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Firenze
Mostre
Wang Yancheng
Le cosmogonie del celebre artista cinese in mostra a
Firenze all’Accademia delle Arti del Disegno
di Cristina Acidini
Se un atelier d’artista potesse parlare,
racconterebbe le infinite
storie dell’artista stesso: l’ispirazione,
il lavoro, gli esperimenti, i dubbi,
i momenti di sofferenza e d’estasi.
Se nello studio di Wang Yancheng anche
soltanto il pavimento potesse parlare,
sarebbe il testimone d’eccellenza
del percorso compiuto dal pittore verso
una dimensione delle tele sempre più
dilatata e accogliente − così da richiedere
non più il cavalletto ma la lavorazione
in orizzontale al suolo, sull’esempio
del grande Jackson Pollock − e verso un
esercizio della pittura che invita il colore
ad abbattersi sul supporto fluttuando
e debordando dai confini, fino a lasciare
sul pavimento profili casuali e vivide
chiazze. Reperti d’imprese già compiute,
quelle tracce di colore si sovrap-
Wang Yancheng
pongono, come nelle antiche moschee
gli infiniti tappeti che si usava stendere
l’uno sull’altro, ottenendo una stratificazione
nella quale il significato storico
prevale sul valore artistico. Il pavimento,
se interrogato, potrebbe parlarci dell’approdo
di Wang Yancheng alla sua maniera
attuale, che secondo la definizione
formulata dalla critica cinese potremmo
definire della “dispersione di sé”, provenendo
da una formazione tradizionale
che parte da lontano nel tempo e nei
riferimenti culturali. Wang Yancheng infatti
dipinge da quando aveva quattordici
anni, apprendendo la nobile scienza
della calligrafia e familiarizzando con
l’arte attraverso la collezione del padre,
industriale deportato durante la Rivoluzione
culturale. Nell’orizzonte estetico
di Wang Yancheng è passato il Realismo
socialista di matrice russa, con il
suo impianto figurativo naturalistico sostenuto
dalle indiscutibili certezze della
politica di regime, ma vi ha poi brillato,
come una fatale meteora, la mostra
di pittura francese a Pechino nel 1978.
Fu forse quella la principale fonte d’ispirazione
per la sua scelta di emigrare,
in tempi in cui le riforme politiche aprivano
la Repubblica Popolare alla cultura
occidentale, e di stabilirsi in Francia,
non lontano da Parigi. Da allora, allontanandosi
dalla figura e dal ritratto, la sua
espressività artistica si è indirizzata alla
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WANG YANCHENG