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indice
Editoriale
FOCUS
Pandemia e creatività
Iniziative / Dantesca
La Divina Commedia al tempo del Covid
Iniziative / Seminario
di scrittura per il teatro
Intervista / Mauro Dalla Villa
Presidente FITA Veneto
Intervista / Aldo Zordan
Vicepresidente FITA nazionale
Ritratti
Gigi Proietti
fitainforma
Bimestrale
del Comitato Regionale Veneto
della Federazione Italiana
Teatro Amatori
ANNO XXXIII
giugno 2020
Registrazione Tribunale
di Vicenza n. 570
del 13 novembre 1987
Direttore responsabile
ANDREA MASON
Direzione e redazione
Stradella delle Barche, 7
36100 VICENZA
tel. 0444 324907
fitaveneto@fitaveneto.org
www.fitaveneto.org
Responsabile editoriale
MAURO DALLA VILLA
04
Caporedattore
Alessandra Agosti
Grafica
Stefano Rossi
Segreteria
Cristina Cavriani
Giuliano Dai Zotti
Eleonora Tovo
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EDITORIALE
È il momento di impegnarsi
con ancora maggiore energia
Da oltre un anno ci siamo ritrovati a vivere in un
modo che non ha nulla a che vedere con le nostre
abitudini, propensioni, necessità. A parte la buona
pratica dell’igiene delle mani, il resto ci sta tutto
molto stretto; ci stiamo comportando in maniere
che non ci sono congeniali; però è necessario e,
magari ciascuno a modo proprio, cerchiamo di
adeguarci.
Ci siamo abituati a salutarci a distanza, a non
stringerci le mani, a non abbracciarci; giriamo
mascherati, con l’autocertificazione e con
limitazioni dei comportamenti che
probabilmente abbiamo visto solo in qualche film
di guerra o di fantascienza. Facciamo riunioni,
conferenze, formazione, cerimonie e celebrazioni
in streaming, ognuno però da casa propria e
qualche volta neanche del tutto o propriamente
abbigliato.
Lo facciamo perché è necessario, ma siamo tutti
consapevoli che la vita è fatta di tante altre cose.
Ci mancano la socialità, la partecipazione, la cena
con gli affetti e gli amici e, nel nostro ambito, le
prove, lo spettacolo, il palcoscenico.
Sono fiducioso che con le vaccinazioni, la bella
stagione e la convivenza che dovremo avere con
il nuovo stato delle cose, poco a poco torneremo
alle nostre vite normali. È perciò arrivato il
momento di riprenderci spazi, abitudini e voglia
di fare, nel rispetto delle norme, certamente, ma
con ancora maggiore energia di prima.
Quell’energia che nell’ultimo anno abbiamo
declinato in altro modo, ma che ora serve per
ripristinare le nostre attività di teatro, spettacolo,
socialità.
È perciò il momento per tutti, sia Compagnie, che
Direttivi della Federazione, di pensare ad un
rinnovato impegno che possa far ripartire gli
spettacoli e soprattutto che invogli il pubblico a
tornare in sala.
Qualche Comitato nella nostra regione ha già
rinnovato i propri rappresentanti, altri invece si
apprestano a farlo. Sia chi è stato appena eletto,
sia coloro che invece si candideranno, devono
essere consapevoli che inizia un nuovo percorso,
probabilmente poco confrontabile con le
abitudini passate e che invece necessita di idee e
spirito nuovi.
Per quanti si candidano per i prossimi rinnovi
dovrà essere chiaro che la Federazione e le
Compagnie affiliate necessitano di impegno,
prima ancora che di nozioni o competenze.
È compito degli associati, che saranno elettori,
individuare chi potrà meglio assolvere alle
esigenze di gestione federativa. Eleggere non per
togliersi un'incombenza, ma per condividere una
responsabilità. Candidarsi significa mettersi a
disposizione, non - come alcuni pensano -
assurgere a ruoli di visibilità o addirittura di
potere.
Se abbiamo chiaro questo, continueremo ad
essere un riferimento, per i soci innanzitutto, ma
anche per il pubblico che segue le nostre
iniziative.
Il prossimo 6 giugno rinnoveremo il Comitato
Direttivo FITA Veneto. È un appuntamento
importante al quale partecipare per essere
determinanti, con la presenza e con il voto, nella
gestione della nostra Federazione.
Buon teatro a tutti.
Mauro Dalla Villa
Presidente FITA Veneto
3
FOCUS
PANDEMIA
e CREATIVITÀ
LA RIFLESSIONE
C’è noia e noia
(e a volte fa bene)
di Massimiliano Sonsogno
Qualcosa è cambiato, proprio come nell’omonimo film in cui Jack
Nicholson-Melvin, scrittore che soffre di disturbo ossessivo compulsivo,
vede sgretolarsi la sua routine nell’istante in cui non trova
più la stessa cameriera alla stessa tavola calda di sempre.
Qualcosa ha messo in crisi la nostra presunta normalità, i nostri
ritmi, e ha destabilizzato la nostra scala di priorità, sia personale
ch e sociale. Qualunque cosa sia, così misteriosa e potente, ha
mostrato quanto oggi ci sia qualcosa di più spaventoso di una
malattia: la noia, fino a qualche mese fa unico virus da debellare
grazie alle attività più disparate e frenetiche.
Non pochi pensatori hanno trattato il tema, chi come Lucrezio
interpretandola come rifugio, chi come Leopardi mostrandone la
pervasività nell’esistenza umana, chi come Montale associandola
alla mancanza di fiducia nel futuro.
Nella prima poesia de I fiori del male, Beaudelaire parla della noia
come la malattia dell’era moderna, l’incapacità di sentirsi vivi e
presenti hic et nunc.
Moravia, in un’opera intitolata proprio La noia (Sartre tratterà lo
stesso tema ne La nausea, termine sicuramente più evocativo),
la descrive come una “interruzione della corrente in una casa,
una coperta troppo corta”. E forse noi oggi abbiamo toccato con
mano cosa possa significare un’interruzione della corrente, anche
se non in senso stretto, con l’impossibilità di uscire di casa per
giocare a calcetto con gli amici o per andare a trovare i familiari.
Moravia distingue una “noia volgare” (quella de nunciata da molti
in questi ultimi tempi) dovuta alla mancanza di divertimento,
da una noia esistenziale, profonda, che non lega gli uomini, ma li
smuove e li muove, perché creino.
Per Heidegger la noia è tempo vuoto l’inquietudine dell’uomo nasce
quando ci si trova in un tempo non programmato e scandito
di cui ormai
siamo schiavi . Così, abituato a evitare ogni occasione di sosta e di
riflessione su di sé, l’uomo perde di fatto sé stesso. Però, secondo
il filosofo tedesco, tedesco, c’è la “noia profonda”, uno stato in
cui ci si sente chiamati da un altrove e proprio in questa angoscia
si riflette sulla propria esistenza, si comprende sé stessi. E se l’uomo
riesce a comprendersi, può comunicarlo e comunicandolo è
nella condizione di creare da sé, altro da sé.
Forse per questo, anche se già sostenuto da Russel nel 1930 (“Una
generazione che non riesce a tollerare la noia è una generazione
di uomini piccoli, nei quali ogni impulso vitale appassisce” - La conquista
della felicità), si sono moltiplicati gli studi che, da punti di
vista diversi, hanno mostrato la possibilità di una noia sana, un letargo
attivo, un riposo creante che consenta di non viversi come
oggetto ma come soggetto della propria vita, un minatore nelle
profondità del sé per trovare quelle gemme che non andranno
certo poi sotterrate per cupidigia, ma mostrate all’altro.
E se questo momento della nostra storia ci mette di fronte all’inattività
e alla noia, forse è proprio il kairos, il momento opportuno
per lasciarci riparare dalle intemperie nella nostra tana e
per assumere appieno quella responsabilità creatrice che è stata
affdata dal caso o da Dio non importa agli uomini di ogni tempo.
Usciremo dalla grotta di platonica memoria come il prigioniero,
più consapevoli e capaci di gridare al mondo ciò che abbiamo finalmente
compreso. E, una volta tornati a vedere il sole, il nostro
compito sarà quello di tornare a liberare gli altri prigionieri.
Perciò dopo questo periodo di immobilità positiva ( come diceva
Walter Benjamin: “Se il sonno è l’apogeo del rilassa mento fisico,
la noia è l’apogeo del rilassamento mentale”) torneremo a recitare,
a cantare, a scrivere, a dipingere, a danzare.
Per rivendicare ancora una volta, parafrasando Mel Gibson-Wallace
in Braveheart, che vogliamo tornare qui sul palco ad urlare ai
nostri amici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno
mai la libertà. Di creare.
servizio di
Alessandra Agosti
e Filippo Bordignon
Quando l’abbiamo letta, la stimolante
riflessione inviataci da
Massimiliano Sonsogno (presidente
di una compagnia lombarda
FITA) e pubblicata qui sopra ci
ha subito invogliato ad andare
oltre.
Vi si tocca, infatti, un tema sul
quale volevamo confrontarci in
particolare con i nostri autori e
registi, chiedendo loro se questo
anno e più di forzato blocco delle
attività di spettacolo ha almeno
portato con sé una fertilità creativa
(più tempo a disposizione,
meno distrazioni, idee nate proprio
dal contesto estremo...) o se
al contrario l’ha inibita, mortificata
dalle preoccupazioni, dalla
mancanza di rapporti sociali, dalla
carenza di stimoli.
Ne ha parlato anche l’attrice Helen
Mirren, autrice del messaggio
per la Giornata mondiale del Teatro
2021, dichiarandosi certa
che la creatività degli artisti, da
sempre resistente a tutto, si rianimerà
dopo la sosta forzata,
portando uno sguardo rinnovato
sul mondo.
Roberto Conte, primo a destra, con alcuni colleghi in una scena di Maldamore di Angelo Longoni
Ecco, è da questi punti di partenza
che abbiamo deciso di prendere
il largo ascoltando l’opinione
di alcuni nostri iscritti, per sapere
come hanno vissuto questi mesi
dal punto di vista della creatività
e come arrivano alla ripresa. Se
nel silenzio, cioè, la loro voce si è
spenta o si fatta più alta.
Un saliscendi di emozioni quello
vissuto in questi lunghi mesi
da Roberto Conte del Teatro
delle Lune di Montebelluna, in
provincia di Treviso, le cui creatività
e resistenza artistiche
sono state messe a dura prova
un po’ dall’emergenza sanitaria
in generale, un po’ da una serie
di personali colpi di sfortuna
che - scherza durante l’intervista
- se continuano meriterebbero
davvero di trasformarsi in
una commedia: «Il 2020 è stato
un anno diffcile, è successo un
po’ di tutto... A marzo ho avuto
continua a pag. 6
5
Accanto, una scena de Il padre
di August Strindberg, proposto
dalla compagnia La Zonta di
Thiene (foto di Saverio Strozzo).
Sotto, un momento di Opera
XXX - I semi della follia di
Teatroimmagine
uno strappo potente, che mi
ha costretto a salire sul palco
con le stampelle per l’ultimo
spettacolo prima del lockdown.
Abbiamo debuttato con L’amore
migliora la vita di Angelo Longoni
e l’abbiamo praticamente
sospeso subito, con grande
dispiacere, perché ci tenevamo
tanto. Poi era il centenario
di Gianni Rodari: sono partito
in quarta per allestire qualcosa
di bello da dedicargli con
gli amici di Barbapedana, con i
quali collaboriamo da anni, ma
anche lì dopo tre appuntamenti
si è fermato tutto. Lo stesso
per la Giornata della Memoria:
avevo trovato un testo davvero
stupendo, ma non c’è stato
modo di arrivare in fondo. Va
detto che io non sono uno da
streaming, non fa per me. L’unica
cosa che mi ha tirato un
po’ su il morale è stata “Teatro
sotto la luna”, la manifestazione
organizzata da FITA Veneto
e UNPLI ad agosto. Una cosa
bellissima, davvero. Insomma,
un po’ questi eventi, un po’ altre
cose... devo dire che sono in
depressione artistica». Il gruppo
potrà aiutare? «Vedremo.
Ci sono queste cose imbastite,
c’è lo spettacolo di Longoni, ma
adesso saranno sei mesi che
sono praticamente fermo, non
avrei voglia di cercare dell’altro
ed è strano per me. Il teatro è
sempre stato una benzina: ma
questo anno e mezzo è come
se mi avesse fatto perdere la
percezione di quanto sia davvero
importante nella mia vita.
Spero che il ritorno sul palco,
appena si potrà, mi faccia ritrovare
l’entusiasmo e la voglia di
continuare».
Una serie di fortunate coincidenze
ha invece attenuato un
po’ l’impatto della pandemia
sull’attività artistica de La Zonta
di Thiene, come spiega il
regista Giampiero Pozza: «Nel
febbraio 2020 avevamo deciso
di provare un nuovo modo di
allestire uno spettacolo, di sperimentare
un po’. Appena presa
la decisione, come sappiamo, si
è fermato tutto, ma il fatto che
ci fossero entusiamo e voglia di
nuovo ci ha permesso di metterci
comunque al lavoro, sia
online sia, per quel poco che si
è potuto, in presenza. Ci stiamo
Amore e odio
verso il web:
chi lo ha
affrontato
come palco da
sperimentare,
chi ha preferito
non farlo
lavorando anche adesso: è un
percorso lungo e complesso,
per il quale siamo partiti dai
personaggi di un testo di Karel
Čapek facendo improvvisazione,
calandoli in altre situazioni,
immaginando una storia completamente
nuova e scrivendo
insieme il copione dello spettacolo,
che si intitolerà Medusa.
C’è una parte fisica che adesso
naturalmente manca e sappiamo
già che il recupero degli spazi,
dello stare in scena, non sarà
facile». Con la creatività, quindi,
si sono dovuti confrontare
tutti i componenti del gruppo:
«C’era e c’è grande desiderio di
entrare in questa dimensione,
di avere quel momento in cui
ci si trova e si viaggia in qualche
modo, si apre una fessura nel
reale per trapassarlo e andare
altrove. Sono anche uscite cose
che non so se sarebbero venute
fuori in un contesto “normale”:
momenti emozionali, personali.
Certo questo per me non è
teatro, il teatro è altro. Ma abbiamo
lavorato e continuiamo
a farlo per avere un testo su cui
fare davvero teatro».
Tensione creativa ben presente
anche in casa Teatroimmagine
di Salzano, in provincia di
Venezia: «In questi mesi abbiamo
lavorato sui testi che già
avevamo in mente di allestire
o riallestire - spiega Roberto
Zamengo -, quindi no, la creatività
non si è spenta. Certo per
noi che facciamo più che altro
commedia dell’arte è diffcile
non creare dal vivo, ma siamo
andati avanti comunque, pur
in una situazione diversa. Cambiare?
Sergio Leone diceva che
nel bagaglio della commedia
dell’arte ci sono tutti i perso-
6
Accanto, un momento della
commedia Che affare la casa
popolare! di Loredana Cont,
proposta dalla compagnia Sale
e Pepe di San Giovanni Ilarione
(Verona). Sotto, la cantante e
autrice Roberta Tonellotto con
gli altri Lunaspina in Asa che tea
conta di Nicola Pegoraro
mo comunque tre commedie
pronte: Che affare la casa popolare!
di Loredana Cont, Sior
Todero brontolon di Carlo Goldoni
e Se fa sempre in tempo
di Giulia Magnabosco e Mauro
Benati, e stiamo anche pensando
di partecipare a un concorso
per monologhi. Un’esperienza
davvero speciale, infine, è stata
“Dantesca”, la maratona di letture
dalla Divina Commedia organizzata
da FITA Veneto: è stata
linfa vitale, un impegno non
facile, anche perché ti dovevi
calare in alcuni versi all’interno
di un canto, ma molto positiva
proprio per questo e perché ci
siamo sentiti accolti».
naggi possibili: in effetti noi
abbiamo questo bagaglio che
ci consente di lavorare anche
su altro e lo abbiamo fatto,
agendo su qualcosa che va al di
là della commedia, che prende
orgine da un vaudeville però
non viene trattato come vaudeville,
ma in modo farsesco,
con l’uso di maschere in neoprene
invece delle solite in cuoio.
Opera XXX - I semi della follia,
da Eugene Labiche, è stato una
sfida anche per noi, ci abbiamo
profuso molte energie e speriamo
di poterlo portare presto
al pubblico, così come il riallestimento
de Il mercante di Venezia
che stiamo preparando e
La strana storia del dott. Jackyll
& mister Hyde». Nonostante le
diffcoltà, quindi, avanti tutta. Il
segreto? «La commedia dell’arte,
credo. È un modo di vivere
anche per noi, i nostri rapporti
La pandemia
ha messo
duramente
alla prova
le compagnie
quanto
a motivazione
e rapporti
sono sempre stati come quelli
sul palco, frequentandoci quotidianamente,
lavorando sodo
ma senza prenderci troppo sul
serio. Credo sia questo che ha
mantenuto viva la fiamma».
La compagnia Sale e Pepe di
San Giovanni Ilarione, nel Veronese,
ha invece preferito
tenere momentaneamente in
sospeso l’attività creativa vera
e propria, come spiega Luciana
Damini: «Come gruppo abbiamo
fatto pochissimo, non ci
siamo trovati online o cose del
genere. Abbiamo gestito altri
aspetti della compagnia, dal
magazzino al materiale tecnico,
ma siamo anche riusciti ad avere
cinque repliche, tra giugno
e agosto, e ne siamo contenti.
Ora stiamo leggendo copioni
per poter ripartire da settembre,
ma se ci chiamano abbia-
Roberta Tonellotto, autrice e
cantante del gruppo musicalteatrale
Lunaspina di Montecchio
Precalcino, in provincia di
Vicenza, durante questi mesi ha
vissuto un rapporto altalenante
con la creatività: «All’inizio mi
sono sentita molto giù di morale
dal punto di vista artistico.
Devo dire che per fortuna ho
sempre lavorato, ma certamente
avrei avuto tempo per dedicarmi
alla musica o alla scrittura
e anche idee, però in realtà non
mi ci mettevo mai. Poi ho avuto
un periodo particolarmente
spento e solo da poco ho ripreso
in mano il microfono. Forse
avevo comunque tante cose
da fare, non mi sono mai annoiata,
ma credo che non avere
l’obiettivo di una prova o di un
concerto mi abbia buttato giù.
La verità è che non ne sentivo
l’esigenza e mi ha sopreso». Poi
che cosa è cambiato? «Guardando
i nostri spettacoli, vecchie
cose, insieme a mio marito
(Umberto Retis, anche lui fondatore
dei Lunaspina, ndr) è scattato
qualcosa, abbiamo ripreso
(anche se in verità lui è sempre
stato più attivo e propositivo
di me, in questi mesi) e stiamo
cercando anche di avere nuove
idee: ma ora che suonerei ogni
sera il tempo comunque manca».
E sul fronte della scrittura?
«Adesso ho nuove idee, in particolare
su una storia che mi ha
colpito e sulla quale ho iniziato
a lavorare. Nei mesi scorsi cercavo
anche di pensare a qualcosa,
magari iniziavo ma non
continua a pag. 8
7
Accanto, un incontro online
della compagnia Proposta
Teatro Collettivo di Arquà
Polesine (Rovigo). Sotto, i Buoni
e Cattivi di Castelmassa (Rovigo)
al termine di uno spettacolo con,
al centro, Marco Bottoni
portavo avanti nulla. Ma per
me è importante che il lampo
ti arrivi proprio, anche senza
cercarlo». Come si immagina
alla prima prova che riuscirete
a fare con il gruppo dopo tanto
tempo? «Arrugginita. Ho paura
di non riuscire a tenere la voce
per un’ora. Ma non vedo l’ora
di ritrovare quel groove, quelle
emozioni che ormai davi per
scontate: personalmente credo
di aver preso a dare più valore a
certe cose e anche a centrare di
più gli obiettivi per me stessa».
Ad alcuni
autori, registi e
gruppi questo
periodo ha
consentito di
programmare
nuovi progetti
su cui lavorare
«Nonostante lockdown, chiusure
e riaperture a singhiozzo
e l’incertezza che ha caratterizzato
gli ultimi mesi, io e gli altri
attori siamo sempre riusciti a
trovarci mediante videoconferenza
- evidenzia Giorgio
Libanore della rodigina Proposta
Teatro Collettivo - e, anche
grazie alle proposte promosse
da FITA, abbiamo portato avanti
in qualche modo la nostra
attività. Anzi, meglio, abbiamo
iniziato a lavorare su due
testi. Uno di questi lo stiamo
già provando in presenza ed è
pensato per la terza edizione
del Festival Biblico che si terrà
a Rovigo in giugno; solitamente
si tengono all’aperto vari momenti
teatrali di circa 20 minuti
ciascuno: abbiamo pensato a
delle pedane/isole teatrali tra
loro comunicanti per ogni interprete
e il lavoro scelto è un
adattamento dal film di Monicelli
Parenti serpenti. Visto che
la tematica di questa edizione
è la fratellanza ritengo interessante
proporre un lavoro in cui
un gruppo di fratelli, del tutto
divisi sotto ogni punto di vista,
trova finalmente una certa
unità attraverso una tragedia.
Tutto sta a capire come potrà
svolgersi l’evento senza che le
persone, fermandosi per assistere,
creino inevitabilmente
assembramento. Fatto sta che
le limitazioni di questi giorni,
nel nostro caso, hanno favorito
una nuova fantasia teatrale che
forse non avremmo neanche
immaginato in una situazione
di normalità. Ogni ostacolo può
far scaturire intuizioni inattese.
Leggo la situazione attuale sotto
un’ottica positiva anche se
non è facile mettere in scena e
recitare un testo alle condizioni
imposte. Inoltre l’amatoriale
poggia sul concetto di “stare insieme”
e questo ha reso la faccenda
più dura. Ci siamo trovati
telematicamente, è vero, ma è
mancata la vera socializzazione
tra le persone e questo ha
significato un arricchimento in
meno per tutti».
«Molte compagnie, pur di non
rinunciare totalmente alla possibilità
di fare teatro, hanno
rivoluzionato il loro repertorio,
rimodellandolo in modo da renderlo
compatibile con le restrizioni
imposte dalla pandemia -
incalza Marco Bottoni, autore,
attore e cantante in un’altra
compagnia rodigina, Buoni e
Cattivi -. Scene corali hanno
lasciato il posto a dialoghi e
monologhi, scenografi e registi
hanno ridisegnato ambienti
e movimenti di scena, i tecnici
hanno fatto leva su nuove e inconsuete
modalità di realizzazione
degli eventi, come l’uso
dei social media, la trasmissione
in streaming, la presenza sulle
piattaforme web. Anche noi
non siamo rimasti con le mani
in mano: facendo di necessità
virtù, nel 2020 abbiamo dato
luogo alla rappresentazione
di tre spettacoli che sono stati
diffusi in diretta streaming: chi
si è collegato a facebook ha potuto
assistere il 4 aprile a Siamo
tutti un po’ matti, il 18 aprile
alla rappresentazione di Tu, lo
conosci Gaber? e il 1° maggio a
Su, coraggio mini concerto dedicato
alla giornata del lavoro
e dei lavoratori. Quest’ultima
performance, interamente costruita
sulle canzoni del grande
Enzo Jannacci, si è conclusa con
una rivisitazione del famosissimo
pezzo Quelli che, che ho
riscritto incentrandone i contenuti
sul tema, attualissimo,
della pandemia. La stessa è
stata rappresentata nell’ambi-
8
Sopra, saluto al pubblico della
compagnia Teatro Insieme di
Padova al termine di Quando la
moglie è in vacanza di George
Axelrod. Sotto, una scena del
Sior Todero brontolon di Carlo
Goldoni allestito dal Gruppo
Teatro d’Arte Rinascita di Paese,
nel Trevigiano
Benni. Non fosse stato per il virus,
forse, non saremmo pervenuti
a questo lavoro specifico.
Ma possiamo solo immaginare
la grande diffcoltà degli organizzatori
intenzionati magari
a pianificare una rassegna… Il
problema principale è il coprifuoco,
che rischia di far saltare
ogni tipo di programmazione.
In questo momento di pseudoaperture
questa è una questione
centrale. Noi ci proviamo,
comunque: a giugno torneremo
a teatro con Parliamo di
donne di Franca Rame».
to della manifestazione “Pillole
di teatro in piazza” organizzata
dalla Fita Provinciale di Rovigo,
che ha dato vita a due serate
rispettivamente a Rovigo e a
Lendinara, con le Compagnie di
Fita Rovigo che si sono esibite
in dialoghi e monologhi. Appena
riapriranno i teatri saremo
pronti con uno spettacolo
messo in scena una sola volta:
Omaggio a Leonard Cohen. Il
grande poeta/cantautore canadese
rivive nella formula di
un teatro-musicale che prevede
una cantante, un attore a
recitarne i testi più avvincenti
in italiano e un ensemble composto
da pianoforte, chitarra,
sassofono e fisarmonica».
«Vediamola così: il 2020 è stato
un’occasione per fermarsi e riflettere
- racconta Andrea Nao,
regista della padovana Teatro
Insieme -. All’interno della Compagnia
ovviamente ognuno ha
La lunga sosta
forzata ha
creato una
cesura pesante
in formazioni
che invece
avevano preso
un buon ritmo
reagito in maniera diversa ma,
se non altro, c’è stato tempo in
abbondanza per riflettere su
cosa e come orientare il nostro
futuro teatrale. Un periodo
davvero complicato ma, essendo
amatoriali che non vivono
di questo mestiere, abbiamo
potuto attendere l’arrivo di
tempi migliori senza troppa
ansia. Peccato però, perché gli
ultimi anni sono stati caratterizzati
per Teatro Insieme da
un certo rilancio, un periodo
ricco di repliche con una media
di due-tre produzioni annuali. Il
Covid ha bloccato questa crescita.
Confinati a casa in attesa
che la faccenda si risolvesse,
la situazione ci ha conferito se
non altro abbondanti dosi di
calma grazie alle quali abbiamo
iniziato a lavorare su un testo
che è in parte la fusione di testi
altrui e in parte originale. Titolo
provvisorio: Comicità del lupo,
un rimando all’opera di Stefano
«Lockdown, coprifuoco e chiusure
generalizzate - spiega
Renzo Santolin, regista per la
compagnia Rinascita di Paese,
in provincia di Treviso - hanno
giocoforza stimolato la nostra
creatività. Chiusi nelle proprie
case si pensa con tutta calma
a cosa fare: perciò ci sono sorte
certe idee che, chissà, altrimenti
non sarebbero venute.
Per quanto riguarda la compagnia,
beh, abbiamo cercato
di tenerci uniti online. È anche
vero che quando si perde il ritmo
poi non è facile riprenderlo,
sicché sarà quando ripartirà a
tutti gli effetti la nostra attività
teatrale che scopriremo quali
sono stati i reali effetti, anche
quelli indiretti, del Covid. Sarà
necessario, insomma, contarci,
per capire chi avrà voglia di tornare
sul palcoscenico. Attualmente
stiamo montando due
spettacoli: L’avaro di Molière
e La locandiera di Goldoni. Ma
c’è di più: leggendo le memorie
di Goldoni abbiamo scoperto
che suo nonno aveva una villa
in zona Roncade; di qui l’intuizione
di filmare una versione
del suo Sior Todero brontolon al
Parco Naturale Regionale del
fiume Sile, iniziativa patrocinata,
oltre che dall’Ente Parco, dai
Comuni di Vedelago e Piombino
Dese». Santolin si definisce
ottimista rispetto a presente
e futuro prossimo e conclude:
«Sono convinto che la macchina
organizzativa ripartirà per l’estate
e che in autunno in molti
organizzatori vorranno riprogrammare
gli spettacoli persi
fino ad allora. Per quel che ci
riguarda abbiamo già alcune
continua a pag. 10
9
Sopra, Prototeatro di
Montagnana (Padova) in
Angiolo, quel diavolo di
Caravaggio di Piero Dal Prà. Al
centro, l’Accademia di Teamus di
Costermano (Verona) in Uomini
sull’orlo di una crisi di nervi di
Alessandro Capone e Rosario
Galli. Sotto, Giovanna Digito del
Teatro delle Arance di Musile di
Piave (Venezia)
richieste. Ma deve essere tolto
il coprifuoco e deve proseguire
effcacemente la campagna
vaccinale. Temo solo che per allora
più di una compagnia avrà
cessato di esistere».
«Nonostante le avversità la
compagnia è rimasta unita - rileva
Piero Dal Prà, autore e
regista per Prototeatro di Montagnana,
in provincia di Padova
-. Anzi, siamo riusciti a creare
cose che ci hanno dato soddisfazioni.
Ho realizzato delle
riprese video scandagliando alcuni
frammenti di letteratura o
riprendendo piccole messinscena
in costume, cose molto noir,
racconti di Edgar Allan Poe e alcune
favole per bambini. Ogni
lunedì, ancor oggi, postiamo
una lettura interpretata, attività
che è piaciuta particolarmente
e che proseguirà perlomeno
fino all’estate. Abbiamo usato
la nostra sede impiantando
dei microstudi scenici, curando
luci, scenografia e così via.
Il prossimo video riguarderà la
commedia dell’arte e tratteremo
prossimamente anche il Decamerone,
il tutto in totale adesione
alle normative, turnando
gruppi di tre persone al massimo.
Anche quando la questione
del Covid sarà archiviata penso
che andremo avanti con questa
nuova consuetudine. Il problema
è però quella grande sciocchezza
del coprifuoco, una vera
e propria sciagura per il pubblico
e, di riflesso, per tutto il
mondo dello spettacolo, a ogni
livello. E poi pensiamo alle limitazioni
numeriche imposte agli
organizzatori: com’è possibile
racimolare denaro a suffcienza
per il cachet di una compagnia
di medie dimensioni attraverso
100 soli spettatori?».
«L’anno scorso tutti noi abbiamo
condiviso un forte smarrimento
- ricorda Salvatore
Condercuri, regista per l’Accademia
di Teamus di Costermano,
in provincia di Verona -.
Ci eravamo illusi di riprendere
presto, pensavamo fosse una
situazione passeggera e facilmente
risolvibile. Se non altro,
sfruttando il breve periodo di
riapertura estivo, lo scorso agosto
siamo riusciti a portare in
scena, con tutte le precauzioni
del caso, la commedia La valigia
diplomatica, che contiamo di
riprendere quanto prima, poiché
era solo alla sua seconda
replica. Il tentativo di provare
online, invece, si è verificato essere
un totale disastro a causa
dei limiti tecnici delle connessioni
internet che generavano
ritardi e sovrapposizioni nelle
voci degli attori. Quell’esperienza
ci ha demoralizzato. Anche
perché per un regista tirar
fuori la giusta recitazione non è
solo una questione di voce ma
anche di corpo e dunque di presenza
fisica. A infonderci nuova
speranza nel futuro è stato l’affidamento
del Teatro Corallo di
Bardolino, per il quale abbiamo
effettuato e stiamo effettuando
alcuni lavori di ristrutturazione.
La struttura era ferma da
circa dieci anni: la nostra intenzione
è quella di farne un luogo
10
adatto non solo per spettacoli
teatrali ma anche per musica,
danza, convention. Il Corallo,
inoltre, sarà una delle location
impiegate per il neonato festival
Internazionale del Cinema,
che si terrà appunto a Bardolino
dal 16 al 20 giugno».
«Ho scritto molto nell’ultimissimo
periodo - dichiara Giovanna
Digito, autrice, regista e attrice
per il Teatro delle Arance di Musile
di Piave, nel Veneziano - ma
quando non si sa dove andare
è come gettare acqua sul fuoco:
si spegne tutto. Non poter
fare progetti è destabilizzante,
toglie l’ossigeno, la spinta, la
voglia di sognare. Il mio modus
vivendi è la creatività e, beh, a
quella non posso rinunciare.
Questo periodo ha inoltre cambiato
qualcosa in me: nei miei
testi sono sempre stata apolitica
e quasi atemporale; ora
invece, nei due nuovi spettacoli
ai quali stiamo lavorando, sento
di dover dire cose ben precise.
Il primo è La casa in tel canal, un
rifacimento di Goldoni pieno di
buon umore. L’altro invece è A
un mio cenno scatenate l’inferno,
scritto per i 700 anni dalla
morte dell’Alighieri, un’opera
comica ma che contiene un
preciso paragone con l’attualità.
Ho scoperto che anche 700
anni fa il Potere non era così
puro come crediamo. “Le sedie
del Potere erano spalmate
di tutti i vizi umani” ho scritto,
un concetto tristemente vero
ancor oggi. Studiando Dante
ho compreso che tra i nostri
principali difetti c’è l’ignavia,
quell’atteggiamento che porta
a piegarsi verso l’omologazione.
Affermo invece che dobbiamo
reagire, soprattutto noi
artisti, e impedire quella sorta
di globalizzazione culturale che
ci vuole tutti adagiati su un’unica
visione. Comunque l’estate
scorsa ci è andata bene: abbiamo
adattato tutti gli spettacoli
alle normative anti-Covid, una
formula che ha fatto di noi una
garanzia per gli organizzatori.
Quest’anno il problema è il
coprifuoco, una cosa davvero
assurda: invidio Cenerentola
che, pur con matrigna e perfide
sorellastre, poteva almeno tornare
a casa per mezzanotte».
IL NUOVO MODO
DI LEGGERE
FITAINFORMA
Dal primo numero del 2020 è cambiato
il modo di leggere la rivista di Fita Veneto, con
un formato nuovo che coniuga le riviste di un tempo
con l’attualità e la potenza di Internet. Il giornale
infatti si può sfogliare online quasi come fosse
reale, ma chi volesse potrà anche scaricarne una
copia completa in formato pdf, oppure stamparlo
tutto o solo una parte. Inoltre, questo metodo di
pubblicazione permette anche di usufruire di
comodità pratiche, come ad esempio inserire
link all’interno della rivista (l’indice con un
click può portarvi direttamente all’argomento
che avete scelto di leggere) o anche esterno,
per consultazioni in Rete.
Ma non finisce qui.
All’interno delle pagine “virtuali” possono
essere inseriti anche alcuni video
visionabili direttamente
senza chiudere il giornale. Infine,
le pagine (e gli articoli, ovviamente) si
possono ingrandire o ridurre a
proprio piacimento per meglio
godere della lettura. Il tutto
sia dal pc di casa o dell’uffcio,
sia dal nostro smartphone o
tablet, essendo la rivista
ottimizzata anche
per la lettura su questi
nuovi dispositivi.
Insomma...
Buona lettura!
11
Straordinaria esperienza
di unità e di condivisione
Il risultato più significativo di
Dantesca? Mauro Dalla Villa,
presidente di FITA Veneto, non
ha dubbi: «Il senso di condivisione
con il quale evento è stato
vissuto, con un entusiasmo,
una generosità e una voglia di
esserci assolutamente straordinari
ed emozionanti. È un’esperienza
che non dimenticheremo».
Dantesca 2021, la maratona di
letture dedicata a Dante nel
settimo centenario della morte,
ha riunito 195 fra attori e
attrici del Comitato regionale
veneto della Federazione Italiana
Teatro Amatori: un coro
davvero straordinario per rendere
omaggio al Sommo Poeta
da giovedì 25 marzo (DanteDì
nazionale) a sabato 27 marzo
(Giornata mondiale del Teatro).
Il tutto con il patrocinio della
Regione del Veneto e di FITA
nazionale, ai quali si sono aggiunti
enti e istituzioni pronti a
condividere l’iniziativa: tra loro,
in particolare, la Società Dante
Alighieri - Comitato di Rovigo
e, nel Veneziano, il Comune di
Mirano, la Pro Loco di Noale,
il Liceo «Majorana - Corner» di
Mirano e l’Università Popolare
«Petrarca» di Borbiago di Mira.
Dieci i canti della Divina Commedia
scelti per essere affdati
alla lettura, a blocchi di terzine
sorteggiati fra gli iscritti a
Dantesca: per l’Inferno sono
stati proposti il I, il V, il XXVI e il
XXXIII canto, pubblicati giovedì
25 marzo; per il Purgatorio il I, il
V e il VI, online venerdì 26; per
il Paradiso, infine, il X, il XXX e
il XXXIII, trasmessi sabato 27
marzo. La diffusione è avvenuta
attraverso la pagina Facebook,
il canale YouTube e il sito
www.fitaveneto.org, dove i video
rimangono disponibili alla
visione.
Ogni partecipante ha registrato
autonomamente la propria
parte, inviandola poi a FITA
Veneto che ha provveduto al
montaggio dei diversi canti. Ad
accompagnare i singoli video,
in apertura e chiusura, i commenti
sonori firmati da Stefano
Maso, organista, compositore
ed egli stesso socio di FITA
Veneto, che ha scritto anche il
brano di accompagnamento al
video promozionale dedicato
all’evento.
A completare Dantesca, infine,
la lettura di cinque sonetti, affdati
alle compagnie partecipanti
all’evento con il maggior numero
di tesserati: Tanto gentile
e tanto onesta pare, proposto
dal Teatro delle Tradizioni Venete
“P. Xicato” di Padova, con
tredici partecipanti; De gli occhi
de la mia donna si move, andato
a La Giostra di Arcugnano (Vicenza),
con undici; e ancora, affidati
a tre compagnie con dieci
iscritti ciascuna, Guido, i’ vorrei
che tu e Lapo ed io (La Trappola
di Vicenza), Amore e il cor gentile
sono una cosa (Arte Povera di
Mogliano Veneto - Treviso) e Ne
li occhi porta la mia donna amore
(Proposta Teatro Collettivo
di Arquà Polesine - Rovigo).
A Dantesca hanno preso parte
37 iscritti FITA Veneto di Padova,
36 di Rovigo, 28 di Treviso,
21 di Venezia, 23 di Verona e 50
di Vicenza: il tutto in rappresentanza
complessivamente di 43
compagnie venete della Federazione
Italiana Teatro Amatori.
Tutti i partecipanti hanno ricevuto
un diploma di partecipazione:
un piccolo grazie
per aver condiviso una grande
emozione.
«Il nostro obiettivo primario -
ha sottolineato il presidente
Dalla Villa in avvio di Dantesca
- era creare un evento che riunisse
le persone e le facesse
sentire parte di qualcosa di
bello e significativo, da vivere
insieme. Per questo non abbiamo
voluto né selezioni né una
regia, lasciando piena libertà
di partecipazione. Devo dire
che la risposta è stata davvero
eccezionale, coinvolgendo da
giovani e giovanissimi fino a
veterani della scena in un’espe-
continua a pag. 14
13
ienza popolare nel senso più
alto del termine, che dedichiamo
a Dante e al suo universo
poetico, elemento fondante
della nostra cultura e della nostra
lingua».
Parole di apprezzamento sono
venute anche dall’assessore
alla Cultura della Regione del
Veneto, Cristiano Corazzari:
«La capacità di fare rete è da
sempre uno dei punti di forza
di FITA Veneto e del mondo
teatrale che essa rappresenta
- ha dichiarato -. Credo che la
coesione e il dialogo, sia pure
a distanza, siano quanto mai
indispensabili in questo periodo
così complesso. Allo stesso
modo il teatro e tutte le forme
d’arte, pur con le limitazioni imposte
dall’emergenza, rivestono
un ruolo di grande rilevanza
come spazi di espressività e di
riflessione, a livello sia individuale
che di comunità. Per questo
motivo, come Regione, con
grande piacere abbiamo concesso
il patrocinio a “Dantesca
2021”, sposandone appieno lo
spirito di condivisione che la caratterizza».
Plauso all’iniziativa anche dalla
grande famiglia FITA: «Dall’inizio
della pandemia - ha ricordato
il vicepresidente nazionale
Aldo Zordan - la nostra Federazione
si è dedicata con grande
impegno a mantenere vive
la passione e la creatività dei
suoi iscritti e a offrire proposte
di qualità al pubblico. Accanto
alle numerose manifestazioni
di carattere nazionale, un ruolo
primario in questa operazione
è giocato dal territorio, nel quale
FITA è presente in maniera
capillare. Il Veneto, in questo
quadro, rappresenta senza
dubbio una punta di diamante
e “Dantesca”, per l’alto numero
di partecipanti e il consistente
interesse che ha saputo suscitare,
lo conferma una volta di
più».
Sara Agostini
Stefano Baccini
Cristina Baido
Mario Ballotta
Silvia Baratto
Marco Barbiero
Patrizia Barbon
Alessia Bartolomucci
Samuele Baschirotto
Massimo Bedin
Franco Bellin
Lucia Bellini
Marzia Benatelli
Piero Berizzi
Anna Bernardi
Eugenio Berti
Giacomo Biagetti
Lorenza Bilato
Greta Bisandola
Federico Boaria
Giona Boffo
Giuseppe Bonaldo
Raffaele Bonometti
Manola Borgato
Margherita Borghetto
Alessio Boschini
Andrea Boscolo
Plinio Boscolo
Francesca Bozza
Laura Braga
Elena Brotto
Brunella Burattin
Tiziano Callegari
Angelo Callegaro
Angela Caltanella
Pietro Camardo
Davide Camazzini
Alessandra Camozza
Raffaella Campagner
Maria Capodivento
Lorella Cappato
Maria Stella Capuzzo
Stefano Caranti
Giulia Rosa Casalatina
Carina Casarin
Marco Casonato
Marra Casonato
Anna Causa
Maurizio Cerato
Margherita Cercolato
Domenica Cimellaro
Paola Colpo
Elisabetta Coltri
Rebecca Consolini
Elena Crepaldi
Cristina Crico
Luciana Damini
Michela De Biasi
Maria Cristina De Gennaro
Flavia Del Giudice
Silvia Dicuonzo
Paolo Di Prima
Martina Doda
Francesca Donà
Sonia Elia
Rita Fanton
Stefano Farina
Laura Favaretto
Alberto Felisati
Daniela Felzani
Alessandro Ferrari
Grazia Feroce
Marisa Ferroni
Mario Festa
Simonetta Flauto
Marco Francini
Gianni Frezzato
Paride Frighetto
Lorenzo Frigiola
Lisa Frison
Gabriella Gaffeo
Maria Maddalena Galvan
Nicolò Gasparetto
Marisa Gianni
Giulia Giordano
Raffaella Giulianati
Ivan Gobbo Ricci
Maria Pia Grandi
Mario Greggio
Roberto Indelicato
Paolo Ius
Lucia Leiballi
Giuseppe Lentini
Giorgio Libanore
Pasquale Locurcio
Raffaela Longhini
Donatella Lunardi
Anita Mamone
Debora Mantovani
Mauro Marchiori
Nicola Marconi
Lorella Marian
Eleonora Mariella
Dario Marini
Lorella Martini
Assunta Mascia
Manuela Mazzuccato
Massimo Mazzuccato
Marisa Migliari
Lisa Milani
Laura Minozzi
Raffaella Mirandola
Emma Meggiolaro
Sara Melchiori
Matteo Mezzalana
Nicoletta Modanese
Lidia Munaro
Ilaria Mutterle
Monica Niero
Maurizio Noce
Pamela Occhipinti
Slobodanka Olar Bosio
Valentina Olivieri
Angelo Pandolfo
Lisa Papa
Ivana Pasinato
Andrea Pavarin
Roberto Pinato
Fabio Pegoraro
Rino Penzo
Tommaso Ponzin
Luigina Possamai
Alessandra Pozzato
Lorenza Previato
Martina Angela Quaranta
Daniela Raimondi
Sladana Reljic’
Ilenia Righetti
Ilaria Rigoni
Nicoletta Rocchetto
Sara Roetta
Giovanna Rollo
Lauretta Rossi
Lucia Rossi
Massimo Rossi
Vittoria Rossi
Irene Sala
Luca Salviato
Ugo Santori
Elisa Scalchi
Annarita Scaramella
Patrizia Scotton
Claudia Seno
Monica Sichel
Milo Signoretto
Sonia Sferragatta
Linda Sperindio
Adriano Spolaor
Maura Sponchiado
Tommaso Stecca
Giulia Stramazzo
Cristina Sturaro
Annamaria Susca
Barbara Tasca
Alessandra Tesser
Mirto Testolin
Andrea Tintorri
Alfredo Tognon
Giulia Tomasetti
Antonio Toniolo
Eleonora Tovo
Alberto Trevisan
Paolo Turolla
Barbara Urbani
Denis Varotto
Lucio Velicogna
Leonardo Vendemiati
Alberto Ventura
Enrico Ventura
Valeria Ventura
Annamaria Veronese
Maria Antonietta Vianini
Alessandra Viero
Luisa Vigolo
Gianni Visentin
Giuliano Visentin
Serena Vorazzo
Paolo Zaffoni
Claudio Zanforlin
Antonio Zanini
Maria Zanini
Stefano Zanini
Andrea Zanirato
Sabrina Zennaro
Enrico Zorzetto
14
Sono numerosi gli iscritti FITA
Veneto che esprimono anche
attraverso la scrittura il loro
amore per il teatro. E non meno
sono certamente quelli che vorrebbero
farlo, ma trovano diffcoltà
a trasformare le loro idee
in un copione per la scena.
A entrambe le categorie si rivolge
il seminario Dalla pagina
al palco che FITA Veneto ha deciso
di proporre ai propri iscritti
chiamando a raccolta un pool di
esperti del settore, scelti come
guide di un percorso in cinque
lezioni online, in programma il
giovedì sera dal 13 maggio al
10 giugno.
Proprio come per la maratona
di letture Dantesca, la risposta
degli associati non si è fatta attendere,
con la ventina di posti
messi a disposizione per il seminario
letteralmente bruciati in
poche ore dall’apertura delle
iscrizioni.
D’altra parte, la qualità della
proposta è notevole, a cominciare
dalla squadra dei docenti
selezionati: il drammaturgo ma
anche librettista e sceneggiatore
Marco Gnaccolini, chiamato
a spiegare come ridurre
per il teatro un romanzo o un
racconto; il drammaturgo e regista
Alberto Rizzi, con il quale
affrontare la riduzione di un
testo classico, di repertorio; il
drammaturgo Lorenzo Garozzo,
come guida nello sviluppo
del personaggio; gli esperti di
scrittura comica Rita Pelusio
e Domenico Ferrari, per uno
sguardo sulla drammaturgia di
questo specifico genere; e Filippo
Tognazzo, attore e drammaturgo,
per un allungo nella
drammaturgia del reale.
«La formazione è sempre stata
fra le priorità del nostro impegno
come FITA Veneto - commenta
il presidente Mauro Dalla
Villa - e nel corso degli anni
abbiamo cercato di rispondere
adeguatamente alle esigenze
espresse dai nostri associati
un po’ su tutti i fronti del fare
Scrivere per il teatro?
Il seminario è servito...
teatro: guardando, cioè, sia al
versante della recitazione e
della regia, sia a quello tecnico,
amministrativo e gestionale.
Abbiamo anche cercato di
considerare quelle che possiamo
chiamare le due principali
anime del nostro universo teatrale:
una più legata alla tradizione
e al repertorio classico, e
un’alra più vicina al moderno e
al contemporaneo; mondi che
hanno indubbiamente alcuni
elementi di base in comune ma
nel contempo richiedono approcci
molto diversi. Nel pensa-
i formatori
re il seminario di drammaturgia
- continua Dalla Villa - abbiamo
quindi cercato di rispondere
per quanto possibile a queste
diverse anime teatrali, puntando
su un ventaglio di argomenti,
elaborato insieme ai docenti,
tale da lanciare sguardi piuttosto
ampi sul teatro. In più - conclude
Dalla Villa - l’online ci consente
di agevolare al massimo
la partecipazione. Ci auguriamo
davvero che per gli iscritti
questa si confermi l’esperienza
utile e stimolante che abbiamo
immaginato per loro».
Appuntamento
online su Zoom
il giovedì sera
Nel sito www.fitaveneto.org sono pubblicati i curricula dei docenti
selezionati da FITA Veneto per il seminario di scrittura per il teatro.
Le informazioni sono raggiungibili cliccando nel riquadro dedicato
all’evento visibile nella home page. Di alcuni docenti è disponibile una
nota biografica e professionale in pdf, di altri un collegamento al loro
sito o a quello della loro compagnia.
15
FITA VENETO
Verso il congresso
dopo un anno diffcile
ma anche ricco di idee
Mauro Dalla Villa,
presidente
FITA Veneto,
guarda all’attività
più recente
e al congresso
di domenica
6 giugno
Dopo alcuni inevitabili rinvii
per le alterne vicende della
pandemia, FITA Veneto ha
fissato per la mattinata
di domenica 6 giugno la
propria assemblea elettiva,
in programma in presenza a
Vicenza nel grande Centro
congressi di Confartigianato
Imprese Vicenza.
Con Mauro Dalla Villa, che
dal 2016 guida FITA Veneto
insieme al vicepresidente
Virgilio Mattiello, al segretario/
tesoriere Valerio Dalla Pozza
e al consigliere Germano
Nenzi, facciamo il punto delle
situazione e, per quanto
possibile, allunghiamo lo
sguardo oltre l’incertezza che
ci sta accompagnando da oltre
un anno.
Presidente Dalla Villa, come
sta FITA Veneto?
Credo che, guardandoci
attorno e anche al di là del
nostro ambito di azione,
possiamo essere più che
soddisfatti del nostro “stato
di salute”. Come Federazione,
a tutti i livelli, abbiamo
portato avanti l’azione in
quelli che sono i nostri ruoli
principali: la rappresentanza,
l’assistenza alle associazioni,
l’informazione, lo stimolo
artistico, la formazione.
Abbiamo cercato di essere
pragmatici, non invadenti
ma presenti. Al primo
posto abbiamo senz’altro
messo la tempestività nelle
informazioni relative a
Dpcm, misure da adottare,
aperture, chiusure e riaperture
delle attività. Altrettanta
attenzione abbiamo riservato
all’assistenza agli associati
sui vari aspetti gestionali,
amministrativi e simili
che andavano comunque
gestiti, in primis la questione
dell’adeguamento alla nuova
normativa del Terzo settore.
E sul piano artistico?
Abbiamo operato una scelta.
Da un lato abbiamo voluto
rispettare la piena autonomia
delle compagnie, in modo che
ognuna scegliesse il da farsi
secondo le proprie preferenze,
il feeling o meno nei confronti
di piattaforme telematiche,
streaming e social, tenendole
comunque informate su tutte
le proposte in materia lanciate
ai più diversi livelli (in questo
senso, molte significative
proposte sono venute da FITA
nazionale). Dall’altro, abbiamo
puntato sull’organizzazione di
eventi ben calibrati, elaborati
su misura per il momento
che si stava attraversando:
nel periodo in cui si poteva
agire in presenza, quindi, è
nato “Teatro sotto la luna”, in
collaborazione con l’Unione
delle Pro Loco venete (Unpli
Veneto) e la Regione del
Veneto, che la scorsa estate
ha consentito di mettere in
scena quasi trenta spettacoli
in giro per il Veneto; dal 25
al 28 marzo scorso, invece,
abbiamo proposto un evento
online, “Dantesca”, maratona
di letture dalla Divina
Commedia che ha coinvolto
circa duecento iscritti FITA
Veneto. In entrambi i casi,
devo dire, la vitalità delle
nostre associazioni è emersa
alla grande e non possiamo
che esserne felici, così come
dell’ottima risposta avuta dai
Comitati provinciali che hanno
proposto incontri ed eventi.
E quanto alla formazione?
Il discorso è analogo. Con
i Comitati provinciali si
sono portate avanti alcune
proposte, in particolare sul
fronte dell’aggiornamento
tecnico e amministrativo
(sempre indispensabile), come
il corso per la formazione
degli addetti alle emergenze
nei luoghi di spettacolo,
ma proprio in questi giorni
prende il via anche il progetto
speciale “Dalla pagina al
palco”, seminario di scrittura
per il teatro che ha avuto
un’immediata risposta positiva
da parte degli associati.
Abbiamo selezionato docenti
di provata esperienza nel
campo drammaturgico: Marco
Gnaccolini, Alberto Rizzi,
Lorenzo Garozzo, Rita Pelusio
a quattro mani con Domenico
Ferrari e Filippo Tognazzo. Il
programma prevede cinque
lezioni online, il giovedì sera
dalle 21 alle 23, dal 13 maggio
al 10 giugno.
L’estate è di nuovo alle porte
e il mondo del teatro freme...
Freme senz’altro, ma ha
anche imparato - e, aggiungo,
purtroppo - a tenere i piedi
per terra. La volontà di
tornare sul palcoscenico,
che indubbiamente anima
le nostre compagnie, si
scontra con le ancora tante
incertezze e le problematiche
oggettive (di varia natura:
economica, organizzativa,
logistica) connesse con le
modalità previste per la
ripresa dell’attività. Credo
che in questo senso avranno
un ruolo essenziale gli enti
locali come organizzatori (e
FITA Veneto e i suoi Comitati
provinciali sono sempre pronti
alla collaborazione) e davvero
importante sarà la capacità di
interagire con le associazioni
attive nel territorio per
condividere alcuni passaggi,
dove necessario: penso ad
esempio alla gestione delle
prenotazioni, al servizio di
accoglienza del pubblico con
i controlli e la registrazione,
alla sistemazione delle aree
prima e dopo gli spettacoli...
tutte cose che, se distribuite,
possono essere più facilmente
gestibili che da una singola
compagnia.
Veniamo al congresso del 6
giugno. Un messaggio?
Quello di sempre: un invito
alla partecipazione per i
votanti e alla responsabilità
per chi vorrà candidarsi.
Abbiamo fortemente voluto la
modalità in presenza e ci siamo
impegnati per garantire una
partecipazione serena ai nostri
associati, tornando nei grandi
spazi, moderni e attrezzati,
del Centro Congressi di
Confartigianato Imprese
Vicenza.
16
Quanto alla responsabilità?
Su questo fronte mi rivolgo,
in particolare, a chi vorrà
candidarsi. L’invito è di
riflettere molto bene in
particolare sul tempo
che, nei prossimi quattro
anni, potrà realisticamente
garantire alla Federazione
come suo rappresentante.
Il desiderio di dare il proprio
apporto di idee, esperienza
ed energia è uno slancio
encomiabile e prezioso. Ma
su questi fronti si può essere
attivissimi anche come soci,
partecipando, condividendo
progetti, collaborando in prima
persona a tante iniziative,
compatibilmente con i propri
impegni. Quando invece si
è rappresentanti eletti, FITA
deve necessariamente essere
tra quegli impegni, senza
se e senza ma. Non lo dico
per smorzare l’entusiasmo
o per ingigantire il compito,
assolutamente no. Lo dico
per richiamare l’importanza di
essere consapevoli che, al di là
dell’entusiasmo del momento
e della meritoria volontà
di mettersi a disposizione,
l’impegno eventualmente
preso dovrà essere portato
avanti con costanza per tutto il
mandato. Altra considerazione
che mi permetto di esprimere
è, ovviamente, sul ruolo: chi
si mette a disposizione della
Federazione dovrebbe avere
chiaro che le cariche federative
possono anche sembrare di
visibilità, ma in realtà devono
essere di servizio.
Pensiamoci bene, quindi,
con la dovuta serenità, così
da prendere una decisione
ponderata. Detto questo, buon
congresso a tutti.
DAL TERRITORIO
Comitati provinciali: l’agenda delle assemblee elettive
Rinnovi effettuati a Rovigo, Padova, Venezia e Verona
Proseguono le assemblee per i rinnovi dei Comitati
provinciali FITA del Veneto.
A Rovigo, nel febbraio scorso, un’assemblea
molto partecipata in modalità telematica ha
visto la conferma alla presidenza di Roberta
Benedetto, affancata dalla vicepresidente
Monica Bertaglia, dal segretario Luca Demetri
e dal tesoriere Paolo Turolla. Direttivo confermato
anche a Padova, dove prosegue quindi
l’impegno per il presidente Enrico Ventura, la
vicepresidente Nicoletta Bauce, il segretariotesoriere
Armando Marcolongo e i consiglieri
Matteo Soranzo e Giovanna Rollo. E rinnovo
cariche completato anche a Venezia e Verona.
Da Rovigo
bella iniziativa
per la Giornata
della Donna
Ventisei biografie di donne
raccontate in due minuti dalle
attrici di FITA Rovigo Aps dal
“palco” della pagina Facebook
provinciale. Con Rita, Rosa e le
altre il Comitato provinciale di
Rovigo della Federazione Italiana
Teatro Amatori ha celebrato
la Giornata internazionale della
donna, chiamando a raccolta
un folto gruppo di proprie
associate, protagoniste di appuntamenti
quotidiani, dall’8 al
23 marzo, dedicati a ritratti al
femminile tratti dal libro Storie
della buonanotte per bambine
ribelli.
Queste le attrici e le compagnie
che hanno aderito alla proposta:
Manola Borgato, Silvia
Dicuonzo, Coseta Veronese e
Letizia Zambon (Fuori di scena
di Rovigo), Cristina Bellettati
A Venezia sono stati confermati Gianni Antonio
Visentin, presidente, e Bruno Pietro Spolaore,
affancati da Filippo Facca.
A Verona, invece, sono risultati eletti Nicola
Marconi, presidente, Alessandro Falcone
come vicepresidente, Vincenzo Marzano (segretario
e tesoriere) e Salvatore Condercuri
(consigliere).
Salvo imprevisti legati come sempre all’emergenza
sanitaria, l’agenda degli appuntamenti
elettorali FITA prevede domenica 16 maggio
l’assemblea elettiva del Comitato di Treviso
mentre domenica 30 maggio è attesa quella
del Comitato di Vicenza.
(Briciole d’Arte di Canaro), Margherita
Borghetto, Alessandra
Camozza e Sabrina Zennaro
(Proposta Teatro Collettivo di
Arquà Polesine), Raffaela Longhini
e Aurora Pasello (Cic El
Canfin di Baricetta), Emanuela
Fogato e Elena Rainiero (La
Bottega dei commedianti di
Grignano), Roberta Bazzan e
Elena Rigolin (I 7 Moli Ars et Bonum
di Polesella), Lucia Bellini
e Lisa Milani (Teatro Insieme di
Sarzano), Debora Mantovani e
Silvia Ricchi (Compagnia Instabile
Tagliolese di Taglio di Po),
Laura Bertaglia, Francesca Braga,
Laura Braga, Lorella Cappato,
Elena Crepaldi e Lauretta
Rossi (El Tanbarelo di Bellombra),
Brunella Beretta (L’Allegra
compagnia di Loreo), Elisa Bozza
(La Tartaruga di Lendinara).
17
FITA NAZIONALE
Un boom di iniziative
durante la pandemia
E si guarda al futuro
Uno sguardo sulla situazione
generale della Federazione
in Italia con il veneto Aldo
Zordan, vicepresidente
nazionale FITA.
Durante la pandemia bisogna
davvero dire che FITA non si è
mai fermata...
Assolutamente no. Anzi, credo
di poter dire che, rispetto al
già molto che si faceva, con
l’emergenza sanitaria si sia
arrivati a livelli di attività mai
raggiunti prima. La situazione,
d’altra parte, lo imponeva e
continua a imporlo, anche se
- almeno sotto certi aspetti -
sembra si cominci a vedere la
luce in fondo al tunnel.
Ci siamo trovati a dover gestire
una condizione estrema sotto
diversi punti di vista. Prima
di tutto bisognava riuscire
a portare avanti l’attività
corrente, ma dovendo agire
con modalità completamente
diverse da quelle consuete,
inventandoci soluzioni
alternative per le più piccole
cose (che nella normalità si
danno per scontate) fino a
quelle più complesse. Poi c’è
stato un impegno particolare
sul piano dell’informazione,
con un filo diretto e costante
con i Comitati territoriali
regionali e provinciali, alleati
preziosi nel creare una rete a
beneficio degli associati.
E sul piano artistico e
formativo?
Anche sotto questo
aspetto abbiamo sentito la
responsabilità di non lasciare
soli i nostri associati. Ciascuno
di noi, a livello personale, sa
bene come ha vissuto e come
vive questo periodo: la paura,
lo sconforto, l’incertezza,
qualche momento di buio
totale e qualche altro di cauto
ottimismo... Il teatro è una
passione che ci accomuna,
quello spazio speciale che
abbiamo scelto di collocare
nelle nostre vite. Come
Federazione, quindi, era
fondamentale trovare un
modo per non far mancare
quello spazio ai nostri associati,
anche se attraverso canali e
modalità differenti. Abbiamo
promosso tantissime iniziative,
sia come nazionale che grazie
alla vivacità del territorio che,
ripeto, si è confermato un
volano essenziale della nostra
attività. Cito, tra le altre, il
podcast audio Radio Pinocchio,
La Fita racconta, il premio
Fitalia social o i più recenti
Ripartiamo dalla voce e Fita
events 3.0: tutte proposte che
hanno riscosso un notevole
successo tra le compagnie
associate e il pubblico in
generale. E poi c’è la web Tv...
Altro progetto che sta
riscuotendo interesse...
Sì, un interesse che ci conforta
e ci spinge a fare sempre
meglio. Fita.tv ha un palinsesto
formato al momento da
una rubrica riservata ai soci
(Altuofianco) nella quale si
approfondiscono temi specifici,
soprattutto di carattere
tecnico, con l’aiuto di esperti
delle diverse materie, e da
altre rubriche sempre a tema
teatro: si tratta di UniverFità,
seminari online di storia del
teatro tenuti da docenti di vari
atenei; Teatrincontri, confronti
con artisti FITA e nomi noti
della cultura e dello spettacolo;
FormAzioni Giovani, focus su
questo specifico ambito, anche
con esperienze di laboratori
online; e ancora EduTeatro,
altra rubrica di qualità che
sta riscuotendo grande
attenzione tra formatori,
operatori sociali, insegnanti e
mondo della scuola, realizzata
con la direzione del docentericercatore
Matteo Corbucci
e con l’apporto di contributi
scientifici dell’Associazione
Pedagogisti ed Educatori
Italiani (APEI) e del Comitato
Italiano dell’Organizzazione
Mondiale per l’Educazione
Prescolare (OMEP).
Un mondo, quello della
scuola, con il quale FITA ha un
dialogo sempre più vivace e
produttivo...
18
La Moscheta
conquista
un premio
nazionale
Confermo, così come in
generale con il mondo della
formazione, interna ed esterna
alla nostra Federazione. Tra
l’altro proprio su questo
fronte avvieremo a breve un
progetto di notevole spessore,
che riprende e amplia quanto
già attuato con Fondamenta
- Una rete di giovani per il
sociale. FITA ha infatti vinto
un altro bando del Ministero
del Lavoro e delle politiche
sociali grazie al progetto
Insieme - Gli strumenti del teatro
per l’inclusione sociale. Con
Fondamenta l’obiettivo era
stato formare su strumenti
teatrali di base (soprattutto
nel teatro di figura) giovani
operatori attivi nel sociale
o interessati al settore. Con
questo nuovo programma
approfondiremo ulteriormente
il tema delle potenzialità sociali
ed educative del linguaggio
teatrale, coinvolgendo anche
in questa occasione tutta la
filiera della formazione, dai
formatori agli utenti finali. Un
grande impegno, una grande
responsabilità. Ma su questo
fronte FITA ha un’esperienza
e un livello indiscutibili,
riconosciuti dallo stesso
Ministero dell’Istruzione, con
il quale la nostra Federazione,
non a caso, è la sola realtà
teatrale amatoriale ad aver
Bella affermazione in sede
nazionale per la compagnia
La Moscheta di Colognola ai
Colli (Verona), il cui interprete
Nicola Marconi ha conquistato
il trofeo come miglior
attore non protagonista
al Gran Premio del Teatro
Amatoriale, riconoscimento
indetto dalla FITA alla cui
quinta edizione hanno partecipato
quattordici spettacoli,
vincitori dei premi abbinati
alla kermesse per iniziativa
dei rispettivi Comitati regionali.
Il gruppo veneto era in
lizza con Ben Hur (una storia
di ordinaria periferia) di Gianni
Clementi, per la regia di Daniele
Marchesini. A vincere il
Gran Premio come migliore
spettacolo è stato Il nome,
dalla commedia di Matthieu
Delaporte e Alexandre de
firmato un protocollo d’intesa
sui Percorsi per le competenze
trasversali e l’orientamento (ex
Alternanza scuola-lavoro).
Tanti fronti aperti, dunque,
compreso quello della
rappresentanza. La situazione
su questo versante?
Siamo stati chiamati al tavolo
permanente per lo spettacolo
costituito dal Ministero della
Cultura. Anche in quella sede
e in tutte le forme necessarie
diamo voce al nostro mondo
teatrale. L’obiettivo è chiaro:
veder rispettato il ruolo del
teatro amatoriale, essenziale e
irrinunciabile nelle dinamiche
culturali del nostro Paese.
la Patellière, presentato dal
Piccolo Teatro di Terracina in
rappresentanza del Lazio. La
stessa compagnia ha ottenuto
anche i premi per il miglior attore
protagonista (Bruno Perroni),
l’adattamento e la regia
(Roberto Percoco). Tutti gli altri
premi in palio sono andati alla
compagnia Archivio Futuro di
Napoli, in concorso con Filumena
Marturano di Eduardo De Filippo:
attrice non protagonista
(Elena Maggio), attrice protagonista
(Ornella Girimonti) e
allestimento scenografico. Gli
altri spettacoli in concorso arrivavano
da Basilicata, Calabria,
Emilia Romagna, Friuli Venezia
Giulia, Liguria, Lombardia, Mar-
Previsioni per la ripartenza?
Non sarà facile, ci sono ancora
molti elementi da chiarire e
sui quali si sta lavorando, ma
sono fiducioso. Voglio davvero
ringraziare le compagnie che
hanno confermato la propria
fiducia nella Federazione.
Continueremo a lavorare per
loro, per appoggiarle in questa
fase così come abbiamo fatto
fin dall’inizio dell’emergenza.
Sono certo che la ripresa ci
sarà e sarà all’insegna della
crescita e della riscoperta
di quell’amore per il teatro
che anche questa volta, lo
sottolineo, ha dimostrato la
sua forza, il senso significato e
la sua necessità.
che, Piemonte, Puglia, Sicilia
e Toscana.
La cerimonia di premiazione,
svoltasi a porte chiuse con
Ketty Riolo e Gennaro Calabrese
in veste di presentatori,
è stata trasmessa attraverso i
social e la neonata web tv
federativa dal Teatro Grandinetti
di Lamezia Terme (Catanzaro):
il palcoscenico sul
quale, tra fine 2019 e inizio
2020, si è svolta buona parte
del concorso poi interrotto
per pandemia, il tutto in collaborazione
con l’associazione
teatrale I Vacantusi e FITA
Calabria e con il patrocinio
della Regione Calabria e del
Comune di Lamezia Terme.
Un affettuoso ricordo
di “Checco” Pirazzoli
amico delle compagnie
Il logo del
progetto
Fondamenta,
che ha visto
FITA offrire a
tanti giovani
in giro per
l’Italia un
approccio di
base al teatro
di figura come
linguaggio
da applicare
in situazioni
di disagio e
fragilità
In questo numero non
poteva mancare un
affettuoso e grato ricordo
di Francesco “Ceccho”
Pirazzoli, scomparso nel
marzo scorso, per molti
anni dirigente della
Federazione, con ruoli di
responsabilità soprattutto
a livello nazionale.
Generoso, appassionato,
riferimento storico per
il teatro FITA italiano,
si è sempre distinto per
l’attenzione riservata alle
compagnie, ai loro problemi
e alle loro necessità.
19
RITRATTI
GIGI PROIETTI
di Filippo Bordignon
Gigi Proietti. Mattatore per eccellenza,
secondo solo a Vittorio
Gassman ma, a differenza
di quest’ultimo, dotato di una
simpatia travolgente, un’umanità
di grande spessore eppure
mai snobistica, sempre popolana
anche quando non necessariamente
popolare. È stato
uno dei più alti e forse l’ultimo
esempio di attore a tutto tondo
partorito dal Bel Paese: con
un solo Proietti oggi si potrebbero
produrre quattro o cinque
altri attori.
Travolgente nel brillante, irresistibile
nel comico, commovente
nel drammatico e poi
ancora cantante talentuoso e
insegnante di recitazione ricco
sì di esperienza ma soprattutto
d’inventiva, creatività, con una
vulcanica propensione all’improvvisazione
come meccanismo
per superare l’empasse
sul palcoscenico. Venerato dagli
amanti della risata grassa e
riverito dagli appassionati di
quella sottile, fu voce dalla timbrica
inconfondibile per la radio
e nel doppiaggio, corpo dalla
disarticolata abilità nel teatro
e maschera in continuo mutamento
per il piccolo e grande
schermo. Con la sua morte, il 2
novembre 2020, esattamente a
80 anni dal giorno della nascita,
abbiamo perduto non solo un
artista di prima rilevanza, ma
anche un uomo pulito - sottolineano
colleghi e amici -, una
persona dalla vitalità contagiosa,
sempre distante dal gossip
o da posizioni sensazionalistiche
calcolate per risvegliare i
pruriti di certo giornalismo usae-getta.
La musica, il primo amore
La recitazione non è il primo
amore di Proietti. Al principio
degli Anni ’60, abbandonati gli
studi di Giurisprudenza, il giovane
Luigi guadagna qualche
soldo come cantante nei bar
all’aperto e nei night club della
capitale. Iscrittosi al Centro
Teatro Ateneo, viene notato
da Giancarlo Cobelli per il suo
talento musicale; l’insegnante
gli affda le composizioni dello
spettacolo di cabaret Il can can
degli italiani (1963) per il quale
il ragazzo - polistrumentista
Poliedrico
fascinoso
irresistibile
dalla più tenera età - scrive le
musiche e canta in alcuni brani.
Di qui seguono i primi passi nel
mondo del teatro professionale:
Proietti fa parte del Gruppo
Sperimentale 101 e, diretto
dallo stesso Cobelli (ma anche
da un altro Maestro maiuscolo
come Andrea Camilleri), affna
un talento esploso definitivamente
nel one-man show A me
gli occhi, please (’76), forse il lavoro
teatrale meglio riassuntivo
dell’istrionismo proiettiano
con oltre due ore di gag, imitazioni,
canto, improvvisazione
e una recitazione che copre
buona parte di una papabile
enciclopedia della comicità universale.
Dal grammelot di inglese
e dialetti italiani alla canzoncina,
dal mimo alla poesia
fonetica coniugata al varietà,
ce n’è quasi per tutti i gusti. Un
successo strepitoso e meritato,
riportato in scena più volte e
fino a una trionfale serata allo
Stadio Olimpico nel 2000.
E poi quella voce, catramosa
e avvolgente, vera e propria
arma di seduzione a più livelli,
familiare eppure mai rassicurante,
sorniona ma in grado
di decantare con un controllo
(coadiuvato da un chirurgico
utilizzo della retorica) da fine
dicitore. Basti l’ascolto della
canzoncina in apertura alla
pellicola Meo Patacca a titolo
Quante n’avemo viste per sintetizzare
una bravura naturale
ma cesellata nel mestiere; qui
Proietti si trastulla gioioso, rubando
dalla levità apparente
dello stornello (nel refrain) e
concedendo amare sfumature
seconde solo alla potenza emotiva
di un’altra romana verace,
Gabriella Ferri.
Il “peso” della leggerezza
Nessun tallone d’Achille? Una
parte della critica specializzata
ha evidenziato negli anni come
Proietti abbia consapevolmente
orientato il proprio talento
verso scelte di una leggerezza
spesso giudicata eccessiva. A
una lettura parziale e certamente
riduttiva i suoi “cavalli di
battaglia” si sarebbero ridotti
sempre più a sketch pronto
cassa, barzellette facili facili
(anche se raccontate con tempi
comici che tenevano testa al
migliore Gino Bramieri) o sfruttando
quei luoghi comuni che il
pubblico di massa si aspettava
da lui.
Un caso interessante è il Caro
Petrolini del 1979, di cui fu regista
e protagonista: un omaggio
quasi scontato all’Ettore Petrolini
che gli fu sommo ispiratore
e (indiretto) maestro; un lavoro
godibile e di ritmo, certo, ma didascalico,
troppo prudente per
venir considerato una dedica
effcace a uno dei maggiori innovatori
della comicità italiana
nei primi anni del secolo scorso.
Una prudenza che gli fruttò
indubbiamente ampi consensi
numerici (si pensi al successo
delle cinque stagioni e della
miniserie conclusiva de Il Commissario
Rocca, andate in onda
tra il 1996 e il 2008) ma che gli
sottrasse il tempo per la realizzazione
di opere di maggior
spessore, titoli oggettivamente
memorabili.
Adorato dal pubblico
La vita aveva però insegnato
all’attore romano che seguire il
pensiero della critica non paga
o, per dirla meglio, seguendo
il pensiero comune alla critica
si rischia di perdere di vista il
proprio pubblico. Un pubblico
affezionatissimo alla sua persona/personaggio
e che, con
buona probabilità, preferiva
contestualizzare il nostro nella
comicità borgatara del film di
Steno Febbre da cavallo (1976)
piuttosto che in quella surreale
e grottesca del Sergio Citti di
Casotto (’77). In questo piccolo
capolavoro corale di firma cittiana,
Proietti è inserito in un
cast tanto prezioso quanto improbabile:
Franco Citti, Michele
Placido, Mariangela Melato, Paolo
Stoppa, Ugo Tognazzi, Catherine
Deneuve e perfino una
giovanissima Jodie Foster reduce
dal Taxi driver di Scorsese.
Con le sue qualità artistiche
continua a pag. 22
21
Qui a sinistra Gigi Proietti e
Monica Vitti, due mostri sacri
dello spettacolo italiano, in
una scena di Tosca, film di Luigi
Magni dal dramma di Victorien
Sardou che ispirò anche
l’omonimo melodramma di
Giacomo Puccini
Proietti avrebbe potuto azzeccare
una carriera cinematografica
di altissima caratura; le
pellicole memorabili sono invece
annacquate in un mare di
scelte discutibili o ruoli da non
protagonista. Lo ricordiamo
tracotante di una vitalità contagiosa
nel romanissimo e già
citato Meo Patacca di Marcello
Ciorciolini (‘72), sua prima pellicola
da protagonista, e superbo
nell’alternare levità e dramma
nel musicale La Tosca in coppia
con Monica Vitti, per la regia
del mai abbastanza rivalutato
Luigi Magni (’73).
Tra set e palcoscenici
Nell’ambito del piccolo schermo
piace ricordare la sua prima
incursione di rilievo e l’ultimo
grande spettacolo: dopo l’esordio
nel ’64 con I grandi camaleonti
di Edmo Fenoglio è con il
ruolo di Jingle nella miniserie
Il circolo Pickwick (’68) tratta da
Charles Dickens che conquista
i telespettatori, grazie a un approccio
vibrante di un’energia
senza fondo.
Memorabili nel 2017, dopo
una vita di successi, le quattro
serate al Teatro Verdi di Montecatini
Terme a titolo Cavalli di
battaglia (riproposizione dell’omonimo
spettacolo teatrale di
due anni addietro); un varietà
come non se ne vedevano da
anni e un’autocelebrazione mai
ostentata, arricchita con decine
di ospiti, un’orchestra e un corpo
di ballo.
Un’inesauribile passione per
il mondo dello spettacolo ne
fece anche, oltre che attore
pluripremiato, un lodevole regista
teatrale (anche in ambito
di opere liriche) come pure conduttore
televisivo, cantante,
compositore, poeta, scrittore e
insegnante di recitazione.
Il (Proietti) Globe Theatre
Non solo. È grazie a una sua
idea visionaria che si deve la
costruzione del Silvano Toti
Globe Theatre (oggi Gigi Proietti
Globe Theatre) all’interno
dei giardini di Villa Borghese
a Roma. La struttura è ispirata
allo storico Globe Theatre londinese
e per 17 anni Proietti ne
fu direttore artistico portando
in scena con successo, soprattutto
da parte del pubblico più
giovane, commedie e tragedie
elisabettiane e shakespeariane
quali La tempesta, La bisbetica
domata e, naturalmente, Romeo
e Giulietta.
Tanti allievi. Ma eredi?
In 60 anni di carriera Proietti è
entrato nell’immaginario collettivo
per una romanità mai
volgare e per un’abilità camaleontica
che non lo relegò nel
limbo dei caratteristi. Maestro
di una recitazione di carne e sudore,
forgiò centinaia di attori
senza poter vantare un vero e
proprio continuatore. Dopo di
lui sono allievi come Flavio Insinna,
talentuoso personaggio
attualmente appiattitosi nella
conduzione di quiz televisivi,
Gabriele Cirilli e la sua comicità
sfacciatamente prêt-à-porter,
ed Enrico Brignano, ancora saldo
sulla cifra di one-man show
di buona fattura anche se carenti
di un qualche sorprendente
guizzo d’originalità. Su tutti
svetta invece una donna, Francesca
Reggiani, attrice e imitatrice
dal talento debordante
diplomatasi al Laboratorio di
esercitazioni sceniche proiettiano,
cui il piccolo schermo ha
conferito la fama (dal rivoluzionario
La tv delle ragazze negli
Anni ’80 al programma cult
Tunnel nei ’90) ma che solo il
teatro può restituire in tutta la
sua bravura.
Qui sopra, una scena dello
sperimentale don Chisciotte
proposto in televisione, nel 1970
in cinque puntate, dal regista
Carlo Quartucci
A centro pagina, Proietti ancora
in versione televisiva, in una
puntata di Fatti e Fattacci del
1975, il varietà nel quale, per la
regia di Antonello Falqui, lui e
Ornella Vanoni vestivano i panni
di due cantastorie girovaghi
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Conta al proprio interno:
- 1 Comitato regionale
- 6 Comitati Provinciali
- 242 compagnie
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Organizza il Festival Nazionale Maschera d’Oro
Partecipa all’organizzazione del Premio Faber Teatro
Promuove direttamente o tramite le compagnie associate
più di un centinaio di manifestazioni annue
Le compagnie associate effettuano più di 5.000 spettacoli
annui, molti dei quali rivolti al mondo della scuola, alla
solidarietà e in luoghi dove solitamente è esclusa l’attività
professionistica
Coinvolge più di 1.600.000 spettatori
Per gli studenti delle scuole superiori organizza il concorso
di critica “La Scuola e il Teatro” e il premio per laboratori
teatrali “Teatro dalla Scuola”
Organizza stages, seminari, incontri, corsi di formazione
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Fitainscena con il repertorio delle compagnie
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