disponibili a parlarmi con il mio gatto in
grembo: mi sono stati dati consigli, ho appreso
di altri affari e ho partecipato ad alcuni
interessanti webinar. Quando è arrivato il bel
tempo, ho allestito la mia postazione di lavoro
sulla terrazza e presto sono diventata più
abbronzata di quanto non lo fossi stata negli
ultimi cinque anni! Le mie piante sono diventate
sempre più alte e ho iniziato a coltivare
pomodori. Dal mio tavolo di legno sono riuscita
a chiudere diverse belle offerte e ho
organizzato due eventi immobiliari online che
hanno raccolto insieme più di 500 spettatori,
cosa che non avrei mai raggiunto offline... La
reputazione dell'azienda è cresciuta, la portata
organica della piattaforma è aumentata, ma il
team ha avuto problemi a mantenere la
motivazione, niente che la tecnologia potesse
aiutare... non importa lo zoom, non importa il
dopo-lavoro che si beve online il venerdì...
insicurezze, solitudine, incertezza... pessimo
compagno per i lavoratori in fase di avviamento
e uno dei miei più cari dipendenti se n'è andato.
Da giovedì a lunedì. "Scusate, ho bisogno di un
po' di stabilità". Stabilità nel bel mezzo di una
pandemia. "Ok, - pensavo... che ore sono? Le
11 del mattino - merda! Troppo presto per un
bicchiere di vino. Come diavolo faccio a trovare
qualcuno adesso?” Sono riuscita a convincere
un vecchio tirocinante a lavorare con noi per un
po'. Quella settimana ci ha fatto venire i capelli
bianchi... i primi, ma ci ha regalato anche una
grande opportunità. Nella mia ricerca di un
amministratore, ho trovato un business
developer che si è integrato nel team ed ho
preso la decisione di iniziare con il profondo
sviluppo tecnologico. In spagnolo si dice:
“Quando una porta è chiusa, si apre una
finestra”. Un sacco di finestre si aprono e
alcune operazioni di vendita si chiudono. La
serrata è finita, siamo tornati in ufficio a poco a
poco, abbiamo assunto altre due persone,
chiuso altre operazioni e la ruota ha
ricominciato a girare, ma a volte mi guardo
indietro con nostalgia; quei giorni avevamo
tempo per creare ed essere creati.
I RITMI
frenetici delle donne
Trafelate, stanche e sempre di corsa. È così
che si descrivono oltre la metà delle donne
intervistate. Un ritmo di vita frenetico che fa
crescere il livello di stress. Si potrà obiettare
che dopo il Coronavirus lo stress è
aumentato per tutti, per gli uomini come per
le donne, come sembrerebbero testimoniare
le percentuali di soggetti che si sentono in
balia di un ritmo di vita frenetico, ma le cose
non stanno così: è il numero di occupati e la
presenza di figli a fare la differenza. Sono,
infatti, questi i due fattori che più incidono sui
ritmi di vita delle persone e che, anche
senza entrare nel merito delle professioni
svolte o dell'età della prole, marcano
nettamente le differenze di genere nel
vissuto maschile e femminile. In presenza di
famiglia e figli l'impegno delle donne
continua ad essere nettamente superiore.
Non a caso, l'unica categoria in cui non si
registrano disallineamenti tra la percezione
maschile e femminile è quella dei non
occupati senza figli. Proprio l'assenza di
gender divide tra i non occupati senza figli,
ovvero tra i segmenti più giovani della
società, che nella maggior parte dei casi non
si sono ancora affacciati al mondo del lavoro
e sono ancora liberi da tutte le incombenze
familiari generate dalla prole, suggerisce una
riflessione a margine: il quotidiano
femminile, se vogliamo tracciare una sorta di
bilancio dei carichi, appare come un
susseguirsi quasi ininterrotto di attività. Uno
scorrere e passare da una condizione
all'altra. Le donne sono in una sorta di
movimento permanente, senza soluzione di
continuità. Una delle aree di criticità
principali dell'esistenza femminile e
dell'assenza di pari opportunità è infatti
proprio quella legata alla cosiddetta “doppia
presenza”, ovvero la capacità della donna di
farsi carico della propria attività e di quella
dei lavori di cura familiare: un fenomeno che,
anche volendo trascurare il piano del
dispiacere individuale, segnala l'incombente
presenza di un problema di ordine sociale.
Ma la disparità tra uomini e donne si fa
ancora più stridente quando si analizzano i
profili occupazionali delle donne. La loro
distribuzione, infatti, assomiglia ad una curva
a campana, con la maggiore concentrazione
sulle qualifiche intermedie e una minoranza
di lavoratrici in ruoli dirigenziali o autonomi.
In Italia sembra permanere forte, quindi, il
fenomeno della segregazione orizzontale,
ovvero la concentrazione dell'occupazione
femminile in determinati livelli professionali,
specie su quelli medio-bassi. In molti Paesi
del Nord-Europa ( Svezia, Danimarca,
Norvegia, Gran Bretagna), dove sussistono
alti tassi di attività e di occupazione
femminile, si sono notati, invece, il
permanere di livelli di segregazione
settoriale, con la concentrazione delle donne
nel campo terziario a discapito di altri settori
che sono rimasti tipicamente maschili (vedi
l'industria). Il quadro nazionale, invece, porta
alla luce una doppia segregazione. Da un
lato quella settoriale, con l'alta presenza
femminile nel terziario, dall'altro quella
orizzontale, con una tendenza delle donne
ad occupare i livelli più bassi nella scala
gerarchica dell'ordine professionale e
lavorativo. C'è poi da considerare che,
anche se la maggioranza delle occupate ha
in corso un contratto di lavoro a tempo
indeterminato, le donne si dimostrano più
interessate da relazioni lavorative precarie
(24% contro il 13% maschile). Sotto questo
profilo, chi si aspettasse un significativo
riallineamento delle distribuzioni contrattuali
almeno tra le giovani generazioni, resterà
deluso. Anche tra gli under 35, infatti,
permane un consistente divario tra ragazze
e ragazzi, con quasi la metà del segmento
femminile precario (46%) contro circa un
terzo di quello maschile (36%). I dati,
dunque, non solo dimostrano come il
precariato sia sempre più parte integrante
della quotidianità delle giovani generazioni
italiane, ma come, anche in un nuovo e
mutato contesto, continuino a riprodursi
disparità di trattamento.
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Una famiglia unita dalla passione per i
profumi e i sapori della terra. L'italianità e il
senso di appartenenza ad un territorio dove
il clima e l'escursione termica favoriscono le
condizioni migliori per produrre frutta di
impareggiabile qualità. Gioielli della natura
incorniciati dalla spettacolare scenografia
dei Monti Lessini, area montana a nord di
Verona di origini antichissime. Crediamo nel
cibo buono, in uno stile di vita sano. Questa
è stata la nostra ispirazione. Conserverie di
altissimo pregio: un gusto eccellente e un
corretto apporto nutritivo, partendo da
materie prime ottime e vitali lavorate con
cura e delicatezza in modo da preservarne
sapore e proprietà nutrizionali. La nostra
frutta è coltivata pensando a quello che ci
hanno tramandato i nostri nonni nel
passato, nel rispetto della nostra tradizione
contadina. Preservare la propria salute e
quella dei propri bambini attraverso cibi sani
significa obbligatoriamente rivolgersi ad
eccellenze alimentari. Mangiare in maniera
responsabile è la dieta del futuro: ti va di
insegnarlo ai tuoi figli? Uno stile alimentare
responsabile significa comprare e mangiare
prodotti che sai da dove provengono, ed
evitarli se non lo sai. La montagna è
bellissima da vivere e la purezza dell'aria è
davvero un toccasana per la salute e la
celebrazione del trionfo dell'immensità. Per
chi risiede sulle alture, oltre ad avere il
privilegio di un panorama mozzafiato che
domina su tutto il resto, c'è anche un altro
vantaggio: frutta e spezie eccezionali e
squisite dal sapore unico, da assaggiare da
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pronte alle sfide, collaborative: la
loro maggiore presenza sarebbe
certamente un booster per lo sviluppo economico e sociale.
Oggi siamo di fronte all'opportunità di pensare a nuovi paradigmi economici e il primo passo è proprio ripartire dalle
donne, dal loro coraggio, dalla loro creatività, dal loro sapere e saper fare. Per valorizzare le donne, il 54% dell'intera
popolazione aziendale, sono stati introdotti strumenti concreti: il sistema integrato di welfare si è evoluto negli anni, con
un'ampia gamma di soluzioni (ad esempio banca del tempo, asili nido aziendali, permessi più ampi per
maternità/paternità, smart working, orari flessibili in entrata e uscita, part-time) che affrontano concretamente il tema
della gestione del tempo e dell'equilibrio tra esigenze aziendali e personali dei dipendenti. Ma c'è ancora molto da fare.
Le esperienze di queste straordinarie professioniste che abbiamo scelto per la nostra rubrica Top Women, mettono a
nudo le difficoltà che le donne incontrano nei loro percorsi lavorativi, soprattutto quando sono madri. Le nostre
protagoniste sono donne che ce l'hanno fatta, nonostante le avversità iniziali. Donne che non hanno mollato di fronte alle
difficoltà grazie alla loro forza, alla determinazione ed al coraggio. Sono vite che raccontano di grandi sacrifici e di
successi; donne da ammirare che in Donna Impresa Magazine fungono da Role Model al fine di infondere la medesima
forza, la medesima determinazione ed il medesimo coraggio a tante altre donne che vorrebbero realizzarsi
professionalmente.
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WHO IS ANI
In life, there are two definitions of who we are, which are firstly our innate personality and secondly our acquired personality. My life is
still a journey, allow me to share my story so far with you…
Chi è Ani
Nella vita ci sono due definizioni di chi siamo, che sono in primo luogo la nostra personalità innata e in
secondo luogo la nostra personalità acquisita. La mia vita è ancora un viaggio, permettetemi di condividere
con voi la mia storia fino ad ora...
Così, il SELF-MADE Ani è una microbiologa qualificata, che si è laureata all'età di 20 anni e che, dopo alcuni
anni di pratica della microbiologia, si è avventurata nel mondo della moda ed è stata una modella da
passerella per diversi anni in Sud Africa. Essendo una persona che cerca sempre di provare cose nuove e di
fare nuove esperienze, mi sono trasferita in Svizzera, un posto che ora chiamo casa. Mi sono avventurata in
una collaborazione con alcuni amici e ho creato una società di consulenza per il petrolio e il gas, a Ginevra.
Durante questo periodo ho aiutato i nigeriani proprietari di pozzi petroliferi a sviluppare le loro attività in
Europa, mettendoli in contatto con i giusti investitori e dando loro allo stesso tempo accesso a servizi esperti
nel settore del petrolio e del gas. Purtroppo, il calo del prezzo del petrolio e lo sconvolgimento dell'economia
in Nigeria hanno portato ad una brusca fine degli affari con la maggior parte dei miei clienti. Con un po' di
tempo libero a disposizione, ho deciso di imparare nuove competenze. Durante i miei anni come modella, la
mia mente curiosa ha sempre voluto sapere cosa succedesse dietro le telecamere. Questo mi ha portata a
seguire dei corsi di fotografia con un noto fotografo di Ginevra, principalmente fotografia di strada di persone,
in bianco e nero. L'esperienza mi ha insegnato che si può raccontare una storia anche solo con una foto. Mi
ha anche aperto gli occhi per vedere la bellezza nascosta della natura. Dopo la fotografia, sono ritornata alla
mia originaria passione: la moda. Ho frequentato una scuola di design a Milano, specializzandomi in design
per calzature: la visione oggi è quella di creare
scarpe che esprimono un messaggio di pace ed unità
tra i popoli combinando insieme materie prime
provenienti dalla e materiali e know-how provenienti
dall' Europa. Calzature belle non solo dal punto di
vista estetico e dei materiali rigorosamente sostenibili,
ma che incarnano un ideale ed una grande missione:
mostrare al mondo che l'unità è bellezza e che
abbiamo bisogno l'uno dell'altro per essere più forti,
per essere migliori. Questo progetto creerà anche
opportunità di lavoro per molti, soprattutto in Africa…
lo sento come un dovere morale aiutare la mia terra
natia. Un progetto purtroppo ancora in corso d'opera
che si spera venga lanciato non appena si chiuderà
questa triste parentesi della nostra storia. La fraternità
introduce l'idea dell'umanità come famiglia, l'idea
della “famiglia umana” e scioglie ciascun uomo dai
vincoli che lo imprigionano, dalle mille forme di
subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto
ingiusto, compiendo in tal modo un'autentica
rivoluzione esistenziale, culturale e politica. Inoltre, la
globalizzazione economica e finanziaria ha intrecciato
tutti i nostri interessi, che non sono più separati fra di
loro: ciò che accade in un Paese può avere
ripercussioni materiali immediate in molti altri Paesi.
Esistono problemi che interessano l'umanità nel suo
insieme, che nessun popolo può affrontare
separatamente dagli altri. Basti pensare ai grandi
temi che coinvolgono la comunità internazionale in
questo periodo: la pandemia, la questione
ambientale, l'ecologia umana, lo sviluppo e
l'alimentazione, le problematiche riguardanti il
patrimonio genetico dei diversi gruppi umani. Oggi
non è più l'epoca dei soli diritti individuali, né solo dei
diritti sociali di una categoria: la nostra è l'epoca dei
diritti e dei doveri dei popoli e dell'umanità. Dobbiamo
renderci conto che viviamo in un mondo che davvero
è diventato un villaggio: complesso e nuovo, ma un
villaggio. L'umanità vive oggi come fosse un piccolo
gruppo. Ma, a differenza dei piccoli gruppi di una
volta, purtroppo non è ancora riuscita a sviluppare
sufficientemente un pensiero capace di rispettare le
distinzioni mentre comprende la fondamentale unità. I
concetti tradizionali di razza, religione, cultura Stato,
si infrangono davanti alla complessità della
situazione. Ebbene, è proprio la fraternità la categoria
di pensiero capace di abbracciare quell'unità e quella
distinzione cui anela l'umanità contemporanea.
Attualmente sto anche lavorando a un altro progetto,
anch'esso legato alla moda. Sto sviluppando un
marchio di abbigliamento con altri due amici a
Ginevra. La nostra missione è quella di fornire abiti di
alta qualità, eleganti e alla moda per le donne a
prezzi abbordabili. Il nostro obiettivo è ancora una
volta una missione: offrire opportunità di lavoro a
donne di tutte le età, donne che possono lavorare da
casa e avere la possibilità di trascorrere del tempo
con la famiglia mantenendo un lavoro ben retribuito.
La società contemporanea ha trasformato molte di
loro in schiave moderne. Le persone, soprattutto le
donne, lavorano ad orari non compatibili con la
famiglia e questo comporta lo sgretolamento del
nucleo famigliare oltre che un grande sacrificio: ritmi
di lavoro ai quali siamo costretti perché il tenore di
vita ce lo impone. Stiamo dunque lavorando per dare
potere alle donne, per renderle economicamente
indipendenti migliorando la loro qualità di vita. Tra le
altre cose, sono anche una imprenditrice con una
società di architettura e design chiamata LUV con la
quale aiuto le persone a realizzare i loro sogni: si
tratta in sintesi di dare la possibilità a giovani architetti
di entrare in un grande team di persone di talento
guidato dall'architetto Christian Sintesi. Un nome
autorevole nel mondo dell'architettura che ha ricevuto
importanti riconoscimenti: 3 premi europei "Europan"
oltre che essere stato premiato come uno dei migliori
architetti under 40. Con LUV ci siamo posti il
traguardo di creare un design che rispecchi
idealmente lo stile di vita dei nostri clienti. Dare vita a
luoghi che i clienti possano davvero chiamare casa,
perché si adattano perfettamente ad ogni loro
esigenza, ad ogni loro desiderio. Un servizio
impeccabile e grande attenzione ai dettagli. LUV
prende uno spazio e lo rende completamente suo...
fondendo in modo preciso natura, bellezza, unicità e
lusso. Ma ora, andiamo a conoscere l'Anima Vera…
Vengo da una famiglia di sette persone, la terzogenita
di cinque figli. Nata in Nigeria, sono diventata
svizzera dopo averci vissuto molti anni. Sono
cresciuta circondata da risate, musica, danza, libertà,
diversità culturale e vivacità. Curiosa fin da bambina,
leggevo tutto ciò che trovavo interessante e
misterioso. Adoro anche scrivere. I miei argomenti
preferiti erano la vita e l'amore. La scrittura è rimasta
sempre con me, e ancora oggi scrivo della vita,
dell'amore, delle persone, della società e delle
situazioni che mi fanno riflettere. Potrei dire,
ironicamente, di essere nata con una penna in mano.
Non ho paura di provare cose nuove e questo mi
aiuta ad adattarmi facilmente alle situazioni,
all'ambiente e alle persone. Ho acquisito molte
conoscenze: gli anni li ho trascorsi viaggiando spesso
in diversi paesi dell' Asia, dell' Europa, dell' Africa e
dell' America del Nord. Sono piena di passioni e di
empatia con grande sensibilità alle esigenze e alle
altrui difficoltà. E' questo che fa nascere in me
l'ardente desiderio di fare la differenza… di fare
qualcosa di positivo nel caotico mondo in cui viviamo
oggi. Sono impegnata in diverse organizzazioni di
beneficenza in Europa e in Africa, ma questo per me
non è ancora sufficiente. Il mio punto d'arrivo, quello
che davvero mi appagherebbe, è riuscire a rendere
una realtà quel mio sogno di creare un prodotto che
sia accessibile in tutto il mondo, migliorando la vita e
allo stesso tempo ricavandone un reddito, che sarà
utilizzato per la maggior parte nella costruzione di
strutture per i meno fortunati nelle nostre società,
specialmente in Africa.
Questa è Ani Gorhan.
ANI : GORHAN
IMPRENDITRICE - STILISTA - MILANO - ITALIA
“
Pubblico il mio primo racconto lungo "Storia di un'altra
donna" con la Firenze libri nel 1998; nel 2008 esce il mio
primo romanzo "Con gli occhi degli altri" pubblicato dalla casa
editrice Albatros il Filo. Sempre con la stessa casa editrice,
nel 2011, pubblico il secondo romanzo "Etichette nere per il
bene e il male". "L'effetto domino" lo ritengo il mio romanzo di
maturazione personale e letteraria, vincitore del primo premio
del concorso letterario nazionale Pannunzio 2013. E' del
2016 il fortunato romanzo dal titolo: “Ma perché proprio a me”
al quale seguono, nel 2018 Solis ed il sequel di “Con gli occhi
degli altri” la cui uscita è prevista per la primavera 2021. Ho
scritto numerose sceneggiature, nel 2019 “in viaggio con
papà” per Confartigianato Liguria e la più recente “Col Bosco”
del 2020. Numerosissimi i Premi letterari che hanno premiato
negli anni, e premiano, questa mia passione per la scrittura;
riconoscimenti di cui sono molto orgogliosa.
”
Come iniziare a presentarmi?
Questa domanda mi è frullata nella mente per un pò di giorni. Non è un compito
semplicissimo, lo ammetto, poiché per rappresentare la poliedricità e complessità di un
essere umano, di una donna poi, non basterebbe un trattato di mille pagine. Ho quasi 50
anni e mi piace soffermarmi a riflettere sulla vita e ripercorrere le tappe del passato.
Fare memoria.
Già così, in poche righe emerge qualcosa di me: una donna poliedrica che ama fare
memoria. Ritengo la memoria un tesoro inestimabile da conservare nel cuore. Possiamo
andare avanti solo mettendo radici solide, su solide basi. Sono sempre stata affascinata
dall'essere umano, fin da giovane, studentessa poco provetta del Liceo Classico di
Albenga, scrivevo storie e poesie sul mondo. Il mio primo sguardo. Seguendo la linea del
classico la mia prima laurea l'ho presa in Lettere Moderne. 110/110 ed il rammarico di
non aver conseguito la lode. Uscita da Lettere tutti mi dissero: “Che te ne fai di una
laurea debole?” La sfida! Ecco, sono una donna che ama le sfide. La mia risposta
interiore fu: “Ora ve lo faccio vedere io!” Ricordo che mandai centinaia di curricula, se
ripenso a come li compilavo mi viene da ridere, erano improponibili, ma all'epoca mia
non esisteva l'orientamento. Non mi rispose nessuno. Così per un momento pensai:
“Forse hanno ragione loro…”. Ma fu solo un attimo. Il giorno dopo mi ripresi e mi rimisi a
cercare, all'epoca c'erano solo i giornali. Trovai la possibilità di partire per un villaggio
turistico a Djerba. Animatore sportivo. Beh, devo dire che avevo dalla mia il saper
governare una barca a vela e l'essere portata per lo sport. Feci una stagione, mi divertii
un sacco. Al ritorno mi iscrissi all'ufficio di collocamento e nel frattempo venni chiamata
da tutti i maggiori Brand del settore turistico. Mi proposero, avendo una laurea, di
assumermi a tempo indeterminato come vice capo villaggio, con possibilità di carriera. Il
villaggio turistico mi divertiva, sono onesta, ma la mia intenzione era di fare un altro tipo
di carriera: nella selezione delle risorse umane. Non avevo ben presente cosa
significasse, ma mi sentivo attratta. Era il mio progetto professionale anche se non lo
sapevo in modo consapevole. Così nicchiai per un pò con i grandi brand del divertimento
e nel frattempo venni chiamata dall'ufficio di collocamento che mi propose un “lavoro
socialmente utile” al comune di Albenga, la mia città natale. La scelta. Che fare? Partire
per lidi divertenti o entrare in un ufficio pubblico? Non avevo il mito del pubblico, ma la
comodità di essere a casa prese il sopravvento. Così accettai il lavoro in comune. Mi
voglio fermare e fare due riflessioni soprattutto per le giovani lettrici: “accettate le sfide
senza paura! Aprite i vostri orizzonti mentali, non fatevi condizionare, siate creative nella
ricerca del lavoro. Meglio accettare qualcosa di diverso dal proprio obiettivo che non
entrare mai nel mondo del lavoro. Gettatevi! Fate esperienza, conoscente persone, le
occasioni allora arriveranno. All'inizio c'è sempre tempo per creare una bella carriera, ma
se rinviate l'inizio…” Sicuramente ciò che mi ha contraddistinto è stata la tenacia: non
mollare mai! Come il villaggio turistico anche il comune fu un momento di passaggio, il
mio trampolino di lancio. Mi diede la possibilità di conseguire, lavorando, due master,
uno in comunicazione efficace ed uno in HR. So che è una massima scontata, ma
“Volere è potere”. Certo, non avevo vita facile. Lavoravo e nel we mi spostavo su Milano
o su Roma per seguire i master e studiare. Pertanto anche da questo pezzo di racconto
possiamo dedurre che: Formarsi è importante! Ve lo dice una che ha poi continuato e
continua tutt'ora. Così, con la mia laurea “debole” e due master, che mi pagai con il
lavoro del comune, mi affacciai nuovamente al mercato delle HR. Mandai tantissimi
curricula, questa volta migliorati nel loro aspetto e nella forma. Nel frattempo ebbi
l'occasione di fare esperienza nell'ambito dell'orientamento per la Provincia di Savona.
Mi piacque. Per entrare nel progetto, comunque, dovetti per due mesi fare affiancamento
a spese mie. Dico questo per lanciare un messaggio importante. Dopo l'affiancamento
mi presero e feci la mia esperienza come orientatrice. Ciò mi fu di grande aiuto, aggiunto
nel mio cv, poiché fui chiamata da ISTUD (all'epoca la Business School dell' Università
Cattolica di Milano). Ebbe inizio lì la mia carriera, a Milano. Mi licenziai dal comune, feci
le valigie e partii in questa nuova grande avventura. Lavorai sodo per due anni. E in quei
due anni capii molte cose. Non amavo la selezione, ma la formazione. Mi piaceva
l'orientamento. C'era un mondo meraviglioso da conoscere e “conquistare”. Continuai a
formarmi. Istud mi pagò un master interno FGA (Fondamenti di gestione aziendale) una
sorta di MBA. Frequentare i Master è straordinario per molti aspetti: ti apre la mente, ti
permette di confrontarti con persone come te e diverse da te, di apprendere molti
concetti, di comprendere le dinamiche del team working, di conoscere professionisti che
RAFFAELLA: VERGA
CONSULENTE AZIENDALE, COACH, MASTER PNL E MEDIATORE CIVILE - LOANO - ITALIA
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Amo lasciare una
traccia
nella mente enelcuore
di chi formo
SHOOTING FOTOGRAFICO: Giorgio Molteni
diverranno la tua rete di riferimento. Venni licenziata!
Di colpo. Lì per lì ci rimasi male. Il giorno dopo
chiamai un mio caro amico responsabile delle HR in
una grande azienda e lui mi disse: “Sono stato
licenziato! Sono distrutto!” Io gli risposi, con mia
somma sorpresa: “Anch'io sono stata licenziata!
Andiamo a sciare in Austria?” Il mio amico ci rimase
di stucco, ma alla fine accettò. Così partimmo. Ho
voluto raccontare questo mio “insuccesso” per
condividere con le lettrici anche gli aspetti “non belli”
di una carriera, cose che possono capitare. Bisogna
saper “incassare”, “accettare” e andare avanti.
Guardare oltre. E' importante anche fermarsi per
comprendere ciò che non ha funzionato in
quell'esperienza. Come dico sempre in aula: la realtà
ci fornisce feedback, non fallimenti! Non lo considerai
un fallimento, ma un feedback. E fra le bellissime
montagne imbiancate dell'Austria lasciai andare il
mio cuore al divertimento. Quando tornai mi misi
subito a cercare, con una buona disposizione
d'animo. L'allenamento sportivo mi aveva fortificata
anche mentalmente. Volevo fare il formatore, ma non
sapevo bene da dove iniziare. Avevo mille contatti
con le HR delle più grandi aziende italiane, ma non
volevo essere interna, piuttosto una consulente.
Tornai all'ufficio per l'impiego, questa volta di Milano
e feci un colloquio di orientamento professionale per
la riqualificazione. Incontrai una “collega” aperta e
ben disposta che mi disse che la Provincia di Milano
cercava orientatori e mi fece inoltrare la domanda. Mi
presero. Da questa esperienza imparai quanto è
importante l'umiltà ed il rimettersi sempre in gioco.
Quando si percorre la propria strada professionale
bisogna mettere in conto le cadute, ma anche il fatto
che prontamente dobbiamo imparare a rialzare.
Mi chiamarono poi per fare le mie prime aule agli
apprendisti. Le ricorderò sempre. Ciò che
riconoscevano tutti in me era l'entusiasmo e la
positività che portavo in aula. A cinquant'anni non l'ho
perso e prego Dio di lasciarmi il mio entusiasmo da
ragazzina fino alla fine. La voglia di Stupirmi ancora,
di andare incontro al mondo sempre con gli occhi di
un bimbo che si sorprende. Quando sei nel mondo
del lavoro incontri persone, conosci persone, alcune
rimangono nella tua vita per sempre, altre sono
meteore. Il mio Amico Roberto, formatore esperto,
che conobbi nel 2004, quando facevo orientamento e
formazione agli apprendisti mi disse: “Adesso è ora
di fare il salto! Devi iniziare a fare formazione ai
manager.” Mi venne male. Le ginocchia mi
tremarono, lo ammetto. Una giovane trentatreenne in
aula con dei manager? “Ma questi mi mangiano!”
pensai. Ricacciai il pensiero killer e gli dissi di sì
sorridendo. Ebbe inizio lì la seconda parte della mia
carriera. Il salto vero. Roberto mi fece partecipare ad
alcune sue aule come spettatrice. Assorbii tutto il
possibile. Mi sentivo una spugna! Aperta, ricettiva e
felice. Con una grande gratitudine nel cuore. Ecco,
Roberto è rimasto nella mia vita e tutt'ora ci
frequentiamo. Per lui provo amicizia, rispetto e
riconoscenza. Se volessi trarre un ulteriore
insegnamento dal mio percorso professionale, è che
la riconoscenza, merce rara oggi, è importantissima.
Imparare a dire “Grazie” e sentirlo nel cuore apre
porte di alleanza molto spesso sconosciute. In quel
periodo della mia vita mi tuffai a capo fitto nel lavoro.
Volevo fare carriera. Imparare. Crescere. Migliorare.
Iniziai a fare formazione ai manager ed un giorno
Roberto mi chiamò e mi disse che una società di
consulenza di suoi amici mi voleva conoscere.
Cominciai a collaborare con loro che mi “vendettero”
come consulente esterno ad Accenture. Ricorderò
per sempre il colloquio con il partner Accenture che
mi chiese cosa ne sapessi di CRM. In Istud avevo
seguito come placement il Master in CRM e trassi
dalla mia memoria tutte le informazioni possibili che
ricordavo. Credo che il partner capì che in qualche
modo stavo un pò bleffando, ma la cosa lo fece
sorridere. Ritengo, col senno di poi, riguardandomi
attraverso quegli occhi esperti, di averlo “conquistato”
per la “faccia tosta”. Una faccia tosta “onesta”,
simpatica, credo, ma pur sempre faccia tosta. Nel
team mi occupavo di Change management applicato
ad un grande progetto di change in CRM per un
merger bancario importante. Lavoravo con soli
uomini, tutti coordinatori di banca o direttori di filiale.
E' stata una delle esperienza più gratificanti della mia
vita. Quegli uomini mi portavano in palmo di mano.
Gentilezza, garbo, cortesia. Così ricordo quelle
giornate trascorse con loro. Un grande insegnamento
che ho portato con me sempre, mi venne da un mio
amico, anche lui consulente, che una sera mi disse:
“Voi donne avete un grande potere, ma solo se
riuscite a mantenere nel lavoro la vostra femminilità.
E' questa la vostra forza. La “morbidezza”,
l'accoglienza che solo una donna possiede per
natura. Se cercate di diventare come noi uomini
perdete tutto!” Questa massima, come vi dicevo, l'ho
portata con me nel cuore sempre. Lavoravo
quattordici ore al giorno, ma tenevo sempre a mente
di essere una femmina. Ho lavorato sodo. Il progetto
in Accenture mi fece crescere tantissimo. Nel 2006
la società di consulenza che mi aveva venduta ad
Accenture mi diede un altro grande incarico di
consulenza a Torino in Asja Ambiente, una società
di energia rinnovabile, dove rimasi un anno per
implementare l'ufficio HR, le tre line: selezione,
formazione e sviluppo. Nel frattempo il mio capo mi
fece responsabile di un team e di una Business Unit
dedicata alle Risorse Umane, Consulenza e
formazione a 360°. Così a trentacinque anni mi
ritrovai manager di una società di consulenza con un
team ed un budget da gestire. Nel tempo che mi
rimaneva dalla consulenza, progettavo e facevo aula
in tutta Italia. L'anno seguente il mio capo decise di
aprire una succursale in Francia, a Lione, ed io
divenni responsabile della formazione e consulenza
HR anche per l'estero. Creammo delle partnership
con altre società di consulenza e nel 2007 mi ritrovai
in aula tutti i giorni. Progettavo di notte ed erogavo di
giorno. Fu massacrante. Non soddisfatta, sempre nel
2007 mi iscrissi ad un master in Corporate Coaching
e presi il diploma. Lavoravo e studiavo nuovamente.
Mi esaurii. Non avevo più energie nemmeno mentali,
avevo corso troppo rapidamente, accumulato mille
esperienze, una ricchezza indescrivibile, ma mi stavo
bruciando. L'anno seguente il mio capo mi propose di
diventare partner ed io mi licenziai. Ho appreso molto
da quell'esperienza, nel bene e nel male. La nostra
ricchezza di esseri umani qual è? Il tempo. Non
avere tempo è una trappola mortale che finisce per
inaridire le persone. Mi ripresi il mio tempo. Negli
anni avevo seminato bene. Lavorando tanto con
precisione, serietà, etica, professionalità, puntualità,
entusiasmo e sempre con il sorriso sulle labbra. I
problemi personali li ho sempre lasciati fuori dalla
porta dell'aula o del cliente. Così, appena rotto il
rapporto con il mio ex capo, mi chiamò un amico,
dirigente dell'allora IREF (oggi EUPOLIS) l'ente di
formazione interno della Regione Lombardia che
aveva un progetto molto grande in partenza e mi
voleva nel team. Fu un altro anno ricco di
esperienza, un vero tesoro. Ma ero stanca e volevo
lasciare Milano che mi aveva dato tanto ed anche
“tolto” tanto. Volevo più spazio per me e lavorare con
altri ritmi. Ricordatevi sempre di seminare bene e con
giustizia e vi torneranno enormi vantaggi. Mi trasferii
nuovamente in Liguria pronta a ricominciare. Un mio
amico mi chiamò e mi disse che un suo conoscente
stava cercando per un progetto formativo in ambito
gestione del conflitto. Era su Milano, ma part time. Mi
organizzai e tenni quei corsi di specializzazione
finanziati da Regione Lombardia per i primi mediatori
in Italia. Fu così che entrai nel mondo della
mediazione. Mi appassionai. Formai tanti ragazzi e
anche adulti che intendevano riqualificarsi, studiai
tanto, approfondii e da quell'esperienza scrissi il mio
primo libro di lavoro: “Il conciliatore professionista”.
Lo inviai a Franco Angeli e l'editore mi pubblicò
subito. Rimasi di stucco nuovamente. In seguito
scoprii che fu il primo libro sulla mediazione scritto
con taglio psicologico in Italia. Fui contattata da
un'università privata l'E-Campus che stava
organizzando il primo Master universitario in ADR
(Alternative Dispute Resolution) in Italia poiché
avevano visto il libro e necessitavano di un docente
in ambito “Gestione psicologica del conflitto e
tecniche di negoziazione”. Sono diventata docente
universitario e per cinque anni ho tenuto lezioni sia a
Novedrate che a Roma. Ho incontrato moltissime
persone. L'aula è bella, lo dico sempre, poiché ti fa
crescere come essere umano e come formatore. Noi
docenti impariamo qualcosa in ogni setting. Ho
messo il cuore nel lavoro. Ho messo tutta me stessa.
Ad oggi, ho fatto il calcolo, ho formato circa 14.000
persone. Ho progettato ed erogato per tantissime
società di formazione e consulenza. Ho formato e
faccio coaching nelle aziende più importanti. Ne cito
solo alcune: Autostrade per l'Italia, Enel, Auchan,
Bulgari, Armani, Aman Hotel, Banca Sella, TPL,
Adecco, Randstad, Pontificia Unifersità, Adidas,
Antonianum, Pfizer, Smat, Teatro dell' Opera di
Roma, J&J, Camera di Commercio di Savona,
Camera di Commercio di Ferrara, Banca Generali,
CARLSON W.L. , CSI Piemonte, Teatro di Torino, e
molte altre. Ho insegnato in un Master Bocconi. Ho
tenuto out
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tenuto out door, in door, formazione mista, seminari, conferenze. Nel 2014,
avendo fatto un po' di “spazio” è entrato nella mia vita l'Amore, ho incontrato
mio marito. Ritengo di essere stata “fortunata” nella mia carriera
professionale, ma ritengo altresì che il mio bilancio attuale dipenda dalla
mia propensione a vedere ciò che di bello e positivo mi è accaduto eanon
dare importanza o peso alle cose nefaste. Quelle le avevo messe in conto,
sono fisiologiche e le ho superate. Ciò che conta è focalizzare il bello!
Tenerne traccia e ringraziare. Sarà la “legge dell'attrazione”? Da psicologa
vi posso affermare che la legge dell'attrazione è importante. Ah, sì, perché
nel 2014 mi sono laureata in psicologia, con Lode questa volta. Oggi mi
sento una donna, ed una femmina, realizzata. A tutto tondo. Mi sento grata
con la vita e con Dio! Quindi ho deciso di dedicare un grande spazio al
volontariato. Alcune amiche dell' Opera ( Opus Dei, del quale sono divenuta
cooperatrice) mi hanno coinvolta in un bellissimo progetto pieno di Luce per
le giovani professioniste. Si chiama “ Progetto Bussola” ed offre a
studentesse universitarie e professioniste, giovani donne under 35,
l'opportunità di partecipare a diverse attività culturali, programmi di
leadership, di formazione professionale, e di promozione sociale, in modo
che ognuna possa forgiarsi una personalità integrale e solida, in un
ambiente di fiducia, amicizia, lealtà e, per chi vuole, di fede. Mi hanno
chiesto di tenere alcune conferenze per le giovani donne ed ho
prontamente risposto: “Eccomi!” L'obiettivo del Progetto è quello di offrire
una formazione al lavoro grazie all'apporto di professioniste senior che
condividono le loro conoscenze ed esperienze, offrendo dei validi strumenti
che fungano da motore di crescita personale e professionale. Il Progetto si
svolge in un meraviglioso Centro Internazionale dell' Opus Dei: Rocca
Romana (
), e rappresenta un valido sostegno
per aiutare queste giovani donne a sviluppare il proprio progetto personale.
In questi primi due anni di vita, il contenuto del programma di Bussola ha
versato intorno alle soft skills. Mi dà una gioia immensa poter essere di
aiuto e supporto per queste giovani donne che hanno appena intrapreso o
che devono entrare nel “fantasmagorico” mondo del lavoro. Io tifo per i
giovani! E' il secondo anno che tengo delle conferenze per loro e dal
momento topico del Covid ho iniziato a fare coaching one to one con
alcune di loro. Per il momento ne seguo quattro. Quattro splendide
creature! Una di loro l'altro giorno mi ha chiesto: “Ma chi ti dà la forza per
seguire tutte le cose che fai? E anche noi…?” Le ho risposto: “L'Amore, la
fede. Sì, sono sicura che sia la mia fede a darmi questa grande forza!” Amo
dare qualcosa, lasciare un traccia, nella mente e nel cuore di chi formo.
Amo e cerco il positivo, nella vita e nelle persone. E non è tutto. In questo
periodo, “nel mezzo del cammin di “mia” vita” apro un nuovo capitolo, mi
rimetto in gioco un'altra volta: sto per fondare una START UP!
ULTIME PUBLICAZIONI:
2018 “Solis”, edito da NeP edizioni, Roma. Sequel del romanzo “Con gli
occhi degli altri”. L'intensità di legami che durano per sempre. Ofelia, un
nome e un destino. Intorno a lei,
alla sua storia e alla sua energia,
la vita e le vicende di diversi
personaggi che si incontrano, si
conoscono e si legano come per
una naturale magia.
NEW
2021 “10. SALIRE IN CIMA AD
UN'ALTA MONTAGNA”.
In pubblicazione. Uscita
prevista per febbraio 2021.
MARIA GRAZIA COSTA. UNA
CARRIERA SPESA PER LA
SOSTENIBILITÀ. PAROLE
D'ORDINE: EFFICIENZA
DUE GENITORI LAUREATI IN MATEMATICA CHE LE HANNO LASCIATO IN DOTE L'AMORE
ISTINTIVO PER I NUMERI, CURRICULUM SCOLASTICO D'ECCELLENZA CHE HA
PORTATO AL TITOLO DI ALFIERE DI LAVORO, LAUREA IN INGEGNERIA ELETTRONICA
CON IL MASSIMO DEI VOTI A SOLI 23 ANNI, OGGI AMMINISTRATORE UNICO DI SACEE,
ENERGY MANAGER DEL GRUPPO LUMSON, DI PETROLVALVES, DI STELLA BIANCA E
DI MOLTE ALTRE IMPORTANTI REALTÀ INDUSTRIALI DELLA NOSTRA BELLA ITALIA.
Da quasi 8 anni sono alla guida di SACEE ( ), una Società di Ingegneria che si occupa di
efficienza energetica e progetta impianti tecnologici in settori e contesti molto diversi, dagli showroom agli
alberghi, dai palazzi storici tutelati ai più moderni centri direzionali. Inoltre, nel ruolo di Energy e
Sustainability Manager, accompagno pubbliche amministrazioni ed importanti multinazionali nel lungo
percorso della sostenibilità, che parte con l'analisi dei rischi sui cambiamenti climatici, passa dall'aumento
della consapevolezza sulle proprie emissioni inquinanti e arriva fino alla definizione di strategie di
ottimizzazione dei processi, di abbattimento dei consumi, di una migliore gestione delle risorse. Il mio è un
lavoro trasversale e multidisciplinare, che riguarda davvero tutti, più di quanto non si possa pensare.
Scopri chi sono.
Rispondendo alle sfide dell’Europa in termini di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti, SACEE punta a migliorare l’EFFICIENZA
ENERGETICA dei suoi clienti creando nuove opportunità per lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e lo sviluppo eco-sostenibile.
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Ho scelto di restare in Italia, sebbene fortemente attratta dallo prontezza tecnologica e dalla cultura
green del nord Europa, perché amo questa terra, le sue opere d'arte ed il fare appassionato e
gesticolante dei suoi abitanti. Sono convinta che i cervelli (e ciascuno di noi ne ha certamente uno,
che avrebbe il dovere di applicare al massimo delle proprie possibilità) possono andare ed ispirarsi
all'estero, possono viaggiare, ascoltare, vedere con i loro occhi, ma non devono “fuggire”. Alla fuga
preferisco la lotta tenace sul posto. Non che sia facile ovviamente. Chi fa impresa in Italia, con
correttezza e senza cedere ai compromessi, è un vero combattente, meriterebbe una medaglia al
valore a prescindere dal risultato, che per arrivare richiede sempre anche una buona dosa di
fortuna. Ciò che scoraggia di più dell' Italia è la diffusa mancanza di comprensione della potenzialità
della tecnologia e della sua utilità in ogni settore. Il mondo digitale porta enormi vantaggi in termini
di immediatezza della comunicazione, di velocità del lavoro, di conservazione delle informazioni e
anche di sostenibilità ambientale. Grazie all'utilizzo dell'informatica, delle rappresentazioni
tridimensionali, della realtà aumentata e del BIM ( Building Information Modeling), SACEE ha fatto
enormi progressi in pochi anni: da piccola realtà di paese a società premiata dal Sole24ore come
"Leader della Crescita 2020". Lo scorso marzo il Financial Times ci ha collocato nell'elenco delle
1000 aziende europee con la crescita maggiore nel triennio 2015-2018. Poiché nei paesi
dell' Unione Europea operano più di 21 milioni di imprese, essere in quella classifica ha
rappresentato un premio importante all'impegno e al coraggio. C'è chi mi ha detto che fosse strano
che questa visione, orientata alla tecnologia e al futuro, arrivasse da una donna. La verità è che
stiamo occupando, con grazia ed eleganza, ambiti che erano territorio ingiustamente esclusivo
degli uomini. Stiamo uscendo da ruoli di spalla ed accompagnamento, per portarci in prima linea.
Lo facciamo restando mamme, mogli e compagne. Lo facciamo grazie al supporto indispensabile
che i nostri figli, mariti e compagni ci danno tutti i giorni. In SACEE ho la responsabilità di una
squadra di professionisti, ingegneri e architetti, uomini e donne, alcuni giovani e altri di grande
esperienza, perché credo che nell'equilibrio tra la diversità vada ricercata la chiave del successo di
una società, non nella competizione tra sessi o nella sfida tra la velocità dei giovani e la saggezza
di chi ha qualche anno in più. Sento che gli uomini, non meno che le donne, appoggiano le mie
scelte, stimano le mie capacità ad intuizioni, consapevoli che queste ultime sono un dono tutto
femminile. E io me la tengo stretta la mia femminilità, non rincorro il modello della donna che
schiamazza tutto il giorno, che indossa solo pantaloni, che imita i maschi di potere, che ha il terrore
di essere giudicata per le sue fragilità. Una donna è l'essenza della fragilità. Nelle fragilità c'è la
nostra unicità e la nostra forza. Sono orgogliosa del mio essere fragile.
INFO. Classifica del Financial Times:
https://spaces.statista.com/f451268219ee41bc9fcf65af7372b3f1.pdf
SEDE Piazza Luigi di Savoia, 22 I 20124 Milano (MI)
Tel. +39 02 45381170 - Cell. +39 393 9174688 - Fax +39 02 45381176
MAIL grazia.costa@sacee.it _ info@sacee.it
SITO www.sacee.it
Ciò che scoraggia di più
dell'Italia è la diffusa mancanza
di comprensione della
potenzialità della tecnologia e
della sua utilità in ogni settore.
“
”
MARIA GRAZIA: COSTA
AMMINISTRATORE UNICO SACEE - MILANO - ITALY
GLI ABITI
ETERNI
di Mariangela
CASTELLAN
UN CAPO DI ABBIGLIAMENTO PUÒ ESSERE UN'AVVENTURA
CHE DURA TUTTA LA VITA.
Mi chiamo Mariangela e sono nata a Cittadella, roccaforte
medioevale in provincia di Padova, all’inizio degli anni 60. Dopo il
diploma decido di abbandonare le aspettative familiari e
dell'ambiente di provincia con cui sono cresciuta e di seguire la
mia vera passione: la moda. Appena diciottenne, inizio a lavorare
come commessa in un grande magazzino del padovano, dando
inizio a quello che poi sarà il mio percorso professionale e di vita.
Viste le mie doti selettive e la capacità di prevedere i trend mi
viene affidato anche il ruolo di buyer, con una mansione chiave
negli acquisti della catena. L’entusiasmo e il piacere della ricerca
che da sempre mi accompagnano mi spingono quindi ad
affrontare la sfida di aprire un negozio tutto mio. Con l’apertura
della prima boutique MODA&MODA, a cui, constatato il
successo iniziale, fa seguito nel frattempo un secondo punto
vendita, inizia a farsi strada in me l'ambizione di creare una
propria linea di abbigliamento. La mia passione per la moda,
unita al fatto di avere clienti che si affidassero al mio gusto per la
creazione del proprio look, era una soddisfazione per me
impagabile. Se non fosse stato il mio lavoro, credo che
probabilmente lo avrei fatto pure gratis! La ricerca della qualità in
quello che proponevo era una priorità per me, allora come ora.
La mia ricerca si è sempre concentrata su piccoli brand di
nicchia, dal design accattivante ma rigorosamente di qualità.
Dopo una decina d’anni da imprenditrice, decido di passare
dall’altra parte della barricata, iniziando una nuova esperienza a Milano collaborando con Studio 24, uno showroom
specializzato nella distribuzione di capispalla in materiali pregiati. Con questa esperienza di partner commerciale ho la
possibilità di conoscere e collaborare con aziende, agenti e buyer nazionali e internazionali e ho modo di frequentare alcune
V E N E Z I A
L’esistenza di una moda sostenibile è di notevole importanza perché il consumo di moda è
molto diffuso nelle economie industrializzate: poiché la moda è fondata sulle tendenze, il
prodotto ha un ciclo di vita molto breve, che porta a un elevato accumulo di rifiuti spesso
non biodegradabili. L’approccio alla sostenibilità tiene conto sia dell’aspetto ecologico, sia
dell’equità sociale, intesa come rispetto delle persone, dei lavoratori e dei consumatori, sia
del punto di vista prettamente economico. L’applicazione di principi di sostenibilità non
avverrà mai se contraria alle regole del mercato. In tal senso DOUBLE rappresenta un
esempio virtuoso di azienda improntata a un concetto di sostenibilità profit driven: l’intera
value proposition è costruita intorno al concetto di eccellenza dei materiali, la trasparenza
della filiera produttiva, la spinta all’innovazione nell’ambito della visione imprenditoriale
improntata sulla qualità autentica.
e
2020/21
Deconstructing
classics
to
make
them
eternal
ant prima
sfilate autunno/inverno
Our ambition
is to
create
precious
garments
that go
beyond
seasonal
trends
but are
rooted
in
contemporaneity
delle principali sfilate di grandi brand in
prima fila. Ricordo ancora con molto
piacere la prima volta che ho visto sfilare
Naomi Campbell: la venere nera e
Versace rimangono per me un binomio
irripetibile! Sembrava quasi irreale! Un
fisico mozzafiato e una camminata che non
si dimenticano. La mia esperienza
milanese durerà dodici anni, finchè non
decido di tornare in Veneto e di creare un
mio brand. Mossa dalla stessa passione di
trent´anni prima nel 2017 nasce DOUBLE
Venezia. DOUBLE Venezia parte dalla mia
ambizione di creare un’inversione di rotta
rispetto a tutto quello che è fast fashion e
trend stagionali. Partendo da questi
capisaldi inizio a concepire una collezione
di cappotti e capispalla realizzata
interamente con materiali naturali, usando
le migliori lane eimigliori cachemire. Ogni
capo è realizzato a mano e confezionato
con il metodo sartoriale “double” che da
anche il nome alla collezione. Questa
lavorazione, risalente agli anni ‘30, richiede
una radicata esperienza ed una profonda
conoscenza dei processi manifatturieri, che
fanno del “double” una lavorazione
preziosa e ricercata. La mia mission e
quella di DOUBLE Venezia diventano
quindi quella di far conoscere questa
tradizione tutta italiana sul mercato
nazionale e internazionale, assieme alla
valorizzazione di capi realizzati con spirito
etico, nel rispetto dell’ambiente e delle
condizioni lavorative di chi contribuisce a
crearli. Uno dei miei principi è che non si
può costruire il proprio business sfruttando
le persone. Bisogna tornare a dare il giusto
valore alle cose, valorizzando tutti i
componenti della filiera. Il mio motto è
“ comprare meno e comprare meglio”. E' per
questo infatti che sto puntando sulla
creazione di prodotti in quantità limitate e
con la massima qualità nei materiali e una
cura maniacale dei dettagli, per fare in
modo che i miei capi possano considerarsi
E T E R N I
info:
DOUBLE SRL
double.venezia@gmail.com
direct contact: +39 338 8264247
+49 151 11019763
double-venezia.com
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DIRETTRICE E FOUNDER DI DOUBLE
VENEZIA - ITALY
CASTELLAN
MARIANGELA:
ALTAROMA
FASHION RUNWAY
15/17
SETTEMBRE
2020
Altaroma è il centro propulsore della Moda Italiana emergente.
Dal 2002 si propone come luogo d'incontro dove esplorare i nuovi trend e
come importante vetrina nazionale ed internazionale per i creativi del settore
m o d a
ALTAMODAROMA: tutta la collezione DOUBLE
https://digitalrunway.altaroma.it/profilo/designer04
Nella foto: Mariangela Castellan, titolare del brand DOUBLE Venezia con Lara Canal stilista e sua grande amica.
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IL CAPOSPALLA
ELE
SUE FORME.
Lavorazioni di una volta prendono
il posto in tagli nuovi, volumi
ricercati e curati fino all'ultimo
dettaglio.
Il termine "doppio", nella moda, si riferisce a un
tessuto doppio, composto da due strati uniti con
una cucitura interna, completamente fatto a mano.
È la lavorazione perfetta sia per abiti reversibili
che non reversibili, dove entrambi i lati appaiono
completamente senza cuciture. La confezione dei
capi doppi avviene in alcuni laboratori specializzati
in Italia. La lavorazione richiede procedure lunghe
e complicate con diversi interventi manuali. La
creazione di un capo doppio richiede lo sforzo di 8
artigiani e la produzione può richiedere fino a 2
giorni. Ai capi continuativi della collezione, si
vanno ad aggiungere nuove vestibilità e
lunghezze, come il cappotto lungo over, il
cappottino dritto stile garçon e quello sfiancato dai
tagli particolari. Una mantella con cappuccio e due
giacche completano la collezione. DOUBLE
Venezia questa stagione ha impreziosito
ulteriormente I suoi capi con lavorazioni di
agugliatura, creando fasce colorate ed elementi
floreali in contrasto al colore di base. Altra tecnica
applicata nella collezione è lo stencil eseguito a
mano con aerografo mediante spruzzatura e
rifinitura a rullo, che decora alcuni capi con
soggetti naturali come foglie e rami, ed altri con
disegni damascati. Questa scelta prende
ispirazione dalla tecnica di stampa inventata da
Mariano Fortuny; pittore, stilista e scenografo di
origini catalane naturalizzato veneziano, vissuto a
Venezia a fine Ottocento, dove aveva la sua casaatelier.
SHOWROOM NEGOZI
Nico Albanese Showroom - New York
Wonder concept store - Conegliano (TV)
D-Tails Agency – Monaco di Baviera Dielle
Boutique - Fontaniva (PD)
Show Room Avanti – Mosca Zoe Boutique
Bassano del Grappa (VI)
Moda & Style - Ascona (SVIZZERA)
www.double-venezia.com
V E N E Z I A
Una donna
una storia
E’ VERO CHE ESSERE DONNA NELLA NOSTRA SOCIETÀ HA ANCORA UNA INFLUENZA NEGATIVA NELLA
CARRIERA LAVORATIVA, MA È ANCHE VERO CHE SPESSO QUESTI PREGIUDIZI DIVENTANO INCONSCI
E LIMITANO LE DONNE NELL’ASPIRARE A DETERMINATI RUOLI DI LEADER. BISOGNA ESSERE
CONSAPEVOLI DI QUESTI AUTOMATISMI MENTALI E RIAPPROPRIARSI DELLE PROPRIE AMBIZIONI
PROFESSIONALI.
Nella foto:
Jacopo Bevilacqua, Dottore Magistrale
in Direzione d'Impresa, Marketing
e Strategia, con la mamma Adriana
Adriana Maria Quaglia inizia il suo percorso
professionale alla fine degli anni '80 nel marketing e
nelle vendite. Sino al 1997 lavora per alcune agenzie
di comunicazione del torinese e del milanese gestendo
campagne di comunicazione per primarie aziende
italiane e brand internazionali, concludendo questo
ciclo professionale in Media Italia Relazioni Pubbliche
del Gruppo Armando Testa. Successivamente cresce
nell'industria delle telecomunicazioni - Omnitel prima,
Vodafone poi - dove sviluppa le sue competenze
manageriali, sia in area customer operations che in
area risorse umane, gestendo progetti importanti di
change management organizzativo. Nel 2008 entra in
Fiat Group Automobiles dove prosegue la sua carriera
manageriale e partecipa attivamente alla
trasformazione del Gruppo in Fiat Chrysler
Automobiles, lavorando allo sviluppo di canali e
servizi innovativi, soprattutto in ambito digitale,
finalizzati alla gestione e alla crescita delle relazioni
con i clienti. Dal 2014 sino al 2019 è responsabile
EMEA dell'area brand marketing e comunicazione di
Mopar, il marchio che racchiude le attività aftersales di
FCA, e contribuisce allo sviluppo strategico del brand
con progetti di comunicazione integrata che vedono,
tra gli altri, l'implementazione di un programma
europeo multilingua di Customer Experience
multicanale che coinvolge i clienti Fiat, Lancia, Jeep,
Alfa Romeo, Abarth, Fiat Professional,
Fiat Ducato
Camper, con risultati di business significativi. Nel 2019
sceglie di cambiare paradigma e accoglie la sfida di
entrare in consulenza. In Coreconsulting è partner e
responsabile della neo nata linea di servizio “Customer
Experience e CRM”. L'obiettivo è fornire alle aziende e
al management la strategia e gli strumenti più efficaci
per costruire business, perché il successo si sviluppa
dai meccanismi con cui si trovano i clienti, si entra e si
mantiene la relazione con loro, tenendo sempre conto
degli effetti sulle vendite e sui ricavi, che sono il motore
concreto delle imprese.
UNA LUNGA STORIA DI NUOVE IDEE.
Dal 2001 il Gruppo Core, con le sue due società
Coreconsulting e Corelab, opera nel campo dello
sviluppo organizzativo, della comunicazione e delle
risorse umane, in tutti i settori di business, privati e
pubblici, in Italia e all'estero. Con 4 sedi in Italia e un
network internazionale, offre soluzioni integrate end-toend
di Knowledge management,
Change
management, People management e Customer
management. Un team multidisciplinare di circa 200
professionisti assicura, con il supporto di soluzioni
digitali proprietarie, la realizzazione di progetti di
riorganizzazione, valutazione e sviluppo, talent
management e business coaching, formazione e
digital learning, CRM e digital communication. Per
maggiori informazioni: www.coreconsulting.it
UNA STORIA DI FORMAZIONE
La storia professionale di Adriana è fortemente
intrecciata alla sua storia formativa, all'attività sportiva
e artistica. Inizia gli studi a 5 anni facendo la Primina
per poi iscriversi, dopo un esame di idoneità, alla
seconda elementare. È proprio alle elementari che
incomincia l'interesse per la musica e il canto,
incoraggiato dal padre, un naturale talento musicale.
Inizia presto a studiare musica classica e suona il
violino sino ai 17 anni quando abbandona gli studi
musicali per intensificare quelli liceali. Musica e canto
la accompagneranno sempre. Così come lo sport,
esercitato perlopiù a livello agonistico: dalla ginnastica
artistica, al nuoto, all'Aikido, al tennis, allo sci, alla
pallavolo e alla pallacanestro che la seguirà per tutta la
giovinezza. Nello sport Adriana trova la spinta a
progredire. "Lo sport agonistico è stimolante perché
pone degli obiettivi. Ti dà la possibilità di coltivare
sogni e speranze che sveli quando raggiungi la meta.
In una società nella quale gli interessi predominanti
sono la bellezza esteriore, la ricchezza e la popolarità,
lo sport è una palestra di vita", racconta Adriana.
"Anche se perdi, in realtà hai già vinto. Non sai mai se
al termine delle tue fatiche urlerai di gioia o piangerai
di delusione ma resta il fatto che hai già vinto, perché ti
sei messa in gioco. Lo sport è emozione, è vittoria, è
sconfitta. È vita, insomma." Le sue autentiche
passioni interiori sono la scrittura e il teatro. Nel
periodo universitario studia recitazione per qualche
anno, ma decide di non intraprendere il percorso da
professionista perché l'ambiente non le si confà. “Il
teatro è stato il nutrimento fondamentale della mia
immaginazione. Lo considero la più alta forma d'arte
dell'uomo. Ci tocca l'anima, ci fa commuovere e ci fa
sentire una verità comune.” Proprio come la poesia. È,
infatti, nella poesia che il suo immaginario trova
concretezza e, dopo il ritrovamento fortuito dei suoi diari
di bambina, riprende a scrivere. "I pensieri e le poesie
di quando ero ragazzina - spiega - mi hanno restituito lo
slancio della scrittura. Non ricordo un momento preciso
in cui io abbia iniziato a scrivere poesie. Certamente lo
studio della filosofia, della letteratura e della musica,
nonché l'amore per l'arte e il teatro hanno influenzato
molto la mia formazione letteraria, anche se credo si
tratti soprattutto di una vocazione" . "La scrittura –
sottolinea – è un atto di libertà estrema e la poesia è
uno strumento di espressione libera del proprio
pensiero, dei moti dell'animo e dello spirito". È del 2017
la sua seconda raccolta Come una farfalla ( Genesi
Editrice) che il suo stesso editore, Sandro Gros-Pietro,
non esita a definire “un mondo interiore che è un canto
di libertà e di devozione verso l'armonia e la pienezza
della vita”. “Quando una farfalla esce dalla crisalide, le
sue ali sono piccole e accartocciate. Solo trovando un
appoggio sicuro si dispiegano e la sostengono durante
il volo. Così vedo la poesia, una struttura portante
dell'anima, che ha bisogno di un appoggio sicuro,
l'Uomo, per esprimersi liberamente. La poesia è il mio
angolo segreto.” I momenti di formazione personale che
ricorda come davvero significativi sono legati alle
esperienze di scambio in famiglia e studio all'estero. Le
hanno permesso di unire l'apprendimento delle lingue
all'incontro di nuove persone, al divertimento e alla
scoperta di culture diverse. “Non è sempre stato tutto
facile” , racconta Adriana.
“Allora non avevamo i social
mediaeicellulari. Ho dovuto affrontare problemi anche
grandi e ho avuto momenti di crisi. Quando sei lontana
da casa e sei molto giovane, il sistema di supporto
viene meno e devi imparare a destreggiarti con persone
e culture che non conosci. Ho imparato ad adattarmi e
a chiedere aiuto quando ne ho davvero bisogno.” Le
esperienze all'estero e lo studio delle lingue hanno
permesso ad Adriana di sviluppare un profilo
internazionale, ampliandole gli orizzonti lavorativi e –
più tardi – l'hanno agevolata nel sapersi muovere nei
contesti internazionali delle aziende in cui ha lavorato.
Quando le abbiamo chiesto di raccontarci dei suoi
esordi professionali, quello che ne è scaturito è uno
straordinario momento di riflessione, un affascinante
compendio di pensieri assolutamente da gustare, come
fossero un piatto prelibato... "Da bambini - dice - la
gente ci chiede che cosa vuoi fare da grande… a
quell'età di solito abbiamo molti sogni. Da bambini
siamo in grado di sentire la voce dell'anima. Crescendo,
le cose cambiano. Non è più il momento di sognare,
dobbiamo affrontare la realtà e pensare a come
sopravvivere nel mondo. Io ho sempre tenuto salda la
mia capacità di guardare il mondo con gli occhi della
bimba inquieta che sono stata. Mi sono sempre data la
possibilità di immaginare un futuro diverso, di scrivere
un domani migliore, dove, soprattutto, non dover mai
rinunciare alla mia libertà di espressione. L'arte e la
musica sono stati il viaggio iniziatico per il mio
immaginario, che affonda sempre le sue radici nella
realtà."
E tu “cosa volevi fare da grande”?
Volevo fare tante cose. Sono sempre stata molto
curiosa e appassionata. Ero assetata di conoscenza.
Leggevo tantissimo. Volevo imparare tutto ciò che era
possibile imparare. E questo mio tratto è ancora
presente. Sono “un'onnivora culturale”. Per dirla alla
Peterson, non è che apprezzo qualunque cosa
indiscriminatamente. Piuttosto, sono aperta ad
apprezzare tutto. La mia mente ha bisogno di stimoli
continui. E poi, esiste una sola cosa che si può fare da
grande? Mi sono trovata a dover ricominciare dall'inizio
più di una volta e non sempre per mia scelta, ma per
situazioni – anche difficili – di vita personale. Conciliare
famiglia e carriera non è facile per nessuna donna, per
me lo è stato ancora meno. Mi chiamano Wonder
Woman ma io non credo a questo concetto. Non ho
fatto tutto da sola. Sono stata aiutata dai miei genitori,
due nonni eccezionali. E da un segreto: il focus e
l'organizzazione. Sono sempre rimasta concentrata
sugli obiettivi e sullo scopo ultimo per cui lavoravo. Ho
sempre organizzato molto bene la mia vita e il mio
lavoro. La carriera non è mai il punto di partenza, ma
l'effetto di un circolo virtuoso. Io ho sempre messo al
centro il progresso, in senso lato, il desiderio di
migliorare la mia vita e quella di mio figlio.
Pensavi alla carriera mentre lavoravi?
Pensavo di voler raggiungere gli obiettivi che mi
venivano dati o che mi davo da sola. Pensavo di voler
far crescere chi lavorava con me. Pensavo di voler
sviluppare l'organizzazione in cui lavoravo. Per il bene
dell'impresa stessa. Quando raggiungo un obiettivo,
non sto a guardare al risultato per molto tempo. Ne ho
già un altro in testa. E ricomincio a correre per il
prossimo traguardo. Corro con fair play, nel rispetto
delle persone e dei valori che mi appartengono. Corro
per vincere, ma non a qualunque costo. Quindi, la
carriera? Si, ma nel rispetto dei grandi valori di umanità
e dignità dell'essere umano. L'amore in senso ampio
viene prima di qualunque altra cosa.
Qual è la lezione che vorresti trasmettere alle
giovani donne di oggi?
E i giovani uomini? Vorrei che entrambi si
convincessero che tutti possiamo essere fautori di un
cambiamento, piccolo o grande che sia. Bisogna
crederci e impegnarsi, uscendo dalla propria zona di
comodo. Le aziende hanno un gran bisogno di
cambiamento. E ci vuole tanta determinazione e
convinzione. Bisogna credere nel cambiamento sino in
fondo, senza pensare alla popolarità. Mi sono spesso
esposta in prima persona, andando contro la corrente e
ignorando i giudizi negativi di chi mi stava attorno. Ci
credevo e andavo avanti. E, alla fine, nonostante
l'impopolarità iniziale, mi hanno sempre riconosciuto
grande resilienza e capacità di rompere lo status quo
portando innovazione e risultati concreti. Ogni singola
ADRIANA MARIA:
QUAGLIA
PARTNER CORECONSULTING SpA
TORINO - ITALY
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persona ha il potenziale per ideare, creare e dare vita a qualcosa di nuovo e di
diverso. E' vero che essere donna nella nostra società ha ancora una influenza
negativa nella carriera lavorativa, ma è anche vero che spesso questi pregiudizi
diventano inconsci e limitano le donne nell'aspirare a determinati ruoli di leader.
Bisogna essere consapevoli di questi automatismi mentali e riappropriarsi delle
proprie ambizioni professionali.
Come hai fatto a progredire nelle grandi aziende?
Ho sempre proposto qualcosa di nuovo. Ho creato i miei stessi mestieri buttandomi
in progetti colossali, senza però mettermi in mostra. Ho sempre ignorato la
confusione che c'era intorno a me, concentrandomi su quello che dovevo fare. Ho,
soprattutto, dato la precedenza alla crescita dei miei collaboratori. Le persone con cui
ho lavorato sono il mio orgoglio più grande. Le imprese crescono se crescono le
persone. Un'impresa non si può basare su un singolo leader. È la squadra che fa la
differenza. E poi, ho sempre cercato di essere un buon collaboratore per i miei capi,
aiutandoli nei momenti critici a prendere decisioni difficili, ponendomi come partner
affidabile, che mantiene le promesse. Una compagna di squadra, insomma, che
cerca il confronto in modo costruttivo per raggiungere un obiettivo comune.
Dicono che hai la passione per le cose fatte bene, è vero?
Ho una grandissima passione per la Competenza, quella con la C maiuscola, che
non è direttamente proporzionale alla quantità di conoscenze e di abilità che
possediamo o ai titoli che possiamo annoverare nel nostro curriculum, quanto
piuttosto alla capacità di saper applicare e adattare le nostre conoscenze e le nostre
abilità ai vari contesti. Essere competente richiede molto impegno e sacrifico.
Comporta molto studio e aggiornamento continuo, attenzione ai dettagli e rigore
esecutivo. Quindi si, mi piace il lavoro ben fatto. Sono esigente con me stessa e con
gli altri. Cerco di non tralasciare nulla e di non dare nulla per scontato, perché ho una
coscienza che parla molto forte. Oggi più che mai, in veste di consulente, sono
consapevole che con il mio lavoro ho il potere di migliorare la vita delle aziende, la
carriera di un manager, la quotidianità di un operaio, le competenze di un impiegato o
il servizio ad un cliente. Un progetto ben fatto è in grado di dare nuove prospettive
alla vita dell'impresa. Io sono stata dall'altra parte della scrivania per 25 anni e non
posso dimenticare quanto i consulenti possano fare la differenza (talvolta anche nel
male) per le aziende.
Che cosa ha fatto veramente la differenza nel tuo percorso di carriera?
Sicuramente la grande passione, la determinazione e l'energia di cui dispongo. La
capacità di coinvolgermi a fondo in quello che faccio mi ha permesso di realizzare
progetti professionali di grande rilevanza. Mi innamoro sempre del lavoro che faccio.
Non potrei lavorare altrimenti. Le mie esperienze sono, poi, tutte caratterizzate dal
costante bisogno di costruire, contando solo sui miei sforzi. Ho bisogno di seguire le
mie visioni e di mettere in pratica la mia abilità di vedere, anticipare e prevenire ma è
ancora più forte la necessità di “realizzare”, perché sono uno spirito concreto e
pragmatico. Amo sognare e pensare in grande ma sento sempre l'esigenza di dare
forma concreta alle idee. Cavalco il cambiamento, lo cerco, anche se ne ho sempre
un po' paura. Ma so che è lì che accade la vera magia: ricominciare è come
rinascere ogni volta in un mondo nuovo. Inoltre, la necessità espressiva, che deriva
dal mio bagaglio artistico, mi ha condotta a sperimentare earicercaresemprenuove
soluzioni di fronte ai problemi organizzativi e di business che dovevo affrontare.
Invece, il desiderio di autonomia e di indipendenza sono stati talvolta di ostacolo. Le
aziende italiane – soprattutto - hanno la mania del “controllo”. Io ho bisogno di
margine di manovra per portare risultati. Quando ho ricevuto totale fiducia e “carta
bianca” ho dato il meglio di me!
Quali consigli daresti ad una donna in procinto di intraprendere un percorso di
carriera?
Di essere forte e di chiarirsi bene su ciò che vuole e come vuole ottenerlo. Senza
tralasciare nulla ma senza mai dimenticare sé stessa. Restando fedele a sé stessa.
E direi di non lasciarsi travolgere dalla sete di potere, perché il potere trasforma le
persone e, gran parte delle volte, non in meglio. L'amore e la determinazione sono le
caratteristiche delle donne che sanno essere si leader, ma al femminile.
SHOOTING FOTOGRAFICO: Davide Gherzi
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Una
cosa
che
desideri
fortemente?
Che avvenga una vera e propria rivoluzione umanistica, a partire
dalle imprese. Abbiamo bisogno di una società che rimetta al
centro l'essere umano. Abbiamo bisogno che la creatività, l'arte e la
cultura siano promosse e sponsorizzate. Che diventino fonte di
lavoro e di sostentamento. Quando sentiamo parlare di
innovazione, sentiamo parlare solo di nuove tecnologie e di
trasformazione digitale. Io sono convinta che la nostra salvezza
risieda nella bellezza dell'arte, della musica e della cultura.
Nessuna tecnologia potrà mai sostituirsi all'uomo. Perché l'uomo è
autentico, la tecnologia è una costruzione, che èeresteràsempre
finzione. Se devo individuare una sfida futura, allora potrebbe
essere proprio questa: mettere le mie competenze al servizio dello
sviluppo di una cultura umanistica.
Adriana Maria Quaglia - Partner Coreconsulting SpA
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Tel. +39 011 5563 314 - mobile:+39 331 603 5019
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IL MESTIERE DEL
FUNDRAISER,
IN PRATICA.
Il fundraiser è colui che crea un percorso di richiesta donazioni, che permette
alle organizzazioni nonprofit di essere sostenibili nel tempo. È un mestiere, a
tutti gli effetti. E prevede diverse specializzazioni ma anche un estro creativo e
artistico, oltre che una grande determinazione. Non è così facile come sembra
ma è bello pensare di fare qualcosa di straordinario per il nostro piccologrande
mondo.
Intervista a Marianna Martinoni, consulente di
fundraiser.
un premio rivolto alle organizzazioni culturali che vogliano far partire
una campagna di crowdfunding. Dal 2019 inoltre sono nella short list
di Esperti in fundraising culturale e Art Bonus voluta da Ales, società in
house del Ministero dei Beni Culturali che lavora sull' Art Bonus.
Grazie a questo duplice ruolo di consulente e formatrice sono sempre
in movimento per tutta l'Italia (periodo del Covid a parte!) e incontro
ogni anno molte organizzazioni del Terzo Settore e tantissime persone
che già lavorano come fundraiser o che stanno cercando di entrare nel
mondo fundraising migliorando le proprie competenze.
Cosa ti ha spinto a svolgere questa professione?
Quello che più mi ha spinto a svolgere questo lavoro è stata l'idea di
poter essere determinante nella riuscita di progetti che mi
appassionavano, in cui credevo, ma che non avevano possibilità di
realizzarsi senza una strategia di finanziamento a lungo termine.
C'è da dire che quando ho iniziato nel 2001 non eravamo in molti a
fare questo lavoro a titolo professionale. Io stessa ho scoperto che
esisteva questa professione nel corso dell'ultima parte dei miei studi in
Management e Comunicazione per le Politiche Culturali Pubbliche e
Private. E allora con i soldi che guadagnavo con i primi lavori, mi sono
iscritta a The Fundraising School di AICCON a Forlì e ho conseguito il
Certificato in Fundraising Management. Da lì non mi sono mai più
fermata e ho sempre lavorato nel fundraising a fianco delle
organizzazioni del Terzo Settore. Se penso a come il fundraising è
divenuto il mio lavoro, mi viene sempre in mente l'immagine di un
puzzle con tanti pezzi che inizialmente stanno appoggiati gli uni gli altri
senza alcun senso e poi poco per volta trovano la loro collazione
all'interno di un disegno bene definito. Corsi, incarichi, colleghi,
collaborazioni, esperienze: a guardare indietro oggi tutto sii compone
in modo armonico, ma l'inizio non è stato per nulla semplice. Donna,
con partita iva, due figli piccoli, in una città di provincia…
Dal punto di vista del fundraising pensi che in Italia qualcosa stia
cambiando nel settore culturale?
Nel corso dell'ultimo periodo eacausadell'emergenza Covid 19 un
numero molto maggiore di organizzazioni si sono trovate nella
situazione di dover attivare strategie per coinvolgere questi soggetti
per far fronte all'emergenza, che hanno reso il fundraising uno
strumento “pop”, facile da usare e di grande impatto personale e
collettivo. Ma fino ad una ventina di anni fa - quando ho iniziato ad
occuparmi di fundriasing per il settore culturale - il tema della ricerca di
fonti di sostegno alternative a quelle tradizionali toccava solo
marginalmente l'universo composito delle istituzioni culturali italiane. In
questo arco di tempo la situazione è cambiata radicalmente: il ruolo
dello Stato si è fortemente indebolito e così quello degli Enti locali a
tutti i livelli. Di fronte a questo cambiamento radicale o ora più che mai
dopo il lockdown imposto dall'emergenza sanitaria, tutti i settori della
cultura e dello spettacolo si trovano oggi costretti - uso non a caso
questo termine - a ideare nuove politiche di sostenibilità, a ridurre la
tradizionale dipendenza da un unico finanziatore (quello pubblico,
sempre più indisponibile) e coinvolgere nuovi potenziali donatori,
pubblici e privati, al fine di generare un flusso costante di risorse per le
attività istituzionali e lo sviluppo nel tempo. Casi di successo ce ne
sono anche in Italia: a guardar bene si tratta di organizzazioni in cui
viene incentivata la partecipazione consolidata dei privati attraverso lo
sviluppo di competenze specifiche (ebbene si, ci sono dei fundraiser
anche nelle organizzazioni culturali!) ma soprattutto attraverso scelte
basate sul coinvolgimento e sulla valorizzazione del legame con la
comunità. Molto resta sicuramente da fare, sia in tema di creazione di
procedure incentivanti la donazione, ma soprattutto di crescita di una
cultura del fundraising sia all'interno delle organizzazioni culturali
stesse, sia tra i potenziali sostenitori, aziende o privati cittadini. Pur
essendo nel Paese che tanto decanta la Cultura tra i propri asset
strategici sviluppo, direi che c'è solo da rimboccarsi le maniche e
cominciare: la strada si presenta lunga e difficile…
Quali sono i principali ostacoli che affronti quotidianamente nel
tuo lavoro?
Soprattutto la scarsa conoscenza del fundraising, poco diffuso nel
settore culturale, condotto per lo più in modo discontinuo e
scarsamente professionale, estemporaneo, limitato ad occasioni
temporanee. Quello che rende in particolar modo difficile il lavoro è
che troppo spesso questa funzione non è percepito come funzione
strategica nella costruzione di politiche di coinvolgimento dei privati. A
questo aggiungete una diversa propensione del donatore medio a
donare per progetti in ambito culturale rispetto a “cause” più sentite
come meritorie di sostegno e il quadro è completo.
Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti nel tuo lavoro?
Vorrei vedere maggiormente riconosciuta la professionalità dei
fundraiser, sia dai potenziali sostenitori, sia molto spesso dalle stesse
organizzazioni non profit (parlo soprattutto di quelle medio piccole che
sono il mio quotidiano). Ogni volta che inizio una consulenza so di
dover mettere in conto lungo periodo in cui dovrò lavorare solo a far
comprendere il ruolo che una figura come quella del consulente di
fundraising può avere se ha la possibilità di affiancare l'organizzazione
in modo strutturale, non chiamato all'ultimo minuto per risolvere le
emergenze. In questo mia ha molto aiutato fare parte fin dai primi anni
della mia carriera di ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser: nata
nel 2000 ASSIF rappresenta quanti mettono la loro professionalità e
conoscenza a servizio delle cause sociali per farle crescere
quotidianamente attraverso attività e progetti di raccolta fondi, nel
rispetto di standard etici elevati che garantiscano trasparenza e
correttezza per i donatori, per le organizzazioni e per i fundraiser
stessi.
Cosa avresti voluto sapere agli inizi della carriera che oggi ti
sarebbe servito?
Che esiste una rete di professionisti che non necessariamente si
concepiscono come competitor tra di loro che fanno capo all’
Associazione Italiana Fundraiser, che come mission ha proprio quella
di diffondere la cultura e la conoscenza del fundraising in Italia,
rappresentando e favorendo la crescita dei professionisti del settore e
alimentare i rapporti con l’estero diventando un Paese di riferimento
per l'area del Sud Europa e del Mediterraneo. Oggi ASSIF ha anche
delle sezioni regionali, dove è possibile trovare informazioni
concretamente spendibili per fare questa professione, dove è possibile
condividere successi e perché no anche insuccessi, dove volendo si
può imparare dai colleghi con più esperienza e confrontarsi con quelli
più giovani.
Descrivici il tuo giorno “perfetto”
Il giorno perfetto è quello in cui arrivano risultati di lavoro di mesi e si
raggiungono traguardi insperati, dati per irraggiungibili. Il giorno
perfetto è quello in cui riesco a sentire che le persone con cui o per cui
lavoro comprendono il senso di ciò che facciamo insieme e
percepiscono la passione che sta dietro a questa professione
lasciandosi in qualche modo coinvolgere, trasportare.
Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella vita?
In primis i miei genitori, che mi hanno insegnato la differenza che
esiste nel fare il proprio lavoro con infinta passione o scaldare una
sedia. Ma ciò che più mi ha cambiata è stato l'essere diventata
mamma di Edoardo e Marta (che oggi hanno 15 e 13 anni ndr), che
hanno allargato la mia capacità di empatia con le persone che incontro
oggi nel mio lavoro e che mi danno ogni giorno la voglia di fare
qualcosa per migliorare il mondo che sarà loro domani.
L.M.
MARIANNA:
MARTINONI
FUNDRAISER E FORMATRICE
PADOVA - ITALY
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La motivazione
è il CUORE
dell’azione
Il network marketing è stata
la mia scelta, la mia indipendenza,
la mia dignità, il mio futuro. E il
futuro di mia figlia.
Nell'immaginario collettivo, i genitori sono il punto di riferimento per i propri figli, il porto
sicuro, qualcuno da cui prendere ispirazione. Immaginate invece, una bambina che vede
fallire la mamma imprenditrice. Una donna solare ed ambiziosa, che si deve accontentare
di un lavoro precario, sottopagato e senza nessuna prospettiva di crescita. E' stato come
quando, in una giornata di sole, iniziano ad arrivare le prime nubi e tutto si incupisce... poi
ad un tratto il temporale. Ricordo, come fosse ieri, una mattina in cui mi stavo preparando
per andare a lavorare. Sento suonare il campanello e vado ad aprire. Era l'ufficiale
giudiziario con l'ennesimo avviso di pignoramento. Ricaccio indietro le lacrime - perché
non voglio che mia figlia Alice mi veda piangere, le dò un bacio e vado a lavorare,
consapevole che stessi buttando via il mio tempo. Perché con 700 euro al mese già è
difficile vivere, ma figuriamoci dovendo pagare 150.000 euro di debiti. In quel momento
ricordo di aver pensato: "Cavolo, qui se non faccio qualcosa, mi ritroverò fra 10 anni nella
stessa situazione. Piena di debiti, buttando via il mio tempo per realizzare i sogni di
qualcun altro, anziché i miei.” Poi, finalmente, un raggio di sole. Forse c'è ancora una
possibilità per sistemare le cose. Giorgio da qualche tempo mi proponeva una
collaborazione con Evergreen Life, e quella volta ho deciso di provarci. Sempre più
spesso, dopo il lavoro, nonostante la stanchezza, mi cambiavo ed uscivo per partecipare
alle serate di presentazione del prodotto o del business. Alice ha notato subito il
cambiamento. La mamma è tornata a sorridere. Avevo un obiettivo. Oggi la mia situazione
è completamente risolta. Posso affermare con certezza che qualsiasi cosa Alice vorrà
fare nella vita, io avrò le risorse necessarie per sostenerla. Ora sono io il raggio di sole. E
ogni volta che presento il progetto a un gruppo di persone, so che in sala c'è qualcuno che
sceglierà di dedicare tempo ed energia a questa attività. Qualcuno che un giorno potrà
raccontare come, una sera, ascoltando una storia, ha capito di volere di più dalla vita.
Perché le persone spesso si accontentano di quello che hanno, solo perché non sanno
che possono avere di più. Spesso si sente parlare di Network Marketing, ma di cosa si
tratta realmente? Il Network Marketing è un sistema distributivo che sposta i prodotti dai
magazzini della casa produttrice alle case dei consumatori, grazie al passaparola di clienti
soddisfatti. Quello che ho scoperto, durante questi anni di collaborazione e che dietro a
Nella foto: Clarissa con sua figlia Alice
questo semplice concetto, c'è una professione
che ti permette di lavorare a 360° su tutte
quelle competenze trasversali di cui oggi si
sente tanto parlare. Ci si allena ad essere
autonomi, ad avere fiducia in se stessi, ad
adattarsi agli ambienti e alle situazioni, a
pianificare gli obiettivi eamonitorarli, a
migliorare la propria capacità di comunicare, a
lavorare in gruppo e si sviluppa leadership. E'
una vera e propria palestra per le soft skills.
Nella mia professione non conta da dove parti,
quali competenze hai acquisito, qual è la tua
professione preesistente o il tuo livello
scolastico, la vera differenza la fa dove vuoi
andare. I tuoi obiettivi sono il carburante che ti
permette di arrivare ovunque tu voglia, a patto
che tu sia disposto a lasciarti guidare da chi ha
già ottenuto risultati. Con il Network Marketing
si torna a sognare. Non ci sono vincoli. Ci sono
progetti, ambizioni, obiettivi comuni. Ci si
sceglie. E' una professione che si basa sulla
capacità di creare relazioni. Ti appassiona e ti
ritrovi a lavorare perché ti piace, non perché
devi. Il Network Marketing è considerato “il più
grande caso di ottimismo nella storia della
libera impresa” perché:
1) E' gestibile online e offline. Non teme
situazioni d'emergenza. Anche se è più bello, e
sicuramente più efficace, stare insieme dal
vivo, l'attività di networker prosegue anche in
situazioni come quella che stiamo vivendo
quest'anno.
2) E' totalmente privo di rischio d'impresa. O
vinci o vai in pari, non puoi fallire. Il networker
racconta la sua esperienza relativa all'utilizzo di
un prodotto o una gamma prodotti. Anche se
dopo un po' di tempo decidi che non fa per te,
avrai semplicemente risparmiato su un prodotto
che ti piace.
3) Guadagni mentre impari. Non devi fare una
scuola di specializzazione o l'università prima di
iniziare a fare Network Marketing. Ti devi dare il
tempo di imparare una nuova professione, ma,
mentre il tempo passa, impari a condividere il
prodotto e l'opportunità di business, quindi
guadagni.
4) Non c'è limite a quanto puoi guadagnare. Ma
attenzione, non sono soldi facili, serve impegno
e ti devi fidare del tuo sponsor, che ha ottenuto
risultati e può insegnarti come fare.
5) La libertà di gestire il tuo tempo è
direttamente commisurata alla prosperità e al
benessere. Nel tradizionale il titolare di
un'attività, anche quando la sua azienda è
chiusa, ci dedica del tempo (fornitori,
commercialista, marketing, pubblicità,
ricerca…), e rimane poco tempo libero hai da
dedicare alle tue passioni. La tua azienda
dipende da te. Nel Network Marketing, si
moltiplica un sistema, che funziona e che dà
risultati, nella propria organizzazione. Loro
saranno autonomi e tu potrai, col tempo,
dedicarti alle tue passioni.
6) Qualsiasi tipo di stress è perfettamente
evitabile nel Network Marketing. Se non ti stai
divertendo, lo stai facendo male. Nessun capo
che ti dice cosa fare, nessun collega “poco
simpatico” che devi sopportare, nessun orario,
nessun commercialista, nessun costo fisso.
Lavori per realizzare i tuoi sogni e la tua attività
diventa una passione.
7) Qualche anno fatto bene ti permette di
costruire una rendita per tutta la vita. Cosa da
non sottovalutare, è che il codice è ereditabile,
quindi tutto quello che sto costruendo, un
giorno, rimarrà a mia figlia.
8) Puoi iniziare mentre svolgi un altro lavoro. La
chiave è rimanere “focalizzati” e cogliere le
opportunità che la giornata ti offre, ogni volta
che incontri qualcuno.
9) Fiscalità agevolata. Gli imprenditori oggi
pagano oltre il 60% di tasse. In pratica lavorano
per lo stato da gennaio ad agosto, e da
settembre a dicembre per se stessi. Nel
Network Marketing viene applicata una
tassazione definitiva alla fonte che si aggira
attorno al 20%. Le provvigioni non vanno
dichiarate e non fanno cumulo con gli altri
redditi.
10) Non guadagni soltanto, ma vieni anche
riconosciuto per il lavoro svolto.
Quante volte ti è capitato che il tuo capo ti
abbia chiamato in ufficio per dirti: “Bravo,
questo mese sei stato molto efficiente!” e
quante volte invece si è lamentato per
qualcosa? Nel Network Marketing scoprirai il
piacere e l'emozione di essere premiato davanti
a migliaia di colleghi o di festeggiare con il
gruppo uno scatto di qualifica.
11) Viaggi. Una volta sviluppata l'attività vicino
a casa, ti capiterà di visitare altre città o altri
paesi per supportare la tua organizzazione.
Inoltre potrai meritarti dei viaggi premio con la
tua azienda. La mia, quest'anno, ha portato me
e mia figlia una settimana ai Caraibi!
IL NETWORK MARKETING OFFRE LA
POSSIBILITÀ DI CONCILIARE LAVORO E
FAMIGLIA, CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE
TUTTO QUELLO CHE STIAMO FACENDO
OGGI, TORNERÀ MOLTIPLICATO NEGLI
ANNI. NON ESISTE SUL MERCATO
POSSIBILITÀ A PIÙ ALTO POTENZIALE E
MINOR RISCHIO, DOVE NON SONO PER
GIUNTA RICHIESTE NÉ ESPERIENZA, NÉ
TITOLO DI STUDIO!
”
Il network marketing è
stata la mia grande opportunità
di cambiamento e crescita in
tutti i sensi: come professionista,
come donna e come mamma.
”
-
CLARISSA: POZZOLI
HEALTH&WELLNESS BUSINESS MANAGER - COMO - ITALY
NETWORK MARKETING -
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Alcune
persone
sognano il successo
mentre altre si
alzano ogni mattina
accadere
e lo fanno.
SI POSSONO FARE GRANDI COSE CON UN PICCOLO TEAM .
J.M. Keynes diceva: “La difficoltà non sta nel credere
alle nuove idee ma nel fuggire dalle vecchie.”
Questa la filosofia che dà il boost alla mia vita privata
e professionale. Mi chiamo Vanessa Vidale, mi
definisco una sgargiante 45enne, entusiasta della vita
e di tutto quello che sono riuscita a costruire fino ad
ora. Estrazione Art Director vecchio stampo, mi sono
formata nel '94 nella “Milano da bere” , ma ho preferito
non ubriacarmici perché club ristretti di professionisti e
lunghe scalate al tetto di cristallo per fare carriera non
facevano per me, così dopo qualche anno ho preso
armi, bagagli, Mac e storyboard per trasferirmi in
campagna nel legnanese. Ho due figli, la collezione di
Harry Potter, dei romanzi di Kathy Reichs, un marito
che fa il Ciobar della densità giusta (questo riscuote
davvero tanta invidia nella cerchia delle mie amicizie)
e un portfolio Clienti del quale vado molto fiera. Oggi,
dopo essere stata una freelance single con molte
relazioni, sono passata a un rapporto stabile e
duraturo creando NoAgency Marketing &
Communication S.r.l. Mettere su famiglia, o meglio
agenzia, è stata la naturale trasformazione della mia
forte attitudine alle relazioni. Attualmente siamo un
gruppo di fatto: dirigo NoAgency l'agenzia liquida di
freelance insieme ad altre due socie e un socio:
Valentina Maran, blogger e copy eclettica, Elena
Lucicesare, la donna delle strategie e dei numeri e
che fa quadrare anche i cerchi, e Luca Schiavo,
talentuoso art director e visual artist col pallino
dell'abbigliamento. Insieme ci relazioniamo a una fitta
rete di professionisti di differenti settori dell'advertising
che sono il liquido vitale della nostra agenzia: ci
strutturiamo e prendiamo forma a seconda del
progetto. Il cliente ci dice, noi adattiamo il team a
seconda del risultato da ottenere. Siamo giovani ma
saggi: se sommiamo quelli di ciascuno abbiamo 65
anni di esperienza e aborriamo il lavoro un tanto al
chilo perché siamo per la strategia personalizzata. La
mia visione nel fare agenzia di comunicazione oggi è
quella di portare le competenze acquisite nel modo
delle grandi agenzie e dei clienti internazionali a
misura di PMI, perché oggi si possono fare grandi
campagne di comunicazione anche senza budget
astronomici: l'importante è avere una buona strategia
e il coraggio di percorrere strade insolite. Il mio
“atteggiamento liquido” mi permette di tenere sempre
gli occhi aperti sulle novità. Sono disposta a chiudere
un occhio solo quando devo andare incontro al
cliente. La filosofia di NoAgency è essere cristallini e
trasparenti con tutti, in primis coi clienti - non li
teniamo legati a noi con stratagemmi e contratti
capestro: massima serenità e disponibilità - lavorare
insieme deve essere prima di tutto un piacere. E
quando qualcuno mi dice che ha trovato un
professionista che fa il nostro stesso lavoro a meno,
rispondo sempre con un sorriso e li invito a far
lavorare lui salutandoci senza rancore. Poi
mediamente dopo qualche tempo vediamo la sua
comunicazione affondare con il Titanic mentre noi
scuotiamo la testa sulle note dell'orchestra che suona
pensando “peccato, si potevano fare davvero cose
belle insieme”. Questo atteggiamento negli anni ha
ripagato me e l’agenzia: ad oggi abbiamo clienti storici
che sono con noi da anni (se non ci credete potete
dare un occhio alle referenze lasciate da clienti e
collaboratori sul mio profilo Linkedin
www.linkedin.com/in/vanessavidale. (Giuro che
nessuno è stato torturato o pagato per rilasciare
queste dichiarazioni. Sono semplicemente il frutto di
anni di lavoro insieme.) Non vogliamo essere un
fornitore per un'azienda. Siamo un partner con cui
collaborare per arrivare agli obiettivi. Per noi anche la
formazione è un valore aggiunto: tutti, da noi soci, ai
collaboratori, all'ultimo stagista preso in organico, sono
invitati a perfezionare la preparazione guardando e
studiando i materiali condivisi eicorsidiaggiornamento
che acquistiamo online o ai quali iscriviamo il team.
Ciascuno viene sostenuto nello sviluppare i propri talenti e
le proprie peculiarità – ogni persona del nostro team è
fondamentale e ci piace dare a tutti la possibilità di
sviluppare al meglio la propria attitudine. In questo periodo
stiamo approfondendo sempre di più tutto ciò che riguarda
il neuromarketing per dare anche una valenza scientifica
alla creatività che proponiamo. Confucio diceva: “Scegli
un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno
in vita tua.” Mi è sempre piaciuto utilizzare questa frase per
spiegare ai miei alunni lo spirito con cui affronto le giornate
lavorative. Per molti anni ho insegnato comunicazione e
creatività agli studenti ITS Incom di Varese e Busto
Arsizio: una serie di corsi post diploma in cui abbiamo
formato schiere di validi stagisti diventati poi professionisti
sul campo. Alcuni di loro sono diventati parte dei nostri
Partner più fidati nello sviluppo di alcuni progetti. Trovo
straordinario e gratificante raccontare e far appassionare a
questo fantastico lavoro le nuove generazioni, mostrare
loro come passare dai libri alla pratica - con un
professionista in cattedra si accorciano notevolmente i
tempi di apprendimento - potremmo definirlo know how a
km0. Oggi ho dovuto mettere in pausa questa esperienza
per concentrarmi sulle varie attività che sto portando avanti
per NoAgency. Continuo comunque ad accogliere stagisti
in azienda e insegnare loro l'amore per questa
professione. Non paga di tutto quello che faccio – per via
della mia propensione alle relazioni professionali e non,
sono diventata anche Presidente di AIME AltoMilanese,
associazione di imprenditori europei delegazione
dell'hinterland di Milano. AIME è un'associazione che si
propone come riferimento attivo sul territorio per le
industrie e le PMI a cui propone un modello di
associazione trasversale basato sull'aggregazione di
imprese di diversi settori e diverse dimensioni, col fine di
ideare e attuare progetti di innovazione che rappresentino
opportunità di crescita economica, con un'attenzione
particolare alla valorizzazione dei territori e delle loro filiere.
Insomma: un gruppo di imprenditori che si supportano e
condividono ideali, progetti e fini in modo da diventare una
voce unica con un peso specifico forte nella valorizzazione
delle risorse del territorio. Al centro di AIME AltoMilanese
non ci sono solo le aziende ma anche gli imprenditori che
troveranno nella delegazione consigli, collaborazione e la
possibilità di creare sinergie costruttive. Questo èagrandi
linee il mio percorso, la strada che mi ha portata fin qui non
è stata affatto lineare, talvolta in salita, ci sono stati anche
periodi con una serie di puntini di sospensione. Oggi mi
sento di dire che la mia esperienza è gratificante e mi
sento di mettere un roboante punto esclamativo alla fine di
questa frase, perché sì, partendo dal proprio talento,
investendo sulla propria formazione e mettendoci anche un
pizzico di intraprendenza, è possibile costruire un'azienda
che ti faccia sentire realizzata e felice. E io lo sono!
”
Siamo sostanzialmente un'agenzia con cui
andare a nozze: se cercate solo un fornitore non
facciamo per voi, ma se volete un partner solido
con cui far crescere la vostra azienda fino a farle
raggiungere gli obiettivi di comunicazione e oltre,
contattateci. Instaureremo sicuramente una
relazione lunga e duratura come nelle migliori
storie d'amore. Non ci credete? Chiamate!
Finiremo a dirci “attacca tu, no dai, attacca tu."
vanessa@no-agency.it – www.no-agency.it
”
VANESSA: VIDALE
COFOUNDER CLIENT E CREATIVE DIRECTOR @NOAGENCY MARKETING & COMMUNICATION
PRESIDENTE AIME DELEGAZIONE ALTOMILANESE - MILANO - ITALIA
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Separazione
e
il mantenimento del coniuge economicamente debole.
Quando e quanto?
divorzio:
Uno dei luoghi comuni più diffusi nel diritto di
famiglia è quello di pensare che, in caso di
separazione e di divorzio, il marito sia tenuto al
mantenimento della moglie. Sempre e anche
in misura mastodontica. Magari con la
convinzione che il tradimento, quando subìto,
apra la via per assegni da capogiro. Ad
alimentare questa leggenda, hanno contribuito
alcune sentenze che hanno previsto
mantenimenti faraonici e che, per la notorietà
dei loro protagonisti, sono diventate famose.
Hanno contribuito anche molti film che hanno
fornito una realtà matrimoniale dove le donne
ferite dalla fine della relazione ne escono
vittoriose e con la rivalsa del “ti porterò via
tutto quello che hai!”. In realtà, la legge, non
parla di marito che deve mantenere la moglie
ma, anzi, mette l'uomo e la donna sullo stesso
piano e si rivolge genericamente al coniuge
economicamente forte e a quello
economicamente debole. Il primo (che sia
uomo o donna), se sussistono determinare
circostanze, deve provvedere al mantenimento
del secondo (che sia uomo o donna). È
naturale, poi, che – complice la nostra cultura,
la nostra società e l'attitudine materna a
occuparsi dei figli – è quasi sempre la donna a
dedicarsi alla famiglia e, di conseguenze, a
sacrificare il proprio lavoro e i propri guadagni.
Ma a prescindere da questa premessa, a mio
avviso necessaria per richiamare l'attenzione
sulla parità uomo/donna che la nostra legge –
sulla carta – impone, quando un coniuge ha
diritto a essere mantenuto dall'altro? Quando
la moglie può ambire all'assegno di
mantenimento? Prima di tutto gli aiuti
economici ai quali i futuri ex coniugi possono
ambire sono due: quello della separazione e
quello del divorzio. I parametri per determinare
il primo sono più ampi e tengono conto di vari
fattori (stipendio di entrambi, abitudini di vita,
durata del matrimonio, patrimonio mobiliare e
immobiliare di ciascuno e così via). I parametri
che guidano la quantificazione dell'assegno di
divorzio, invece, sono più stringenti e hanno
una natura compensativa. Non c'è da stupirsi,
quindi, se un assegno di mantenimento
previsto in separazione e quantificato in
€ 3.000,00 al mese, venga ridotto dal giudice a
€ 2.000,00 in sede di divorzio. È chiaro, poi,
che sarà sempre possibile per le parti decidere
congiuntamente che il mantenimento dell'uno a
favore dell'altro possa rimanere lo stesso in
separazione e in divorzio (o anche
aumentare). In ogni caso, l'ormai unanime
giurisprudenza ha nettamente spazzato via il
criterio del tenore di vita. I coniugi, che in
costanza di matrimonio vivevano nell'agio e nel
lusso sfrenato, quindi, non avranno più il diritto
di mantenere lo stesso sfarzo se interviene il
divorzio. Ora, se i parametri utilizzati in sede di
separazione per quantificare l'assegno di
mantenimento sono molto più immediati (tutti
possiamo dire, per esempio, che un
matrimonio durato 2 anni sia da considerarsi di
breve durata, mentre un matrimonio di 30 sia
stato lungo), non è così chiaro che cosa
significhi che l'assegno di divorzio debba
“compensare” le rispettive posizioni. Il criterio
della compensazione, evoca il concetto di
“riconoscenza” di un coniuge verso l'altro. Un
marito che, per esempio, ha un lavoro che gli
impone di viaggiare per tutta l'Italia e che lo
impegna molte ore al giorno, dovrà essere
riconoscente alla moglie che per educare i figli
e occuparsi dei lavori domestici (e anche per
tenere la famiglia unita) lo ha seguito dal nord
al sud, vendendo il proprio negozio (fonte dei
suoi guadagni fino a quel momento). Per fare
un altro esempio noto, un uomo che è sempre
stato platealmente riconoscente alla moglie
per il successo e la felicità che lui ha ottenuto
è Barack Obama. Lui, infatti, non ha mai fatto
mistero del fatto che senza la sua first lady
Michelle, non avrebbe avuto lo stesso
successo e non avrebbe raggiunto gli stessi
ambiziosi traguardi. Allora in ipotesi come
queste descritte, il giudice non avrebbe
difficoltà a capire quanto le mogli siano state
determinanti sia per la creazione di una
famiglia (la crescita e l'educazione dei figli), sia
per la realizzazione personale e professionale
del marito. In questi casi il giudice prevederà
certamente un assegno a favore dell'ex moglie
per, appunto, “compensare” le scelte familiari e
le relative conseguenze. Naturalmente, non
tutte le situazioni saranno così plateali, ma
proprio per questo entra in gioco la doverosa
valutazione che i giudici operano caso per
caso. Quei coniugi, quei figli, quei lavori, quella
singola famiglia. Oltre a questo aspetto
dirimente, il giudice - per determinare se vi sia
o meno diritto all'assegno di mantenimento (e
a quanto debba ammontare) - dovrà verificare
la consistenza del patrimonio delle parti e
valutare la ragione per la quale un coniuge
eventualmente non lavora. Per esempio, il
giudice sarà benevolo con una mamma/
architetto che non riesce a rientrare nel mondo
del lavoro perché non ha potuto coltivare
clienti e progetti. Al contrario, non potrà
accontentare la mamma che rifiuta
ingiustificatamente i lavori che le vengono
offerti. In altre parole, il giudice vuole
responsabilizzare le parti, riconoscendo loro
diritti quando hanno sacrificato la propria
ambizione lavorativa per la famiglia, ma anche
incoraggiando tutti a farsi strada da soli
abbandonando l'idea che il matrimonio sia
“un'assicurazione sulla vita”. In conclusione,
quindi, il mio consiglio alle donne/mamme è
quello di lavorare prima e quanto più possibile.
Perché se nell'anno 1975 è stato decretato il
principio dell'uguaglianza morale e giuridica
dei coniugi, oggi noi donne dobbiamo
certamente affermare la nostra dignità. E
questa sta proprio nell'(auto)responsbailità di
ciascuna e nell'autonomia economica. Se, poi,
la scelta familiare è quella di dividersi i ruoli (il
marito lavora e guadagna e la moglie si
occupa di casa e figli), allora la donna dovrà
pretendere la comunione dei beni per non
rischiare di trovarsi un giorno senza lavoro,
senza stipendio e magari con un misero
assegno di mantenimento. In parallelo, poi, il
mio auspicio - e la mia lotta - per le
mogli/mamme è che loro possano fare
affidamento su aiuti più consistenti da parte del
mondo del lavoro e da parte dei mariti che, a
questo punto, quando di notte i figli
piangeranno, dovranno iniziare ad alzarsi
anche loro.
A cura di:
Avv. Marzia Coppola
marzia.coppola@abdp.it
Studio legale Bernardini de Pace
Marzia Coppola
È un avvocato divorzista e, dall'inizio della sua carriera, si occupa
di diritto di famiglia presso lo Studio legale Bernardini de Pace a
Milano. Qui ha acquisito esperienza e specializzazione in
separazioni, divorzi, tutela dei minori, trust, adozioni e successioni.
Sia a livello nazionale che internazionale.
Fermamente convinta del fatto che ogni famiglia sia una storia a
sé che merita ascolto e dedizione e del fatto che anche dalla
relazione peggiore si possa imparare qualcosa per dare il via alla
vita dopo il divorzio.
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lo sapevi che...
Attu alit
à
NEXT
ANTEPRIMA
EVENT
2021
24/25 APRILE
CONTATTI: Stefano Castori - mobile +39 333.4801281
LE VELE DI
SAN RUFFINO
XI
EDIZIONE
ITIN RARI E#DESTINAZIONEITALY
MARCHE -
PH: Fermani Graziella
Una veduta del
Lago di San Ruffino: il gioiello dei
Monti Sibillini
www.dimagazine.it
72
A pochi km dal mare, le Marche offrono la combinazione
perfetta tra relax e sport. Un territorio tutto da scoprire.
Lago di San Ruffino si estende nei territori di Amandola e Monte San Martino.
PH: Marco Remoli
Il Lago di San Ruffino si trova nei comuni di Amandola e Monte San Martino, nel Parco Nazionale dei
Monti Sibillini, a circa 1 Km dall' Abbazia dei Santi Vitale e Ruffino; si tratta di un lago artificiale che
venne creato nel 1961 costruendo una imponente diga, al fine di interrompere il corso del fiume Tenna e di
creare un invaso per l'accumulo e la riserva di acqua in caso di annate poco piovose. Con l'inizio
dell'autunno, la diga viene aperta con l'acqua libera di defluire verso valle ed il lago che, come per magia,
scompare quasi come se si fosse aperta una cavità nel sottosuolo e le acque fossero state inghiottite. La
spianata quindi si trasforma dapprima in una grande palude che, lentamente si asciuga per lasciare il posto
al solo letto del fiume libero di continuare il suo percorso senza più interruzioni. Per tale motivo il lago viene
anche chiamato “Lago Fantasma” . Attorno al lago si snoda un sentiero percorribile a piedi, a cavallo o in
mountain bike. Numerosi eventi vengono organizzati: tra questi la famosa regata Le Vele di San Ruffino.
Veleggiando
www.sibilliniweb.it
Due giorni con le Vele
di San Ruffino. “Le
novità di questa
edizione 2020 sono
state il villaggio
dedicato allo sport e le
attività sul lago:
canottaggio e vela”
spiega Stefano Castori,
organizzatore
dell'evento giunto alla
decima edizione.
“Entreremo nelle scuole, con la creazione di un
centro permanente, insieme con la Lega Navale
Italiana di Porto San Giorgio, che consentirà al
lago di vivere sportivamente tutto l'anno”
prosegue Castori “Saranno sempre più numerose
le batterie nelle prossime edizioni, proprio per
cercare di far partecipare sempre più persone,
coinvolgendo i giovani nelle prove di barca a vela
al lago. Il tutto come se si fosse in uno stadio”
Il Trofeo dei comuni va all'incantevole Comune di
Smerillo ma le sezioni della Lega Navale di Porto
San Giorgio e Porto Recanati, fanno il pieno di
medaglie. Pur nella massima attenzione post-Covid il
magnifico spettacolo che si svolge presso il Lago di
San Ruffino, storico specchio d'acqua che unisce ben
tre Comuni della zona Montana, ovvero Amandola e
Smerillo per la Provincia di Fermo e Monte San
Martino per Macerata, ha avuto un successo al di
sopra di qualsivoglia più rosea aspettativa. Nel bacino
dorato si sono affrontate vele guidate da equipaggi
formati da partecipanti di ogni età, dai più piccoli ai più
esperti, ciascuno innamorato di questo suggestivo
sport e del "miracolo della natura" che, in quei luoghi,
esprime tutta la sua magnificenza. Oltre alle
avvincenti gare, come ogni anno, sono stati molti gli
appuntamenti che hanno colorato la manifestazione: i
caratteristici mercatini di prodotti tipici ed artigianali, le
attrazioni turistiche, gli stand gastronomici con i
prodotti caratteristici dei Comuni montani, le attività
all'aria aperta e, non certamente ultime, le visite
guidate alla scoperta delle bellezze paesaggistiche e
storiche. L'evento, ricco di suggestioni, richiama ogni
volta interessati ed appassionati da ogni parte d'Italia
che quest'anno, invece che dal canonico 25 aprile, si
sono ritrovati a veleggiare 5e6di Settembre.Dopo il
lockdown generale causa Covid, come da
programma, gli organizzatori hanno prima sospeso
l'evento e poi posticipato il tutto, scegliendo una nuova
data pur di dare seguito a questo evento prezioso per
lo sport, hanno anche un'importante finalità di
promozione turistica, che coinvolge i Comuni di
Monte San Martino, Penna San Giovanni, Smerillo,
Montefalcone Appennino,
Santa Vittoria in
Matenano ed Amandola. "Annullare la
manifestazione era impossibile, non era affatto nei
nostri piani - ci dice l'organizzatore Stefano Castori -
nonostante le difficoltà e le problematiche legate a
questa emergenza, ci siamo rimboccati le maniche e
così abbiamo posticipato l'evento. Sono state
ovviamente adottate tutte le misure necessarie e
rispettate le norme in vigore: le diverse attività ed
appuntamenti di contorno della manifestazione non si
sono svolte in luoghi chiusi, inoltre le misure di
controllo per il pubblico, distanze di sicurezza e tutte
le precauzioni del momento, sono state rigorosamente
rispettate. Proprio al fine del rispetto della normativa,
hanno gareggiato imbarcazioni guidate da un
equipaggio composto da un solo membro, al fine di
Nella foto:
Stefano Castori ideatore ed organizzatore della regata Le vele di San Ruffino
evitare ogni tipo di contatto. Abbiamo voluto dare
seguito a 10 anni di regate, successi e tanta
partecipazione: quest'anno infatti ricorre il decennale,
un traguardo davvero significativo per noi che
meritava di essere celebrato, nonostante tutto". Una
manifestazione alla quale, negli anni, è stato dedicato
grandissimo impegno e costanza e che riscuote
sempre maggiormente successo di pubblico ed
imbarcazioni: la competizione infatti ha segnato, in
questa tappa, un grandissimo numero di equipaggi
provenienti da molte parti d'Italia. "La regata ha
portato lustro a queste zone ricche di tesori e risorse
davvero uniche – precisa Castori - grazie alla nostra manifestazione il Lago di San Ruffino è diventato
un'importante meta turistica ed un ritrovo per sportivi ed appassionati. Due bellissime giornate di sole
hanno accolto i tanti spettatori presenti che hanno potuto osservare le imbarcazioni muoversi sull'acqua
limpida tra i boschi verdeggianti ed una magnifica cornice di montagne: un'occasione unica per rivivere
appieno il fascino del tempo passato e scoprire i tesori che l'uomo ha saputo preservare nei secoli.
L'esperienza della Regata è diventata così, anche sotto il profilo culturale, realmente vivificante ed
indimenticabile per ogni sportivo e visitatore. Doveroso da parte mia ringraziare - conclude l'organizzatore -
Copagri, una Confederazione di Produttori Agricoli, e CNA Fermo – Macerata grazie ai quali è stato
allestito anche un mercato a km0 con le tipicità del territorio (oltre venti le aziende coinvolte in un'area
specifica dedicata a bordo lago), la Camera di Commercio delle Marche che con CNA ed il Comune di
Monte San Martino si sono anche resi indispensabili per la messa a punto delle aree in tema della
sicurezza a 360 gradi, il Consorzio Bonifica delle Marche, i Comuni di: Amandola, Penna San
Giovanni, Santa Vittoria in Matenano, Smerillo, Montefalcone. Un grazie sentito anche alle eccellenti
aziende del territorio che ci hanno sostenuto: C&T Energie Rinnovabili,
Fineco, Vega, Filplast, Videx,
Sorbatti Cappelli ed Accessori. Grande successo di pubblico per la Mostra Fotografica che ogni anno
accoglie le adesioni di professionisti provenienti da ogni parte d'Italia per immortalare il Lago di San
Ruffino ed i momenti più spettacolari della Regata. A loro, ai Comuni, agli sponsor il mio arrivederci alla
prossima stagione... e precisamente nel weekend del 24 / 25 aprile 2021… augurandoci tutti che la
pandemia sia solo un brutto ricordo”.
LE VELE DI
SAN RUFFINO
X EDIZIONE
La manifestazione ha permesso al Lago di San Ruffino ed agli splendidi paesi
dell'entroterra marchigiano di diventare un' importante meta turistica ed un ritrovo
per sportivi ed appasionati.
ALL'INTERNO:
PAOLO SISTILLI
rt
RAFFAELLO
Paolo Sistilli gioca continuamente con colori e simboli. Tutto questo fa parte della sua ricerca
sull'archeologia della comunicazione
“
ars pulchrae
cogitandi
”
L'arte del pensare in modo bello [ Baumgarten 1750] intesa
come esercizio della conoscenza sensibile, o sensoriale: l'arte è
creatività incessante, intuizione e conoscenza del Tutto infinito,
espressione dell'Assoluto, di un'oscura e indipendente
“potenza” che porta il genio a produrre opere del cui significato
è solo in parte consapevole, perché sono effetto di una
produzione inconscia. Ma l'arte ha anche un significato
esistenziale, in quanto aiuta l'individuo a non essere più schiavo
della volontà. Nell'esperienza estetica, nella fruizione dell'opera
d'arte, non si è asserviti ai bisogni della volontà, non si vuole
questa o quella cosa, ma si diviene puro conoscere, si guarda e
si contempla un oggetto nella sua assolutezza, appagati da
questo contemplare, liberi dai vincoli della propria individualità,
dalla catena ferrea dei bisogni. L'arte, pertanto, offre un rifugio
nei confronti di un'esistenza contrassegnata dal dolore, una
momentanea liberazione dalla tirannia della Volontà.
www.dimagazine.it76
Nella foto: il Maestro Paolo Sistilli nel suo studio di UTRECHT - NEDERLAND
Colour
of
PAOLO
time
“Mi sono ispirato a parole e lettere sui muri antichi.
Vedendoli gradualmente svaniscono dal sole, dal vento e
dalla pioggia lasciando tracce di forma e colore. Nel
tempo, altri testi sono stati scritti sulle vecchie tracce, e
anche questi sono scomparsi per lasciare il posto ad altre
lettere, parole o persino poster. Per me simboleggia "il
passaggio del tempo", la transizione del tempo ". È il
tempo biologico, il ritmo della vita, che ognuno di noi può
sentire. Perciò nel mio lavoro scoprirai intere lettere e
personaggi, o parti di essi, come un'archeologia della vita
e della comunicazione.”
Olio, Cera su Tela 100/100
SISTILLI GALLERY
UTRECHT - NEDERLAND
www.paolosistilli.nl
Petit tableau
for
collectors
“Archeologia della Comunicazione è un tema di spicco del mio lavoro. I
vecchi simboli e strati rimangono vagamente e intrigantemente visibili
creando strati di tempo. Ho scelto una misura piccola, 20 x 20 cm, in
particolare per i collezionisti. Questa misura è ideale per combinare varie
delle mie tele e formare un quadrato più grande, un rettangolo, o qualsivoglia
alta soluzione dettata dalla fantasia e dalle esigenze di chi le acquista.
Ciascuno insomma, in questo puzzle di opere, darà vita ad un suo
personalissimo insieme; ogni insieme di Petit Tableau dunque, per scelta di
colori e forma, diventa una nuova ed irripetibile opera d'arte.”
Olio, Cera su Tela 20/20
www.dimagazine.it
a
500
anni dalla sua nascita
L
a città ducale, il cui centro storico è delimitato da mura perfettamente conservate ed è nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale, prenderà avvio la mostra Baldassarre Castiglione e Raffaello:
l'unico sito Unesco della Regione Marche , è riconosciuta come la “culla del Rinascimento” . "Volti e momenti di Corte" a cura di Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Losetti e promossa dal Comitato Nazionale
Il 2020 è anche l’anno delle celebrazioni del 500° anniversario della morte di Raffaello per le Celebrazioni, dalla Regione Marche e dal Comune di Urbino. L'esposizione racconta in modo del tutto
Sanzio, artista che ha mosso i suoi primi passi proprio nelle Marche, in particolare a Urbino,
originale la vicenda di Baldassarre Castiglione, un uomo che fu figura centrale del Rinascimento europeo, a
sua città natale. A parlare per il comune marchigiano è soprattutto la storia: quest’anno, tutti noto per il suo Cortegiano. Fu un intellettuale finissimo e attento politico, vicino a grandi artisti, a Raffaello
infatti, sono previsti una serie di eventi e mostre che sono partite dal 19 gennaio con prima di tutti, ma anche a scrittori, intellettuali, regnanti e papi. Attingendo alla fonte imprescindibile delle sue
l’esposizione dedicata
all’artista presso la Galleria Nazionale
delle Marche. Raffaello Sanzio nacque
a Urbino il venerdì santo 28 marzo 1483
e lì nella casa del padre Giovanni Santi,
umanista, poeta e pittore alla corte di
Federico da Montefeltro, visse i primi
anni della sua formazione artistica.
Ancora oggi è possibile visitare la sua
casa natale dove, come scriveva Carlo
Bo nel 1984, “ha imparato la divina
proporzione degli ingegni, soprattutto ha
imparato il valore della filosofia, della
dignità da dare al suo lavoro di Pittore”.
Al primo piano si apre un’ampia sala con
soffitto a cassettoni dove è perfettamente
conservata l’ Annunciazione, tela di
Giovanni Santi, assieme a copie
ottocentesche di due opere realizzate da
Raffaello:laMadonna della Seggiola e
la Visione di Ezechiele. In una piccola
stanza attigua, ritenuta la stanza natale
del pittore, è collocato l’affresco della
Madonna col Bambino attribuito dalla
critica ora a Giovanni Santi, ora a
Raffaello giovane. Di particolare
interesse sono un disegno attribuito a
Bramante (1444 – 1514) e la raccolta di
ceramiche rinascimentali, deposito
temporaneo della Collezione Volponi. Al
piano superiore, sede dell’Accademia
Raffaello, sono conservati alcuni oggetti
strettamente connessi a Raffaello –
copie di suoi dipinti, bozzetti per il suo
monumento, omaggi di altri artisti al
Pittore, ecc. – e una ricca
Urbino, la città di Raffaello
documentazione della storia delle città in
campo artistico, civile e religioso e del
mito che in varie epoche ha
accompagnato la figura dell’urbinate. A
pochi passi da lì, si arriva al Palazzo
Ducale, voluto da Federico da
Montefeltro e dimora principesca tra le
più belle d’ Europa. Oggi è sede della
Galleria Nazionale delle Marche, che conserva nelle sue collezioni uno dei dipinti più enigmatici di Raffaello, il Lettere, la mostra di Urbino, attraverso sette sezioni integrate con soluzioni multimediali, vuole ricostruire l'intera
Ritratto di gentildonna detta la Muta, per le labbra perfettamente sigillate. Probabilmente Raffaello ha dipinto vicenda del Castiglione ponendola, correttamente, nel contesto del suo tempo, accanto a figure altrettanto
lo stesso soggetto in due fasi diverse: una prima stesura risale al periodo giovanile, quando la donna viene complesse e affascinanti come quelle di Guidobaldo da Montefeltro, Duca di Urbino, di Leone X, dei Medici,
rappresentata con forme più morbide, i capelli mossi e una scollatura più ampia, mentre la figura ora visibile degli Sforza, dei Gonzaga e di Isabella d'Este “prima donna del mondo” , dell'Imperatore Carlo V e di artisti –
mostra tratti di austerità nel volto, i capelli raccolti, una posizione leggermente diversa delle spalle e non ha la Raffaello innanzitutto, ma anche Leonardo, Tiziano, Giulio Romano…- , di fini intellettuali come Pietro
scollatura, segno della morte del marito che avvenne nel 1501. Fino al 1 novembre 2020 sempre ad Urbino,
Bembo e di studiosi come Luca Pacioli.
LA MOSTRA IMPOSSIBILE DI RAFFAELLO
Collegio Raffaello, Urbino
La Regione Marche vuole celebrare il genio del Rinascimento con la mostra " Raffaello:
una mostra
impossibile” al Collegio Raffaello di Urbino fino 1 novembre 2020. L'esposizione, ideata e curata da
Renato Parascandolo e con la
direzione scientifica di Ferdinando
Bologna recentemente scomparso,
presenta 45 dipinti di Raffello –
compreso l'affresco de La Scuola di
Atene – riprodotti in scala 1:1 e riuniti
insieme, permettendo così di
ammirare in un unico allestimento
opere disseminate in 17 paesi diversi,
un'impresa che non riuscì nemmeno
allo stesso artista. Una carriera
folgorante quella di Raffaello, morto a
soli 37 anni, che la mostra racconta
affiancando riproduzioni di opere
provenienti dai maggiori musei del
mondo con l'obiettivo di rivolgersi
prevalentemente ai giovani e a quanti
La Scuola di Atene nel percorso espositivo di Raffaello non frequentano abitualmente i musei
"Una mostra impossibile"
e le esposizioni d'arte, permettendo a
un pubblico vasto e allargato di
avvicinarsi ai più grandi autori della
storia dell'arte – in questo caso a Raffaello – e portare i visitatori alla scoperta di un territorio ricco di
fascino, storia e tradizioni culturali ed eno-gastronomiche, partendo proprio da Urbino.
BALDASSARRE CASTIGLIONE
Galleria Nazionale
URBINO
Galleria Nazionale
RAFFAELLO E ANGELO COLOCCI
Fondazione Angelo Colocci, Jesi
Bellezza e scienza
nella costruzione
del mito della Roma
antica
Fino al 31 gennaio 2021, in
collaborazione con i Musei
Vaticani, la Fondazione
Angelo Colocci di Jesi
(Ancona) ospiterà Raffaello
e Angelo Colocci.
Documenti originali e
ricostruzioni multimediali
racconteranno lo scambio
tra Raffaello e l'umanista
jesino Angelo Colocci,
scambio che contribuì alla
realizzazione del celebre
dipinto La Scuola di Atene.
RAFFAELLO 500
GLI EVENTI DA NON PERDERE IN ITALIA
Tra aprile e ottobre 2020, presso la Galleria Nazionale
delle Marche, nel Palazzo Ducale di Urbino, la mostra
Baldassarre Castiglione: l'esposizione racconta la
poliedrica figura del celebre umanista della corte ducale di
Urbino, che fu anche abile diplomatico e politico, legato da
stima e amicizia a Raffaello
UMBRIA
Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo - Città di Castello
Anche l' Umbria si prepara a celebrare il quinto Centenario dalla morte di
Raffaello con Raffaello in Umbria, iniziativa volta a valorizzare i luoghi e le
opere che Raffaello ha prodotto durante il suo soggiorno umbro. A Città di
Castello, dove mosse i suoi primi passi di artista, è tuttora possibile
ammirare il Gonfalone della Santissima Trinità, conservato nel palazzo
rinascimentale della Pinacoteca comunale. Qui, da ottobre 2020 a gennaio
2021, si terrà la mostra Raffaello giovane a Città di Castello e il suo
sguardo, che metterà in luce i tratti della sua prima fase artistica.
LAZIO
Roma, Domus Aurea
Da marzo 2020 a gennaio 2021
Mostra multimediale intitolata
Raffaello nella Domus Aurea.
L'invenzione delle grottesche.
Con straordinari apparati
interattivi e multimediali il
progetto ha l'ambizione di
raccontare la storia e l'arte di uno
dei complessi architettonici più
famosi al mondo, che ha segnato
e influenzato, con la sua
scoperta, l'iconografia del
Rinascimento.
EMILIA ROMAGNA
Rimini, Museo della Città
Ottobre
È stata annunciata a Rimini una
mostra con la presenza
dell'opera Madonna Diotallevi,
in prestito dal Bode Museum di
Berlino, appartenuta fino
all' Ottocento alla collezione del
riminese Audiface Diotallevi.
TRENTINO ALTO ADIGE
Rovereto (Tn)
Dal 2 ottobre 2020 al 10 gennaio
2021
Un confronto tra l'antico e il
UMBRIA
Perugia - La fortuna della
Pala Baglioni di Raffaello
attraverso le sue copie.
A Perugia, da ottobre
2020 a gennaio 2021,
presso la Galleria
Nazionale dell'Umbria
sarà allestita La fortuna
della Pala Baglioni di
Raffaello attraverso le
sue copie, che
ripercorrerà le vicende
legate alla “ Deposizione”
di Raffaello, opera
trafugata dalla chiesa di
San Francesco al Prato,
a Perugia, nel 1608.
Sempre a Perugia sarà
presentato il risultato del
restauro dell'affresco
rappresentante la Trinità e
i Santi nella Cappella di
San Severo.
Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria
Dal 9 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021
In esposizione sette copie perugine della Deposizione Baglioni, dipinta nel 1507 per l'altare di famiglia
nella chiesa di San Francesco al Prato.
Città di Castello, Pinacoteca Comunale
Ottobre 2020-gennaio 2021
In programma la mostra “Raffaello giovane e il suo sguardo” sull'analisi della cultura figurativa in cui il
giovanissimo maestro si confrontò con personaggi come il Perugino.
moderno è in programma con la
mostra Picasso, de Chirico e
Dalì: dialogo con Raffaello.
LOMBARDIA
Milano, Museo della Permanente
Fino al 2 febbraio
Raffaello 2020 è un evento
espositivo multimediale
immersivo: il racconto della vita
del Maestro si dipana in cinque
sale dove, a 360 gradi, dal soffitto
alle pareti al pavimento, il video
mapping fa immergere lo
spettatore nei luoghi e nelle
atmosfere del Maestro.
RAFFAELLO
nel
MONDO
GRAN BRETAGNA
Londra, National Gallery
Dal 3 ottobre 2020 al 24 gennaio
2021
Oltre 90, le opere che approderanno
a Londra dalle più grandi collezioni
pubbliche e private del mondo, tra
cui il Louvre, gli Uffizi, i Musei
Vaticani,ilPrado elaNational
Gallery di Washington, per unirsi ai
10 gioielli conservati a Trafalgar
Square: dalla Santa Caterina
d' Alessandria alle tre Madonne (la
Garvagh,laMackintosh
ela
Madonna dei Garofani), fino al
celebre Ritratto di Papa Giulio II.
Sembra che anche le opere
impossibili da spostare, come gli
affreschi delle Stanze Vaticane,
saranno comunque presenti in
mostra grazie a “modalità espositive
innovative". La mostra farà il punto
anche sull'impegno dell'artista
nell'architettura, nell'archeologia e
nella poesia e metterà in luce
l'attività di disegnatore di sculture,
arazzi, stampe, oggetti di arte
applicata che altri realizzarono dai
suoi progetti.
Nella foto:
GERMANIA
La Madonna dei Garofani, fino ad aprile in prestito a Berlino dalla National
Berlino, Gemäldegalerie
Gallery di Londra
Fino al 26 aprile 2021
Sei Madonne di Raffaello riunite per la prima volta nella storia in un’unica sala: si intitola Raffaello a Berlino. Le
Madonne della Gemäldegalerie la mostra che riunisce la Madonna Colonna, la Madonna col Bambino tra i santi
Girolamo e Francesco, la Madonna Solly e la Madonna Terranuova corredata dal relativo cartone col volto, già in
possesso del museo, con la Madonna dei Garofani, che proviene dalla National Gallery di Londra, e la Madonna
Terranuova, in prestito dalla galleria di incisioni Kupferstichkabinett di Berlino.
USA
Washington, National Gallery of Art
Dal 16 febbraio al 14 giugno
La mostra Raffaello e la sua cerchia raccoglierà 26 dipinti di collaboratori, seguaci e incisori ispirati al Maestro
urbinate. Nove disegni in particolare riprendono lo stile dell’ultimo periodo d’attività del pittore e la tendenza artistica
del Rinascimento, il Manierismo; esposte anche dieci incisioni di uno dei suoi primi seguaci, il bolognese
Marcantonio Raimondi.
www.thebridge.it
La classe di uomo si rivela nelle sue scelte: una borsa o uno zaino The Bridge sono
perfetti per chi ha il gusto per le cose belle e di qualità. Si tratta di prodotti di
grandissima personalità, che hanno assorbito tutta la storia di un marchio italiano
che produce borse in pelle da 50 anni con tutta la maestria ereditata dagli artigiani
toscani. Un fascino senza tempo che valorizza l’uomo metropolitano.
Le borse The Bridge coniugano con straordinaria sapienza il fascino dell’alta
pelletteria italiana e il design contemporaneo. Un’eredità storica preziosa che conta
ben 50 anni di esperienza e si arricchisce continuamente di nuovi dettagli di stile. La
femminilità e l’eleganza delle borse The Bridge da donna si delineano con ogni
singola cucitura e ogni minimo dettaglio che rende questi accessori unici e preziosi.
Nella foto: la sede di ROLEX SA - Ginevra
INSIDE
EXPLORING WHAT MAKES ROLEX TICK
- mobile +39 391 3964095
Un Rolex è sempre un oggetto prezioso, ma il suo
valore va al di là dell'aspetto materiale: sono i ricordi e le emozioni
a cui è associato a renderlo inestimabile.
Èconnoi
Mr. Rolex
UI
Gian Riccardo Marini
www.dimagazine.it 88
Rolex Renaissance Man 2011/ 2015
Ha iniziato la sua carriera in Rolex Italia oltre 40
anni fa, sotto il suo mandato, Rolex è stato più
forte che mai rafforzando il suo magnifico futuro.
Gian Riccardo Marini ha uno stile senza tempo,
impeccabile, sembra essere l'incarnazione vivente
di Rolex. Con lui al timone, c'è stata una vera e
propria rinascita del brand: “Qui si entra per
servire la corona, non per mettersela in testa”...
Se non avesse un significato preciso nel contesto
in cui è stato pronunciato, questo monito potrebbe
essere la metafora di una leadership intesa come
coinvolgimento per un obiettivo condiviso, come
servizio al bene comune. Nel caso specifico la
corona è quella dello storico marchio di orologi
Rolex e l'avvertimento è stato rivolto a Gian
Riccardo Marini al suo primo arrivo “a corte”,
ovvero all'headquarter di Ginevra, niente meno
che dall'allora CEO André Heiniger il quale
probabilmente non immaginava il peso che
avrebbero avuto le sue parole sulla vita e la
carriera di questo giovane e intraprendente
manager italiano, né tantomeno immaginava che
qualche decennio dopo Marini avrebbe preso il
suo posto diventando, nel 2011, il numero uno a
livello mondiale del prestigioso brand svizzero.
Figlio d'arte (il padre fu il primo importatore e
distributore di orologi Rolex in Italia) Marini è un
leader che ha costruito la sua carriera sulla
convinzione che esistano valori ai quali si può
dedicare un'intera vita: quelli della cultura
d'impresa, della perfezione, dell'attenzione al
dettaglio, dell'identità... ovvero la capacità di
affrontare l'innovazione senza perderne memoria.
Del resto Marini veniva direttamente dalla scuola
di Hans Wilsdorf, il fondatore di Rolex, “Da lui ho
imparato soprattutto la dedizione al lavoro e il
valore della coerenza e della riconoscibilità, per i
prodotti come per le persone” dichiarerà in una
intervista. Una dedizione e una tenacia che lo
hanno portato a scalare i vertici aziendali
diventando prima direttore e poi amministratore
delegato di Rolex Italia e infine CEO della società
a livello globale. Ma anche dall'alto di uno dei
brand più famosi del mondo Marini non ha mai
esitato a ribadire il peso dell'umiltà, e di come sia
stata un ingrediente fondamentale del suo
successo: “É stata sicuramente un fattore-chiave
quando ho dovuto imparare questo lavoro”. E
tutt'oggi l'understatement – o il “low profile” , come
lo definisce lui stesso – e la riservatezza
caratterizzano la cifra stilistica dell'azienda. Dalla
sua posizione attuale qual è il consiglio che
Marini può dare a un manager che vuole
pianificare la sua carriera? La risposta del CEO è
la perfetta sintesi della sua storia: “Devono essere
ben chiari tre concetti, le 3P: passione, ciò che ti
fa gettare il cuore oltre l'ostacolo; professionalità,
ciò che ti dà il metodo per impostare il tuo
successo e la capacità di imparare
continuamente; prestigio, che è il tratto distintivo,
ciò che ti rende unico e riconoscibile e che non va
confuso con il lusso”. Come dire… il lusso si può
comprare, il prestigio no. In una carriera così
inscindibilmente legata a un brand è normale che
il segreto del successo personale rifletta in
qualche modo quello dell'azienda. E viceversa.
Non sorprende quindi che Marini veda proprio nel
prestigio e nella capacità di bilanciare e
armonizzare tradizione e continua innovazione, le
chiavi di volta di ogni successo. Il valore di un
brand va custodito e tramandato tra le
generazioni, la capacità di innovare nel rispetto
della tradizione è invece frutto di una formazione
mirata, anch'essa di eccellenza. Gli orologi Rolex,
veri gioielli, hanno affascinato alcune tra le più
importanti personalità del mondo come Dwight
Eisenhower, Winston Churchill, attori come
Paul , Newman Steve McQueen e perfino
rivoluzionari come Che Guevara e Fidel Castro.
Oggi Marini, l'unico italiano a scalare le vette del
gigante svizzero, è ancora ai vertici di Rolex
come Amministratore Delegato dopo che, per
raggiunti limiti di età, il 17 giugno del 2015 gli è
succeduto Jean-Fédéric Dufour.
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Da oltre un secolo, gli orologi Rolex accompagnano esploratori e campioni in tutto
il mondo, dalle vette delle montagne più alte alle più remote profondità oceaniche.
Sede ROLEX SA di Ginevra
Ottobre 2 0 2 0 :
Il mese della sicurezza informatica
NELL'ULTIMO ANNO LA CRIMINALITÀ INFORMATICA SI È AFFERMATA COME UNA
DELLE MAGGIORI MINACCE ALLA DEMOCRAZIA, LA PRIVACY, LA SALUTE E LA
SICUREZZA. ECCO 10 CONSIGLI CISCO UTILI PER NON INCORRERE IN BRUTTE
SORPRESE.
1.Mantieni private le informazioni personali. Nelle mani sbagliate le informazioni di identificazione personale (Personally
Identifiable Information), combinate con altri dati personali come la data e il luogo di nascita o il nome della madre da
nubile, possono provocare un furto d’identità e aprire le porte del vostro conto o della vostra carta di credito.
2.Parola d’ordine: cautela. Prestate sempre attenzione alle email anche se sembrano provenire da una persona
conosciuta o da un’azienda di cui ci fidiamo. Attenzione quindi agli errori grammaticali presenti nel messaggio, alle
richieste urgenti o alle proposte esageratamente allettanti: controllate sempre l’indirizzo email del mittente, non fornite
mai informazioni personali e fate attenzione ai link sospetti.
3.Aggiorna regolarmente i software che utilizzi. Controlla e applica sempre gli aggiornamenti più recenti. I criminali
informatici sono costantemente alla ricerca di un software senza patch: utilizzare un software aggiornato è uno dei
modi più efficaci per evitare un attacco. Puoi anche abilitare gli aggiornamenti automatici, così è il device a ricordartelo.
4.Una password non è per sempre. Tutti utilizziamo decine di password. Un criminale che indovina una sola delle tue
password può accedere rapidamente a numerose informazioni personali: dati bancari, account social e, addirittura,
all’indirizzo di casa. Create password uniche, complesse e conservatele in modo sicuro, ma soprattutto cambiatele
spesso. Usa sempre una combinazione di lettere, maiuscole e minuscole, di numeri e di simboli e fai in modo che sia
lunga almeno 12 caratteri.
5.Meglio abbondare. Utilizzate l’autenticazione multifactor (MFA o 2FA) ogni volta che è possibile. Questa tecnologia
verifica la vostra identità al di là del vostro ID utente e della vostra password ed è in grado di bloccare l’accesso in caso
una password venga compromessa da un attacco phishing o quando un malintenzionato tenta di accedere a un
sistema non consentito.
6.Gli hacker preferiscono le reti Wi-Fi pubbliche e gratuite. Non puoi mai fidarti completamente di una rete Wi-Fi
accessibile pubblicamente. Un hacker può collegarsi e rubare facilmente le tue informazioni personali. Evita quindi di
collegarti a siti che utilizzano e conservano i tuoi dati, come i social media o l’online banking e, se devi rispondere a
una email e non sei a casa, è sempre meglio utilizzare il tuo smartphone e la sua rete dati.
7.Attenzione alle tracce. Quando utilizzi un computer pubblico o qualsiasi dispositivo che non è il proprio, è molto facile
poter accedere alle vostre informazioni personali. Ricordati di non salvare mai la password, di uscire dagli account che
hai utilizzato e di cancellare i cookie e la cronologia della navigazione.
8.Proteggi la tua privacy. Proteggi i tuoi dati e le tue informazioni personali facendo sempre attenzione alle impostazioni
della privacy e della sicurezza sui dispositivi e i servizi online che utilizzi, così sei sicuro di condividere solo le
informazioni necessarie e niente di più.
9.Controlla con regolarità le app che usi. Spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quali e quante siano le
informazioni a cui le app hanno accesso. Prima di scaricare una nuova applicazione presta molta attenzione ai
permessi che vengono richiesti. Sei proprio sicuro che sia necessario permettere l’accesso al microfono,
10.Sicuri, insieme. Condividere le conoscenze sulla sicurezza informatica è un dovere di tutti. Aggiornate la vostra
famiglia, i vostri amici e i vostri colleghi a stare al passo con i tempi: la cyber hygiene è un vantaggio per tutti.
Cisco
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Che tipo di lavoro svolgete?
Operiamo nel settore parabancario più precisamente nel leasing di qualunque tipo. Quindi siamo vicini agli
imprenditori quando questi debbono fare delle scelte decisive nella vita delle loro aziende, come ad esempio
un investimento o un acquisto importante.
Siete concorrenti alle banche?
Siamo la rete esterna del leasing ed abbiamo una precisa specializzazione. Oggi viviamo nel mondo delle
specializzazioni e noi siamo a 360 gradi, direi sette giorni su sette dedicati ed impegnati a fare solo questo.
Non facciamo altro.
Quindi assistete meglio i clienti?
Indubbiamente li assistiamo bene. Forniamo anche consulenza relativamente alle agevolazioni presenti ed
applicabili al leasing. Quando si devono fare investimenti importanti, la consulenza e l’assistenza non si
fermano solo al primo momento della firma del contratto leasing, ma lo stesso ha una sua vita durante ed
anche a fine contratto. Pensiamo ad esempio al caso di un immobile che a fine contratto deve essere
riscattato o ad un autocarro che deve essere ceduto prima della sua scadenza naturale.
Ma in questi periodi di forti tensioni dei mercati voi come vi comportate?
Oggi ci sono difficoltà maggiori che nel passato ad erogare il credito, questo è vero, ma noi non abbiamo mai
smesso di fare operazioni di leasing come invece hanno fatto altri nostri concorrenti. In questi momenti
bisogna direi “centellinare” bene ogni possibilità di avere credito ed utilizzare bene ogni strumento finanziario
per la sua propria necessità. Ad esempio per gli investimenti a medio e lungo termine anche di modisti importi
non si può più pagare dilazionando a 12-18 mesi, perché così facendo si toglie liquidità importante all’azienda.
Un bene che dura nel tempo deve essere finanziato nel medio termine.
Ultima domanda: come se ne esce dall’attuale crisi relativa al COVID19 ? Ce la farà l’Italia?
L’Italia è un grande paese, pieno di brava gente capace e in grado di dirigere una impresa piccola o grande
che sia. Come fecero i nostri padri ed i nostri nonni nel dopoguerra a risollevare le sorti della nostra Italia?
Con sacrifici, volontà e impegno. Nonostante tutto sono fiducioso che l’inventiva lo spirito di sacrificio e
l’imprenditorialità italiana alla fine prevarranno. Negli anni ’50 eravamo un paese povero, trasformato poi
nell’ottava economia del mondo.
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future
to the
the music is in my head
rubrica a cura
Bruno Romano Baldassarri
Non ho mai avuto
ritegno di dichiararmi
nostalgico, di un certo
passato. Se è stata la ragione
per cui ho nostalgia, una
ragione bella, perché non la
devo riproporre nei miei
ricordi, godendo di quella
bellezza ed avendo anche un
po’ di nostalgia. In questo
momento, dove tutti siamo un
po’ inquieti, perché non
cogliere il suggerimento del
passato per trovare motivo di
speranza.”
(da una intervista al regista Ermanno Olmi,
ospite a Rai Tre, 13 gennaio 2013)
PROLOGO
Contemporaneamente, in sottofondo,
una canzone di DEN HARROW (Mad
desire) mi riportò con la memoria a quel
fantastico decennio. Erano anni
scanzonati, colorati, incoscienti... gli
Ottanta ebbero in un certo senso il
compito di far dimenticare le difficoltà
del decennio precedente. Non furono
soltanto rose e fiori, ma di certo
segnarono un’epoca di fiducia nel (...)
singer
all'interno:
etra x
&deejay
producer
Dan Harrow (singer)
Top woman Deejay
and Vocalist (singer)
www.dimagazine.it 93
music fashion 2020
byCAPTAINJACK.it
ELLAVITA
nel futuro e grande spensieratezza. È il decennio della tecnologia,
dell’esagerazione e del narcisismo. Quel decennio fu veramente un
punto di mezzo, un giro di boa, un tutto nuovo negli usi e nei
costumi, come se qualcuno avesse aperto le finestre sul mondo,
che in parte stava già ulteriormente cambiando, per dare una
rinfrescata alle stanze della nostra esistenza. Nacquero internet,
alla fine degli anni Ottanta i computer in rete erano più o meno
centomila, ed il cellulare: il primo modello, dall’esorbitante costo di
quattromila dollari. Da quel momento in poi, fu la pandemia. "Palla
al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, evviva è finita!
Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!».
Il telecronista Nando Martellini lo dice proprio tre volte,
sottolineando così a quante ammontano, con quel successo, le
vittorie iridate azzurre. La squadra del cittì Enzo Bearzot si
compone del capitano Dino Zoff, Fulvio Collovati, Gaetano Scirea,
Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Gabriele Oriali, Giuseppe
Bergomi, Marco Tardelli, Bruno Conti, Francesco Graziani, Paolo
Rossi, Franco Causio, Alessandro Altobelli. L’11 luglio 1982 va in
scena la finale fra Germania Ovest e Italia, che si conclude con
l’indimenticabile 3 a 1. Indimenticabile. Anni che ho vissuto appieno
perchè rappresentavano la fase della mia maturità, essendo nato
nel 1954. Eppure gli Anni80 nacquero un po’ in “sordina”. E’ proprio
vero, come una canzone, un film oppure un breve frammento
televisivo d’epoca, che fa affiorare in ciascuno di noi ricordi e
sensazioni così piacevoli da essere ancora vivi... basta poco per
ricondurci a quei momenti vissuti che hanno lasciato una traccia
indelebile del loro passaggio. Mi limito a dire quindi, che gli Anni80
sono stati unici, stupendi e irrepetibili. La cosa più bella era
quell'atmosfera perenne di magia e benessere che
contraddistingueva quel periodo. Soldi, carriera, look, aerobica,
spalle imbottite, top succinti, cotonature e gel sui capelli, tinte fluo.
Sono gli anni delle giacche esagerate e dei jeans a vita alta con il
maglione o la felpa infilati dentro, dei fuseaux, delle inguardabili
maglie a rete; capospalla cult è il bomber, d’ordinanza quello verde
con l’interno arancione –, mentre ai piedi sneaker e stivali da
cowboy vanno per la maggiore. Come l’abbigliamento, anche la
musica è scatenata, carica di spensieratezza e voglia di divertirsi.
Ne sono esempi leggeri e ironici (spesso più intriganti della mera
apparenza se ascoltati con spirito critico) Un’estate al mare di Giuni
Russo (1982, scritta da Franco Battiato), Vamos a la playa (1983) e
L’estate sta finendo (1985) dei Righeira. Nel 1988 sale alla ribalta
Jovanotti con È qui la festa?. I ritmi sono orecchiabili, i giovani
vogliono divertirsi e ballare. Così, giocando sul ritmo sempre
elevato, ce n’è per tutti. Qualche esempio. Arriva Vasco Rossi con
Bollicine (1983) e alcuni i cantanti scelgono la lingua inglese come
Raf (Self Control, 1983), Spagna (Easy Lady del 1986 e Call me
del 1987) o l’esplosiva Sabrina Salerno (Boys, 1987). Impossibile
non citare poi Rettore con lo ska Donatella (1981) e Kamikaze
rock’roll suicide (1982), Io ho te (1983). Ma c’è anche un aspetto
diverso della musica italiana di quel decennio. Vanno per la
maggiore gli impegnati come Fabrizio De André e i più romantici
come Antonello Venditti. Cosa resterà degli Anni 80 se lo chiese ai
tempi il buon Raf... poi lui, Mr. Den Harrow, 1986 l'idolo delle
ragazze con la spensieratezza tipica dei ragazzi dell'epoca che ci
ha fatto sognare e ballare al ritmo della sua hit Mad desire...
BB
the music is in my head
CaptainJACK live
on RADIO ONDA PICENA since 1986
ILMIOPIÙGRANDE
DESIDERIO?
EsserealFestivaldi
SANREMO
the music is in my head
Den Harrow, pseudonimo di Stefano Zandri (Nova
Milanese, 4 giugno 1962), è un modello e cantante
italiano. Zandri prestava il suo volto al progetto Den
Harrow, eseguendo i brani in playback sul palco e
nei videoclip, mentre la voce, dagli esordi fino al
1991 era fornita da altri cantanti, quali Chuck
Rolando, Silvio Pozzoli, Tom Hooker e Anthony
James. Tuttavia, per molto tempo la natura di questo
progetto non fu mai esplicitata, presentando Den
Harrow come un vero cantante. Per molti anni sono
circolate dicerie e polemiche relative al fatto che la
voce di Den Harrow non fosse quella reale di Zandri,
senza mai trovare conferme ufficiali; solo nel 2012
Zandri ha ammesso che i brani pubblicati prima del
1988 non erano cantati da lui (nell'intervista ci
spiegherà il perchè). Nonostante questo, tale
pseudonimo viene ancora usato per identificare il
solo Zandri nelle sue apparizioni pubbliche.
Secondo la biografia ufficiale diffusa all'epoca del
maggior successo, Den Harrow si sarebbe chiamato
Manuel Stefano Carry, nato il 4 giugno 1962 a
Boston, Massachusetts (USA) e trasferitosi all'età di
4 o 5 anni in Italia, questo avrebbe giustificato la sua
maggiore competenza linguistica in italiano rispetto
all'inglese. Come abbiamo visto Zandri è invece
italianissimo ma negli anni ottanta essere nato negli
Stati Uniti era considerato di maggiore attrattiva dal
mercato musicale di lingua inglese. A un certo punto
degli anni 80 Dan Harrow era popolare come
Madonna e i Duran Duran ed ancora oggi è uno dei
personaggi simbolo della italo disco di quell'epoca.
Atupertucon
Den Harrow
the interview
www.donnaimpresa.com
L'ho incontrato in discoteca per una lunghissima
chiacchierata in cui parliamo di tutto – ma
proprio tutto – quello che è accaduto in quel
periodo...
a cura di Bruno Baldassarri
THE INTERVIEW
Bene, eccoci qui Stefano, dopo tanto tempo…
Innanzi tutto sono molto contento di fare questa intervista con
te Bruno che sei il Direttore Marketing di Donna Impresa
Magazine e che ci conosciamo da un po' di anni… 85/ 86, se
non erro. Incominciamo una lunga storia Bruno, vedo di
sintetizzartela (sorride).
Da dove partiamo?
Partiamo dal 1980, a Milano, il mio desiderio era quello di
fare il ballerino non certo il cantante, per cui mi esibivo nelle
discoteche locali… ero un po' il “belloccio”, mi muovevo bene
per cui ero l'idolo delle ragazzine che erano sempre intorno a
me. In quel periodo frequentavo la discoteca più bella di
Milano, l'American Disaster. Ci andavo sia il sabato che la
domenica pomeriggio e in pista quando ballavo io si
formavano capannelli di gente a guardarmi. Ad un certo
punto provai anche a fare danza, perché era quello che
volevo veramente fare. Poi però le cose andarono in modo
diverso, perché all'American Disaster lavorava come dj
Roberto Turatti, che mi notò. Lui insieme a Chieregatti che
faceva il DJ in un'altra nota discoteca di Milano, mi proposero
di cantare un pezzo. In realtà non dovevo cantare: il brano
era già cantato da Chuck Rolando, all'epoca il cantante dei
Passengers, che poi divenne anche mio amico. Io mi sarei
dovuto occupare solo di “interpretarla” e presi la cosa sul
serio… non mi sono mai interessato di canto, non mi piaceva
cantare, e dunque non era un mio obiettivo la musica.
Però accettasti l'offerta. Si… accettai… ma essendo un
creativo, per me era più importante la parte artistica che la
performance. Per cui feci questo disco che andò molto bene al
quale sussegui A taste of Love ma solo con il terzo Mad Desire
riuscimmo a farci notare in Europa… pensa, vendemmo un
milione e mezzo di dischi. A quel punto, il nome, doveva anche
avere una faccia per cui i produttori decisero di provare con la
BB records che era la casa discografica più potente dell'epoca:
gestiva tutto il mercato italiano “più forte” con nomi come i
Ricchi e Poveri, Albano, Toto Cutugno ed anche nomi stranieri
rilevanti. Alla fine accadde che la voce fu affidata a Silvio
Pozzoli Ci presentammo da loro, gli piacque l'immagine ecc.
ecc. e registrammo Future Brain. Chuck Rolando, che aveva
cantato il primo ed il secondo successo, non potè più prestare
la sua voce perché il gruppo cui apparteneva non voleva che
cantasse per terzi, quindi la voce fu affidata a Silvio Pozzoli: un
gran cantante, un bravo ragazzo… uno dei coristi di Sanremo.
Il problema non era che io non sapessi cantare, sapevo
cantare, ma la mia pronuncia in inglese non era perfetta,
avrebbero avuto bisogno di più tempo per lavorare con me ed i
tempi invece erano molto stretti. Pensarono quindi a Tom
Hooker, un cantante oramai alla deriva professionalmente
nonostante avesse inciso una decina di brani, avesse fatto un
film, avesse fatto Sanremo, non riuscì a sfondare, non lo
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Nella foto: Stefano Zandri in arte Den Harrow e sua moglie Daisy Scaramella
notarono molto e quindi pensarono a lui. Quando lo
chiamarono aveva già i biglietti in tasca per tornare in
America, perché la sua carriera in Italia era stata un
fallimento: aveva fatto qualche film e poi aveva finito
per andare a Sanremo sui pattini, vestito come Mork.
Andava in giro con una Vespa 50, dipinta a mano con
i colori dell’Ape Maia. Gli proposero 300 milioni di lire
all’anno per scrivere e dare la voce a Den Harrow, più
il 3% sulle vendite, la Siae e un milione e mezzo o
due milioni di lire sulle mie serate, il tutto con un patto
di non divulgazione. Alla fine era quello che lavorava
meno e guadagnava più di tutti: nel giro di un anno,
dal Vespino era passato ad avere la Ferrari, tutto
comprato con i soldi del progetto Den Harrow. E dopo
ha raccontato al mondo la storia che la voce non era
la mia! Pazzesco!
Accidenti, un bel business…
Gli promisero anche di “spingerlo”… tant’è che incise
anche dei singoli, fece Festivalbar ecc. ecc. ma non
ebbe successo… non che fosse un brutto ragazzo,
tutt’altro, era un bel ragazzo, ma non aveva presenza
scenica.. non sapeva stare sul palco… se avesse
fatto Beautiful avrebbe avuto certamente più
successo. Non aveva carisma e non piaceva alle
ragazzine. Tutto lì. Comunque, detto questo, Future
Brain fu un successo galattico, nel senso che vinsi
Festivalbar Giovani quell’anno, vinsi vota la voce, in
Germania, in Francia e in Spagna entra in classifica e
vinsi il mio primo disco d’0ro… all’epoca per vincere
un Disco d’Oro dovevi vendere almeno 500.000
copie… tanto che mi esibii anche all’ Opéra national
de Paris e lì ci entri solo se sei un big. Comunque la
storia con Tom Hooker andò avanti anche se c’erano
i primi malcontenti: avevo raggiunto una grandissima
popolarità ed a quel punto volevo cantare.
Quello della voce in prestito è un tema che ti ha
perseguitato.
È sempre stato pieno di cantanti con la voce prestata,
prima e dopo. Io non ho mai fatto i nomi perché non
sarebbe giusto, ma ne sono esistiti a decine anche
tra gli insospettabili. Io sapevo cantare, ma non
padroneggiavo la lingua e la pronuncia inglese e ai
tempi i dischi si facevano in catena di montaggio:
ogni mese serviva un singolo nuovo e come ti dicevo
poc’anzi, con me ci sarebbe voluto tempo… per il
business ero lento. Tom Hooker invece era perfetto:
era madrelingua inglese, scriveva i testi... con lui era
tutto molto più veloce. La verità è che loro non erano
lungimiranti, a loro interessava sfruttare il momento:
ero diventato una macchina da soldi. Facevo
trecento, quattrocento serate l’anno, guadagnavo 25
milioni di lire a sera… ero arrivato perfino ad avere
l’aereo personale… ma non per farmi stare più
comodo, ovviamente per farmi lavorare di più, per
farmi fare più serate. Dopo Future Brain comunque
scalai tutte le classifiche europee. In 5 anni divenni il
cantante più amato delle teenager, feci concerti dove
me la battevo ad armi pari con i Duran Duran,
Spandau Ballet, George Michael ecc tanto che
nell’88 arrivai secondo dopo George Michael in
Germania in una sorta di Grammy tedeschi e nell’89
vinsi l’Oro davanti a Michael jackson e sono stato
nella Top 5 dei cantanti più amati in Europa.
Comunque alla fine sei riuscito a cantare.
Sì, con BB records mi ero davvero arrabbiato… e
finalmente nel 1987 andai al Festivalbar presentando
“Born to love” che cantavo io e che è andato molto
bene sia in Italia che all’estero. Nel frattempo la disco
Music è andata a finire ed anche la mia stella si stava
spegnendo e quindi decisi di ritirarmi, anche perché a
me quest’ambiente non è mai piaciuto, non mi piace il
dietro le quinte, non mi piacciono le persone che
popolano il mondo della musica, tranne una ristretta
minoranza. E quindi per me non è stato un sacrificio:
avevo risparmiato abbastanza soldi per vivere tutta la
vita tranquillo. Abbiamo venduto 20 milioni di dischi
che tramutati in soldi e percentuali fanno miliardi.
Quando mi sono ritirato ho aperto una discoteca a
Milano: il The Club.. ed intanto mia mamma si
ammala e muore da lì a poco tempo. Con la morte di
mia madre scopro che il commercialista non mi
aveva mai pagato le tasse da lì a dieci anni. Sono
stato imbrogliato da una persona che era uno di
famiglia… era con noi spessissimo a pranzo, a cena,
ai miei compleanni, a natale, a Pasqua, questo per
dare l’idea di quanto io mi fidassi di lui.
E che cosa è accaduto poi?
E’ accaduto che mi hanno portato via tutto. Mi sono
ritrovato a trent’anni, senza un soldo, mia mamma
non c’era più ed allora decisi di andarmene dall’Italia,
talmente ero disgustato da quello che mi era
accaduto. Ero rassegnato, depresso. Decisi di
andare a Vivere a San Diego. Arrivai a San Diego alle
cinque di mattina, senza conoscere nessuno…non
sapevo quale fosse il mio destino. Con me solo gli
ultimi soldi: 10 milioni di lire. Lavorai per qualche
mese come Personal Trainer poi però mi resi conto
che avevo bisogno di un lavoro che mi garantisse
maggiori entrate se volevo continuare a vivere lì…
fisicamente non ero per nulla messo male, io mi sono
sempre allenato con i pesi, decisi allora di
intensificare i ritmi in palestra per raggiungere il
massimo della forma fisica e prestarmi allo
Striptease. Lo feci, a Las Vegas, dopo 6 mesi di
intenso allenamento dove diventai 98 Kg di muscoli.
Iniziai dunque a spogliarmi per lavoro in più cantavo
e ballavo, che era quello che avevo sempre fatto in
vita mia. Un vero e proprio show che ebbe molto
successo, tant’è che mi sono esibito negli Strip Club
più importanti di Las Vegas. Poi ho scritto anche un
libro ”Nani” che ha incassato 6 milioni di dollari… un
libro che è andato molto bene nel quale ho
raccontato tutta la mia vita. Come strip men
guadagnavo un sacco di soldi: mi esibivo fino a 5
volte al giorno. Dopo cinque anni torno in Italia e
vengo chiamato da Mediaset per prendere parte al
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al programma “Meteore”, era il 1999… io cercai di
sfruttare la situazione a mio vantaggio, ed in effetti
chiesi in cambio la direzione artistica del programma
ed un ruolo fisso. E così è stato. Ho fatto più edizioni
di Meteore, e questo mi ha consentito di riportare in
Auge il mio personaggio.
Dopo l'uscita del tuo terzo LP Lies nel 1989 hai
realizzato alcuni singoli in Germania..
Sì, interrotto il rapporto di collaborazione con la
Baby Records ho fatto alcuni singoli poi la morte di
mia madre, il crack finanziario, il ritiro dalla scena
pubblica e la mia nuova vita a Las Vegas hanno
interrotto la mia produzione musicale. Nel 2000
pubblico l'album Back From The Future in cui sono
raccolte nuove versioni riarrangiate delle mie hit e
nel 2009 l'album 1982-2009 The Legend con
allegati un DVD con intervista autobiografica ed un
calendario in cui poso come modello. Intanto, negli
anni ho fatto diverse cose in Radio ed in TV: Nel
2001 partecipo alla trasmissione "La notte vola", una
gara musicale tra i brani più famosi degli anni
ottanta, nella quale ho anche presentato il mio
successo del 1985 Future Brain. nel 2005 conduco
la trasmissione radio Harrow su Match Music, in
onda su Sky per 10 puntate, nella quale intervisto
vecchie glorie musicali degli anni ottanta e novanta.
Nel 2006 ho partecipato al reality show italiano
L'isola dei famosi, prima come riserva, poi come
concorrente.
Parliamo del presente: chi è e che cosa fa
Stefano Zandri oggi?
Il presente, si è quello che mi interessa. Il passato è
passato. Vivo a Malaga, in Spagna da quattro anni,
anche perché le ultime cose fatte alle mie spalle mi
hanno traumatizzato moltissimo. Sono stato
accusato di cose che non ho commesso, e questo,
se sei una persona onesta, lo vivi male. Molto male.
Sono cose che traumatizzano, che deprimono.
Sono caduto in depressione per 2 anni, ho preso
farmaci… ed in effetti quando è uscito il libro dovevo
fare una serie di promozioni per Mondadori, la Casa
Editrice, come ad esempio firmare libri alle
presentazioni, cose che non ho fatto. Adesso sto
bene, sono ritornato in Italia, a Reggio, dove ho
casa, e sono tornato perché mi sto candidando al
Festival di Sanremo. Ho un autore che ha scritto un
brano bellissimo, una casa discografica molto forte.
L'autore si chiama Alberto Marzocchi, il mio
discografico si chiama Paolo Paltrinieri
amministratore della FONOPLAY ed è l'uomo che è
stato 25 anni Direttore Artistico di Mediaset. Un
uomo di poche parole ma concreto. Io sono stanco
di tante inutili parole…la vita è piena di persone che
ti riempiono di parole, di false promesse. Quello che
è importante sono i fatti. Ecco, Paolo Paltrinieri è un
uomo di fatti, non parole. Ed è questo che amo di
lui. Ho scelto che nella mia vita, oggi, voglio solo
persone come lui. Nessuna falsa promessa. Se Dio
Vuole…
Se Dio Vuole?
Se Dio Vuole… perché guarda che cosa è successo
con il Covid… ci ha distrutti psicologicamente ed
economicamente. Tanti appuntamenti importanti
sono stati rinviati.. speriamo che non accada anche
con il Festival, e speriamo che tutto si ripristini… ti
immagini fare un Festival di Sanremo senza
Orchestra, senza pubblico, senza ospitate? Per il
momento mi sono candidato: io ho un pezzo
fortissimo, una solida casa discografica… tra l'altro
canto in Italiano e sarebbe una mia personale
rivincita dimostrare a tutti che ho la voce, che so
cantare e non un “pupazzo” che non ha voce e non
sa cantare scelto solo per l'aspetto fisico. Questa è
la mia rivalsa, la mia grande occasione.
Dopo questa chiachierata a cuore aperto dove
Dan si è messo a nudo (metaforicamente) … per
la felicità mia … ma non per le innumerovoli fans
…. VOGLIO CHIUDERE CON UNA SUA
AFFERMAZIONE CHE MI HA DIVERTITO MOLTO
“ Quando ero giovane, ricco, bello e famoso … ero
infelice …. Oggi che sono povero, invecchiato e non
più famoso …. sono sempre infelice …. Dio
ridammi la mia gioventù !!!!!!…”
DONNA IMPRESA MAGAZINE
www.dimagazine.it
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All'interno:
Sharon May Lin
Kelly Ray
Luciemme - Lucia Marano
Janine Facco - Janine voice
MoniKa Kiss
entertainment t op w omen
SHARON MAY LIN
SINGER & SONGWRITER
“ La musica è passione - La passione è musica”
Sharon May Linn ha alle spalle una carriera di cantante e autrice che l’ha portata a molte soddisfazioni
discografiche, soprattutto nell’ambito della house music e che raggiungono una notorietà internazionale,
collaborando con moltissimi produttori di alto livello. Può sembrare che abbia cercato il successo nel
mondo della musica, ma in realtà il suo più grande contributo è sempre stato la passione: una grande
passione per la musica di tutti i tipi. Ha accumulato un'esperienza incredibile negli studi di registrazione e
ha acquisito molte collaborazioni grazie alla sua capacità di scrivere e registrare in un tempo molto veloce.
Interprete elegante e sofisticato e performer carismatica dal vivo. Nel 1996 affronta la scena della musica
house e inizia la sua esperienza come vocalist freestyle. Dopo aver ottenuto alcuni successi mondiali come
Destination Calabria e Lil 'Love, si esibisce oggi come ospite speciale di intrattenimento in un gran
numero di club in tutto il mondo con uno spettacolo strepitoso grazie a un numero enorme di progetti
propri. Dal 2008 Sharon è diventata la voce solista dello storico gruppo FPI Project, il made in Italy house
Il motto di Sharon
oldschool che tuttora richiama grandi folle nei vari festival di musica elettronica, soprattutto in UK.
Ricordiamo brani come Destination Calabria , Shallow Waters e Little Love, di risalto nella sua
discografia . È di freschissima uscita il remix 2020 di Little Love (https://www.beatport.com/track/little-lovepres-lil-love-teo-mandrelli-extended-remix/14111702).
Parallelamente Sharon ha portato avanti una
carriera di cantante con molte live performances, sia come vocalist nei club che come cantante con
molteplici formazioni musicali, toccando generi svariati, dal jazz al soul, al pop-rock, al acid-jazz al funky.
La grande novità è un progetto in lavorazione di un album totalmente scritto e cantato da Sharon in
collaborazione con il musicista-produttore Mike Generale e che sarà nel genere pop-nu soul. In realtà è un
progetto che è stato ripreso dopo ben 25 anni con grandi aspettative! Presto in uscita il primo brano in
forma audio-video con etichetta E-Nuff. Il sogno nel cassetto di Sharon? Un locale tutto suo su una
spiaggia, dove non ci sia mai l'inverno e dove vivere della sua seconda passione che è la cucina.
KELLY REY è di origini piemontesi ma le piace molto ricordare le sue discendenze argentine. Il percorso
formativo di Kelly Rey è stato molto variegato, questo si percepisce molto nella sua voce che ha
sfumature e un'impronta che nel crescendo dei brani assume similitudini Black che vengono ampliate
dalla sua potenza vocale in quanto Soprano. Le sue espressioni spaziano dal Rep all'Rnb alla Dance
grazie proprio a questa sua elasticità tecnica che deriva da un percorso di intenso studio e
perfezionamento. Dopo anni di collaborazioni con diversi producer e etichette kelly Rey sta ora
costruendo un suo piccolo studio di produzione, che a breve dovrebbe diventare attivo a tutti gli effetti. Il
mondo musicale di oggi è un mondo difficile e complesso, per lei ancora di più essendo anche il proprio
manager ed avendo disponibilità economiche limitate. E' però convinta che con molto impegno ce la farà
ad emergere dalla moltitudine.
PROGETTI FUTURI
Essere indipendente a tutti gli effetti per poter creare sempre nuove emozioni musicali in modo
autonomo. Sogni nel Cassetto per quando sarà troppo vecchia per fare la cantante Aprire uno studio
attrezzato per poter accogliere ragazzi stranieri con talento musicale e sviluppare insieme a loro nuove
sonorità - mix tra i diversi stili etnici. Avere così una vera stazione di produzione con al suo interno una
radio per trasmettere i brani che lì vengono composti.
CANTANTE SOPRANO
di coloritura POP dance
& soul
KELLY REY
LUCIEMME
SINGER & SONGWRITER
Lucia Murano, in arte Luciemme, nasce a Milano il 20/02/1977. Cantante Pop. Da bambina all'età di sei
anni partecipa allo Zecchino Corsichese classificandosi al primo posto. La sua passione per la musica la
porta ad esibirsi dal vivo appena è possibile in varie feste organizzate dal comune dove vive. Da qui le
prime serate live in locali e Ristoranti a Milano e provincia. Finchè proprio in un locale conosce Giorgio
Oneta che decide di puntare sulle sue caratteristiche vocali e sulla sua determinazione e insieme a lui
nasce il progetto di incidere un album inedito “ Io ci sarò… ” che comprende quattro brani inediti. Il 09
settembre 2008 vince il concorso Talent1 con il suo videoclip “ Nei tuoi sorrisi” che viene trasmesso così su
Italia uno nella trasmissione talent1 player per ben quattro volte. Il 02 Ottobre 2008 vince il concorso
Yourmusicblog ideato da Francesco Facchinetti con il brano inedito “ Nata per stare con te” che andrà
così di diritto nella compilation yourmusicblog con etichetta made indipendent di Francesco Facchinetti. Il
12 luglio 2009 vince il concorso per cantanti emergenti " Rh Festival" patrocinato dal comune di Corsico,
con il pezzo " Angelo Nero" che fa parte del suo cd inedito " Io ci sarò.." Il 24 giugno 2019 in collaborazione
con l'etichetta discografica Boot Recordings e con il dj Producer Spatarini esce su tutti i portali digitali il
singolo inedito “ Dame Mas” e il videoclip ufficiale. E' possibile acquistarlo su Amazon, Itunes e Spotify. Il 3
luglio 2020 esce su tutti i portali digitali il singolo inedito “ My Heart My”, il primo brano scritto da Luciemme
sia testo che melodia, in collaborazione con il Dj Producer Andrea Esse e Marco Ferretti autori della
musica. E' possibile acquistarlo su Amazon, Itunes e ascoltarlo in diversi portali tra cui Spotify, Deezer e
altri..
“
”
La musica è vita, è vibrazione, energia. L’ho
sentita dentro fin da subito e mi ha permesso di
esprimere pienamente la mia persona.
JANINE VOICE
VOCALIST & PERFORMER
Nasce con una grande passione per la musica sin da ragazzina. All'età di 16 anni comincia con le prime
esperienze in una radio locale del vicentino ( RVA). All'interno della RVA, conduceva un'ora pomeridiana di
diretta e nei momenti liberi, si occupava di scrivere i testi per gli spot della stessa radio e viste le sue origini
colombiane sfruttava la sua voce per spot in spagnolo. Appena compiuti i 18 anni, ha avuto i primi approcci
con il mondo della notte. Inizialmente come animatrice e costumista in molti locali del nord Italia. Una sera
per caso si è trovata con in mano il microfono e ha scoperto di avere una dote molto spiccata, quella di
coinvolgere la gente con la sua energia vocale. L'emozione che la trasportava nel trasmettere entusiasmo
al pubblico, era straordinaria. L'inizio della sua carriera non è stata una "passeggiata", ma con la tenacia
che la contraddistingue, è riuscita a farsi spazio nel mondo della "nightlife". Tra le varie esperienze
lavorative, può vantare delle collaborazioni con: Bananas (Formentera), Zangola clubbing (Madonna di
Campiglio), Club Modà (Como), Bussola (Focete), Praja (Gallipoli), Byblos (Riccione), Tocqueville 13
(Milano), Pineta (Mi Ma). E' stata la voce del Phi Beach (Baja Sardina) estate 2011 dove ebbe occasione di
aprire un live di Cece Roger. Ha continuato con Beach Club (Forte dei Marmi), Soul beach (Na) Art Cafè
(RO), Roy (Benevento) QI clubbing (Brescia), Big (torino) ... Bacardi tour Italia 2011. Protagonista nel
2011 nel videoclip “Parla e sparla” con Mitch e Squalo di radio 105. Nel 2012 diventa la voce del giovedì
sera firmato Yab (Firenze). Nel 2013 affianca Andrea Pelizzari nel suo format “ Magrada” in Milano con
svariate date al The club e Old Fashion. E' stata intervistata in vari programmi televisivi: Uomini&Donne,
SNL canale 5, Verissimo , Mattino 5 , Pomeriggio sul 2 , Chiambretti Night... etc.. Dopo aver avuto una
bellissima bambina di cui va fierissima, Jeanine si rilancia nel mondo della night life. Nel 2018 grazie alla
sua origine colombiana ed essendo di madrelingua Spagniola viene inserita, dal Manager Stefano Pugnali,
nell' apertura dei concerti dei suoi artisti, nomi come J enn Morel , Fatman Scoop , Jay Santos , Osmani
Garcia e molti altri. Svariate sono le esibizioni nei top format trap - Hip hop - Raggaetton del nord Italia:
Besame, Magika, Malachica, Tres Amigas, Senorita e ovviamente le ospitate come guest voice in tutti i top
club Italiani tra cui Shed, Dadaumpa (PR), Atmosfera (CZ), Chiascia (BR), Bobadilla (BG), Hof (RV), Mag
showroom (PD), Kings (Jesolo), Villa Bonin (VI), e molti altri. Nel 2019 E' stata anche in sardegna aprendo i
concerti con gli artisti di Stefano Pugnali ( prima elencati) e la voce del Blu Beach in Portorotondo.
Nell'anno 2020: - Protagonista del videoclip “ Please don't stop” di Most Wanted. Time records.
Protagonista nel videoclip “ROMPE” di dj Jad e Wlady feat Jay Santos.
Monika Kiss is a Hungarian origin
songwriter, singer, producer and DJ. She
performs in clubs festivals as singer mc
all over the world: Miami, Ibiza, Norway
,Luxemburg, Austria, Switzerland, Greece,
Netherlands , London and Albania Sharm
El Sheik to name a few places. She is the
official voice of several famous Italian
clubs and she gave her name to various
international brands like Win Win tour.
She has multiple collaborations with DJ's
and producers.
Contact Management:
Riq Ali
CEO
STREET ROYALTEE MUSIC GROUP
Mobile: +44 (0)7731 386104
Email: riq.srm@gmail.com
Website: www.streetroyalteemusic.com
Registered in Australia
ABN 32 165 500 292
PH:Teresa Casellina
MONIKA KISS
VOCALIST & PERFORMER DEE JAY
Monika Kiss è una voce veramente professionale che lavora tra musica, club, radio e televisione. Con sede Dance, su etichetta francese Jango Music. Il brano, prodotto insieme al francese Damon Gray e all'italiano
in Italia, Monika è una cantautrice, cantante, produttrice e DJ di origine ungherese. Si esibisce nei club di Benny Camaro, è stato presentato nei locali più in voga della città come House Nightclub , Intercontinental
tutto il mondo: Miami, Ibiza, Norvegia, Lussemburgo, Austria, Svizzera, Grecia, Paesi Bassi, Londra, Albania, o Buskers E11Even. Per il WMC 2017 ha organizzato una festa in casa molto bella con alcuni dei migliori
Sharm El Sheik per citarne alcuni. È la voce ufficiale di diversi famosi club italiani e ha lavorato con vari produttori mondiali al The Deck, a Island Gardens. La festa si chiamava House Stars e ha cantato con Todd
marchi internazionali come Win Win tour. Ha molteplici collaborazioni con DJ e produttori. Presenta il
Terry, The Cube Guys, Victor Simonelli Plastik Funk e molti altri. Nel 2017 Monika ha lavorato con il
programma radiofonico Kiss From Miami ogni sabato e domenica su Orange FM Italia e partecipa a diversi leggendario produttore dub Hopeton Brown aka The Scientist su una nuova canzone fresca, Treasure
programmi della TV nazionale italiana come Freedom ( Rai 2) o Festivalbar ( Canale 5). È stata la cantante Island con la direzione di Solgie Rokcstone. La sua ultima produzione house, Welcome to Hollywood, è
del gruppo italiano Datura dal 1996 al 1998. Nel 2013 Monika ha pubblicato il suo singolo What a Life. Le stata pubblicata nel 2018 su un'etichetta ungherese HouseU records ed è stata produttrice insieme a Paul
sue uscite del 2014 sono state Pretty Face con De Todo Bros , For You con Silvano Del Gado e Marco Jockey. La sua festa annuale a Miami House Stars edizione 3 è stata organizzata all' Highbar Dream Hotel
Meloni e Love Paradise con Luca @ f. Anche la prima produzione solista della stessa Monika , Damned nel 2018 di Backstage Miami. Alcuni artisti famosi come Joe Smooth, Plastik Funk, Victor Simonelli, The
Paradise, è stata pubblicata nel 2014 da LOUDDJ's records, che ha sede a Miami. Nell'estate 2015 Monika Cube Guys si sono esibiti, con una sfilata di Elya Cioccolato. Nel 2019 per la sua canzone Follow me
ha lanciato il suo brano Bora Bora con i produttori spagnoli di Baccanali ( Victor Perez Rubio, Vicente Monika Kiss ha lavorato con Vessbroz dall' Olanda e Mark Voss da Slovacchia: questo brano progressive
Ferrer, Phil Daras) e l'ha presentato anche a Ibiza e ad Amsterdam Dance Event. Nell'ottobre 2015 ha house fresco ed energico è stato pubblicato su Revealed Records. Il brano è stato lanciato da Hardwell nel
presentato a Londra il suo rilascio L'ectric LAV che è stato scelto come colonna sonora degli eventi
suo radioshow 436 come scelta della community n.1 della settimana.
Wedoyouenjoy. Alla Winter Music Conference - Miami Music Week 2016 , Monika ha presentato Just
www.monikakiss.net