Felice Gazzola - Quaderno 13 - marzo 2021
Il conte Felice Gazzola, seguendo le orme del padre, un ufficiale dell’esercito farnesiano, legò il proprio destino a quello del nuovo duca di Parma e Piacenza, Re di Napoli e futuro Re di Spagna, Carlo III di Borbone, intraprendendo una brillante carriera militare che lo porterà ad assumere il grado di Generale dell’esercito spagnolo, primo direttore del Real Colegio de Artillería de Segovia. Appassionato di arte e archeologia è considerato l’illustre pioniere della prima grande campagna di esplorazione di Paestum a metà del XVIII secolo, in quel luogo straordinario del Regno di Napoli dove sorgevano tre maestosi templi dorici costruiti con travertino locale in ottimo stato di conservazione, di incomparabile bellezza e potenza evocativa, abbandonati tra macerie, terra ed una folta vegetazione. I risultati della spedizione scientifica intrapresa da Gazzola con una squadra di architetti ed artisti, sarebbero dovuti confluire in una pubblicazione illustrata sulla storia dell’antica città e dei suoi monumenti. L’opera dal titolo “Rovine della città di Pesto detta ancora Posidonia”, contenente numerose splendide incisioni tratte dai disegni realizzati a seguito dell’esplorazione, venne pubblicata soltanto nel 1784, qualche anno dopo la sua morte a Madrid, suscitando in tutta Europa entusiasmo e ammirazione.
Il conte Felice Gazzola, seguendo le orme del padre, un ufficiale dell’esercito farnesiano, legò il proprio destino a quello del nuovo duca di Parma e Piacenza, Re di Napoli e futuro Re di Spagna, Carlo III di Borbone, intraprendendo una brillante carriera militare che lo porterà ad assumere il grado di Generale dell’esercito spagnolo, primo direttore del Real Colegio de Artillería de Segovia.
Appassionato di arte e archeologia è considerato l’illustre pioniere della prima grande campagna di esplorazione di Paestum a metà del XVIII secolo, in quel luogo straordinario del Regno di Napoli dove sorgevano tre maestosi templi dorici costruiti con travertino locale in ottimo stato di conservazione, di incomparabile bellezza e potenza evocativa, abbandonati tra macerie, terra ed una folta vegetazione. I risultati della spedizione scientifica intrapresa da Gazzola con una squadra di architetti ed artisti, sarebbero dovuti confluire in una pubblicazione illustrata sulla storia dell’antica città e dei suoi monumenti. L’opera dal titolo “Rovine della città di Pesto detta ancora Posidonia”, contenente numerose splendide incisioni tratte dai disegni realizzati a seguito dell’esplorazione, venne pubblicata soltanto nel 1784, qualche anno dopo la sua morte a Madrid, suscitando in tutta Europa entusiasmo e ammirazione.
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<strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong><br />
La «scoperta» di Paestum<br />
I Quaderni
<strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong> . La “scoperta” di Paestum<br />
Costabile Cerone<br />
Paestum per molto tempo ha vissuto in uno stato di<br />
abbandono, della sua storia e dei suoi monumenti<br />
fino alla metà del XVIII secolo se ne perse il ricordo,<br />
ma da qualcuno non del tutto dimenticata.<br />
In letteratura è stata menzionata nel 1596 dallo storico<br />
napoletano Scipione Mazzella nella “Descrizione<br />
del Regno di Napoli”, nel 1602 dal capaccese Michele<br />
Zappullo nel “ Sommario Istorico”, nel 1609 da<br />
Gaspar Ens nella sua guida “ Deliciae Italie”, nel<br />
1644 dal tipografo Ottavio Beltrano nella sua “Breve<br />
descrizione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie”,<br />
e dallo storico Costantino Gatta nel 1723<br />
nell'opera “ La Lucania Illustrata”, ma queste descrizioni,<br />
senza nessuna illustrazione delle antiche rovine,<br />
non suscitarono alcuno interesse per la colonia<br />
greca di Poseidonia.<br />
La prima grossolana rappresentazione grafica della<br />
città murata con i suoi tre templi, intitolata “Veduta<br />
delle rovine di Pesto”, è stata pubblicata a Napoli nel<br />
1732 nella seconda opera di Gatta, “Memorie topografiche-storiche<br />
della Provincia di Lucania”.<br />
Nell'illustrazione è delineato l'intero perimetro della<br />
cinta fortificata e le quattro porte con all'interno, tra<br />
ampi campi coltivati, le sagome dei tre templi e la<br />
chiesa dell'Annunziata (fig. 1). L'incisione pur se<br />
molto schematica, “evidenzia l'intenzione<br />
dell'autore di rappresentare una sorta di planimetria<br />
volumetrica dell'antico centro”.<br />
L'anno successivo il viaggiatore inglese Robert<br />
Smith, con una lettera inviata da Roma, incoraggiava<br />
lo storico napoletano Matteo Egizio, noto antiquario<br />
e bibliotecario della corte borbonica, alla pubblicazione<br />
di un volume illustrato con i tre templi di Paestum.<br />
Ma fu soltanto dopo il 1734 con l'arrivo di Carlo di<br />
Borbone a Napoli (fig. 2), duca di Parma e Piacenza,<br />
che ebbe inizio il vero interesse per il sito. Il protagonista<br />
principale fu il conte <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong>, originario<br />
di Piacenza, che aveva guidato l'esercito del re alla<br />
vittoria nella battaglia di Velletri contro gli austriaci<br />
nel 1744 (fig. 3), rimanendo fedele al suo fianco fino<br />
a seguirlo a Madrid quando fu proclamato re di Spagna<br />
con il nome di Carlo III nel 1759.<br />
<strong>Gazzola</strong>, comandante dell'artiglieria del Regno di<br />
Napoli, non era soltanto un esperto di tecniche militari<br />
ma anche un uomo di cultura, collezionista di arte<br />
Immagine di copertina<br />
Giovanni Maria Delle Piane detto il Mulinaretto (1660 -<br />
1745)<br />
Ritratto del conte <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong>, ca. 1737<br />
Olio su tela<br />
Museo dell'Istituto <strong>Gazzola</strong>, Piacenza<br />
2<br />
Fig. 1. Veduta delle Rovine di Pesto<br />
Tavola dalle “Memorie topografico-storiche della<br />
provincia di Lucania” di Costantino Gatta, Napoli, 1732<br />
Biblioteca del Senato del Regno, Roma<br />
1<br />
2
e illuminato mecenate tanto da stabilire per testamento,<br />
in mancanza di eredi diretti, che tutti i suoi<br />
beni fossero venduti per costituire doti per indigenti<br />
fanciulle e sostenere sei giovani artisti piacentini<br />
impegnati in pittura, scultura o architettura.<br />
Durante le campagne di esplorazione archeologica<br />
dei siti vesuviani, contribuì alla progettazione di tecniche<br />
di scavo per la città sepolta di Pompei, i cui<br />
lavori ebbero inizio nel 1748 per volontà del re, un<br />
attento divulgatore delle importanti scoperte del<br />
mondo antico attraverso il volumi prodotti dalla<br />
Stamperia Reale, di cui fu il fondatore. Carlo di Borbone,<br />
simbolo per eccellenza dell'assolutismo illuminato,<br />
negli anni in cui governò il Regno di Napoli,<br />
promosse missioni scientifiche, come le numerose<br />
indagini archeologiche, la costruzione di strade,<br />
nuove regge e fabbriche, nonché opere di assistenza<br />
sociale come il Reale Albergo dei Poveri.<br />
Di <strong>Gazzola</strong> si conosce soprattutto il suo grande interesse<br />
per il sito di Paestum e dei suoi monumenti; consapevole<br />
dell'importanza che assumeva la “scoperta”<br />
dal punto di vista storico e architettonico organizzò<br />
subito una squadra di artisti ed architetti per eseguire<br />
disegni e rilievi con l'intenzione di mostrarli al vasto<br />
pubblico con la diffusione di un volume sulla storia<br />
della città e delle sue architetture. Con il suo trasferimento<br />
a Madrid, dove morì nel 1780, non riuscì mai a<br />
completare l'ambizioso progetto editoriale e quei<br />
disegni furono utilizzati per successive pubblicazioni.<br />
Solo nel 1784 il suo lavoro fu reso noto nel volume<br />
stampato a Roma dal titolo “Rovine della città di<br />
Pesto detta ancora Posidonia” a cura del sacerdote<br />
Paolo Antonio Paoli, uno storico a cui il conte affidò<br />
il compito di completare e divulgare l'opera.<br />
A riferire a <strong>Gazzola</strong> dell'esistenza degli antichi monumenti<br />
fu l'architetto napoletano Mario Gioffredo, che<br />
nel suo saggio di architettura, pubblicato a Napoli nel<br />
1768 dalla Stamperia Reale, espone di essere passato<br />
per Paestum nel 1746 raccontando della sua scoperta<br />
Fig. 2. Giuseppe Bonito (1707-1789)<br />
Carlo di Borbone, ca. 1745<br />
Olio su tela (103 x 128 cm)<br />
Museo del Prado, Madrid<br />
Fig. 3. Camillo Guerra (1797-1874)<br />
Carlo III alla battaglia di Velletri, 1849 ca.<br />
Olio su tela (776 x 470 cm)<br />
Reggia di Caserta, Museo della Reggia di Caserta,<br />
Appartamento Settecentesco, Sala di Alessandro<br />
Nel dipinto è raffigurato Carlo III sul cavallo bianco che<br />
brandisce la spada ed alla sua sinistra il colonnello <strong>Felice</strong><br />
<strong>Gazzola</strong> che indica il campo di battaglia.<br />
3<br />
3
a diversi amici, tra cui allo stesso conte <strong>Gazzola</strong>,<br />
all'architetto francese Jacques Germain Soufflot ed al<br />
“ pittore d'architettura” Gianbattista Natali con cui<br />
intraprese le misurazioni e i disegni dei tre templi e<br />
“ con tutto ciò che esiste in quella città ” negli anni<br />
1750 e 1752. Conclude informando che in quei giorni<br />
stava per essere diffusa “la descrizione e i disegni di<br />
antichità insieme con la storia di Pesto del Sig. Conte<br />
<strong>Gazzola</strong>”.<br />
Soufflout, in quel periodo in giro per l'Italia per<br />
accompagnare il giovane Abel-François Poisson de<br />
Vandières, fratello di Madame de Pompadour, il futuro<br />
direttore generale dei Bâtiments du Roi, fece<br />
accenno ai rilievi eseguiti a Pesto in una conferenza<br />
tenuta all' Académie des beaux-arts di Lione il 12 aprile<br />
1752. “Rammaricandomi che si potesse ammirare<br />
così poco delle scoperte di Ercolano con un uomo<br />
molto importante, di buon gusto e pieno di curiosità<br />
che avevo avuto l'onore di vedere spesso a Napoli,<br />
questi mi parlò di una città che distava circa trenta<br />
lieux par mer (da Napoli), egli non l'aveva mai vista,<br />
ma un abile pittore che egli prediligeva e stimava vi<br />
aveva fatto un viaggio per vedervi dei grandi templi<br />
di architettura greca; io mi decisi a intraprendere il<br />
viaggio e partiti con lo stesso pittore ed alcuni architetti,<br />
malgrado il caldo del mese di luglio”.<br />
Dunque è il conte <strong>Gazzola</strong> il signore di buon gusto<br />
ricordato da Soufflout e Giovanni Battista Natali il<br />
pittore in precedenza citato.<br />
Gioffredo in questo periodo stava preparando i disegni<br />
per il suo trattato sugli ordini in architettura, appare<br />
dunque significativo per il suo percorso di ricerca<br />
storica l'inserimento, nel fregio di capopagina, di una<br />
veduta parziale di un tempio di Paestum (fig. 4).<br />
Alcuni storici non menzionano affatto l'architetto<br />
Gioffredo e attribuiscono la “scoperta” al <strong>Gazzola</strong> tra<br />
il 1734 e il 1745, vale a dire prima della sua segnalazione.<br />
Tra l'altro il comandante probabilmente già<br />
conosceva bene la zona, poco distante da Persano, il<br />
luogo ricco di boschi e selvaggina scelto dal re, grande<br />
appassionato di arte venatoria, come sede privilegiata<br />
del suo passatempo preferito facendovi costruire<br />
nel 1752 la Reale Casina di Caccia. È pertinente<br />
comunque ricordare che tra i primi a richiamare<br />
l'attenzione della corte borbonica sulle rovine pestane<br />
fu il famoso architetto napoletano Ferdinando Sanfelice,<br />
che nel 1740 suggerì di utilizzare le colonne<br />
doriche dell'antica città di Pesto per gli ornamenti del<br />
Palazzo reale di Capodimonte.<br />
Fortunatamente la proposta non fu presa in considerazione,<br />
ma per secoli il reimpiego, o riuso, del materiale<br />
da costruzione degli antichi monumenti era una<br />
pratica comunemente utilizzata per questioni pratiche<br />
ed economiche.<br />
Fig. 4. Mario Gioffredo (1718-1785)<br />
Particolare del fregio di capopagina<br />
Dal volume “Dell'Architettura, Parte prima, Degli<br />
ordini dell'Architettura”, 1768<br />
Incisione di Carlo Nolli<br />
5<br />
4<br />
4
Ad ogni modo, dopo la segnalazione del sito, <strong>Gazzola</strong><br />
incaricò per l'esecuzione dei disegni e per le operazioni<br />
di rilievo lo stesso Gioffredo e altri “bravi professori<br />
che in quel tempo erano in Napoli”, così come<br />
li definì Padre Paoli, che in una “Lettera sull'origine<br />
e antichità dell'architettura” indirizzata nel 1784<br />
all'Abate Carlo Fea, curatore dell'edizione romana,<br />
in tre volumi, della “Storia delle arti del disegno presso<br />
gli antichi” di Johann Joachim Winckelmann,<br />
riporta i nomi di alcuni degli artisti e dei tecnici presenti<br />
nella squadra di lavoro. Lo stesso gruppo aveva<br />
lavorato per il rilievo delle rovine dei Campi Flegrei,<br />
i cui disegni furono utilizzati per le tavole a corredo<br />
nel primo volume di Paoli pubblicato nel 1768 dal<br />
titolo “Avanzi delle antichità esistenti a Pozzuoli<br />
Cuma e Baja”.<br />
Dunque per il disegno dei prospetti e di alcune vedute<br />
dei monumenti di Paestum, l'architetto e pittore<br />
Giovanni Battista Natali, originario di Prontemoli,<br />
attivo fra Parma e Piacenza nell'entourage di Elisabetta<br />
Farnese, ma in quegli anni presente a Napoli su<br />
invito di <strong>Gazzola</strong> divenendo un pittore e decoratore<br />
di architettura a servizio della corte borbonica (fig.<br />
6). Nel 1732 aveva ottenuto l'incarico per la realizzazione<br />
di una macchina di fuochi allestita per celebrare<br />
l'ingresso ufficiale a Piacenza del nuovo duca e<br />
gran Principe ereditario di Toscana Carlo I di Borbone.<br />
Dei suoi disegni su Paestum è interessante la vista<br />
esterna della porta di levante dove rappresenta gli<br />
architetti impegnati nelle operazioni di rilievo servendosi<br />
di lunghe scale in legno ed altri strumenti di<br />
misurazione (fig. 11). Quest'ultima veduta realizzata<br />
dall'incisore Campana è una tavola allegata al terzo<br />
volume dell'opera di Winckelmann.<br />
Per il rilievo planimetrico del sito e per le misurazioni<br />
dei monumenti l'architetto palermitano Francesco<br />
Sabatini (o Sabbatini) (fig. 5) che partecipò alla<br />
costruzione della Reggia di Caserta progettata dal<br />
suocero, il celebre architetto Luigi Vanvitelli. Trasferitosi<br />
nel 1760 a Madrid per volontà di Carlo III, dove<br />
ottenne numerosi incarichi professionali, fu eletto<br />
Fig. 5. Anonimo<br />
Ritratto di Francesco Sabatini, XVIII sec.<br />
Olio su tela (50 x 66 cm)<br />
Collezione dell'Accademia di San Luca, Roma<br />
Fig. 6. Giovanni Battista Natali (1698-1765)<br />
Decorazione murale e monumento equestre per i<br />
Tribunali, Napoli, ca. 1750<br />
Grafite, inchiostro nero e acquerello grigio (59,8 x 44,5<br />
cm)<br />
Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, New<br />
York<br />
6<br />
5
membro onorario della Reale Accademia di Belle<br />
Arti di San Fernando.<br />
Per la carta topografica il cartografo Tommaso Rajola,<br />
regio architetto qualificato in rilievi e rappresentazioni<br />
topografiche, ideatore ed esecutore della<br />
mappa del territorio pestano (fig. 12). L'elegante<br />
raffigurazione, abbastanza precisa dal punto di vista<br />
topografico, è presentata come un grosso rotolo di<br />
carta in parte svolto (cartiglio), su cui è disegnata la<br />
mappa, definita in basso dal titolo e la scala metrica<br />
in passi napoletani incisi su di un concio lapideo e da<br />
figure ornamentali. Sulla destra una scena marina del<br />
“ Sinus Pestanus” (attuale Golfo di Salerno) che Strabone<br />
fa terminare a Punta Licosa, l'ultimo toponimo<br />
rappresentato sulla carta. La scena sembra che<br />
rimandi proprio al viaggio di Ulisse e a Leukosia,<br />
uno delle tre sirene che nell'Odissea omerica l'eroe<br />
acheo incontrò nel suo viaggio.<br />
Per la realizzazione delle vedute e dei disegni sulla<br />
base delle misurazioni eseguite sul posto, i piacentini<br />
Gaetano e Antonio Magri, indicati come pittore di<br />
Sua Maestà il primo, e professore d'Architettura il<br />
secondo, un architetto allievo di Vanvitelli. Gaetano,<br />
futuro decoratore di vari ambienti della Reggia di<br />
Caserta, era specializzato nell'esecuzione di ornamenti<br />
e di pitture murali prospettiche, la cosiddetta<br />
quadratura, consistente nella realizzazione di prospettive<br />
dipinte su pareti o soffitti costruite in modo<br />
da ampliare illusoriamente lo spazio nel quale sono<br />
collocate. Insieme a Natali disegnò la maggior parte<br />
delle illustrazioni delle antichità di Pozzuoli, Cuma e<br />
Baia. (fig. 7).<br />
Insieme ad altri partecipanti, di cui Paoli non ci fornisce<br />
nessun nome, era presente anche il “signor Nicole<br />
francese”, che si può identificare con l'artista Claude<br />
François Nicole, autore di diverse illustrazioni<br />
apparse nella “Raccolta di alcune delle più belle<br />
vedute d'Italia” pubblicata a Roma nel 1767 e del<br />
volume sulle antichità dei Campi Flegrei. A Paestum<br />
ha realizzato una bellissima veduta del sito con in<br />
primo piano l'anfiteatro dell'antica città aperta sul<br />
Golfo di Salerno segnato dal profilo dell'isola di<br />
Capri, con a destra i due templi di Hera (il tempio di<br />
Poseidone e la Basilica) ed in lontananza il promontorio<br />
del centro abitato di Agropoli (fig. 18), ripreso<br />
anche in una delle due vedute panoramiche del litorale<br />
dalla località Torre di Pesto (fig. 20).<br />
Fig. 7 Gaetano Magri (XVIII sec.)<br />
Avanzi dell'antico Anfiteatro di Pozzuoli, ca. 1750-1752<br />
Dal volume “Avanzi delle antichità esistenti a Pozzuoli,<br />
Cuma e Baja” di Paolo Antonio Paoli, 1768<br />
Incisione di Giovanni Volpato (57 x 31 cm)<br />
7<br />
6
Rovine della città di Pesto, 1784<br />
L'antiquario padre Paolo Antonio Paoli, Procuratore<br />
generale della Congregazione della Madre di Dio in<br />
Campitelli, Presidente della Pontificia Accademia<br />
Ecclesiastica, nel 1784 diede alle stampe le sue Dissertazioni<br />
sulla Città di Paestum con l'edizione delle<br />
“Rovine della città di Pesto detta ancora Posidonia”.<br />
Il volume in formato In-folio (35 x 49,4 cm), pubblicato<br />
a Roma dalla stamperia “Typographio Paleariniano”,<br />
raccoglie 65 tavole incise in rame numerate I-<br />
LXV, inclusi i due frontespizi decorati, in latino e italiano,<br />
disegnati da Francesco Panini (o Pannini),<br />
figlio del celebre ed apprezzato pittore e architetto<br />
Giovanni Paolo, e l'antiporta con il ritratto di Carlo III<br />
disegnato dal pittore ed incisore veneziano Giambattista<br />
Tiepolo. Uno dei maggiori pittori del Settecento<br />
europeo, Tiepolo su volere di Carlo III si trasferì a<br />
Madrid nel 1762 per affrescare le sale del nuovo<br />
Palazzo Reale, tra cui il soffitto della Sala del Trono<br />
con la raffigurazione della “Gloria di Spagna”,<br />
tematica che gli era stata illustrata a Venezia dal conte<br />
<strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong> (fig. 21).<br />
Le tavole contenute nel volume, manifesto della cultura<br />
antiquaria e scientifica della fine del Settecento,<br />
illustrano Paestum con le pregevoli vedute dei monumenti<br />
e del sito, le piante e i prospetti dei tre templi,<br />
una vista d'insieme della piana, una carta topografica<br />
del territorio, una pianta della città, l'anfiteatro e tre<br />
sarcofagi figurati di età imperiale conservati nel<br />
Duomo di San Matteo a Salerno, ma rappresentati nel<br />
presumibile luogo di origine.<br />
Per l'incisione delle matrici di stampa con la tecnica<br />
dell'acquaforte, furono impiegati diversi maestri incisori:<br />
Carlo Nolli per i disegni tecnici (fig. 19), che<br />
insieme a Piranesi partecipò alla redazione della “Nuova<br />
Topografia di Roma”, la mappa particolareggiata<br />
dell'Urbe realizzata dal padre, l'architetto e cartografo<br />
Giovanni Battista Nolli, tra il 1736 e il 1748; l'illustre<br />
pittore ed incisore fiorentino Francesco Bartolozzi<br />
(fig. 15), considerato uno dei migliori in Europa, che<br />
nella bottega veneziana realizzò la maggior parte<br />
delle vedute in collaborazione con gli incisori Giovanni<br />
Trevisan, detto Volpato e Antonio Baratti; tra gli<br />
altri incisori, Carlo Pignatari, <strong>Felice</strong> Polanzani, famoso<br />
autore del frontespizio raffigurante Giovanni<br />
Battista Piranesi del suo volume di stampe "Antichità<br />
Romane" del 1756, e Francesco La Marra, calcografo<br />
della topografia pestana. Quest'ultimo è stato<br />
l'incisore della testata per l'edizione del 1758<br />
dell'”Architettura di Marco Vitruvio Pollione” curata<br />
dal marchese Berardo Galiani, accademico ercolanese<br />
e architetto di merito dell'Accademia di San Luca,<br />
dove appare la prima interessante illustrazione di un<br />
tempio di Paestum, il tempio dedicato ad Atena, pur se<br />
rappresentato con sette colonne in facciata, anziché<br />
sei come in realtà (fig. 8).<br />
Fig. 8. Berardo Galiani (1724-1774)<br />
“Ruine di un Tempio perittero presso Pesti”<br />
Tempio di Atena<br />
Incisione da “L'Architettura di Marco Vitruvio<br />
Pollione”, 1758<br />
Il disegno rappresenta la prima illustrazione di un<br />
tempio di Paestum<br />
7<br />
8
Fig. 9. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
Tavola XXVII di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Veduta del suddetto tempio piccolo di Pesto<br />
osservata dalla parte esteriore”<br />
Veduta del tempio di Atena<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Francesco Bartolozzi<br />
Fig. 10. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
Tavola X di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Pianta della città, ...”<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Carlo Nolli<br />
Fig. 11. Giovanni Battista Natali (1698-1765)<br />
Veduta esterna della porta est, ca. 1750-1752<br />
Incisione di Campana<br />
Dal volume “Storia delle arti del disegno presso gli<br />
antichi” di J. J. Winckelmann, 1784<br />
Fig. 12. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
(pagina successiva)<br />
Tavola VI di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Descrizione esattissima del territorio Pestano”<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Francesco La Marra<br />
Disegno di Tommaso Rajola<br />
9<br />
8
10<br />
11<br />
9
10
11<br />
12
<strong>13</strong><br />
12
Fig. 14. Giovanni Volpato (1735-1803)<br />
Copertina Rovine della città di Pesto detta ancora<br />
Posidonia, ca. 1769 - 1784<br />
Matrice in rame incisa - tecnica acquaforte (26,3 x 39,3<br />
cm)<br />
Disegnatore: Francesco Panini (1738 - 1800)<br />
Calcoteca, Istituto Nazionale della Grafica, Roma<br />
(Fondo Monte di Pietà)<br />
14<br />
Fig. 15. Lemuel Francis Abbott (1760-1803)<br />
Ritratto di Francesco Bartolozzi, XVIII sec.<br />
Incisore<br />
Olio su tela (67,6 x 75,6 cm)<br />
Tate, Londra<br />
15<br />
Fig. <strong>13</strong>. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
Tavola XV di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Pestano tempio maggiore. Sua interna disposizione<br />
all'entrare e al rivolgersi”<br />
Veduta interna del tempio di Hera II, cosiddetto tempio<br />
di Poseidone o Nettuno<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Francesco Bartolozzi<br />
Disegno di Gaetano Magri<br />
<strong>13</strong>
16<br />
14
Fig. 17. Francesco Bartolozzi (1728-1815)<br />
Veduta interna della Basilica di Paestum, 1760 - 1764<br />
Matrice in rame incisa per la Tavola XXXV - tecnica<br />
acquaforte ( 25,9 x 36,6 cm)<br />
Calcoteca, Istituto Nazionale della Grafica, Roma<br />
(Raccolta Monte di Pietà)<br />
17<br />
Fig. 16. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
(pagina successiva)<br />
Tavola XXXV di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Veduta della parte opposta ed interna di questa<br />
costruzione (Insigno edificio)”<br />
Veduta esterna del tempio di Hera I, cosiddetta<br />
“Basilica”<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Francesco Bartolozzi<br />
15
18<br />
16
Fig. 18. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
Tavola XLV di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Idea dell'antichissimo anfiteatro della città di Pesto”<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Antonio Baratti<br />
Disegno di Claude François Nicole<br />
17
19<br />
21<br />
Fig. 19. Giovanni Battista Nolli (1701-1756)<br />
Elementi architettonici del tempio di Nettuno a<br />
Paestum, 1750-1756<br />
Matrice in rame incisa per la Tavola XXVII - tecnica<br />
acquaforte (33,8 x 23,2 cm)<br />
Calcoteca, Istituto Nazionale della Grafica, Roma<br />
(Raccolta Monte di Pietà)<br />
Fig. 20. Paolo Antonio Paoli (1720-1790)<br />
Tavola V di Rovine della città di Pesto, 1784<br />
“Veduta del Lido occidentale di Pesto e della città di<br />
Agropoli”<br />
Acquaforte (35 x 49,4 cm)<br />
Incisione di Antonio Baratti<br />
Disegno di Claude François Nicole<br />
Fig. 21. Conte <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong><br />
Olio su tela (116 x 170 cm), XIX sec.<br />
Copia del ritratto originale distrutto da un incendio<br />
Museo dell'Accademia di Artiglieria, Sala delle<br />
Assemblee, Segovia, Spagna<br />
18<br />
Iscrizione nella parte inferiore del dipinto: "Il Conte di<br />
Gazola, Fondatore del Collegio Militare di Segovia il 16<br />
maggio 1764 e Ispettore Generale di Artiglieria dal 7<br />
novembre 1761 fino alla sua morte il 1 maggio 1780".<br />
Sullo sfondo del ritratto, dietro l'angolo rialzato di una<br />
tenda, si vede la fortezza dell'Alcázar di Segovia con la torre<br />
di Giovanni II, sede della Reale Scuola di Artiglieria.
20<br />
Riferimenti bibliografici:<br />
Mario Gioffredo, Dell'architettura di Mario Gioffredo architetto<br />
napoletano, parte prima, nella quale si tratta degli ordini<br />
dell'architettura dei Greci, e degl'Italiani; e si danno le regole<br />
più spedite per disegnarli, Napoli, 1768<br />
Paolo Antonio Paoli, Rovine della città di Pesto detta ancora<br />
Posidonia, Roma, stamperia Typographio Paleariniano, 1784<br />
Paolo Antonio Paoli, Lettera sull'origine ed antichità<br />
dell'Architettura al Chiarissimo Signor Abate Fea Giureconsulto<br />
l'Autore dell'Opera intitolata Rovine dell'Antica Città Di Pesto,<br />
Roma, Anno MDCCLXXXIV, 1784, in Johann Joachim<br />
Winckelmann, Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi,<br />
Roma, 1784<br />
Pietro Laveglia, Paestum dalla decadenza alla riscoperta fino al<br />
1860, in Scritti in memoria di Leopoldo Cassese, Volume II,<br />
Editore Libreria Scientifica, Napoli, 1971<br />
Ferdinando Arisi, Il Generale <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong>, in Cose piacentine<br />
d'arte e di storia, Piacenza 1978<br />
Jacques Germain Soufflot, Diverses remarques sur l'Italie. État<br />
du mont Vesuve dans le mois de juin 1750 et dans le mois de<br />
novembre de la même année, Académie des Beaux-Arts de Lyon,<br />
12 aprile 1752, in L'œuvre de Soufflot à Lyon. Études et<br />
documents, Université de Lyon, Institut d'Histoire de l'Art, 1982<br />
E. Chiosi, L. Mascoli, G. Vallet, La “scoperta” di Paestum, in<br />
La fortuna di Paestum e la memoria moderna del dorico 1750-<br />
1830, a cura di J. Raspi Serra, Firenze 1986<br />
J. Pérez Villanueva, El Conte Felix <strong>Gazzola</strong>, Primer director del<br />
Real Collegio de Artilleria, Patronato del Alcazar de Segovia,<br />
Madrid, 1987<br />
Massimo Gemin, Filippo Pedrocco, Giambattista Tiepolo.<br />
Dipinti - Opera completa, Arsenale Editore, Verona, 1993<br />
Antonio Gianfrotta, a cura di, Manoscritti di Luigi Vanvitelli<br />
nell'archivio della Reggia di Caserta 1752 - 1773, Pubblicazione<br />
degli Archivi di Stato, Roma, 2000<br />
Cesare de Seta, Alfredo Buccaro, a cura di, Iconografia delle<br />
città in Campania. Le province di Avellino, Benevento, Caserta e<br />
Salerno, Electa Napoli, 2008<br />
Martín Almagro Gorbea, Jorge Maier, De Pompeya al Nuevo<br />
Mundo: la corona española y la arqueología en el siglo XVIII,<br />
Real Academia de la Historia, 2012<br />
Fernandez-Quesada Dolores Herrero, La innovación militar en<br />
la España del XVIII. <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong> conde de Gazola y el Real<br />
Colegio de Artillería, Segovia (1760-1780), in Rivista storica<br />
italiana, , Vol. 127, n. 1, Edizioni Scientifiche Italiane, 2015<br />
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Il conte <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong>, seguendo le orme del padre,<br />
un ufficiale dell'esercito farnesiano, legò il proprio<br />
destino a quello del nuovo duca di Parma e Piacenza,<br />
Re di Napoli e futuro Re di Spagna, Carlo III di Borbone,<br />
intraprendendo una brillante carriera militare che<br />
lo porterà ad assumere il grado di Generale<br />
dell'esercito spagnolo, primo direttore del Real Colegio<br />
de Artillería de Segovia.<br />
Appassionato di arte e archeologia è considerato<br />
l'illustre pioniere della prima grande campagna di<br />
esplorazione di Paestum a metà del XVIII secolo, in<br />
quel luogo straordinario del Regno di Napoli dove sorgevano<br />
tre maestosi templi dorici costruiti con travertino<br />
locale in ottimo stato di conservazione, di incomparabile<br />
bellezza e potenza evocativa, abbandonati tra<br />
macerie, terra ed una folta vegetazione. I risultati<br />
della spedizione scientifica intrapresa da <strong>Gazzola</strong> con<br />
una squadra di architetti ed artisti, sarebbero dovuti<br />
confluire in una pubblicazione illustrata sulla storia<br />
dell'antica città e dei suoi monumenti. L'opera dal titolo<br />
“Rovine della città di Pesto detta ancora Posidonia”,<br />
contenente numerose splendide incisioni tratte<br />
dai disegni realizzati a seguito dell'esplorazione,<br />
venne pubblicata soltanto nel 1784, qualche anno<br />
dopo la sua morte a Madrid, suscitando in tutta Europa<br />
entusiasmo e ammirazione.<br />
Immagine di copertina<br />
Giovanni Maria Delle Piane detto il Mulinaretto (1660 - 1745)<br />
Ritratto del conte <strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong>, ca. 1737<br />
Olio su tela<br />
Museo dell'Istituto <strong>Gazzola</strong>, Piacenza<br />
collana<br />
I Quaderni dell’Arte<br />
a cura di Costabile Cerone<br />
<strong>Quaderno</strong> <strong>13</strong> - <strong>marzo</strong> <strong>2021</strong><br />
<strong>Felice</strong> <strong>Gazzola</strong><br />
La «scoperta» di Paestum<br />
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