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volume II - Grand Tour

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[p. 535 – <strong>II</strong> – C_010R] Carlo Francesco Person nacque nella Lorena e fu allevato in Parigi. Ebbe<br />

grande inclinazione al disegno e l’imparò da Noel Coypel, s’avanzò in quello e si fece merito per esser<br />

professore nella Reale Accademia di Parigi. Fu fatto pittore ordinario della maestà del re dal quale fu<br />

creato cavaliere dell’ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo e di San Lazzaro. Andò poi a Roma e<br />

fu vice principe dell’Accademia del Disegno, detta di San Luca ed ora è direttore della Reale<br />

Accademia di Francia in Roma. Si è dilettato di servire amici e gran signori di qualche sua mezza figura<br />

dipinta e dei loro ritratti i quali perfettamente ha condotti e dipigne nel 1719. Morì in Roma l’anno ...<br />

[sic]. Il proprio ritratto dipinto di sua mano si vede nella celebre stanza dei ritratti dei pittori, tutti<br />

originali di loro propria mano nella Reale Galleria di Toscana, che non è dei più belli.<br />

Carlo Girolamo Bersotti, nato in Pavia l’anno 1643, fu scolare di Carlo Sacchi. Vide Roma, ed oltre i<br />

quadri figurati dipinse bene gli animali volatili e quadrupedi, i frutti ed i vasi che sembrano naturali.<br />

Carlo Gustavo Ambling di Monaco, scoperto dal serenissimo di Baviera per uno spirito elevato, per<br />

dipignere a proprie spese lo mandò a Parigi, per imparare il disegno e l’intaglio sotto il celebre Poilly.<br />

Tale ne fu il profitto che ritornato in patria fece i ritratti al naturale dei clementissimi suoi principi,<br />

intagliò vari rami per i libri del famoso Sandrart e molte altre opere lodevoli come dal Sandrart, a 365 e<br />

386.<br />

Carlo Lamparelli da Spello, allievo di Diacinto Brandi, fece onore al maestro nel quadro che dipinse<br />

nello Spirito Santo dei napoletani in Roma. Titi, a 90.<br />

[p. 536 – <strong>II</strong> – C_010V] Carlo Le Brun, uno dei più spiritosi pittori della Francia, nato nel 1618, imparò<br />

da Simone Vouet ed in poco tempo superollo. D’anni 12 ritrasse il padre suo, scultore mediocre, e di<br />

15 fece il ritratto del suo nonno e dipinse un Ercole che fece stupire la maraviglia. Nel 1639 viaggiò in<br />

Italia e collo studio dei bassirilievi, delle statue, dei vestiti, delle armi, delle antichità, dei dipinti e della<br />

lettura dei libri rari, divenuto pittor famoso, franco in ogni storia e perito nei segreti dell’arte, ritornato<br />

a Parigi fu dichiarato primario pittore del re, cavaliere di San Michele, maestro principale e direttore dei<br />

Gobelini (luogo dove travagliano in argento, in bronzo, in marmo, in arazzi, in ricamo ed in pitture gli<br />

artefici regi). Monsù Fouquet, sopraintendente delle Finanze, avendo fatto decorare colle pitture di<br />

questo valentuomo il suo palazzo di Vaux Le Vicomte, gli assegnò una pensione di dodicimila lire<br />

annue, oltre al pagamento delle sue opere. Impiegato nell’abbellire il palazzo reale di Versaglies, è<br />

indicibile l’eccellenza delle cinque storie di Alessandro Magno, la rappresentazione delle imprese reali,<br />

con allegoriche invenzioni dipinte nella galleria. La volta della sala maggiore, a maraviglioso fresco,<br />

colle muse occupate a celebrare le glorie del re, come si vede dalle stampe da per tutto ricercate. Il<br />

numero dei suoi dipinti per le chiese e per i palazzi fu grande.<br />

Scrisse due trattati mirabili, uno della fisonomia, l’altro dei differenti caratteri delle passioni e tutti gli<br />

disegnò di sua mano. Per suo mezzo fu stabilita, con migliore ordine, l’Accademia Reale di pittura,<br />

avendo procurato dal re accrescimenti d’entrate alla medesima, il che, unito a diversi altri buoni<br />

regolamenti, l’hanno renduta sempre più florida e celebre per tutto il mondo. Ma non contento di<br />

questo, tanto fece colle sue vive dimostranze appresso di Sua Maestà, che a sua insinuazione stabilì in<br />

Roma la tanto famosa Accademia di Francia, dalla quale di tanto in tanto ne sono esciti così grandi<br />

uomini. Intraprese in tavole diverse la grande opera dei Misteri di Giesù Cristo, quattro ne perfezionò<br />

e lavorando l’Ultima cena, passò all’ultimo di sua vita nei Gobelini il dì 12 di febbraio l’anno 1690.<br />

Sepolto in San Niccola da Cardonet, dove la moglie fecegli inalzare magnifico sepolcro. Monsù Perrò,<br />

a 216. Sandrart, a 371. Monsù de Piles nel Compendio delle vite dei pittori, edizione <strong>II</strong>, libro V<strong>II</strong>, a 505,<br />

nella sua Vita e 510, ove fa le reflessioni [p. 537 – <strong>II</strong> – C_011R] sopra le di lui opere. Sono sue pitture<br />

in Lione nella chiesa detta l’Hostal Dieu, come scrive Giovanni de Bombourg di Lione nel suo libro<br />

intitolato Ricerche curiose della vita di Raffaello ecc., a 98. Monsù Piganiol de la Force, nella sua Nuova<br />

descrizione di Versaglies, Trianon e Marly, edizione V, tomo I, a 24, 101, 129, 152, 197, 209 e tomo <strong>II</strong>, a 33,<br />

79, 80, 140, 164, 178 e 273. Giampiero Zannotti nella sua Istoria dell’Accademia Clementina, libro <strong>II</strong>, a 145<br />

nella Vita di Carlo Cignani, a 199, nella Vita di Luigi Quaini. Filibien, libro <strong>II</strong>I, a 310, nella Vita di

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