Archeomatica 1 2021
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AGORÀ<br />
Zamani Project: la salvaguardia di<br />
siti in via di estinzione attraverso<br />
tecnologie all’avanguardia. – Il patrimonio<br />
culturale è il fondamento<br />
di ogni società e cultura. Con<br />
sede presso la School of Architecture<br />
Planning and Geomatics della<br />
Faculty of Enginerring & the Built<br />
Enviroment, Zamani Project è un<br />
gruppo di ricerca che ospita uno dei<br />
database più estesi al mondo di siti<br />
e strutture del patrimonio culturale<br />
africano, sviluppato utilizzando<br />
la più moderna tecnologia di documentazione.<br />
Con il sostegno delle<br />
Fondazioni Mellon, Saville e della<br />
tecnologia Epic Games, il progetto<br />
Zamani ha documentato più di<br />
250 strutture, siti d’arte rupestre e<br />
statue in 65 siti del patrimonio in<br />
18 paesi: in Africa, Medio Oriente,<br />
Sud-est asiatico ed Europa.<br />
Nel 2001 Heinz Ruther fondò il progetto,<br />
per sostenere i siti molto<br />
spesso privi di documenti, scarsamente<br />
documentati e minacciati<br />
da danni o distruzione. Il suo fine<br />
principale è lo sviluppo della consapevolezza<br />
del patrimonio, il<br />
senso di appartenenza e il rispetto<br />
verso le altre culture. Numerosi<br />
ricercatori e professionisti insieme<br />
al Word Monuments Fund e al Conservation<br />
Institute hanno collaborato<br />
al progetto. Non sono mere<br />
immagini, sono delle vere e proprie<br />
rappresentazioni dei siti puntuali e<br />
curate nei minimi dettagli. Attraverso<br />
l’utilizzo del laser scanner,<br />
fotogrammetria e droni, la struttura<br />
o l’oggetto viene rilevato nei<br />
suoi punti precisi. I dati sono utili<br />
al fine di generare modelli 3D, sistemi<br />
d’informazione geografica,<br />
sezioni, piante e tour panoramici.<br />
Inoltre con la parecipazione di industrie<br />
tecnologiche come Zoller e<br />
Frolich e l’utilizzo del software Reality<br />
Capture.<br />
In collaborazione con Word Monuments<br />
Fund, il progetto Zamani ha<br />
intrapreso due campagne per documentare<br />
le undici chiese rupestri di<br />
Lalibela in Etiopia. Le chiese furono<br />
costruite nella città di Roha, ribattezzata<br />
Lalibela in onore del re. Il<br />
luogo attualmente è una città monastica,<br />
isolata a 2.630 metri di altezza,<br />
protetta e circondata da una<br />
barriera naturale di montagne alte<br />
più di 4.000 metri nel cuore degli<br />
altipiani a nord dell’Etiopia, nella<br />
regione degli Amhara. Dal 1968 le<br />
chiese monolitiche furono dichiarate<br />
patrimonio dell’UNESCO: scavate<br />
nella roccia, costituiscono uno<br />
dei migliori esempi di arte etiope<br />
medievale, la cui costruzione viene<br />
comunemente datata tra il 1181 e<br />
il 1221. Circondate da fossati, sono<br />
scavate a 15 metri di profondità in<br />
una roccia molto fragile e, ricavate<br />
dalla materia circostante, sembrano<br />
sgorgare dalla terra. Heinz<br />
Ruther, nella seconda campagna<br />
sul campo intrapresa nel 2017, insieme<br />
al team ha svolto un’indagine<br />
dettagliata di follow-up di due<br />
delle chiese per rilevare e quantificare<br />
possibili deformazioni nelle<br />
strutture rocciose. I sacerdoti di<br />
Lalibela hanno inoltre riferito al<br />
Word Monuments Fund che pezzi di<br />
roccia cadevano dal soffitto durante<br />
la celebrazione dell’Epifania di<br />
Timkat. Il progetto Zamani è stato<br />
incaricato di scansionare la parte<br />
più sacra della chiesa, dove fu<br />
sepolto il Re Lalibela. Si tratta di<br />
una cappella scavata nel sottosuolo,<br />
parte della quale è al di sotto<br />
di un cortile. La morfologia della<br />
struttura è complessa, ma l’esperto<br />
di conservazione del patrimonio del<br />
World Monuments Fund ha spiegato<br />
che, collegando tutti i modelli del<br />
sito creati da Zamani, sono stati<br />
in grado di comprendere non solo<br />
i singoli modelli, ma anche vedere<br />
per la prima volta come si adattano<br />
nel loro insieme. Sono state fornite<br />
informazioni su un’area di circa 30<br />
cm di roccia tra la parte superiore<br />
dell’arco e il pavimento del cortile<br />
soprastante che era instabile. Una<br />
rivelazione incredibile che ha cambiato<br />
la modalità di conservazione<br />
in quella particolare area del sito.<br />
Senza l'utilizzo delle tecniche di<br />
scansione Lidar Light Detection and<br />
Ranging che Zamani ha impiegato,<br />
sarebbe stato molto difficile stabilirlo.<br />
Nell’agosto del 2019 il team<br />
del progetto Zamani ha documentato<br />
la House of Wonders a Stone<br />
Town, Zanzibar. Costruito nel 1883<br />
con colonnati metallici, è uno degli<br />
edifici più imponenti dell’antica<br />
Stone Town ed ospita oggi il Zanzibar<br />
National Museum of History &<br />
Culture. La sua struttura fu molto<br />
innovativa, il primo edificio a Zazibar<br />
ad avere l’elettricità ed il<br />
primo in Africa orientale ad avere<br />
un ascensore. Friedrich Klutsch,<br />
regista di documentari e direttore<br />
della compagnia cinematografica<br />
DEMAX, ha lavorato per 10 giorni<br />
con il team del progetto Zamani sul<br />
posto. DEMAX nel dettaglio sta producendo<br />
una serie di film incentrati<br />
sullo scambio avvenuto tra il Sultanato<br />
dell’Oman e l’Africa Orientale<br />
nel corso dei secoli e ha scelto<br />
la House of Wonders come spazio<br />
espositivo virtuale per gli elementi<br />
di questo scambio. DEMAX sta importando<br />
i dati del progetto Zamani<br />
in programmi software per creare<br />
immagini 3D generate dal computer<br />
per la loro serie di film. Lo stesso<br />
Klutsch ha affermato che è la prima<br />
volta che viene utilizzata la scansione<br />
LIDAR in questa misura e che<br />
la sua speranza risiede nello stabilire<br />
una connessione tra il pubblico<br />
moderno, la storia e il patrimonio.<br />
La scelta di lavorare con il progetto<br />
Zamani non è stata casuale: l’utilizzo<br />
di attrezzature all’avanguardia e<br />
la loro esperienza nella tecnologia<br />
di mappatura spaziale è ciò che<br />
Klutsch cercava.<br />
40 ArcheomaticA N°1 marzo <strong>2021</strong>