Magazine Calcioinrosa_Gennaio 2021
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MENSILE DI INFORMAZIONE SUL CALCIO FEMMINILE
ANNO 5 - NUMERO 14 - GENNAIO 2021
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«SOGNO IL COMO
IN SERIE A»
INTERVISTA A SILVIA VIVIRITO, PILASTRO DEL CENTROCAMPO LARIANO
«SONO RIPARTITA DA ZERO, E ABBIAMO UNA ROSA COMPETITIVA. IL MIO
IDOLO? CAMBIASSO»
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L’EDITORIALE DEL DIRETTORE
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tema di quella piccola percentuale di trasferimenti
a fronte di un corrispettivo in denaro,
il 2020 ha fatto registrare una crescita
Il calcio femminile piace. E cresce anche
dal punto di vista economico. E’ questo
il tratto saliente evidenziato dal rapporto
annuale della FIFA sui trasferimenti di
calciatori e calciatrici nel mondo. All’interno
del FIFA Global Transfer Market Report del
2020 si può leggere come ci sia stato un
incremento di oltre il 23% dei trasferimenti
nel calcio femminile. Nell’anno appena
passato, infatti, sono stati effettuati 1035
trasferimenti, per un numero di 948 atlete
di quasi un centinaio di Paesi diversi.
Le statistiche ci fanno capire come anche
l’interesse delle società stia spiccando il
volo: anche questo aumenta di circa il 25%
rispetto al 2019. Questo parametro misura
quante società sono state coinvolte nei
trasferimenti internazionali di calciatrici.
Siamo però ancora lontani rispetto ai numeri
“monstre” del calcio maschile: la quasi
totalità dei trasferimenti internazionali che
hanno coinvolto calciatrici nel 2020 è stato
a titolo gratuito. Atlete senza contratto che
hanno deciso di cambiare squadra: queste
per l’87,6% del totale. I prestiti hanno inciso
per il 5,5%, mentre i trasferimenti a titolo
definitivo (cioè a fronte di un corrispettivo
in denaro) per il 3,9%. Il restante 3% è
rappresentato dalle calciatrici di ritorno alla
“casa madre” dopo un prestito. Restando in
anche dal punto di vista del giro d’affari:
1,2 milioni di dollari, in aumento di oltre il
70% rispetto al 2019. Cifra imparagonabile
rispetto a quelle che riesce a movimentare
il calcio maschile, alle quali probabilmente
non si arriverà mai, però ci dà il giusto
termometro di come il calcio femmnile stia
aumentando in popolarità, introiti pubblicitari,
sponsorizzazioni, diritti tv e quant’altro.
E questo, chiaramente, si riflette anche nella
compravendita dei cartellini delle giocatrici.
Il report della FIFA ci mostra anche i
cinque trasferimenti più costosi del 2020:
al primo posto Pernille Harder (Danimarca,
dal Wolfsburg al Chelsea); poi Temwa
Chawinga (Malawi, dal Kvarnsvedens al
Wuhan Jiangda); poi Barbra Banda (Zambia,
dal Logrono allo Shanghai); poi Ellie
Carpenter (Australia, dal Portland Thorns al
Lione); infine Valérie Gauvin (Francia, dal
Montpellier all’Everton). In Italia dovremo
aspettare ancora un po’ prima di raggiungere
certe cifre, sia di cartellini che di ingaggi:
con l’avvento del professionismo nel 2022
assistere a scoppiettanti sessioni di calciomercato
potrebbe essere realtà anche per il
calcio in rosa italiano.
FLAVIO
GRISOLI
CALCIOINROSA.IT
Testata giornalistica
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il Tribunale di Arezzo
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EDITORE E FONDATORE
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Salvatore Suriano
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GRAFICA E IMPAGINAZIONE
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CREATIVITÀ LOGO
Rocco Lotito
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Alle viste un cambio della guardia?
I campionati femminili europei vivono una stagione di grandi sorprese
che, ad eccezione della Liga, stanno facendo segnare un cambio ai vertici
SALVATORE
SURIANO
Inghilterra, Germania e Francia
hanno registrato questo capovolgimento
dopo anni di monopolio
assoluto. In FA Women’s Super League
la sorpresa è stata completa dato che
a conquistare la vetta della classifica
è stato un sontuoso Manchester
United che, nato di fatto meno di due
anni fa, giornata dopo giornata si è
fatto strada sotto la guida di coach
Casey Stoney superando il super trio
Chelsea, City, Arsenal. Le Red Devils
sono state favorite dagli arrivi importanti
di Tobin Heath e Christen Press
che hanno impreziosito una rosa già
molto competitiva sfruttando per altro
la stagione non impeccabile delle
avversarie. In Francia e Germania
invece PSG e Bayern Monaco hanno
raccolto in questa stagione i frutti di
una rincorsa ai vertici che durano da
anni approfittando del momento di
flessione delle storiche campionesse
del Lione e del Wolfsburg. Il PSG ha
in questo momento la situazione più
delicata potendo contare su un solo
punto rispetto alle storiche rivali ma
hanno dimostrato di poter consolidare
la loro posizione potendo contare
sulla annata di grazia di giocatrici
come Marie Antoinette Katoto, Kadidiatou
Diani oltre alle intramontabili
Irene Paredes e Christiane Endler;
occhio comunque al ritorno di fiamma
del Lione. Il Bayern Monaco ha
programmato in maniera eccellente
e ha operato un netto sorpasso
contro la dominatrice storica della
Frauen-Bundesliga che è stata completamente
surclassata nello scontro
diretto. Le bavaresi grazie ad un mix
di gioventù ed esperienza hanno preso
il largo e contano di imporsi come
nuova potenza del calcio tedesco. Fa
eccezione in questo momento la Liga
come detto, dove il Barcellona vola in
campionato con un super ruolino di
marcia (11 vittorie filate condite da
62 reti realizzate e solo 2 subite). Ha
fatto scalpore l’eliminazione patita in
Supercoppa da parte dell’Atletico Madrid
ai calci di rigore ma può essere
derubricato ad incidente di percorso.
Si è segnalata in questa prima fase
l’ascesa del Real Madrid che, dopo una
prima annata non entusiasmante, ha
conquistato con decisione la seconda
posizione con Kosovare Asllani sugli
scudi.
Tobin Heath, stella del Manchester United
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Scuratti: «Pronta per il calcio delle grandi»
Intervista alla giovane mezzala di scuola Fiammamonza e Inter, ora alla Pro Sesto
«Le final four del Torneo Primavera il momento più bello della mia carriera»
MARIANO
VENTRELLA
Mezzala capace di giocare
con disinvoltura in
entrambe le fasce, dotata
di una buona visione di gioco
ed un buon tiro, esprime al meglio
le sue caratteristiche nell’inserimento
in fase offensiva e nei
colpi di testa su palle inattive, non
trascurando tuttavia un utile lavoro
di copertura e di impostazione
della manovra dalle retrovie.
Cresciuta nel Fiammamonza, ha
trionfato nelle vesti di capitano
con la rappresentativa Lombardia
nel Tdr del 2017, prima di esplodere
a livello giovanile nelle fila
dell’Inter, squadra con cui ha vinto
il campionato Primavera nel 2019
oltre ad esordire in prima squadra
in serie B.
Alla scoperta di Martina Scuratti,
classe 2002, volto nuovo ed emergente
della Pro Sesto, squadra
capolista a punteggio pieno del
girone A di serie C.
Ciao Martina, come ti sei avvicinata
al mondo del calcio?
«La mia passione è nata soprattutto
grazie al mio papà che sin da
piccolina mi ha sempre portato allo
stadio a vedere l’Inter a San Siro.
Da subito è nato questo amore per
il calcio come per l’Inter! A 4 anni
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già avevo il desiderio di iniziare a
giocare ma i miei genitori hanno
farmi aspettare fino agli 8 anni,
quando ho iniziato la mia “carriera”
al Fiammamonza, passando poi
all’Inter e ora a Sesto in prestito».
Esperienze pregresse in carriera
«Nel 2017, quando ero ancora al
Fiammamonza, sono stata capitano
della rappresentativa Lombardia
u15, con cui ho vinto il titolo
nazionale. Successivamente sono
stata chiamata all’Inter e non ho
avuto dubbi nell’accettare subito.
Dopo un primo anno nelle allieve
sono salita in primavera con cui ho
vinto lo scudetto dopo una stagione
2018/2019 fantastica in cui ho
anche esordito in prima squadra
in serie B con il mister Delafuente,
contro il Cittadella. Quest’anno
sono passata alla Pro Sesto in
prestito dove mi sto trovando bene,
nonostante non abbia avuto ancora
molte occasioni di esprimermi a
causa di un mio infortunio ad ottobre
e successivamente per il blocco
dei campionati causa Covid».
I ricordi più belli
«Le final four del Torneo Primavera
a Coverciano restano il momento
più emozionante della mia carriera;
vincere il torneo battendo da sfavorite
squadre maggiormente accreditate
come Juventus e Roma ci ha
dato una maggiore soddisfazione;
altrettanto piacevole il ricordo
della vittoria allo stadio Manuzzi di
Cesena del torneo delle regioni con
la Rappresentativa Lombarda, gioia
arricchita dal sollevare la coppa con
la fascia di capitano».
Le persone più importanti che ti
hanno sostenuto nel tuo percorso
«Il mio papà è la figura più importante,
colui che mi ha sempre
seguito da molto vicino e supportata
nelle mie scelte ed esperienze.
Grazie a lui e ai suoi consigli sono
sempre cresciuta molto nel corso
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del tempo. Una menzione speciale
la meritano anche tutti gli allenatori
e i dirigenti che ho avuto, in
particolare mister Alessandro Ruocco
con il quale abbiamo vinto lo
scudetto con la primavera 2018/19,
uniti da un ottimo rapporto, così
come è accaduto con le compagne di
squadra, soprattutto all’Inter».
I motivi che ti hanno spinto a trasferirti
alla Pro Sesto
«Una volta compiuti i 18 anni mi
ero riproposta di voler affrontare
una realtà diversa da quella del
settore giovanile, iniziando a confrontarmi
con le grandi; giocare per
la Pro Sesto è un punto di partenza,
mi auguro l’inizio di una serie di
traguardi da poter raggiungere in
carriera».
Il valore della squadra
«Non ci troviamo in testa alla
classifica per caso, la società aveva
sin dall’inizio programmato di
poter competere per il vertice, è una
posizione che ci siamo imposte di
raggiungere sin da inizio stagione;
siamo pronte per ripartire in
campionato e difendere il primato
finora conseguito».
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Beretta: «Tavagnacco, un bel trampolino»
Intervista al giovane portiere delle friulane, in prestito dalla Juventus: «Avevo bisogno di
fare un’esperienza fuori per crescere ed entrare nel mondo delle grandi»
MARIANO
VENTRELLA
Alla scoperta di Beatrice Beretta,
classe 2003, gioiellino del
Tavagnacco, arrivata in prestito
dalla Juventus Primavera, società con
la quale ha vinto il torneo di Viareggio,
disputando eccellenti prestazioni in due
stagioni.
«Il portiere è un ruolo particolare ed un po’
solitario da accompagnare con un tocco di
pazzia che ti permette di non aver paura;
sull’estremo difensore ci sono tante responsabilità
e si richiede molto coraggio».
Esperienze pregresse in carriera
«La mia passione è nata osservando mio
fratello giocare con la palla; ho iniziato la
carriera, militando per 5 anni nel Gattinara,
la squadra del mio paese, laddove ho interpretato
tutti i ruoli fino a diventare portiere;
da allora sono andata a giocare a Borgosesia,
come estremo difensore, confrontandomi
sempre con i maschi; a seguire sono
passata per 3 anni alla Juventus Primavera,
approdando nel calcio femminile, prima di
arrivare a Tavagnacco». Il ricordo più bello
della tua carriera
«La vittoria del torneo di Viareggio, il campionato
vinto con l’under 15, le presenze
con la nazionale giovanile sono di sicuro
i momenti più piacevoli finora vissuti sul
terreno di gioco».
Le persone più importanti che ti hanno
sostenuto durante il percorso
«In primis i miei genitori perché hanno
sempre sostenuto molti sacrifici per portarmi
e venirmi a prendere agli allenamenti;
un’altra persona è mio nonno che è sempre
venuto a vedermi e sostenermi quando
giocavo nella mia squadra del paese e
tutt’oggi mi chiede sempre come vanno le
partite, infine c’è mio fratello che è sempre
stato il mio esempio».
La tua scelta di approdare al Tavagnacco
«Dopo due anni di esperienza nella Primavera
bianconera avevo bisogno di fare
un’esperienza fuori per crescere ed entrare
nel mondo delle grandi; considero l’arrivo
in Friuli, un importante punto di partenza,
un trampolino di lancio per poter fare
sempre di meglio in carriera».
L’ambiente nel Friuli
«Siamo un bel gruppo composto da ragazze
giovani ed italiane, integrarsi è stato
semplice, mi sono sin da subito trovata a
mio agio come se fossi una di casa».
Il debutto in serie B
«Esordire in serie B con la nuova maglia
è stato alquante emozionante, farlo a
Pomigliano in una piazza che sta lottando
per la promozione in serie A ancora più
particolare; prima della gara sentivo un po’
di ansia da prestazione ma poi entrata in
partita ho cercato di godermi al massimo il
momento».
Obiettivi stagionali
«La differenza tra il calcio giovanile e quello
della serie B è notevole; centrare la promozione
sarebbe una rivincita ma di sicuro mi
appresto a crescere e migliorare sotto tutti i
punti di vista, umano e calcistico».
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Silvia e il suo sogno lariano
L’esperta centrocampista del Como Riozzese vuole tornare in Serie A con la sua nuova
squadra: «Il mister mi dice di credere di più in me stessa, di avere sempre fiducia»
LISA
GRELLONI
Vuole migliorare giorno
dopo giorno, sogna la
Serie A con indosso la
maglia del Como: intervista speciale
a Silvia Vivirito, giocatrice
del Como.
Ciao, una tua breve presentazione
«Mi chiamo Silvia Vivirito ed ho 30
anni. Ho origini siciliane da parte
sia di mamma che di papà».
Quando hai iniziato a giocare a
calcio? Le tue esperienze in carriera
«Ho iniziato a giocare a calcio per
una società sportiva a 10 anni,
a quel tempo non c’erano molte
squadre femminili quindi ho avuto
la fortuna di fare le trafile con
i maschi fino a 14 anni. La mia
carriera la posso definire di tanta
tanta esperienza perchè nonostante
l’età il mio bagaglio è ricco di tanti
cambiamenti, di città, soprattutto,
si respiravano climi e culture
diverse. Ho iniziato al Bardolino
Verona, una città che ha segnato il
nostro paese. Ero il capitano della
primavera, è stata un’esperienza
che mi ha fatto crescere tanto, ho
visto grandi campionesse. Poi sono
andata al Venezia, lì ho esordito in
Serie A a 18 anni. Purtroppo è una
società che non c’è più. Da lì sono
passata alla Fortitudo Mozzecane,
ho fatto un campionato di A2
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poi sono passata al Napoli dove
ho vinto un campionato di Serie
B e disputato una finale di Coppa
Italia persa ai supplementari,
un ricordo che porto con me per
sempre. In seguito sono passata
al Sudtirol, una squadra che porto
nel cuore, una promozione storica
in Serie A con un anno disputato
di tutto rispetto. Poi al San Bernardo
Luserna, altra squadra di A,
in seguito Pink Bari per due anni.
Attualmente sono al Como. Posso
dire che oltre ad una grande
esperienza calcistica, questo sport
mi ha dato tanto nella vita, mi ha
dato la possibilità di rimettermi in
gioco e di conoscere tanti modi di
vivere diversi».
In che cosa vorresti migliorare
dal punto di vista atletico?
«Dal punto di vista atletico, ho fatto
diversi lavori su me stessa, non
ho mai avuto la fortuna di avere
un fisico prorompente e quindi magari
quando sei giovani lo capisci
di meno, spesso cerco di trasferire
questa cosa alle ragazze più giovani.
Cerco sempre di migliorarmi
e nonostante l’età che avanza di
rimanere in forma. Per me questo
è un aspetto fondamentale, vorrei
migliorare sempre perchè bisogna
sempre farlo.
Calciatore/calciatrice a cui ti
ispiri?
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«Se devo dire un nome vista la mia
fede nerazzurra, sicuramente ci
sono stati grandi campioni ma io
ho sempre ammirato molto Cambiasso,
per questo ho il numero
19, è un calciatore che mi ha dato
emozioni. Ho anche avuto la fortuna
di conoscerlo, è un modello da
seguire».
Un consiglio che ti ha dato il
mister
«Il mister mi dà sempre molti consigli,
è una persona che parla molto
con noi, ha molta pazienza. Mi ha
dato sempre il consiglio di credere
di più in me stessa, di non avere
fretta ma più fiducia».
Sulla prossima sfida
«Sono venuta a Como lo scorso
anno perchè ho voluto sposare un
progetto che andasse dalla C alla A,
non è facile fare scalate di questo
genere ma qui abbiamo tante possibilità
per farlo. Abbiamo una rosa
di tutto rispetto infatti l’andamento
è più che positivo, sappiamo che
dobbiamo lavorare, c’è tutto il girone
di ritorno ma l’obiettivo è salire
in Serie A, lavoriamo per questo.
Qual è il tuo obiettivo stagionale?
E quale quello della tua squadra?
«Il mio obiettivo stagionale non
può essere realizzato se non attraverso
tutte le componenti della
squadra, spero di ritornare in
Serie A, l’ho sempre voluto fare sul
campo. Dopo l’esperienza di Bari
ho dovuto rivedere un attimo i miei
stimoli, sono voluta ripartire da
zero. Voglio realizzare il presidente
il suo sogno, il mio, e quello delle
mie compagne. Fare dunque un
campionato da protagonista».
Un sogno?
«Il mio grande sogno quindi è proprio
quello di portare il Como, una
nuova società, dalla Serie C alla
Serie A».
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Padova, Bissacco: «Saper tener testa ai
maschi rivaluta la nostra figura ai loro occhi»
MARIANO
VENTRELLA
Difensore centrale, dotata di
una buona visione di gioco e
precisione nel passaggio, fa
valere la sua stazza fisica, dominando
spesso nei contrasti di gioco. Cresciuta
nel Juvenila maschile ha percorso tutta la
trafila del settore giovanile delle, diventando
un elemento imprescindibile della
Primavera delle biancoscudate.
Alla scoperta di Alessia Bissacco, classe
2002, elemento portante del vivaio del
Padova, squadra delle invincibili delle
ultime due stagioni, fermata sul campo
solo dal Covid.
Ciao Alessia, come è nata la tua passione
per il calcio?
«Abito sin da piccola in una casa che si affaccia
su un campo di calcio, veder giocare i
bambini sul terreno di gioco mi ha particolarmente
incuriosito, suscitando in me la
voglia di provare e cimentarmi con questo
meraviglioso sport; mi piace l’idea di poter
giocare all’aperto, in spazi larghi dove poter
correre e staccare dalla routine quotidiana,
trovando la giusta valvola di sfogo che una
ragazza della mia età può avere».
Esperienze pregresse in carriera
«Ho iniziato a giocare per un anno e mezzo
nella Juvenila maschile, a seguire sono
stata dapprima nello Zansky Padova, poi
nel Padova femminile percorrendo la trafila
delle giovanili dagli esordienti fino al settore
Primavera».
Il valore della squadra
«La squadra ha ottenuto ottimi risultati negli
ultimi due anni, grazie al brillante lavoro
del mister e al valore ed alla solidità di un
gruppo sempre unito e coeso, dentro e fuori
il campo di gioco, decisamente il nostro
valore aggiunto».
La situazione attuale
«La pandemia non ha fermato la nostra
voglia e l’entusiasmo di incontrarci
sul campo da gioco, continuando a
svolgere due allenamenti di gruppo,
distanziati e senza contatti come da
protocollo ed uno individuale da casa,
favorendo l’aspetto atletico a quello
tattico non potendo disputare le gare».
I momenti più belli vissuti sul terreno
di gioco
«La vittoria del campionato di qualche
anno fa e un lontano ricordo di una
tripletta realizzata in una gara del
torneo, circostanza rara per una che
di solito bazzica nelle retrovie, sono
certamente i due ricordi più piacevoli
che mi accompagnano; la soddisfazione
più grande resta comunque quella
di tenere testa ai maschietti che spesso
ti sottovalutano per l’arcaico pregiudizio
che una femmina non può giocare
a pallone, salvo poi farli ricredere, una
volta affrontati sul campo da gioco».
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Per Aline una valigia piena di sogni
Dal Brasile all’Italia con la voglia di sfondare nel futsal: intervista ad Aline dos Santos
«Al Granzette per il progetto. Spero si possa tornare alla vita di tutti i giorni al più presto»
Il Brasile è la meta di molti
turisti italiani. Molti dei nostri
connazionali vanno nel paese
Aline alla prima esperienza in Italia,
ha sofferto all’inizio per l’ambientamento,
ma ora è pronta a far
ISABELLA
LAMBERTI
hai iniziato a giocare a calcio
«Ho 25 anni, ho iniziato a giocare a
calcio a 7 anni. In Brasile ho sempre
delle meraviglie per il carnevale di
Rio, per le spiagge bellissime, per
la samba e perchè no, anche per
assistere, magari a qualche partita
del Brasile dei campioni Neymar,
Coutinho e tanti altri brasiliani.
Però molto spesso sono i campioni
brasiliani a far il percorso inverso
e venire in Italia a far fortuna, a
giocare a calcio, a imparare nuove
tradizioni.
È la scelta che ha fatto la giovanissima
Aline Dos Santos, che in
quel di Agosto ha preso una valigia
piena di vestiti e sogni ed è partita
alla volta dell’Italia con destinazione
Rovigo per accettare la corte
del Granzette. Poi se contiamo che
sulla scelta ha contribuito anche la
presenza di Dayana Da Rocha, sua
grande amica, allora il si è venuto
spontaneo.
vedere, maggiormente, la sua classe
sul parquet e contribuire a suon
di gol alla salvezza della formazione
veneta. Il suo sogno? Non una
vittoria del campionato, ma vedere
il mondo tornare alla normalità,
dove le persone non debbano aver
paura di abbracciarsi.
Ciao Aline. Raccontaci di te. Come
giocato per un solo club di futsal
il Colombo. Ho iniziato a giocare
perchè andavo a vedere mio padre
giocare e mi sono innamorata di
questo sport».
Arrivi dal Brasile. come procede il
tuo ambientamento in Italia? Cosa
ti piace del nostro paese?
«L’ambientamento è stato un pò
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Per colpo di frusta si intende
difficile all’inizio, non capivo tanto.
Anche il modo di giocare era
una traumatica escursione
della testa, per esempio
diverso da quello in Brasile. Vivo
durante la caduta all’indietro dopo un
a Rovigo, mi piace la città, è molto
colpo di testa durante una partita. Si
piccola, ma molto accogliente».
può spesso associare anche ad un
Hai visitato Verona. Cosa ti ha colpito
maggiormente?
trauma cranico quindi occorre prestare
molta attenzione post infortunio.
«Verona è una città bellissima, ci
Le lesioni che si creano interessano
principalmente la muscolatura ,
sono tante cose da fare e vedere.
È una città molto ricca di storia,
i legamenti, i dischi intervertebrali e,
l’Arena è bellissima mi è piaciuta
nel peggiore dei casi , le vertebre e il
molto».
midollo spinale. Il colpo di frusta si verifica
quando la testa e il collo vengono
Come mai hai deciso di accettare
inaspettatamente
l’offerta del Granzette?
ed improvvisamente
proiettati
«Ho accettato
in una direzione
la offerta
e
del
poi
Granzette,
perchè mi ha colpito il pro-
rimbalgetto.
Sicuramente ha inciso molto
la presenza di Dayana in squadra».
Per il tuo ambientamento quant’è
stato importante avere in squadra
Dayana Da Rocha?
«Dayane mi aiuta tantissimo, mi fai
capire molte cose che non ho mai
vissuto in vita mia. È la prima volta
che esco che mi allontano da casa
e zati lascio nella il direzione mio paese opposta, per giocare tutto ciò a
futsal». in modo molto veloce. Durante questo
Qual’è il tuo obiettivo personale e
quello di club?
«L’obiettivo personale è di crescere
e imparare tutto il possibile. Per
quanto riguarda la squadra dare
una mano per raggiungere la salvezza».
Il covid in Italia è molto diffuso,
ma in Brasile come si vive questa
pandemia? Ci sono molti casi
ancora? trauma avviene sempre un movimento
«In di iperflessione Brasile il virus e di è iperestensione molto diffuso, del
non siamo un paese molto preparato
per combattere queste pandemie.
Ci sono tantissimi casi che aumentano
ogni giorno. Speriamo che ne
possiamo uscir presto».Aline infine,
ti chiedo il tuo sogno nel cassetto?
«Il mio sogno è vedere il mondo tornare
alla normalità, così possiamo
vivere meglio».
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La grinta di Margherita
Planchenstainer, difensore dell’Isera: «Ho combattuto per farmi accettare in un mondo
più complicato per noi bambine»
MARIANO
VENTRELLA
Alla scoperta di Margherita
Planchestainer, classe
1999,difensore centrale
dell’Isera, squadra del Trentino Alto
Adige, militante nel girone B di serie C.
Ciao Margherita, per iniziare una breve
descrizione del tuo ruolo
«Ho iniziato a giocare a calcio nel
2005, quando ancora non avevo compiuto
i 6 anni, prima e unica bambina.
Faccio il difensore da allora, da quando
nei primi allenamenti tutti i miei
compagni volevano fare gli attaccanti,
mentre io preferivo proteggere il
portiere. Sedici anni dopo sono difensore
centrale e all’occorrenza adattabile
terzino. Essendo cresciuta in una
squadra maschile mi confrontavo con
compagni e avversari più prestanti,
motivo per il quale fin da subito ho
imparato a giocare fisicamente, utilizzando
contrasti e quel pizzico di
furbizia e intelligenza per anticiparne
le mosse. Quando ancora giocavo con i
ragazzi mi veniva riconosciuto un forte
senso della posizione. Con il tempo ho
avuto modo di variare le mie caratte-
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ristiche a seconda delle richieste dei
miei allenatori, che fossero di marcatura,
pressing e fuorigioco, ma le
mie preferite restano quelle imparate
Per colpo di frusta si intende
nelle giovanili, ossia recupero palla
una traumatica escursione
e all’occorrenza scivolata, cosa che ai
della testa, per esempio
maschi dava sempre fastidio subire
durante la caduta all’indietro dopo un
da una calciatrice. Da buon difensore
non disdegno le salite in area sui
colpo di testa durante una partita. Si
può spesso associare anche ad un
calci da fermo, essendo alta 1,76 m e
trauma cranico quindi occorre prestare
quindi spesso la più alta tra le giocatrici.
Inoltre reputo fondamentale
molta attenzione post infortunio.
Le lesioni che si creano interessano
principalmente la muscolatura ,
riuscire ad essere sempre concentrata
per riuscire a leggere il movimento
i legamenti, i dischi intervertebrali e,
dell’avversario».
nel peggiore dei casi , le vertebre e il
genitori riguardo quale sport volessi
provare, risposi “CARCIO”. Ho iniziato
nell’U.S. Arco dove sono rimasta per
sette anni, fino al 2012, l’anno seguente
Esperienze pregresse in carriera
midollo spinale. Il colpo di frusta si verifica
«La
quando
mia passione
la testa
per
e
il
il
calcio
collo vengono
deve
inaspettatamente essere nata fin dai ed primi improvvisamente
mesi di vita,
proiettati quando mia in una mamma direzione per seguire e poi rimbal-
le
partite dei miei fratelli, che sono tanto
più grandi di me, mi ha portata in carrozzella
sulle tribune di tutti i campi del
Trentino. Negli anni successivi la mia
vivacità mi portava a correre intorno al
campo durante le loro partite.
A 5 anni, sia per il desiderio di emulare
Jacopo e Tommaso, ma anche per la
bellezza di giocare all’aperto insieme
ad altri bambini, alla domanda dei miei
insieme zati nella ad direzione altre ragazzine opposta, della tutto zona ciò
abbiamo in modo molto fatto la veloce. prima esperienza Durante questo di
squadra trauma avviene femminile sempre in un campionato un movimento
maschile di iperflessione Esordienti e di con iperestensione la società A.S.D. del
Varonese, rachide cervicale per poi spostarmi Appena avvenuto nell’ U.S. il
Isera trauma dove se milito si presentano tutt’ora. Con sintomi l’Isera come
ho avuto la possibilità di giocare in
un campionato Giovanissimi insieme
ad altre ragazze contro squadre di soli
maschi, per poi passare al campionato
di nausea, Primavera vomito Nazionale, o giramenti classificandoci
svenimenti tutti 2 gli occorre anni di subito partecipazione recarsi
di testa e
al
alle pronto finali soccorso Nazionali. ed Fin effettuare dai 14 anni indagini
ho diagnostiche iniziato a giocare mirate. in In concomitanza seguito le tera-
nella pie che Prima solitamente Squadra nel vengono campionato effettuate
di sono Serie C regionale, poi Eccellenza e
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poi Serie C Nazionale. Ho fatto parte
della rappresentativa Trentina sia nella
categoria Under 15 che nell’Under 23.
Un’altra esperienza indimenticabile è
stata la partecipazione per alcune estati
al Torneo Internazionale San Marino Cup,
assieme ad alcune mie compagne con la
squadra A.C.F.D Imolese».
Le persone più importanti che ti hanno
sostenuto nel tuo percorso
«Sicuramente ho sempre avuto dalla mia
parte la famiglia, sempre pronta a sostenermi
e incoraggiarmi. I miei genitori
non si sono mai persi una partita, che
fosse a Vipiteno sotto zero fino in Sardegna.
La mamma mi ha sempre insegnato
a combattere per ciò che voglio, a farmi
valere in un mondo più complicato per le
bambine, poiché non accettate in alcune
società. Il papà da sempre mi ha affiancato
nel percorso calcistico, sia in campo
che fuori, all’inizio facendo in modo di
farmi entrare in una società che non
aveva mai preso prima bambine e poi
raccogliendo, con il sostegno di altre società,
tante ragazzine della zona per creare
una squadra per permettere a me e
a tante coetanee di continuare a giocare.
I miei fratelli, entrambi a proprio modo,
mi hanno sostenuta e difesa, accompagnandomi
ad esempio agli allenamenti,
anche quelli più lontani con la rappresentativa.
Jacopo con la sua ironia mi ha
sempre mostrato attenzione e interesse,
anche se raramente lo esplicita. Tommaso
ha addirittura fatto parte dello staff
dell’U.S. Isera, dove tutt’ora gioco, prima
come allenatore dei portieri (in quanto
portiere) grazie a un’idea del nostro
Presidente Alberto Sordo che gli ha fatto
conoscere l’universo del calcio femminile,
e poi sempre più addentro fino ad essere
diventato vice allenatore della Prima
Squadra e anche all’occorrenza allenatore
della Primavera nelle fasi delle finali
Nazionali. Ho avuto allenatori nelle giovanili
che sicuramente non dimenticherò
grazie agli insegnamenti che mi hanno
dato e per il bene che mi hanno voluto,
così come non dimenticherò l’allenatore
che mi ha fatto esordire in Prima squadra
a 14 anni, dandomi persino fiducia
in una finale di Coppa, che adesso però
ho come avversario».
Il campionato
«Puntiamo a fare meglio dello scorso
anno, ambendo a centrare una salvezza
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psichiatrica, inaspettatamente un percorso ed improvvisamente
di studi che
mi proiettati ha insegnato una tanto direzione a conciliare e poi rimbal-
ed
a saper organizzare la vita sui libri con
lo sport, pianificando ed ottimizzando
al meglio la giornata; non potrei fare
a meno di entrambi perché lo studio è
fondamentale per crearsi una stabilità
in futuro ed il calcio è altrettanti importante
perché passione pura ed autentica
valvola di sfogo delle tue piccole-grandi
problematiche quotidiane».
tranquilla; stiamo giocando un bel calcio
ed è stato un peccato interrompere
il campionato durante il nostro percorso
di crescita costante; si potevano raccogliere
più punti di quelli ottenuti, specie
la gara persa contro il Vittorio Veneto
grida vendetta in quanto meritavamo
almeno di raccogliere un punto, avendo
disputato una delle migliori prestazioni
degli ultimi anni; la voglia di ritornare
in campo è tanta, non vediamo l’ora di
scendere in campo con la Spal Domenica
24 per dimostrare quanto valiamo».
I ricordi più belli della tua carriera
«Il goal allo scadere nel derby contro il
Trento resta una delle immagini più piacevoli
da ricordare, un pareggio in extremis
contro la nostra rivale più accesa,
a seguito di una clamorosa rimonta da
0-3; le gioie con la rappresentativa del
Trentino, un autentico orgoglio rappresentare
una regione con le relative
soddisfazioni da dedicare a mio padre,
la figura che più di tutti ha creduto in
me; uno dei ricordi più piacevoli da
ricordare resta la finale di Coppa Provincia
giocata a titolare ad appena 14
Per
anni con il mister
colpo
dell’epoca
di frusta si
Francesco
intende
Bollino (attuale una traumatica mister dell’Unterland escursione
Damen) che della ebbe testa, il coraggio per esempio di schierarmi
durante in campo la caduta e darmi all’indietro fiducia, dopo avendo un
l’accortezza colpo di testa e la durante premura una di chiedere partita. Si il
può spesso associare anche ad un
permesso ai miei genitori, vista la mia
trauma cranico quindi occorre prestare
tenera età, un gesto che tutt’ora mi fa
molta attenzione post infortunio.
tenerezza»
Le lesioni che si creano interessano
principalmente la muscolatura ,
La Margherita fuori dai campi da
gioco
i legamenti, i dischi intervertebrali e,
«Dopo aver preso il diploma di maturità
nel peggiore dei casi , le vertebre e il
al midollo Liceo Scientifico, spinale. Il colpo sto frequentando di frusta si verifica
quando la facoltà testa e di il collo riabilitazione all’Università vengono
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Kick Off, parla Debora Vanin
“Una delle giocatrici più complete al mondo”, è così che l’ha definita il suo allenatore
E i numeri lo confermano
VINCENZO
DE CARO
Nella stagione 2018/2019,
la fuoriclasse Debora Vanin
riceve il premio European
Women Golden Shoe assegnata
dal portale Futsal Planet. Trofeo
che la calciatrice ha conquistato
grazie ai suoi 49 gol in stagione.
Viene anche nominata al titolo di
Best Female Player in the world.
Ciao Debora, per iniziare una breve
descrizione del tuo ruolo
«Il mio ruolo nella Kick Off è laterale
destra, ma posso benissimo fare anche
altri ruoli, purché sia a beneficio
della squadra. Il modulo che usiamo
mi permette di trovarmi spesso
davanti alla porta, di conseguenza
faccio più gol e riesco anche a fornire
molti più assist».
Il ricordo più bello della tua carriera
«Questo sport mi ha regalato tanti
bei ricordi che custodisco felicemente,
uno in particolare però mi ha lasciato
il segno. In questi giorni ho ritrovato
vecchi video e foto che mi ritraggono
nel percorso iniziale della mia
carriera. Un’intervista in particolare
fattami a 13 anni, subito dopo avere
vinto il campionato under 13 con la
mia squadra locale. Nell’intervista
appare anche mio padre, il mio tifoso
numero 1, colui che mi accompagna e
mi sostiene da sempre. Ricordare quei
momenti mi mette i brividi, perché
penso a tutto il percorso che ho fatto
per arrivare dove sono e tutte le cose
che sono riuscita a conquistare».
Quali sono le persone che ti hanno
aiutato durante il tuo percorso di
crescita?
«Non sono una giocatrice uscita
subito di casa per vivere il sogno
di giocare a calcio. La mia fortuna
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è stata quella di avere una squadra
femminile nella mia città, in Brasile.
Questo mi ha permesso di giocare
nella Female Chapecò per 12 anni, al
fianco di professionisti che mi hanno
aiutato a crescere ed a capire il
significato del futsal. Devo molto alla
mia squadra locale e a tutti coloro
che ne facevano parte. Voglio ringraziare
la Kick Off, con il suo staff, che
mi ha permesso di crescere sempre
di più come giocatrice, insegnandomi
tantissime cose su questo sport. Mi
ha spinto a tirare fuori tutta me stessa
e questo mi ha permesso di vedere
i risultati».
Qual è il vostro obiettivo stagionale?
«Nella Kick Off non è mai stato detto
di vincere il campionato a tutti i
costi. Ovviamente l’obiettivo è sempre
quello di competere nella miglior
forma possibile. E questo, come penso
io, è il giusto modo di approcciarsi.
Continuando a giocare da squadra e
facendo sempre il nostro meglio, sono
sicura che ci permetterà di arrivare
tra le migliori».