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LA TOSCANA NUOVA - OTTOBRE 2020

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Firenze

Mostre

Wang Yancheng

Le cosmogonie del celebre artista cinese in mostra a

Firenze all’Accademia delle Arti del Disegno

di Cristina Acidini

Se un atelier d’artista potesse parlare,

racconterebbe le infinite

storie dell’artista stesso: l’ispirazione,

il lavoro, gli esperimenti, i dubbi,

i momenti di sofferenza e d’estasi.

Se nello studio di Wang Yancheng anche

soltanto il pavimento potesse parlare,

sarebbe il testimone d’eccellenza

del percorso compiuto dal pittore verso

una dimensione delle tele sempre più

dilatata e accogliente − così da richiedere

non più il cavalletto ma la lavorazione

in orizzontale al suolo, sull’esempio

del grande Jackson Pollock − e verso un

esercizio della pittura che invita il colore

ad abbattersi sul supporto fluttuando

e debordando dai confini, fino a lasciare

sul pavimento profili casuali e vivide

chiazze. Reperti d’imprese già compiute,

quelle tracce di colore si sovrap-

Wang Yancheng

pongono, come nelle antiche moschee

gli infiniti tappeti che si usava stendere

l’uno sull’altro, ottenendo una stratificazione

nella quale il significato storico

prevale sul valore artistico. Il pavimento,

se interrogato, potrebbe parlarci dell’approdo

di Wang Yancheng alla sua maniera

attuale, che secondo la definizione

formulata dalla critica cinese potremmo

definire della “dispersione di sé”, provenendo

da una formazione tradizionale

che parte da lontano nel tempo e nei

riferimenti culturali. Wang Yancheng infatti

dipinge da quando aveva quattordici

anni, apprendendo la nobile scienza

della calligrafia e familiarizzando con

l’arte attraverso la collezione del padre,

industriale deportato durante la Rivoluzione

culturale. Nell’orizzonte estetico

di Wang Yancheng è passato il Realismo

socialista di matrice russa, con il

suo impianto figurativo naturalistico sostenuto

dalle indiscutibili certezze della

politica di regime, ma vi ha poi brillato,

come una fatale meteora, la mostra

di pittura francese a Pechino nel 1978.

Fu forse quella la principale fonte d’ispirazione

per la sua scelta di emigrare,

in tempi in cui le riforme politiche aprivano

la Repubblica Popolare alla cultura

occidentale, e di stabilirsi in Francia,

non lontano da Parigi. Da allora, allontanandosi

dalla figura e dal ritratto, la sua

espressività artistica si è indirizzata alla

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WANG YANCHENG

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