DI MAGAZINE cover MENA MARANO _ ARAV FASHION GROUP
Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare, tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una «marcia in più» per svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività, l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti. [...]
Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare, tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una «marcia in più» per svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività, l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti. [...]
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Di
special edition febbraio/marzo 2021
donna impresa magazine
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SILVIAN
www.aravfashion.it
Proprietà editoriale e progetto grafico DONNA IMPRESA
IN PRIMO
PIANO
PaolaScandola
eMODA
GLAM
Direttore Marketing
Müller Italia
DOSSIER
Industria 4.0
La fabbrica del futuro
LUI
Luigi Mercuri E20
BELLA
VITA
atupertucon KayRush
Mena
storiadicopertina
MARANO
CEO
di
ARAV
Fashion Group
#HeachWomanlsStrong
SILVIAN HEACH
Di
TopWomen
n ext-r eportag
e
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PROGETTAZIONE E SVILUPPO MODELLIFONDI PER
CALZATURE
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STORIA DI COPERTINA
Mena Marano CEO Arav Fashion Group, oggi colosso che conta 3 brand in house:
Silvian Heach, John Richmond e MarcoBologna
IN PRIMO PIANO
Paola Scandola Direttore Marketing Müller Italia
Roberta Faraotti Responsabile Comunicazione Fainplast
Sara Ferreri Key Account Director Sapi srl
Dhebora Mirabelli Presidente Regionale Confapi Sicilia
TOP WOMEN
Patrizia Esposito _ Simona Andrioli _ Grazia Polidori _ Alessandra Favalli
Barbara Guarducci _ Saskia Terzani _ Vanessa Vidale
MODA/BELLEZZA
Kasta Morrely Fashion Week _ Dolomitic Water
BELLE SCOPERTE
Tattoo _ Sonia Belletti
DOSSIER
Industria 4.0 _ La fabbrica del futuro
LUI/ABITARE IL TEMPO/ARTE
Luigi Mercuri E20 _ Covert-House _ Paolo Sistilli
FOOD
Carni Fileni _ Perini Conserverie Nazionali
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BELLA VITA
Back to the Future _ Kay Rush _ Iolanda Nes & Jo4n
Carol Diac _ Jaquelin _ Cinzia Tedesco
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PER CHI AMA LE COSE RICERCATE MA NON
VUOLE RINUNCIARE ALLA TRADIZIONE
PERINI
CONSERVERIE
NAZIONALI
PERINI CONSERVERIE NAZIONALI
Contrada Santa Margherita, 15 _ 37021 Bosco Chiesanuova ( Verona) Italy
mobile +39 340 2804326 _
perini.conserverie.nazionali
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the
STYLE
BUSINESSWOMEN
Si ringrazia
Natascia D'Isa_Business Strategist_ per la preziosissima collaborazione.
Molti sono convinti che l'imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse
ricerche dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una
adeguata formazione ( oltre che, ovviamente, con l'esperienza). Non si può negare,
tuttavia, che alcuni abbiano come dotazione naturale una « marcia in più» per
svolgere questo particolare tipo di attività: la capacità di leadership, di ragionare con
la propria testa, di saper attendere i risultati dei propri sforzi; ma anche la creatività,
l'elasticità mentale, la facilità di stabilire buone relazioni umane e una equilibrata
propensione al rischio. Purtroppo, solo pochi hanno tutte queste doti insieme: ecco
perché è con grande orgoglio che vi presento una donna che rappresenta l’emblema
di tutte queste attitudini. Lei è Mena Marano, una giovane imprenditrice che è
riuscita, in pochi anni, a conquistare la pole position del fashion system
internazionale. Amministratrice delegata di ARAV srl: due decenni di storia che
cercheremo di raccontare per rendere omaggio agli ambiziosi traguardi raggiunti.
Mena Marano
www.dimagazine.it4
MENA MARANO:NEL SEGNO DELLO STILE
Le donne che rappresentano al meglio l'Italia al femminile:
capacità, carisma, creatività e visione del futuro.
Arav srl è un modello ispiratore dove, coesione
aziendale e familiare si fondono, dando luogo ad
un esempio di eccellenza del Made in Italy nella
moda e dove Mena gioca un ruolo centrale, con il
suo gusto tutto femminile per lo stile e la
creatività. ARAV ha sempre ha puntato su un
forte senso di corporate identity per perseguire i
propri obiettivi aziendali in ogni fase del processo
creativo, produttivo e distributivo. Proprio grazie a
questi valori inalterati, l’azienda è in grado di
offrire un prodotto di alta qualità sempre in linea
con le tendenze, adattandosi alle sfide imposte
dai cambiamenti, con prontezza e spirito di
problem solving. Una storia di successo tutta
italiana iniziata nel 2002 quando Mena, insieme al
marito, Giuseppe Ammaturo, fonda Silvian
Heach, la punta di diamante di Arav. Un brand
femminile dalla forte identità che spopola sul
mercato nazionale e poi internazionale, grazie al
rapporto qualità-prezzo delle collezioni ed alle
campagne marketing mai scontate affidate a
fotografi del calibro di Terry Richardon e
Giampaolo Sgura, ma anche grazie, e
soprattutto, a questa fedele alleanza nella lotta
della vita dei due coniugi ed alla felice intuizione
di Mena di creare un brand per una fascia d'età
che non viene molto presa in considerazione:
quella che va dai 25/30 ai 40/45. Tra la teen e la
" signora" ci sono milioni di donne che non si
sentono rappresentate nel fashion system: donne
che combattono per la propria affermazione
personale e professionale; donne con i guantoni
da boxe nella palestra della vita che si stanno
guadagnando con fatica e fierezza le loro prime
rughe. Muse dei giorni nostri, che portano
bellezza e mistero nella vita quotidiana. Donne
belle, forti e determinate come non mai che in
Silvian Heach trovano una seconda pelle fatta di
valori, narrazioni, personalità ed emozioni. Una
moda trasversale in termini di proposte e di target,
mood facili da interpretare e accessibili a donne
diverse in occasioni differenti: tre capisaldi della
filosofia di ARAV, che sono rimasti invariati dalla
fondazione ad oggi, questo il suo vantaggio
competitivo. Mena rifugge il divismo: le sue icone
sono donne proiettate al futuro; donne
contemporanee sempre in movimento che non
sacrificano lo stile, che non rinunciano alla
femminilità, ma che hanno bisogno di capi in cui si
sentano sempre autenticamente sé stesse, in cui
si sentano sempre al top in qualsiasi momento
della giornata e contesto: una quotidianità
scandita da ritmi frenetici tra casa e lavoro, rigide
scalette ma anche sani momenti di relax con le
amiche. Vestire Silvian Heach equivale al dire « io
ce l’ho fatta»; un'affermazione che denota come
la donna oggi sia ispirata dal desiderio di essere
protagonista della sua vita, e non spettatrice
passiva. Volti e nomi diversi accomunati dal
medesimo desiderio di lasciare un segno tangibile
del loro passaggio; donne che non aspettano che
le cose accadano, le fanno accadere. La parola
d'ordine? Indipendenza. Nel 2009 nasce Silvian
Heach Kids, una nuova sfida per l'azienda; la
linea childrenswear dedicata ai bambini da 1
mese ai 16 anni. Una collezione che unisce la
quotidianità della vita di un bambino, la qualità del
prodotto e l'accessibilità; capi di alto livello per le
mamme che non si accontentano delle proposte
dei grandi magazzini ma cercano un'alternativa
da boutique. Silvian Heach Kids diventerà,
anch'esso, un brand tra i più gettonati in termini di
esclusività e di appeal. In questo è stata
fondamentale la capacità di industrializzare il
progetto grazie agli uffici esteri e
un'organizzazione internazionale che ha
consentito ad ARAV di semplificare i passaggi
relativi alla produzione. L'altra metà del
ciberspazio: è datato settembre del 2011 il
progetto web & social che comprende varie
piattaforme digitali ed è esteso a tutti i brand in
portfolio, che include sito web, e-commerce,
canali social ( Facebook, Twitter, Youtube,
Instagram ) ed è tutt'ora in continua
implementazione e sviluppo e che vede, proprio
nel 2020, anno tristemente noto per la pandemia
da Covi19, una nuova effervescenza al fine di
rendere i confini sempre maggiormente
permeabili tra la partecipazione telematica e la
partecipazione sociale: il ciberspazio è lo
strumento attraverso il quale ARAV creerà una
stretta rete di relazioni con la propria target
audience. Il 2014 è stato l'anno del debutto delle
collezioni Silvian Heach Eyewear, rigorosamente
made in Italy, presentate al Mido di Milano, il più
grande evento internazionale legato all'eyewear.
Nel 2015 nasce il brand SH, pensato per le teenager
sempre attente alle news moda e al rapporto
value for money. Nel 2017 l'acquisizione del
brand John Richmond per il rilancio delle
collezioni uomo, donna e bambino ampliato nel
2018 con la linea underwear e beachwear. [...]
Una delle bellissime location del brand Silvian Heach
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Standing
ovation
MENA!Wrapped up in fashion
Nella foto: Amsterdam Fashion Week, Mena Marano e la stilista
Patrizia Galatro
E' un fatto oramai assodato che non sia facile per le donne essere
comprese. E' per questo che hanno bisogno di abiti fantastici, perché
almeno indossarli sia divertente! La relazione che avete con gli altri è
appassionante, ma quella con voi stesse lo è ancora di più.
Il 2019 segna due tappe fondamentali: l'apertura
della boutique e il quartier generale di John
Richmond in Brera, a Milano oltre che
l'acquisizione del brand Marcobologna. Il 2020
segna un'ulteriore tappa importante per ARAV: la
licenza del marchio Trussardi Kids e l'apertura in
dicembre 2020 di uno showroom di JR a Shangai,
seguita dall'approdo a Singapore entro il 2021.
Tuttavia il percorso di espansione internazionale
non si ferma per i marchi di ARAV. Grazie anche
ad una intesa attività di PR ed uffici stampa
internazionali a Los Angeles ed in previsione di
apertura in Russia. Un inizio anno che lasciava
presagire traguardi importanti se non fosse che le
esportazioni hanno segnato una forte contrazione
determinata dalla pandemia Covid19: vengono in
mente, chissà perché, le continue metafore e
similitudini con cui si paragona l'attuale crisi
pandemica a una guerra: le trincee degli ospedali,
gli eroi sul campo, i sacrifici della gente,
l'incertezza su mosse e contromosse, la seconda
terribile offensiva del nemico. E' l'ora delle missioni
impossibili: “Fino al giorno prima del lockdown
eravamo in piena fashion week per il lancio della
collezione FW21 di Marcobologna, per la
presentazione del denim e il lancio della linea
accessori di John Richmond” ci dice Mena
Marano “Dal giorno dopo, è stato chiuso tutto.
L'affaire coronavirus si è trasformato in un reality
show immersivo volto a spingere sempre più in là
la nostra esperienza dell'epidemia: un vero e
proprio bollettino di guerra, uno scenario
apocalittico dove giorno dopo giorno chiudevano i
confini dei vari Paesi e di conseguenza tutto quello
che riguardava l'export si è bloccato. L'Italia del
coronavirus fa paura. Le frontiere di tutto il mondo
iniziano ad alzarsi. A tutto questo è seguita una
riallocazione delle produzioni, e successivamente
abbiamo cercato di essere quanto più vicini
possibile ai nostri clienti. Non ci siamo mai fermati.
Dal 10 marzo infatti, data di avvio del lockdown,
tutto lo staff di ARAV Fashion è stato pienamente
operativo in forma di smart working; ogni unità
operativa dell'azienda ha continuato a lavorare
supportando le varie problematiche. Abbiamo
reagito con un atteggiamento proattivo non
lasciando nulla al caso ma ponendoci in prima line
nell'affrontare la realtà, guardando al futuro e
cercando di capire come riconvertire l'azienda.
Non bisogna avere timore del cambiamento ma
avere un occhio molto critico, pensare di
rimettersi in gioco e rivedere completamente le
strategie, a partire dalla digitalizzazione che sta
modificando il paradigma di gestione dei mercati,
con effetti anche sui modelli di comportamento
economico delle persone e delle organizzazioni.
Possiamo dire che grazie alla digitalizzazione, il
principio teorico della centralità del cliente, intesa
come individualizzazione della relazione di offerta,
può finalmente realizzarsi. Del resto anche il
sistema moda è cambiato, noi imprenditori ci
siamo dovuti fermare e ripensare ad un approccio
starting from zero. Ovvio, andare a riprogettare
un'azienda con 8 brand, 3 collezioni in campo, tra
spedizioni che erano ancora inevase e gli ordini
per le collezioni invernali, non è stato facile.
Neanche gli analisti sanno quanto o come tutto
questo impatterà sul sistema moda. Ci è voluto
tempo, dedizione e anche un po' di sana follia per
affrontare l'evoluzione del fashion system post
covid19. Molte le innovazioni come le
implementazioni tra fornitori e supply chain con
progetti di vendor integration e la volontà di
abbracciare nuove tecnologie e strategie a lungo
raggio, anche per quanto concerne l'assunzione di
nuove risorse, coinvolgendo i migliori talenti oltre i
confini geografici del nostro quartier generale, per
assicurarci i migliori esperti di tecnologia 3D,
campionari virtuali, e intelligenza artificiale.
L'ascesa dello showroom digitale e le nuove
pratiche B2B penso che convinceranno tutti gli
operatori del settore che esistono tante alternative
ai campionari fisici negli showroom e nelle fiere
internazionali. Idem per i virtual show e il social
selling. Anche sulle realtà da poco acquisite ci
sono dei progetti in via di consolidamento. Per
John Richmond lo scorso gennaio 2020 abbiamo
lanciato a Milano la collezione accessori per
completare la gamma di proposte. Ad oggi
abbiamo le linee uomo, donna e bambino, la linea
underwear e beachwear, la linea sport. Il brand
John Richmond ha un grandissimo potenziale e
rappresenta per noi un'importante fetta di fatturato.
Lo stilista, John ha dato tantissimi spunti strategici
sul futuro, come ad esempio progetti di
collaborazioni, drop prodotto durante l'anno e
continue evoluzioni delle presentazioni di
collezione. Centrale è anche il futuro lancio dell'ecommerce,
affidato adesso a Farfetch, che
abbiamo ampliato con l'inserimento di un team
dedicato con risorse specializzate e il commerciale
con personale attento alle nuove tecnologie.
Inoltre, abbiamo acquisito nuovi supporti per la
gestione interna del b2b e del b2c. Uno dei
maggiori punti di forza che ha permesso al
commercio elettronico di spopolare diventando
quasi la scelta preferenziale d'acquisto, soprattutto
tra i millennials” conclude “è l'esperienza
personalizzata la quale significa che le persone
stanno ottenendo proprio ciò che vogliono e di
acquistarlo ovunque su un e-commerce, sul
divano di casa, mentre si sta viaggiando in auto o
in treno, dal laptop del lavoro. Il digital insomma è
la parola d'ordine del nuovo modo di fare
imprenditoria. L'azienda si sta preparando ad una
vera e propria Digital Revolution per essere pronta
Nella foto: Achille Lauro con Mena Marano
a fronteggiare un mercato in continua evoluzione e
sempre più veloce nelle sue trasformazioni.
Per quanto riguarda Marcobologna invece è stata
presentata la collezione FW21 durante la fashion
week di Milano, con una private live performance
di Achille Lauro, poco prima che si fermasse tutto
per il lockdown. Vorremmo completare la filiera,
inglobando tutti i nuclei produttivi ad oggi dislocati
in vari Paesi, in modo da non affidarsi a società
esterne e internalizzare tutto il processo:
dall'ideazione alla produzione e distribuzione delle
collezioni. Una strategia molto precisa che
permette al gruppo di consolidarsi, guardando al
futuro di una quotazione in borsa.” L'azienda ha
sempre puntato a comunicare il brand come
marchio di lusso e dal glamour internazionale.
Accanto ai mezzi tradizionali, punta di diamante
del piano di comunicazione è il progetto Web, il cui
lancio è previsto a marzo. Alla competizione con i
marchi del fast fashion l'azienda di Nola ha
sempre risposto giocando come carte la qualità
del prodotto, i prezzi competitivi, la comunicazione
ed indubbiamente il servizio al cliente nei punti
retail, sebbene il Covid abbia improvvisamente
scompigliato le carte in carte in tavola imponendo
di rivedere tutte le strategie.
MODA
www.dimagazine.it
SOGNA
AMA
L'impresa non si crea da un giorno all'altro.
Per riuscirci occorre arrivare in cima ad
una “salita” lunga e faticosa. La salita,
però, non può essere percorsa tutta di un fiato:
occorre procedere per tappe, immaginando il
processo di creazione di impresa suddiviso in
una serie di fasi. Quando ha compreso in
maniera tangibile che fosse partita con il piede
giusto?
Non ho mai pensato di essere partita con il piede
giusto, o di essere arrivata; sto facendo un percorso.
Il mio obiettivo è far durare l'impresa quanto più a
lungo possibile: la durata di un'azienda è la prova
tangibile che hai fatto qualcosa di buono, che hai
raggiunto un risultato di successo. L'impresa è un
percorso sempre in itinere… devi evolverti,
trasformarti e adattarti per poter crescere; bisogna
imparare a cimentarsi con la modificazione degli
orientamenti dei consumatori, con
l'internazionalizzazione dei mercati e con la loro
globalizzazione, in molti casi le imprese devono non
solo conformarsi al mercato ma anche riuscire ad
anticipare le richieste e le tendenze. L'impresa si
mantiene e si sviluppa solo a condizione di avere
un'attenzione costante, quasi istantanea, ad un
mercato pervaso da dinamiche molto accelerate.
Essa deve pertanto assumere la logica del
cambiamento, della costante ristrutturazione, come
fondamento della propria strategia. Il mio è un
percorso iniziato venti anni fa, in questo frangente ho
avuto ripetutamente segnali tangibili dati dai mercati
che mi hanno fatto comprendere oggettivamente
qualcosa di positivo: una crescita costante, ma non
mi sento di dire “sono arrivata”.. arrivata dove? Se
pensiamo alle multinazionali, alle mega-aziende, io
mi sento di avere appena cominciato...
che manager e che spesso hanno anche un
compagno e si apprestano a diventare mamme
con tutte le incognite che questo comporta
soprattutto nel momento in cui hai una carriera
appena avviata. Come è riuscita a conciliare vita
professionale e vita privata, Mena?
La mia esperienza potrei definirla piuttosto
impegnativa se vista nell'ottica della vita privata
perché a vent'anni ero già sposata e mamma della
primogenita: i miei figli hanno: 29 anni la femmina,
Rossana e 25 il maschio, Vittorio (sorride). Quando
nasce un figlio nasce anche una madre, nasce un
padre, una famiglia intera. Non c'è sostegno, non ci
sono le adeguate tutele, ma la forza delle donne e
delle mamme è proprio questa: il modo per
conciliare e portare avanti tutto lo trovano sempre.
Secondo me non esiste conciliazione, è una
sopravvivenza. È talmente difficile che a volte la
cosa più facile sarebbe lasciare ma hai investito
talmente tanta fatica e poi... l'indipendenza
economica è troppo importante. Io credo che tutte le
donne, tutte le mamme debbano lavorare e dare un
messaggio ai propri figli di come “volere sia sul serio
potere”, anche se conciliare le ambizioni
professionali ed essere mamme comporta
oggettivamente molte difficoltà. Un ruolo, quello di
madre lavoratrice, sempre alle prese con sensi di
colpa, una vita di corsa e la paura di non essere
all'altezza. Se oggi dovessi dare un consiglio ad una
giovane mamma le direi di non rinunciare
assolutamente a lavorare, è un nostro diritto ma
soprattutto un dovere anche nei confronti dei nostri
figli, e di non soffrire perché pensi di non poter dare
loro la giusta attenzione. I miei figli sono cresciuti fra
le ansie e le preoccupazioni che un'attività in proprio
comporta (perché alla fine non smetti mai di lavorare
VIVI
INTERVIEW
MENA MARANO
So che lei è mamma di due splendidi figli, so che
ha iniziato molto presto la sua carriera, che suo
marito le è sempre stato vicino ed ha condiviso
ogni sua scelta… mi interessa molto però,
perché so che interessa molto anche al nostro
pubblico che non è fatto solo di donne affermate
ma anche da giovani donne che si apprestano a
diventare professioniste, imprenditrici piuttosto
neanche a casa), ma stringi i denti e vai cercando di
incastrare gli impegni di tutta la famiglia senza mai
dimenticare niente… in cambio però regali loro una
prospettiva di vita differente, una diversa visione del
mondo e non farli crescere in un contesto troppo
ovattato e la possibilità di costruirsi un futuro
differente; di crescere, anche mentalmente, di
“trovare se stessi”. Vivere alla ricerca di sé stessi
SILVIAN
Nella foto: Mena Marano e la figlia Rossana Ammaturo
significa sentire che tutto ciò che accade nella tua vita ha un senso, significa avere
il coraggio di sperimentare il nuovo e decidere che cosa è buono per te e cosa no,
significa continuare a cercare fino a che non senti che stai esprimendo davvero te
stesso e le tue potenzialità, significa lasciare un impatto nel mondo, attraverso le
tue opere, la qualità delle tue relazioni, la tua stessa presenza. Non ho fatto la
torta al cioccolato, non ho portato il pacchetto a scuola, è capitato che io sia
andata in ritardo a prenderli a scuola, piuttosto che “parcheggiarli” a casa di mia
mamma quando gli impegni non mi consentivano di dedicarmi a loro, ciò
nonostante sono contenta della scelta che ho fatto anche sacrificando molte cose,
me stessa in primis perché a vent'anni una ragazza va a ballare ed io invece ero
già mamma ed avevo un'impresa da portare avanti. Rinunce che poi però ti
permettono di costruire il futuro. Anche questo per i figli resta un messaggio. Oggi
mia figlia, a ventinove anni, ha un suo progetto, non legato all'azienda di famiglia
che sta portando avanti con successo. E' una ragazza ambiziosa che ha una sua
autonomia; una ragazza che è cresciuta con dei valori nonostante tutto, perché ha
visto che i propri genitori hanno sacrificato ogni momento della loro vita per darle
un progetto di vita. Penso che la cosa più importante che abbiamo trasmesso ai
nostri figli sia proprio questa: ovvero che le cose non avvengono mai per caso,
avvengono perché ti impegni a farle accadere. Non si tratta del destino o del caso,
accadono perché ci siamo sforzati, perché abbiamo lavorato per ottenerle, perché
ce l'abbiamo messa tutta, perché abbiamo dato tutti noi stessi per raggiungere un
obiettivo. Ciascuno di noi è responsabile della nostra esistenza; siamo noi, con il
nostro atteggiamento e con la nostra volontà, ad essere i veri artefici dei nostri
percorsi di vita. Mia figlia ha realizzato un sito online e gestisce vendite senza
l'aiuto di nessuno; mio figlio appena venticinquenne qualche giorno fa era in
Bangladesh a seguire le produzioni; è tornato dalla Tunisia nonostante il Covid, ha
addirittura fatto un suo brand e lo gestisce con estrema dedizione nonostante la
sua giovane età. Ciò significa che il mio messaggio è passato. Mi piacerebbe che il
medesimo messaggio riuscisse a far presa anche alle giovani donne che ci
leggono: a tutte loro vorrei dire: non aspettate il momento opportuno per avere un
figlio, non c'è un momento opportuno. Se lo si desidera, è quello il momento
giusto. Anzi, avere un figlio è una spinta maggiore… non abbiate paura di nulla;
delle notti insonni anche se la mattina dovete andare a lavorare, di stargli
appresso di notte quando sono adolescenti ed escono, di trascurarli quando gli
impegni di lavoro ci soffocano, di non poterci godere serenamente tutte le fasi
della crescita perché siamo sempre di corsa ecc. ecc.. Le dirò che per me è stata
un'esperienza fortificante quella della maternità: i miei figli sono la cosa più bella
che io potessi avere… l'amore per un figlio vince su tutto.
La rete, lo sappiamo, è diventata ormai una parte di noi, delle nostre case,
delle nostre famiglie, delle nostre amicizie, dei nostri amori, dei nostri lavori.
Ecco perché ci si ricorre tanto spesso soprattutto dopo l'avvento della
pandemia. È per le strade, nei luoghi pubblici e ha investito ogni settore
delle attività umane. È nell'aria. Sembra poter diventare, se già non lo è, il
continuum, l'estensione delle nostre menti, mani, attività, esperienze. Ecco
perché ho trovato straordinariamente interessante ed attuale il suo nuovo
progetto: ovvero creare una comunità virtuale “Silvian Heach”. Me ne parla?
Vorrei creare un gruppo di confronto, una community di giovani donne in carriera,
organizzando incontri e meeting per condividere idee, problematiche e trovare
insieme soluzioni e sviluppi. Un mondo online al femminile laddove le giovani
donne possono condividere le loro fragilità con le loro coetanee ma anche trovare
un consiglio da donne più grandi che abbiano maturato maggiore esperienza per
cercare di non incorrere nei loro medesimi errori. A volte si va troppo nella filosofia
ed io invece sono una donna molto pratica: vorrei che queste giovani donne
trovassero una sorta di consigliera dalla quale trarre ispirazione e consigli pratici:
siamo tutte più forti se non siamo sole. Il mio consiglio è quello di non mollare mai,
le donne devono riscattarsi. L'essere economicamente indipendenti accresce
fortemente l'autostima. Per me nessuna donna dovrebbe lasciarsi andare agli
eventi; nessuna donna dovrebbe fare solo la casalinga… a mia figlia ho fatto il
lavaggio del cervello (sorride) perché comunque se tu lavori, se hai un progetto da
portare a termine, hai una tua indipendenza economica, ti senti maggiormente
MODA
www.dimagazine.it
Nella foto: Giuseppe Ammaturo in un momento dell' Amsterdam Fashion Week
Nella foto: Mena Marano e il figlio Vittorio Ammaturo
realizzata. Attraverso me possono rendersi conto che il duro lavoro, l'impegno, il non
mollare mai, portano a risultati tangibili: la mia esperienza sono certa che può servire da
esempio, può essere uno stimolo, può dare forza.
Questo bellissimo progetto tutto al femminile ha già un nome?
Vorrei portare avanti lo slogan che abbiamo creato "(H)each woman is strong”… Le
donne sono forti. Hanno la speranza nel cuore e nell’avvenire. Non solo femminilità, ma
anche determinazione, fermezza, volontà di farcela, energia allo stato puro e soprattutto
tantissima forza. L’universo femminile racchiude in sé un concentrato di tante cose, tanti
piccoli pezzi di carattere che convergono tutti in un unico obiettivo: farcela. La campagna
#HeachWomanIsStrong è la prima di una serie di attività in programma; l’obiettivo finale è
quello di riuscire a creare una grande azienda ad ognuna di queste donne dando loro
consigli giusti e una buona dose di coraggio. È in programma un contest al quale
potranno partecipare tutte le donne con idee e progetti vincenti. Un messaggio forte nei
confronti delle giovani donne che in qualche modo volessero affrontare un progetto ed
avviarsi ad una sfida professionale o imprenditoriale. Le nove ragazze che abbiamo
scelto per la campagna hanno tutte un sogno imprenditoriale nel cassetto; ragazze, come
tante altre, che affrontano tante problematiche perché quando sei giovane e sei agli inizi
sei sola ed anche scoraggiata dal contesto che ti trovi intorno, dal non riuscire a trovare
un consiglio, un conforto, un appoggio.
MODA
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Amore e lavoro: un’equazione spesso molto
difficile da risolvere. Poter contare su una vita
professionale soddisfacente e stimolante è senza
dubbio molto importante, ma a volte con risvolti
nefasti per la coppia. Non è certamente il suo
caso Mena: suo marito, Giuseppe Ammaturo, le è
sempre stato accanto sia nella sfera privata
quanto in quella professionale appoggiando le
sue scelte strategiche e accondiscendendo al
fatto che fosse lei l’immagine di ARAV Fashion
Group…
Io e mio marito ci siamo conosciuti da ragazzini,
siamo cresciuti insieme, per fortuna caratterialmente
ci siamo trovati, avevamo le medesime aspirazioni.
Abbiamo condiviso tutto. Mio marito non ha mai
cercato di offuscarmi o di limitarmi: mi ha sempre
appoggiata, ma la sua approvazione è sempre stata
dettata dal merito. Non ha mai cercato di
compiacermi, né tanto meno si è mai sentito in
secondo piano: è un uomo intelligente… abbiamo
semplicemente deciso di dividerci i ruoli in relazione
alle nostre attitudini. In ARAV vige il principio della
meritocrazia; è questo lo spirito che ti porta a
costruire qualcosa di buono, tanto alla fine è la
squadra che vince, non la singola persona.
ARAV è l’acronimo dei vostri figli: Rossana e
Vittorio… è una sorta di dichiarazione d’affetto o
un desiderio di continuità?
Certamente una continuità. Quando abbiamo
pensato al nome abbiamo pensato ad un obiettivo: di
creare qualcosa che si perpetuasse nel tempo.
In una recente intervista ha dichiarato: cito
testualmente “Le crisi possono diventare
occasione di riflessione ed opportunità, questa
in particolare, è stato un po’ come riprendere
l’azienda da zero, come fosse un foglio bianco
sul quale cominciare da capo a scrivere”. Come
ha affrontato questa pandemia a livello
professionale e come sta riscrivendo su quelle
pagine bianche il presente ed il futuro?
L’emergenza Coronavirus ha bloccato in un istante i
progetti, le azioni e i programmi della nostra vita. È
stata come un’onda che ci ha travolto e lasciato da
un giorno all’altro a cercare nuove soluzioni.
Paradossalmente, però, le pandemie si sono sempre
dimostrate capaci anche di mutare il corso della
storia in positivo, innescando l’innovazione dei
sistemi politici, economici ma anche tecnologici.
Trovo pertanto che questo contesto macroeconomico
rappresenti anche una grande
opportunità per chi la sa cogliere, mi riferisco in
particolare al settore fashion che è quello che mi
rappresenta. Su quelle pagine bianche oggi sto
riscrivendo una nuova realtà aziendale figlia di
cambiamenti che incombono a ritmi sempre più
incalzanti. Quello che abbiamo fatto durante il lungo
periodo di lockdown è stato infatti analizzare tutti gli
scenari e le opportunità su cui andare a riconvertire
l’azienda; tagliare tutto quello che non è produttivo e
concentrare l’interesse sulle opportunità strategiche
che ci troviamo di fronte per essere competitivi. Il
focus generale è certamente la trasformazione
digitale: perdere il treno della digitalizzazione vuol
dire semplicemente perdere la sfida della
competitività. La partita si giocherà sulle competenze
digitali. Le aziende si sono trovate da un giorno
all’altro a dover accelerare sul fronte delle
tecnologie, diventare digitali per sopravvivere. Non ci
sono piani B, non è più possibile aspettare. In una
situazione come questa, non sopravvivi: questi sono
momenti che portano inevitabilmente ad una
accelerazione. A investire su piani emergenziali e
modelli operativi in grado di rispondere con efficacia
a eventi inaspettati; dobbiamo adattarci alle nuove
urgenze del consumo, introdurre strumenti e
strategie innovativi lungo tutta la catena del valore,
per realizzare cambiamenti radicali e duraturi. Il
consumatore moderno chiede ai brand un nuovo tipo
di relazione, esperienze di acquisto e servizi
personalizzati, sia online che offline. Come
soddisfarlo? In che modo fidelizzarlo? Quali
tecnologie adottare per offrire la migliore customer
experience? Come possono i brand influenzare i
consumatori nelle loro scelte e come è possibile
indirizzare questa influenza? Sono queste le
principali domande alle quali dobbiamo rispondere. È
necessaria quindi una sorta di contaminazione tra
fisico e digitale, che si può ottenere portando le
tecnologie digital negli esercizi commerciali ed
evitando di perdere la dimensione umana del brand
anche sul web, elemento fondamentale che potenzia
l’esperienza di acquisto del consumatore. Noi siamo
pronti…
Mena, mi parla dei suoi brand?
La nostra avventura imprenditoriale è iniziata con
Silvian Heach, per me è come se fosse un figlio
(sorride)…è stato il primo brand dell'azienda. Un
marchio di moda donna dalla filosofia chiara ed
ambiziosa: abiti accessibili, stylish e facili da
interpretare. Una ricerca attenta di capi cool a un
costo accessibile; una linea pensata per le donne
comuni; donne che rappresentano la quotidianità,
come me... ed infatti è in brand che più mi
rappresenta. La donna Silvian Heach è una donna
contemporanea che ama il buon gusto e la qualità dei
prodotti combinati ad una forte passione per la ricerca
dei dettagli. Il retail resta sempre in primo piano; la
nostra politica in materia è stata aggressiva ma
qualificante: abbiamo puntato ad essere in tutti i posti
adatti a noi. Inoltre abbiamo rilanciato il nostro e-store,
affidandolo a una struttura esterna. Fiore all'occhiello,
l'accordo siglato al Pitti Bimbo con John Richmond,
nel 2017… abbiamo avviato questo progetto di
rilancio che è stata davvero una sfida complicata e
difficile perchè non è facile approcciarsi ad un
contemporary luxury… una sfida che abbiamo vinto
perché in tre anni abbiamo avuto grandi soddisfazioni
dal punto di vista del mercato. Richmond per me è
una start-up come Marcobologna, un brand molto più
giovane, anch'esso con grandissime potenzialità in
Nella foto: Mena Marano in un momento della presentazione all' Amsterdam Fashion Week
termini di brand e di progettualità. L'acquisizione di Marcobologna è recente; Marco
Giugliano e Nicolò Bologna, gli stilisti che l'hanno ideato, non solo sono molto
competenti ma hanno una gran voglia di fare ed un'entusiasmo da vendere che in
questo momento serve… e questo è quello che a me è piaciuto moltissimo. Ho avuto
l'opportunità di conoscere questi ragazzi in un contesto inusuale: una convention di
Unicredit, pensi…non mi aspettavo che in un contesto laddove si parlava di finanza
potessi assistere alla presentazione di un brand… ed invece avevano creato dei
momenti dedicati alla presentazione di nuovi progetti sperando che nella platea di
imprenditori vi fosse l'interesse di qualcuno ad investire. Una presentazione, quella di
Marcobologna che mi ha molto colpita, in tutti i sensi. In quel momento ho pensato
che per loro potesse essere una grandissima opportunità stabilire una partnership
con noi, ma da imprenditrice ho valutato che questo brand avesse delle grandissime
potenzialità di crescita e dunque il vantaggio è reciproco. Il nostro gruppo oggi è fatto
di tante anime diverse, un mix di competenze, sinergie ed esperienze… sono certa
che anche questa sia la chiave del successo; quello che riusciremo a fare insieme
sarà molto di più della somma della individuale bravura. La diversità è una forza, non
una debolezza; è un incentivo per superare le proprie sfide: il nostro Gruppo oggi
detiene tre marchi che hanno tre Dna completamente differenti tra di loro, con
progetti molto forti a livello di distribuzione, di espansione e di comunicazione, capaci
di affermare l'azienda ancora di più a livello globale sul mercato del fashion. ARAV è
interamente gestito da noi… io sarei aperta e propositiva ad aprire il capitale
aziendale… preferirei essere quotata in borsa piuttosto che vedere l'azienda che
continua ad avere lo stesso padrone… essere quotata è il mio sogno nel cassetto.
Il tema delle Supply Chain è strategico?
La supply chain è il processo aziendale ritenuto più strategico nei prossimi anni
avendo un diretto impatto sulla customer experience del cliente e rappresentando
una leva per la generazione di ricavi: le imprese sono sempre più articolate e
interconnesse in un’organizzazione a rete con fornitori, distributori, partner
commerciali e clienti. Le aziende oggi devono rispondere alla sfide della modernità e
della digitalizzazione per ritrovare una propria importante vitalità. Ma oggi siamo
soltanto all’inizio dell’evoluzione della supply chain. Nel futuro la sfida più rilevante
sarà quella della sostenibilità con la necessità di ridefinire il ciclo di vita dei prodotti.
La chiave del successo per un'azienda?
Oggi la principale chiave del successo per un’azienda è la capacità di comprendere
come sfruttare a proprio vantaggio il digitale. Le strategie più efficaci che possono
essere messe in atto passano dalla rivoluzione digitale e dall’adozione di soluzioni
interattive ed esperienziali. Queste iniziative non servono solo per affrontare questo
difficile periodo, ma avranno un seguito anche al termine dell’emergenza, soprattutto
perché il digitale si sposa benissimo con i principi di responsabilità aziendale e
sostenibilità, considerati i nuovi modelli di business delle aziende fashion.
Semplificare e velocizzare i rapporti tra aziende e clienti diventa fondamentale.
Mena, si racconti con un aneddoto...
In realtà ce ne sarebbero diversi di aneddoti capaci di rappresentare l'evoluzione del
mio percorso personale ed imprenditoriale.
Mi riesce difficile affermare che ce ne sia uno in particolare che riesca a rendere
l'idea di quanto la tenacia e la determinazione possano essere le leve strategiche per
una donna che ha iniziato la sua scalata verso il successo.
Arav fashion tra 10 anni?
Tra 10 anni vedo la mia azienda perfettamente al passo con le evoluzioni del
mercato, posizionata su tutti i mercati internazionali più strategici , sulle piattaforme
web più importanti del mondo ed integralmente digitalizzata. Un'azienda sempre
proiettata verso il futuro, mai ferma sul presente e che faccia tesoro di un passato
costellato da costanza, passione e sentimento.
Una cosa importante per lei.
Per me una delle cose più importanti, e credo per ogni imprenditrice, è non smettere
mai di credere nella realizzazione dei propri sogni, facendoli diventare obiettivi di
vita, per i quali combattere giorno dopo giorno senza aver paura né di fallire né di
non farcela. Il futuro è nelle mani degli audaci, di quelle persone che vedono nella
crisi un'opportunità di reinventarsi, mettendosi continuamente in gioco stimolando la
propria creatività.
AFW
AMSTERDAMFASHIONWEEK
MODA
www.dimagazine.it
MODA
www.dimagazine.it
La nuova campagna Silvian
Heach ha come protagoniste i volti
di giovani donne: 8 giovani donne
imprenditrici del settore moda.
Donne creative, forti, determinate,
che con la loro intraprendenza
possono essere un'importante
fonte di ispirazione per le donne
del futuro. È questo l'obiettivo
della nuova campagna Silvian
Heach. Il messaggio? Credere
sempre nelle proprie passioni e in
sé stesse. Le ragazze che si sono
divertite ad interpretare la donna
Silvian Heach sono Martina Ferri
Faggioli di Luce Studio,
Carolina
Amoretti di FantaBoy,
Elisa
Castellari di My Chalom,
Camilla
Giannuzzi di Mi al Ma,
Giada
Graziano di Glam Observer,
Giorgia Cataldo di Angel Of
Beauty, Paola Mapelli eAgnese
Violati di The Maptique. Il
progetto includerà anche webinar
e workshop online di ogni ragazza
con la community Silvian Heach
per creare un legame ravvicinato
e far sentire le donne parte
fondamentale di questa iniziativa:
esaltare la forza femminile, un
obiettivo da sempre in linea con i
valori fondanti Silvian Heach.
Sono questi i segreti delle
imprenditrici del nuovo millennio.
SILVIAN
OGGI
www.aravfashion.it
GLASS CEILING
Perché è importante distruggere il soffitto di vetro?
Che l’uguaglianza di genere non sia solo un diritto umano fondamentale ma
anche una tematica legata alla performance complessiva di ciascuna
azienda e di ogni paese è una consapevolezza oggi sempre più radicata.
Una stima equilibrata delle donne come figure fondamentali non solo nella
vita privata ma anche in campo lavorativo rappresenta un punto focale per
l’intera economia. Le donne sono essenziali anche per l’innovazione.
Eppure, nonostante il divario di genere si sia leggermente ridotto negli ultimi
anni, come già scritto in precedenza, secondo il Global Gender Gap Report
del 2018 del World Economic Forum le donne devono ancora affrontare una
dura battaglia per raggiungere posizioni di potere. E si scopre che più le
donne cercano di “arrampicarsi” per raggiungere il vertice, più si trovano ad
affrontare pregiudizi, sfide e stereotipi che le ostacolano duramente.
Occorre superare i pregiudizi.
Valeriana Mariani
EDITORE Donna Impresa Magazine
PRESIDENTE NAZIONALE Donna Impresa
PRESIDENTE International Women International Association Women Entrepreneurs and
Business Leaders Employment, Social Affaire & Equal Opportunities
PRESIDENTE Aziende Associate
www.dimagazine.it
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SPECIALE
WOMEN INSPIRING THE FUTURE: IN PRIMO PIANO &
THE TOP WOMEN
Top Woman Award
Award Donna Impresa
mariani@donnaimpresa.com
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pensare il claim
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MÜLLER
AIDA PARTNERS COMUNICA PER ITALIA:
L'AZIENDA TEDESCA FESTEGGIA I 25 ANNI.
In un anno importante come quello del 25° di Müller Italia, l'azienda ha deciso di affiancare ad una
comunicazione più tradizionale anche un'attività di Relazioni Pubbliche con l'obiettivo di capitalizzare gli
sforzi di marketing compiuti step by step, lavorando coerentemente su una sfera valoriale e simbolica che
si è dimostrata vincente, ma anche di raccontare a media e stakeholder la realtà Müller in maniera
differente: i valori chiave, le caratteristiche che la contraddistinguono, i prodotti e cosa rende il brand così
speciale. Aida Partners, guidata dal presidente Alessandro Paciello e dalla vicepresidente Gianna Paciello,
con la sua pluriennale esperienza nella comunicazione in ambito food, rappresenta il partner ideale per
l'Azienda, garantendo una gestione professionale delle attività di comunicazione differenziata in base ai
diversi target di riferimento.
Scopri i sensi
che non sapevi
d'avere
Sense experience Müller
Un piacere sensoriale completo che rigenera il corpo
e la mente. Non semplicemente uno Yogurt.
“Siamo fiduciosi che Aida Partners sarà l'agenzia più adatta per affiancarci in
questo percorso, grazie alla sua particolare modalità di approccio personalizzato
a seconda delle specificità di ogni singola realtà aziendale” afferma Paola
Scandola, Direttore Marketing di Müller Italia.
Entrata nel 1995 in Italia, la multinazionale tedesca
ha rivoluzionato il mondo dello yogurt distinguendosi
per una comunicazione particolarmente originale e
impattante. All'epoca del suo ingresso nei
supermercati italiani, lo yogurt era percepito come un
alimento salubre e funzionale, non necessariamente
invitante. Müller ha innescato una radicale
ridefinizione dello scenario di mercato, trasformando
la percezione dello yogurt presso il consumatore
finale. Con Müller, in questi 25 anni, gli italiani hanno
provato un'esperienza sensoriale del tutto nuova di
piacere, in perfetto equilibrio con i benefici tipici dello
yogurt, scoprendo prodotti dalla consistenza cremosa
e vellutata, dall'aroma gradevole e dal sapore
inconfondibile, ricco e goloso. La cremosità e il
sapore che rendono inconfondibili gli yogurt Müller
non nascondono segreti. A marcare la differenza tra
uno yogurt “solo” buono e salutare e uno eccellente,
che regala un'esperienza sensoriale intensa e
avvolgente, sono la qualità delle materie prime,
accuratamente selezionate, e la competenza dei
maestri casari, che le lavorano facendo in modo che
gli ingredienti di ogni preparazione possano
esprimere in modo armonico tutta la loro bontà.
Grazie ad una continua ricerca ed un solido rapporto
di fiducia con i partner fornitori dell'azienda, è stata
identificata la perfetta ed esclusiva combinazione
degli specifici fermenti dello yogurt che rendono i
prodotti Müller cremosi e gustosi come li conosciamo
oggi. Le ragioni del successo di Müller sono molto
chiare e si possono riassumere così: qualità dei
prodotti e continua innovazione. Questi elementi
hanno portato l'azienda a raggiungere risultati
importanti in tutto il mondo.
me-moment
MÜLLER, LO YOGURT CHE SODDISFA IL
DESIDERIODITUTTIIPALATIIN
QUALSIASI ATTIMO DELLA GIORNATA
RENDENDO INDIMENTICABILI I PROPRI
MOMENTI DI PIACERE.
LA STORIA
Il Gruppo Müller, formalmente Unternehmensgruppe
Theo Müller S.e.c.s., è una multinazionale tedesca
specializzata nel settore lattiero-caseario (yogurt,
latte UHT, bevande aromatizzate a base di latte,
burro, formaggi, latte in polvere), attiva anche nelle
specialità gastronomiche, salse e cibi pronti,con
sede legale e quartier generale nel Granducato di
Lussemburgo e con varie unità operative dislocate
principalmente in Germania e nel Regno Unito oltre
che negli altri stati dell' Unione Europea, tra cui l'Italia.
Presente sul mercato con un brand che prende il
nome dall'azienda stessa, Müller è estremamente
familiare ai consumatori italiani in associazione agli
yogurt, commercializzati con successo nel nostro
paese dai primi anni '90 (la sede italiana a Verona ha
festeggiato nel 2020 il 25⁰ dalla fondazione).
La storia di Müller ha inizio nel 1896, allorché
Ludwig Müller avvia una molkerei (latteria) nel borgo
Aretsried, in Baviera. L'azienda è di piccole
dimensioni e la produzione di latte, latticini e formaggi
è destinata unicamente al mercato bavarese e a
quello nazionale. Nel 1971 Theo Müller, nipote di
Ludwig, assume le redini della Molkerei. Theo è
portatore di una visione imprenditoriale di più ampio
respiro e sotto la sua direzione l'Azienda intraprende
un processo di crescita. Nel corso degli anni lo yogurt
è diventato uno dei prodotti di punta e l'azienda si
amplia espandendosi nel mondo. Oltre che in
Germania, Müller è presente oggi attraverso filiali
nazionali, operative o commerciali, ad esempio nei
mercati di Regno Unito, Olanda, Lussemburgo, Italia,
Israele, Polonia, Rep. Ceca/Slovacchia e Cina (Hong
Kong), Austria, Svizzera, Belgio, Eire, Slovenia,
Croazia, Bosnia-Erzegovina, Ungheria, Romania,
Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Taiwan.
L'esperienza nel nostro Paese inizia nel 1995,
quando apre a Verona la sede italiana Müller.
Grazie al team italiano, che ha portato la sede
italiana al successo a supporto di una campagna
pubblicitaria tanto accattivante quanto dirompente
per la categoria (il memorabile claim e firma della
marca “Fate l'amore con il sapore”), Müller spinge il
mondo dello yogurt a migrare dalla sfera “salute” per
accostarsi a quella di alimenti da sempre legati al
piacere e al gusto quali dessert e gelateria, senza
alterare, peraltro, l'identità del prodotto e le sue
connotazioni salutiste. Müller si afferma rapidamente
come marchio leader dell'indulgence e del memoment.
A 25 anni dal suo ingresso ufficiale sul
mercato italiano, Müller continua a essere punto di
riferimento qualitativo e dell'innovazione di mercato,
grazie anche a una gamma di prodotti sempre più
ampia e articolata in grado di intercettare e
accogliere una molteplicità dei desideri emergenti. In
Italia si colloca al secondo posto - insidiando da
vicino la posizione di leadership - per market share
nel mercato italiano dello yogurt, un segmento del
lattiero-caseario che, secondo rilevazioni IRI, a totale
2019 ha fatto segnare un valore di 1.35 miliardi di
euro per un complessivo totale di 344 milioni di kg di
prodotto e più di 1 miliardo di confezioni. Paola
Scandola, Direttore Marketing di Müller Italia si dice
fiduciosa della partnership con Aida Partners: il
partner più adatto per affiancare il brand in questo
percorso volto a raccontare a media e stakeholder
non solo la realtà di un'azienda innovatrice e attenta
ai nuovi trend, ma anche dell'ampia gamma di
prodotti in grado di soddisfare diverse tipologie di
consumatori. “Aida Partners, con una pluriennale
esperienza nella comunicazione in ambito food,
rappresenta il partner ideale per l'Azienda,
garantendo una gestione professionale delle attività
di comunicazione differenziata in base ai diversi
target di riferimento.
Abbiamo a cuore la crescita dei
nostri clienti e la perseguiamo attraverso strategie di
comunicazione mirate, realizzate ad hoc per ognuno
di loro” dichiara Gianna Paciello, Vicepresidente di
Aida Partners. “Siamo particolarmente orgogliosi
che un love brand come Müller ci abbia scelti come
partner strategici per costruire un'ulteriore crescita
nel nostro Paese”.
Negli anni '80 Müller era pressoché sconosciuta: il
mercato italiano era spartito tra Yomo e Danone.
L'ingresso sul mercato di Müller segna una tappa
importantissima: prima del suo arrivo il consumatore
italiano riconosceva allo yogurt valenze salutistiche
ma non di gusto. Ed è proprio sul gusto che
quest'azienda si è concentrata creando un nuovo
prodotto cremoso e privo di quell'acidità tipica dello
yogurt imponendosi sul mercato con una nuova
categoria di prodotto e sovvertendo le regole auree
del mercato lattiero-caseario: nasce in sostanza un
segmento del tutto nuovo rispetto ai precedenti ceppi
storici dello yogurt bianco e di quello alla frutta, lo
yogurt "cremoso", il quale si afferma come standard e
come qualificazione dello yogurt. Con lo yogurt
cremoso, dal sapore non acido, Müller non solo ha
conquistato i gusti dei consumatori, ma ha anche
avvicinato al consumo di tale prodotto coloro che
sino a quel momento ne avevano preso le distanze.
In questi 25 anni chi parla di Müller associa
inevitabilmente il suo fortunato claim “Fate l'amore
con il sapore”, che coglie perfettamente l'aspetto
emozionale del piacere dato dalla gratificazione
sensoriale di chi assaggia i prodotti Müller.
Atupertu
con Paola Scandola
Direttore Marketing di Müller Italia.
L'OBIETTIVO È DI CAPITALIZZARE GLI
SFORZI DI MARKETING COMPIUTI STEP BY
STEP, LAVORANDO COERENTEMENTE SU
UNA SFERA VALORIALE E SIMBOLICA CHE
SI È DIMOSTRATA VINCENTE.
Nel complesso, abbiamo di fronte un
prodotto/brand “disegnato in modo
esperienziale”.
Avevo stipulato la classica sequenza di domande che
ripercorressero la storia di un grande brand: Müller.
Mi sono poi trovata di fronte ad una donna che è
riuscita, anche semplicemente presentandosi, a
rivoluzionare la mia scaletta: incorreva in me il
desiderio di comprendere il percorso di questa donna
che ha segnato, e che segna, una tappa importante
nella storia e nel successo di Müller. La prima
domanda verte su di lei, ed è inevitabile che sia così
ma non solo perché sia la mia interlocutrice e sia
donna, soprattutto perché attraverso il suo sguardo e
le sue abilità professionali voglio tracciarvi la storia di
un brand, una piccola latteria nato come start up, che
non ha competitors sul mercato internazionale.
Come è arrivata in Müller, Paola?
Sono arrivata moltissimi anni fa quando Müller era
una start up e devo dire che questa ottica e questa
mentalità, nonostante siano trascorsi 25 anni,
continuano ad esistere. Quando si lavora in una start
up la cosa migliore che si possa riscontrare è il
coinvolgimento e la sensazione di costruire delle
cose, come fossimo imprenditori: questo livello
maggiore di responsabilità, di soddisfazione, di sfida,
di evoluzione continua, sono lo stimolo principale, la
motivazione vera su cui lavorare. Per questo dopo
tanti anni sono ancora qui. questo tipo di vivacità
intellettuale, fattiva, rimane lo stimolo principale su cui
lavorare e che mi motiva ogni giorno.
Senza ombra di dubbio l'impiego più bello del
proprio tempo è fare qualcosa che non solo ci
appaghi dal punto di vista professionale, ma che
appaghi la nostra sfera più intima, quello che ci
piace fare ma che ci consente di mettere alla
prova se stessi, di accettare le sfide. Presumo che
uscire dalla zona comfort e mettere alla prova te
stessa sia stato uno degli elementi importanti che
ti hanno portata ad eccellere…
Sì, decisamente. Accettare le sfide significa
fondamentalmente soddisfare il mondo che cambia e
non sedersi ed aspettare che le cose cambino, ma
fare qualcosa per farle accadere e lavorare in aziende
che ti permettono di fare questo è incredibilmente
appagante.
Quando è entrata lei, che cos'era Müller?
Quando sono entrata io, Müller era un'azienda
appena nata. Io sono entrata all'inizio del '98 e
dunque non aveva neppure tre anni di vita, ma aveva
già lanciato sul mercato i primi prodotti con grande
successo e stava per iniziare la sua storia di
comunicazione. In azienda erano presenti poche
persone, tutte giovani e con un'identità
completamente da costruire. Il mercato dello yogurt
poco prima del mio ingresso, a metà degli anni '90,
era statico e lo yogurt veniva percepito dal
consumatore come un alimento salubre e funzionale,
non necessariamente invitante, ma conosciuto per le
sue valenze benefiche: nell'immaginario collettivo era
visto come un prodotto che faceva bene, che aiutava
la digestione e la linea. Non si aveva la percezione
che potesse essere qualcosa di diverso, ed era
questo il limite del mercato. Un mercato infinitamente
più piccolo di quello di oggi, sia in termini volumetrici
che di valore, e soprattutto il consumo pro-capite era
la metà perché le motivazioni d'acquisto della
categoria erano prima di tutto legate alle proprietà
salutistiche e benefiche e non al gusto. Dobbiamo
comunque ricordarci che sebbene questa categoria di
prodotto venga acquistata perché fa bene, lo yogurt
rientra nella categoria alimentare, quindi il
consumatore lo vuole mangiare con piacere e deve
soddisfare anche una parte organolettica. È proprio in
questo contesto che Müller intercetta questa
mancanza e riesce a soddisfarla implementando le
proprietà organolettiche sul prodotto. Le chiavi sono:
cremosità e dolcezza. La storia però non finisce lì
perché un buon prodotto da solo non basta,
soprattutto oggi. Il lavoro che poi è stato fatto negli
in primo PIANO
DONNE DI SUCCESSO 2021
PAOLA
SCANDOLA
Direttore Marketing di
Müller
Italia
Paola Scadola Direttore Marketing di Müller Italia
anni è far comprendere al consumatore la nostra
filosofia che è racchiusa nel nostro claim “Fate
l'amore con il sapore”. Oggi se chiediamo ad un
consumatore di dirci che cos'è Müller, non ci
risponderà che è uno yogurt, ma un'esperienza di
piacere che noi chiamiamo me-moment, un
momento per me. Noi raccontiamo storie che il
consumatore comprende totalmente e fa sue, e
questo è straordinario. E quello che ci restituisce il
consumatore è “Io nel momento in cui voglio
prendermi un momento per me, apro il frigorifero
prendo il mio vasetto, un mix, o uno yogurt alla frutta
piuttosto che un bianco, chiudo la porta, mi rilasso e
mi gusto il mio yogurt in estrema solitudine”. Il
prodotto è un mentore di questo momento di piacere;
uno strumento di piacere.
C'è stato un momento di incertezza circa l'utilizzo
di una comunicazione tanto rivoluzionaria?
Incertezza no, consapevolezza del rischio sì però
devo dire che ogni passo è sempre stato misurato e
validato. Eravamo sicuri di quanto avevamo in mano,
anche se, nel momento in cui si vanno a sradicare
abitudini fortemente consolidate, il contenuto di
rischio è elevatissimo. Si è consapevoli di andare
incontro ad una sfida ed anche quando si hanno in
mano gli strumenti per dire “questa cosa è
accettabile”, rimane sempre il rischio dell'incognita:
ciò che è totalmente nuovo può avere diversi gradi di
accettazione.
Sposare l'estensione di “piacere” al concetto di
“benessere” ha richiesto dunque una grande
abilità comunicativa…
Si, davvero, a tutti i livelli. L'arrivo di Müller sul
mercato ha rappresentato una vera e propria
rivoluzione a livello culturale. E questa è stata la
chiave del successo di Müller. Non avevamo solo un
prodotto eccellente ma lo abbiamo comunicato in
una maniera nuova e diversa spendendo la nostra
unicità legata al piacere. Codici di comunicazione
assolutamente nuovi per il momento storico: a
cominciare dal colore totalmente anomalo per
quell'epoca in cui gli scaffali degli Yogurt avevano
colori “rassicuranti” come il bianco oicolori pastello,
ma anche per l'iconografia diversa. Tirando le
somme: il piacere, l'extra-ordinarietà, la distintività, e
l'eticità sono gli elementi che costituiscono l'anima di
questa marca che ha saputo anticipare, interpretare
e tradurre nei termini che gli sono propri, il mercato
ed il contesto socioculturale del momento.
Siete secondi in Italia per quota di mercato
yogurt, segmento che, secondo le rilevazioni
dell'Iri, nel 2019 ha segnato un valore di 1.35
miliardi per un totale di 344 milioni di chili di
prodotto e più di un miliardo di confezioni. Quale
dunque il vostro vantaggio competitivo?
Sicuramente tra le ragioni del nostro successo
emergono la qualità delle materie prime,
accuratamente selezionate, e la competenza del
nostro dipartimento di ricerca e sviluppo, che
lavorano per fare in modo che gli ingredienti di ogni
preparazione possano esprimere, in modo armonico,
tutta la loro qualità e bontà. Siamo infatti riusciti a
identificare la perfetta ed esclusiva combinazione
degli specifici fermenti dello yogurt, che rendono i
prodotti Müller cremosi e gustosi come li conosciamo
oggi. Dal 1992 Müller gestisce internamente
l'approvvigionamento eiprocessiditrasformazione
della frutta di cui necessita in produzione attraverso
la controllata Alois Müller Naturfarm. La qualità della
frutta si percepisce immediatamente sia che sia
presente in pezzi croccanti, oppure frullata, e lo
stesso discorso vale per altri ingredienti pregiati quali
caffè, nocciola e pistacchio.
C'è un libro che è un po' la mia stella polare
“Della seduzione” di Jean Baudrillard. Un saggio
davvero molto interessante che ci fa
comprendere come tutto sia legato alla
seduzione: come tutte le cose nel mondo
accadano sulla scia della seduzione. Per
trasformarsi in danaro anche la merce deve
rivestirsi di un corpo illusorio e seducente, deve
rendersi visibile e appetibile come immagine.
Nella moda, nella pubblicità, in ogni esposizione
della merce, il desiderio del consumatore è
sollecitato da immagini incorporee che
penetrano nella profondità istintuale della sua
vita. Sempre meno conta il valore d'uso o la
qualità specifica della merce prodotta. La merce
viene venduta solo se è in primo luogo
immagine. È d'accordo Paola?
Certamente. Purtroppo, si tratta di una parola che è
stata sovraccaricata da troppi significati, infatti
l'etimologia ci dice proprio questo: deriva da seducere,
ovvero portare a sé. Se la considerassimo in
maniera sana, pulita, come dovrebbe essere
dovremmo riconoscere che è la matrice originaria del
mondo. Sedurre è quello che sostanzialmente
dovrebbe fare una marca in qualche modo;
coinvolgere il consumatore e farlo entrare all'interno
di questa. Müller è molto attenta a questo tema.
Il 2020 è stato un anno importante...
Sì, decisamente, perché Müller Italia ha compiuto 25
anni. O meglio sono 25 anni che è in Italia. Nasce
come latteria di un bellissimo paesino della Baviera
alla fine dell'Ottocento, poi la vera avventura
industriale nasce negli anni '70 con l'attuale Theo
Müller, il nipote del fondatore, che ha una visione
imprenditoriale di largo respiro e che ha
accompagnato Müller a quello che è oggi: una
multinazionale. È importante festeggiare questo
compleanno con serenità dal punto di vista
aziendale, nonostante l'anno sia stato indimenticabile
per tutti, nell'accezione meno positiva del termine.
Lei è sempre stata vicina a Müller e dunque
presumo sia un punto di riferimento importante
per l'azienda.
Sì, e ne sono orgogliosa. Lavoro in Müller da 22
anni, ne compio 23 quest'anno – sorride – e quindi
faccio parte della memoria storica della famiglia, ma
devo dire che in Müller Italia ci sono molte persone
con importante anzianità aziendale. L'azienda ci ha
dato molto ma anche noi abbiamo dato molto
Müller
emotional
content
sharing
all'azienda, è stato reciproco. Un'azienda che muta,
che innova, non è mai seduta e questo è uno stimolo
importante.
Nella primavera estate 2021 in termini professionali,
che cosa accadrà Paola?
Nella primavera/estate 2021, continueremo a fare
quello che facciamo tutti i giorni: innovare, introdurre
novità sul mercato. Partendo da una riflessione in
merito al periodo che stiamo attraversando, non
possiamo non renderci conto di come il Covid-19 abbia
accelerato tutti i processi di cambiamento. Quindi per
noi significa sempre intercettare i bisogni del
consumatore, che stanno cambiando in maniera
esponenziale, e riuscire a soddisfarli nella maniera più
appropriata. È importante avere sempre in mente che il
consumatore compra lo yogurt motivato
dall'appagamento sensoriale, dalla genuinità e dai
valori che scaturiscono dalla marca.
Questo è un momento di crisi o di opportunità a
parer suo?
Tutte le crisi portano con sé
grandissime opportunità: c'è chi
resterà seduto ad aspettare che le
cose migliorino e chi, il futuro, lo
plasma nel presente.
Quali le strategie competitive che
avete messo in atto, o che
metterete in atto, per il dopo
pandemia?
Punteremo sempre sul binomio
benessere-piacere, noi siamo sempre lì, nel frattempo
ci adeguiamo perché le persone evolvono. Noi
continueremo a rappresentare questo concetto in un
mondo che evolve. Possiamo garantire al consumatore
che staremo sempre al suo fianco per portargli sempre
la coniugazione di benessere e piacere.
Mi parli un po' di lei, Paola…
Ho fatto un periodo di studi classici, mi sono laureata in
Bocconi, quindi ho sempre avuto la passione per la
comunicazione fin da piccola. Il mondo della pubblicità
mi affascinava fin dalle elementari ed ho avuto
l'incredibile fortuna di poter fare quello che amo nella
vita. Trovo che sia un privilegio incredibile il poter
esercitare una professione che ci appaghi
professionalmente ed intimamente e dunque ringrazio il
mondo per avermi dato questa opportunità. Ho iniziato
il mio percorso di lavoro in una grande azienda del
settore food, ho lavorato in Arena e successivamente
per quella che una volta era Kraft, lavorando su brand
come Milka. In seguito, sono entrata in Müller, spinta da
curiosità e voglia di divertirmi nel fare quello che
facevo. Una scelta dettata dall'intuito: d'altronde molte
delle cose fatte sulla scia dell'intuito si rivelano giuste
con il tempo. Diciamo che in Müller ci sono arrivata per
caso e ci resto per volontà.
Questo momento di pandemia e la particolare
congiuntura economica che cosa rappresentano
per voi?
Non vi è dubbio che il mondo stia attraversando una
fase sotto certi aspetti stimolante che ci ha fatto fare in
pochi mesi un salto quantico in molti campi, dall'altra
DONNE DI SUCCESSO
in primo
PIANO
stiamo affrontando una crisi economica importante. Noi
come la maggior parte delle aziende del food non
abbiamo sofferto, come invece è accaduto per altri
settori. Per noi c'è stata l'opportunità di cogliere
l'aspetto positivo di questo momento storico; per il
futuro credo che Müller possa beneficiare, diciamo
così, di tutti gli investimenti che ha fatto in termini di
conoscenza all'interno del mercato stesso. Anche
nell'ambito dell'alimentazione, ci siamo infatti resi conto
che un'alimentazione attenta è importante per
salvaguardare la nostra persona e ci aiuta a vivere
meglio. E dunque per il food non si pone un'area di crisi
importante se le aziende sanno dare risposte adeguate;
ovviamente le risposte sono di contenuto, di valore ma
anche di prezzo certe volte. Non sempre ma comunque
bisogna imparare ad accogliere queste
raccomandazioni da parte dei consumatori.
Müller e la sostenibilità…
Siamo pienamente consapevoli della nostra
responsabilità come produttori
alimentari. In un'ottica di efficienza e di
miglioramento continuo dei processi,
ottimizziamo, ove possibile, l'uso di
materiali di imballaggio e altre risorse.
Nell'ambito del packaging, per
esempio, abbiamo appena lanciato un
vasetto da 500 grammi più ecologico e
destinato a sostituire le confezioni oggi
in commercio. Il vasetto è prodotto
con un materiale composito, ottenuto
rivestendo un sottile involucro interno di plastica con
uno esterno in cartoncino. Questa soluzione comporta
una riduzione del 60% del contenuto di polimeri rispetto
all'attuale vasetto da 500 grammi senza peraltro
compromettere gli indispensabili requisiti di sicurezza
igienica, stabilità e resistenza meccanica. La novità
proposta, coerentemente con l'attenzione aziendale
verso i temi ambientali, rappresenta un importante
passo in avanti nella direzione di un'offerta sempre più
sostenibile.
L'innovazione è un fattore determinante per la crescita
aziendale; le prospettive di espansione di un'azienda
dipendono in maniera sempre più stringente dalla sua
capacità di innovare, passando da una profonda
comprensione del contesto in cui opera, dalla capacità
di saper cogliere tempestivamente i cambiamenti e le
opportunità presenti sul mercato. Müller continua ad
investire nell'innovazione tecnologica e di prodotto.
In un recente comunicato stampa ho letto, ed
apprezzato moltissimo, che Müller ha investito
molto nella tutela della salute dei collaboratori e del
territorio. Me ne parla?
Certamente. Al ritorno dalle vacanze estive, ad
esempio, abbiamo reso disponibile il test sierologico
gratis ai dipendenti su base volontaria. Abbiamo inoltre
predisposto una polizza assicurativa e un pacchetto
assistenza. Inoltre, abbiamo deciso di sostenere il
sistema sanitario con una donazione di 300mila euro a
favore degli ospedali cittadini.
È stato un piacere ed un onore, Paola,
conoscerla più da vicino.
DONNE DI SUCCESSO
in primo
PIANO
LA
STORIA
Fainplast
Nel 1993 Battista Faraotti fonda l'azienda e dà inizio
all'attività produttiva ad Assisi; nel 1996 l'azienda si
trasferisce nel nuovo stabilimento di Ascoli Piceno; nel
1999 raddoppia la superficie coperta e costruisce la
nuova palazzina uffici; nel 2001 inizia la produzione di
compounds Halogen Free; nel 2004 inizio la produzione
di compounds medicali, nel 2006 quella dei compounds
reticolabili e nel 2008 la produzione di altre poliolefine a
basediPEePP; nel 2010 raggiunge il fatturato record di
72 Milioni di Euro; nel 2011 sviluppa ed inizia la
produzione compound Evatech; nel 2019 raggiunge il
fatturato record di 145 Milioni di Euro; nel 2018 si
inaugura il nuovo importante ampliamento dello
stabilimento. Fainplast opera ad Ascoli Piceno nel
nucleo industriale di Campolungo. L'azienda muove i
suoi primi passi all'interno di un primo stabilimento di
circa 4.000 mq. Da lì in poi, la risposta positiva del
mercato, impone continui ampliamenti degli spazi per
incrementare la capacità di stoccaggio e di produzione.
Oggi lo stabilimento si estende su un'area di oltre 85.000
mq ed è costituito da 8 edifici per un totale di 52.000
metri quadri di strutture coperte. Con oltre 80 silos di
stoccaggio e 20 linee di produzione può contare oggi su
una capacità produttiva di circa 90.000 MT/anno. Questo
successo è il frutto di una costante dedizione,
esperienza nel settore e della spinta imprenditoriale del
titolare unite a competenza e capacità d'innovazione.
Una crescita destinata a continuare in un settore dove la
ricerca tecnologica non può fare a meno del valore
aggiunto dato dall'uomo; forse è proprio questo il segreto
del successo di Fainplast.
È CON NOI
ROBERTA
FARAOTTI
RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE E DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE FAINPLAST
WELFARE = BENESSERE.
Nonostante il “benessere in
azienda” sia una tematica sempre
più importante per le imprese
italiane, è difficile immaginare come
declinare un modello di welfare nella
propria realtà aziendale. Innovazione
è un modo diverso di prendersi cura
delle persone, sostenere il talento,
creare opportunità; l'approccio
prevede un focus sullo sviluppo del
talento basato sulla convinzione che
ogni dipendente abbia un potenziale
da condividere. Tutto questo
evidenzia da una parte come la
società stia seguendo sempre di più
la strada del welfare aziendale
territoriale, dall'altra di come
un'azienda privata riesca a portare
un valore aggiunto al territorio non
solo in termini economici, ma anche
di qualità della vita dei lavoratori e
dei cittadini. Il welfare aziendale è
vincente se è un progetto d'impresa
che parte dall'ascolto delle esigenze
dei dipendenti; gli imprenditori che
attivano una strategia coerente e
prolungata nel tempo, per il
benessere e la soddisfazione dei
lavoratori e delle loro famiglie,
dichiarano di avere un impatto
positivo sulla produttività e anche
sulla comunità; tra le aziende
aumenta la consapevolezza che
benessere sociale e risultati di
business crescono di pari passo.
Roberta, che insieme al fratello Daniele, porta avanti
l'azienda fondata più di 25 anni fa dal padre Battista,
non nuova alle sfide sociali si è sempre impegnata
attivamente per fornire il proprio importante
contributo all'azienda ed alla società, più in generale,
potenziando le politiche di welfare ed
implementando iniziative e politiche per il benessere
dei dipendenti forte della convinzione del vantaggio
per un'impresa di introdurre delle politiche e dei
benefit che, aumentando la soddisfazione e il
benessere dei dipendenti, aumentano di
conseguenza sia la sua reputazione che la
produttività. Una spiccata sensibilità che l'ha portata
a creare Socially Fainplast di cui è Responsabile:
negli ultimi due anni ha lavorato su un progetto tanto
semplice quanto efficace che ha chiamato la
Cassetta delle Idee che oggi si è trasformato anche
in uno spazio virtuale dove ogni dipendente può
scrivere la propria idea che riguarda l'azienda ma
non solo, per migliorare l'attività produttiva, la vita e
gli spazi lavorativi, i rapporti interpersonali e tanti altri
aspetti. Le idee raccolte vengono valutate ogni tre
mesi e le migliori tre vengono premiate con un
incentivo in busta paga, indipendentemente che si
realizzino o meno. A fine anno il dipendente che ha
proposto “l'idea delle idee” riceve un incentivo di
2000 €. Nel biennio 2018-2019 sono state
presentate 103 idee, premiate 19 di cui 16
realizzate, la quasi totalità, a testimonianza del fatto
che le proposte dei dipendenti vengono sviluppate
ed applicate in differenti settori di Fainplast, dalla
produzione al magazzino, fino alla digitalizzazione di
alcuni processi. Dall'idea più semplice a quella più
strutturata, ognuna ha una sua ragione d'essere,
perché sono i dipendenti che vivono i problemi di
una azienda in prima persona e da loro nascono le
intuizioni migliori.
DONNE DI SUCCESSO
in primo
PIANO
INTERVIEW
Roberta, i nostri più sinceri complimenti per
l'iniziativa “Cosa Fain Mensa?” un progetto
molto bello che denota grande sensibilità ed
affetto nei confronti dei dipendenti…
La nostra azienda è un po' una grande famiglia…
con i nostri collaboratori che va oltre il tradizionale
ruolo datore di lavoro-dipendenti. Tra le persone che
lavorano per noi ci sono anche molti
consanguinei… a parte mio fratello che condivide
con me la leadership aziendale abbiamo anche altri
membri della famiglia sebbene di secondo e terzo
grado e dunque è piuttosto normale che con loro si
abbia un rapporto di amicizia; ma questo vale anche
per gli altri dipendenti.
Le persone sono più motivate se si sentono
parte di un contesto, non crede Roberta?
Sicuramente. Chi lavora in quest'azienda la sente
un pochino anche sua; il sentirla propria è la [...]
Nella foto: Roberta Faraotti con il papà Battista ed il fratello Daniele
www.dimagazine.it 5
SOCIALLY FAINPLAST: FRUTTA
FRESCA E SERVIZI BENESSERE PER I
PROPRI DIPENDENTI
Il programma di Socially Fainplast adesso è pronto
per riprendere e con l'obiettivo di aggiungere alla frutta
anche delle vaschette di insalata arricchite di frutta
secca, sempre prelevabili dai distributori automatici,
appositamente modificati per questo tipo di
erogazione. L'idea è di fare un pasto o un break sano
e allo stesso tempo leggero, per poi tornare a lavorare
nel migliore dei modi. L'obiettivo di Roberta Faraotti e
Socially Fainplast: presentare i risultati di “Cosa Fain
Mensa?” e far sì che diventino un modello da studiare,
sviluppare e applicare a differenti contesti,
mantenendo sempre le linee guida di una sana
alimentazione che generano un sano stile di vita.
Nella foto:
il Dott. Mario Mauro Mariani e Roberta Faraotti
conseguenza del rapporto che abbiamo instaurato
con loro: tutti cooperano attivamente per la crescita
di Fainplast, non solo dal punto di vista lavorativo
come forza lavoro intendo, ma anche attraverso le
loro idee e consigli. In fondo chi meglio di loro che
lavorano in prima fila, possono dispensare consigli
sul prodotto piuttosto che nel processo lavorativo?
Questa dimensione legata al confronto e all'ascolto
si è sviluppata molto negli ultimi due anni proprio
attraverso un progetto tanto semplice quanto
efficace “La cassetta delle idee” che è lo specchio di
quanto cerchiamo di coinvolgerli e farli sentire
importanti per noi, come in realtà lo sono. Tante
delle loro idee sono state attuate e sono state di
risoluzione tante piccole problematiche relative alla
quotidianità del lavoro e dunque il riscontro lo
trovano anche in questo. Ma non solo. Per noi è
molto importante anche il loro benessere psicofisico.
Il progetto parte dalla consapevolezza che il
benessere a lavoro e in ogni momento della vita non
è solo quello mentale, ma anche quello fisico e
molto dipende dalla nostra alimentazione a
cominciare dalle abitudini da assumere nel luogo di
lavoro per questo, in collaborazione con il dr. Mauro
Mario Mariani, medico chirurgo, specialista in
angiologia, tra i massimi esperti in terapia chelante e
stress ossidativo, abbiamo ideato e promosso il
progetto “Cosa Fain Mensa?”. Si tratta di vaschetta
da 160 g di frutta fresca tagliata a mano, del territorio
e di stagione fornita dell'azienda ortofrutticola di
Ascoli Piceno Orsini & Damiani, disposte in
distributori automatici adattati appositamente per i
formati dei contenitori dalla ditta Liomatic; 10 gg di
scadenza certificati e testati e un prezzo di solo 1 €
per i dipendenti, a fronte di una spesa maggiore per
l'azienda che contribuisce per il resto del costo. Il
progetto però è molto più ampio perché, attraverso
una serie di incontri con il Dr. Mariani, i dipendenti
potranno ricevere delle utilissime informazioni su
come alimentarsi correttamente per impostare al
meglio il proprio stile di vita, indirizzato verso la Dieta
Mediterranea e il benessere a 360 gradi. Ogni
dipendente, se lo desidera, può anche avere
gratuitamente dei consulti personali da parte del dr.
Mariani direttamente in azienda. Inoltre Fainplast
aveva attivato prima del lockdown, e adesso sta
riprendendo, degli incontri di formazione
sull'intelligenza emotiva dedicati al personale
impiegato negli uffici e nei laboratori. Attraverso
l'aiuto di un coach, individualmente o in gruppi, i
dipendenti potranno imparare a comprendere le
proprie emozioni, a gestirle earapportarle a quelle
degli altri.
La serenità non fa bene solo ai dipendenti ma
anche all'azienda…
Lo stipendio non è tutto. L'affezione dei dipendenti
alla propria azienda e la soddisfazione nello
svolgere il proprio lavoro dipende anche da altri
fattori, altrettanto importanti. Dove si sta bene si
lavora anche bene. Per noi in Fainplast
l'investimento economico in termini di welfare è sulla
persona stessa, su ogni singolo dipendente è un
investimento sulle famiglie e sui figli: garantire il
benessere dei dipendenti e dei loro familiari non è
solo eticamente corretto, ma anche un modo sano di
fidelizzarli alla filosofia aziendale, sensibilizzarle ai
temichetrattiamoeafarconoscere loro più da
vicino il lavoro che svolgiamo quotidianamente. La
cosa migliore, come sempre, è la comunicazione,
unita a una buona dose di ascolto perché questo
rende senza dubbio più semplice gestire i conflitti
interni e predispone i propri collaboratori a fare
altrettanto: in questo modo ne esce rafforzato l'intero
sistema e la fiducia complessiva dei lavoratori.
Infine, è bene mettere un accento sull'importanza
dell'ascolto da parte di chi è incaricato di gestire i
processi decisionali. Ricevere feedback è certo
importante, ma se poi non segue un riscontro, si
genera un effetto a catena negativo che va a minare
il livello di fiducia tra dipendenti e datore di lavoro.
Essere aperti ad ascoltare le esigenze dei lavoratori
significa vagliare e accogliere, certo, quando
possibile, le loro richieste. Il tutto nell'ottica di un
miglioramento del clima aziendale. L'Azienda non è
solo strutture, cicli di produzione, prodotti,
macchinari; bisogna imparare a vederla anche come
un crocevia di emozioni e di sensazioni; uno
stratificarsi di vissuti e di vicende, di entusiasmi e di
delusioni, di crescita, di creatività, di movimenti.
L'Azienda ha emozioni, speranze, ricordi,
preoccupazioni soprattutto oggi. E tutte queste
Funzioni, profondamente interconnesse tra di loro,
possono essere armonicamente equilibrate e dare
all'azienda un aspetto di salute, bellezza, prosperità,
benessere, oppure possono impedire di raggiungere
pieni livelli di potenzialità.
La cultura d'impresa è nel suo Dna?
Io non sono nata imprenditrice (sorride), ma
essendo figlia di imprenditori sono cresciuta con la
cultura dell'azienda; ho avuto un esempio di impresa
familiare virtuosa, edificata su un concetto di etica,
sostenibilità, rispetto ed attenzione nei confronti di
tutti i suoi stakeholder. L'esempio è molto
importante. Il sistema valoriale della nostra famiglia
si riflette sull'azienda soprattutto in tema di
attenzione ai dipendenti.
Che cosa significa per lei fare impresa?
Fare impresa significa focalizzarsi, dedicarsi ad
un'attività e farla al meglio. Nel mio lavoro quotidiano
continuo a portare avanti quei valori in cui credo e
che hanno contraddistinto l'azienda cercando di
conciliare la parte strettamente economica con
quella incentrata sulla responsabilità sociale: dalla
sensibilità ambientale agli investimenti sulle risorse
umane… bisogna avere il coraggio di guardare
lontano, di sognare l'inaspettato oltre ogni
prevedibilità visioni, il coraggio, la lungimiranza in
questo mondo del lavoro che cambia alla velocità
della luce e lascia spazio a chi ha il coraggio di
osare con intelligenza.
Il passaggio generazionale alla guida di
un'impresa ricopre uno snodo cruciale nella vita
di un'azienda, in Fainplast come è avvenuto?
Il passaggio generazionale è una transizione che
DONNE DI SUCCESSO
in primo
PIANO
Nella foto Roberta Faraotti: una donna che lavora nel rispetto dei principi di giustizia ed onestà e
garantisce una buona qualità di vita a tutti i dipendenti.
coinvolge dinamiche familiari, interessa l'avvenire
dei dipendenti, si riflette sulle relazioni con clienti,
fornitori e banche... non solo, nel turnover aziendale
il coinvolgimento emotivo gioca un ruolo centrale:
non è facile per un genitore che ha dedicato tutta la
sua vita alla crescita di un'azienda abbandonarla,
anche se ha la consapevolezza che quello che si è
costruito potrà avere un nuovo futuro. Mio padre ad
esempio è ancora in azienda ed è parte integrante…
anzi, diciamo che lui è il “trainatore” di questa
grande macchina: io e mio fratello, ciascuno nel
proprio campo, cerchiamo di portare avanti la sua
filosofia: collaboriamo cercando di intercettare
bisogni e nuove soluzioni. Mio padre “è nato” nel
mondo della plastica, l'azienda ha una fortissima
connotazione famigliare e dunque per me e mio
fratello è stato naturale esserci, sebbene abbiamo
fatto studi diversi… siamo cresciuti all'interno di
questa azienda, per noi è casa. Siamo sempre stati
liberi di scegliere percorsi professionali diversi, ma io
e mio fratello ci siamo sentiti la responsabilità di non
disperdere quello che nostro padre ha costruito
faticosamente negli anni. Il passaggio sta
avvenendo idealmente… nella pratica cambia poco:
tutte le decisioni vengono prese collegialmente. Non
ci sono capi, c'è una famiglia unita che cerca di fare
bene le cose; di fare prodotti eccellenti e di
salvaguardare il capitale umano, tutto il resto ha
poca importanza. La fiducia di mio padre è una
spinta motivazionale molto forte. Io e mio fratello ci
siamo messi in gioco con passione e tenacia.
Ultimamente ho la sensazione che si siano persi
alcuni valori basilari del lavoro, quali l'orgoglio
nell'imparare una professione e la tenacia nel
riuscirci. Ci vuole competenza e curiosità, soprattutto
in un periodo in cui imperversa la crisi.
La tua formazione Roberta?
Io ho fatto giurisprudenza. Solo al termine del
percorso scolastico mi sono accorta di quello che
c'era qui dentro e ho scoperto questa creatività,
questa manualità, questo grande saper fare che è
cultura. Attualmente mi occupo della parte
amministrativa.
Che cosa producete?
Disponiamo di un impianto all'avanguardia con 20
linee di granulazione, 9 dedicate ai compound a
base di PVC, 11 dedicate ai prodotti a base
poliolefinica: questa varietà permette all'azienda di
avere un'ampia capacità ed una elevata flessibilità
produttiva. L'attenzione verso la ricerca & sviluppo ci
permette di soddisfare qualsiasi esigenza. I
compounds Fainplast hanno un ampio ventaglio di
applicazioni in svariati settori. Abbiamo sviluppato
anche un materiale per la moda. Negli anni abbiamo
cercato di diversificare…
Fantastico, come si chiama?
Si chiama EVATECH (copolimero etilenevinilacetato),
un materiale di ultima generazione,
molto leggero e con una piacevole sensazione al
tatto, ecco perchè trova impiego nella produzione di
calzature innovative ed altri articoli tecnici, ma anche
nella produzione di borse, accessori ecc.
Ho letto che avete aperto un forte varco presso il
comparto calzaturiero…
Abbiamo da sempre lavorato per i calzaturifici.
Che cosa vi rende speciali?
La qualità, il servizio e il totale Made in Italy sono i
nostri punti di forza. Sempre più spesso siamo
contattati da consumatori, che ci ringraziano per la
qualità del prodotto facendoci i complimenti per
creare un articolo prodotto in Italia. Creare un buon
prodotto non è soltanto un buon affare, è un obbligo
morale. La nostra azienda è riuscita a dare vita ad
un gran numero di prodotti, interamente concepiti e
realizzati in Italia, ma conosciuti e apprezzati in tutto
il mondo.
Come avete superato il lockdown?
Abbiamo sempre lavorato. É stato uno stress perché
si è dovuti far fronte a tantissimi accorgimenti;
lavorare con la paura del contagio anche se la
nostra azienda è strutturalmente protetta: nel senso
che ognuno ha la propria postazione, anche in
produzione. La pressione a livello psicologico è
sempre stata fortissima ma nonostante questo
nessuno si è sottratto al proprio dovere: e questo
riflette quello di cui parlavamo all'inizio, il concetto di
grande famiglia. É stato davvero bellissimo vedere
tutto questo affetto anche quando il quadro
epidemiologico era davvero preoccupante, per cui
era necessario tenere i nervi saldi. La salute dei
nostri collaboratori è un bene primario da tutelare ed
è stata una nostra scelta concedere la possibilità di
lavorare in smart working, laddove era possibile
farlo, e far restare a casa i lavoratori più fragili.
Abbiamo delegato molto perchè abbiamo la fortuna
di avere una squadra di persone in gambissima.
Certo che unitamente alle deleghe, abbiamo dato
loro gli strumenti per poter crescere, per svolgere al
meglio le proprie funzioni. Ad alcuni nostri clienti
abbiamo concesso delle dilazioni, ma devo dire che
il 99% malgrado la grave crisi economica che ci ha
investiti ed a fronte della nostra disponibilità a
concedere dilazioni nei pagamenti, ha preferito
onorare tutte le scadenze. I clienti, anch'essi sono
un bene prezioso, ed è importantissimo essere
collaborativi in un momento in cui tutti i settori
dell'economia sono in crisi. Non siamo certamente le
persone che chiudono la porta in faccia, se ci sono
dei problemi cerchiamo di affrontarli insieme. Il
nostro mantra è la soddisfazione del cliente.
Che difficoltà trovano le mamme che lavorano?
Da una parte bisogna fare i conti con la scuola
piuttosto che con il nido, le attività extra dei bambini,
l'organizzazione dei lunghi periodi di vacanze e
dall'altra le mail che arrivano senza fine e la
competitività del mercato del lavoro, oltre al fatto che
tutti noi come clienti siamo diventati iper esigenti e di
conseguenza le aziende sono diventate
organizzazioni sempre più complesse. Tutto ciò
rende entrambi gli ambiti davvero difficili da gestire.
Bisogna darsi delle priorità e non farsi prendere dai
sensi di colpa. Non potrò essere a tutte le feste
(almeno cinque all'anno) che vengono fatte a scuola,
cosìcomeavoltedovròdiredinoaunfornitoreoa
un investitore. Ma va bene così perché sono certa di
riuscire a trasmettere ai miei figli tutto l'amore che
ho, dando loro anche un esempio positivo di madre
che lavora con grande motivazione.
É un settore tradizionalmente maschile il vostro?
Sì, ma soprattutto perché la produzione richiede un
lavoro fisico piuttosto duro… le donne sono per lo
più in amministrazione: una ventina in totale.
Cerchiamo in tutti i modi di andare incontro alle
esigenze di queste donne soprattutto se hanno figli.
Ecco, una cosa che mi manda in bestia è che le
donne, ancora oggi, siano costrette a scegliere tra
lavoro e famiglia. Io sono madre di tre figli e
comprendo quando possa essere difficile conciliare
tutto. Lavorando in azienda tutto il giorno un aiuto è
necessario attraverso i nonni e la babysitter, ma poi,
quando rientri in casa, hai comunque tutta una serie
di mansioni alle quali non puoi sottrarti. Si parte
svantaggiate rispetto ad un uomo, non c'è niente da
fare. La fortuna è di avere un marito, un compagno,
che ti sostiene, che condivide le ansie, le
problematiche, ed il lavoro in casa… mi ritengo
molto fortunata ma purtroppo, vedo molte donne che
si trovano da sole a gestire la responsabilità della
casa e dei figli. É giusto che si parli di questo
problema affinchè le donne riescano a coniugare il
desiderio di essere madri con il desiderio di crescere
professionalmente, di trovare una loro dimensione.
Che cosa significa impresa 4.0?
Nel nostro settore significa: “Futuro”. Infatti, la nostra
azienda si sta adeguando già da tempo alla frenetica
evoluzione dei processi industriali volti alla
digitalizzazione delle catene di filiere, al fine di
essere sempre più competitivi nel mercato globale
ma soprattutto significa investire in una Ricerca
continua e constante.
Le faccio i complimenti, trovo che
lei sia una donna davvero molto
bella, in sintonia con la bellezza di
quello che suo padre ha creato e
che lei e suo fratello farete
crescere, potenziandolo.
Sono certa che il futuro di Finplast
sarà bellissimo…
Valeriana Mariani
Si ringrazia AIDA partners
per la splendida
collaborazione
www.aidapartners.com
www.dimagazine.it
Zona Ind.le Campolungo II fase
63100 Ascoli Piceno - Italy
Tel. +39 0736.403605 - Fax +39 0736.403807
E-mail: info@fainplast.com
www.fainplast.com
È CON NOI
SARA
DONNE DI SUCCESSO
in primo
PIANO
FERRERI
Key Account Director SAPI srl
SAPI, UN ESEMPIO VIRTUOSO DI
ECONOMIA CIRCOLARE IN ITALIA CHE HA
UN UNICO OBIETTIVO: FARE LA
DIFFERENZA.
Sapi è un'azienda italiana che dal 1993 rigenera cartucce toner per la stampa laser e
stampanti e copiatrici digitali, ri-producendo i consumabili esausti che altrimenti
sarebbero avviati allo smaltimento. Negli anni il Gruppo è cresciuto arrivando a offrire
oggi un vero e proprio modello di Economia Circolare applicato al settore della
stampa digitale. Con Sapi Service, costituita nel 2009, l'azienda assicura ai clienti la
gestione e la manutenzione personalizzate delle stampanti in uso per prolungarne la
vita utile e la funzionalità. Con Bepro Italia, a partire dal 2014, riacquista e
commercializza, attraverso una piattaforma di e-commerce, consumabili originali
inutilizzati per stampanti e copiatori. Oggi Sapi, leader italiana del settore printing e
tra i primi produttori a livello mondiale, è riuscita a creare un modello alternativo di
consumo basato sul recupero e riutilizzo dei consumabili e sull'allungamento della
vita utile degli strumenti di stampa. Quello che prima era considerato un rifiuto
speciale da smaltire diventa la base per la creazione di prodotti e servizi sostenibili,
circolari, intelligenti, senza spreco di materia ed energia. Con due stabilimenti www.dimagazine.it 5
presenti in Lombardia, valutati nel settore tra i migliori al mondo, e quindici linee produttive diverse,
Sapi oggi produce fino a 30.000 unità ricostruite al mese. Sapi è un'azienda profondamente radicata
nella comunità e nel territorio in cui opera. Una grande realtà che crede nel valore delle persone: non
va dimenticato che proprio sul capitale umano si gioca la competizione globale. Una competizione che
muove dalla consapevolezza di una profonda sinergia tra la capacità di attrazione di capitale umano
qualificato e la crescita sostenibile del capitale sociale ed economico. Il trasferimento della
conoscenza e della contaminazione delle competenze è un connubio imprescindibile per accelerare le
opportunità di crescita, creare vantaggio competitivo su scala globale e stimolare un percorso di
sviluppo sostenibile nel tempo.
INTERVIEW
Bentrovata Sara, ci parla degli esordi di SAPI?
Se non erro nasce come azienda familiare…
Non sbaglia, Sapi nasce nel '93, siamo un'azienda
familiare, da trent'anni ci occupiamo di rigenerazione
di cartucce. I miei hanno iniziato questa attività
perché allora era un mercato con un forte potenziale
di espansione. Sono partiti in un piccolo negozio con
la commercializzazione di prodotti rigenerati, poi
hanno visto che la commercializzazione da sola
faceva vendere loro dei prodotti che a volte non
funzionavano bene e dovevano metterci loro la
faccia (sorride) ed i miei genitori l'hanno trasformata
in un'azienda di produzione. Oggi siamo un'azienda
metalmeccanica e produciamo i prodotti che
vendiamo… anzi, non produciamo ri-produciamo
perché la nostra attività è assolutamente atipica
rispetto ad altre: la nostra materia prima è qualcosa
che è già stato prodotto e che è già anche stato
utilizzato a cui diamo nuova vita. Fin dalla nascita
l'azienda ha scelto di ricoprire un ruolo decisivo nel
processo di riduzione del quantitativo dei rifiuti,
riutilizzando materiali destinati ad essere dismessi,
riducendo gli smaltimenti e contribuendo a
proteggere le risorse naturali che altrimenti
verrebbero consumate, invitando il consumatore ad
una scelta etica e responsabile.
Siete gli unici in Italia in questo settore?
Siamo gli unici rimasti (sorride)…
Quanto è importante oggi essere un'azienda
italiana certificata Made in Italy?
Noi da sempre abbiamo tentato di comunicare
l'italianità dei prodotti SAPI. Siamo un'azienda
profondamente radicata nella comunità e nel
territorio in cui operiamo. Mantenere l'intera filiera
produttiva in Italia ha significato da sempre per il
Gruppo creare ricchezza, opportunità e lavoro in
una logica di valorizzazione della comunità di cui fa
parte. La scelta di essere “made in Italy” ci consente
di garantire la qualità certificata dei prodotti, di
accorciare la filiera produttiva, con una conseguente
riduzione dell'impatto ambientale, di formare
competenze innovative e di esercitare un impegno
concreto nei confronti dell'ambiente e della salute
dei consumatori e dei lavoratori. Abbiamo da
sempre considerato il territorio la nostra forza, tanto
da impegnarci socialmente a livello locale,
organizzando eventi che coinvolgessero la
popolazione e promuovendo iniziative di utilità
sociale, a livello nazionale, collaborando con
organizzazioni ambientaliste e internazionale. In
passato abbiamo aderito al programma dell'Onu
United Nations Global Compact (UNGC) per la
creazione di una economia globale più inclusiva e
sostenibile.
È poi una differenza fondamentale, ovvero
acquistare un prodotto italiano certificato è
molto meglio che acquistare un prodotto
asiatico perché difendere, l'interesse nazionale
equivale a difendere i produttori e difendere i
produttori significa difendere l'interesse
nazionale…
La rigenerazione dei prodotti si inserisce all'interno
di un modello virtuoso di economia circolare in
quanto vengono minimizzate le emissioni di CO2,
viene privilegiato il riutilizzo delle materie prime
secondo gli scopi originali e si riduce in maniera
importante la quantità di rifiuti, anche pericolosi, da
inviare allo smaltimento finale, con un impatto
ambientale di circa l'84% in meno rispetto al
prodotto originale. Purtroppo la polvere di toner
viene prodotta solo nel continente asiatico e dunque
siamo costretti ad acquistarla là, ma questo incide
pochissimo perchè tutta la produzione è interamente
italiana. Speriamo che in futuro prossimo anche
questo componente possa essere prodotto nel
nostro paese…
Vero Sara, Acquistare Made in Italy vuol dire
sostenere l'economia, poi oggi grazie ad una
maggiore sensibilità nei confronti dell'ambiente,
e grazie anche alle normative, la richiesta dei
prodotti italiani sostenibili è cresciuta
sensibilmente…
Fino a poco tempo fa ci sceglievano solo per il
risparmio, adesso le cose sono cambiate e di questo
sono veramente felice… perché scegliere, laddove è
possibile ovviamente, un prodotto italiano, ha
vantaggi enormi, sotto tutti i punti di vista.
La sostenibilità è diventata una potente proposta
di valore per i consumatori sempre più
consapevoli. Dimostra di essere a conoscenza
delle problematiche sociali e ambientali che
affliggono la società e dimostra il modo in cui
contribuisci a farlo e dimostra il modo in cui
contribuisci a farlo come rivenditore…
Quando si parla di sostenibilità aziendale ci si
riferisce a una nuova concezione dell'attività
imprenditoriale, secondo cui il fine ultimo dell'attività
d'impresa non può consistere nella sola
massimizzazione del profitto ma va esteso alla
creazione di valore nel lungo periodo, a vantaggio di
tutti gli interlocutori aziendali e delle esigenze delle
generazioni future. I cambiamenti avvengono
lentamente; le aziende dovrebbero cambiare le loro
politiche di acquisto. La sostenibilità in azienda è
una sfida di più ampio respiro, che chiede
cambiamenti soprattutto nell'operare quotidiano,
prestando attenzione agli aspetti sociali e ambientali
soprattutto nelle attività alla base della generazione
di risultati economici attesi. In ogni caso io, il
domani, lo vedo in maniera molto positiva, a parte il
Covid, credo che questa sensibilità ambientale
possa cambiare lo stato delle cose. Siamo
finalmente agli albori di una nuova era in cui
trionfano eticità, moralità, ecosostenibilità e
solidarietà.
Perché investire nella sostenibilità ambientale?
Perché è quello che oggi anche i consumatori
vogliono ed anche perchè ridurre l'impatto
ambientale per un'azienda significa ottenere
vantaggi competitivi. Questioni come il cambiamento
climatico, l'eccesso di rifiuti e le modalità di lavoro
non etiche sono molto più importanti di quanto lo
fossero in passato e questo ha un effetto a catena
quando si tratta delle nostre abitudini di acquisto.
Acquistando una cartuccia rigenerata da SAPI
che tipo di risparmio ho?
Acquistare una cartuccia rigenerata da noi
garantisce un risparmio economico di circa l'84% a
parità di qualità e resa di stampa; il costo non solo è
molto più basso rispetto a una cartuccia originale ma
ha anche evidenti benefici ambientali, grazie al
minor utilizzo di risorse ed energia. Acquistando da
noi dunque, non si otterrebbe soltanto un sending
economico ma anche ambientale. Ogni anno in Italia
circa 30 milioni di cartucce a getto d'inchiostro e
dieci milioni di cartucce toner finiscono nelle
discariche.
Un obiettivo nobile il vostro perché oltre che riprodurre
quei consumabili esausti che altrimenti
sarebbero avviati allo smaltimento, create
occupazione…
Si. Per fortuna nel tempo con la crescita del fatturato
abbiamo aggiunto persone mantenendo però
sempre quelle iniziali; un capitale umano che è
molto importante tenere vivo e portare avanti…
Che bello…
Siamo partiti così, nel piccolo, e poi a mano a mano
abbiamo aggiunto persone accrescendo il know how
interno perché per noi il capitale umano è
fondamentale. La nostra attività è prevalentemente
manuale per cui è basata sulla competenza delle
persone: noi abbiamo persone che lavorano con noi
da circa trent'anni… abbiamo aggiunto persone
sempre attenti a sviluppare le loro competenze. Ci
piace definirci professionisti Made in Italy, perché
non c'è frase che meglio riassume il nostro modo di
lavorare ed è questo il marchio che vogliamo fissare
su ogni prodotto. Professionisti perché le
competenze tecniche e manageriali di chi lavora nel
nostro Gruppo permettono di mantenere alti gli
standard. La scelta dei tecnici più competenti e dei
migliori materiali porta alla creazione di prodotti ben
fatti che si collocano al top di gamma della
categoria. L'autentico Made in Italy è quello che
mantiene l'intera filiera in Italia, una scelta difficile
ma necessaria se vogliamo contribuire allo sviluppo
economico del territorio attraverso la valorizzazione
delle professionalità locali. Made in Italy è sinonimo
di bellezza e cura, valori che abbiamo accolto nella
nostra azienda, declinandoli nel settore stampa.
L'attenzione per i dettagli e il rigore esecutivo sono
gli elementi che contraddistinguono i nostri prodotti e
ci permettono di competere da protagonisti nel
mercato nazionale e internazionale.
Quindi voi date una seconda vita ai prodotti...
Esatto. Noi partiamo da un prodotto usato, andiamo
a disassemblarlo, depolverarlo e poi a riempirlo di
nuovo con polvere di toner sostituendo anche tutte
le parti che nel tempo si sono usurate e che il nostro
laboratorio ha definito come necessarie da sostituire
per dare nuova vita al prodotto… dopo di che il
prodotto viene riassemblato e riposto in magazzino
per essere distribuito ai nostri clienti. I procedimenti
sono similari anche s ovviamente la stampante
diversamente dalla cartuccia non viene riempita di
polvere toner però comunque andiamo a ricostruirla
ed a sostituire tutte le parti che si sono usurate nel
tempo perché funzioni correttamente.
A livello ambientale, quali sono i benefici di un
prodotto rigenerato?
L'attività di rigenerazione produce (con una filiera
tutta italiana) prodotti certificati e rispettosi dei nuovi
Criteri Ambientali Minimi contenuti nel Decreto
Ministeriale del 17 ottobre 2019. Finalmente i nuovi
CAM riconoscono il valore professionale, ambientale
ed economico dei prodotti rigenerati di qualità.
Siete già in possesso della certificazione SWAN
Label per il rispetto di elevati standard
ambientali e qualitativi del singolo prodotto e
della certificazione EPD attestante la
sostenibilità ambientale di tutte le fasi, avete
ottenuto quest'anno anche la prestigiosa
certificazione ReMade In Italy; un altro grande
traguardo. Quanto lavoro c'è dietro questi
successi?
Dietro a questi successi c'è la nostra Vision. Il nostro
obiettivo è creare lavoro e ricchezza sviluppando un
nuovo modello di consumo alternativo ed
ecosostenibile, grazie a prodotti che, a parità di
performance certificata, coniugano qualità,
vantaggio economico e rispetto per
l'ambiente. Possiamo sperare che i rifiuti
speciali anche in Italia diventino una
risorsa, come già succede in altri Paesi
europei e non un'emergenza come in
Germania ad esempio, dove i rifiuti
vengono riutilizzati per il 70%, superando
di gran lunga il target che si era posto
l'Unione Europea per il 2020. Per produrre
una cartuccia toner nuova (originale o
compatibile) servono 4,5 litri di petrolio.
Secondo una ricerca condotta da IDC Italy,
ogni anno in Italia si utilizzano 10 milioni di
cartucce toner e si stampano circa 80
miliardi di pagine. Alla luce di questi dati,
se tutte queste cartucce dovessero essere
prodotte nuove avremmo un consumo di
petrolio che sfiorerebbe i 45 milioni di litri.
Come vengono smaltiti toner, cartucce
e stampanti?
Una volta esauriti, toner, cartucce e
stampanti diventano rifiuti destinati allo
smaltimento, o più precisamente,
diventano “rifiuti speciali”, che hanno
bisogno di procedure particolari e costose
per raccolta, smaltimento e trasporto. Oltre
l'80% dei rifiuti prodotti nel nostro Paese è
composto da rifiuti speciali. Il recupero dei
materiali esausti viene effettuato da
operatori autorizzati, i quali li consegnano
alle aziende che fanno rigenerazione
affinchè ritornino a essere prodotto,
evitando così che migliaia di cartucce
finiscano in discarica e che vengano
consumati inutilmente ettolitri di petrolio.
Guardando ai dati di consumo, se per
produrre una cartuccia nuova servono
circa 4 litri di petrolio, per ri-fabbricarne
una si possono ottenere risparmi
energetici fino all'80%, con conseguenti
riduzioni delle emissioni di CO2
nell'atmosfera. Analogamente utilizzare
una stampante ri-prodotta insieme ad un
consumabile rigenerato permette risparmi
dei costi economici che possono superare
il 50%. Un prodotto rigenerato costituisce
una scelta eticamente corretta, fondata sul
risparmio di materia e di energia, nel
rispetto della salute umana, della
conservazione delle specie animali e
vegetali, dell'ambiente, del paesaggio, del
patrimonio culturale e del lavoro.
Il cuore del vostro sistema?
Il cuore del nostro sistema è la ricerca e lo
sviluppo: abbiamo un laboratorio
all'avanguardia e un team di tecnici
specializzati che permettono di creare
DONNE DI SUCCESSO
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PIANO
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It is harder to crack prejudice than an atom
“ È più difficile rompere il pregiudizio che un atomo. ”
Albert Einstein
Il vantaggio di comprare ricondizionato è che risparmi sul prezzo ma non sulla qualità. I prodotti ricondizionati infatti sono come i
nuovi, quindi hai sempre la sicurezza di acquistare un oggetto in ottime condizioni estetiche e funzionali e del suo marchio originale.
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DONNE DI SUCCESSO
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PIANO
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I 25 anni di SAPI:
nella foto Sara Ferreri, la primogenita della famiglia, con i fratelli Davide e Federico, la sorella Chiara ed i genitori Liana e Franco Ferreri, i fondatori di Sapi, un'azienda
da sempre ispirata a un modello di business etico e sostenibile.
creare prodotti sicuri e certificati. Ad oggi nel
laboratorio lavora un team di 6 persone che
sviluppano, anzi ri-sviluppano i nostri prodotti che
sono cartucce e componenti per stampa laser ma
negli anni si sono anche aggiunte stampanti
multifunzioni… e dunque noi andiamo a
ricondizionare la parte arduer delle stampanti.
L’innovazione è uno dei nostri motori fondamentali;
investiamo da sempre in ricerca e sviluppo.
L’innovazione è uno dei motori fondamentali della
crescita e delle attività di SAPI.
Sapi è una delle realtà mappata nell’Atlante
Italiano di Economia Circolare. Recentemente
avete pubblicato sul vostro sito Sapi Rigenera, il
manifesto dedicato alla sostenibilità,
all’economia circolare e all’innovazione, per
raccontare in dieci punti il vostro percorso di
crescita che in poco meno di 30 anni ha
trasformato una semplice start-up a produttore
riconosciuto tra i primi 5 del settore in Europa e
tra i primi 10 a livello globale con un fatturato
che sfiora gli 11 milioni di euro l’anno di cui gran
parte viene investita nell’attività di ricerca e
sviluppo per raggiungere standard qualitativi di
riciclo e ri-manifattura sempre più elevati.
L’orizzonte è molto promettente… Quali, le
dimensioni del mercato legato allo smaltimento
in Italia?
Il nostro mercato interno è di circa il 50% ed il
restante 50% viene venduto in Europa. Da una
decina d’anni vendiamo anche Australia e Sudafrica
ma con il Covid questo business con l’estero
chiaramente si è molto ridotto. L’apertura ai mercati
internazionali è sempre stata la vocazione aziendale
ed è oggi la parte che io seguo personalmente.
All’interno dell’azienda mi hanno raggiunto anche i
miei fratelli che operano in ambiti diversi. L’idea è
quella di far crescere la nostra realtà perché ci
crediamo profondamente. Crediamo in questo
progetto di crescita che ha anche tanti valori.
Questo è molto bello Sara, e sa perché? Perché
in molte aziende, anche affermate, la cosa più
delicata è il passaggio generazionale e tante
volte i figli non intendono portare avanti tutto
quello i genitori hanno faticosamente costruito…
e invece lei ed i suoi fratelli intendete impegnarvi
nell’azienda di famiglia per farla crescere. Quanti
figli siete?
Quattro: due femmine e due maschi.
Lavorate tutti in azienda?
Si, adesso sì. Io sono la primogenita.
Per i suoi genitori sarà una cosa bellissima il
vedervi tutti, oggi, impegnati a dare continuità a
quello che loro hanno costruito con tanti
sacrifici perché in molti casi appunto questo non
avviene… ed è davvero molto bello ritrovare
quel clima famigliare anche in azienda. Presumo
però che non sia stato semplice per voi…
Sono stati degli anni molto positivi ma non è stato
semplice ogni anno cerare di inventarsi nuove cose
per andare avanti. L’azienda è stata continuamente
forzata ad adattarsi ad un ambiente in continua
evoluzione e far questo non è un compito facile.
Come ha affrontato il lockdown?
Sono una donna, una moglie, una mamma di un
bimbo di quasi tre anni e mezzo, Leonardo… lavoro
in azienda e quindi a livello psicologico non è stato
facilissimo gestire tutto, anche perché io ho sempre
lavorato. Penso che in questo periodo di lockdown
le donne, soprattutto se mamme, siano state, come
dire “forgiate” … siamo state tutte presumo delle
super eroine (sorride).
Per la prima volta nella sua storia millenaria
l’umanità si trova a dover svolgere molte attività
umane e sociali senza il contatto fisico, senza la
presenza, senza rapporti umani diretti. Abbiamo
imparato una vita “virtuale” e tutto ciò
modificherà profondamente e
antropologicamente il nostro essere uomini e
donne. La sfida della nostra generazione è
affrontare tutto questo e trovare delle soluzioni.
La pandemia ci lascerà sicuramente un mondo
diverso, più povero, più diseguale, perché la
crisi sta colpendo tutti i settori dell’economia
mondiale ma tutti abbiamo imparato una cosa
fondamentale: che siamo esseri umani, fragili.
Se vogliamo cambiare sul serio la realtà intorno
a noi dobbiamo cambiare prima ciò che abbiamo
dentro. Ecco perché all’economia deve essere
applicata non solo l’etica ma finanche la
spiritualità: un mondo più felice è davvero
possibile, basta cambiare una volta e per tutte il
nostro modo di pensare individuale e alla fine
collettivo…
Raccontarsi è importante. Quello che cerco di fare io
è creare un rapporto umano con il cliente perché per
portare avanti il business bisogna essere partners.
Sia con il cliente che con il fornitore. In fondo
l’obiettivo è uguale per tutti: se siamo contenti
entrambi, meglio. L’etica nel lavoro è
importantissima. Il rapporto umano aiuta moltissimo:
un cliente soddisfatto dei nostri prodotti, piuttosto
che dei nostri servizi, per me è la gratificazione più
importante.
Che cosa si augura in futuro Sara?
Mi auguro di portare avanti l’azienda di famiglia e di
farla crescere nel rispetto dei valori e degli ideali che
mi hanno trasmesso i miei genitori.
Si ringrazia AIDA partners
per la splendida
collaborazione
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Nella foto:team work SAPI
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Donne sicule:
non solo quote ma soprattutto
numeri che le fanno brillare come
s t e l l e !
Secondo i dati del Bilancio di genere per l’esercizio finanziario 2019, redatto
dalla Ragioneria Generale dello Stato, la partecipazione delle donne nel
mercato del lavoro, pre Covid, era in miglioramento in Italia e l’occupazione
femminile aveva superato, anche se di poco, in quell’anno la soglia del 50 per
cento. Rimaneva tuttavia ancora lontana dai livelli di altri paesi europei (la
media dell’UE-28 è al 64,1 per cento) e il divario rispetto agli uomini era ancora
rilevante, sia in termini di occupazione che di retribuzione. Nel Sud d’Italia
persisteva una marcata differenza tra tasso di occupazione delle donne
settentrionali e meridionali ( pari rispettivamente al 60,4 e al 33,2 per cento). Il
dato allarmante era sulle nuove generazioni: rimanevano indietro le più
giovani e le donne residenti al Sud non solo in termini di tasso di occupazione
ma anche di tasso di inattività. Le ragazze che fino a 34 anni non cercano
lavoro era ancora il 33% . La pandemia in atto ha aumentato le disparità e le
disuguaglianze sociali, aggravando e azzerando i lievi progressi che ci
facevano comunque esultare. Un sondaggio dell’ Onu ha messo nero su
bianco l’esperienza vissuta di milioni di donne nel mondo che, nella prima
metà del 2020, si sono fatte maggior carico dell’assistenza all’infanzia,
dei lavori domestici e hanno subito in media più licenziamenti rispetto alla
controparte maschile. Un quadro più completo è offerto dal Covid-19
Global Gender Response Tracker: a causa della pandemia e delle sue
ricadute, all’inizio di settembre, le Nazioni Unite prevedevano che il tasso
di povertà tra le donne sarebbe aumentato del 9,1%. A luglio il McKinsey
Global Institute ha riferito che la crisi ha reso i posti di lavoro occupati in
rosa 1,8 volte più vulnerabili di quelli degli uomini. Inoltre, i dati di
Unincamere confermano che anche nel mondo dell’imprenditoria l’impatto
del Covid-19 ha picchiato più duro sulle realtà a guida femminile: sia perché
una parte cospicua si concentra nei settori più colpiti dalla crisi (ristorazione,
turismo, spettacolo) sia perché, come detto, sulle donne ricadono molte
incombenze familiari scatenate dalla pandemia.
DHEBORA
MIRABELLI
PRESIDENTE REGIONALE SICILIA CONFAPI
DONNE DI SUCCESSO 2021
in primo PIANO
TRA APRILE E
SETTEMBRE C’È STATO
UN SIGNIFICATIVO
ARRESTO DELLA
VOGLIA DI METTERSI IN
PROPRIO DA PARTE
DELLE DONNE:
nel secondo trimestre, in particolare, il numero di
nuove imprese femminili è crollato del 42,3% , ben
più del -35,2% registrato dalle aziende maschili.
Anche nel terzo trimestre, nonostante la ripresa
dell’economia, le nuove iscrizioni al registro
camerale hanno continuato a scendere, segnando
un -4,8%, mentre le nuove imprese maschili sono
aumentate dello 0,8%. Rispetto alle imprese
maschili, quelle femminili dimostrano a seguito
della crisi maggiori problemi di liquidità (38% contro
il 33% degli uomini), di approvvigionamento delle
forniture e di accesso al credito. Per questo hanno
chiesto di accedere alle misure di ristoro più delle
imprese maschili ( 28% contro il 20% ) e chiedono
aiuti per accedere al credito, oltre che supporto per
la digitalizzazione. Ma se questo è vero e
altrettanto vero che le criticità hanno rafforzato
l’ingegno di quelle donne e imprese rosa che
avevano una marcia in più. Questo soprattutto nel
sud più colpito dal punto dall’emergenza
economica figlia di quella sanitaria. Dedicherò il
paragrafo successivo al racconto di aziende rosa e
imprenditrici che hanno dimostrato di leggere i
contesti e adottare interventi innovativi in diversi
settori che oggi e per i prossimi anni si rivelano
fondamentali e indispensabili per la ripresa.
Esperienze di successo e positivi role models
femminili in questo campo sono ancora più
determinanti se li contestualizziamo in uno
scenario politico e di governo che manifesta in
piena crisi ancora di più inadeguatezza e
arretratezza culturale.
Mentre, infatti, l’Europa e il suo Presidente Ursula
von der Leyen ribadiscono che “La parità di
genere è un principio fondamentale dell’Unione
europea, ma non ancora una realtà.” ,eche“nel
mondo degli affari, in politica e nella società nel suo
complesso potremo raggiungere il nostro pieno
potenziale solo utilizzando tutti i nostri talenti e la
nostra diversità. Impiegare soltanto la metà della
popolazione, la metà delle idee e la metà
dell’energia non è sufficiente.”, molti in Italia e,
soprattutto al Sud, ancora posticipano il
riconoscimento e l’attuazione del principio di parità
tra sessi, seppur costituzionalmente garantito,
causando preoccupanti e allarmanti rallentamenti
nel progresso e crescita culturale, sociale ed
economica futura.
Il divario di genere in economia, giova ricordarlo, ci
costa oltre il 40% di risorse e talenti non utilizzate.
Combattere per il raggiungimento della piena parità
di genere in ambito economico è importantissimo
per contrastare anche fenomeni e piaghe sociali in
aumento come le molestie e le violenze sulle
donne eifemminicidi. Infatti, nell'impegno contro la
violenza sulle donne riveste un ruolo di primo piano
l’investimento sul lavoro e sulla valorizzazione
dell’esperienza femminile. Il sostegno
all’indipendenza economica è una leva molto
efficace per contrastare la violenza di genere e
tutelare le vittime di questa piaga sociale resa
ancora più grave dall’emergenza sanitaria dovuta
alla pandemia da Covid-19. Tra le principali vittime
del Covid-19 ci sono le donne fragili e vulnerabili. Il
lockdown e lo smart working hanno avuto
ripercussioni molto forti sul fenomeno della
violenza contro le donne, soprattutto in ambito
domestico. Già nella scorsa primavera i numeri
internazionali parlavano di una crescita delle
violenze dovute all’isolamento forzato imposto in
moltissimi Paesi del mondo. Questo fenomeno
resta comunque molto difficile da misurare, perché
è in larga parte sommerso. Esistono però alcune
statistiche che permettono di valutare quale sia
stato il peggioramento della violenza di genere in
Italia soprattutto nei mesi caratterizzati dal
lockdown e nel periodo immediatamente
successivo. A fine ottobre Istat ha pubblicato una
serie di dati per comprendere come sia aumentata
la portata della violenza di genere in Italia,
utilizzando le rilevazioni sulle chiamate al numero
1522, coordinato dal Dipartimento per le pari
opportunità. Tra marzo e giugno 2020 – il periodo
più fortemente condizionato dalle limitazioni per
l’emergenza coronavirus – le chiamate valide al
numero antiviolenza 1522 hanno segnato un
aumento di circa il 120 per cento rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente, passando da
quasi 7 mila a oltre 15.200. Un aumento di circa il
72 per cento è stato registrato anche nel periodo
che va da marzo a ottobre scorso. Ecco perché le
battaglie per mettere a sistema la “ risorsa donna” e
promuovere la parità in economia e politica sono
cruciali in Italia nei prossimi anni. Se vogliamo una
più rapida ripresa il raggiungimento della parità di
genere non può attendere 108 anni come afferma il
Global Gender Gap Report 2020. Le idee e
risposte delle donne siciliane in numeri nonostante
l’assenza di quote rosa nel Governo regionale! Il
2020 in Sicilia si è concluso con un po' più di
amarezza che nelle altre regioni per quanto
riguarda la parità di genere. A ridosso dei
festeggiamenti di capodanno, infatti, il governo
siciliano decide per un rimpasto della propria
Giunta. Due assessori vengono sostituiti per
ragioni meramente politiche. Tra questi,
Bernadette Grasso, responsabile delle Autonomie
locali e della Funzione pubblica. Le nuove scelte
politiche valgono un vero e proprio record negativo
perché l’Assessore uscente era l’unica donna a
rappresentare circa 2 milioni e 600 donne siciliane
e il 54% dell’elettorato attivo dell’Isola. La giunta
diventa così composta da soli uomini: unico caso in
Italia insieme al Molise che però a differenza della
Sicilia che è la più grande del Paese, è la
penultima regione in termini di grandezza. E’ bufera
nazionale, i sindacati e la Confederazione delle
Piccole e Medie Imprese ( Confapi) siciliana, da me
rappresentata, sostengono una petizione che in
pochi giorni raggiunge 10 mila firme e un gruppo di
giovani siciliane inizialmente costituito da 8
ragazze istituisce una pagina facebook di protesta
“ Le Siciliane” che in pochissimo tempo vanta 750
iscritte donne. Nonostante ciò e gli appelli di diversi
Ministri in carica, il Presidente della Regione
dichiara che le pari opportunità e le quote rosa,
introdotte qui in Sicilia con una legge varata solo a
giugno del 2020, saranno rispettate a partire dalla
prossima legislatura. Come dire, per la parità si
può aspettare: in tempo di crisi le priorità sono
altre. Per gli uomini che hanno considerato sterile e
pretestuosa la protesta femminile al momento non
ci sono donne abili quanto gli uomini a saper
fronteggiare la crisi in atto qui sull’Isola. Eppure,
l’evidenza empirica anche qui da noi, nel profondo
Sud, dove primeggia ancora una cultura patriarcale
e maschilista, sono proprio le donne imprenditrici
che hanno saputo fornire role models ai giovani in
diversi settori e comparti strategici per la nostra
economia. In qualità di unica Presidente donna tra
le 78 Confederazioni territoriali attualmente
presenti in Confapi, Confederazione datoriale che
attualmente rappresenta 83 mila imprese e circa 1
milione di addetti, esercito il mio ruolo in un mondo
ad appannaggio maschile cercando si avviare un
processo di rinnovamento verso l’attuazione del
mainstreaming di genere che, aldilà delle quote
rosa, trova forza sui numeri. Numeri che popolano
voci di bilancio come fatturati e ricavi, costi e
investimenti tanto cari agli uomini, economisti e
politichi che ancora considerano la parità di genere
una “ moda di stagione” da indossare a seconda
delle esigenze di mera opportunità o, per meglio
chiarire, opportunismo. Inizio proprio dalla mia
personale esperienza in questa difficile Regione
del Mezzogiorno per raccontare brevemente
alcune iniziative realizzate durante un anno di
lavoro e alcuni risultati raggiunti esercitando in
piena pandemia ed emergenza economica. Finisco
citando e raccontando l’esperienza e le idee di
successo di alcune donne manager siciliane che
ho la fortuna di rappresentare, che mi hanno
ispirato, supportato e incentivato dimostrandomi,
grazie alle indiscusse capacità di leadership e di
intuito femminile, di poter fare la differenza in
termini di sviluppo ed economia dell’intera regione
e non solo.
APPENA È STATO ANNUNCIATO
IL PRIMO LOCKDOWN, L'8
MARZO 2020, DIVENTATA
COLLETTORE DI ISTANZE,
SFOGHI E LEGITTIME
PREOCCUPAZIONI DEGLI
IMPRENDITORI PENSAI CI
FOSSE UN GRAVE
SCOLLAMENTO TRA GOVERNO
NAZIONALE E REGIONALE E
PROFESSIONISTI, DATORI DI
LAVORO E LAVORATORI.
Di sicuro, una delle cause era la comunicazione
istituzionale che si è dimostrata troppo “edulcorata”
rispetto la realtà. L'ira e la frustrazione del mondo
economico, messo in ginocchio dall'emergenza
sanitaria, nel corso dei mesi aumentano con il
susseguirsi dei decreti nazionali e delle ordinanze
regionali che con risposte inadeguate e troppo
autoreferenziali si dimostrarono sorde al grido delle
più colpite vittime economiche del virus. La forbice tra
politica italiana definita “casta” e i provvedimenti
tempestivi e più incoraggianti a favore di settori
economici e lavoratori colpiti promossi in Paesi come
la Germania, la Francia e La Gran Bretagna hanno
segnato il colpo di grazia e confermato come siano
lontani dalla realtà certi politici e tecnici per anni
beneficiari di privilegi e tutele ancora più
incomprensibili in piena crisi. Parte così l'idea di un
format televisivo “La Parola alle imprese” che mira a
concedere, all'interno di uno spazio di 8/10 minuti, la
parola agli imprenditori di diversi settori per
denunciare la loro situazione ai governanti in piena
crisi economica. Oltre 25 puntate registrate e andate
in onda da fine marzo a luglio 2020 su una tv locale
con copertura regionale. Un format di
approfondimento trasmesso all'interno dei TG di
informazione e attualmente visibili su You Tube, vari
canali social e siti istituzionali di diversi enti e
associazioni. Al suo interno, il racconto del lavoratore
positivo trovato in azienda e da isolare per non
bloccare la catena produttiva di Premiati Oleifici
Barbera. Ci racconta Manfredi Barbera che non ha
potuto fermarsi perché serviva la Grande
Distribuzione, non poteva restare in attesa di regole e
protocolli di sicurezza varati solo dopo mesi dalla
circolazione del virus. Le regole sono nate in azienda
e hanno preso forza dalla tenacia e disperazione di
proseguire innovando. Ma i racconti sono tanti e non
tutti positivi e si raccolgono le testimonianze di altri
imprenditori costretti a fermarsi prima eachiudere
poi definitivamente a causa della crisi. Tra queste
ultime, indimenticabile è stata l' intervista registrata
negli abbandonati Acacia Palace Hotel di
Campofelice di Roccella, alle porte di Cefalù e di
Marina di Ragusa: due resort di lusso tra i più richiesti
di turisti facoltosi stranieri. In essa, le denunce delle
crescenti difficoltà economiche per via delle
numerose disdette delle prenotazioni, l'applicazione
di nuove clausole internazionali per la salvaguardia
dai possibili fallimenti dei più grandi tour operator
europei, le insufficienti risorse economiche concesse
come ristoro dai governanti e le angosce legate ai
rischi di responsabilità civili e penali verso i lavoratori
a rischio di contagio. Queste ultime risuonavano
incomprensibili e inaccettabili per i datori di lavoro,
come l'Ing, Cesare Madia, che avevano attuato tutte
le forme di prevenzione e sicurezza sanitaria
all'interno dei propri resort. Un'Associazione Datoriale
del Sud guidata dall'unica donna Presidente diventa
così in piena crisi best practices in termini di
innovatività nel dare voce ai propri associati per i
presidenti uomini delle altre Confederazioni Territoriali
più anziane e tradizionali. Ma il periodo è durissimo
sotto molti altri aspetti e non c'è tempo di
festeggiamenti che bisogna subito far fronte ad altre
emergenze. I casi di violenze fisiche e psicologiche,
offese, ricatti e molestie contro le donne aumentano
anche nell'Isola e si vestono di nuove forme.
Diventano digitalizzate ancor prima degli strumenti di
tutela, prevenzione e protezione a disposizione. Così
chi lavora sempre più connesso: in smart working,
attraverso teleconferenze, gruppi di messagistica
istantanea o chi cerca di rafforzare la comunicazione
aziendale attraverso i nuovi canali social deve iniziare
a fare i conti con l'altra faccia della “libertà” concessa
dalle relazioni online molto più aperte e disinibite. Le
imprese devono essere sensibilizzate ai nuovi rischi e
alle vittime deve essere fornito uno strumento digitale
di facile e immediato accesso. Inoltre, alle istituzioni,
parti sociali e governanti devono essere forniti nuovi
dati per comprendere il fenomeno e proporre
correttivi. Le donne molestate in luoghi di lavoro
virtuali, già penalizzate dalla crisi economica, non
devono rimanere in silenzio e prive di strumenti per
evitare che crollino e rinuncino al lavoro. Nasce così
l' Osservatore Digitale contro le molestie e violenze
nei luoghi di lavoro, 6Come6.org, quale strumento
attuativo dell'Accordo siglato tra Confapi Sicilia e
CGIL, CISL e Uil per contrastare tali fenomeni nei
luoghi di lavoro. 6come6.org nasce come un punto
neutrale di osservazione e di denuncia digitale facile,
veloce e sicuro nel contrasto alle molestie e violenze
nei luoghi di lavoro. Ho pensato di identificarlo con il
nome “6come6” per rievocare le tutele e le protezioni
introdotte dalla storica normativa in materia di
sicurezza sul posto di lavoro, Legge 626 dell'anno
1994 e successive modifiche e integrazioni, in
un'ottica di mainstreaming. L'auspicio è che la
prevenzione e il contrasto a condotte discriminatorie
e lesive dell'integrità psico-fisica dei lavoratori vittime
di violenze e molestie diventino pratiche condivise e
6come6
CONFAPI
sicilia
generalmente integrate e accettate, così come ormai le norme e gli strumenti della più ampia normativa in tema
di sicurezza sul lavoro, da ogni imprenditore che ha a cuore l'eticità, integrità ed efficienza della sua azienda.
La prima finalità è di acquisire più informazioni possibili sulla descrizione e vastità del fenomeno per meglio
comprenderlo, metterlo in evidenza e contrastarlo. Attraverso 6come6 si vuole anche scendere in campo
accanto alle imprese per salvaguardare la loro reputazione, la loro eticità, circoscrivere le responsabilità di
condotte lesive di diritti umani in capo ai responsabili e fare molta prevenzione. La violenza, come ogni forma di
discriminazione, costituiscono un costo aziendale in termini di malessere organizzativo, assenteismo e
produttività legata ad atteggiamenti non professionali e afferenti la sfera privata di chiunque ne resta coinvolto.
Nel progettarlo, idearlo e realizzarlo ho deciso di focalizzarci su due tecnologie che portano con sé grandi
promesse: blockchain e intelligenza artificiale. L'approccio è stato di tipo esplorativo, tecnologie che
aumentino l'efficienza, riducano i costi e promuovano la trasparenza e certezza dei dati oltre la localizzazione,
possono infatti avere implicazioni significative per i settori dedicati alla guida dell'impatto sociale. La
certificazione e il registro dei dati all'interno dell'Osservatore, nel pieno rispetto delle norme sulla privacy,
consentono di tener conto del tipico pattern di comportamento degli aggressori, che tende a ripetersi nel tempo.
Così, le vittime possono conservare i diversi report o registri, finché non ci sono i presupposti per condividerli
con chi di dovere. La piattaforma, infatti, consente la consegna del report nel caso in cui all'interno del sistema
siano presenti altre segnalazioni, da parte di altri dipendenti, riguardanti lo stesso aggressore. In questo caso, i
dipendenti che hanno inserito dei registri sanno di non essere le uniche vittime di un comportamento scorretto
da parte di qualcuno all'interno dell'azienda e così le diverse segnalazioni possono essere finalmente
trasmesse alle autorità. Infine, a seguito del recentissimo rimpasto della giunta di governo regionale e del
rilevato deficit di democrazia a causa dell'esclusione della sola donna presente e delle numerose affermazioni
sessiste di diversi esponenti politici e non, come già accennato, a nome della Confederazione tutta è stata
pubblicata sulla stampa regionale e nazionale una lettera di denuncia e di proposta per riparare il “danno”.
Aldilà delle quote rose e della coerenza richiesta verso l'ultima legge regionale siciliana votata a giugno 2020
per il loro inserimento e la nostra Costituzione, così come le direttive e le tante raccomandazioni europee che
da anni esortano alla parità di genere e, non da ultimo l'obiettivo 5 dell'Agenda 2030 tracciata dalle Nazioni
Unite, rivendicavamo l'importanza di fornire modelli di rappresentanza femminile alle giovani isolane incentivi ad
investire di più su loro stesse per guadagnare spazi nell'economia e nella società. Per questo la lettera
terminava con le seguenti parole “…Ebbene, la questione oggi non è quindi più solo su quante donne ci
governino in qualità di Assessori ma anche quali possono arrivare a fare la differenza nei processi decisionali
relativi alla cosa pubblica e, nel cambiamento culturale...Confapi Sicilia si augura sinceramente che… insieme a
noi, Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Confartigianato, Legacoop, Confesercenti e, tutte le altre
parti sociali, possiate decidere di governare sforzandovi di fare il bene dei siciliani e delle siciliane nel migliore
dei modi. Imprescindibile da ciò è cominciare un percorso condiviso per individuare tra le tante siciliane che,
hanno già dimostrato di saper far eccellere la nostra regione e la nostra economia in Italia e nel mondo, nuovi
leader strategici per la gestione e la guida di enti di supporto alla vostra rinnovata azione di governo.”
La risposta non è tardata a venire dalla politica al Governo: l'assenza di donne in posti decisionali è solo
temporanea, ce ne occuperemo nella prossima legislatura! Come se la parità fosse un abito alla moda da
scegliere di seguire o meno in base alle diverse stagioni della maggioranza politica. E così, abbiamo lanciato
sul web anche su diverse emittenti televisive uno spot di sensibilizzazione che racconta che nonostante le
donne in Sicilia rappresentano la maggioranza sia della popolazione (51,4%) sia dell'elettorato attivo (54%) e
sia delle laureate ( 15,3% contro il 12% circa degli uomini), la percentuale delle stesse in Giunta di Governo è
oggi pari allo 0%! Lo spot in poche ore ha raccolto migliaia visualizzazioni ed è stato condiviso da giornalisti e
importanti Associazioni che lottano per la parità come Nove Onlus che come madrina di battaglie come queste
Margherita Buy.
Abbiamo bisogno di donne abili in posizione di comando, perché le donne sono molto di più che “ quote rosa” al
servizio del “ greenwashing dei partiti”.
Le imprenditrici siciliane a lottare per lo sviluppo e l'innovazione socialmente responsabile sono tante. Tra le mie
associate sono felice di collaborare con: Giulia Giuffrè alla guida di Irritec di Capo d'Orlando (Me) che chiude il
2020 con circa 170 milioni di fatturato e 400 addetti sull'Isola; Annalisa Spadola proprietaria e responsabile
della comunicazione e marketing della più grande torrefazione siciliana, Moak di Modica in provincia di Ragusa;
Carmen Russo, esempio di inclusione sociale per tantissimi giovani talenti con la sua accademia di Palermo
Energy dance e innovatrice di successo con la sua nuova linea di cosmesi lanciata proprio durante il periodo di
crisi e, per finire, Enza La Fauci, donna del vino della provincia di Messina che ha sfidato la pandemia con il
rafforzamento dei processi di internazionalizzazione.
MA CONOSCIAMOLE MEGLIO QUESTE “4
MOSCHETTIERE” SICULE.
“
E' dura affermarsi e
lavorare in contesti
fortemente condizionati
dagli stereotipi e da
logiche maschiliste
figlie di una cultura
patriarcale post
moderna. Ogni giorno
si “smarcano”
pregiudizi e spesso ci
si arrende ad affermare
il proprio essere e
“linguaggio” solo
perché non si è capiti o
peggio sminuiti.
”
GIULIA
GIUFFRÈ
SUSTAINIBILITY AMBASSADOR E DIRETTORE MARKETING
DEL GRUPPO IRRITEC
Giulia nasce in Sicilia nel 1974, con una mission importante, migliorare l’efficienza dell’irrigazione in
agricoltura e giardinaggio, riducendo l’impatto ambientale. Scarsità d’acqua e crescente domanda
alimentare, esigono in tutto il mondo l’uso dell’irrigazione a goccia, di cui Irritec è punto di riferimento a
livello globale. Alla guida di una delle più importanti e performanti realtà siciliane che vanta 12 stabilimenti e
circa 800 collaboratori, dirige sedi produttive e commerciali in Italia, Spagna, Messico, Brasile, Stati Uniti,
Algeria, Germania e Cile. Nel suo impegno per l’ecosostenibilità, l’azienda ha lanciato il progetto Green
Fields, che incoraggia gli agricoltori a smaltire correttamente i prodotti in plastica dopo l’uso, assicurandone
una seconda vita. Per “la sua capacità di coniugare l’etica del lavoro e le solide tradizioni familiari
all’innovazione tecnologica quale volano di sviluppo per l’intero territorio e cofautore del benessere sociale”
viene premiata come Donnattiva 2020. Tra gli altri prestigiosi riconoscimenti, è stata premiata come SDG
Pioneer Italy 2020 per l’anno 2020 dal Global Compact Network Italy, in occasione del forum di
presentazione del Rapporto Eco Media 2020 di Pentapolis. Il concorso rientra nella più ampia campagna
globale per sensibilizzare gli attori economici sull’importanza di impegnarsi concretamente a livello locale
per il raggiungimento degli obiettivi Onu dell’ Agenda 2030, plasmando un nuovo spirito di responsabilità nel
business.
ANNALISA
SPADOLA
DIRETTORE MARKETING E COMUNICAZIONE MOAK
Nel 1997, finiti gli studi, entra nell'azienda di famiglia, Moak, con il ruolo di direttore marketing e
comunicazione. Alla passione per il caffè, trasferita dal padre Giovanni, unisce quella per le parole, il cinema,
l’illustrazione e la musica, facendole diventare fonte di ispirazione per la sua professione. Nel 2000 dà vita al
progetto “ Moak Cultura”, con il Caffè Letterario Moak, premio nazionale di letteratura, per poi affiancarlo a
Corto Moak, concorso internazionale di cortometraggi, fino ad evolversi ed innovarsi in Fuori Fuoco Moak,
contest internazionale di fotografia. Nel frattempo l’azienda cresce a velocità. Moak è sempre stata incapace
di star ferma fino alla crisi economica dovuta all’emergenza Covid che mette in ginocchio tutto il settore
Ho.Re. Ca. Il 90% dei clienti di Moak sono bar e ristoranti il resto è esportazioni, ma anche in quel campo
inizialmente le commesse si fermano perché c’è molta diffidenza e panico nell’importare merci derivanti dal
paese europeo più colpito dalla Pandemia. Annalisa non si scoraggia e da vita a progetti e investimenti nella
comunicazione e sui social innovativi e di grande impatto. Nasce nel 2020 durante tutto il primo lockdown
“ Casa Moak Live”, un programma molto apprezzato dal pubblico di dirette settimanali condotte da Betty
Senatore di Radio Capital sui canali social di Moak. Ospiti tanti personaggi del mondo del cinema, della
musica e della ristorazione, tra cui il cantautore Giovanni Caccamo, Loredana Cannata ( attrice scelta da
Sorrentino e Ozpetec), Alberto Pellai ( medico psicoterapeuta e autore di numerosi libri),
Luigi Cremona
( critico gastronomico). Tutti connessi per fare quattro chiacchiere all'interno di una casa virtuale. Obiettivo
accorciare le distanze, condividere opinioni e raccontarsi come affrontare la pandemia e cosa imparare da un
difficile e inedito periodo storico.
ENZA
LA FAUCI
FOUNDER LA FAUCI
Fonda la sua tenuta nel 2003 per valorizzare le tradizioni familiari, che vedono i La Fauci coltivare uva e
produrre vino sin dal secondo dopoguerra. Del tutto personale il percorso che ha condotto Enza alla
viticoltura. E' stata l'esperienza ventennale nell'impresa di famiglia, la rinomata “ Distilleria Giovi” ad avvicinarla
dopo la produzione di grappa a quella del vino eisuoisegreti.Illavoroinvigna è esclusivamente manuale ed
essendo azienda particolarmente attenta al totale rispetto della naturalità dei vini, non viene utilizzato nessun
tipo di diserbante chimico, tanto da autodefinirsi " più biologica del biologico". Dal “ Case Bianche” all'“ Incanto”,
da “ Oblì” al “ Terra di Vento”, sono tutte etichette, quelle prodotte dall'azienda di Enza La Fauci, specchio
fedele della migliore Sicilia se si parla di vino. Enza è anche membro delle “ Donne del Vino” siciliane. Ha
collaborato con Confapi Sicilia dando voce alle aziende vinicole della regione nell'azione di denuncia della
crisi economica del settore a seguito dell'emergenza Covid-19 e non ha esitato a raccontare durante la
pandemia tutte le difficoltà che doveva affrontare e risolvere per rimanere sul mercato e dare seguito alla
domanda di importazione dei suoi vini nel mondo.
CARMEN
RUSSO
FOUNDER LINEA BEAUTY ROUTINE OVER 40
Per far fronte all'emergenza COVID, continuare a fornire opportunità, percorsi di studio e inclusivi ai giovani
palermitani e non chiudere le porte a tutti coloro i quali desiderano iscriversi alla sua accademia di danza,
altamente qualificata e con insegnanti d'eccellenza, Carmen Russo non solo investe in una campagna
social ma decide di abbassare la quota associativa mensile per tutti gli allievi e ad elargire borse di studio al
100% gratuite per i ragazzi semiprofessionisti siciliani con difficoltà economiche. La nostra associata del
mondo dello spettacolo decide di far rimettere in campo i talenti i una regione duramente colpita dalla
povertà post-Covid. Ma le sue doti manageriali non finiscono qui e decide proprio nel momento più difficile
della carriera di ogni artista italiano fermato dalla chiusura dei teatri, cinema e spettacolo di mettere in
commercio i suoi segreti di bellezza e lancia sul canale di tv QVC Italia, il retailer multimediale dedicato allo
shopping e dell'intrattenimento, la sua nuova linea per la beauty routine over 40. In questo periodo con
Confapi Sicilia e i suoi Ambasciatori per l'internazionalizzazione lavora anche ad una linea per le spa e gli
alberghi extra lusso di Budapest.
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Oggi le donne hanno stili di leadership
efficaci e dovrebbero essere viste come delle
leader in grado di guidare e indirizzare
l’azienda verso la direzione giusta. Il più delle
volte, però, i dipendenti preferiscono dei
LEADERSHIP
il Presidente
Valeriana Mariani
2021
FEMMINILE
leader uomini,
ostacolando, di
fatto, la
possibilità alle
donne di
ricoprire questi
ruoli. Le donne
continuano ad
apparire in
secondo luogo
rispetto agli
uomini e ad
affrontare delle
esclusioni
dettate da
pregiudizi
sedimentati nel
tempo.
Tutto ciò si traduce in un
circolo vizioso che
impedisce alle donne di
prendere parte a
posizioni dirigenziali a
causa della mancanza di
politiche che le sostengano. Queste politiche, infatti, sono poco efficaci
per le poche donne presenti, poiché l’arena in cui lavorano è dominata da
uomini; in questo modo, esse non possono esercitare un impatto
considerevole sull’azienda.
Le donne, se unite e solidali, sono in grado di eliminare ogni pregiudizio e di arrivare là dove
sembrava impossibile giungere. Un errore in cui cadono le aziende e gli uomini è non valorizzare
le donne sul lavoro tanto quanto sono valorizzate nella vita privata. Grazie alla loro femminilità,
sanno unire “cuore e testa”, e, se valorizzate, possono assicurare risultati eccellenti. Sradicare
preconcetti basati sull’inferiorità della donna rispetto all’uomo deve rappresentare, oggi più che
mai, uno degli obiettivi cardine di welfare per ciascuna azienda. Privarsi dei talenti e delle energie
delle donne penalizza fortemente tutti i Paesi; e ciò si può forse evitare.
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51
TOP WOMEN
PATRIZIA
ESPOSITO
Mi Racconto Così
Una ragazza di venti anni orgogliosa del suo diploma artistico ottenuto con il massimo dei voti,
vuole uscire dagli schemi di una famiglia “maschilista”;determinata nel mio desiderio di
indipendenza e libertà mi metto alla ricerca di un lavoro e con il vecchio elenco telefonico
cartaceo comincio le mie telefonate di presentazione. A scuola avevo conosciuto il mio ragazzo e futuro
marito: molte cose in comune, entrambi sapevamo che il nostro obiettivo era di lavorare insieme, vita e
lavoro condivisi. Non volevamo essere solo fidanzati, ma amici, compagni di viaggio, innamorati,
complici e anche un po' amanti...Così due ragazzi di venti anni iniziano l'avventura.
Creammo lo studio di grafica pubblicitaria Studio
Ventidue con la nostra comune passione: il disegno,
l'arte e la curiosità che ci spingeva a rischiare in un
mondo per noi ancora sconosciuto, quello aziendale.
Cominciai a dialogare con imprenditori che avevo 23
anni: come sei giovane (dicevano e non dicevano ma si
capiva dall'espressione del volto quando mi presentavo)
alcune volte c'era la parte più dolente da affrontare,
contro la quale ho combattuto facendomi largo a
gomitate, come si dice, ma posso garantire che non è un
modo di dire: sei una donna, sei la segretaria di tuo
marito? Rabbia. E io chiudevo le orecchie, presentando
al mio interlocutore un sorriso forzato da barzelletta
sciocca e sottolineavo la mia qualifica di titolare.
Nonostante questi intoppi, ero comunque soddisfatta
della mia scelta, forse ancora inconsapevole delle reali
responsabilità, eppure ero piena di energia, desiderosa
anche di dimostrare ai miei genitori che ce la potevo
fare, che non ero più quella ragazzina impaurita e
timorosa del mondo, volevo togliermi di dosso quella
“etichetta” e fu veramente faticoso, perchè la nostra
determinazione (mia e del mio compagno) ci stava
allontanando dalla sua e mia famiglia di origine; noi ci
sentivamo diversi, non accettavamo passivamente le
regole del si fa così: a lui dicevano fai un lavoro per
mantenere una famiglia e io? Beh non era importante
cosa facessi... bastava saper pulire la casa, fare la
lavatrice e saper cucinare... e poi i figli. Posso dire che
ad oggi dopo trent'anni di matrimonio, non so fare la
lavatrice e neanche cucinare....
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Francamente niente di tutto quello che altri davano per
scontato era nei mei pensieri: mi sono sposata per
tranquillizzare i miei genitori (e anche quelli del mio
futuro marito). Concordi io e il mio compagno abbiamo
scelto un giorno della settimana di un pomeriggio del
mese di gennaio. Nell'attività ci siamo divisi i compiti: io
seguivo la parte sviluppo clienti e il mio socio/marito la
parte creativa progettuale di marchi, campagne
pubblicitarie, fiere. Mi ricordo mia madre che si
domandava sempre come facessi a presentarmi a
persone sconosciute, con la mia timidezza...e io
rispondevo che ero cresciuta e cambiata, possibile che
non se ne accorgesse? A me piaceva ocuparmi della
parte commerciale, perchè mi permetteva di
oltrepassare quel mio limite: la timidezza che era
ancora presente nel mio animo, era un lavoro su me
stessa. Questo si chiama self made woman? Nel
frattempo fra i parenti stretti, ogni tanto appariva la
domanda del tipo”quando un nipotino?”. Così sono
arrivati due stupendi maschietti : durante la prima
gravidanza andavo a vistare i clienti orgogliosa del mio
pancione, sicura di poter unire il mio stato di attesa con
la mia attività. Tutto bene: il mio figlioletto ha respirato
da sempre l'aria creativa dello studio e qualche volta lo
portavamo con noi nelle visite in fiera da alcuni clienti.
Poi ci sono stati due aborti spontanei che mi hanno
schiaffeggiato, riportandomi nella mia paura e
insicurezza. Con una nuova attenzione verso me
stessa, ho voluto il secondo figlio. Avevo 40 anni era il
1997: a quell'età i dottori mi rovesciarono come un
calzino! Analisi, visite, ricoveri, parto cesareo forse, poi
parto naturale e finalmente è nato il secondo
maschietto. Mi organizzavo gli appuntamenti in base
agli orari di mio figlio, che allattavo al seno. Il lavoro si
stava ampliando, c'erano interessanti opportunità e
avevo in programma di allargare l'offerta di servizi
relativamente alla formazione e alla consulenza in
comunicazione aziendale, fu in quei momenti che mi
accorsi dell'isolamento che subivano le donne/mamme
nella loro ricerca di essere e come era forte anche il
senso di colpa/responsabilità indotto dal giudizio sia da
parte delle altre donne che dagli uomini. Quando il mio
secondo figlio compì due anni (io avevo 42 anni) sentii il
bisogno di rimettermi a studiare, di affrontare la
piacevole scossa di adrenalina quando si è interrogati
dal professore. Così frequentai un corso di laurea
americana e ottenni il Ph.D. Hindovedic Psychology.
Oggi lo studio di grafica pubblicitaria è diventato Gruppo
Ventidue Srl uno studio professionale di comunicazione
e formazione, ci occupiamo di sviluppare il business di
aziende italiane che operano a livello nazionale.
Personalmente il desiderio di sapere e la voglia di
scoprire mi portano a meravigliarmi ancora come una
bambina, il piacere di condividere le mie scoperte con
gli altri mi fanno realizzare percorsi di consapevolezza,
di ascolto attento rivolti a migliorare la comunicazione e
le relazioni. Questi processi sono molto carenti nel
cambio generazionale, per esempio, nelle relazioni
interne aziendali, nel confronto con il mercato e con il
cliente. Per questi motivi sto introducendo un'idea di
azienda nuova specie, dove la strategia è creata
dall'inclusione/incrocio di saperi diversi, quali psicologia
quantica, filosofia, storia, innovazione mentale 0.0. Su
questa linea, ho scritto un piccolo libro dal titolo Azienda
AdValorae Più valore alla Persona, dove consiglio la
presenza del Ceb Responsabile Comportamentale che
affianca e aiuta il Ceo e il Leader nelle relazioni e nella
guida dei reali Capitali dell'impresa, ovvero clienti,
fornitori, dipendenti. I nostri progetti di immagine
aziendale, di branding, di social web vogliono avvicinare
il mondo economico eccessivo e manipolatorio, al
valore della bellezza, alla sana concorrenza, al sano
egoismo, crediamo nella comunicazione educata e
qualche volta si provocatoria, ma sempre nel rispetto. In
parallelo i miei percorsi formativi e di coaching vogliono
stimolare la conoscenza generativa, l'ascolto fisico,
mentale, emozionale e creare il pensiero straordinario
(conoscenza replicativa) per arrivare a comprendere ciò
che sembra complesso, mentre in realtà è solo il
movimento del cambiamento naturale. In fondo la
persona è la rappresentazione stessa del
cambiamento, tutti i giorni le nostre cellule muoiono e
rinascono.Il mio contributo è invitare a riflettere sul ruolo
che andrà a assumere l'imprenditrice introducendo le
qualità innovative necessarie al nuovo sistema mondo:
più comprensione, miglior senso sociale, collaborazione
piuttosto che la stolta competizione di potere. Perchè il
femminile sente la persona, usa il linguaggio come
strumento emozionale e sa ascoltare con attenzione. Il
mio parere: la fine della conoscenza prestazionale che
ci hanno insegnato dalla scuola e che ritroviamo nelle
attività, che blocca al raggiungimento di un risultato e
non stimola a sapere oltre, a chiedere ancora perchè.
Ecco la creazione di schemi ordinati e prefissati di
valutazione, mentre quotidianamente l'informazione ci
aggiorna sulla fisica e sul nostro mondo non statico,
bensì probabilmente imprevedibile. I valori femminili
(come dicevo prima) porteranno in azienda nuovi
comportamenti, quali la gentilezza e l'attenzione
all'anima: una umanità riscoperta. I prodotti e servizi
dovranno rispondere ad un mercato incerto e umorale,
che chiederà più sicurezza e attenzione. Il trauma da
cui usciremo ci lascerà corpi e menti attaccabili dalla
paura, per questo il compito che io vedo in chi guida
sarà prima conquistare una propria calma interiore,
attraverso percorsi formativi di sé, per essere in grado
di pensare ad una strategia aziendale visionaria, con
una mentalità irrazionale che metterà a fuoco elementi
per prevedere (anticipare) l'imprevedibilità degli eventi.
Nei momenti di incertezze, la società improntata sulla
forza e sulla razionalità perde terreno, la violenza verso
i più deboli, diventa lo strumento espressivo per
scaricare la rabbia del fallimento maschile. Dovremmo
pensare su come fare per aumentare la
consapevolezza "con – sapere" del valore femminile
all'interno della famiglia, alle stesse donne e ai propri
compagni, con il dialogo, la comunicazione e l'ascolto,
perchè si crei unione nella diversità, invece che
divisione di genere. L'aggressività è l'effetto del nostro
malessere relazionale, la nostra vita è comandata e
sbilanciata nella direzione maschile: sistemi educativi,
manageriali, imprenditoriali, ecc.. Senza quelle
componenti di sensibilità della parte
irrazionale/femminile, perdiamo l'armonia e cadiamo
nella mancanza di significato. In un mondo
iperconnesso e iperinnovativo, ci troviamo ancora a
convivere con una schiavitù derivata dall'ignoranza:
diventare consapevoli dei valori e delle capacità
femminili, vuol dire creare il ben-essere reale, cioè la
combinazione di economia con l'etica...
Ogni giorno il mio lavoro e la mia vita mettono in discussione le mie credenze:
quelle sicurezze a cui ti aggrappi soprattutto nei momenti difficili. Poi cambi il
punto di vista da cui osservi la prospettiva del mondo e scopri che il
cambiamento non è una imposizione esterna in cui sei costretta a navigare
senza conoscere la direzione, ma puoi partecipare con una virata al timone,
allontanando il pensiero anestetizzato che fa perdere la sensibilità alla vita.
Patrizia Esposito co-fondatrice di Gruppo Ventidue srl specializzati nell'area
della comunicazione e della formazione aziendale.
SIMONA
ANDRIOLI
VICEPRESIDENTE ESECUTIVO UNIQUE & UNIQUE LUXURY EVENT
Vivo la Vita Realizzando
i Sogni degli Altrui
Negli anni ho lavorato con nomi noti, nel mondo della musica, del teatro, della scenografa, del lusso, degli eventi, in
ogni parte del mondo, costruendo il mio background professionale ogni giorno, con garbo e con grinta. Ho lavorato
24 ore al giorno, soprattutto in vista di un progetto, “... mai fermarsi, il cliente, deve essere sorpreso, abbiamo una
responsabilità... i suoi sogni per noi sono realtà” ho sempre detto al mio staff e continuo a dirlo. E cosi è stato.
Raccontarmi non è un compito facile soprattutto per
chi come me è una donna poliedrica, non saprei da
dove iniziare. Proverò lo stesso a farlo attraverso
l'emozione e il sentimento priopri di chi, come me,
vive la vita realizzando i sogni altrui con le proprie
emozioni. Dopo un percorso di studi ed un talento
innato per il disegno e la creatività (gia all'eta di 3 anni
avevoinmanolamatitaeicolori invece delle
bambole), inizio a svolgere l'attività per i grandi brand
del divertimento nel mondo degli eventi e dopo
qualche anno di gavetta, do vita al mio progetto
professionale, al mio sogno, creo la mia attività:
nasce Unique & Unique – Luxury Events.
Contemporaneamente continuo a girare il mondo, tra
un evento ed un'altro alla ricerca di quel quid,
dell'unicità, sicura che questa avrebbe fatto della
usualità la differenza da applicare a tutti i miei
progetti, al mio lavoro per i miei clienti. Oltre a
realizzare tantissimi eventi non ho mai tralasciato la
mia passione per il disegno e dopo un percorso di
studi in arte/design e scenografa fondo Sirius Design
& Scenografc Solutions, una realtà giovane,
dinamica, attenta ai particolare, all'unicità, insomma il
mio fore all'occhiello. All'interno di Sirius Design
nasce il mio laboratorio di scenografa Sirius Lab dove
letterarmente ancora oggi mi “sporco le mani”, sono
all'opera, disegno, creo, sempre alla ricerca
dell'unicità, della differenza, di quel famoso quid.
L'apice lo raggiungo nel 2015 quando nasce Sirius
Gallery la mia galleria d'arte privata, tavole
ricomposte di quotidianità. La forza e l'identità di esse
si fondano sull'unicità di una collezione di immagini
create ad hoc che rappresentano le più attuali
tendenze ricercate dai nostri clienti in occasione di
eventi esclusivi. Un'altra mia passione innata è la
musica. Quelle semplici note che unite insieme
animano e danno vita a tutto ciò che è in noi, che ci
trasportano in un'altra dimensione, che ci fanno
sognare, che rendono diversa anche solo per un
attimo, la nostra realtà. . La musica ha fatto sempre
da padrona nella mia vita privata e professionale, il
genere latino, reggaeton, i miei preferiti. Miami, Cuba,
Bahamas, solo alcuni dei posti che ho visitato alla
ricerca del ritmo, delle note, di quelle note che fanno
del genere latino-americano un suono senza
paragoni. E così che nasce Macanudo Dj Set & Music
Events. Il mio staff è formato da esperti tecnici del
suono, nomi importanti che hanno lavorato a fianco di
www.dimagazine.it
professionisti internazionali nel mondo della musica.
Tramite la musica faccio letterarmente divertire il mio
pubblico. Si ! il ballo espressione del corpo e dell'anima
per ognuno di noi. Con gli anni il lavoro aumenta in tutti i
settori, eventi, scenografa, musica ed intrattenimento.
Aumentano con esso i contatti e le partnership in tutto il
mondo: Montecarlo, Dubai, Malaga, Formentera, Nyc,
Los Angeles, Miami, Ginevra, solo alcuni dei posti dove
ho svolto con eccellenza e professionalità il mio lavoro.
Nasce il mio team. Ad oggi sono stati realizzati oltre
8000 eventi in giro per il mondo, ho incontrato nomi
famosi, ho ricevuto altrettanti gratitudini e
riconoscimenti. Ritengo di essere una donna fortunata, il
mio modus vivendi è l'amore per il mio lavoro.
Efficienza, affidabilità, serietà, ossessione per la qualità,
estrema attenzione per i dettagli, precisione,
determinazione, capacità strategiche, abilità di reagire
rapidamente ai cambiamenti, solo alcune delle
caratteristiche della mia personalità, caratteristiche che
ritengo debba avere chiunque ci accinga ad
intraprendere con serietà la carriera nel mondo degli
eventi e dell'intrattenimento, il tutto edulcorato con
quell'approccio tipicamente femminile di flessibilità,
resilienza, scrupolosa attenzione ai dettagli, forte
empatia con il proprio team. “... Amo il mio lavoro e lo
considero un vero divertimento”. Oggi dopo 25 anni di
attività ricopro il ruolo di Vice Presidente Esecutivo di
Unique & Unique – Luxury Events, una realtà nota in
tutto il mondo. A tutti i miei giovani collaboratori dico: “...
accettate le sfide, siate creativi, non fatevi condizionare,
la tenacia il vostro verbo, non mollate mai. E' importante
sempre fermarsi a fare il punto della situazione per
comprendere, con giudizio, ciò che non ha funzionato,
ad esaminare gli insuccessi e le cadute. Consapevoli
che nella vita non si fallisce mai, ma si sperimentano
solo modi diversi dal successo voluto, finchè questo non
arriva. Metteteci passione nelle cose che fate e vedrete
che la professione diventerà un piacere nonpiù un
impegno. Non è semplice servire la gente. Occorre,
grazia, dignità ed intelligenza, quello che facciamo non
è ciò che definisce chi siamo, ciò che ci definisce è
come ci risolleviamo dopo una caduta. Quindi avanti
tutta sempre con il sorriso nel cuore e nell'anima
consapevoli che le sole sfaccettature nella vita possono
renderla diversa da quella che è”. LE PERSONE SI
FIDANO DELLE PERSONE quindi Amo lasciare un
segno nella mente e nel cuore dei miei clienti, del mio
team, di chiunque si accosti a me. Il ricordo del lusso
inteso come bello, dell'amore per tutto ciò che ci
circonda come distinzione dell'anima che ognuno ha
insito nel proprio cuore. In Unique come in tutte le altre
mie realtà ho la responsabilità di una squadra di
professionisti, architetti, scenografi, scultori, pittori,
tecnici audio, video e luci, tecnici di scena, registi,
uomini e donne, giovani e altri di grande esperienza
perchè credo nell'equilibrio tra le diversità chiave
vincente per il successo professionale. La ricerca della
qualità in quello che faccio è la mia priorità nella vita di
tutti i giorni, nel mio lavoro. La musica, la scultura, la
pittura, l'arte in generale, la creatività, sono elementi
fondamentali del nostro inconscio, ci toccano l'anima, ci
fanno commuovere, sono atti di assoluta libertà ed
espressione del proprio cuore, insiti in ognuno di noi, il
mio compito è sviscerarli. Nella vita sono sempre
rimasta concentrata sugli obiettivi e sullo scopo ultimo
per cui ho lavorato, ho cercato di non fare mai
confusione tra lavoro e vita privata e per noi donne non
è una cosa semplice. Credo nei valori, nel
cambiamento, nell'originalità delle scelte anche quelle
più ardue e controcorrente, nella capacità di rompere gli
schemi, le consuetudini, nelle soluzioni innovative,
diverse, anche se il più delle volte ho incontrato ostacoli.
Credo nelle competenze innate, nei talenti nascosti,
perchè penso che al di là dei titoli accademici è anche il
modo in cui riusciamo a modellare le nostre abilità ai
vari contesti ciò che ci distingue. Sono esigente con me
stessa e con gli altri, mi coinvolgo a fondo in tutto quello
che faccio, INSOMMA SONO IO, SONO ME STESSA !
Continuerò alla volta di nuovi progetti, nuove produzioni,
nuovi eventi, ovunque nel mondo ci sarà bisogno io e il
mio staff ci saremo, convinta che non bisogna mai
fermarsi e che nella vita non si arriva mai. Un grazie
particolare ho sempre rivolto e continuerò a farlo a tutti i
miei partners e collaboratori che sono inarrestabilmente
al mio fianco pronti a realizzare i progetti anche i più
impensabili. Un grazie ho sempre rivolto e continuerò a
farlo a tutti i miei clienti che hanno creduto in me
riponendo i loro sogni nella mia capacità di renderli reali.
Semplicemente un Grazie continuerò a dire a tutti quelli
che ogni giorno mi hanno detto e mi diranno Grazie.
Concludo con una frase pregnante, emozionante allo
stesso tempo, di un grande poeta, drammaturco (W.
Shakespeare) che evidenzia la superiorità delle parole,
il loro eco superlativo senza precedenti dedicato a tutte
le donne e a queste mi rivolgo dicendo che non siamo
da meno a nessuno, la nostra essenza è l'incarnazione
della vita e dell'amore per noi, per gli altri, per tutti, in
ogni campo e sempre così sarà, quindi mai piangersi
addosso, basta con le vecchie dicerie di inferiorità, oggi
e sempre saremo noi, sicure di tutto, sicure di noi
stesse, senza paura di affrontare la vita anche quando
questa fosse costituita esclusivamente da uomini.
Simona Andrioli
Unique & Unique - Luxury Events :
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Unità Locali: Boulevard d'Italie, Montecarlo Sun, 98000
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“Per tutte le violenze
consumate su di Lei, per tutte
le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete
sfruttato, per la sua
intelligenza che avete
calpestato, per l'ignoranza in
cui l'avete lasciata, per la
libertà che le avete negato, per
la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo in piedi,
Signori, davanti ad una
Donna”
(W. Shakespeare).
www.dimagazine.it
Mi Presento
Mi definisco una persona indipendente e autentica ed una professionista con doti relazionali e
propensione commerciale. Credo fermamente che l'arricchimento personale e professionale
passi attraverso il dialogo interculturale, fondamentale per lo sviluppo delle relazioni tra persone,
paesi e culture. Nel tempo sono riuscita a concretizzare questo mio pensiero, prima con lo
studio delle lingue e delle letterature straniere e poi con il lavoro che mi porta a viaggiare in tutto
il mondo. Ogni viaggio e ogni incontro sono lo scambio tra ciò che portiamo e quello che
accogliamo. I miei motti sono 'Life Is One' e 'Not at all costs'. Sono solita far emergere quelle che
sono le mie spinte emozionali eimieivalori nella realtà di tutti i giorni. Il risultato è
consapevolezza e gioia di vivere quello che voglio vivere.
GRAZIA
POLIDORI
INTERNATIONAL KEY ACCOUNT MANAGER - SOFIDEL SpA
Oltre ad inseguire le mie passioni (l'arte, lo sport, la
politica e l'economia), ho accolto volentieri le nuove
sfide (nuovi ruoli professionali e nuovi progetti di
business e start up all'estero) con estrema flessibilità
e dinamicità, che sono tipiche anche di Sofidel,
l'azienda nella quale lavoro. Ricordo ancora con
tenerezza e con una certa soddisfazione quando
partii per quello che sarebbe stato il mio primo
business trip all'età di 25 anni, con in mano una
valigetta piena di campioni e un tailleur
elegantissimo, e l'importante mission di conquistare
una fetta di mercato nelle principali economie
europee. La Direzione aveva riposto grande fiducia
in una giovane alle prime armi tanto da mandarmi a
stipulare contratti con clienti e agenti in tutta Europa!
Nel tempo quella fiducia è stata ricambiata dai
risultati e non sono mancate per me le occasioni di
crescita. Per tornare ai giorni nostri, la mia mission
attuale è creare legami forti per costruire risultati
solidi con i grandi clienti dell''Away from Home', in un
periodo storico senza precedenti in cui gli
spostamenti e le occasioni per socializzare sono
forzatamente limitati e le persone sono piene di
timori ed incertezze per vivere il presente e pensare
al futuro. Sarà una bella sfida! Come avrete capito,
la mia area di lavoro è sales & marketing e le mie
specializzazioni sono le vendite internazionali, le
startup di business all'estero e la formazione dei
dipendenti. Il giusto bilanciamento tra conoscenza
linguistica e tecnica del settore oltre alla capacità di
comunicazione, relazione e negoziazione, mi
permette di fare al meglio il mio lavoro. Ogni Paese
ha le proprie modalità di fare business, perciò
diventa importante essere dotati di apertura
mentale, chiarezza e sensibilità. Vi potrei dire che
lavoro da 18 anni nel settore della carta tissue a
Lucca, che è uno dei poli cartari più importanti
d'Europa e del mondo. Promuovo l'azienda, i
prodotti, i servizi e le soluzioni. Il mio approccio
collaborativo e di consulenza è finalizzato a
garantire la piena soddisfazione degli stakeholder e
il raggiungimento degli obiettivi, ma di questo e altro
potete leggere nel mio profilo Linkedin, perciò
continuerò a parlarvi di me e del mio lavoro da un
altro punto di vista, avendone l'opportunità grazie a
Valeriana Mariani e a Donna Impresa Magazine.
Il mio lavoro mi ha permesso di visitare e talvolta di
vivere in una ventina di Paesi in Europa ed in
America. Ho potuto stringere relazioni internazionali,
e l'internazionalizzazione richiede competenza e
dedizione. Sicuramente faccio un lavoro molto
impegnativo però ho il privilegio di divertirmi. E poi,
anche quando sono all'estero per lavoro, nel tempo
libero mi capitano delle serate in cui canto e ballo
(con un padre cantante noto e amato, si scatena la
figlia d'arte che è in me) e il 'pubblico' impazzisce
per un'italiana che canta 'Felicità' e balla il liscio.
Impara, sperimenta, fai esperienza attraverso
l'azione, commetti errori e allora potrai trasmettere
quell'entusiasmo tanto ricercato! Definirei il mio
approccio umanistico e focalizzato sulla capacità di
ascolto e di comprensione del cambiamento per una
diversa economia del benessere. Dalla felicità, il
successo. Quanto è rivoluzionario ai tempi d'oggi
buttare un occhio sugli altri! Mettere al centro le
persone significa prendersi cura delle relazioni, delle
culture che le attraversano, dei sentimenti che le
organizzano, dei valori che le animano, degli scopi
per cui sono nate. Persone, relazioni, comunità,
contesti, finalità. Bisogna tirar fuori quello che c'è di
positivo e forte, come di problematico e fragile,
giocando di squadra. Lavorare insieme per
trasformare i problemi in obiettivi e visione di
sviluppo con la giusta cultura d'impresa,
l'organizzazione e l'espressione Individuale.
Da qui, l'attenzione in particolare alle donne e ai
valori che portano con sé. In questo senso, seguo
con interesse e apprezzo il lavoro di Silvia Zanella,
professionista e autrice che si occupa
dell'evoluzione del mondo lavorativo. E credo
anch'io, come sostiene nel suo “Il futuro del lavoro è
femmina”, che le capacità emotive e relazionali
femminili possano costituire una risorsa preziosa, un
valore aggiunto in un mondo in cui le cosiddette soft
skills sono sempre più importanti. Personalmente,
sono una donna tosta e in movimento, aperta alle
sfide e al cambiamento. Nella mia comunità come
nella società ed in azienda, partecipo con uno spirito
critico forte e sostengo i cambiamenti che sono
necessari. Il mio CEO, Luigi Lazzareschi, CEO di
Sofidel che è un'azienda multinazionale italiana
leader nel mondo, afferma che le donne sono
sempre più forti degli uomini e nutre stima, fiducia e
simpatia per noi donne. Lazzareschi ha la grande
capacità di leggere il presente per cambiare il futuro.
Ha saputo guidare l'azienda in un percorso di
crescita e sviluppo molto moderno, attento al futuro
del pianeta e alla creazione di una cultura che
valorizza i talenti unici di ogni persona. Perché non
si può dare niente per scontato quando si tratta la
tematica femminile. Non ci dimentichiamo che il
ridimensionamento delle capacità e competenze
femminili riguarda qualsiasi ambito, non solo la
violenza fisica: quando siamo interrotte mentre
parliamo, quando non siamo invitate a discutere di
economia o tecniche di costruzioni, quando siamo
assenti in alcuni posti di potere o siamo pagate
meno, eccetera eccetera. Duro lavoro, passione e
perseveranza di fronte alla sfida per la leadership e
gli uguali diritti per le donne… Il mondo ha bisogno
di chiudere il divario di genere per sostenere
l'empowerment economico, politico e sociale delle
donne e incoraggiare le ragazze. “[…] Femminili
saranno infatti le competenze e l'approccio
indispensabili per cavalcare il cambiamento senza
subirlo e rispondendo alle trasformazioni in atto in
termini di competenze, relazioni, tempo e identità.
Un cambiamento che riguarda tutte e tutti”. Per
affrontare un cambiamento che stravolge un passato
consolidato, puntare sull'umano e sulle sue
competenze è la strategia che traghetterà le aziende
e i nuovi leader alla vittoria.
Auguro buona vita a tutte le lettrici ed i lettori di
questa rivista d'avanguardia, che approfondisce i temi
del lavoro intercettando il cambiamento e anticipando
le tendenze per rafforzare l'identità della donna.
English version
to
Grazia Polidori
Interview
Let me introduce myself. My name is Grazia.
I am an independent and authentic woman, with
professional relationships and communication skills.
I strongly believe that personal and professional
enrichment passes through intercultural dialogue,
which is fundamental to develop relations between
people, countries and cultures. Over time I have
realized this thought, first with the study of foreign
languages and literatures and then with jobs that
make me travel the world. Each trip and every
encounter are an exchange between what we bring
and what we welcome. My mottos are 'Life Is One'
and 'Not at any cost'. I bring out emotions and my
values in everyday life. The result is greater awareness
and an utter joy of living the life I want. In
addition to pursuing my own passions and interests
(art, sport, politics and economics), I have always
gladly accepted new challenges (new professional
roles and new business projects and start-ups
abroad) with extreme flexibility and dynamism, which
are also typical of the company in which I work. I still
remember with tenderness and satisfaction when I
left for my first business trip at the age of 25, holding
a briefcase filled of samples, dressed in an elegant
suit with the important mission of winning a slice of
the market in the main European economies. The
management had placed great trust in a young
woman to allow her to oversee contracts with clients
and agents throughout Europe! That trust placed in
me was reciprocated and has been strengthening
over time with more opportunities for growth and
jobs. Returning to the present day, my current
mission is to create strong bonds to build solid
results with the big customers of the 'Away from
Home', in an unprecedented historical period in
which travel and opportunities for socializing are
forcibly limited and people have fear of the present
and feel uncertainty about the future. It will be a
great challenge! As you may have guessed, I work in
Sales & Marketing contributing to the progress and
development of international projects and sales. I am
skilled and experienced in business start-ups and
international growth providing employees with
training and coaching. The right balance between
linguistic and technical knowledge of the sector as
well as the ability to communicate, relate and negotiate
allows me to do my job. Each country has its
own way of doing business, so it becomes important
to be endowed with open-mindedness, clarity and
sensitivity. Well, I could tell you that I have been
working for 18 years in the tissue and paper industry
in Lucca, which is one of the most important paper
districts in Europe and in the world. I promote the
company, products, services and solutions on
international markets. My collaborative and consulting
approach is aimed at ensuring the full satisfaction
of stakeholders and the achievement of objectives,
but you can read about this and more in my
LinkedIn profile, so let me tell you about me and my
job from another angle having this opportunity
thanks to Valeriana Mariani and Donna Impresa
Magazine. My jobs have allowed me to visit and live
for a while in twenty countries in Europe and
America. I have met a lot of people building many
relationships, and internationalization requires
competence and commitment. I have a demanding
job but also the privilege of having fun. Even when
I'm abroad for work, in my free time there are evenings
in which I sing and dance (with my father
who's a well known and loved singer, the daughter of
art who's in me is unleashed) and the audience goes
crazy over an Italian who sings 'Felicità' and dances.
Learn, experiment, experience through actions,
make mistakes so you can convey that much
sought-after enthusiasm! I would define my
approach as humanistic and focused on the ability to
listen and understand the change for a different
welfare economy. From happiness, success. How
revolutionary it is nowadays to look around us!
Putting people at the centre means taking care of
relationships, of the cultures that cross them, of the
feelings that organize them, of the values that
animate them, of the aims for which they were born.
People, relationships, communities, contexts, purposes.
We have to bring out what is positive and
strong, as well as problematic and fragile, playing as
a team. Working together to turn problems into
objectives and vision of development with the right
business culture, organization and individual expression.
Hence the particular attention to women and
the values they bring. In this sense, I appreciate the
work done by Silvia Zanella, a professional author
who deals with the evolutions of the working world.
As she argues in her book "The Future of Work is
Female", I believe too that female emotional and
relational skills can be a precious resource and an
added value in a world where so-called soft skills are
increasingly important. Personally, I am a determined
and active woman, open to challenges and
change. In my community as well as in the society
and in the company, I participate with a strong critical
spirit and support the needed changes. Luigi
Lazzareschi, my CEO, and CEO of Sofidel which is
an Italian multinational company and world leader,
says that women are always stronger than men and
he has esteem and trust for us. Mr. Lazzareschi has
the great ability to read the present to change the
future. He was able to guide the company on the
path of modern growth and development with particular
attention to the future of the planet and to the
talents of each person. Right, because nothing can
be taken for granted when it comes to the female
issue. Let us not forget that the downsizing of
women's skills and competences concerns any area,
not just physical violence and threat: when we are
interrupted while we speak, when we are not invited
to discuss economic issues or construction techniques,
when we are absent in the places of power
or we are still being paid less and so on. Hard work,
passion and perseverance to be facing the challenge
for leadership and equal rights for women ... The
world needs to close the gender gap contributing to
the economic, political and social empowerment of
women and encouraging girls. "[...] Feminine will in
fact be the skills and approach essential to ride
change without being overtaken by it, thus responding
to the transformation speed of skills, relationships,
time and identity. A change that affects everyone
everywhere". To face a change that distorts a
consolidated past, focusing on people and their skills
is the strategy that will lead companies and new
leaders to win. A warm hug and a wish for good life
to all the readers of this avant-garde magazine
which explores the themes of work by intercepting
changes and anticipating trends to strengthen the
identity of women.
www.dimagazine.it
As you may have guessed, I work in Sales &
Marketing contributing to the progress and
development of international projects and
sales. I am skilled and experienced in business
start-ups and international growth providing employees
with training and coaching.
www.dimagazine.it
Il manager del futuro?
Deve essere etico.
Senza dubbio, quello della sostenibilità è un argomento che non
termina mai di fornire spunti di riflessione importanti e ramificati in
ambito commerciale, industriale e non solo...
Si tratta in sintesi di avere un atteggiamento più filantropico e meno
capitalistico di fare impresa contribuendo alla creazione di un mondo più
sano. Si sa per definizione che lo scopo dell'impresa è perseguire il
profitto ma oggi, nel contesto delineato, le organizzazioni per conseguire
un vantaggio competitivo devono cercare di combinare gli obblighi
economici con le responsabilità sociali.
Caratteristica del lusso è ricadere nella sfera del piacere e
dell'edonismo, contraddistinta a sua volta dalla forte dimensione
emozionale e di coinvolgimento dell'atto di acquisto e di possesso...
In realtà, malgrado le apparenze, il settore del lusso nasconde un'insita
condivisione di valori con la sostenibilità in termini di elevata qualità dei
prodotti, artigianalità nonché conservazione di tradizioni realizzate a
mano, e durability poiché i beni di lusso nascono per essere tramandati.
Sotto questa prospettiva il lusso assolve una funzione pionieristica nel
guidare quel cambiamento radicale che proietti le imprese di tutti i settori
verso un modello di business sostenibile. Per poter sviluppare una cultura
del consumo ecologico è importante non solo agire su tutte le fasi della
supply chain ma anche realizzare prodotti che soddisfino
contemporaneamente le esigenze dei consumatori e i bisogni ambientali.
In questo senso l'eco-moda si prospetta quale possibile soluzione che
consente di creare prodotti che rispettino l'ambiente e allo stesso tempo
siano belli, funzionali e di alta gamma.
INFO:
tel: +39 338.6064028
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web: www.mendingforgood.org
atupertucon
ALESSANDRA
FAVALLI
MARKETING STRATEGICO - GREEN MARKETING
Mending
Ogni volta che apriamo l'armadio alla ricerca dell'outfit perfetto non abbiamo niente da metterci.
Questo non è per la giusta occasione, quello è passato di moda… la soluzione? Fare shopping,
naturalmente.
Compriamo spesso vestiti che indossiamo solo un paio di volte e poi restano lì, a riempire un armadio che
contiene molte più cose di quante ce ne servano realmente. Lo spreco (di soldi e materiali) nell'industria del
fashion è un problema serio che va affrontato con strategie innovative. In nome dell'economia circolare,
anche i rifiuti organici invece trovano nuova vita: il tema, dunque, condiziona davvero chi sceglie cosa
arriva sugli scaffali del negozio. E, stando ai dati, avrà un'influenza sempre più marcata. Il divario da
for
recuperare è ancora enorme, grave l'urgenza di farlo. Una necessità che è linfa per una nuova creatività:
quelle di aziende già ben avviate, oppure di start-up, che nel recupero di materiali di scarto vedono
l'occasione per salvare il Pianeta e offrire insieme prodotti originali e innovativi. Il concetto di sostenibilità
oggi è sempre più legato all'attuazione di cambiamenti radicali sul piano dei materiali impiegati, delle
tecniche di produzione, ma anche delle condizioni dei lavoratori nelle aziende del settore moda. Certo, non
è semplice modificare radicalmente dei processi basati da sempre sull'industria pesante e passare a una
produzione ecologica ed etica caratterizzata da basso consumo delle risorse, inquinamento ridotto, riciclo
dei materiali, condizioni lavorative e retribuzioni più eque, tracciabilità, trasparenza e tutte le altre sfide che
rientrano nella definizione di sostenibilità. Tuttavia, già molti brand si stanno mettendo in moto per favorire
l'uso di materiali e processi produttivi nel rispetto dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori, aspetti ormai
Good
considerati un importante valore aggiunto e un fattore competitivo da non sottovalutare. Quindi urge un
cambiamento dei comportamenti umani affinché l'ecosistema possa continuare il suo regolare
funzionamento. La moda, quindi, si sta lentamente ma inevitabilmente scardinando dai pregiudizi che
troppo spesso la etichettano come un qualcosa di intangibile, frivolo e inutile, dimostrandosi al contrario un
valido strumento in grado di aumentare la consapevolezza del consumatore, guidandolo in modo originale
e coinvolgente verso delle scelte più sostenibili nei confronti dell'ambiente.
A. F.
Honest Fashion
Mending for Good
La societa' di consulenza che sostiene la moda responsabile e circolare arriva in italia, con una open call e un
team allargato. Nella settimana mondiale dedicata all’azione per una moda più etica e sostenibile, Mending For
Good ha lanciato la open call rivolta a cooperative sociali ed artigiani del made in Italy e presentato un nuovo
elemento del team: Alessandra Favalli, che porta al progetto le sue competenze di Purpose Manager
Firenze-Londra, 9 dicembre 2020
A poco più di un anno dalla sua presentazione in UK, Mending for Good - la società di consulenza nata per
offrire ai brand del lusso soluzioni creative e etiche al problema della sovrapproduzione e dello scarto - torna e
rilancia, con una call e un team allargato. E ha scelto di farlo durante la settimana mondiale della Make
Something Week, ( 23-29 novembre) durante la quale si è sollecitata una riflessione critica sulle logiche di
consumo nel Fashion, ponendo l’attenzione sulle tematiche del riuso, della creatività e sull’economia circolare.
Per ripensare al concetto di moda, al suo impatto sulle persone e sul clima, valori chiave per Mending for Good.
Per amplificare il messaggio e l’azione di Mending For Good, a Barbara Guarducci ( direttore artistico e cofounder)
e Saskia Terzani ( project manager e co-founder ) si è unita Alessandra Favalli,
(professionista del
marketing strategico e pioniera dell’applicazione del green marketing).
L’Open Call
In un anno particolarmente complesso per il mondo del Fashion,
Mending for Good ha avuto la riprova della
validità del proprio pensiero; per poter rispondere ad esigenze crescenti ha deciso di ampliare il proprio network,
attraverso una call rivolta a coloro che operano nel settore tessile/abbigliamento e che vogliano applicarsi in
progetti di produzione circolare in cui si trasformano e valorizzano gli scarti e le rimanenze di produzione
attraverso processi manuali elaborati e originali. Obiettivo della Open Call è la creazione di un network virtuoso
che valorizzi, attraverso collaborazioni concrete, il nostro patrimonio inestimabile del saper fare, producendo in
modo più onesto, rispettando le persone dietro i prodotti e il pianeta. In questo modo Mending for Good vuole
creare una rete che non sia basata unicamente sulle capacità artigianali, ma anche sulla condivisione valoriale il
cui fine ultimo è la creazione di una moda onesta collaborando con affermati brand e giovani designer
internazionali.
I servizi
Obiettivo di Mending for Good è offrire soluzioni al segmento del luxury per ridefinire e riqualificare il problema
dell’eccesso e dello scarto di produzione, collaborando con brand affermati, giovani designer emergenti, ma
anche aziende della filiera tessile. Mending for Good è un’agenzia di consulenza che offre soluzioni creative e
etiche all’eccesso di produzione e agli scarti tessili di brand del lusso. La rielaborazione delle rimanenze è
realizzata da un network di cooperative sociali in Italia e UK che si occupano di artigianato tessile e di alta
qualità. Mending for Good offre soluzioni di design circolare, promuovendo la giustizia sociale attraverso progetti
di alta artigianalità e creatività. Un approccio triple bottom line il cui obiettivo finale è la ridefinizione di una
filieradimodaonesta.
Chiara Vedovetto
Creare circoli
virtuosi per cose
e persone
Perché Barbara avete sentito la necessità di fondare Mending for Good?
Mending for good nasce da una riflessione profonda sulla situazione attuale
del nostro settore, nasce dal desiderio di creare circoli virtuosi per cose e
persone e celebrare il saper fare e la giustizia sociale dando risposte creative
all'eccesso di produzione che il tessile abbigliamento produce e non gestisce.
Ci sono degli eventi che potete raccontare del vostro passato che vi
hanno portato a compiere questa scelta?
Le tante esperienze in cooperazione internazionale in africa e sud est
asiatico, tornare ogni volta in italia e rendermi conto della crescente e visibile
fragilità sociale del mio paese di origine e il conseguente desiderio di
affrontare qui in italia il discorso della diseguaglianza attraverso l'artigianato
tessile che per tanto tempo avevo seguito in paesi lontani, ho iniziato ad
indagare qui il saper fare di alta qualità e il passaggio di competenze fra
artigiani verso chi quel saper fare lo fa diventare motivo di riscatto.
Ogni volta, dopo ogni progetto e ogni collaborazione con brand e designers si
riconferma il valore profondo di questa improbabile interazione che dialoga
attraverso la creatività, il bello e la qualità. Ho sempre creduto che la creatività
fosse un mezzo per rendere il mondo migliore.
Perché scelgono Mending for Good le realtà con cui operate?
Perchè responsabilità sociale e produzione devono andare di pari passo,
perchè parlare di sostenibilità si riferisce al nostro pianeta ma anche alle
persone dietro le cose. Noi proponiamo un network di eccellenza artigiana e
valori sociali che dialogano col mercato attraverso progetti speciali e etici in
cui gli scarti e la produzione in eccesso vengono ripensati e trasformati
acquisendo un triplo valore in cui il riscatto sociale si affianca al bello e alla
cura del nostro pianeta.
Come/dove sarà Mending for Good fra 10 anni?
Quello che proponiamo oggi sarà la normalità di un fare con coscienza, quelli
che oggi sono i giovani designers che ci cercano per produrre meglio e in
modo etico saranno il mainstream di una moda più onesta, un nuovo mondo
è arrivato e niente può fermarlo!
www.dimagazine.it
BARBARA
GUARDUCCI
DIRETTORE ARTISTICO E CO-FOUNDER
www.dimagazine.it
MENDING
FOR
GOOD
SASKIA
TERZANI
PROJECT MANAGER E CO-FOUNDER MENDING FOR GOOD
RIPENSARE LA MODA
SEGUENDO I PRINCIPI
DELL'ECONOMIA
CIRCOLARE
Vanessa Vidale
Elena Lucicesare
Luca Schiavo
Valentina Maran
www.dimagazine.it
AGENZIA LIQUIDA DI FREELANCE
MARKETING &
COMMUNICATION
Siamo un'agenzia di marketing e comunicazione con lo sguardo a Raggi X. Davanti alle necessità di
comunicazione e promozione dei nostri clienti, ci approcciamo in maniera strategica, come fossimo un
supereroe, fotografando la situazione dall'alto, senza limitarci allo stretto indispensabile ma andando oltre,
e con approccio creativo, salviamo il nostro cliente e il suo business dalla noia. Per i lettori di Donna
Impresa Magazine offriamo una fotografia gratuita dello stato della comunicazione generale e
onnicomprensiva, offrendo inoltre una proposta di implementazione della comunicazione su più fronti.
Se senti l'esigenza di passare la tua comunicazione ai Raggi X scrivici all'indirizzo mail info@noagency.it
. Noi intanto affiniamo la vista.
che cos'è
l'industria
4.0
L'Industria 4.0 non è altro che l'industrializzazione di internet con l'ascesa di
nuove tecnologie industriali digitali dei vari processi produttivi, fra loro
interconnessi, essa è una grande opportunità per tutti i settori produttivi
( agricoltura, industria, servizi) e per la crescita, la competitività e l'occupazione.
DEFINIZIONE
Con il termine “Industria 4.0” o “Fabbrica 4.0” ci si riferisce alla quarta rivoluzione industriale, la quale dopo la
macchina a vapore, l'elettricità e l'informatica porterà ad una nuova fase di industrializzazione con
l'introduzione delle tecnologie digitali nell'industria. Al contrario delle precedenti rivoluzioni industriali, non si ha
un unico miglioramento tecnologico, come il vapore o l'energia elettrica, ma un insieme di soluzioni
tecnologiche che si aggregano grazie ad internet con rilevanza sistemica in nuovi modi di organizzare i
processi di produzione. L'obiettivo perseguito è la realizzazione di un gran numero di “fabbriche intelligenti” con
una maggiore adattabilità alle esigenze e ai processi produttivi, cercando soluzioni di allocazione delle risorse
più efficienti. La manifattura, fulcro della produzione industriale, non avrà fasi scollegate o settoriali ma sarà a
flusso integrato, immateriale, dato dalle nuove tecnologie digitali. Arriviamo ad avere tutte le fasi gestite ed
influenzate dalle comunicazioni di informazioni, lungo tutta le catena produttiva, dalla progettazione, alla
realizzazione, all'utilizzo, al servizio post-vendita. Per indicare il concetto di Industria 4.0 vengono utilizzati vari
termini quali “fabbrica innovativa” , “fabbrica intelligente” , “smart industry” , “advanced manufacturing” , ciò che li
accomuna è l'identificazione di una trasformazione digitale dei metodi di fabbricazione e produzione nelle
fabbriche. I processi industriali infatti, abbracciano sempre di più le moderne tecnologie dell'informazione
( information technology, IT), facendo si che siano sempre meno netti i confini tra il mondo reale degli impianti
industriali e il mondo virtuale IoT ( Internet of Things), in quelli che sono conosciuti come i sistemi di produzione
cyber-fisici ( cyber-physical production systems, CPPS), mentre i modelli di business si trasformano
gradualmente in modelli industriali di servizio. www.dimagazine.it 66
Albert Einstein disse “Non penso mai al futuro, arriva così presto”, ovviamente aveva ragione perché l’Industria 4.0 non
è solo un vago progetto della nuova rivoluzione industriale, ma per alcuni, anche se per pochi, è già iniziata.
I cambiamenti dei metodi di ricerca dei fabbisogni, di
progettazione, dei processi produttivi, di reperibilità delle risorse
che via via stanno scarseggiando, dei sistemi di vendita e di
assistenza, nonché di comunicazione, rappresentano una
grandissima opportunità che non può essere ignorata o
sottovalutata. Tutte e tre le precedenti rivoluzioni industriali hanno
apportato grandissimi miglioramenti sociali ed economici, creando
e non togliendo posti di lavoro. Ai nostri giorni sarebbe
impensabile un mondo senza macchinari, elettricità, internet,
apportati dalle prime tre grandi rivoluzioni industriali che hanno
anche introdotto cambiamenti sociali e culturali alzando i livelli di
benessere.
A tal proposito, molte sono le domande che ci si
pone, per esempio l'impatto che tutto questo ha
sulla natura.
Industria 4.0:
LA FABBRICA DEL FUTURO
Si spera che
l'industria 4.0
sia in grado di
generare
cambiamenti
fondamentali
come lo son state
le tre precedenti
rivoluzioni
industriali.
Ora siamo agli albori della quarta
rivoluzione industriale.
Si tratta di una profonda rivoluzione digitale, in
quanto per la produzione ci sarà una costante
connessione tra uomo, macchina ed internet
attraverso l'utilizzo di Internet of Things (IoT) e
“sistemi cyber-fisici” ( cyber-physical system o CPS).
Viene creato un sistema di produzione
completamente automatizzato ed interconnesso,
passando da un modello di produzione centralizzato
a un modello decentralizzato, nel quale i materiali e
le macchine comunicano tra di loro in tempo reale,
senza la necessità di un piano di produzione fissa.
Le fabbriche saranno auto-diagnosticate, autoottimizzate
e auto-configurate, il risultato è la
creazione di supply chain che producono valore
intelligente che autonomamente e automaticamente
rispondono alle variazioni della domanda
Bledowsky (economista di Manufacturers Alliance
for Productivity and Innovation, MAPI) suggerì che
le origini dell'idea sono presenti nella strategia High
Tech del governo tedesco del 2006.
Successivamente, la politica industriale della
Germania nel 2012 introdusse alcune delle
caratteristiche di Industria 4.0, tanto che alla Fiera
di Hannover nel 2011, in Germania, venne utilizzato
per la prima volta il termine: “Industria 4.0” ( Maci,
2016). Il Ministro tedesco dell'Istruzione e della
Ricerca ha istituito un gruppo di lavoro (Working
Group), composto da rappresentanti dell'industria,
del mondo accademico e della scienza e nel 2013
ha pubblicato un rapporto finale dove vengono
delineate otto priorità per una strategia di Industria
4.0, riguardante sia la standardizzazione che
l'apprendimento continuo. Il Ministro dell'Economia
ha dichiarato, come obiettivo, di voler promuovere la
ricerca e l'innovazione in una fase precompetitiva e
di accelerare il processo di trasferimento delle
scoperte scientifiche nello sviluppo di tecnologie
commercializzabili. Queste priorità non devono solo
riguardare le grandi aziende, ma anche le capacità
degli imprenditori e le strategie delle PMI devono
essere principalmente consolidate, attraverso
l'ideazione di centri di competenza per Industria 4.0
( Commissione Europea, 2016 ). Il governo tedesco
ha quindi formalizzato il suo impegno per l'Industria
4.0 attraverso una piattaforma, capeggiata dai
Ministri di Economia e della Ricerca, riunendo i
Rappresentanti di Commercio, della Scienza e delle
Organizzazioni Sindacali. Sono state suddivise le
principali aree di interesse in cinque diversi gruppi di
lavoro: architettura di riferimento, standardizzazione,
ricerca e innovazione, sistemi network di sicurezza,
ambiente legale, lavoro e istruzione/addestramento.
Nel documento della Commissione Europea
( 2016) viene ulteriormente evidenziato il fatto che
l'introduzione dell'utilità di Industria 4.0 nell'industria
e nella società, come uno degli aspetti chiave da
analizzare ulteriormente nel futuro, si delinea con
una più approfondita roadmap temporale sino al
2030. Questa pianificazione, mostra che l'Industria
4.0 è una strategia a lungo termine e la
trasformazione che cerca di promuovere è ancora in
fase embrionale. Si tratta di una rivoluzione che oltre
alla manifattura, vuole andare ad influenzare anche
gli altri scambi del contesto economico:
“dall'approvvigionamento, all'impiego delle materie
prime e forniture energetiche, a monte, ai servizi
delle imprese (ad esempio la logistica, ingegneria,
informatica, consulenza, marketing e
comunicazione, servizi tecnici e professionali,
valutazioni di conformità), a valle, fino alle attività
rivolte ai consumatori (servizi post vendita per i beni
durevoli) o di supporto al turismo e alla cultura”.
Le principali
caratteristiche
Le caratteristiche principali di Industria 4.0 sono “lo
sviluppo dei processi di integrazione: verticale della
supply chain di sistemi produttivi smart, orizzontale
attraverso la generazione di network della catena
del valore, della progettazione interdisciplinare lungo
la catena del valore e delle tecnologie abilitanti”
Interconnessione verticale di sistemi di
produzione intelligenti.
In questa rete verticale vengono impiegati sistemi di
produzione cyber-physical ( CPPS) per far si che le
fabbriche possano adattarsi alle variazioni della
domanda. Pertanto, fabbriche intelligenti che si
abilitano ed organizzano per una produzione
specifica e personalizzata per ogni distinto cliente
(ad personam) servendosi di sensori e attuatori con
ingenti quantità di indirizzi in rete che posso riferirsi
anche a piccolissimi oggetti. I sistemi CPPS
organizzano tutti i processi produttivi: progettazione,
produzione e distribuzione. Le risorse eiprodotti
sono interconnessi e possono essere posizionati
ovunque e in qualsiasi momento. Grazie a queste
nuove tecnologie, le modifiche degli ordini, la
percezione dei cambiamenti di qualità o i guasti dei
macchinari possono essere esaminati più
rapidamente. Nelle fabbriche del futuro gli sprechi
vengono ridotti notevolmente, in quanto le risorse
come i prodotti, energia e le risorse umane, devono
essere organizzate in modo efficiente. È necessario
inoltre che i lavoratori apprendano nuove
competenze per utilizzare al meglio le nuove
tecnologie della produzione, immagazzinamento,
logistica e manutenzione ( Schlaepfer, Koch, 2014).
Integrazione
orizzontale
attraverso
una nuova
generazione di
network della
catena del valore
(value chain) a
livello globale.
Questi nuovi network di creazione del valore sono
interconnessioni ottimizzate in tempo reale che
rendono possibile una trasparenza integrata.
Offrono un alto livello di flessibilità per rispondere il
più rapidamente possibile ai problemi e facilitano
un'ottimizzazione globale. È possibile registrare la
storia di ogni prodotto e controllare costantemente la
sua tracciabilità “product memory” . Detti network
locali e globali, forniscono tutte le informazioni della
logistica in entrata durante la fase del magazzino,
produzione e marketing, fino alla logistica in uscita
delle vendite e dei servizi a valle. Ciò crea
trasparenza e flessibilità attraverso l'intera catena
del valore: dall'acquisto, produzione, fino alle
vendite oppure dal fornitore, attraverso la società, al
cliente finale. Viene personalizzata la produzione
per ogni cliente, non solo nella produzione, ma
anche nella fase di sviluppo, pianificazione,
composizione e distribuzione dei prodotti,
consentendo a fattori come la qualità, tempo, prezzo
e sostenibilità ambientale di gestire in modo
dinamico ed in tempo reale tutta la catena del valore
economico. Questa caratteristica di integrazione
orizzontatale, sia da parte del cliente finale che dal
partner commerciale, è in grado di generare nuovi
modelli di business e di cooperazione,
rappresentando una sfida per tutti i soggetti
coinvolti.
Progettazione
interdisciplinare
lungo la catena
del valore.
In questa tecnica non è necessaria una continuità
nella fase di progettazione, sviluppo e fabbricazione
di nuovi prodotti e servizi, ma di nuovi sistemi di
produzione coordinati con il ciclo di vita dei prodotti,
affinché si creino nuove sinergie tra lo sviluppo dei
prodotti e sistemi di produzione. Questa tecnica di
progettazione, è caratterizzata dal fatto che i dati e
le informazioni sono disponibili in tutti gli stadi del
ciclo di vita del prodotto, consentendo nuovi
processi più flessibili, partendo dai dati per
modellare dei prototipi.
Accelerazione con le tecnologie
abilitanti.
Industria 4.0 propone risultati altamente
personalizzati, flessibili, ma soprattutto
automatizzati, attraverso l'intelligenza artificiale
( Artificial Intelligence, AI), la robotica avanzata e la
disponibilità di sensori. Per mezzo dell'intelligenza
artificiale è possibile pianificare i percorsi
dei veicoli nelle fabbriche senza conducente, di
risparmiare tempo e costi nel Supply Chain
Management ( SCM), aumentare la flessibilità della
produzione e analizzare dati di grandi dimensioni.
Sarà possibile trovare nuove soluzioni progettuali e
aumentare la cooperazione tra uomo e macchina,
fino ad arrivare al punto che diventino un unico
insieme. Non sarà più un'utopia vedere nei reparti di
produzione robot o droni, che forniscono pezzi di
ricambio o riserve per il magazzino, poiché
diverranno parte integrante della quotidianità. Una
delle prime tecnologie abilitanti già utilizzata in vari
ambiti,èlastampa3D( additive manufacturing)
consentendo nuove soluzioni di produzione e di
supply chain, arrivando a una combinazione di
entrambi, generando così nuovi modelli di business.
Maècosì
rilevante
la digitalizzazione?
Si essa è molto importante perché presuppone
nuovi modi di rispondere efficacemente alle
molteplici necessità, con processi che risolvono i
problemi automaticamente. Tutto ciò è possibile
attraverso la combinazione di tecnologie e strategie
volte al miglioramento della produzione, alla crescita
del mercato e alla soddisfazione del cliente. Ma la
digitalizzazione toglierà occupazione? Le
precedenti rivoluzioni industriali hanno creato nuovi
posti di lavoro, pertanto Industria 4.0 essendo una
“fabbrica intelligente” vedrà crescere il fabbisogno di
lavoratori con conoscenze e competenze che
sapranno direttamente interagire con le macchine.
Un tempo con il “metodo fordista” , un dipendente
compiva azioni automatiche, quasi meccaniche,
come se la mente fosse avulsa dal corpo. L'azienda
di oggi, ha bisogno di operai pensanti, propositivi e
partecipativi, non del corpo dell'operaio, in quanto ci
sono le macchine a sostituirlo, quindi è importante la
formazione di queste nuove figure, ma è ancor più
importante che per tutti i nativi IoT ci sia
un'istruzione adeguata e collaborativa. Tutto questo
è un processo evolutivo, già iniziato, al quale non
possiamo più sottrarci. Dopo un'introduzione del
concetto di Industria 4.0, abbiamo analizzato
l'excursus storico delle rivoluzioni industriali che
l'hanno preceduta, descrivendo successivamente le
sue principali caratteristiche. In seguito abbiamo
affrontato le differenze che si riscontrano tra il
progetto americano di Industrial Internet e Industria
4.0 presente in Europa, soffermandoci
maggiormente sui programmi messi in pratica
dall'Unione Europea, abbiamo poi analizzato la
situazione italiana, le peculiarità del suo tessuto
industriale, le potenzialità, ma anche le minacce che
ha nell'affrontare la quarta rivoluzione industriale.
Gli effetti dell'industria
4.0
L’analisi dell’Industria 4.0 non può
trascurare gli effetti che un sistema
produttivo altamente digitalizzato può
comportare su alcune variabili. Nel corso
del capitolo verranno perciò analizzati
alcuni degli effetti ritenuti più
significativi:
Effetti sull’ambiente
La questione ambientale è un fattore che ha
cominciato a ricevere l’attenzione che merita
solamente negli ultimi anni, quando i benefici del
progresso tecnologico hanno messo in luce d’altra
parte le sofferenze dell’ambiente. Tra le altre, una
delle principali aspettative dall’Industria 4.0 è proprio
quella di rendere i processi produttivi più efficienti in
modo tale da ridurre l’impatto ambientale. Si entra
così nella logica della Responsabilità Sociale
d’Impresa ( RSI) che si basa sull’assunto che
un’impresa per poter riscuotere successo deve non
solo creare profitto, ma anche minimizzare i danni
causati all’ambiente e migliorare la vita delle
persone con le quali entra in contatto. La RSI
presenta a sua volta aspetti positivi in termini, ad
esempio, di fidelizzazione dei clienti e rafforzamento
dell’immagine aziendale. L’ Industria 4.0 è sensibile
alla questione ambientale per tre ragioni:
digitalizzazione, efficienza dei processi e
orientamento al consumatore finale. Con riferimento
alla questione della digitalizzazione dovuta
all’applicazione delle tecnologie abilitanti nelle
imprese, sono facili da individuare i benefici per
l’ambiente. Pensiamo all’ Internet of Things che
mette in comunicazione gli oggetti e consente
all’uomo un controllo degli stessi a distanza, tanto
che esso può controllare il ciclo produttivo anche da
casa. In ottica ambientale, ne derivano così vantaggi
in termini di riduzione degli spostamenti urbani che
si traducono in minori emissioni di agenti inquinanti.
Oppure pensiamo al caso della stampante 3D la
quale, essendo completamente computerizzata,
consente di produrre nel momento e nel luogo più
adatto evitando la realizzazione di prodotti che
potrebbero rimanere invenduti ed evitando gli
eventuali sprechi che ne conseguono. Infine
possiamo considerare il caso dei Big Data i quali,
consentendo la realizzazione e la conservazione dei
documenti tramite supporti informatici, permettono
di abbandonare progressivamente l’uso della carta
stampata e di ricorrere sempre più a documenti
elettronici. Molte aziende, ad esempio, usufruiscono
di software dedicati che permettono di
automatizzare e semplificare le procedure di
emissione delle fatture, con i conseguenti impatti
positivi in termini di tempo, denaro e ambiente, oltre
al fatto che consentono operazioni ausiliarie alle
precedenti, come il più rapido controllo dello stato
dei pagamenti. Il carattere sostenibile della fabbrica
digitale, però, è dovuto anche alla possibilità di
migliorare l’efficienza dei processi produttivi, in altre
parole di ridurre gli sprechi di risorse e dunque i
costi di produzione. Tale caratteristica infatti è uno
dei presupposti per rimanere competitivi nel
mercato. Infine, il terzo fattore che influisce
positivamente sull’ambiente è l’orientamento al
consumatore finale. Per spiegare questo concetto
dobbiamo partire dal presupposto che l’obiettivo
della smart factory è proprio quello di andare
incontro alle esigenze di personalizzazione del
prodotto. Tenendo sempre in considerazione
l’aspetto ambientale, l’orientamento al consumatore
sarebbe dunque in grado di esercitare un effetto
positivo in tal senso poiché la personalizzazione del
prodotto permette di attirare a sé la domanda di
mercato, ed in questo modo quest’ultima andrebbe
a concentrarsi su prodotti rispettosi dell’ambiente.
La conclusione che si può trarre è dunque che ad
oggi la sensibilità alla questione ambientale può
rappresentare un elemento di differenziazione e di
vantaggio competitivo, ma in un prossimo futuro
potrebbe essere una caratteristica indispensabile
affinché un prodotto possa essere offerto nel
mercato.
Effetti su lavoro e occupazione
Lo sviluppo dell’Industria 4.0 presenta
inevitabilmente aspetti positivi e negativi. Se da un
lato sembra logico pensare che possa generare
effetti positivi sulla produttività delle imprese,
dall’altro sembra ci siano delle perplessità sugli
impatti occupazionali dal momento che molte
professioni saranno automatizzate. Dunque le
preoccupazioni sul tema si stanno diffondendo
sempre più ed è per questo che vengono spesso
dibattute al fine di portare a conoscenza delle
persone cosa aspettarsi nel prossimo futuro. Prima
di procedere ad un’analisi approfondita degli effetti
occupazionali, è necessario ribadire che l’Industria
4.0 implica dei cambiamenti a livello lavorativo.
Questi cambiamenti sono di due ordini: il primo
riguarda le mansioni, gli orari, i luoghi di lavoro e le
competenze del lavoratore, mentre il secondo
riguarda le modalità di produzione conseguenti
all’introduzione delle tecnologie abilitanti nelle
fabbriche. La quarta rivoluzione industriale è solo
all’inizio eppure si è già riscontrato un
ridimensionamento nella presenza di lavoratori blue
collar nelle imprese, ovvero operai che svolgono
mansioni ripetitive proprie della catena di
montaggio, a favore di lavoratori white collar, che
ricoprono cioè funzioni di maggiore responsabilità.
Infatti, l’introduzione delle tecnologie abilitanti nelle
fabbriche esula l’operaio da mansioni meccaniche,
limitando i suoi sforzi ad attività di programmazione
dei macchinari ed eventualmente di correzione degli
errori riscontrati. Tutto questo induce a pensare che
le conseguenze occupazionali saranno negative. La
perdita occupazionale di risorse umane è molto
temuta però bisogna considerare che tali
preoccupazioni potrebbero essere limitate se si
pensa di assistere al passaggio da una
produzione strettamente manifatturiera ad una
produzione di servizi correlata alle merci stesse. Il
banale esempio degli smartphone fa riflettere sul
fatto che probabilmente la produzione di applicazioni
– dunque di servizi connessi al prodotto stesso –
genera maggiore occupazione rispetto a quella
generata dalla produzione in senso stretto dello
smartphone, e dunque secondo queste
considerazioni le aspettative occupazionali non
sarebbero così disastrose. Gli effetti della
digitalizzazione sull’occupazione sono stati
analizzati in particolar modo in una ricerca effettuata
dal World Economic Forum (2016), secondo la
quale entro il 2020 si sarebbe registrata una perdita
totale di posti di lavoro di 7.1 milioni a fronte dei 2
milioni che sarebbero dovuti nascere dalle nuove
attività rese possibili dall’Industria 4.0: si ipotizzava
una perdita complessiva di 5.1 milioni di posti di
lavoro. Dall’analisi inoltre emergeva che la maggior
parte delle perdite occupazionali si sarebbero
concentrate nel settore amministrativo – 4.7 milioni
– cosicché le attività di routine in ufficio sarebbero
scomparse a fronte di una crescita nei settori
informatici ed ingegneristici; si prospettavano poi
riduzioni di 1.6 milioni di posti di lavoro nel settore
manifatturiero e di 0.5 milioni nell’edilizia. La crescita
occupazionale avrebbe riguardato principalmente
i lavori altamente qualificati, il cui sviluppo però
non avrebbe registrato un ritmo tale da assorbire
tutte le perdite occupazionali, e anche se ciò
fosse stato possibile, sarebbero stati necessari
corsi di formazione per fornire le conoscenze
adeguate al personale non qualificato. L’effetto
della digitalizzazione impatta dunque anche sulla
domanda di lavoro, che sarà sempre più orientata
a figure professionali qualificate mentre
diminuiranno le richieste di lavoro manuale.
Dall’analisi finora effettuata emerge che non
esiste un pensiero univoco in quanto agli effetti
occupazionali dell’Industria 4.0. Le aspettative sul
futuro del lavoro infatti sono soggettive,
dipendono cioè dalla prevalenza del “carattere
distruttivo” oppure dell’ “effetto di
capitalizzazione” della digitalizzazione che ogni
uomo riconosce. Dunque da un lato la
digitalizzazione comporta disoccupazione poiché
i lavoratori vengono sostituiti dalle macchine, ma
d’altra parte la domanda di nuovi prodotti e servizi
crea nuovi posti di lavoro, e ogni uomo ha la
propria idea sul fatto che prevalga il primo oppure
il secondo fenomeno. Una ricerca condotta da
McKinsey (2017) ha messo in luce come la
mancanza di persone con competenze qualificate
è la causa dei numerosi posti vacanti. Se da un
lato ci sono persone non adeguatamente
preparate per il mondo del lavoro, d’altra parte ci
sono anche molte persone il cui lavoro non sfrutta
pienamente le loro potenzialità. La conseguenza
di una realtà in cui le persone non trovano
opportunità di lavoro attraenti è la migrazione. Ci
sono professioni come taxista, commesso e
receptionist che presentano un elevato rischio di
automazione, tanto che ne abbiamo già delle
dimostrazioni: si pensi infatti alla diffusione delle
casse automatiche che sostituiscono il lavoro del
commesso oppure alla diffusione della Google
Car che sostituisce il lavoro dei taxisti. D’altra
parte ci sono professioni che invece presentano
un basso rischio di automazione, tra cui
l’avvocato, il medico, la maestra di scuola
elementare: tutti questi casi infatti richiedono
particolari abilità dell’uomo che non possono
essere trasformate in routine e che dunque non
possono essere svolte dai robot, anche se non è
detto che in futuro ciò non possa accadere. Ci si
potrebbe dunque aspettare un aumento
occupazionale nelle professioni che richiedono
personale qualificato e nelle professioni che
richiedono lavoro manuale, ed una diminuzione
dell’occupazione nelle attività che possono
essere automatizzate e dunque svolte dai robot.
www.dimagazine.it
Il ruolo dell’uomo nella
Fabbrica 4.0
Se da un lato potrebbe sembrare stiano prendendo il sopravvento robot sempre più potenti ed in grado di svolgere attività sempre più complesse,
dall'altro è anche vero che il sistema produttivo necessita della creatività umana per non incorrere nella trappola della standardizzazione.
Ilruolo
dell’uomo
nella
Fabbrica 4.0
Nell’Industria 4.0 il ruolo dell’uomo è centrale: è l’uomo
che con competenze specialistiche migliori rispetto a
quelle attuali sarà in grado di offrire la flessibilità che il
mercato richiede. Ne deriva la necessità di formare
adeguatamente i giovani di oggi affinché siano in grado
di cogliere le sfide della digitalizzazione, e questo è
possibile solo allineando l’offerta formativa con le
esigenze della fabbrica intelligente. Nonostante la sua
importanza, sulla formazione non si investe abbastanza:
lo dimostra un’indagine condotta da Staufen (2015) sulle
imprese del territorio italiano, secondo la quale non solo il
livello di preparazione dei dipendenti è molto basso, ma
soprattutto sono le imprese che non sono interessate a
preparare adeguatamente il personale in una logica 4.0.
L’uomo che lavora nella Fabbrica 4.0 deve possedere
infatti specifiche skills, sia personali come la capacità di
lavorare in team, il problem solving, la flessibilità in
termini sia di orari di lavoro che di disponibilità agli
spostamenti, sia professionali come la conoscenza delle
lingue straniere, la capacità di utilizzo di particolari
sistemi informatici e l’esperienza (Assolombarda 2015).
Queste competenze, principalmente quelle professionali,
possono essere fatte proprie solo con un adeguato
sistema educativo, il quale però necessita di essere
integrato con corsi di formazione interni alle aziende: si
pensi ad esempio ai sistemi ERP di cui fanno uso
sempre più imprese ma il cui funzionamento non è
oggetto d’insegnamento nelle scuole tecniche e
commerciali, e dunque spetta alle imprese farsi carico di
formare i lavoratori. Ma non solo, anche a livello
universitario talvolta l’istruzione risulta troppo limitata ad
un approccio teorico. Nell’Industria 4.0 il ruolo dell’uomo
viene posto in rilievo per via della sua importanza in
funzioni cruciali per la produzione. A tal proposito, dalla
ricerca del WEF (2016) emerge che si assisterà alla
nascita di nuove figure professionali che acquisiranno
un’importanza critica all’interno dell’Industria 4.0: si tratta
ovviamente di figure professionali altamente qualificate,
come il data analyst che si occupa di acquisire
informazioni, interpretare i dati e poi comunicare i risultati
ottenuti alle aree di business interessate; inoltre saranno
richiesti rappresentanti specializzati nelle vendite, ovvero
figure che siano in grado di spiegare ai potenziali clienti
le caratteristiche dei prodotti offerti, sia perché si tratterà
di prodotti realizzati con una tecnica innovativa sia per
attirare nuovi tipi di clienti. Dalla stessa ricerca (WEF
2016) è inoltre emerso che il 65% dei bambini che
iniziano in questi anni ad andare a scuola, al termine del
loro percorso formativo svolgeranno lavori che ad oggi
non esistono ancora. L’analisi finora effettuata induce a
pensare che il progetto Industria 4.0, nonostante le
preoccupazioni in termini di perdita di posti di lavoro per i
lavoratori di oggi, potrebbe, al contrario, rappresentare
un’opportunità occupazionale per i giovani.
www.dimagazine.it
Liberamente tratto da
UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI DI PADOVA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE ECONOMICHE ED AZIENDALI
Conclusioni
La crisi economica che il mondo sta vivendo, potrà
essere superata con la messa in campo di
Industria 4.0, riportandoci ad una crescita
economica e sociale come in passato. Importanti
cambiamenti investiranno il mondo del lavoro e si
stanno delineando le basi, affinché la quarta
rivoluzione industriale possa portare grossi benefici
nella nostra società. È bello pensare che in un
prossimo futuro, girando per i reparti nelle
fabbriche, si vedranno robot muoversi e fare il
lavoro che un tempo veniva svolto dagli operai e
nel contempo, gli stessi, impegnati nella loro
programmazione, nella gestione delle innumerevoli
informazioni provenienti dalle macchine e dal
mercato; ci saranno centri di lavoro a disposizione
del mercato, capaci di produrre qualsiasi tipo di
prodotto a seguito delle informazioni inserite. In un
prossimo futuro non dovrà meravigliare leggere nei
nuovi piani di studio materie riguardanti la robotica
o la digitalizzazione, oppure professori che, nelle
scuole superiori, insegnano nei laboratori con le
nuove tecnologie, trasferendo le loro conoscenze
agli studenti che, passo dopo passo,
raggiungeranno i loro obiettivi, i quali saranno il
punto di partenza per il proseguo delle loro attività
e i loro studi. Non dovrà suscitare meraviglia se le
biblioteche verranno considerate centri di raccolta
dati, scritti in un linguaggio comune, comprensibile
a tutti i sistemi operativi. Anche l’ospedale 4.0 darà
ottimi risultati: immaginiamo un paziente
traumatizzato che ha bisogno delle cure di diversi
specialisti (neurologo, cardiologo, chirurgo
ortopedico), se tutti potessero avere le immagini
istantanee e un simultaneo accesso alla
diagnostica, sarebbero in grado di effettuare cure
più veloci e migliori, non solo, ma anche produrre
benefici economici. Anche solo l’1% delle riduzioni
delle esistenti inefficienze potrà produrre risparmi
per oltre 60 milioni di euro nell’industria sanitaria
mondiale (Annunziata, 2013). Come abbiamo
descritto, l'obiettivo globale è quello di creare
nuove strutture affinché le informazioni raccolte nei
cloud, possano facilitare il dialogo tra macchine e
persone, per tutto il ciclo produttivo, attraverso lo
stesso linguaggio tecnologico. L'intelligenza
artificiale si perfeziona sempre più velocemente; è
sbagliato credere che essa diventerà così efficiente
ed autonoma da poter fare a meno di quella
umana, la storia, dell’innovazione può aiutarci a
non aver paura del futuro, perché ci sarà sempre
bisogno dell’uomo, ma di un uomo preparato
tramite lo studio e la nuova formazione.
KASTA
MORRELY
A JASI FASHION WEEK
Festival digitale della moda e delle industrie creative
In occasione delle vacanze invernali, l'Associazione Kasta Morrely ha
organizzato nella città di Iași, in Romania, la prima edizione digitale del Festival
delle Industrie Creative KastaMorrely Fashion Week 2020/2021.
Il Creative Industries Festival KastaMorrely Fashion Week è un evento pubblico di interesse generale
che promuove l'importanza del volontariato, della cittadinanza attiva e l'importante ruolo delle attività culturali
coordinate da personale qualificato nello sviluppo delle industrie creative e del benessere della comunità
attraverso attività promozionali che rispettano i valori di etica e responsabilità dei rappresentanti delle arti
dello spettacolo.
event
Nella foto: Un momento della sfilata digitale al - ( ).
Teatro Palatul Culturii
Iași Romania
www.dimagazine.it74
Nella foto Diana Morelli Model of Kasta Morrely
www.kastamorrely.com
KASTA MORRELY FASHION WEEK 2020 / 2021
Apartire da questi valori, e con questo intento, Kasta Morrely ha da sempre
avuto la necessità di creare consapevolezza attorno al mondo della moda,
incentivando la virata verso un consumo responsabile e ridare dignità a
tutta la catena di produzione (ri)fondandola su una base etica come, ad esempio, la
Campagna Internazionale Fashion Revolution ( di cui Marina Spadafora è
coordinatrice italiana) e la Campagna Abiti Puliti, di cui portavoce per l'Italia è
Deborah Lucchetti. Sono queste due donne a spiegarci cosa la moda non dice. Un
grido d'allarme che è stato nuovamente lanciato da Morel Bolea, Fondatore di
Kasta Morrely, Presidente e Fondatore di EuroDemos che ha dedicato la sua
vita alla lotta per i diritti umani, alla promozione dei valori della democrazia,
all'educazione civica, alla lotta alla tratta di esseri umani, alla filantropia attraverso
progetti e programmi che hanno contribuito alla formazione e promozione di nuovi
leader. La carriera di Bolea è costellata da innumerevoli riconoscimenti per il suo
impegno nell'ecologia, nella cultura, a favore della democrazia e per i diritti umani
valori che trasferisce anche nelle innumerevoli attività ed eventi pubblici. Il
Festival delle Industrie Creative - Kasta Morrely Fashion Week,ha
dunque anche un ruolo educativo. In piena ottemperanza al rigore imposto per il
Covid, l'edizione delle vacanze digitali 2020/2021, ha presentato le “Capsule
Collection” con brand moda provenienti dalla Romania e dalla Repubblica
Moldova: SIMODA di SIMONA VASILIU, DIVAD Luxury Tailoring, ETHNO
PARIS di VALENTINA ALEXA, ELEGANA MIRESEI, EVE JULIETT,
MARIA MOSCALU, ADELINA BOIE, CAROLINA DESIGN,
ALINA
ROTARU, SEROUSSI Iași, KASTA MORRELY KIDS,
ADRIANA
AGOSTINI, ANA MARIA PĂLĂDUĂ. Kasta Morrely, che da sempre si occupa
della tutela dell'infanzia, ha lanciato KASTA MORRELY KIDS, un programma
di leadership personalizzato per i bambini che mira a formare e sviluppare
l'intelligenza sociale in tutti i bambini attraverso attività culturali ed educative.
Fashion Theatre, marchio registrato di Kasta Morrely, è un concetto in in
evoluzione nel campo dell'educazione non formale, che prevede una formazione
che sviluppa nei bambini qualità specifiche per un futuro leader di successo. Tra i
partecipanti al Fashion Week non possiamo non menzionare la stilista ADRIANA
AGOSTINI www.adrianaagostini.com, una designer di grande talento artistico e
fama che inventa, crea e promuove disegni originali: una suggestione visiva fatta
forme, tessuti e colori. Kasta Morrely Fashion Week è un festival ed una
missione in quanto contribuisce alla formazione di generazioni di giovani
attraverso una formazione volta ad alti standard professionali. Osservando
direttamente la disciplina dell'organizzazione, le prove, il trucco, le acconciature, le
collezioni di abbigliamento e le passerelle di moda, genitori, giovani e pubblico
possono rendersi conto della differenza tra Kasta Morrely ed un'altra qualsiasi
organizzazione che, non di rado, dietro “il palcoscenico” nasconde principi molto
meno nobili come il moderno traffico di esseri umani. Kasta Morrely Fashion Week
è un progetto etico, indipendente, imparziale e senza scopo di lucro, ma soprattutto
è una associazione la cui missione è la tutela dei diritti umani, la valorizzazione
della moda e la promozione nazionale e internazionale dell'immagine di Iaşi come
“ Città della moda” attraverso un evento di grande interesse dedicato alla cultura,
alle industrie creative e all'arte della moda.
L'evento digitale è stato organizzato da un team di specialisti multidisciplinari
nell'organizzazione di eventi di moda. Coordinatore e presentatore DR. ANA
HRISCU
PhD in Mannequins Ethics and Fashion Theater.
www.facebook.com/KastaMorrelyFashionWeek
GENESI DI BELLEZZA
INTUITO, SCIENZA ED ESPERIENZA: ORIGINE E SVILUPPO DI UN PROGETTO PER UNA NUOVA
IDEA DI BELLEZZA E BENESSERE. PERCHÉ VOLERSI BENE È UN'ARTE.
www.dolomiticwater.com
Le straordinarie proprietà benefiche dell'acqua della Fonte di San Martino di Castrozza già da
diversi secoli erano famose per le loro proprietà, ma solo recentemente hanno svelato tutti i loro
segreti. L'applicazione delle moderne scoperte scientifiche è strettamente legata alla profonda
conoscenza delle proprietà curative della natura e l'originalità delle formulazioni, mai disgiunte
dall'attenzione per il benessere e la salute delle persone, per l'ambiente e per la preservazione delle
risorse naturali. I prodotti Dolomitic Water sono dermatologicamente testati, compatibili con tutte le
tipologie di pelle e utilizzano solo materie prime di provata efficacia, certificate naturali o di
derivazione naturale. Totalmente privi di coloranti sintetici, sono confezionati in modo da assicurare la
loro perfetta conservazione e di limitare al minimo l'utilizzo dei conservanti. La profumazione, quando
presente, è unica per tutta la linea e molto soft.
OGGI VA DI MODA INCIDERE CITAZIONI, FRASI E AFORISMI SUL PROPRIO
CORPO. WILLIAM BLAKE, OSCAR WILDE E NIETZSCHE NON AVREBBERO
MAI IMMAGINATO CHE GLI AFORISMI TRATTI DALLE LORO OPERE
SAREBBERO STATE IMPRESSI SULLA PELLE DI MIGLIAIA DI PERSONE (SECONDO LA MODA DEL
“ TEXT TATTOO”) E CHE AVREBBERO SOSTITUITO STELLE, TESCHI E FARFALLE. IL FILOSOFO ELIAS
CANETTI IN “ LA PROVINCIA DELL’UOMO” SCRIVE CHE TRA LE TANTE FRASI CHE LEGGIAMO NEI
LIBRI CI SONO LE FRASI INTOCCABILI E SACRE. TANTO VALE PER LE ICONE DEL PASSATO,
DALL'ETERNA MARILYN MONROE RICOPERTA DI TATUAGGI A BRIGITTE BARDOT PASSANDO PER
LIZ TAYLOR, AUDREY HEPBURN E TANTE ALTRE: ECCO COME APPARIREBBERO SE FOSSERO
STATE TATUATE (DISEGNATE ABILMENTE DALL’ARTISTA CHEYENNE RANDAL).
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Nouvelle Esthetique
Un artista deve avere un
suo mondo, in cui ci fa
entrare attraverso le sue
o p e r e
Il tatuaggio è una delle più antiche
forme di espressione artistica
dell'uomo, altamente diffusa e
culturalmente significativa. Pur
conoscendo con esattezza le
motivazioni per cui il tatuaggio abbia
da sempre suscitato un così forte
fascino sugli uomini è certo che il
gesto di incidere sulla propria pelle
un segno è indissolubilmente legato
all'atto primario di fare arte, con
qualunque strumento. Il fascino per
questa forma artistica, che nulla ha
da invidiare alle altre espressioni
artistiche, ha la caratteristica
principale di unire una altissima
manualità e creatività ad
antichissime tradizioni. Le
motivazioni per cui oggi ci si tatua
sono naturalmente molto distanti da
quelle del passato o da quelle che
riguardano popolazioni dove
l'individuo viene contrassegnato
come membro di una tribù o per
convinzioni religiose, spirituali o
magiche. Negli ultimi anni i tatuaggi
hanno cominciato ad essere
considerati vere e proprie opere
d'arte che sostituiscono alla tempera
l'inchiostro ed alla tela la pelle (Body
Art). L'abilità del Tattoo Artist
consiste nell'avere una mano ferma
e sicura ed una particolare
attenzione al disegno ed alle
sfumature; il fattore che li
caratterizza poi è il trovare
ispirazione nel mix tra sangue e
inchiostro dal quale deriva l'esito e la
riuscita dell'intero progetto. Ogni
disegno risulta, perciò, essere un
pezzo unico, un frammento di anima
dell'artista che si trasferisce in
un'altra persona sottolineandone un
personale sentire che non potrà
mai essere copiato ma solo
interpretato. Quando si presta il
proprio corpo per imprimervi su un
tatuaggio diventiamo delle “tele
umane” al servizio dell'artista, siamo
la sua tela appunto.. un supporto
sopra il quale egli esprime il suo
genio. I tatuaggi quindi sono arte
perché c'è creatività, studio, abilità,
inventiva, passione e fatica. Sono
arte perché i tatuatori sono
degli artisti esperti, abili disegnatori
e pittori che creano, plasmano e
trasformano la pelle. Artisti
contemporanei che silenziosamente
introducono l'arte nella vita. Sono
arte perché emozionano.
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bellescoperte
79
“TATUARE
E' SEMPRE
STATO IL
SOGNO
DELLA MIA
VITA”
È quello che ci dice Sonia
Belletti, una giovane donna
dotata di un grandissimo
talento, indiscutibilmente bella,
solare, vivace ma anche un po’
timida e questo è quello che le
conferisce quell’aria un po’ da
bambina certamente
accattivante. Ha un animo
gentile; chi la conosce afferma
che è una ragazza affabile,
premurosa, delicata. Lo si vede
dal suo modo di fare, dal suo
sorriso.
Noi l'abbiamo intervistata.
Marchigiana, classe 1988, figlia
dell'imprenditore edile Adriano
Belletti e Flavia Tanzi, dopo
essersi diplomata presso
l'Istituto Statale d'Arte
indirizzo Design, ha frequentato
l'Istituto Internazionale di
Comics, specializzandosi in
fumetti. Nel 2012 ha realizzato il
sogno a cui tanto aveva
aspirato: l'attestato di tatuaggio
artistico permanente, una
specializzazione insolita per
una donna in quegli anni. In
onore di questo importantissimo
traguardo si è tatuata un aliante
sulpetto,insensodiriuscita:
l'aliante di Leonardo da Vinci
che consegnò all'uomo la
possibilità di volare. Senza
Leonardo da Vinci chissà se
l'uomo avesse mai volato. Per
Sonia, quell'aliante sul petto,
rappresenta un sogno
realizzato. Con lei abbiamo
parlato di tatuaggi, prima di
tutto perché li ama così tanto da
farne un progetto di vita in
ambito professionale, in
secondo luogo perché il
tatuaggio che abbia valenza
SONIA: BELLETTI
ESPERTA DI TATUAGGI - PETRITOLI - ITALY
puramente estetica, o che sia impresso a ricordo di
un momento importante della propria vita, o ancora
che esprima la volontà di un ritorno alle origini,
piuttosto che a valori antichi e profondi che la
società moderna sembra avere dimenticato, oggi
vive un momento di grande rinascita, liberandosi
finalmente della coltre di pregiudizi che da decenni
lo intrappolava.
INTERVIEW
Da che cosa deriva la parola tattoo Sonia?
La parola Tattoo, originariamente è derivata dal
termine "tau-tau", onomatopea che ricordava il
rumore prodotto dal picchiettare del legno sull'ago
per bucare la pelle.
I vecchi tatuatori dicevano che l'abilità di un
tatuatore è quella di far affiorare sulla pelle
quello che c'è già sotto. Per cui i tuoi amori, i
tuoi inganni, i tuoi trionfi, i tuoi sogni, i tuoi
incubi. Oggi è diverso?
La pelle è fisiologicamente un organo molto
semplice, ma dal punto di vista sociale e
psicologico è davvero complesso: essa è il confine
tra il mondo esterno e quello interno, tra l'ambiente
e il proprio sé. Un tatuaggio comunica al mondo la
nostra interiorità e incarna fantasia e realtà, riesce a
trasformare il nostro corpo in una cartina
geografica, per chi è abbastanza acuto da saperla
leggere. O li si ama o li si odia, non ci sono vie di
mezzo. Per quanto mi riguarda, concludo citando
Nicolai Lilin, scrittore russo trapiantato in Italia da
molti anni "Il marchio del tatuaggio è [...] il posto
segreto dentro il quale possiamo nascondere ciò
che per noi è sacro. Non portiamo marchi per
vantarci davanti agli altri, ma perchè quello è l'unico
mondo incontaminato che ci è rimasto". Se il corpo
è un tempio, i tatuaggi sono le sue vetrate. In una
società come quella attuale in cui l'immagine
esteriore è considerata il valore più importante, il
tatuaggio pertanto assume un fine estetico ma
soprattutto un modo per portar fuori qualcosa di noi
e della nostra storia. può anche essere visto come
una trasformazione interiore per poter rinascere.
Tatuaggi: moda recente di un'arte antica…
antica quanto?
Il tatuaggio è una pratica dalle origini antichissime
di oltre 5000 anni, quando venne rinvenuto il corpo
congelato e ottimamente conservato di un
cacciatore che presenta in varie parti del corpo
circa 61 tatuaggi, che consiste in linee, crocette e
piccoli punti ottenuti sfregando carbone
polverizzato su incisioni verticali della cute. Esami
radiologici hanno rivelato che quest'uomo, Otzi
soffriva di artrosi: i tatuaggi si trovano proprio in
corrispondenza delle degenerazioni ossee da cui
l'uomo era affetto. Si pensa che, all'epoca, gli
abitanti della zona praticassero questa forma di
tatuaggio a scopo terapeutico, per lenire i dolori,
come fosse un'antica pratica di agopuntura.
Il tatuaggio è stato impiegato presso moltissime
culture, sia antiche che contemporanee,
accompagnando l'uomo per gran parte della
sua esistenza; a seconda degli ambiti in cui
esso è radicato. Sarebbe bellissimo Sonia che
lei ci aiutasse a comprendere il significato del
tatuaggio…
Pensi che nell'antico Egitto sono stati rinvenuti
tatuaggi dal significato ancora oggi misterioso sui
corpi delle danzatrici, principesse e sacerdotesse
(2000 a.C.). Un esempio è l’occhio di Ra, primo re
d’Egitto, simbolo di regalità e potere veniva tatuato
come forma di protezione dalle energie negative
principalmente su nuca, spalle e schiena (l’occhio
infatti doveva “guardare le spalle” di colui che lo
portava). I Celti adoravano divinità animali quali il
toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli eipesciein
segno di devozione se ne tracciavano i simboli sulla
pelle. Presso gli antichi romani, che credevano
fermamente nella purezza del corpo umano, il
tatuaggio era invece vietato ed adoperato
esclusivamente come strumento per marchiare
criminali e condannati (esempio gli schiavi
portavano addosso le iniziali del padrone, i ladri un
marchio a fuoco sulla fronte perché tutti fossero a
conoscenza del reato commesso dall’individuo);
solo successivamente, in seguito alle battaglie con i
britannici che portavano tatuaggi come segni
distintivi d'onore, alcuni soldati romani
cominciarono ad ammirare la ferocia e la forza dei
nemici tanto quanto i segni che portavano sul
corpo. Nell'undicesimo e dodicesimo secolo i
crociati portavano sul corpo il marchio della Croce
di Gerusalemme, questo permetteva, in caso di
morte sul campo di battaglia, di fare in modo che il
soldato ricevesse l'appropriata sepoltura secondo i
riti cristiani. Quando la religione cristiana divenne
dapprima lecita e, poi, religione di Stato, papa
Adriano si vide costretto a proibire formalmente con
una bolla papale datata 787 d.C. la pratica diffusa
tra i fedeli. Durante il Medioevo molti pellegrini
cristiani decisero di ignorare le indicazioni della
Chiesa e presero a tatuarsi i simboli dei luoghi sacri
visitati. I frati del santuario di Loreto, nelle Marche,
divennero così celebri tatuatori: su richiesta,
incidevano su polsi e piedi dei fedeli che lo
desideravano simboli del culto cristiano. Nei primi
anni del 1700, i marinai europei vengono a contatto
con le popolazioni indigene delle isole del Centro e
Sud Pacifico, dove il tatuaggio aveva un'importante
valenza culturale. Quando le ragazze tahitiane
raggiungevano la maturità sessuale le loro natiche
venivano tatuate di nero. Quando sofferenti, gli
Hawaiani si tatuavano tre punti sulla lingua. In
Borneo gli indigeni si tatuavano un occhio sul
palmo delle mani come guida spirituale che li
avrebbe aiutati nel passaggio all'aldilà. A Samoa
era diffuso il "pe'a", tatuaggio su tutto il corpo che
richiedeva 5 giorni di sopportazione al dolore ma
era prova di coraggio e forza interiore. Chi riusciva
“
Se il corpo è un tempio,
i tatuaggi sono le sue vetrate.
bellescoperte
”
nell'impresa veniva onorato con una grande festa.
In Nuova zelanda i Maori firmavano i loro trattati
disegnando fedeli repliche dei loro "moko", tatuaggi
facciali personalizzati. Questi moko sono usati
ancora oggi per identificare il portatore come
appartenente ad una certa famiglia o per
simbolizzarne le conquiste ottenute nell'arco della
vita. Negli anni venti dell'ottocento comincia la
macabra usanza di barattare pistole con teste
tatuate di guerrieri Maori. In Giappone il tatuaggio
era praticato fin dal quinto secolo avanti Cristo...a
scopo estetico...ma anche a scopo magico e per
marchiare criminali. Facile comprendere come la
Yakuza, la mafia giapponese, adottò ben volentieri
la pratica "fuorilegge" del tatuaggio su tutto il corpo.
I loro disegni, molto elaborati, rappresentavano
solitamente conflitti irrisolti ma riproducevano anche
simboli di qualità e caratteristiche che questi uomini
intendevano emulare. Ad esempio una carpa
rappresentava forza e perseveranza, un leone
attitudine a compiere imprese coraggiose. Tra la
fine dell’800 e la prima metà del ‘900 la cultura del
tatuaggio cominciò pian piano a diffondersi tra le
masse grazie anche alla moda lanciata da illustri
aristocratici di fama mondiale. Winston Churchill,
elemento di spicco del panorama britannico,
sfoggiava ad esempio un’ancora sull’avambraccio
destro. Vizio di famiglia? Sua madre aveva un
serpente tatuato sul polso! Lo zar di Russia Nicola
II si fece tatuare invece un enorme dragone sul
braccio in occasione di un viaggio in Giappone.
Negli anni 20 i circhi americani assumono più di
300 persone tatuate da capo a piedi come
attrazioni per il pubblico. Per mezzo secolo, i tattoo
diventano marchio di minoranze etniche, marinai,
veterani di guerra, malavitosi, carcerati ... e
considerati indici di arretratezza e disordine
mentale. Negli anni '70 e '80 movimenti quali i punk
e i bikers adottano il tatuaggio come simbolo di
ribellione ai precetti morali predicati dalla società.
Che abbia valenza puramente estetica, o che sia
impresso a ricordo di un momento importante della
propria vita, o ancora esprima la volontà di un
ritorno alle origini, a valori antichi e profondi che la
società moderna sembra avere dimenticato, il
tatuaggio vive oggi un momento di grande rinascita,
liberandosi finalmente della coltre di pregiudizi che
da decenni lo intrappolava.
Ho letto che c’è un metodo denominato
“Metodo Samoano” in che cosa consiste?
La tecnica samoana è molto dolorosa e in Italia non
è praticata (fino a prova contraria, per lo meno). Il
tatuatore si serve di due attrezzi: uno ha l'aspetto di
unpettine(da3a20aghi) ricavato da ossa o
conchiglie e attaccato ad un’impugnatura di legno,
l'altro è il bastone usato per colpire il primo attrezzo.
Il "pettine" viene immerso nel pigmento (ottenuto
dalla cenere di particolari piante mescolata con
acqua od olio), poi percosso con il bastone per farlo
penetrare sottopelle. Nella pratica rituale il tatuatore
può avere diversi assistenti che tengono in tensione
la pelle, e a volte l'esecuzione è accompagnata da
canti e suono di tamburi.
Il metodo giapponese invece?
La tradizionale tecnica giapponese, chiamata
Tebori, consiste invece nel fare entrare gli aghi
nella pelle obliquamente, con minore violenza ma
provocando anche in questo caso un discreto
dolore. Gli strumenti sono rappresentati da
elaborate impugnature in bamboo alle quali sono
applicati diversi aghi. Il tatuatore con una mano
mantiene in tensione la pelle, tenendo un pennello
intriso di colore tra le dita. L'altra mano fa passare
gli aghi attraverso il pennello e servendosi della
prima mano come sostegno puntella la pelle. I
tatuaggi realizzati con la tecnica tradizionale sono
unici e si dice non possano essere riprodotti da
alcuna macchinetta. Il tatuaggio tradizionale
giapponese prende il nome di Irezumi
C’è poi il metodo americano… ovvero?
La tecnica americana prevede l'utilizzo di una
macchinetta elettrica ad aghi che non provoca
dolore, ma al più una sensazione di fastidio. La
macchinetta da tatuaggio ha la forma di una pistola;
con l'aiuto di bobine elettromagnetiche, l'ago viene
messo in movimento. Il principio di funzionamento
fu inventato da Thomas Edison nel 1876, ma fu
solo nel 1891 che Samuel O'Reilly intravide la
possibilità di utilizzare tale principio per iniettare
inchiostro sottopelle, rendendo improvvisamente
obsolete le tecniche precedenti, più lente e
soprattutto molto più dolorose.
Infine il metodo Thailalandese…
Molti dei disegni realizzati con l'antica tecnica
thailandese, strettamente legata al buddismo,
hanno tema religioso, ed erano originariamente
indossati e tatuati dai monaci stessi (Sak Yant, il
Tatuaggio Magico). Lo strumento tradizionale è un
lungo tubo di ottone, con un'asta appuntita che
scorre all'interno. Una volta intrisa nel pigmento la
punta, una mano tiene l'estremità del tubo a
contatto con la pelle mentre l'altra mano guida
l'asta nella sua azione perforante, come una lenta
macchina da cucito.
Per concludere.
Il Covid - 19 e la sua lunga quarantena, oramai alle
spalle, hanno danneggiato vite di persone e di
attività economiche. Ma vi è un lavoro in particolare
che è stato preso di mira dal terribile virus: Il
tatuatore. Farlo ai tempi del Coronavirus è un atto
di coraggio e di determinazione nel proseguire non
solo la propria attività, ma prima di tutto la propria
passione artistica in totale sicurezza…
INFO:
mail:bellettisonia@libero.it
Nella foto: Sonia Belletti
tattoo
a
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Ventievènti
E20 info 800 030 185 www.ventieventi.eu
Via Settevalli, n. 544 - 06128 Perugia (PG) - Italia
mobile 370. 3667685 - Mail:
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È CON NOI:
UI
Luigi Mercuri
Fondatore e Presidente E20
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84
EVENTI: FOCUS
INTERVIEW
Il suo essere temporalmente circoscritto, con un
inizio e una fine, è l'origine di gran parte del suo
appeal, perché questo è ciò che lo distingue da
altre istituzioni e programmi permanenti, che
possono essere fruiti in qualsiasi momento. Le
persone, infatti, si aspettano che un evento, per la
sua stessa natura, finisca e di conseguenza sanno
che hanno a disposizione una frazione limitata di
tempo per parteciparvi. Questo stimola la
partecipazione, soprattutto da un punto di vista
emotivo, alimenta la tensione e il coinvolgimento del
pubblico, specialmente nel caso di eventi unici nel
loro genere. Nel caso di eventi che si prolungano per
più giorni, si cerca sempre di dare vita ad altre
iniziative, collaterali rispetto all'evento principale, in
modo da facilitarne la copertura mediatica. La
presenza dei media è bramata e ricercata da
qualunque organizzatore di eventi, perché permette
di superare la circoscrizione spaziale e temporale,
raggiungendo un pubblico enormemente più ampio
di quello presente nel luogo di effettivo svolgimento.
Inoltre, l'audience di un evento, è solitamente
costituita da un pubblico specifico, selezionato alla
base dalla natura stessa dell'iniziativa. La
partecipazione, infatti, implica o un obbligo oppure,
più verosimilmente, interesse e motivazione. È vero
che spesso il prender parte ad un evento è il risultato
di una decisione impulsiva, nel senso che nella
maggior parte dei casi le persone non programmano
con mesi di anticipo la partecipazione, ma solo con
pochi giorni o addirittura ore. Ma è altrettanto vero
che prendere parte ad un evento richiede uno
spostamento fisico, in alcuni casi anche molto lungo,
e, di conseguenza, un certo impegno in termini di
tempo e di denaro, sicuramente non paragonabile a
nessun altro medium. Il pubblico di un evento
rappresenta l'elemento "sine qua" non della sua
realizzazione, la sua ragione di essere, tant'è che il
successo si misura, almeno a breve termine, sul
numero dei partecipanti. Un evento senza pubblico
diventerebbe un contenitore vuoto, perderebbe
senso e qualsiasi valenza comunicativa; è dunque
un potente strumento aggregativo. Ogni evento
sviluppa al proprio interno una fitta rete di relazioni,
favorendo la socializzazione e l'interazione con e tra
i partecipanti, grazie alla compresenza fisica nel
medesimo luogo, alla verosimile condivisione dei
medesimi interessi ed emozioni e al clima conviviale
che si crea. In questo senso, gli eventi non sono solo
espressione della cultura del loisir tipica della società
postmoderna, ma anche di una cultura di tipo
partecipativo. È questo, uno dei molteplici motivi che
hanno trasformato gli eventi in cruciali strumenti di
comunicazione. Le risorse umane sono cioè il fattore
produttivo primario. Infatti, dal punto di vista dello
spettatore, la partecipazione ad un evento passa
necessariamente attraverso l'interazione con i vari
membri dello staff, per cui i partecipanti sono portati
ad identificare il servizio con la persona stessa che
lo fornisce. Inoltre, non solo un evento senza
pubblico non avrebbe ragione di esistere, ma i
partecipanti sono parte integrante dell'evento stesso:
il modo in cui il pubblico interagisce con la
performance offerta e le modalità del suo
coinvolgimento daranno una connotazione unica
all'andamento della manifestazione. Per questo
l'espressione “pro-sumer”, combinazione di producer
più consumer, molto usata nel settore dei servizi,
risulta particolarmente appropriata nell'esprimere
questo ruolo ambivalente di produttore/fruitore del
pubblico degli eventi.
L'evento come
leva
fondamentale
del marketing
contemporaneo
Nella ricerca costante di
nuovi strumenti e di
nuove risorse comunicative, in una società
sovraffollata di messaggi provenienti da ogni dove e
sempre più bisognosa di farsi sentire, gli eventi si
stanno affermando come la soluzione più innovativa
a questo deficit di efficienza comunicativa degli
strumenti che, storicamente, hanno caratterizzato
l'ambito della comunicazione d'impresa. Negli anni
sessanta e settanta costituivano solo un accessorio
per decorare un'attività di comunicazione già ben
definita, spesso con un carattere ludico fine a se
stesso, in sintonia con le tendenze edonistiche
tipiche di quegli anni che esaltavano l'apparenza
rispetto alla sostanza. Oggi, invece, sono spesso
l'elemento centrale intorno a cui tutta la strategia
comunicativa viene poi costruita, perchè, se ben
organizzati, possono raggiungere molteplici obiettivi,
con risultati strabilianti e con costi tutto sommato
contenuti.
VENTIEVÈNTI
Dalla passione e dinamismo di un team
unito, dalla pluriennale esperienza nel
settore congressuale e del turismo
enogastronomico, nasce Ventievènti,
agenzia specializzata nell'organizzazione
professionale di variegati tipi di eventi: dai
convegni alle cerimonie, dagli incentive
aziendali al team building, dai compleanni
alle cene di gala
Perché un evento è così affascinante Luigi?
Perché l'evento è un mix unico ed irripetibile di
persone, prodotti e servizi che devono essere
attentamente miscelati e coordinati affinché l'iniziativa
possa raggiungere gli obiettivi per cui è stata creata.
Ogni evento sarà un'esperienza unica per il pubblico
in quanto, anche nel caso di eventi che si ripetono con
regolarità, non si avrà mai la stessa combinazione di
elementi. Qualcosa nel programma, negli obiettivi,
nell'organizzazione, nel pubblico, negli ospiti, nell'idea
creativa di fondo, o nella loro interazione, cambierà
necessariamente. Considerare gli eventi come
combinazione unica ed irripetibile.
Non facile da realizzare...
No, per nulla facile. Ecco perché è importante
rivolgersi a persone competenti e con molta
esperienza. L'evento è il risultato dell'interazione tra i
partecipanti, l'ambiente materiale in cui l'evento si
svolge, il suo contenuto, lo staff e i fornitori esterni,
cioè tra tutti quegli elementi, che ne costituiscono il
marketing mix. Ogni scelta avrà inevitabili
ripercussioni dirette e indirette su tutte le altre, perché
quello che fa la differenza non sono i singoli elementi,
ma i modi in cui questi si pongono in relazione
reciproca. Pertanto, il criterio da seguire per dare vita
a questo delicato e complesso meccanismo è quello
dell'armonia e della coerenza, in modo che tutti gli
elementi del sistema siano complementari l'uno
rispetto all'altro, apportando il loro importante
contributo al risultato finale del sistema, che sarà
superiore alla mera somma dei suoi fattori.
Le fasi operative?
Se per il pubblico e per buona parte dei media
l'evento vive solo nei giorni che gli organizzatori gli
hanno dedicato, per noi il lavoro comincia molto
tempo prima, addirittura anni nel caso di eventi
particolari. Vengono svolte diverse operazioni che
concorrono ad ottenere il risultato finale e che
possono essere raggruppate in tre macrofasi distinte,
che danno vita al cosiddetto ciclo di vita del progetto:
fase iniziale, di ideazione e concettualizzazione; fase
intermedia, di pianificazione e organizzazione; fase
finale di realizzazione e controllo. Ogni fase è attivata
da un input ed è volta alla creazione di un output.
A che cosa era dovuta l'enorme espansione del
settore degli eventi negli ultimi anni?
E' dovuta, non solo ad un più marcato riconoscimento
delle sue molteplici potenzialità comunicative, ma
anche alla crescente predisposizione delle imprese ad
investire in sponsorizzazioni, che porta quindi ad un
aumento delle risorse disponibili per organizzare
eventi di grandi dimensioni e di alto livello qualitativo.
Si è quindi instaurato un circolo virtuoso: la
produzione di eventi aumenta, perché aumentano le
risorse disponibili provenienti dalle sponsorizzazioni e,
allo stesso tempo, aumentano le sponsorizzazioni
perché crescono il numero e la tipologia dei possibili
eventi da sponsorizzare e quindi è più probabile
trovare quello che più si adatta alle esigenze di ogni
singola impresa. Riuscire ad ottenere nuove
sponsorizzazioni non è un compito facile, richiede un
certo dispendio di tempo e denaro per fare ricerche e
gestire i contatti. Per questo è sempre meglio lavorare
in un'ottica di lungo periodo e stabilire rapporti
duraturi, incentrati sulla fiducia e sulla collaborazione.
I vantaggi per una azienda o un'amministrazione
pubblica?
Indubbiamente migliorare la propria immagine e le
vendite, grazie alla visibilità mediatica e alla possibilità
di creare un rapporto diretto con il pubblico durante lo
svolgimento della manifestazione. A questo proposito
vorrei inoltre precisare che Ventievènti si pone anche
come un “Ufficio Eventi” in outsourcing per tutte le
Piccole e Medie Imprese, con tutti i vantaggi che ne
derivano in risparmio di tempo e risorse e nell'avere
competenze specialistiche
In relazione a che cosa si sceglie una destinazione
geografica per un evento o un congresso?
La scelta della località geografica il più delle volte è
determinata dalla sua capacità di conferire valore
aggiunto all'evento, trasformandosi così in un fattore
motivazionale capace di richiamare un pubblico più
vasto. Molto spesso, infatti, le località sfruttano
l'organizzazione di eventi speciali come strumenti di
marketing turistico, soprattutto quando la domanda
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VENTIEVÈNTI
tradizionale verso una certa area è in un
periodo di flessione. Per molte persone, infatti,
la partecipazione ad un evento, è solo la
prima tappa di un viaggio o l'occasione per
visitare quell'area. È importante quindi tenere
in considerazione l'immagine che una data
località ha agli occhi del pubblico, perché ciò
influenzerà notevolmente lo stimolo a
partecipare.
Idem per la sede...
Certamente. La sede dovrà essere adeguata
ai bisogni logistici dell'evento, soprattutto in
termini di accoglienza degli input previsti
(prodotti, persone, strumenti), ma, allo stesso
tempo, fungendo da cornice dell'evento, dovrà
fornire un ambiente piacevole e confortevole,
in grado di connotare in maniera univoca
l'atmosfera della manifestazione e di incidere
positivamente sulla percezione del pubblico. È
importante anche tenere in considerazione la
facilità ad essere raggiunta dai convenuti e i
servizi di collegamento di cui dispone,
eventualmente creandone ad hoc,
in modo da non scoraggiare
la partecipazione. La
scenografia può avere le
caratteristiche più
diverse: la tecnologia
moderna permette di
passare da un
allestimento semplice,
fatto di pannelli,
immagini, proiezioni e
fotografie, fino a vere e
proprie scenografie di tipo
teatrale e cinematografico, che
possono anche cambiare totalmente l'aspetto
iniziale di una location. Una scenografia
curata, che colpisce l'occhio dei partecipanti,
che si distingue per la sua creatività e
originalità, non deve però far perdere di vista
l'argomento principale dell'evento e
soprattutto deve essere funzionale a
quest'ultimo.
L'ospitalità e l'accoglienza?
Uno dei servizi collaterali, ma prioritari, a un
evento è senza dubbio l'accoglienza riservata
ai partecipanti; la qualità della sistemazione è
importante in quanto può influire sulla
decisione di partecipare ai successivi analoghi
eventi. È sempre motivo di orgoglio per gli
organizzatori di un evento sentirsi dire dai
partecipati che si sono “sentiti a casa propria”.
Uno dei modi per mettere a proprio agio gli
ospiti è quello di prevedere delle iniziative
collaterali di intrattenimento e svago, in
particolare nel caso in cui l'evento si protragga
per più giorni e i partecipanti abbiano magari
con sé degli accompagnatori non interessati a
seguire i lavori. Sia che si tratti di un evento
privato, come un matrimonio o un
anniversario particolarmente significativo, sia
che si tratti di un meeting, di un corso di un
congresso ecc. ecc. è necessario affiancare
all'organizzazione dell'evento in sé anche la
sistemazione più adatta delle persone
presenti in una struttura ricettiva all'altezza
dell'iniziativa. Perché un evento possa
svolgersi con successo, senza alcun
problema e raggiungendo la piena
soddisfazione dei partecipanti e delle
aspettative dei promotori è quindi necessario
che anche i servizi legati all'accoglienza e
all'ospitalità non siano lasciati al caso, ma
piuttosto curati nei minimi particolari. Per
questo la scelta della struttura ricettiva più
indicata per la tipologia dell'evento creato e
per i partecipanti deve essere gestita con
professionalità, allo stesso modo di come
viene seguita l'individuazione della location
che ospita l'iniziativa o il meeting. Non sempre
l'ospitalità in un evento è gestita dagli
organizzatori, a volte si può decidere di
lasciare ai partecipanti, se lo desiderano,
l'onere di prenotarsi una stanza, limitandoci a
fornire loro indicazioni sugli alberghi e sulle
modalità migliori per raggiungerli. Se però ci si
rende conto che potrebbero incontrare
difficoltà nel trovare una sistemazione o
nell'organizzarsi il viaggio, perché, ad
esempio, la località è poco conosciuta o, al
contrario, molto affollata, è sempre meglio che
sia lo staff ad occuparsi delle prenotazioni, per
limitare al minimo i disagi per gli ospiti.
Un altro aspetto molto importante è
costituito dal catering e dalla
ristorazione...
Il cibo è un aspetto IMPORTANTISSIMO
perché fa sentire bene le persone, dall'altro
costituisce un momento ulteriore di
aggregazione tra i partecipanti, facilitando la
socializzazione in un clima di maggiore
informalità. Il cibo è cultura: la coniugazione
perfetta di arte, design e food... si va
dall'informale coffe break alla cena di gala,
che spesso si trasforma in un evento
all'interno dell'evento, con musica, spettacoli,
intrattenimento e ospiti di eccezione.
Importantissimo precisare che siamo partner
esclusivi di Cooksapp, storica azienda di
catering e banqueting di lusso che si rivolge
ad un pubblico alla ricerca di cibi ed emozioni
irripetibili da vivere. Il cuore pulsante della
festa batte in queste attività, e la riuscita
dell'evento coincide quasi sempre con la loro
impeccabile realizzazione. Proprio per questa
ragione non è possibile lesinare sulla scelta
del personale di sala, degli chef, della brigata
di cucina, delle attrezzature, dei materiali
destinati agli allestimenti. Effettuare scelte
approssimative o superficiali potrebbe essere
sinonimo di fallimento, e sappiamo bene
quanto un fallimento porti con sé
conseguenze negative e strascichi deleteri
anche nel lungo periodo, soprattutto in termini
di brand reputation e passaparola… e
sappiamo quanto il passaparola sia uno
strumento di marketing potentissimo nel
settore degli eventi!
Qual è il cuore di un evento?
Il cuore di ogni evento sono l'obiettivo, il tema
e il target: tre fattori che devono essere
coerenti tra loro e in base ai quali si decide
tutta la pianificazione, fino al minimo dettaglio.
E il fine di un evento?
Che si tratti di meeting interni, di incontri di
formazione, di congressi dedicati ad uno
specifico tema o di convention, il fine è quello
di generare un orientamento positivo dei
partecipanti, che sia in termini di immagine
dell'azienda (verso i clienti, fornitori e
stakeholders), di brand awarness (di marchio
o prodotto) o team building. Ecco perché gli
eventi sono diventati una voce consistente nel
budget delle aziende ed ecco perché non si
può rinunciare ad essi, nonostante il
momento imponga delle limitazioni. Anzi,
queste restrizioni possono diventare una
scommessa anche per il futuro.
La fase più importante?
Lo svolgimento è la fase apparentemente più
importante, ma in realtà tutto lo svolgimento è
conseguenza del lavoro fatto
precedentemente. È il momento in cui tutte le
componenti che costituiscono l'evento e che
si sono predisposte in precedenza entrano in
un ingranaggio unico, basato sulla
realizzazione pratica della creatività e delle
scelte iniziali. È possibile intervenire per
limare, migliorare e correggere qualche
dettaglio, ma se è vero che una delle
peculiarità degli eventi è proprio quella di
poter essere perfezionati in corso di
svolgimento, è altrettanto vero che per la
maggior parte degli aspetti si è ormai
innescato un meccanismo di non ritorno, per
cui è difficile rimediare a scelte già compiute.
Per noi organizzatori è sicuramente la fase
più stressante, perchè dobbiamo riuscire a
coordinare tutti i servizi e le risorse,
rispondere allo stesso tempo a problemi e
imprevisti.
Alla fine c'è il responso da parte del
follow-up, cioè quella fase finalizzata
all'analisi dei risultati e al consolidamento
delle relazioni con tutti gli stakeholder...
Una fase delicata e molto importante... la
qualità sostanziale dei servizi offerti, sia in
termini di prestazioni primarie che di
prestazioni ausiliarie, è la premessa
fondamentale di qualsiasi evento di successo
e ciò che molto probabilmente spingerà il
pubblico a ripetere quell'esperienza e dare
vita ad un passaparola positivo.
Congressi, convention ed eventi si
trasformano in eventi digitali, è difficile il
passaggio dal fisico al virtuale?
Il panorama degli eventi è cambiato
rapidamente. La tendenza di questo
cambiamento è senza dubbio quella della
digitalizzazione, una tendenza che non
riguarda solo in settore degli eventi ma anche
altri comparti produttivi. Se prendiamo in
esame il 2020 possiamo scoprire che in
media durante quest'anno si è verificata una
velocizzazione di almeno 4 anni tutti i
processi di digitalizzazione in corso. Se da un
lato le nuove tecnologie ci hanno consentito di
continuare a realizzare incontri garantendo la
sicurezza, dall'altro va considerato che, più
ciò che stiamo organizzando è ricco di
contenuti, più è complesso adattarlo al web.
Si possono creare press room grazie a
piattaforme che consentono un grande
numero di partecipanti e funzionano su
“invito”, inviando un link. Lo stesso discorso
può valere con un web meeting o una web
conference (come un corso di formazione,
con la possibilità di intervenire anche tramite
live chat o live forum). Anche le convention
aziendali possono diventare una diretta
social.
www.dimagazine.it
Quali sono le differenze significative fra un
evento virtuale e un evento in presenza?
Partendo dal presupposto che sono due cose
differenti, la tecnologia ha permesso agli utenti
di muoversi in uno spazio che contenesse tutti
gli elementi di un evento live. L'inaspettata
emergenza sanitaria ci ha posto davanti nuove
sfide. Sappiamo bene quanto fiere, convention
e congressi siano fondamentali per
un'azienda. Il problema è che riuniscono molte
persone in un unico posto, cosa che, almeno
per un certo periodo, non sarà fattibile. In
questo senso, la tecnologia ci viene in aiuto. I
giorni che abbiamo trascorso in casa ci hanno
mostrato quanto il digitale sia stato
fondamentale per supplire, almeno in parte, ai
contatti sociali e professionali. Anche nel
prossimo futuro, è improbabile che molte
persone possano incontrarsi assieme dal vivo.
L'interattività è stata la chiave vincente, perché
ha ridotto il fattore negativo del non potersi
relazionare di persona. Inoltre, l'evento online
ha permesso la partecipazione di chi non
avrebbe potuto per questioni di distanza. Se
pensiamo però a eventi più articolati, magari
che durano più giorni, l'organizzazione
richiede maggiori sforzi. Occorre quindi una
piattaforma in grado di ospitare
contemporaneamente più appuntamenti. Di
fatto, lo stato di emergenza sanitaria causato
da Covid-19 ha dato un grande impulso allo
sviluppo di strumenti per gli eventi digitali.
Sono state create piattaforme ad hoc mentre
agenzie di comunicazione e organizzazione
eventi hanno spinto sulla specializzazione.
Esistono quindi format per diversi tipi di evento
web: dalla fiera, alla presentazione di prodotto,
dalla formazione al meeting aziendale.
Come vede il futuro del settore?
Continueremo a usare questi nuovi strumenti
anche quando non saranno più strettamente
necessari o tornerà tutto come prima?
A mio parere non solo questi strumenti
continueranno ad esistere, ma saranno
sempre più diffusi. Questo periodo ci sta
mettendo nella condizione di adeguarci ad una
nuova normalità che ci porterà a ricercare quei
valori che da sempre ci caratterizzano in
quanto esseri sociali per natura, ma non
riusciremo a fare a meno delle nuove
tecnologie che ci stanno accompagnando.
Come si immagina il vostro futuro dopo
l'emergenza legata alla pandemia?
Nonostante il 2020 sia stato un anno funesto
dal punto di vista dell'organizzazione degli
eventi, dal momento che ha visto il blocco di
tutto il settore, non abbiamo mai perso la
speranza. Focalizzandoci sul futuro, ci siamo
concentrati soprattutto sull'innovazione. Il
futuro del mondo degli eventi non può
prescindere da una digitalizzazione dei
processi e dei prodotti. Mi spiego meglio. Per
quanto riguarda la digitalizzazione dei
processi, durante questo periodo di stop
abbiamo messo a punto il nostro marketplace
digitale in cui è possibile, per chiunque ed in
pochi click, richiedere un preventivo per
organizzare un evento di qualsiasi tipo.
Abbiamo infatti creato un software in grado di
farlo sulla base delle informazioni fornite dagli
utenti in fase di descrizione dell'evento stesso.
Per quanto riguarda la digitalizzazione dei
prodotti invece ci siamo basati su tecnologie
innovative. In ottica di eventi in cui sempre più
la partecipazione fisica sia difficile, ci siamo
immaginati come potessero essere convention
e meeting senza partecipazione fisica. Per
questo abbiamo deciso di investire sulla
creazione di un convention center in realtà
virtuale ed aumentata all'interno del quale i
partecipanti potessero rivivere l'esperienza di
questi eventi in maniera più immersiva e
partecipativa.
Ventievènti si occupa anche di
formazione… giusto?
Si. Soprattutto in un periodo di difficoltà come
questo riteniamo che sia sempre più
necessario acquisire competenze specifiche
per agevolarsi il proprio ingresso o reimmissione
nel mondo del lavoro. Per questo
riteniamo che la formazione professionale,
soprattutto se erogata in modalità di
Formazione a Distanza possa ricoprire un
ruolo sempre maggiore nel nostro business.
Per questo motivo abbiamo ampliato e
continueremo ad ampliare la nostra offerta
formativa in FAD ed e-learning
Fortunatamente abbiamo da tempo ottenuto
l'accreditamento per l'educazione continua in
medicina per tenere corsi di formazione
professionali FAD per tutti gli ordini medici.
Inoltre, siamo anche un ente riconosciuto per
la formazione professionale continua per tutte
quelle professioni che necessitano di
quelle professioni che necessitano di
un'iscrizione all'albo.
Qual è il compito principale per un
organizzatore?
Il compito dell'organizzatore di eventi
professionista è proprio quello di non lasciare
nulla al caso, ma di sfruttare, combinandoli e
calibrandoli, ogni elemento a sua disposizione
e sotto il suo controllo per trasmettere un
preciso significato. Ogni evento per
raggiungere efficacemente ed efficientemente
gli obiettivi per cui è stato creato deve essere
definito in tutti i particolari, perché tutto ciò che
contribuisce allo svolgimento di un evento
veicola qualche significato per il pubblico.... e
"i dettagli" non sono mai tali, ma elementi
sostanziali del processo di comunicazione.
La creazione del valore per il cliente passa
attraverso cosa, Luigi?
La creazione del valore per il cliente passa
anche, e soprattutto, attraverso l'offerta di
esperienze in grado di coinvolgerlo in maniera
personale e memorabile. In un sistema
economico caratterizzato da strutturale
sovrabbondanza dell'offerta, la dimensione
ludica ed emozionale sta diventando un
fattore determinante nella scelta. Se gli
individui cercano significati ed esperienze in
un consumo che è sempre più intrattenimento.
Che cosa la rende particolarmente
orgoglioso, in termini professionali?
Ad oggi posso dire di avere co-fondato
un'azienda che nel tempo si è strutturata e la
cui dimensione umana si fonde perfettamente
con gli aspetti economici e ammetto di essere
molto soddisfatto del risultato. Posso
affermare con un certo orgoglio che
Ventievènti è un'azienda all'avanguardia dal
punto di vista del welfare aziendale rivolto ai
propri dipendenti. Siamo stati infatti nominati
“Azienda Pro-Family” dall'Associazione
Nazionale per le Famiglie Numerose vista la
possibilità per i miei dipendenti e collaboratori
di lavorare in smart working, e di godere di
ampia flessibilità per quanto riguarda la
possibilità di organizzare come meglio
credono il proprio orario di lavoro.
Ritengo inoltre fondamentale avere un occhio
di riguardo anche per i bambini delle famiglie
dei nostri dipendenti e collaboratori. Per
questo da noi è possibile “portare i propri figli
al lavoro”, visto che non sempre è possibile
trovare qualcuno di serio ed affidabile, cui
affidarli, anche per motivi economici. Un
aspetto, quest'ultimo, che ritengo
particolarmente importante visto che il 70%
degli impiegati della mia azienda è femminile,
non perché legato al concetto delle quote
rosa, ma semplicemente per una questione
meritocratica. Infine sono orgoglioso anche
dei risultati raggiunti per quanto riguarda gli
eventi formativi che la mia azienda tiene con
regolarità. Eventi formativi che in media
riescono ad inserire nel mondo del lavoro
circa il 56% delle persone che vi partecipano
entro il primo anno di frequentazione del corso
e che arricchiscono notevolmente le skill, sia
hard che soft, dei dipendenti delle aziende per
cui lavorano, compresa la nostra.
Cosa vuol dire per lei essere “manager”?
Essere manager significa capire i bisogni dei
propri utenti e soddisfarli, cercando di far
crescere e portare a termine la propria
mission. Noi siamo una squadra e dunque
questo presuppone il rispetto verso le idee
altrui. Mi pongo degli obiettivi che cerco di
ottenere a tutti i costi grazie soprattutto al
supporto del mio team perché il lavoro di
squadra è sempre fondamentale. È
impensabile che una sola persona, per quanto
competente e professionale, possa riuscire a
gestire una macchina così complessa come
un evento, un congresso ecc. fondamentale
circondarsi pertanto di una squadra di
collaboratori che si occupino delle questioni
legate alle tre dimensioni che ruotano attorno
ad un evento, e cioè quelle finanziarie,
operative e di marketing, a secondo della loro
specializzazione e delle loro abilità.
Essere manager significa anche pensare ai
propri collaboratori e metterli nelle condizioni
ideali per lavorare al meglio. Per questo ho
ritenuto opportuno intraprendere quelle misure
di welfare aziendale che ho descritto poco fa.
Accanto a queste vorrei menzionare anche
alla possibilità per i nostri collaboratori e
dipendenti di fondere lavoro e tempo libero, ad
esempio riuscendo a godersi la propria
famiglia quando si è in “trasferta”, in poche
parole quello che viene definito “bleisure”.
Quali sono le caratteristiche più importanti
per una manager?
Molta passione per quello che si fa, la sono
elementi fondamentali per gestire un'azienda.
Qual è la chiave del successo di E20?
La Competenza, la collaborazione, focus
sull’obiettivo, tanta flessibilità e una buona
dose di creatività che permette di trovare
sempre la soluzione anche in contesti
complessi e sfidanti e l'essere proattivi;
cercare costantemente soluzioni per essere
un passo avanti agli altri. Insieme a tutto
questo, sicuramente la chiave del successo è
anche la semplicità con cui è possibile
usufruire dei nostri servizi. In questo senso va
la nostra piattaforma di Smart Event Planner
VENTIEVÈNTI
che permette a chiunque e con pochi click di
ricevere dei preventivi per l’organizzazione
dell’evento dei suoi sogni.
Che cosa vi rende così speciali?
Creatività, spirito di iniziativa, coordinamento,
determinazione e gestione di ogni
problematica sono elementi fondamentali per
avere una chiara visione d’insieme che noi
riusciamo ad abbinare ad un attento ascolto
ed allo studio delle esigenze del cliente.
Grazie ad una struttura snella ed efficiente e
alla pluriennale esperienza nel settore,
Ventievènti garantisce competitività con
altissimi standard qualitativi. Potendo contare
su un network di risorse dislocate, siamo in
grado di operare con efficienza sull'intero
territorio nazionale ed oltre. Abbiamo infatti
una rete di event planner attiva in tutta Italia e
non solo nel Belpaese. I nostri standard
qualitativi sono anche garantiti da una
formazione continua e costante delle nostre
risorse sui più diversi aspetti e novità del
settore. Inoltre, l'integrazione con i più moderni
device gestionali dell'Information Technology
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ci consente un'elevata produttività e flessibilità,
grazie ad un lavoro strutturato per obiettivi e
rispetto delle tempistiche. Lato utente invece,
la piattaforma di Smart Event Planner è
davvero semplice ed intuitiva da usare, tanto
che bastano pochi click per ricevere un
preventivo per l'evento dei propri sogni.
Ventievènti è il partner ideale per organizzare
eventi business e leisure da sogno, senza
pensieri e stress grazie alla figura dell'Event
Manager. Tutto questo ci rende speciali.
Il team di Ventievènti ?
Il team di E20 è un team molto affiatato;
l'energia che produciamo assieme il
sottoscritto, Chiara Corallini, Tommaso
Bordini, Carlo Proietti ed Andrea Sepiacci e
tutti gli Event Manager assomiglia alla melodia
generata da un'orchestra. Un solista invece,
per quanto bravo rimane occupato a
comunicare con sé stesso e perciò perde
energia. Quando si suona in più elementi è la
necessità di comunicare che produce energia,
più di quanta ne verrebbe espressa da soli. Ed
è con questa immagine dell'orchestra che
voglio concludere, lasciandovi una bella
metafora su cui riflettere. Ciò che più ci
soddisfa è l'elevatissima percentuale di
feedback positivi post evento e il livello di
fidelizzazione dei nostri clienti, che anno dopo
anno aumentano.
Ho visto sul vostro sito web che avete
allestito una pagina laddove l'utente può,
da solo, in completa autonomia e
discrezione, fare un preventivo del proprio
evento in pochi minuti con pochi semplici
passi...
Sì, abbiamo realizzato questa sezione
dedicata al cliente attraverso la quale può
informarsi del costo orientativo dell'evento che
vorrebbe realizzare, sia in presenza che
online. Basta rispondere ad una serie di
domande circa la tipologia dell'evento e delle
suecaratteristicheegrazieadunsoftwareda
noi sviluppato, avere un preventivo
dell'evento, che se necessita verrà
personalizzato dai nostri Event Manager.
È anche per questo che l'abbiamo definita
come la prima piattaforma di Smart Event
Planner esistente dal momento che a tutti gli
effetti è un software ad interpretare le
esigenze degli utenti.
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STUDIO
LEASING VASTAROLI
1983 – 2021 DA 38 ANNI AL
SERVIZIO DELLE IMPRESE
ASSISTERE LE IMPRESE NELLE
LORO SCELTE DI INVESTIMENTI
IMPRENDITORIALI. QUESTO IL
COMPITO DELLO STUDIO
VASTAROLI DOVE IL TITOLARE
GIANFRANCO E' AGENTE IN
ATTIVITA' FINANZIARIA
REGOLARMENTE ISCRITTO
ALL'OAM.
INTERVIEW
È CON NOI:
Gianfranco Vastaroli
Che tipo di servizio finanziario offrite ?
Operiamo nel leasing. Siamo l'interlocutore di molte aziende prevalentemente
marchigiane, che debbono effettuare investimenti in macchinari, immobili,
beni strumentali. Stiamo parlando di acquisti importanti nella vita delle
imprese.
Siete concorrenti alle banche?
Assolutamente no. Operiamo per conto di un grande Istituto di credito italiano
che controlla al 100% la società di leasing nostra mandante. Abbiamo una
precisa specializzazione. Oggi viviamo nel mondo delle specializzazioni e noi
siamo a 360 gradi, direi sette giorni su sette dedicati ed impegnati a fare solo
questo.
Come assistete i clienti?
Forniamo consulenza relativamente alle agevolazioni
presenti ed applicabili al leasing. Oggi con il Covid-19
sono presenti diversi tipi di agevolazioni tutte
cumulabili tra loro, che permettono ottimi performances
all'impresa che investe, ed ottimi ritorni in termini fiscali
(credito di imposta) e finanziari (Legge Sabatini Ter).
Quando si devono fare investimenti importanti, la
consulenza e l'assistenza non si fermano solo al primo
momento della firma del contratto leasing, ma lo stesso
ha una sua vita durante ed anche a fine contratto.
Pensiamo ad esempio al caso di un immobile che a
fine contratto deve essere riscattato o ad un autocarro
che deve essere ceduto prima della sua scadenza
naturale.
Ma in questi periodi di forti tensioni e difficoltà
economiche, voi come vi comportate?
Oggi ci sono difficoltà maggiori che nel passato ad
erogare il credito, questo è vero, ma noi non abbiamo
mai smesso di fare operazioni di leasing come invece
hanno fatto altri nostri concorrenti. In questi momenti
bisogna direi “centellinare” bene ogni possibilità di
avere credito ed utilizzare bene ogni strumento
finanziario per la sua propria necessità. Ad esempio
per gli investimenti a medio e lungo termine anche di
modici importi non si può più pagare dilazionando a
12-18-24 mesi, perché così facendo si toglie liquidità
importante all'azienda. Un bene che dura nel tempo
deve essere finanziato nel medio-lungo termine.
Ultima domanda: come se ne esce dall'attuale crisi
relativa al COVID19 ? Ce la farà l'Italia?
L'Italia è un grande paese, pieno di brava gente
capace e in grado di dirigere una impresa piccola o
grande che sia. Come fecero i nostri padri ed i nostri
nonni nel dopoguerra a risollevare le sorti della nostra
Italia? Con sacrifici, volontà e impegno. Nonostante
tutto sono fiducioso che l'inventiva lo spirito di sacrificio
e l'imprenditorialità degli italiani alla fine prevarranno.
Ho molta fiducia negli italiani che sono un popolo pieno
di risorse e di creatività. Non è un caso che nel mondo
siamo molto ben conosciuti per il nostro “made in Italy”.
B.B.
LEASING & FACTORING
GRUPPO MONTEPASCHI
L & F di Pisoni e Vastaroli G. s.n.c.
AGENTE MONOMANDATARIO
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TEL. (+39) 0734 679564
MAIL: gianfranco.vastaroli@tiscali.it
*messaggio promozionale "Per le condizioni contrattuali delle operazioni di leasing proposte si fa riferimento ai fogli informativi esposti nella
sede a disposizione dei clienti”
La casa del
presente-futuro...
ritratto di chi
desidera vivere
in completa
armonia con la
propria
dimensione
emotiva
La casa è anzitutto luogo
antropologico, luogo abitato
dall’uomo che rimanda
immediatamente, al tema
dell’abitare, che non è solo uno
stare, ma anzitutto un esserci,
come ci ricorda Heidegger, che
dicendo “ io sono” intende
automaticamente “ io abito”. La
casa è il luogo umano per
eccellenza; citando Petrosino:
“l’uomo esiste come uomo in
quanto abita un luogo”. Non è
quindi solo uno stare, un essere
chiusi all’interno delle mura
domestiche, ma un aver
consuetudine con i luoghi, uno
stare nel tempo. “ Abitare – dicono i
filosofi – rappresenta l’azione
propria dell’uomo che riflette e che
non subisce semplicemente la vita;
l’uomo abita la casa proprio perché
non si limita a subire l’esistenza e
le fatiche del vivere”. In questo
“ abitare” assume il senso del
prendersi cura, cura di sé, ma
anche cura degli altri. La casa che
con le sue mura offre riparo
all’uomo per le necessità basilari
del suo esistere, attività in cui tutti
noi diventiamo fragili, vulnerabili. In
questo senso la casa diventa luogo
della nudità: in essa ci “mettiamo a
nudo” spogliandoci del nostro
“ vestito sociale”, e ci sentiamo a
“ casa” là dove non abbiamo più
bisogno di difenderci da nessuno e
dove non abbiamo più bisogno di
dimostrare nulla, per essere
autenticamente quelli che siamo.
La casa, dunque, non come spazio
statico, ma come luogo di relazioni,
di equilibri tra interno ed esterno,
ABITARE IL TEMPO
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#speciale casa
CAFFE LATTE HOME, UNO DEI MARCHI
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OSSESSIONATI DA QUESTA NUOVA
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ma anche tra bisogni e desideri, tra
intelligenza e ragione, per essere, in
ultima istanza, luogo in cui il soggetto si
prende cura della vita. Scrive
Heidegger: “poeticamente abita
l’uomo”, prendendo spunto da una
tarda poesia di Hölderlin. Con ciò il
filosofo tedesco ci suggerisce che
dobbiamo porre attenzione alle parole
per comprendere i concetti, e ciò
avviene all’interno di una prospettiva
poetica del linguaggio e non
cronachistica, men che meno in uno
sfondo d’informazione. Infrangere
l’oblio e ritrovare un focolare attorno a
cui ritrovarsi tutti, svalicando le
ideologie, la tecnica e la tecnologia, i
partiti. Questo è ciò che dovrebbe
stimolare la situazione odierna, da non
vivere come un isolamento sterile,
bensì come occasione per riscoprire un
abitare familiare, sentimentale,
relazionale, comunitario, nazionale.
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ha consolidato la sua posizione di
strumento più potente per ispirare e
stimolare la creatività. Siamo orgogliosi
del nostro portafoglio di clienti con i
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DI NOI. OLTRE A UN ORIGINARIO “SENSE OF BEAUTY”, CI SONO DUNQUE BUONE RAGIONI FILOSOFICHE ED EVIDENZE SCIENTIFICHE PER PARLARE ANCHE
DI UN ORIGINARIO “SENSE OF GOOD” RIFERIBILE AL GUSTO FISICO DEL PALATO. E QUESTO SENSO DEL BUONO HAA CHE VEDERE TANTO CON L’ESTETICA
CHE CON L’ETICA.QUANDO SI FA ZAPPING IN TV SUCCEDE A CHIUNQUE DI IMBATTERSI ALMENO IN UN PROGRAMMA DI CUCINA. NEL DIGITALE TERRESTRE
È STATO AGGIUNTO ADDIRITTURA UN CANALE DEDICATO INTERAMENTE AL CIBO E ALLA RISTORAZIONE: FOOD NETWORK. IL MANGIARE È DA SEMPRE IL
BISOGNO PRIMARIO DI OGNI ANIMALE, COMPRESO L’ESSERE UMANO. CON IL TEMPO È DIVENUTO UN MODO PER ALLIETARE LE GIORNATE E NON SOLO UN
MEZZO DI SOPRAVVIVENZA.
In questo numero:
* FILENI conservatori di conoscenze
Il filosofo della cucina tradizionale, di territorio, pronta da cucinare. Fileni offre il privilegio di assaggiare ogni giorno una ricetta nuova. Fermarsi non è facile, praticamente impossibile: consistenza, sapidità e freschezza lasciano letteralmente a
bocca “chiusa”. No comment! Con le carni Fileni in tavola c'è sempre la richiesta del bis.
* PERINI Conserverie Nazionali
Le Conserverie Nazionali Perini sono una filosofia di vita, una forma di cura... è dare un maggior valore alla frutta, è una forma d’arte, un’espressione di cultura. Dentro quel contenitore non ci sono solo gli ingredienti, ma qualcosa di
meraviglioso che esprimono il "saper fare di una volta", esprimono cura, amore e dedizione. E’un modo di comunicare le tradizioni senza usare le parole. Un consiglio? Le Conserverie Nazionali Perini sono anche un'ottima idea regalo!
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FOOD
cucina e d'intorni
SENSE OF GOOD
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Si ringrazia per la gentile collaborazione Monica Ciapparone _ AIDA PARTNERS
ED È CON QUESTO GINGOL CHE FILENI VINCE IL PREMIO
“PAROLE D'IMPRESA” DI CONFINDUSTRIA MARCHE.
Un gingol fortunato che in tempo di covid ha anche lanciato un hashtag #uniticelafaremo, un modo
per dimostrare solidarietà e vicinanza: queste circostanze ci richiedono presenza, calore, vicinanza
ma soprattutto una grande capacità di ascoltare e di osservare l'universo che ci circonda. Bisogna
agire e reagire. L'obiettivo di Fileni, la missione in questa delicata fase è: essere vicini agli utenti
mostrare al mondo il proprio lato umano.
L'azienda leader nella produzione di carni
biologiche in Italia ed i suoi valori, sebbene in modo
virtuale causa Covid, è stata protagonista della
premiazione di Parole d'Impresa, concorso
promosso e organizzato da Confindustria Marche
per sostenere, diffondere e valorizzare la cultura
della comunicazione nel mondo delle imprese. La
giuria, infatti, ha assegnato a Fileni il Premio per il
migliore progetto di comunicazione nella categoria
“Forme di comunicazione tradizionali” per la
campagna pubblicitaria “ Scegli il Bio” declinata
attraverso spot televisivi e radiofonici andati in onda
sui principali circuiti nazionali e locali. Il
riconoscimento conferito all'Azienda conferma il
successo di una campagna di comunicazione che si
è rivelata essere tra le più significative e impattanti
dell'ultimo biennio nel settore alimentare. Certamente vincente è stata la
decisione di avvicinare la filiera del biologico ai consumatori, mostrando loro le
splendide campagne marchigiane che hanno fatto da cornice alla genuinità
della carne e delle persone che lavorano in azienda. Lo spot si è sviluppato
sul concetto di scelta; una vera e propria filosofia aziendale quella di allevare
secondo il metodo biologico favorendo così da una parte il benessere
animale, dall'altra quella dei consumatori che scegliendo il bio aderiscono a
uno stile di vita migliore e più salutare, come sottolineato anche
dell'accattivante jingle divenuto la firma riconoscibile della comunicazione
Fileni. A dare ulteriore valore alla comunicazione, la scelta di non coinvolgere
attori professionisti nello spot, bensì di rendere protagonisti alcuni dei
che
collaboratori dell'azienda ogni giorno lavorano per garantire la qualità
nella filiera: una precisa scelta a
testimonianza che la volontà di
Fileni è quella di raccontarsi con
la massima trasparenza. Alla
cerimonia di premiazione
dell' edizione 2020 del Premio
Parole d'Impresa, svoltasi
contestualmente al convegno
“Comunicare l'impresa”,ha
partecipato in collegamento video
BIO
cos'è
Roberta Fileni, componente del
CdA di Fileni Alimentare SpA.
“Desidero ringraziare
Confindustria Marche per questo
premio che ci onora
profondamente” - ha commentato
Roberta Fileni - “L'idea alla base
di Scegli il Bio è stata quella di
raccontare nel modo più semplice
e autentico le nostre radici e i
valori in cui crediamo: quelli del
rispetto per la terra, la natura, le
persone e il lavoro, ma anche il
senso di appartenenza ad una comunità più grande che fa affidamento su di
noi e merita il meglio di ciò che sappiano fare. Questo premio mi rende felice
ed orgogliosa perché è importantissimo mostrare al consumatore quello che
facciamo e come lo facciamo: tutta la passione, l'amore e la dedizione che
mettiamo nel nostro lavoro ogni giorno. Passione, dedizione, impegno ed
entusiasmo sono gli ingredienti del nostro successo. L'obiettivo nell'agire
quotidiano è di raggiungere e superare i nostri limiti, elevare i nostri riferimenti,
aumentando costantemente il valore di ciò che facciamo. Adottiamo i più alti
standard etici per tutti i nostri processi. Operiamo con impegno per
promuovere e sostenere comportamenti eticamente corretti e trasparenti.
Fileni è una grande famiglia: ci consideriamo fortunati per aver incontrato
durante il nostro cammino persone che hanno condiviso e tutt'ora
condividono, con noi, la stessa nostra passione per il lavoro e che possiedono
la determinazione e l'amore necessari per migliorare sempre. Diamo valore al
senso di responsabilità di cui siamo investiti; ogni giorno mettiamo in pratica i
nostri valori... valori che hanno dato vita a Fileni e ne hanno forgiato la storia.
Un'altra cosa bella di questo premio è infatti che gli interpreti di questo spot
pubblicitario sono nostri dipendenti: loro per lavoro non fanno gli attori; fanno
gli allevatori, gli agricoltori, sono addetti al controllo qualità ed in questa
occasione si sono prestati a dare il volto alla nostra azienda e questo mi rende
profondamente orgogliosa. Un'esperienza bellissima per loro ma anche per
noi. Il premio dunque è frutto di tante persone: dei nostri dipendenti, dei nostri
collaboratori, del nostro straordinario ufficio marketing, dell'agenzia con la
quale collaboriamo. Dedizione per il proprio lavoro in fondo significa anche
rispettare ciò che si fa e le persone con cui stiamo lavorando. E rispettare tutto
questo significa avere profondo rispetto anche per il tempo e la vita delle altre persone. Una parola che va
curata in modo preciso, senza banalizzare, che va allenata e messa in campo, quotidianamente. La bellezza
del nostro territorio e la sua originalità sono la risorsa principale della nostra economia e della nostra
ricchezza. Significa per noi il rispetto per la terra che ci ospita e ci nutre. Ci piace entrare in sintonia con i ritmi
naturali, in un rapporto di fiducia e rispetto per l'ambiente che ci circonda. Il territorio è la risorsa e fonte
d'ispirazione che più di ogni altra può influire sul pensiero di chi ci vive ed opera. Siamo consapevoli di vivere
in una delle più belle, affascinanti e caratteristiche aree d'Italia: le Marche. Siamo grati al nostro territorio ed
alla nostra comunità e ci impegniamo quotidianamente per preservarne la purezza e le caratteristiche che lo
distinguono. La comunità marchigiana ci ha dato tanto ed è giusto che noi riconosciamo questo valore
attraverso il nostro operato. Questo premio è molto importante dunque perché racconta la nostra terra,
attraverso le persone ed attraverso le immagini, la foto dei nostri Packaging raffigura le nostre splendide
colline marchigiane e vorrei che questo non solo rappresentasse una continuità, ma che fosse un monito
affinchè la nostra terra, dove l'intraprendenza e la voglia di fare non mancano, una terra di imprenditori e di
persone operose, sia promossa attraverso un lavoro di marketing territoriale che promuova in maniera
coordinata e sinergica i tesori di un territorio tanto straordinario."
Che cosa metto
in tavola?
Naturalmente le carni bianche
e rosse più buone d'Italia, le
carni Fileni.
"Tutto parte sempre dalla terra e dal modo in cui
viene coltivata: una buona carne può derivare solo
da una buona agricoltura. Se la terra è “buona” ne
beneficia tutta la filiera - ci spiega Roberta Fileni -
la grande differenza sta in cosa mangiano gli
animali e dunque su quello che consumiamo noi di
conseguenza; una qualità della carne, sia come
gusto, sia come preziosità, che ci ritroviamo nel
piatto. Tutti i nostri allevamenti sono certificati per il
benessere animale: Il pieno rispetto degli animali
permette di riscoprire i valori tradizionali ed
autentici, evitando gli sprechi e seguendo i ritmi
della natura. Gli animali devono vivere una vita
dignitosa, noi assecondiamo i ritmi della natura e
non usiamo una razione troppo spinta che
impatterebbe sulle caratteristiche del prodotto
finale. Gli animali vivono in ambienti adeguati, puliti
e con abbondanti spazi, inoltre, sono allevati
godendo della possibilità di stare all'aperto: tutte
queste precauzioni ci permettono di avere un livello
di salute incredibilmente alto. La carne che
vendiamo è genuina, preferiamo rispettare i tempi
della natura e proporre alimenti con una durata
naturale e non forzata, nonostante appaia un
dettaglio, la preferenza di non utilizzare additivi
aggiuntivi si mostra come un concetto chiave
capace di garantire un prodotto sano e genuino."
Dal punto di vista nutrizionale, la carne rossa e
la carne bianca hanno dei valori molto simili.
Troviamo infatti un apporto proteico di 20/30 gr
per 100gr di carne rossa e di 22/35 gr per 100
gr di carne bianca. “La carne rossa e la carne
bianca sono entrambe estremamente importanti
per il nostro organismo, dato che entrambe
forniscono gli aminoacidi essenziali, che non
sono altro che i mattoni di cui sono costituiti i
nostri tessuti. Troviamo infatti un apporto
proteico di 20/30 gr per 100gr di carne rossa e
di 22/35 gr per 100 gr di carne bianca”.
E' quello che ci dice Dott.ssa Cristina Mariani,
Laurea in Scienze dell'Alimentazione e Laurea
Magistrale in Nutrizione , che ha trovato nelle
carni Fileni il massimo apporto di sostanza
nutritive.
www.dimagazine.it
ROBERTA
FILENI
Membro del Cda Fileni Alimentari spa
PREMIO PAROLA D'IMPRESA
Un pomeriggio ricco di emozioni, di storie, di valori. Nella sede di Confindustria
Marche e in diretta streaming il 21 gennaio si è tenuto l’evento finale del progetto
ideato da Confindustria Marche con l’obiettivo di sostenere, diffondere e
valorizzare la cultura della comunicazione dei valori aziendali nel mondo delle
imprese. Fileni coltiva le materie prime che utilizza per i mangimi biologici: oltre
12.000 ettari di terreno coltivati, tutti rigorosamente in Italia, sui quali piantano
grano, mais, soia, favino, pisello proteico e sorgo. Le coltivazioni avvengono sia in
forma diretta che attraverso contratti di coltivazione con agricoltori con i quali
stringiamo delle vere e proprie partnership di lungo periodo. Tutte queste attenzioni,
unite alla passion che contraddistingue ogni fase del lavoro, consentono di nutrire
gli animali con alimenti 100% italiani. Inoltre, attraverso un complesso e rigoroso
piano di controllo ( molto più stringente e accurato di quanto previsto dalla legge),
Fileni è in grado di controllare i raccolti fin dal momento della semina e di garantire
che siano esattamente conformi a quanto previsto dal disciplinare del biologico.
Infine, grazie alla partecipazione al progetto ARCA ( Agricoltura per la
Rigenerazione Controllata dell’Ambiente) ideato da Bruno Garbini con Giovanni
Fileni ed Enrico Loccioni Fileni sta attuando tecniche di agricoltura rigenerativa
che consentono di preservare il terreno coltivato, mantenendone la fertilità e
proteggendolo dal dissesto idrogeologico, recuperando l’antico sapere contadino e
coniugandolo con le più recenti innovazioni della tecnologia in campo agrario.
MASSIMO
FILENI
Vicepresidente Fileni Alimentari spa
IL SUCCESSO DI FILENI
La chiave del nostro successo è nella scelta precisa che abbiamo compiuto:
fornire al mercato prodotti genuini e di qualità. Fileni è stata fra le prime
aziende italiane del comparto ad ottenere la certificazione di prodotto e della
rintracciabilità di filiera. Fondata da Giovanni Fileni nel 1978, l’azienda è
cresciuta in maniera costante e ben presto si è affacciata alla grande
distribuzione. Col tempo infatti, ha incrementato la sua produzione, per
venire incontro a una richiesta sempre crescente e per servire un mercato
più vasto. Nel nuovo e moderno stabilimento di Cingoli, fra le colline
marchigiane, Fileni ha messo a punto il Sistema Agroalimentare, attraverso
cui è in grado di controllare tutto il processo produttivo, dall’allevamento alla
distribuzione. Ha poi ottenuto la certificazione del proprio sistema di
gestione per la qualità conforme alla norma UNI EN ISO 9001:2000 e la
prestigiosa certificazione europea IFS, un traguardo che attesta la coerenza
nei confronti della propria missione. Qualità e genuinità dei prodotti,
creatività e innovazione, un atteggiamento sempre aperto al miglioramento
e all’accettazione di nuove sfide: sono questi i punti saldi di un’Azienda in
costante espansione, solidamente ancorata alla tradizione, attenta al
presente e proiettata nel futuro.
CINQUEMILA ANNI FA ERA GIÀ PARTE INTEGRANTE DELL'ALIMENTAZIONE DEGLI ESSERI UMANI,
OGGI RESTA UN PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLE TAVOLE DI QUASI TUTTO IL MONDO.
Le carni bianche Fileni
Pochi grassi, molte proteine
Alla carne bianca viene riconosciuta da sempre una maggiore leggerezza e quindi
viene indicata nelle diete ipocaloriche e nelle convalescenze. Effettivamente il
pollame ha una quantità di grassi estremamente bassa, ma a questo non
corrisponde, come erroneamente si crede, una corrispettiva povertà di proteine e
altri elementi fondamentali per una corretta alimentazione. I contenuti proteici del
pollo, e anche del tacchino, sono decisamente alti, tanto da renderne consigliabile
l'uso anche a bambini, adolescenti, persone impegnate in attività sportive. Hanno
un minore contenuto di colesterolo rispetto alle carni rosse e una buona
composizione di acidi grassi insaturi. Il petto di pollo, ad esempio, contiene 0,8
grammi di lipidi su 100 grammi di parte commestibile. Il pollame inoltre contiene
ferro, zinco, sodio, potassio, calcio e magnesio. A ciò va aggiunta la presenza di
acido stearico e oleico, in grado di controbilanciare l'effetto dei grassi saturi
ipercolesterolemizzanti. La qualità della carne del pollo è andata migliorando nel
corso degli anni. L'Inran, Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione,
ha posto l'accento sul fatto che attualmente un pollo intero, cotto e senza pelle, ha
solo 5,4 grammi di lipidi, mentre in passato arrivava a dieci. Il suo apporto calorico
è dunque diminuito del 40 per cento. Non è tutto. Il tacchino contiene quantitativi
di ferro che quasi raggiungono quelli della carne bovina, rendendo quindi questo
alimento perfetto, ad esempio, per i bambini. Per chi segue una cura dimagrante
la carne di pollo e tacchina garantisce poche calorie, una corretta dose di proteine
e minerali, e assicura, attraverso l'alternanza col pesce, una giusta variazione del
regime alimentare.
Rubrica
in collaborazione con
Cristina Mariani Dottoressa in Scienze dell' Alimentazione _ Laurea Magistrale in Nutrizione
www.dimagazine.it
Fileni rispetta il pianeta e le persone. Le confezioni sono 100% riciclabili.
Elaborati e trasformati
Gli elaborati sono prodotti freschi pronti per essere cotti, a differenza dei
trasformati che sono già cotti. Si conservano a una temperatura compresa fra
0e4gradi. Per fare qualche esempio, gli elaborati più comuni in commercio
possono essere gli spiedini, già preparati con la carne di pollo, aromi e
verdure. Molto diffusi anche gli hamburger, meno calorici di quelli realizzati con
carne bovina. Sono da considerarsi elaborati, completi di odori e in alcuni casi
anche di contorno, anche i semplici pezzi di pollo o tacchino, già tagliati e solo
da infornare. A differenza degli elaborati, i trasformati sono già cotti, e si
presentano surgelati o insaccati. Le garanzie di igiene sono le stesse del pollo
non "lavorato": è necessario leggere bene l'etichetta per controllare origine del
prodotto, scadenza, modalità di conservazione.
Qualche consiglio
Quando si compra carne di pollo, è bene leggere con attenzione l'eventuale
etichetta, o in assenza chiedere al rivenditore, per controllare l'origine e la
provenienza del prodotto, la data di scadenza e il metodo di conservazione
consigliato. In generale comunque qualsiasi tipo di carne va riposto il prima
possibile in frigorifero o in freezer. Gli alimenti crudi vanno tenuti separati da
quelli cotti per evitare eventuali contaminazioni; è necessario lavarsi
accuratamente le mani dopo averli toccati, e lavare gli utensili che sono venuti
a contatto con la carne cruda. La carne deve sempre completare la cottura.
IL POLLO DALLE MARCHE BIO È LA SUMMA DELLA FILOSOFIA FILENI, CHE GUARDA ALL'ECCELLENZA
SENZA ACCETTARE COMPROMESSI: NATO, ALLEVATO E LAVORATO NELLE MARCHE.
Il
sapore
del
lusso
PERINI
CONSERVERIE
NAZIONALI
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PERINI
CONSERVERIE
NAZIONALI
UNA STORIA LUNGA
QUATTRO GENERAZIONI
Una famiglia unita dalla passione per i
profumi e i sapori della terra. L'italianità e il
senso di appartenenza ad un territorio dove
il clima e l'escursione termica favoriscono le
condizioni migliori per produrre frutta di
impareggiabile qualità. Gioielli della natura
incorniciati dalla spettacolare scenografia
dei Monti Lessini, area montana a nord di
Verona di origini antichissime. Crediamo nel
cibo buono, in uno stile di vita sano. Questa
è stata la nostra ispirazione. Conserverie di
altissimo pregio: un gusto eccellente e un
corretto apporto nutritivo, partendo da
materie prime ottime e vitali lavorate con
cura e delicatezza in modo da preservarne
sapore e proprietà nutrizionali. La nostra
frutta è coltivata pensando a quello che ci
hanno tramandato i nostri nonni nel
passato, nel rispetto della nostra tradizione
contadina. Preservare la propria salute e
quella dei propri bambini attraverso cibi sani
significa obbligatoriamente rivolgersi ad
eccellenze alimentari. Mangiare in maniera
responsabile è la dieta del futuro: ti va di
insegnarlo ai tuoi figli? Uno stile alimentare
responsabile significa comprare e mangiare
prodotti che sai da dove provengono, ed
evitarli se non lo sai. La montagna è
bellissima da vivere e la purezza dell'aria è
davvero un toccasana per la salute e la
celebrazione del trionfo dell'immensità. Per
chi risiede sulle alture, oltre ad avere il
privilegio di un panorama mozzafiato che
domina su tutto il resto, c'è anche un altro
vantaggio: frutta e spezie eccezionali e
squisite dal sapore unico, da assaggiare da
sole con il pane o da utilizzare per la
realizzazione di piatti creativi e dolci squisiti.
DOVE SIAMO
Contrada Santa Margherita,
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37021 Bosco chiesanuova (Verona)
Italy
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ALL'INTERNO:
PAOLO SISTILLI
rt
BEATRICE PEDICONI
“ The toy
box”
La scatola dei balocchi, the toy sono le ultime mie
piu`recenti creazioni . La realtà
filtrata attraverso dei ricordi e
delle visioni oniriche, astraendo le forme in un sovrapporsi di
colori primari e di sfumature calde che contrastano con i fondi
freddi o neutri cercando di mantenere e creare delle profondità
in un miraggio di sensazioni che rispecchiano una visione
personale della vita . Ho unito i linguaggi e le creazioni usate
negli anni come gli alfabeti immaginari l'archeologie della
comunicazione e i simboli e le forme il tutto in una sinossi
proiettata nel presente con calore per combattere il grigio di un
periodo e dare speranza e positivita ad un futuro prossimo
venturo.
Paolo Sistilli
Paolo Sistilli gioca continuamente con colori e simboli. Tutto questo fa parte della sua ricerca
sull'archeologia della comunicazione
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76
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PAOLO SISTILLI
Nella foto: il Maestro Paolo Sistilli nel suo studio di UTRECHT - NEDERLAND
lA SCATOLA
DEI
BALOCCHI
GALLERY
UTRECHT - NEDERLAND
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“Consenti a te stesso di vedere come se stessi
morendo rapidamente come gli schemi che
si formano su un'onda.
Consenti a te stesso di vedere come se
non ti fossi mai mosso. Consenti a te
stesso di essere temporaneo e
senza tempo. Come sei."
Lyle Rexer, Brooklyn 2010
Beatrice Pediconi
NUDE
Z2O SARA ZANIN
È LIETA DI PRESENTARE NUDE, LA TERZA
PERSONALE IN GALLERIA DI BEATRICE PEDICONI, A CURA DI
CECILIA CANZIANI. NELLA MOSTRA “NUDE”, PEDICONI PRESENTA
IN ANTEPRIMA UN AMPIO CORPUS DI LAVORI CHE RIFLETTE
SULLO STATUTO DI FOTOGRAFIA, A PARTIRE DALLA SUA
DECOSTRUZIONE.
Pediconi nata a Roma 1972, vive e lavora a New
York è un’artista multimediale la cui ricerca è da anni
legata a una pratica interdisciplinare che attraversa
medium tradizionali per approdare a inedite soluzioni
formali ed espressive. Nella mostra Nude, che segna
il suo ritorno in Italia dopo cinque anni, Pediconi
presenta in anteprima un ampio corpus di lavori che
riflette sullo statuto di fotografia, a partire dalla sua
decostruzione. “Untitled agisce come il testimone di
un processo di cui resta solo un’impronta, come
testimonianza di una perdita: un gesto che riflette
sull’assenza di memoria storica e sul distacco
personale. Il disegno è dunque il risultato di una
migrazione, e la sua traccia volatile e minimale resta
in bianco, come l’ultimo ed unico testimone di una
storia. Untitled diventa quindi il mezzo per lasciare un
segno come prova della nostra esistenza.” BP con
Untitled Pediconi apre la propria ricerca a
un’investigazione del segno attraverso una serie di
disegni su carta realizzati mediante la tecnica
dell’emulsion lift, ovvero impiegando strisce di
emulsioni fotografiche sottratte da lavori
precedentemente realizzati. Attraverso poi l’utilizzo
dei pennelli o direttamente con le proprie mani,
l’artista muove l’emulsione, che a questo punto del
processo ha assunto la consistenza di un velo di
seta, per posizionarla sulla carta, all’interno di una
vasca piena d’acqua. L’acqua, come elemento
primario, diviene il tramite mediante cui catturare un
flusso di immagini segniche originate dal gesto fatto
imprimere sulla carta. Questi stessi segni, marcatori
di uno spazio vuoto, divengono la testimonianza di
una traccia, memoria di un passato trasformato e
sublimato, ma anche sequenza di un racconto intimo
in cui il ricordo, messo a nudo, accoglie su di sé le
vestigia di un’esistenza che si rivela in tutta la sua
fragilità. Perdita, mutazione, frammento, traccia: i
lavori presentati in mostra raccontano di un percorso,
sia personale che collettivo, in cui l’ineffabilità del
ricordo e del passato ci riporta all’essenza delle cose.
Le opere, come enunciati di un gesto, descrivono, ad
un tempo, il movimento e la sua inafferrabilità,
sospese in un limbo imprevedibile che le riporta a chi
osserva nel bagliore di un lampo.
INFO:
Beatrice
Pediconi Nude
a cura di
Cecilia Canziani
Apertura mostra:
venerdì 5 e
sabato 6febbraio
Durata mostra:
5 febbraio - 27
marzo 2021
Orari di apertura
della galleria: da
lunedì a venerdì,
13-19
Indirizzo:
z2o Sara Zanin
Via della Vetrina 21,
00186 Roma
Dance
in the
house
the music is in my head
rubrica a cura
Bruno Romano Baldassarri
alias CaptainJack
REMEMBER
Ricordo, tornando indietro nel tempo…. che si era nel pieno dell'adolescenza einostrimezzia
quei tempi erano quelli che erano… molto, ma molto limitati, nonostante questo ci
accontentavamo e ci divertivamo lo stesso. Negli anni dell'adolescenza si vive di emozioni e il
cuore diventa il protagonista assoluto… Che tenerezza oggi nel ripensare quando le ragazze
più disinibite, di nascosto dai genitori, venivano per ballare in quel salone quattro metri per
quattro. Spesso capitava di vivere un amore non corrisposto. Essere innamorati di una
persona che probabilmente non sapeva neanche della nostra esistenza, che non ti degnava
neanche di uno sguardo. Ma esisteva anche l'amore, nel vero senso della parola. Quello che
bastava solo immaginarlo, per far spuntare un sorriso. La fine di una storia d'amore era una
tragedia. Se eri tu a lasciare una ragazza non aveva importanza, era una storiella, (...)
singer
etra x
&deejay
producer
all'interno:
Top woman Deejay
and Vocalist (singer)
Kay Rush (Dee Jay RMC)
Karol Diac (singer)
Iolanda Nes JO4M (singer)
Jaqueline (siner)
Cinzia Tedesco (singer)
music fashion 2021 2020
bydimagazine.it
www.dimagazine.it110
BELLAVITA
CaptainJACK
REMEMBER
the music is in my head
Nella foto lo staff di RMI 91.300
on RADIO MONTOTTONE INTERNATIONAL since 1979
(...) perché quella a cui tenevi davvero, beh' era
sempre lei a lasciare te! Anni spensierati che
nonostante potessero essere a volte offuscati dai
problemi tipici che ogni adolescente affronta in
questa fase della sua vita, di solito rimane un
ricordo piacevole che ci si porta dietro per sempre.
Proprio come capita a me oggi. E chi se li
dimentica i pomeriggi estivi a giocare a pallone in
qualche campetto di periferia o le mattine a
inseguire quello stesso pallone lungo le distese di
sabbia? Perché facevamo forse altro in quei giorni
d'estate di fine anni '60 che pensare al pallone?
Badate bene che era prima che perdessimo la
nostra guerra contro le ragazze, quando ancora
facevamo fatica ad ammettere che ci piacessero,
quando nascondevamo l'idea di stringerle
teneramente per mano e accettare la resa. Al mare
in autobus, con le scarpe eicalzini,agiocarea
biliardino (….male e con frullata annessa) a sentire
terribile musica dance italiana e aspettare il
Festivalbar la sera, quando una sorella o un fratello
più grande ti spiegavano quale fosse la differenza
fra esibirsi dal vivo e cantare in playback. Quaranta
minuti il viaggio d'andata, quaranta quello di
ritorno, due ore di partita, sudati da far schifo e un
ombrellone neanche a pagarlo. Era interdetto ai
minori di 18 anni portarsi l'ombrellone al mare….
quello di casa non te lo avrebbero mai lasciato i
tuoi genitori, che sapevano quanto eri coglione e
quanto avresti pensato di trasformare anche quello
in un palo e magari dimenticarlo lì. Grupponi di soli
ragazzi, manco belli da vedere, con l'adolescenza
esplosa addossa sotto forma di peli e odori poco
rassicuranti. Certo…. niente perizomi e brasiliane
in giro, ma anche se fosse, quello è un pallone,
vuoi mettere? La domenica aveva una sua
sacralità; guai a rinunciare alle feste private.
Ricordo che eravamo inseparabili amici io, Leo,
Lallo, Savino, Eros, Ivano, Daniele e Massimo e di
domenica pomeriggio, in una sorta di tour
itinerante nelle case dei nostri genitori allestivamo,
con una modesta consolle e due o tre faretti
colorati per dare una parvenza da sala da ballo,
quel luogo “sacro” dove potersi ritrovare e
corteggiare le ragazze del paese evitando occhi
indiscreti. Per noi era già gran cosa. Sgombrati da
tavolo divani e quant'altro, i soggiorni di case
rispettabilissime si trasformavano dunque in
pseudo-Studio54 o la discoteca di quei tempi. La
porta chiusa, si fumava di nascosto per sembrare
più grandi, più machi, rinunciando a far penetrare
una fresca ventata d'aria salubre nella stanzetta
satura ormai di un intossicante fumo (erano gli
esordi inconsapevoli di futuri convertiti al
tabagismo). Gli anni della prima Disco Music… in
tanti si esibivano alla maniera dei big. Sempre il
solito particolare personaggio di turno che
prediligeva dedicarsi alle luci ed imperterrito
pigiava a tempo di musica gli interruttori del
lampadario al fine di ricreare un improbabile effetto
psichedelico, ma non appena la puntina del
giradischi leggeva le prime note di un lento,
Pensiero D'amore di Mal dei Primitives, Fortuna dei
Procol Harum e l'inossidabile Sampa PaTi di
Carlos Santana, la luce veniva regolarmente
spenta quasi del tutto e appassionate coppie si
congiungevano al centro della stanza incuranti che
da un momento all'altro potessero sopraggiungere
i genitori. Ma la vera occasione che ci permise di
dare libero sfogo ai nostri impetuosi desideri
giovanili ce la offrirono mamma e papà nel
concedendomi l'intero garage della nostra casa di
campagna… divenne subito il luogo deputato a
memorabili feste di compleanno. Con molto
impegno, materiali di fortuna e con le strane scritte
pacifiste sui muri del tipo “mettete i fiori nei vostri
cannoni … oppure ama il tuo cane come te stesso”
e cosi via, avevamo finalmente il nostro club
privato. Il garage trasformato fu pari ad una
velocissima meteora e costituì una fase importante
nelle nostre vite: un passaggio tanto fulmineo
quanto indimenticabile. Collegammo un solo piatto,
il LENCO, ad un poco più che essenziale mixer a
tre canali…. al centro una luce stroboscopica che
creava affascinanti illusioni ottiche, tutte intorno le
sedie che ogni sabato pomeriggio prelevavamo
dallacucinadicasamiacheeraliapochipassi.
Ovviamente eravamo dotati dalle autorizzazioni dei
miei genitori e perciò il club visse sotto un profilo
molto underground. Più tardi arrivarono le
discoteche e questi luoghi di ritrovo finirono per
svanire. A non svanire però sono le sensazioni che
restano tatuate nella mia mente e nel mio cuore.
LA MUSICA COMUNQUE SIA È UN TERRENO
RICCO DI STORIE DA RACCONTARE E DA
SCOPRIRE, LA COLONNA SONORA DELLA
NOSTRA VITA, DELLE NOSTRE PASSIONI E
DELLE NOSTRE AVVENTURE.
NINAKRAVIZ
WOMAN DJ
NinaKraviz
NEXTNUMBER
BELLAVITA
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All'interno:
Kay Rush - Voice RMC
Iolanda Nes & Jo4n
Karol Diac Singer and Dj
Jaqueline - Singer
Cinzia Tedesco - Singer
entertainment t op w omen
Conduttrice,scrittriceeDj.
La voce più bella dell'etere.
Essere a RMC un vero
SUCCESS0
LA STORIA
Kay Rush è una giornalista, conduttrice radiofonica,
disc jockey e scrittrice statunitense naturalizzata
italiana. Nata negli Stati Uniti, di madre giapponese e
padre svizzero-tedescostatunitense, è divenuta
cittadina italiana dalla primavera del 2006. Nota
anche come Kay Sandvick, dal 1995 ha adottato
legalmente il cognome del suo padre naturale, Rush,
in luogo di quello del patrigno, Sandvick. Ha studiato
scrittura creativa all'università di Milwaukee
(Wisconsin) ma prima di laurearsi decide di partire
per New York all'età di 18 anni. Poco dopo si
trasferisce a Parigi dove lavora per un breve periodo
come modella. Nel 1980 arriva in Italia ed inizia a
lavorare come deejay a "Le Cinemà" una discoteca
di Milano. Viene notata da Claudio Cecchetto che le
propone di collaborare con Radio Deejay come
tecnico del suono e poi al programma Deejay
Television su Italia 1, dove si occupa di scrivere e
realizzare tutte le interviste agli artisti internazionali. È
sua la voce del famoso 'Disc-o'Clock'. Nel 1986 la
RAI le affida la conduzione di Hit parade quindi di
Discoring e della sezione rock del "Festival di San
Remo" (1989). Partecipa anche a Va' pensiero nel
1987. Nel 1990 diventa sommelier e giornalista
professionista (iscritta all'Albo nell'elenco stranieri).
Nello stesso anno scopre una passione per la
montagna ed i viaggi in luoghi lontani, tra i quali India,
Nepal, Tibet e Perù. Ha vissuto quattro anni a
Madonna di Campiglio. Gli anni ‘90 Torna negli Stati
Uniti per studiare all'Actor's Studio. Nel 1991
ricompare sugli schermi televisivi italiani affiancando
Raimondo Vianello nella conduzione di Pressing. Nel
1992 si dedica quindi al teatro, dove riscuote un buon
successo di critica per il suo ruolo di Helena Charles
nell'opera teatrale di John Osborne Ricorda con
rabbia per la regia di Diego Pesaola (Zap Mangusta).
Dopo un nuovo periodo di assenza torna sui
teleschermi nel 1995 per seguire una serie di eventi
speciali dedicati alla montagna per Tele+2. Nel 1996
è nel cast della fiction Pazza famiglia 2 di e con
Enrico Montesano e dal 1997, per i successivi tre
anni, le vengono affidate le interviste eicollegamenti
dal backstage del "Concerto del 1º Maggio" con Piero
Chiambretti. Nel 1997 recita inoltre al fianco di
Sandra Mondaini e Raimondo Vianello nel film tv
"Quattro assi per una rapina" della serie I misteri di
Cascina Vianello. Nel 1998 si trasferisce in Francia
(dove tuttora possiede una casa a Chamonix). Dallo
stesso anno conduce e si occupa della
programmazione musicale di Montecarlo Nights su
Radio Monte Carlo, trasmissione notturna dedicata
alla musica jazz, soul, lounge e chill out. Gli anni
2000 Prosegue il suo costante impegno radiofonico
ma nel 2000 viene chiamata dalla televisione
spagnola Telecinco per condurre il programma
d'avanguardia, culturale e d'attualità Nosolomusica
che diventa presto un cult. Lascia la casa in Francia
per vivere a Madrid e comincia a fare la spola tra
Italia e Spagna. Nel 2003 lascia la conduzione di
Montecarlo Nights per dedicarsi interamente a
Nosolomusica, di cui diventa uno degli autori. In Italia
conduce su StudioUniversal, canale satellitare di Sky
Italia, Hollywood's Greatest Stunts, una rubrica
dedicata agli stuntman più famosi d'America. Nello
stesso anno si sposa dopo 3 anni di fidanzamento,
con lo spagnolo Ismael Santos, excampione e
capitano della squadra di basket, Real Madrid. Dal
2007, è la presentatrice ufficiale della serata di
premiazione di Rock Master, una competizione di
arrampicata che si svolge ad Arco di Trento. Nel
2008 e 2009, è presente come giornalista al Trentino
Film Festival dove si occupa di intervistare i
personaggi più importanti del mondo della montagna.
Dopo 4 anni di attività in Spagna, torna
definitivamente in Italia dove viene richiamata da
Radio Monte Carlo; le viene affidata la conduzione di
due programmi scritti e ideati da lei stessa: Rush
Hour, un programma quotidiano di attualità
internazionale e Unlimited, programma di musica
deep house in onda durante il week-end. Dal 2005 al
2020 Kay pubblica venti compilations di successo
della serie Kay Rush Presents Unlimited. Nel giugno
2007 esce il suo primo romanzo, Il seme del
desiderio, per l'editore Sonzogno RCS. Kay Rush ha
anche aperto numerosi blog su internet tra i quali Kay
Rush, Rush Hour Chiama Himalaya, Rush Hour nel
pallone, Rush Hour Unplugged e Rush Hour - il
Mondo di Kay Rush sulla grande rete di Blogosfere.it.
face to face with...
Kay Rush
the interview
www.donnaimpresa.com
A giugno 2008 è tornata a Radio Monte Carlo con il suo
programma di musica soulful e deep house, "RMC
Unlimited". Ha ideato e presentato il programma
radiofonico dedicato alla notte delle elezioni su Radio
Monte Carlo, 'Elezioni U.S.A.2008 - Il Rush Finale'. Il 7
luglio 2009 ha partecipato come commentatrice al
"Michael Jackson Memorial", trasmesso su Italia 1 in
diretta. In ottobre 2010 esce il suo secondo romanzo,
Winter Love, edito da Marsilio Editori. In marzo 2011,
esce la prima edizione della compilation "Kay Rush feat.
Harley & Muscle presents House Classics". Sempre nello
stesso anno a marzo, nasce la prima web radio di soulful
e deep house in Italia, RMC Radio Kay Kay. Il mese
successivo, esce l' XI edizione di "Kay Rush Presents
Unlimited"... dopo 6 anni passati in India ad oggi siamo
alla compilation n.20 e continua il sodalizio con Radio
Montecarlo anche attraverso la trasmissione radiofonica
" kay is in the air"
L'INTERVISTA
Siamo in compagnia di Kay Rush; l'abbiamo
raggiunta in un momento di relax a Radio
Montecarlo. Con lei parliamo della sua vita, del suo
lavoro, delle sue passioni; in sottofondo una
selezione musicale che nessun vero amante della
musica può permettersi di non conoscere. Una
musica delicata ed avvolgente, che può
accompagnare in tutti i momenti della vita.
Bene eccoci qui Kay, parliamo di musica. A che cosa
ti ispiri nello scegliere la selezione musicale delle tue
trasmissioni?
La musica della mia trasmissione viene scelta dall'ufficio
musica di Radio Montecarlo, ma è una cosa che oggi
avviene in tutte le radio del mondo. Quando lavoravo a
Montecarlo night la musica la sceglievo io perchè era un
tipo di programma diverso dagli altri, mentre per tutte le
mie compilation la selezione è mia. Non c'è più l'idea
romantica del dj che di notte sceglie i vinili e va avanti
scegliendo pezzo per pezzo... a selezionarli
personalmente oggi è rimasto solo il dj che lavora in
discoteca che prepara la sua track-list, ovvio che poi
ognuno ha un suo genere da proporre... io quando
venivo chiamata ho sempre proposto la mia musica,
adeguandomi ovviamente alla location che mi ospitava
ed alla tipologia dell'evento, ma comunque sempre
musica elegante. Generalmente quando venivo chiamata
erano già consapevoli del genere che avrei messo...
insomma nessuna sorpresa per coloro che venivano ad
ascoltarmi, avevo la mia track e quella proponevo per
l'intera serata. I dj oggi sono incredibili... sono dei
musicisti davvero molto bravi e più preparati di 40 anni fa.
Ma sono molto aiutati dalla tecnologia rispetto al
passato...non credi?
Si, questo è vero, ma vero anche che la tecnologia
bisogna saperla usare ed oggi ritengo che tutti siano
molto preparati al riguardo.
Una musica che parli alla tua anima... o comunque
un genere musicale che tendi ad usare
maggiormente nei tuoi spettacoli e/o performance?
Nelle mie performance comprese le compilation e
sopratutto quando posso amo la musica soul and deep
house. Attualmente studio chitarra classica quindi si
potrebbe dire la classica, oppure la musica spagnola in
un contesto del flamengo o cose del genere... o ancora
quella indiana considerato che ho vissuto in India per 6
anni, fino a poco tempo fa. Se voglio ascoltare musica
popolare scelgo naturalmente le proposte di Radio
Montecarlo.
Quali, gli artisti italiani contemporanei per i quali ti
piacerebbe spendere una parola di apprezzamento?
Sono davvero pochi e faccio molta difficoltà a citarne
qualcuno...
Come mai in questa tua lunghissima variegata
carriera non ha mai inciso un disco tuo?
Non l'ho mai fatto perchè io non canto. Incido in un certo
senso attaverso le mie compilation... Kay Rush Unlimited
la xx è l'ultima uscita.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare con questo appuntamento pomeridiano a
Radio Montecarlo che va in onda dalle ore 16.00 alle
18.00 e si chiama "kay is in the air", proseguire gli studi di
chitarra classica. Potrei aggiungerti lo studio delle lingue
che è un'altro mio hobby. Ho studiato 10 anni hindi che è
una delle lingue ufficiali dell'India ed ora la scrivo e la
parlo correttamente. Nel mio futuro vedo anche
l'alpinismo che pratico da vent'anni e la meditazione
buddista, un'attività a cui dedico giornalmente almeno 4
ore del mio tempo; mia madre era giapponese e sarà
forse per questo che ho vissuto in India per 6 anni ed ho
studiato la lingua Hindi. Nel tempo libero insegno yoga. I
miei progetti futuri sono di vivere la vita e mantenere un
equilibrio.... ma sopratutto cercare di capire perchè
esisto... (sorride).
Come stai vivendo questo momento di particolare
apprensione per via della pandemia e le relative
restrizioni sulla nostra vita di tutti i giorni?
Da un lato mi ritengo molto fortunata e gioisco all'idea di
lavorare per una grande azienda come Radio
Montecarlo, del gruppo di Mediaset, che ci ha consentito
di lavorare tutto il tempo mentre ci sono colleghi che, al
contrario, hanno perso il lavoro; il rovescio della medaglia
è la profonda amarezza che provo nei confronti di tutti
coloro che soffrono per i più svariati motivi... vorrei
sinceramente che anche loro tornassero a gioire. Questa
"pesantezza" nel mondo la sento e mi rattrista l'idea che
ci siano molte persone hanno perso il lavoro, famiglie che
non hanno sufficiente denaro per mangiare, attività
commerciali che stanno chiudendo i battenti o che sono
chiuse da mesi: negozi, ristoranti... una vera tragedia.
Spero davvero che ne possiamo uscire quanto prima e
ricominciare con un'altra visione del mondo. Vorrei che
tutti trovassero un sereno equilibrio e non vedo l'ora che
arrivi il tempo per uscire da questo periodo buio della
nostra esistenza, che tornassimo tutti a fare le cose che
facevamo prima dell'arrivo della pandemia. Io, come ho
già detto, mi ritengo molto fortunata di continuare a
lavorare e sopratutto di fare un lavoro che amo, però non
posso essere egoista e non tener conto del dolore degli
altri. Dobbiamo comprendere che ci sono altri valori nella
vita... magari vivere con meno e dare risalto alle cose che
sono davvero importanti. Usare questo periodo insomma
per ricostruire un futuro diverso, in cui vi sia una
maggiore consapevolezza ed equilibrio da parte di tutti.
Dobbiamo abituarci ad una nuova normalità, diversa da
quella che abbiamo conosciuto fino a ieri all'insegna di
una nuova filosofia di vita: non dimentichiamo che il
primo passo verso la felicità consiste nel ridurre ed
escludere tutto ciò che è superfluo, per poi concentrarsi
sull’essenziale. Adesso sta arrivando questo nuovo
vaccino e spero con tutto il cuore che ci aiuti ad uscire da
questo periodo davvero terribile... sarebbe un sogno; in
questi tempi così freddi e pieni di negatività, è
fondamentale essere ancora in grado di sognare.
Concederci il lusso di far volare la mente è un bellissimo
atto di ribellione, significa rallentare e concedere alla
nostra parte più emotiva e irrazionale la possibilità di
esprimersi.
B.B.
the music is in my head
www.dimagazine.it
Bene Key.... è stata davvero una bellissima conversazione più
che intervista ... mi complimento per la tua saggezza e per la tua eleganza.
Per chiudere una domanda di rito: ti descrivi attravero
un aneddoto? (30 secondi di silenzio e poi lei con accento
delizioso alla mia affermazione "Pensavo fosse caduta la
linea telefonica ...." risponde: " Il silenzio" (accennando ad un sorriso) .
B.B.
JO4M È UNA BAND
FORMATA DA 4
ELEMENTI:
CHITARRA, BASSO,
BATTERIA E VOCE.
IL COMPLESSO
SELEZIONA BRANI
DAI REPERTORI DI
SOLE DIVE, DEL
MOMENTO E NON.
“Ho conosciuto Stefano, Marco e Gianluca nel 2016 quando,
volenterosi di portare avanti questo progetto che ruota attorno
alle Dive, erano alla ricerca di una cantante che si
rispecchiasse in quest’idea.Quando mi hanno proposto i brani
che avevano già arrangiato, io quasi non ho avuto bisogno dei
testi, ne di ascoltarli prima, perché rispecchiavano i miei gusti
musicali al punto di essere già molto preparata. Perciò ci
siamo amalgamati subito molto bene e abbiamo iniziato a
lavorare su nuovi brani e nuove idee. Con loro ho imparato un
sacco di cose, mi sono praticamente formata. Prima di entrare
nella band ero una cantante che frequentava concorsi e talent,
e saltavo di band in band cercando di trovare il “mio posto.
Chiaramente, prima di tutto ciò ho studiato tanto, per tanti
anni. Prendevo lezioni private di canto, pianoforte e solfeggio
già alle scuole medie. Poi ho fatto un periodo di logopedia che
mi ha fatto fare il salto di qualità, soprattutto grazie agli
insegnanti di canto Monica Grassi e Fabio Mammarella che mi
hanno seguita per anni presso la scuola “pianeta musica” di
Pesaro. Negli anni di studio a scuola ho fatto tante esperienze
formative che mi hanno cambiata e fatta crescere e quando
sono arrivati i Jo4m sono stata davvero in grado di esprimere
me stessa. Prima della band facevo tanti provini, sono anche
riuscita a entrare a The Voice una volta, ma la soddisfazione
di cantare insieme alla mia band è totalmente su un altro
livello. Jo4m è il nostro angolo di libertà, tra noi non ci sono
filtri , perciò quando ci esibiamo le nostre personalità emergono
creando il nostro stile. Rock, chiaramente. Ci divertiamo, ci
esaltiamo, è sempre un momento felice quando suoniamo.”
Iolanda Nes
Nelle foto da sinistra: Marco Ercoles chitarra,
Iolanda Erculanese voce
Stefano Pagnini batteria e Gianluca Baldassarri basso
JO4N
Iolanda Nes
Credo negli ottimisti, nei ribelli, nei sognatori e negli innamorati.
Iolanda Nes
Esce l'11 settembre per Borderline Records il EP
“Borderline”. Abbiamo già avuto modo di ascoltare questo
pezzo di sottofondo durante il Radio Show negli ultimi
mesi: oggi diventa canzone ufficiale sia del Radio show
che del Format live e viene distribuito su tutte le
piattaforme e i digital stores, anche nella versione Dance
remix e nella versione Slow. Il brano è già in
programmazione radiofonica in tutta Europa. Un giro di
chitarra acustica che ci porta in un'atmosfera future house
e che, come promette il chorus, “Where you are is where
I'll be/ Where you are is home to me”: oltre a rimanere
sempre con voi, nella vostra mente, descrive benissimo il
Format live che Karol e Bruce attendono di portare nelle
città in cui già va in onda il Radio Show. Ad oggi il Radio
show si sta espandendo sempre di più, soprattutto
all'estero: viene trasmesso a Ibiza, Fuerteventura,
Tenerife, Malta, Belgio, Mallorca e in molte città d'Italia
sulle frequenze di Radio Venezia, Radio Digi-One, RADIO
Eco Sud, Radio Millecuori e altre radio fm oltre che su
Radio Crossover Disco, web radio dance piemontese.
Borderline nasce come Format live dall'abbinamento della
voce di Karol Diac, sia grazie ai suoi live vocal che ai
singoli già pubblicati in passato (“ Here I Am” - Smilax
Publishing & Lion Edizioni, “Mister” - Papa Musique di
Radio Montecarlo / Soulgem Records di Lelio D'Aprile,
“ Battles” - Sony Recordings, “ Be Your Hero” - Sony
Recordings) alla regia dell'eclettico dj e produttore Bruce
Blayne, che cura la parte pop dance e club del format
assieme alla Karol. Bruce è dj resident del Holi Colors
Festival e vanta una carriera piena di soddisfazioni e date
importanti. Questa collaborazione ha dato origine sia al
Borderline Show che all'album “ Borderline”: una raccolta
di remix con sonorità Club House che si distingue per il
suo stile senza barriere e che uscirà l'anno prossimo. Nel
frattempo Karol e Bruce sono impegnati a sviluppare
sempre di più il Radio show, che oggi ha collezionato
interviste con numerosi ospiti interessanti come
Rush&Hydro ( Spinning Talent Pool), Maxi B (rapper con
all'attivo featuring con Fedez, Salmo ed altri), Lelio
D'Aprile, Dj Castello & Lorenzo Perrotta, Scirica, Marco
Sees, Mandope Lion, Laeshalex, Bobby Solo, Giacomo
Moras ( Home Festival), Ago Presta, Joe Mangione,
Pools, Sandro Puddu, Alex Milani, Francesco Le Noire,
Simone Ventura e tanti altri nomi interessanti ancora in
programmazione. In attesa di poter assistere al Format
live, adatto a ogni tipo di evento (dalle cene agli eventi di
lusso, serate club dance fino ai grandi festival), siete
invitati a seguire il Radio show sull'onda del motto “Open
the Gates and Let the Music Play”. Personaggio eclettico
e talentuoso in più ambiti, Karol Diac è nata a Cluj
Napoca, dove si svolge ogni anno il grande festival di
musica elettronica Untold, in una famiglia che ha le sette
note nel sangue: sebbene lei abbia iniziato a fare musica
relativamente tardi, ha un fratello e un cugino conosciuti
come dj anche all'estero.Tennista a livelli agonistici e
vincitrice di diversi titoli nazionali e internazionali, pratica
questo sport fino ai 20 anni e si laurea in scienze motorie.
Karol vanta anche una carriera da modella: ha sfilato
infatti per marchi come Alviero Martini, Balde (presente
Venice Film Festival 2020), Claudio Gervasutti (ph.
Venice Film Festival 2020), Pignatelli e Desigual, ma nel
2017 arriva la svolta che la introduce al mondo musicale.
Inizia infatti a collaborare come cantante con una casa di
produzione svizzera di musica elettronica e nel 2018
pubblica il suo primo album “ Marionnette”. Tutti i brani di
questo album portano la firma di grandi etichette italiane e
straniere: Exia Recordings /Restate (Russia), Rock
concerti (Italia) , Lovertrax - Fabio Amoroso M20 Radio
(Italia) , D MAX (Germania) e vengono trasmessi da radio
quali M20, Radio 105, Radio Montecarlo, oltre ad essere
inseriti in compilation internazionali. Sempre nel 2018
viene notata da Rockconcerti.it (agenzia di management
che vanta in roster grandi artisti come Povia, Marco
Masini e altri) che iniziano a promuoverla sul mercato
musicale italiano e internazionale. Si esibisce quindi come
dj in locali conosciuti della Versilia, della Riviera adriatica,
del Veneto e all'estero (Svizzera, Ungheria, Austria,
Romania, Spagna); sta inoltre lavorando sui prossimi
obiettivi, che comprendono festival musicali mondiali
come Untold, Electric Castle, Sziget, Tomorrowland sia
come solista che come dj. Nel 2019 Karol Diac pubblica
il suo secondo album in qualità di produttrice e solista,
“ Bipolar soul”. La promozione del primo singolo è curata
dalla famosa casa discografica Smilax Publishing in
collaborazione con Lion Edizioni e Leone Tranquillo, che
apre a Karol le porte delle radio italiane e segue
personalmente l'andamento del nuovo singolo con grande
cura. “ Here I Am” viene presentata durante uno speciale
di Rai Uno Sport dedicato a Karol che si è svolto al Foro
Italico durante le semifinali di tennis: un'esperienza
davvero unica per ricordare il passato come tennista ed il
passaggio alla musica. Altri traguardi importanti Karol li
raggiunge nel 2019 proprio a Jesolo, la città in cui ora
vive stabilmente: ad agosto viene inserita nella rivista
Vivijesolo come protagonista del mese accanto a
Federica Pellegrini e ad ottobre “ Be your Hero”, firmata
Sony Recordings, viene presentata durante i mondiali di
Crossfit – Italian Team Series 2019 al Palainvent Jesolo,
dove si svolge anche il dj set di due giorni Karol Diac &
Bruce Blayne. Altre esibizioni rilevanti sono state a
settembre 2019 dove Karol ha presenziato come Guest al
Red Carpet Party del Venice Film Festival e per la serata
di Capodanno 2019/20 come dj resident in piazza Mazzini
a Jesolo. Anche “ Battles” porta il nome Sony Recordings
e questo fa sì che la visibilità dell'artista raggiunga livelli di
spicco sia su Spotify che su Youtube. Il singolo “ Mister”,
firmato Papa Musique di Papa Dj (Radio Montecarlo) e
Soulgem Records (Lelio D'aprile) è rimasto in Classifica
Indie per più di 10 settimane e ha superato i 20.000
streams su Spotify; il video ufficiale e il video del remix,
girati nel noto locale Casablanca Caffè di Jesolo, hanno
superato rispettivamente le 20 e 15mila visualizzazioni su
Youtube. Con i 6 remix di “ Mister”, ognuno con stile e
genere diverso, è stato realizzato un album. Il singolo
“ Here I am” è attualmente
Karol
in rotazione su diverse radio fm
Diac
italiane tra cui
Radio Rai Uno,
M20, Radio 105
e Lattemiele e
ha raggiunto
quasi 900
passaggi in
totale.
Possiamo già
svelare la
prossima
Esce con "Borderline"
release, che
uscirà ad ottobre con la Smilax Publishing e la Lion
Edizioni e tante altre sorprese e prossime collaborazioni
che saranno una produzione Borderline.
A cura di Francesca Saglia – Music-Alive 2020
INFO
Apollo studio.
www.dimagazine.it
“Il mio personale omaggio ai
Pooh. Credo che noi autori
contemporanei navigatori
della tecnologia, ci
modelliamo agli strumenti che
attraversano il nostro tempo.
Negli attimi che percorriamo,
ci confrontiamo spesso con
nuove frequenze ma non per
questo, dobbiamo dimenticare
le origini musicali che ci
hanno preceduto, motivato e
sostenuto. Quello dei Pooh,
secondo me è un universo
musicale che va studiato e
sentito fino all'ultima nota.
“Tutto adesso” è un brano che
rispecchia perfettamente
quello che mi sta
attraversando, avevo voglia di
raccontare ancora una volta la
verità che mi spinge a fare le
mie riflessioni”.
Jaqueline (nome d'arte di
Jaqueline Branciforte) è una
cantautrice e musicista
siciliana che scopre la musica
grazie alla ricca collezione di
dischi del padre, ascoltando
sin da piccola le più grandi
leggende della musica
internazionale come Michael
Jackson , Madonna , Prince,
Stevie Wonder , Aretha
Franklin e tanti altri.
Esordisce alla finale di
Festival Show 2011, dove si
esibisce dal vivo sul
prestigioso palco dell'Arena
di Verona. Conseguita la
maturità, entra nell'accademia
di musica “Saint Louis
College of Music”. Nel 2018
il brano “ Andare Via” fa parte
della colonna sonora del film
candidato ai David di
Donatello e ai Nastri
D'Argento “Un giorno
all'improvviso” e l'anno
seguente fa parte degli otto
finalisti di Area Sanremo
2019 con il brano inedito
“ Game Over”.
Jaqueline
Branciforte
the singer
Jaqueline Branciforte
the jazz
singer
Cinzia
Tedesco
NATA SOTTO IL SEGNO DELLA MUSICA
Cinzia Tedesco
www.dimagazine.it
www.dimagazine.it
CLASSICAL
TM
IL DISCO
MISTER PUCCINI IN JAZZ: UN
LINGUAGGIO MODERNO PER
RACCONTARE L'OPERA, PUNTO DI
FORZA DELLA CULTURA ITALIANA DI
TUTTI I TEMPI.
Cinzia Tedesco, dopo ' Verdi's Mood' affronta il
repertorio di Giacomo Puccini con un disco che,
come da lei stessa dichiarato, 'trasporta nel nostro
quotidiano arie d'Opera immortali, per farle rivivere
con una veste nuova e moderna'. Un obiettivo
raggiunto anche grazie alla ormai decennale
collaborazione con l'arrangiatore e pianista Stefano
Sabatini, e l'apporto creativo del suo team formato
da Luca Pirozzi al contrabasso e Pietro Iodice alla
batteria. A completare l'ensamble, al disco
partecipano, grazie a Franco Moretti,
Direttore
Generale della Fondazione Puccini di Torre del Lago,
la Puccini Festival Orchestra diretta dal maestro
Jacopo Sipari di Pescasseroli, con gli archi scritti ed
arrangiati dal maestro Pino Jodice. Un disco
coinvolgente, ricco di sfumature vocali sorprendenti e
di gran classe, e che vede coinvolti ospiti quali i
sassofonisti Javier Girotto e Stefano Di Battista, il
trombettista Flavio Boltro, il polistrumentista
Antonello Salis alla fisarmonica, Roberto Guarino
alla chitarra e lo stesso Pino Jodice al pianoforte.
Cinzia Tedesco ha estrapolato dalle opere
dell'autore toscano, lavorando con Sabatini sui temi
più celebri senza però trasformarli, ma rimodulandoli
su ritmi lontani dal melodramma. Ecco allora 'Che
gelida manina' riproposta con contaminazioni latine
ed illuminata da un solo di tromba straordinario; 'In
quelle trine morbide' struggente come una jazz
ballad; ' Quando me n'vo' da Manon Lescaut diventa
un jazz waltz con un finale da brividi che vede il
grande batterista Pietro Iodice suonare in interplay
con archi ostinati e grintosi; ' E lucevan le stelle' è un
seducente tango argentino con le improvvisazioni di
Javier Girotto al sax soprano. 'Chi il bel sogno di
Doretta' ha il passo del modern jazz ed è coronato dal
piano solo di Stefano Sabatini; il ' Coro Muto' prende
voce con il testo ' Tonight' scritto dalla Tedesco, e
ricalca idealmente un musical di Broadway; ' Vissi
d'arte, Vissi d'Amore' ha la forte impronta di
Antonello Salis con la sua travolgente fisarmonica; ' Se come voi piccina io fossi' si avvicina ai ritmi
aggressivi del soul e del funky ed esplode con l'intervento del sax di Stefano di Battista, che con un serrato
interplay con la vocalist, spinge all'ennesima potenza la tensione del brano. ' Un bel dì vedremo' è arrangiato
e suonato al pianoforte da un talentuoso Pino Jodice, un brano sospeso, sognante e che conserva un fondo
di pungente tristezza interpretato magistralmente dalla Tedesco, che ne incarna pienamente la tragicità. In
' Recondita Armonia', gli archi sembrano trasportare Tosca nell'atmosfera di uno swing d'epoca, un groove
che rievoca l'efflorescenza tumultuosamente magnifica della prepotente voglia di vivere e di gioire. L'anima
sognante, malinconica, lirica, nostalgica , fatalistica e altro ancora, volteggia sui vocali della bella e brava
Tedesco: pura e fantasiosa leggiadria che tende all'allegrezza piuttosto che alla tristezza, alla realtà piuttosto
che al sogno, con solo qualche atteggiamento contemplativo che sembra meditazione, mentre è puro e
semplice TALENTO.
I più sentiti complimenti dalla redazione BELLA VITA di Donna Impresa Magazine www.dimagazine.it ma soprattutto
dal sottoscritto.
Baldassarri Bruno
SILVIAN
www.aravfashion.it
www.dimagazine.it