Manifesto di Green Italia
Manifesto dell'associazione Green Italia approvato all’Assemblea generale del 14 settembre 2019
Manifesto dell'associazione Green Italia approvato all’Assemblea generale del 14 settembre 2019
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Il manifesto di
Green Italia
Approvato dall'Assemblea di Green Italia
il 14 settembre 2019
Perchè un
manifesto?
Il manifesto è una dichiarazione di principi e di
intenti in cui si riconoscono le persone che
aderiscono e sostengono Green Italia.
Rappresenta il posizionamento di Green Italia
sui diversi temi che animano il dibattito
politico.
Serve a chiarire chi siamo, in cosa crediamo e
cosa ci spinge ad agire insieme.
Il manifesto di
Green Italia
Approvato dall'Assemblea di Green Italia
il 14 settembre 2019
C’è bisogno che l’impegno per fermare
l’emergenza climatica diventi una priorità reale
nella cultura, nella politica, nell’economia e
nella società, passando dal mondo dei desideri
e dei proclami a quello delle strategie e delle
scelte radicali. Questa è una priorità globale,
poiché non solo il controllo delle fonti fossili
continua ad essere la causa principale di
conflitti striscianti o espliciti, ma le migrazioni
sono ad oggi l’unica forma di adattamento ai
cambiamenti climatici, le cui prime vittime
sono i Paesi poveri e i poveri dei Paesi ricchi.
C’è bisogno che l’impegno per
fermare l’emergenza climatica diventi
una priorità reale
Mai come in questi mesi è risultato evidente
quanto la crisi climatica sia divenuta una
questione di sicurezza nazionale, con eventi
metereologici estremi sempre più intensi e
frequenti, che mettono alla prova un territorio
già reso fragile da dissesto idrogeologico,
cementificazione selvaggia, abusivismo e dalla
mancanza di manutenzione di strutture e
infrastrutture.
Il collasso climatico provoca già oggi danni economici
rilevanti, dalla messa in crisi dell’agricoltura, all’erosione
delle coste, dalla scomparsa delle api e la crisi della
biodiversità, alle isole di calore nelle grandi città: mettere
in campo ogni possibile azione di mitigazione e investire in
resilienza e adattamento è l’unica via possibile: decisiva
per la salute, la sicurezza, il benessere dell’intera umanità
e delle generazioni future.
Il collasso climatico provoca già
oggi danni economici rilevanti
Un altro problema ambientale ormai fuori controllo nasce
dall’uso indiscriminato e crescente di plastica (in
particolare di quella mono-uso) e dal diffondersi sempre
più devastante dell’inquinamento da microplastiche, che
stanno mettendo in crisi alla radice il delicato e prezioso
equilibrio di mari, fiumi e oceani, che, in assenza di
straordinarie inversioni di rotta, si vedranno popolati da
più plastica che materia vivente entro il 2050. Fenomeni,
questi, che, combinati ai rischi di una prossima crescita
della popolazione mondiale oltre i 10 miliardi di persone,
mettono davvero a repentaglio la persistenza, sul Pianeta
Terra, delle condizioni che hanno permesso al genere
umano di espandersi.
Non possiamo più permetterci
piccoli passi
Di fronte a queste crisi serissime, l’Italia deve cambiare tanto la strada
quanto il passo rispetto alla mancanza di coraggio e visione manifestata
dagli ultimi governi (in quasi totale fossile continuità); occorre tagliare
completamente i ponti con l’antistorico immobilismo, con i molteplici
passi falsi di un passato anche recente che continua a vedere l’ecologia
come uno dei vari temi da trattare (spesso l’ultimo) invece che la chiave
strategica di interpretazione della realtà e di ispirazione dell’azione.
Non possiamo più permetterci piccoli passi o un governo che funzioni “a
canne d’organo”: è assolutamente necessario che venga coordinata
un’azione sinergica almeno tra Ministeri dell’ambiente, dello sviluppo
economico, dei trasporti e delle infrastrutture, dell’agricoltura,
dell’istruzione, dell’economia, della salute, attraverso un vero e proprio
gruppo di lavoro incardinato nella Presidenza del consiglio.
Green Economy e
Economia Circolare
Vogliamo che si crei lavoro e si esca da questa lunga e
profonda crisi economica, finanziaria e sociale puntando
sulla green economy e sull’economia circolare:
un’economia basata sul rispetto dei territori, delle
persone, siano lavoratori, lavoratrici o consumatori e su
un uso efficiente, etico e ecologicamente sostenibile
dell’ambiente, delle risorse naturali e dei beni comuni.
Possiamo dire basta all’economia “grigia” e iniqua, che
da una parte produce inquinamento, malattie, disastri
climatici, dall’altra alimenta le diseguaglianze sociali e fa
crescere la povertà.
Migliaia di imprese, anche in Italia, hanno già imboccato
la strada della green economy e dell’economia circolare:
sono i veri “campioni” della nostra economia, imprese
visionarie ed eccellenti che, grazie alle loro scelte
consolidate ispirate alla responsabilità sociale ed
ambientale d’impresa, si affermano nella competizione
globale e resistono meglio alla crisi economica, ma che
hanno bisogno di una politica e di politiche più moderne
e più degne.Occorre favorire la nascita e lo sviluppo di
reti per unire le imprese in grandi progetti “green”.
Vogliamo che l’Italia difenda la
sua Natura
Vogliamo che l’Italia difenda la sua Natura, tra le più ricche di
biodiversità dell’intero Pianeta, e che lo faccia restituendo
dignità, risorse umane e economiche, alle strutture e agli Enti
deputati a farlo (Riserve protette, Parchi Regionali e Nazionali
etc.).
C’è bisogno che le innumerevoli aree protette, tra cui i SIC e le
ZPS, siano tutelate da misure normative efficaci e con fondi
che ne possano garantire la gestione, affidata a figure
competenti e non a portaborse politici.
Questo nuovo approccio può comportare anche possibilità di
lavoro per i numerosi giovani che, anche come volontariato,
dedicano il loro tempo alla difesa della Natura.
Ci sentiamo italiani e ci sentiamo
cittadini europei
Possiamo pretendere un’Europa democratica, solidale, capace di politiche
economiche e finanziarie, sociali e ambientali che rispondano all’interesse
dei cittadini e non come oggi alla convenienza delle grandi banche o di
ristretti cartelli di grandi imprese dall’energia fossile alla siderurgia
all’automobile.
Per costruire un’Europa così occorre trasmettere una più forte
consapevolezza del nostro destino comune di europei, ottenere
l’abbandono delle fallimentari politiche di austerità fine a se stessa seguite
in questi anni e un forte rilancio dell’impegno per un’Europa federalista.
L’Italia deve impegnarsi con più forza per un’Unione Europea luogo e
strumento di diritti e di cittadinanza attiva, che cancelli ogni spazio per il
razzismo e l’autoritarismo.
Ci sentiamo italiani e ci sentiamo cittadini europei, crediamo che solo
unendo le loro forze e le loro stesse “diversità” i popoli europei troveranno
la via di un futuro desiderabile.
Parole chiave
Pace e disarmo
Vogliamo che l’Italia e l’Europa si facciano protagoniste di un
impegno rinnovato e concreto per la pace e il disarmo.
Nel mondo attuale continuano a proliferare guerre tra Stati e
all’interno degli Stati, e ad imperversare un commercio più o
meno legale di armamenti che vede i Paesi più ricchi come
padroni di un business orrendo giocato al di fuori di ogni
regola di controllo democratico.
L’Italia come tutti i Paesi europei deve ridurre le sue spese
militari, cominciando dal taglio di investimenti insensati come
quello sui bombardieri F35.
Vogliamo legalità, a cominciare dalla tutela dell’ambiente:
occorre pretendere che il quadro normativo si completi e
vigilare perché le norme siano applicate con rigore e
completezza, così da sconfiggere le ecomafie e da impedire
nuove Ilva e nuove “terre dei fuochi”.
Legalità
Beni comuni
Dobbiamo impedire ogni tentativo di appropriazione privata e di
mercificazione dei beni comuni sia materiali che immateriali: dall’acqua
al suolo, dal sistema scolastico a quello sanitario, dalla difesa dei cittadini
contro l’inquinamento all’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
In particolare la salute dei cittadini è un bene assoluto e indisponibile: un
bene minacciato troppo spesso da chi inquina e avvelena impunemente i
territori – dall’Eternit all’Ilva – un bene la cui tutela va sempre anteposta a
interessi e convenienze privati ed al ricatto occupazionale.
Commercio internazionale
Possiamo e dobbiamo pretendere un commercio internazionale giusto e solidale,
fondato sui vincoli di promozione e tutela dei diritti umani definiti dal diritto
internazionale; attento ai diritti delle popolazioni e dell’ambiente, alla sostenibilità, al
principio di precauzione e di salvaguardia della salute umana ed animale. Serve
insomma affermare criteri ad approcci di relazioni commerciali ben diversi, da quelli
asimmetricamente negoziati oggi, ad esempio nel caso di accordi bilaterali come il
Ttip, il Ceta, il Mercosur.
Rivoluzione energetica
Vogliamo favorire e accelerare la rivoluzione energetica già in atto:
in Italia entro vent’anni la gran parte del fabbisogno energetico
deve essere soddisfatta con le fonti rinnovabili, ed è altrettanto
urgente investire nel miglioramento degli standard di efficienza
energetica a cominciare dall’energia consumata per usi domestici.
Per abbattere l’inquinamento dell’aria e per fermare i cambiamenti
climatici bisogna uscire al più presto dall’era del petrolio e dei
fossili, e per l’Italia – che importa gran parte del petrolio, del
carbone, del gas che utilizza – questa è anche la via più rapida e
virtuosa per superare la condizione attuale di dipendenza
energetica. Possiamo e dobbiamo imparare a dire sì alle politiche
industriali necessarie per portare a compimento la transizione,
impegnandoci anche per un rapido sviluppo di un modello diffuso
e partecipato di produzione energetica a partire dalle “comunità
energetiche” e vigilando perché tali politiche vengano messe in atto
sempre tutelando le fasce più fragili e svantaggiate della
popolazione, a partire dalle lavoratrici e dai lavoratori dei settori
che dovranno trasformarsi radicalmente, e orientate all’obiettivo di
combattere le diseguaglianze e aggredire il fenomeno della povertà
energetica.
Transizione energetica
Innovazione e industria
Dobbiamo, con la stessa fermezza, dire no a tutto ciò che ricalchi i molteplici tentativi di garantire
“via libera” generalizzati a scelte profondamente “anti-moderne”, che rappresentano una grave
minaccia per l’ambiente e che, di fatto, rallenterebbero invece di accelerare la transizione verso
un sistema energetico “fossil-free”: come trivellazioni petrolifere in mare e a terra, nuovi
inceneritori, grandi opere inutili.
Vogliamo promuovere l’innovazione e l’industria che scommettono
sull’ambiente, e invece smetterla di sovvenzionare “a perdere” attività
decotte e inquinanti. Basta con politiche che per tutelare ristretti e
ormai anacronistici poteri economici – dalle energie fossili, alla rendita
immobiliare, a tutti i settori industriali più retrivi e anti-ecologici che
sacrificano sistematicamente l’interesse generale.
Digitale
Vogliamo un’Italia sempre più “digitale”. Garantire a tutti i
cittadini l’accesso alle più avanzate tecnologie digitali
costituisce un fattore decisivo di equità sociale, di
trasparenza amministrativa e lotta alla corruzione, di
rafforzamento di tutti i presìdi di cittadinanza attiva
impegnati in difesa dei beni comuni. Occorre inoltre limitare
e rendere più trasparente l’attuale strapotere delle
multinazionali digitali.
Chiediamo un uso ecologico della finanza pubblica, la lotta
alle speculazioni finanziarie e alle varie forme di elusione
fiscale, in Italia e in Europa.La giustizia fiscale è condizione
indispensabile per canalizzare i fondi che servono alla
giustizia climatica e sociale. Le tre giustizie sono inscindibili.La
transizione ecologica non può prescindere da una finanza al
servizio della società. Il denaro può essere uno straordinario
strumento di lotta alle disuguaglianzeche si stratificano a
causa di modelli economici del tutto fallimentari.
Vogliamo un sistema bancario trasparente e non
speculativo,attivo al sostegno della riqualificazione
dell’economia reale in senso ecologista.
Vogliamo nuovi meccanismi di regolamentazione della
finanza privata, contro i paradisi fiscali. Chiediamo che
liquidità e credito siano considerati “beni comuni”.
Finanza
Vogliamo azzerare il consumo di suolo
Vogliamo azzerare il consumo di suolo, che distrugge la natura e
alimenta la corruzione, e avviare un grande programma di
rigenerazione urbana e riqualificazione del patrimonio edilizio
esistente nel segno dell’efficienza energetica, della sicurezza
antisismica, di una migliore qualità urbanistica e architettonica,
nell’ottica generale del necessario adattamento ai cambiamenti
climatici.
Occorre rafforzare le politiche di sostegno alle aree protette ed alle
reti naturali, presidio insostituibile di salvaguardia degli equilibri
ecologici. Serve una politica nazionale per le città, fondata su
obiettivi concreti e ravvicinati di miglioramento della qualità della
vita e della qualità dei servizi per tutti gli italiani – oggi una larga
maggioranza – che vivono nei centri urbani.
Occorre mettere al centro dell’innovazione urbana e territoriale la
riqualificazione ambientale, sociale e culturale delle periferie.
Patrimonio culturale
Vogliamo che l’Italia “faccia l’Italia”, cioè valorizzi le sue vocazioni, i
suoi talenti, dalla bellezza del paesaggio alla ricchezza culturale
delle città alla creatività imprenditoriale che ha reso famoso in ogni
angolo del mondo il “made-in-Italy.
All’Italia serve una nuova visione, una direzione di marcia che ci
guidi e possa darci un ruolo da protagonisti nel mondo sempre più
“largo” che sta prendendo forma. La bussola di questo necessario e
diverso cammino è nelle nostre ricchezze più grandi, quelle scritte
nell’articolo 9 della Costituzione: la cultura, l’educazione, la ricerca,
il paesaggio. Finora le abbiamo tutte maltrattate, questa è la radice
più profonda del declino italiano.
Vogliamo che al patrimonio culturale sia riconosciuta piena valenza
didattica, quale supporto prezioso di crescita civile per l’intera
collettività.
Scuola
Vogliamo che la scuola pubblica diventi il centro pulsante della
conversione ecologica in Italia e torni a svolgere la funzione di
emancipazione delle persone e di potente ascensore sociale, come
avvenuto nel secolo scorso. Strettamente collegate alla
valorizzazione delle vocazioni e dei talenti sono, infatti, le questioni
centrali e strategiche della riuscita scolastica e della corrispondente
lotta all’abbandono scolastico. Il fenomeno dell’analfabetismo di
ritorno e dell’insoddisfacente raggiungimento di standard educativi
adeguati si lega strettamente alla regressione culturale in atto sul
fronte dell’accoglienza e della tolleranza sociale, con gravi effetti sulla
partecipazione democratica nel Paese.
La scuola va posta al centro delle strategie politiche nazionali: è qui
la vera opportunità per il Paese di coniugare innalzamento degli
standard educativi e sensibilità operative e attive.
Ricerca
Vogliamo promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione
tecnologica in campo ambientale, in primo luogo per accompagnare
il tessuto imprenditoriale alla riconversione produttiva in senso
ecosostenibile, con una visione di medio-lungo periodo. Ciò può
essere perseguito con un’azione mirata, e possibilmente coordinata,
in primo luogo dei Ministeri dello sviluppo economico e
dell’istruzione/università/ricerca, per gestire con efficacia i fondi
esistenti per la ricerca finalizzata e individuando obiettivi e strumenti
nella prossima elaborazione del Programma Nazionale della Ricerca.
Va sostenuta anche in questo modo l’industria che ha scelto con
convinzione e concretezza (no al “green washing”!) la via della
sostenibilità ambientale. Basta con politiche che per tutelare ristretti
e ormai anacronistici poteri economici – dalle energie fossili, alla
rendita immobiliare, a tutti i settori industriali più retrivi e
antiecologici – che sacrificano sistematicamente l’interesse generale.
Agricoltura e allevamento
Possiamo e dobbiamo chiudere definitivamente la porta agli Ogm,
combattere l’abuso di pesticidi (a partire dal bando del glifosato) e
contrastare le pratiche intensive di agricoltura e allevamento che
impoveriscono e ammalano i territori e i consumatori, riducono la
biodiversità e non tengono minimamente conto del benessere animale,
producendo emissioni di C02.
Dobbiamo, invece, rafforzare la nostra vocazione a un’agricoltura e un’agroindustria
di qualità e generativa, legata alle tradizioni ed ai saperi del passato,
ma illuminata da innovazione buona e ispirata all’economia circolare, che non
solo produca buoni cibi ma salvaguardi il territorio.
Vogliamo che si investa molto di più per mettere in sicurezza il nostro
territorio, reso fragilissimo da decenni di abusivismo edilizio impunito e di
cementificazione senza regole e senza limiti, e molto di meno finanziare
grandi opere inutili per la collettività, come il mega-tunnel in Val di Susa.
Grandi opere
Rifiuti
Inquinamento industriale
Possiamo davvero rivoluzionare il modo di gestire i rifiuti per
avvicinare concretamente il traguardo dei “rifiuti-zero”: dobbiamo
chiarire in ogni modo il quadro normativo per rendere possibili le
molte pratiche industriali già disponibili per il recupero e la
trasformazione di scarti in materie prime seconde, investire in
innovazione e ricerca mirate al risparmio di materie prime e il
riutilizzo di ogni materiale di scarto, massimizzare la raccolta
differenziata e il recupero di materia, perseguire come finora non
è stato fatto la riduzione dei rifiuti alla fonte a cominciare dagli
imballaggi, a partire dalla plastica mono-uso, condurre una vera
guerra contro le ecomafie dei rifiuti, eliminare definitivamente
ogni incentivo per l’incenerimento.
Vogliamo una forte accelerazione nella bonifica dei siti contaminati e spesso
resi invivibili da decenni di inquinamento industriale impunito, cominciando
dalla creazione di un fondo nazionale per le bonifiche finanziato da tutte le
imprese – chimiche, petrolchimiche, siderurgiche – che operano in settori
industriali dall’elevato impatto ambientale. Dobbiamo pretendere un cambio
di passo nella gestione della drammatica questione della capillare diffusione
di manufatti in amianto nel nostro Paese, considerandone anche la crescente
pericolosità in relazione alla prolungata esposizione agli agenti atmosferici
e/o all’invecchiamento e obsolescenza delle strutture.
Mobilità
Vogliamo treni più moderni e più efficienti per i pendolari, per i
lunghi viaggi, per le merci; più tram, autobus e metropolitane, servizi
innovativi in “sharing”, incentivazione alla mobilità elettrica nel
trasporto pubblico e privato, forte sostegno all’uso della bicicletta per
una mobilità urbana sostenibile; molti meno miliardi buttati via per
costruire autostrade inutili e favorire il trasporto su gomma
sprecando energia e aumentando l’inquinamento. Per queste ragioni
occorre superare la “Legge Obiettivo”, che privilegia le grandi opere e
in particolare le grandi opere autostradali, e cancellare le norme del
decreto “Sblocca-Italia” che in palese violazione delle normative
europee consentono proroghe delle concessioni autostradali
finalizzate alla realizzazione di nuove autostrade.
Allo stesso modo va radicalmente rivisto il decreto “sblocca-cantieri”
del Governo Lega-Cinquestelle, che incrementa opacità, regole
allentate, grande opere inutili, trattativa privata nel settore degli
investimenti e delle opere pubbliche. Per scegliere le opere davvero
utili all’Italia e agli italiani serve una politica dei trasporti sostenibile
che fissi obiettivi strategici – riduzione del peso oggi preponderante
della mobilità su gomma, riduzione dell’inquinamento, stop al
consumo di suolo, destinazione di almeno la metà della spesa per
investimenti disponibile alla mobilità urbana – e da questi faccia
derivare le decisioni sulle singole opere. Le politiche e i singoli
interventi per una mobilità sostenibile devono essere sempre più
accessibili alle fasce più fragili della popolazione e alle periferie
urbane e territoriali.
Stile di vita
Vogliamo promuovere gli stili di vita, di consumo e di
alimentazione che mettano al centro la salute delle persone, i
criteri della qualità ecologica, la lotta al collasso climatico e la
responsabilità sociale, a partire da preziose esperienze di
cittadinanza attiva diffusa come i “gruppi di acquisto solidale”
e le forme di commercio equo e solidale.
Ci sentiamo inoltre impegnati per accrescere nella società e
nell’economia l’attenzione verso i temi del benessere e della
dignità dei diritti degli animali. L’Italia è il solo Paese in Europa
ad avere politiche sanitarie in grado di abbracciare salute
umana ed animale: un patrimonio di cultura politica da
valorizzare al massimo, soprattutto nel senso delle politiche
di prevenzione, che devono essere finanziate con ben
maggiore convinzione e coraggio, in una ottica di salute
pubblica integrale.
Animali
Giustizia ambientale e
giustizia sociale
Persone migranti
Vogliamo una politica dell’immigrazione aperta, inclusiva, solidale,
che dia priorità ad una autentica integrazione dei cittadini migranti
che arrivano nel nostro Paese in fuga da guerre e violenze ovvero alla
ricerca di una vita di dignità ed autodeterminazione. La loro presenza
in Italia è stimolo alla costruzione di un Paese rinnovato, plurale,
diverso, dunque, di una società più capace ad affrontare le
complessità del tempo presente.
Occorre pertanto ribaltare la narrazione securitaria in merito alla
presenza delle persone migranti nel nostro Paese.
Dobbiamo pretendere una profonda revisione del Trattato di
Dublino, in relazione all’accoglienza dei migranti e dei richiedenti
asilo, nell’ottica solidale già tracciata dal Parlamento Europeo, ma mai
portata alla discussione in Consiglio, nella consapevolezza che le
migrazioni sono per l’Europa una grande opportunità di innovazione
sociale e culturale. Occorre assolutamente mettere fine alla stagione
delle morti nel Mediterraneo, della repressione dei flussi migratori e
del finanziamento di finte guardie costiere e dei centri di detenzione
e tortura in Libia, luoghi di terrore e di morte di cui i Paesi Europei si
sono resi complici. Dobbiamo esigere la creazione di canali di accesso
regolato e sicuro per chi fugge da povertà endemica, guerre, disastri
ambientali e climatici, distruzione, desertificazione, appropriazioni
indebite delle terre, crisi climatiche (spesso “effetti collaterali” del
modello di sviluppo occidentale) convenzioni sociali oppressive o
violenza politica.E’ urgente e indispensabile, quindi, istituire corridoi
umanitari europei per evacuare immediatamente la Libia, che è
paese in guerra civile e NON sicuro, come dimostrato da tutte le
organizzazioni internazionali..
Occorre una riforma organica del
modello legislativo in materia di
immigrazione
Occorre una riforma organica del modello legislativo in
materia di immigrazione e ciò comporta l’abrogazione non
solo della Legge Bossi-Fini (che ha modificato in chiave
restrittiva e proibizionistica il Testo Unico) ma anche del
decreto Minniti-Orlando e dei due decreti Salvini.
Le regole che abbiamo oggi, oltre ad essere disumane e
ciniche, funzionano male e costano molto. E’ necessario
uscire dalla logica emergenziale con cui si continua ad
affrontare il tema delle migrazioni. In questo senso l’Italia si
dovrebbe prendere la responsabilità di normare il diritto alla
mobilità a monte, con una disciplinata erogazione di visti per
i molti e diversi motivi per cui le persone arrivano. Il 98,2 %
delle richieste di visto dai paesi africani per motivi di studio
viene respinto; eppure l’Italia è il paese che ha il più basso
livello di internazionalizzazione delle proprie università.
Sarebbe necessaria una sanatoria per le persone che sono
già in Italia e servirebbe un serio programma di integrazione,
tale da permettere ai migranti che adesso girano per le
strade delle nostre città di poter colmare il gap di 1.250.000
posti di lavoro che, in Italia, restano inevasi, visto che, a
quanto consta, non interessano gli italiani.
Questi i criteri a cui ispirare le politiche pubbliche in questo campo:
favorire la regolarizzazione di chi già è in territorio italiano, regolamentare
l’ingresso dei cittadini extracomunitari non solo attraverso la previsione,
nell’immediato, di corridoi umanitari, ma anche mediante accordi multilaterali
con i Paesi di Origine di maggior flusso verso l’Italia;
Diritti delle persone di origine straniera
superare i numerosi profili di illegittimità delle norme vigenti (operazione di
per se doverosa), anche per dare ossigeno alla nostra asfissia demografica
che è un fardello per la nostra economia e per la sostenibilità nel tempo del
nostro welfare;
introdurre il visto d’ingresso per ricerca di lavoro (per superare l’attuale
meccanismo impraticabile, inefficace e criminogeno dell’incontro a distanza
tra domanda e offerta di lavoro);
introdurre un meccanismo di regolarizzazione permanente per chi è già in
Italia; abrogare il reato di clandestinità;
istituire un’autorità indipendente per la tutela dei diritti umani e contro le
discriminazioni;
riconoscere il diritto di voto nelle elezioni amministrative agli stranieri
regolarmente soggiornanti;
riformare la legge sulla cittadinanza e introdurre lo ius soli: perché i nuovi
italiani, bambini e giovani di origine straniera nati in Italia non devono più
essere trattati come cittadini di serie b ma devono sentirsi protagonisti di una
società multiculturale e plurale.
Razzismo e xenofobia
Vogliamo combattere senza tregua ogni forma di xenofobia, di
razzismo, di criminalizzazione indiscriminata tanto dei fenomeni
di immigrazione e dei migranti, quanto delle ong e delle
associazioni che si occupano di salvare vite in mare, sostituendosi
all’assordante assenza dei Governi europei. L’Italia, Paese con una
storia lunga e dolorosa di emigrazione alle spalle, deve dare piena
accoglienza a chi fugge dalle guerre e dalle persecuzioni, come
previsto dall’articolo 10 della Costituziuone, e deve fare molto di
più per i diritti e la dignità di milioni di cittadini e cittadine
immigrati che vivono e lavorano da anni nel nostro Paese, ma
sono tuttora esclusi da molte tutele sociali.
Donne
Vogliamo un Paese che riconosca pienamente il ruolo che le donne possono e devono giocare
nella società, per fare dell’Italia un Paese moderno. Chiediamo una vera parità, per promuovere
e sostenere un reale protagonismo delle donne in ogni sede pubblica, aziendale, politica,
istituzionale.Sono queste le condizione perché venga riconosciuta alle donne parità di accesso al
lavoro e di trattamento retributivo. Si tratta di una priorità assoluta nel necessario cammino di
riforma e aggiornamento del nostro welfare. Occorre dare molto più spazio e visibilità alla lotta
contro tutte le forme di violenza sulle donne, dalla terribile emergenza dei femminicidi alle
forme di pressione e discriminazione più striscianti.
Stato sociale
Possiamo e dobbiamo pretendere uno stato sociale più equo e moderno: che dia davvero a tutti i
cittadini pari opportunità e diritti, che perfezioni e definisca in maniera più efficace le forme
tradizionali di tutela sociale come il diritto alla salute, attraverso un servizio sanitario pubblico
universalista e forme recenti ormai irrinunciabili come il reddito di cittadinanza, che sostenga
adeguatamente le persone e le famiglie – sempre più numerose – che si trovano sotto la soglia di
povertà.
LGBTQ+
Vogliamo per tutti diritti essenziali e irrinunciabili: particolare
importanza devono avere i diritti delle comunità LGBTQ+:
l’omo-transfobia che discrimina ed emargina le persone
omosessuali è un crimine; ogni coppia, eterosessuale o no, ha
diritto ad essere riconosciuta dallo Stato come famiglia.
Vogliamo, ancora, uno stato sociale che metta al centro delle sue politiche i giovani, che li aiuti a
costruire il loro futuro incoraggiandone l’ambizione, il merito, l’intraprendenza.
Pubblica Amministrazione
Vogliamo uno Stato, una pubblica amministrazione molto più amichevoli
verso le persone, con regole e norme tanto severe nel difendere l’interesse
pubblico e il principio di legalità quanto semplici e chiare
nell’applicazione.Vogliamo ecologia nella politica e nello Stato. Nessuna vera
ripresa sociale, economica, civile sarà possibile in Italia senza “disinquinare”
la politica e la pubblica amministrazione, senza ripulirle da corruzioni, abusi
di potere, conflitti d’interesse, illegalità favorite o tollerate, rapporti opachi e
spesso nascosti tra decisori pubblici e interessi economici.
Questo cambiamento, condizione necessaria perché l’Italia si rimetta in
cammino, passa obbligatoriamente per un forte rinnovamento, culturale
prima ancora che generazionale, delle classi dirigenti.
Partecipazione
Vogliamo regole che garantiscano di più e meglio la partecipazione dei cittadini e
cittadine, in particolare delle comunità territoriali alle scelte concrete in ambito
sociale e ambientale.
Questo è un passaggio indispensabile per dare vita alla prospettiva del “green new
deal” e anche per contrastare “sul campo” quelle forme di “Nimby” che ostacolano gli
interventi e le opere necessari alla transizione verso un’economia sostenibile e
circolare.
Se ti riconosci in questi principi,
unisciti a noi!
www.greenitalia.org