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Novembre

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Alessandra Volpini, In fuga per la libertà (2019), acrilico, china e carta, cm 80x80

Alessandra Volpini, Clessidre inverse (2019),

acrilico e carta, cm 90x70

L’unico eterno possibile

di Marco Spinicci

Il pieno viene perso piano piano

e lascia sempre dietro di sé il vuoto,

tutto ricomincia come una clessidra

che si gira e si svuota,

tornando poi a riempirsi.

La sabbia inesorabilmente cade.

Qualsiasi gesto non la può fermare

ma si può farla ripartire

per una sua nuova discesa.

L’erba che cresce sui muretti a secco

conquista silenziosa la fenditura:

è il tempo perenne che si fa strada

nell’immobilità della pietra,

il vento stagionale gira la clessidra

e cambia la forza dei piccoli arbusti

che coprono alfine

ciò che non vorrebbe mai cambiare.

C’è nel correr via

il trasformarsi delle essenze,

unico eterno possibile

al nostro desiderio di pietra.

tra loro complementari che ben

raccontano il divenire interiore

degli eventi. Con Annalisa Volpini

muta del tutto lo scenario:

si avverte il senso di un tempo

modellato proprio come si modella

una forma, un tempo costruito

segno dopo segno, fino

a colmare la tela bianca. L’intento

non è controllare il tempo,

tentare di dominarlo, ma

assaporarlo istante dopo istante,

rendendolo complice dell’atto

creativo. Osservando questi

lavori è facile immaginare la

mano dell’artista che procede

tracciando sulla tela un disegno

minuto, capillare, labirintico,

in un fluire di suggestioni

che affiorano dall’interno e che

il tempo misurano attimo dopo

attimo. Le opere materiche

fanno pensare invece alle azioni

necessarie per realizzarle, dalla

scelta alla colorazione e modellazione

della carta: un susseguirsi

di passaggi che testimoniano la capacità

tecnica maturata dall’artista negli

anni. In altri casi, il colore stratificato

sulla tela corrisponde al progressivo

dipanarsi di significati che dall’interiorità

confluiscono e si condensano

nell’opera, a conferma della continuità

che lega l’arte alla vita. Con Roberto

Spinicci la riflessione sul tempo

avviene per mezzo dello scatto fotografico,

la cui prerogativa, rispetto

alla pittura, è l’essere in gara con

una realtà in perenne movimento. In

quanto specchio rovesciato del tempo,

di qualcosa che è già accaduto,

la fotografia conferma l’impossibilità

di tornare indietro, l’irreversibilità di

ogni attimo che scandisce l’esistenza.

Partendo da questo presupposto,

e cercando in un certo senso di superarlo,

Spinicci si spinge al di là del

contingente concentrando nell’immagine

contenuti universali. Nei suoi

scatti si parla di sentimenti, abban-

I SEGNI DEL TEMPO

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