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12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 12 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CAMPOLATTARO<br />
Il grande futuro dell’acqua<br />
per i cittadini e le aziende<br />
Potabilizzazione, uso irriguo e produzione idroelettrica<br />
non disponibili perché mancano le grandi derivazioni<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Quella della gestione<br />
delle risorse idriche<br />
della Regione Campania<br />
è una “bolla”<br />
nota da anni e da<br />
anni tenuta prigioniera. Non è affatto<br />
un caso che Fulvio Bonavitacola,<br />
vice presidente della giunta<br />
regionale, nel 2018 venne costretto<br />
a smentire, nero su bianco,<br />
l'autorizzazione che aveva firmato<br />
un dirigente di palazzo Santa<br />
Lucia per la proroga della concessione<br />
all'Acquedotto Pugliese<br />
di derivazione idrica a Caposele.<br />
Una proroga di 18 anni che il dirigente<br />
“zelante e solitario” s'era<br />
intestato nonostante “privo della<br />
relativa competenza”.L'acqua è<br />
un bene pubblico. Lo Stato ne<br />
concede l'utilizzo attraverso due<br />
procedure: le grandi o le piccole<br />
derivazioni.A Caposele l'Aqp ha<br />
messo mano alla più grande derivazione<br />
del Mezzogiorno. Insegna<br />
molte cose da tenere bene a<br />
mente.Ma quella è un'altra storia.<br />
Qui ed oggi ci interessa approfondire<br />
un'altra odissea, che dura<br />
da 58 anni: la diga di Campolattaro.<br />
Immaginata per la prima<br />
volta nel piano regolatore generale<br />
delle acque nel 1962, l'impianto<br />
sorge a sbarramento del<br />
Tammaro, un affluente del Calore.<br />
Sedici anni dopo, 1978, la<br />
Cassa per il Mezzogiorno li-<br />
La Ferrocementi<br />
l’ha consegnata finita<br />
27 anni fa: da allora<br />
furono ultimati nel 1993. Il costo<br />
complessivo fu quantificato in<br />
circa 270 miliardi di lire, di cui<br />
circa 51 miliardi per gli espropri<br />
che coinvolsero oltre 1.200<br />
Aziende dei comuni di Campolattaro<br />
e Morcone”. Cosa sia accaduto<br />
in 27 anni dalla sua ultimazione<br />
è un buco nero che ingoia<br />
carte, normative, spensieratezza<br />
e scaltrezza politica: le stesse<br />
pratiche ignobili che inchiodano<br />
tutte le opere pubbliche e il loro<br />
funzionamento al criterio “dell'emergenza”,<br />
che poi è la foglia<br />
di fico dietro la quale si nascondono<br />
le mazzette per i politici e<br />
gli appalti pilotati per gli imprenditori,<br />
quando di mezzo non si<br />
mette la camorra. Bene, 27 anni e<br />
la prima verità sconcertante: la diga<br />
di Campolattaro non ha ancora<br />
ultimato il collaudo. Una operazione<br />
complessa, complicata,<br />
fatta di continui svuotamenti e<br />
riempimenti e di rilevazioni tecniche<br />
che dovrebbero garantirne<br />
la estrema sicurezza. Ma non occorrerebbero<br />
27 anni. Qualche decina<br />
d'anni di ritardo se li è intestati<br />
la Provincia di Benevento,<br />
per la realizzazione di una strada.<br />
Chissà perché l'hanno chiamata<br />
la strada “Senza amici”, di fatto<br />
era opera preliminare al raggiungimento<br />
della quota massima di<br />
riempimento della diga e funzionale<br />
a far arrivare l'acqua a tutti<br />
gli opifici posti a monte dell'invaso.<br />
Ora la strada c'è e la diga in<br />
questi mesi sta continuando a<br />
svuotarsi e riempirsi per arrivare<br />
a ottenere la certificazione del<br />
collaudo. L'estate scorsa, la Regione<br />
Campania, la stessa che<br />
aveva scoperto come funzionano<br />
i propri uffici riguardo la gestione<br />
dell'acqua, ha impresso una<br />
finta accelerazione all'utilizzo della<br />
diga: un mega progetto da 480<br />
milioni di euro perché l'invaso<br />
possa finalmente essere destinato<br />
all'uso potabile e a quello irriguo.<br />
I numeri sono impressionanti. Come<br />
Caposele, la diga di Campolattaro<br />
potrebbe da sola soddisfare<br />
tutti i bisogni idropotabili dell'intera<br />
regione e offrire ristoro da<br />
costi altissimi a centinaia di aziende<br />
agricole che con l'acqua fanno<br />
a cazzotti ogni giorno. Ma non<br />
solo. A valle dell'invaso, attraverso<br />
un sistema di collegamenti<br />
e pozzi, potrebbe essere alimentato<br />
un impianto idroelettrico<br />
per la produzione di energia<br />
Nessuna gara di<br />
appalto sarà possibile<br />
senza il regolamento<br />
della Regione<br />
pulita. Potrebbe. Ma pure qui, c'è<br />
l'inghippo. Già perché la Regione<br />
Campania non ha ancora messo<br />
mano al regolamento per la concessione<br />
della grande derivazione,<br />
necessaria e preliminare a poter<br />
bandire le gare che poi affideranno<br />
alle aziende la potabilizzazione<br />
dell'acqua, le condotte per il<br />
trasferimento della risorsa idrica<br />
alle aziende agricole e l'impianto<br />
idroelettrico. Lo stesso vuoto normativo<br />
regionale che poi ha consentito<br />
al dirigente “zelante e solitario”<br />
di procedere, motu proprio,<br />
a favore dell'Acquedotto<br />
pugliese per la grande derivazione<br />
di Caposele. Quindi, la grancassa<br />
suonata dalla Regione e<br />
messa su spartito con la vagonata<br />
di milioni (480 una sopra all'altro<br />
sono una bella montagna<br />
di soldi) è aria fritta se non si mette<br />
mano al Regolamento. Pensate<br />
che di “grandi derivazioni” lo<br />
stato centrale si è occupato con<br />
un regio decreto del 1933, il 1775,<br />
e da lì in poi niente si è più mosso.<br />
È in quella norma controfirmata<br />
da Vittorio Emanuele III che<br />
ci sono i parametri per capire cosa<br />
differenzi prendere acqua da<br />
Campolattaro o da Caposele o<br />
scavare un semplice pozzo. La<br />
beffa è che la Regione Campania<br />
ha un regolamento per scavare i<br />
pozzi davanti casa (l'ultima modifica<br />
è dell'aprile di quest'anno)<br />
ma non uno che stabilisca l'iter<br />
per le grandi derivazioni per avviare<br />
l'idroelettrico o l'uso potabile<br />
e irriguo.Quindi, cosa aspettano?<br />
I milioni ci sono, il collaudo<br />
prima o poi arriverà... manca<br />
una bella, grande, sentita “emergenza<br />
idrica” estiva che poi darà<br />
la stura: così... così... così.<br />
Una storia infinita<br />
iniziata nel 1962<br />
con la Cassa per il<br />
Mezzogiorno<br />
cenziò il progetto esecutivo, che<br />
sorge sì nel comune di Campolattaro<br />
ma ha dispiegato i propri<br />
effetti (il bacino vero e proprio)<br />
nella piana a ridosso del comune<br />
di Morcone.Ma i 69 miliardi e<br />
344 milioni di lire calcolati per la<br />
sua realizzazione sono stati stanziati<br />
solo due anni dopo, nel 1980.<br />
Il conto lo tiene l'amministrazione<br />
comunale di Campolattaro: “I<br />
lavori, affidati alla romana Ferrocementi,<br />
iniziarono nel 1981 e
martedì 12 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
Cosa prevede il mega progetto<br />
Quei 480 milioni<br />
stanziati sulla carta<br />
Ci vorranno gare internazionali e ancora anni<br />
prima che l’impianto venga utilizzato sul serio<br />
Dopo 40 anni, la<br />
diga di Campolattaro,<br />
il più<br />
grande degli invasi<br />
del Mezzogiorno,<br />
dovrebbe già essere<br />
in funzione. Dell’estate scorsa<br />
l’annuncio del mega progetto<br />
da 480 milioni di euro<br />
da parte della Regione Campania<br />
per lo sfruttamento<br />
dell’invaso a pieno regime su<br />
tre versanti: impianto di potabilizzazione,<br />
condotte per<br />
l’uso irriguo e impianti di<br />
produzione idroelettrica. Un<br />
patto istituzionale tra la provincia<br />
di Benevento, il consorzio<br />
di bonifica Sannio e<br />
molti altri enti territoriali coinvolti, dovrebbe rendere fuinalmente<br />
funzionale l'opera avviata già nel 1980 dalla cassa per il<br />
Mezzogiorno. Si punta ad offrire molteplici vantaggi al territorio,<br />
sia per quanto riguarda il miglioramento della vita, sia per<br />
lo sviluppo dell'economia regionale. A partire dalla distribuzione<br />
di acqua potabile a più di 500mila cittadini, all'irrigazione<br />
di 15mila ettari di terreni agricoli, all'alleggerimento del carico<br />
degli acquedotti molisani, nonchè dell'utilizzo delle sorgenti<br />
irpine di Cassano, quest'ultimi impegnati a dissetare anche<br />
la Puglia. La Regione Campania ha avviato la realizzazione<br />
di una galleria lunga 7,5 km con il compito di convogliare<br />
6.500 litri d'acqua al secondo, sino a giungere all'area degli impianti<br />
del comune di Ponte. Importante, inoltre, è l'attenzione<br />
verso l'ecosistema locale ossia di conservare il livello di acqua<br />
necessario per preservare l'umidità della zona. Il 43% d'acqua<br />
sarà utilizzata in un nuovo grande impianto per la potabilizzazione<br />
che sarà successivamente pompata verso i comuni beneventani<br />
dell'alto Sannio e dell'alto Fortore, dando priorità<br />
alla carenza idrica a partire dalla città di Benevento. L'invaso<br />
di Campolattaro risulta essere essenziale per l'equilibrio dell'acqua<br />
potabile della regione Campania, compromesso dall'instabilità<br />
delle importazioni della sorgente molisana, specialmente<br />
durante in periodo estivo.<br />
YLENIA CUCCINIELLO<br />
L’INDISCREZIONE. Il sindaco di Benevento pronto a entrare nel capitale<br />
Idea Mastella e Asea<br />
Il matrimonio si farà<br />
L’assemblea della partecipata della Provincia<br />
ratificherà l’accordo nelle prossime settimane<br />
Con l'attuale presidente<br />
della Asea, Giovanni<br />
Mastrocinque,<br />
è sempre più<br />
concreta la possibilità<br />
che il Comune di Benevento<br />
entri nel capitale sociale di Asea,<br />
l’azienda partecipata della Provincia<br />
che gestisce gli impianti di<br />
Campolattaro. Uno schema di<br />
collaborazione che attende soltanto<br />
il placet da parte dell’Assemblea<br />
dei soci di Asea, che dovrebbe<br />
essere convocata di qui a<br />
qualche settimana. Il decreto di<br />
nomina di Mastrocinque e deglui<br />
altri nuovi componenti il consiglio<br />
di amministrazione è stato<br />
ratificato dalla Provincia soltanto<br />
ieri. I rinnovati vertici di Asea<br />
dovranno prendere cobncretamente<br />
nelle proprie mani la gestione<br />
di Asea che, allo stato, ha<br />
un unico obiettivo: ultimare tutte<br />
le operazioni che preludono la<br />
concessione del collaudo da parte<br />
del Ministero delle Infrastrutture.<br />
I lavori di collaudo della diga<br />
di Campolattaro, grazie a una<br />
convenzione firmata nell'autunno<br />
2018, sono in dirittura d'arrivo.<br />
La serie di interventi per il<br />
completamento degli invasi sperimentali<br />
e per il collaudo tecnico-funzionale<br />
della diga è stato<br />
reso possibile grazie ad un importante<br />
finanziamento da parte<br />
del Ministero delle Infrastrutture<br />
e dei Trasporti, facente parte del<br />
Fondo di Sviluppo e Coesione<br />
(FSC) 2014-2020, pari alla somma<br />
di 700mila euro. La Direzione<br />
Generale per le Dighe del Ministero<br />
ha approvato il cronoprogramma<br />
di Asea. L'accordo stabilisce,<br />
tra l'altro, che in capo alla<br />
Direzione Generale per le Dighe<br />
resterà il compito della vigilanza,<br />
con la verifica e l’approvazione<br />
delle varie fasi procedurali<br />
ed esecutive. Gli interventi<br />
approvati nel Piano Programma<br />
riguardano, in particolare, la redazione<br />
della rivalutazione sismica;<br />
interventi sulla strumentazione<br />
quali il ripristino e l'integrazione<br />
dei piezometri nel corpo<br />
diga e l'installazione di due stazione<br />
idrometriche a valle e a<br />
monte dell'invaso; interventi impiantistici<br />
ossia la sostituzione<br />
della valvola di scarico di fondo<br />
ed il ripristino funzionale della<br />
traversa di Tammarecchia.Le tappe<br />
fondamentali sono state per superare<br />
e risolvere le problematiche<br />
accumulatesi nel tempo.<br />
L'Asea, nell'ottobre del 2017, ha<br />
elaborato lo studio di fattibilità<br />
tecnica ed economica per le opere<br />
di derivazione primaria della<br />
diga: ovvero la potabilizzazione,<br />
l’uso irriguo e la produzione di<br />
energia attraverso un impianto<br />
idroelettrico.<br />
(V.I.)
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 12 gennaio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
L’INTERVISTA. GIOVANNI MASTROCINQUE, IN COMUNE DA 40 ANNI<br />
«Asea? Un disastro<br />
che non mi aspettavo»<br />
TUTTO DA RIFARE. Debiti fuori controllo e conti correnti pignorati e bloccati<br />
Dietro i grandi ritardi della diga di Campolattaro una gestione quasi folle<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Ha iniziato la sua carriera<br />
come impiegato di secondo<br />
livello in banca. Ora<br />
guida la società che ha in mano<br />
le carte migliori per giocare la<br />
partita dei prossimi anni per tutto<br />
il Sannio: l’Asea, partecipata<br />
della Provincia che gestisce la diga<br />
di Campolattaro. Una carriera<br />
da self made man quella di<br />
Giovanni Mastrocinque, 71 anni<br />
ma con il piglio di un quarantenne.<br />
La prima volta che ha messo<br />
piede nel consiglio comunale<br />
di Foglianise era poco più che<br />
ventenne. Dal 1975 in poi, in un<br />
modo o nell’altro, è sempre stato<br />
un amministratore. Di Foglianise<br />
conosce vita, morte e miracoli,<br />
avendone condiviso un lunghissimo<br />
destino, non sempre facile,<br />
mai agevole. Ogni giorno, in<br />
un comune di una zona interna, è<br />
una montagna da scalare.<br />
Preferisce parlare del futuro e dell’impegno<br />
presso Asea: «Mi<br />
aspettavo di trovare una società<br />
all’avanguardia, ma la situazione<br />
che ho trovato è disastrosa: conti<br />
correnti bloccati grazie a pignoramenti<br />
lasciati senza opposizione:<br />
molti collaboratori, tenuti<br />
in società per anni, hanno rivendicato<br />
l’assunzione e arretrati.<br />
Le sentenze, passate in giudicate,<br />
ora hanno realizzato un debito<br />
mostruoso di 600mila euro.<br />
Asea sarà costretta ad aprire un<br />
mutuo per farvi fronte».<br />
«Le vertenze di sette<br />
collaboratori<br />
hanno creato un buco<br />
da 600mila euro»<br />
Già, la diga di Campolattaro. Una<br />
svolta possibile per l’intero Sannio<br />
non a chiacchiere. Se la Regione<br />
non fosse stata dormiente<br />
per decenni, acqua ed energia pulita<br />
sarebbero già una realtà. Nonostante<br />
la propaganda dello<br />
scorso anno, la pioggia di milioni<br />
(480) annunciata la scorsa estate,<br />
il cammino è ancora molto<br />
lungo. Gli ostacoli sono ancora<br />
__<br />
Giovanni Mastrocinque, presidente del Cda di Asea<br />
numerosi, il più grande dei quali<br />
è l’enorme macchina burocratica<br />
che presiede l’utilizzo del mare<br />
di soldi che ci sono a disposizione.<br />
«I ritardi accumulati per la diga<br />
di Campolattaro sono stati parecchi.<br />
Ma noi adesso ci impegneremo<br />
al massimo per rispettare il<br />
cronoprogramma che dovrà portare<br />
l’invaso di Campolattaro ad<br />
ottenere il collaudo ministeriale<br />
e quindi dare il via al suo utilizzo<br />
idropotabile ed irriguo. Secondo<br />
i nostri tecnici dovremmo<br />
riuscirci in tre anni. Nel frattempo,<br />
va ricordato che la Regione<br />
Campania ha finalmente approvato<br />
il Piano d’Ambito, sul quale<br />
verrà costruito, nel corso del<br />
prossimo triennio, il servizio idrico<br />
integrato. In tal senso, la diga<br />
di Campolattaro è tra le più im-<br />
portanti mai progettate in Campania,<br />
una sfida tecnologica e realizzativa<br />
che vede la Provincia di<br />
Benevento, insieme all’Asea, protagonista<br />
di scelte che caratterizzeranno<br />
il futuro e le prospettive<br />
economiche e ambientali dell’area<br />
sannita. I fondi del Next<br />
Generation Ue rappresentano<br />
un’occasione per reperire risorse<br />
adeguate a sostenere questo rinascimento<br />
da 12 miliardi di euro,<br />
per avviare definitivamente infrastrutture<br />
efficienti per valorizzare<br />
il bene più prezioso».<br />
Ci sono tanti soldi<br />
per la realizzazione<br />
del servizio idrico<br />
integrato campano<br />
UNA STORIA MILLENARIA ALL’OMBRA DEL MONTE CARUSO DOVE IL MIRACOLO È IL GRANO CHE SI FA ARTE<br />
Un lembo di Paradiso<br />
DI MAURIZIO VETRONE *<br />
è l’Italia, giardino<br />
d’Europa, ma<br />
«Bella<br />
il suo fiore più<br />
olezzante è la mia Foglianise,<br />
quel piccolo lembo di Paradiso,<br />
ove, per la prima volta, aprii gli<br />
occhi al sole», così monsignore<br />
Francesco Pedicini, arcivescovo<br />
di Bari, descriveva il suo<br />
paese di nascita.<br />
Foglianise è un piccolo borgo<br />
situato a ovest di Benevento, nel<br />
cuore del parco Regionale Taburno<br />
Camposauro, ai piedi<br />
della “Dormiente del Sannio”.<br />
Un’epigrafe latina testimonia<br />
la sua l’esistenza già in epoca<br />
romana, raccontando del culto<br />
della Dea Fortuna che qui assumeva<br />
il titolo di Folianensis.<br />
Arrivando in paese appare il<br />
suo inconfondibile skyline, caratterizzato<br />
dall’imponenza del<br />
monte Caruso che sembra abbracciare<br />
l’intero abitato; a<br />
mezza costa si scorge una costruzione<br />
incastonata nella roccia:<br />
è l’eremo dedicato a San<br />
Michele, un bellissimo esempio<br />
di architettura rupestre che da<br />
più di mille anni veglia sulle<br />
anime delle genti di Foglianise.<br />
L’eremo nasce nel periodo Longobardo,<br />
intorno all’anno mille,<br />
quando questi convertitisi al Cristianesimo<br />
divennero particolarmente<br />
devoti al Santo guerriero.<br />
A seguito dei terremoti del 1688<br />
e 1702, che distrussero l’intero<br />
Sannio, l’eremo fu ristrutturato<br />
e consacrato a San Michele nel<br />
1707 dal cardinale di Benevento<br />
V. M. Orsini, futuro papa Benedetto<br />
XIII. Chiuso al culto dopo<br />
il terremoto del 1980, con i<br />
due importanti restauri del 1995<br />
e del 2011 è tornato all’antico<br />
splendore e oggi è meta di tantissimi<br />
turisti, pellegrini ed escursionisti.<br />
Un luogo di culto che diventa<br />
luogo dell’anima quando<br />
si entra nell’affascinante grotta<br />
e quando si gode dell’incantevole<br />
panorama sulla verde valle tra<br />
le colline beneventane.<br />
Ma Foglianise è soprattutto “la<br />
Città che risplende per l’oro del<br />
grano” per l’immenso fascino<br />
dei “carri di grano”, imponenti<br />
macchine da festa riproducenti<br />
chiese, cattedrali, fontane, statue,<br />
realizzate interamente con il<br />
“magico” intreccio di fili di paglia,<br />
che ogni anno il 16 agosto,<br />
trasformano le strade del paese<br />
in un museo itinerante.<br />
Una tradizione antichissima, tramandata<br />
di generazione in generazione,<br />
che affonda le sue<br />
radici in riti pagani per fondersi<br />
nella religione cattolica a seguito<br />
della guarigione dalla peste<br />
del 1656, quando i carri di<br />
grano diventano “un’offerta”<br />
al santo taumaturgo Rocco. I<br />
carri di grano sono davvero incredibili,<br />
maestosi e armoniosi,<br />
si resta stupiti e affascinati ad<br />
ammirare la bellezza e la perfezione<br />
delle riproduzioni e increduli<br />
nel pensare che tutto ciò<br />
viene realizzato utilizzando solo<br />
modesti fili di paglia<br />
Una tradizione dalle caratteristiche<br />
uniche, conosciuta ed apprezzata<br />
nel mondo, un paese<br />
accogliente, un clima ideale,<br />
buon cibo e ottimo vino, è la terra<br />
dei rinomati aglianico e falanghina,<br />
aria pulita e una natura<br />
meravigliosa sono tutte peculiarità<br />
di Foglianise “il fiore<br />
più olezzante d’Italia, giardino<br />
d’Europa”.<br />
* Guida turistica
martedì 12 gennaio 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
FOGLIANISE. Giuseppe Tommaselli traccia il bilancio della consiliatura più difficile<br />
«Vino e olio: l’economia<br />
ripartirà con le eccellenze»<br />
Il sindaco annuncia la ricandidatura e lancia la sfida del futuro:<br />
«Ma la Regione dia più fondi e attenzione alle zone interne»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
La nuova sfida delle zone interne<br />
può ripartire dalle<br />
verdi colline che circondano<br />
Foglianise, borgo di 3300 anime,<br />
che scommette su due produzioni<br />
di qualità: vino e olio. Ne<br />
è sicuro il sindaco Giuseppe Tommaselli,<br />
che chiude quest’anno il<br />
suo primo ciclo amministrativo<br />
da primo cittadino, anche se da<br />
anni è protagonista delle vicende<br />
comunali.<br />
Sindaco, che bilancio consegnerà<br />
ai cittadini?<br />
«Sono stati anni difficili ma anche<br />
di grandi soddisfazioni. Quando<br />
fui eletto mi ritrovai a fare i conti<br />
con le conseguente devastanti dell’alluvione.<br />
Erano saltati due depuratori,<br />
danneggiate strade e fognature,<br />
ma siamo riusciti a risorgere.<br />
Ma sono particolarmente<br />
orgoglioso dei risultati ottenuti<br />
sul fronte delle scuole, che ci<br />
stanno molto a cuore».<br />
L’emergenza Covid come la<br />
state affrontando e come vi ha<br />
condizionato finora?<br />
«Ricordo che il 24 febbraio era<br />
uscito appena dalla clinica dov’ero<br />
stato ricoverato. Mi sono<br />
messo subito a lavoro collaborando<br />
con l’Asl. Abbiamo fatto il<br />
possibile per aiutare la nostra comunità.<br />
Abbiamo distribuito mascherine,<br />
fatto screening e grazie<br />
__<br />
Il sindaco Tomaselli intervistato da 696 Ottochannel<br />
a una parte della mia indennità<br />
aiutiamo con i pacchi alimentari<br />
36 famiglie».<br />
Rispetto agli altri centri dell’entroterra<br />
sannita Foglianise<br />
è in controtendenza perché ha<br />
registrato un costante aumento<br />
dei suoi abitanti.<br />
Come si spiega?<br />
«È vero. Sicuramente ci aiuta la<br />
posizione geografica. Ma questo<br />
è un paese molto accogliente e<br />
c’è una mentalità aperta. Siamo<br />
vicini a Benevento, abbiamo buoni<br />
collegamenti grazie alla Fondovalle,<br />
ma è soprattutto un paese<br />
vivibile e molto vivace dal punto<br />
di vista dell’economia locale».<br />
Foglianise come può valorizzare<br />
le produzioni locali: qui si<br />
realizzano vino e olio di grande<br />
qualità…<br />
«Non bisogna fermarsi, andrebbe<br />
sfruttata meglio l’area del par-<br />
co. La regione dovrebbe aiutarci<br />
di più a fare in modo che i giovani<br />
restino qui a studiare e a lavorare.<br />
L’agricoltura può offrire<br />
molto e si dovrebbero recuperare<br />
anche gli antichi mestieri».<br />
Dalla Regione cosa si aspetta?<br />
E com’è stata finora la collaborazione<br />
con il governo di Palazzo<br />
Santa Lucia?<br />
«Il rapporto con la Regione è stato<br />
sempre buono ma sarebbe necessaria<br />
più attenzione e meno<br />
burocrazia. Le zone interne vanno<br />
valorizzate per quello che sono,<br />
specie dal punto di vista della<br />
vivibilità e di un ambiente incontaminato».<br />
Foglianise è conosciuta anche<br />
all’estero per la festa del grano.<br />
Questo evento cosa rappresenta<br />
per voi?<br />
«Che dire? È la storia e la cultura<br />
della nostra comunità. Anch’io<br />
ho raccolto il grano<br />
e lavorato la<br />
paglia. Fa parte<br />
della nostra storia.<br />
La devozione<br />
verso San<br />
Rocco è qualcosa<br />
di speciale.<br />
Molti dei carri<br />
donati a diverse<br />
città che noi rappresentavamo<br />
sono<br />
capolavori. Vere<br />
e proprie opere<br />
d’arte».<br />
Come ridare speranza<br />
ai giovani di questi<br />
territori?<br />
«In questa ottica devono aiutarci<br />
governo e regione. Se si<br />
sfruttano bene i fondi disponibili<br />
si possono creare occasioni<br />
di lavoro».<br />
Foglianise quest’anno torna<br />
al voto. Lei che fa, si ricandida?<br />
«Penso di aver fatto una buona<br />
esperienza da sindaco. E,<br />
certo, me la sento ancora di<br />
guidare la nostra coalizione<br />
che darà spazio anche ai giovani.<br />
Ma servono anche figure<br />
di esperienza. Voglio continuare<br />
a essere punto di riferimento<br />
dei cittadini, spero<br />
in fondo di meritare il<br />
voto della mia gente. La sfida<br />
continua».
Foglianise
Foglianise
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 19 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
VITULANO. IL MONTE DRAGO E LE ANTICHE RADICI LONGOBARDE<br />
Gli scalpellini dei Re<br />
grazie alla pietra rossa<br />
IN TUTTO IL MONDO. Parte delle guglie del Cremlino sono forniture sannite<br />
La singolare storia della Fontana reale diventata zona franca tra due Stati<br />
DI VALERIA ISCARO<br />
Il territorio di Vitulano è costituito<br />
dal 65 per cento di rocce<br />
e dal 35 per cento di terreno<br />
agricolo. Lo sfruttamento del suolo<br />
coltivabile e delle rocce ha permesso,<br />
in antichità, lo svolgimento<br />
delle attività silvo-pastorali, boschive<br />
e contadine, intorno alle<br />
quali ruotava l'artigianato. Attività<br />
lavorativa per eccellenza era<br />
quella dello scalpellino, colui il<br />
quale lavorava la pietra tipica locale,<br />
che poi è passata alla storia<br />
con il nome di "Marmo Rosso Vitulanese",<br />
anche se il colore tipico<br />
del marmo di Vitulano è grigio<br />
perla. Nell'area sono presenti diverse<br />
cave di marmo, il cui prodotto<br />
lavorato e finito viene esportato<br />
anche all'estero. Tra i comuni<br />
di Vitulano e Cautano, esistono<br />
numerosi affioramenti di brecce<br />
calcaree policrome, di calcari brecciati<br />
e, di alabastri calcarei. Nel<br />
periodo Baracco, il marmo ebbe<br />
il suo maggior successo: venne<br />
utilizzato per gli interni della Reggia<br />
di Caserta per volere di Carlo<br />
III di Borbone. In seguito vennero<br />
usati per altre chiese ed edifici<br />
di Napoli, come il Duomo e nella<br />
chiesa dei Pellegrini; a Roma vennero<br />
utilizzati nella cappella Torlonia<br />
in San Giovanni in Laterano;<br />
a Benevento alla Camera di<br />
Commercio, nella chiesa della SS.<br />
A Roma ornano<br />
la cappella Torlonia<br />
della chiesa di San<br />
Giovanni in Laterano<br />
Annunziata e alla poste centrali.<br />
Al centro del paese sorge la chiesa<br />
della SS. Trinità, costruita tra il<br />
sedicesimo e il diciassettesimo secolo:<br />
si intende, oltre alla Chiesa<br />
con le relative cappelle, il campanile<br />
in stile Vanvitelliano, la casa<br />
Canonica, la cappella dell'antica<br />
congrega di Napoli situata anch'essa<br />
sul retro della Chiesa. Nella<br />
cappella viveva ed operava la<br />
confraternita. Meta dei visitatori è<br />
la caratteristica Fontana Reale: la<br />
__<br />
Piazza S. Menna<br />
sua importanza è dovuta al fatto<br />
che è diventata un emblema del<br />
comune di Vitulano. Nonostante<br />
il paese fosse diviso in due stati,<br />
la Fontana era l'unico luogo di incontro<br />
"super partes" per tutti i vitulanesi.<br />
Diventata "porta" del centro<br />
urbano, ma a servizio di tutta<br />
l'area rurale poiché vicinissima alla<br />
parte pedemontana, quindi risulta<br />
essere l'unico monumento urbano<br />
situato tra città e campagna.<br />
Alle pendici del Monte Drago si<br />
trovano i ruderi dell'antico monastero,<br />
su uno strapiombo detto "il<br />
Funno", un luogo impervio e inaccessibile.<br />
Occupava una posizione<br />
strategica perché rappresentava<br />
l'unico valico della Valle Telesina<br />
e Vitulanese, lungo un'antica mulattiera.<br />
Il monastero di S. Maria<br />
della Grotta, il cui nome antico era<br />
S. Maria di Monte Drago, fu fondato<br />
tra il 940 e 944 dal principe<br />
longobardo di Benevento Atenulfo<br />
II. Si racconta che con molta<br />
probabilità lo abbiano costruito e<br />
abitato i monaci Benedettini fino<br />
al 1264. Nel 1660 venne affidato<br />
alla congregazione dei monaci Camaldolesi<br />
che lo abbandonarono<br />
per lo stato di degrado e per i continui<br />
assalti dei predoni. Nel 1705,<br />
durante una visita pastorale del<br />
cardinale Orsini, sconsacrò la chiesa<br />
e fece trasportare le suppellettili<br />
nella chiesa del S. Spirito in Vitulano.<br />
Il monastero fu un importante<br />
centro non soltanto religioso<br />
ma anche economico, politico<br />
e sociale di tutta la valle Vitulanese.<br />
ESTRATTO DALLA CAVA DI URIA, RAPÌ L’ARCHITETTO LUIGI VANVITELLI CHE LO SCELSE PER LA REGGIA<br />
Quel marmo divino scelto per i Borbone<br />
Il marmo di Vitulano viene<br />
utilizzato per la prima volta<br />
nel 1700, quando l'architetto<br />
Luigi Vanvitelli lo utilizzò<br />
per la costruzione del palazzo<br />
di Re Carlo III di Borbone,<br />
nella città di Caserta e<br />
successivamente per altri importanti<br />
lavori.<br />
Il marmo viene ricavato dalla<br />
Cava Uria, sul monte Camposauro,<br />
tra Vitulano e Cautano,<br />
a circa 800mt di quota: la particolarità<br />
del materiale è dovuta<br />
alle cromature che sfumano<br />
dal grigio al rosso, dal<br />
bruno scuro al porpora e al lilla,<br />
fino al rosso sangue.<br />
L'estrazione avviene tramite<br />
accurati parametri, nel rispetto<br />
dell'ambiente storico, in un<br />
sito protetto dove ogni fase della<br />
lavorazione è allo stesso tempo<br />
antica e tecnologicamente<br />
avanzata. Il marmo è stato utilizzato<br />
fin dall’antichità proprio<br />
per il fascino esclusivo del<br />
suo colore, simbolo di vita, forza<br />
e allegoria di regalità, potenza<br />
e lusso. Si dice che Vanvitelli,<br />
impegnato nella ricerca<br />
dei materiali più belli e preziosi,<br />
si recò sul monte Camposauro<br />
rimanendo entusiasta<br />
della sua bellezza e le eccentriche<br />
tonalità, tanto da far costruire<br />
una strada apposita per<br />
trasportarlo velocemente dalle<br />
cave fino al cantiere della<br />
Reggia dove, ancora oggi, risplende<br />
nelle pareti dello Scalone<br />
Reale e nella Cappella Palatina.<br />
Il marmo, poi, è stato<br />
utilizzato in tutta la Campania:<br />
Reggia di Portici, Palazzo<br />
Reale di Napoli, Reggia di Capodimonte,<br />
Teatro San Carlo.<br />
Anche a Roma si può trovare<br />
nella Cappella Torlonia di San<br />
Giovanni in Laterano e nella<br />
chiesa dei Santissimi Apostoli.<br />
Dal diciannovesimo secolo lo<br />
ritroviamo anche nei più prestigiosi<br />
edifici e chiese d’Italia<br />
arrivando anche in Francia,<br />
Nord America, Inghilterra e in<br />
Russia per rivestire le guglie<br />
del Cremlino. Oggi l’attività<br />
estrattiva è sottoposta a stringenti<br />
norme di legge improntate<br />
su un modello responsabile<br />
e nel pieno rispetto dei luoghi<br />
con precisi limiti quantitativi.<br />
Fino a qualche tempo fa il<br />
marmo veniva utilizzato soprattutto<br />
per realizzare elementi<br />
decorativi, pavimentazioni,<br />
rivestimenti, oltre ai<br />
complementi di arredo. Mentre,<br />
negli ultimi anni sta prendendo<br />
piede un nuovo filone<br />
che tende a esaltarne le caratteristiche,<br />
realizzando vere e<br />
proprie opere d'arte, oggetti di<br />
design moderno e opere architettoniche.<br />
Le sfumature particolari,<br />
ancora oggi, sono molto<br />
ricercate dai più famosi scultori<br />
e architetti.<br />
(valisca)
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
LA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA<br />
Più che una chiesa, uno scrigno d’arte<br />
L’INTERVISTA. Il primo cittadino Raffaele Scarinzi traccia il bilancio del suoi mandati<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Chissà se i cittadini di Vitulano<br />
riusciranno a fargli<br />
cambiare idea. Ma il sindaco<br />
Pd, Raffaele Scarinzi, avvocato,<br />
che è alla guida del comune<br />
da oltre otto anni, sembra<br />
irremovibile: “Lascerò la politica<br />
alla fine di questo mandato”, conferma.<br />
Da cosa nasce questa sua decisione?<br />
“E' semplice, basta guardare la<br />
realtà. Nessun uomo è per tutte<br />
le stagioni. Nella politica va portata<br />
una dose di entusiasmo e freschezza<br />
che col tempo scema.<br />
Certo, è vero che aumenta l'esperienza,<br />
ma bisogna dare ai giovani<br />
la possibilità di cimentarsi.<br />
Per giunta, sono convinto che fare<br />
l'amministratore in maniera seria<br />
significa impegnarsi a tempo<br />
pieno. Dopo tanti anni, ricordo<br />
che in passato sono stato anche<br />
vicesindaco, credo che sia il tempo<br />
di fare spazio a nuove energie”.<br />
Il suo rapporto con i cittadini<br />
come è cambiato in tutti questi<br />
anni?<br />
“In otto anni il rapporto è diventato<br />
più maturo. Posso dire che<br />
c'è una totale presa in carico da<br />
parte mia dei problemi della comunità.<br />
Bisogna sempre essere<br />
pronti a dare risposte alla gente.<br />
Si è creato anche un rapporto<br />
umano molto intenso, il comune<br />
è come un terzo figlio per me”.<br />
Intanto, secondo lei Vitulano su<br />
cosa deve puntare per rianimare<br />
l'economia del territorio?<br />
“Non siamo un paese industriale<br />
e l'artigianato con gli anni è andato<br />
scomparendo. L'artigianato<br />
di qualità che resiste alimenta solo<br />
una piccola filiera turistica.<br />
Oggi credo che si debba scommettere<br />
sulla nostra montagna:<br />
abbiamo boschi e foreste, quasi<br />
136 chilometri quadrati di natura<br />
incontaminata. E' una risorsa<br />
Al centro della Valle<br />
Vitulanese si<br />
trova il complesso<br />
architettonico della SS. Annunziata<br />
e di S. Antonio,<br />
costituito da una Chiesa e da<br />
un convento di frati Francescani.<br />
Il convento fu fondato<br />
nel 1440 da San Bernardino<br />
da Siena, in seguito ad una<br />
donazione di un'ampia fascia<br />
di terreno da parte di Giacomo<br />
D'Amore, feudatario del<br />
luogo. La chiesa ha subito<br />
numerose trasformazioni nel<br />
tempo a causa dei diversi<br />
terremoti, che hanno imposto<br />
una revisione del complesso.<br />
All'interno della chiesa è<br />
possibile trovare un affresco<br />
di Solimena risalente al 1721<br />
raffigurante l'Annunziata, il<br />
pavimento in ceramica e<br />
numerose opere scultoree e<br />
vetrate ad opera di Padre<br />
Andrea Martini.<br />
«La montagna ci ha forgiati<br />
e segnerà il nostro riscatto»<br />
«Scommettere su boschi del parco del Taburno<br />
per poter rilanciare l'economia di tutto il territorio»<br />
__<br />
Il sindaco Scarinzi intervistato da 696 Ottochannel<br />
sempre più importante e ambita,<br />
anche alla luce dei cambiamenti<br />
climatici. La montagna può segnare<br />
il nostro riscatto”.<br />
L'emergenza Covid come vi ha<br />
condizionato?<br />
“Il Covid è stato elemento dirompente,<br />
nessuno di noi avrebbe<br />
mai immaginato di ritrovarsi<br />
un nemico così subdolo nel 2020,<br />
che ha stravolto le nostre vite. Il<br />
comune è stato il primo riferimento<br />
per i cittadini, si sono rivolti<br />
a noi per protestare o per<br />
avere ristoro dei danni subiti. Devo<br />
dire che lo Stato ci ha dato tutti<br />
gli strumenti per rispondere alle<br />
esigenze della gente”.<br />
Le zone interne lamentano ritardi<br />
nella realizzazione delle<br />
infrastrutture. Cosa non vi convince<br />
rispetto alla progettazione<br />
della Fondovalle?<br />
“La Fondovalle per Vitulano è<br />
stata un'opportunità, abbiamo ridotto<br />
i tempi di percorrenza con<br />
il capoluogo, ormai siamo considerati<br />
la montagna di Benevento.<br />
La vecchia progettazione - che<br />
prevedeva nel '92 un certo trac-<br />
ciato - era nata da esigenze oggi<br />
superate. Non vogliamo nuovo<br />
consumo di suolo, sarebbe un errore<br />
intervenire su aree agricole,<br />
coltivate in particolare a vigneti.<br />
Il progresso dovrebbe andare di<br />
pari passo con le esigenze dell'ambiente<br />
e dell'agricoltura. Altrimenti<br />
ci ritroveremmo con una<br />
nuova strada ma senza più i nostri<br />
prodotti d'eccellenza”.<br />
Come riaprire la vertenza delle<br />
aree interne?<br />
“C'è la grande occasione del Recovery<br />
fund, si punta molto sull'ambiente.<br />
E da questo punto di<br />
vista possiamo essere avvantaggiati.<br />
Ma dobbiamo anche sperare<br />
nelle digitalizzazione, specie<br />
ora che si va verso il telelavoro:<br />
un paese come il nostro può offrire<br />
una vivibilità migliore rispetto<br />
alle metropoli ma sono necessarie<br />
le nuove tecnologie per<br />
dare la possibilità di lavorare a distanza<br />
anche in piccoli centri”.<br />
Il Sannio è stato spesso penalizzato<br />
dal governo regionale.<br />
Con De Luca cosa è cambiato?<br />
“De Luca ha portato quello che<br />
serviva in Campania, una leadership<br />
forte in grado di contrastare<br />
vincoli burocratici e gerarchie<br />
nell'apparato amministrativo e<br />
politico della regione. Il decisionismo<br />
di De Luca ha inciso molto<br />
sulla macchina amministrativa,<br />
c'è chi lo contesta per il suo<br />
modo dittatoriale di gestire ma alla<br />
fine prevalgono gli aspetti positivi,<br />
le cose fatte. E la conferma<br />
si è avuta con il voto dei cittadini<br />
che lo hanno premiato”.<br />
Qual è l'idea di città del futuro<br />
che ha portato avanti in questi<br />
anni?<br />
“L'idea di un paese sempre di più<br />
sensibile ai temi dell'ambiente e<br />
della cultura e anche della solidarietà.<br />
Noi ci dobbiamo distinguere<br />
per qualità dell'offerta umana.<br />
Siamo un paese che ha dato i<br />
natali a persone di grande prestigio<br />
nell'arte e nella cultura. Dobbiamo<br />
seguire questa strada, sarebbe<br />
il migliore risultato”.
Vitulano
Vitulano
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
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Nei paesi dell’osso<br />
Tirreno e Adriatico<br />
IL FUTURO Cantieri entro il 2021 per la costruzione<br />
dell’arteria che attraversa la Valle Vitulanese<br />
Una Fondovalle<br />
per lo sviluppo<br />
LE TAPPE. Di Maria: «Non bisogna perdere<br />
tempo altrimenti stop a finanziamenti»<br />
DI ALESSANDRO FALLARINO<br />
__<br />
Il presidente della Provincia, Antonio Di Maria incontra i sindaci<br />
S<br />
arà un'arteria destinata<br />
a congiungere<br />
la Valle Caudina<br />
sannita ed irpina<br />
con le Valli<br />
del Tammaro e Telesina attraverso<br />
la Valle Vitulanese da cui prende<br />
il nome. La Fondovalle Vitulanse<br />
servirà a congiungere, in<br />
termini geografici, la dorsale Tirrenica<br />
con quella Adriatica. Parte<br />
dall'Appia, a pochi chilometri<br />
da Arpaia, aggirerà il Taburno, si<br />
inoltrerà nella Valle Vitulanese e<br />
sfocerà in pratica nella zona industriale<br />
di contrada Olivola dove<br />
poi si unirà da un lato alla Statale<br />
372 Telesina, dall'altro alla<br />
Statale 88 che conduce in Molise.<br />
Un'opera pensata alla fine degli<br />
anni '80 e realizzata solo in<br />
parte. Allo stato infatti l'unico<br />
tronco esistente e percorribile da<br />
una quindicina d'anni è infatti il<br />
tratto che dalla contrada Scafa –<br />
San Vitale di Benevento conduce<br />
a Foglianise. Da questo punto<br />
dovrebbe essere costruita la nuova<br />
arteria che condurrà a Montesarchio<br />
per poi imboccare la variante<br />
Asse attrezzato Pianodardine<br />
– Vella Caudina. Un'opera<br />
imponente che potrebbe, e questo<br />
è l'annuncio del presidente<br />
della Provincia fatto lunedì durante<br />
una prima riunione di raccordo<br />
con i sindaci del territorio<br />
e la deputazione sannita, essere<br />
canterizzata entro un anno. “Noi<br />
speriamo – ha spiegato il presidente<br />
Di Maria – che entro dicembre<br />
2021 poter consegnare il<br />
cantiere alle imprese”. L'intento<br />
c'è, ora si spera che tutto possa fi-<br />
lare liscio per quanto riguarda le<br />
procedure di esproprio, l'occupazione<br />
dei fondi e gli ultimi permessi<br />
da ottenere. “Lo sviluppo<br />
passa per le infrastrutture, la loro<br />
funzionalità e la capacità di esaltare<br />
le potenzialità socio-economiche<br />
dei territori che attraversano.<br />
Un’opera - ha rimarcato il<br />
numero uno della Rocca di cui si<br />
parla da più di vent’anni ma che,<br />
ora più che mai, può vedere la luce.<br />
È un’arteria che apre un corridoio<br />
tra la Campania e il Molise,<br />
tra il Tirreno e l’Adriatico.<br />
Adesso si tratta di far coincidere<br />
tutti gli ingranaggi, superando le<br />
criticità”. Problemi emersi per la<br />
prima volta lunedì durante il tavolo<br />
di confronto con i sindaci. A<br />
partire da Raffaele Scarinzi, primo<br />
cittadino di Vitulano che, anche<br />
a nome di altre fasce tricolore<br />
ha messo sul tavolo una serie di<br />
problematiche chiedendo che<br />
venga rivisto il progetto proprio<br />
in valle vitulanese (vedi altro articolo<br />
in pagina).<br />
La Provincia si è detta dunque<br />
aperta al confronto “ma avendo<br />
ben presente l’obiettivo imprescindibile<br />
di realizzare l’opera, rispettando<br />
i tempi dell’appalto<br />
che, come è noto, è fissato al 31<br />
dicembre del 2021. Per cui - ha<br />
rimarcato Di Maria - ben vengano,<br />
nonostante la ristrettezza del<br />
tempo a disposizione, i rilievi sul<br />
tracciato e le proposte su svincoli,<br />
innesti e accessi che abbiano<br />
compatibilità economica, purchè<br />
non venga messa in dubbio<br />
la strategicità della Fondovalle.<br />
Tra gli obiettivi del mio mandato<br />
politico, cominciato nel 2018,<br />
c’è il completamento delle cosiddette<br />
incompiute e non si può<br />
correre il rischio di vederci revocato<br />
un finanziamento di 45 milioni<br />
di euro, che, peraltro, sarebbe<br />
difficile da giustificare”.<br />
Un ritardo da evitare che potrebbe<br />
far finanche perdere i finanziamenti<br />
per il completamento<br />
della 'vecchia' fondovalle Vitulanese<br />
i cui progetti sono da ormai<br />
troppi anni sulle scrivanie di Enti<br />
ed Istituzioni. Il progetto ha ottenuto<br />
le diverse prescritte autorizzazioni<br />
ed è inserito quale<br />
“Opera strategica” sia nella programmazione<br />
di sviluppo della<br />
stessa Provincia, che in quella governativa.<br />
A seguito dell’accordo<br />
con la Regione Campania, la Pro-<br />
Il tracciato prevede<br />
di aggirare il Taburno<br />
per raggiungere<br />
Montesarchio<br />
vincia è ora incaricata della fase<br />
progettuale, mentre la gara d’appalto<br />
sarà gestita dalla Regione.<br />
“I tempi che sono stati assegnati<br />
per la conclusione di tutto il processo<br />
progettuale e per la indizione<br />
della gara d’appalto – ha<br />
detto Di Maria – sono rigidi: in<br />
mancanza del loro rispetto, il finanziamento<br />
sarà revocato”. Ora<br />
il prossimo appuntamento, sul<br />
piano del confronto, è stato fissato<br />
per venerdì quando all aRocca<br />
dei Rettori torneranno ad incontrarsi<br />
i sindaci con i tecnici e lo<br />
stesso Di Maria per fare il punto<br />
sulle osservazioni prospettate dalle<br />
fasce tricolori della Valle Vitulanse.<br />
IL PROGETTO La prima stesura è datata 1987<br />
Un iter lungo 33 anni tra pareri, permessi e rinvii<br />
«La strada di sviluppo agrituristico Fondo Valle Vitulanese<br />
è stata pianificata dal Consorzio di Bonifica della Valle<br />
Telesina a seguito del suo ampliamento a 33 comuni della<br />
provincia di Benevento. L’opera era finalizzata a riammagliare<br />
ed interconnettere, con un asse di penetrazione trasversale,<br />
la SS. 7 “Appia” con le superstrade Benevento -<br />
Caianello e Benevento – Campobasso, consentendo il collegamento<br />
tra i comuni della valle vitulanese e l’area caudina.<br />
Nel 1987, a cura del Consorzio di Bonifica della Valle<br />
Telesina è stato elaborato il progetto esecutivo generale<br />
della strada, articolato in lotti esecutivi, allo scopo di favorire<br />
l’accessibilità ai finanziamenti previsti dai diversi programmi<br />
di stanziamento di fondi, in totale oltre 319 miliardi<br />
di vecchie lire, su cui il Comitato Tecnico Regionale<br />
(nel luglio '87) ha espresso parere favorevole. Il progetto<br />
esecutivo del 2° lotto fu approvato dal consorzio l'8 novembre<br />
del 1991. Successivamente, la concertazione attivata<br />
tra i Comuni e la Provincia di Benevento ha portato<br />
alla condivisione di un “corridoio” entro il quale sono state<br />
localizzate e sviluppate le opere stradali allo stato realizzate<br />
e poste in esercizio (1°e 2° Lotto).<br />
Aggiornamento progetto 3° lotto (ex 4°lotto).<br />
In seguito alle prescrizioni impartite dai competenti Enti di<br />
Tutela ed in particolare al parere espresso nell’anno 1992<br />
dal Ministero per i Beni culturali ed Ambientali, considerate<br />
le articolate e complesse caratteristiche morfologiche<br />
ed antropiche del territorio attraversato, visti gli indirizzi<br />
emersi in fase di concertazione con gli Enti territoriali direttamente<br />
coinvolti, il Consorzio ha rielaborato le previsioni<br />
dell’originaria articolazione progettuale del 4° lotto. Sono<br />
stati ipotizzati 5 percorsi alternativi che hanno trovato riscontro<br />
nella relazione di Valutazione dell’Impatto Ambientale<br />
(VIA). Il tracciato per la definitiva elaborazione<br />
rappresenta la sintesi delle diverse alternative e ottimizza le<br />
caratteristiche sia geometriche che di mitigazione dell’impatto<br />
ambientale dell’opera in un contesto morfologico articolato<br />
e complesso, caratterizzato, in più punti da evidenti<br />
fenomeni di instabilità. I comuni territorialmente interessati,<br />
nel marzo 1998, hanno approvato il progetto definitivo<br />
3°Lotto, con le deliberazioni dei rispettivi consigli comunali,<br />
in variante alla vigente strumentazione urbanistica<br />
comunale, con dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e<br />
indifferibilità, e con imposizione del vincolo preordinato<br />
all’esproprio.<br />
TRASFERIMENTO COMPETENZE<br />
ALLA PROVINCIA DI BENEVENTO<br />
In virtù dell’Accordo Procedimentale Quadro per la mobilità<br />
della Provincia di Benevento, approvato con la Delibera<br />
di G.R. n° 1282 del 05/04/2002, la Provincia subentra,<br />
quale ente attuatore, al posto del Consorzio di Bonifica<br />
della Valle Telesina. Con verbale di consegna<br />
dell’8/10/2002, il progetto esecutivo del 3° Lotto, munito<br />
di tutti i visti, pareri, e nulla osta preordinati alla sua cantierizzazione,<br />
venne trasferito dal Consorzio di Bonifica<br />
della Valle Telesina alla Provincia di Benevento.<br />
La Provincia di Benevento ha poi attivato le procedure finalizzate<br />
all’acquisizione del parere Vas (Valutazione ambientale<br />
strategica), assicurando la più ampia pubblicizzazione<br />
e partecipazione dei cittadini. All’esito di tale attività<br />
procedurale non si sono riscontrate osservazioni e/o rilievi<br />
né da parte delle amministrazioni comunali, né da parte<br />
degli stessi cittadini. Il parere Vas risulta acquisito, con<br />
Decreto Dirigenziale 139/2011.<br />
COERENZA CON PROGRAMMAZIONE<br />
REGIONALE E PROVINCIALE<br />
L’opera risulta coerente con le opere del sistema stradale
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
L’ALTRA STORIA<br />
‘Bretella’ con la città<br />
ferma da decenni<br />
DI AL.FA<br />
Un’altra storia dell’incompiuta Fondovalle Vitulanse<br />
è stata invece scritta alle porte di Benevento.<br />
Un tracciato di appena tre chilometri fermo<br />
ed abbandonato da trent’anni e oltre. Si Tratta<br />
della bretella di collegamento tra la Fondovalle<br />
Vitulanse e Benevento, ovvero un tronco di strada<br />
comunale progettato e costruito a metà che tagli<br />
i terreni tra le contrade Roseto e San Vitale.<br />
La bretella di collegamento era stata progettata alla<br />
fine degli anni ‘80 per alleggerire il traffico lungo<br />
la vecchia viabilità della Vitulanse che dalla<br />
Rotonda dei Pentri (zona Ferrovia) conduce a Foglianise.<br />
Un tracciato in prevalenza seminterrato<br />
lasciato abbandonato all’incuria e ai segni del<br />
tempo nonostante l’esecuzione di tracciato, scavi,<br />
enormi muri di cemento armato e finanche della<br />
massicciata. Tutto oggi è stato inghiottito dalle<br />
spine e dagli arbusti cresciuti in modo incontrollato<br />
su quella che in molti punti appare essere solo<br />
un’enorme discarica a cielo aperto a causa dei<br />
tanti rifiuti sversati lungo gli scavi. Una situazione<br />
rimbalzata più volte agli onori delle cronache<br />
anche grazie alle proteste dei cittadini che vorrebbero<br />
vedere quell’opera completata.<br />
L’APPELLO. I sindaci indicano la priorità: tutelare l’ambiente<br />
Salvaguardare<br />
lavoro e vigneti<br />
LE MODIFICHE. “Adeguare il progetto ai territori”<br />
DI MARIATERESA DE LUCIA<br />
come<br />
congegnato<br />
il tracciato<br />
della fondo<br />
«Così<br />
valle Vitulanese<br />
andrebbe a migliorare di poco,<br />
se non a addirittura a peggiorare<br />
la viabilità, di contro avrebbe un<br />
impatto fortissimo sull'ambiente, sul<br />
paesaggio e sull'agricoltura”.<br />
Raffaele Scarinzi, primo cittadino<br />
di Vitulano è tra i sindaci che chiedono<br />
una profonda revisione del<br />
tracciato (con lui i colleghi di Tocco<br />
Caudio, Campoli Monte Taburno<br />
e Cautano). “Ritengo necessario<br />
dar voce ai residenti che dopo la verifica<br />
hanno espresso riserve, in un<br />
momento in cui è ancora possibile<br />
salvare entrambe le esigenze: quella<br />
dello sviluppo e della viabilità<br />
scorrevole e quella della conservazione<br />
di una tradizione vitivinicola<br />
importante che porta con sé posto<br />
di lavoro di tante persone che su<br />
queste produzioni di qualità fondano<br />
il proprio impegno”.<br />
L'idea dei sindaci è stata concretizzata<br />
in un'alternativa già allo studio<br />
della Provincia “perché – ha dettagliato<br />
ancora Scarinzi - non possiamo<br />
fermarci solo a critiche sterili.<br />
Cercheremo di salvaguardare l'opera<br />
e speriamo di riuscire ad elaborare<br />
la maggiore compatibilità possibile<br />
con l'ambiente e il paesaggio”.<br />
Perplessità condivise anche dal deputato<br />
del Movimento Cinque Stelle,<br />
Pasquale Maglione: “Il tracciato<br />
della strada andrebbe ad impattare<br />
sull'essenza di quel territorio: ossia<br />
i vitigni che abbiamo celebrato fino<br />
all'anno<br />
scorso.<br />
E' dunque doveroso impegnarci per<br />
trovare soluzione alternativa ed evitare<br />
ricorsi che inevitabilmente potrebbero<br />
portare alla perdita dei finanziamenti<br />
perchè – sgombra il<br />
campo dagli equivoci - la realizzazione<br />
dell'opera è necessaria ma lo<br />
è altrettanto salvaguardare le esigenze<br />
del territorio”.“Sono sicuro<br />
che riusciremo a trovare sintesi tra<br />
tutela dell'ambiente e un tracciato<br />
Scarinzi (Vitulano):<br />
siamo con i residenti,<br />
essenziale difendere<br />
le produzioni di qualità<br />
che questa provincia aspetta da decenni”.<br />
L'opinione del consigliere<br />
regionale Erasmo Mortaruolo.<br />
“Spingere sulla sostenibilità – aggiunge<br />
- è lo sforzo da fare ma l'opera<br />
resta un'operazione di viabilità<br />
straordinaria per la nostra provincia”.<br />
E anche il sindaco di Benevento,<br />
Clemente Mastella, ha esortato<br />
a trovare un punto di incontro<br />
tra le diverse posizioni anche al fine<br />
di dare sbocco reale alla nuova<br />
direttrice viaria tra Napoli e Benevento.<br />
previste dal P.T.R. (Piano Territoriale Regionale), approvato<br />
con L.R. n°13 del 13/10/2008, relativamente alla S.T.S.<br />
A9 – Taburno – Camposauro, e con le previsioni del<br />
P.T.C.P., approvato con delibera di consiglio Provinciale<br />
n. 27/2012, dove viene individuata tra i Progetti Strategici<br />
Prioritari.<br />
ACCORDO DI RECIPROCITÀ<br />
Nel 2009, su iniziativa della Comunità Montana del Taburno,<br />
e quindi dei comuni rientranti nella sua perimetrazione,<br />
è stato sottoscritto un accordo di reciprocità quale<br />
strumento di attuazione del PAR-FAS, in cui la Fondo Valle<br />
Vitulanese viene indicata infrastruttura fondamentale per<br />
il riequilibrio e il collegamento di una vasta area montana<br />
e pedemontana della provincia sannita.<br />
APPROVAZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO<br />
La Giunta Provinciale, a seguito della redazione del progetto<br />
di adeguamento, aggiornato rispetto alle normative di Settore<br />
ed al vigente prezzario regionale, con delibera n. 97<br />
del 19 aprile 2011, approva il progetto preliminare e, in linea<br />
tecnica, il progetto definitivo per il complessivo importo<br />
di 45,60 milioni di euro, allo scopo di procedere alla<br />
richiesta di finanziamento nell’ambito delle procedure<br />
di cui al POR FERS Campania 2000-2006 - Programma risorse<br />
Liberate – D.G.R.C. n.891 del 14/12/2008.<br />
FINANZIAMENTO CIPE<br />
Con nota indirizzata all’Assessorato regionale ai trasporti<br />
ed alla Struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture<br />
e dei trasporti, la Provincia inoltra richiesta di<br />
inserimento e finanziamento dell’opera negli atti di aggiornamento<br />
della Programmazione delle Opere Strategiche<br />
della Regione Campania in cui è inserito il 3° Lotto.<br />
LIVELLI ATTUATIVI SUCCESSIVI<br />
ALLA DELIBERA CIPE N. 54/2016<br />
La Regione Campania, soggetto attuatore per la fase di selezione<br />
relativa ai servizi di progettazione, con Delibera di<br />
Giunta Regionale n° 385 del 19/06/2018 ha, individuato<br />
nelle province e nella Città Metropolitana di Napoli gli Enti<br />
preposti alla gestione dei contratti di progettazione e di<br />
esecuzione delle opere. In data 19/04/2019 è stato sottoscritto<br />
di l’Accordo ex art. 15 legge 7 agosto 1990 n° 241<br />
tra Regione Campania, la Provincia di Benevento e Comunità<br />
Montana Titerno-Alto Tammaro, attraverso il quale<br />
sono stati regolamentati i rispettivi impegni per l’attuazione<br />
degli interventi infrastrutturali, nella rispettiva competenza,<br />
ricompresi nell’Allegato 4 alla predetta delibera CI-<br />
PE 54/2016. Tra gli impegni specificati nel Disciplinare<br />
Tecnico, spetta alla Provincia l’aggiornamento progettuale<br />
e l’attuazione del contratto di appalto per l’esecuzione dei<br />
lavori, per i quali la Regione Campania ha riservato a sé la<br />
procedura di gara. La Provincia di Benevento con nota prot.<br />
n° 12493 del 28/05/2020, ha trasmesso alla Direzione Generale<br />
per la Mobilità della Regione Campania il cronoprogramma<br />
di dettaglio delle attività procedurali e progettuali<br />
da svilupparsi al fine di pervenire all’espletamento<br />
delle procedure di gara preordinate all’affidamento dei lavori.<br />
In riscontro a tale nota, la Direzione Generale per la<br />
Mobilità ha manifestato alla Provincia la necessità di procedere<br />
all’aggiornamento del trasmesso cronoprogramma,<br />
sia per la fase procedurale che di quella progettuale e realizzativa<br />
fino all’ultimazione delle opere ed alla messa in<br />
esercizio delle stesse, stabilendo che la data di stipula del<br />
contratto di Appalto resta inderogabilmente fissata a scadere<br />
il 31/12/2021, pena la revoca del finanziamento assentito.<br />
Il Settore Tecnico della Provincia, ha quindi elaborato il<br />
cronoprogramma delle attività ed un cronoprogramma dei<br />
lavori che, sovrapponendo per quanto possibile talune fasi<br />
procedurali e progettuali, prevede il puntuale rispetto del<br />
predetto termine di scadenza fissato dal CIPE con propria<br />
Deliberazione n° 25/2016. La Direzione Generale, nel prendere<br />
atto dei cronoprogrammi di spesa e procedurali trasmessi<br />
dalla Provincia ha puntualizzato “nel constatarne la<br />
coerenza con la tempistica dettata dalla delibera CIPE<br />
n.2512016 s.m.i., se ne raccomanda il puntuale rispetto,<br />
specie per quanto concerne i termini per il conseguimento<br />
dell'obbligazione giuridicamente vincolante (31/12/2021)<br />
e per l'ultimazione dell'opera (31 /12/2024)”. La provincia<br />
di Benevento, ha quindi, dato avvio alle attività di aggiornamento<br />
progettuale che non riguardano la progettazione<br />
stradale, la cui articolazione resta quella del progetto definitivo<br />
approvato con Delibera di Giunta Provinciale n°<br />
97/2011, ma sono conseguenti all’entrata in vigore della<br />
normativa tecnica emanata per la regolamentazione delle<br />
costruzioni in zona sismica.
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 26 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
PESCO SANNITA. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO MICHELE<br />
«Così fermeremo<br />
la fuga dei giovani»<br />
TERZO MANDATO. Dopo quindici anni ininterrotti alla guida del Comune<br />
«Non mi vedo in pantofole. Servono fondi per sviluppo e occupazione»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Lo potremmo definire un sindaco “storico”. Antonio Michele<br />
guida il comune di Pesco Sannita da quindici anni, ma non ha<br />
nessuna intenzione di “staccare la spina”. «Mi dispiace, ma<br />
non mi vedo ancora come uno che resta a casa con le pantofole», dice,<br />
facendo capire che alle prossime elezioni comunali sarà comunque<br />
protagonista. Anche se non potrà candidarsi più da sindaco.<br />
Essere primo cittadino da quindici anni, cosa significa?<br />
«È sicuramente motivo di grande soddisfazione anche perché in piccole<br />
realtà come le nostre fare il sindaco significa essere punto di<br />
riferimento, un pò l’amico di tutti. Ma è soprattutto una bella responsabilità».<br />
Quali sono i veri problemi da affrontare per amministrare<br />
un piccolo Comune?<br />
«C’è la necessità di farsi carico di tutto. Dalla buca nella<br />
strada al problema familiare e dell’occupazione. Ma il vero<br />
impegno è quello di programmare azioni di sviluppo per<br />
il territorio e per la comunità dal punto di vista sociale e<br />
economico».<br />
Ma dopo tutti questi anni qual è il risultato di cui va<br />
particolarmente orgoglioso?<br />
«Credo di aver realizzato tante iniziative: dalla casa anziani<br />
alla scuola alla viabilità, ma anche al recupero del cento<br />
storico e degli impianti sportivi. Ma se devo dire la verità<br />
la cosa che mi fa più piacere è quella di essere riuscito a<br />
pacificare la nostra comunità. Ora nel nostro paese c’è<br />
stima e rispetto, non ci sono grandi scontri. Siamo riusciti<br />
a creare un clima distensivo, anche la stessa minoranza<br />
consiliare è partecipativa e questo è positivo, la nostra<br />
comunità è unità. Spero davvero di essere il sindaco di<br />
tutti».<br />
Pesco Sannita ha vissuto una pagina storica con il Giro<br />
d’Italia nel 2018. Cosa ha rappresentato per voi?<br />
«È stata una giornata meravigliosa perché c’è stato un<br />
coinvolgimento collettivo. Tutti hanno partecipato con fierezza<br />
a questo appuntamento. È stata una cosa incredibile e devo<br />
ringraziare Nicola Antonelli nativo di Pesco Sannita che è<br />
stato il vero animatore di questo appuntamento».<br />
Eventi del genere possono servire sotto il profilo della promozione<br />
del territorio e dei prodotti tipici, non crede?<br />
«Assolutamente sì. Ma devo dire la verità non siamo stati aiutati<br />
da Provincia e Regione, siamo stati lasciati da soli. Eppure abbiamo<br />
raggiunto un risultato eccezionale, l’occasione l’hanno persa loro».<br />
Come siete riusciti a far diventare i rifiuti una risorsa?<br />
«Abbiamo cercato di importare esperienze estere e del Nord per separare<br />
i rifiuti e favorire il riciclaggio. Abbiamo coinvolto le attività<br />
commerciali perché le persone che riclicano possono utilizzare<br />
gli sconti nei negozi. E questo è stato significativo».<br />
Nei centri delle zone interne c’è un problema relativo alle infrastrutture.<br />
Voi da tempo denunciate la situazione relativa<br />
al ponte del fiume Tammaro. Che succede?<br />
«Per la verità ci sono finalmente sviluppi positivi, c’è stato<br />
un sopralluogo del presidente della Provincia, Di Maria,<br />
che si è voluto rendere conto della situazione. È chiaro che il<br />
ponte chiuso ci crea tanti probemi non solo per i disagi relativi alla<br />
viabilità ma anche sotto il profilo economico».<br />
Ma qual è il vero problema?<br />
«È sempre una questione burocratica che coinvolge Anas e Provincia<br />
ma ora pare che ci sia davvero una svolta».<br />
Da 40 anni in paese c’è l’osservatorio sismico Palmieri.Quanto<br />
è importante per la prevenzione?<br />
«Guardi, la collaborazione con la protezione civile<br />
è fondamentale. E dobbiamo dire grazie soprattutto<br />
ai tanti volontari se oggi l’osservatorio è punto<br />
di riferimento nazionale».<br />
Anche Pesco Sannita deve fare i conti con lo spopolamento.<br />
Secondo lei come va riaperta la vertenza<br />
delle aree interne?<br />
«È un capitolo difficile, non ci sono ricette magiche<br />
ma dobbiamo valorizzare al massimo le potenzialità<br />
del nostro territorio. Il Covid ha fatto<br />
riscoprire l’importanza delle zone interne<br />
che hanno una grande risorsa.<br />
Qui si vive bene, ci sono zone incontaminate.<br />
E c’è anche la possibilità di<br />
sviluppo. Ma dobbiamo rispettare le<br />
nostre caratteristiche. Sarebbe sbagliato<br />
imporre modelli che non sono<br />
adeguati al nostro territorio. Il lavoro<br />
a distanza dovrebbe spingere i<br />
nostri giovani a restare qui sfruttando<br />
le potenzialità del territorio. Ma<br />
c’è bisogno di investire su servizi e<br />
infrastrutture, soprattutto sulla digitalizzazione».<br />
Pesco Sannita quest’anno andrà al<br />
voto. Lei ha deciso cosa fare?<br />
«Di sicuro non posso più ricandidarmi<br />
da sindaco, ma abbiamo la fortuna di<br />
avere una squadra compatta che si riproporrà<br />
all’attenzione degli elettori. Di<br />
fronte c’è una grande sfida. Dopo la battaglia<br />
contro la pandemia si apre una fase<br />
per lo sviluppo. Dobbiamo essere attenti<br />
su questo aspetto».<br />
E allora?<br />
«Le dico la verità: valuteremo insieme al gruppo<br />
ma in questo momento non penso di andare a prendere<br />
le pantofole. È una cosa che non mi riguarda.<br />
Di sicuro darò il mio contributo alla comunità».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Antonio<br />
Michele<br />
intervistato<br />
da 696<br />
Ottochannel
martedì 26 gennaio 2021<br />
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15<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
NEL 2018 LA NONA TAPPA DELLA 101ESIMA EDIZIONE<br />
L’ORGOGLIO DI QUEL GIORNO CON IL GIRO<br />
Lo sport e il Comune di Pesco<br />
Sannita hanno una storia<br />
che affonda le sue radici nel<br />
passato. La cittadina beneventana, nel<br />
2018, ospitò la carovana rosa per la<br />
partenza della nona tappa del 101°<br />
Giro d’Italia, con traguardo in quota ai<br />
circa 2000 metri del Gran Sasso d’Italia<br />
(Campo Imperatore). La realizzazione<br />
dell’evento riuscì grazie a Nicola Antonelli,<br />
dirigente della Federazione Ciclistica<br />
Italiana, che in prima persona fece<br />
da mediatore tra lo staff del Giro d’Italia<br />
e il Comune di Pesco Sannita. Il<br />
foglio firma, dove i ciclisti appongono il<br />
loro sigillo, fu posizionato in piazza<br />
Umberto I mentre nella piazza centrale<br />
del paese fu dislocato il villaggio di<br />
partenza, insieme ai tradizionali stand<br />
che accompagnano la Corsa Rosa.<br />
L’amministrazione comunale, per<br />
l’occasione, offrì ai pescolani appassionati,<br />
ma anche provenienti da altri<br />
paesi, un programma di eventi collaterali.<br />
A sventolare la maglia rosa sulla<br />
vetta del Gran Sasso fu il britannico<br />
Simon Yates.<br />
MEDICO LEGALE<br />
Paolella, professore<br />
vittima dei terroristi<br />
di Prima linea<br />
UOMO DI STATO<br />
Masone, dal Sannio<br />
a capo della Polizia<br />
negli anni di piombo<br />
L’11 ottobre del 1978, Alfredo Paolella,<br />
medico legale e titolare della cattedra<br />
di antropologia criminale presso l’Università<br />
di Napoli, e originario di Pesco<br />
Sannita, si recò presso l’autorimessa dove<br />
era custodita la sua macchina. Un gruppo<br />
composto da tre uomini e una donna<br />
lo affrontò, strattonandolo e scaraventandolo<br />
contro un pilastro. Fu ucciso con nove<br />
colpi d’arma da fuoco. Un ultimo proiettile<br />
fu sparato a bruciapelo alla tempia<br />
destra. Alla esecuzione assistettero i titolari<br />
dell’autorimessa e il garagista. Dopo<br />
un’ora dall’omicidio, l’attentato fu rivendicato<br />
da Prima linea con una telefonata al<br />
quotidiano “Il Mattino”. L’organizzazione<br />
criminale integralista comunista è stata<br />
seconda solo alle Brigate Rosse, per numero<br />
di persone colpite, di azioni armate<br />
e per numero di aderenti. L’agguato si collegava<br />
alla “campagna” che i terroristi stavano<br />
conducendo contro coloro i quali si<br />
dedicavano all’attuazione di un sistema<br />
penitenziario in linea con i principi fondamentali<br />
dello Stato democratico. Il professore<br />
Paolella collaborava, infatti, con<br />
il ministero della Giustizia e con il magistrato<br />
Girolamo Tartaglione, che era stato<br />
ucciso appena un giorno prima di<br />
lui. Gli autori dell’omicidio furono identificati<br />
e condannati a 17 anni grazie ai benefici<br />
della dissociazione. L’assassinio<br />
di Paolella è il primo omicidio organizzato<br />
da Prima Linea.<br />
Fernando Masone, capo della polizia nel<br />
1994, originario di Pesco Sannita. Tra il<br />
1973 e il 1979 è a capo della Squadra mobile<br />
di Roma: ricopre l’incarico durante il<br />
periodo dei sequestri di persona, degli attentati<br />
delle Brigate Rosse, del terrorismo<br />
nero e delle infiltrazioni di mafia nella Capitale.<br />
Nel 1989 gli viene assegnata la questura<br />
di Palermo dove per due anni lotta<br />
contro la mafia, affrontando il fallito attentato<br />
al giudice Falcone, l’uccisione dell’agente<br />
Agostino e la strage delle donne<br />
della famiglia del “pentito” Francesco Marino<br />
Mannoia. Questi sono gli anni della<br />
banda della “Uno bianca”, sconfitta grazie<br />
ad una minuziosa indagine interna, e della<br />
lotta contro la “cupola” mafiosa. Durante<br />
il suo incarico deve gestire anche il<br />
fenomeno dell’immigrazione clandestina.<br />
Forte è l’impegno anche per contrastare<br />
la violenza negli stadi che viene combattuta<br />
con controlli rigorosi anche all’esterno<br />
e nei punti strategicamente più<br />
caldi. Tra gli arrestati eccellenti di quel<br />
periodo figura anche Licio Gelli, in seguito<br />
alle indagini sulla P2.<br />
NOBILE FAMIGLIA<br />
IL NUOVO NOME<br />
Radici pescolane<br />
per l’attore<br />
Silvio Orlando<br />
Da Pescolamazza<br />
a “sannita”, grazie<br />
a De Nicola e Scelba<br />
Silvio Orlando ha radici sannite e la sua<br />
è stata una delle famiglie più in vista di<br />
Pesco Sannita. Ancora oggi, nella piazza<br />
principale del piccolo centro sannita, il palazzo<br />
Orlando è una delle residenze più in<br />
vista e apprezzate, spesso frequenatata dai<br />
cugini diretti dell’attore. L’attenta amministrazione<br />
comunale ha conferito a Silvio<br />
Orlando la cittadinanza onoraria. L’illustre<br />
conterraneo dei pescolani esordisce<br />
nel mondo dello spettacolo lavorando nei<br />
teatri della città Partenopea, durante gli<br />
anni ’80 collabora con i migliori autori e<br />
registi della scuola teatrale di cui fa parte,<br />
ma è il fortunato incontro con Gabriele<br />
Salvatores che segna la svolta nella sua<br />
carriera. Il regista premio Oscar lo dirige,<br />
sempre a teatro e nel 1987 gli affida un<br />
piccolo ruolo nel suo secondo film, Kamikazen<br />
- Ultima notte a Milano. Grazie<br />
a questa prima interpretazione sul grande<br />
schermo, Silvio Orlando diventa ben presto<br />
uno degli interpreti italiani più noti dell’ultima<br />
generazione.<br />
L’attore consolida la sua carriera con la<br />
partecipazione al film “Aprile” di Moretti,<br />
grazie al quale guadagna, per l’interpretazione<br />
ironica e surreale del cuoco<br />
trotzkista, il premio David di Donatello<br />
per il miglior attore non protagonista nel<br />
1998. Ma è con Pupi Avati, nel 2008, per<br />
il suo ruolo ne “Il papà di Giovanna” l’attore<br />
vince la Coppa Volpi alla Mostra del<br />
cinema di Venezia.<br />
Pochi sanno che Pesco Sannita fino al<br />
1947 si chiamava Pescolamazza. Una denominazione<br />
che risale al feudalesimo<br />
quando, insieme a Pietrelcina, a detenere<br />
queste terre erano gli eredi della famiglia<br />
Pescolamazza. Poi, nel 1458, il feudo passò<br />
nelle mani dei Caracciolo. Prima proprietà<br />
di Filippo, poi, dopo la congiura dei<br />
Baroni, rimessa nelle mani del figlio Nicola.<br />
Nel corso dei secoli le terre di Pescolamazza<br />
sono state più volte vendute<br />
e passate dai Caracciolo ai Pignatelli fino<br />
ai Carafa, dei quali Francesco fu l’ultimo<br />
barone di Pesco.<br />
Il cambio di denominazione è avvenuto il<br />
20 agosto del 1947, con un decreto del primo<br />
primo Presidente della Repubblica, all’epoca<br />
capo provvisorio dello Stato, Enrico<br />
De Nicola. Questi accolse la richiesta<br />
del consiglio comunale, che il 19 gennaio<br />
dello stesso anno, con voti unanimi,<br />
aveva approvato la delibera di modifica. Il<br />
ministro dell’Interno dell’epoca, Scelba,<br />
appose al decreto i sigillo dello Stato e la<br />
pubblicaziuone avvenne in Gazzetta ufficiale<br />
il 3 gennaio del 1948.<br />
Contributi raccolti da<br />
VALERIA ISCARO E YLENIA CUCCINIELLO
Pesco Sannita
Pesco Sannita
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 19 gennaio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
APOLLOSA. CONFRONTO SERRATO CON IL SINDACO CORDA<br />
La sfida: «Terreni incolti<br />
ai giovani per il lavoro»<br />
PROGETTO SPERIMENTALE. Tante piccole proprietà incolte da anni<br />
riunite in un Consorzio pubblico per tornare a essere produttive<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Nella città nata in epoca romana sull'Appia<br />
antica c'è un sindaco che<br />
scommette su innovazione e tecnologie<br />
del futuro. Marino Corda guida il comune<br />
di Apollosa da oltre otto anni e guarda<br />
al rush finale della sua avventura amministrativa<br />
con un obiettivo ambizioso: «Sogno<br />
di dare un lavoro ai giovani per non costringerli<br />
a lasciare la loro terra».<br />
Già, ma come sindaco?<br />
«Noi abbiamo una risorsa, ossia sole e terra.<br />
Apollosa ha circa il 60 per cento di terreno incolto.<br />
Ad eccezione di famiglie storiche, il<br />
nostro territorio è frammentato. L'idea è quella<br />
di creare una sorta di ricomposizione fondiaria,<br />
dove il proprietario con la tutela del<br />
comune mette a disposizione il suo terreno.<br />
Si possono creare macro aree da affidare a<br />
cooperative di giovani agricoltori o ad aziende<br />
agricole che avrebbero l'obbligo di assumere<br />
giovani del posto».<br />
E' questa secondo lei la sfida per ripartire<br />
in questo territorio?<br />
«Credo proprio di sì. Dobbiamo riscoprire<br />
agricoltura e turismo, sono le risorse che abbiamo.<br />
Non possiamo pensare di intercettare<br />
il lavoro con le industrie».<br />
Intanto, da oltre otto anni guida questa<br />
comunità: che significa per lei?<br />
«Sono stati otto anni bellissimi, un'esperienza<br />
di vita meravigliosa. Ho avuto sempre un<br />
bel rapporto con la mia cittadinanza. Siamo<br />
una piccola comunità, ci conosciamo tuti.<br />
Certo, capita che accontenti qualcuno e scontenti<br />
altri, ma sono davvero orgoglioso di rappresentare<br />
il mio paese».<br />
I sindaci si ritrovano spesso da soli ad affrontare<br />
le emergenze. Lei quali difficoltà<br />
ha incontrato?<br />
«E' vero, siamo lasciati da soli perché molte<br />
volte si pensa che i piccoli comuni abbiano<br />
incombenze diverse rispetto alle grandi città.<br />
Il problema non è intercettare finanziamenti<br />
per realizzare opere. No, noi incontriamo<br />
difficoltà per garantire i servizi minimi<br />
come tagliare l'erba o riparare le buche<br />
sulle strade. Lo Stato continua a tagliare e la<br />
gestione è sempre più complicata. Ma, per<br />
fortuna, sono circondato da tante persone che<br />
mi aiutano».<br />
Eppure dalla scuola media all'avanguardia<br />
allo spid ai cittadini avete dimostrato<br />
di essere un comune che scommette sull'innovazione.<br />
Come ci siete riusciti?<br />
«Noi da subito abbiamo cercato di dare una<br />
svolta al comune sotto l'aspetto digitale. La<br />
scuola è stato il top perché si tratta di uno degli<br />
istituti più belli e moderni d'Italia. Oggi offriamo<br />
lo spid ai cittadini, siamo il terzo comune<br />
in Campania ad aver attivato questo<br />
servizio. E lo abbiamo fatto grazie al consorzio<br />
Sannio.it».<br />
Quali sono le questioni sulle quali chiede<br />
maggiore attenzione al governo regionale?<br />
«Non nascondo la difficoltà ad avere un dialogo<br />
diretto con la regione. Anche perché si<br />
cambia sempre strategia. Per fortuna De Luca,<br />
che è stato anche sindaco, ha capito l'importanza<br />
di ascoltare i territori. Qui c'è bisogno<br />
di strade, ma anche di infrastrutture come<br />
l'acquedotto o la fognatura. Purtroppo,<br />
c'è un'emergenza grave che viviamo con la<br />
carenza idrica nella parte alta del paese, ma<br />
abbiamo un progetto per superare le inefficienze<br />
dell'Alto Calore".<br />
SEDE STORICA<br />
Museo etnografico:<br />
la memoria di canti,<br />
fiabe e proverbi<br />
Il museo Etnografico ha sede nel settecentesco<br />
edificio del Monte Frumentario,<br />
dove un tempo risiedeva la confraternita<br />
del SS. Rosario. Nel salone del<br />
piano superiore della struttura, al quale<br />
si accede da una scala adiacente alla<br />
canonica, sono presenti collezioni di beni<br />
materiali e immateriali: i primi comprendono<br />
un cospicuo patrimonio di oggetti<br />
provenienti dal territorio relativi ai<br />
diversi ambiti della cultura tradizionale<br />
(artigianato, religiosità, abbigliamento,<br />
emigrazione). La maggior parte dei<br />
manufatti provengono da donazioni. I<br />
beni immateriali, invece, sono costituiti<br />
da documenti sonori (fiabe, indovinelli,<br />
Come far ripartire l'economia nelle zone<br />
interne?<br />
«Paradossalmente noi non siamo tra i comuni<br />
classificati come area interna. Siamo alle porte<br />
di Benevento e questo è un aspetto positivo,<br />
ma ci manca il collegamento con i servizi.<br />
Ad esempio åil trasporto pubblico locale<br />
è ridotto al minimo. E abbiamo ancora problemi<br />
con la ferrovia per raggiungere Napoli.<br />
Per fortuna abbiamo rilanciato l'Appia,<br />
che può essere appetibile per gli imprenditori.<br />
Ma il covid ci ha fermato».<br />
A fine mandato cosa farà?<br />
Ha deciso se sarà ancora<br />
protagonista della vita amministrativa?<br />
«Ci sto pensando. Comunque<br />
chi prenderà il mio posto<br />
dovrà essere utile per la<br />
comunità. Alla fine del mio<br />
impegno saranno passati<br />
dieci anni e sono davvero<br />
tanti. Li ho tolti alla mia famiglia.<br />
Ma i cittadini di<br />
Apollosa devono stare<br />
tranquilli. Farò di tutto per<br />
creare le condizioni per fare<br />
ancora meglio di quanto<br />
realizzato con la mia<br />
amministrazione».<br />
proverbi, canti ecc) raccolti nel territorio<br />
apollosano. È presente, inoltre,<br />
un ricco archivio con fotografie d'epoca.<br />
È attivo il progetto di digitalizzazione<br />
dell'archivio parrocchiale che,<br />
per la sua importanza storica e culturale,<br />
realizzerà il più importante<br />
tra i beni immateriali. Gli ideatori del<br />
progetto museale hanno come obiettivo<br />
quello di salvaguardare e valorizzare<br />
la cultura di appartenenza del<br />
territorio: la missione del museo etnografico<br />
è quello di evitare ogni<br />
tentativo di personalizzazione e dare<br />
un senso di condivisione di cui<br />
ogni contesto sociale ha bisogno.<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Antonio<br />
Marino Corda<br />
intervistato<br />
da 696<br />
Ottochannel
martedì 19 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
CON FONDI EUROPEI E REGIONALI<br />
La scuola “Leopardi” esempio in Italia<br />
Apollosa è anche sinonimo di<br />
modernità con la scuola<br />
media "Giacomo Leopardi",<br />
di recente ristrutturazione, grazie<br />
ad un finanziamento europeo ottenuto<br />
dalla regione Campania. Il preesistente<br />
edificio scolastico era stato abbattuto<br />
poiché non idoneo sismicamente ed ha<br />
fatto spazio ad un vero gioiello di ingegneria<br />
e architettonica. Una scuola<br />
moderna e autosufficiente con tre aule<br />
con pannelli modulari per creare saloni<br />
per attività extra scolastiche, due laboratori<br />
uno di musica ed uno di informatica,<br />
e l’aula refettorio. Le aule con<br />
ampie vetrate fa sì che agli alunni<br />
sembra di trovarsi a far lezione in<br />
giardino: un nuovo modo di concepire<br />
la scuola, aperta sul mondo. Il nuovo<br />
edificio è diventato un punto di riferimento<br />
per l’intera comunità di Apollosa<br />
e non solo, una scuola che può essere<br />
un incentivo a restare nelle zone interne,<br />
ma anche un centro di aggregazione<br />
per le attività che vanno oltre la didattica.<br />
DISASTRO. RUBINETTI A SECCO DALLE 21 ALLE 7 DEL MATTINO PER TUTTO L’ANNO<br />
La lotta è avere l’acqua potabile<br />
FAI-DA-TE. Alla fine per risolvere ecco il progetto di acquedotto che supera l’Alto Calore<br />
TURISMO<br />
La via Francigena e i tesori del monte Taburno<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Prendi una rete idrica nuova<br />
e funzionante e affidala per<br />
trent’anni all’Alto Calore:<br />
grazie alla gestione degli impianti<br />
dell’azienda idrica avellinese il<br />
risultato è “zero” acqua dalle 21di<br />
ogni santa sera fino alle 7 del<br />
giorno dopo. Si calcola fino al 70<br />
per cento di dispersione idrica<br />
dell’attuale rete idrica, che non<br />
ha subito alcun intervento di manutenzione<br />
dedgno di questo nome.<br />
Con una lievitazione dei costi<br />
a carico degli utenti, beffati<br />
due volte: senza potersi lavare<br />
metà giornata e con il consumo,<br />
a fronte dei 3 metri cubi di acqua<br />
al giorno necessari, finito a superare<br />
gli undici metri cubi.<br />
Una condizione paradossale e<br />
unica, che fa letteralmente infuriare<br />
gli abitanti di Apollosa, che<br />
non riescono a scrollarsi di dosso<br />
questo record di città assetata.<br />
Alla fine, per superare anni di disperazione,<br />
il sindaco e i tecnici<br />
del Comune si sono messi di impegno<br />
e hanno presentato un progetto<br />
(finanziato con sei milioni<br />
di euro complessivi) per una nuova<br />
rete idrica che sfrutti la sorgente<br />
“li muorti” e mai nome fu<br />
tanto evocativo delle sofferenze e<br />
delle imprecazioni. Tre metri cubi<br />
di acqua oligominerale che<br />
sgorgano direttamente dalla roccia<br />
a Tocco Caudio. I primi lavori,<br />
per un appalto da 1 milione<br />
e 700mila euro, partiranno tra poco<br />
e riguarderanno la condotta di<br />
adduzione che andrà a collegarsi<br />
alla nuova rete idrica: la traduzione<br />
in termini pratici del<br />
co0nsiglio: aiutati che Dio ti aiuta.<br />
E l’Alto Calore? Un groviglio<br />
burocratico che tiene prigioniera<br />
l’amministrazione comunale, almeno<br />
per il momento. Neanche<br />
una delibera predisposta e votata<br />
all’unanimità ha consentito ad<br />
Apollosa di liberarsi della pesante<br />
pietra al collo dell’azienda idrica<br />
irpina. Servirà che l’Ato (Ambito<br />
territoriale ottimale) si svegli<br />
e inizi a fare il proprio lavoro e<br />
poi, mano a mano, risalendo i labirinti<br />
regionali, fino a palazzo<br />
Santa Lucia e all’Ente idrico regionale,<br />
dove tutto andrebbe sistemato,<br />
disastri gestionali compresi.<br />
Ma Apollosa con i ritardi della<br />
Regione Campania ha anche un<br />
altro conto in sospeso. Argomento<br />
di questi giorni: gli asseriti<br />
debiti con la Samte, l’azienda<br />
partecipata della Provincia che è<br />
stata messa in ginocchio dalle<br />
morosità di tutti i comuni del<br />
Sannio, nessuno escluso, si direbbe.<br />
Ma non si può sempre fare<br />
di tutta l’erba un fascio: i<br />
40mila euro che vengono ascritti<br />
nella partita doppia come debiti<br />
a carico di Apollosa sono balle.<br />
Riguardano la gestione post<br />
mortem delle discariche che il<br />
Sannio ha tributato per decenni<br />
all’altra gestione allegra: quella<br />
della Regione di Bassolino sui rifiuti,<br />
che ha condannato l’Italia<br />
al pagamentio di sanzioni milionarie<br />
e la Campania a una magra<br />
figura internaizonale. I 40mila<br />
euro sono, come per l’acqua, una<br />
beffa: a Montesarchio, Sant’Arcangelo<br />
Trimonti e San Bartolomeo<br />
in Galdo ci sono migliaia di<br />
tonnellate di rifiuti napoletani e<br />
casertani e il conto “post mortem”<br />
viene fatto ricadere sui comuni<br />
sanniti. Bella roba.<br />
STORIA NOBILE<br />
Dai Romani a terra di confine del Papato<br />
Il nome Apollosa ha origine antiche da identificare<br />
con il percorso dei Romani che erano soliti tracciare<br />
ogni miglio con un cippo o lapillus miliaris.<br />
Da questa espressione derivò il nome “Lapillusia”,<br />
per indicare un posto di ristoro lungo la via per Benevento.<br />
L'attuale nome del paese si ebbe dopo il<br />
crollo dell'Impero Romano. La posizione strategica<br />
e topografica di questo antico centro, Apollosa<br />
vide passare uomini di governo ed eserciti destinati<br />
ad avere ruoli di primo piano nella storia. Al<br />
periodo romano risale, probabilmente, il Castello<br />
che un tempo ricopriva il ruolo di torre di vedetta<br />
sito su di una collina che dominava la via per Benevento.<br />
Le vicende storiche del Castello risalgono<br />
ai tempi dei Normanni: Ruggero d'Altavilla, deciso<br />
a conquistare la città papale di Benevento,<br />
chiese l'intervento di Ugone Infante, signore di<br />
Il territorio del Gal Taburno presenta<br />
luoghi di notevole interesse<br />
naturalistico e ambientale caratterizzati<br />
da alte vette, colline<br />
di viti e olivi. Una natura selvaggia<br />
e spettacolare, dove si alternano<br />
pianure e rilievi, che fanno<br />
comprendere al visitatore il motivo<br />
per cui gli antichi definivano<br />
questo territorio “Campania<br />
felix”. Occorre anche ricordare<br />
che, sin dall’antichità, molti luoghi<br />
dell’area del Taburno hanno<br />
rappresentato meta indiscussa di<br />
viaggiatori illustri, letterati, filosofi<br />
e artisti. Il sentiero “Spirito<br />
pellegrino” è percorribile a piedi,<br />
in auto, bicicletta e a cavallo<br />
ed è un tracciato segnato ed attrezzato.<br />
Lungo circa ventotto<br />
chilometri, è articolato in sei tappe,<br />
che ricalca, nel territorio del<br />
Taburno, il percorso dell'antica<br />
via Francigena. “Spirito pellegrino”<br />
ripercorre il viaggio dell'Arcivescovo<br />
di Canterbury verso<br />
Roma, per poi proseguire alla<br />
volta di Gerusalemme. Il sentiero<br />
parte dal comune di Arpaia,<br />
prosegue verso Airola, Bucciano,<br />
Bonea, Montesarchio e Apollosa,<br />
per poi scendere verso Benevento.<br />
In tali comuni si possono<br />
ammirare numerosi monasteri,<br />
chiese, luoghi di accoglienza e<br />
antichi tratti percorsi dai pellegrini<br />
durante il loro passaggio nel<br />
territorio del Taburno.<br />
TESTI RACCOLTI DA VALERIA ISCARO<br />
Apollosa, il quale rinchiuse nei sotterranei numerosi<br />
prigionieri beneventani. I fatti sono raccontanti<br />
da Falcone Beneventano. Il Castello ritorna<br />
alla ribalta della storia con Federico II di Svevia, il<br />
quale dopo la distruzione della città di Benevento,<br />
toglie il territorio di Apollosa ai frati benedettini di<br />
S. Sofia.<br />
Apollosa è un paese che diede i natali a numerosi<br />
uomini di cultura, come lo studioso di grammatica,<br />
Turpilio, che avrebbe acquisito le sue conoscenze<br />
studiando sui testi di un famoso maestro di<br />
Bisanzio chiamato Prisciano. Tra i monumenti che<br />
si trovano ad Apollosa vi è l'Epitaffio, che segnava<br />
il punto di confine tra il Regno di Napoli ed il<br />
territorio beneventano, il Palazzo Baronale e i vari<br />
reperti archeologici conservati presso il museo<br />
del Sannio.
Apollosa
Apollosa
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 9 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CASTELFRANCO IN MISCANO. CONFRONTO CON IL SINDACO<br />
Giallonardo: «In campo<br />
per realizzare un sogno»<br />
NUOVE LEVE POLITICHE «Abbiamo scelto di restare qui e lottare<br />
per dare futuro a questo territorio con una squadra emergente»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
La sfida dei giovani riparte da quest'antico<br />
borgo del Sannio, al confine con<br />
la Puglia e l'Irpinia. Castelfranco in<br />
Miscano, 868 abitanti, ha scelto la linea «<br />
verde« affidando il ruolo di sindaco, dallo<br />
scorso settembre, a Andrea Giallonardo,<br />
32enne avvocato, politicamente un figlio d'arte,<br />
che ha rotto i vecchi schemi e messo in<br />
campo una squadra giovane, che spera in un<br />
futuro diverso per le zone interne della Campania.<br />
Sindaco, com'è stata possibile questa svolta?<br />
«Guardi, già nella composizione della lista<br />
che mi ha affiancato abbiamo puntato sul rinnovamento.<br />
Siamo tutti giovani e abbiamo<br />
voluto dimostrare il nostro attaccamento e la<br />
nostra voglia di lavorare per Castelfranco e<br />
di non lasciarci andare alla scelta più facile,<br />
ossia fare la valigia e andare via. Noi vogliamo<br />
restare qui. In questi cinque anni faremo<br />
di tutto per realizzare il nostro sogno».<br />
Quali sono state le prime difficoltà che ha<br />
incontrato?<br />
«Ho avuto la doppia sfortuna di diventare<br />
sindaco in un periodo così difficile per la pandemia,<br />
abbiamo pochi dipendenti ma gli<br />
adempimenti sono tanti. Siamo costretti a<br />
TRADIZIONE<br />
Lo storico Scinto<br />
e la memoria<br />
del dialetto locale<br />
sforzi maggiori, ma nello stesso tempo stiamo<br />
creando un rapporto familiare di collaborazione<br />
che ci può consentire di superare<br />
le problematiche più difficili».<br />
Lo spopolamento è una piaga che ha colpito<br />
anche Castelfranco. Qual è il senso<br />
del progetto con Ginestra degli Schiavoni<br />
dal titolo “Terre sostenibili”?<br />
«Castelfranco è un paese ancora fortemente<br />
dinamico dal punto di vista economico,<br />
siamo leader nelle produzioni d'eccellenza:<br />
il nostro fiore all'occhiello è il caciocavallo<br />
ma c'è la necessità di mettere in rete quello<br />
che abbiamo. Il progetto mira a creare una<br />
comunità, vogliamo coinvolgere anche tutti<br />
i ragazzi del centro abitato, impegnandoli in<br />
tutto ciò che è complementare alla zootecnia<br />
e all'agricoltura».<br />
Siete lontani dalle istituzioni in termini<br />
chilometrici ma spesso anche nelle scelte<br />
amministrative siete penalizzati. E' un problema?<br />
«Certo, è vero: paghiamo una distanza importante<br />
che spesso ci ha costretto a essere<br />
visti in secondo piano rispetto ad altre realtà,<br />
siamo un territorio di frontiera e ci confrontiamo<br />
con la Campania ma anche con la<br />
Puglia. Ma ora sta a noi essere capaci di attrarre<br />
l'attenzione di chi ci governa».<br />
Ma su cosa bisogna puntare per dare una<br />
La cittadina di Castelfranco in Miscano,<br />
che sorge su di uno sperone, in prossimità<br />
dell’omonima sorgente, al limite tra la<br />
Campania e la Puglia è nota per le svariate<br />
vicende storiche che l’hanno caratterizzata.<br />
Oltre a conservare con fierezza<br />
la storia, le tradizioni, le chiese e le tipicità<br />
gastronomiche, i castelfranchesi,<br />
specialmente quelli di un tempo, custodiscono<br />
gelosamente il loro dialetto e si<br />
assicurano che venga tramandato, di generazione<br />
in generazione, come una dote<br />
matrimoniale. Il dialetto, anche se sempre<br />
meno parlato, è la lingua madre in<br />
ogni paese d’Italia e preserva, da sempre,<br />
la storie di intere comunità. A trarne un<br />
modesto “dizionario”, ci ha pensato Antonio<br />
Scinto, castefranchese doc, nel suo<br />
libro dedicato alla sua terra. Tra le vecchie<br />
strade di Castelfranco, quante volte<br />
si sarà sentito dire “Eurammè”? In un<br />
borgo prettamente agricolo, sicuramente<br />
si parlava di “vagghine”, magari abbinato<br />
ad un “tite tite” o “sciò a masone”.<br />
Chi del posto, sicuramente ricorderà<br />
quando si andava a “monge” e si indossava<br />
la “guardamacchia”. Tra gli insulti<br />
vecchio stile c’è sicuramente “camèlu-came”,<br />
“stubbete” o “babbu-a”. Ma<br />
d’altronde, “chedè” di più bello di una<br />
terra con la propria forma dialettale e dei<br />
suoi significati tutti da scoprire, pagina<br />
dopo pagina.<br />
YLENIA CUCCINIELLO<br />
prospettiva e una speranza ai giovani che<br />
hanno deciso di restare qui?<br />
«Abbiamo delle aziende che sono riuscite a<br />
raggiungere dei punti di eccellenza notevoli,<br />
però dobbiamo accelerare sulla cooperazione<br />
per fare in modo che le nostre eccellenze<br />
siano veramente volano di sviluppo<br />
economico».<br />
Lei ritiene che si debba puntare sulle energie<br />
rinnovabili in questo territorio?<br />
«Le energie rinnovabili di sicuro potranno<br />
rappresentare un momento di crescita.<br />
Noi, però, vorremmo che i<br />
comuni e le realtà locali siano<br />
coinvolte nei processi di sviluppo,<br />
insomma che ci sia una<br />
maggiore condivisione nelle<br />
scelte».<br />
La nota dolente sono le infrastrutture.<br />
Cosa si aspetta<br />
dalla Provincia?<br />
«La nostra speranza è che<br />
si affronti una volta per tutte<br />
questa situazione. Noi vogliamo<br />
collaborare con<br />
l'amministrazione provinciale.<br />
Però, le dico una cosa:<br />
siamo serviti da tre strade<br />
provinciali, due delle<br />
quali sono chiuse al traffico<br />
e sono in condizioni catastrofiche.<br />
Eppure sono arterie<br />
a servizio di aziende<br />
importanti e parliamo anche<br />
dell'unico collegamento tra<br />
Campania e Puglia».<br />
Guardando al futuro qual è<br />
l'obiettivo che le sta più a cuore?<br />
«Credo che ciò che più conta è la<br />
mentalità: negli ultimi dieci ci sono<br />
state forti tensioni e divisioni in paese,<br />
ora vogliamo ricreare una sana e<br />
leale collaborazione. Sono convinto<br />
che saremo in grado di dare risposte<br />
ai cittadini. Il consenso ampio con il<br />
70 per cento dei voti ci rende orgogliosi<br />
ma ci consente anche di ricreare<br />
un clima familiare e di unità nella nostra<br />
comunità» .<br />
Ai cittadini che l'hanno votata cosa<br />
promette?<br />
«L'ho detto in campagna elettorale,<br />
assicuro impegno, entusiasmo<br />
e presenza. Il comune<br />
è tornato a essere casa<br />
loro. Siamo ogni giorno in Municipio,<br />
aperti al confronto. Certo, non sempre saremo<br />
in grado di risolvere i problemi ma il dialogo,<br />
quello, non verrà mai meno».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Andrea<br />
Giallonardo,<br />
32 anni,<br />
al suo primo<br />
incarico<br />
amministrativo
martedì 9 febbraio 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
IL MAESTRO PAPPANO TORNA ALLE ORIGINI IN MEMORIA DEL PADRE<br />
Sir Antonio e la “Casa della Musica”<br />
Castelfranco è diventato la "città<br />
della musica" grazie ad un<br />
progetto finanziato dalla regione<br />
Campania, finalizzato ad adibire la<br />
"Casa della Musica" dedicata a Pasquale<br />
Pappano, padre del noto direttore<br />
d'orchestra, sir Antonio. Sir inglese<br />
per meriti artistici, figlio di emigranti<br />
italiani. Nato poco distante da Londra, i<br />
genitori decisero di lasciare l'Italia,<br />
precisamente il Sannio, per cercare<br />
fortunata all'estero. Fin da giovane si<br />
approccia al mondo della musica,<br />
grazie al padre e alla sua passione per il<br />
canto. Proprio a Londra creò una<br />
scuola di canto: da lì il direttore iniziò a<br />
suonare il pianoforte dove accompagnava<br />
gli allievi nei loro esercizi. Ogni<br />
anno ad agosto, Pappano, si reca nell'antico<br />
borgo di Castelfranco per un<br />
concerto in memoria del padre. Infatti,<br />
l'ultimo desiderio di Pasquale Pappano<br />
prima di morire era quello di tornare al<br />
suo Paese di origine. Sir Antonio racconta:<br />
"Arrivammo a Castelfranco in<br />
tarda serata, la mattina dopo mio<br />
padre morì lì come aveva desiderato".<br />
VALERIA ISCARO<br />
CENTRO ANTICO. Piccole case basse in pietra bianca sentinelle dei decumani disabitati<br />
Gli irriducibili di Porta della Terra<br />
NUOVI NATI. Nove nel 2019, solo tre lo scorso anno e a gennaio l’arrivo della piccola Giulia<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Chi lo sa che vita c’era al<br />
civico 10 di vico Panozzo<br />
quando quelle case<br />
piccole piccole venivano abitate.<br />
Budelli stretti che ti costringevano<br />
a una intimità di quartiere:<br />
pianti di bambini, liti e carezze,<br />
tutto era condiviso, come<br />
l’alitare di un quartiere che non<br />
era scomoda comunità. Ora ci<br />
sono le quinte di pietre bianche e<br />
i disperati tentativi di sottrarsi alla<br />
solititudine, all’abbandono,<br />
piazzando agli improbabili ingressi<br />
un “fittasi”, un “vendesi”.<br />
Quello che era Porta della Terra<br />
il tempo lo ha aggiustato a<br />
modo suo, aiutato dalla furia che<br />
negli anni Sessanta scambiava la<br />
modernità del cemento con la distruzione.<br />
Ora l’asse del centro<br />
abitato è spostato, occupa le terre<br />
per secoli nelle mani della<br />
Chiesa. Spazi urbanizzati e basta,<br />
senza una idea vera di come<br />
crescere.<br />
Angela Vecchiolla, l’unica vigilessa<br />
a bada delle 800 anime di<br />
Castelfranco, ora è anche la responsabile<br />
dell’Anagrafe: nove<br />
nati nel 2019, tre lo scorso anno<br />
e l’arrivo di Giulia Di Menna a<br />
spiazzare le statistiche del 2021.<br />
Qui tutto fa speranza. Anche che<br />
l’amministrazione provinciale<br />
metta finalmente mano al recupero<br />
di due delle tre provinciali<br />
che sono chiuse al traffico per<br />
dissesto. Perché va bene resistere<br />
alla lontananza da tutto, ma<br />
qui le aziende agricole sono un<br />
motore vero e hanno estremo bisogno<br />
di una logistica adeguata.<br />
Ma fino a Benevento ce n’è di<br />
voce da sprecare.<br />
IL PROGETTO<br />
TESTI DI MARIA VERRILLI (CONSIGLIERE COMUNALE DI CASTELFRANCO) E DI VERONICA TARANTINO (ASSESSORE ARIANO IRPINO)<br />
Due giovani amministratrici raccontano i venti anni di “Via Francigena”<br />
__<br />
Maria Verrilli e Veronica Tarantino<br />
Per i campi se ne va il pellegrino<br />
con il suo zaino e alla<br />
ricerca della propria spiritualità,<br />
all’insegna dell’essenzialità<br />
e della semplicità. Molti<br />
decidono di avventurarsi in cammini<br />
ponendosi obiettivi e mettendosi<br />
alla prova. Tra i cammini<br />
oggi riconosciuti c’è quello<br />
della Via Francigena che parte da<br />
Canterbury fino a Santa Maria di<br />
Leuca alla volta della Terra Santa.<br />
Via storica e percorsa dai pellegrini,<br />
commercianti, viaggiatori<br />
di tutta Europa.<br />
La via Francigena oggi è percorsa<br />
da numerosi pellegrini che provengono<br />
da tutto il mondo.<br />
Un viaggio che permette di scoprire<br />
un vasto patrimonio culturale<br />
che vede la straordinaria bellezza<br />
dei borghi, delle cattedrali,<br />
dei siti archeologici, di assaporare<br />
eccellenze gastronomiche e di<br />
conoscere le meravigliose tradizioni<br />
che caratterizzano l’Italia<br />
da nord a sud.<br />
E Castelfranco si inserisce come<br />
tappa della via Francigena del<br />
Sud con la sua valle congiungendo<br />
il Sannio e l’Irpinia alla Puglia.<br />
Nella viabilità romano-imperiale<br />
sono individuabili le direttrici<br />
fondamentali delle vie di pellegrinaggio<br />
che da Roma conducevano<br />
verso i porti pugliesi o che<br />
permettevano ai pellegrini di raggiungere<br />
la Città Eterna dal Sud<br />
Italia. La rete di percorsi che<br />
comprende le vie consolari Appia<br />
e Traiana (da Roma a Benevento<br />
e fino a Brindisi e Taranto),<br />
la via Sacra Longobardum<br />
(da Benevento al Gargano), la Via<br />
Francigena (che dai paesi del<br />
nord conduceva a Roma) è stata<br />
denominata complessivamente<br />
Via Francigena del Sud. In questo<br />
contesto 12 Comuni tra le province<br />
di Avellino e Benevento<br />
(Ariano Irpino-comune capofila,<br />
Buonalbergo, Casalbore,<br />
Castelfranco in Miscano, Ginestra<br />
degli Schiavoni, Greci,<br />
Montaguto, Montecalvo Irpino,<br />
Paduli, Savignano Irpino,<br />
Sant'Arcangelo Trimonte e<br />
Zungoli) con le Comunità Montane<br />
del Fortore e dell'Ufita, hanno<br />
sottoscritto sin dal 2015 un<br />
Protocollo d'intesa con l'obiettivo<br />
di portare avanti una comune<br />
strategia, al fine di promuovere<br />
tale itinerario sui propri territori,<br />
valorizzare i beni ivi presenti e<br />
implementare azioni di protezione<br />
e conoscenza del patrimonio<br />
culturale ed ambientale di cui dispongono.<br />
Nell'ambito delle attività del Protocollo<br />
è stato possibile aderire al<br />
bando Psr Campania 2014-2020-<br />
Misura 7.5.1. "Sostegno a investimenti<br />
di fruizione pubblica in<br />
infrastrutture ricreative e turistiche<br />
su piccola scala" ottenendo<br />
un finanziamento per il progetto<br />
"Via Francigena del Sud". Valorizzazione<br />
del tratto della Valle<br />
del Miscano" che è stata eseguita<br />
dall’architetto Luigi Salierno.<br />
Grazie a questo finanziamento si<br />
è intervenuti con lavori di ripristino<br />
e manutenzione del percorso<br />
che interessa la Valle del Miscano<br />
e si sta completando la parte<br />
relativa ai servizi e all'informatica<br />
con la realizzazione di un<br />
sito e un'app dedicata alla valorizzazione<br />
e promozione del nostro<br />
tratto di percorso. E' prevista<br />
una presentazione del progetto<br />
per questa primavera.<br />
Ricorre quest'anno il ventennale<br />
della fondazione dell'Associazione<br />
Europea delle Vie Francigene<br />
(AEVF) che, per la ricorrenza,<br />
ha organizzato il "Road to<br />
Rome 2021". Una grande marcia<br />
che partirà il 15 giugno da Canterbury,<br />
km 0 della Francigena,<br />
per giungere a Roma il 10 settembre<br />
e il 18 ottobre a Santa Maria<br />
di Leuca. Una marcia a staffetta<br />
dove il bordone del pellegrino<br />
prenderà il posto della fiaccola<br />
olimpica e sarà portato, tappa<br />
per tappa, lungo il cammino. Il<br />
nostro territorio sarà interessato<br />
dal passaggio dei pellegrini nelle<br />
giornate del 29 e 30 settembre<br />
2021, un'occasione fondamentale<br />
per rilanciare l'importanza della<br />
Via Francigena. I comuni aderenti<br />
al Protocollo, guidati dal capofila<br />
Ariano Irpino, sono già a<br />
lavoro per mettere in campo politiche<br />
ed eventi culturali tesi a<br />
valorizzare il nostro territorio.<br />
A tal riguardo sono molte le iniziative<br />
intraprese dalle associazioni<br />
del posto che prevedono<br />
percorsi non solo pedonali ma anche<br />
percorsi ciclabili e percorsi<br />
di passeggiate a cavallo. Ogni anno,<br />
infatti, l’associazione Equites<br />
Viae Traianae organizza giornate<br />
di passeggiate creando opportunità<br />
di condivisione.<br />
Oggi la Via Francigena rappresenta<br />
una grande possibilità di<br />
sviluppo per il Sud e in particolare<br />
per le aree interne. A seguito<br />
del Covid-19 vi è sempre maggiore<br />
richiesta di turismo "slow"<br />
ed esperienziale, unendo aspetti<br />
spirituali con la qualità dell'ambiente<br />
e del cibo. Si apre una nuova<br />
opportunità che le amministrazioni<br />
dovranno saper cogliere.
Castelfranco<br />
in Miscano
Castelfranco<br />
in Miscano
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 16 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi dell’osso<br />
La città del futuro<br />
CIVICO 22 La proposta di uno dei gruppi di lavoro<br />
del movimento per le piazze Risorgimento e Vari<br />
Progetto Tibe,<br />
il terminal 4.0<br />
NODO INTERMODALE. Via tutte le recinzioni,<br />
campus e tanto verde per vivere Benevento<br />
DI ALESSANDRO FALLARINO<br />
Tibe, terminal intermodale<br />
Benevento. Questo<br />
il nome del progetto<br />
degli architetti<br />
Francesco Carbone e<br />
Alfredo Chiariotti presentato dai<br />
Laboratori di Civico 22, per una<br />
riqualificazione dell'area che va<br />
dal Terminal autobus a piazza Risorgimento<br />
e a viale dei Rettori e<br />
che coinvolge, nella bellezza che<br />
restituisce ad un'area centrale di<br />
Benevento, anche tutto il resto<br />
della città.<br />
“Mettere in opera questo progetto<br />
è possibile – spiegano dal movimento<br />
politico Civico 22 -, basta<br />
una intelligenza di governance,<br />
una corretta destinazione di<br />
risorse finanziarie, una progettazione<br />
della città che ripensi alla<br />
persona, allo sviluppo economico,<br />
al welfare, al welcome”.<br />
Entrando nello specifico del progetto,<br />
le aree attualmente adibite<br />
a semplici parcheggi, talvolta avvolti<br />
anche nel degrado strutturale<br />
come il terminal degli autobus<br />
extraurbani, lo studio farebbe diventare<br />
le due aree non più una<br />
landa desolata ma uno spazio accogliente,<br />
“sicuro dove ci sono<br />
gli stalli per i pullman e la persona<br />
che scende trova ristoro, accoglienza<br />
con bar e negozi e servizi<br />
igienici decenti”, spiegano i<br />
due progettisti.<br />
Il progetto Tibe rende pedonabile<br />
tutta l'area tra piazza Risorgimento<br />
e Viale dei Rettori “ed inserisce<br />
la natura all'interno della<br />
città con un parco urbano per far<br />
vivere finalmente gli spazi ai cittadini,<br />
con piste ciclopedonali,<br />
panchine, prati e alberi”.<br />
Si parte dal collegamento tra<br />
piazza Risorgimento e l'area del<br />
terminal con un percorso immerso<br />
dal verde e una passerella che<br />
di fatto azzera le barriere architettoniche<br />
per i disabili ed è percorribile<br />
sia a piedi che in bicicletta<br />
fino ad arrivare a piazzale<br />
Vari che è stato completamente<br />
riprogettato su due livelli. Uno<br />
superiore che diventa una piazza<br />
verde con negozi, bar, e servizi<br />
per i viaggiatori ma anche per i<br />
cittadini che vogliono trascorrere<br />
del tempo immersi nel verde, l'altro<br />
inferiore a quota con via Pertini<br />
e viale dei Rettori dove saranno<br />
ospitati i pullman.<br />
Le scuole assumono un ruolo<br />
centrale dell'interno del progetto.<br />
Gli edifici risultano inseriti in un<br />
campus sportivo, senza recinzioni<br />
o ostacoli, con assi pedonali,<br />
che entrano anche all'interno di<br />
quello che oggi è l'area dell'Istituto<br />
Galilei e dividono gli spazi<br />
e delineano le funzioni. L'area dei<br />
campi sportivi diventa la copertura<br />
del parcheggio multipiano,<br />
mentre la nuova piazza copre<br />
l'area di sosta dei bus. Aree separate<br />
solo in parte da un taglio longitudinale<br />
per favorire l'entrata<br />
della luce e il ricircolo dell'aria al<br />
piano inferiore.<br />
Spazi verdi fatti di campi sportivi<br />
polivalenti, giardini e spazi alberati.<br />
Il Terminal prevede 32<br />
stalli e un parcheggio con 750 posti<br />
auto circa. Un parcheggio che<br />
ha la funzione di alleggerire le<br />
strade circostanti dal traffico. Il<br />
parco sopra il terminal è stato<br />
pensato come un luogo contemporaneo,<br />
un'oasi al centro della<br />
città, un nuovo polo per la vita<br />
cittadina”.<br />
Sul sito e sui social di civico 22 è<br />
possibile visionare il video del<br />
progetto in 3d e dopo partecipare<br />
ad un questionario per esprimere<br />
la propria opinione sull'azione<br />
di rigenerazione urbana<br />
complessa, così prevista, che nasce<br />
dall'idea di garantire i diritti<br />
di cittadinanza e i servizi sociali:<br />
in primis l’accesso all’istruzione<br />
pubblica, la difesa dell’ambiente<br />
naturale e l’abbattimento delle<br />
barriere architettoniche (Giaimo<br />
2020).<br />
Proprio questo particolare, ovvero<br />
l'abbattimento delle barriere<br />
architettoniche, ci fa saltare alla<br />
mente l'attuale stato di degrado<br />
in cui versa l'area del Terminal<br />
assolutamente poco fruibile per i<br />
Moretti, Basile, Orlando e Rossi i fondatori<br />
Attualmente l’area<br />
di sosta dei bus<br />
è solo un piazzale<br />
di asfalto senza servizi<br />
disabili. Allo stato, infatti, nell'area<br />
è presente una sola attività<br />
commerciale, peraltro ospitata in<br />
una sorta di struttura prefabbricata.<br />
Completamente inagibili per i disabili<br />
e totalmente impraticabile<br />
l'unico servizio igienico, anch'esso<br />
installato in una piccola<br />
struttura prefabbricata che da<br />
sempre versa in condizioni indicibili<br />
nonostante le continue opere<br />
di pulizia e ristrutturazione.<br />
Un'area da rivitalizzare, da ricreare<br />
da zero essendo il terminal<br />
storico degli autobus di Benevento<br />
una vecchia e fangosa<br />
piazza dove negli anni '80 si effettuavano<br />
anche gare da trial e<br />
motocross. Da allora tante cose<br />
sono cambiate a Benevento ed è<br />
quindi arrivato il momento di<br />
adeguare piazzale Vari e piazza<br />
Risorgimento ad un luogo di socialità,<br />
una cartolina di presentazione<br />
di una cittadina che ospita<br />
– a pochi metri dal Terminal – un<br />
sito patrimonio mondiale dell'Unesco.<br />
Questo illustrato è il secondo<br />
progetto disegnato per<br />
quelle aree. Si spera ora che al più<br />
presto queste idee possano trovare<br />
una collocazione nel pratico e<br />
trasformare davvero il centro città.<br />
Progetti non semplici da realizzare<br />
ma forse il periodo post pandemia<br />
potrebbe aprire anche ad<br />
un confronto, un dialogo tra Enti<br />
e professionisti privati.<br />
Laboratori di idee che guardano alla vera Politica<br />
DI AL.FA<br />
Civico 22 nasce da una riflessione<br />
di Richard Sennet: la relazione<br />
umana ha una distanza massima<br />
per conservare tutte le caratteristiche<br />
che la rendono speciale.<br />
“Il civismo e l’impegno civico –<br />
hanno scritto durante la presentazione<br />
del Movimento - sono forse<br />
il miglior modo di “fare ed essere”<br />
esercizio della politica praticata:<br />
un modo “nuovo” non solo<br />
per una singola città, ma per il<br />
mondo intero. In questo metodo<br />
di studio e di lavoro, il gruppo che<br />
fonda Civico 22 si ispira al Manifesto<br />
Prologo Italia di Leonardo<br />
Becchetti, Alessandro Rosina,<br />
Mauro Magatti, Marco Bentivogli,<br />
che – a partire dagli assunti<br />
dell’Economia Civile – invita i<br />
movimenti civici a cambiare prospettiva:<br />
prima ancora di pensare<br />
al lato dell’offerta politica – in<br />
un’arena pubblica sempre alla ricerca<br />
di nuovi soggetti, quasi che<br />
i partiti siano diventati di plastica,<br />
usa e getta, da cambiare ogni<br />
volta che perdono una tornata elettorale<br />
– riteniamo necessario lavorare<br />
dal lato della domanda”.<br />
Sono 11 laboratori aperti a gruppi<br />
di massimo 30 persone. Ogni<br />
laboratorio ha il compito di elaborare<br />
un position paper su quell’aspetto<br />
della città che ha dibattuto.<br />
Idee dunque, non solo critiche a<br />
questa o quella parte politica ed<br />
ecco perchè dopo aver aspramente<br />
contestato il progetto presentato<br />
al Comune per riqualificare<br />
piazza Risorgimento e il Terminal,<br />
dai laboratori è stata elaborata<br />
e presentata la nuova proposta,<br />
il progetto Tibe.<br />
“Il vero esercizio di democrazia è<br />
nel dialogo sulla Città che avviene<br />
entro i 22 metri”.<br />
Tra i fondatori Angelo Moretti,<br />
Pasquale Basile, da sempre vicino<br />
all’attivismo sociale e politico<br />
e Pasquale Orlando ed Ettore Rossi.
martedì 16 febbraio 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
IL DATO. La risposta al progetto presentato al Comune e contestato da amministratori e associazioni<br />
Una partnership con i privati<br />
per ridisegnare il cuore antico<br />
In una precedente idea la costruzione di un palazzo di cinque piani per uffici, negozi e parcheggio<br />
DI ALESSANDRO FALLARINO<br />
All'inizio del 2020 la<br />
notizia che il Comune<br />
di Benevento intende<br />
cambiare volto<br />
ad uno dei fulcri<br />
urbanistici della città: la zona tra<br />
la grande piazza Risorgimento, polo<br />
didattico dove sono presenti<br />
quattro scuole con migliaia di studenti,<br />
e l'adiacente piazzale Vari,<br />
ovvero il Terminal storico del capoluogo<br />
sannita sempre al centro<br />
di polemiche anche a causa del degrado<br />
in cui versa l'intera area che<br />
Al centro<br />
della proposta<br />
un’area realmente<br />
da riqualificare<br />
__<br />
Le aree progettuali di piazza Risorgimento e il Terminal<br />
allo stato non è altro che un parcheggio<br />
con all'interno fatiscenti<br />
e certamente insufficienti bagni<br />
(prefabbricati) con un piccolo bar<br />
a servizio dei tantissimi studenti e<br />
persone che arrivano a Benevento<br />
grazie al trasporto su gomma.<br />
Un'area realmente da qualificare e<br />
sulla quale è già stato presentato<br />
un progetto, sembra recepito dal<br />
Comune, che prevede, dove ora<br />
c'è l'attuale Terminal, la costruzione<br />
di un palazzo di cinque piani<br />
da adibire a struttura commerciale.<br />
Complesso integrato da verde<br />
e collegato con la vicina piazza<br />
risorgimento che dovrebbe essere<br />
completamente ridisegnata.<br />
Un progetto duramente criticato<br />
da una parte politica e dalle associazioni,<br />
oltre che da alcuni dei residenti<br />
della zona.<br />
A febbraio scorso, infatti, l'associazione<br />
Altrabanevento, con l'allora<br />
giovanissimo movimento politico<br />
Civico 22, aveva presentato<br />
un dossier alla Presidenza del Consiglio<br />
dei Ministri sui “Sette milioni<br />
di euro dei fondi per la riqualificazione<br />
delle periferie, concessi<br />
ad una società casertana per<br />
un palazzo di cinque piani sul Terminal<br />
Bus”. Progetti che a dire dell'associazione<br />
ma anche di alcuni<br />
consiglieri comunali di opposizione<br />
contiene clamorosi errori.<br />
Questo perchè secondo i 'contrari'<br />
un palazzo di cinque piani destinato<br />
a private abitazioni, uffici,<br />
locali commerciali e parcheggi<br />
al posto dell'attuale Terminal dei<br />
bus di piazzale Vari; 'corridoi' pedonali<br />
a forma di "L" a piazza Risorgimento,<br />
stravolgerebbero l'originaria<br />
prospettiva di tutta la zona<br />
– a partire da via Perasso – progettata<br />
dall'allora urbanista Lugi<br />
Piccinato.<br />
L'idea che era stata allora presentata<br />
rientra nel progetto denominato<br />
“La Città di tutti, la Città per<br />
tutti” composto da 17 interventi<br />
per il costo totale di 26milioni e<br />
mezzo di euro con la partecipazione<br />
finanziaria per oltre 8milioni<br />
e mezzo di euro da parte di pri-<br />
Per piazza<br />
risorgimento previsti<br />
invece corridoi<br />
pedonali ad ‘L’ e verde<br />
vati.<br />
A questo punto, anche se durante<br />
i mesi del primo lockdown dovuto<br />
alla pandemia Civico 22 con i<br />
suoi laboratori di idee ha messo in<br />
campo la seconda soluzione.<br />
Particolare questo importante per<br />
un semplice motivo: non solo il no<br />
al progetto che era stato presentato<br />
al Comune, bensì un'alternativa<br />
concreta con tanto di redering<br />
animato, soluzioni e progetti spiegati<br />
dettaglio dopo dettaglio. Al<br />
termine del video anche un sondaggio<br />
attraverso il quale i cittadini<br />
possono esprimere il loro parere<br />
e suggerimenti sull'opera proposta.<br />
L'idea di un'alternativa è nata a<br />
giugno scorso durante un incontro<br />
dal titolo “un’occasione per ripensare<br />
un’area strategica per la<br />
città e per il territorio".<br />
Un progetto elaborato da due architetti<br />
(Francesco Carbone e Alfredo<br />
Chariotti) che avevano presentato<br />
il progetto che oggi si è<br />
animato con tavole grafiche e video.
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 16 febbraio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
APICE. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO ANGELO PEPE<br />
«Alta Capacità e giovani<br />
per lo sviluppo e il lavoro»<br />
Fare rete. «Valorizzare le produzioni agricole ma servono le strade.<br />
Il borgo? Ora puntiamo all’artigianato di qualità e gli antichi mestieri»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Scommettere sull’agricoltura d’eccellenza<br />
e sul turismo, sperando in un futuro<br />
diverso grazie all’Alta Capacità Napoli-Bari,<br />
che consentirà ai territori del Fortore<br />
di uscire dall’isolamento. È la sfida di Apice,<br />
città del Sannio che guarda avanti con una<br />
prospettiva interessante. «Il mio sogno è di<br />
consentire ai giovani di restare qui, nella terra<br />
dove sono nati», dice il sindaco Angelo Pepe,<br />
ingegnere, da due anni al timone del comune.<br />
Il suo è un obiettivo sicuramente ambizioso,<br />
ma come realizzarlo?<br />
«Stiamo mettendo in campo dei progetti per<br />
fare in modo che ci sia un ampliamento delle<br />
opportunità di lavoro. Vogliamo qualificare e<br />
rendere professionali i nostri giovani, che devono<br />
essere competitivi. Le nuove tecnologie<br />
ci saranno d’aiuto anche per rendere digitali<br />
i servizi del Comune».<br />
Intanto, quando finirà questa emergenza<br />
Covid come pensate di riprendere il discorso<br />
della valorizzazione turistica del borgo<br />
di Apice vecchia?<br />
«La vocazione naturale di questo territorio è<br />
destinata al turismo. Sono già in funzione una<br />
serie di attività che hanno fatto finora da attrazione.<br />
A breve metteremo a bando una proposta<br />
per individuare società che possano valorizzare<br />
il patrimonio edilizio esistente nel<br />
borgo antico. Ma Apice è bella così com’è,<br />
nella sua essenza più naturale possibile. Vogliamo<br />
diventare la Pompei del ’900, ma dobbiamo<br />
pensare anche a recuperare l’artigianato<br />
e gli antichi mestieri».<br />
Apice come il resto dell’entroterra sannita<br />
deve fare i conti con il dissesto idrogeologico,<br />
che risposte avete avuto dalle istituzioni?<br />
«Non posso dire che non ci sia stata attenzione<br />
da parte degli altri enti. È un’emergenza<br />
che riguarda tutto il territorio, siamo in<br />
una condizione di grande sofferenza. Abbiamo<br />
dichiarato lo stato di calamità perché ci<br />
sono state conseguenze gravi per queste avversità<br />
atmosferiche che durano da tempo. Si<br />
sono aggravate le condizioni della viabilità<br />
rurale con nuove frane che hanno messo in<br />
difficoltà le aziende agricole. Puntiamo a progetti<br />
di recupero per uscire da questa emergenza».<br />
Si tratta di una condizione che non favorisce<br />
il turismo, non crede?<br />
«Certo, non si può pensare al turismo senza<br />
valorizzare le produzioni agricole del nostro<br />
territorio: in questo senso è indispensabile recuperare<br />
sul fronte della viabilità per<br />
mettere le aziende agricole in condizione<br />
di svilupparsi nella maniera più<br />
adeguata».<br />
Eppure Apice è vicina a snodi viari<br />
molto importanti, ma le strade<br />
provinciali di collegamento sono un<br />
disastro. Che messaggio manda alla<br />
Provincia?<br />
«Per la verità dispiace che con il<br />
presidente Di Maria ci sia stata<br />
qualche polemica certamente non<br />
voluta, ma c’era solo l’obiettivo di<br />
segnalare che le attività di programmazione<br />
poste in essere devono<br />
essere realizzate. Ringrazio,<br />
comunque, il presidente per l’attenzione<br />
che sta dedicando ma<br />
l’unico collegamento che ci porta<br />
a Benevento resta ancora un miraggio.<br />
Oggi siamo lontani dieci<br />
chilometri mentre si potrebbe realizzare<br />
un asse viario di soli tre chilometri.<br />
Questo discorso va ripreso».<br />
Sul fronte dello sviluppo non crede che<br />
la svolta ci sarà con l’alta capacità che<br />
attraverserà proprio il territorio di<br />
Apice?<br />
«Credo di sì, in particolare per le vie di<br />
comunicazione. Ci sono importanti prospettive<br />
ma va fatto un discorso complessivo<br />
con i comuni delle aree interne e del<br />
Fortore. Possiamo immaginare di avere un<br />
collegamento diretto con l’A16 e con l’A1.<br />
C’è una nuova possibilità di sviluppo».<br />
C’è ora l’occasione del Recovery Plan, come<br />
guardate a questa grande opportunità<br />
per il Mezzogiorno?<br />
«Per noi è manna dal cielo. Se tutti abbiamo<br />
una visione strategica e non campanilistica,<br />
credo che Apice possa avere<br />
un ruolo centrale per rompere l’isolamento<br />
delle zone interne. Ma dobbiamo<br />
riscoprire la solidarietà tra i comuni<br />
senza ragionare in termini egoistici. E allora<br />
vi assicuro che ci sarà davvero un nuovo futuro<br />
per questo territorio».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Angelo Pepe<br />
intervistato da<br />
696 channel
martedì 16 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
UN MONUMENTO ARCHITETTONICO RECUPERATO CON FONDI PUBBLICI<br />
Il Castello normanno dell’Ettore<br />
Il Castello dell’Ettore è un Castello<br />
Normanno edificato nell’VIII<br />
secolo. Delle sue quattro torri a<br />
pianta decagonale ne restano oggi soltanto<br />
due. Le gallerie sotterranee poste al di<br />
sotto delle torri erano utilizzate un tempo<br />
come vie di fuga. Il Castello si presenta<br />
ben conservato grazie ai numerosi<br />
interventi di ristrutturazione subiti nel<br />
corso degli anni. E’ situato a nord dell’ingresso<br />
di Apice vecchia: il<br />
Castello domina tutto il paese ed infatti<br />
tutti i vicoli principali conducono alla<br />
sua piazza. Questa posizione strategica<br />
era una caratteristica dei castelli, perché<br />
il signore feudale dall’alto vegliava<br />
sull’abitato. Oggi è il fulcro di numerose<br />
attività culturali ed eventi esclusivi<br />
che si svolgono nelle sue prestigiose sale e<br />
nell’incantevole giardino pensile. Il<br />
Castello ha ospitato personaggi importanti,<br />
tra i quali Federico II di Svevia,<br />
Manfredi di Svevia e Sant’Antonio da<br />
Padova a cui gli abitanti sono molto<br />
devoti. Ogni anno vengono allestiti qui<br />
i mercatini natalizi, con tanto di casetta<br />
di Babbo Natale, in un’atmosfera magica<br />
e surreale.<br />
Pompei del ’900. Due terremoti, l’abbandono e ora la ricostruzione che attira turisti e filmaker<br />
La vita dalle finestre sul nulla<br />
Anche i corpi speciali dei carabinieri usano il borgo fantasma per le loro esercitazioni<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Zì Peppe e masto Finizio s’affacciavano<br />
in maniche di camicia<br />
in via Napoli. Gli scuri grigi e<br />
verdi delle loro case aprivano e chiudevano<br />
il vicolo, la sua vita. Finizio,<br />
che era quello più acculturato, la domenica<br />
riuniva un po’ di compaesani<br />
davanti l’uscio e leggeva a tutti il giornale.<br />
L’ultima volta lo ha fatto il 19<br />
agosto del 1962. Due giorni dopo, il<br />
terremoto e niente è stato più come prima.<br />
E qui inizia il mistero di Apice.<br />
Il piccolo grande giallo che ha reso<br />
quelle case delle sentinelle immobili<br />
nel tempo, testimoni delle diverse velocità<br />
con cui ha viaggiato la parte in<br />
basso dello stivale.<br />
Non si sa come, non si sa perché, ma ad<br />
Apice lo Stato e tutte le autorità che sovrintendevano<br />
alla sicurezza dei cittadini<br />
dopo quel terremoto hanno deciso<br />
che niente era più garantito e che tutti<br />
dovevano sloggiare, andare a sistemarsi<br />
due chilometri più in là, dentro scatole<br />
che loro chiamavano case. Talmente<br />
brutte che molti, all’epoca, preferirono<br />
l’incertezza delle radici che<br />
l’omologazione della cultura urbanistica<br />
“popolare a basso costo”.<br />
Sono stati anni difficili. Venti anni trascorsi<br />
come sospesi tra ciò che si era<br />
perduto, la vita di prima, e quello che<br />
sarebbe stato possibile, la vita comoda<br />
senza stare uno addosso all’altro, condividendo<br />
calli e decumani.<br />
A scegliere, come sempre accade, è stato<br />
un altro terremoto. 1980. Apice ne<br />
venne ancora una volta soltanto sfiorata<br />
ma tornarono prepotenti le paure.<br />
Più di tutto, all’epoca, a tagliare di netto<br />
e definitivamente le radici fu il mare<br />
di soldi piovuto con la 219 (la legge<br />
sulla ricostruzione) e la libertà di<br />
uscire dall’edificazione uguale per tutti.<br />
Apice, quella di masto Finizio e Zì<br />
Peppe, che era già un pensiero lontano,<br />
si svuotò del tutto.<br />
Come il ponte rotto, testimonianza della<br />
grandezza di Roma, il vecchio paese<br />
però resiste: città fantasma, ghost<br />
town, ora “Pompei del ’900”.<br />
La verità è che se tutti i centri del Sannio<br />
e dell’Irpinia avessero seguito lo<br />
stesso iter di Apice (soltanto Conza della<br />
Campania ne condivide la triste sorte)<br />
a quest’ora non ci sarebbe più lo<br />
straccio di un centro storico, di un borgo,<br />
di una qualche testimonianza della<br />
vita nelle zone interne. Di qui le diverse<br />
velocità e il mistero. Già perché<br />
a 40 anni suonati da quella prima decisione,<br />
Apice vecchia, pezzo dopo<br />
pezzo, sta rinascendo. Una ricostruzione<br />
sicura, possibile. Certo, quarant’anni<br />
di morti e disgrazie hanno migliorato<br />
le tecniche di ricostruzione e<br />
le leggi.<br />
Ma gli ani ’60 non erano il medioevo<br />
e qualcosa di simile si poteva immaginare.<br />
Oggi gli amministratori hanno capito<br />
che quelle quinte fatte di abbandono<br />
sono come un set cinematografico,<br />
pandemia a parte, capace di attrarre.<br />
Il Castello dell’Ettore, la Terrazza, i<br />
B&B, i pub: una intera fetta del paese<br />
è stata recuperata, ricostruita e messa a<br />
disposizione di scrittori, fotografi, innamorati,<br />
amanti, turisti. Aperitivi e<br />
week end in mezzo alle case cadute<br />
hanno un mercato. Ogni vicolo disponibile<br />
è punteggiato da una mostra fotografica<br />
permanente: com’era e com’è,<br />
giusto per rendere più spettacolari<br />
i logori portoncini in legno, le strette<br />
scalinate, le finestre sul nulla e i tetti<br />
ripiegati come vecchi stanchi e senza<br />
bastone. Persino i carabinieri qui studiano<br />
la location per farne esercitazioni<br />
dei corpi speciali. Il destino mette<br />
riparo a un errore della storia.<br />
I PROGETTI<br />
DI DANIELA D’ORO, ASSESSORE ALLA CULTURA<br />
__<br />
Nella foto in basso Daniela D’oro<br />
«Ecco il futuro della città nonostante il virus»<br />
è uno dei tasselli fondamentali<br />
del nostro paese. L’economia<br />
apicese è soprattutto basata su L’agricoltura<br />
un’economia agricola. Purtroppo devo<br />
dire che il periodo non permette di poter<br />
realizzare tutto come lo si immagina,<br />
come siamo stati abituati a fare<br />
sin dall’inizio, con condivisione e<br />
discussione, ma non possiamo non<br />
arrivare al risultato finale. Siamo<br />
partiti dal primo giorno del nostro<br />
mandato con unico obbiettivo,<br />
quello di valorizzare i nostri<br />
prodotti agricoli. La realizzazione<br />
di un brand territoriale,<br />
e più precisamente un marchio<br />
territoriale può essere il primo<br />
passo. Il marchio, AAA<br />
“Aziende Agricole Apicesi”,<br />
racchiude tutte le aziende agricole<br />
del nostro territorio che<br />
operano nel settore, senza fare<br />
distinzione tra tipo di produzioni<br />
agricole o allevamenti,<br />
un distintivo che possa identificare<br />
il prodotto che è solo<br />
nostro, garantendone qualità.<br />
Siamo agli albori della realizzazione,<br />
tra regolamenti e avvisi di manifestazione<br />
di interesse per poter<br />
porre delle basi solide, al nostro<br />
marchio. Cultura e turismo sono due<br />
dei rami più colpiti dalla pandemia.<br />
In questo anno e mezzo di amministrazione<br />
siamo riusciti a dare ad Apice<br />
la qualifica di “CITTÀ CHE LEG-<br />
GE”, dalla lettura dipendono lo sviluppo<br />
intellettuale, sociale ed economico<br />
delle comunità ed è con questa<br />
consapevolezza che mi sto impegnando<br />
in molte iniziative che promuovono<br />
la lettura. L’intento è riconoscere e<br />
sostenere la crescita socio-culturale attraverso<br />
la diffusione della lettura come valore riconosciuto<br />
e condiviso, in grado di influenzare<br />
positivamente la qualità della vita individuale<br />
e collettiva. Grazie al fondo<br />
emergenza per le biblioteche, siamo<br />
riusciti ad ottenere dei fondi per aumentare<br />
il numero dei libri presenti<br />
in biblioteca e a disposizione della<br />
nostra comunità. A marzo, grazie<br />
alla collaborazione con la<br />
scuola E. Falcetti, e soprattutto<br />
grazie all’impegno delle insegnanti,<br />
con alcune classi ci<br />
sarà "L’incontro con l’autore",<br />
un’iniziativa dell’associazione<br />
culturale "Passeggeri<br />
del tempo", che ha come<br />
obiettivo principale quello di stimolare<br />
gli alunni alla lettura<br />
attraverso l’incontro con<br />
l’autore. Dal punto di vista<br />
turistico, spinti dalle continue<br />
richieste di accesso<br />
al centro storico, borgo abbandonato,<br />
rinominato più<br />
volte "Pompei del 900" dove il<br />
tempo si è fermato, spinti anche dalla<br />
necessità di voler mettere a sistema<br />
tutte le nostre bellezze storiche, culturali<br />
e paesaggistiche, abbiamo istituito<br />
l’info point turistico nell’ex casa comunale,<br />
punto centrale e di snodo per<br />
tutti i nostri luoghi di interesse turistico.<br />
Un centro che possa dare finalmente tutti<br />
i servizi che il settore turistico richieda.<br />
È in corso d’opera la realizzazione<br />
del sito web. Tante insomma le cose poste<br />
in essere e tanti gli ulteriori obiettivi<br />
da raggiungere. Con un unico obiettivo<br />
finale: la crescita della nostra comunità e<br />
il bene per il nostro paese
Apice
Apice
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
venerdì 11 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Tra i paesi dell’osso<br />
L’eterna emergenza<br />
DISSESTO IDROGEOLOGICO E FONDI IN PARCHEGGIO<br />
Taburno, frane<br />
fango e incuria<br />
ALLUVIONE. 2015: devastazione nell’area<br />
Ancora oggi se piove forte arrivano danni<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Immaginate di svegliarvi nella<br />
notte e di sentire i massi<br />
che rotolano, che finiscono<br />
sulle auto, sulle case, sventrando<br />
paesi interi, distruggendo strade,<br />
ponti. Non vite, solo per fortuna.<br />
E' la notte tra il 14 e il 15 ottobre<br />
2015, sì, quella dell'alluvione col<br />
Calore ingrossato che devastò<br />
Benevento, e con gli altri fiumi<br />
che dal Fortore all'area telesina<br />
portarono distruzione, devastazione<br />
di economie, dai vigneti ai<br />
campi coltivati fino alle fabbriche<br />
più importanti di Benevento,<br />
vedi Rummo, Minicozzi, e<br />
purtroppo anche morte, di tre<br />
persone.<br />
Ma se quei fiumi, quella notte,<br />
comunicarono chiaramente che<br />
il rapporto tra uomo e corsi d'acqua<br />
va rivisto, recuperato e impostato<br />
all'insegna di un rispetto<br />
reciproco, anche la montagna ha<br />
lanciato un grido sdegnato per le<br />
condizioni in cui versa, e che la<br />
portano a diventare nemica, una<br />
nemica pericolosissima.<br />
Il Taburno, quella notte, tra massi<br />
enormi che distrussero strade<br />
di collegamento, fango che invase<br />
case e vie e smottamenti<br />
ovunque. Automobili rimaste sotto<br />
le pietre, paesi isolati e una<br />
notte da incubo per chi in quei<br />
comuni ci vive.<br />
La montagna è la montagna, e il<br />
Taburno è un gigante, o una gigantessa<br />
viste le sembianze di<br />
donna addormentata che gli ha<br />
procurato il nome di “Dormiente<br />
del Sannio”, è adorato, quasi<br />
sacro per chi in queste zone ci vive.<br />
Un baluardo che si cerca con<br />
lo sguardo per orientarsi, per trovare<br />
qualcosa di familiare: meta<br />
di passeggiate e scampagnate<br />
estive, fughe d'amore, ricerche di<br />
funghi di cui è ricco, posto segreto<br />
di avventure incredibili di<br />
ragazzini tra i sentieri e le faggete,<br />
ricerche di frescura e senso<br />
di libertà, magari da trovare<br />
soltanto col silenzio e lo sguardo<br />
sui cavalli allo stato brado.<br />
Ma la montagna è anche il Taburno<br />
ovviamente sa essere cattiva<br />
se rimane senza cure, lasciata<br />
a se stessa: non si può prendere<br />
solo il bello da quella straordinaria<br />
risorsa senza fare in modo<br />
che quella bellezza venga preservata.<br />
E purtroppo così è stato, per troppo<br />
tempo. E' un gigante particolare<br />
il Taburno infatti: è noto da<br />
tempo, storicamente, per i suoi<br />
crolli di roccia che possono essere<br />
anche disastrosi, e poi i valloni,<br />
quelli che sono stati il grande<br />
problema dell'alluvione del<br />
2015, perché senza manutenzione<br />
portano giù fango, detriti, pietre<br />
creando, ancora una volta<br />
danni. Ingenti danni.<br />
E poi le sorgenti, numerose nell'area<br />
che se non incanalate e trattate<br />
con la giusta cura pure provocano<br />
quelle colate di fango che<br />
spesso si riversano sulle strade<br />
della montagna, rendendo difficile<br />
il passaggio alle automobili<br />
e ai mezzi.<br />
Insomma, come visto negli anni,<br />
e non solo a Taburno – Camposauro,<br />
la montagna ha bisogno di<br />
cure per non essere nemica delle<br />
comunità che hanno deciso di<br />
viverci al di sotto o almeno vicino:<br />
da questo punto di vista è importante<br />
che ci sono progettualità<br />
per la mitigazione del rischio<br />
idrogeologico e del rischio frane,<br />
ma non solo. E' importante<br />
anche incidere in termini di “popolamento”<br />
della montagna perché<br />
se lo spopolamento inteso<br />
come quello demografico e la desertificazione<br />
economica, aziende<br />
che vanno via, sono realtà tangibili<br />
ed evidenti nel Sannio e<br />
nelle aree interne il discorso ricade<br />
ovviamente anche per quel<br />
che attiene alla montagna.<br />
Si pensi ad esempio a ciò che era<br />
accaduto a San Martino Valle<br />
Caudina lo scorso anno e proprio<br />
di questi tempi: complice il maltempo<br />
fortissimo e le precipita-<br />
zioni era addirittura esplosa per<br />
via della pressione dell'acqua la<br />
piazza principale del paese, sotto<br />
cui scorre un torrente tombato<br />
decenni e decenni fa. Perché?<br />
Perché un castagneto lasciato incolto,<br />
non curato più per l'abbandono<br />
della montagna è venuto<br />
giù, facendo da tappo e favorendo<br />
la furia dell'acqua.<br />
Ecco, anche per l'area del Taburno<br />
c'è un problema simile: in pochi<br />
si spingono a coltivare e a<br />
produrre in quell'are, e l'assenza<br />
degli agricoltori che in aree montane<br />
sono un'importante sentinella<br />
e operano anche in termini<br />
manutentivi è tutt'altro che positiva.<br />
In alcuni comuni dell'area, ancora<br />
oggi, quando piove più del<br />
normale ci sono danni: frane,<br />
smottamenti, strade che si interrompono<br />
bruscamente con tutto<br />
ciò che ne deriva. Insomma veri<br />
e propri danni da calamità naturale.<br />
Di positivo però c'è che il 2015<br />
ha fatto da spartiacque, praticamente:<br />
ci sono progetti, ci sono<br />
finanziamenti e sia i comuni che<br />
gli enti come appunto il Parco<br />
Regionale si stanno muovendo<br />
per mitigare il rischio idrogeologico<br />
e per far sì che la montagna<br />
diventi una risorsa tout court, anche<br />
in termini di sviluppo e perché<br />
no, per creare economie. A<br />
patto che venga rispettata, però,<br />
la Bella Dormiente: senza maniere<br />
gentili, diventa cattiva.
venerdì 11 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
PER L’AREA STANZIATI QUASI TRENTA MILIONI DI EURO<br />
Valloni e centri: i soldi<br />
ci sono, i cantieri no<br />
Finanziamenti importanti da<br />
regione e ministero per il Taburno:<br />
prima meta di escursionisti<br />
e turisti e poi lasciato andare<br />
e finito anche preda del dissesto.<br />
Dalla Regione sono stati approvati<br />
finanziamenti per oltre 10 milioni<br />
di euro per la sistemazione dei<br />
valloni, compresi nel Piano di interventi<br />
di mitigazione del rischio<br />
idrogeologico ed erosione costiera<br />
della Regione Campania, da realizzarsi<br />
per il tramite del Primo Atto<br />
Integrativo all’Accordo di programma<br />
finalizzato alla programmazione<br />
e al finanziamento di interventi<br />
urgenti e prioritari per la<br />
mitigazione del rischio idrogeologico.<br />
Per quell'area finanziati<br />
il Comune di Bucciano per la sistemazione<br />
idraulico-forestale del<br />
vallone San Simeone per un importo<br />
di un milione e seicentomila<br />
euro; il Comune di Tocco Caudio<br />
per la sistemazione idraulicoforestale<br />
dei valloni Pretola e Martine<br />
per un importo di un milione<br />
e centomila euro; il Comune di<br />
Campoli del Monte Taburno per<br />
le opere di risanamento idrogeologico<br />
del Vallone della Lama,<br />
Quadrella, San Nicola Vecchio e<br />
Liberia per un importo di oltre<br />
500mila euro il Comune di Paupisi<br />
per gli interventi volti all'eliminazione<br />
e alla mitigazione del<br />
rischio idrogeologico nell'area della<br />
scuola primaria per un importo<br />
di poco meno di 4 milioni di euro<br />
, il Comune di Cautano per lavori<br />
di consolidamento in località San<br />
Rocco per un importo di oltre 1<br />
milione e mezzo di euro e il Comune<br />
di Paupisi per il risanamento<br />
idrogeologico e la messa in sicurezza<br />
del rischio frane del centro<br />
comunale per 13 milioni di euro.<br />
Poi c'è il progetto finanziato dal<br />
ministero dell'Ambiente all'Ente<br />
Parco sempre per interventi di mitigazione<br />
del rischio idrogeologico,<br />
per un importo complessivo di<br />
17 milioni di euro. Denaro importante<br />
per far pace con la montagna<br />
e creare sviluppo.<br />
LE TAPPE<br />
DELLA CRISI<br />
Territorio<br />
I COMUNI DEL<br />
1<br />
PARCO DEL TA-<br />
BURNO SONO 14.<br />
IL MASSICCIO DIVIDE LA<br />
VALLE CAUDINA DA QUEL-<br />
LA TELESINA.<br />
2 Fenomeno<br />
MOLTE ZONE PRE-<br />
SENTANO FRANE<br />
E DISSESTI: PER IL<br />
DISTACCO DELLA ROCCIA<br />
E PER GLI SMOTTAMENTI<br />
DI FANGO.<br />
L’evento<br />
3 NEL 2015 DANNI<br />
SU DUE VERSANTI:<br />
A CAUTANO, CAM-<br />
POLI, VITULANO, FOGLIA-<br />
NISE E PER PAUPISI, PON-<br />
TE E TORRECUSO.<br />
Progetti<br />
4 17 MILIONI DI EU-<br />
RO SONO STATI<br />
STANZIATI PER UN PRO-<br />
GETTO DI RISISTEMAZIONE<br />
IDROGEOLOGICA DEL TER-<br />
RITORIO.<br />
In Regione<br />
5 ALTRI FONDI, PER<br />
OLTRE 10 MILIONI<br />
DI EURO, SONO<br />
PER I COMUNI DELL'AREA<br />
NELL'AMBITO DEL PIANO<br />
REGIONALE.<br />
L’INTERVISTA. Caturano, presidente dell'Ente Parco Regionale del Taburno<br />
«Anni di immobilismo<br />
Ora solo progetti seri»<br />
In campo 17 milioni di euro per mettere in sicurezza e creare sviluppo<br />
DI CRISVEL<br />
Attivo con un progetto da<br />
17 milioni di euro per mitigare<br />
il dissesto è l'Ente<br />
Parco Regionale del Taburno,<br />
con il presidente Costantino Caturano<br />
che ha fatto il punto sulla<br />
situazione.<br />
«Qualcosa dal 2015 si è smosso,<br />
i comuni sono attivi e l'Ente Parco<br />
ha un progetto finanziato dal<br />
ministero dell'Ambiente che riguarda<br />
interventi di sistemazione<br />
idrogeologica del bacino nord –<br />
occidentale, quello a ridosso dei<br />
centri abitati della valle vitulanese<br />
in pratica. Si parla di riqualificazione<br />
e messa in sicurezza,<br />
c'è già il bando per appaltare la<br />
progettazione definitiva e poi,<br />
dopo la progettazione definitiva<br />
ci saranno i lavori, da fare ovviamente<br />
con criteri di sostenibilità<br />
e tutela ambientale. Un progetto<br />
che sarà un vero e proprio<br />
fiore all'occhiello per l'ente parco».<br />
Insomma, una data spartiacque<br />
quella del 2015, quando l'alluvione<br />
ha messo a nudo l'immobilismo<br />
del passato e i danni che<br />
ha prodotto per il Taburno e per<br />
tutti i paesi ricadenti nell'area.<br />
Ma la progettazione con fondi<br />
del ministero dell'Ambiente non<br />
è l'unico intervento che l'Ente<br />
Parco ha in cantiere per mitigare<br />
il rischio idrogeologico nell'area<br />
del Taburno e perché no, per<br />
creare sviluppo. Il presidente Caturano<br />
infatti precisa: «Ho collegato<br />
a quel progetto anche uno<br />
strumento a mio avviso importantissimo<br />
che è il contratto di<br />
fiume, con cui si vuol migliorare<br />
la gestione delle risorse idriche<br />
e soprattutto mitigare il rischio<br />
idrogeologico in tutto il bacino<br />
idrografico della valle Vitulanese,<br />
con il Parco soggetto attuatore<br />
e la Regione che finanzierà<br />
i progetti per aumentare la<br />
qualità nell'area dei corsi d'acqua<br />
e anche degli affluenti, ovviamente<br />
con interventi sulle zone<br />
in frana. Credo che per fine 2021<br />
ciò possa arrivare a compimento.<br />
Poi ovviamente ci sono gli interventi<br />
in capo ai comuni che<br />
sono ulteriori e importanti tasselli<br />
in questo senso».<br />
Una fase importante dunque, dopo<br />
l'immobilismo degli anni passati:<br />
«L'ente era commissariato<br />
– spiega Caturano – e quindi c'è<br />
stata anche una mancanza di interlocuzione.<br />
Ora però il dialogo<br />
coi 14 comuni del Parco procede,<br />
e stiamo cercando di programmare<br />
non solo interventi<br />
contro il dissesto ma anche per<br />
aumentare la fruibilità di alcune<br />
zone: il Taburno è un'area che ha<br />
una forte vocazione turistica, ma<br />
è chiaro che se le cose non sono<br />
ben fatte i turisti non vengono.<br />
Per ora abbiamo sistemato due<br />
fontane storiche, ora puntiamo a<br />
incanalare le sorgenti che se lasciate<br />
andare portano danni, perché<br />
creano trascinamento di terriccio».<br />
Non solo, come spiega Caturano:<br />
« Ci candidiamo anche a richiedere<br />
ulteriori finanziamenti<br />
per altri valloni, nelle aree di Vitulano<br />
e Foglianise per chiudere<br />
e mettere in sicurezza tutto il versante<br />
vitulanese, che è quello più<br />
delicato anche per la presenza dei<br />
centri abitati proprio sotto la<br />
montagna».<br />
E infine una riflessione: «Purtroppo<br />
negli anni assistiamo anche<br />
all'addio di diverse attività<br />
agricole nella zona B del Parco<br />
e non è una buona cosa: l'agricoltura<br />
di nicchia in queste aree<br />
sarebbe importante anche in chiave<br />
antidissesto, perché i contadini<br />
spesso sono i custodi di queste<br />
aree. E non è vero che ciò avviene<br />
per l'eccessiva severità dei<br />
vincoli del parco, tutt'altro».