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ANNO 5
NUMERO 16
www.calcioinrosa.it
PAGINA
19
info@calcioinrosa.it
nei miei dieci anni all’Inter per passione,
competenza ed attaccamento alla squadra e
poi la piazza di Napoli è per me magica..già
vissuta ai tempi della Domina Neapolis (tra
l’altro nel derby col Carpisa li battemmo in casa
loro 1-0)».
I motivi che dovrebbero consentire alle
società di calcio femminile italiano di
credere in lei come allenatore
«A parer mio non ci sono motivi diversi per me
o per un allenatore “che cammina” ma
dovrebbe valere sempre la meritocrazia. Nella
domanda si sottolinea “calcio femminile
italiano” e, è corretto in quanto…seppur bello e
stimolante, perchè da italiano dovrei emigrare
all’estero quando vi sono tantissime squadre in
Italia?».
Le fa più paura la disabilità fisica o la
chiusura mentale della società che non dà
fiducia ad un allenatore titolato e meritevole
come lei?
«Sinceramente non mi fa più paura nè uno, nè
l’altro, specialmente la disabilità fisica che non
vedo come un limite ma come un qualcosa in
più… il voler dimostrare di poter superare le
“difficoltà” apparenti… tra l’altro ci tengo a
sottolineare che io non sono solo un Allenatore
Professionista ma anche un’Osservatore
calcistico e Match-analyst oltre ad avere la
certificazione di Scout di Primo Livello della
Football Association inglese, il Patentino come
Grassroots Coaching License dell’United Soccer
Federation americana e l’essere Scout e
Collaboratore per l’OSA Seattle e College Life
Italia. Se proprio devo scegliere direi che
purtroppo in Italia le barriere mentali sono
maggiori di quelle architettoniche e più
pericolose perché insite nella mente di molte
persone. Molte persone con barriere mentali
sono però anche le prime a farmi complimenti,
elogi e…chiedere favori…. suggerire o chiedere
di indirizzare giocatrici per poi…scegliere altri
Coach…un po’ di coerenza non guasterebbe».