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Giacomo Giamello
LA LINGUA
DELL’ALTA LANGA
Storia, grammatica, racconti,
filastrocche, preghiere, proverbi, modi di dire,
canzoni e curiosità
La grammatica della lingua dell’Alta Langa è stata redatta sull’esempio del lavoro
del professor Bruno Villata: La lingua piemontese, Montreal, Losna & Tron, 1996;
si ringrazia l’autore per i suoi preziosi consigli e le sue correzioni al testo.
GRAZIE
– ai testimoni: Allerte Luigi, Belmonte Iose, Belmonte Rita, Bonello Luciano, Bonetto
Gabriella, Canaparo Domenico, Canaparo Giuseppe, Cappello Giovanni, Cappello
Silvana, Damiano Giovanni, Defabri Ugo, Fontana Maria Grazia, Fontana Marinella,
Fontana Pierangelo, Fontana Richelmo, Gabutti Walter, Giamello Elio, Giamello
Giorgio, Porello Ida, Rabino Iride, Ravina Maddalena detta Olga, Ravina Rina,
Rosso Renato, Scanavino Andrea, Viberti Silvio,Villata Bruno;
– ai collaboratori: Babbiotti Giorgio, Borgno Carla, Bressano Giovanni, Buccolo Antonio,
Cordero Luciano, Ricatto Giancarlo;
– all’Associazione per gli Studi su Cravanzana;
– alla “Nuova Franchin” edizioni musicali;
– alla Famija Albèisa;
– ai revisori delle bozze: Corino Riccardo, Giamello Giuseppe, Viberti Silvio;
– al revisore delle trascrizioni musicali: Bertino Alberto;
– agl’interpreti dei brani musicali: Bertino Alberto e Bertino Andrea;
– alla Banca d’Alba
– e a tutti coloro che mi hanno aiutato ed incoraggiato in questo lavoro.
Illustrazioni: tratte dalle opere di Clemente Rovere (1807-1860)
in collaborazione con la Famija Albèisa.
Stampa: L’Artistica Savigliano (Cn).
Edizione: SORÌ EDIZIONI, via Roma 41/A, Piobesi d’Alba (Cuneo), tel. 0173 619941.
Opera depositata e registrata.
Sito internet: www.erbariopiemontese.com
per contatti: info@erbariopiemontese.com
© Copyright by Giacomo Giamello, 2007
Proprietà artistica e letteraria riservata.
Riproduzione e traduzione, anche parziali, vietate.
Aˆr me nine:
Cristina, Elena, Lucia e Virginia
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella
terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti.
CESARE PAVESE, La luna e i falò
I forestieri stentano a pronunciare il dialetto pedemontano, viceversa i
piemontesi, per la ginnastica linguale che fanno in casa propria, hanno una
gran facilità a pronunciare ed imparare i dialetti e le lingue altrui.
ARTURO ALY-BELFADEL, Grammatica piemontese
Prefazione
La lingua dell’Alta Langa si può considerare il seguito naturale del Dizionario
botanico e del Dizionario zoologico, apparsi rispettivamente nel 2004 e nel 2005.
Infatti, mentre nei primi due volumi Giacomo Giamello descriveva la flora e la fauna
della sua terra, nel terzo ne considera l’aspetto umano cioè la lingua, le usanze e le tradizioni
particolari.
Per quanto concerne la lingua, che è l’argomento principale dell’opera, va subito
detto che, negli ultimi decenni, anche tra gli abitanti dell’Alta Langa la parlata locale
è in forte regresso di fronte all’italiano. E con la lingua sono cambiati anche altri comportamenti.
Pur essendo molto eloquenti, le statistiche regionali sul transfert linguistico dalla
parlata locale all’italiano potrebbero non addirsi ad un contesto sociale particolare
come quello delle Langhe. E così, per dare un’idea più esplicita del cambio linguistico
avvenuto tra gli abitanti di questa zona, farò ricorso a due episodi piuttosto significativi
di cui sono stato testimone. Il primo si riferisce all’inizio degli anni Sessanta ed il
secondo alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso.
Nel primo caso, una domenica mattina, mi trovavo ad Alba e decisi di far visita
ad un compagno di studi che abitava in un ridente paese della Bassa Langa. Quando
giunsi a destinazione, questo amico stava andando a messa e così ve lo accompagnai.
Al momento della predica il celebrante iniziò il sermone domenicale esprimendosi,
come immagino facesse solitamente, nella parlata locale. Però, a un certo punto,
avendo notato che in chiesa vi erano alcune persone che non abitavano nel paese,
ebbe un attimo di esitazione e, dopo una brevissima pausa, riprese il discorso cambiando
lingua e registro. Alla fine della messa, al momento degli annunci parrocchiali,
il sacerdote riprese ad usare la parlata locale, si scusò di aver parlato italiano e promise
che la domenica seguente la predica sarebbe stata nella lingua solita.
Il secondo episodio, risale alla fine degli anni Ottanta. Dopo il “Rëscontr” che
aveva avuto luogo ad Alba, accompagnai altri tre colleghi a fare un giro nell’Alta
Langa. Giunti a Niella Belbo, avendo deciso di pernottare in quel centro domandai,
in piemontese, informazioni a una signora che passava. Prima di rispondermi, usando
la parlata locale, la signora interpellata rivolse la stessa domanda ad alcune persone
che erano poco lontane e poi ci tradusse la risposta in italiano.
Questo fatto mi sorprese molto perché mi ricordo che da bambino, quando avevo
passato parecchi mesi a Cravanzana, sempre nell’Alta Langa, le interazioni si svolge-
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vano esclusivamente nella parlata locale. Ora capita esattamente l’opposto di quanto
avveniva qualche decina di anni fa. Più nessuno usa la parlata locale rivolgendosi ad
uno sconosciuto mentre, in passato, se un frusté rivolgeva una domanda in italiano ad
un locale riceveva una risposta in piemontese. Se a queste considerazioni si aggiunge
il fatto che oggi, anche nelle Langhe, i giovani non usano più comunicare nella parlata
ancestrale, si deve concludere che tra non molto pure il langarolo sarà scomparso.
E molte volte, la scomparsa di una lingua che non ha documenti scritti significa pure
la sparizione di ogni traccia relativa ad essa, come è capitato per molte parlate di cui
oggi si conosce appena il nome.
Per fortuna, nel caso della parlata di Cravanzana e dell’Alta Langa, questo scenario
sembra scongiurato, perché Giacomo Giamello ha pensato di scriverne la grammatica.
Un progetto che all’inizio sembrava chimerico, ma che si realizza felicemente
con un’opera preziosa e lungimirante che potrebbe costituire un esempio per altri
studi di questo tipo.
Per quanto Giacomo Giamello non sia un linguista di professione, nel campo
della glottologia non lo si può affatto considerare un dilettante. Anzi! Il Dizionario
botanico ed Il Dizionario zoologico, usciti in questi ultimissimi anni, sono due opere
magistrali che lo collocano nel numero ristretto dei dizionaristi piemontesi. E l’importanza
della sua opera è pure confermata dal successo che questi volumi hanno
riscosso presso i cultori della lingua piemontese e anche al di là dei confini regionali.
Molto significativo è anche il fatto che, essendo entrati a far parte delle collezioni di
varie biblioteche pubbliche, questi due dizionari sono alla portata del grande pubblico.
A proposito della parlata dell’Alta Langa, va detto che essa è la lingua madre di
Giacomo Giamello il quale, tra l’altro, è uno dei pochi che la usi in pubblico oltre che
in famiglia, con amici e conoscenti. Bisogna poi anche ricordare che, grazie alla sua
vasta cerchia di conoscenze, egli ha potuto avvalersi della collaborazione di informatori
anziani che hanno anch’essi questa parlata come lingua madre e hanno trascorso
quasi tutta la loro vita nella zona.
Ma un’indagine linguistica spesso si estende agli altri aspetti del comportamento
umano e quindi oltre a raccogliere notizie sulla lingua, l’autore di questo volume ha
avuto modo di accumulare molte altre notizie interessanti sulla storia, sugli usi e sui
costumi che forse sarebbero state sufficienti per un altro volume, ma che egli ha creduto
opportuno allegare alla grammatica, perché in un certo qual modo la completano
e la illuminano.
Per quanto concerne la parlata dell’Alta Langa si può dire che, a causa dell’isolamento
della zona in cui è usata, essa rappresenta uno stadio più arcaico rispetto ad
altre varianti pedemontane. Se le si volesse trovare un corrispondente letterario, si
dovrebbe addirittura pensare all’astigiano dell’Alione, vissuto tra il ’400 e il ’500.
E detta corrispondenza la si può rilevare nel lessico, nella fonologia e pure nella morfologia.
Però, dato che un esame approfondito di tutti questi fenomeni sarebbe qui
inopportuno, per corroborare quanto detto mi limiterò a segnalare solo pochi esempi.
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I lemmi delle farse alionesche che fanno pensare alla lingua dell’Alta Langa sono
parecchi, ma per essere conciso mi limito a ricordare solo i seguenti:
almanch [almeno] 512a arey [ariete] 37g
atre vote [altre volte] 391b ausel [uccello] 592g
magreva [mi pesa] 283a ampy [riempire] 279g
marramba [mi avvicini] 250c brella [escremento] 200h
brigna [prugna] 61i brignon [sciocco] 414a
bronza [pentola] 125b cad, cada [caldo] 222e; 270g
carme [calmiere] 54i chiocz (pr. siuss) [chioccia] 240g
an co [alla fine] 255a cocale [galla, ghianda] 172f
craston [castrone] 361e creze [credere] 188c
croy [magro] 92c cumpanary [companatico] 54e
derco [anche] 256a deslava [sbiadito] 824a
dru [florido] 224h elimosna [elemosina] 451f
erbor [albero] 139a gavacz [gozzo] 111c
gera [ghiaia] 273g giesia [chiesa] 218h
giouc [pollaio] 113e gratacu [bacca] 281c
lauda [lodato] 209a lengue [lingue] 358
liam [letame] 105e manzet [manzo] 173b
masna [bambino] 496a matota [ragazza] 202h
mor [faccia] 5I nebioeu [nebbiolo] 226e
nespo [nespola] 109h pagliora [puerpera] 351f
pau [paura] 536a petaza [pancia] 143h
pianzer [piangere] 451i pin, pina [pieno] 283; 344g
pita pita [chioccia] 253b pori [pollice] 89i
preve [prete] 137h prumer [primo] 873a
prumerament [dapprima] 765a pu [più] 243c
romatich [reumatico] 578g rionde [rotonde] 141i
la sa [il sale] 584g scoe [scope] 378g
serventa [domestica] 123b squasi [quasi] 47b
squela [scodella] 150b strus [logoro] 514g
tampory [precoce] 545h topia [pergolato] 202d
trantamiria [tre quintali]183f vespr [pomeriggio]182h
Fra le numerose espressioni idiomatiche, ne segnalo solo alcune, tratte soprattutto
dalla “Comedia de lhomo…”: al long ander [a lungo andare] 33a, besogna avey leugl
al penel [bisogna avere l’occhio al pennello] 60a, de noug tug y gat son griz [di notte
tutti i gatti sono grigi] 63a, o me pur viz che si [eppure mi pare di sì] 241a, e son un
poch dur daureglia [sono un po’ duro d’orecchi] 268a, tagle curt [tagliate corto] 331a,
e son spagia [sono spacciato] 514a, prometintgle mont e val [promettendogli mari e
monti] 554a, pigle party [prendere partito] 662a, con la testa and o sach [con la testa
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nel sacco] 183c, fene vos prou [fatene il vostro pro] 436d, o mla cala [me l’ha fatta]
129e, chi a y pe andra fossa [che ha i piedi nella fossa] 257g, lag ed garina [latte di gallina]
320h.
Tra i fenomeni fonologici comuni all’astigiano dell’Alione ed alla parlata descritta
da Giacomo Giamello vanno senz’altro ricordati quelli del rotacismo e della palatalizzazione
delle dentali finali.
A differenza di altri idiomi romanzi, nelle farse alionesche e nella parlata dell’Alta
Langa il rotacismo riguarda soprattutto la L, sia essa intervocalica o tra vocale e consonante.
Si pensi ai lemmi seguenti: bayra [balia]103c, erbor [albero]139c, carme [calmiere]
54i, camora [tarma] 228d, candeyra [candela] 540a, garina [gallina] 320h, corp
[colpo] 71g…
A questo rotacismo sono soggette anche le forme dell’articolo e dei vari pronomi
personali complemento atoni. Qui di seguito se ne riportano esempi tratti dalla
“Farsa di Nicolao Spranga caligaro…”: gle dra trippa [c’è della trippa] 31e, ande
andra stalla [andate nella stalla] 104e, cho mra za cala [che me l’ha già fatta] 129e, fer
dra teyra [far della tela] 167e, dra feura neyra [dalla pelliccia nera] 168e, ne mratu
dagia [non me l’hai data?] 238e, gleyg dra porta [gli altri della porta] 241e, coy dra
bancha [quelli della banca] 512e, segnal dra croux [segno della croce] 603e.
Per quanto concerne la palatalizzazione delle dentali finali, va detto che questo
fenomeno si verifica soprattutto sotto l’influenza delle vocali I ed E, che prima di
cadere hanno agito sulla dentale che le precedeva. Si pensi: fag [fatti], lag [latte], nog
[notte], tug [tutti], dig [detto], quag [quatto], leg [letto], fig [affitto], drig [diritto].
Come indica la G, nel Cinquecento questi lemmi dovevano presentare un suono palatale
sonoro, mentre nei corrispondenti cravanzanesi e dell’Alta Langa la palatale
finale è sorda e, per convenzione, la si nota -CC. Si pensi a lacc, neucc, tücc, dricc,
quacc, lecc, ficc… In alcuni casi, come per esempio tug, il suono palatale indicava il
plurale.
Anche nel campo della morfologia sono numerose le corrispondenze tra le due
parlate e, sempre per concisione, mi limiterò solo a poche osservazioni sull’articolo
determinativo e sui pronomi verbali, particelle che presentano frequenze elevatissime.
Per l’articolo determinativo maschile singolare, nelle farse dell’Alione troviamo L
davanti a parola che inizia per vocale o H muta. Si pensi a: lospia [l’ospedale] 154b,
lorch [l’orco] 125b, leuf [l’uovo] 197b, lus [l’uscio] 347b, lhom [l’uomo] 152a. Se la
parola che segue inizia per consonante si può trovare EL oppure O: el cazul [il
mestolo] 16b, el me euteury [il mio aiuto] 36b, el fer [il ferro] 199b; o censal [il sensale]
87 b, o turch [il turco] 162b, o derrer [il deretano] 257b, o tagliau [il tagliere]
375b, o roux [il rosso] 88i, o nostr posta [il nostro podestà] 43i, o stagnin [la pentola]
13i. L’articolo O si trova davanti alle parole maschili singolari che iniziano per T, D,
S, L, R, N e C seguita da vocale palatale (e oppure i). O si trova anche davanti alla
semiconsonante I: o iantilhom [il gentiluomo] 20b, o iudex [il giudice] 104i. Questo
comportamento sembra ancora essere seguito nella parlata dell’Alta Langa.
Per l’articolo determinativo plurale maschile, davanti a parola che inizia per con-
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sonante, le farse ci presentano Y, talvolta notato anche I: y faseu [i fagioli] 126b,
y pover omi [i poveri uomini] 160b, y bracz [le braccia] 175b. Davanti a vocale si trova
GL oppure GLI: gloeuf [le uova] 124b, gli archichioch [i carciofi] 127b, gli homi [gli
uomini] 74b. GLI e GL dovevano suonare come la J del piemontese di j’euj.
Per il femminile plurale, davanti a parola che inizia per consonante semplice, le
farse ci presentano spesso l’articolo EL: el mare e el figle [le madri e le figlie] 70b, sut
el vote [sotto le volte] 320b, articolo che si ritrova anche nell’Alta Langa, pur se sotto
la forma rotacizzata ER.
Una grande corrispondenza tra l’astigiano dell’Alione e la parlata dell’Alta Langa
si trova anche tra i pronomi verbali. Si pensi infatti agli esempi riportati qui di seguito:
astigiano dell’Alione piemontese dell’Alta Langa
e e digh 270a, e son 183a e e digh, e sun
te te un vyot 40b, te e stanc 460b ët ët canti
o com o sta u u sta
a a ne po pu a a peu
e quand e vollesson 338a e e vuraissu
o o porre 157a, o sare adovra i i pudrai, i sarai
y y volon 207a i i veuru
el el vorran 329c i i vurran
Mi sembra degno di nota il fatto che, alla terza persona singolare, la parlata di
Cravanzana conservi la distinzione tra il maschile [u] ed il femminile [a], cosa che non
avviene in tutte le parlate pedemontane. Naturalmente i pronomi verbali derivano dal
latino, e da ego, u da illu, a da illa, o da vos. I pronomi verbali sono presenti in molte
parlate dell’Italia settentrionale perché dette particelle rendono esplicite forme verbali
che, a causa della caduta delle consonanti e di certe vocali finali latine, erano
diventate ambigue. Per la parlata dell’Alta Langa si pensi per esempio a: finiss, parlava,
divi, vurrai… che assumono un significato ben preciso solo se sono preceduti dal
pronome verbale: e finiss [finisco], a finiss [finisce]; e parlava [parlavo], a parlava
[parlava]; ët divi [dicevi], i divi [dicevate]; ët vurrai [vorrai], i vurrai [vorrete], e ven
[vengo], u ven [lui viene], a ven [lei viene]…
Molto interessante è poi anche il possessivo seu che nelle farse dell’Alione troviamo
in competizione con soy e lour/lor [i suoi e i loro]. Nella parlata presentata da
Giacomo Giamello seu si riferisce solo alla terza persona plurale maschile [i loro].
Talvolta nelle farse lor/lour appare al posto di seu/soy, però la sua presenza non
dovrebbe essere dovuta alla pressione del toscano, ma piuttosto a quella del francese,
lingua che l’Alione doveva conoscere molto meglio. Forse qui è bene ricordare che,
anche per il possessivo di terza persona plurale, il piemontese ha sviluppato una
forma diversa da quella del francese, dell’occitano e dell’italiano.
Da queste poche osservazioni si può dedurre quanto sia importante la ricerca di
Giacomo Giamello. Codificando la sua parlata, forse l’ha salvata dall’oblio, ma sicu-
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amente l’ha messa in una vetrina privilegiata dove è a disposizione di quanti si interessano
o si interesseranno alla cultura dell’Alta Langa. Dopo tutto le parole non sono
semplici segni o suoni, ma a chi sa leggerle o riesce a capirle esse rivelano il pensiero,
la sensibilità e la cultura di quanti le dicono o le hanno dette. E non c’è dubbio che
le notizie storiche, i racconti e gli aneddoti che accompagnano la parte linguistica la
completano e contribuiscono a dare un’idea più precisa dell’universo concettuale
degli abitanti dell’Alta Langa. Questa seconda parte che, ad alcuni potrebbe sembrare
marginaria, a mio avviso è importante quanto la prima.
Come detto all’inizio La lingua dell’Alta Langa, il Dizionario Botanico e il Dizionario
Zoologico sono tre opere che hanno molto in comune, tanto che pur non contenendo
nulla di tragico si potrebbero quasi definire una trilogia dell’Alta Langa.
E quest’affinità deriva non tanto dal fatto che presentano dei temi complementari, ma
soprattutto perché sono pervase da un motivo comune che è l’amore dell’autore per
la sua terra, l’attaccamento alle sue radici e ai suoi valori. Per non essere frainteso vorrei
sottolineare che in questi testi non c’è un rimpianto del passato, ma piuttosto
lucida coscienza del presente, una ricerca per riflettere sui propri valori, per rinsaldare
la propria identità e per conoscersi meglio. In fondo mi sembra proprio che il
famoso detto socratico «conosci te stesso» stia alla base di la produzione letteraria di
Giacomo Giamello che, probabilmente, pensa che una migliore conoscenza di sé, dei
propri valori e delle proprie tradizioni sia il miglior modo per difendersi dall’appiattimento
e dalla spersonalizzazione a cui sembra portarci la globalizzazione odierna.
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BRUNO VILLATA, Montréal
Le parole delle farse sono riportate secondo la grafia con cui sono notate nell’edizione de
L’Opera Jocunda del 1521. I numeri che seguono i vari lemmi corrispondono al numero del
verso, mentre la lettera dell’alfabeto indica la farsa. Per le Comedie si fa riferimento all’edizione
del 1521 giacente presso la biblioteca Nazionale di Torino e pure al volume: GIOVAN
GIORGIO ALIONE, Le farse, Testo originale con traduzione italiana e piemontese, a cura di
Bruno Villata, Lòsna & Tron, Montréal, 2007. L’introduzione è dedicata soprattutto ad osservazioni
linguistiche.
Si ricorda che i testi dell’Alione presentano parecchie oscillazioni grafiche, che il suono
/o/ è rappresentato dalla O, mentre quello della /u/ normale poteva essere notato OU, O ed
anche U. La U rappresentava anche il suono velare /ü/. Va anche detto che i testi originali non
presentano accenti né segni di punteggiatura.
Lingua e storia
D’estate sovente accompagnavo mio nonno sulla Langa; mi raccontò, un giorno,
di certe « . pere dëˆr trun . » (pietre del tuono) che i contadini rinvenivano durante il
lavoro nei campi, queste pietre non erano altro che manufatti mesolitici, ad esempio
punte di frecce, testimoni dell’antichissima presenza dell’uomo sulle nostre colline.
I Liguri che per primi abitarono queste terre, lontano dall’essere rozzi e primitivi,
praticavano l’agricoltura, l’allevamento, la caccia e la pesca intrecciando, nel contempo,
una fitta rete di scambi commerciali e culturali con le confinanti popolazioni
celtiche ed etrusche.
Il gruppo etnico presente in Langa era quasi sicuramente quello dei Bagienni da
bhagus il faggio, albero a loro sacro. Diodoro Siculo ne parla in questi termini: « . sono
coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle circostanze della vita non
scevre da pericolo . » (Bibl. Stor. V,39,2-3), altri autori li descrivono come « . capillati . »
e cioè dalle lunghe chiome, con donne gagliarde come gli uomini e gli uomini come
le fiere.
Il loro idioma faceva parte delle lingue celtiche, parlata che, come scrive Giulio
Cesare nel primo libro del De bello gallico « . ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur
. » (nella loro stessa lingua si definiscono Celti, nella nostra Galli). I Bagienni
non elaborarono una scrittura propria, ma pare adottassero quella estrusca e impiegassero
come supporto per la scrittura la corteccia del faggio, materiale purtroppo
molto deperibile, cosicché ci sono pervenute scarsissime testimonianze della loro lingua:
alcune epigrafi in lingua etrusca, rare incisioni su roccia come quelle del Bric
Biula presso Saliceto e le desinenze in -asco e -asca di molti toponimi (Mercenasco,
Cherasca…).
A partire dal III secolo a.c. le aquile di Roma incominciarono ad affacciarsi in
Liguria e in Piemonte e cento anni dopo le sue legioni, soffocando le ultime sacche di
resistenza, imposero la loro pace: « . Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant . ».
Gli abitanti furono iscritti alla tribù Camilia e il territorio aggregato alla IX
regione cispadana; la lingua locale dovette confrontarsi e cedere, ma non completamente,
al latino volgare influenzandone la pronuncia, le costruzioni sintattiche e conservando
numerosi lemmi ancora oggi ben distinguibili (vedi tabella A).
Alla caduta dell’impero romano, nel V secolo d.C., diversi popoli passarono per
le Langhe, ma quelli che lasciarono le tracce più evidenti sulla nostra lingua furono i
Longobardi ed i Franchi (vedi tabella B, C, D).
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Intorno all’anno Mille le nostre colline erano quasi completamente disabitate tanto
che l’imperatore Ottone I, attraversandole nel 967, le descrisse come « . desertis locis . »
e non ritenne opportuno imporre tributi. Successivamente la sicurezza di quei luoghi
impervi, le abbondanti sorgenti e la possibilità di condurre agevolmente l’agricoltura
e la pastorizia, portarono ad una ripresa demografica, testimoniata dall’arrivo a San
Benedetto Belbo dei frati Benedettini e dalla contemporanea istituzione delle prime
pievi tra cui il « . Plebatus de Cravexana . » come testimoniato nel Registrum delle
Costituzioni Isnardi.
In quegli stessi anni accanto alle più conosciute lingue d’oc e d’oil prende autonomia
una lingua d’oe che, come è emerso dagli innovativi studi sui Sermoni Subalpini
(sec. XI-XII) condotti dal prof. Bruno Villata, si inserisce alla base dell’albero genealogico
degli idiomi pedemontani (vedi tabella E). Gradatamente, dunque il piemontese
delle Langhe arriva a maturità e dall’attenta lettura degli Statuti comunali dei
secoli XIV e XV, si può scoprire un nutrito gruppo di lemmi locali che « . latinizzati . »
furono impiegati in quei testi (vedi tabella F).
Dal Cinquecento in poi la letteratura piemontese ci dà esempi di lessici molto
vicini a quello dell’alta Langa, come ad esempio quello delle commedie dell’Alione
(vedi prefazione), raggiungendo nei secoli successivi la sua massima espansione e ricchezza
espressiva, com’è ben testimoniato dalla vasta bibliografia esistente. Un medico,
Maurizio Pipino, compilò addirittura una grammatica ed un dizionario ad uso
della principessa di Savoia, Maria Adelaide.
Purtroppo negli ultimi decenni la crescente urbanizzazione, il diffuso terrorismo
scolastico nei confronti delle lingue minoritarie e la fortissima pressione dei mezzi di
comunicazione hanno ridotto drasticamente il numero delle persone che usano la
parlata pedemontana e che la trasmettono ai propri figli; tuttavia ritengo che questo
impoverimento linguistico sia da addebitare, lontano da sterili e sciocchi campanilismi,
alla scarsa considerazione in cui la maggior parte dei piemontesi tiene la propria
lingua, arrivando addirittura a connotarla negativamente.
Mi auguro invece che, anche se tardi, possa maturare la consapevolezza che possedere
una lingua è ricchezza, è cultura, è rispetto delle conoscenze e delle fatiche di
tutti coloro che ci hanno preceduto su queste colline di Langa.
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TABELLE
Tabella A
parole di origine ligure-celtica piemontese dell’Alta Langa italiano
bal-men bàrˆma alta roccia
beol biula betulla
bial bialerˆa canale d’acqua
brace bràje calzoni
bran bran crusca
broc brich collina
briven brivè assalire
brug brü erica
caban cabàna riparo
crog croch uncino
croi croi avvizzito
drut drü fertile
galerne garˆaverna brina, aria gelida
grein crin maiale
gig (solletico) gigiat vivacità
suc zˆüch ceppo
niten nita fango
verna verna ontano
Tabella B
esempi di parole comuni
con la lingua tedesca
piemontese dell’Alta Langa italiano
Betze (cagna) vez, vezzun cagnaccio
Blume biüm tritume
Bock buch, bech caprone
Brand (tizzone) brandè alare
Gries (semola) ghërsa pagnotta
klingen (suonare) sclint limpido
Magen magun, magunà accorato
Rand (a) randa margine
Riste rista canapa per filare
Schlendrian langhërdan individuo pigro, indolente
schnuffeln nifiè annusare
Stock stach pezzo di legno
Verletzung ferleca ferita
wahten vacè, svacè stare in agguato
Winden vindu guindolo
Wut fut risentimento, stizza
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Tabella C
francese antico piemontese dell’Alta Langa italiano
briquet bricat fiammifero, acciarino
disner (dîner) disnè pranzo
escouter (écouter) scutè ascoltare, ubbidire
escurer (écurer) sghirè pulire afondo
estagere (étagère) stagerˆa scansia
fouet fuat frusta
gauche gáucc storto, sinistro
jayet giajat lustrino
pois pois pisello
rabot rabot pialla
taster (tâter) tastè assaggiare
Tabella D
provenzale piemontese dell’Alta Langa italiano
agacin ajazˆin callo
champorgno ciamporgna zampogna
esglai sgiàj orrore
grueyo sgreuja guscio
jap giap, giapì latrato, uggiolare
jarri giàri topo
jouc giuch pollaio
prou pru abbastanza
ramada ramà scroscio d’acqua
Tabella E
lingua d’oe dei
Sermoni Subalpini
piemontese dell’Alta Langa italiano
agnel agnel agnello
almosna limosna elemosina
baila bàila balia
barba bàrˆba zio
espus spus sposo
fam fàm fame
fee fè pecore
limun limun limone
lin lin lino
lum lüm lume
munt mund mondo
16
lingua d’oe dei
Sermoni Subalpini
oil euj occhio
pan pan pane
pecà pecà peccato
pere perˆe pietre
pom pum mela
preve prˆevi prete
vas vàs vaso
vidua vidua vedova
vin vin vino
Tabella F
piemontese dell’Alta Langa italiano
esempi di parole locali presenti
nel testo latino degli statuti dei
comuni di Bossolasco, Castino,
Mango e S. Stefano Belbo piemontese dell’Alta Langa italiano
(XIV-XV secolo)
anlevare anlvè allevare
arbetioni arbiun piselli
arbra àrˆbra pioppo
autinus autin vigna sostenuta da alberi
baronum barˆun mucchio
battere bàti (ërˆ gran) trebbiare (correggiare)
il grano
bealeria, bialeria bialerˆa canale d’irrigazione
bennia bënna capanna
Berbi (flumen) Berˆb torrente Belbo
bergeras bergera pastora
bibiorum bibin tacchino
biglionum biun tronchi
blava biàva biada
bolio apis buj drˆ’avije alveare
botallus butàj botti
bozolum bòzˆurˆa rovo
bropas bropa pertica o palo di piccolo
diametro
bropiglonus brupun palo grosso
buria, buira büria grosso volume di acqua
torbida
burium burˆi liquido di scolo fetido
canas càna canne
17
esempi di parole locali presenti
nel testo latino degli statuti dei
comuni di Bossolasco, Castino,
Mango e S. Stefano Belbo piemontese dell’Alta Langa italiano
(XIV-XV secolo)
carata, carazam carà carico d’un carro
carrusium caruss carretto
cavagnam cavàgna cesta
cavare, cavandos cavè, cavanda zappare, zappando
cavezanam cauzˆàgna sentiero sul confine
di un campo
celoiram sloira aratro
cloenda ciuenda recinzione fatta da siepi
o simili
cobia cubia (ëd beu) coppia (di buoi)
coramen afaitatum curˆàm faità cuoio conciato
crapa cràva capra
criare criè gridare
croati cruà caduti
cuppos cup coppi
curtem curt cortile, aia
exgrafigniare sgrafignè graffiare
exiamenta asiamainta i diversi attrezzi per
il lavoro
fassum, fassium, fasso fàss fascio, fascina
faudatam faudà, faudarà grembiule, grembiulata
fera ferˆa fiera
firagnus firàgn filare
gabias gàbie gabbie
gathum, gatham gàt, gàta gatto, gatta
geram gerˆa ghiaia
gorras gure salici
gurgos, gorgo gurgh sorgente con fontana
henzare anzè iniziare
leamine liàm letame
leza leza mezzo di trasporto senza
ruote
macatura carnis macadürˆa ammaccatura
michas mica pagnotta
mugio mügg mucchio
nucas rogliatas nus cun rˆa rola noci con il mallo
olocherum uruché tritume della paglia
panaterijs panatè panettieri
18
esempi di parole locali presenti
nel testo latino degli statuti dei
comuni di Bossolasco, Castino,
Mango e S. Stefano Belbo piemontese dell’Alta Langa italiano
(XIV-XV secolo)
pasturare pastirè pascolare
paysa páisa bilancia a bilico
pecia pèzˆa pezza di stoffa, fascia
per bambini
pianca pianca planca
ramacium ramàzˆ grosso ramo
rapolare rapulè raccogliere grappoli quà e là
rasoira rasoira (rasè: rasare) rasiere
sajvando saivanda (saivè: innaffiare) innaffiando
sapellum, sapellos sapel via di accesso ad un campo
sarmenta sarmainta tralci di vite
scandaleum scandàj bilancia a bilico
scarvandum, scarvare scarvanda, scarvè sfrondando, sfrondare
senevra sënnëvra senape
sgiratandos, sgurandos sghiranda ij puzˆ pulendo i pozzi
puteis
sloando, sloare sluanda, sluè sciogliendo, sciogliere
sofranum sufran zafferano
somata sumatà (soma: asina) carico d’un asina
stabi stàbi recinto per animali
starnita starnìa selciato
sterniendo, sternire sterninda, sternì posando, posare un selciato
stobia, stobias stubia stoppie
surchus surch solco
tampa, tampas tampa, tampe fossa quadrata
tortagnas turtàgne legacci per covoni fatti
con rami
toyrus teuj tronco, ramo grosso
trabuchus trabüch trabucco, unità di misura
lineare
troya treuja scrofa
vernam verna ontano
zerbis, zerbum zerb gerbido
19
Feisoglio, veduta da mezzodì
Niella Belbo, l’antica porta
20
Lingua e territorio
A sud del Piemonte, tra il Tanaro a ovest e la Bormida di Spigno a est, si colloca
il territorio chiamato Langa o Langhe.
Questo antichissimo toponimo ha un’etimologia ancora oggi incerta, ma come
asserisce Carlo Prandi nei suoi Canti: « . La parola Langa parrebbe significare una collina
allungata e andar per Langa il tenersi sulla via o sentiero che corre in alto lungo
la dorsale delle colline . ».
Sono proprio le colline l’anima di questa terra, dolci e ricche di argilla nella Bassa
Langa, ambiente ideale per la vite; ripide e solide per via delle arenarie (pere ’d Langa)
e delle marne (tuu o tuvu) nell’Alta Langa, regno della nocciola tonda e gentile.
La particolare conformazione di questi rilievi fa si che il clima, in genere temperato,
sia soggetto a sensibili differenze tra il versante esposto a sud (arˆ sirì) e quello a
nord (arˆ livernaint o a rˆ ’invernaint) con risvolti sull’agricoltura ben noti a tutti i contadini.
Il vento soffia in genere da sud-est, mai freddo, tanto da essere definito
« . marino . » (ërˆ marin).
Ricchissima è la flora e gli appassionati di botanica possono trovare nelle Langhe
un fertile terreno per i loro studi come hanno ben dimostrato Vignolo Lutati e il cravanzanese
Giacinto Abbà.
La principale via di accesso a questo territorio è costituita dalla strada statale 29
che arrivando da Alba attraversa le valli Belbo e Bormida, svelando suggestivi panorami
e peculiarità come i caratteristici terrazzamenti (ërˆ preuss), grazie ai quali generazioni
di tenaci e laboriosi contadini hanno reso coltivabili anche i più ripidi pendii.
In questo contesto troviamo i comuni di Cravanzana, Feisoglio, San Benedetto
Belbo, Niella Belbo e Bossolasco dove hanno le loro radici i testimoni di questo
lavoro condotto tra gli anni 1995 e 2005.
La parlata di quest’area presenta alcune peculiari caratteristiche, prima fra tutte
la «tz» (zˆ), simile a quella che troviamo in italiano nella parola « . pozzo . », per cui
avremo in modo più o meno accentuato:
piemontese dell’Alta Langa piemontese italiano
autzè (auzˆè) aussé alzare
putzé (puzˆè) pussé spingere
stràtz (stràzˆ) strass straccio
tzicot (zˆicot) sicot zucchino
tzinch (zˆinch) sinch cinque
21
comune con il resto della Langa e dell’Albese è la rotacizzazione della « . l . »:
piemontese dell’Alta Langa piemontese italiano
àrˆa ala ala
bìsurˆa bìsula salvadanaio
càmurˆa càmula tarma
garˆaverna galaverna brina
vurˆp vulp volpe
noteremo poi che la « . i . » che sostituisce sovente la « . ü . »:
piemontese dell’Alta Langa piemontese italiano
bitè büté mettere
fisì füsil fucile
tipin tüpin vaso di terracotta
Tirin Türin Torino
« . -cc . » al posto della « . t . » e « . -gg . » al posto della « . d . » in finale di parola:
piemontese dell’Alta Langa piemontese italiano
dricc drit dritto
fragg freid freddo
fricc frit fritto
neucc neuit notte
stracc streit stretto
sücc süit asciutto
Ricordiamo ancora che nel 1783 il medico Pipino annotava, nel suo dizionario,
che a Torino tra le persone di alto rango ed i letterati la pronuncia della « . e . » era sempre
molto stretta, mentre tra la plebe ed il contado era aperta tanto da diventare « . a . »
per cui garèt si trasformava in garat, la stessa pronuncia aperta è presente in l’Alta
Langa per cui:
piemontese dell’Alta Langa piemontese italiano
avaj avej avere
bagn ben bene
baichè beiché guardare
cavaj cavej capelli
cravat cravèt capretto
cumplimaint cumpliment complimenti
giaint gent gente
staimbr stember settembre
raid reid intirizzito
s-ciupat s-ciupèt schioppetto
22
piemontese dell’Alta Langa piemontese italiano
smains smens semente
starnìa sternìa acciottolato
sufiat sufièt soffietto
trai trè tre
Dunque si sono qui amalgamate peculiarità fonetiche piemontesi, monferrine e
liguri tali rendere la parlata dell’Alta Langa assolutamente unica e ben individuabile.
Ponte sul Belbo
Cravanzana, veduta da mezzodì
23
LA GRAMMATICA
R ˆ A GRAMÀTICA
Bossolasco, la chiesa parrocchiale
Fonologia
Per quanto riguarda la grafia si sono seguite le chiare e semplici regole contenute
nelle pubblicazioni del professor Bruno Villata: La lingua piemontese, Losna & Tron,
Montreal 1997 e “Boletin ëd l’Academia dla lenga piemontèisa” n. 5 del 2001 (Grafia
Internazionale); ringrazio il professore per la sua cortese disponibilità, i preziosi consigli
e le sue indispensabili correzioni.
Alfabeto, grafia e pronuncia
Il piemontese delle Langhe presenta un numero di suoni decisamente superiore all’italiano,
avremo in dettaglio:
a, à, b, c, d, e, è, ë, eu, f, g, h, i, j, l, m, n, n-, o, p, q, r, rˆ, s, t, u, ü, v, z, zˆ
Vocali toniche
alfabeto
alfabeto
fonetico
piemontese (traduzione)
parole italiane
con suono corrispondente
a, á a ajazˆin (callo) amore
à a: fàm (fame) ------
Suono cupo di articolazione posteriore, simile alla a della parola inglese garden, giardino.
e, é e védr (vetro) vetro
è ε tèra (terra) terra
ë Z bërta (berretta) ------
Suono semimuto, velare simile alla î del rumeno nella parola cît, quanto o alla Z del russo nella
parola $ZFHD@, presto.
i i ni (nido) nido
j j fija (figlia, ragazza) iena
o o soma (asina) sole
u u fut (risentimento) tufo
ü y üva (uva) come la u francese
eu ø feu (fuoco) come la eu francese
27
Consonanti
alfabeto
alfabeto
fonetico piemontese (traduzione)
parole italiane
con suono corrispondente
b b bula, burla (bolla, bica) barca
c k caval (cavallo) casa
cc tï cicin, cuntac (carne, contagio) cena, ciccia
ch k cher (carro) chiesa
d d dona (moglie, donna) dono
f f fuin (faina) faro
g g gàl (gallo) goccia
gg d• frumàgg (formaggio) gaggia
gh Ü ghignun (faccia, odio, ira) ghiro
gn Ö gnech (mal lievitato) gnomo
l l listel (listello) lira
m m màsca (strega) mamma
n n nàs (naso) naso
n- gran-a (seme, grana) fango
faucale o velare (ebraico: ain)
p p parperˆa (palpebra) padre
qu kw quàtr (quattro) quadro
r r rais (radice) rete
rˆ garˆaverna (brina) ----palatale,
ha un suono tra la r e la l
s (sonora) z cheusi (cuocere) rosa
s (sorda) s sach (secco) sano
ss (intervocalica) z snujesse (inginocchiarsi) scosso
sc ï scirot, scü (scure, scudo) scena, scudo
s-c V s-cianchè (strappare) scervellarsi
I due suoni si fanno sentire separati come ad esempio nelle parole italiane scervellarsi o
scentrato.
t t tavanàda (parola sciocca) tavolo
v v vindu (guindolo) vaso
z dz zembu (accelerazione angolare) zona
zˆ ts zˆicot (zucchino) pozzo
Particolarità
La desinenza -ssa (spressa, bissa, cheussa) in fine di parola ha un suono simile al francese
ch- in chacun e al tedesco sch- in schön; lo stesso vale per alcune parole che iniziano
con s seguita dalle vocali a e ü come ad esempio: sü (scure), sümia (scimmia),
savüj (pungiglione), saintè (scomparire).
Il suono sc- ha un suono dolce come nell’italiano scena prima della vocale -i: scirot
(scure), mentre è duro prima delle vocali -a , -ü, -u: scarˆa, scü, scuratè (scala, scudo,
scorrazzare).
La lettera v davanti a consonante ed in fine di parola prende un suono vicino alla u:
ciav - ciau (chiave).
28
La lettera n in fine di parola ha un suono leggermente diverso (palatale) rispetto all’italiano:
bun (buono), sun (suono).
La a in posizione tonica ha due suoni, uno analogo all’italiano che si indicherà con a
o á ed un’altro più cupo che si ottiene con una sua articolazione posteriore; questa
« . a . » con un suono vicino alla « . o . », è caratteristica delle Langhe, del Roero e del
Monferrato e si noterà con à.
In alcuni casi essa assume valore diacritico ed è indispensabile per distinguere, ad
esempio:
bagn (bene) da bàgn (bagno)
cavaj (capelli) » cavàj (cavalli)
ciap (tiepido) » ciàp (coccio)
magna (manica) » màgna (zia)
pass (pesce) » pàss (passo)
sa (questa) » sà (sale)
sach (secco) » sàch (sacco)
spass (denso) » spàss (passeggio)
La j ha valore di semivocale, nei casi di accento tonico sulla vocale che segue -ij, il
digramma può essere ridotto ad una semplice i: cunsié, cunsijé (consigliere).
La rotacizzazione della l ha prodotto un suono tra la l e la r che verrà indicato con rˆ
per cui, se a Torino abbiamo dël (del) e galaverna (brina), nell’Alta Langa avremo dërˆ
e garˆaverna; il fenomeno del rotacismo è comune ad altre lingue romanze come ad
esempio il rumeno dove però in un lemma quale scara (scala) la r suona diversamente
da quella dell’Alta Langa.
La rotacizzazione è inoltre indispensabile per distinguere vocaboli apparentemente
uguali come:
sarà (chiuso) j’ati sarà rˆa porta? (hai chiuso la porta)
sarˆà (salato) sa mnestra a rˆ’è propi sarˆà (questa minestra è proprio salata).
La zˆ ha il suono ts comune alla z sonora della parola italiano pozzo e ci farà distinguere
tra:
za (già) dë zˆa (dë tsa) (di qua).
La vocale e può avere un suono aperto (è) o chiuso (é):
– la e con suono chiuso (é) va accentata nei digrammi -er finali e in fine di parola
infatti avremo:
Chér (Chieri) e non cher (carro)
a rivé (sul bordo) e non rivè (arrivare);
– la e con suono aperto (è) si accenta nelle parole piane, nelle uscenti in -et e in fine
di parola:
tèra (terra), sèt (sette), cavè (zappare).
Il suono eu è sempre tonico, mentre ü quasi sempre: scheu (pascolo), cazˆü (mestolo).
29
Accento tonico, accento grafico, trattino
Accento, le parole possono avere un solo accento grafico.
Le parole tronche (accento tonico sull’ultima sillaba) sono accentate solo se terminano
in vocale: parlè (parlare), cantè (cantare) e quando la e di -er ha un suono chiuso:
Chér (Chieri).
Le parole piane (accento tonico sulla penultima sillaba) sono accentate solo se terminano
in consonante: àngel (angelo) e quando la e ha un suono aperto: tèra (terra),
amèra (amara).
Le parole sdrucciole sono sempre accentate: riùndurˆa (rondine).
I dittonghi vanno accentati nel caso in cui l’accento cada su una vocale debole (i, u):
sùa (sua), andùa (dove), marìa (cattiva), falìa (guasta)
e per distinguere, ad esempio:
vìa (via) e non vià (veglia),
paìs (paese) e non pais (pesante, pece),
I monosillabi non si accentano salvo che per distinguere la é dalla è:
rè (re) frè (fabbro)
I trittonghi (sillabe di tre vocali) non prendono l’accento: ciau (chiave).
Trattino, in piemontese è di uso frequente e viene impiegato:
– dopo la consonante n per indicarne il suono faucale come in lün-a (luna) simile al
suono dell’italiano fango;
– tra le consonanti s e c per notare il suono particolare dei trigrammi s-ci e s-ce come
in s-cianchè (strappare), ras-cèt (raschietto) specificando un suono simile a quello
delle parole italiane scervellarsi o scentrato;
– per unire il pronome personale atono -j o la particella avverbiale i al pronome verbale:
e-i suma (ci siamo), i-j disu (gli dicono) per distinguerlo, ad esempio, dall’articolo
determinativo maschile plurale ij matot (i ragazzi);
– per unire due nomi per formare un composto: peru-peru;
– per unire l’imperativo uscente in -ch, -cc o -gg con il pronome che lo segue: beichte
(guardati), specc-te (specchiati), cugg-te (coricati);
– per separare l’infinito dal pronome che lo segue, se esso inizia con consonante
uguale a quella finale del verbo: avaj-je (averli).
– per unire certe particelle avverbiali ai pronomi dimostrativi e ai nomi che sono accompagnati
da aggettivo dimostrativo: si-zˆì (questi qui), si-lì (quelli lì), si-là (quelli là).
30
Divisione in sillabe, una sillaba può essere formata da una sola vocale, da una consonante
e da una vocale oppure da più vocali e da più consonanti:
pianca pian - ca (passerella su un corso d’acqua)
piàt piàt (piatto)
can can (cane).
Ogni sillaba contiene almeno una vocale; i dittonghi e i trittonghi fanno parte della
stessa sillaba:
scèleri scè - le - ri (sedano)
staira stai - ra (stella)
pulainta pu - lain - ta (polenta).
Nel caso di consonanti doppie, la prima fa sillaba con la vocale che precede e la
seconda con quella che segue, mentre -cc, -gg, -ss in finale di parola non si separano:
sarˆvëzza sarˆ - vëz - za (salvezza)
baricc ba - ricc (strabico)
furigg fu - rigg (manovale).
Nei gruppi di consonanti, m, n, l, r vanno con la vocale che precede:
fumrˆa fum - rˆa (donna, moglie)
paltò pal - tò (cappotto)
arvangia ar - van - gia (rivincita)
vinvera vin - ve - ra (scoiattolo).
I gruppi di consonanti finali non si separano:
testamaint testa - maint (testamento)
cundimaint cundi - maint (condimento)
surˆamaint surˆa - maint (solamente).
La s seguita da consonante fa sillaba con la vocale che la segue:
castagna ca - sta - gna (castagna)
bastun ba - stun (bastone)
musca mu - sca (mosca)
màsca mà - sca (strega).
Il gruppo n-a non si separa:
lün-a lü - n-a (luna)
cün-a cü - n-a (culla)
brün-a brü - n-a (brina).
Iniziali maiuscole, si usano in principio del periodo e per i nomi propri:
Cravanzan-a (Cravanzana), Curtmija (Cortemilia), Giacu (Giacomo).
Punteggiatura, rispecchia quella della lingua italiana con punto, virgola, punto e virgola,
parentesi tonde e quadre, punto interrogativo ed esclamativo, trattino e puntini
di sospensione.
31
Feisoglio, vista del paese
Cravanzana, la chiesa parrocchiale
32
Morfologia
Articolo
L’articolo si può distinguere in: determinativo, indeterminativo e partitivo.
Articolo determinativo
L’articolo evidenzia il nome che accompagna, può sostantivare qualsiasi parte del discorso
e determinare singolare, plurale, maschile, femminile di molti nomi.
Forme
Gli articoli determinativi sono:
articolo traduzione esempio traduzione
ërˆ il ërˆ cher il carro
’rˆ il pijesse ’rˆ badò prendersi l’incarico
rˆ’ l’ rˆ’ambutur l’imbuto
rˆu, u lo rˆu s-ciop, u s-ciop il fucile
rˆa la rˆa vìnvera lo scoiattolo
ij i ij cher i carri
jë i jë s-ciop i fucili
j’ gli j’ambutur gli imbuti
ërˆ le ërˆ matote le ragazze
Maschile
rˆ’ (singolare), j’ (plurale)
si usano davanti alle parole che iniziano per vocale:
rˆ’ambutur j’ambutur (l’imbuto, gl’imbuti).
rˆu, u (singolare), jë (plurale)
si usano nelle parole che iniziano con s impura (seguita da consonante sc, s-c, sg, st):
rˆu, u s-ciop jë s-ciop (il fucile, i fucili)
rˆu, u sgiàj jë sgiàj (la paura, le paure)
rˆu, u stàbi jë stàbi (il recinto, i recinti)
rˆu, u scau jë scau (l’essiccatoio, gli essiccatoi).
33
ërˆ, ’rˆ (singolare), ij (plurale)
si usano davanti alle altre parole:
ërˆ cher ij cher (il carro, i carri).
ërˆ pitur ij pitur (il pittore, i pittori).
Se preceduto da un termine che esce in vocale, l’articolo ërˆ perde la ë e diventa ’r:
pijesse ’rˆ badò (prendersi l’incarico);
mentre la j (semiconsonante) non fa cadere la ë:
savaj ërˆ piemuntais (conoscere il piemontese).
Femminile
rˆ’ (singolare), j’ (plurale)
Si usano davanti alle parole che iniziano per vocale:
rˆ’anciuva j’anciuve (l’acciuga, le acciughe)
rˆ’amisa j’amise (l’amica, le amiche).
rˆa (singolare), ërˆ (plurale)
Si usano davanti alle parole che iniziano per consonante:
rˆa vìnvera ërˆ vìnvere (lo scoiattolo, gli scoiattoli).
rˆa giàca ërˆ giàche (la giacca, le giacche).
Casi particolari e differenze con la lingua italiana
Munsü, madama, madamin, tota… (signore, signora, signorina...), non richiedono l’articolo
nel discorso diretto, nelle esclamazioni e quando sono seguiti da un nome proprio
che non sia accompagnato da determinanti:
salüta munsù Giuanin! (saluta il signor Giovanni!)
dije ciàu a Iose! (di ciao a Iose!)
I nomi di battesimo delle persone in genere rifiutano l’articolo:
j’ati vist Pinetu dij Gaj? (hai visto Giuseppe dei Galli?)
J’ho truvarˆu da Miclin (l’ho trovato da Michele)
Al singolare i cognomi delle persone non richiedono l’articolo:
j’è rivàje Favot (è arrivato Favot)
j’ati piàrˆu da Tairacrüva? (l’hai preso da Tairacrüva?)
j’ati catarˆu da Pianfrè? (l’hai comprato da Pianfrè?).
34
Articolo indeterminativo
L’articolo indeterminativo serve ad indicare una cosa non ben definita.
Forme
Gli articoli indeterminativi sono:
articolo traduzione esempio traduzione
ën (raro ün) un ën ninin un bambino
’n un ’n pulastr un pollo
n’ un n’anfergiù un raffreddore
në uno në snuj un ginocchio
na una na mëssuira una falce
n’ un’ n’ania un’anitra
Maschile
ën Si usa davanti ai nomi che iniziano con una consonante o con un gruppo di
consonanti di facile pronuncia:
ën burich (un asino, uno sciocco)
ën ninin (un bambino).
’n Si usa se la parola che precede termina in vocale:
Pinetu u cata ’n pulastr (Giuseppe compra un pollo).
n’ Si usa davanti ai nomi che iniziano con una vocale:
n’anfergiù (un raffreddore).
në Si usa davanti ai nomi che iniziano con:
la s impura (s seguita da consonante):
në snuj (un ginocchio)
në sbroch d’üva (un racimolo d’uva)
në stibi (uno divisorio);
un gruppo di consonanti in cui la -n occupa il secondo posto e la prima consonante
non sia una -g:
në mnestrun (un minestrone);
un altro gruppo di consonanti di difficile pronuncia come ml, mrˆ, vl, ms, dz:
në vlü (un velluto)
në mse (uno suocero)
në mrˆun (un melone).
Femminile
na, n’ Si usano analogamente al maschile:
na ca (una casa)
n’amisa (un’amica).
35
Casi particolari e differenze con la lingua italiana
L’articolo indeterminativo piemontese si apostrofa sia al maschile che al femminile:
n’ambutur (un imbuto) n’ania (un’anitra)
L’articolo indeterminativo non ha plurale, se un nome plurale è usato in senso indeterminato
si ricorre al partitivo e l’articolo partitivo è obbligatorio:
u cheuj dij puciu (raccoglie delle nespole).
Articolo partitivo
L’uso dell’articolo partitivo è obbligatorio:
italiano piemontese
ho mangiato solo pane j’ho mangià màch dërˆ pan
In generale il partitivo si può esprimere con:
– preposizioni semplici e articolate:
preposizione traduzione esempio traduzione
dërˆ del Giacu u vandëmmia dërˆ nebbieu Giacomo vendemmia del nebbiolo
du del ërˆ bucin u püpa màch du làcc il vitello succhia solo del latte
drˆa della magna Gina a fà cheusi drˆa mnestra zia Gina cucina della minestra
drˆ’ del, della Miclin u vandëmmia drˆ’arnais Michele vendemmia dell’arneis
ëd dei, delle me marin-a a scriv ëd (dërˆ) cartulin-e mia madrina scrive delle cartoline
dë dei, delle Filip u cunta màch dë storie Filippo racconta solo delle frottole
’d dei, delle Ninu pi che ’d galine u j’ha naint Nino ha solo delle galline
d’ dei, delle Luis u j’ha s-ciapà d’euv Luigi ha rotto delle uova
dij dei Giacu u cheuj màch dij coj Giacomo raccoglie solo cavoli
dj’ dei, delle Vigiu u j’ha vist dj’anie, dj’amis Luigi ha visto delle anitre, degli amici
dërˆ delle Marìa a dis màch dërˆ fularià Maria racconta solo delle scemenze
– aggettivi indefiniti:
aggettivo
indefinito
traduzione esempio traduzione
caichi qualche pija màch caichi puciu! raccogli solo alcune nespole!
caiche qualche lacia màch caiche fè! mungi solo qualche pecora!
ën poch ëd un po’ di ën poch ëd pan un po’ di pane
gnün nessuno ti ’t j’hai dàje gnün pum tu non gli hai dato mele
gnüna nessuna mi e j’ho naint baicà gnün-a spaisa io non ho badato a spese
gnün-e nessune pianta gnün-e gran-e! non fare storie!
Nelle frasi negative il partitivo è obbligatorio e, se possibile, il nome si usa al plurale.
italiano piemontese
non compra giornali u càta naint dij giurnaj.
36
Nome
I nomi piemontesi sono maschili o femminili, non esiste il genere neutro. Non sempre
il genere del nome è determinato dalla vocale finale per cui fondamentale diventa
l’articolo.
In genere i nomi che al singolare terminano in -a sono femminili:
rˆa cà (la casa), rˆa stàla (la stalla), esistono però eccezioni ërˆ pueta (il poeta).
I nomi uscenti in -u sono di regola maschili:
ërˆ puciu (il nespolo), ërˆ përru (il coniglio), però possiamo anche avere rˆa rizu (la
ruggine), rˆa biru (la penna biro).
I nomi uscenti in -eu sono maschili:
ërˆ bareu (il barolo), ërˆ feu (il fuoco).
I nomi uscenti in -è sono solitamente maschili: ërˆ frè (il fabbro), ërˆ sarunè (il carradore).
I nomi uscenti in -o sono maschili: ërˆ fo (il faggio), ërˆ badò (l’incombenza).
I nomi che terminano in consonante possono essere sia maschili che femminili:
ërˆ cavàl (il cavallo), rˆu liàm (il letame), ërˆ monumaint (il monumento), ërˆ sunadur
(il musicista), u stràzˆ (lo straccio), rˆa giaint (la gente), rˆa man (la mano), rˆa
curaint (la corrente).
Particolarità
Sur, sgnur, munsü (signore), om (uomo, marito).
Sur precede un nome che indica una carica o una professione: sur prufessur (signor
professore).
Sgnur corrisponde all’italiano «signore» nel significato di «benestante» e non si premette
al nome: u rˆe propi sgnur (è proprio un signore, una persona che sta bene).
Munsü è la forma più comune: munsü Giuanin (signor Giovanni).
Om ha significato sia di «uomo» che di «marito»: so om (suo marito).
Le stesse considerazioni valgono per i corrispondenti femminili:
sura, sgnura, madama, madamin (signora), fumrˆa, dona (donna, moglie), tota
(signorina).
Femminile dei nomi
In parecchi casi esistono due forme distinte per il maschile ed il femminile tuttavia,
sovente, il nome femminile deriva dal maschile aggiungendo le desinenze -a, -ëssa,
-in-a:
matot - matota (ragazzo - ragazza) crin - crin-a (porcello - porcella)
pueta - puetëssa (poeta - poetessa) gàl - galin-a (gallo - gallina).
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Per rendere femminili i nomi che indicano una professione uscenti in:
-é si cambia in -era: panaté - panatera (panettiere - panettiera),
-ur si cambia in -oira: messur - messoira (mietitore - mietitrice).
Per i nomi uscenti in -tur si cambiano la desinenza finale in -tris:
pitur - pitris (pittore - pittitrice),
quelli in -ssur prendono -ssura:
prufessur - prufessura (professore - professoressa).
Plurale dei nomi
Maschili
Di norma i nomi maschili restano invariati al plurale:
ërˆ pum - ij pum (la mela - le mele)
ërˆ pueta - ij pueta (il poeta - i poeti)
tuttavia i nomi uscenti in -l la cambiano in -j:
ërˆ cavàl - ij cavàj (il cavallo - i cavalli).
Eccezioni:
om (uomo) plurale: om, òmini, omi; ann (anno) plurale: agn.
Femminili
I nomi uscenti in -a atona cambiano la -a in -e:
rˆa spusa - ërˆ spuse (la sposa - le spose);
rˆa nàta - ërˆ nate (il tappo - i tappi);
questo cambio può rendere necessari alcuni adattamenti grafici:
rˆa cadrega - ërˆ cadreghe (la sedia - le sedie)
rˆa bocia - ërˆ boce (la boccia - le bocce)
rˆa bàrca - ërˆ bàrche (la barca - le barche)
rˆa butega - ërˆ buteghe (la bottega - le botteghe).
Di alcuni nomi esiste solo il plurale: ërˆ nozˆe (le nozze), ërˆ tusùire (le forbici), ecc.
Nomi composti
I nomi composti possono essere formati da:
nome e nome capësquàdra (caposquadra)
nome e aggettivo ratavurˆòira (pipistrello)
aggettivo e nome mezalün-a (mezzaluna)
verbo e nome tirabursun (cavatappi)
preposizione-avverbio e nome sutcupa (sottocoppa)
verbo e verbo muntacàla (montacarichi)
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Normalmente questi nomi seguono le regole generali:
ërˆ tirabursun - ij tirabursun (il cavatappi - i cavatappi)
ërˆ sutcupa - ij sutcupa (il sottocoppa - i sottocoppa);
i nomi composti da un aggettivo e da un nome nel femminile cambiano la -a in -e:
rˆa mezalün-a - ërˆ mezelün-e (la mezzaluna - le mezzelune)
rˆa ratavurˆòira - ërˆ ratevurˆòire (il pipistrello - i pipistrelli).
Nomi alterati
È comune che a un nome venga aggiunto un suffisso per modificarne anche se di
poco il senso, praticamente il nome alterato ha il valore di un nome più un aggettivo:
gàt, gatin (gatto, gattino).
L’aggiunta del suffisso provoca adattamenti grafici e conseguenze sulla vocale tonica.
Pertanto i nomi che terminano in:
-ca e -ga cambiano la c e la g in ch e gh davanti ai suffissi che iniziano con i suoni i ed
e: maloca, maluchin-a (manciata, manciatina), butega, buteghin-a (bottega, botteghina),
cadrega, cadreghin-a (seggiola, seggiolina);
-è prendono la r prima del suffisso: disnè, disnerot (pranzo, pranzetto);
-à recuperano suoni che esistevano in latino: strà, straji-na (strada, stradina);
n- faucale diventa n: ran-a, ranëtta (rana, ranetta);
-ch e -gh diventano -c: bech, becüciu (becco, beccuccio);
Si ricorda che lo spostamento dell’accento tonico può portare a cambiamenti grafici
e fonici:
o diventa u: porta, purtun (porta, portone);
eu diventa u: reusa, rusëtta (rosa, rosetta), beu, bucin (bue, piccolo bue).
Suffissi delle alterazioni:
diminutivo -in sod sudin soldo soldino
-in-a porta purtin-a porta portina
-at gàl galat gallo galletto
-ëtta fija fijëtta ragazza ragazzetta
accrescitivo -un porta purtun porta portone
-un-a plandra plandrun-a pigra pigrona
-azˆ àsu asnàzˆ asino asinaccio
-azˆa bestia bestiàzˆa bestia bestiaccia
dispregiativo -astr pare parastr padre patrigno
-astra màre maràstra madre matrigna.
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vezzeggiativo -üciu cavàl cavalüciu cavallo cavalluccio
-ücia buca bucücia bocca boccuccia
-üzˆ mur murüzˆ viso visetto
-üzˆa butega butegüzˆa bottega botteguccia
-ot parin parinot anziano anzianotto
-otu vej vejotu vecchio vecchietto
-ota veja vejota vecchia vecchietta
Particolarità
Il suffisso -in si usa anche con i nomi di battesimo sia maschili che femminili:
Giaculin, Catlinin, Marijin, Pinin, Miclin, Giuanin.
Suffissi doppi: il suffisso può essere addirittura doppio sia nell’accrescitivo che nel
diminutivo:
Pin, Pinu, Pinotu, Pinutin
fol, fulat, fulatun, fulitru
Si ricorda che di solito in piemontese non vengono usati i suffissi -issim (-issimo)
e -issima (-issima) e a un termine quale campionissimo corrisponde in genere
gran campiun.
Nomi collettivi
Naturalmente abbiamo anche nomi collettivi che come in italiano reggono il verbo al
singolare:
në strop (un gregge) ën pàira (un paio) ën bosch (un bosco)
Saira e j’ho vist në strop ëd fè ch’u ëndàva a scheu
(ieri ho visto un gregge di pecore che si recava al pascolo).
Nota
Esempi di nomi femminili in italiano e maschili in piemontese:
bambagia (la) bumbàs (ërˆ) saliera (la) sarˆin (ërˆ)
botte (la) butàl (ërˆ) frusta (la) fuat (ërˆ)
calza (la) cauzat (ërˆ) paletta (la) parˆat (ërˆ)
gramigna (la) gramun (ërˆ) talpa (la) tarˆpun (ërˆ)
roccia (una) roch (ën)
Esempi di nomi maschili in italiano e femminili in piemontese:
caldo (il) càd (rˆa) minuto (un) minüta (na)
fiore (il) fiù (rˆa) orecchio (l’) urija (rˆ’)
freddo (il) fragg (rˆa) ramo (il) ràma (rˆa)
ghiaccio (il) giàzˆa (rˆa) sigaro (il) sigàla (rˆa)
mattino (il) matin (rˆa) sonno (il) sogn (rˆa)
midollo (il) miula (rˆa) tartufo (il) trìfurˆa (rˆa)
Alcuni nomi cambiano significato mutando l’articolo:
rˆa bàrˆba (la barba) ërˆ bàrˆba (lo zio).
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Aggettivo
Gli aggettivi si possono dividere in due gruppi: qualificativi e determinativi.
AGGETTIVO QUALIFICATIVO
L’aggettivo qualificativo aggiunge una qualità al nome che accompagna e si accorda
allo stesso in genere e numero;
I gradi dell’aggettivo qualificativo sono:
il positivo: che esprime una qualità;
il comparativo: che esprime un paragone;
il superlativo: che esprime il grado massimo di una qualità rispetto ad un certo
gruppo di cose, animali o persone.
Grado positivo
Possiamo distinguere tra gli aggettivi uscenti in consonante e quelli uscenti in vocale.
Aggettivi uscenti in consonante
Questi aggettivi presentano tre uscite, una per il maschile (singolare e plurale) e due
per il femminile:
maschile invariato per il singolare e il plurale:
ërˆ beu russ (il bue rosso) ij beu russ (i buoi rossi)
ën bun vin (un buon vino) ij bun vin (i buoni vini);
femminile singolare in -a e plurale in -e:
rˆa galin-a russa (la gallina rossa) ërˆ galin-e russe (le galline rosse)
rˆa bun-a chisinera (la buona cuoca) ërˆ bun-e chisinere(le buone cuoche).
Si specifica che gli aggettivi che terminano in:
-ch, -gh perdono la h davanti alla a nel singolare femminile:
stràch, stràca, stràche (stanco, stanca, stanche);
-l maschili hanno solo due uscite - l per singolare e -j per il plurale:
difìcil, dificij (difficile, difficili);
se l’accento cade sulla -i possiamo avere quattro uscite:
tranquil, tranquila, tranquij, tranquile (tranquillo, tranquilla, tranquilli, tranquille);
si noti però che bel (bello), sul (solo), fol (sciocco) hanno quattro forme:
bel, bela, bej, bele (bello, bella, belli, belle)
sul, sula, suj, sule (solo, sola, soli, sole)
fol, fola, foj, fole (sciocco, sciocca, sciocchi, sciocche).
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Gli aggettivi che terminano in:
-at al maschile, nella forma femminile raddoppiano la t e cambiano a in ë:
asprat, asprëtta, asprëtte (aspretto, aspretta, asprette);
-ach al maschile, nelle forme femminile raddoppiano la c e cambiano la a in ë:
sach, sëcca, sëcche (secco, secca, secche);
-ass anche loro al femminile cambiano la a in ë :
spass, spëssa, spësse (spesso, spessa, spesse);
-cc e -gg al femminile si trasformano in -cia e -gia al singolare e -ce e -ge al plurale:
baricc, baricia, barice (strabico, strabica, strabiche);
in alcuni lemmi il digramma -ra diventa -ër :
fragg, fërgia, fërge (freddo, fredda, fredde)
stracc, stërcia, stërce (stretto, stretta, strette);
-n al maschile cambiano questa in n- faucale:
scrusun, scrusun-a, scrusun-e (sporcaccione, sporcacciona, sporcaccione);
Ricordiamo tra le eccezioni l’aggettivo ciap (tiepido) che al femminile fa cëppa (tiepida):
ën brod ciap (un brodo tiepido), na mnestra cëppa (una minestra fredda).
Aggettivi uscenti in vocale
Gli aggettivi uscenti in:
-i, -ì, -u, -ü seguono la regola generale:
seurˆi, seurˆia, seurˆie (liscio, liscia, lisce)
ënsarì, ënsarìa (ënsarija), ënsarìe (ënsarije) (rauco, rauca, rauche)
drolu, drola, drole (bizzarro, bizzarra, bizzarre)
grutulü, grutulüa (grutulüva),
grutulüe (grutulüve) (bozzoluto, bozzoluta, bozzolute);
-a, -ista mantengono la -a per maschile sia singolare che plurale e il femminile singolare,
mentre termineranno in -e per il plurale femminile:
utimista, utimiste (ottimista, ottimiste).
Casi particolari e differenze con la lingua italiana
bleu può presentare tre forme: bleu - bleuva - bleuve;
bràv, prüm, povr, sul, fol … (bravo, primo, povero, solo, sciocco ….) hanno quattro
forme:
bràv, bràva, bràvi, bràve (bravo, brava, bravi, brave),
prüm, prüma, prümi, prüme (primo, prima, primi, prime),
povr, povra, povri, povre (povero, povera, poveri, povere),
sul, sula, suj, sule (solo, sola, soli, sole),
fol, fola, foi, fole (sciocco, sciocca, sciocchi, sciocche)
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arˆ prüm curˆp (al primo colpo)
rˆa prüma vota (la prima volta)
ij prümi fragg (i primi freddi)
ërˆ prüme faraospe (le prime “faraospe”, grossi e soffici fiocchi di neve)
povr si può contrarre in por davanti ai nomi che iniziano con consonante:
por matot (povero bambino).
mez (mezzo, metà) a differenza dell’italiano si accorda sempre col genere del nome:
traj bot e mez, quàtr (ure) e meza (le tre, le quattro e trenta).
Grado comparativo
Comparativi di maggioranza e minoranza
aggettivo traduzione esempio traduzione
pi … che più …di pi àt che ’rˆ brich du su più alto del bricco del sole
menu … che meno….di menu svicc che na vota meno arzillo di un tempo
Se si comparano due nomi si usa farli precedere da ’d o dë (partitivo):
pi ’d fumrˆe che d’om (piu donne che uomini).
Il comparativo può essere rafforzato con tant (tanto), bagn (ben), mutubagn (ben
più):
rˆa me bici a rˆ’è tant pi bela che (la mia bicicletta è molto più bella
rˆa tùa della tua).
Si sottolinea che più si esprimerà con pi se segue un aggettivo o un avverbio e pü in
fine di frase:
pi bun che… (più buono di….) e nun peuss pü (non ne posso più).
Comparativo di uguaglianza
aggettivo traduzione esempio traduzione
paj ëd o d’ come ciorgn paj d’ën tipin sordo come una pignatta
cume, me come grass me ’n pitu grasso come un tacchino
tant cume tanto come u rˆ’è brüt tant cume è brutto come le statue dei
ij Gidè ëd Curtmija Giudei che ci sono a Cortemilia
Grado superlativo
Superlativo relativo
aggettivo traduzione esempio traduzione
ërˆ pi ... dij il più ... di ërˆ picit dij frej il più piccolo dei fratelli
rˆa pi … dërˆ la più … di rˆa pi bràva dërˆ surele la più brava delle sorelle
ërˆ pi ... ëd il più ... di ërˆ pigrand ëd tücc il più alto di tutti
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aggettivo traduzione esempio traduzione
rˆa pi ... ëd la più …di rˆa pi cita ëd tüte la più piccola di tutte
ërˆ menu ... dij il meno … di ërˆ menu ënteligiaint il meno intelligente
dij scurè degli scolari
rˆa menu …dërˆ la meno … di rˆa menu svelta dërˆ la meno veloce delle
lavanderˆe lavandaie
Superlativo assoluto
A differenza dell’italiano non si usa un suffisso (bello - bellissimo, bene - benissimo),
ma si premette all’aggettivo un avverbio o un prefisso:
aggettivo traduzione esempio traduzione
bumbagn molto bumbagn pi grev molto più pesante
franch molto franch ciáir chiarissimo
mutubagn veramente mutubagn sclint trasparentissimo
propi proprio ërˆ merlu u rˆ’è propi nair il merlo è nerissimo
stra- stra- strarich ricchissimo
ultra ultra ultrasensibil sensibilissimo
Comparativi e superlativi sintetici
bun (buono) mej, pi bun (migliore) òtim (ottimo)
gràm (cattivo) pez, pi gràm (peggiore) pèssim (pessimo)
àt (alto) süperiur, pi àt (superiore) süprem (supremo)
bàss (basso) inferiur, pi bàss (inferiore) ìnfim (infimo)
cit (piccolo) minur, pi cit (minore) mìnim (minimo)
gran(d) (grande) magiur, pi grand (maggiore) màssim (massimo)
Si ricorda qui l’espressione idiomatica: ën po’ pi bun che … (migliore di …).
Aggettivi alterati
Come i nomi anche gli aggettivi si possono alterare con diversi suffissi:
-at citulat
-üciu citulüciu
-ot citulot
-un, -un-a citulun, citulun-a
-azˆ citulàzˆ
-astr citulàstr
-in citulin
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AGGETTIVO DETERMINATIVO
Gli aggettivi determinativi portano al nome una precisazione relativa al numero, alla
posizione o al possessore.
Si possono dividere in: dimostrativi, possessivi, numerali, indefiniti e interrogativi.
Aggettivi dimostrativi
L’aggettivo dimostrativo precede sempre il nome accordandosi in genere e numero:
aggettivo traduzione esempio traduzione
cust questo cust amis u rˆ’è ’n gamba questo amico è in gamba
custa questa custa pulainta a rˆ’è fërgia questa polenta è fredda
custi questi custi dui i nun varˆu gnün questi due non valgono niente
custe queste custe cadreghe i sun neuve queste sedie sono nuove
st’ questo st’utun j’ha piuvuje tant quest’autunno è piovuto tanto
sta questa sta saira ’nduma arˆ cine questa sera andiamo al cinema
ës questo ës birò u rˆ’è gros questo mobile è grande
’s questo porta s’ambutur a rˆa màma porta quest’imbuto alla mamma
s’ questo s’amis u stà luntan questo amico abita lontano
sa questa sa porta a rˆ’è sempre sarà questa porta è sempre chiusa
si questi si porti i sun scür questi portici sono bui
se queste se zˆiule i sun verde queste cipolle non sono mature
cul quello cul balengu u staissa a cà! quello sciocco rimanesse a casa!
cula quella cula bestia a rˆ’è zˆopa quella bestia è zoppa
cuj quelli, quei cuj dui i sun birichin quei due sono birichini
cule quelle cule due i sun propi bele quelle due sono veramente belle
istess stesso rˆ’istess prublema ëd prüma lo stesso problema di prima
istessa stessa a rˆ’è sempre rˆ’istessa storia sempre la stessa storia
medesim medesimo ënt ërˆ medesim post nel medesimo luogo
Cust viene usato molto raramente preferendosi la forma ës.
Gli aggettivi ës, sa, si, se possono essere rafforzati dagli avverbi zˆì, lì, là (qui, lì, là);
cul, cula, cuj, cule da lì e là mentre cust, custa, custi, custe solo da zˆì.
aggettivo traduzione esempio traduzione
ës … zˆì questo ... (qui) ës bucin zˆi u rˆ’è propi bel questo vitello è bello
ës … lì questo ... (lì) pija ’s cutel lì prendi questo coltello
ës … là questo ... (là) sauta ’s firàgn là salta questo filare
sa … zˆi questa … (qui) sa nina zˆì a rˆ’è svicia questa bambina è sveglia
sa … lì questa … (lì) sa brunza lì a rˆ’è ruta questa pentola e rotta
sa … là questa … (là) sa maisa là a rˆ’è veuida questa madia è vuota
cul … lì quello … (lì) cul nini lì u rˆ’è dëspipà quel bambino è svezzato
cul … là quello … (là) cul matot là u rˆ’è drucà quel ragazzo è caduto
cula … lì quella … (lì) cula vàca là a j’ha sfrazà quella mucca ha abortito
cula … là quella … (là) cula dus là a rˆ’è sücia quella sorgente è asciutta
cust …. zˆì questo … (qui) cust giuvu zˆì u travàja tant questo giovane lavora molto
custa … zˆì questa … (qui) custa càgna zˆì a rˆ’è da trifurˆe questa cagna è da tartufi
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Aggettivi possessivi
L’aggettivo possessivo richiede l’articolo, fanno eccezione i nomi di famiglia al singolare
parˆe, marˆe, frel, surela, barba, magna, ecc. (padre, madre, fratello, sorella, zio, zia)
che lo rifiutano.
aggettivo traduzione esempio traduzione
me mio me frel u rˆ’è ën po’ birichin mio fratello è un po’ birichino
mìa mia a rˆ’è tüta culpa mìa è tutta colpa mia
me miei ij me pum i sun propi bun le mie mele sono veramente
buone
mìe mie ërˆ mìe cràve i fan dërˆ bun làcc le mie capre producono
del buon latte
to tuo to nud u rˆ’è propi svicc tuo nipote è molto in gamba
tùa tua painsa sempe cun rˆa tùa testa pensa sempre con la tua testa
teu tuoi ij teu camp i sun bagn lavurà i tuoi campi sono ben arati
tùe tue ërˆ tùe bestie i sun bele gràsse le tue bestie sono proprio
belle grasse
nostr nostro ërˆ nostr ort u rˆ’è pin ëd babon il nostro orto è pieno di insetti
nostra nostra rˆa nostra vëgna a rˆ’è snerta la nostra vigna è su un
terreno scosceso
nostri, nos-ci nostri ij nostri përru i sun baruss i nostri conigli sono rossicci
nostre, nos-ce nostre ërˆ nostre galin-e i cantu fort le nostre galline cantano
sonoramente
vostr vostro ërˆ vostr can u báura sempe il vostro cane abbaia
continuamente
vostra vostra rˆa vostra cascin-a a rˆ’è veja la vostra cascina è vecchia
vostri vostri ij vostri matot i sun svicc i vostri figli sono svegli
vostre vostre ërˆ vostre fè i sun a scheu le vostre pecore sono al pascolo
so loro, suo so fumrˆa a cur tüt u dì sua moglie corre tutto il giorno
sùa loro, sua a rˆ’è tüta culpa sùa è tutta colpa sua
seu loro, suoi ij seu paraint i stan luntan i suoi parenti abitano lontano
sùe loro, sue ërˆ sùe surele i sun tüte marià le sue sorelle sono tutte sposate
Si ricorda che nel linguaggio corrente si usano sovente gli aggettivi maschili me, to,
so (mio, tuo, suo) anche con il femminile, sia singolare che plurale: me màma, to
màgna, so fija (mia mamma, tua zia, sua figlia), mentre l’articolo resta sempre al femminile:
rˆa me stiva (la mia stufa), ërˆ me vàche (le mie mucche).
Nel caso in cui l’aggettivo sia posposto al nome conserva il femminile:
ëd testa tùa (di testa tua) rˆa to testa (la tua testa).
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Aggettivi numerali
Gli aggettivi numerali si dividono in: cardinali, ordinali, moltiplicativi e collettivi.
Cardinali
1, uno 2, due 3, tre 4, quattro
ün (maschile) dùi (maschile) trai (maschile) quàtr
ün-a (femminile) dùe (femminile) trè (femminile)
5, cinque 6, sei 7, sette 8, otto
zˆinch ses sèt eut
9, nove 10, dieci 11, undici 12, dodici
neuv des ùndes, unz dùdes, duz
13, tredici 14, quattordici 15, quindici 16, sedici
tërdes, tërz quatordes, quatorz quìndes, quinz sëddes, sëdz
17, diciassette 18, diciotto 19, diciannove 20, venti
dissèt disdeut disneuv vint
30, trenta 40, quaranta 50, cinquanta 60, sessanta
tranta quaranta zˆinquanta sessanta
70, settanta 80, ottanta 90, novanta 100, cento
stanta utanta nuvanta zˆaint
200, duento 300, trecento 400, quattrocento 500, cinquecento
dusaint tërsaint quatzˆaint zˆinzˆaint
600, seicento 700, settecento 800, ottocento 900, novecento
seszˆaint setzˆaint eutzˆaint neuvzˆaint
1000, mille 1100, millecento 1200, milleduecento 1300, milletrecento
mila milezˆaint miledusaint miletërsaint
1400, mille- 1500, mille- 1550, mille- 0, zero
quattrocento cinquecento cinquecentocinquanta
milequàtzˆaint milezˆinzˆaint milezˆinzˆaint e zˆinquanta zeru
1800, milleottocento 2000, duemila 3000, tremila 5000, cinquemila
mileutzˆaint duimila traimila zˆinchmila
7000, settemila 10000, diecimila 100000, centomila milione, miliardo
setmila desmila zˆaintmila miliun, miliard
Ordinali
I numeri ordinali indicano una successione in un elenco.
I, primo II, secondo III, terzo IV, quarto
prüm secund, scund terzˆ quàrt
V, quinto VI, sesto VII, settimo VIII, ottavo
quint sest sètim utàv
IX, nono X, decimo C, centesimo M, millesimo
ch’u fà neuv dècim centèsim milèsim
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Da undicesimo si usa la formula ch’u fà:
al maschile: ch’u fà undes
ch’u fà tërdes, ecc.
al femminile: ch’a fà undes
ch’a fà tërdes, ecc.
Per re e papi dopo l’ottavo si usa il semplice numerale cardinale: Lüis quìndes.
I termini italiani ambo e ambedue si esprimono con tüci dùi, tüte dùe.
Moltiplicativi
aggettivo traduzione esempio traduzione
dubi, indubi doppio u var rˆ’indubi drˆ’ànn passà costa il doppio dello scorso anno
dùe vote (tant) ërˆ to cavàl u cur due vote il tuo cavallo corre due volte
pi fort ch’ërˆ me più veloce del mio
triplu triplo s’èra zˆì a rˆ’è tre vote rˆa mìa quest’aia è il triplo della mia
tre vote (tant) u rˆ’è tre vote pi àt che rˆa cà è tre volte più alto della casa
Collettivi
Si formano aggiungendo i suffissi -aina:
na meza duzaina d’euv (una mezza dozzina di uova)
na duzaina dë zˆiule (una dozzina di cipolle)
na vintaina ’d galin-e (una ventina di galline)
na trantaina ’d cheuv (una trentina di covoni)
na zˆinquantaina ëd pulastrin (una cinquantina di pulcini).
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Aggettivi indefiniti
Si possono dividere in tre gruppi termini che possono avere solo valore di:
– aggettivo
– aggettivo e pronome
– aggettivo, pronome e avverbio.
Solo aggettivi:
aggettivo traduzione esempio traduzione
ogni ogni ogni tant ogni tanto
mica ogni mica tant saltuariamente
caiche qualche caiche tumatiche
i sun màrzˆe
qualche pomodoro è marcio
caichi qualche caichi bucin ij sun drˆa fazˆiun alcuni vitelli sono pregiati
qualunque qualunque qualunque scüsa a rˆ’è bun-a qualunque scusa è buona
për risè per bisticciare
mecussìa,
mecassìa
qualsiasi mandje ën regal mecussìa mandagli un regalo qualsiasi
Esiste anche la forma caich in cui si perde la e: caich maranghin ëd pü (qualche
marengo in più).
Aggettivi e pronomi:
aggettivo traduzione esempio traduzione
àtr altro pija n’àtr ciculatin prendi un altro cioccolatino
àtra altra ënduma da n’àtra pàrt andiamo in un altro posto
àci, àcc altri i j’è dj’àci nini lì feurˆa ci sono altri bambini lì fuori
àtre altre li chial u j’ha drˆ’àtre nizˆorˆe quello ha altre nocciole
a Faisseu a Feisoglio
nujàcc, nujàci noi altri nujàci trai ënduma a scorˆa noi tre andiamo a scuola
vujàcc, vujàci voi altri vujàci dui i sai arsifej voi due siete birichini
gnün nessuno u j’ha propi gnün andi è proprio indolente
gnün-a nessuna gnün-a camisa sanzˆa màcia nessuna camicia senza macchia
gnün-e nessune gnün-e neuve, bun-e neuve nessuna notizia, buone notizie
cert certo ën rimedi cert u rˆ’è ëndè vìa un rimedio certo è andar via
certa certa certa giaint a rˆ’è ’n po’ drola certa gente è un po’ strana
certi certi certi pum i sun ëncura beuzr certe mele non sono ancora
mature
certe certe i-j sun certe bife da fè pau ci sono certe facce da far paura
tüt tutto tüt ërˆ brich u vandëmmiava tutta la collina vendemmiava
tüta tutta tüta rˆa Bruza a fà festa tutta la Bruzza fa festa
tüci tutti tüci ij di rˆa stessa storia tutti i giorni la stessa storia
tüte tutte tüte ërˆ saire u và a rˆ’ostu tutte le sere va all’osteria
Àci, àcc (altri) è usato con valore rafforzativo con i pronomi personali nui e vui che da
soli sono usati molto raramente.
49
Aggettivi, pronomi e avverbi:
aggettivo traduzione esempio traduzione
atërtant altrettanto tant pan a ti e atërtant a mi tanto pane a te e altrettanto a me
atërtanta altrettanta tanta sai e atërtanta fàm tanta sete e altrettanta fame
atërtanci altrettanti tanci rizˆulin atërtanci vizi tanti riccioli altrettanti vizi
atërtante altrettante tante ribote atërtante piumbe tante baldorie altrettante sbornie
poch poco poch bruz e tant pan poco formaggio e tanto pane
poca poca tanta roba, poca giaint tanti beni, poca gente
pochi pochi pochi sod e bun-a ventüra pochi soldi e buona fortuna
poche poche poche crave e tanti bucin poche capre e tanti vitelli
tant tanto tant taimp u rˆ’è passà tanto tempo è passato
tanta tanta j’è tanta nita përˆ rˆa strà c’è tanto fango per la strada
tanci tanti st’ànn i j’è tanci puciu quest’anno ci sono tante nespole
tante tante tante nizˆore, pochi a travaje-je tante nocciole, pochi a lavorarle
trop troppo trop tràfi për ün sul troppo impegno per uno solo
tropa troppa tropa gràzia Sant’ Antoni troppa grazia Sant’ Antonio
tropi troppi tropi camp i sun naint travajà troppi campi non sono coltivati
trope troppe trope galëtte i fan mà troppe gallette fanno male
vàri tanto, tanta e n’ho pàna vàri veuja non ne ho tanta voglia
divers diverso u rˆ’è ’n matot divers da j’àci è un ragazzo diverso dagli altri
diversa diversa a rˆ’è na strà diversa darˆ sòlit è una strada diversa dal solito
diversi diversi diversi matutin i ’ndàvu a scorˆa diversi bambini andavano a scuola
diverse diverse diverse persun-e i sun rivà diverse persone sono arrivate
Aggettivi interrogativi
Si usano nel fare una domanda e possiamo elencare:
aggettivo traduzione esempio traduzione
che che a che ura ruvti? a che ora arrivi?
cul quale cul sàch u r’èlu veuid? quale sacco è vuoto?
cula quale cula buta a r’èla pin-a? quale bottiglia è piena?
cuj quali cuj pulàstr i sun-ne pi grass? quali polli sono più grassi?
cule quali cule crubele i sun-ne pi pàise? quali ceste sono più pesanti?
quant quanto quant pan mangg-ti? quanto pane mangi?
quanta quanta quanta panàda fàti cheusi? quanto pancotto hai cucinato?
quanci quanti quanci sod j’àti spaindü? quanti soldi hai speso?
quante quante quante marminele j’àti fà? quante marachelle hai fatto?
vàri quanti vàri om i-i sun-ne? quanti uomini ci sono?
Aggettivo esclamativo
aggettivo traduzione esempio traduzione
che che che tabaleuri! che babbeo!
quant quanto quant calur! quanto caldo!
quanta quanta quanta spüzˆia! quanta puzza!
quanci quanti quanci pass! quanti pesci!
quante quante quante cirese! quante ciliegie!
50
Feisoglio, la fontana
Cerretto Langhe, veduta da mezzodì
51
Pronome
Viene detta pronome la parte variabile del discorso che sostituisce un nome, ma
anche un aggettivo o un verbo.
Si possono dividere in:
personali, dimostrativi, possessivi, relativi, indefiniti, interrogativi e esclamativi.
Pronomi personali
Pronomi personali soggetto, sono formati da una coppia di pronomi di cui il primo
è il pronome personale e il secondo è un pronome verbale:
pronome traduzione esempio traduzione
mi e io mi e vàgh io vado
ti ët, ti ’t tu ti ’t pàrli tu parli
chial u chila a egli, lui ella, lei
chial u scuta chila a travàja lui ascolta lei lavora
nujàcc e noi nujàcc e baivuma noi beviamo
vujàcc i voi vujàcc i bràji voi urlate
chiaj i essi chiaj i spasëggiu essi passeggiano
chile i esse chile i spasëggiu esse passeggiano
lur i essi lur i scuràtu loro vanno a zonzo
luràcc i (raro) essi luràcc i scuràtu loro vanno a zonzo
Si possono trovare anche le forme:
nujàci, vujàci e luràci (noi, voi e loro) e molto raramente nui, vui (noi, voi).
Pronomi allocutivi
pronome traduzione esempio traduzione
ti tu forma confidenziale:
seu-ti ën cà? sei in casa?
chial lei forma di cortesia:
chila chial u stàlu bagn?
chila a stàla bagn?
lei sta bene?
vui voi forma di rispetto:
ma vui i j’hai rˆa frev? ma voi avete la febbre?
Alla forma italiana di cortesia lei, corrispondono in piemontese due forme:
chial per il maschile Oh su pudaissa ’nnì co chial! (oh, se potesse venire
anche lei!)
chila per il femminile ëncheu a venla co chila? (oggi viene anche lei?).
52
Pronomi personali complemento
Forme atone (senza accento):
se il pronome se il pronome traduzione esempio traduzione
precede il verbo segue il verbo
-m mi um salüta mi saluta
më u më scàpa mi scappa
-me u rˆ’è scapàme mi è scappato
-n ci un salüta ci saluta
në u në scàpa ci scappa
-ne u rˆ’è scapàne ci è scappato
-t ti ut salüta ti saluta
të u të scàpa ti scappa
-te u rˆ’è scapàte ti è scappato
-v vi uv salüta vi saluta
vë u vë scàpa vi scappa
-ve u rˆ’è scapàve vi è scappato
rˆu lo u rˆu salüta lo saluta
-rˆu salütrˆu salutalo
-j gli u-j pàrla gli parla
-je u rˆ’è scapàje gli è scappato
rˆa la a rˆa salüta la saluta
-rˆa salütrˆa salutala
-j le a-j pàrla le parla
-je a j’ha parlàje le ha parlato
-j li, gli i-j salütu li salutano
i-j parlu gli parlano
-je i j’han parlàje gli hanno parlato
-j le i-j salütu le salutano
i-j pàrlu le parlano
-je i sun scapàje le sono scappate
Davanti ad un verbo che inizia con m- il pronome atono -m diventa per eufonia -n:
lulì un manca (quello mi manca).
Si riportano qui le particelle pronominali ne e nun (italiano: ne); nun precede il
verbo, mentre ne lo segue:
is nun treuva a rabel (se ne trovano in giro)
j’àti truvàne? (ne hai trovati?)
53
Forme toniche (con l’accento):
pronome traduzione esempio traduzione
mi me u j’ha patlà mi arˆ so post ha picchiato me al posto suo
ti te u ciama ti e naint chial chiama te e non lui
chial lui i curu tüci da chial corrono tutti da lui
chila lei i curu tüci da chila corrono tutti da lei
nujàcc, nujàci noi u j’ha parlà a nujàci e
naint a lur
ha parlato a noi e non a loro
vujàcc, vujàci voi u j’ha risà a vujàci ha sgridato voi
chiaj loro (essi) cun chiaj tuca curi! con loro bisogna correre!
chile loro (esse) cun chile tuca curi! con loro bisogna correre!
lur, luràci loro cun lur tuca desse da fè con loro bisogna darsi da fare
Pronomi accoppiati
Due pronomi si possono trovare di fronte o posposti ad un verbo e daranno luogo a
differenti gruppi. Vengono posposti all’imperativo, all’infinito, al gerundio e al participio
passato.
Nota: il pronome atono -je se preceduto da consonante si pronuncia più stretto e
verrà notato con -ji.
Anteposti al verbo:
pronome traduzione esempio traduzione
em rˆu me lo mi em rˆu port io me lo porto
ti t’em rˆu porti tu me lo porti
em rˆa me la mi em rˆa port io me la porto
ti t’em rˆa porti tu me la porti
em ji, em j’ me li, me le mi em ji port io me li porto
ti t’em ji porti tu me li porti
em nun me ne mi em nun port io me ne porto
ti t’em nun porti tu me ne porti
um rˆu me lo chial um rˆu càta lui me lo compra
am rˆu chila am rˆu càta lei me lo compra
um rˆa me la chial um rˆa càta lui me la compra
am rˆa chila am rˆa càta lei me la compra
um ji, um j’ me li, me le chial um ji càta lui me li compra
am ji, am j’ chila am ji càta lei me li compra
um nun me ne chial um nun càta lui me ne compra
am nun chila am nun càta lei me ne compra
im rˆu me lo chiaj, chile im rˆu càtu loro me lo comprano
vujacc im rˆu càti voi me lo comprate
im rˆa me la chiaj, chile im rˆa càtu loro me la comprano
vujacc im rˆa càti voi me la comprate
54
pronome traduzione esempio traduzione
im ji, im j’ me li, me le chiaj, chile im ji càtu loro me li comprano
vujacc im ji càti voi me li comprate
im nun me ne chiaj, chile im nun càtu loro me ne comprano
vujacc im nun càti voi me ne comprate
ët rˆu te lo mi ’t rˆu port io te lo porto
ti ’t rˆu porti tu te lo porti
nujacc ët rˆu purtuma noi te lo portiamo
ët rˆa te la mi ’t rˆa port io te la porto
ti ’t rˆa porti tu te la porti
nujacc ët rˆa purtuma noi te la portiamo
ët ji, ët j’ te li, te le mi ’t ji port io te li porto
ti ’t ji porti tu te li porti
nujacc ët ji purtuma noi te li portiamo
ët nun te ne mi ’t nun port io me ne porto
ti ’t nun porti tu te ne porti
nujacc ët nun purtuma noi te ne portiamo
ut rˆu te lo chial ut rˆu manda lui te lo manda
at rˆu chila at rˆu manda lei te lo manda
ut rˆa te la chial ut rˆa manda lui te la manda
at rˆa chila at rˆa manda lei te la manda
ut ji, ut j’ te li, te le chial ut ji manda lui te li manda
at ji, at j’ chila at ji manda lei te li manda
ut nun te ne chial ut nun manda lei te ne manda
at nun chila at nun manda lei te ne manda
it rˆu te lo chiaj, chile it rˆu mandu loro te lo mandano
it rˆa te la chiaj, chile it rˆa mandu loro te la mandano
it ji, it j’ te li, te le chiaj, chile it ji mandu loro te li mandano
it nun te ne chiaj, chile it nun mandu loro te ne mandano
e-j rˆu glielo mi e-j rˆu càt io glielo compro
ti t’e-j rˆu càti tu glielo compri
nujàcc e-j rˆu catuma noi gliela compriamo
e-j rˆa gliela mi e-j rˆa càt io gliela compro
ti t’e-j rˆa càti tu gliela compri
nujàcc e-j rˆa catuma noi gliela compriamo
e-j ji, e-j j’ glieli, gliele mi e-j ji càt io glieli compro
ti t’e-j ji càti tu glieli compri
nujàcc e-j ji catuma noi glieli compriamo
e-j nun gliene mi e-j nun càt io gliene compro
ti t’e-j nun càti tu gliene compri
nujàcc e-j nun catuma noi gliene compriamo
u-j rˆu glielo chial u-j rˆu ciàma lui glielo chiede
a-j rˆu chila a-j rˆu ciàma lei glielo chiede
u-j rˆa gliela chial u-j rˆa ciàma lui gliela chiede
a-j rˆa chila a-j rˆa ciàma lei gliela chiede
u-j ji, u-j j’ glieli, gliele chial u-j ji ciàma lui glieli chiede
55
pronome traduzione esempio traduzione
a-j ji, a-j j’ chila a-j ji ciàma lei glieli chiede
u-j nun gliene chial u-j nun ciàma lui gliene chiede
a-j nun chila a-j nun ciàma lei gliene chiede
i-j rˆu glielo chiaj, chile i-j rˆu mandu loro glielo mandano
vujàcc i-j rˆu mandi voi glielo mandate
i-j rˆa gliela chiaj, chile i-j rˆa mandu loro gliela mandano
vujàcc i-j rˆa mandi voi gliela mandate
i-j ji, i-j j’ glieli, gliele chiaj, chile i-j ji mandu loro glieli mandano
vujàcc i-j ji mandi voi glieli mandate
i-j nun gliene chaij, chile i-j nun mandu loro gliene mandano
vujàcc i-j nun mandi voi gliene mandate
un rˆu ce lo chial un rˆu porta lui ce lo porta
an rˆu chila an rˆu porta lei ce lo porta
un rˆa ce la chial un rˆa porta lui ce la porta
an rˆa chila an rˆa porta lei ce la porta
un ji, un j’ ce li, ce le chial un ji porta lui ce li porta
an ji, an j’ chila an ji porta lei ce li porta
un nun ce ne chial un nun porta lui ce ne porta
an nun chila an nun porta lei ce ne porta
in rˆu ce lo chiaj, chile in rˆu portu loro ce lo portano
vujàcc in rˆu porti voi ce lo portate
in rˆa ce la chiaj, chile in rˆa portu loro ce la portano
vujàcc in rˆa porti voi ce la portate
in ji ce li, ce le chiaj, chile in ji portu loro ce li portano
vujàcc in ji porti voi ce li portate
in nun ce ne chiaj, chile in nun portu loro ce ne portano
vujàcc in nun porti voi ce ne portate
ës rˆu ce lo nujàcc ës rˆu purtuma noi ce lo portiamo
ës rˆa ce la nujàcc ës rˆa purtuma noi ce la portiamo
ës ji, ës j’ ce li, ce le nujàcc ës ji purtuma noi ce li portiamo
ës nun ce ne nujàcc ës nun purtuma noi ce ne portiamo
ëv rˆu ve lo mi ev rˆu càt io ve lo compro
nujàcc ev rˆu catuma noi ve lo compriamo
ëv rˆa ve la mi ev rˆa càt io ve la compro
nujàcc ev rˆa catuma noi ve la compriamo
ëv ji, ëv j’ ve li, ve le mi ev ji càt io ve li compro
nujàcc ev ji catuma noi ve li compriamo
ëv nun ve ne mi ev nun càt io ve ne compro
nujàcc ev nun catuma noi ve ne compriamo
uv rˆu ve lo chial uv rˆu càta lui ve lo compro
av rˆu chila av rˆu càta lei ve lo compro
uv rˆa ve la chial uv rˆa càta lui ve la compra
av rˆa chila av rˆa càta lei ve la compra
uv ji, uv j’ ve li, ve le chial uv ji càta lui ve li compra
56
pronome traduzione esempio traduzione
av ji, av j’ chila av ji càta lei ve li compra
uv nun ve ne chial uv nun càta lui ve ne compra
av nun chila av nun càta lei ve ne compra
iv rˆu ve lo chiaj, chile iv rˆu càtu loro ve lo comprano
vujàcc iv rˆu càti voi ve lo comprate
iv rˆa ve la chiaj, chile iv rˆa càtu loro ve la comprano
vujàcc iv rˆa càti voi ve la comprate
iv ji, ëv j’ ve li, ve le chiaj, chile iv ji càtu loro ve li comprano
vujàcc iv ji càti voi ve li comprate
iv nun ve ne chiaj, chile iv nun càtu loro ve ne comprano
vujàcc iv nun càti voi ve ne comprate
us rˆu se lo chial us rˆu mangia lui se lo mangia
as rˆu chila as rˆu mangia lei se lo mangia
us rˆa se la chial us rˆa mangia lui se la mangia
as rˆa chila as rˆa mangia lei se la mangia
us ji, us j’ se li, se le chial us ji mangia lui se li mangia
as ji, as j’ chila as ji mangia lei se li mangia
us nun se ne chial us nun mangia lui se ne mangia
as nun chila as nun mangia lei se ne mangia
is rˆu se lo chiaj, chile is rˆu mangiu loro se lo mangiano
is rˆa se la chiaj, chile is rˆa mangiu loro se la mangiano
is ji, is j’ se li, se le chiaj, chile is ji mangiu loro se li mangiano
is nun se ne chiaj, chile is nun mangiu loro se ne mangiano
Posposti al verbo:
pronome traduzione esempio traduzione
-mrˆu -melo dàmrˆu, dándëmrˆu dammelo, dandomelo
-mrˆa -mela dàmrˆa, dándëmrˆa dammela, dandomela
-mje -meli, -mele dàmje, dándëmje dammeli, dandomeli
-mne -mene dàmne, dándëmne dammene, dandomene
-trˆu -telo làvëtrˆu, lavándëtrˆu lavatelo, lavandotelo
-trˆa -tela làvëtrˆa, lavándëtrˆa lavatela, lavandotela
-tje -teli, -tele làvëtje, lavándëtje lavateli, lavandoteli
-tne -tene làvëtne, lavándëtne lavatene, lavandotene
-jrˆu -glielo dijrˆu, dìndëjrˆu diglielo, dicendoglielo
-jrˆa -gliela dijrˆa, dìndëjrˆa digliela, dicendogliela
-j-je -glieli, -gliele dij-je, dìndëj-je digliele, dicendoglieli
-jne -gliene dijne, dìndëjne digliene, dicendogliene
-nrˆu -celo purtenrˆu, purtándënrˆu portacelo, portandocelo
-nrˆa -cela purtenrˆa, purtándënrˆu portacela, portandocela
-nje -celi, -cele purtenje, purtándënrˆu portaceli, portandoceli
-nne -cene purtenne, purtándënrˆu portacene, portandocene
57
pronome traduzione esempio traduzione
-vrˆu -velo gavevrˆu, gavándëvrˆu toglietevelo, togliendovelo
-vrˆa -vela gavevrˆa, gavándëvrˆa toglietevela, togliendovela
-vje -veli, -vele gavevje, gavándëvje toglieteveli, togliendoveli
-vne -vene gavevne, gavándëvne toglietevene, togliendovene
-jrˆu -glielo (gli = loro) fejrˆu, fándejrˆu fateglielo, facendoglielo
-jrˆa -gliela feirˆa, fándejrˆa fategliela, facendogliela
-j-je -glieli, -gliele fej-je, fándej-je fateglieli, facendogleli
-jne -gliene fejne, fándejne fategliene, facendogliene
Si ricorda qui che:
– la particella pronominale ed avverbiale i (italiano: ci) può precedere o seguire il
verbo, qualora sia posposta diventa -je:
i-i sun co lur (ci sono anche loro)
painsje bagn? (pensaci bene);
– le strutture i-i è, i-i sun, i-i era, i-i eru, ecc. corrispondono all’italiano c’è, ci sono,
c’era, c’erano, ecc.:
u rˆ’è tardi e i-i è pi gnun (è tardi e c’è più nessuno)
i-i sun tüci dui (ci sono tutti e due).
Alcuni verbi richiedono variazioni ortografiche per rendere meglio pronunciabili i
diversi suoni, quindi tra i pronomi posposti e l’infinito e il gerundio si inserisce ad
esempio una ë eufonica:
lavè - làvëtrˆu - lavándëtrˆu (lavare - làvatelo - lavàndotelo)
gavè - gàvëtrˆu - gavàndëtrˆu (togliere - toglitelo - togliendotelo).
Pronomi riflessivi
I pronomi riflessivi sono quasi simili a quelli personali e precedono il verbo, fatta
eccezione per il per l’infinito, l’imperativo, il gerundio e il participio passato.
Preposti al verbo:
pronome traduzione esempio traduzione
-m mi em auzˆ mi alzo
-t ti et auzˆi ti alzi
-s si us auzˆa si alza
-s ci es auzˆuma ci alziamo
-v vi iv auzˆi vi alzate
-s si is auzˆu si alzano
58
Posposti al verbo:
pronome traduzione esempio traduzione
-me -mi e sun smuràme mi sono divertito
-te -ti ët zˆeuj (sej) smuràte ti sei divertito
-se -si u rˆ’è smuràsse si è divertito
-se -ci e suma smuràsse ci siamo divertiti
-ve -vi i sai smuràve vi siete divertiti
-se -si i sun smuràsse si sono divertiti
Il pronome -se quando segue un verbo uscente in vocale può trasformarsi in -sse
(ij sun raindusse cunt).
Pronomi riflessivi e personali accoppiati:
Preposti al verbo:
pronome traduzione esempio traduzione
em rˆu me lo mi em rˆu port io me lo porto
em rˆa me la mi em rˆa port io me la porto
em ji, em j’ me li, me le mi em ji port io me li porto
em nun me ne mi em nun port io me ne porto
ët rˆu te lo ti ët rˆu porti tu te lo porti
ët rˆa te la ti ët rˆa porti tu te la porti
ët ji, ët j’ te li, te le ti ët ji porti tu te li porti
ët nun te ne ti ët nun porti tu te ne porti
us rˆu se lo chial us rˆu mangia lui se lo mangia
as rˆu chila as rˆu mangia lei se lo mangia
us rˆa se la chial us rˆa mangia lui se la mangia
as rˆa chila as rˆa mangia lei se la mangia
us ji, us j’ se li, se le chial us ji mangia lui se li mangia
as ji, as j’ chila as ji mangia lei se li mangia
us nun se ne chial us nun mangia lui se ne mangia
as nun chila as nun mangia lei se ne mangia
ës rˆu ce lo nujàcc ës rˆu purtuma noi ce lo portiamo
ës rˆa ce la nujàcc ës rˆa purtuma noi ce la portiamo
ës ji, ës j’ ce li, ce le nujàcc ës ji purtuma noi ce li portiamo
ës nun ce ne nujàcc ës nun purtuma noi ce ne portiamo
iv rˆu ve lo vujàcc iv rˆu càti voi ve lo comprate
iv rˆa ve la vujàcc iv rˆa càti voi ve la comprate
iv ji, ëv j’ ve li, ve le vujàcc iv ji càti voi ve li comprate
iv nun ve ne vujàcc iv nun càti voi ve ne comprate
is rˆu se lo chiaj, chile is rˆu mangiu loro se lo mangiano
is rˆa se la chiaj, chile is rˆa mangiu loro se la mangiano
is ji, is j’ se li, se le chiaj, chile is ji mangiu loro se li mangiano
is nun se ne chiaj, chile is nun mangiu loro se ne mangiano
59
Posposti al verbo:
pronome traduzione esempio traduzione
-mrˆu me lo càtëmrˆu compramelo
catándëmrˆu comprandomelo
j’ho catàmrˆu me lo sono comprato
-mrˆa me la càtëmrˆa compramela
catándëmrˆa comprandomela
j’ho catàmrˆa me la sono comprata
-mje me li, me le càtëmje comprameli
catándëmje comprandomeli
j’ho catàmje me li sono comprati
-mne me ne càtëmne compramene
catándëmne comprandomene
j’ho catàmne me ne sono comprato
-trˆu te lo càtëtrˆu compratelo
catándëtrˆu comprandotelo
-trˆa te la càtëtrˆa compratela
catándëtrˆa comprandotela
-tje te li, te le càtëtje comprateli
catándëtje comprandoteli
-tne te ne càtëtne compratene
catándëtne comprandotene
-srˆu ce lo catumsrˆu compriamocelo
catándensrˆu comprandocelo
-srˆa ce la catumsrˆa compriamocela
catándësrˆa comprandocela
-sje ce li, ce le catumsje compriamoceli
catándësje comprandoceli
-sne ce ne catumsne compriamocene
catándësne comprandocene
-vrˆu ve lo catevrˆu compratevelo
catándevrˆu comprandovelo
-vrˆa ve la catevrˆa compratevela
catándëvrˆa comprandovela
-vje ve li, ve le catevje comprateveli
catándëvje comprandoveli
-vne ve ne catevne compratevene
catándëvne comprandovene
60
Pronomi dimostrativi
Come gli altri pronomi tengono il posto di un nome e abbiamo qui molte forme già
incontrate tra gli aggettivi.
pronome traduzione esempio traduzione
cust questo cust u rˆ’è bel gràss questo è bello grasso
custa questa custa a rˆ’è bela gràssa questa è bella grassa
custi questi custi i sun bei gràss questi sono belli grassi
custe queste custe i sun bele gràsse queste sono belle grasse
su-zˆì questo su-zˆì u rˆ’è propi brüt questo è proprio brutto
sa-zˆì questa sa-zˆì a j’ha fàne ëd tüci questa ne ha fatte di tutti
ij culur i colori
si-zˆì questi si-zˆì i j’han fàne ëd tüci questi ne hanno fatte
ij culur di tutti i colori
se-zˆì queste se-zˆì i j’han fàne ëd tüci queste ne hanno fatte
ij culur di tutti i colori
cul quello cul matutin u rˆ’è birichin quel bambino è birichino
cula quella cula matutin-a a rˆ’è birichin-a quella bambina è birichina
cuj quelli cuj dui i sun bagn vestì quei due sono ben vestiti
cule quelle cule due i sun bagn vestije quelle due sono ben vestite
cul-lì quello cul-lì u và a rˆa mëssa quello va a messa
cula-lì quella cula-lì a và a rˆa mëssa quella va a messa
cuj-lì quelli cuj-lì i van a spàss quelli vanno a spasso
cule-lì quelle cule-lì i van a spàss quelle vanno a spasso
ës-lì codesto ës-lì u bàla propi mà codesto balla proprio male
sa-lì codesta sa-lì a bàla propi mà codesta balla proprio male
si-lì codesti si-lì i bàlu propi mà codesti ballano proprio male
se-lì codeste se-lì i bàlu propi mà codeste ballano proprio male
cul-là quello cul-là u và arˆ mërcà quello va al mercato
cula-là quella cula-là a và arˆ mërcà quella va al mercato
cuj-là quelli cuj-là i van a rˆa ferˆa quelli vanno alla fiera
cule-là quelle cule-là i van a rˆa ferˆa quelle vanno alla fiera
ës-là quello ës-là u travàja propi bagn quello lavora proprio bene
sa-là quella sa-là a travàja propi bagn quella lavora proprio bene
si-là quelli si-là i sun-u propi bagn quelli suonano proprio bene
se-là quelle se-là i sun-u propi bagn quelle suonano proprio bene
cul che quello che cul ch’u zˆerca u treuva quello che cerca trova
cula che quella che cula ch’a zˆerca a treuva quella che cerca trova
cuj chi quelli che cuj ch’i zˆercu i treuvu quelli che cercano trovano
cule chi quelle che cule ch’i zˆercu i treuvu quelle che cercano trovano
chial-zˆì quello chial-zˆì u rˆ’è ’n plandrun quello è un pelandrone
chila-zˆì quella chila-zˆì a rˆ’è na plandrun-a quella è una pelandrona
chiaj-zˆì quelli chiaj-zˆì i sun plandrun quelli sono pelandroni
chile-zˆi quelle chile-zˆì i sun plandrun-e quelle sono pelandrone
61
pronome traduzione esempio traduzione
chial-lì quello chial-lì u rˆ’è ’n badola quello è uno sprovveduto
chila-lì quella chila-lì a rˆ’è na badola quella è una sprovveduta
chiaj-lì quelli chiaj-lì i sun fulandran quelli sono sciocchi
chile-lì quelle chile-lì i sun fulandran-e quelle sono sciocche
chial-là quello chial-là u rˆ’è ’n fagnan quello è un fannullone
chila-là quella chila-là a rˆ’è na fagnan-a quella è una fannullona
chiaj-là quelli chiaj-là i sun fagnan quelli sono fannulloni
chile-là quelle chile-là i sun fagnan-e quelle sono fannullone
cus-zˆì costui cus-zˆì u và ch’u brusa costui corre velocissimo
ës-zˆì costui ës-zˆì u và ch’u brüsa costui corre velocissimo
zˆo ciò u rˆ’è zˆo ch’u và naint è ciò che non va
lo quello u rˆ’è lo ch’u và naint è quello che non va
suzˆì questo, ciò suzˆì u vàr gnente questo non vale niente
lulì codesto lulì us dovra poch codesto si adopera poco
lulà quello lulà us dovra pi tant quello si adopera di più
chi chi (quel- chi ch’u tribüla u rˆu fà naint chi è in difficoltà non lo fa
lo che) a posta di sua volontà
lo che ciò che fà lo ch’ ët veuri fa quello che vuoi
istess stesso rˆ’istess ëd rˆ’àtra vota lo stesso della volta precedente
istessa stessa rˆa stessa ëd rˆ’àtra vota la stessa della volta precedente
istessi stessi rˆ’istessi ëd rˆ’àtra vota gli stessi della volta precedente
istesse stesse rˆ’istesse ëd rˆ’àtra vota le stesse della volta precedente
medesim medesimo ërˆ medesim ëd rˆ’ànn passà il medesimo dello scorso anno
medesima medesima rˆa medesima ëd rˆ’ànn passà la mesima dello scorso anno
zˆì, lì, là
Gli avverbi zˆì, lì, là rafforzano nel pronome l’idea di vicinanza o lontananza e si trovano
sia anteposti che posposti ad esso:
pronomi esempio traduzione
lì chial chial-lì lì chial u pàrla bagn quello parla bene
lì chila chila-lì lì chila a pàrla bagn quella parla bene
lì chiaj chiaj-lì lì chiaj i pàrlu bagn quelli parlano bene
lì chile chile-lì lì chile i pàrlu bagn quelle parlano bene
zˆì chial chial-zˆì zˆì chial u ciaciàrˆa vruntè codesto chiacchiera volentieri
zˆì chila chila-zˆi zˆì chila a ciaciàrˆa vruntè codesta chiacchiera volentieri
zˆì chiaj chiaj-zˆì zˆì chiaj i ciaciàrˆu vruntè codesti chiacchierano volentieri
zˆì chile chile-zˆì zˆì chile i ciaciàrˆu vruntè codeste chiacchierano volentieri
là chial chial-là là chial u rˆ’è ’n gamba quello è in gamba
là chila chila-là là chila a rˆ’è ’n gamba quella è in gamba
là chiaj chiaj-là là chiaj i sun ’n gamba quelli sono in gamba
là chile chile-là là chile i sun ’n gamba quelle sono in gamba
62
Cul che, cula che, cuj che, cule che
Cul, cula, cuj, cule sono sovente seguiti da un pronome relativo, così da formare coppie
di pronomi:
cul ch’u pàrla u dis màch dërˆ tavanàde (quello che parla dice solo scemenze)
e possono essere sostituiti da chi:
chi ch’u pàrla u dis màch dërˆ tavanàde (quello che parla dice solo scemenze).
Pronomi relativi
I pronomi relativi mettono in relazione due proposizioni e sono:
pronome traduzione esempio traduzione
che che cunus-ti rˆa tota ch’a pàssa? conosci la signorina che passa?
chi che quello che chi ch’u cur u rèsiga chi corre rischia
che può riferirsi a persone, animali e cose può essere usato come complemento indiretto,
in questi casi assume il significato di:
in cui, dove u rˆ’era rˆ’ànn ch’i j’era stàje era l’anno in cui c’era stata
rˆ’aluviun l’alluvione
per le quali, sagrinesse, për ërˆ cose ch’ët crucciarsi, per le cose per le quali
per cui peuri feje gnente, u serv naint non si puo far nulla, non serve
al quale, a cui Giuanin, ch’e j’uma telefunaje Giovanni a cui abbiamo
saira, u rˆ’è marˆàvi telefonato ieri, è malato
che seguito dall’articolo forma le strutture italiane:
il cui, la cui u rˆ’è na persun-a che rˆa prepa è una persona la cui superbia
a fà stipì fa stupire
i cui, le cui ij Favot a rˆ’è na famija che i i Favot è una famiglia i cui ragazzi
matot ij sun-u tüci suonano tutti
63
Pronomi possessivi
I pronomi possessivi presentano le medesime forme degli aggettivi, la differenza consiste
nel fatto che fanno le veci del nome e sono sempre preceduti dall’articolo determinativo.
pronome traduzione esempio traduzione
ërˆ me il mio ërˆ to can u baurˆa pi fort il tuo cane abbaia più forte
ch’ërˆ me del mio
rˆa mìa la mia rˆa tùa cà a rˆ’è neuva, rˆa mìa no la tua casa è nuova, la mia no
ij me i miei ij to bucin i sun pi gross i tuoi buoi sono più grossi
che ij me dei miei
ërˆ mìe le mie ërˆ tùe vëgne i sun pi bele le tue vigne sono più belle
ch’ërˆ mìe delle mie
ërˆ to, u to il tuo ërˆ me vin u rˆ’è pi bun ch’ërˆ to il mio vino è migliore del tuo
rˆa tùa la tua rˆa mìa bici a rˆ’è pi bela la mia bicicletta è più bella
che rˆa tùa della tua
ij to i tuoi ij me camp i sun pi arˆ sirì i miei campi sono più al sole
che ij to dei tuoi
ërˆ tùe le tue ërˆ me galin-e i fan pi euv le mie galline producono
ch’ër tùe più uova delle tue
ërˆ so il suo to papà u travàja arˆ Turnin, tuo papà lavora al Turnin,
ërˆ soa rˆa Bruza il suo alla Bruzza
rˆa sùa la sua to màma a rˆ’è ’ndà ’n srˆa Riva tua mamma è andata alla Riva
e rˆa sùa a Munot e la sua a Munot
ij so i suoi ij teu firagn i sun puà, ij so nà i tuoi filari sono potati,
i suoi no
ërˆ sùe le sue ërˆ tùe surele i sun ënda a balè le tue sorelle sono andate a
a Faisseu, ërˆ sùe a Tur ballare a Feisoglio, le sue
a Torre Bormida
ërˆ nostr, il nostro ërˆ vostr cher u rˆ’è gross, il vostro carro è grosso,
u nostr ërˆ nostr u rˆ’è citulin il nostro è piccolino
rˆa nostra la nostra vostra cascin-a a rˆ’è pin-a la vostra cascina è piena
ëd fagn, rˆa nostra no di fieno, la nostra no
ij nostri i nostri ij vostri bosch i sun luntan, i vostri boschi sono lontani,
ij nostri vëssin i nostri vicini
ërˆ nostre le nostre ërˆ vostre nizˆore i j’han poca resa, le vostre nocciole rendono
ërˆ nostre i sun ën po’ mej poco, le nostre un po’ di più
ërˆ vostr il vostro ërˆ nostr crin u rˆ’è gràss, il nostro maiale è grasso,
ërˆ vostr ëncura ëd pü il vostro ancora di più
rˆa vostra la vostra rˆa nostra carëtta a rˆ’è tüta ruta, la nostra carretta è tutta rotta,
rˆa vostra a rˆ’è neuva la vostra è nuova
ij vostri i vostri ij nostri gigadur da balun i j’han i nostri giocatori di pallapugno
vagnà tanci premi, ij vostri no hanno vinto molti
premi, i vostri no
ërˆ vostre le vostre ërˆ nostre tumàtiche i sun máire, i nostri pomodori sono maturi,
ër vostre quàsi màrzˆe i vostri quasi marci
64
pronome traduzione esempio traduzione
ërˆ so il loro ërˆ so curm u rˆ’è màrˆ ëndà, il suo tetto è malandato,
ërˆ soëncura pez il loro peggio ancora
rˆa sùa la loro rˆa tùa bici a rˆ’è ruta, rˆa sua nà la tua bici è rotta, la loro no
ij seu i loro ij teu biru i fan burdel tüta i tuoi tacchini fanno chiasso
rˆa neucc, ij seu nà tutta la notte, i loro no
ër sùe le loro ërˆ tùe brigne i sun beuzre, le tue prugne non sono ancora
ërˆ sùe sun máire mature, le loro sono mature
Il pronome possessivo si trova sovente con valore nominale, è il contesto che ci fa
capire cos’è sottinteso. Valgano come esempio:
cume stan-ne ij to? come stanno i tuoi (parenti)?
baica ’d naint passè ’nt ërˆ me attenzione a non passare nella mia (proprietà)
ij sun da rˆa nostra sono dalla nostra (parte)
ij sun da rˆa vostra sono dalla vostra (parte)
tüci i disu rˆa sùa tutti esprimono la loro (opinione)
a rˆa tùa! alla tua (salute)!
a rˆa nostra! alla nostra (salute)!
Le espressioni italiane è mio, è tuo, è suo corrispondono al piemontese u rˆ’è me,
u rˆ’è to, u rˆ’è so:
ës cher u rˆ’è me questo carro è mio
ës paltò u rˆ’è so questo cappotto è suo
sa machina a rˆ’è sùa quest’automobile è sua
ës bucin u rˆ’è to questo vitello è tuo
sa mustra a rˆ’è tùa questo orologio è tuo.
Pronomi indefiniti
I pronomi indefiniti presentano le medesime forme degli aggettivi, la differenza consiste
nel fatto che fanno le veci del nome.
Come già per gli aggettivi li dividiamo in termini che hanno valore di:
pronome
pronome e aggettivo
pronome, aggettivo e avverbio
Pronomi
pronome traduzione esempio traduzione
caicadün qualcuno j’ho vistne caicadün a rˆ’ostu ne visto qualcuno all’osteria
caicadün-a qualcuna j’ho vistne caicadün-a
a rˆa Niela
ne ho vista qualcuna a Niella
caicadün-e qualcune i-j nun capita sempre
caicadün-e
ne capitano sempre qualcune
65
pronome traduzione esempio traduzione
caicos qualcosa j’ati vist caicos ëd bel? hai visto qualcosa di bello?
certidün certi certidün i nun fan ët tüci certi ne fanno di tutti i colori
ij culur
chichissìa qualsiasi (qua- chichissìa ch’u parlaissa qualunque persona parlasse
lunque persona) u j’avrìa sempre rasun avrebbe sempre ragione
gnente niente i basta ’n gnente a feru basta nulla a farlo spazientire
ëndè feura dij feuj
menu meno is nun vugu sempre menu se ne vedono sempre meno
naint niente naint dërˆ tüt niente del tutto
ognidün ognuno, ciascuno ognidün fà cume ch’u veu ciascuno fa come vuole
pü più ij pü i sun stà ciütu i più non hanno parlato
rˆ’ün-a l’una cule birate i custavu quelle bambole costavano
vint mila lire rˆ’ün-a venti mila lire l’una
ün uno ün a pr’ün uno per uno
ün-a una i-j piass ün-a drˆa Ruà gli piace una della Ruà
ün
quando ün ha valore di pronome impersonale equivale all’italiano «si»:
ün u dis (si dice), ün us ciàma cosa fè (ci si chiede cosa fare).
ün-a
ün-a può avere il significato di «una cosa»: u j’ha cuntàmne ün-a ch’a stà nè ’n ciel e
nè ’n tèra (me ne ha raccontata una che non sta né in cielo e né in terra).
caicos
caicos presenta due diminutivi: caicusin-a e caicusëtta (qualcosina, qualcosetta).
gnente
a differenza dell’italiano gnente e caicos richiedono la preposizione d’ (’d, dë) quando
si trovano davanti al pronome àtr (altro): gnente d’àtr (nient’altro), caicos d’àtr (qualcos’altro).
Pronome e aggettivo
pronome traduzione esempio traduzione
àtr altro n’àtr ch’u fà ’rˆ furbu! un altro che fa il furbo!
àtra altra n’àtra ch’a pàrla! un’altra che parla!
àci altri àci chi sgunfiu! altri che scocciano!
àtre altre àtre ch’i sun sbijisse altre che si sono spaventate
àtr (pronome
neutro)
altro fulitru ch’ët zˆeuj naint àtr sciocco che non sei altro
certi certi certi ij piju ciò për broche certi prendono chiodini
per chiodi
certe certe certe ij piju ciò për broche certe prendono chiodini
per chiodi
66
pronome traduzione esempio traduzione
gnün nessuno ën poch a prün u fà mà un po’ per uno fa male
a gnün a nessuno
gnün-a nessuna üna da zˆi e gnün-a da rˆ’àtra una di qua, nessuna dall’altra
gnün nessuni pochi a gnün pochi a nessuno
gnün-e nessune dùe a n’aria, gnün-e ’n tèra due in aria, nessuna per terra
tüt tutto j’è tüt ch’u ribata c’è tutto che cade
tüta tutta j’ho mangiàrˆa tüta ëntreja l’ho mangiata tutta intera
tücc, tüci tutti tücc i van a scorˆa tutti vanno a scuola
tüte tutte tüte i van arˆ cine tutte vanno al cinema
tüt (pronome
neutro) tutto j’ha ’ndamje ërˆ tüt a rivè c’è voluto il tutto per arrivare
àtr si ricordano le espressioni idiomatiche:
àtr che (altro che)
naint àtr (nient’altro)
sanz’àtr (certamente)
tüt àtr (tutt’altro)
rˆ’àtrest (il resto).
gnün, gnün-a, gnün, gnün-e
a differenza dell’italiano si può usare il plurale gnün-e (nessune) in forme quali:
dàme dërˆ carote! E n’ho gnün-e (dammi delle carote! Non ne ho).
Pronome, aggettivo e avverbio
pronome traduzione esempio traduzione
atertant altrettanto tant mangià, atertant sgairà tanto mangiato, altrettanto
sprecato
atertanta altrettanta tanta fum feurˆa, atertanta tanto fumo fuori, altrettanto
ën cà in casa
atertanci altrettanti des ëndrinta e atertanci feurˆa dieci dentro e altrettanti fuori
atertante altrettante sèt ëndrinta e atertante feurˆa sette dentro e altrettante fuori
poch poco quant j’àti vistne? E j’ho quanti ne hai visto? Ne ho
vistne poch visti poco
poca poca quanta j’àti mangiàne? E j’ho quanto ne hai mangiata? Ne ho
mangiàne poca mangiata poca
pochi pochi quanci n’àti? E n’ho pochi quanti ne hai? Ne ho pochi
poche poche quante j’àti piàne? E j’ho quante ne hai prese? Ne ho prese
piàne poche poche
tant tanto tant a poch tanto a poco
tanta tanta quanta alegrìa! Propi tanta quanta allegria! Proprio tanta
tanci tanti na patela ëd bucin, tanci i moltissimi vitelli, tanti arrivavano
’nnivu da rˆa Niela dalla Niella
tante tante dërˆ brigne, tante j’eru delle susine, tante erano
armassin «armassin»
67
pronome traduzione esempio traduzione
trop troppo ërˆ trop u stravàca il troppo è esagerato
tropa troppa rˆa mnestra? U j’ha mangiàne la minestra? Ne ha mangiata
tropa troppa
tropi troppi tropi i j’han dësmantià ërˆ troppi hanno dimenticato
piemuntais il piemontese
trope troppe trope i j’han dësmantià ërˆ troppi hanno dimenticato
piemuntais il piemontese
pochi, poche, tanci, tante, tropi, trope
pochi, tanci, tropi usati da soli hanno il valore di «poca, tanta, troppa gente»:
pochi i bugiu (poca gente si muove),
tanci j’han rˆa frev (tante persone hanno la febbre)
tropi is nun fregu (troppi se ne fregano)
pochi i j’ha ën bel deuit (pochi hanno un bel modo di fare).
tant preceduto dall’articolo ën (un) nella forma ën tant, ha l’idea di una quantità
imprecisata:
ën tant arˆ metr (una somma di denaro al metro)
ën tant arˆ mirˆia (una somma di denaro ogni dieci chili)
ën tant a prün (una somma di denaro a testa).
Pronome impersonale -s
L’uso del pronome impersonale ün (uno) è, come per l’italiano, molto limitato:
rˆa diminica, ün u gieuga arˆ balun a pugn (la domenica uno gioca a palla pugno)
e viene normalmente usato -s:
rˆa diminica is gieuga arˆ balun a pugn (la domenica si gioca a pallapugno).
Il pronome -s si usa anche nelle forme passivanti come ad esempio:
a n’Àrˆba is vaindu tante trifurˆe (ad Alba si vendono molti tartufi)
equivalente a:
a n’Àrˆba tante trifurˆe i sun vainduve (ad Alba molti tartufi sono venduti).
Con i tempi composti (passato, trapassato, ecc.) troviamo unicamente una struttura
analoga a quella dei verbi riflessivi e non quella passivante:
a Curtmija j’è gigàsse rˆa bela (a Cortemilia si è giocato l’incontro finale),
rˆa bela a rˆ’è gigàsse a Curtmija (l’incontro finale è stato giocato a Cortemilia).
L’ -s impersonale si accompagna sovente con il pronome nun (ne): is nun pàrla suainzˆ
(se ne parla spesso); notiamo la differenza con l’espressione: i nun pàrlu suainzˆ (ne
parlano spesso), infatti nel primo caso il parlante può prendere parte all’azione, mentre
nella seconda ne è escluso.
68
Pronomi interrogativi
Il pronome interrogativo si usa nelle forme interrogative dirette ed indirette.
pronome traduzione esempio traduzione
chi chi ëd chi u r’èlu lulì? a chi appartiene quella cosa?
che che che turnavis dovti? che cacciavite adoperi?
cosa cosa cosa fàti? cosa fai?
cul quale cul u r’èlu ërˆ pi bun? qual è il più gradevole?
cula quale cula a rˆ’èla rˆa pi bun-a? qual è la più gradevole?
cuj quali cuj i sun-ne i pi bun? quali sono i più gradevoli?
cule quali cule i sun-ne ërˆ pi bun-e? quali sono le più gradevoli?
Le frasi interrogative richiedono anche l’aggiunta al verbo dei pronomi interrogativi
come di seguito:
persone
pronome
interrogativo
forma verbale traduzione
1 a persona singolare -ne cosa e fàsne ëncheu? cosa faccio oggi?
2a persona singolare -ti ëndùa vàti duman? dove vai domani?
3a persona sing. maschile -lu Giacu u pàrtlu màrtes? Giacomo parte martedì?
3a persona sing. femminile -la cosa a fàla dop mesdì? cosa fa nel pomeriggio?
1a persona plurale -ne cosa e fumne diminica? cosa facciamo domenica?
2a persona plurale -ne j’hai savune caicos? avete saputo qualcosa?
3a persona plurale -ne cosa i fan-ne staneucc? cosa fanno questa notte?
Pronomi esclamativi
pronome traduzione esempio traduzione
chi chi chi! chi!
che che che! che!
cul quello cul là! quello là!
cula quella cula là! quella là!
cuj quelli cuj là! quelli là!
cule quelle cule là! quelle là!
cosa cosa cosa i saintne ërˆ me urije! cosa sentono le mie orecchie!
Pronomi verbali
In piemontese, a differenza della lingua italiana, esistono i pronomi verbali che sono
necessari per distinguere le diverse forme del verbo. Mentre in latino esistono consonanti
e vocali finali proprie per ciascuna persona, nel piemontese queste sono cadute
e pertanto si sono resi necessari i pronomi verbali; senza di loro sarebbe molto difficile
distinguere se: canti (indicativo presente del verbo cantare) si riferisca a ti (tu) o
a vujacc (voi) per cui avremo:
ti ët canti (tu canti), vujàcc i canti (voi cantate).
69
I pronomi verbali insieme a quelli personali formano gruppi pronominali e in dettaglio
avremo:
pronome
personale
traduzione
pronome
verbale
gruppo
pronominale
forma
verbale
traduzione
mi io e mi e mi e cur io corro
ti tu ët ti ët, ti ’t ti ’t curi tu corri
t’ ti t’ ti t’ëmbràzˆi tu abbracci
të ti të ti të scàpi tu scappi
chial egli u chial u chial u cur lui corre
chila ella a chila a chila a cur lei corre
nujàcc noi e nujàcc e nujàcc e curuma noi corriamo
vujàcc voi i vujàcc i vujàcc i curi voi correte
chiaj essi i chiaj i chiaj i curu essi corrono
chile esse i chile i chile i curu esse corrono
lur loro i lur i lur i curu essi corrono
La seconda persona singolare avrà diverse forme:
ti ët, ti ’t davanti ai verbi che iniziano per consonante: ti ’t curi (tu corri)
ti t’ per quelli in vocale ti t’ ëmbràzˆi (tu abbracci)
ti të per quelli che iniziano per s ti të scàpi (tu scappi).
Normalmente il pronome verbale deve sempre essere espresso, tuttavia viene omesso:
se nella frase manca il verbo: ti ët mangi e chial no (tu mangi e lui no)
se il verbo è all’infinito: mi ëndè ’nbelelì? (io andare proprio lì?).
Niella Belbo, veduta da ponente
70
Verbo
Il verbo è la parte variabile del discorso che indica azioni o condizioni considerate nel
tempo.
I verbi possono essere:
predicativi ( indicano un azione) divisi a loro volta in:
transitivi: Tumlin u cheuj ërˆ cirese (Bartolomeo raccoglie le ciliege)
intransitivi: Miclin u dreum sempe (Michele dorme sempre)
transitivi-intransitivi: rˆa levr a cur (la lepre corre);
copulativi (legano il soggetto ad un sostantivo, aggettivo o predicato):
ërˆ fiù i sun bele (i fiori sono belli);
A differenza dell’italiano i verbi sono accompagnati da pronomi verbali (vedi) che
insieme a quelli personali formano gruppi pronominali:
pronome
personale
traduzione
pronome
verbale
gruppo
pronominale
forma
verbale
traduzione
mi io e mi e mi e cur io corro
ti tu ët ti ët, ti ’t ti ’t curi tu corri
t’ ti t’ ti t’ ëmbrazˆi tu abbracci
të ti të ti të scàpi tu scappi
chial egli u chial u chial u cur lui corre
chila ella a chila a chila a cur lei corre
nujàcc noi e nujàcc e nujàcc e curuma noi corriamo
vujàcc voi i vujàcc i vujàcc i curi voi correte
chiaj essi i chiaj i chiaj i curu essi corrono
chile esse i chile i chile i curu esse corrono
lur loro i lur i lur i curu loro corrono
La seconda persona singolare avrà le forme ti ët, ti ’t davanti ai verbi che iniziano per
consonante, ti t’ per quelli che iniziano in vocale e ti të per quelli che iniziano per s :
ti ët curi, ti t’ ëmbràzˆi, ti të scàpi (tu corri, tu abbracci, tu scappi).
La terza persona plurale può anche avere la forma e, chiaj e curu )essi corrono).
Le forme del verbo sono:
attiva (il soggetto compie l’azione):
Giàcu u mangia rˆa mnestra (Giacomo mangia la minestra);
passiva (il soggetto subisce l’azione):
ërˆ gran u rˆ’è mirinà përˆ fè rˆa farin-a (il grano è macinato per ottenere la farina);
riflessiva (l’azione resta sul soggetto che agisce):
Pietrin us ëndreum prast (Pietrino si addormenta presto).
71
Nella forma riflessiva vengono impiegati i pronomi riflessivi i quali si aggiungono ai
pronomi verbali, per cui avremo:
pronome pronome verbale forma verbale
riflessivo e riflessivo completa
72
traduzione
-m mi em mi em vest io mi vesto
-t ti ët, ti ’t ti ët vesti, ti ’t vesti tu ti vesti
-s chial us chial us vest lui si veste
chila as chila as vest lei si veste
-s nujàcc es nujàcc es vestuma noi ci vestiamo
-v vujàcc iv vujàcc iv vesti voi vi vestite
-s chiaj, chile, lur, luracc is chile is vestu esse si vestono
Queste particelle quando seguono il verbo diventano:
pronome riflessivo forma verbale completa traduzione
-me mi e sun baivüme io mi sono bevuto
-te ti ’t zˆeuj baivüte tu ti sei bevuto
-(s)se chial u rˆ’è baivüsse lui si è bevuto
-(s)se nujàcc e suma baivüsse noi ci siamo bevuti
-ve vujàcc i sai baivüve voi vi siete bevuti
-(s)se chiaj i sun baivüsse essi si sono bevuti
Può essere necessario inserire una vocale eufonica tra il pronome riflessivo e il verbo;
valga come esempio: rˆa rista as ë s-cianca (la canapa filata si strappa).
Verbi ausiliari
I verbi ausiliari sono usati per formare i tempi composti degli altri verbi e sono:
esci (essere) avaj (avere).
esci (essere)
Esci (essere) si usa per formare i tempi composti:
– del verbo esci (essere) e del verbo stè (stare):
e sun stà mi (sono stato io);
– dei verbi in forma riflessiva:
Vigiu u rˆ’e auzˆasse dau lecc (Luigi si è alzato dal letto)
– dei verbi in forma passiva:
ërˆ brigne i sun stà chice darˆ papà (le susine sono state raccolte dal papà);
– di molti verbi intransitivi tra cui:
ëndè (andare), sorti (uscire), veni (venire), antrè (entrare), bastè (bastare),
meuiri o mirì (morire), scapè (scappare), ënnì (diventare, venire),
restè (restare), partì (partire), custè (costare), rivè (arrivare), nasci (nascere),
ribatè (cadere), dirè (durare), piàsi (piacere), dëspiàsi (dispiacere).
avaj (avere)
Avaj (avere) si usa per formare i tempi composti di:
– tutti i verbi transitivi in forma attiva:
Luisin u j’ha scricc na lètera a so murusa (Luigino ha scritto una lettera alla sua
fidanzata)
– alcuni verbi intransitivi:
i j’han drimì propi poch (hanno dormito poco).
Verbi con doppio ausiliare
Alcuni verbi che possono essere usati sia con valore transitivo che intransitivo, presentano
un doppio ausiliare; avaj (avere) se hanno un complemento oggetto e esci
(essere) quando sono intransitivi.
u rˆ’è muntà ën sij cup (è salito sul tetto)
u j’ha muntà ë scarˆe ’d cursa (salì le scale di corsa)
u rˆ’è sautà n’ària (è saltato in aria)
u j’ha sautà disnè (ha saltato pranzo, non ha fatto pranzo)
u rˆ’è vurˆà ’n tèra (è “volato” per terra, è caduto per terra)
u j’ha vurˆà rˆa scarˆa (ha “volato” la scala, è volato giù dalle scale).
Tra i verbi che presentano questa proprietà possiamo ricordare:
abituè (abituare), antrè (entrare), aumaintè (aumentare), carˆè (scendere), chërsi
(crescere), cuminzˆè (cominciare), cunveni (convenire), curi (correre), finì (finire),
muntè (salire), passè (passare), sautè (saltare), scapè (scappare), vurˆè (volare).
Verbi impersonali
Nei modi finiti, i verbi impersonali si usano di solito nella terza persona singolare e
sono preceduti dal pronome verbale di terza persona u:
u pieuv (piove)
u fioca (nevica)
u slavàzˆa (piove a dirotto)
u vanta dì (bisogna dire)
u càpita (succede).
Talvolta vengono usate anche le forme: i-j pieuv, i-j fioca (piove, nevica).
A differenza dell’italiano i verbi che indicano fenomeni atmosferici sono retti dall’ausiliare
avaj (avere): i j’ha piuvüje tüta rˆa neucc (è piovuto tutta la notte).
Si usa esci (essere) solo per il senso figurato:
cun rˆ’ardità ëd so bàrba ij sod i sun piuvuje a col (con l’eredità dello zio i soldi gli sono
piovuti addosso).
73
I verbi impersonali più comuni che non indicano fenomeni atmosferici sono: capitè
(capitare), tuchè (toccare), ënnì (diventare, venire), smijè (sembrare) e si formano con
l’ausiliare esci (essere): ëncheu u rˆ’è tucàme a mi (oggi è toccato a me).
Verbi servili o modali
I verbi servili duvaj (dovere), pudaj (potere), vuraj (volere) sono sempre coniugati
con l’ausiliare avaj (avere):
e j’ho duvü curi për gnente (ho dovuto correre per niente).
e j’ho vussü ëndè a Tur (ho voluto andare a Torre Bormida)
e j’ho puduje fè gnente (non ho potuto farci niente).
Forme negative
Le forme verbali si rendono negative facendole seguire dagli avverbi negativi:
naint (non) e pà (non).
A differenza della lingua italiana l’avverbio negativo segue il verbo:
naint: li chial u gieuga naint a trai sèt (quello non gioca a tre sette);
Miliu, và pi naint ëmbelelà! (Emilio, non andare più là!);
pà: birbun cuàta pà lulì! (birbone non coprirlo!).
Per quanto riguarda l’imperativo, le forme negative sono identiche a quelle affermative
salvo l’aggiunta delle particelle naint (non) e pà (non).
A differenza dell’italiano la seconda persona dell’imperativo non corrisponde all’infinito:
parla pà! (non parlare!)
fà naint ërˆ fol! (non fare lo scemo!).
Forme interrogative
Le forme interrogative si rendono nel discorso parlato cambiando l’intonazione della
voce e nello scritto aggiungendo il punto interrogativo.
Le frasi interrogative richiedono anche l’aggiunta al verbo dei pronomi interrogativi:
persone
pronome
interrogativo
forma verbale traduzione
1 a persona singolare -ne cosa e fasne ëncheu? cosa faccio oggi?
2a persona singolare -ti cosa fàti ëncheu? cosa fai oggi?
3a persona sing. maschile -lu cosa u fàlu ëncheu? cosa fa oggi?
3a persona sing. femminile -la cosa a fàla ëncheu? cosa fa oggi?
1a persona plurale -ne cosa e fumne ëncheu? cosa facciamo oggi?
2a persona plurale -ne j’hai savune caicos? avete saputo qualcosa?
3a persona plurale -ne cosa i fan-ne ëncheu? cosa fanno oggi ?
74
Coniugazioni, modi e tempi dei verbi
Coniugazioni
I verbi si dividono in tre coniugazioni:
1a coniugazione in cui l’infinito esce in -è: gighè (giocare), puzˆè (spingere);
2a coniugazione in cui l’infinito esce in -i atona (senza l’accento): chërzi (credere),
curi (correre);
3a coniugazione in cui l’infinito esce in -ì tonica (con l’accento): finì (finire),
capì (capire).
Fanno parte della seconda coniugazione anche i verbi:
verbo traduzione
avaj avere
pudaj potere
duvaj dovere
savaj sapere
vuraj volere
Modi
Finiti: indicativo, imperativo, condizionale, congiuntivo.
Indefiniti: infinito, gerundio, participio.
Ogni verbo è composto da due parti: il tema e la desinenza.
Per ottenere il tema dei verbi regolari occorre togliere la desinenza dell’infinito e cioè:
– è per la prima coniugazione,
– i per la seconda coniugazione
– ì per la terza coniugazione, avremo dunque:
infinito tema
painsè painscatècatchërzichërzcuricurfinìfincapì
cap-
L’infinito della seconda coniugazione si può trovare anche con la desinenza -e,
cure (correre).
75
Coniugazione dei verbi ausiliari ESSERE ed AVERE
Esci (essere)
Indicativo
presente traduzione
mi e sun io sono
ti ’t zˆeui (seui, sej) tu sei
chial u rˆ’è lui è
chila a rˆ’è lei è
nujàcc e suma noi siamo
vujàcc i sai voi siete
chiaj i sun essi sono
imperfetto traduzione
mi e j’era io ero
ti ’t j’eri tu eri
chial u rˆ’era lui era
chila a rˆ’era lei era
nujàcc e j’eru (j’emu) noi eravamo
vujàcc i j’eri voi eravate
chiaj i j’eru essi erano
futuro traduzione
mi e sareu io sarò
ti ’t sarai tu sarai
chial u sarà lui sarà
chila a sarà lei sarà
nujàcc e saruma noi saremo
vujàcc i sarai voi sarete
chiaj i saran essi saranno
Condizionale
presente traduzione
mi e sarìa io sarei
ti ’t sarìi tu saresti
chial u sarìa lui sarebbe
chila a sarìa lei sarebbe
nujàcc e sarìu noi saremmo
vujàcc i sarìi voi sareste
chiaj i sarìu essi sarebbero
76
passato prossimo traduzione
mi e sun stà io sono stato
ti ’t zˆeui stà tu sei stato
chial u rˆ’è stà lui è stato
chila a rˆ’è stà lei è stata
nujàcc e suma stà noi siamo stati
vujàcc i sai stà voi siete stati
chiaj i sun stà essi sono stati
trapassato prossimo traduzione
mi e j’era stà io ero stato
ti ’t j’eri stà tu eri stato
chial u j’era stà lui era stato
chila a j’era stà lei era stata
nujàcc e j’eru stà noi eravamo stati
vujàcc i j’eri sta voi eravate stati
chiaj i j’eru stà essi erano stati
futuro anteriore traduzione
mi e sareu stà io sarò stato
ti ’t sarai stà tu sarai stato
chial u sarà stà lui sarà stato
chila a sarà stà lei sarà stata
nujàcc e saruma stà noi saremo stati
vujàcc i sarai stà voi sarete stati
chiaj i saran stà essi saranno stati
passato traduzione
mi e sarìa stà io sarei stato
ti ’t sarìi stà tu saresti stato
chial u sarìa stà lui sarebbe stato
chila a sarìa stà lei sarebbe stata
nujàcc e sarìu stà noi saremmo stati
vujàcc i sarìi stà voi sareste stati
chiaj i sarìu stà essi sarebbero stati
Imperativo
----traduzione---sìi
sii
ch’u sìa che lui sia
ch’a sìa che lei sia
suma siamo
sìi siate
ch’i sìu siano
Congiuntivo
presente traduzione
che mi e sìa che io sia
che ti ’t sìi che tu sia
che chial u sìa che lui sia
che chila a sìa che lei sia
che nujàcc e sìu che noi siamo
che vujàcc i sìi che voi siate
che chiaj i sìu che essi siano
imperfetto traduzione
che mi e fissa (fussa) che io fossi
che ti ’t fissi (fussi) che tu fossi
che chial u fissa (fussa) che lui fosse
che chila a fissa (fussa) che lei fosse
che nujàcc e fissu (fussu) che noi fossimo
che vujàcc i fissi (fussi) che voi foste
che chiaj i fissu (fussu) che essi fossero
Infinito
infinito presente traduzione
e passato
esci essere
esci stà essere stato
77
passato traduzione
che mi e sìa stà che io sia stato
che ti ’t sìi stà che tu sia stato
che chial u sìa stà che lui sia stato
che chila a sìa stà che lei sia stata
che nujàcc e sìu stà che noi siamo stati
che vujàcc i sìi stà che voi siate stati
che chiaj i sìu stà che essi siano stati
trapassato traduzione
che mi e fissa (fussa) stà che io fossi stato
che ti ’t fissi (fussa) stà che tu fossi stato
che chial u fissa (fussa) stà che lui fosse stato
che chila a fissa (fussa) stà che lei fosse stata
che nujàcc e fissu (fussa) che noi fossimo
stà stati
che vujàcc i fissi (fussa) stà che voi foste stati
che chiaj i fissu (fussa) stà che essi fossero
stati
Gerundio
gerundio semplice traduzione
e composto
escinda essendo
escinda stà essendo stato
Participio
participio traduzione
stà stato
Avaj (avere)
Indicativo
presente traduzione
mi e j’heu io ho
ti ’t j’hai (j’ha) tu hai
chial u j’ha lui ha
chila a j’ha lei ha
nujàcc e j’uma noi abbiamo
vujàcc i j’hai voi avete
chiaj i j’han essi hanno
imperfetto traduzione
mi e j’àva io avevo
ti ’t j’àvi tu avevi
chial u j’àva lui aveva
chila a j’àva lei aveva
nujàcc e j’àvu (j’amu) noi avevamo
vujàcc i j’àvi voi avevate
chiaj i j’àvu essi avevano
futuro traduzione
mi e j’avreu io avrò
ti ’t j’avrai tu avrai
chial u j’avrà lui avrà
chila a j’avrà lei avrà
nujàcc e j’avruma noi avremo
vujàcc i j’avrai voi avrete
chiaj i j’avran essi avranno
Condizionale
presente traduzione
mi e j’avrìa io avrei
ti ’t j’avrìi tu avresti
chial u j’avrìa lui avrebbe
chila a j’avrìa lei avrebbe
nujàcc e j’avrìu noi avremmo
vujàcc i j’avrìi voi avreste
chiaj i j’avrìu essi avrebbero
78
passato prossimo traduzione
mi e j’ho avü io ho avuto
ti ’t j’hai avü tu hai avuto
chial u j’ha avü lui ha avuto
chila a j’ha avü lei ha avuto
nujàcc e j’uma avü noi abbiamo avuto
vujàcc i j’hai avü voi avete avuto
chiaj i j’han avü essi hanno avuto
trapassato prossimo traduzione
mi e j’àva avü io avevo avuto
ti ’t j’àvi avü tu avevi avuto
chial u j’àva avü lui aveva avuto
chila a j’àva avü lei aveva avuto
nujàcc e j’àvu avü noi avevamo avuto
vujàcc i j’àvi avü voi avevate avuto
chiaj i j’àvu avü essi avevano avuto
futuro anteriore traduzione
mi e j’avreu avü io avrò avuto
ti ’t j’avrai avü tu avrai avuto
chial u j’avrà avü lui avrà avuto
chila a j’avrà avü lei aveva avuto
nujàcc e j’avruma avü noi avremo avuto
vujàcc i j’avrai avü voi avrete avuto
chiaj i j’avran avü essi avranno avuto
passato traduzione
mi e j’avrìa avü io avrei avuto
ti ’t j’avrìi avü tu avresti avuto
chial u j’avrìa avü lui avrebbe avuto
chila a j’avrìa avü lei avrebbe avuto
nujàcc e j’avrìu avü noi avremmo avuto
vujàcc i j’avrìi avü voi avreste avuto
chiaj i j’avrìu avü essi avrebbero avuto
Imperativo
----traduzione---ha
abbi
ch’u j’àba abbia
ch’a j’àba abbia
avuma / j’uma abbiamo
àbi abbiate
ch’i j’àbu abbiano
Congiuntivo
presente traduzione
che mi e j’àba che io abbia
che ti ’t j’àbi che tu abbia
che chial u j’àba che lui abbia
che chila a j’àba che lei abbia
che nujàcc e j’àbu che noi abbiamo
che vujàcc i j’àbi che voi abbiate
che chiaj i j’àbu che essi abbiano
passato traduzione
che mi e j’àba avü che io abbia avuto
che ti ët j’àbi avü che tu abbia avuto
che chial u j’àba avü che lui abbia avuto
che chila a j’àba avü che lei abbia avuto
che nujàcc e j’àbu avü che noi abbiamo avuto
che vujàcc i j’àbu avü che voi abbiate avuto
che chiaj i j’àbu avü che essi abbiano avuto
Infinito
presente e passato traduzione
avaj avere
avaj avü avere avuto
79
imperfetto traduzione
che mi e j’avaissa che io avessi
che ti ’t j’avaissi che tu avessi
che chial u j’avaissa che lui avesse
che chila a j’avaissa che lei avesse
che nujàcc e j’avaissu
(j’avaismu, j’aismu)
che noi avessimo
che vujàcc i j’avaissi che voi aveste
che chiaj i j’avaissu che essi avessero
trapassato traduzione
che mi e j’avaissa avü che io avessi avuto
che ti ët j’avaissi avü che tu avessi avuto
che chial u j’avaissa avü che lui avesse avuto
che chila a j’avaissa avü che lei avesse avuto
che nujàcc e j’avaissu avü che noi avessimo
avuto
che vujàcc i j’avaissi avü che voi aveste avuto
che chiaj i j’avaissu avü che essi avessero
avuto
Gerundio
semplice e composto traduzione
avanda avendo
avanda avü avendo avuto
Participio
participio traduzione
avü avuto
Indicativo
L’indicativo presenta tempi:
semplici: presente, imperfetto, futuro;
composti: passato prossimo, passato remoto, trapassato prossimo,
trapassato remoto, futuro anteriore.
Il passato remoto (esempio in italiano: io mangiai) e il trapassato remoto (esempio in
italiano: io ebbi mangiato) sono scomparsi dalla lingua piemontese parlata, sin dal
Settecento.
Presente
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare è formata dal
semplice tema verbale mi e cant io canto
2ª persona singolare -i ti ’t canti tu canti
3ª persona singolare -a chial u canta lui canta
chila a canta lei canta
1ª persona plurale -uma nujàcc e cantuma noi cantiamo
2ª persona plurale -i vujàcc i canti voi cantate
3ª persona plurale -u chiaj i cantu essi cantano
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare è formata dal semplice
tema verbale mi e cur io corro
2ª persona singolare -i ti ’t curi tu corri
3ª persona singolare è formata dal semplice chial u cur lui corre
tema verbale chila a cur lei corre
1ª persona plurale -uma nujàcc e curuma noi corriamo
2ª persona plurale -i vujàcc i curi voi correte
3ª persona plurale -u chiaj i curu essi corrono
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
Nota: eccetto la prima persona plurale tutte le altre forme del presente indicativo
aggiungono la radice -iss tra il tema e le desinenze.
80
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare è formata dal semplice
tema verbale + -iss mi e finiss io finisco
2ª persona singolare -issi ti ’t finissi tu finisci
3ª persona singolare è formata dal semplice chial u finiss lui finisce
tema verbale + -iss chila a finiss lei finisce
1ª persona plurale -iuma nujàcc e finiuma noi finiamo
2ª persona plurale -issi vujàcc i finissi voi finite
3ª persona plurale -issu chiaj i finissu essi finiscono
Imperfetto
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -àva mi e cantàva io cantavo
2ª persona singolare -àvi ti ’t cantàvi tu cantavi
3ª persona singolare -àva chial u cantàva lui cantava
chila a cantàva lei cantava
1ª persona plurale -àvu nujàcc e cantàvu noi cantavamo
2ª persona plurale -àvi vujàcc i cantàvi voi cantavate
3ª persona plurale -àvu chiaj i cantàvu essi cantavano
Per la 1ª persona plurale viene usata anche la desinenza -àmu come nell’esempio:
fàmu (facevamo).
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -iva mi e curiva io correvo
2ª persona singolare -ivi ti ’t curivi tu correvi
3ª persona singolare -iva chial u curiva lui correva
chila a curiva lei correva
1ª persona plurale -ivu nujàcc e curivu noi correvamo
2ª persona plurale -ivi vujàcc i curivi voi corrivate
3ª persona plurale -ivu chiaj i curivu essi correvano
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -iva mi e finiva io finivo
2ª persona singolare -ivi ti ’t finivi tu finivi
3ª persona singolare -iva chial u finiva lui finiva
chila a finiva lei finiva
81
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona plurale -ivu nujàcc e finivu noi finivamo
2ª persona plurale -ivi vujàcc i finivi voi finivate
3ª persona plurale -ivu chiaj i finivu essi finivano
Futuro
Normalmente, a differenza dell’italiano, anziché il futuro si usa un avverbio di tempo
e l’indicativo presente:
diminica e mangiuma da rˆa nona (domenica mangeremo dalla nonna);
duman ënduma a scorˆa (domani andremo a scuola).
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -reu mi e cantreu io canterò
2ª persona singolare -rai ti ’t cantrai tu canterai
3ª persona singolare -rà chial u cantrà lui canterà
chila a cantrà lei canterà
1ª persona plurale -ruma nujàcc e cantruma noi canteremo
2ª persona plurale -rai vujàcc i cantrai voi canterete
3ª persona plurale -ran chiaj i cantran essi canteranno
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -reu mi e curreu io correrò
2ª persona singolare -rai ti ’t currai tu correrai
3ª persona singolare -rà chial u currà lui correrà
chila a currà lei correrà
1ª persona plurale -ruma nujàcc e curruma noi correremo
2ª persona plurale -rai vujàcc i currai voi correrete
3ª persona plurale -ran chiaj i curran essi correranno
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -ireu mi e finireu io finirò
2ª persona singolare -irai ti ’t finirai tu finirai
3ª persona singolare -irà chial u finirà lui finirà
chila a finirà lei finirà
1ª persona plurale -iruma nujàcc e finiruma noi finiremo
2ª persona plurale -irai vujàcc i finirai voi finirete
3ª persona plurale -iran chiaj i finiran essi finiranno
82
Passato prossimo
Il passato prossimo si forma con il presente indicativo del verbo ausiliare (avaj - avere
e esci - essere) insieme al participio passato del verbo in questione (ad esempio:
cantà - cantato; partì - partito; finì - finito).
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’ho cantà io ho cantato
2ª persona singolare ti ’t j’hai cantà tu hai cantato
3ª persona singolare chial u j’ha cantà lui ha cantato
chila a j’ha canta lei ha cantato
1ª persona plurale nujàcc e j’uma cantà noi abbiamo cantato
2ª persona plurale vujàcc i j’hai cantà voi avete cantato
3ª persona plurale chiaj i j’han cantà essi hanno cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e sun partì io sono partito
2ª persona singolare ti ’t zˆeuj partì tu sei partito
3ª persona singolare chial u rˆ’è partì lui è partito
chila a rˆ’è partija lei è partita
1ª persona plurale nujàcc e suma partì noi siamo partiti
2ª persona plurale vujàcc i sai partì voi siete partiti
3ª persona plurale chiaj i sun partì essi sono partiti
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì,tema: fin-, italiano: finire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’ho finì io ho finito
2ª persona singolare ti ’t j’hai finì tu hai finito
3ª persona singolare chial u j’ha finì lui ha finito
chila a j’ha finì lei ha finito
1ª persona plurale nujàcc e j’uma finì noi abbiamo finito
2ª persona plurale vujàcc i j’hai finì voi avete finito
3ª persona plurale chiaj i j’han finì essi hanno finito
83
Trapassato prossimo
Il trapassato prossimo si forma premettendo l’imperfetto dell’ausiliare (avaj - avere e
esci - essere) al participio passao del verbo in questione (ad esempio: cantà - cantato;
partì - partito; finì - finito).
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’àva cantà io avevo cantato
2ª persona singolare ti ’t j’àvi cantà tu avevi cantato
3ª persona singolare chial u j’àva cantà lui aveva cantato
chila a j’àva canta lei aveva cantato
1ª persona plurale nujàcc e j’àvu cantà noi avevamo cantato
2ª persona plurale vujàcc i j’àvi cantà voi avevate cantato
3ª persona plurale chiaj i j’àvu cantà essi avevano cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’era partì io ero partito
2ª persona singolare ti ’t j’eri partì tu eri partito
3ª persona singolare chial u rˆ’era partì lui era partito
chila a rˆ’era partija lei era partita
1ª persona plurale nujàcc e j’eru partì noi eravamo partiti
2ª persona plurale vujàcc i j’eri partì voi eravate partiti
3ª persona plurale chiaj i j’eru partì essi erano partiti
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’àva finì io avevo finito
2ª persona singolare ti t j’àvi finì tu avevi finito
3ª persona singolare chial u j’àva finì lui aveva finito
chila a j’àva finì lei aveva finito
1ª persona plurale nujàcc e j’àvu finì noi avevamo finito
2ª persona plurale vujàcc i j’àvi finì voi avevate finito
3ª persona plurale chiaj i j’àvu finì essi avevano finito
84
Futuro anteriore
Il futuro anteriore si forma premettendo il futuro del verbo ausiliare (avaj - avere e
esci - essere) al participio passato del verbo in questione (ad esempio: cantà - cantato;
partì - partito; finì - finito).
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’avreu cantà io avrò cantato
2ª persona singolare ti ’t j’avrai cantà tu avrai cantato
3ª persona singolare chial u j’avrà cantà lui avrà cantato
chila a j’avrà canta lei avrà cantato
1ª persona plurale nujàcc e j’avruma cantà noi avremo cantato
2ª persona plurale vujàcc i j’avrai cantà voi avrete cantato
3ª persona plurale chiaj i j’avran cantà essi avranno cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e sareu partì io ero partito
2ª persona singolare ti ’t sarai partì tu eri partito
3ª persona singolare chial u sarà partì lui era partito
chila a sarà partija lei era partita
1ª persona plurale nujàcc e saruma partì noi eravamo partiti
2ª persona plurale vujàcc i sarai partì voi eravate partiti
3ª persona plurale chiaj i saran partì essi erano partiti
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’avreu finì io avrò finito
2ª persona singolare ti ’t j’avrai finì tu avrai finito
3ª persona singolare chial u j’avrà finì lui avrà finito
chila a j’avrà finì lei avrà finito
1ª persona plurale nujàcc e j’avruma finì noi avremo finito
2ª persona plurale vujàcc i j’avrai finì voi avrete finito
3ª persona plurale chiaj i j’avran finì essi avranno finito
85
Condizionale
Il condizionale ha due tempi: presente, passato
Presente
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -rìa mi e cantrìa io canterei
2ª persona singolare -rìi ti ’t cantrìi tu canteresti
3ª persona singolare -rìa chial u cantrìa lui canterebbe
chila a cantrìa lei canterebbe
1ª persona plurale -rìu nujàcc e cantrìu noi canteremmo
2ª persona plurale -rìi vujàcc i cantrìi voi cantereste
3ª persona plurale -rìu chiaj i cantrìu essi canterebbero
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -rìa mi e currìa io correrei
2ª persona singolare -rìi ti ’t currìi tu correresti
3ª persona singolare -rìa chial u currìa lui correrebbe
chila a currìa lei correrebbe
1ª persona plurale -rìu nujàcc e currìu noi correremmo
2ª persona plurale -rìi vujàcc i currìi voi correreste
3ª persona plurale -rìu chiaj i currìu essi correrebbero
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -rìa (-irìa) mi e finrìa (finirìa) io finirei
2ª persona singolare -rìi (-irìi) ti ’t finrìi (finirìi) tu finiresti
3ª persona singolare -rìa (-irìa) chial u finrìa (finirìa) lui finirebbe
chila a finrìa (finirìa) lei finirebbe
1ª persona plurale -irìu (-irìu) nujàcc e finrìu (finirìu) noi finiremmo
2ª persona plurale -rìi (-rìi) vujàcc i finrìi (finirìi) voi finireste
3ª persona plurale -rìu (-irìu) chiaj i finrìu (finirìu) essi finirebbero
Passato
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’avrìa cantà io avrei cantato
2ª persona singolare ti ’t j’avrìi cantà tu avresti cantato
86
3ª persona singolare chial u j’avrìa cantà lui avrebbe cantato
chila a j’avrìa canta lei avrebbe cantato
1ª persona plurale nujàcc e j’avrìu cantà noi avremmo cantato
2ª persona plurale vujàcc i j’avrìi cantà voi avreste cantato
3ª persona plurale chiaj i j’avrìu cantà essi avrebbero cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e sarìa partì io sarei partito
2ª persona singolare ti ’t sarìi partì tu saresti partito
3ª persona singolare chial u sarìa partì lui sarebbe partito
chila a sarìa partija lei sarebbe partita
1ª persona plurale nujàcc e sarìu partì noi saremmo partiti
2ª persona plurale vujàcc i sarìi partì voi sareste partiti
3ª persona plurale chiaj i sarìu partì essi sarebbero partiti
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare mi e j’avrìa finì io avrei finito
2ª persona singolare ti ’t j’avrìi finì tu avresti finito
3ª persona singolare chial u j’avrìa finì lui avrebbe finito
chila a j’avrìa finì lei avrebbe finito
1ª persona plurale nujàcc e j’avrìu finì noi avremmo finito
2ª persona plurale vujàcc i j’avrìi finì voi avreste finito
3ª persona plurale chiaj i j’avrìu finì essi avrebbero finito
Niella Belbo, veduta da levante
87
Imperativo
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare ----- ----- -----
2ª persona singolare -a canta canta
3ª persona singolare -a ch’u canta che canti
ch’a canta che canti
1ª persona plurale -uma cantuma cantiamo
2ª persona plurale -é canté cantate
3ª persona plurale -u ch’i cantu che cantino
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare ----- ----- -----
2ª persona singolare è formata cur corri
dal semplice
tema verbale
3ª persona singolare -a ch’u cura che corra
ch’a cura che corra
1ª persona plurale -uma curuma corriamo
2ª persona plurale -i curi correte
3ª persona plurale -u ch’i curu che corrano
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: capì, tema: cap, italiano: capire
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare ----- ----- -----
2ª persona singolare -iss capiss finite
3ª persona singolare -issa ch’u capissa che finisca
ch’a capissa che finisca
1ª persona plurale -iuma capiuma finiamo
2ª persona plurale -ì capì finite
3ª persona plurale -issu ch’i capissu che finiscano
Come in italiano i pronomi personali seguono il verbo all’imperativo:
gavrˆu (toglilo), tachrˆu (appendilo), esempi:
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare ----- -----
2ª persona singolare cantrˆu cantalo
3ª persona singolare ch’u rˆu canta che lo canti
ch’a rˆu canta che lo canti
88
1ª persona plurale cantumrˆu cantiamolo
2ª persona plurale canterˆu cantatelo
3ª persona plurale ch’i rˆu cantu che lo cantino
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare ----- -----
2ª persona singolare curje corrigli
3ª persona singolare ch’u-j cura che lui corra
ch’a-j cura che lei corra
1ª persona plurale curumje corriamogli
2ª persona plurale curije corretegli
3ª persona plurale ch’i-j curu che gli corrano
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: capì, tema: cap-, italiano: capire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare ----- -----
2ª persona singolare capissme capiscimi
3ª persona singolare ch’um capissa che mi capisca
ch’am capissa che mi capisca
1ª persona plurale capiumje capiamoli
2ª persona plurale capime capitemi
3ª persona plurale ch’im capissu che mi capiscano
Variazioni ortografiche davanti ai pronomi personali
La seconda persona singolare dei verbi della prima coniugazione perde la desinenza -a:
verbo forma verbale traduzione
painsè (pensare) painsa - pàinsme pensa - pensami
La prima persona plurale perde la -a:
verbo forma verbale traduzione
baivi (bere) baivuma - baivumrˆa beviamo - beviamola
I verbi terminanti in -cè, -gè perdono la desinenza della seconda persona e raddoppiano
la consonante finale:
verbo forma verbale traduzione
bucè (bocciare) bocia - bocc-rˆu boccia - boccialo
bugè (muovere) bugia - bugg-rˆu muovi - muovilo
89
Congiuntivo
Il condizionale presenta tempi:
semplici: presente e imperfetto; composti: passato e trapassato
Presente
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -a che mi e canta che io canti
2ª persona singolare -i che ti ’t canti che tu canti
3ª persona singolare -a che chial u canta che lui canti
che chila a canta che lei canti
1ª persona plurale -u che nujàcc e cantu che noi cantiamo
2ª persona plurale -i che vujàcc i canti che voi cantiate
3ª persona plurale -u che chiaj i cantu che essi cantino
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -a che mi e cura che io corra
2ª persona singolare -i che ti ’t curi che tu corra
3ª persona singolare -a che chial u cura che lui corra
che chila a cura che lei corra
1ª persona plurale -u che nujàcc e curu che noi corriamo
2ª persona plurale -i che vujàcc i curi che voi corriate
3ª persona plurale -u che chiaj i curu che essi corrano
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -ssa che mi e finissa che io finisca
2ª persona singolare -ssi che ti ’t finissi che tu finisca
3ª persona singolare -ssa che chial u finissa che lui finisca
che chila a finissa che lei finisca
1ª persona plurale -ssu che nujàcc e finissu che noi finiamo
2ª persona plurale -ssi che vujàcc i finissi che voi finiate
3ª persona plurale -ssu che chiaj i finissu che essi finiscano
Imperfetto
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè tema: cant-, italiano: cantare
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -aissa che mi e cantaissa che io cantassi
2ª persona singolare -aissi che ti ’t cantaissi che tu cantassi
90
3ª persona singolare -aissa che chial u cantaissa che lui cantasse
che chila a cantaissa che lui cantasse
1ª persona plurale -aissu che nujàcc e cantaissu che noi cantassimo
2ª persona plurale -aissi che vujàcc i cantaissi che voi cantaste
3ª persona plurale -aissu che chiaj i cantaissu che essi cantassero
Per la 1ª persona plurale viene usata anche la desinenza -asmu come ad esempio in:
fasmu (facessimo).
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -issa che mi e curissa che io corressi
2ª persona singolare -issi che ti ’t curissi che tu corressi
3ª persona singolare -issa che chial u curissa che lui corresse
che chila a curissa che lei corresse
1ª persona plurale -issu che nujàcc e curissu che noi corressimo
2ª persona plurale -issi che vujàcc i curissi che voi correste
3ª persona plurale -issu che chiaj i curissu che essi corressero
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona desinenza forma verbale traduzione
1ª persona singolare -ssa che mi e finissa che io finissi
2ª persona singolare -ssi che ti ’t finissi che tu finissi
3ª persona singolare -ssa che chial u finissa che lui finisse
che chila a finissa che lei finisse
1ª persona plurale -ssu che nujàcc e finissu che noi finissimo
2ª persona plurale -ssi che vujàcc i finissi che voi finiste
3ª persona plurale -ssu che chiaj i finissu che essi finissero
Passato
Il congiuntivo passato si forma con il congiuntivo presente dell’ausiliare e il participio
passato del verbo in questione.
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare che mi e j’àba cantà che io abbia cantato
2ª persona singolare che ti ’t j’àbi cantà che tu abbia cantato
3ª persona singolare che chial u j’àba cantà che lui abbia cantato
che chila a j’àba canta che lei abbia cantato
1ª persona plurale che nujàcc e j’àbu cantà che noi abbiamo cantato
2ª persona plurale che vujàcc i j’àbi cantà che voi abbiate cantato
3ª persona plurale che chiaj i j’àbu cantà che essi abbiano cantato
91
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: pàrti, tema: part-, italiano: partire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare che mi e sìa partì che io sia partito
2ª persona singolare che ti ’t sìi partì che tu sia partito
3ª persona singolare che chial u sìa partì che lui sia partito
che chila a sìa partija che lei sia partita
1ª persona plurale che nujàcc e sìu partì che noi siamo partiti
2ª persona plurale che vujàcc i sìi partì che voi siate partiti
3ª persona plurale che chiaj i sìu partì che essi siano partiti
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare che mi e j’àba finì che io abbia finito
2ª persona singolare che ti ’t j’àbi finì che tu abbia finito
3ª persona singolare che chial u j’àba finì che lui abbia finito
che chila a j’àba finì che lei abbia finito
1ª persona plurale che nujàcc e j’àbu finì che noi abbiamo finito
2ª persona plurale che vujàcc i j’àbi finì che voi abbiate finito
3ª persona plurale che chiaj i j’àbu finì che essi abbiano finito
Trapassato
Il congiuntivo passato si forma con il congiuntivo imperfetto dell’ausiliare e il participio
passato del verbo in questione.
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare se mi e j’avaissa cantà se io avessi cantato
2ª persona singolare se ti ’t j’avaissi cantà se tu avessi cantato
3ª persona singolare se chial u j’avaissa cantà se lui avesse cantato
se chila a j’avaissa canta se lei avesse cantato
1ª persona plurale se nujàcc e j’avaissu cantà se noi avessimo cantato
2ª persona plurale se vujàcc i j’avaissi cantà se voi aveste cantato
3ª persona plurale se chiaj i j’avaissu cantà se essi avessero cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare se mi e fissa partì se io fossi partito
2ª persona singolare se ti ’t fissi partì se tu fossi partito
3ª persona singolare se chial u fissa partì se lui fosse partito
se chila a fissa partija se lei fosse partita
92
1ª persona plurale se nujàcc e fissu partì se noi fossimo partiti
2ª persona plurale se vujàcc i fissi partì se voi foste partiti
3ª persona plurale se chiaj i fissu partì se essi fossero partiti
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
Infinito
persona forma verbale traduzione
1ª persona singolare se mi e j’avaissa finì se io avessi finito
2ª persona singolare se ti ’t j’avaissi finì se tu avessi finito
3ª persona singolare se chial u j’avaissa finì se lui avesse finito
se chila a j’avaissa finì se lei avesse finito
1ª persona plurale se nujàcc e j’avaissu finì se noi avessimo finito
2ª persona plurale se vujàcc i j’avaissi finì se voi aveste finito
3ª persona plurale se chiaj i j’avaissu finì se essi avessero finito
L’infinito ha due tempi: presente e passato
Presente
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
desinenza forma verbale traduzione
-è cantè cantare
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
desinenza forma verbale traduzione
-i curi correre
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
desinenza forma verbale traduzione
-ì finì finire
Passato
L’infinito passato si forma premettendo l’infinito dell’ausiliare al participio passato
del verbo in questione.
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
desinenza traduzione
avaj cantà aver cantato
93
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
desinenza traduzione
esci partì essere partito
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
Gerundio
desinenza traduzione
avaj finì aver finito
Il gerundio ha due forme: semplice e composto
Semplice
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
desinenza forma verbale traduzione
-anda cantanda cantando
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
desinenza forma verbale traduzione
-inda curinda correndo
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
desinenza forma verbale traduzione
-inda fininda finendo
Il gerundio semplice posposto ai verbi ëndè (andare) e stè (stare) viene a descrivere
un’azione in progressione:
mi e stàgh giganda italiano: io sto giocando francese: je suis en train de jouer
chila a va migliuranda italiano: lei va migliorando inglese: she is going to feel better.
Ricordiamo qui la forma: «esci ën mentre che»:
e sun ën mentre che mangg (sto mangiando).
La forme italiane «essere sul punto di», «stare per» si possono rendere con:
esci ën camin:
e sun ën camin (a) andè a scorˆa (sto per andare a scuola)
i sun ën camin a gighè arˆ balun (stanno per giocare a pallone)
e suma ën camin a mangè (stiamo per mangiare).
94
Composto
Il gerundio composto si forma premettendo il gerundio dell’ausiliare al participio
passato del verbo in questione.
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
forma verbale traduzione
avanda cantà avendo cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: parti, tema: part-, italiano: partire
forma verbale traduzione
escinda partì essendo partito
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
Participio
forma verbale traduzione
avanda finì avendo finito
Il participio ha due forme: presente e passato
Presente
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
desinenza forma verbale traduzione
-ant cantant cantante
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
desinenza forma verbale traduzione
-aint curaint corrente
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
desinenza forma verbale traduzione
-aint finaint finente
Passato
Prima coniugazione verbi uscenti in -è: cantè, tema: cant-, italiano: cantare
desinenza forma verbale traduzione
-à cantà cantato
Seconda coniugazione verbi uscenti in -i: curi, tema: cur-, italiano: correre
desinenza forma verbale traduzione
- ü curü corso
95
Terza coniugazione verbi uscenti in -ì: finì, tema: fin-, italiano: finire
desinenza forma verbale traduzione
-ì finì finito
I verbi terminanti in -i (seconda coniugazione) che un tempo facevano parte dei verbi
in -ire presentano un participio passato in -ì.
Esempi:
infinito participio passato traduzione
parti (partire) partì partito
beuji (bollire) bijì, bjì bollito
seufri (soffrire) seufrì sofferto
A differenza dell’italiano quando il participio passato è coniugato con avaj (avere), la
particella pronominale si pospone ad esso:
l’ho vista ieri e j’ho vistrˆa sairˆa
le ha già spedite u j’ha zà spedije
Si ricorda dunque che a differenza di tutte le altre lingue romanze le forme atone dei
pronomi personali complemento si pospongono al participio passato, anche se
accompagnato dall’ausiliare:
le ho scritto ieri e j’ho scrivuje sairˆa
l’ho mandato al diavolo e j’ho mandarˆu arˆ diavu
Particolarità
1ª coniugazione
I verbi terminanti in -chè e -ghè perdono la h davanti alle desinenze che iniziano con
le vocali a e u:
verbo esempio traduzione
baichè (guardare) e baicuma guardiamo
tuchè (toccare) u tuca tocca
i verbi terminanti in -cè e -gè inseriscono una i tra il tema e le desinenze che iniziano
con a e u:
verbo esempio traduzione
cicè (succhiare) u ciücia succhia
marcè (camminare) e marciuma camminiamo
96
i verbi come purtè (portare) cambiano il suono u in o quando la vocale è tonica:
indicativo traduzione
mi e port io porto
ti ët porti tu porti
chial u porta egli porta
nujàcc e purtuma noi portiamo
vujàcc i porti voi portate
chiaj i portu essi portano
alcuni verbi cambiano il suono i in eu o ü quando questo diventa tonico:
verbo esempio traduzione
bitè (mettere) ti ët beuti tu metti
stidiè (studiare) chial u stüdia lui studia
i verbi in -nè cambiano la n in n- faucale, quando l’accento si sposta sulla vocale che
precede la n stessa:
verbo esempio traduzione
sunè (suonare) chila a sun-a lei suona
trunè (tuonare) u trun-a tuona
i verbi con una contrazione interna in cui l’infinito ha perso il suono e latino riprendono
la vocale ogni volta che l’accento non cade sulla desinenza:
verbo esempio traduzione
rablè (trascinare) ti ët rabeli tu trascini
splè (pelare) chial u spela lui pela
In questa coniugazione la seconda persona plurale dell’imperativo presenta la desinenza
«é» chiusa (caté - comprate), mentre l’infinito ha la «è» aperta (catè - comprare).
2ª coniugazione
I verbi come mordi (mordere) cambiano il suono o in u quando tale vocale perde l’accento
(diventa atona):
indicativo traduzione
mi e mord io mordo
ti ët mordi tu mordi
chial u mord lui morde
nujàcc e murduma noi mordiamo
vujàcc i mordi voi mordete
chiaj i mordu essi mordono
Imperfetto: e murdiva, ët murdivi, u murdiva, e murdivu, i murdivi, i murdivu
97
i verbi come dreumi (dormire) cambiano la eu in i quando tale dittongo perde l’accento:
indicativo traduzione
mi e dreum io dormo
ti ët dreumi tu dormi
chial u dreum lui dorme
nujàcc e drimuma noi dormiamo
vujàcc i dreumi voi dormite
chiaj i dreumu essi dormono
Imperfetto: e drimiva, ët drimivi, u drimiva, e drimivu, i drimivi, i drimivu
i verbi terminanti in -ci e -gi inseriscono una i tra il tema e le desinenze che iniziano
con a, u e ü:
verbo esempio traduzione
curegi (correggere) chiaj i curegiu essi correggono
i verbi terminanti in -chi e -ghi perdono la h davanti alle desinenze che iniziano con
le vocali a e u:
verbo esempio traduzione
vughi (vedere) e vuguma vediamo
I verbi come përmëtti (permettere) cambiano la consonante lunga -tt in breve -t
quando l’accento passa sulla vocale che segue:
verbo esempio traduzione
përmëtti (permettere) e përmëtuma permettiamo
3ª coniugazione
La terza coniugazione presenta le stesse desinenze per tutti i suoi verbi, senza eccezioni.
98
Verbi irregolari
La maggior parte dei verbi segue le regole appena descritte, tuttavia ve ne sono alcuni
che presentando peculiarità specifiche sono detti irregolari.
In genere le anomalie si registrano solamente nel tema mentre le desinenze sono regolari.
Le irregolarità, in genere, si ripetono in modi e tempi determinati.
I verbi irregolari al:
presente indicativo presentano le irregolarità anche al:
presente congiuntivo
imperativo
imperfetto indicativo mantengono le irregolarità anche al:
imperfetto congiuntivo
participio presente
gerundio
futuro presentano l’anomalia anche al:
condizionale presente
Participio passato
i più comuni participi irregolari sono:
infinito participio passato traduzione
cheusi (cuocere) cheucc cotto
dì (dire) dicc detto
esci (essere) stà stato
fè (fare) fàcc fatto
meuiri (morire) mort morto
nasci (nascere) nà nato
scrivi (scrivere) scricc scritto
vughi (vedere) vist visto
in piemontese alcuni verbi hanno due participi passati, uno regolare ed uno irregolare
come ad esempio:
infinito
participio passato
regolare
participio passato
irregolare traduzione
cumpun-i (comporre) cumpunü cumpost composto
cundividi (condividere) cundividü cundivis condiviso
cunvinci (convincere) cunvinciü cunvint convinto
curumpi (corrompere) curumpü curot corrotto
decidi (decidere) decidü decis deciso
deludi (deludere) deludü delus deluso
dëspun-i (disporre) dëspunü dispost disposto
99
infinito
participio passato participio passato
regolare irregolare
distaindi (distendere) distaindü distais disteso
dividi (dividere) dividü divis diviso
espun-i (esporre) espunü espost esposto
fè (fare) fà fàcc fatto
ilüdi (illudere) ilüdü ilüs illuso
nasci (nascere) nassü nà nato
perdi (perdere) perdü pèrs perso
persuad (persuadere) persuadü persuas persuoso
pretaindi (pretendere) pretaindü pretais preteso
pruduvü (produrre) pruduvü prudot prodotto
prumovi (promuovere) prumuvü prumoss promosso
prupun-i (proporre) prupunü prupost proposto
suspaindi (sospendere) suspaindü suspais sospeso
teni (tenere) tenü tnì tenuto
upun-i (opporre) upunü upost opposto
Normalmente l’ausiliare avaj (avere) si usa con le forme regolari mentre esci (essere)
con quelle irregolari:
esempio traduzione
ij matot i j’han decidü ëd pàrti
saira neucc
hanno deciso di partire ieri notte
to frel u rˆ’è maj decis a pàrti tuo fratello non si decide mai a partire.
Cravanzana, veduta da mezzodì
100
traduzione
Coniugazione di alcuni verbi irregolari
Cheusi (cuocere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: cheus, cheusi, cheus, cusuma, cheusi, cheusu
imperfetto: cusiva, cusivi, cusiva, cusivu, cusivi, cusivu
futuro: cheusreu, cheusrai, cheusrà, cusruma, cheusrai, cheusran
Condizionale presente: cheusrìa, cheusrìi, cheusrìa, cheusrìu, cheusrìi, cheusrìu
Congiuntivo presente: cheusa, cheusi, cheusa, cheusu, cheusi, cheusu
Imperativo
imperfetto: cusissa, cusissi, cusissa, cusissu, cusissi, cusissu
cheus, ch’u cheusa, cusuma, cheusi, ch’i cheusu
Gerundio semplice: cusinda
Participio passato: cheucc
Cüsi (cucire) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: cüs, cüsi, cüs, cüsuma, cüsi, cüsu
imperfetto: chisiva, chisivi, chisiva, chisivu, chisivi,
chisivu
futuro: chisreu, chisrai, chisrà, chisruma, chisrai, chisran
Condizionale presente: chisrìa, chisrìì, chisrìa, chisrìu, chisrìi, chisrìu
Congiuntivo presente: cüsa, cüsi, cüsa, cüsu, cüsi, cüsu
Imperativo
imperfetto: chisissa, chisissi, chisissa, chisissu, chisissi,
chisissu
cüs, ch’u cüsa, cüsuma, cüsi, ch’i cüsu
Gerundio semplice: chisinda
Participio passato: chisì,cüsù
Dè (dare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: dagh, dai, dà, duma, dai, dan
imperfetto: dàva, dàvi, dàva, dàvu, dàvi, dàvu
futuro: dareu, darai, darà, daruma, darai, daran
Condizionale presente: darìa, darìi, darìa, darìu, darìi, darìu
Congiuntivo presente: dàga, dàghi, dàga, dàgu, dàghi, dàgu
Imperativo
imperfetto: daissa, daissi, daissa, daissu, daissi, daissu
dà, ch’u dàga, duma, dé, ch’i dàgu
Gerundio semplice: danda
Participio passato: dà
101
Dì (dire) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: digh, disi, dis, diuma, disi, disu
imperfetto: diva, divi, diva, divu (dimu), divi, divu
futuro: direu, dirai, dirà, diruma, dirai, diran
Condizionale presente: dirìa, dirìi, dirìa, dirìu, dirìi, dirìu
Congiuntivo presente: diga, dighi, diga, digu, dighi, digu
Imperativo
imperfetto: dissa, dissi, dissa, dissu, dissi, dissu
dì, ch’u diga, diuma, dì, ch’i digu
Gerundio semplice: dinda
Participio passato: dicc
Duvaj (dovere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: dev, devi, dev, duvuma, devi, devu
imperfetto: duvàva, duvàvi, duvàva, duvàvu, duvàvi, duvàvu
futuro: duvreu, duvrai, duvrà, duvruma, duvrai, duvran
Condizionale presente: duvrìa, duvrìi, duvrìa, duvrìu, duvrìi, duvrìu
Congiuntivo presente: deva, devi, deva, devu, devi, devu
Imperativo
imperfetto: duvaissa, duvaissi, duvaissa, duvaissu, duvaissi, duvaissu
deuv, ch’u deuva, duvuma, deuvi, ch’i deuvu
Gerundio semplice: duvanda
Participio passato: duvü
Ëndè (andare) - ausiliare: esci (essere)
Indicativo presente: vàgh, vai (và), và, ënduma, vai, van
imperfetto: ëndàva, ëndàvi, ëndàva, ëndàvu (ëndàvmu), ëndàvi,
ëndàvu
futuro: ëndareu, ëndarai, ëndarà, ëndaruma, ëndarai, ëndaran
Condizionale presente: ëndarìa, ëndarìi, ëndarìa, ëndarìu, ëndarìi, ëndarìu
Congiuntivo presente: vàga, vàghi, vàga, vàgu, vàghi, vàgu
Imperativo
imperfetto: ëndaissa, ëndaissi, ëndaissa, ëndaissu, ëndaissi, ëndaissu
và, ch’u vàga, ënduma, ëndé, ch’i vàgu
Gerundio semplice: ëndanda
Participio passato: ëndà
Fè (fare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: fàzˆ, fài (fà), fà, fuma, fai, fan
102
imperfetto: fàva, fàvi, fàva, fàvu (fàmu), fàvi, faàva
futuro: fareu, farai, farà, faruma, farai, faran
Condizionale presente: farìa, farìi, farìa, farìu, farìi, farìu
Congiuntivo presente: fàzˆa, fàzˆi, fàzˆa, fàzˆu (fàzˆmu), fàzˆi, fàzˆu
Imperativo
imperfetto: faissa, faissi, faissa, faissu (faismu), faissi, faissu
fà, ch’u fazˆa, fuma, fé, ch’i fàzˆu (ch’i fazˆmu)
Gerundio semplice: fanda
Participio passato: fàcc, fà
Pudaj (potere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: peuss, peurˆi, peu, puduma (puma), peurˆi, peurˆu
imperfetto: pudàva, pudàvi, pudàva (pava), pudàvu, pudàvi, pudàvu
futuro: pudreu, pudrai, pudrà, pudruma, pudrai, pudran
Condizionale presente: pudrìa, pudrìi, pudrìa, pudrìu, pudrìi, pudrìu
Congiuntivo presente: peussa, peussi, peussa, peussu, peussi, peussu
imperfetto: pudaissa, pudaissi, pudaissa (paissa), pudaissu, pudaissi,
pudaissu
Gerundio semplice: pudanda
Participio passato: pudü
Savaj (sapere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: seu, sai (sà), sà, suma, sai, san
imperfetto: sàva, sàvi, sàva, sàvu, sàvi, sàvu
futuro: savreu, savrai, savrà, savruma, savrai, savran
Condizionale presente: savrìa, savrìi, savrìa, savrìu, savrìi, savrìu
Congiuntivo presente: sàpa, sàpi, sàpa, sàpu, sàpi, sàpu
Imperativo
imperfetto: savaissa, savaissi, savaissa, savaissu, savaissi, savaissu
sà, ch’u sàpa, suma, savaj, ch’i sàpu
Gerundio semplice: savanda
Participio passato: savü
Stè (stare) - ausiliare: esci (essere)
Indicativo presente: stàgh, stai (stà), stà, stuma, stai, stan
imperfetto: stàva, stàvi, stàva, stàvu, stàvi, stàvu
futuro: stareu, starai, starà, staruma, starai, staran
Condizionale presente: starìa, starìi, starìa, starìu, starìi, starìu
103
Congiuntivo presente: stàga, stàghi, stàga, stàgu, stàghi, stàgu
Imperativo
imperfetto: staissa, staissi, staissa, staissu, staissi, staissu
stà, ch’u stàga, stuma, sté, ch’i stàgu
Gerundio semplice: standa
Participio passato: stà
Teni (tenere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: ten, teni, ten, tnuma, teni, tenu
imperfetto: teniva, tenivi, teniva, tenivu, tenivi, tenivu
futuro: tenreu, tenrai, tenrà, tenruma, tenrai, tenran
Condizionale presente: tenrìa, tenrìi, tenrìa, tenrìu, tenrìi, tenrìu
Congiuntivo presente: tena, teni, tena, tenu, teni, tenu
Imperativo
imperfetto: tnissa, tnissi, tnissa, tnissu, tnissi, tnissu
ten, ch’u tena, tenuma, teni, ch’i tenu
Gerundio semplice: teninda
Participio passato: tnì, tenü
Vari (valere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: varˆ, varˆi, varˆ, varˆuma, varˆi, varˆu
imperfetto: varˆiva, varˆivi, varˆiva, varˆivu, varˆivi, varˆivu
futuro: varreu, varrai, varrà, varruma, varrai, varran
Condizionale presente: varrìa, varrìi, varrìa, varrìu, varrìi, varrìu
Congiuntivo presente: vàrˆa, vàrˆi, vàrˆa, vàrˆu, vàrˆi, vàrˆu
Imperativo
imperfetto: varˆissa, varˆissi, varˆissa, varˆissu, varˆissi, varˆissu
varˆ, ch’u vàrˆa, varˆuma, vàrˆi, ch’i vàru
Gerundio semplice: varinda
Participio passato: varˆü
Veni, Ënnì (venire, diventare) - ausiliare: esci (essere)
Indicativo presente: ven, veni, ven, ënniuma, veni, venu
imperfetto: ënniva, ënnivi, ënniva, ënnivu, ënnivi, ënnivu
futuro: ënnireu, ënnirai, ënnirà, ënniruma, ënnirai, ënniran
Condizionale presente: ënnirìa, ënnirìi, ënnirìa, ënnirìu, ënnirìi, ënnirìu
Congiuntivo presente: vena, veni, vena, venu, veni, venu
Imperativo
imperfetto: ënnissa, ënnissi, ënnissa, ënnissu, ënnissi, ënnissu
ven, ch’u vena, ënniuma, ënnì (veni), ch’i venu
104
Gerundio semplice: ënninda, vninda
Participio passato: ënnü, ëvnü
Vughi (vedere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: vugh, vughi, vugh, vuguma, vughi, vugu
imperfetto: vughiva, vughivi, vughiva, vughivu, vughivi, vughivu
futuro: vugreu, vugrai, vugrà, vugruma, vugrai, vugran
Condizionale presente: vugrìa, vugrìi, vugrìa, vugrìu, vugrìi, vugrìu
Congiuntivo presente: vuga, vughi, vuga, vugu, vughi, vugu
Imperativo
imperfetto: vughissa (vugaissa), vughissi, vughissa, vughissu,
vughissi, vughissu
vugh, ch’u vuga, vuguma, vughi, ch’i vugu
Gerundio semplice: vughinda
Participio passato: vist
Vuraj (volere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: veuj, veurˆi, veu, vuruma, veurˆi, veurˆu
imperfetto: vuràva, vuràvi, vuràva, vuràvu, vuràvi, vuràvu
futuro: vurreu, vurrai, vurrà, vurruma, vurrai, vurran
Condizionale presente: vurrìa, vurrìi, vurrìa, vurrìu, vurrìi, vurrìu
Congiuntivo presente: veuja, veuji, veuja, veuju, veuji, veuju
Imperativo
imperfetto: vuraissa, vuraissi, vuraissa, vuraissu, vuraissi, vuraissu
veu, ch’u veuja, vuruma, veurˆi, ch’i veuju
Gerundio semplice: vuranda
Participio passato: vursü, vurü
Coniugazione di alcuni verbi
Baivi (bere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: baiv, baivi, baiv, baivuma, baivi, baivu
imperfetto: baiviva, baivivi, baiviva, baivivu, baivivi, baivivu
futuro: baivreu, baivrai, baivrà, baivruma, baivrai, baivran
Condizionale presente: baivrìa, baivrìi, baivrìa, baivrìu, baivrìi, baivrìu
Congiuntivo presente: baiva, baivi, baiva, baivu, baivi, baivu
Imperativo
imperfetto: baivissa (baivaissa), baivissi, baivissa, baivissu, baivissi,
baivissu
baiv, ch’u baiva, baivuma, baivi, ch’i baivu
105
Gerundio semplice: baivinda
Participio passato: baivü
Bugè (muovere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: bugg, bugi, bugia, bugiuma, bugi, bugiu
imperfetto: bugiàva, bugiàvi, bugiàva, bugiàvu, bugiàvi, bugiàvu
futuro: bugg-reu, bugg-rai, bugg-rà, bugg-ruma, bugg-rai,
bugg-ran
Condizionale presente: bugg-rìa, bugg-rìi, bugg-rìa, bugg-rìu, bugg-rìi, bugg-rìu
Congiuntivo presente: bugia, bugi, bugia, bugiu, bugi, bugiu
Imperativo
imperfetto: bugiaissa, bugiaissi, bugiaissa, bugiaissu, bugiaissi,
bugiaissu
bugia, ch’u bugia, bugiuma, bugé, ch’i bugiu
Gerundio semplice: bugianda
Participio passato: bugià
Chërzi (credere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: chërz, chërzi, chërz, chërzuma, chërzi, chërzu
imperfetto: chërziva, chërzivi, chërziva, chërzivu, chërzivi, chërzivu
futuro: chërzreu, chërzrai, chërzrà, chërzruma, chërzrai,
chërzran
Condizionale presente: cherzrìa, cherzrìi, chërzrìa, chërzrìu, chërzrìi, cherzrìu
Congiuntivo presente: chërza, chërzi, chërza, chërzu, chërzi, chërzu
Imperativo
imperfetto: chërzissa, chërzissi, chërzissa, chërzissu, chërzissi,
chërzissu
chërz, ch’u chërza, chërzuma, chërzi, ch’i chërzu
Gerundio semplice: chërzinda
Participio passato: chërzü
Cheuji (raccogliere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: cheuj, cheuji, cheuj, chiuma (chijuma), cheuji, cheuju
imperfetto: chiva, chivi, chiva, chivu, chivi, chivu
futuro: chijreu, chijrai, chijrà, chijruma, chijrai, chijran
Condizionale presente: chijrìa, chijrìi, chijrìa, chijrìu, chijrìi, chijrìu
Congiuntivo presente: cheuja, cheuji, cheuja, cheuju, cheuji, cheuju
imperfetto: chijrissa, chijrissi, chijrissa, chijrissu, chijrissi, chijrissu
106
Imperativo cheuj, ch’u cheuja, chiuma (chijuma), cheuji, ch’i cheuju
Gerundio semplice: chinda
Participio passato: chicc, chì
Creubi (coprire) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: creub, creubi, creub, cribuma, creubi, creubu
imperfetto: cribiva, cribivi, cribiva, cribivu, cribivi, cribivu
futuro: cribireu, cribirai, cribirà, cribiruma, cribirai, cribiran
Condizionale presente: cribirìa, cribirìi, cribirìa, cribirìu, cribirìi, cribirìu
Congiuntivo presente: creuba, creubi, creuba, creubu, creubi, creubu
Imperativo
imperfetto: cribissa, cribissi, cribissa, cribissu, cribissi, cribissu
creub, ch’u creuba, cribuma, creubi, ch’i creubu
Gerundio semplice: cribinda
Participio passato: cribì
Curegi (correggere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: curegg, curegi, curegg, curegiuma, curegi, curegiu
imperfetto: curegiva, curegivi, curegiva, curegivu, curegivi, curegivu
futuro: curegg-reu, curegg-rai, curegg-rà, curegg-ruma,
curegg-rai, curegg-ran
Condizionale presente: curegg-rìa, curegg-rìi, curegg-rìa, curegg-rìu, curegg-rìi,
curegg-rìu
Congiuntivo presente: curegia, curegi, curegia, curegiu, curegi, curegiu
Imperativo
imperfetto: curegissa, curegissi, curegissa, curegissu, curegissi,
curegissu
curegg, ch’u curegia, curegiuma, curegi, ch’i curegiu
Gerundio semplice: cureginda
Participio passato: curegiü
Dësblè (disfare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: dësbel, dësbeli, dësbela, dësbluma, dësbeli, dësbelu
imperfetto: dësblàva, dësblàvi, dësblàva, dësblàvu, dësblàvi,
dësblàvu
futuro: dësbelreu, dësbelrai, dësbelrà, dësbelruma, dësbelrai,
dësbelran
Condizionale presente: dësbelrìa, dësbelrìi, dësbelrìa, dësbelrìu, dësbelrìi,
dësbelrìu
107
Congiuntivo presente: dësbela, dësbeli, dësbela, dësbelu, dësbeli, dësbelu
Imperativo
imperfetto: dësblaissa, dësblaissi, dësblaissa, dësblaissu, dësblaissi,
dësblaissu
dësbela, ch’u dësbela, dësbluma, dësblé, ch’i dësbelu
Gerundio semplice: dësblanda
Participio passato: dësblà
Dreumi (dormire) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: dreum, dreumi, dreum, drimuma, dreumi, dreumu
imperfetto: drimiva, drimivi, drimiva, drimivu, drimivi, drimivu
futuro: drimreu, drimrai, drimrà, drimruma, drimrai, drimran
Condizionale presente: drimrìa, drimrìi, drimrìa, drimrìu, drimrìi, drimrìu
Congiuntivo presente: dreuma, dreumi, dreuma, dreumu, dreumi, dreumu
Imperativo
imperfetto: drimissa, drimissi, drimissa, drimissu, drimissi, drimissu
dreum, ch’u dreuma, drimuma, dreumi, ch’i dreumu
Gerundio semplice: driminda
Participio passato: drimü
Druchè (cadere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: droch, drochi, droca, drucuma, drochi, drocu
imperfetto: drucàva, drucàvi, drucàva, drucàvu, drucàvi, drucàvu
futuro: drucreu, drucrai, drucrà, drucruma, drucrai, drucran
Condizionale presente: drucrìa, drucrìi, drucrìa, drucrìu, drucrìi, drucrìu
Congiuntivo presente: droca, drochi, droca, drocu, dochi, drocu
Imperativo
imperfetto: drucaissa, drucaissi, drucaissa, drucaissu, drucaissi,
drucaissu
droca, ch’u droca, drucuma, druché, ch’i drocu
Gerundio semplice: drucanda
Participio passato: drucà
Duminè (dominare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: dumin, dumin-i, dumin-a, duminuma, dumin-i, dumin-u
imperfetto: duminàva, duminàvi, duminàva, duminàvu, duminàvi,
duminàvu
futuro: duminreu, duminrai, duminrà, duminruma, duminrai,
duminran
Condizionale presente: duminrìa, duminrìi, duminrìa, duminrìu, duminrìi,
duminrìu
108
Congiuntivo presente: dumin-a, dumin-i, dumin-a, dumin-u, dumin-i, dumin-u
Imperativo
imperfetto: duminaissa,duminaissi,duminaissa,duminaissu,
duminaissi, duminaissu
dumin-a, ch’u dumin-a, duminuma, duminé, ch’i dumin-u
Gerundio semplice: duminanda
Participio passato: duminà
Duvrè (adoperare, usare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: dovr, dovri, dovra, duvruma, dovri, dovru
imperfetto: duvràva, duvràvi, duvràva, duvràvu, duvràvi, duvràvu
futuro: duvreu, duvrai, duvrà, duvruma, duvrai, duvran
Condizionale presente: duvrìa, duvrìi, duvrìa, duvrìu, duvrìi, duvrìu
Congiuntivo presente: dovra, dovri, dovra, dovru, dovri, dovru
Imperativo
imperfetto: duvraissa, duvraissi, duvraissa, duvraissu, duvraissi,
duvraissu
dovra, ch’u dovra, duvruma, duvré, ch’i dovru
Gerundio semplice: duvranda
Participio passato: duvrà
Gighè (giocare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: gieugh, gieughi, gieuga, giguma, gieughi, gieugu
imperfetto: gigàva, gigàvi, gigàva, gigàvu, gigàvi, gigàvu
futuro: gigreu, gigrai, gigrà, gigruma, gigrai, gigran
Condizionale presente: gigrìa gigrìi, gigrìa, gigrìu, gigrìi, gigrìu
Congiuntivo presente: gieuga, gieughi, gieuga, giguma, gieughi, gieugu
Imperativo
imperfetto: gigaissa, gigaissi, gigaisssa, gigaissu, gigaissi, gigaissu
gieuga, ch’u gieuga, giguma, gighé, ch’i gieugu
Gerundio semplice: giganda
Participio passato: gigà
Grignè (ridere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: grign, grigni, grigna, grignuma, grigni, grignu
imperfetto: grignàva, grignàvi, grignàva, grignàvu, grignàvi, grignàvu
futuro: grignreu, grignrai, grignrà, grignruma, grignrai, grignran
Condizionale presente: grignrìa grignrìi, gringnrìa, grignrìu, grignrìi, grignrìu
Congiuntivo presente: grigna, grigni, grigna, grignu, grigni, grignu
109
Imperativo
imperfetto: grignaissa, grignaissi, grignaissa, grignaissu, grignaissi,
grignaissu
grigna, ch’u grigna, grignuma, grigné, ch’i grignu
Gerundio semplice: grignanda
Participio passato: grignà
Jitè (aiutare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: jüt, jüti, jüta, jituma, jüti, jütu
imperfetto: jitàva, jitàvi, jitàva, jitàvu, jitàvi, jitàvu
futuro: jitreu, jitrai, jitrà, jitruma, jitrai, jitran
Condizionale presente: jitrìa, jitrìi, jitrìa, jitrìu, jitrìi, jitrìu
Congiuntivo presente: jüta, jüti, jüta, jütu, jüti, jütu
Imperativo
imperfetto: jitaissa, jitaissi, jitaissa, jitaissu, jitaissi, jitaissu
jüta, ch’u jüta, jituma, jité, ch’i jütu
Gerundio semplice: jitanda
Participio passato: jità
Mangè (mangiare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: mangg, mangi, mangia, mangiuma, mangi, mangiu
imperfetto: mangiàva, mangiàvi, mangiàva, mangiàvu, mangiàvi,
mangiàvu
futuro: mangg-reu, mangg-rai, mangg-rà, mangg-ruma,
mangg-rai, mangg-ran
Condizionale presente: mangg-rìa, mangg-rìi, mangg-rìa, mangg-rìu, mangg-rìi,
mangg- rìu
Congiuntivo presente: mangia, mangi, mangia, mangiu, mangi, mangiu
Imperativo
imperfetto: mangiaissa,mangiaissi,mangiaissa, mangiaissu,
mangiaissi, mangiaissu
mangia, ch’u mangia, mangiuma, mangé, ch’i mangiu
Gerundio semplice: mangianda
Participio passato: mangià
Marcè (camminare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: marcc, marci, marcia, marciuma, marci, marciu
imperfetto: marciàva, marciàvi, marciàva, marciàvu, marciàvi,
marciàvu
futuro: marcc-reu, marcc-rai, marcc-rà, marcc-ruma, marcc-rai,
marcc-ran
110
Condizionale presente: marcc-rìa, marcc-rìi, marcc-rìa, marcc-rìu, marcc-rìi,
marcc- rìu
Congiuntivo presente: marcia, marci, marcia, marciu, marci, marciu
Imperativo
imperfetto: marciaissa,marciaissi, marciaissa, marciaissu, marciaissi,
marciaissu
marcia, ch’u marcia, marciuma, marcé, ch’i marciu
Gerundio semplice: marcianda
Participio passato: marcià
Mës-cè (mescolare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: mës-cc, mës-ci, mës-cia, mës-ciuma, mës-ci, mës-ciu
imperfetto: mës-ciàva, mës-ciàvi, mës-ciàva, mës-ciàvu, mës-ciàvi,
mës-ciàvu
futuro: mës-creu, mës-crai, mës-crà, mës-cruma, mës-crai,
mës-cran
Condizionale presente: mës-crìa, mës-crìi, mës-crìa, mës-crìu, mës-crìi, mës-crìu
Congiuntivo presente: mës-cia, mës-ci, mës-cia, mës-ciu, mës-ci, mës-ciu
Imperativo
imperfetto: mës-ciaissa, mës-ciaissi, mës-ciaissa, mës-ciaissu,
mës-ciaissi, mës-ciaissu
mës-cia, ch’u mës-cia, mës-ciuma, mës-cé, ch’i mës-ciu
Gerundio semplice: mës-cianda
Participio passato: mës-cià
Mainè (condurre) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: main, maini, maina, mainuma, maini, mainu
imperfetto: mainàva, mainàvi, mainàva, mainàvu, mainàvi, mainàvu
futuro: mainreu, mainrai, mainrà, mainruma, mainrai, mainran
Condizionale presente: mainrìa, mainrìi, mainrìa, mainrìu, mainrìi, mainrìu
Congiuntivo presente: maina, maini, maina, mainu, maini, mainu
Imperativo
imperfetto: mainaissa,mainaissi, mainaissa, mainaissu,mainaissi,
mainaissu
maina, ch’u maina, mainuma, mainé, ch’i mainu
Gerundio semplice: mainanda
Participio passato: mainà
Mordi (mordere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: mord, mordi, mord, murduma, mordi, mordu
imperfetto: murdiva, mudivi, murdiva, murdivu, murdivi, murdivu
111
futuro: murdreu, murdrai, murdrà, murdruma, murdrai,
murdran
Condizionale presente: murdrìa, murdrìi, murdrìa, murdrìu, murdrìi, murdrìu
Congiuntivo presente: morda, mordi, morda, mordu, mordi, mordu
Imperativo
imperfetto: murdissa, murdissi, murdissa, murdissu, murdissi,
murdissu
mord, ch’u morda, murduma, mordi, ch’i mordu
Gerundio semplice: murdinda
Participio passato: murdü
Nasci (nascere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: nàss, nàsci, nàss, nassuma, nàsci, nàssu
imperfetto: nasciva, nascivi, nasciva, nascivu, nascivi, nascivu
futuro: nasreu, nasrai, nasrà, nassruma, nasrai, nasran
Condizionale presente: nasrìa, nasrìi, nasrìa, nasrìu, nasrìi, nasrìu
Congiuntivo presente: nàssa, nàsci, nàssa, nàssu, nàsci, nàssu
Imperativo
imperfetto: nascissa, nascissi, nascissa, nascissu, nascissi, nascissu
nàss, ch’u nàssa, nassuma, nàsci, ch’i nàssu
Gerundio semplice: nascinda
Participio passato: nassü, nà
Nuè (nuotare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: nov, novi, nova, nuvuma, novi, nova
imperfetto: nuvàva, nuvàvi, nuvàva, nuvàvu, nuvàvi, nuvàvu
futuro: nuvreu, nuvrai, nuvrà, nuvruma, nuvrai, nuvran
Condizionale presente: nuvrìa, nuvrìi, nuvrìa, nuvrìu, nuvrìi, nuvrìu
Congiuntivo presente: nova, novi, nova, novu, novi, novu
Imperativo
imperfetto: nuvaissa, nuvaissi, nuvaissa, nuvaissu, nuvaissi, nuvaissu
nova, ch’u nova, nuvuma, nuvé, ch’i novu
Gerundio semplice: nuvanda
Participio passato: nuvà
Paghè (pagare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: pagh, paghi, paga, paguma, paghi, pagu
imperfetto: pagàva, pagàvi, pagàva, pagàvu, pagàvi, pagàvu
futuro: pagreu, pagrai, pagrà, pagruma, pagrai, pagran
112
Condizionale presente: pagrìa, pagrìi, pagrìa, pagrìu, pagrìi, pagrìu
Congiuntivo presente: paga, paghi, paga, pagu, paghi, pagu
imperfetto: pagaissa, pagaissi, pagaissa, pagaissu, pagaissi, pagaissu
Imperativo
Gerundio semplice: paganda
Participio passato: pagà
Perdi (perdere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: perd, perdi, perd, perduma, perdi, perdu
imperfetto: perdiva, perdivi, perdiva, perdivu, perdivi, perdivu
futuro: perdreu, perdrai, perdrà, perdruma,perdrai, perdran
Condizionale presente: perdrìa, perdrìi, perdrìa, perdrìu, perdrìi, perdrìu
Congiuntivo presente: perda, perdi, perda, perdu, perdi, perdu
Imperativo
imperfetto: perdissa, perdissi, perdissa, perdissu, perdissi, perdissu
perd, ch’u perda, perduma, perdi, ch’i perdu
Gerundio semplice: perdinda
Participio passato: perdü
Përmëtti (permettere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: përmët, përmëtti, përmët, përmëtuma, përmëtti,
përmëttu
imperfetto: përmëtiva, përmëtivi, përmëtiva, përmëtivu, përmëtivi,
përmëtivu
futuro: përmëtreu, përmëtrai, përmëtrà, përmëtruma, përmëtrai,
përmëtran
Condizionale presente: përmëtrìa, përmëtrìi, përmëtrìa, përmëtrìu, përmëtrìi,
përmëtrìu
Congiuntivo presente: përmëtta, përmëtti, përmëtta, përmëttu, përmëtti,
përmëttu
Imperativo
imperfetto: përmët, përmëtti, përmët, përmëttuma, përmëtti,
përmëttu
përmët, ch’u përmëtta, përmëtuma, përmëtti,
ch’i përmëttu
Gerundio semplice: përmëtinda
Participio passato: përmëttü
113
Piè (Pijè) (prendere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: pij, piji, pija, piuma (pijuma), piji, pìu (piju)
imperfetto: piàva, piàvi, piàva, piàvu, piàvi, piàvu
futuro: pijreu, pijrai, pijrà, pijruma, pijrai, pijran
Condizionale presente: pijrìa, pijrìi, pijrìa, pijrìu, pijrìi, pijrìu
Congiuntivo presente: pìa (pija), piji, pija, piuma, piji, pìu (piju)
Imperativo
imperfetto: piaisssa, piaissi, piaissa, piaissu, piaissi, piaissu
pìa (pija), ch’u pìa (pija), piuma, pié, ch’i pìu (piju)
Gerundio semplice: pianda (pijanda)
Participio passato: pià (pijà)
Purtè (portare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: port, porti, porta, purtuma, porti, portu
imperfetto: purtàva, purtàvi, purtàva, purtàvu, purtàvi, purtàvu
futuro: purtreu, purtrai, purtrà, purtruma, purtrai, purtran
Condizionale presente: purtrìa, purtrìi, purtrìa, purtrìu, purtrìi, purtrìu
Congiuntivo presente: porta, porti, porta, portu, porti, portu
Imperativo
imperfetto: purtaissa, purtaissi, purtaissa, purtaissu, purtaissi,
purtaissu
porta, ch’u porta, purtuma, purtè, ch’i portu
Gerundio semplice: purtanda
Participio passato: purtà
Rivè (arrivare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: rüv, rüvi, rüva, rivuma, rüvi, rüvu
imperfetto: rivàva, rivàvi, rivàva, rivàvu, rivàvi, rivàvu
futuro: rivreu, rivrai, rivrà, rivruma, rivrai, rivran
Condizionale presente: rivrìa, rivrìi, rivrìa, rivrìu, rivrìi, rivrìu
Congiuntivo presente: rüva, rüvi, rüva, rüvu, rüvi, rüvu
Imperativo
imperfetto: rivaissa, rivassi, rivaissa, rivaissu, rivaissi, rivaissu
rüva, ch’u rüva, rivuma, rivé, ch’i rüvu
Gerundio semplice: rivanda
Participio passato: rivà
Sgairè (sprecare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: sgair, sgairi, sgaira, sgairuma, sgairi, sgairu
imperfetto: sgairàva, sgairàvi, sgairàva, sgairàvu, sgairàvi, sgairàvu
114
futuro: sgaireu (sgairëreu), sgairai (sgairërai), sgairà (sgairërà),
sgairëruma, sgairürai (sgairai),sgairan (sgairëran)
Condizionale presente: sgairìa (sgairërìa), sgairìi (sgairërìi), sgairìa (sgairërìa),
sgairìu (sgairërìu), sgairìi (sgairërìi), sgairìu (sgairërìu)
Congiuntivo presente: sgaira, sgairi, sgaira, sgairu, sgairi, sgairu
Imperativo
imperfetto: sgairaissa, sgairaissi, sgairaissa, sgairaissu, sgairaissi,
sgairaissu
sgaira, ch’u sgaira, sgairuma, sgairé, ch’ui sgairu
Gerundio semplice: sgairanda
Participio passato: sgairà
Stesse (sedersi) - ausiliare: esci (essere)
Indicativo presente: em set, ët seti, us seta, es setuma, iv seti, is setu
imperfetto: em setàva, ët setàvi, us setàva, es setàvu, iv setàvi,
is setàvu
futuro: em setreu, ët setrai, us setrà, es setruma, iv setrai,
is setran
Condizionale presente: em setrìa, ët setrìi, us setrìa, es setrìu, iv setrìi, is setrìu
Congiuntivo presente: ch’em seta, ch’ët seti, ch’us seta, ch’es setu, ch’iv seti,
ch’is setu
Imperativo
imperfetto: ch’em setaissa, ch’ët setaissi, ch’us setaissa,
ch’es setaissu, ch’iv setaissi, ch’is setaissu
sette, ch’us seta, setumse, seteve (steve), ch’is setu
Gerundio semplice: ën setandse
Participio passato: setà, stà
Storzi (torcere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: storz, storzi, storz, sturzuma, storzi, storzu
imperfetto: sturziva, sturzivi, sturziva, sturzivu, sturzivi, sturzivu
futuro: sturzreu, sturzrai, sturzrà, sturzruma, sturzrai, sturzran
Condizionale presente: sturzrìa, sturzrìi, sturzrìa, sturzrìu, sturzrìi, sturzrìu
Congiuntivo presente: storza, storzi, storza, storzu, storzi, storzu
Imperativo
imperfetto: sturzissa (sturzaissa), sturzissi (sturzaissi),
sturzissa (sturzaissa), sturzissu (sturzaissu),
sturzissi (sturzaissi), sturzissu (sturzaissu)
storz, ch’u storza, sturzuma, storzi, ch’i storzu
Gerundio semplice: sturzinda
Participio passato: sturzü, stort
115
Sunè (suonare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: sun, sun-i, sun-a, sunuma, sun-i, sun-u
imperfetto: sunàva, sunàvi, sunàva, sunàvu, sunàvi, sunàvu
futuro: sunreu, sunrai, sunrà, sunruma, sunrai, sunran
Condizionale presente: sunrìa, sunrìi, sunrìa, sunrìu, sunrìi, sunrìu
Congiuntivo presente: sun-a, sun-i, sun-a, sun-u, sun-i, sun-u
Imperativo
imperfetto: sunaissa, sunaissi, sunaissa, sunaissu, sunaissi, sunaissu
sun-a, ch’u sun-a, sunuma, suné, ch’i sun-u
Gerundio semplice: sunanda
Participio passato: sunà
Tuchè (toccare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: tuch, tuchi, tuca, tucuma, tuchi, tucu
imperfetto: tucàva, tucàvi, tucàva, tucàvu, tucàvi, tucàvu
futuro: tucreu, tucrai, tucrà, tucruma, tucrai, tucran
Condizionale presente: tucrìa, tucrìi, tucrìa, tucrìu, tucrìi, tucrìu
Congiuntivo presente: tuca, tuchi, tuca, tucu, tuchi, tucu
Imperativo
imperfetto: tucaissa, tucaissi, tucaissa, tucaissu, tucaissi, tucaissu
tuca, ch’u tuca, tucuma, tuché, ch’i tucu
Gerundio semplice: tucanda
Participio passato: tucà
Tuirè (rigirare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: tuir, tuiri, tuira, tuiruma, tuiri, tuiru
imperfetto: tuiràva, tuiràvi, tuiràva, tuiràvu, tuiràvi, tuiràvu
futuro: tuireu (tuirëreu), tuirai (tuirërai), tuirà (tuirërà),
tuirëruma, tuirai (tuirërai), tuiran (tuirëran)
Condizionale presente: tuirërìa, tuirërìi, tuirìa, tuirërìu, tuirërìi, tuirërìu
Congiuntivo presente: tuira, tuiri, tuira, tuiru, tuiri, tuiru
Imperativo
imperfetto: tuiraissa, tuiraissi, tuiraissa, tuiraissu, tuiraissi, tuiraissu
tuira, ch’u tuira, tuiruma, tuiré, ch’i tuiru
Gerundio semplice: tuiranda
Participio passato: tuirà
Vagnè (vincere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: vagn, vagni, vagna, vagnuma, vagni, vagnu
imperfetto: vagnàva, vagnàvi, vagnàva, vagnàvu, vagnàvi, vagnàvu
116
futuro: vagnreu, vagnrai, vagnrà, vagnruma, vagnrai, vagnran
Condizionale presente: vagnrìa, vagnrìi, vagnrìa, vagnrìu, vagnrìi, vagnrìu
Congiuntivo presente: vàgna, vàgni, vàgna, vàgnu, vàgni, vàgnu
Imperativo
imperfetto: vagnaissa, vagnaissi, vagnaissa, vagnaissu, vagnaissi,
vagnaissu
vàgna, ch’u vàgna, vagnuma, vagné, ch’i vàgnu
Gerundio semplice: vagnanda
Participio passato: vagnè
Varì (guarire) - ausiliare: esci (essere)
Indicativo presente: variss, varissi, variss, variuma, varissi, varissu
imperfetto: variva, varivi, variva, varivu, varivi, varivu
futuro: varireu, varirai, varirà, variruma, varirai, variran
Condizionale presente: varirìa, varirìi, varirìa, varirìu, varirìi, varirìu
Congiuntivo presente: varissa, varissa, varissa, varissu, varissi, varissu
Imperativo
imperfetto: varissa, varissa, varissa, varissu, varissi, varissu
variss, ch’u varissa, variuma, varì, ch’i varissu
Gerundio semplice: varinda
Participio passato: varì
Vinci (vincere) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: vincc, vinci, vincc, vinciuma, vinci, vinciu
imperfetto: vinciva, vincivi, vinciva, vincivu, vincivi, vincivu
futuro: vincc-reu, vincc-rai, vincc-rà, vincc-ruma, vincc-rai,
vincc-ran
Condizionale presente: vincc-rìa, vincc-rìi, vincc-rìa, vincc-rìu, vincc-rìi, vincc-rìu
Congiuntivo presente: vincia, vinci, vincia, vinciuma, vinci, vinciu
Imperativo
imperfetto: vincissa, vincissi, vincissa, vincissu, vincissi, vincissu
vincc, ch’u vincia, vinciuma, vinci, ch’i vinciu
Gerundio semplice: vincinda
Participio passato: vinciü
Vuidè (vuotare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: void, voidi, voida, vuiduma, voidi, voidu
imperfetto: vuidàva, vuidàvi, vuidàva, vuidàvu, vuidàvi, vuidàvu
futuro: vuidreu, vuidrai, vuidrà, vuidruma, vuidrai, vuidran
117
Condizionale presente: vuidrìa, vuidrìi, vuidrìa, vuidrìu, vuidrìi, vuidrìu
Congiuntivo presente: voida, voidi, voida, voidu, voidi, voidu
Imperativo
imperfetto: vuidaissa, vuidaissi, vuidaissa, vuidaissu, vuidaissi,
vuidaissu
voida, ch’u voida, vuiduma, vuidé, ch’i voidu
Gerundio semplice: vuidanda
Participio passato: vuidè
Vutè (votare) - ausiliare: avaj (avere)
Indicativo presente: vot, voti, vota, vutuma, voti, votu
imperfetto: vutàva, vutàvi, vutàva, vutàvu, vutàvi, vutàvu
futuro: vutreu, vutrai, vutrà, vutruma, vutrai, vutran
Condizionale presente: vutrìa, vutrìi, vutrìa, vutrìu, vutrìi, vutrìu
Congiuntivo presente: vota, voti, vota, votu, voti, votu
Imperativo
imperfetto: vutaissa, vutaissi, vutaissa, vutaissu, vutaissi, vutaissu
vota, ch’u vota, vutuma, vuté, vh’i votu
Gerundio semplice: vutanda
Participio passato: vutè
Cravanzana, veduta da levante
118
Avverbio
La parte invariabile del discorso che completa o modifica il senso d’un verbo o d’un
aggettivo è detta avverbio.
Possiamo avere in ordine alfabetico avverbi di:
affermazione, interrogativi, luogo, modo, negazione, quantità e tempo
ed inoltre
aggettivi con valore avverbiale e locuzioni avverbiali.
Avverbi di affermazione
avverbio traduzione esempio traduzione
bagn bene bagn, ’t j’hai fà ën bel travàj bene, hai fatto un bel lavoro
dabun davvero ma dabun! ma davvero!
é si seuti Tubàd? É sei Teobaldo? Si
oh zà oh già, certo oh zà ch’u bugia certo che si muove
propi proprio veuti ferˆu dabun! Propi vuoi farlo davvero! Proprio
sanz’àtr senz’altro venti co tì? Sanz’àtr vieni anche tu? Senz’altro
si si j’àti piàrˆu ti ërˆ balun? Si hai preso tu il pallone? Si
sicüra sicuro ma sicüra ch’u rˆ’è bisiard ma sicuro che è bugiardo
Questi avverbi possono essere usati da soli, ma anche per rafforzare il si:
Venti për buraj cun nujàci? Si, sicur! (Vieni per funghi con noi? Si, sicuro!)
Avverbi interrogativi
avverbio traduzione esempio traduzione
cume come cume? come?
d’andùa da dove d’andùa venti? da dove vieni?
duva, dùa dove dùa seuti? dove sei?
ënduva, ëndùa dove ëndùa vàti? dove vai?
forsi forse forsi chi gieughi? forse giocate?
quandi quando quandi turnti? quando torni?
landi, landa dove landi vàti? dove vai?
vàri quanto vàri u custlu? quanto costa?
Possiamo ricordare qui anche alcuni avverbi che indicano dubbio o speranza come:
avverbio traduzione esempio traduzione
forsi forse forsi ch’ët rˆu cunussi? forse che lo conosci?
chissà chissà chissà s’ënduma ? chissà se andiamo
119
Avverbi di luogo
Gli avverbi di luogo si dividono in determinativi, con riferimento a chi parla o
ascolta e indeterminativi senza alcun riferimento:
Determinativi
indicano un luogo vicino a chi parla
avverbio traduzione esempio traduzione
zˆi qui ven zˆì ! vieni qui!
ëmbelezˆì proprio qui u rˆ’è carˆà ëmbelezˆì è caduto proprio qui
indicano un luogo lontano da chi parla e da chi ascolta
avverbio traduzione esempio traduzione
là là beutrˆu là ! mettilo là !
ëmbelelà proprio là ëmbelelà u rˆ’è naint ërˆ so post là non è il suo posto
lassü lassù u ven da lassü viene da lassù
lazü laggiù lazü encreus laggiù in profondità
indicano un luogo vicino a chi ascolta
avverbio traduzione esempio traduzione
lì lì lì o là u rˆ’è sempre a rabel lì o là è sempre in disordine
ëmbelelì proprio lì quanci i sai ëmbelelì ? lì quanti siete?
Le forme zˆì, lì, là servono anche a rafforzare aggettivi e pronomi dimostrativi:
cul-lì u rˆ’è pi scür che cul-là (quello è più scuro di quell’altro).
Indeterminativi
avverbio traduzione esempio traduzione
ramba, randa (a) molto vicino u rˆ’è lì a ramba è lì vicino
ananz avanti và ananz! vai avanti !
brüva (an, ën),
brüa (an, ën)
sul margine, vicino u rˆ’è ’ndàje ën brüa gli è arrivato vicino
dadré, dré dietro u rˆ’è ’ndàje dadrè gli è andato dietro
dapertüt, danpërtüt dappertutto i-i na j’è dapertüt ce n’è dappertutto
davzin vicino a rˆ’è rivàme davzin mi è arrivata vicino
dëscost fuori mano cul paìs u rˆ’è dëscost quel paese è fuori mano
dnanz, dnan davanti u màrcia sempe dnanz cammina sempre davanti
dzüra, ëd zˆura sopra Giniu u rˆ’è dzˆura Virginio è sopra
ëndùa, ënduva dove ëndua che càt arˆ mercà dove compro al mercato
ënfina fino u j’ha marcià ënfina a ha camminato fino
rˆa Niela alla Niella
ënturna intorno u-j gira ënturna gli gira intorno
ënzüma, ën zˆüma sopra, in cima u rˆ’è muntàje ënzüma è salito in cima
120
avverbio traduzione esempio traduzione
feura fuori ëndè feura! fuori di!
landa dove landa venti? da dove vieni?
landi dove landi j’àti bitàje? dove li hai messi?
luntan lontano ën po’ pi luntan che rˆa Beusia più lontano della Bosia
nan avanti uh, và nan! su, vai avanti !
për lì da qualche parte u rˆ’è për lì ch’u bamblun-a è da qualche parte che
si trastulla
rivé (a) sull’orlo, sul brdo u rˆ’era propi lì a rivé era proprio lì sul bordo
sü su sü, pi àt che rˆa cùa dërˆ ràt su, più in alto della coda
del topo
sum (a) in superficie ërˆ patàte i sun propi a sum le patate sono in superficie
(appena sotto terra)
suta, a suta sotto beuta ërˆ lanzeu a suta metti il lenzuolo sotto
tacà molto vicino u rˆ’è rivàje propi tacà gli è arrivato molto vicino
vëssin vicino beutje ün vëssin mettigli uno vicino
zü giù u rˆ’è propi zü è ridotto a mal partito
Particelle avverbiali -i, -je
Con gli avverbi dobbiamo far menzione della particella avverbiale -i (ci): duman e-i
vàgh co mi (domani ci vado anch’io) che con i verbi all’infinito, al gerundio, all’imperativo
o con la forma composta diventa -je (ci): vàje ti ëmbelelì (vacci tu in quel
luogo).
Baica-zˆì, baica-lì, baica-là
Tra gli avverbi di luogo si possono ricordare le espressioni baica-zˆì, baica-lì, baica-là:
Baica-lì ’t rˆu ërˆ pi bràv! (Eccolo il più bravo!).
Notiamo qui che il pronome atono sembra assumere valore avverbiale come anche
nell’espressione:
Che ’t rˆu lì cul fulandran! (Eccolo quel babbeo!)
Avverbi di modo
Tra gli avverbi di modo più comuni ricordiamo:
avverbio traduzione esempio traduzione
adàsi adagio farˆu ’ndè adàsi fallo procedere adagio
aposta, posta di proposito ët j’hai farˆu posta l’hai fatto di proposito
bagn bene u gira bagn gira bene
duzˆman dolcemente lassrˆu carˆè duzˆman lascialo scendere dolcemente
mà male u và mà va male
màch, ëdmàch solamente u mangia màch rˆa tuma mangia solamente la robiola
121
avverbio traduzione esempio traduzione
mej meglio ët pudàvi ferˆu mej potevi farlo meglio
paraj, përparaj così fà paraj fa così
vrunté volentieri e rˆu mang vrunté lo mangio volentieri
Si possono inoltre formare aggiungendo il suffisso -maint al caso femminile dell’aggettivo
corrispondente:
avverbio traduzione esempio traduzione
dificilmaint (difìcil) difficilmente us vugh dificilmaint si vede difficilmente
surˆamaint (sul) solamente j’avaissu surˆamaint vistrˆu l’avessimo solamente visto
marˆamaint (marˆ) malamente u j’ha ribatà marˆamaint è caduto malamente
Avverbi di negazione
avverbio traduzione esempio traduzione
manch non, manco,
nemmeno
ma manch mort ma manco morto
nà no rˆa me cà a rˆ’è bela rˆa tua nà la mia casa è bella la tua no
naint (raro nan) non e ven naint non vengo
no no j’ati pagàrˆu? No l’hai pagato? No
pà no e suma pà foj non siamo mica scemi
pàna (pà naint) non e n’heu pàna veuja d’ëndè non ne ho voglia di andare
Le forme equivalenti naint, pa seguono il verbo, ma precedono l’infinito, il gerundio
e il participio passato senza ausiliare:
u rˆ’è mej naint bugesse (è meglio non muoversi)
na strà naint batüva (sovente non bisogna correre)
u rˆ’è pà resiganda ch’ët fài pi sveltu (non è rischiando che fai più in fretta).
Avverbi di quantità
avverbio traduzione esempio traduzione
bàsta (a) abbastanza e n’ho bele bàsta ne ho abbastanza
gnente niente lu là u vàr gnente quella cosa là non vale niente
menu meno cun ërˆ macchine grazie alle macchine si fa
is fatiga menu meno fatica
pitost abbastanza u spüzia pitost puzza abbastanza
poch poco, po’ dàmne ’n poch dammene un po’
pru (a) a sufficienza n’àti a pru? ne hai a sufficienza
pü più e nun peuss pü non ne posso più
quàsi quasi u ’rˆè quàsi rivaje ci è quasi arrivato
sè a sufficienza e n’ho sè ne ho abbastanza
122
avverbio traduzione esempio traduzione
sé (a ), assè a sufficienza u j’ha avüne asè ne ha avuto abbastanza
tant, tantu tanto cur naint tant non correre tanto
u j’ha mangiàne tantu poch ne ha mangiato tanto poco
trop troppo mangia naint trop non mangiare troppo
vàri molto um pias naint vàri non mi piace molto
Avverbi di tempo
Tra i più comuni ricordiamo:
avverbio traduzione esempio traduzione
adess, dess adesso adess tuca ti adesso tocca a te
apaina, paina appena u rˆ’è paina rivà è appena arrivato
dop dopo dop mangià turna a cà dopo mangiato ritorna a casa
duman domani u losna ërˆ calur ëd duman ci sono i lampi del caldo
di domani
ëncheu oggi ëncheu a rˆ’è na bela giurnà oggi è una bella giornata
ëncura, ëncù ancora u zˆerca ëncù ’n poch cerca ancora un po’
ënlura allora ënlura, ne pi tard ne pi allora, ne più tardi ne più
bun ura presto
passa-duman dopo domani passa-duman a dui bot dopo domani alle due
peu poi prüma và darˆ frè e peu prima va dal fabbro e poi
darˆ carˆiè! dal calzolaio!
peu dop poi dopo peu dop vuguma dopo vediamo
prast presto ven prast! vieni presto!
quandi quando quandi u vàlu a scorˆa? quando va a scuola?
rˆ’aterdì l’altro giorno rˆ’aterdì e j’ho viste l’altro giorno ti ho visto
arˆ mercà al mercato
saira, eri ieri saira u fàva pi càd ch’ëncheu ieri la temperatura era più
alta di oggi
saira neucc ieri sera saira neucc i j’ha piuvüje ieri sera ha piovuto
sta saira questa sera stassaira ënduma a balè questa sera andiamo a ballare
strasura (dë) fuori orario e suma ënnü dë strasura siamo venuti fuori orario
suainzˆ sovente suainzˆ u canta rˆa viuleta sovente canta la “violetta”
suverdì di giorno suverdì e vàgh ënt rˆ’ort di giorno vado nell’orto
turna nuovamente turna zˆi? nuovamente qui?
Ricordiamo qui che l’avverbio turna (di nuovo) può reggere il pronome infatti si
può sentire:
e j’avu perduru e j’uma turnarˆu truvè (l’avevamo perso e l’abbiamo di nuovo
trovato) invece di:
e j’avu perdurˆu e j’uma turna truvarˆu (l’avevamo perso e l’abbiamo ritrovato).
123
Locuzioni avverbiali
loc. avverbiale traduzione esempio traduzione
buneur (për) fortunatamente buneur ch’u rˆ’è rivà fortunatamente è arrivato
dë scundun nascostamente, cul matot u gieuga quel ragazzino gioca
di nascosto dë scundun di nascosto
ëd lungh subito e vàgh ëd lungh vado subito
ën general in generale ën general u baica in generale cerca
dë stidiè di studiare
ën pressa in fretta suma scapà ën pressa siamo scappati in fretta
mani man ad un tratto, mani man i j’è rivàje ad un tratto è arrivato
all’improvviso Pinetu Giuseppe
mampi neanche più mampi ün, a stè sach neanche più uno, a crepare
màpi solo più,
soltanto più
e j’ho truvàne màpi dui ne ho trovati solo più due
mica, mica tant ogni, ogni tanto mica rˆa mort d’ën vëscu ogni morte di vescovo
mecassìa,
mecussia
in ogni modo fàrˆu mecassìa fallo in qualunque modo
mumainti (a) a momenti a mumainti e droch a momenti cado
na vota una volta na vota u rˆ’era mej una volta era meglio
ch’ëncheu di adesso
fà mà dì in abbondanza e j’ho mangiàne fà mà dì ne ho mangiato in
abbondanza
Aggettivi con valore avverbiale
avverbio traduzione esempio traduzione
adàsi, adasiot adagio u và adàsi procede lentamente
ciàir chiaro u pàrla ciàir parla chiaro
ëncreus profondo u rüva ëncreus arriva in profondità
fort forte và ’n po’ pi fort! va più forte!
pian piano bugia pian! muoviti piano!
Alcuni avverbi hanno il comparativo sintetico:
avverbio comparativo traduzione esempio traduzione
bagn (bene) mej meglio u j’ha travajà mej che ha lavorato meglio dello
rˆ’ànn passà scorso anno
mà (male) pez peggio ërˆ mercà u rˆ’è ’ndà pez il mercato è stato peggio
a n’Àrˆba che a Curtmija ad Alba che a Cortemilia
poch (poco) menu meno u peu naint fene a menu non ne può fare a meno
tant (tanto) pi, pü più u nun peu pü non ne può più
Si ricorda che gli avverbi di modo possono avere la forma comparativa o superlativa
come ad esempio: bugia pi pian (muoviti più piano) e la forma alterata: adàsi, adasiot
(adagio, adagetto) pian, pianin, pianot (piano, pianino).
124
Preposizione
Preposizioni semplici
preposizione traduzione esempio traduzione
dë di na crusiera dë strà un incrocio di strade
ëd di cul matot ëd San Benedet quel giovane di San Benedetto
’d di cula tota ’d Faisseu quella signorina di Feisoglio
d’ di na firˆa d’ambutur una fila d’imbuti
a a u rˆ’è ’nversàsse tüt a col si è rovesciato tutto addosso
da da da na pàrt a rˆ’àtra da una parte all’altra
ën in dui faseu ën sacocia e ün ën man due fagioli in tasca e
uno in mano
cun con rˆa madamin cun j’euj bleu la signora con gli occhi blu
sü su sü da cula riva su per quel pendio scosceso
për per për dabun? per davvero?
tra, ëntramez tra tra Cravanzan-a e Faisseu tra Cravanzana e Feisoglio
j’è ij Baràta c’è Baratta
sanzˆa senza sanzˆa sod it dan gnente senza soldi non ti danno nulla
dë, ’d, d’
Le forme saranno:
’d quando si trova tra una parola che finisce in vocale ed una che comincia in consonante:
cula tota ’d Faisseu (quella signorina di Feisoglio);
d’ quando precede una parola che inizia per vocale: na firˆa d’ambutur (una fila
d’imbuti);
dë quando precede una parola che inizia con s impura o con un suono difficile da
pronunciare: na crusiera dë strà (un incrocio di strade).
– la preposizione dë è spesso usata come articolo partitivo (vedi);
– nel superlativo relativo il secondo termine di paragone è preceduto da che e
non da dë o ëd (di o d’) come in italiano: mi e sun pi grand che ti (io sono più
alto di te);
– nelle strutture idiomatiche è fequente il suo uso: ghigna ’d tola (faccia di
latta).
a La preposizione a è di uso comune e regge diversi complementi come in
italiano.
– per indicare l’ora in piemontese non si usa l’articolo dopo la a: turna a dui
bot! (torna alle due!)
– nel complemento distributivo non si premette la a ai due numeri: i curivu duj
a duj (correvano a due a due).
125
da La preposizione da introduce vari complementi e notiamo che insieme a zˆì
(qui) determina l’espressione temporale e spaziale da zˆì che corrisponde all’italiano
tra: es vuguma da zˆi n’ura (ci vediamo tra un’ora)
ën, ënt
Quando precede l’articolo determinativo o indeterminativo, la preposizione ën
diventa ënt: ënt ën gnente (in un niente);
la struttura ën e il gerundio semplice sostituisce l’italiano «nel, nell’, nello» più
l’infinito: ën gavanda rˆa nàta (nel togliere il tappo).
cun La preposizione cun (con) introduce diversi complementi.
A differenza dell’italiano ënsema (insieme) non è seguito da cun (con) ma da a
(a), formando la locuzione prepositiva ënsem(a) a: ënsema a mi (con me).
sü La preposizione sü può essere rafforzata da ën: ën sërˆ feu (sul fuoco).
për Questa preposizione (përˆ) può avere valori diversi come nella lingua italiana e
la troviamo in diverse espressioni idiomatiche come ad esempio: për poch, për
sempe (per poco, per sempre).
tra, ëntramez, ’ntramez
Queste forme sono di uso comune: i j’eru lì ëntramez (erano li in mezzo).
Preposizioni improprie
Le più usate preposizioni improprie sono:
preposizione traduzione esempio traduzione
cuntra contro cuntra rˆa miràgna contro il muro
dadré, dré dietro dadrè a rˆa cà dietro la casa
davzin vicino davzin arˆ giuch vicino al pollaio
dëdnanzˆ davanti dëdnanz aj beu davanti ai buoi
dop dopo dop a dui bot dopo le due
dvan davanti dvan da rˆ’üss davanti all’uscio
dzura, zˆura (ëd) sopra dzura aj cup sopra il tetto
ëndrinta dentro ëndrinta a rˆa stàla dentro la stalla
ënturna intorno ënturna arˆ pajè intorno al pagliaio
feura fuori feura da ’n ti ciàp fuori dalle scatole
lungh lungo lungh a Berˆb lungo il Belbo
luntan lontano luntan darˆ gurgh lontano dal lavatoio
scund secondo scund mi … secondo me …
suta, ëd suta, da suta sotto suta rˆa fioca sotto la neve
Alcune di queste forme possono avere anche il valore di avverbio.
126
Preposizioni articolate
Quando l’articolo determinativo segue le preposizioni dë, a, da, sü esse si fondono
dando origine alle preposizioni articolate; si noti che sü diventa së.
articolo ërˆ (il) rˆ’ (l’) rˆu, u (lo) rˆa (la) ij (i) jë (gli) j’ (gl’) rˆë (le)
prepo- dë (di) dërˆ drˆ’ du drˆa dij djë dj’ dërˆ
sizione ëd rˆ’ ëd rˆ’ ëd rˆa ëd jë ëd j’ ëd rˆ’
a (a) arˆ a rˆ’ a u a rˆa ai a jë a j’ arˆ
da (da) darˆ da rˆ’ da rˆu, dau da rˆa dai da jë da j’ darˆ
sü (su) sërˆ srˆ’ srˆu, su srˆa sij sjë sj’ sërˆ
preposizione
articolata traduzione esempio traduzione
dërˆ del ën dëscurs dërˆ pentu, un discorso di poco conto
dërˆ cucàle
drˆ’ del rˆa vandëmmia drˆ’ànn prüma la vendemmia dell’anno precedente
ëd rˆ’ del ërˆ vin ëd rˆ’ànn passà il vino dell’anno scorso
du del au russ du su sotto un sole cocente
drˆa della ij dì drˆa merla i giorni della merla
ëd rˆa della ën bucin ëd rˆa cheussa un vitello della coscia
dij dei ërˆ pi bràv dij dui il più bravo dei due
djë dei rˆa càna djë s-ciop la canna dei fucili
dj’ dei, delle ërˆ pi vej dj’amis, dj’amise il più vecchio degli amici
dërˆ delle rˆa pi veja dërˆ due nine la più vecchia delle due bambine
arˆ, au al lauda ij brich, ma tente arˆ pian loda le colline, ma tieniti al piano
arˆ al e j’ho dairu arˆ matote ëd Vigiu glielo dato alle figlie di Luigi
a rˆ’ al purtèine a rˆ’àsu ëd Giuanin portatene all’asino di Giovanni
a rˆa alla a rˆa matin ënduma a scorˆa al mattino andiamo a scuola
ai ai e suma ëndà ai Gàj siamo andati ai Galli
a jë ai ënturna a jë stàbi intorno ai recinti
a j’ ai u j’uma dàje da mangè a j’amis abbiamo rifocillato gli amici
darˆ dal e suma ëndà darˆ medi ci siamo recati dal medico
da rˆ’ dal da rˆ’ancò dij firàgn dal margine ultimo del filare
da rˆa dalla da rˆa matin a rˆa saira dal mattino alla sera
dai dai dai Tàpa ai Vilarat dai Tappa ai Villaretti
da jë dalle da jë scau dagli essiccatoi
da j’ dalle, dai da j’om ë darˆ fumrˆe dagli uomini e dalle donne
sërˆ sul rˆa brunza ën sërˆ feu la pentola sul fuoco
srˆ’ sul ën passurot ën srˆ’urmu un passero sull’olmo
srˆu, su sul ërˆ castàgne ën su scau le castagne sull’essiccatoio
srˆa sulla ërˆ giuch ën srˆa Langa il pollaio sulla Langa
sij sui lassü ën sij brich lassù sui colli
sj’ sui, sulle u rˆ’è rivaje ën sj’ungin gli è arrivato sulle “unghie”
127
Locuzioni prepositive
Le locuzioni prepositive sono sintagmi formati da altre parole e che svolgono la funzione
di preposizioni.
Ecco alcuni esempi:
locuzione
prepositiva traduzione esempio traduzione
da cant a fianco da cant a rˆa stiva a fianco della stufa
ënsem(a) a insieme a ënsem a so bàrˆba insieme allo zio
ën fàcia di fronte ën fàcia arˆ porti di fronte al portico
ën si zˆì qui, da queste parti rˆa büria a rˆ’è rivà fin-a l’acqua grossa è arrivata
ën si zˆì fin qui
da dlà da di là da da dlà da Burgna al di là della Bormida
da dzˆà da di qua da da dzˆa da Tàne di qua da Tanaro
drˆe da dietro a drˆe da rˆa cascin-a dietro la cascina
fà fa (presente di fare) duj máis fà due mesi fa
sanzˆa senza sanzˆa savairˆu senza saperlo
gavà eccetto gavà che lamaintesse eccetto che lamentarsi
sempe … continuamente …
Casi particolari e differenze con la lingua italiana
Davanti agli aggettivi possessivi le preposizioni diventano semplici.
Le preposizioni articolate derivate da dë diventano ëd rˆë e ëd rˆ’ se seguono una
parola che finisce in consonante: ën bucin ëd rˆa cheussa (un vitello pregiato)
Quando për precede l’articolo ün diventa pr’: mez a pr’ün (metà ciascuno).
Come già scritto quando ën precede l’articolo determinativo o indeterminativo, la
preposizione ën diventa ënt per cui avremo:
esempio traduzione esempio traduzione
ënt ën gnente in un niente ënt rˆa tampa nella fossa
ënt ërˆ prà nel prato ënt ij camp nei campi
Serravalle, veduta da mezzodì
128
Congiunzione
La congiunzione viene definita come la parte invariabile del discorso che unisce due
termini di una proposizione o due proposizioni di uno stesso periodo.
Le congiunzioni si dividono in coordinative e subordinative.
Coordinative
Le proposizioni coordinative si dividono in: avversative, conclusive, copulative, correlative,
dichiarative e disgiuntive.
Avversative
congiunzione traduzione esempio traduzione
cuntüt anche cuntüt ch’u rˆ’è cit u gieuga bagn anche se piccolo gioca bene
epüra eppure ërˆ trenu u rˆ’è luntan epüra il treno è lontano eppure
saintuma ërˆ rumur sentiamo il rumore
ma ma u rˆ’è giust, ma pà tant! è giusto, ma non proprio!
mentre mentre chial u travàja mentre ti ët fài lui lavora mentre tu fai
ërˆ plandrun il pelandrone
però però ës pum u rˆ’è brüt però u rˆ’è bun questa mela è brutta però
è buona
Conclusive
congiunzione traduzione esempio traduzione
dunca dunque mi e pains, dunca e sun penso, dunque sono
ënlura allora i pieuv, ënlura ënduma a rˆa susta piove, allora andiamo al riparo
paraj così ës pum u rˆ’è trop mair, paraj è troppo maturo, così non
e peuss naint mangerˆu lo posso mangiare
për lo perciò Luisin u rˆ’è maràvi, për lo Luigino è malato, perciò
ch’u j’ha rˆa frev ha la febbre
për zˆo per questo me fumrˆa a j’ha regalàme na mia moglie mi ha regalato
bela biru, për zˆo che sun una bella penna, per questo
cuntaint sono contento
Copulative
congiunzione traduzione esempio traduzione
e e Giacu Truss e so fumrˆa Giacomo Truss e sua moglie
dërcò, ëdcò,
dco, co
anche sü, ven co ti! su vieni anche tu!
ne ne ne da na pàrt ne da rˆ’àtra ne da una parte ne dall’altra
ni ne ni verde ni sëcche ne verdi ne secche
129
Correlative
congiunzione traduzione esempio traduzione
e … e e … e Martin u j’ha perdü e rˆa Martino ha perso e la cartella
cartela e ij libr e i libri
naint mach… non solo… naint mach u rˆ’è ën bocc, non è solo un buono a nulla,
ma co ma anche ma u rˆ’è co fol ma è anche un po’ folle
o … o o … o o ün o rˆ’àtr u fà istess o uno o l’altro fa lo stesso
sìa che … sia che … sìa ch’a sìa duzˆa, sìa ch’a sìa sia che sia dolce sia che sia
sìa che sia che amera a fà sempe strì amara è sempre disgustosa
tant… che tanto…che tant u rˆ’è desgagiàsse tanto si è dato da fare che
ch’u j’ha finì ha finito
Dichiarative
congiunzione traduzione esempio traduzione
difàti difatti bel russ, difàti mair bello rosso, difatti maturo
varˆ a dì vale a dire Cravanzan-a, varˆ a dì ën Cravanzana, vale a dire
bel paìs un bel paese
Disgiuntive
congiunzione traduzione esempio traduzione
o o seuti fürb o seuti fol sei furbo o sei scemo
opüra oppure i peurˆu esci ëndà a rˆa Bruza possono essere andati alla
opüra a Munot Bruzza oppure a Munot
Subordinative
Le congiunzioni subordinative si dividono in: avversative, causali, comparative, concessive,
condizionali, consecutive, dichiarative, dubitative, eccettuative, esclusive,
finali, limitative, modali e temporali.
Avversative
congiunzione traduzione esempio traduzione
dësnun altrimenti scuta dësnun ët patel ubbidisci altrimenti ti picchio
mentre che mentre che to bàrba u viàgia, mentre tuo zio viaggia mentre che gli
ch’i j’han dije de stè cugià è stato detto di rimanere a letto
quandi che quando che so chisin u sgairàva quandi suo cugino sprecava quando
che u j’àva manch ën sod non aveva nemmeno un soldo
sedenun, altrimenti spariss sedenun ët pij a cauzˆ sparisci altrimenti ti prendo
sednun ënt ërˆ cü a calci nel sedere
130
Causali
congiunzione traduzione esempio traduzione
da zà che di già che da zà che ti seuj, càta co di già che ci sei compra anche
due brignole due dolci
darˆ mumaint dal momento darˆ mumaint ch’a scàpa dal momento che scappa
che che làssrˆa ëndè lasciala andare
përchè che perché che turna n’àtra vota përchè ritorna un’altra volta perché
ch’u rˆ’è tàrdi! è tardi!
sicume che siccome che sicume ch’ët drochi da rˆa siccome cadi dal sonno,
sogn, ënduma andiamo
Concessive
congiunzione traduzione esempio traduzione
bele che benchè bele che u studia u sà gnente benchè studi non sa nulla
bele se anche se bele s’u rˆ’è mair u rˆ’è marì anche se maturo è cattivo
cuntüt sebbene cuntüt ch’u rˆ’era maràvi u rˆ’è sebbene malato è venuto
ënnü a travajè a lavorare
ëdcò se anche se ëdcò s’u rˆ’è giuvu u sà anche se giovane conosce
i-j nun fà non importa i-j nun fà naint ch’u sìa vej, non importa che sia vecchio,
naint che che basta ch’u sìa pulid basta che sia pulito
Consecutive
congiunzione traduzione esempio traduzione
ën manera che in modo che beutrˆu ën manera ch’u mettilo in modo che non
bugia naint si muova
paraj che cosìcche ven che paraj nun parluma vieni cosicchè ne parliamo
si che si che ün ch’u sà naint si ch’u sà chi non sa «si che sa»
tant che tanto che Iose a j’ha curü tant ch’a
rˆ’è drucà
Iose ha corso tanto da cadere
Condizionali
congiunzione traduzione esempio traduzione
a menu che a meno che pijrˆu, a menu che ut compralo, a meno che non
piàsa naint ti piaccia
casu mài che caso mai che casu mài ch’i rˆu vughissi,
saliterˆu
caso mai lo vedeste, salutatelo
basta che basta che basta ch’u vàga basta che vada
basta màch che basta solo basta màch ch’u sìa prumoss basta solo che sia promosso
che (passà)
ënt ërˆ cas che nel caso ënt ërˆ cas ch’u piova quàta nel caso in cui piova ripara
in cui ërˆ fagn il fieno
quandi ch’i quando che fà sorti ërˆ galin-e, quandi fai uscire le galline quando
ch’i fà su c’è il sole
se se se ’rˆ giuvu u savaissa e se se il giovane sapese e se
’rˆ vej u pudaissa il vecchio potesse
131
Comparative
congiunzione traduzione esempio traduzione
cume come cume ch’ët j’hai dicc ët j’hai fà come hai detto hai fatto
mej che meglio che i sai stà mej che j’àtra vota siete stati meglio dell’altra volta
menu che meno he mi e n’ho menu che ti ne ho meno di te
paraj così fà paraj o làssa perdì fa così o lascia perdere
pü … pü più … più pü t’e-j nun dai pü u nun
mangia
più gliene dai più ne mangia
pì che più che u rˆ’è frus pì che n’urs è più antipatico di un orso
pitost che piuttosto che dërˆ vote u rˆ’è mej stè ciütu a volte è meglio tacere
pitost che parlè piuttosto che parlare
tant me tanto quanto u mangia tant me ’n gril mangia tanto quanto un grillo
Dichiarative
congiunzione traduzione esempio traduzione
che, ch’ che u rˆ’è stanch ch’u droca ën tèra è stanco che cade a terra
cume, me come nair cume ërˆ merlu nero come il merlo
Dubitative o interrogative
congiunzione traduzione esempio traduzione
cume come cume stàti? come stai?
përchè perché perché fàti paraj? perché ti comporti così?
quandi, quand quando quandi a vàla vìa? quando va via?
se se se u ven, e gigumne? se viene, giochiamo?
landi dove landi u curlu? dove corre?
Eccettuative
congiunzione traduzione esempio traduzione
a menu che a meno che e vàgh a menu che i-j rüva vado a meno che arrivi
me màma mia mamma
feuravìa che tolto che, fatta u studia ëd tüt feuravìa studia di tutto fatta eccezione
eccezione di che rˆa storia della storia
gavà che tranne che u rˆ’è bràv, gavà che u rˆ’è è bravo tranne che è poco
poch simpàtich simpatico
sanzˆa che senza che u j’ha pijà dërˆ caramele ha preso delle caramelle
sanzˆa che gnün u vughissa senza che nessuno vedesse
Esclusive
congiunzione traduzione esempio traduzione
sanzˆa che senza che u j’ha fà tüt sanzˆa che gnün ha fatto tutto senza che
u savaissa gnente nessuno sapesse nulla
sanzˆa senza us fà dërˆ mà sanzˆa savairˆu si fa del male senza saperlo
132
Finali
congiunzione traduzione esempio traduzione
për che perchè mi e j’ho divrˆu për ch’i sàpi ve lo detto perché sappiate
reguleve come comportarvi
përchè perchè chial u j’ha bitàje ënt u tirat, li ha messi nel cassetto perchè
përchè che gnün i-j pija nessuno li prenda
Limitative
congiunzione traduzione esempio traduzione
bele che benchè Miliu u rˆ’è ënnü, bele che Emilio benchè malato
maràvi è venuto
bele se anche se bele s’u fàva fragg e j’uma anche se faceva freddo
travajà istess abbiamo lavorato ugualmente
cuntüt che nonostante cuntüt ch’u piuvissa, u j’ha nonostante piovesse, si è dato
dàsse da fè da fare
për lo che per ciò che mi e fareu tüt lo che peuss, io farò tutto il possibile,
per lo che sun bun per quanto sono capace
Modali
congiunzione traduzione esempio traduzione
cume, me come parla cume ch’ët mangi parla come mangi
cume se come se parlje cume s’u fussa to frel parlagli come se fosse tuo fratello
ën manera che in modo che baica ëd fè ’n manera ch’i-j vedi di fare in modo che
vàga tüt bagn proceda tutto per il meglio
quàsi, squàsi quasi e suma ëndàje quàsi vëssin ci siamo andati quasi vicino
quàsi che quasi che cul-là u cur quàsi ch’u quello corre quasi che avesse
j’avaissa ërˆ feu ënt ërˆ bràje il fuoco nei pantaloni
Temporali
congiunzione traduzione esempio traduzione
cume, me come cume ch’u rüva, ciam-me come arriva, chiamami
dop che dopo che dop che u rˆ’è partì, telefun-me dopo che è partito telefonami
fin tant che fin tanto che fin tant ch’u dreum, lasseru stè fin tanto che dorme,
lasciatelo stare
fin che fin che fin ch’i campa drˆ’eva, tirne fin che scorre l’acqua,
attingine
mentre mentre mentre ch’u dreum u runfa mentre dorme russa
pàina appena paina rivà u bràja appena arrivato urla
pàina che appena che pàina ch’u pàssa e-j rˆu diuma appena passa glielo diciamo
quandi quando quandi che ’t rüvi e nun
parluma
quando arrivi ne parliamo
133
Alcune congiunzioni subordinative assumono un diverso valore a seconda del contesto
in cui sono, valga come esempio cume che può essere:
interrogativa u vurrìa savaj cume ch’a stà so màgna
(vorrebbe sapere come sta sua zia)
temporale cume u rˆ’è rivà u rˆ’è subit partì
(com’è arrivato è subito partito)
modale u rˆ’è bagnà cume n’aniot
(è bagnato come un anatroccolo)
comparativa u rˆ’è vej cume ërˆ cucu
(è vecchio come il cuculo)
dichiarativa na vota cume ëncheu
(una volta come oggi).
Cravanzana, la chiesa “bassa”
134
Interiezioni o esclamazioni
Il numero di queste unità lessicali è veramente enorme, infatti praticamente ciascuna
persona ha il proprio modo di esprimere stupore, meraviglia, gioia o dolore per cui
gli esempi che seguono sono a puro titolo esplicativo. Le interiezioni si possono dividere
in tre categorie: proprie, improprie e locuzioni esclamative.
Proprie
interiezione o
esclamazione traduzione esempio traduzione
ah, eh, ih, ehm ah, eh, ih, ehm eh, stà ’n là! eh, stai in la!
ahi, ohi, ehi ahi, ohi, ehi ahi, che mà! ahi, che male!
bon basta bon, piantrˆa lì basta, smettila
cribbiu cribbio cribbiu, che bela màchina! cribbio, che bella automobile!
cristiandor perbacco cristiandor, che sbarüv! perbacco, che spavento
cuntàcc accidenti cuntàcc, che patela! accidenti, che botta!
ommi oh ommi, u rˆ’è scapàme oh, l’ho lasciato cadere
’n tèra! per terra!
uffa uffa uffa, che bàrˆba! uffa, che barba!
Improprie
interiezione o
esclamazione traduzione esempio traduzione
ciau bije, ciau bale ciao biglie, balle ciau bije, u me scàpa ciao biglie, mi scappa
ciütu silenzio ciütu, tuca mi parlè! silenzio, parlo io!
dìncine cribbio dìncine, su bàla bagn! cribbio, se balla bene!
ëndarmàge peccato ëndarmàge, e sun ribatà! peccato, sono caduto!
ënduma andiamo ënduma, pulastrun! andiamo, pollastri!
giuramèntuna giuramento giuramèntuna, che sgarula! giuramento,che sfortuna!
nèh neh nèh, ch’ënduma! neh, che andiamo!
sà tü perbacco tuca pà, sà tü! non toccare, perbacco!
s-ciau, s-ciav basta E vàgh vìa e s-ciau! me ne vado e basta!
tenzˆiun attenzione tenzˆiun, u droca! attenzione, cade!
ven vieni ven, u rˆ’è tàrdi! vieni, è tardi!
Locuzioni esclamative
interiezione o
esclamazione traduzione esempio traduzione
ispa, boja fauzˆ! boia bugiardo boja fauzˆ, che patela! boia bugiardo, che botta
it tacaissa na ti venisse una it tacaissa na caghëtta, ti venisse una caghetta,
caghëtta! caghetta! fulandran! scemotto!
ommi, mi povra oh, povera me ommi, mi povra dona, oh, povera me, mi hanno
dona! j’han mangiàme tüt! mangiato tutto!
vàte catè ën cazˆü! comprati un vate catè ën cazˆü, badola! comprati un mestolo,
mestolo! scemotto!
vàte cugè ënt rˆa vatti a coricare vàte cugè ënt rˆa nebbia, vatti a coricare nella
nebbia! nella nebbia tabaleuri! nebbia, idiota!
135
Sintassi
Possiamo dividere in:
sintassi della proposizione e sintassi del periodo.
Sintassi della proposizione
Nella proposizione possiamo distinguere alcune parti e precisamente: il soggetto, il
predicato verbale, il predicato nominale, i diversi complementi e l’attributo.
Soggetto
Il soggetto corrisponde a chi o cosa fa l’azione:
soggetto traduzione
Virginia a bràja fort Virginia urla forte
Ërˆ màchine i van fort Le automobili corrono velocemente
Predicato verbale
Il predicato verbale è costituito dal verbo:
soggetto traduzione
Gepin u pùa ërˆ vi Giuseppe pota le viti
Predicato nominale
Il nome o l’aggettivo che seguono il verbo esci (essere) prendono il nome di
predicato nominale, mentre il verbo quello di copula:
soggetto traduzione
rˆa me cà a rˆ’è bela la mia casa è bella
Complementi
Quantunque il soggetto e il predicato verbale possano formare già di per sé una proposizione,
esistono i complementi che ne specificano ulteriormente il senso.
Avremo dunque i seguenti complementi in ordine alfabetico:
abbondanza o privazione
introdotto da: dë, ëd (di);
soggetto traduzione
Cravanzan-a a rˆ’è rica ëd nizorˆe Cravanzana è ricca di nocciole
Berˆb u rˆ’è propi povr ëd pass il Belbo è povero di pesci
136
argomento
introdotto da: dë, ëd, sü, a pruposit, ën zˆuma (di, su, a proposito);
soggetto traduzione
cui dui i parlu màch sempe ëd sod quei due parlano solo sempre di soldi
a rˆ’ostu i ciaciarˆu dërˆ partije al bar chiacchierano delle partite
ëd diminica di domenica
causa
introdotto da: për, dë, da, a, cun, a causa ’d (per, di, da, con, a causa di);
soggetto traduzione
saira e suma naint surtü përˆ rˆa fragg ieri non siamo usciti per il freddo
Catlinin a suda da rˆa càd Caterina suda per il caldo
causa agente o efficiente
introdotto da: da (da);
soggetto traduzione
rˆ’üva a rˆ’è stà rüinà da rˆa tampesta l’uva è stata rovinata dalla grandine
compagnia e unione
introdotti da: cun, ënsem, ën cumpanìa (con, insieme, in compagnia);
soggetto traduzione
cul nini u và arˆ màr cun so màgna quel bambino va al mare con sua zia
denominazione
introdotto da: dë, ëd (di);
soggetto traduzione
ërˆ paìs ëd Cravanzan-a u rˆ’è a quasi il paese di Cravanzana è ad un’altitudine
seszˆaint metr d’autëzza di quasi seicento metri
età
introdotto da: dë, a (di, a);
soggetto traduzione
Virginia a rˆ’è na matutina ëd quatr àgn Virginia è una bambina di quattro anni
so surela a rˆ’è diplumàsse a disdeut àgn sua sorella si è diplomata a diciotto anni
fine
introdotto da: për, da (per, da);
soggetto traduzione
rˆa Ferrari a rˆ’è na bela màchina da cursa la Ferrari è una bella automobile da corsa
137
limitazione
introdotto da: dë, ëd, për, ën, a (di, per, in, a);
complemento traduzione
so zene u sà tüt dërˆ balun a pugn suo genero conosce tutto della pallapugno
u rˆ’è grand, ma u rˆè ën po’ scàrs ëd forza è alto, ma è un po’ scarso di forza
luogo (stato in luogo, moto a luogo, moto da luogo, moto per luogo)
introdotti da: a, ën, da, për, travers, dzura, suta (a, in, da, per, attraverso, sopra, sotto);
complemento traduzione
mi e stàgh a Cravanzan-a io abito a Cravanzana
ti ’t vài an Àrˆba tu vai ad Alba
mi e sun ën camin ch’e turn da Curtmija io sto per tornare da Cortemilia
ën curriera e sun passà për San Stèu in autobus sono transitato per
Santo Stefano
materia
introdotto da: dë, ëd, ën (di, in);
complemento traduzione
sa cadaina a rˆ’è ëd fer pin questa catena è di ferro massiccio
mezzo
introdotto da: cun, ën, a, për, dë, grazie a (con, in, a, per, di, grazie a);
complemento traduzione
Gispin u porta ërˆ fagn cun ërˆ tamagnun Beppe trasporta il fieno con il rimorchio
agricolo
so bàrˆba u rˆ’è turnà a cà ën bici suo zio è ritornato a casa in bicicletta
modo o maniera
introdotto da: cun, a, dë, ën, sanza (con, a, di, in, senza);
oggetto
complemento traduzione
ërˆ sindich u pàrla sanza gena il sindaco parla a ruota libera
zˆërcuma ëd travajè cun deuit cerchiamo di lavorare a modo
complemento traduzione
Carlin u mangia rˆa turta Carlo mangia la torta
saira i j’han baivü dërˆ vin ieri hanno bevuto vino
pena o colpa
introdotto da: dë, ëd, a, cun (di, a, con);
complemento traduzione
i j’han ficàje trai àgn ëd përsun gli hanno dato tre anni di prigione
138
specificazione
introdotto da: dë, ëd (di);
complemento traduzione
ërˆ càmiu ëd Miclin u rˆ’è vàst il camion di Michele è guasto
stima e prezzo
introdotto da: da (da);
complemento traduzione
u rˆ’è ’n bucin da vint mila lire arˆ mirˆia è un vitello del valore di venti mila lire
il miriagrammo
tempo (determinato e continuato)
introdotti da: a, ën, dë, për (a, in, di, per);
complemento traduzione
a rˆa diminica ënduma a rˆa mëssa la domenica andiamo a messa
u j’ha piuvü për trai dì ëd firˆa ha piovuto per tre giorni di seguito
vocazione
non ha preposizioni
complemento traduzione
matot, adess e fuma për dabun ragazzi, adesso si fa sul serio
Nusgnur, ërˆ to asu us cugia Signore, il tuo asino si corica
Attributo
L’attributo è un aggettivo che unito al nome ne specifica le qualità.
complemento traduzione
a Cravanzan-a puduma truvè a Cravanzana possiamo trovare
’n bel castel un bel castello
Pinotu u fà ën bun duzˆat Giuseppe fa un buon dolcetto
Bossolasco, veduta da mezzodì
139
Sintassi del periodo
La sintassi del periodo si occupa del rapporto tra le varie proposizioni che fanno
parte del periodo.
Le proposizioni si dividono in principali che hanno senso compiuto, dipendenti che
dipendono invece da un’altra proposizione e coordinate che possono avere entrambe
le caratteristiche.
Principali
Le proposizioni principali possono essere, in ordine alfabetico: dichiarative od enunciative,
esprimono un giudizio e presentano il verbo all’indicativo, al condizionale o
all’infinito;
esempio traduzione
ërˆ miradur u j’ha travajà bagn il muratore ha lavorato bene
a staimbr e farìu ërˆ ferie a settembre saremmo in ferie
esclamative esprimono ad esempio gioia e meraviglia e hanno il verbo all’indicativo,
al condizionale, al congiuntivo o all’infinito;
esempio traduzione
ch’it vena ën po ’d bagn! ti venga un po’ di bene! (ma vai a quel paese!)
esortative esprimono un’esortazione e hanno il verbo all’imperativo o al congiuntivo;
esempio traduzione
avaj paziainzˆa! abbi pazienza!
imperative esprimono un comando e presentano il verbo all’imperativo, al congiuntivo,
all’infinito e al futuro;
esempio traduzione
ven ëmbelezˆì a rˆa svelta! vieni qui velocemente!
incidentali sono in genere limitate da due virgole e non hanno legami sintattici con
le altre proposizioni;
esempio traduzione
Gepin, ët rˆu digh ciair, stàme luntan Beppino, te lo dico chiaro, stammi lontano
interrogative dirette presentano una domanda e si reggono con il verbo all’indicativo,
al condizionale, al congiuntivo e all’infinito;
esempio traduzione
ëndua u rˆ’elu ’ndà cul babau? dov’è andato quel babbeo?
140
ottative esprimono un desiderio e presentano il verbo al congiuntivo;
esempio traduzione
ch’u vena püra avanti, munsü! venga pure avanti, signore!
Dipendenti
Le proposizioni dipendenti sono introdotte da una congiunzione, un pronome relativo,
un verbo (infinito, participio, gerundio), un pronome o un avverbio interrogativo,
per cui avremo in ordine alfabetico:
avversative si dividono in esplicite, introdotte da: mentre che, quandi che (mentre che,
quando che) ed implicite introdotte da: ënvece dë, arˆ post che (invece di, al posto di);
esempio traduzione
j’àci i travàju, mentre chial u fà gnente gli altri lavorano mentre lui non fa nulla
ënvece dë scutè u fàva sempe
lo ch’u vuràva
invece di ascoltare faceva ciò che voleva
causali si dividono in esplicite introdotte da: përchè, da za che, sicume che (perché, di
già che, siccome che) ed implicite introdotte da: për, a, dë (per, a, di);
esempio traduzione
u rˆ’è naint ëndà a travajè përchè u j’àva non è andato a lavorare perché
rˆa frev era febbricitante
i sun stràch per avaj curü tüt u dì sono molto stanchi per aver corso
tutto il giorno
comparative si dividono in esplicite introdotte da: pi … che, cume (più … che,
come) ed implicite introdotte da: pitost che, pi che (piuttosto che, più che);
esempio traduzione
rˆa vandëmmia a rˆ’è stà cume ch’is
rˆa spetàvu
la vendemmia è stata come se l’aspettavano
pi che cantè u crijàva me n’àquila più che cantare urlava come un’aquila
concessive si dividono in esplicite introdotte da: cuntüt che, ëdcò si (nonostante che,
anche se) ed implicite introdotte da: pür (pur);
esempio traduzione
ëdcò s’u pieuv i j’è ërˆ su anche se piove c’è il sole
pür avanda gigà tüt u dì u j’ha pur avendo giocato tutto il giorno
naint sogn non ha sonno
condizionali si dividono in esplicite introdotte da: se, basta mach che, a cundiziun
che (se, cerca solo di, a condizione che) ed implicite introdotte da: a (a);
141
esempio traduzione
va ’nduva ch’ët veuri, basta màch che
të stàghi bràv
vai dove vuoi, cerca solo di stare bravo
ëndanda a scorˆa u starìa naint tüt u dì andando a scuola non starebbe in giro
ën gir a fè ërˆ fol tutto il giorno a fare lo scemo
consecutive si dividono in esplicite introdotte da: tant … che (tanto … che) ed implicite
introdotte da: da (da);
esempio traduzione
u j’ha mangia tant ch’u rˆ’è stumiàsse ha mangiato tanto che ha fatto indigestione
u j’ha tampestàje tant da fè sgiàj a tüci ha grandinato tanto da lasciare tutti
sgomenti
esclusive si dividono in esplicite introdotte da: sanzˆa che (senza che) ed implicite
introdotte da sanzˆa (senza);
esempio traduzione
u gigàva arˆ balun sanzˆa che ij so giocava a pallone senza che i suoi
i rˆu savaissu lo sapessero
u rˆ’è ’ndà vìa sanzˆa dì gnente a gnün è andato via senza dir niente a nessuno
eccettuative si dividono in esplicite introdotte da: a menu che, feuravìa che (a meno
che, eccetto che) ed implicite introdotte da: gavà che, feuravìa che (tolto che, eccetto
che);
esempio traduzione
us lamaintàva maj a menu che i rˆu non si lamentava mai a meno che lo
faissu travajè facessero lavorare
gavà che ’ndè ’n bici u fàva ëd tüt tolto che andare in bicicletta faceva di tutto
finali si dividono in esplicite introdotte da: përchè, për che, ën manera che (perché, per
che in modo che) e implicite introdotte da: për, a (per, a);
esempio traduzione
e j’ho divrˆu për ch’i sàpi reguleve ve lo detto perché sappiate regolarvi
u canta na bela canzun për fè piasì canta una bella canzone per compiacere
a so murusa la sua fidanzata
interrogativa indiretta può avere il verbo al condizionale, al congiuntivo, all’indicativo;
esempio traduzione
ës ciamuma tüci përchè ch’u j’àba dicc lulì ci chiediamo perché abbia detto ciò
limitative si dividono in esplicite introdotte da: për lo che, standa a (per quello che,
secondo ciò che) ed implicite introdotte da: riguard a, për, a (riguardo a, per, a);
142
esempio traduzione
standa a lo ch’u dis cul là i sarìu secondo la sua opinione sarebbero tutti
tüci cativ cattivi
a mangè e a báivi u rˆ’è ’rˆ pi fort ëd tüci a mangiare e bere è il più capace di tutti
modali si dividono in esplicite introdotte da: cume, cume se (come, come se) ed implicite
introdotte da: tüt ën, ën, cun, a (in ogni modo, in, con, a);
esempio traduzione
u parlàva cume s’u fissa ërˆ padrun parlava come se fosse il padrone
dërˆ vapur del vapore
a mangè trop i farài indigestiun a mangiare troppo farete indigestione
oggettive si dividono in esplicite introdotte da: che (che) ed implicite introdotte da:
dë (di);
esempio traduzione
e j’ho dije ch’ëndàva a rˆa Beusia gli ho detto che andavo a Bosia
erˆ medi u j’àva dije ’d pi naint fimè il medico gli aveva detto di non più fumare
relative si dividono in proprie ed improprie introdotte da un relativo, pronome o
avverbio;
esempio traduzione
Ghindu, ch’u rˆ’era ërˆ pi fort gigadur Ghindu, che era il più forte giocatore
da balun a pügn, u stàva a Cravanzana di pallapugno, abitava a Cravanzana
u zˆerca caicadun ch’u-j pulida rˆ’ort cerca qualcuno che gli pulisca l’orto
soggettive si dividono in esplicite introdotte da che (che) ed implicite introdotte da
dë (di);
esempio traduzione
st’istà u rˆ’è mej che të stüdii quest’estate è meglio che tu studi
suainzˆ u sarìa ërˆ càs dë stè ciütu sovente sarebbe il caso di stare zitti
strumentali si trovano solo nella forma implicita e introdotte da: ën, cun, a forzˆa ’d
(a, con, a forza di);
esempio traduzione
a forzˆa dë sbaliesse i s’ëmpàrˆa a forza di sbagliare si impara
temporali si dividono in esplicite introdotte da: quandi che, mentre che, paina che
(quando che, mentre che, appena che) ed implicite introdotte da: prüma ’d, dop ëd
(prima di, dopo di);
esempio traduzione
quandi ch’u và a n’Àrˆba u dovra rˆa curriera quando va ad Alba si serve dell’autobus
prüma ëd pàrti u j’ha salità ij so prima di partire ha salutato i suoi
(genitori)
143
Coordinate
La coordinazione tra due proposizioni, principali o dipendenti, si ottiene con una:
virgola
esempio traduzione
Elio u mangia i puciu, Iose ij pum, Elio mangia le nespole, Iose le mele,
nujàcc e baicuma noi stiamo a guardare
congiunzione
congiunzione esempio traduzione
e, nè, manch nè u pàrla nè u bugia né parla né si muove
o
e…e,
o u stà ’n pe o u droca o rimane in piedi o cade
naint mach…
ma ’dcò
bàsta ch’i vagu vìa e ün e rˆ’àtr che vadano solo via e uno e l’altro
pronome correlativo
pronome esempio traduzione
chi … chi chi ch’u scapàva, chi ch’u brajàva chi scappava, chi urlava
144
LE PAROLE
ËRˆ PARˆ OLE
Feisoglio, la chiesa parrocchiale
Cunte, nine nane
e surtégg
piemontese dell’Alta Langa italiano
Bàla bàla
Bàla bàla picucàla
suta ij pe di na cavàla,
suta ij pe din cavalin,
bàla bàla bel ninin.
Batista
Batista firˆa rˆa rista, rˆa rista as ë s-cianca,
Batista sauta ’n srˆa pianca, pianca a droca
Batista ën srˆa cioca, rˆa cioca a fà din-dan,
Batista cagàsse ën man.
Buca (ën)
Ën buca a mi,
ën buca a ti,
ën buca arˆ can, ham.
Butalin (ërˆ) (ën che man u rˆ’èlu?)
Pin, pin butalin,
cul u rˆ’èlu veuid
cul u rˆ’èlu pin?
Canarin (ërˆ)
Gin gin canarin
quante fije j’è a Tirin,
i-j nun j’è na quantità,
qua-qua-qua, ërˆ castàgne brisatà.
Carabignè
Carabigné, mangia papé
pijte ërˆ giachè, vàte cugè
Crava (rˆa)
Mi sun rˆa crava ’ncravinà,
meza tusa, meza splà,
chi u ven rˆì e ru pij a curnà.
147
Filastrocche, ninne nanne
e sorteggi
Balla balla
Balla balla “picucalla”
sotto i piedi di una cavalla,
sotto i piedi di un cavallino,
balla balla bel bambino.
Battista
Battista fila la canapa, il filo di canapa si strappa
Battista salta sulla pianca, la pianca rovina
Battista sulla campana, la campana fa din-dan,
Battista si è cagato in mano.
In bocca
In bocca a me,
in bocca a te,
in bocca al cane, ham.
La botticella (in che mano è?)
Botticella piena, piena
qual’è vuota
qual’è piena ?
Il canarino
Gin gin canarino
quante ragazze ci sono a Torino,
ce n’è una quantità
qua-qua-qua, le castagne bruciacchiate.
Carabinieri
Carabinieri, mangia carte
prenditi la giacca, vatti a coricare.
La capra
Io sono la capra, capretta
per metà tosata e per metà pelata
chi viene qui lo prendo a cornate.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Cucu (ërˆ)
Cucu drˆa bàrba grisa
quanci pieuj j’ati ’nt rˆa camisa?
(Ij nini i scutàvu quante vote u cantàva)
Cucu (ërˆ)
Cucu drˆa barˆba bleuva
quanci dì prüma ch’i-j pieuva?
(Ij nini i scutàvu quante vote u cantàva)
Cucu (ërˆ)
Cucu drˆa bàrba bianca
quanci àgn te scampti?
(Ij nini i scutàvu quante vote u cantàva)
Cucu (ërˆ)
Erˆ pare dërˆ cucu u rˆ’è ’n gran bel usel,
pi e rˆu baich e pi u rˆ’è bel,
ma se i vughissi so surela
cucu, cucu, cume ch’a rˆ’è bela.
Quandi ch’a rˆ’è vestija ëd tanci culur,
tüci ij cucu vurriju feje rˆ’amur.
Curnabò (ën che man u rˆ’èlu?)
Curnabò, curnabò
cul u rˆ’èlu ërˆ me, cul u rˆ’èlu ërˆ to ?
Dalin dalan
Dalin, dalan j’è mortje ’n can,
can bucin j’è mortje Giuanin;
Giuanin cutel tajàje rˆa pel,
rˆa pel du luv, curu, curu, cu.
Dalin dalan
Dalin dalan mortje ën can
can vurˆpin, mortje ’n crin
crin cutel, tàja rˆa pel
pel è düra, tàja rˆa mürˆa
mürˆa è forta, tàja rˆa porta
porta è zà tajà, tüci zü ’nt ërˆ prà.
Dalin dalan
Dalin dalan j’è mortje ën can
can vurˆpin j’è mortje Giuanin
148
Il cuculo
Cuculo della barba grigia
quanti pidocchi hai nella camicia?
(I bimbi ascoltavano quante volte cantava)
Il cuculo
Cuculo dalla barba blu
quanti giorni prima che piova?
(I bimbi ascoltavano quante volte cantava)
Il cuculo
Cuculo dalla barba bianca
quanti anni vivrai?
(Si ascoltava poi quante volte cantava)
Il cuculo
Il padre del cuculo è un gran bel uccello,
più lo guardo e più è bello,
ma se vedeste sua sorella
cucu, cucu come è bella.
Quando è vestita di tutti i colori,
tutti i cuculi vorrebbero farci l’amore.
Curnabò (in che mano è?)
Curnabò, curnabò
qual’è il mio, qual’è il tuo ?
Dalin dalan
Dalin, dalan è morto un cane,
cane e bue è morto Giovannino,
Giovannino col coltello ha tagliato la pelle,
la pelle del lupo, curu,curu,cu.
Dalin dalan
Dalin dalan è morto un cane
cane volpino, morto un maiale
maiale coltello, taglia la pelle
pelle è dura, taglia il muro
muro è forte, taglia la porta
porta è già tagliata, tutti giù nel prato.
Dalin dalan
Dalin dalan è morto un cane
cane volpino e morto Giovannino
piemontese dell’Alta Langa italiano
Giuanin dij frà, j’è mortje Dunà,
Dunà lëssìa passa vìa.
Dalin Dalan
Dalin dalan Lucia
ciapàva ij passurot
se so màre a crija
dije ch’u rˆ’è Pinot.
Des, unz ure (quandi u rˆ’è ura d’ëndè vìa)
Des unz ure ën bot sunà,
chi j’è ’n cà dj’acc, ch’us nun vàga a cà;
ët rˆu digh pà a ti ch’ët zeuj ën cà mìa,
ma se fissa stà ’n cà tùa
st’ura zì e sarìa zà ëndà vìa.
Fumrˆe
Due in veuru, tre in peuru,
quàtr i staintu, zˆinch i-j và rˆa sërvainta.
Di (ij) (mus-cianda ërˆ nom dij dì)
Ës-zˆì u và arˆ mirˆin,
ës-zˆì u fà ij tajarin,
ës-zˆì u-j fà cheusi,
ës-zˆì u-j mangia,
ës-zˆì u fà pìu, pìu dré da rˆ’üss.
Furmichëtta russa (rˆa)
R ˆ a furmichetta russa muntàva sü darˆ mür,
cun rˆa camisa curta mus-ciàva tüt ërˆ cü.
R ˆ a furmichetta russa muntàva ’n sërˆ mür,
cun sue manin-e bianche s’ë s-ciapazˆàva ’rˆ cü.
Furmichëtta russa (rˆa)
R ˆ a furmichetta russa muntàva sü darˆ mür,
tacàje mà rˆa panza ’ndàsse cugè ’nt u lecc,
cun sue manine bianche s’ë s-ciupatàva
’rˆ pecc.
Gal (ërˆ)
Na vota ënzˆuma aj cup i j’era ’n gàl
scapà darˆ giuch.
Cosa fàti patalüch lì ’n si cup?
Cosa fàti tabaleuri?
Càrˆa zü, ch’i j’è dërˆ bosch da fete cheusi.
149
Giovannino dei frati, è morto Donato
Donato “lëssìa” (il bucato), pussa vìa.
Dalin dalan
Dalin dalan Lucia
catturava i passerotti
se sua madre urla
dille che è Beppino.
Le dieci, le undici (quando è ora di andarsene)
Le dieci, le undici, suona l’una
chi è in casa d’altri se ne vada a casa;
non lo dico a te che sei in casa mia,
ma se fossi stato in casa tua
a quest’ora sarei già andato via.
Donne
Due mi vogliono, tre possono, quattro
stentano, cinque è necessaria una domestica.
Le dita (insegnando il nome delle dita)
Questo va al mulino, (il pollice)
questo fa le tagliatelle, (l’indice)
questo li fa cuocere, (il medio)
questo li mangia, (l’anulare)
questo fa pio, pio dietro l’uscio (il mignolo)
La formichetta rossa
La formichetta rossa s’arrampicava sul muro,
con la camicia corta mostrava tutto il culo.
La formichetta rossa s’arrampicava sul muro,
con le sue manine bianche si batteva il culo.
La formichetta rossa
La formichetta rossa s’arrampicava sul muro,
le è preso mal di pancia e si è coricata nel letto
con le sue manine bianche si batteva
le mammelle.
Il gallo
Una volta sul tetto c’era un gallo
scappato dal pollaio.
Cosa fai “patalüch” li sul tetto ?
Cosa fai birichino ?
Scendi che c’è legna pronta per farti cuocere.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Galin-a ’d San Pe (rˆa)
Galin-a, galin-a ’d San Pe,
musme rˆa strà për ëndè ’n paradis,
sedenun et màzˆ.
Galin-a ’d San Michel (rˆa)
Galin-a, Galin-a ’d San Michel
pija rˆa scàrˆa e munta ’n ciel.
Galin-a (rˆa)
Pieuv, pieuv
rˆa galin-a a fà rˆ’euv,
fà rˆ’euv a rˆa ciculàta,
rˆa galin-a rˆ’è meza màta.
Galin-a (rˆa)
Pieuv, pieuv
rˆa galin-a fà rˆ’euv,
rˆ’euv u ribàta
rˆa galin-a as màzˆa.
Galin-a (rˆa)
Pieuv, pieuv rˆa galin-a fà rˆ’euv,
fioca fioca rˆa galin-a fà rˆ’oca.
Galin-e (ërˆ tre)
Su mirasù
trè galin-e ’n sna ru,
traj gaj ’nt ën castel,
preghé Nusgnur ch’u fàzˆa bel.
Giacu e ërˆ galin-e
Giacu Miracu
ërˆ galin-e ru bëcazˆu;
Giacu rˆ’è n’urˆuch,
ërˆ galin-e ru portu arˆ giuch.
Giàcu
Giàcu Giàcu zà cugià?
Zà cugià Giàcu?
Giàcu Giàcu zà cugià.
Gin e Gian
Gin e Gian i van përˆ mure
turnu a cà ch’u rˆ’è sèt ure,
150
La coccinella
Gallina, Gallina di San Pietro
indicami la strada per raggiungere il paradiso
altrimenti ti uccido.
La coccinella
Gallina, Gallina di San Michele
prendi la scala e sali in cielo.
La gallina
Piove, piove
la gallina fa l’uovo,
fa l’uovo al cioccolato,
la gallina è mezza matta.
La gallina
Piove, piove
la gallina fa l’uovo,
l’uovo cade
la gallina s’ammazza.
La gallina
Piove, piove la gallina fa l’uovo,
nevica, nevica la gallina fa l’oca.
Le tre galline
Sole, guarda il sole
tre galline su una quercia,
tre galli in un castello
pregate il Signore che faccia bello.
Giacu e le galin-a
Giacomo Miracolo,
le galline lo beccano;
Giacomo è un allocco,
le galline lo conducono al pollaio.
Giacomo
Giacomo Giacomo già coricato?
Già coricato Giacomo?
Giacomo Giacomo già coricato.
Gianna e Gianni
Gianna e Gianni van per more
tornano a casa che sono le sette
piemontese dell’Alta Langa italiano
ma sèt ure j’han zà batü,
cich e ciach ën sërˆ cü.
Giuanin
Giuanin pët, pët sigàla,
(Giuanin përˆ fè sigàla)
u fàva rˆ’aviatur,
ën mancanza ëd benzina
u pissàva ’nt ërˆ mutur.
Givu (ërˆ)
Givu, givola
pija ’rˆ cavagnin e marcia a scorˆa;
rˆa scorˆa rˆ’è sarà,
pija ’rˆ cavagnin e turna a cà.
Limazˆa (rˆa)
Limazˆa, limazˆorˆa
tira feura ij teu curnun
sedenun et màzˆ.
Limazˆa (rˆa)
Limazˆa, limazˆorˆa
ij curnin ranchie fora,
sedenun e vàgh darˆ barbé
e ’t ji fàzˆ tajé.
Madona (rˆa)
U pieuv, u fà su
rˆa Madona a và përˆ fiù
a nun cheuj ën mazˆulin
përˆ purteje arˆ so ninin,
ërˆ ninin u rˆ’è cuntaint
e u-j regàla na lün-a d’argiaint.
Mignin (ërˆ)
Mignin gatin rumau, ciach a rˆa man!!!
Milan
A Milan cavàl an can,
a Ruma cavàl a na tuma.
Na vota
Na vota j’era n’om
ch’u giràva ’nturna arˆ dom,
151
ma le sette han già battuto,
cich e ciach sul sedere.
Giovannino
Giovannino pet, pet sigaro,
(Giovannino per guadagnarsi il sigaro)
faceva l’aviatore
in mancanza di benzina
pisciava nel motore.
Il maggiolino
Maggiolino, maggiolino
prendi il cestino e cammina a scuola;
la scuola è chiusa
prendi il cestino e torna a casa.
La lumaca
Lumaca, lumachetta
tira fuori le tue corna
altrimenti ti uccido.
La lumaca
Lumaca, lumachetta
le corna tira fuori,
altrimenti vado dal barbiere
e te li faccio tagliare.
La Madonna
Piove, fa sole
la Madonna va per fiori
ne raccoglie un mazzolino
per portare al suo bambino
il bambino è contento
e le regala una luna d’argento.
Il gattino
Gatto, gattino fa le fusa, “ciach” sulla mano!!!
Milano
A Milano a cavallo di un cane,
a Roma a cavallo di una toma.
Una volta
Una volta c’era un uomo
che girava intorno al duomo,
piemontese dell’Alta Langa italiano
u mainàva rˆa carëtta,
j’è scapàva rˆa caghëtta.
Nana cuncheta (cucheta)
Nana cuncheta
màma rˆ’è ’ndà a messa
messa sunàva
j’angej i cantàvu
cantàvu na canzun
rˆa Madona ’n prucessiun.
Nana naneta
Nana naneta
màma rˆ’è ’ndà a messa
papà u rˆ’è ’ndà ’n ti bosch
fà rˆa nana bel matot.
Nana naneta
Nana naneta
màma rˆ’è ’ndà a messa
messa sunàva
rˆ’angel u cantàva
cantàva tantu bin
fà rˆa nana bel bambin.
Nana cuncheta
Nana cuncheta
màma rˆ’è ’ndà a messa,
papà rˆ’è ’ndà ’nt ij bosch
fà rˆa nana bel matot.
Su veu drimì ch’u dreuma,
faruma na cà neuva
na cà neuva pin-a ëd ris,
ërˆ matot ën paradis.
Pin piripeta (ij nini i cuntu)
Pin piripeta nusa,
pin piripeta pan.
Pipina (rˆa)
Ün, dui, tre
rˆa Pipina a fà ërˆ cafè,
ërˆ cafè a rˆa ciculàta,
rˆa Pipina a rˆ’è meza màta.
152
conduceva la carretta,
gli scappava la caghetta.
Nanna “cuncheta” o “cucheta”
Nanna “cuncheta”
mamma è andata a messa
messa suonava
gli angeli cantavano
cantavano una canzone
la Madonna in processione.
Nanna nannetta
Nanna nannetta
mamma è andata a messa
papà è andato nei boschi
fai la nanna bel bambino.
Nanna nannetta
Nanna nannetta
mamma è andata a messa
messa suonava
l’angelo cantava
cantava così bene
fa la nanna bel bambino.
Nanna “cuncheta”
Nanna “cuncheta”
mamma è andata a messa
papà è andato nei boschi
fai la nanna bel bambino.
Se vuol dormire che dorma,
faremo una casa nuova
una casa nuova piena di riso,
il bambino in paradiso.
Pin piripetta (i bambini sorteggiano)
Pin piripetta noce,
pin piripetta pan.
La Peppina
Uno, due tre
la Peppina fa il caffè,
il caffè alla cioccolata,
la Peppina è mezza matta.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Pitu (ërˆ)
Pitu, pitu fà rˆa rua
fà rˆa mìa, fà rˆa tua.
Puciunin
Puciunin cagà ’nt ërˆ bràje
rˆa so màma j’ha lavàje,
j’ha lavàje vurˆunté,
Puciunin turnàje caghè.
Ratin, ratin (giganda a ciapesse)
Ratin, ratin cosa fàti ’nt ërˆ me giardin ?
E mangg rˆ’uva. Ënlura mi ët ciàp,
ënlura mi e scàp.
Riundurˆin-a (rˆa)
Sun ëndà vìa a San Martin,
j’heu lassà pan e vin,
sun turnà a rˆ’Anunzià,
j’heu truvà tüt ërˆ ni drucà,
che màniga dë sbiri-ri-ri-ri.
Sangiut
Sangiut barbut
na ran-a ’n tërˆ puzˆ,
ërˆ babi ’nt rˆa sija;
sangiut và vìa!!
Spiun, spiun
Spiun, spiun porta canun,
portje dzà, portje dlà,
portje dré da rˆa tua cà,
portje dré da rˆa to cascin-a,
che ’rˆ diau u te strin-a.
Strossa fer
Strossa fer
và me ’rˆ vaint,
pi fort dërˆ mund.
Storia bela (na)
Mi e seu na storia bela
fà piasì cunterˆa
veuti ch’ët rˆa cunta?
153
Il tacchino
Tacchino, tacchino fai la ruota,
fai la mia, fai la tua.
Puciunin
Puciunin ha cagato nei pantaloni
la sua mamma li ha lavati,
li ha lavati volentieri,
Puciunin ci ha cagato di nuovo.
Topino, topino (giocando a prendersi)
Topini, topino cosa fai nel mio giardino ?
Mangio l’uva. Allora ti prendo,
allora io scappo.
La rondinella
Sono andata via a San Martino,
ho lasciato pane e vino,
sono tornata all’Annunziata,
ho trovato tutto il nido rovinato,
che razza di sbiri-ri-ri-ri.
Singhiozzo
Singhiozzo barbozzo
una rana nel pozzo,
una rana nel secchio;
singhiozzo va via!!
Spione, spione
Spione, spione porta i cannoni,
portali di quà, portali di là
portali dietro alla tua casa,
portali dietro alla tua cascina,
che il diavolo ti strini.
Strappa ferro
Strappa ferro
vai veloce come il vento,
più forte del mondo.
Una storia bella
Io conosco una storia bella
che fa piacere raccontare
vuoi che tela racconto?
piemontese dell’Alta Langa italiano
É (u respund ërˆ nini).
Tuca naint di é,
përchè a rˆ’è na storia bela
fà piasì cunterˆa
veuti ch’ët rˆa cunta?
Testa splà
Testa splà u j’ha fà ij fidej
u j’ha pà dàne a-j seu fratej,
ij seu fratej j’han fà rˆa frità
j’han pà dàne a testa splà.
Tiru Liru
Tiru Liru fà bacat
tüte ërˆ veje ’nt u sacat,
ërˆ sacat u rˆ’è furà
tüte ërˆ veje zü darˆ prà.
Toni
Toni, Toni,
rˆ’àsu ’n tërˆ prà!
Saira u j’era ëncheu rˆ’è turnà.
Toni, Toni,
mi ët rˆu digh:
se rˆ’àsu u turna mi ët rˆu pij.
Toni
Toni Baloni
na mica ’n tu stomi,
na mica ’nt ërˆ cü,
Tonì rˆ’è bele batü.
Tranta quaranta
Tranta quaranta tüt ërˆ mund u canta,
canta lo gallo, risponde la gallina;
Madama Franceschina s’affaccia a la finestra
cun tre curˆumbe ’n testa;
da Milan a rˆ’è ’ndà a Savun-a
ëndùa ch’i pistu rˆ’erba bun-a;
erba bun-a a rˆ’è pistà
Franceschina ’nnamurà;
ënnamurà ’d sèt giuinin ,
tuca rˆ’àsu e và arˆ mirin.
154
Si (risponde il bimbo).
Non bisogna dire si,
perché è una storia bella
che fa piacere raccontare
vuoi che tela racconto?
Testa pelata
Testa pelata ha fatto i “fidej” (tagliolini)
e non ne ha dato ai suoi fratelli,
i suoi fratelli han fatto la frittata
e non ne hanno dato a testa pelata.
Tiru Liru
Tiru Liru fa bacchetta
tutte le vecchie nel sacchetto,
il sacchetto è bucato,
tutte le vecchie giù dal prato.
Antonio
Toni, Toni,
c’è l’asino nel prato !
Ieri c’era ed oggi è tornato.
Toni, Toni
te lo dico:
se l’asino ritorna te lo prendo.
Antonio
Tonio “Baloni”
un pagnotta nello stomaco,
una pagnotta nel sedere
Tonio è battuto.
Trenta quaranta
Trenta quaranta tutto il mondo canta,
canta il gallo risponde la gallina;
Madama Franceschina s’affaccia alla
finestra con colombe in testa;
da Milano a Savona
dove pestano l’erba buona (assenzio);
l’erba buona è pestata
Franceschina è innamorata;
innamorata di sette giovanotti,
batti l’asino e vai al mulino.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Tuma, tumela
Tuma, tumela, fate bela,
s’ët fài bela ët dagh rˆa caramela,
s’ët fài brüta ët dagh rˆa pasta süta.
Vaca (rˆa)
Maisin-a ’d beu,
maisin-a ’d vàca,
chi j’ha ’rˆ mà
us rˆu gràta.
Zich e Zach
Zich e Zach j’han fà bacat,
tüte ’rˆ done ’nt u sacat,
ërˆ sacat u rˆ’è furà
tüte ’rˆ done ’n tërˆ prà.
Zraj
Zraj ënt ij tragn,
rˆa roba a fà nagn.
155
Tuma, tumela
Tuma, tumela fatti bella
se ti fai bella ti do la caramella,
se ti fai brutta ti do la pastasciutta.
La mucca
Medicina di bue,
medicina di vacca,
chi ha il male
se lo gratta.
Feisoglio, veduta da ponente
Zich e Zach
Zich e Zach hanno un tronchetto,
tutte le donne in un sacchetto,
il sacchetto è forato
tutte le donne nel prato.
Cerretto
Cerretto è in mezzo ai boschi,
la “roba” non produce.
Ëndvinej Indovinelli
piemontese dell’Alta Langa italiano
Tanci ëndvinej i tàcu paraj:
j’è na cosa bësca bëscosa che…
A rˆ’è naint pi grossa che na caplin-a
a fà curi tüta rˆa cascin-a.
(rˆa pulainta)
A baiv naint ërˆ cafè,
a porta rˆa curun-a,
ma rˆ’è naint regin-a,
a j’ha tanci matutin,
ma sanzˆa marì.
Donna Rebecca chi ch’a rˆ’è.
(rˆa galin-a)
Cula a rˆ’èla rˆa bestia pi fürba?
ërˆ bigat, u mangia rˆa feuja.
Da viv ërˆ buele ’n tërˆ corp,
da mort ërˆ corp ën tërˆ buele.
(ërˆ crin)
J’è na cosa urlà, burdà, galif e tajà
se zˆej bun a urlerˆa, burderˆa galif e tajerˆa
ët pàgh urlürˆa, burdürˆa, galif e tajürˆa.
(ërˆ coj)
E j’ho rˆa curun-a,
ma sun naint rè,
e j’ho ji sprun
e màrcc a pe,
sanzˆa mustra ne ciuchin
e màrch rˆ’ura rˆa matin.
(ërˆ gal)
Ën butalin cun due sorte ’d vin
che màj is mës-ciu.
(rˆ’euv)
Ën po’ a rˆ’è ciàira,
ën po’ a rˆ’è scüra,
màj dui dì drˆa stessa misürˆa.
(rˆa lün-a)
156
Molti indovinelli incominciano così:
c’è una cosa bësca bëscosa che…
Non è più grande di una cappelina
fa correre tutta la cascina.
(la polenta)
Non beve caffè,
ha la corona,
ma non è regina,
ha tanti bambini,
ma senza marito.
Donna Rebecca chi è ?
(la gallina)
Qual è la bestia più furba?
il baco da seta, mangia la foglia.
Da vivo le budella dentro il corpo,
da mortoil corpo nelle budella.
(il maiale)
C’è una cosa orlata, bordata, galif e tagliata
se sei capace a orlarla, bordarla, galif e tagliarla,
ti pago orlatura, bordatura, galif e taglio.
(il cavolo)
Ho la corona,
ma non son re,
ho gli speroni
e vado a piedi,
senza orologio e senza campanello
canto l’ora al mattino.
(il gallo)
Una botticella con due vini, che non si
mescolano mai.
(l’uovo)
Un po’ è chiara,
un po’ è scura,
mai due giorni della stessa misura.
(la luna)
piemontese dell’Alta Langa italiano
Pi i-j nun gàvu e pi u ven gross.
(ërˆ fussà)
Ëndanda zü u sivurˆa,
ënninda sü u pissurˆa.
(ërˆ sigilin ënt ërˆ puzˆ)
Me pare u rˆ’è ’ndà a rˆa cazˆa,
se u-j treuva u-j mazˆa,
se u-j treuva naint u-j porta a cà.
(ij pieuj)
Na crica balarica a guverna
zˆaint crich balarich,
ma zˆaint crich balarich
i guvernu pà na crica balarica.
(rˆa zˆiuz e ij pulastrin)
Pì ët rˆu baichi davzin davzin,
pì u ven picinin, picinin.
(ërˆ butun drˆa panzˆa)
Pi et tiri e pi a s’è scurzˆa.
(rˆa sigala, rˆa sigarëtta)
Pi j’è ciair e pi a rˆ’è scüra
tuci ij mumaint a cambija misüra,
cürta cürta a mesdì,
longa a rˆa matin e a rˆ’imbrunì.
(rˆ’umbra)
Pi u rˆ’è càd pi u rˆ’è frasch.
(rˆ’euv o ërˆ pan)
Quàtr bachëtte ni verde ni sëcche.
(ij birin drˆa vàca)
Quàtr purilu balarin,
picinin picinin,
tüti quàtr tacà davzin,
pissu ënsema ’nt ën basin.
(ij birin drˆa vàca)
Sarˆa russa, cadregun bianch,
na madamin ch’a bugia ij fianch.
(rˆa buca, ij dancc, rˆa laingua)
157
Più gliene tolgono e più viene grosso.
(il fossato)
Scendendo cigola,
salendo piscia.
(il secchiello nel pozzo)
Mio padre è andato a caccia,
se li trova li uccide,
se non li trova li porta a casa.
(i pidocchi)
Una cricca balaricca bada
a cento cricchi balaricchi,
ma cento cricchi balaricchi
non badano a una cricca balaricca.
(la chioccia e i pulcini)
Più lo guardi da vicino
più diventa piccolino, piccolino.
(l’ombelico)
Più tiri e più si accorcia.
(il sigaro, la sigaretta)
Più è chiaro e più è scura
tutti momenti cambia misura,
corta, corta a mezzogiorno,
lunga al mattino e all’imbrunire.
(l’ombra)
Più è caldo più è fresco.
(l’uovo o il pane)
Quattro bacchette ne’ verdi ne’ secche.
(i capezzoli della mucca)
Quattro birilli ballerini,
piccolini piccolini,
tutti e quattro vicini,
che ’pisciano’ insieme per un bacino.
(i capezzoli della mucca)
Sala rossa, poltrone bianche,
una signora che muove i fianchi.
(la bocca, i denti, la lingua)
piemontese dell’Alta Langa italiano
Sun padrun-a ’d cà,
sun ën cà anche quandi vàgh feura da cà.
(rˆa limàzˆa)
Sun setà ’n zˆüma na pel morta,
ma pel viva ’n porta.
(ërˆ cavaliè)
Sun pi lesta che n’usel,
pàss ërˆ màr sanzˆa batel,
ërˆ muntagne sanzˆa scàrˆa,
antr e sort da ’nt rˆa sàrˆa,
mi e mangg ënsema arˆ rè,
ëm nun sbàt dij purtié.
(rˆa musca)
Surele binele ch’is curu apress,
i sun mài ciapàsse, is ciàpu manch adess.
(ërˆ rue)
Ën camp tüt lavurà,
sanzˆa rˆ’arˆà piantà.
(ij cup drˆa cà)
Gross e rutund paj d’ën pum
s’us dësbela u rüva a Ruma.
(rˆ’amiscel)
Bianca dama dërˆ paràs
droch ën tèra e pà ’n màzˆ,
bela e sun e bruta ’n fàzˆ.
(rˆa fioca)
Dednanzˆ a se scürzˆa, dadrè a se slunga.
(rˆa strà)
A rˆ’è grossa cume na scuela,
a fà ciàir a rˆa gesa e a rˆa capela.
(rˆa limerˆa)
Na vejàzˆa cun ën dancc
ch’a fà curi tüta rˆa giaint.
(rˆa cioca)
158
Son padrona di casa
sono in casa anche quando esco.
(la chiocciola)
Son seduto su una pelle morta,
ma una viva mi porta.
(il cavaliere)
Son più veloce di un uccello,
passo il mare senza battello,
le montagne senza scala,
entro ed esco dalla sala,
vado a tavola con il re,
me ne frego del portinaio.
(la mosca)
Sorelle gemelle si corrono dietro,
mai si raggiungono, non si raggiungono ora.
(le ruote)
Un campo arato,
senza aratro piantato.
(il tetto della casa)
Grosso e rotondo come una mela,
se si disfa arriva a Roma.
(il gomitolo)
Bianca dama del palazzo
cado per terra e non mi ammazzo,
bella sono e brutta mi faccio.
(la neve)
Davanti si accorcia, dietro si allunga.
(la strada)
È grossa come una scodella,
rischiara la chiesa e la cappella.
(la lampada)
Una vecchia senza denti
che fa correre tutta la gente.
(la campana)
piemontese dell’Alta Langa italiano
Zinch arˆe e zinch oss,
i voru ’nt ij bosch.
(ij puciu)
Ën po’ dricia, ën po’ storta
ën tüci ij post a porta.
(rˆa strà)
159
Cinque ali e cinque ossa
e volano nei boschi.
(le nespole)
Un po’ dritta, un po’ storta
in tutti i posti porta.
(la strada)
Serravalle Langhe, una piazza del paese
piemontese dell’Alta Langa italiano
Invucazˆiun
Alleluja, alleluja
mi e pisc ënt ërˆ tipin e chial ënt rˆa duja.
Biàs, Biàs, pi e rˆu vugh e pi un piàs.
Gilian Gilian, ij pieuj it mangg-ran.
Giuanin drˆa brigna ën poch u pianz e
’n poch u grigna.
Marìa, Marìa a rˆ’è na bela fija
tüci rˆa veuru, gnün i rˆa pija.
Maté, Maté catàsse n’anciua,
u berlëcca ’rˆ papé.
Oh Nusgnur, ërˆ to àsu us cugia.
Peru, Peru làssa ërˆ cose cume ch’i j’eru.
Sant Antoni pin ’d virtü, fàme truvè lo che
j’heu përdü.
Santa Barbara e San Simun liberene da rˆa
losn e darˆ trun.
Santa Lizìa ch’am cunserva rˆa vista, che
rˆ’aptit e rˆ’ho zà.
Malediziun
Ët chërpaissi a rate.
It ënnisa pan e puciu.
It ënnisa pan e persci.
It ënnisa ’n po’ bagn.
It tacaissa mà a rˆa panza.
It tacaissa na caghëtta.
Và arˆ diavu.
Và për scue.
Và spanè rˆa meria.
Vàte catè ’n cazˆu.
Vàte cugè ’nt rˆa nebbia.
Vàte fè frizi.
Vàte impì ’rˆ cü d’àj.
Vàttra pijè ’nt ërˆ fràch.
Vàttra pijè ’nt rˆa giàca.
Vàttra pijè ’n cul post, ’nt ërˆ cü.
Vattra pijè ’nt u gnau.
160
Invocazioni
Alleluia, alleluia
io piscio nel tegame e lui nella brocca.
Biagio Biagio più lo vedo e più mi piace.
Giuliano Giuliano i pidocchi ti mangeranno.
Giovannino della susina un po’ piange e un
po’ ride.
Maria, Maria è una bella ragazza
tutti la vogliono, nessuno la prende.
Matteo, Matteo si è comprato un’acciuga,
ma lecca la carta.
Oh Signore, il vostro asino si corica.
Pietro, Pietro lascia le cose com’erano.
Sant’Antonio pieno di virtù, fammi trovare
ciò che ho perduto.
Santa Barbara e San Simone liberateci dal
lampo e dal tuono.
Santa Lucia conservami la vista, che l’appetito
c’è l’ho già.
Maledizioni
Crepassi a rate.
Ti venisse pane e nespole.
Ti venisse pane e pesche.
Ti venisse un po’ di bene.
Ti prendesse mal di pancia.
Ti venisse la caghetta.
Vai al diavolo.
Vai per scope.
Vai a spannocchare il granoturco.
Vatti a comprare un mestolo.
Vatti a coricare nella nebbia.
Vai a farti friggere.
Riempiti il sedere d’aglio.
Vattela a prendere nel mucchio.
Vattela a prendere nella giacca.
Vattela prendere in quel posto, nel sedere.
Vattela prendere nel “gnau”.
Manere ’d dì Modi di dire
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
A pe ’d pula. A piede di gallina. In modo esatto.
A rˆa bele mej. Alla bella meglio. Alla carlona.
A rˆa bun-a. Alla buona. Alla buona
Arˆ táimp che ’r frimije j’avu Al tempo in cui le formiche Mai!
ij zˆocru. portavano gli zoccoli.
Àt cume rˆa cùa dërˆ ràt. Alto come la coda del topo. Veramente in basso.
Avaj bun-e spunde. Avere buone sponde. Essere in posizione favorevole.
Avaj cü. Avere “sedere”. Essere fortunato.
Avaj ërˆ bran da valè. Passare la crusca al vaglio. Compiere un lavoro inutile
Avaj ën curpat da leùn. Avere il corpetto del leone. Essere molto coraggioso.
Avaj ërˆ zˆërvel da galin-a. Avere il cervello da gallina. Individuo non molto intelligente.
Avaj i brazˆin. Avere le braccine. Essere molto tirchio.
Avaj dij balin. Avere dei pallini. Avere delle fissazioni.
Avaj ij grij për rˆa testa. Avere i grilli per la testa. Pensare a cose futili.
Avaj ij buracin ch’i giru. Avere i burattini che girano. Essere alterati.
Avaj j’euj drˆ’ àquila, dërˆ fuin. Aver occhi dell’ aquila, della Avere una vista acutissima.
faina.
Avaj ij paj ën su stomi. Avere i peli sul torace. Essere deciso, coraggioso.
Avaj mangià ërˆ mani drˆa Aver mangiato il manico Si dice di una persona
ramazˆa. della scopa. stucchevole.
Avaj na fàm da luv. Avere una fame da lupo. Avere molta fame.
Avaj na fragg da can, da sgiàf. Avere un freddo cane, da schiaffi. Avere molto freddo.
Avaj na laingua da patin. Avere una lingua da ciabatta. Chiacchierare volentieri.
Avaj rˆ’oche da frè. Aver da ferrare le oche. Compiere un lavoro inutile.
Avaj rˆ’oss bacan. Avere l’osso “bacan”. Vertebra che impedisce il lavoro.
Avaj rˆa blëzˆa drˆ’àsu. Avere la bellezza dell’asino. Una bellezza effimera.
Avaj rˆa forzˆa dërˆ perru giaj. Avere la forza del coniglio biondo. Veramente debole.
Avaj rˆa panzˆa ch’a bërbuta. Avere la pancia che brontola. Avere fame.
Avaj rˆa pel capun. Avere la pelle cappone. Avere la pelle d’oca.
Avaj rˆa pel d’ën beu raid. Aver la pelle di un bue con Persona dalla cute coriacea.
l’artrosi.
Avaine cicin e bàgna. Avere sia la carne che l’intingolo. Essere pienamente soddisfatti.
Bagnè ’rˆ nàs. Bagnare il naso. Essere più bravo.
Bagnesse ërˆ bech. Bagnarsi il becco. Bere.
Baichè ërˆ paj ’nt rˆ’euv. Guardare il pelo nell’uovo. Essere molto scrupoloso.
Baichè rˆ’uranie. Guardare le stelle. Poltrire.
Bel paj du su. Bello come il sole. Persona molto bella.
161
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Balè ’rˆ bàl ëd rˆ’urs. Ballare il ballo dell’orso. Far cose poco piacevoli.
Balè paj na lodurˆa. Ballare come un’allodola. Essere in continuo movimento.
Bati ërˆ bàst përˆ naint pudaj Battere il basto per non poter Sfogarsi con un innocente, non
bàti rˆ’àsu. battere l’asino. potendo acciuffare il colpevole.
Bitè ’nsema rˆa fàm cun rˆa saj. Mettere insieme la fame Mettere insieme due cose
con la sete. malconce.
Bitè ’rˆ cher davanti ai beu. Mettere il carro davanti ai buoi. Non seguire un ordine
cronologico.
Bitè berta ’n sàch. Mettere la gazza nel sacco. Ottenere ciò che si desiderava.
Bitè rˆa prüss ënt rˆ’urije. Mettere la pulce nell’orecchio. Suggerire qualcosa a qualcuno.
Bitesse ërˆ man ’nt ij cavaj. Mettersi le mani nei capelli. Una grossa preoccupazione.
Borgnu cume ’n tarpun. Cieco come una talpa. Persona con la vista molto
debole.
Brajè me n’àquila. Urlare come un’aquila. Chi urla forte.
Brajè paj n’urs. Urlare come un orso. Urlare forte.
Bravu merlu! Bravo merlo! Bravo babbeo!
Breun cume ’n merlu. Scuro come un merlo. Persona molto scura.
Brüt paj d’ën giariat. Brutto come un topo. Molto brutto.
Cagà da rˆa galin-a bianca. Cagato dalla gallina bianca. Nato con la camicia.
Cambiè rˆ’eva arˆ canarin. Cambiare l’acqua al canarino. Urinare.
Campè ij dàdi. Gettare i dadi. Essere folle.
Cantè da gàl. Cantare da gallo. Farla da padrone.
Carià me’n mü. Carico come un mulo. Molto carico.
Cariesse ëd bosch verd. Caricarsi di legna verde. Accollarsi dei fastidi.
Chërsi cume na nià ’nt ën buch. Crescere come la nidiata nel buco. Chi cresce in fretta.
Ciamè bute. Invocare le bottiglie. Arrendersi.
Ciapè rˆ’urˆuch. Prendere l’allocco. Lavoro da matti.
Ciapè dui curˆumb cun na fàva. Prendere due colombi con Azione molto proficua.
una fava.
Ciapè ërˆ grive. Prendere i tordi. Soffrire un freddo intenso.
Cicià dai piplin. Succhiato dai pidocchi. Persona emaciata.
Ciuch paj na bija. Ubriaco come una biglia. Molto ubriaco.
Culazˆiun dërˆ gàl. Colazione del gallo. Chi è “attivo” già di buon
mattino.
Cume ij pataràzˆ ëd màrzˆ. Come i grossi fiocchi di neve A manciate.
che scendono a marzo.
Cume lavè rˆa testa a rˆ’àsu. Essere come lavare la testa. Un lavoro inutile.
all’asino
Cuntaint paj na zˆiàra. Contento come una cicala. Persona veramente soddisfatta.
Cuntaint paj d’ën prüzˆ. Essere contento come una pera. Essere molto contento.
162
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Curi paj drˆa levr. Correre come la lepre. Correre molto velocemente.
Cuvè caicos. Covare qualcosa. Progetto o malattia in
incubazione.
Dè dërˆ cü ’n srˆa pera. Picchiare il sedere su un masso. Andare a rotoli.
Dè rˆa làrga. Dare il largo. Liberare.
Desse rˆa zˆampa ’n sij pe. Darsi la zampa sui piedi. Fare cose svantaggiose per sé.
Drizˆè ’rˆ gambe aj can. Drizzare le gambe ai cani. Eseguire un lavoro impossibile.
Dreumi drˆa quàrta. Dormire della quarta (muta). Dormire molto profondamente.
Dreumi cume ’n zˆüch. Dormire come un ceppo. Dormire profondamente.
Dür me ’n bacalà. Duro come un baccalà. Molto rigido.
Ëmbranà paj na foca. Imbranato come una foca. Persona poco vivace.
Ën buca arˆ luv. In bocca al lupo. Finire nel posto sbagliato.
Ën poch a prün cavàl a rˆ’àsu. Un po’ per uno a cavallo Bisogna condividere le cose
dell’asino. buone.
Ëndè a archirˆun. Procedere col sedere in avanti. Indietreggiare.
Ëndè a gatagnau. Camminare come il gatto. Camminare a carponi.
Ëndè a giuch. Entrare nel pollaio. Andare a dormire.
Ëndè a piote. Procedere con le zampe. Camminare.
Ëndè a rabel. Andare a carponi. Far bancarotta.
Ëndè a rabel paj dij cussot. Andare a male come gli zucchini. Andar male.
Ëndè cume na nàv ënt Procedere come la nave in Essere in cattive acque.
ën bosch. un bosco.
Ëndè cun rˆa panzˆa ’n tèra. Procedere pancia a terra. Lavorare duramente.
Ëndè paj d’ën can süs. Correre come un segugio. Individuo molto veloce.
Ëndè paj drˆa losn. Procedere come un fulmine. Correre velocissimi.
Ëndè paj dij beu ’nt rˆa mèira. Procedere come i buoi Procedere senza nessuna
nel granoturco. attenzione.
Ëndè paj na bàla da s-ciop. Andare come una palla Procedere speditamente.
da schioppo.
Ënfirè ’rˆ caviun. Infilare il bandolo della matassa. Prendere la strada giusta.
Ënrabià paj na bissa. Arrabiato come una biscia. Veramente infuriato.
Esci ’n babiàzˆ. Essere un rospaccio. Essere una persona impacciata.
Esci ’n barbabuch. Essere un barba di becco. Essere una persona semplice.
Esci ’n bëstiun. Essere un bestione. Essere grande e grosso.
Esci ’n bucinot, ën burich. Essere un vitello, un asino. Essere una persona grossolana.
Esci ’n càga miracu. Essere un caga miracoli. Essere un fanfarone.
Esci ’n can da pajè Essere un cane da pagliaio. Essere un fannullone.
Esci ’n fà fiuchè. Essere uno che fa nevicare. Persona di poco conto.
Esci ’n fàmrˆu cheusi. Essere un “fammelo cuocere”. Essere un tipo tranquillo.
163
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Esci ’n fuin. Essere una faina. Essere una persona scaltra.
Esci ’n gàt ëd màrmu. Essere un gatto di marmo. Essere una persona lentissima.
Esci ’n garofu. Essere un garofano. Essere un po’ tonto.
Esci ’n muschin. Essere un moschino. Essere una persona irritabile.
Esci ’n pass gross. Essere un pesce grosso. Persona importante.
Esci ’n piantin d’erba brüsca. Essere una piantina di acetosella. Essere un piantagrane.
Esci ’n pieuj. Essere un pidocchio. Essere un persona molto avara.
Esci ’n sifrin. Essere un fiammifero. Essere irascibile.
Esci ’n tabaleuri. Essere un mirtillo. Essere un po’ tonto.
Esci ’n truss. Essere un torsolo. Essere una testa dura.
Esci ’n zˆicutun, ën zˆüch. Essere uno zuccone, un ceppo.. Essere testardo.
Esci ’n zˆavàt, në scauzˆacan. Essere una ciabatta, uno Avere modi poco raffinati.
scalzacane.
Esci ’rˆ fij drˆa galin-a bianca. Essere figlio della gallina bianca. Essere una persona molto rara.
Esci ’rˆ merlu drˆa cùa bianca. Essere il merlo dalla coda bianca. Essere una persona o cosa
rarissima.
Esci a rˆa susta. Stare dove non piove. Essere abbiente.
Esci arˆ pian dij bàbi. Essere a livello dei rospi. Molto in basso.
Esci àt paj d’ën sod ëd tuma. Essere alto come un soldo Essere alto come un soldo
di “tuma”. di cacio.
Esci ciorgnu paj d’ën tipin. Esere sordo come una pignatta. Essere molto sordo.
Esci cit, ma schizˆ. Essere piccolo, ma “concentrato”. Essere piccolo, ma “tosto”.
Esci cuntra ij verm. Essere contro i vermi. Persona sgradevole.
Esci cuntaint me ’n prüzˆ. Essere contento come una pera. Essere molto contento.
Esci drˆa forza ’d gnün. Avere la forza di nessuno. Essere molto indolenti.
Esci ’rˆ padrun dërˆ vapur Essere il padrone del vapore Voler comandare
Esci feura dij feuj. Essere fuori dei fogli. Essere fuori di se.
Esci fol me n’ula. Folle come un olla. Veramente folle.
Esci fol paj d’ën duj. Essere scemo come un secchio. Essere veramente scemo.
Esci fol paj na mica. Essere scemo come una pagnotta. Essere veramente scemo.
Esci fol paj na riva. Essere scemo come una ripa. Essere un fessacchiotto.
Esci fort paj dërˆ bruz. Forte come il formaggio “bruz”. Persona debole.
Esci gram paj drˆa fè naira. Essere cattivo come la pecora nera. Essere molto cattivo.
Esci linatich me na soma màta. Essere lunatico come un’asina Essere molto lunatico.
folle.
Esci màrzˆ paj n’aniot. Essere marcio come un Essere fradicio.
anatroccolo.
Esci màt paj d’ën sars. Essere pazzo come un salice. Essere completamente pazzo.
Esci muntà ’n sërˆ bije quàdre. Essere salito sulle biglie quadre Essere molto presuntuoso.
164
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Esci n’asu carià ’d sod. Essere un asino carico di soldi. Persona sciocca, ma benestante.
Esci n’àquila. Essere un’aquila. Persona poco furba.
Esci n’oca. Essere un’oca. Essere una stupidotta.
Esci n’usel ën gàbia. Essere un uccello in gabbia. Essere a disagio.
Esci nà cun rˆa camisa. Essere nato con la camicia. Essere una persona fortunata.
Esci na bëcàzˆa. Essere una beccaccia. Essere una malalingua.
Esci na birba fuin-a. Essere una birba “fuin-a”. Essere birichina.
Esci na bissa cupela. Essere una tartaruga. Essere una persona dispettosa.
Esci na marmota. Essere una marmotta. Individuo sempre stanco.
Esci na merda muntà ’n Essere una merda salita sullo Essere presuntuoso.
su scagn. scanno.
Esci na pita. Essere una tacchina. Donna suscettibile.
Esci na riundurˆin-a. Essere una rondinella. Essere una donna volubile.
Esci na rugna. Essere una rogna. Individuo noioso.
Esci na sümia baricia. Essere una scimmia strabica. Essere dispettoso.
Esci na testa ’d bosch. Essere una testa di legno. Avere la testa dura.
Esci na testa ’d cherpu. Essere una testa di carpino. Avere la testa dura.
Esci na testa ’d coj. Essere una testa di cavolo. Essere indisponente.
Esci na testa ’d ru. Essere una testa di rovere. Avere la testa dura.
Esci na testa ’d përru. Essere una testa di coniglio. Essere uno sciocco.
Esci na testa ’nvisca. Essere una testa accesa. Essere una persona “accesa”.
Esci na testa d’arabich Essere una testa d’ alambicco Persona testarda.
Esci na testa d’arcicioch. Essere una testa di carciofo. Essere una testa dura.
Esci na testa ëngavërgnà. Essere una testa ingarbugliata. Essere una persona “difficile”.
Esci na testa grila. Essere una testa di “grillo”. Essere un testone.
Esci ne sbiri. Essere un rondone. Essere birichino.
Esci naj paj d’ën capel. Essere nero come un cappello. Essere di umore pessimo.
Esci nech. Essere poco lievitato. Essere giù di morale.
Esci paj can e gàt. Essere come cane e gatto Chi non va molto d’accordo.
Esci patanü paj ’d ën pitu. Essere nudo come un tacchino. Essere completamente svestiti.
Esci pi fürbu che bel. Essere più furbo che bello. Essere molto furbo.
Esci sempe a rˆa mirˆa ’d Nuvel. Essere sempre a livello di Novello. Essere in una situazione statica.
Esci rˆ’àsu dërˆ cümün. Essere l’asino del comune. Una cosa che non è mai a posto.
Esci s-ciass me ij cavaj ën testa. Essere fitto come i capelli in testa. Molto fitto.
Esci s-ciass cume ’rˆ gramun. Essere fitto come la gramigna. Molto fitto.
Esci tacà ai vedr. Essere appiccicato ai vetri. Essere un vero taccagno.
Esci ün da pijè cun ërˆ mole. Essere uno da prendere con Persona da cui stare in guardia.
le molle.
Esci naint bun a fè “o” cun Non essere in grado di tracciare Essere incapace.
rˆ ’ambutur. una “o” con l’imbuto.
165
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Esci verd paj d’ën coj. Essere verde come un cavolo. Essere avarissimo.
Fè ’rˆ gadan. Farei il pigro. Essere indolente.
Fè ’rˆ sustnü. Fare il sostenuto. Procedere impettito.
Fè baboja. Fare l’insetto. Far capolino.
Fè caicos a nuneus. Far qualcosa a “nuneus”. Far qualcosa in modo inutile.
Fè cume ërˆ tarˆpun ch’u j’ha Far come la talpa che ha scam- Scambiare una cosa di valore
baratà j’euj cun rˆa cùa. biato gli occhi con la coda. con una di poco pregio.
Fè ënnì rˆa pel d’oca, capun Far venire la pelle d’oca, cappone. Far accapponare la pelle.
Fè ënni ’r làcc ai gumi, ji snuj. Far venire il latte a gomiti e Essere indisponente.
ginocchia.
Fè ërˆ galat. Fare il galletto. Fare il furbetto.
Fè frasch a rˆ’àrˆe. Far fresco alle ali. Non ottenere nessun risultato.
Fè caghè da dricc. Far cagare in piedi. Compiere un’azione sciocca.
Fè gaudineta. Gozzovigliare. Godere di buone cose.
Fè grignè ij ràt. Far ridere i topi. Compiere un’azione sciocca.
Fè intra. Far punto (nella pallapugno). Avere succeso, riuscire.
Fè ij vers drˆa sümia. Fare le mosse della scimmia. Farne di tutti i colori.
Fè j’euj drˆa cràva morta. Far l’occhio della capra morta. Occhio da pesce lesso.
Fè prüma mignin. Fare prima gattino. Frequentare la prima elementare.
Fè n’euv ’cun dui russ. Fare un uovo con due rossi. Fare una cosa fuori della norma.
Fè n’euv feura dërˆ cavagnin Fare l’uovo fuori dal cestino. Fare una cosa fuori della norma.
Fè ’rˆ fisëtte. Fare le scintille. Andare benissimo.
Fè rˆ’erlu. Fare l’ “erlu” (maschio dell’anitra). Fare il furbetto.
Fè rˆ’oca, rˆa cuchëtta. Fare l’oca, la civetta. Fare la stupidotta.
Fè rˆa fin dërˆ bàbi, dërˆ ràt. Far la fine del rospo, del topo. Fare una brutta fine.
Fè rˆa gàta morta. Far la gatta morta. Far la svenevole.
Fè rˆa quàja. Far la quaglia. Fare la stupida.
Fè rˆa schica. Socchiudere un occhio solo. Fare l’occhiolino.
Fè rˆa soma. Comportarsi da asina. Essere donna di facili costumi.
Fè San Martin. Fare San Martino. Fare trasloco.
Fè ’nnì rˆa musca arˆ nàs. Far venire la mosca al naso. Far spazientire qualcuno.
Fè vigilia. Far vigilia. Digiunare.
Fè vughi ’rˆ babuin. Far vedere il babbuino.. Far tribolare qualcuno.
Fè vughi ’rˆ màsche. Far vedere le streghe. Far tribolare qualcuno.
Feje ’rˆ bech a n’usel. Fare il becco agli uccelli. Compiere un lavoro inutile.
Fene pi che sèt ëmpicà. Farne più di sette impiccati. Farne di tutti i colori.
Fene pi che Bërtoldu ën Franza.Farne più di Bertoldo in Francia. Farne di tutti i colori.
Fesne na bela süpa. Farsene una bella zuppa. Affrontare una grossa spesa.
Fesse pijè ’n brazˆ. Farsi prendere in braccio. Farsi raggirare.
166
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Fesse ’nnì ërˆ sangu gràm. Farsi venire il sangue cattivo. Dispiacersi per qualcosa.
Fichè ’rˆ bech. Mettere becco. Mettere il naso in faccende altrui.
Flambè ’rˆ balin. Fulminare il pallino. Essere perfetti.
Fürbu cume cui … ’d chi Furbo come quelli del paese Persone molto “furbe”.
j’han ciapà ’rˆ tarˆpun e për di … che hanno catturato
mazˆeru i j’han sutrarˆu. una talpa e per ucciderla
l’hanno sotterrata.
Fürbu cume cui ’d … chi Furbo come quelli del paese Persone sprovvedute.
j’han purtà ’rˆ musche ’n srˆa di … che hanno portato le
cascin-a e peu i j’han gavà rˆa mosche sul fienile e poi hanno
scàrˆa përchè i scapaissu naint. tolto la scala perché non
scappassero.
Fürbu cume cui ’d … ch’insa- Furbo come quelli di … che Persone sprovvedute.
càvu ërˆ gran cun ërˆ traint. riempivano i sacchi di grano
con il tridente.
Fürbu cume cui ’d … chi Furbo come quelli del paese Persona poco scaltra.
misiràvu rˆa tairˆa cun ërˆ di … che misurano la tela
campanin. col campanile
Fürbu cume cui d’… chi Furbo come quelli del paese Persone sciocche.
puntlàvu ërˆ su përˆ naint di … che puntellavano il sole
ch’u ëndaissa a suta. perché non tramontasse.
Fürbu cume Garbuja, ch’u Furbo come Garibuia che Persona poco scaltra.
scundiva ij sod ën sacocia nascondeva i soldi in tasca
a j’àci. agli altri.
Furtinà cume ij can ën gesa. Fortunato come i cani in chiesa. Individuo molto sfortunato.
Gavè ’rˆ passurot. Togliere il passerotto. Uscire da qualche situazione.
Gira vutà. Ogni carta girata. Tutti i momenti.
Girè ’ndré ij beu. Girare indietro i buoi. Scappare di fronte alle difficoltà.
Giuntè fer a rˆa cioca. Aggiungere ferro alla campana. Peggiorare le cose.
Giuvu paj drˆ’aj. Giovane come l’aglio. Molto giovanile.
Giüst me rˆ’or. Preciso come l’oro. Precisissimo.
Gram paj du tossi. Disgustoso come il tossico. Cibo molto cattivo.
Grass cume ’n frà, ’n crin. Grasso come un frate, un porcello. Persona pingue.
Gratesse ji snuj. Grattarsi le ginocchia. Oziare.
Is peu naint lacè ’rˆ frimije. Non si possono mungere le Eseguire un lavoro impossibile.
formiche.
Istess cume lavè rˆa testa a rˆ’asu. Uguale a lavare la testa all’asino. Eseguire un lavoro inutile.
J’è pi naint Martin ch’u maina Non c’è più Martino che Non esistono più le cose giuste.
rˆ’asu. conduce l’asino.
Lamaintesse ’d gamba san-a. Lamentarsi pur avendo le Chi si lamenta senza ragione.
gambe sane.
Lassè a pernisè. Lasciar perniciare. Lasciare al freddo.
167
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Lungh cume rˆa Quaresima. Lungo come la Quaresima. Cosa molto lunga e noiaosa.
Lurd paj na zˆoturˆa. Stordito come una trottola. Avere un forte capogiro.
Màgr cume ’n pich. Magro come un picchio. Veramente magro.
Màgr cume ’n ciò. Magro come un chiodo. Molto magro.
Mangè cume ’n gril. Mangiare come un grillo. Mangiare poco.
Mangè pan e vurp. Mangiare pane e volpe. Chi agisce in modo poco accorto.
Mangè rˆa feuja. Mangiare la foglia. Accorgersi di qualcosa.
Mangè rˆa roba ’d sèt cascin-e. Mangiare i beni di sette cascine. Essere un grande scialacquatore.
Mangesse ënfina ’rˆ braje. Mangiarsi addirittura i pantaloni. Aver sperperato tutti i propri beni.
Mangesse ërˆ bagn ëd sèt gese. Mangiarsi i beni di sette chiese. Vivere dissolutamente.
Marcè ’n si j’euv. Camminare sulle uova. Persona impacciata.
Marcè da ania. Camminare come l’anitra. Camminare con le gambe larghe.
Màt paj ’d ën sars. Matto come un salice. Veramente matto.
Màt paj na crubela, ’n zˆuch. Matto come una cesta, un ceppo. Completamente matto.
Mica rˆa mort d’ën vëscu. Ogni morte di vescovo. Molto raramente.
Muntè ’n sërˆ cavàl gris. Salire sul cavallo grigio. Individuo che si altera per nulla.
Mus-cèje aj gàt a rampegnè. Insegnare ai gatti ad Voler insegnare a chi ne sa
arrampicarsi. più di te.
Naj cume ’n capel. Nero come un cappello. Persona di cattivo umore.
Naj cume ’n curnajàzˆ. Nero come una cornacchia. Veramente scuro.
Naj paj ’d ën tarˆpun. Nero come una talpa. Veramente scuro.
Naint savaj che pass pijè. Non saper che pesci pigliare. Non saper prendere una
decisione
Naint avaj fragg aj pe. Non avere freddo ai piedi. Essere una persona agiata.
Nujus paj na piàturˆa. Noioso come una piattola. Persona molto noiosa.
Paisè ’n chilu pì dërˆ farˆcat. Pesare un chilo più del falchetto. Persona molto magra.
Pan bianch e vin duzˆ. Pane bianco e vino dolce. Persona lenta nel lavoro.
Parlè për avaj rˆa laingua Parlare per avere la lingua . Dire stupidaggini.
’n buca. in bocca
Passeje ’rˆ can cun rˆa scùa Passa il cane con la ramazza Apertura molto ampia.
’n buca. in bocca.
Për ën punt Martin u j’ha Per un punto Martino ha perso Non raggiungere il traguardo
perdü rˆ’asu. l’asino. per un’inezia.
Perdije ënfina rˆa strà andè a cà. Perderci persino la strada per casa. Lavoro in grave perdita.
Perdije ënfina ërˆ bràje. Perderci persino i pantaloni. Lavoro in grave perdita.
Pi ’ndrè che rˆa cùa dërˆ crin. Più indietro della coda del maiale. Persona veramente “indietro”.
Pi naint avaine j’euj sücc. Non averne più gli occhi asciutti. Caso molto spiacevole.
Piantè na babiazˆà. Cadere come un rospo. Cadere malamente.
Pijesse na ramà ’d sogn. Prendere una “spruzzata” Avere un colpo di sonno.
di sonno.
168
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Pijesse rˆa vaca e ërˆ bucin. Prendersi mucca e vitello. Sposare una donna incinta.
Pijessne na caplin-a Prendere un cappello di paglia. Prendersi una cotta.
Pijessne na giacà. Prendersene una giaccata. Prendere un sacco di botte.
Pijè ’n can da purtè. Prendere un cane da portare Prendersi un lavoro noioso.
in giro.
Pijè ’rˆ farˆfàle. Prendere le farfalle. Essere distratti.
Pijè na cràva. Prendere una capra. Prendere una sbornia.
Pijè ün përˆ bàti rˆ’àtr. Prendere uno per battere l’altro. Due persone dello stesso valore.
Pin me n’euv. Pieno come un uovo. Completamente pieno.
Pipè ’rˆ grive. Poppare i tordi. Eseguire un lavoro inutile.
Pissè cume na canà. Pisciare come una grondaia. Flusso d’acqua consistente.
Pissè lungh. Pisciare lontano. Essere presuntuosi.
Pulid cume ’rˆ bastun dërˆ giuch. Pulito come il bastone del pollaio. Molto sporco.
Quandi ’rˆ galin-e i pissu. Quando le galline pisciano. Mai !
R ˆ a cauderˆa ’d màgg. La caldaia di maggio. Gran caldo fuori stagione.
R ˆ a prüma galin-a ch’a canta La prima gallina che canta Il colpevole si vede subito.
a rˆ’è cula ch’a j’ha fà rˆ’euv. è quella che ha fatto l’uovo.
R ˆ a storia dërˆ luv. …la storia del lupo. …la solita lunga storia.
Raid cume’n paruch. Rigido come un palo. Persona molto rigida.
Rair ch’ët vughi Z ˆ raj. Rado e sottile tanto da vedere Tessuto molto liso.
Cerretto
Respundi ciò përˆ broca. Rispondere chiodo per chiodino. Rispondere a caso.
Restè ëmbajà. Restare abbagliato. Restare di stucco.
Reumpi j’euv ën tërˆ cavagnin. Rompere le uova nel paniere. Rovinare la “festa” a qualcuno.
Reumpi ij chitarin, ij ciàp. Rompere i chitarrini, le chiappe. Dare molto fastidio.
Risià daj tarˆpun nair. Rosicchiato dalle talpe nere. Individuo emaciato.
Risiè ’rˆ cainazˆ. Rosicchiare il catenaccio. Rassegnarsi.
Roba da bun pàt. Merce a buon mercato. Cose di poco prezzo.
Russ paj d’ën pitu. Rosso come un tacchino. Persona paonazza.
Sach paj n’anciuva. Magro come un’acciuga. Persona magra.
Sach paj dërˆ vedr. Secco come il vetro Materiale che non flette
Sainti ’rˆ frimije. Sentir le formiche. Avere delle parestesie.
San cume ’n pass. Sano come un pesce. In buona salute.
Sbassè rˆ’àrˆe. Abbassare l’ali. Essere un po’ meno superbo.
Scaudesse ’rˆ piss. scaldarsi il piscio. Alterarsi per un nonnulla.
Schirzè rˆ’àrˆe. Accorciare le ali. Tarpare le ali.
Schirzè rˆ’unge. Accorciare le unghie. Tarpare le ali.
Scrivi cume na galin-a. Scrivere come una gallina. Scrivere malissimo.
Scür me ’n buca arˆ luv. Buio come la bocca del lupo. Luogo veramente buio.
Secu fisulà. Secco come un fuso. Persona molto magra.
169
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
Sgazˆè ’rˆ vespe. Stuzzicare le vespe. Cercarsi grane.
Sidà paj ’d ën crin. Sudato come un un porcello. Molto sudato.
Smijè a’n passurot suta ’n porti. Essere come un passero sotto Persona sola.
un portico.
Smijè n’Ave Marìa ënfrizˆà. Sembrare un’Ave Maria infilzata. Essere emaciato.
Spass (càr) na cutlà Spesso (caro) una coltellata. Molto spesso (costoso).
Specius paj drˆa pupù. Vanitoso come l’upupa. Molto vanitoso.
Spetè ’rˆ balun arˆ bot. Aspettare il pallone al salto. Aspettare la palla al balzo.
Stè a bota. Stare a botta. Tener testa a qualcuno.
Stè cun ërˆ bràje ’n man. Rimanere con le brache in mano. Stare in ozio.
Stè da can. Star da cani. Essere in cattive condizioni.
Stè da cucu, da Pàpa, ën piota. Stare da cuculo, da Papa, Star bene.
in gamba.
Stè da puciu. Stare da nespola. Essere in luogo confortevole.
Su rˆ’è naint süpa u rˆ’è pan bagnà. Se non è zuppa è pan bagnato. Scegliendo tra due cose simili.
Sul paj ’d ën pulastrin. Solo come un pulcino. Proprio solo.
Sunè rˆa crin-a. Suonare la scrofa. Suonare il contrabbasso.
Sunè rˆa trumba. Suonare la tromba. Fare la spia.
Tacagnizˆ cume rˆa páis. Appiccicoso come la pece. Persona seccante.
Taimp da luv. Tempo da lupi. Tempo pessimo
Tèra da pipe. Terra da pipe (gesso). Terra senza nessun valore.
Tërmurˆè cume na feuja. Tremare come una foglia. Avere la tremarella.
Tirè ij cauzˆat. Tirare le calze. Essere sul punto di morire.
Tireje lüstre. Tirarle lucide. Arrivare a malapena.
Travajè da can. Lavorare da cani. Lavorare molto male.
Truvè manch rˆ’eva ’n Burgna. Manco trovare l’acqua nella Essere completamente incapaci.
Bormida.
Truvè ’rˆ pass. Trovare il pesce. Trovare il “pollo”.
Truvè Nusgnur ënt rˆ’ort. Trovare il Signore nell’orto. Evento molto fortunato.
Truvesse a càrte quaranteut. Trovarsi a carte quarantotto. Trovarsi a malaparata.
Truvesse a càrte sporche. Trovarsi a carte sporche. Essere in una situazione difficile.
Vàri manch na bërla sëcca. Valere nemmeno un escremento. Persona o cosa di nessun pregio.
Vàri manch ën sod. Valere nemmeno un soldo. Persona o cosa di nessun pregio.
Vej paj dërˆ bale drˆ’urs. Vecchio come le “palle” dell’orso. Molto vecchio.
Vej paj dërˆ can ëd San Roch. Anziano come il cane di S. Rocco. Veramente vecchio.
Vej paj dërˆ cucu. Vecchio come il cuculo. Persona o cosa molto vecchia.
Vej paj tarabadan. Vecchio come “tarabadan”. Persona o cosa molto vecchia.
Verd paj ’d ën lajeu. Verde come un ramarro. Persona molto avara.
Vuraj cuntè ij sod a rˆa metà. Voler contare i soldi alla metà. Chi cerca un lavoro che non
esiste.
Z ˆ erchè ’rˆ paj ënt rˆ’euv. Cercare il pelo nell’uovo. Essere molto pignoli.
170
Nomi di persona Nom ëd përsun-e
italiano piemontese dell’Alta Langa
Abbondio Avundu
Achille Chile
Adamo Adàm
Adelaide Delàide, Làide
Adolfo Dulfu
Adriano Adrian
Agata Agatin, Ghita, Ghitin, Ghitina
Agnano Agnan
Agnese Gnese, Gnesin-a, Sina
Agostina Agostino Gustina, Gustinu, Gustin
Albano Alban
Alberta Berta
Alberto Bertu
Albina, Albino Albinu, Bina, Binin, Binu, Albin, Binel
Aldo Aldu, Aldulin, Dulin
Alessandra, Alessandro Sandrin-a, Sandru, Sandrot, Sandrin, Sandrun, Lisandru, Pulu
Alessio Alessi
Alfonso Funsu
Alfredo Fredu, Fredo
Amabile Màbile
Amadigi Amadis
Amalia Màlia, Lìa
Ambrogio Brugin, Ambreus
Amedeo Medeu, Medeurin, Amè, Amedè
Amelia Melia
Anacleto Cletu
Anastasio Anastàs
Andrea Andreja, Andrijin, Andrijot, Andrijun, Jin, Jot
Andreina Andrejin-na
Angela Angiulina, Giulina, Lina
Angelo Angiulin, Angeletu, Angelotu, Angel, Angelin, Giulinu, Giulin
Anita Nita
Anna Ana, Anin, Neta, Nineta, Netina, Nin, Tin
Annibale Nìbale, Niblin
Anselmo Anselmin, Anselm, Selmin, Serˆmu, Anserˆmin
Antonia Antunieta, Antuniëtta, Tunieta, Tinin, Tinina, Tunina, Tugnina
171
italiano piemontese dell’Alta Langa
Antonio Antoni, Ninu, Toni, Tunin, Tuninot, Tuniot, Tugnin
Argentina Argentin-a
Assunta Sunta, Suntina
Atanasio Atanàs
Attilio Tiliu, Tivu
Augusta Gusta
Augusto Gustu, Ghistin
Aurelio Reliu, Reliot
Balbina Balbin-a
Baldassarre Batsàr
Baldovino Baldvin, Baldin, Baldulin
Barbara Barbra, Barbrina
Barnaba Barnabà
Bartolomeo Bertumlin, Bërtrumé, Bërtrumlin, Malin, Notu, Trumalin,
Trumlin, Trumè, Tumé, Tumlin, Tumlinotu, Linot, Linu, Tinu
Basilio Basìliu, Basirˆi, Siliu
Bastiano Bastian, Tiani
Battista Batista, Batistin, Batistola, Tista, Tinu, Tita, Titi
Beatrice Beatris
Beltramo Beltràm
Benedetta, Benedetto Benedeta, Detina, Benedet, Detin
Beniamino Beniamin, Minu
Benigno Balàgn, Bnegn
Bernardino Bernardin
Bernardo Bernard, Bernardun, Bernardin, Dinu
Biagio Biagiu, Biàs, Biasin, Biasot, Biasurot, Biasetu
Bianca Bianca
Bibiana Bibian-a
Bonifacio Bonifàciu, Bunifàzˆ, Bunifàzˆi
Bovo Beuv
Brigida Brigida
Bruno Brün, Brunun
Caino Caìn
Callistu Calistu
Camilla, Camillo Camila, Camilin-a, Camilu, Milu
Candida Candina, Candulina
Candido Candi
Carla Carlota, Carlutin
172
italiano piemontese dell’Alta Langa
Carlo Carlu, Carlin, Carlinu, Carlat, Carlinat, Carlot, Carlinot, Carletu,
Carlüciu
Carlotta Ciarlota, Carlota, Carlutin
Carmelina Melina, Lina
Carmelo Carmelu
Carolina Carulina, Carulin
Caterina Catlin-a, Catlinin, Catlinot, Catlijna, Rina
Cecilia Sesilia
Celeste Celest, Celestina
Celestino Celestin
Celsa Celsina
Celso Celu, Celsin
Cesare Cesarin, Cèsare, Ceserin
Cesarina Ceserin-a, Ceserin
Cesira Sira
Chiaffredo Ciafrè
Cipriano Ciprian
Cirillo Cirulu
Clara Clarin-a, Clarin, Clarinot
Claudia Claudin-a, Claudin
Claudio Claudio
Clemente Clementin, Clemaint, Mentin
Clementina Tina, Lina
Clotilde Tilde
Colombina Bina, Culumbina
Cosma Cosm
Costantino Custantin, Tin
Costanza Custanzˆa
Costanzo Custanzˆ
Crispino Crispin
Cristina Cristinin, Cristin-a
Cristoforo Cristofu, Tofu, Tufin
Dalmazzo Dalmàzˆ, Macin, Mazzo
Damasio Damàs
Damiana, Damiano Damian-a, Damian
Dario Dàriu
Davide Dàvide
Delfina Fina
173
italiano piemontese dell’Alta Langa
Delfino Delfin, Finu
Desiderio Desideri
Dino Dinu, Din
Dionigi Diunis
Dionisio Diunis
Domenica Michina, Michin, Menica
Domenico Dumini, Mini, Minin, Mecu, Minot, Chëttu, Menico
Donato Dunà, Nàtu, Dunin, Dunarin
Dorina Durina
Edoardo Duàrdu, Duàrd, Duardin
Efisio Fisiu
Egidio Gidiu
Elena Lena
Eleonora Nora, Nurina
Eligio Ligiu
Elio Eliu
Elisabetta Sablin, Sablinin, Lisabeta, Beta, Betina, Zablin
Elvira Vira
Emanuele Manuè, Manel
Emilia Milia
Emiliano Milan, Malin
Emilio Miliu, Miliotu
Emma Ema
Enrica Richeta, Enrichëtta
Enrico Ricu, Richetu, Richin
Erasmo Rasmin
Ercole Erculin
Ermelina Melina
Ermenegildo Gildu
Ermete Mete
Ernesta, Ernesto Tina,Tinin, Tinina , Arnestu, Nestu, Netu, Tinu
Eugenia, Eugenio Genia,Geniu
Eusebio Sebiu, Eusebi, Usebi
Evasio Vasiot, Vasin, Vasiu, Vasinot, Vasinin
Fabrizio Fabrizi
Fausto Faustin
Fedele Fedele, Fedel
Federico Ricu, Richetu
174
italiano piemontese dell’Alta Langa
Felice Felicin, Lice, Licin
Felicina Cina, Cinin, Cìa
Felicino Cinu, Cinat, Cin
Ferdinando Nandu, Nandin, Nandulin
Fermo Firmin
Fernando Nandu
Filippo Filip, Flipot, Flipin, Flip, Lipu
Fiorentina Fiorentina, Tina, Fiù
Firmino Firmin
Fortunata Netina, Nita
Fortunato Natinu, Natin, Nàtu (la moglie: rˆa Nàtura)
Francesca Cichin-a, Cichinota, Cesca, Cicota
Francesco Cichin, Cichinot, Cichinin, Ciach, Cecu, Cech, Cicu, Cicotu,
Ciach, Francesch, Cescu
Gabriele Gabriel
Gabriella Lela
Gaetano Gaetan,Tanin, Tanu
Gaspare Gasprin
Gaudenzio Gaudainzˆ
Gelindo Ghindu
Genesio Genesiu
Gennaro Genè
Genoveffa Gënujefa
Germano German, Germanin
Gerolamo Gironi, Girom
Gervasio Gervas
Giacinto Cintu, Giacint
Giacomo Giàcu, Giaculin, Giacot, Giacurˆin
Giandomenico Giandun
Gioacchino Giàcu, Giaculin, Giuachin, Giachin
Giobbe Giob
Giorgio Giors
Giovanni Giuàn, Gian, Giuanin, Gianetu, Gianotu, Giuanot, Giuanula,
Gianulin, Giuaninu, Ninu, Ninetu, Netu, Notu, Vanni
Giovanna Giuàna, Giuanin-a, Giuaneta, Gin, Nin
Girometta Girumeta
Giromina Girumin-a
Giulia Giulia, Gilieta
175
italiano piemontese dell’Alta Langa
Giuliano Giulian, Gilian
Giulio Gili, Giuli
Giuseppe Gisepin, Gispin, Gipin, Gisep, Gisepun, Gepinu, Gepin, Gep,
Gepu, Gepot, Gepotu, Pinutin, Pinotu, Pinetu, Pinot, Pot, Potu,
Pinat, Notu, Not, Pinulin, Pinin, Pinu, Pin, Ciot
Giuseppina Pina, Pinina, Pineta, Pinota, Neta, Gèpa, Guspina
Giustino Gistin
Grato Grà
Graziano Grazian
Gregorio Gregori
Guglielmo Elmu, Ielmu, Jurmin
Guido Guidu
Gustavo Gustav
Ida Ida
Ignazio Ignazi, Gnazˆi, Gnasin
Iolanda Jen, Jin
Iose Iose
Isabella Sablin
Lazzaro Lazàri
Leonardo Leunàrd, Leùn
Leone Leùn
Leopoldo Puldinu, Puldin, Pulu
Letizia Tizia
Liberata Delibera
Lidia Lidia
Lodovico Ludvich
Lorenzo Lurainzˆ, Lurainzˆin, Renzˆu, Renzˆin, Lancin, Lancc
Lucia Lizˆìa, Liziota, Lizjin, Lüsjin, Cìa, Cinin, Ciota, Ciutina
Luciana, Luciano Ciana, Ciano, Cianin
Lucio Liciu
Luigi Luis, Luisin, Luisot, Ginat, Ginetu, Ginu, Gin, Gigiot, Giotu,
Vigin, Vigiu, Vigiotu, Vigi, Nigi
Luigia, Luigina Gin-a, Gigin-a, Gina, Gigugin, Gigia, Gigin, Gin, Ginota,
Vigia, Vigina, Vigiota
Luisa Luisina, Luisota, Luisin
Maddalena Madalena, Madlinin, Madlen-a, Madlaina, Lena, Manin, Naina
Mafalda Mafàlda
Maggiorina, Maggiorino Magiurina, Magiurin
176
italiano piemontese dell’Alta Langa
Magno Màgn
Marcellino Celin, Marcelin
Marcello Marcel, Marcelin, Celin, Celu, Cel
Marco Màrch, Marculin, Marcat
Margherita Margarita, Ghita, Ghitin, Ginota, Rita
Maria Marìa, Mariutin, Marieta, Marietin, Mariota, Jota, Jeta, Mariucia,
Marijin, Majin, Jin
Marianna Mariàna, Marianin
Mario Màriu
Martino Martin, Màrtu, Tinu
Marziale Marziàl
Marziano Marzian
Massimo, Massimino Massimin, Massmin
Matilde Tilde, Matildin, Tildin, Tin
Matteo Matè
Mattia Matìa
Maurilio Mauriliu
Maurizio Murizˆi
Mauro Maurin, Mo
Michela Michela, Miclin-a, Micilin-a
Michele Michè, Miclin, Michel, Miclot, Miclun, Michelinu
Modesta Mudesta
Modesto Mudest, Mudestin, Destu
Natale Natalin, Talinu, Talin
Nicola Niculin, Culinu, Culin
Nicolina Niculin-a
Olimpia Limpia, Limpjin
Olimpo Limpiu
Onorina Nurina, Nureta
Onorio Noriu
Oreste Reste
Orso Urs
Orsola Ursula, Ursulin-a, Ursulin
Osvaldo Valdu, Valdin, Valdinu
Ottavia Tavia, Tabia
Ottavio Taviu, Talotu, Tavjin
Pantaleo Pantalèu, Pantalun
Paola Paulin-a
177
italiano piemontese dell’Alta Langa
Paolo Paulin, Pauluciu, Paulinin, Paulot, Paulinat, Paulazˆ, Pulu, Po, Lin
Pasquale Pasqualin, Pasqualin, Pasquè
Patrizio Patrizi
Petronilla Petrunila
Piera Piera, Pierina, Pietrina
Pietro, Piero Pietrin, Pierin, Pierinu, Pe, Pierat, Pierot, Pietrocc, Peru,
Perulin, Pedrot, Pietrazˆ
Pio Pìu
Placido Plàcidu
Pompeo Pumpèu
Quirico Quili, Quilin, Quiri
Quirino Quirin
Raffaele Rafael, Rafel
Raimondo Raimund
Regina Regin-a
Remigio Remigiu
Richelmo Richin, Richetu, Richinin
Riccardo Ricardu
Rinaldo Rinald
Rita Rita, Ritin, Ritinot
Roberto Rubertin, Bertin, Bertu
Rocco Roch, Rucat, Ruchin
Rodolfo Dulfu
Romano Ruman, Manin, Maniot
Romualdo Rumaldu, Maldin
Rosa Ruseta, Rusina, Rusin
Rosalìa Rusàlia, Rusolìa
Ruffino Rufin
Sabina Bin
Salvatore Salvatù
Saturno Saturnu, Saturnin
Saverio Zaveri
Sebastiano Bastian, Bastianin, Bastianot, Bas-cian, Bas-cianin, Cianin,
Ciano, Tiani
Secondina Scundina, Dina
Secondo, Secondino Secundin, Scundin, Gundu, Gundin, Din
Serafina Fina
Serafino Serafin, Serafinu, Finu
178
italiano piemontese dell’Alta Langa
Sergio Sergiu, Sergi, Sergin
Severino, Severo Sèvere, Severin
Silvana, Silvano Nàna, Sarvan
Silvia Silvia
Silvestro Silvestr
Simeone Simeùn
Simone Simun
Siro Siriu, Siri
Sisto Sistu
Sofia Sufìa
Stefano Stevu, Stèu, Steurin, Steurot, Steve
Tecla Tecla
Teobaldo Tubad, Baldu, Baldin
Teodoro Doru, Durin, Tèu
Teresa Teresin, Teresina, Gigin, Ginota, Gin
Tommaso Tumalin, Tumà, Tumatèu, Tumasin
Ugo Ugo
Umberto Bertu, Bartu
Valentino Varˆantin, Varˆentin
Vincenzo Censin, Censu, Cens, Centin, Centu, Cinu, Cin
Virgilia Gilia
Virginia Ginia, Gin
Virginio Giniu
Vitale Vital
Vito Vite, Vitu,Vì
Vittore Vitù, Vitur
Vittoria Vitoria, Vitorina, Vitujin-na, Tujin, Tujina,Toja
Vittorio Vitoriu, Viturin, Toju
Viviana Vivian-a
Zefferino Zeferin
Zita Zita
179
Cose ch’i s’è smiju Similitudini
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
àsu (banch ëd rˆ’) banco dell’asino posto dell’ultimo della classe
àsu (schin-a d’) schiena d’asino profilo di certe strade
càgna cagna morsa
cartela cartella colpo deciso
ciamporgna zampogna persona pettegola
cràva capra cavalletto
cravun caprone odore caratteristico
crin-a femmina del maiale contrabbasso
cucu cuculo scaldaletto
curˆumbot colombotti mammelle
delfin delfino successore ad una determinata carica
euj ’d beu occhio di bue lampada da teatro
farˆfàla farfalla cambiale
farˆfalin farfallino tipo di cravatta
farˆfalin-a farfallina signorina graziosa
frà frate scaldaletto
galat galletto varietà di dolce schiacciato a forma
di gallo
galin-a gallina moneta con l’effigie di un’aquila
galüciu galletto tipo di pagnotta
gatin gattino amento
gran frumento denaro
griva tordo piatto a base di fegato e semi
di ginepro
lufa vescia peto
marmota marmotta valigia da viaggio
pantufle pantofole mani grosse
papagàl pappagallo pitale
passurot passerotto raffreddore
patàta patata naso
pe ’d crin piede di porco attrezzo da scasso
pita tacchina asso di denari delle carte da scopa
prizˆutin pera piccola bambinetto
prüzˆ pera clistere
puciu nespolo broncio
puciu nespolo acconciatura dei capelli raccolti
sulla nuca
180
piemontese dell’Alta Langa italiano significato
puciunin piccolo nespolo piccolo bambinetto
pumin russ mela piccolina gote, guancie
puvrun peperone naso
quajëtte quagliette polpette
ràva rapa orologio da tasca d’oro (vedi zˆiula)
saràche saraghi percosse
sarsat (ën bel ) valerianella (bella) una bella ragazza
scèleri (gambe ’d) sedano (gambe di) gambe molto magre
tass tasso attrezzo dei falegnami
zˆiula cipolla alluce valgo
zˆiula cipolla orologio da tasca d’argento
Feisoglio, veduta presa salendo dal Belbo
181
Pruverbi Proverbi
piemontese dell’Alta Langa italiano
A cavàl sprun, a rˆa fumrˆa bastun. Al cavallo lo sprone, alla moglie il bastone.
A j’è naint bela reusa, ch’a vena naint gratacü. Non c’è bella rosa, che non diventi grattaculo.
A ogni àsu ërˆ so bàst. A ogni asino il suo basto.
A ogni usel so nì u rˆ’è bel. Per ogni uccello il suo nido è bello.
A rˆ’Epifanìa ërˆ giurnà i së slungu arˆ pàss All’Epifania le giornate si allungano secondo
drˆa frimija. il passo della formica.
A rˆa Candrerˆa, meza carera, meza fnerˆa, Alla candelora occorrono ancora metà della
meza granera. botte, meta del fienile e metà del granaio.
A rˆa Candrerˆa, o gran fragg o gran eva. Alla candelora o gran freddo o gran acqua.
A rˆa saira leùn, a rˆa matin plandrun. Alla sera leoni, al mattino pelandroni
A rˆa prüma, tüt lo ch’u beuta feurˆa rˆa testa In primavera, tutto ciò che mette fuori la testa
u rˆ’è bun a fè rˆa mnestra. è buono per la minestra.
A San Bastian ërˆ su u dà ’nt ërˆ rive e ’nt ij rian. A San Sebastiano i raggi del sole raggiungono
ripe e ritani.
A San Bastian rˆa viurëtta ën man. A San Sebastiano la violetta in mano.
A San Lurainz rˆ’üva a tainz. A San Lorenzo l’ uva prende colore.
A San Lurainz mangia ërˆ früt, a lassa rˆa smainzˆ. A San Lorenzo mangia il frutto e lascia il seme.
A San Lurainz u rˆ’è ëncù taimp. A San Lorenzo c’è ancora tempo (per seminare).
A San Roch u rˆ’è zà ’n po’ trop. A San Rocco è già un po’ troppo. A San
A San Bërtumé daje du nàs da dré. Bartolomeo dagli del naso nel di dietro.
A San Michè ërˆ castàgne tàcu a carˆè. A San Michele le castagne incominciano
a cadere.
A San Simun rˆa vantajin-a ’n tërˆ cantun. A San Simone si ripone il ventaglio in
un angolo.
A San Varˆentin tüte rˆ’àrie i venu marin. A San Valentino tutti i venti diventano scirocco.
A Sant’Andreja rˆ’invern u munta ën careja. A Sant’Andrea l’inverno sale in cassetta.
A Santa Lizìa i j’è ërˆ dì pi cürt ch’i-j sìa. A Santa Lucia il giorno più breve che ci sia.
Àsu vej, bàst neuv. Asino vecchio, basto nuovo.
Avrì u n’ha tranta, ma u piuvissa trantün Aprile ha trenta giorni, se piovesse trentuno
u fà mà a gnün. non fa male a nessuno.
Bel ën fàssa, brüt ën piàzˆa. Bello in fasce brutto in piazza.
Beu lungh, cavàl cürt. Bue lungo, cavallo corto
Bràzˆ arˆ col, gamba arˆ lecc. Braccio al collo, gamba al letto.
Cavaj russ campu so màre ’nt ërˆ puzˆ. Capelli rossi, buttano la propria madre nel pozzo.
Caval bianch, mài stràch. Cavallo bianco, mai stanco.
Caval senzˆa sprun u rˆ’è na barca sanzˆa timun. Il cavallo senza sprone è come una barca
senza timone.
Chi fà ëd so testa, pàga ëd so bursa. Chi fa di testa sua paga di tasca propria.
182
piemontese dell’Alta Langa italiano
Chi ch’u veu ën bun ajè, ch’u rˆu pianta a snè. Chi vuole un buon agliaio lo pianti a gennaio.
Chi dreum cun ij can, u s’auzˆa cun ërˆ prüss. Chi dorme con i cani si sveglia con le pulci.
Chi pësta perd rˆa chësta. Chi impresta perde la cresta.
Chi và a cavàl da giuvu, và a pe da vej. Chi va a cavallo da giovane va a piedi da vecchio.
Ch’u fàzˆa ërˆ taimp ch’u veuja bàsta che Qualsiasi tempo è buono purchè la caldaia
rˆa cauderˆa ëd màgg a beuja. di maggio sia in ebollizione.
Ciel fàcc a pan, s’u pieuv naint ën cheu, Cielo fatto a pane, se non piove oggi
pieuv duman. piove domani.
Cioca ruta a j’ha màj pi fin. La campana rotta non ha più fine.
Cume fà a Santa Bibian-a, quaranta . Com’è il tempo a Santa Bibiana accompagnerà
di cumpagna per altri quaranta.
Darˆ luv, i-j nass naint dj’agnej. Il lupo non genera agnelli.
Di màj quàtr sanza ch’ët rˆ’àbi ’nt u sàch. Non dire quattro senza che tu l’abbia nel sacco.
Dudes galin-e ’n gàl mangiu cume ’n cavàl. Dodici galline e un gallo mangiano come
un cavallo.
Due fè e ’n can i fan rˆa ferˆa a Dian. Due pecore e un cane fanno la fiera a Diano.
Due fumrˆe, na cavàgna e n’oca, i fan ën mercà. Due donne, una cesta e un’oca fanno già
un mercato.
Ëdcò ’n bel bàl s’u düra tant u stufia. Anche un bel ballo se dura troppo stufa.
Ën buca sarà i-j antra gnün-e musche. Se la bocca è chiusa non entrano le mosche.
Ën mancanzˆa ’d cavàj, trotu j’àsu. In mancanza di cavalli trottano gli asini.
Ën poch o tüt ë stele i smiju a-j zˆuch. Un po’ o completamente le schegge
assomigliano al ceppo.
Ëndanda e ’nninda, a rˆa mëssa ’d meza neucc, Andando e ritornando alla messa di mezza
arˆ ciàir drˆa lün-a, chi j’ha tre vàche ch’i notte al chiaro della luna, chi ha tre mucche
nun vainda ün-a. nella stalla ne venda una.
Ënninda vej is perd ërˆ mej. Invecchiando si perde il meglio.
Ër bun pàt u turna a cà prüma dërˆ padrun. Il “buon mercato” torna a casa prima
del padrone.
Ërˆ cü u j’ha sèt pel, pi ’t rˆu bàti e pi u ven bel. Il sedere ha sette pelli, più lo batti e più è bello.
Ërˆ fer u vanta battrˆu fin ch’u rˆ’è càd. Il ferro va battuto fin che è caldo.
Ërˆ luv u j’ha mài mangià ne rˆ’istà, ne rˆ’invern. Il lupo non ha mai mangiato né l’estate e
né l’inverno.
Ërˆ mà u ven a cavàl e u va vìa arˆ pàss Il male arriva a cavallo e se ne va al passo
ëd na frimija. della formica.
Ërˆ musche tiru ij cauzˆ ch’i peurˆu. Le mosche tirano i calci che possono.
Ërˆ pan dërˆ padrun u j’ha sèt cruste. Il pane del padrone ha sette croste.
Ërˆ pum quandi ch’u rˆ’è mair u droca. La mela matura casca giù.
Ërˆ robe lunghe i venu bisse. Le lungaggini diventano come le bisce.
Ërˆ taimp e ’rˆ cü i j’han sempre fà me j’han vussü. Il tempo ed il sedere non hanno regole.
183
piemontese dell’Alta Langa italiano
Ërˆ vin u rˆ’è rˆa püpa dij vej. Il vino è il latte dei vecchi.
Ërˆ zˆiule i venu grosse quandi ch’i-j fioca Le cipolle diventano grosse quando prendono
ën srˆa schin-a. neve sulla schiena.
Erba crüva e gambr cheucc, làssu naint Erba cruda e gamberi cotti non lasciano
dreumi tüta rˆa neucc. dormire tuta la notte.
Ët j’hai màj vist ën farcat campesse ’nt n’ort. Non hai mai visto un falco buttarsi in un orto.
Fè d’ogni musca ’n tavan. Far di ogni piccola mosca un tafano.
Fervè primavera ai marinè, màrz da nujàcc. Febbraio primavera al mare, marzo da noi.
Fumrˆe, galin-e, oche mej avaine poche. Donne, galline, oche meglio poche.
Fumrˆe, previ e àsu tüci ij mumaint is bàsu. Donne, preti e asini ogni momento si baciano.
Galin-a cita, sempe pula. Gallina piccola, sempre giovane.
Galin-a veja a veu ën galat giuvu. La gallina vecchia desidera un galletto giovane.
Galin-a veja fà bun brod. Gallina vecchia fa buon brodo.
Gnente u rˆ’è bun përˆ j’euj. Niente serve per gli occhi.
Gnün prà sanz’erba, gnün-a fumrˆa sanza amur, Non prato senza erba, non donna senza amore,
gnün-a camisa sanzˆa màcia. non camicia senza macchia.
Grand e gross ciul e gof (baloss). Grande e grosso, ma incapace e goffo.
Ij beu van adàsi, ma rˆa tèra a j’ëspeta. I buoi vanno piano, ma la terra li aspetta.
Ij bun bucun van sempe ën buca arˆ luv. I bocconi migliori finiscono sempre in bocca
al lupo.
Ij can gross baurˆu màj përˆ gnente. I cani grossi non abbaiano mai per niente.
Ij curˆumb mangiu rˆ’or e cagu ’rˆ piumb. I colombi mangiano oro e cagano piombo.
Ij dèbit i sun cume ij përru. I debiti sono come i conigli.
Ij mort i fan tèra, ij viv i fan guèra. I morti fanno terra, i vivi fanno guerra.
Ij pum russ ij sun cuj ch’i j’han ërˆ giuanin. Le mele rosse sono quelle col vermetto.
Ij pruverbi dij vej i mandu ij giuvu a meuiri I proverbi dei vecchi mandano i giovani
ëd fàm. a morire di fame.
Is peu naint pijè na galin-a për ij birin. Non si può afferrare una gallina per
le mammelle.
J’è maj, u dì dré ëd carvè sanza ch’u sia Non c’è mai l’ultimo giorno di carnevale senza
lun-a neuva ëd fërvè. che ci sia la luna nuova di febbraio.
J’ àsu ’d Cavour gnün ch’ij lauda, is laudu da lur. Gli asini di Cavour non li loda nessuno
ma si lodano da loro medesimi.
J’afè i van mà quandi rˆa galin-a canta da gàl. Gli affari vanno male quando la gallina
canta da gallo.
Lauda ij brich, ma tente arˆ pian. Loda i colli, ma tieniti al piano.
Lavura cun ij beu e smaina cun ërˆ vache. Ara con i buoi e semina con le mucche.
Majè lungh, vandëmmia cürta. Tralci lunghi, vendemmia corta.
Marzat ën fisat, avrì làva scuele e và drimì. A marzo un piccolo fuso da filare,
ad aprile lava le scodelle e vai a dormire.
184
piemontese dell’Alta Langa italiano
Màrzˆ sücc gran përˆ tücc. Marzo asciutto grano per tutti.
Marzˆ chi u j’ha gnün-e scàrpe u và dëscauzˆ. Marzo chi non ha scarpe può andare scalzo.
Mej strisè scàrpe che lanzeu. Meglio consumare scarpe che lenzuola.
Mentre ërˆ can us gràta rˆa levr a scàpa. Mentre il cane si gratta, la lepre scappa.
Mez rˆ’ann ërˆ cü u fà scàgn. All’età di sei mesi il sedere fa da seggiolino.
Mürˆa e cavàla portu ’n srˆa spàla, Mula e cavalla portano sulla spalla,
àsu e mü portu ’n sërˆ cü. asino e mulo portano sul “culo”.
Na cativa lavandera treuva mài na bun-a perˆa. Una cattiva lavandaia non trova mai
una buona pietra.
Na cràva arsaniss rˆa stàla. Una capra rende salubre la stalla.
Nàda da erba nàda da merda. annata da erba annata da merda.
Nàda da vespe, nàda da vin bun. Anno di vespe, anno di vino buono.
Natàl sanza lün-a, tre fè i nun mangiu ün-a. Se Natale è senza luna, tre pecore
ne mangiano una.
Ne fumrˆe, ne cavàj is pëstu màj. Donne e cavalli non si danno mai in prestito.
Ne mü, ne mirˆin, ne sgnur për avzin. Ne’ muli, ne’ mulini, ne’ benestanti per vicini.
Oca, castàgna e vin ten tüt për San Martin. Oca castagna e vino tieni tutto per San Martino.
Ogni sümia a treuva bej ij seu sümiot. Ogni scimmia trova belli i propri figli.
Or dublé, garantì darˆ tulè. Oro placcato, garanzia del lattoniere.
Pan brisà bun da raindi. Il pane bruciato è facile da restituire.
Pan e nus mangè da spuss. Pane e noci mangiare da sposi.
Përˆ buneur ch’ërˆ mund u gira, Per fortuna che il mondo gira,
ma rˆa tèra a rˆ’è fërma. ma la terra è ferma.
Për ëndè ’n campàgna ën tërˆ mol Per recarsi in campagna con il terreno inzuppato,
u rˆ’è mej ëndè ’n piàzˆa a fè ërˆ fol. è meglio andare in piazza a far lo stupido.
Përˆ ërˆ so presi, ’d carn darˆ maslè i-j nun Al suo prezzo di carne dal macellaio
resta gnente. non ne rimane.
Peu naint esci-e j’ultimi dì ’d carvè sanza Non ci possono essere gli ultimi giorni
che i-j sìa lun-a neuva ëd fërvè. di carnevale senza che ci sia la luna nuova
di febbraio.
Pitost che roba a vanzˆa, chërpa rˆa panza. Piuttosto che avanzi il cibo, scoppi la pancia.
Quandi ch’u fiuriss ërˆ sambü, Quando fiorisce il sambuco,
erˆ galin-e i strainzu ërˆ cü. le galline stringono il buco.
Quandi ch’u pieuv ën srˆa giavela, Quando piove sui covoni,
rˆa castàgna a ven bela le castagne diventano buone.
Quandi rˆa lün-a a j’ha ërˆ reu o ch’u fà bel Quando la luna ha l’alone o fa bello
o ch’u fà breu. o fa brodo (piove).
Quandi ch’ërˆ curˆumb u rˆ’è pin, Quando il colombo è pieno,
ërˆ vëzze i venu amère. le vecce diventano amare.
R ˆ ’amur dij giuvu u rˆ’è cume trot d’àsu. L’amore de giovani è come il trotto dell’asino.
185
piemontese dell’Alta Langa italiano
R ˆ ’àsu cümün u rˆ’è màj gràss. L’asino in comune non è mai grasso.
R ˆ ’àsu ’d dui padrun u j’ha rˆa cùa splà. L’asino di due padroni ha la coda “pelata”.
R ˆ ’àsu u perd màj rˆ’urije. L’asino non perde mai le orecchie.
R ˆ ’euj dërˆ padrun u ëngràssa ’rˆ caval. L’occhio del padrone ingrassa il cavallo.
R ˆ ’eva a fà ënnì ërˆ ran-e (ij bàbi) ’nt rˆa panza. L’acqua fa venir le rane nello stomaco.
R ˆ ’invern u rˆ’è passà, rˆ’utun u rˆ’è ënnü, L’inverno è passato, l’estate è venuta
ch’u-j ch’i j’han fàme ij piasì, i vagu a piessrˆa chi mi ha fatto dei piaceri vada a prendersela
’nt ërˆ cü. nel culo.
R ˆ ’istà ëd San Martin a düra da rˆa saira a rˆa matin. L’estate di San Martino va dalla sera al mattino.
R ˆ a bun-a grüpia a fà rˆa bun-a bestia. Una buona greppia fa una buona bestia.
R ˆ a fioca ëd fervè, ërˆ galin-e rˆa portu vìa cun ij pe. La neve di febbraio se la portano via le galline
con i “piedi”.
R ˆ a griva a j’ha ij bèj a rˆa ramiriva. Le uova del tordo schiudono la domenica
delle palme.
R ˆ a pàja a fà mairè ij puciu. La paglia fa maturare le nespole.
R ˆ a prüma galin-a ch’a canta a j’ha fà rˆ’euv. Gallina che canta ha fatto l’uovo.
R ˆ a ramiriva cumanda per sèt feste ëd firˆa. Il giorno dell’olivo comanda per sette feste di fila.
R ˆ a sarˆata a rˆ’è ne bun-a, ne bela sanza rüga Ruga e pimpinella fanno l’insalata buona
e pimpinela. e bella.
R ˆ a vi a dis: fàme povra ët fareu rich. La vite dice: fammi povera e ti farò ricco.
R ˆ a vurp a perd ërˆ paj, ma naint ërˆ vizi. La volpe perde il pelo ma non il vizio.
S’ ët veurˆi dërˆ gran, fà dij prà. Se vuoi il grano, fa anche dei prati.
Sàch veuid u stà naint dricc. Sacco vuoto non sta in piedi.
Sbàti ërˆ nus, ënsachè rˆa nebbia, gavè rˆa fioca Battere le noci, mettere la nebbia nei sacchi,
e mazˆè j’om i sun travàj ch’i servu a gnente. togliere la neve e uccidere le persone
sono lavori inutili.
Santa Bibian-a quaranta di cumpàgna. Il tempo di Santa Bibiana accompagnerà
per quaranta giorni.
Se ’rˆ merlu u canta a rˆa matin, it mancrà Se il merlo canta al mattino
naint ij sagrin. non ti mancheranno crucci.
Se ’rˆ cavàl u rˆ’è bel, baica ne ràza, ne mantel. Se il cavallo è bello non guardare né la razza
né il mantello.
Se ’rˆ gàl u canta dë strasurˆa, su rˆe sragn Se il gallo canta fuori orario se è sereno
u s’ënnivurˆa. diventerà nuvoloso
Se ’rˆ gàl us grata ërˆ dadrè, rˆa pieuva Se il gallo si gratta il di dietro la pioggia
peu naint tardè. non può tardare.
Se ’rˆ musche ij mordu, ërˆ taimp u cambija. Se le mosche pungono il tempo cambierà.
Se ’rˆ vej u pudaissa, se ’rˆ giuvu u savaissa. Se il vecchio potesse, se il giovane sapesse.
Se ërˆ ciel u rˆ’è a pan s’u pieuv naint ëncheu Se il cielo è a pagnotte se non piove oggi
u pieuv duman. piove domani.
Se i-j canta ërˆ cucu, i-j canta rˆa prüma. Se canta il cuculo, canta la primavera
186
piemontese dell’Alta Langa italiano
Se i-j fioca a-j Sant tüta rˆ’ànn ij beu ’nt ij camp. Se nevica ai Santi, tutto l’anno i buoi nei campi.
Se j’erbu i beutu rˆa fiu prüma che rˆa feuja, Se gli alberi fioriscono prima di mettere la foglia
i j’è drˆa früta da gavesne rˆa veuja. avremo frutta da toglierci la voglia.
Se rˆa lün-a a fà u reu o ch’u fà vaint . Se la luna ha l’alone o arriva il vento
o ch’u fà breu o la pioggia.
Smaina ij pois a San Murizˆi, ët n’ avraj Semina i piselli a San Maurizio e ne avrai
a to caprizˆi. a tuo capriccio.
S’i fà bel a Sant’ Urs, ërˆ magu u beuta rˆa pajazˆa Se fa bello a Sant’Orso il mago mette
arˆ su e u bat rˆa fumrˆa, s’i pieuv u stà ’n cà il pagliericcio al sole e batte la moglie,
a fè ërˆ raviorˆe. se piove sta in casa e prepara gli agnolotti.
S’i-j fioca prüma dij Sant, tüci ij mais Se nevica prima dei Santi tutti i mesi
is vugh ij camp. si vedranno i campi.
Sod fà sod, pieuj fà pieuj. Soldo fa soldo, pidocchio fa pidocchio.
Spela ërˆ fì a rˆ’amis, ërˆ persi arˆ nemis. Pela il fico all’ amico e la pesca al nemico.
Speta naint a fè duman, cosa ch’ët peuri fè Non aspettare a fare domani, cosa puoi
’n cheu. fare oggi.
Suta rˆ’eva fàm, suta rˆa fioca pan. Sotto l’acqua fame, sotto la neve pane.
Tante feuje, poca üva. Molte foglie, poca uva.
Tre brün-e fan fiuchè, tre zˆiule fan pissè. Tre brine fan nevicare, tre cipolle fan pisciare.
Tücc ij beu i turnu a rˆa stàla. Tutti i buoi ritornano alla stalla.
Tüci ij trop i stravàcu. Gli eccessi sono dannosi.
U càga pi ën beu che zˆaint riundure. Caga più un bue che cento rondini.
U rˆ’è mej cunsimè dë scarpe che di lanzˆeu. È meglio consumar scarpe che lenzuola.
U rˆ’è mej n’àsu viv che ’n medi mort. È meglio un asino vivo che un medico morto.
U rˆ’è mej n’ura ëd bun-a veuja che tüt u dì È meglio lavorare un’ora di buona voglia
a bàti rˆa treuja. che battere tutto il giorno la fiacca.
U su u leva për tücc, a ogni matutin ërˆ so Il sole leva per tutti e a ogni bambino il suo
fagutin. fagottino.
U su ëd fërvè u porta ërˆ fumrˆe a suttrè. Il sole di febbraio conduce le femmine
sottoterra.
Vanta fè gnün agriman. Non bisogna fare favoritismi.
Vanta naint bitè ërˆ cher davanti a-j beu. Non si deve mettere il carro davanti ai buoi.
Vanta sempe lassè ’ndè rˆ’eva arˆ so mirin. Bisogna lasciar fluire l’acqua al suo mulino.
Vìa ij gàt, balu ij ràt. Mancando il gatto i topi ballano
Z ˆ icot e amrun ogni cosa a so stagiun. Zucche e meloni alle loro stagioni.
187
Toponimi Nom dij post
Città, paesi, frazioni e fiumi
italiano piemontese dell’Alta Langa
Acqui Terme Àich, n’Àich, n’Àchi
Alba Àrˆba, n’Àrˆba
Albaretto Torre Arˆbaraj
America Merica
Arguello Arguèl, arˆ Guel
Asti Àst, n’Àst
Baldissero d’Alba Bauzˆè
Barbaresco Barbarasch
Barolo Bareu
Battifollo Batifeuj
Belbo Berˆb
Belvedere Langhe Bërvaj
Benevagienna Bene
Benevello Bënvel
Bergolo Bèrgui
Bistagno Bistàgn
Bonvicino Bunvzin
Borgomale Bërgumà
Bormida Burgna
Bosia Beusia
Bossolasco Buzˆuràsch
Bra Brà
Bubbio Bübi
Cairo Montenotte Càirˆe
Calamandrana Calamandran-a
Calosso Caloss
Camerana Cameran-a
Camo Càmu
Campetto Campaj
Canada Franzˆa Neuva
Canale Canàl
Canelli Canej
Cantarana Cantaran-a
Cappelletto Caplat
Carrù Carü
Castagnito Castagnì
Castagnole Lanze Castagnorˆe
Castelletto Uzzone Castlat
Castellinaldo Castlinàd
188
italiano piemontese dell’Alta Langa
Castiglion Falletto Castiun Falat
Castiglion Tinella Castiun
Castino Càstu
Cengio Ciangg (ërˆ)
Ceresole d’Alba Cërsorˆe
Cerretto Langhe Z ˆ raj
Ceva Z ˆ eva
Cherasco Cheràsch
Cissone Cissun
Cisterna d’Asti Sisterna
Clavesana Cravzan-a
Coazzolo Cuazˆeu
Cocconato Cucunà
Corneliano Curgnan
Cortemilia Curtmija
Cossano Belbo Cussan
Costigliole d’Asti Custiorˆe
Cravanzana Cravanzan-a
Cuneo Cuni
Diano d’Alba Dian
Dogliani Dujan-i
Envie Ënvije
Farigliano Farijan
Feisoglio Faisseu
Ferrere Frerˆe
Fossano Fussan
Francia Franzˆa
Genova Gènua
Gorrino Ghirin
Gorzegno Gurzin
Gottasecca Botasëcca
Govone Guvun
Grinzane Cavour Grinzan-e
Guarene Guaraine
La Morra Mura (rˆa)
Lequio Berria Lech
Levice Làis
Loazzolo Luazˆeu
Madonna Como Cum (ën)
italiano piemontese dell’Alta Langa italiano piemontese dell’Alta Langa
Magliano Alfieri Majan
Mango Mangu
Milano Milan
Millesimo Mnesu, Mrˆesu
Monastero Munastè
Mombarcaro Munbarchè
Monchiero Muncé
Mondovì Mundvì
Monesiglio Mnisì
Monforte d’Alba Munfort
Mongardino Mungardin
Montà d’Alba Muntà
Montaldo Roero Muntàd
Montelupo Albese Muntluv
Monteu Roero Muntaj
Montezemolo Munzemu
Monticello d’Alba Muntisel
Montiglio Muntij
Monviso Munvis
Motta Mota (rˆa)
Murazzano Mirazˆan
Narzole Narzˆorˆe
Neive Nàive
Neviglie Anvije
Niella Belbo Niela (rˆa), Gnela
Nizza Monferrato Niza
Novello Nuvel
Olmo Gentile Urˆm
Paroldo Parod
Pedaggera Piagerˆa (rˆa)
Perletto Përlaj
Perlo Perlu
Pezzolo Valle Uzzone Pzˆeu
Piobesi d’Alba Piubs
Po Po
Pocapaglia Pocapàja
Pralormo Pralurˆm
Priocca Përiuca
Prunetto Prinaj
Racconigi Rachinis
Roccaverano Roca (rˆa)
Rocchetta Belbo Ruchëtta (rˆa)
Roddi Rod
189
Roddino Ridin
Rodello Rudel
Roma Ruma
Roreto Ruraj
Sale delle Langhe Sàrˆe
Saliceto Sarsaj
Saluzzo Salüzˆe
San Benedetto Belbo San Benedet
San Bovo San Beuv
San Damiano d’Asti San Damian
San Donato San Dunà
San Giorgio Scarampi San Giors
San Rocco San Roch
Santa Vittoria Santa Vitoria
Santo Stefano Belbo San Stèu
Savigliano Savian
Savona Savun-a
Scaletta Uzzone Scarˆëtta
Scorrone Scurun
Serole Sairorˆe
Seno d’Elvio Sanadàiva
Serralunga d’Alba Seralunga, Saralunga
Serravalle Langhe Seraval, Saraval
Sinio Scin-i, Sin-i
Somano Suman
Sommariva Bosco Sumariva Bosch
Sommariva Perno Sumariva
Spigno Spign
Tanaro Tàne
Tinella Tinela
Todocco Tuduch
Torino Tirin
Torre Bormida Tur
Torresina Tursela
Tre Cunei Trai Cün-i
Treiso Trais
Trezzo Tinella Trez
Uzzone Izˆun
Vaglio Vaj
Verduno Verdün
Vesime Vesme
Vezza d’Alba Vëzza
Villanova d’Asti Vilaneuva
Il tempo Ërˆ táimp
Per indicare le ore si usa: bot (colpo) e ura (ore): eun bot, dui bot, traj bot (l’una, le
due, le tre); dopo le tre si aggiunge ure (ore) al numero: quatr ure, zˆinch ure, ses ure…
(le quattro, le cinque, le sei …); per mezzogiorno, mesdì e per mezzanotte, mezaneucc;
le 12.30 e le 0.30 si esprimono con mezbot e mesbot dop mezaneucc.
Si ricorda che nelle frazioni di tempo i termini bot e ura rimangono sottintesi:
dui e des, ses e des (le due e dieci, le sei e dieci).
italiano piemontese dell’Alta Langa italiano piemontese dell’Alta Langa
L’ora Rˆ ’ura
l’una ën bot
l’una e un quarto ën bot ën quart
l’una e venti ën bot e vint
l’una e mezza ën bot e mez
le due meno venti dui bot menu vint
le due dui bot
le due e venti dui e vint
le tre trai bot
le quattro meno venti quàtr menu vint
le quattro quàtr ure
le quattro e un quarto quàtr ën quàrt
le quattro e venti quàtr e vint
le quattro e mezza quàtr e meza
le cinque zˆinch ure
le sei ses ure
sette set ure
le otto eut ure
le nove neuv ure
le dieci des ure
le undici undes ure
mezzogiorno mesdì
190
mezzanotte mezaneucc
la mezza (12,30) mesbot
la mezza (0,30) mesbot dop
mezaneucc
minuto minüta
secondo secund, scund
Il giorno Ërˆ dì
mattino matin
pomeriggio dop mesdì
sera saira
notte neucc
di giorno suverdì
domani duman
domani mattina duman matin
domani pomeriggio duman dop mesdì
domani sera duman a (rˆa) saira
dopo domani passa duman
ieri saira
ieri mattina saira matin
ieri sera saira saira
ieri notte saira neucc
Si dirà dunque: che ura u rˆ’èlu? I sun des menu ën quàrt (che ore sono? Sono le dieci
meno un quarto).
A differenza dell’italiano non si usa preporre l’articolo al numero che indica l’ora:
i sun dui bot (sono le due), i sun zˆinch ure (sono le cinque).
italiano piemontese dell’Alta Langa italiano piemontese dell’Alta Langa
I giorni della Ij di drˆa sman-a
settimana
lunedì lünes
martedì màrtes
mercoledì mercu
giovedì giobia
venerdì véner
sabato sàba
domenica dimìnica
I mesi dell’anno Ij mais ëd rˆ’ànn
gennaio snè
febbraio fërvè
marzo màrzˆ
aprile avrì
Bossolasco, veduta da settentrione
191
maggio màgg
giugno giugn
luglio lüj
agosto agust
settembre stáimbr
ottobre utubr
novembre nuváimbr
dicembre dzáimbr
Le stagioni dell’anno Ë stagiun ëd rˆ’ànn
primavera rˆa prüma
estate rˆ’istà
autunno rˆ’utun
inverno rˆ’invern
CANZUN CANZONI
piemontese dell’Alta Langa italiano
Cantè j’euv Canto delle uova
Ërˆ salüt
Suma partì darˆ nostre cà
ch’u rˆ’era prüma saira,
përˆ ënnive a salitè
e deve rˆa bun-a saira.
Bun-a saira sur padrun
cun sura rˆa padrun-a,
suma ënnü ciamè liciainzˆa
si sun cuntaint che sun-na.
O da zà ch’i disu naint
u rˆ’è sagn ch’i sun cuntenti,
canteruma e suneruma
tüci allegramenti.
Sun-a sun-a sunadur
al chiaro della stairˆa,
la padrun-a rˆ’è zà ’lvà
ch’a ’nvisca rˆa candairˆa.
rˆa dumanda
Dene dj’euv o dene dj’euv
dërˆ vostre galin-e,
i j’han dicc i vostri avsin
ch’i n’hai ërˆ gorbe pin-e.
Dene dj’euv o dene dj’euv
drˆa galin-a russa,
i j’han dicc i vostri avsin
chi sun trai di ch’a puzˆa.
Dene dj’euv o dene dj’euv
drˆa galin-a bianca,
che passà Carvè
j’ënnirà rˆa Sman-a Santa.
Dene dj’euv o dene dj’euv
drˆa galin-a naira,
192
Il saluto
Siamo partiti dalle case
sin dalla prima sera,
per venirvi a salutare
e darvi la buona sera.
Buona sera signor padrone
e signora la padrona,
siam venuti a chiedere licenza
se son contenti che si suoni.
O se loro non dicono niente
è segno che sono contenti,
perciò suoneremo e canteremo
tutti allegramente.
Suona suona suonatore
al chiaro della stella,
la padrona è già sveglia
e accende la candela.
la richiesta
Dateci delle uova, dateci delle uova
delle vostre galline,
han detto i vostri vicini
che ne avete le ceste piene.
Dateci delle uova, dateci delle uova
della gallina rossa,
han detto i vostri vicini
che sono tre giorni che spinge.
Dateci delle uova, dateci delle uova
della gallina bianca,
che passato Carnevale
arriverà la Settimana Santa.
Dateci delle uova, dateci delle uova
della gallina nera,
piemontese dell’Alta Langa italiano
i j’han dicc i vostri ausin
ch’u rˆ’è trai dì ch’a canta.
Dene dj’euv o dene dj’euv
drˆa galin-a nera,
che passà Carvè
j’ënnirà rˆa primavera.
Suma ënnü cantè ’n sizì
ch’a j’è na spusa lesta,
na duzaina e meza d’euv
ch’a ni dàga da rˆa fnestra.
Na duzaina e meza d’euv
r’è tropa impertinenza,
se nun dà meza duzaina
farˆuma rˆa partenza.
O se j’ha perdü ërˆ cutin
j’avrà s-ciancà rˆa frisa,
ma përˆ dene dj ’euv a nui
bitevje ’nt rˆa camisa.
Cumpatine sur padrun
che suma girulari,
quandi ch’i sìu maridà
girruma pà pi vari.
Cumpatine sur padrun
che suma giuventüra,
j’uma ’rˆ sangu ch’un turmainta
fina a rˆa cintüra.
a ca d’ën vidu
Questa casa gentil casa
j’è ’n vidu ’d bela grazia,
su rˆ’è pà mariàsse për Carvè
us maridrà përˆ Pasqua.
suta rˆa canonica
Suma ënnü cantè ’n si zì
alla porta dërˆ pastore,
che alle sue pecorelle
u-j porta vero amore.
193
han detto i vostri vicini
che sono tre giorni che canta.
Dateci delle uova, dateci delle uova
della gallina nera,
che passato Carnevale
arriverà la primavera.
Siamo venuti qui a cantare
dove c’è una sposa svelta,
una dozzina e mezza di uova
ce li dia dalla finestra.
Una dozzina e mezza di uova
e troppa impertinenza,
ma se ce ne dà mezza dozzina
faremo la partenza.
O se ha perso la gonna
sarà perché ha perso il nastro,
ma per darci le uova
se le metta pure nella camicia.
Abbiate pazienza signor padrone
che ce ne andiamo in giro,
ma quando saremo sposati
non gireremo più.
Abbiate pazienza signor padrone
che siamo gioventù,
abbiamo il sangue che ci tormenta
fino alla cintura.
a casa di un vedovo
In questa casa gentil casa
c’è un vedovo di bella grazia,
se non si sposerà per Carnevale
sicuro che si sposerà a Pasqua.
sotto la canonica
Siamo venuti a cantare qui
alla porta del pastore,
che alle sue pecorelle
porta vero amore.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Questa casa gentil casa
j’è ’n bravo religioso,
danpertüt u rˆ’è numinà
ch’u rˆ’è così grazioso.
a ca ’d na tota
Suma ënnü cantè ’n sizì
ch’i j’è na bela fija,
j’uma ën giuinin cun nui
ch’u veu purterˆa vìa.
Bianca e russa cume na fiù
a j’ha tant ën bel culur,
furtinà cul giuinin
ch’u-j farà l’amur.
Bianca e russa cume na fiù
a j’ha tanto ’n culur bello,
furtinà cul giuinin
ch’u-j bittrà rˆ’anello.
Suma ënnü cantè ’n si zì
ch’i j’è na rizˆulin-a,
rˆa vughissi ’ndè perˆ cà
smija na riundurˆin-a.
Sua màma ch’a rˆa ’lvà
j’ha pà përdü ’r so tempo
giuinin ch’a spuserà
us truverà contento.
a ca d’ ën ninin
Sun-a sun-a sunadur
arˆ chiaro della lün-a,
rˆa padrun-a rˆ’è za ’lvà
ch’a fà bugè rˆa cün-a.
s’ i-j rüva niente
Vardè lì cul fratucin
ch’u rˆ’è restà ’n srˆa porta,
chial u speta ’rˆ regal
che rˆa padrun-a a-j porta.
194
In questa casa gentil casa
c’è un bravo religioso
dappertutto è descritto
come molto grazioso.
a casa di una signorina
Siamo venuti qui a cantare
dove c’è una bella ragazza,
abbiamo un giovanotto
che vuol portarla via.
Bianca e rossa come un fiore
ha tanto un bel colore,
fortunato quel giovanotto
che farà l’amore.
Bianca e rossa come un fiore
a un colore così bello,
fortunato quel giovanotto
che le metterà l’anello.
Siamo venuti qui a cantare
dove c’è una ricciolina,
la vedeste girar per casa
assomiglia a una rondinella.
La mamma che l’ha allevata
non ha perduto il suo tempo,
il giovanotto che la sposerà si troverà
contento.
a casa di un neonato
Suona suona suonatore
al chiaro della luna
la padrona è già sveglia
e fa muovere la culla.
se non arriva niente
Guardate lì quel fraticello
che è rimasto sulla porta ,
lui aspetta il regalo
che la padrona gli porta.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Si veurˆi naint dene dj’euv
fene pà pü penare,
che rˆa lün-a a pàssa i monti
e nujàcc vuruma andare.
ërˆ ringraziamaint
Ra padrun-a a j’ha pagà
e nujàcc rˆa ringraziuma,
se n’àtr ànn suma ëncu viv
nujàcc riturneruma.
Adess che lur j’han dàne dj’euv
nujàci e ringraziuma
se vivruma ’n santità
natr’ànn e turneruma.
caiche malediziun
Suma ënnü cantè sizì
ch’i-j canterà rˆ’ajàzˆa,
si j’è na fija da mariè
ch’a màrzˆa ’n srˆa pajàzˆa.
Suma ënnü cantè sizì
ch’i-j canta rˆa cua russa,
ch’i-j drucaissa ’rˆ curm drˆa cà
ërˆ padrun u-j restaissa suta.
Ën custa casa zˆì
j’ënnisa rˆa sicin-a,
ch’i j’è scaissa rˆa chësta arˆ gàl
e’rˆ cü a rˆa galin-a.
195
Se non volete darci le uova
non fateci più penare,
che la luna ha passato i monti
e noi vogliamo andare.
il ringraziamento
La padrona ha pagato
e noi lo ringraziamo
se il prossimo anno saremo vivi
noi ritorneremo.
Adesso che ci han dato le uova
noi ringraziamo,
e se vivremo in salute
un altr’anno ritorneremo.
qualche maledizione
Siamo venuti qui a cantare
dove canterà la gazza,
se c’è una ragazza da maritare
che marcisca sul pagliericcio.
Siamo venuti qui a cantare
dove canterà il codirosso,
rovinasse il tetto della casa
e il padrone vi rimanesse sotto.
Proprio in questa casa
venisse la siccità,
seccase la cresta al gallo
e il culo alla gallina.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Cantè màgg Cantar maggio
E suma ënnì a cantè
ch’un fà tant bel ëndè,
cerea la padrun-a
sa veu lassè cantè.
O bin vena màgg,
o bin staga màgg,
o bin riturna il mèis di màgg.
Ra stagiun di primavera
a rˆ’è na stagiun ch’a fà piasì,
tüci j’usej ch’i cantu
is preparu ërˆ so bel nì
O bin vena màgg,
o bin staga màgg,
o bin riturna il mèis di màgg.
Se ’t veuri nen credi
che magg u sìa rivà,
feve a rˆa finestra
lu vedi ben dubà.
O bin vena màgg, ….
Purtuma s’arburin
carià ’d bej bindlin,
përˆ fè rˆa riverenza
a munsü e madamin.
O bin vena màgg, ….
Suma rˆa primavera:
ërˆ fiù sun zà fiurije,
tüci j’usej ch’i cantu
u fà piasì saintije.
O bin vena màgg, ….
Guardè rˆa nostra spusa
che bel anel ch’a j’ha,
chi l’avrà dunairˆu
196
Siamo venuti a cantare
che a noi piace andare,
cerea alla padrona
se vuole lasciarci cantare.
O ben venga maggio,
o ben sia maggio,
o ben ritorna il mese di maggio.
La stagione della primavera
è una stagione che fa piacere,
tutti gli uccelli che cantano
si preparano il loro bel nido.
O ben venga maggio,
o ben sia maggio,
o ben ritorna il mese di maggio.
Se non vuoi credere
che maggio sia arrivato,
affacciatevi alla finestra
lo vedete ben addobbato.
O ben venga maggio, ….
Portiamo quest’alberello
carico di nastrini,
per far riverenza
a signori e signore.
O ben venga maggio, ….
Siamo a primavera
i fiori sono già fioriti,
tutti gli uccelli cantano
ed è un piacere sentirli.
O ben venga maggio, ….
Guardate la nostra sposa
che bell’anello che ha,
chi glielo avrà donato
piemontese dell’Alta Langa italiano
sarà ërˆ so innamurà.
O bin vena màgg, ……
Guardè rˆa nostra spusa
cum’è bin dubà,
smija rˆa fiù dërˆ persi
quandi ch’a rˆ’è spuntà.
O bin vena màgg, ….
Guardè rˆa nostra spusa
cume ch’a rˆè bin bità,
luntan zˆinquanta mija
a sarà peu numinà.
O bin vena màgg, ….
Sa rˆ’è naint numinà
rˆa faruma numinè,
o s’a rˆ’è naint spusà
rˆa faruma spusè.
O bin vena màgg, ….
Guardè cula fija
cume sa ben cüsì,
che Nusgnur u-j dàga gràzia
ëd naint furesse ij dì.
O bin vena màgg, ….
Guardè cula fija
che j’ha tant dui bej ujin,
danturna rˆa so fàcia
sun tücc bej rizˆulin.
O bin vena màgg, ….
Baica là cul giuinin
ch’u stà a baichè,
su ’ndaissa ’nt rˆa so vigna
u truvrìa caicos da fè.
O bin vena màgg, ….
197
sarà il suo innamorato.
O ben venga maggio, ….
Guardate la nostra sposa
com’è ben sistemata,
sembra il fiore del pesco
appena sbocciato.
O ben venga maggio, ….
Guardate la nostra sposa
com’è ben messa,
lontano cinquanta miglia
sarà poi nominata.
O ben venga maggio, ….
Se non è nominata
la faremo nominare,
e se non è ancora sposata
la faremo sposare.
O ben venga maggio, …..
Guardate quella ragazza
come sa ben cucire,
che il Signore gli onceda la grazia
di non pungersi le dita.
O ben venga maggio, ....
Guardate quella ragazza
che ha due occhi così belli,
intorno al suo viso
sono tutti riccioli belli.
O ben venga maggio, ….
Guarda quel giovinetto
che sta a guardare,
se andasse nella sua vigna
troverebbe qualcosa da fare.
O ben venga maggio, ….
piemontese dell’Alta Langa italiano
Baica là cul giuvu
ch’u j’ha tant ën bel culur,
baicherˆu ën cula fàcia
smija ’n pumin d’amur.
O bin vena màgg, ….
Baica là cul giuvu
ch’u sa si ben tratè,
o tüci i rˆu disu
ch’u rˆ’è da maridè.
O bin vena màgg, ….
Baica là cul giuvu
ch’u porta ërˆ cruvatin,
o tüci san e rˆ’u disu
ch’u rˆ’è ’n bel giuvinin.
O bin vena màgg, ….
Baica là cul giuvu
ch’u j’ha tant ën bel suris,
cun ërˆ manin-e bianche
u së storz tüci ij barbis.
O bin vena màgg, ….
E suma ënnì a cantè
a cà drˆa brava gent,
si j’han dërˆ masnajin-e
u rˆ’è so divertiment.
O bin vena màgg, ….
Ch’a carˆa zü madàma,
madàma dërˆ castel,
ch’a vena a regalene
na rosa dërˆ bindel.
O bin vena màgg, ….
Padrun-a, padrun-a
si veuri naint regalè,
198
Guarda quel giovane
che ha tanto un bel colore,
guardatelo in viso
sembra una pomo d’amore.
O ben venga maggio, ….
Guarda quel giovane
che ha un bel modo di fare,
o tutti lo dicono
che è da sposare.
O ben venga maggio, ….
Guarda la quel giovane
che porta il cravattino,
o tutti sanno e dicono
che è un bel giovanottino.
O ben venga maggio, ….
Guarda là quel giovane
che ha tanto un bel sorriso,
con le sue manine bianche
si arriccia i baffi.
O ben venga maggio, ….
Siamo venuti a cantare
a casa della brava gente,
se hanno dei bambini
è il suo divertimento.
O ben venga maggio, ….
Scenda signora,
signora del castello,
venga a regalarci
una rosa per il nastro.
O ben venga maggio, ….
Padrona, padrona
se non volete regalare,
piemontese dell’Alta Langa italiano
il sole passa i monti
e nui vuruma ’ndè.
O bin vena màgg, ….
Padrun-a, padrun-a
padrun-a dërˆ pulè,
pruntè dj’euv frasch e
j’andi lasseje stè.
O bin vena màgg, ….
Padrun-a, padrun-a
adess ch’i n’a-j regalà,
preguma Nusgnur e rˆa Madona
ch’iv dagu rˆa santità.
O bin vena màgg, ….
199
il sole sta passando i monti
e noi vogliamo andare.
O ben venga maggio, ….
Padrona, padrona
padrona del pollaio,
preparate delle uova fresche
e lasci stare quelle vizze.
O ben venga maggio, ….
Padrona, padrona
adesso che ce ne avete regalate,
preghiamo il Signore e la Madonna
che vi diano la santità.
O ben venga maggio, ….
Cravanzana, l’antica porta
piemontese dell’Alta Langa italiano
Ërˆ previ ëd San Dunà Il prete di San Donato
Ërˆ previ’d San Dunà
u rˆ’è ’ndà rˆa fera ’rˆ Mangu,
ërˆ previ’d San Dunà
u rˆ’è ’ndà rˆa fera ’rˆ Mangu.
U rˆ’è ’ndà catè dui beu,
u rˆ’è ’ndà catè dui beu
la serva li meinàva.
Va lì va pian, va nan, va san
la serva li meinàva.
Li meinava tantu bin,
li meinàva tantu bin
ch’ërˆ previ s’innamuràva.
Va lì va pian, va nan, va san
ch’ërˆ previ s’innamuràva.
Attravërsanda ’n bosch,
attravërsanda ’n bosch
a j’ha ciapà na spin-a.
Va lì va pian, va nan, va san
a j’ha ciapà na spin-a.
Jeu, jeu fërˆma ’n po’ si beu,
jeu, jeu fërˆma ’n po’ si beu
che dess e rˆa gavruma.
Va lì va pian, va nan, va san
che dess e rˆa gavruma.
Tira tira pian,
tira tira pian
la spin-a peu as rancàva.
Va lì va pian, va nan, va san
la spin-a peu as rancàva.
Il prete di San Donato
è andato alla fiera al Mango,
il prete di San Donato
è andato alla fiera al Mango.
È andato a comprare due buoi
È andato a comprare due buoi
la serva li conduceva.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
la serva li conduceva.
Li conduceva così bene,
li conduceva così bene
che il prete s’innamorava.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
che il prete s’innamorava.
Attraversando un bosco,
attraversando un bosco
ha preso una spina.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
ha preso una spina.
Jeu, jeu ferma i buoi,
jeu, jeu ferma i buoi
che adesso la toglieremo.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
che adesso la toglieremo.
Tira, tira piano,
tira, tira piano
la spina poi si toglieva.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
la spina si toglieva.
200
piemontese dell’Alta Langa italiano
Ma tiranda ’n po’ pi fort,
ma tiranda ’n po’ pi fort
tüci dui i sun ënvërsàsse.
Va lì va pian, va nan, va san
tuci dui i sun ënvërsàsse.
Sa-zˆì a rˆ’è rˆa fin,
sa-zˆì a rˆ’è rˆa fin
drˆa spin-a sërpentin-a.
Va lì va pian, va nan, va san
drˆa spin-a sërpentin-a.
Rˆ a straina
Bundì, bundì deme rˆa straina a mi,
deme ën curˆumb che rˆ’ànn u rˆ’è lungh.
(deme ën cauzˆ a mi e sbatime zü da lì).
Bastian, Bastian
dame rˆa straina ën man,
se ’t rˆa campi ’n tèra mi e rˆa pij nan;
se ’t rˆa campi ’n su suré, vattra a pijè,
se ’t rˆa campi ’n srˆa cascin-a
vate a pijè na bela galin-a.
Ma tirando un po’ più forte,
ma tirando un po’ più forte
tutte e due si ribaltano.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
tutti e due si ribaltano.
Questa è la conclusione,
questa è la conclusione
della spina serpentina.
Vai lì, vai piano, vai avanti, vai rosso, vai sano
della spina serpentina.
201
La strenna
Bossolasco, veduta da levante
Buongiorno, bongiorno datemi la strenna,
datemi un colombo che l’anno è lungo.
(date un calcio a me e sbattetemi giù).
Bastiano, Bastiano
dammi la strenna in mano,
se la butti per terra io non la prendo;
se la butti sul solaio, vattela a prendere,
se la butti sulla cascina
vatti a prendere una bella gallina.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Ën sunat përˆ ji spus Un sonetto per gli sposi
Cit e grand, cuntaint e frus
tüci i bràju: «Viva jë spus».
Che gran festa, che gran ribota
tüta rˆa giaint a rˆ’è ën propi ën piota,
ma j’ëndàulu tüt ës ciadel
përˆ mariè si dui farinéj ?
Peirù, previ e frà
i j’han bugià da San Dunà,
màgne, bàrba, cé e none
i sun rivà da Custandone,
capun, galin-e e fasan
j’han cumandàje vessin a Dian,
duzˆat, barbera e nebieu
i j’han purtàje da Bareu,
bji, arost e grive
j’han truvàje ’nt se rive.
O ma basta ciaciarè
rˆa panza ’nduma a suagnè
e si j’è piasuve ës sunat
bitene ij sod ënt u sacat.
Da bun cristian preguma ij nostri Sant
che jë spus i sìu cuntaint
e standa ën bun-a cumpagnìa
i peussu fesse na grossa famija.
«Viva jë spus»
202
Bambini ed adulti, contenti e tristi
tutti urlano: «Viva gli sposi».
Che gran gioia, che gran festa,
tutta la gente è proprio di buon umore,
ma era necessario tutto questo rumore
per sposare questi due birichini?
Priori, preti e frati
si sono mossi da San Donato,
zie, zii, suoceri e nonne
sono arrivati da Costandone,
capponi, galline e fagiani
li hanno ordinati a Diano,
dolcetto, barbera e nebbiolo
li hanno portati da Barolo,
bolliti, arrosti e “grive”
li ha trovato nelle rive.
O ma smettiamo di chiacchierare
la pancia andiamo a ben sistemare,
se vi è piaciuto questo sonetto
metteteci i soldi nel sacchetto.
Da buoni cristiani preghiamo i nostri
Santi
affinchè gli sposi siano contenti
e rimanendo in buona compagnia
possano farsi una grande famiglia.
«Viva gli sposi».
piemontese dell’Alta Langa italiano
Rˆ a cràva La capra
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
J’è passàje na cràva
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
J’è passàje ’rˆ luv,
ch’u j’ha mangià rˆa cràva,
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
J’è passàje ’rˆ can,
ch’u j’ha giapì arˆ luv,
ch’u j’ha mangià rˆa cràva
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
J’è passàje ’rˆ bastun,
ch’u j’ha patlà ’rˆ can,
ch’u j’ha giapì arˆ luv,
ch’u j’ha mangià rˆa cràva
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
J’è passàje ’rˆ feu,
ch’u j’ha brisà ’rˆ bastun,
ch’u j’ha patlà ’rˆ can,
ch’u j’ha giapì arˆ luv,
ch’u j’ha mangià rˆa cràva
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
203
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
È passata una capra
che mi ha rotto il fiasco.
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
È passato il lupo
che ha mangiato la capra,
che mi ha rotto il fiasco.
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
È passato il cane
che ha abbaiato al lupo
che ha mangiato la capra
che mi ha rotto il fiasco.
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
È passato il bastone,
che ha picchiato il cane
che ha abbaiato al lupo
che ha mangiatola capra
che mi ha rotto il fiasco.
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
È passato il fuoco
che ha bruciato il bastone,
che ha picchiato il cane
che ha abbaiato al lupo
che ha mangiato la capra
che mi ha rotto il fiasco.
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
piemontese dell’Alta Langa italiano
J’è passàje rˆ’eva,
ch’a j’ha dësmurtà ’rˆ feu,
ch’u j’ha brisà ’rˆ bastun,
ch’u j’ha patlà ’rˆ can,
ch’u j’ha giapì arˆ luv,
ch’u j’ha mangià rˆa cràva
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
J’è passàje ’rˆ beu,
ch’u j’ha lapasse rˆ’eva,
ch’a j’ha dësmurtà ’rˆ feu,
ch’u j’ha brisà ’rˆ bastun,
ch’u j’ha patlà ’rˆ can,
ch’u j’ha giapì arˆ luv,
ch’u j’ha mangià rˆa cràva
ch’a j’ha rimpime ërˆ but.
Oh, ’rˆ bun vin duzˆ
ch’i j’era ënt ërˆ me but!
204
È passata l’acqua,
che ha spento il fuoco
che ha bruciato il bastone,
che ha picchiato il cane
che ha abbaiato al lupo
che ha mangiato la capra
che mi ha rotto il fiasco.
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
È passato il bue,
che ha bevuto l’acqua
che ha spento il fuoco
che ha bruciato il bastone,
che ha picchiato il cane
che ha abbaiato al lupo
che ha mangiato la capra
che mi ha rotto il fiasco
Oh! Il buon vino dolce
che c’era nel mio fiasco!
Cerreto Langhe, veduta da levante
piemontese dell’Alta Langa italiano
Rˆ a Passiun
Rˆ a passiun ëd Gesü Crist
a rˆ’è tantu bel saintirˆa,
a-j pias a cit e grand
e a tüta rˆa giant dërˆ mund.
Rˆ a Passiun ëd Gesü Crist,
a rˆ’è tant bun-a d’ampraindi:
rˆ’ampraindu cit e grand
e tüta rˆa giaint d’urdinanzˆa.
Quandi che Gesü Crist u rˆ’era ëncura cit,
u fava gran penitainzˆa:
u fava digiün quaranta dì,
sanzˆa pijè sustanzˆa.
A rˆa fin di quaranta dì,
Gesü u pija sustanzˆa,
u j’ha pijà ’n bucun ëd pan
e na gucëtta d’acqua.
Peu u rˆ’è ’ndà a Gerusalem
a vughi i suoi pastori.
U rˆ’è ’ncuntràsse ’n tanta giaint
e ch’a-j fà rˆa riverainzˆa.
Ra riverainza rˆa meriti vui
ch’i fai tanta penitainzˆa.
Gesü girandse a cula giaint
u j’ha dije cun custanzˆa: (parlanda)
«Ënnime a vughi ’rˆ Vener Sant
vugrai rˆa mia vita in croce:
vugrai ij me pe ’nciuvà cun ërˆ man ëdcò
trafitte,
rˆa me testa ’ncurunà cun tüte rˆë spinëtte;
ërˆ sangu a grundè giü da questa croce.
Vugrai rˆa tèra a tërmurè, ërˆ su a ënnì scür,
vugrai rˆa lün-a cun ërˆ su a cumbatisse
’nsema.
Vugrai tüte rˆë stairˆe a ribatè zü darˆ ciel e
a creubi tüta rˆa tèra cume ’rˆ feuje ’ns rˆ’erba;
i mort a resuscitè e a bitesse ’nsema».
205
La Passione
La Passione di Gesù Cristo
è tanto bello sentirla
piace a piccoli e grandi
e a tutta la gente del mondo.
La Passione di Gesù Cristo
è tanto semplice da imparare:
la imparano piccoli e grandi
e tutta la gente in “ordine”.
Quando Gesù Cristo era ancora piccolo
faceva gran penitenza:
faceva digiuno quaranta giorni,
senza assumere nulla di “sostanzioso”.
Alla fine dei quaranta giorni,
Gesù assume cibo,
prende un boccone di pane
e una goccia d’acqua.
Poi è andato a Gerusalemme
a vedere i suoi pastori.
Ha incontrato tanta gente
che gli faceva riverenza.
La riverenza la meritate voi
che fate tanta penitenza.
Gesù rivolgendosi a quella gente
gli ha detto con costanza: (recitando)
«Venitemi a vedere il Venerdì Santo
vedrete la mia vita in croce:
vedrete i miei piedi inchiodati e le mie mani
trafitte, la mia testa incoronata di spine;
il sangue grondare giù dalla croce.
Vedrete la terra tremare e il sole oscurarsi,
vedrete la luna e il sole combattersi.
Vedrete le stelle cascare giù dal cielo e
coprire tutta la terra come le foglie sull’erba;
i morti resuscitare e riunirsi tutti insieme».
CUNTE RACCONTI
Sono qui raccolti alcuni esempi di racconti e favole che fino a non molti anni fa occupavano
il posto della televisione o della radio durante le veglie invernali o le calde
serate estive.
In genere i racconti avevano inizio sempre col medesimo breve prologo:
«Endùa ch ’i feru ërˆ musche a ’n sod e mez a rˆa piota i j’era…».
«Dove mettoni i ferri alle mosche ad un soldo e mezzo per zampa c’era…»;
e terminavano con lo stesso epilogo:
«e a mi che j ’era dré da rˆ’üss j ’han tirame na ciàpa ëd prüz[ ch ’a j ’ha fàme ’ndè
a zˆupat e mi e zˆop-j ëncura adess»
«e a me che ero dietro l ’uscio hanno tirato una fetta di pera che mi ha reso
zoppo ed io zoppico ancora adesso».
In ogni paese o frazione c ’era almeno una persona che conosceva molte novelle con
le quali riusciva a catturare l ’attenzione di grandi e piccini; le narrazioni, pur procedendo
su una traccia fissa, variavano a seconda della vena e dell ’umore del narratore,
colorandosi di nuovi personaggi ed avvincenti circostanze; in questo modo il racconto
era sempre nuovo, anche per quelli che lo aveva già ascoltato decine di volte.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Ërˆ luv e rˆa bërta
E sun passà ënt rˆa strà stërcia e ’rˆ luv u j’ha
piàme rˆa bërta.
E sun ëndà darˆ luv ch’un dàga rˆa bërta,
e chial u j’ha dime che i-j dàga drˆa càrn fësca.
E sun ëndà darˆ maslè ch’un dàga drˆa càrn
fësca
e chial u j’ha dime che i-j dàga dërˆ fagn për
ërˆ bucin.
E sun ëndà darˆ prà ch’un dàga dërˆ fagn
e chial u j’ha dime che i-j dàga drˆ’eva.
E sun ëndà darˆ nivurˆe ch’in dàgu drˆ’eva
e ’rˆ nivurˆe i j’han dime che i-j dàga drˆa
sciunza.
E sun ëndà darˆ crin ch’un dàga drˆa sciunza
e chial u j’ha dime che i-j dàga drˆa giandr.
E sun ëndà da rˆa ru ch’a j’ha dàme rˆa giandr,
che j’ho purtaje arˆ crin ch’u j’ha dàme rˆa
sciunza,
206
Il lupo e la berretta
Sono passato nella strada stretta e il lupo mi ha
preso la berretta.
Sono andato dal lupo che mi dia la berretta
e mi ha detto di dargli della carne fresca.
Sono andato dal macellaio per farmi dare della
carne fresca e lui mi ha detto di dargli del
fieno per il vitello.
Sono andato dal prato che mi dia del fieno e lui
mi ha detto di dargli dell’acqua.
Sono andato dalle nuvole che mi diano l’acqua
e le nuvole mi ha detto di dar loro dello
strutto.
Sono andata dal maiale che mi dia lo strutto e
lui mi ha detto di dargli delle ghiande.
Sono andata dalla quercia che mi ha dato delle
ghiande, che ho portato al maiale che mi ha
dato lo strutto, che ho portato alle nuvole
che mi hanno dato l’acqua, che ho portato ai
piemontese dell’Alta Langa italiano
che j’ho purtaje arˆ nivurˆe ch’i j’han dàme
rˆ’eva,
che j’ho purtaje arˆ prà, ch’u j’ha dàme ërˆ
fagn,
che j’ho purtaje arˆ maslè ch’u j’ha dàme rˆa
càrn fësca, che j’ho purtaje arˆ luv ch’u j’ha
turnàme dè rˆa me bërta.
E mi passreu mài pü da rˆa strà stërcia.
Ërˆ fij sgairun
N’om u j’àva dui fij. Ërˆ pi giuvu u dis arˆ
parˆe: «Parˆe, dàme rˆa part drˆa roba ch’a me
speta». Ërˆ parˆe u divid tra lur rˆa roba.
Dop caichi di, ërˆ fij pi giuvu u pija ërˆ so
cose e u part për ën paìs luntan; là u sgaira
tüci i seu sod sanzˆa tenne da cunt.
Na vota spaindü tüt, ën cul paìs i-j rüva na
gran carestìa e chial u tàca a tribilè. Ënlura u
và a travajè da ün ch’u stàva ënbelelà e ch’u
rˆu manda ënt i camp a scheu ai crin. U vurrìa
impisse rˆa panzˆa cun ërˆ giandr ch’i mangiu i
crin, ma gnün i-j nun dà.
Ënlura u turna ën santur e us dis: «Quanci
sërvitù a cà da me parˆe i j’han dërˆ pan fin ch’i
veuru e mi ëmbelezˆì e meuir ëd fàm! E m’auzˆ
e vàgh da me parˆe a dije: Parˆe e j’ho fà pecà
cuntra ërˆ Ciel e contra ti; e mèrit pi naint ëd
ciameme to fij. Tràtme cume ün dij to sërvitù».
U pàrt e us ëncamin-a da so parˆe.
Quandi ch’u rˆ’è ëncura luntan, ërˆ parˆe u rˆu
vugh e u-j cur ëscuntra, us i campa arˆ col e u
rˆu bàsa. Ënlura so fij u-j dis: «Parˆe, e j’ho
pecà cuntra ërˆ Ciel e cuntra ti; e mèrit pi
naint ëd ciameme to fij». Ma ërˆ parˆe u dis
a-j servitù: «Sveltu, purtè zˆì rˆa vesta pi bela e
vestirˆu, biteje rˆ’anel arˆ dì e scarpe aj pe.
Purtè ërˆ bucin pi grass, mazˆerˆu, mangiuma e
fuma festa, përchè ës me fij u rˆ’era mort e u
rˆ’è turna viv, e j’àva perdürˆu e j’ho turnàru
truvè». E paraj i tàcu a fè festa.
Ënt ërˆ mentre ërˆ fieu pì grand ch’u rˆ’era a
travajè ënt ij camp u ven a cà. U saint a sunè
207
prati, che mi hanno dato il fieno, che ho portato
al macellaio, che mi ha dato la carne fresca,
che ho portato al lupo che mi ha restituito
la berretta.
Io non passerò mai più per la strada stretta.
Il figliol prodigo
Un uomo aveva due figli. Il più giovane
dice al padre: «Padre, dammi la parte del patrimonio
che mi spetta». Il padre divide tra loro
i beni.
Dopo alcuni giorni, il figlio più giovane
prende le sue cose e parte per un paese lontano;
là sperpera le sue sostanze vivendo da
dissoluto.
Una volta speso tutto, in quel paese arriva
una grande carestia ed egli comincia a trovarsi
in difficoltà. Allora va a lavorare da uno che
abita là e che lo manda nei campi a pascolare i
maiali. Vorrebbe saziarsi con le ghiande che
mangiano i maiali; ma nessuno gliene dà.
Allora rientra in se stesso e dice: «Quanti
salariati in casa di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzo e
vado da mio padre a dirgli: Padre ho peccato
contro il Cielo e contro di te; non merito più di
essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno
dei tuoi servitori». Parte e s’incammina verso
suo padre. Quando è ancora lontano il padre lo
vede e commosso gli corre incontro, gli si getta
al collo e lo bacia.
Allora il figlio gli dice: «Padre, ho peccato
contro il Cielo e contro di te, non merito più di
essere chiamato tuo figlio». Ma il padre dice ai
servi: «Presto portate qui il vestito più bello e
vestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari
ai piedi. Portate il vitello più grasso, ammazzatelo,
mangiamo e facciamo festa, perché questo
mio figlio era morto ed è tornato vivo, l’avevo
piemontese dell’Alta Langa italiano
e balè e u-j ciama a na sërvainta cosa ch’i
staissa capitandje. Ra sërvainta a-j dis: «I j’è
turnàje to frel e to parˆe u j’ha fà mazè ërˆ
bucin pi grass, përchè u j’ha turnaru avaj san
e sàrv».
Chial u s’ënrabija e u veu naint antrè ën
cà. Ënlura so parˆe u sort a parleje, ma so fieu
u-j dis: «Parˆe, mi et sun sërvitù da tanci àgn,
e j’ho sempre scutate e ti ët j’hai màj dàme
manch ën cravat për fè festa cun ij me amis.
Ma adess ch’es to fij, ch’u j’ha s-ciapà tüci ij
to sod cun ërˆ bagàsce, u rˆ’è turnà, për chial et
mazˆi ërˆ bucin pi gràss».
U-j respund so parˆe: «Fij, ti et zˆeuj sempre
cun mi e lo ch’u rˆ’è me u rˆ’è to; ma is dev fè
festa e esci cuntaint, përchè to frel u rˆ’era
mort e u rˆ’è turnà viv, u rˆ’era perdusse e
j’uma turnàru truvè».
L’uccello Macone
J’era na vota ’n rè borgnu ch’u stàva ’n
drinta a ’n bel castel ënsema a-j seu trai
matot.
Da tute ’rˆ part i rivàvu medi e setmin për
zˆërchè ’d feru varì, ma fin-a ’nlura gnente u
j’àva faje.
Ën di is presainta arˆ castel na vëjëtta màrˆ
vestija e a ciama ’d vughi ’rˆ rè; sübi ër guardie
i veurˆu fera ’ndè vìa, ma ërˆ fij pi giuvu,
Giuanin, u dis: «Se sa fumrˆa a veu vughi ërˆ rè
për deje na cüra ch’a pàssa püra».
Ra vëjëtta na vota visità ërˆ rè, a-j dis:
«Maestà, se u veu tùrna vughi, u duvrà fesse
passè ’n sj’euj na püma ’d rˆ’usel Macun».
Ij dui matot pi grand i partu për ëndè a
truvè sa püma; Giuanin, ërˆ pi giuvu e pi vëssin
a so pare, u decid ëd parti co chial cun lur,
ëdcò se ’rˆ rè u vuràva naint.
Ij trai prinzˆi rivà ’n tërˆ post ch’us ës-cia-
208
perduto e l’ho ritrovato». E così cominciano a
far festa.
Nel frattempo il figlio maggiore che era al
lavoro nei campi ritorna verso casa. Sente la
musica e le danze e chiede ad una serva cosa
stesse succedendo. La serva gli dice: «E’ tornato
tuo fratello e tuo padre ha fatto ammazzare
il vitello più grasso, perché lo ha riavuto
sano e salvo».
Egli si arrabbia e non vuole entrare in casa.
Allora il padre esce a parlargli, ma il figlio gli
dice: «Padre io ti sono servitore da tanti anni,
ti ho sempre ubbidito e tu non mi hai mai dato
un capretto per far festa con i miei amici. Ma
ora che questo tuo figlio, che ha dissipato i tuoi
averi con le prostitute, è tornato, per lui hai
ammazzato il vitello più grasso».
Gli risponde il padre: «Figlio, tu sei sempre
con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma si deve
far festa ed essere contenti, perché tuo fratello
era morto ed è tornato in vita, era perduto e lo
abbiamo ritrovato».
L’usel Macun
C’era una volta un re cieco che abitava in
un bel castello insieme ai suoi tre figli.
Da ogni dove giungevano medici e settimini
per cercare di guarirlo, ma fino ad allora tutto
era stato inutile.
Un giorno si presenta al castello una vecchiettina
mal vestita, chiedendo di poter vedere
il re; immediatamente le guardie la vogliono
allontanare, ma il figlio più giovane, Giovannino,
dice: «Se questa donna vuol vedere il re
per dargli una cura, passi pure».
La vecchiettina visita il re e sentenzia:
«Maestà se vuole riacquistare la vista dovrà
passare sugli occhi una penna dell’uccello Macone».
I due figli più grandi partono per trovare
questa piuma; Giovannino il più giovane e
caro al padre, decide di partire con loro, contro
il volere del re.
piemontese dell’Alta Langa italiano
màva «dërˆ quatr strà», is dividu e prumëttu
’d truvese lì dop quaranta dì.
Quandi che uramaj smijàva ch’i-j fissa pi
gnente da fè, Giuanin, u rüva ’n tën prà chi
ciamàvu «campo de Prej»; enzˆuma an sars u
vugh ën gross usel che tacà a j’arˆe u j’àva
scricc: «Uccello Macone».
Subi rˆ’usel u vorˆa vìa, ma u làssa carˆè na
püma, chial prast u rˆa pija e u turna ’ndrè dai
seu frej che j’àvu naint truvà gnente.
Ij frej, cativ e invidius i disu: «Giuanin
portne ’nduva che ’t j’hai truvà rˆa püma!».
Tant i fan che chial u-i porta ’n tërˆ «campo
de Prej» e lì për pieje rˆa püma rˆu màzˆu e rˆu
suteru.
Turnà sveltu arˆ castel i-j dan rˆa puma arˆ rè
che strufugnandesrˆa ’n sj’euj sübi u vugh, ma
u baica e i-j manca Giuanin.
«Ënduva u r’èlu Giuanin?» u ciama ai seu
frej ch’i rispundu: «J’uma spetarˆu tant, ma
j’uma pi naint vistru».
Dop tanci àgn ën matot ch’u rˆ’era a scheu
’n tërˆ «campo de Prej» bugianda rˆa tèra cun
ën bastun u treuva n’oss e u rˆu dovra a fè ’n
sivurin për ciamè ’rˆ so can.
Cume che u-j suffia ’ndrinta u saint na vus:
«Amico tu sei, mi hanno ucciso nel campo
de Prej; con torto senza ragione per togliermi
la piuma dell’uccello Macone».
Tüte ’rˆ vote che caicadün u-j suffiàva
’ndrinta ’rˆ sivurin u diva sempe rˆa stessa
cosa.
Ërˆ giuvinot, stufi dërˆ sivurin, u finiss ëd
vaindru an neguziant ëd vin ch’ën dì u rüva
’n tërˆ paìs dërˆ rè, chial u j’àva saintì dërˆ sivu
magich e chërius u và a pruveru.
Cume ch’u-j suffia ’ndrinta is saint:
«Padre mio tu sei, mi hanno ucciso nel
campo de Prej; con torto senza ragione per
togliermi la piuma dell’uccello Macone».
Ërˆ rè u capiss subi e u-j fà suffiè ëdco a
j’àci seu matot, quandi ch’u-j suffia ërˆ pi vej,
’rˆ sivurin u dis: «Fratello mio tu sei, tu mi hai
ucciso nel campo de Prej; con torto senza
209
I tre principi, giunti nel luogo chiamato
«delle quattro strade», si dividono e promettono
di ritrovarsi lì dopo quaranta giorni.
Quando ormai pareva non ci fosse più nulla
da fare, Giovannino arriva in un prato chiamato
«campo de Prei» e sopra un salice vede
un grosso uccello con una scritta sulle ali:
«Uccello Macone».
Subito l’uccello vola via, ma lascia cadere
una piuma, che lui presto raccoglie per tornare
dai suoi fratelli che nulla avevano trovato.
I fratelli, cattivi ed invidiosi, dicono: «Giovannino
portaci dove hai trovato la piuma!».
Tanto fanno che li conduce al «campo de
Prei» e li per portargli via la piuma lo uccidono
e lo sotterrano.
Tornati velocemente al castello, consegnano
la piuma al padre che sfregandosela sugl’occhi
riacquista subito la vista, ma manca Giovannino.
«Dov’è Giovannino?» chiede ai suoi fratelli,
essi rispondono: «Lo abbiamo atteso a
lungo, ma non l’abbiamo più visto».
Trascorsi molti anni un giovinetto che accudiva
alle pecore nel «campo de Prei» sollevando
un po’ di terriccio, con un bastone trova
un osso da cui ricava un fischietto per richiamare
il cane.
Come ci soffia dentro, si sente una voce che
dice:
«Amico tu sei, mi hanno ucciso nel campo
de Prej; con torto senza ragione per togliermi
la piuma dell’uccello Macone».
Tutte le volte che qualcuno soffia nel
fischietto, questo dice la stessa cosa.
Il giovinetto alla fine, stufo del fischietto, lo
vende ad un commerciante di vino, che un
giorno arriva nel paese del re; questo sentito
parlare del fischietto magico, curioso lo va a
provare.
Come ci soffia dentro, si sente:
«Padre mio tu sei, mi hanno ucciso nel campo
de Prej; con torto senza ragione per togliermi
la piuma dell’uccello Macone».
piemontese dell’Alta Langa italiano
ragione per togliermi la piuma dell’uccello
Macone».
Saintì lu lì ërˆ rè u comanda arˆ guardie ’d
pijè ij dui fieu e ficheje ’n tra galera pi
’ncreusa e scüra fin-a a rˆa fin dij seu di.
I musicisti
Ten e Bil i sun dui sunadur ëd Cravanzan-a,
ün u sun-a rˆa fisa «tira e puzˆa» e rˆ’àtr ërˆ
clarin.
Na saira ij sun ëndà a sunè a San Benedet
a pe, turnanda a cà, a dui bot dop meza
neucc, i rivu darˆ punt dërˆ màsche.
Suainzˆ suta as punt, ij ladr is truvavu për
dividse ij sod ch’i j’àvu rubà ’n gir.
Bil u vugh ën cit ciairin là suta e u dis a
Ten: «Chetelì ch’i-j sun!» e Ten u rëspund:
«Fuma paraj, mi ’n sacocia e j’ho dërˆ gere,
e-j tir sü ’nt rˆa riva, mentre ti ’t fài schërzi
rˆ’armoni cun na vus ch’a smija cula du luv e
peu brajuma: “Ij luv, ij luv”».
Ten e Bil i fan cume ch’i j’àvu dicc e ij ladr
sbarivà i scàpu ’d cursa, lassanda ëmbelì tuci
ij sod.
Ij dui sunadur ëdco si j’àvu ciapà poch a
sunè a San Benedet i sun arfasse cun ij sod
dij ladr.
210
Il re capisce subito e fa soffiare anche ai suoi
figli, quando tocca al più grande il fischietto
dice:
«Fratello mio tu sei, tu mi hai ucciso nel
campo de Prej;con torto senza ragione per
togliermi la piuma dell’uccello Macone».
Sentito ciò comanda alle guardie di prendere
i due figli e rinchiuderli nella prigione più
profonda e scura fino alla fine dei loro giorni.
Ij sunadur
Ten e Bil sono due musicisti di Cravanzana,
uno suona la fisarmonica cromatica e l’altro il
clarino.
Una sera sono andati a suonare a San Benedetto
a piedi, tornando a casa alle due dopo
mezza notte arrivano presso il ponte delle
masche.
Sovente sotto quel ponte si radunavano i
ladri per dividersi i soldi che avevano rubato in
giro.
Bil vede un piccolo lumicino là sotto e dice
a Ten:
«Eccoli, ci sono» e Ten risponde: «Facciamo
così, io in tasca ho della ghiaia la getto su
nella ripa, tu nel frattempo fai stridere la fisarmonica
con una voce simile a quella del lupo e
poi urliamo: “I lupi, i lupi”».
Ten e Bil fanno come avevano detto e i ladri
spaventati scappano di corsa lasciando lì tutti i
soldi.
I due musicisti anche se avevano guadagnato
poco a suonare a san Benedetto si sono
rifatti con il denaro dei ladri.
piemontese dell’Alta Langa italiano
La volpe e il lupo
Ërˆ galin-e
Na vurˆp e ’n luv ën dì i decidu d’ëndè a
mangiè ërˆ galin-e ’ndrinta an giuch ënzˆüma
an brich.
Ëd neucc s’avzinu pian, pianin e antru dan
buch stracc ch’i j’era ’n tra mirˆagna e i tàcu a
mangè ’rˆ galin-e.
Rˆ a vurˆp, che a rˆ’era fürba, ogni tant a pruvàva
a vughi se a passàva ëncura darˆ buch; ërˆ
luv u mangiàva e bàsta.
Rˆ a vurˆp vughinda ch’a passàva giüst, giüst
darˆ buch, a campa feura na galin-a e a continua
a mangè tranquila.
Ën tërˆ mentre i-j rüva ërˆ padrun dërˆ galin-e
cun ën gross bastun.
Ërˆ luv cun rˆa panzˆa pin-a u pudàva pi
naint sorti feura, mentre rˆa vurˆp a scapàva
lesta ’nt ij bosch.
Ërˆ puzˆ
Rˆ a vurˆp e ’r luv j’han saj e van darˆ puzˆ a
baivi, ma rˆ’eva a rˆ’era poca e màch ën sërˆ
fund.
Rˆ a vurˆp a dis arˆ luv:
«Pijme përˆ rˆa cùa e lasme carè ’n tërˆ puzˆ;
quandi che ’t sainti di cich-ciach, t’ën tiri sü».
I fan paraj, prüma i-j baiv rˆa vurp e dop ërˆ
luv; es birbun cume ch’u j’ha finì ’d baivi u
dis: «Cich-ciach».
E rˆa vurp a respund: «Cich-ciach për rˆa
cùa e ti làss».
Përˆparaj ërˆ luv u droca ’nt ërˆ puzˆ.
211
Rˆ a vurˆp e ’rˆ luv
Le galline
Una volpe e un lupo un giorno decidono di
andare a mangiare le galline in un pollaio sulla
sommità di una collina.
Di notte si avvicinano piano, piano entrano
attraverso uno stretto buco del muro e incominciano
a mangiare le galline.
La volpe, che era furba, ogni tanto controllava
se era ancora in grado di passare attraverso
al buco; il lupo mangiava e basta.
La volpe accorgendosi di passare appena,
appena dal buco, butta fuori una gallina e continua
a mangiare tranquilla.
Nel frattempo arriva il padrone delle galline
con un grosso bastone.
Il lupo con la pancia piena non riusciva più
ad uscire fuori, mentre la volpe fuggiva svelta
nei boschi.
Il pozzo
La volpe e il lupo hanno sete e si recano al
pozzo a bere, ma l’acqua è poca e solo sul
fondo.
La volpe dice al lupo:
«Prendimi per la coda e lasciami scendere
nel pozzo; quando senti dire cich-ciach, mi tiri
su».
Così fanno, prima la volpe e poi il lupo;
come questo ha finito di bere dice: «Cichciach».
E la volpe risponde: «Cich-ciach per la coda
ti lascio».
Così il lupo cade nel pozzo.
ËR BAGN LE PREGHIERE
Le preghiere, imparate nell’infanzia e recitate durante tutta la vita, sono parte integrante della
nostra fede e della nostra cultura; si riportano qui di seguito le preghiere (ërˆ bagn) e i salmi (ij
sàrˆm) di cui ci è stato testimone il sacerdote di Cravanzana Renato Rosso (il prete degli
Zingari).
piemontese dell’Alta Langa italiano
Ërˆ bagn drˆa matin
Nusgnur, ët ringrazˆ
drˆa bun-a neucc ch’et j’hai dàme,
fàme ërˆ piasì ’d deme ën bun dì
e che peussa vivi e meuiri ën Grazia Tua.
Ave Maria
Salve Marìa
tüta gràzia ëd Nusgnur,
ch’u rˆ’è ’nt rˆa vita tùa.
Ti ët sej rˆa pi santa
ëd tüte ’rˆ màme dërˆ mund
e sant u rˆ’è to fij Nusgnur Gesü.
Santa Marìa
màma ëd Nusgnur
prega për nujàcc che suma pecatur,
adess e ’nt rˆ’ura dërˆ dulur drˆa nostra mort.
Amen.
Papà nostr
O Nusgnur du ciel e drˆa tèra,
ët sej nostr papà.
Sant u rˆ’è ërˆ to nom,
ch’u sìa unurà sempre.
Ven ti a regnè ën trˆa nostra vita,
jütne a fè rˆa tua vuluntà sempre;
dàne ’n toch ëd pan
tüci ij di për vivi,
perdun-a ij nostr pecà
e jütne a përdunè
212
Preghiera del mattino
Signore ti ringrazio
della buona notte che mi hai dato,
fammi il piacere di darmi una buona giornata
e che possa vivere e morire in Grazia Tua.
Ave Maria
Ave Maria
piena della grazia di Nostro Signore,
che è nella tua vita.
Tu sei la più santa
di tutte le mamme del mondo
e santo è tuo figlio Nostro Signore Gesù.
Santa Maria
mamma del Signore
prega per noi che siamo peccatori,
adesso e nell’ora del dolore della nostra morte.
Amen.
Padre nostro
O Nostro Signore del cielo e della terra
sei nostro papà.
Santo è il tuo nome,
che sia onorato per sempre.
vieni tu a regnare nella nostra vita,
aiutaci a fare la tua volontà sempre;
dacci un pezzo di pane
tutti i giorni per vivere,
perdona i nostri peccati
e aiutaci a perdonare
piemontese dell’Alta Langa italiano
cui ch’i j’han ufaindüne
e làssne naint cedi arˆ tentaziun
e liberne da tücc ij mà.
Amen.
Salve Regin-a
Salve Regin-a
màma ’d misericordia
vita, buntà e speranza nostra.
Ënniuma a ti cume povre masnà,
fij ëd na lunga storia ëd suferainzˆa,
persunè ’nt na tèra frustera
ënniuma a ti pianzinda e brajanda,
ënt na valàda ’d lacrime.
Ven a jitene e a difaindne
e baicne cun rˆa tua cumpassiun sanzˆa fin
e dop na vita ’d miseria
dreubne ’rˆ to cheur
e fàne vughi to fij: Nusgnur;
u rˆ’è ërˆ pi bel rigal ch’ët ’n fài,
o buntà dërˆ buntà
màma dij povr e Regin-a dërˆ mund.
Amen.
Ërˆ bagn drˆa saira
Nusgnur, ët ringrazˆ
dër bun dì ch’et j’hai dàme,
fàme ërˆ piasì ’d deme co na bun-a neucc
e che peussa vivi e meuiri ën Grazia Tua.
Nusgnur em cugg ënt ës lecc,
sun pi naint sicüra ’d turneme ëlvè.
Cose drˆa Gesa e veuj ciamè: cuminiun,
cunfessiun, eurˆi sant e rˆa Madona arˆ
cumand.
Crus Santa, crus degna ch’an libera da rˆa
mort maligna.
Santa Barbara e San Simun liberene da
rˆa losn, dau taramot e darˆ trun.
Mi em cugg ënt ës lecc,
che Nusgnur u sìa benedet;
sun naint sicur ëd turneme ëlvè.
213
quelli che ci hanno offeso
e non lasciarci cedere alle tentazioni
e liberaci da tutti i mali.
Amen.
Salve Regina
Salve Regina
mamma di misericordia
vita, bontà e speranza nostra.
Veniamo a te come poveri bambini,
figli di una lunga storia di sofferenza,
prigionieri in una terra straniera
veniamo a te piangendo e gemendo,
in una valle di lacrime.
Vieni ad aiutarci e a difenderci
e guardaci con la tua compassione sena fine
e dopo una vita di miseria
aprici il tuo cuore
e mostraci tuo figlio: Nostro Signore;
è il più bel regalo che ci fai,
o bontà delle bontà
mamma dei poveri e Regina del mondo.
Amen
Preghiere della sera
Signore ti ringrazio
della buonagiornata che mi hai dato,
fammi il piacere di darmi anche una buona notte
e che possa vivere e morire in Grazia Tua.
Signore mi corico in questo letto, non sono
più sicura di risveliarmi.
Cose di chiesa voglio chiedere: comunione,
confessione, oli consacrati e la Madonna
comandi.
Croce santa, Croce degna che ci liberi dalla
morte maligna.
Santa Barbara e San Simone liberateci dal
lampo, dal terremoto e dal tuono.
Mi corico in questo letto,
che il Signore sia benedetto,
non sono sicuro di risvegliarmi.
piemontese dell’Alta Langa italiano
Quattr cose a Gesü e vurrìa ciamè:
cuminiun, cunfessiun, penitainza e eurˆi sant.
R’anima mìa et arcumand, Santissima
Trinità e dame rˆa gràzia dërˆ bun vivi e
dërˆ bun meuiri ’n Gràzia Tua.
Sàrˆm 26
Pau ’d cosa se Nusgnur
u rˆ’è sarˆvëzza e mìa lüs,
mìa difaisa u rˆ’è ërˆ Signur
’d chi peussne avaj terur?
Se i m’atàcu sa giant gràma
për rimpime paj na ràma,
propi cui ch’i fan ërˆ mà
i s’ëngambarˆu ’n tërˆ prüm pà.
Se n’esercit un ven cuntra
ërˆ me cheur u j’ha naint unta
e sis mazˆu ëndùa mi,
rˆa fidücia a rˆ’è ’n cu lì.
A Nusgnur na cosa sula
j’ho ciamàje e peu ëncura,
vivi sempe ’nt rˆa sùa cà
tüci ij dì che chial un dà
rˆa sua cà bagn pin-a a randa
ëd buntà ’rˆ me cheur a ëncanta.
Ra sua porta a rˆ’è sicüra
se rˆa zˆercu ’nt rˆa sventüra
e ij nemis ch’i j’eru ’nturna,
i-j sun pü.
Ra pàs a turna e cun tüt ërˆ cheur
e cant rˆa preghiera che mi e saint.
Gloria a ti Nusgnur Papà,
Fij e Spirit Sant për sempe.
Sàrˆm 136
Ërˆ chitare scurdà ’d pianta
i sun là e nujàcc ciütu,
i sun ëdcò grupà a na pianta
paj nujàcc che suma ’n lütu.
I j’han bitàne zˆì ’n përsun
bagn luntan da rˆa tèra santa
214
Quattro cose a Gesù vorrei chiedere: comunione,
confessione, penitenza e olio santo.
L’anima mia ti raccomando, Santissima
Trinità e dammi la grazia del buon vivere e
del buon morire in Grazia Tua.
Salmo 26
Paura di cosa se Nostro Signore
è salvezza e mia luce,
mia difesa e il Signore
di chi posso avere terrore ?
Se questa gente cattiva mi attacca
per spezzarmi come un ramo
proprio quelli che fanno il male
si inciampano nel primo bastone.
Se un esercito mi viene contro
il mia cuore non ha difficoltà
e se si uccidono dove sono io,
la fiducia è ancora lì.
A Nostro Signore una cosa sola
ho chiesto e poi ancora
vivi sempre nella sua casa
tutti i giorni che lui ci da
la sua casa
di bontà il mio cuore incanta.
La sua porta è sicura
se la cercano nella sventura
e i nemici che c’erano intorno,
non ci sono più.
La pace ritorna e con tutto il cuore
canto la preghiera che io sento.
Gloria a te Nostro Signore Papà
Figlio e Spirito Santo per sempre.
Salmo 136
Le chitarre sono completamente scordate
sono là e noi in silenzio,
sono anche legate a una pianta
come noi che siamo in lutto.
Ci hanno messo qui in prigione
ben lontano dalla terra santa
piemontese dell’Alta Langa italiano
zˆi grupà sanza rasun
e ’rˆ pi bel, ch’in disu canta!
Mi ’n ricord Gerusaleme,
anche se j’ho pi naint forzˆa
e pudreu màj dësmantieme,
anche se divaint na scorzˆia.
Sàrˆm 148
Ludè e unurè sanzˆa fin
o tüte creatüre ’d Nusgnur,
ënsem a-j Angel dërˆ Ciel
ludè ’rˆ nom du Signur.
O pieuve du ciel su e lün-a
e stàire ch’i saj u so unur,
rusà ’nsem a rˆ’arie drˆa tèra
ludè sempe ’rˆ nom ’d Nusgnur.
Calur feu e cad benediru,
ma anche rˆa fragg sa r’è tanta
u zer, rˆa fioca e rˆa giazˆa
i sun tüte ’nsem cose sante.