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volume II - Grand Tour

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tralasciato in detto luogo di far menzione di Donatello come autore del bellissimo sepolcro di bronzo<br />

di Baldassar Cossa, che è in detta chiesa. Nel suddetto libro, a 193, vien registrata la statua equestre di<br />

Erasmo da Narni o sia Gattamelata generale dei veneziani, che è incontro alla chiesa del Santo di<br />

Padova, in bronzo, fatta fare di ordine della Ripubblica di Venezia. E parimente nello stesso libro I, a<br />

262, fa menzione del famoso busto di marmo di un uomo calvo, che è il ritratto di un tal Cherichia,<br />

cittadino fiorentino, e però detto comunemente lo zuccone, che è nel campanile del duomo di Firenze.<br />

Di Donatello ne fa degna menzione Bastiano de Rossi detto l’Inferrigno, nella sua Lettera contro<br />

Torquato Tasso, impressa in Firenze nel 1585, a 56<br />

Donato Creti, nato in Cremona il dì 24 febbraio, l’anno 1671, da padre bolognese. Ebbe i primi<br />

principi del disegno in Bologna, essendo ancor giovanetto, da certo Giorgio Raparini pittore, ma<br />

entrato dopo un anno nella scuola del Pasinelli e quivi allevato. Riescì spiritoso, franco nel disegno e<br />

nel colorito, d’idea ferace e di buon gusto, come si può vedere da tante opere sue dipinte per cittadini e<br />

cavalieri e particolarmente nelle pubbliche scuole, in quella memoria del defunto medico Sbataglia. Nel<br />

disegnare poi a penna e terminare tutto ad un tempo di primi segni i suoi pittorici capricci, senza<br />

alcuno preventivo delineamento di matita, si rende mirabile, che però i suoi disegni con sommo studio<br />

son ricercati per abbellire le raccolte e gabinetti, come fra tanti si può vedere presso il conte Pietro<br />

Ercole Fava, amorevole mecenate di così savio e diligente pittore. Vive in Bologna questo anno 1740,<br />

in età di anni 69. Viene assalito alcune volte da pensieri torbidi e malinconici, che molto lo travagliano.<br />

Talora teme tanto di se medesimo e del suo sapere, che smania, si attrista e si dispera, ma poi ritornato<br />

in se stesso mostra di conoscere quanto egli vale. Intagliò alcune cose all’acquaforte e queste riescirono<br />

piene di grazia e di un ottimo gusto. Egli è uno dei 40 accademici fondatori dell’Accademia<br />

Clementina, della quale sostenne l’undecimo principato. Giampiero Zannotti descrive minutamente la<br />

Vita di questo grand’uomo, arricchita del suo ritratto, intagliato da Santo Manetti, nel libro <strong>II</strong>I, a 99,<br />

della sua Storia dell’Accademia Clementina. Si potrebbe aggiungere alla Vita di Donato Creti che egli è<br />

soverchiamente disprezzatore dell’Accademia romana e più della fiorentina, sostenendo che in questa<br />

non vi sia stato mai né vi sia di presente veruno pittore di merito e valentuomo da paragonarsi ai pittor<br />

bolognesi. Sarebbe stato desiderabile il sentire un curioso dialogo fra lui e un pittor bolognese, uomo<br />

valoroso e che veniva allora di Firenze. Lodandoli questo molti artefici di quella scuola e specialmente<br />

Giovanni da San Giovanni, s’infuriò talmente Donato che pieno d’ira e di rabbia oltre a molte altre<br />

cose disse che Giovanni non era da paragonarsi a veruno pittore bolognese anche di secondo e di terzo<br />

e che non si credeva quel valentuomo che l’altro diceva e che non poteva essere, quantunque di<br />

Giovanni non avesse mai veduto niente. Cosa ridicola e da non potersi credere in un valentuomo come<br />

è certamente Donato Creti, né in veruno altro di quella celebratissima scuola.<br />

Donato da Formello, scolare di Giorgio Vasari, col quale lavorò in tutte le storie romane che ivi<br />

dipinse. Fu un lampo la vita di questo giovane, che apparì con istraordinario splendore di virtù ma si<br />

cangiò in un tuono, che con sommo dolore dell’arte fece risonare per Roma la di lui morte immatura,<br />

la quale seguì nel pontificato di Gregorio X<strong>II</strong>I. Vi fu ancora Bernardo da Formello, scolare del Vasari.<br />

Baglioni, a 16. Gaspero Celio, a 85 e 101. Pinarolo, tomo I, a 279, 285 e 303.<br />

Donato Veneziano scolare di Jacobello. Si vedono i suoi [p. 692 – <strong>II</strong> – C_097V] dipinti nel magistrato<br />

dell’Avogaria, sopra il tribunale, e tralle altre cose vi è un leone alato, che nel libro porta impresso il<br />

nome e l’anno 1459. Ridolfi, parte I, a 19. Rinnovazione del Boschini, del 1733, a 17. Nel libro intitolato<br />

Il forestiero illuminato ecc., impresso in Venezia nel 1740, si trovano registrate alcune opere di questo<br />

artefice, che sono in Venezia nelle appresso chiese, cioè prima nel palazzo contiguo al ponte di Rialto,<br />

a 197, e nei Frari, a 206; in Sant’Elena, a 288; e nel refettorio dei padri di San Giorgio in Alga, la<br />

Crocifissione di Nostro Signore, a 293.<br />

Don Domenico Martinelli lucchese, dottissimo architetto e pittore di prospettiva e di architettura. Egli<br />

è stato molto stimato nell’Inghilterra ed ha servito l’Elettore Palatino, dal quale più volte ha ricevuto

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