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Novembre

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I libri del

Mese

Navicello Etrusco

Il poeta Roberto Mosi sulle tracce di una civiltà dal

fascino senza tempo

di Erika Bresci

Un tratto di mare, quello tra Populonia

e Follonica, apparentemente

breve, che vediamo solcato

nella suggestiva raccolta poetica di Mosi

da un navicello etrusco, simbolo di una

civiltà per molti versi misteriosa e modernissima,

di cui alcuni di noi portano ancora

tracce importanti nel proprio DNA. Un

viaggio a tappe che ha il sapore di un intimo

nostos memoriale, capace di mettere

in comunicazione passato e presente,

facendoli camminare ora parallelamente,

ora confondendoli in un abbraccio di

a-temporalità, espressione di quella domanda

aperta che attanagliava già gli

antichi sacerdoti etruschi – alla prossima

tempesta / comprenderemo, forse, /

la volontà degli dei – e laicamente interroga

oggi le generazioni che calpestano

quella stessa terra e navigano le medesime

onde: quale futuro – esiste un futuro

– per l’uomo? Lo specchio di Turan e

L’Ombra della sera, che alludono rispettivamente

alla stagione di luminosa rinascita

personificata dalla dea etrusca della

fertilità e alla filiforme statuetta così denominata

da D’Annunzio che ne colse l’evidente

similarità con le forme disegnate

dal crepuscolo, titolano le due sezioni in

cui si divide la raccolta. In realtà, anche

le sezioni comunicano tra loro, non si risolvono

in un gioco oppositivo di luce e

ombra, ma convivono riportando a galla

singoli particolari di una sostanza unica

anche quando essa ha il sapore dell’ossimoro

(La spiaggia si è riempita / di squillanti

ombrelloni / … Il silenzio e il rumore

del mare / padroni del mondo). Paesaggi,

storia e mito decantano nell’anima e nel

pensiero del poeta aprendosi a un epos

moderno, che attraversa «glorie del passato»

e «mari tempestosi della storia»,

dove «il rischio del naufragio è sempre

possibile», che «indaga con delicatezza

vette di gioia o abissi d’angoscia dell’essere

umano affinché la luce del rinnovamento

alimenti la speranza di un futuro

migliore», come ben definito nel video di

presentazione della raccolta. Un viaggio

che racconta i fasti e la fine della ricca Populonia,

il fascino misterioso delle fonti e

della Buca delle Fate, episodi truci di storia

medievale e la desolata descrizione di

quel “terzo paesaggio” – spenti gli altiforni

di Piombino –, di quell’insieme dei luoghi

abbandonati dall’uomo, residui dove

nascono cose nuove, / idee nuove, forze

nuove. No. / Potrebbero nascere / ma non

è detto che nascano. Fino ad approdare

alla denuncia sociale del dramma che riguarda

i fenomeni migratori e la responsabilità

di continuare l’opera di Dardano

che piantò germogli di vita / fra popoli diversi

in quel mare che dovremmo considerare

oggi più che mai porto accogliente

di tutta l’umanità. Una riflessione affidata

a una sintesi di linguaggio di grande

potenza espressiva, in cui versi brevi e

frequenti enjambement, metafore e sinestesie

pesate rendono precisi fotogrammi

di una storia complessa e partecipata, orchestrata

in una coloritura di immagini e

suoni di pregiata suggestione evocativa,

che riecheggiano a lungo in chi è disposto

ad ascoltare e accogliere il canto del poeta.

Una ricerca di identità che dopo Navicello

Etrusco ha impegnato Mosi in un

percorso in fieri il cui frutto maggiore è

l’e-book Il Golfo di Baratti. Poesia e Misteri

(ed. Il Foglio, accessibile su www.issuu.

com - Golfo di Baratti) e che vedrà come

prossimo appuntamento la presentazione

del libro a Firenze, presso il teatro L’Affratellamento

(via G. Orsini 73), nell’ambito

del ciclo Come non essere Poesia, all'inizio

del prossimo anno.

Video di presentazione della raccolta:

Navicello Etrusco

Per il mare di Piombino

NAVICELLO ETRUSCO

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