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14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
A CURA DI<br />
martedì 27 ottobre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi dell’osso<br />
San Giorgio La Molara<br />
GESESA<br />
Qui l’aspettano<br />
da ben13 anni<br />
ACQUA Sessanta sorgenti e zero progetti<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Da queste parti Luigi<br />
Abbate non<br />
l’hanno mai visto.<br />
Non sanno nemmeno<br />
com’è fatto.<br />
E la Gesesa che per anni lui ha<br />
rappresentato ai vertici del consiglio<br />
di amministrazione<br />
l’aspettano da 13 anni, tanti<br />
quanti sono quelli trascorsi dalla<br />
stipula della convenzione.<br />
Loro, i gestori dell’acqua pubblica,<br />
società a capitale misto,<br />
probabilmente non sanno nemmeno<br />
dove sta San Giorgio La<br />
Molara.<br />
Da tredici anni l’amministrazione<br />
comunale si sbraccia per<br />
chiedere uno straccio d’investimento,<br />
un progetto, anche<br />
piccolo, per sfruttare le sessanta<br />
sorgenti naturali che sono<br />
sparse su tutto il territorio.<br />
Luigi Abbate qui, a San Giorgio<br />
La Molara, non ha fatto neanche<br />
campagna elettorale e si<br />
è visto: solo in 41 gli hanno segnato<br />
la preferenza sulle schede<br />
elettorali. Magari a loro piaceva<br />
il simbolo.<br />
E mentre a Benevento sono rotolate<br />
teste nella giunta Mastella<br />
per prendere la poltrona<br />
lasciata da lui, qui aspettano<br />
che i signori ai vertici Gesesa<br />
finalmente si ricordino di dover<br />
governare il <strong>Sannio</strong> e non<br />
solo litigarsi i compensi annui<br />
o le clientele.<br />
I conti sono facili facili.<br />
A San Giorgio La Molara ci sono<br />
trecentosessanta aziende<br />
zootecniche. Allevare la marchigiana<br />
è un vanto ma anche<br />
un costo: specializzate in questo<br />
prodotto qualificato ne sono<br />
145, per seimila capi. In tutta<br />
Italia di aziende che allevano<br />
marchigiana (Marche compresa)<br />
ne sono 300: quindi a San<br />
Giorgio ce ne sono la metà.<br />
Un bovino adulto in salute beve<br />
cento litri d’acqua al giorno<br />
e tutto quello che mangia è anche<br />
frutto d’irrigazione.<br />
Se è vero che un allevamento<br />
tra i più piccoli ha almeno una<br />
__<br />
Il sindaco Nicola De Vizio intervistato dal direttore di 696<br />
ventina di animali, stiamo parlando<br />
di 8mila, 10mila animali<br />
da governare. L’acqua, il sistema<br />
di approvvigionamento per<br />
queste aziende è tutto. Ci sono<br />
aziende zootecniche, anche importanti,<br />
che non hanno avuto<br />
la fortuna di realizzarsi sulle<br />
sponde del fiume Tammaro.<br />
Che Gesesa continui a guardare<br />
da altre parti è un crimine<br />
contro l’economia locale, oltre<br />
che l’ennesima prova di una gestione<br />
votata al profitto del socio<br />
privato. Sacrosanto quanto<br />
si vuole dal punto di vista del<br />
privato. Ma Gesesa ha una<br />
componente pubblica cui si<br />
può, si deve chiedere conto.<br />
Non è un caso che l’amministrazione<br />
comunale si debba<br />
confrontare sistematicamente<br />
con sordi, ciechi e stupidi sistemati<br />
negli enti sovracomunali.<br />
Non è solo l’emungimento. Qui<br />
le strade sono mulattiere nate<br />
perché le aziende agricole se le<br />
sono scavate con le mani.<br />
Pane, terra e pietre. Come nei<br />
meravigliosi dipinti di Nicola<br />
Ciletti, il pittore amato dal poeta<br />
Salvatore Di Giacomo, che<br />
di quella fatica ha reso immortali<br />
i gesti, i colori, il sudore. E<br />
l’uso maestoso dell’intera scala<br />
cromatica dei gialli, dal citrino,<br />
al paglierino fino a degradare<br />
nel giallo Napoli e alla<br />
INFRASTRUTTURE NELLE DISCUSSIONI DI TUTTI I GIORNI<br />
L’arte del legno e le nuove realtà<br />
Lo Sfizio bar è frequentato<br />
da giocatori di scacchi,<br />
non persone qualsiasi. Tra<br />
una birra e una discussione,<br />
Marco, l’attuale proprietario, trova<br />
il tempo di fermarsi e mostrare<br />
all’insolito cliente una delle<br />
ultime opere realizzate dal papà,<br />
l’artigiano Giuseppe Adriano<br />
Vicario. È un intreccio in legno,<br />
frutto di una manualità antica,<br />
di cui si è persa memoria,<br />
che ritrae una pala eolica. A San<br />
Marco la prima volta che le hanno<br />
viste alzarsi era il 1994. Ora<br />
gli impianti sono una realtà consolidata<br />
e fanno parte del costume<br />
della popolazione locale.<br />
L’eolico è stata l’unica infrastruttura<br />
che ha investito e preso<br />
interesse al Fortore.<br />
__<br />
Marco Vicario, dello Sfizio Bar<br />
terra di Siena, ha dato vita al dipinto-manifesto<br />
di San Giorgio,<br />
quel “pane e terra” custodito<br />
gelosamente dal Museo del<br />
<strong>Sannio</strong>.<br />
Uno passa e vede quei campi<br />
pettinati dai trattori e pensa che<br />
sia stato tutto facile, tutto lineare.<br />
Ma ovunque incocci<br />
mucchi di pietre, raccolti ai bordi<br />
delle stradine, a testimoniare<br />
una lotta ancora non vinta,<br />
non finita. Per arrivare a quei<br />
crinali coltivati a orzo, grano e<br />
erba ci sono state intere generazioni<br />
che hanno sacrificato<br />
tutto per ripulirli, bonificarli.<br />
Ciletti questo sforzo l’ha reso<br />
infinito, poetico. Quell’uomo<br />
che taglia un pezzo di pane che<br />
mangerà con nient’altro che acqua<br />
ha la testa bassa. È insieme<br />
ad altri due contadini ma non<br />
parlano tra loro. Vinti dalla<br />
stanchezza hanno soltanto bisogno<br />
di rifocillarsi perché sanno,<br />
tutti e tre, che la giornata è<br />
solo a metà.<br />
Oggi le chiamiamo infrastrutture<br />
ma come ieri sono figlie di<br />
politici che sanno vivere i territori<br />
e guardare oltre, progettando<br />
il futuro non gli appalti.<br />
Nicola Ciletti, diventato sindaco,<br />
ha lottato per mettere a San<br />
Giorgio la prima delle radici<br />
utili: una scuola. Che adesso rischia<br />
di diventare una scatola<br />
vuota, visto che nascono solo<br />
30 bambini in un anno e i numeri<br />
si assottigliano sempre di<br />
più.<br />
Erasmo Mortaruolo, confermato<br />
consigliere regionale, da<br />
vice presidente della Commissione<br />
agricoltura non è che abbia<br />
fatto molto per queste zone.<br />
Anzi, diciamocela tutta:<br />
niente.<br />
Per avere chance queste realtà<br />
devono fare folla, unirsi con altri<br />
Comuni e far diventare le<br />
esigenze di uno il progetto che<br />
aiuta anche l’altro. Solo così la<br />
voce diventa forte e grossa e arriva<br />
fin nelle stanze di palazzo<br />
Santa Lucia o della Rocca dei<br />
Rettori.
martedì 27 ottobre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
A CURA DI<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
IL DIPINTO Cosa resta della Messa di Mezzanotte<br />
Anche la memoria<br />
ricorda terre dell’osso<br />
Messa di Mezzanotte è un dipinto che fa bella mostra di sè<br />
nell’ufficio del primo cittadino. È un’opera museale donata<br />
alla città da Nicola Ciletti, uno degli artisti sanniti più<br />
famosi. Dipinta nel dicembre del 1929, mostra un gruppo di<br />
persone all’uscita dalla chiesa dopo le celebrazioni per la Nascita.<br />
Le donne in scialli coloratissimi, gli uomini con il vestito scuro<br />
delle grandi occasioni. Pochissimi tocchi di colore che riflettono,<br />
come raggi di luce, il grigione dell’ambiente circostante. Di quel<br />
dipinto, della reraltà che ritraeva, resta soltanto il piccolo portale,<br />
salvato da una sapiente operazione di recupero.<br />
L’INTERVISTA<br />
Allevamenti ed eolico<br />
«Così noi resistiamo»<br />
NICOLA DE VIZIO parla della sfida dei piccoli Comuni:<br />
«Serve maggiore unità fra gli enti. Mancano i servizi»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
San Giorgio La Molara<br />
è un Comune che dagli<br />
anni Sessanta ha<br />
perso la metà degli<br />
abitanti. Ora questo<br />
paesino arroccato su un monte<br />
del Fortore che conta poco meno<br />
di 3mila anime si aggrappa<br />
ad un prodotto d’eccellenza come<br />
la carne marchigiana e al<br />
parco eolico per combattere lo<br />
spopolamento e l’emigrazione.<br />
«Non dobbiamo dividerci, serve<br />
più collaborazone tra le istituzioni<br />
se vogliamo sopravvivere»,<br />
avverte il sindaco, Nicola<br />
De Vizio, veterinario, che da<br />
35 anni assiste anche le oltre 300<br />
aziende zootecniche sul territorio.<br />
- Ma intanto con<br />
l’emergenza Covid<br />
come va?<br />
«Abbiamo avuto qualche caso<br />
di positività ma siamo riusciti a<br />
contenere i contagi. Ora andiamo<br />
avanti rispettando le regole».<br />
- Oggi qual è la vera<br />
emergenza che voi sindaci<br />
di questo territorio<br />
dovete affrontare?<br />
«C’è un’evidente carenza di infrastrutture.<br />
Le aziende che sono<br />
il vanto per noi chiedono le<br />
strade e l’acqua, due componenti<br />
importanti per lo sviluppo.<br />
Ci sono stati diversi finanziamenti<br />
e sono stati avviati già i<br />
lavori, insomma stiamo andando<br />
nella direzione giusta».<br />
__<br />
Uno dei punti vendita<br />
della Marchigiana doc<br />
cello».<br />
- Forse andrebbe valorizzata<br />
meglio la carne<br />
marchigiana. Che ne<br />
pensa?<br />
«Guardi che la nostra è un’eccellenza<br />
che portiamo avanti da<br />
50 anni. Rappresentiamo il 50<br />
per cento sulla produzione regionale<br />
e il 12 per cento su quella<br />
nazionale. Anche con l’Università<br />
del <strong>Sannio</strong>, grazie al professore<br />
Varricchio, abbiamo avviato<br />
una intensa e proficua collaborazione.<br />
Tutte le nostre<br />
aziende riescono a sopravvivere<br />
ma mi piacerebbe che fossero<br />
sfruttate meglio anche le piantagioni<br />
secolari di ulivi “Ortice”<br />
che producono un olio pregevole.<br />
E mi rammarica il fatto che<br />
non siano valorizzate».<br />
- Lei come ha valutato la<br />
battaglia dei vescovi che<br />
hanno riacceso con il<br />
premier Conte la vertenza<br />
delle zone interne?<br />
«Senza dubbio è stata un’iniziativa<br />
positiva. Ma noi già da<br />
tempo abbiamo avviato una collaborazione<br />
con il nostro vescovo<br />
Accrocca. Ripeto, è ne-<br />
- Perché l’acqua è<br />
importante?<br />
«Le aziende zootecniche hanno<br />
bisogno di ingenti quantità di acqua<br />
per i bovini che allevano. Il<br />
Comune si è mosso per tempo,<br />
abbiamo fatto delle captazioni,<br />
credo che otterremo dei risultati<br />
a breve».<br />
- San Giorgio è quasi<br />
un’isola felice nel<br />
Fortore. Perché?<br />
«Abbiamo una condizione di<br />
grande vantaggio. È vero che<br />
negli anni abbiamo perso la metà<br />
degli abitanti e che dobbiamo<br />
gestire un territorio vastissimo<br />
di quasi 65 chilometri quadrati<br />
ma viviamo di zootecnia e molti<br />
giovani sono rimasti qui a condurre<br />
le aziende dei genitori».<br />
- Quindi, San Giorgio<br />
resiste?<br />
«Sì, ma fino a quando? Per combattere<br />
seriamente lo spopolamento<br />
dobbiamo fare fronte comune<br />
con le istituzioni e tra i<br />
Comuni, altrimenti siamo destinati<br />
a finire. Basta pensare ai finanziamenti<br />
per il proprio orticessario<br />
fare rete tra tutte le istituzioni.<br />
Nessuno si salva da solo».<br />
- Eppure ci sono ancora<br />
tante emergenze da affrontare.<br />
Quali sono le<br />
più gravi?<br />
«Sul fronte dei servizi abbiamo<br />
enormi difficoltà. Ma se ci mancano<br />
persino le strade, la gente<br />
non riesce neppure ad arrivare<br />
nei nostri paesi».<br />
- Ma il rapporto con gli<br />
altri enti come va?<br />
«Sono stato eletto da 4 anni e in<br />
questo periodo ho dovuto constatare<br />
la mancanza di collegamento<br />
con le istituzioni, con tutte<br />
dalla Comunità Montana alla<br />
Provincia fino alla Regione. Abbiamo<br />
cercato di dialogare sui<br />
progetti di sviluppo e ora stiamo<br />
iniziando a raccogliere i risultati.<br />
Ma il governatore De<br />
Luca deve aiutarci».<br />
- San Giorgio ha da tempo<br />
scommesso sull’eolico,<br />
le fonti energetiche<br />
alternative possono dare<br />
una svolta?<br />
«Sicuramente sì. Anche da parte<br />
della Regione c’è stata<br />
un’apertura che, nel rispetto dell’ambiente,<br />
può consentirci di<br />
creare lavoro per i giovani. È almeno<br />
una speranza per fare in<br />
modo che tanti ragazzi non siamo<br />
costretti ad andare via. E sono<br />
convinto che l’eolico si può<br />
sfruttare meglio perché rappresenta<br />
una risorsa cruciale per il<br />
territorio».<br />
- Ma qual è la sfida dei<br />
piccoli comuni delle aree<br />
interne della Campania?<br />
«Purtroppo, il vero problema resta<br />
lo spopolamento. Il saldo tra<br />
nati e morti è sempre negativo,<br />
i giovani se ne vanno a Perugia<br />
o a Parma all’Università e restano<br />
lì perché qui manca tutto.<br />
Per il futuro serve una svolta.<br />
Vera».
San Giorgio<br />
La Molara
San Giorgio<br />
La Molara
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
A CURA DI<br />
martedì 3 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
REINO<br />
_<br />
Gennaro D’Antonoli e Giuseppe Martino, impiegati presso l’ufficio<br />
Anagrafe di Reino<br />
Due bambini in un anno<br />
Le radici sono all’estero<br />
I registri dell’anagrafe contano 570 votanti dall’Argentina<br />
Lì le nascite sono state 22 nel 2020. L’Elementare è vuota<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
_<br />
Carmine Verzino, 91 anni<br />
Carmine Verzino ha<br />
91 anni e una certezza:<br />
se non avessero<br />
iniziato a fare brutte<br />
cose con la coltivazione<br />
del tabacco adesso ci sarebbe<br />
ancora molto lavoro per<br />
tutti. La sua è la prima casa che<br />
incontri salendo su Reino. Lì ci<br />
vive con la moglie e lì ha cresciuto<br />
Maria, insegnante a Pesco<br />
Sannita, e Ignazio, geometra.<br />
Carmine è la memoria storica del<br />
paese: lui può raccontare vita,<br />
morte, miracoli e piccoli peccati<br />
di tanti. Ogni mattina, quando<br />
il tempo lo permette, si concede<br />
una passeggiata. In questi giorni<br />
si allunga fino al cantiere del torrente<br />
Reinino. Si affaccia dal<br />
ponte e guarda come stanno alzando<br />
il greto del fiume e mettendo<br />
in sicurezza le sponde.<br />
«Lo dovevano fare dall’alluvione,<br />
ma solo adesso sono partiti.<br />
Cosa vuole che le dica? Meglio<br />
tardi che mai».<br />
Le nuove nascite<br />
sono all’osso<br />
Gli uffici dell’anagrafe sono nelle<br />
mani di Gennaro D’Antonoli<br />
e Giuseppe Martino, che non<br />
si rassegna alla pensione e viene<br />
volentieri a dare una mano in Comune.<br />
Gennaro D’Antonoli discende<br />
da una famiglia storica,<br />
la prima che mise mano alle terre<br />
ai piedi del Castello. È lui a tenere<br />
conto delle nuove nascite:<br />
«Beh, quest’anno è andata davvero<br />
male, solo due nuovi bambini.<br />
Il registro è praticamente<br />
vuoto. Ora annotavo un certificato<br />
di matrimonio, ma viene<br />
dall’estero la richiesta, dall’Argentina.<br />
Negli anni scorsi le nuove<br />
nascite, una media sicura degli<br />
ultimi dieci anni, non hanno<br />
superato le 12, 14 al massimo.<br />
Ora siamo davvero all’osso. La<br />
scuola elementare è aperta ma è<br />
quasi vuota con il personale ridotto<br />
al minimo. Tra poco bisognerà<br />
vedere come organizzarsi».<br />
L’Argentina, spiegava prima<br />
Gennaro. I numeri dei reinesi andati<br />
all’estero è tenuto sotto mano<br />
dal collega Giuseppe Martino:<br />
«Quelli con il diritto di voto,<br />
iscritti nell’apposito registro, sono<br />
570, di cui 308 uomini e 262<br />
donne. Quasi tutti vivono in un<br />
centro molto vicino a Buenos Aires».<br />
Quella dello spopolamento è una<br />
faccenda seria se non vengono<br />
apportati i correttivi necessari.<br />
Reino potrebbe diventare l’ennesimo<br />
paese fantasma delle zone<br />
interne nel giro di pochi anni.<br />
L’arma per sconfiggere la fuga è<br />
l’economia, la creazione di nuove<br />
condizioni per posti di lavoro.<br />
Qui l’unica vera azienda<br />
esporta sottolii in tutto il mondo:<br />
LA SINGOLARE CONVIVENZA NELLA PIAZZA DEL PAESE<br />
è la Reinese, conosciutissima ed<br />
apprezzatissima. Ha sessanta dipendenti<br />
e sfrutta tutto il potenziale<br />
della genuinità dei prodotti<br />
locali. La vera arma vincente<br />
sarebbe un ritorno massiccio all’agricoltuta,<br />
ma la Regione dovrebbe<br />
mettere mano alle infrastrutture<br />
e definire i servizi. Niente<br />
s’inventa senza politici che<br />
guardino lontano. E niente sarà<br />
veramente possibile se i servizi<br />
per i paesi a rischio spopolamento<br />
non diventano per legge<br />
una necessità e non un costo.<br />
Chi si intesta la difesa e la divulgazione<br />
della tradizione è il consigliere<br />
Giovanni Di Nunzio. Ha<br />
la delega all’Ambiente e alla Cultura.<br />
Va in giro con gli abiti tradizionali<br />
della domenica dei reinesi:<br />
vere e proprie opere d’arte<br />
che vengono custodite gelosamente<br />
da ogni famiglia in paese.<br />
Giovanni Di Nunzio (in foto nella<br />
pagina accanto, vicino al sindaco)<br />
è l’ombra del sindaco, lo<br />
segue ovunque. Anche nel loro<br />
ultimo viaggio in Argentina, per<br />
portare la tradizione ai compaesani<br />
emigrati. Ma il loro gruppo<br />
folcloristico, finché si poteva, ha<br />
preso parte a manifestazioni culturali<br />
ed è richiesto in molte parti<br />
del mondo.<br />
*La prima puntata<br />
del Viaggio nel Fortore,<br />
su San Giorgio La Molara,<br />
è stata pubblicata martedì 2 ottobre.<br />
Maik e Luisa: due bar, tre metri, due generazioni<br />
Confesercenti:<br />
«Rispettate sempre<br />
tutte le misure<br />
In uno si concentra tutta la movida: una ventina di ragazzi. Nell’altro, i più anziani e le carte<br />
chiusura colpo fatale»<br />
Maman Luisa c’era da<br />
prima. Ha tracciato<br />
il solco per molto<br />
tempo. Poi è venuto lui, Angelo<br />
Calzone, che ha aperto il<br />
“Maik bar” con questo richiamo<br />
agli inglesismi d’importazione<br />
dall’immigrazione<br />
degli anni Sessanta. “Mayk” e<br />
non Mike, senza alcun necessità<br />
di recupero o tentennamento<br />
sulla forzatura sintattica:<br />
sta lì, nella piazza principale,<br />
a tre metri da “Maman<br />
Luisa”, non di più.<br />
Concorrenza? Macché. In<br />
quesi tre metri c’è tutta la distanza<br />
di come si possono intendere<br />
le necessità a seconda<br />
delle generazioni. Se vuoi la<br />
calma, la discussione davanti<br />
la birretta e ami le partite a<br />
carte, devi andare a trovare<br />
pane per i tuoi denti da “Maman<br />
Luisa”. In quel bar girano<br />
le fuoriserie del tressette e<br />
delle carte da ramino. O sei<br />
bravo o non ti siedi. Per questo<br />
“Maman” è out per i ragazzi.<br />
Da sempre è frequantata dai<br />
più anziani, anche adesso che<br />
a prenderne le redini della gestione<br />
è stata la figlia di Luisa,<br />
Giuseppina Rossi, per tutti Pina.<br />
Lei ha mantenuto la barra<br />
dritta sulla tradizione, l’accoglienza<br />
non svogliata ma tra<br />
persone che hanno l’abitudine<br />
di guardarsi in faccia e non<br />
dirsi cose superflue.<br />
Da Maik, al contrario, lo struscio<br />
dei ragazzi è quasi un rituale<br />
irrinunciabile la sera, soprattuto<br />
nei fine settimana.<br />
Covid e ordinanze permettendo,<br />
ovviamente. Non si sa come<br />
e perché si sia creata questa<br />
separazione, giovani da<br />
una parte e anziani dall’altra,<br />
ma è così. Ma Maik ha il suo<br />
segreto: vende tabacchi e accetta<br />
le scommesse della Sisal.<br />
Non è poco. In quei tre metri<br />
costituiti da una stradina che<br />
porta al paese alto c’è tutta la<br />
distanza tra le diverse generazioni,<br />
ma anche la necessità di<br />
doversi ritagliare uno spazio<br />
proprio tra i pochi disponibili<br />
a Reino.<br />
Appena più in basso c’è la terrazza<br />
panoramica intitolata al<br />
valoroso soldato reinese Domenico<br />
Tozzi, medaglia di<br />
Bronzo al valor militare nel<br />
perché, si legge nell’epigrafe,<br />
“Portava ordini di una batteria,<br />
si distingueva per coraggio e alto<br />
sentimento del dovere, attraversando<br />
più volte un terreno<br />
scoperto e camminamenti battuti<br />
dal fuoco nemico, noncurante<br />
del pericolo, pur di adempiere<br />
alle proprie mansioni”.<br />
(Castagnevizza, 13 Maggio<br />
1917).
martedì 3 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
A CURA DI<br />
15<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
_<br />
Il registro delle nascite dell’Anagrafe di Reino: quest’anno soltanto due, un record negativo<br />
Storia segreta di come è nato il paese<br />
Quella notte d’amore<br />
e il regalo del cavallo<br />
Il marchese di San Marco dei Cavoti<br />
regalava terre alla giovane regina D’Angiò<br />
Lei si concedeva<br />
spesso, ma amava<br />
molto cambiare.<br />
Spregiudicata, giovane<br />
e a suo modo<br />
attreante, la futura Regina di<br />
Napoli Giovanna D’Angiò,<br />
oscura protagonista della piazza<br />
dellla vergona a Palermo,<br />
era il “piccio” del Marchese di<br />
San Marco dei Cavoti. Pur di<br />
avere con lei una notte d’amore,<br />
il nobile le promise tante<br />
terre quante ne avrebbe potuto<br />
percorrere un cavallo prima di schiantarsi. Fu così che Giovanna<br />
D’Angiò, mentre si concedeva al Marchese, lanciò in<br />
cavalcata il suo miglior stallone a tagliare il Fortore, finché<br />
l’animale non si schiantò, vinto dalla stanchezza, nei pressi<br />
del fiume Reino. Da allora, dopo quella notte, quella striscia<br />
di terra conquistata con l’amore notturno, divenne dei D’Angiò.<br />
E Reino, le sue case, tutta l’isola amministrativa che si ritrova,<br />
è incuneata tra diversi paesi che a volta ne interrompono<br />
la continuita con le proprie contrade. Vox populi.<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Reino è l’isola felice delle<br />
zone interne, il paese del<br />
“buon vivere”: 1.152 abitanti,<br />
un’azienda di trasformazione<br />
di prodotti agricoli, posti di lavoro<br />
nell’eolico, ritmi di vita lenti<br />
e inquinamento zero. «Ora la<br />
nostra sfida è far ritornare i giovani<br />
che hanno studiato fuori per<br />
scommettere sulle nuove tecnologie<br />
in agricoltura», dice lo “storico”<br />
sindaco Antonio Calzone,<br />
che ha iniziato a guidare la sua comunità<br />
28 anni fa e che è stato riconfermato<br />
solo un mese fa con<br />
una valanga di voti, il 98 per cento<br />
dei consensi. Un plebiscito.<br />
«Per me - racconta il primo cittadino<br />
- è un onore ma anche una<br />
grande responsabilità. Per giunta<br />
essere riconfermato al quinto<br />
mandato senza la presenza di una<br />
lista avversaria penso che sia stata<br />
un’attribuzione di fiducia che<br />
mi riempie di gioia. Spero di non<br />
deludere i cittadini».<br />
Intanto, sindaco, come state vivendo<br />
questa emergenza Covid-19?<br />
Anche lei ha dovuto<br />
combattere contro il virus.<br />
«È un momento triste, siamo costretti<br />
a cambiare il nostro modo<br />
di vivere. Ma noi, rispetto alle città,<br />
siamo più liberi per i spazi che<br />
abbiamo a disposizione. Dobbiamo<br />
essere attenti. A me è andata<br />
bene, me la sono cavata con<br />
20 giorni di isolamento. Ma è stata<br />
dura».<br />
In questa fase così difficile, un<br />
piccolo paese come Reino come<br />
guarda al futuro?<br />
«Guardi, durante il lockdown in<br />
molti sono ritornati qui e hanno<br />
riscoperto la bellezza di vivere in<br />
una piccola realtà, rivalutando<br />
rapporti umani e un contatto con<br />
la natura che forse avevano dimenticato.<br />
Persino mio figlio, che<br />
vive a Milano, è tornato e mi ha<br />
detto: il nostro paese è davvero<br />
bello. Prima non aveva questa<br />
opinione...».<br />
Già, ma la vostra comunità ora<br />
come guarda al futuro?<br />
«Sono fortemente convinto che ci<br />
L’INTERVISTA. Antonio Calzone, riconfermato con il 98% dei voti<br />
«Qui si vive bene,<br />
i giovani torneranno»<br />
«Troppi ritardi su infrastrutture e servizi,<br />
ma l’agricoltura è ancora il nostro futuro»<br />
_<br />
Antonio Calzone intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />
sia la possibilità di far rivivere<br />
queste realtà. La “Fortorina”,<br />
strada a scorrimento veloce, ci<br />
ha tolto dall’isolamento. Ora in<br />
un quarto d’ora siamo a Benevento».<br />
E allora cosa manca?<br />
«Siamo in ritardo sulle autostrade<br />
informatiche. Proprio oggi con<br />
il lavoro a distanza si potrebbero<br />
valorizzare borghi come il nostro.<br />
Ma qui si ritrovano anche i rapporti<br />
umani che nelle grandi città<br />
non esistono. Tra di noi si firmano<br />
patti senza carta bollata,<br />
basta stringersi la mano».<br />
Ma quali errori sono stati commessi?<br />
Perché le zone interne<br />
ancora non vengono valorizzate?<br />
«Scontiamo un gap che arriva da<br />
lontano. Ma il vero errore è stato<br />
non aver scommesso sull’agricoltura,<br />
che è stata vista finora<br />
solo come un settore fatto<br />
di sacrifici».<br />
E allora?<br />
«Le racconto una curiosità.<br />
Quando sono stato a trovare la<br />
comunità sannita in Argentina,<br />
dove ci sono circa mille cittadini<br />
originari di Reino, una cugina<br />
anziana di mia madre mi disse:<br />
“Antò noi siamo stati sfortunati<br />
due volte: quando stavamo a Reino<br />
non avevamo di che mangiare,<br />
oggi siamo qui in Argentina e<br />
stiamo peggio di voi”. Questo è<br />
molto triste».<br />
Allora ha avuto ragione chi è<br />
rimasto?<br />
«Non voglio dire questo. Ma va<br />
ricordato che a Reino - e ne sono<br />
orgoglioso - c’è una forte scolarizzazione.<br />
Noi siamo tra le comunità<br />
dove ci sono maggiori<br />
laureati, e quasi tutti i giovani sono<br />
diplomati. I nostri nonni hanno<br />
investito molto sulla cultura».<br />
E allora?<br />
«Sono convinto che l’agricoltura<br />
può essere una grande opportunità.<br />
È questa la vera scommessa».<br />
E ai giovani di questo territorio<br />
cosa dice: perché ritornare?<br />
«Il nostro vescovo Zarrillo ci ricorda<br />
che si possono fare grandi<br />
cose anche in piccole realtà. Bisogna<br />
avere la forza e la determinazione,<br />
forse qui è più difficile<br />
ma se c’è questa consapevolezza<br />
si può raggiungere qualsiasi<br />
risultato».<br />
Reino ha ancora un futuro?<br />
«La nostra forza potrà essere rappresentata<br />
dai giovani. L’esperienza<br />
acquisita stando fuori - tra<br />
studio e lavoro - può diventare<br />
una ricchezza per tutta la nostra<br />
comunità».
Reino
Reino
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 10 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
FOIANO<br />
_<br />
Ecco la valle che ti accoglie quando scavalli l’Appennino e vedi<br />
Foiano. A lato uno scenario del territorio<br />
Qui ne nascono solo sei,<br />
il futuro è nei fondi Fesr<br />
I pochi giovani rimasti puntano sull’ammodernamento,<br />
ma la Regione tiene stupidamente ferme le graduatorie<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
_<br />
Daniela Castellucci, ragioniere<br />
capo del Comune e la figlia<br />
Confesercenti:<br />
«Rispettate sempre<br />
tutte le misure<br />
chiusura colpo fatale»<br />
COSA OFFENDE UNA COMUNITÀ<br />
Èlunga arrivare a Foiano di<br />
Valfortore. La chiamano<br />
Statale 369 ma nella sostanza<br />
è una mulattiera. Beh, si<br />
usa quella per attraversare tutto il<br />
paesaggio che dall’entroterra sannita<br />
ti fa sbucare nei primi orizzonti<br />
di Puglia e Molise. Si scavalla<br />
una buona parte dell’Appennino<br />
regalandosi valli, gole,<br />
boschi e luoghi tanto estesi quanto<br />
vuoti. Il paesaggio non è in alcun<br />
modo dominato: non c’è traccia<br />
del lavoro dei forestali della<br />
comunità montana, non un palo,<br />
non una staccionata, neanche un<br />
piccolo contenimento. Fa la natura.<br />
Il guaio della Statale 369 è che<br />
assecondando i fianchi e i rilievi<br />
di colline e montagne, riesce nell’ingrato<br />
compito di trasformare<br />
dieci metri d’aria in un chilometro<br />
di strada, regalandoti un tornante<br />
dopo l’altro.<br />
Le “morracene re preta” qui non<br />
le trovi lungo le strade. I movimenti<br />
del terreno te li buttano giù,<br />
creando problemi su problemi:<br />
hanno risolto lasciando che il fieno<br />
cresca attorno le pietre che,<br />
immancabili sorelle, puntellano<br />
ogni solco tracciato nel terreno.<br />
Pure da queste parti, come a Reino,<br />
fino agli anni ’70 la coltivazione<br />
del tabacco era uno sbocco<br />
sicuro per molte famiglie. Adesso<br />
le centinaia di case coloniche<br />
sparse tutt’intorno il centro abitato<br />
si aggiustano con tutto, arrivando<br />
a produrre una eccellenza<br />
purtroppo poco valorizzata: il pomodorino<br />
di montagna.<br />
Isolata da tutto, praticamente in<br />
Puglia, Foiano avrebbe bisogno<br />
di più attenzione da parte della<br />
Regione, che da anni tiene fermi<br />
i fondi per l’ammodernamento<br />
delle aziende agricole. Uno scandalo<br />
doppio se si pensa che a presentare<br />
le domande sono i pochi<br />
giovani ancora disposti a restare<br />
e scommettere la propria vita sul<br />
territorio e, ancora peggio, se si<br />
pensa che per quattro anni è stato<br />
un consigliere regionale di Benevento,<br />
Erasmo Mortaruolo, a<br />
stare nella Commissione Agricoltura<br />
in qualità di vice presidente.<br />
Così vanno le cose, questa è la<br />
parte migliore del Pd, evidentemente,<br />
che pensa di fare politica<br />
tenendo perennemente appese le<br />
persone all’aspettativa di un diritto.<br />
L’alternativa è lo spopolamento.<br />
Quest’anno, come ci spiega Giovanni<br />
Tutolo, 54 anni, responsabile<br />
dei servizi demografici, foianese<br />
doc, «sono nati soltanto sei<br />
bambini. Lo scorso anno non è<br />
che sia andata meglio». E così va<br />
avanti da anni. L’emigrazione ha<br />
compiuto il balzo più significativo<br />
nell’800, negli States. A Bethlehem<br />
(Pennsylvania), lo Stato<br />
che ha dato la vittoria a Biden, di<br />
foianesi ce ne sono 649, ma sono<br />
di terza generazione.<br />
L’amministrazione di Ruggiero<br />
(l’unica che sta togliendo qualche<br />
pietra del terremoto del ’60),<br />
ha una idea: fare di Foiano un<br />
centro di accoglienza per gli anziani.<br />
C’è tutto per trasformare il<br />
paese in un albergo diffuso. E anche<br />
il bosco del Frosolone, quello<br />
che una volta ti costringeva a<br />
fare testamento prima di attraversarlo,<br />
ora è in parte recuperato.<br />
Grazie a una cooperativa locale,<br />
La Molinara, sono stati realizzati<br />
percorsi strappati metro per<br />
metro al ceduo selvaggio. Ora è<br />
un posto finalmente frequentabile.<br />
Infine i rifiuti. Il ragioniere capo,<br />
Daniela Castellucci, ha una<br />
ottima organizzazione. L’umido<br />
finisce in Molise a 244 euro a tonnellata.<br />
L’indifferenziato a Tufino<br />
a 170 euro a tonnellata. Tutto viene<br />
7 euro a cittadino e la tassa è<br />
una delle più basse in Campania.<br />
Di buono che per come sono pochi<br />
di Covid non se n’è visto.<br />
* La prima puntata<br />
del Viaggio nel Fortore,<br />
su San Giorgio La Molara,<br />
è stata pubblicata<br />
martedì 27 ottobre.<br />
La seconda, su Reino,<br />
martedì 3 novembre.<br />
Il terremoto del ’60: le macerie sono tutte lì<br />
(effe) - Cosa definisce una comunità, la salda,<br />
la rende unica, un corpo che respira, vive? La<br />
gente. Sì, forse. Ma le persone crescono, si muovono,<br />
cambiano. La comunità è sempre la stessa.<br />
Allora, cos’è? Il luogo, le case, le strade.<br />
Queste cartoline dagli anni ’60, frutto di un violento<br />
terremoto verificatosi i primi giorni di<br />
agosto, ma scattate nel 2020, che Giovanni Antonio<br />
(nella foto) ci indica e tiene come compagne<br />
d’una intera vita, cosa sono per una comunità?<br />
Un ricordo, un simbolo, un ammonimento di<br />
fronte al rischio? No, sono una ferita. E le ferite<br />
così non rimarginano più, perché lasciano<br />
le cicatrici nella memoria.<br />
Giovanni Antonio ha giusto sessant’anni, è addetto<br />
al verde presso il Comune: «C’è poco da<br />
dire. La verità è che abbiamo avuto sindaci più<br />
concentrati a distruggere che ricostruire. Non<br />
è un caso che solo adesso, con questo sindaco,<br />
Antonio Ruggiero, qualche pietra stanno iniziando<br />
a toglierla».<br />
Non c’è alcuna motivazione, non se ne possono<br />
trovare, per la presenza di quelle macerie.<br />
Nessuno Stato, nessun vuoto normativo: dopo<br />
60 anni sei stato tu a non volerle togliere, perché<br />
non c’è area di sedime, finanziamento o diritto<br />
a ricostruire che tenga: quelle orrende<br />
quinte andrebbero eliminate, per poter guardare<br />
finalmente avanti.
martedì 10 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
Cosa svelano i registri in restauro<br />
Il primo nato del 1809<br />
e la peste del 1854<br />
Da tre anni Nicola Belletti sta recuperando<br />
il patrimonio storico, pagina dopo pagina<br />
Il primo nato nel 1809?<br />
Pasquale Pellegrino<br />
Silvestro, figlio di Carmine<br />
e di Antonia Giglio.<br />
Registrato il 2 aprile. I morti<br />
della peste nel 1854? 250<br />
persone, un quarto di tutta<br />
la popolazione, praticamente<br />
una strage. Quelli dell’epidemia<br />
del 1888? 193,<br />
pure fu molto brutta. Sono<br />
tre anni che Nicola Belletti<br />
(nella foto), 61enne di Foiano,<br />
archivista capo al Comune, sta recuperando, pagina per<br />
pagina, tutti i registri pubblici della comunità. Ha restaurato<br />
documenti che risalgono all’età napoleonica, quando Foiano<br />
era a tutti gli effetti inserita nel distretto di Foggia. I primi<br />
certificati di morte e l’istituzione delle sepolture fuori le mura,<br />
i censimenti e le proprietà di ogni capofamiglia, che sotto di<br />
sè aveva tutti quelli che manteneva e fintanto non creavano<br />
gruppo familiare a parte. Una attività che accompagnerà<br />
l’esperto per ancora molto tempo, visto il materiale che<br />
dovrà ancora “stirare” e incollare.<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
del primo<br />
Novecento negli Stati<br />
L’emigrazione<br />
Uniti è solo un ricordo,<br />
che ormai resta solo nelle foto in<br />
bianco e nero custodite negli archivi<br />
del Comune. Ora Foiano di<br />
Valfortore, piccolo paese di 1.380<br />
anime nel cuore del <strong>Sannio</strong>, al<br />
confine con la Puglia, guarda al<br />
futuro con nuove speranze grazie<br />
all’occupazione garantita dagli<br />
impianti eolici e alle produzioni<br />
agricole d’eccellenza che<br />
rianimano un’economia rurale in<br />
un territorio incontaminato, caratterizzato<br />
da boschi fittissimi.<br />
Il sindaco è un un biologo 46enne,<br />
Giuseppe Antonio Ruggiero,<br />
innamorato di questa terra di<br />
mezzo che lui vuole far rinascere.<br />
Intanto, i cittadini a settembre<br />
l’hanno riconfermata alla guida<br />
del Comune con un significativo<br />
consenso, come ha vissuto<br />
questo momento?<br />
«La nostra è una squadra ormai<br />
collaudata dal 2006: dopo la<br />
scomparsa del nostro sindaco<br />
avevo già preso le redini del Comune.<br />
In fondo, la nostra è stata<br />
la vittoria della continuità per<br />
quanto fatto negli ultimi 14 anni».<br />
Come sta andando qui con<br />
l’emergenza Covid-19?<br />
«Abbiamo avuto un solo caso, un<br />
infermiere che lavora in una Rsa<br />
di Roseto Valfortore. Ma in paese<br />
tutto tranquillo grazie al comportamento<br />
diligente della popolazione».<br />
Il Fortore secondo lei come può<br />
riscattarsi? Di cosa c’è bisogno?<br />
«C’è la necessità di un asse viario<br />
che attraversi questo territorio.<br />
Per anni si è discusso della<br />
Fortorina, che raggiunge i paesi<br />
dell’area, ma ora bisogna puntare<br />
su un asse che favorisca il<br />
collegamento con il Tavoliere della<br />
Puglia, dove c’è un’economia<br />
simile alla nostra».<br />
Lei ha detto di recente: “L’eolico<br />
è fondamentale per l’area,<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco Antonio Ruggiero parla degli scenari futuri di tutto il Fortore<br />
«Senza royalty dell’eolico<br />
molti i Comuni a picco»<br />
«Grazie alle fonti energetiche alternative<br />
siamo riusciti a fermare la fuga dei giovani»<br />
_<br />
Il sindaco Antonio Ruggiero intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />
ma la Regione smetta di osteggiarlo”.<br />
Perché?<br />
«L’eolico negli ultimi 30 anni ha<br />
rappresentato un settore importantissimo<br />
della Valfortore, basta<br />
guardare i dati. Se pensiamo solo<br />
alle royalty che le società versano<br />
ai Comuni: senza questi introiti<br />
avremmo chiuso già tutti i<br />
Comuni di quest’area. Per giunta<br />
qui lavorano 200 persone, come<br />
una piccola Fiat: senza queste<br />
opportunità avremmo avuto<br />
un’emigrazione anche più forte».<br />
E poi?<br />
«Ci sono dati importanti anche<br />
per i fitti che le aziende agricole<br />
ricevono dalle società dove si installano<br />
questi impianti. È fondamentale<br />
mantenere queste entrate<br />
per la nostra economia».<br />
Ma la Regione come si è mossa?<br />
«Palazzo Santa Lucia negli ultimi<br />
cinque anni ha inteso - in modo<br />
errato - che l’eolico potesse<br />
rappresentare un problema ambientale<br />
e il Fortore ha pagato<br />
una visione minoritaria rispetto<br />
al problema. In Campania zone<br />
come l’Avellinese o il Tammaro<br />
hanno protestato e a Napoli hanno<br />
pensato che l’eolico fosse negativo<br />
per tutti».<br />
Invece, non è così. Giusto?<br />
«Certo che no. Noi abbiamo visto<br />
l’eolico nascere, svilupparsi e<br />
ammodernarsi in maniera positiva.<br />
In altre zone si stanno portando<br />
avanti contestazioni che<br />
noi facemmo 30 anni fa. Credo<br />
che al Governatore sia arrivata<br />
l’idea che l’eolico fosse qualcosa<br />
di negativo. Ma non è così: ora<br />
noi vogliamo solo vincere la sfida<br />
della modernità. Tra 40 anni<br />
queste torri non ci saranno più<br />
perché i sistemi cambiano. E poi<br />
mi lasci dire una cosa: se questa<br />
provincia ha avuto un po’ di visibilità<br />
è stato grazie a un imprenditore<br />
eolico, l’avvocato Oreste<br />
Vigorito, che ha realizzato un sogno<br />
calcistico che ci ha portato<br />
alla ribalta nazionale. Se non ci<br />
fosse stato l’eolico Benevento sarebbe<br />
stata una provincia ancora<br />
sconosciuta».<br />
Ma il Fortore su cosa deve puntare?<br />
«Il nostro primo obiettivo deve<br />
essere l’ammodernamento degli<br />
impianti eolici, poi rilanciare<br />
l’asse viario della Fortorina e<br />
puntare sull’agricoltura di tipo<br />
locale di qualità, penso anche al<br />
grano duro».<br />
Qual è stata l’attenzione del governo<br />
regionale nei vostri confronti?<br />
«Guardi, molti giovani attendono<br />
da 4 anni i fondi per le loro<br />
aziende. Ma a Palazzo Santa Lucia<br />
devono capire che anche in<br />
questo territorio si fa industria.<br />
E lo dimostra l’eolico con marchi<br />
come Ivpc e Erg che hanno<br />
creato un sistema economico industriale<br />
che dà occupazione. Ma<br />
la Regione potrebbe darci una<br />
mano a valorizzare una produzione<br />
come il pomodoro di montagna,<br />
di particolare qualità, che<br />
potrebbe essere una grande risorsa<br />
come lo fu il tabacco negli<br />
anni Settanta».<br />
Lei come guarda al futuro?<br />
«Con grande speranza. Ma bisogna<br />
smetterla di pensare alle zone<br />
interne come aree marginali.<br />
Dobbiamo diventare territorio di<br />
collegamento tra la Puglia e il<br />
Molise, ma è necessario garantire<br />
assi viari che consentano dal<br />
Foggiano di arrivare rapidamente<br />
sulla Telesina e quindi a<br />
Roma. Così il Fortore diventerà<br />
strategico nel Mezzogiorno».
Foiano
Foiano
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 17 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
Zaccaria Spina<br />
impiegato<br />
comunale di 60<br />
anni<br />
GINESTRA<br />
DEGLI SCHIAVONI<br />
Il migliore paesaggio?<br />
Il volto di chi resiste<br />
Anche Rex, il cane dell’impiegato che cura tutto il verde,<br />
si dà da fare: aiuta il padrone con la carriola degli attrezzi<br />
anni<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Avia Creta ci stanno<br />
tre lampioni. Sono<br />
un po’ come le caravelle.<br />
Davanti i<br />
primi due, come la<br />
Nina e la Pinta, si intercettano le<br />
onde del radiogiornale proveniente<br />
dalla sede Rai pugliese.<br />
Davanti al terzo, la Santa Maria,<br />
si prende quello proveniente dalla<br />
Campania. Misteri dell’alta frequenza<br />
quando vivi in zone di<br />
confine estremo.<br />
Sì, Ginestra degli Schiavoni è il<br />
Comune più piccolo dell’intero<br />
<strong>Sannio</strong>. Tutti fanno l’errore di arrivarci<br />
e pretendere di vedere i lillipuziani<br />
o le casette degli hobbit.<br />
La verità è che qui sono molto,<br />
molto più svegli che in altre<br />
parti e fino a ieri, prima del Covid,<br />
a Ginestra facevano riferimento<br />
i turisti non solo del <strong>Sannio</strong>,<br />
ma anche dalla vicinissima<br />
Irpinia e del Foggiano: sagre,<br />
concerti, mercatini di Natale.<br />
Questo pugno di case nella Chiana<br />
Sant’Angelo da sempre ha costituito<br />
una tappa seria della via<br />
Francigena del Sud. Eppure, il vero<br />
paesaggio, la vera ricchezza<br />
che ti colpisce, sono i volti della<br />
gente, di quelli che resistono,<br />
combattono giorno dopo giorno<br />
per non andare via e trovare il<br />
modo di fare qualcosa di buono<br />
senza fare i bagagli. L’entusiasmo<br />
occorre per non farsi schiacciare<br />
dai numeri. Nel 2020 sono nati<br />
due bambini (gemellini), tre lo<br />
scorso anno. Lo spopolamento,<br />
Nel 2020 sono nati<br />
due gemelli.<br />
L’anno precedente<br />
soltanto tre<br />
quando tutto il Comune fa 400 e<br />
poco più abitanti, sarebbe una cosa<br />
seria di cui Stato e Regione dovrebbero<br />
occuparsi. Ma qui,<br />
quando si tratta di campagna elettorale,<br />
nessun partito viene a dire<br />
una parola. Non è che uno ha<br />
qualcosa contro: ma in cinque anni<br />
il consigliere regionale Erasmo<br />
Mortaruolo non si è mai visto. Poi<br />
vengono ripagati: pensate che qui<br />
alle Regionali lui, il suo Pd, ha<br />
preso un solo voto. Lo stesso dicasi<br />
per Mastella. Eppure di fondi<br />
specifici per i piccoli Comuni<br />
e di risorse per lo sviluppo delle<br />
aree più depresse e abbandonate<br />
del Paese, la Regione ne restituisce<br />
non spesi fino al 60 per cento:<br />
miliardi che qui potrebbero fare<br />
la differenza. Si ragiona a collegi<br />
e a voti possibili, mentre la<br />
Nessun consigliere<br />
regionale si è mai visto:<br />
il Pd ricambiato con un<br />
voto, come Mastella<br />
politica dovrebbe essere un’altra<br />
cosa.<br />
Tre amici seduti su una panchina<br />
a suo modo storica: è la stessa che<br />
ritrae i loro genitori quand’erano<br />
ragazzini. Cambia il modo di passare<br />
il tempo. Ora c’è l’approccio<br />
nervoso e ossessivo con i videogiochi<br />
sullo smartphone, pri-<br />
ma, magari, si parlava un po’ di<br />
più e con più attenzione.<br />
«Noi stiamo qui e aspettiamo,<br />
tanto lo sappiamo che questo paese<br />
è destinato a scomparire dalle<br />
carte geografiche, manca solo<br />
qualche anno, non di più», dice<br />
rassegnato Fabio Barile.<br />
«Che facciamo tutto il tempo?<br />
Noi proviamo ogni giorno a inventrarci<br />
qualcosa. Qui non ti regala<br />
niente nessuno e lo Stato non<br />
esiste», gli fa da eco Pasquale<br />
Colabelli.<br />
E quando facciamo per chiedere<br />
della scuola elementare si avvicina<br />
una ragazzina: «Quest’anno<br />
siamo in cinque». Ma anche la<br />
scuola qui ha saputo farsi rispettare.<br />
Lo scorso anno, la Media ha<br />
partecipato al concorso nazionale<br />
“Una fiaba per la montagna”,<br />
vincendo, nella sezione giovanile,<br />
il premio Parco Nazionale<br />
Gran Paradiso ed il Premio Città<br />
di Rivarolo Canavese grazie all’opera<br />
“Antonio e il torrente<br />
magico”, poi diventata anche un<br />
cartone animato.<br />
Il Covid, il distanziamento, addirittura<br />
la zona rossa, qui non ha<br />
alcun senso. Ci sono soltanto due<br />
bar (Babbuccio e Il Quadrifoglio)<br />
e ognuno distribuisce una<br />
decina di caffé al giorno e qualche<br />
manciata di birre. Immaginare a<br />
Ginestra l’asporto o il delivery è<br />
una presa per i fondelli, bella e<br />
buona. Come lo è l’equiparazione<br />
burocratica tra una attività in<br />
questo piccolissimo centro e una<br />
che apre in una grande città. Ci<br />
vogliono gli stessi documenti e,<br />
soprattutto, si devono pagare le<br />
stesse tasse. Per questo l’amministrazione<br />
fa di tutto per tenerle<br />
giù, con aliquote al minimo. Ma<br />
la lotta è impari se non si mette<br />
mano alle normative, semplificando<br />
fin dove si può.<br />
Ginestra è un piccolo gioiello. Al<br />
verde pubblico pensano Pasquale<br />
D’Agostino e il suo affezionatissimo<br />
Rex, un pastore tedesco<br />
di tre anni che lo aiuta a<br />
salire e scendere gli attrezzi da<br />
lavoro.<br />
Il museo dell’Energia, dove lavorano<br />
come servizio civile<br />
Efrem, Marialucia e Annamaria,<br />
richiamava scolaresche da tutta<br />
la Campania: due ore di apprendimento<br />
pratico di cosa significhino<br />
vento, acqua e sole per il<br />
fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico.<br />
Il vero gioiello è il centro sportivo<br />
realizzato a monte della villa<br />
comunale: un intero edificio,<br />
completamente arredato, capace<br />
di ospitare squadre di calcio per il<br />
ritiro. Magari, in questo periodo<br />
potrebbe diventare uno splendido<br />
Covid Hotel.<br />
GLI APPASSIONATI STUDI DI UN PROFESSORE CHE AMA PUBBLICARE LIBRI<br />
Luogo natìo di Ponzio Pilato: storia o leggenda?<br />
Confesercenti:<br />
«Rispettate sempre<br />
Sembra tutte suggerita le misure da una rilettura romantica de “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov<br />
chiusura colpo fatale»<br />
(effe) - Più che un approccio<br />
storico rigoroso, sembra una<br />
rilettura abbastanza fantasiosa<br />
del romanzo<br />
“Il Maestro e<br />
Margherita”<br />
dello scrittore<br />
russo Michail<br />
Bulgakov. Per il<br />
resto, la possibilità<br />
che Ponzio<br />
Pilato, governatore<br />
della<br />
Giudea ai tempi<br />
di Gesù Cristo,<br />
sia nato a Ginestra degli<br />
Schiavoni si rintraccia soltanto<br />
negli scritti di uno studioso<br />
locale, che a più riprese ha dato<br />
alle stampe pubblicazioni in<br />
tal senso. Che Ginestra degli<br />
Schiavoni abbia radici antiche<br />
è dimostrato dal fatto che essendo<br />
attraversata dalla via<br />
Traiana era uno dei punti di<br />
Assurdo che un bar<br />
che stacca dieci<br />
scontrini debba pagare<br />
tasse come uno in città<br />
_<br />
Luciano Disconzi (nel riquadro) e una veduta di Ginestra<br />
collegamento tra Benevento e<br />
Brindisi. Anche la via Francigena<br />
la lambisce a Sud. Certo<br />
e documentato è che gli avi di<br />
Pilato, la famiglia Vestina dei<br />
Ponzi, erano condottieri dell’esercito<br />
sannita. E proprio<br />
basandosi su questo, utilizzando<br />
la circostanza che la Chiana<br />
Sant’Angelo fosse stata per<br />
lungo tempo appannaggio dei<br />
Ponzi, il professor Luciano Disconzi<br />
ha lanciato la sua personalissima<br />
interpretazione.<br />
Che nessuno, a Ginestra, si sogna<br />
di smentire perché a modo<br />
suo questa leggenda fa molto<br />
snob nella narrazione delle radici<br />
di questo centro.<br />
Poi le fonti si diversificano e di<br />
luoghi dove si sostiene che sia<br />
nato Pilato sono almeno tre o<br />
quattro tra Abruzzo, Molise e<br />
Campania. Noi facciamo il tifo<br />
per Ginestra, ovvio.
martedì 17 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
Margherita<br />
Marchese, 29<br />
anni<br />
Fabio Barile,<br />
42 anni<br />
Pasquale<br />
Colabelli, 39<br />
anni<br />
Il titolare del bar<br />
Quadrifoglio<br />
Maria Lucia, 25<br />
anni<br />
Efrem, 20<br />
anni<br />
Annamaria,<br />
28 anni<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
L’INTERVISTA Zaccaria Spina, sindaco dei record, in amministrazione da 35 anni<br />
«Solo grazie all’eolico<br />
riusciamo a reggere»<br />
«Il tempo è scaduto, servono subito interventi seri<br />
per questi territori. L’emergenza Covid? Un’opportunità»<br />
_<br />
Zaccaria Spina intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />
Zaccaria Spina è un<br />
amministratore di lungo<br />
corso. Già 35 anni<br />
fa era consigliere comunale<br />
del più piccolo<br />
paese del <strong>Sannio</strong>. E ha iniziato<br />
a guidare dal 1994, da sindaco,<br />
la minuscola comunità di Ginestra<br />
degli Schiavoni, 439 abitanti<br />
e un antenato illustre come<br />
Ponzio Pilato. Ma col passare degli<br />
anni difendere questo spicchio<br />
sannita al confine con la Puglia è<br />
diventato sempre più difficile.<br />
Perché sindaco?<br />
«Semplice: abbiamo gli stessi obblighi<br />
e incombenze delle grandi<br />
città ma senza averne le strutture.<br />
E noi amministratori dobbiamo<br />
a volte sostituirci ai dipendenti<br />
e diventiamo anche lo sfogatoio<br />
delle esigenze dei cittadini.<br />
È un ruolo impegnativo che<br />
va fatto con passione altrimenti<br />
non si riesce a svolgere».<br />
Siamo nel cuore del Fortore, a<br />
suo giudizio come va riaperta<br />
la vertenza delle aree interne?<br />
«Intanto va riaperta subito altrimenti<br />
non avrà più senso parlarne<br />
perché potremmo assistere alla<br />
cessazione della materia del<br />
contendere. Di questo passo rischia<br />
di venire meno quel poco<br />
di vitalità che ormai è rimasta in<br />
queste zone».<br />
Quindi, cosa propone?<br />
«Gli amministratori locali non<br />
possono essere lasciati soli. Devo<br />
riscontrare che fino a oggi la<br />
vertenza delle aree interne è stata<br />
utilizzata, piuttosto che affrontata<br />
e risolta. Slogan e proclami<br />
ma nessun atto concreto<br />
che avesse effetti diretti su abitanti<br />
e amministratori locali».<br />
Ma voi amministratori che difficoltà<br />
avete incontrato?<br />
«Per quanto ci riguarda ci siamo<br />
distinti per aver messo in campo<br />
idee e grandi proposte che poi,<br />
però, si sono fermate sui tavoli<br />
più alti. In fondo non c’è stata<br />
mai un’interazione seria per attivare<br />
meccanismi effettivi e concreti<br />
con riflessi importanti sulla<br />
vita dei cittadini».<br />
Ma una realtà come Ginestra<br />
degli Schiavoni di cosa ha bisogno?<br />
«Intanto c’è la necessità di facilitare<br />
la vita di chi abita in questi<br />
territori. Poi bisogna favorire<br />
le condizioni per il ritorno della<br />
gente che è andata via ed evitare<br />
una nuova emigrazione. Ma ci<br />
vogliono norme diverse per i piccoli<br />
Comuni, non è possibile che<br />
un bar di un paesino come il nostro<br />
debba sottostare alle stesse<br />
incombenze e prescrizioni di chi<br />
apre un’attività in una città metropolitana».<br />
E allora, a cosa ha pensato?<br />
«Si deve puntare sulla semplificazione.<br />
Guardi ritengo che debba<br />
bastare un permesso del sindaco<br />
per avviare un’attività commerciale.<br />
Non possiamo pretendere<br />
condizioni capestro da chi<br />
fa dieci caffè o che vende 4 oggetti<br />
in un giorno. Altrimenti di<br />
questo passo scoraggiamo chiunque<br />
ad avviare una nuova attività.<br />
E, anzi, spingiamo quei pochi<br />
che resistono a chiudere».<br />
La scommessa sull’eolico per<br />
voi che cosa ha rappresentato?<br />
«Intanto ci permette di essere in<br />
vita e di stare aperti ma anche di<br />
realizzare dei progetti. Se pensavamo<br />
di reggere sugli incassi dei<br />
tributi dei cittadini, le cifre sono<br />
ridicole. Per non parlare dei trasferimenti<br />
dello Stato. Adesso anche<br />
l’Imu sui tralicci eolici viene<br />
pagata dalle aziende allo Stato e<br />
a noi resta solo una piccola parte.<br />
Ma grazie alle entrate dell’eolico<br />
non solo teniamo aperta<br />
una struttura comunale a disposizione<br />
dei cittadini, ma possiamo<br />
mantenere le tasse al minimo<br />
e realizziamo interventi seri e importanti<br />
sul territorio».<br />
Con la realizzazione del museo<br />
delle energie alternative che<br />
messaggio avete voluto lanciare?<br />
«Quando nacque nel 2009 era<br />
una iniziativa unica non solo a livello<br />
regionale. Ma la nostra idea<br />
era anche più ambiziosa, avremmo<br />
voluto realizzare un parco tecnologico<br />
per dimostrare agli studenti<br />
lo stretto rapporto tra natura<br />
e tecnologia. Ma i fondi non<br />
sono mai arrivati. Il museo, comunque,<br />
consente ai ragazzi di<br />
capire l’importanza dell’energia<br />
pulita per il nostro pianeta».<br />
Nel rapporto con la Regione cosa<br />
deve cambiare? E da De Luca<br />
cosa si aspetta?<br />
«Di sicuro deve esserci una inversione<br />
di tendenza. Non c’è più<br />
tempo da aspettare. Il Covid poteva<br />
essere una opportunità per<br />
i paesi dove c’è una densità abitativa<br />
più bassa. Si potevano riaprire<br />
le scuole investendo e dando<br />
vita a queste realtà limitando<br />
la mobilità e evitando la didattica<br />
a distanza a cui oggi siamo<br />
obbligati. Ma il Covid sta facendo<br />
riscoprire il turismo lento in<br />
luoghi non affollati come può essere<br />
il Fortore. Ma mi lasci dire<br />
che per ora è un’opportunità che<br />
non si sta raccogliendo».
Ginestra<br />
degli Schiavoni
Ginestra<br />
degli Schiavoni
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 24 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
PIETRELCINA<br />
_<br />
In alto e a lato due immagini della casa di Padre Pio<br />
Sarà porta d’Europa<br />
per il nuovo Rinascimento<br />
Opere di artisti di fama internazionale installate in Centro<br />
la trasformeranno in un museo all’aperto: case ai filmaker<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Pietrelcina gioca da sola<br />
una partita che la maggior<br />
parte dei comuni<br />
della zona dell’osso<br />
stanno combattendo e<br />
perdendo. E se si pensa che tutto<br />
è partito da una stanzetta disadorna,<br />
povera fino all’essenziale,<br />
si ha subito la percezione del miracolo<br />
compiuto da padre Pio: trasformare<br />
tutti i suoi sacrifici in<br />
benessere per le generazioni future.<br />
Pietrelcina è linda e pinta.<br />
Le strade del centro sono fatte di<br />
costosa pietra e anche le case non<br />
mostrano alcun segno di cedimento.<br />
Ha tremila abitanti ma ci<br />
sono due banche e una gioielleria.<br />
Lungo la strada che porta a<br />
Piana Romana e prima di entrare<br />
in paese spuntano ville milionarie<br />
con piscine. Gli agriturismi sono<br />
a cinque stelle e sono macchine<br />
che non si fermano mai: producono<br />
soldi su soldi.<br />
Eppure, fermare tutto questo è<br />
stato semplice. Qui più che in altre<br />
parti c’è il senso compiuto del<br />
dover dare l’esempio. I frati hanno<br />
messo lucchetti ovunque.<br />
Chiusa la casa di Padre Pio a Piana<br />
Romana, sbarrata la cappella<br />
dove si è ritirato in preghiera Papa<br />
Francesco: lì c’è l’olmo dove<br />
il Santo ha ricevuto le stimmate.<br />
E il Comune ha serrato il Museo<br />
e reso non accessibili le case in<br />
centro (mamma e fratello di Padre<br />
Pio): non si possono accogliere<br />
pellegrini o visitatori se tutti<br />
gli altri attorno a te soffrono la<br />
chiusura.<br />
Nel frattempo, raccogliendo l’appello<br />
dell’arcivescovo Felice Accrocca,<br />
Pietrelcina si è messa al<br />
centro di una filiera che potrebbe<br />
trasformarla nella capitale di<br />
un nuovo Rinascimento e mentre<br />
tutti gli altri pensano alle strade<br />
e ai servizi, qui si progetta Art<br />
Soul. Cos’è? Si parte dalla spiritualità,<br />
si usa l’Arte e si occupano<br />
spazi pubblici e tutto questo<br />
per trattenere i giovani e non perdere<br />
il proprio futuro. Il progetto<br />
è semplice ma potente: una speciale<br />
commissione, di altissimo<br />
profilo, ogni anno sceglierà un artista<br />
di fama internazionale al<br />
quale verrà chiesto di realizzare<br />
un’opera da portare a Pietrelcina,<br />
trasformando tutto il paese in un<br />
museo a cielo aperto. Sono già<br />
pronti. Presieduta da Vincenzo<br />
Trione, professore ordinario di<br />
Arte e media all’Università Iulm<br />
di Milano, la Commissione è<br />
composta dai maggiori critici<br />
d’arte italiani: Gianfranco Maraniello,<br />
ex direttore del Mart; Mar-<br />
gherita Guccione, direttore generale<br />
per la creatività del Mibact;<br />
Laura Valente, presidente del museo<br />
Madre di Napoli; Massimo<br />
Donà, professore ordinario di Filosofia<br />
Teoretica all’università<br />
San Raffaele di Milano; Gianluca<br />
Peluffo, architetto fondatore<br />
dello Studio Peluffo & Partners<br />
ricercatore all’università Kore di<br />
Enna; e Anna Luigi De Simone,<br />
professore associato di Cinema,<br />
fotografia e televisione all’università<br />
Iulm di Milano, segretario<br />
della Commissione.<br />
Non è tutto. A partire dal prossimo<br />
anno, le case del borgo antico<br />
saranno trasformate in residenze<br />
per artisti, pronte ad ospitare<br />
videomaker e creatori digitali<br />
che così saranno incentivati a<br />
realizzare contenuti per far conoscere<br />
l’iniziativa. Opere d’arte,<br />
divulgatori e un tema importante,<br />
“I migranti”, così da legare<br />
idealmente questa zona interna a<br />
Lampedusa, proponendo Pietrelcina<br />
come porta culturale d’Europa.<br />
La posa della prima opera<br />
è prevista per il Natale del 2021.<br />
Diventata un caso nazionale dopo che se ne è occupato il Corriere della Sera, è ancora irrisolta<br />
Il pasticciaccio brutto della casa albergo<br />
La parabola dell’albergo dei<br />
pellegrini rappresenta il lato<br />
oscuro di Pietrelcina. Svolge<br />
una funzione mistica e un richiamo<br />
all’eterna e incompiuta<br />
lotta tra il bene e il male. Come una testimonianza<br />
che anticipa territori tanto<br />
sacri quanto benedetti, l’enorme stabile<br />
in via Guardiola è l’esempio compiuto delle<br />
buone intenzioni di cui sono lastricate le<br />
strade dell’inferno. Del resto, se è vero che<br />
ovunque ci sia Satana c’è anche Dio, l’affermazione<br />
sarà buona per il contrario. Il<br />
sogno di una grandeur che avrebbe potuto<br />
portare Pietrelcina a competere con San<br />
Giovanni Rotondo, ampliandosi di strutture<br />
ricettive per sostenere il flusso di pellegrini in visita ai luoghi<br />
dove è vissuto padre Pio, precede la proclamazione della sua<br />
Santità, il 16 giugno del 2000. La struttura si deve calcolare in<br />
lire: sette miliardi di investimento per la sua realizzazione. L’albergo<br />
è stato realizzato, completo di tutto. Una struttura enorme:<br />
superficie complessiva dell’area 16.089 metri quadri, di cui<br />
5mila costituiti da un immobile di tre piani e quattro corpi di fabbrica.<br />
Il problema è che dopo avrebbe dovuto funzionare, essere<br />
gestito. E qui s’inceppa tutto. Il primo vero sgambetto lo ha<br />
messo la Regione, che prima ha offerto i fondi a copertura per<br />
la gestione in gara di appalto e poi li ha ritirati, lasciando il Comune<br />
con il bene assegnato ma senza soldi. Anni e anni di polemiche<br />
e contenzioso. Che terminano quando la Regione ammettere<br />
l’errore e impone all’Asl di Benevento l’acquisizione<br />
per farne una casa di riposo e un Hospice: il bene passa dal Comune<br />
all’Azienda sanitaria per 2,5 milioni di euro. Era il 2005<br />
e già all’epoca sembrò una vera forzatura. Visto che i fondi erano<br />
pubblici e non privati, della pratica<br />
realizzazione del progetto se ne sono infischiati<br />
in molti. Il risultato è che nel giro<br />
di pochi anni tutto quello che era all’interno<br />
dell’oramai ex albergo dei pellegrini<br />
è stato rubato. Tutto. Non solo.<br />
Nel frattempo Padre Pio è diventato Santo<br />
e Pietrelcina è arrivata a ospitare fino<br />
a 5 milioni di pellegrini ogni anno. La<br />
beffa, lo zampino del diavolo, è che chi<br />
ha immaginato la realizzazione della casa<br />
albergo dei pellegrini l’ha fatto piazzandola<br />
in una posizione strategica: contrada<br />
Guardiola è un passaggio obbligato<br />
per chi va in visita a Piana Romana,<br />
dove il Santo ha abitato e dove ha ricevuto<br />
le stimmate. Passa che ti ripassa, tra i 5 milioni di visitatori<br />
c’è stato sempre qualcuno che si è chiesto cosa fosse quel<br />
rudere. Lo scandalo, insomma, è montato fino a diventare un<br />
caso nazionale attraverso le colonne del Corriere della Sera. Notorietà<br />
cornuta e indigesta come una mela avvelenata o proibita<br />
servita a chi, di li a poco, avrà a che fare con la stessa santità<br />
che si respira a Lourdes o a Fatima. Dei sette miliardi di lire<br />
investiti oggi resta solo la scocca di cemento. L’Asl di Benevento,<br />
a partire 2010, ha tentato più volte di venderlo, ma il prezzo<br />
di acquisto proposto: i 2,5 milioni sborsati per risarcire il Comune<br />
(e obbligatori per rispettare il valore di un bene pubblico)<br />
hanno tenuto lontani tutti i possibili interessati. A oggi quella<br />
struttura è un ottimo rifugio per tossicodipendenti e per qualche<br />
lucciola che si offre a basso prezzo.Quel che sarà è un ingorgo<br />
a croce uncinata che Gadda avrebbe definito un pasticciaccio<br />
brutto.<br />
EFFE
martedì 24 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
Due mesi fa ha festeggiato cento anni a Piana Romana<br />
Storia di Alberto,<br />
amico del Santo<br />
Cresciuto con padre Pio, ha avuto il privilegio<br />
di pregare da solo con Papa Francesco<br />
Alberto Orlando<br />
due mesi fa ha festaggiato<br />
cento<br />
anni. La sua è una<br />
storia che ha dell’incredibile<br />
ma non per la veneranda<br />
età che ha raggiunto,<br />
anche se già basterebbe. Lui ha<br />
altri record, ben più importanti.<br />
Per i primi venti anni della<br />
sua vita è stato amico di<br />
Francesco Forgione, poi diventato<br />
padre Pio. E chi, in vita,<br />
può dire di aver conosciuto,<br />
scherzato e riso con un santo? Lui, zi’ Alberto, è il re indiscusso<br />
di Piana Romana, il luogo sacro dove tutta la mistica<br />
di padre Pio s’è compiuta. La visita di Papa Francesco a Pietrelcina<br />
ha avuto un unico scopo: riconoscere le stimmate come<br />
un miracolo e non è un caso che si sia fermato a pregare<br />
nella cappellina dove viene custodito l’olmo ai piedi del quale<br />
padre Pio le ricevette. Bene, gli unici ammessi a pregare<br />
con il Papa sono stati Alberto Orlando e la moglie Pasqualina,<br />
lei da poco scomparsa. E oggi chi incontra per caso Alberto<br />
dice che ha un altro dono: ti guarda e ti spiega la tua vita.<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Si è fermato il flusso<br />
dei pellegrini, ma non<br />
le preghiere per San<br />
Pio. Pietrelcina resta<br />
sempre una tappa di<br />
grande spiritualità, anche se i<br />
luoghi del frate delle stimmate<br />
sono insolitamente deserti. In<br />
Municipio il sindaco Domenico<br />
Masone resta in trincea in questa<br />
emergenza Covid-19. Lui, si<br />
appresta a lasciare nella prossima<br />
primavera il comando dell’amministrazione<br />
comunale,<br />
che ha guidato con una sola interruzione<br />
ormai per un ventennio.<br />
«Ventennio è una parola che<br />
non mi piace perché evoca altri<br />
periodi della storia. È vero, ho<br />
vissuto tutta la storia più importante<br />
di Pietrelcina, una fase<br />
di straordinaria crescita che<br />
ci ha portato poi due anni fa all’incontro<br />
con Papa Francesco,<br />
che è voluto venire qui a Piana<br />
Romana per dimostrare la centralità<br />
di San Pio e di Pietrelcina<br />
per i fedeli».<br />
Ora dobbiamo sperare in San<br />
Pio per battere questo virus?<br />
Voi qui come state vivendo<br />
questa emergenza?<br />
«A San Pio si chiede aiuto per<br />
la propria serenità. Guardi, uno<br />
degli aspetti di San Pio sbalordisce:<br />
è stato uno dei pochi santi<br />
positivisti. L’unico miracolo<br />
certo per lui era l’uomo con la<br />
sua capacità e intelligenza. Tant’è<br />
che ha costruito un ospedale<br />
per aiutare gli ammalati ad<br />
avere la speranza di una guarigione».<br />
Molti malati si rivolgono a San<br />
Pio in questa fase così difficile<br />
per tutti noi. Cosa ne pensa?<br />
«Le preghiere sono balsamo per<br />
l’animo, ora dobbiamo avere fiducia.<br />
Ringrazio quanti soffrono<br />
e pregano San Pio ma il nostro<br />
riconoscimento va a quanti<br />
si stanno prodigando per aiutare<br />
chi sta male. Il Covid non<br />
è solo una sofferenza fisica ma<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco Domenico Masone dopo 20 anni di amministrazione si prepara a lasciare<br />
«La visita del Papa<br />
la nostra vera svolta»<br />
«Il Covid ha fermato i pellegrini non le preghiere»<br />
_<br />
Il sindaco Domenico Masone intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />
anche mentale per l’angoscia<br />
del futuro. Da questo luogo arriverà<br />
sempre un segnale di speranza».<br />
L’emergenza Coronavirus come<br />
ha fermato il turismo religioso.<br />
A Pietrelcina come va?<br />
«Anche qui la crisi si sente. Ma<br />
noi abbiamo, però, un pregio:<br />
in fondo la nostra è una microeconomia,<br />
non abbiamo<br />
grandi investitori, ma piccole<br />
famiglie che hanno aperto bar,<br />
negozietti, piccole botteghe: loro,<br />
hanno la dignità di non piangere,<br />
capiscono il momento con<br />
la speranza che ci sia una ripresa.<br />
In estate, per la verità,<br />
c’è stata e hanno recuperato<br />
qualcosa, ma adesso non si<br />
piangono addosso, hanno chiuso<br />
con la speranza che i loro sacrifici<br />
non siano vanificati».<br />
In tutti questi anni Pietrelcina<br />
come è cambiata?<br />
«Quando venni eletto Pietrelcina<br />
era considerata l’appendice<br />
di San Giovanni Rotondo: non<br />
sapevano neppure che era in<br />
Campania. Il Papa ha fatto diventare<br />
nota Pietrelcina in tutto<br />
il mondo. E ci ha dato una grande<br />
responsabilità perché qui<br />
vengono da ogni parte. Oggi,<br />
grazie anche alla collaborazione<br />
dei cittadini, e con l’utilizzo<br />
dei fondi abbiamo rifatto tutto<br />
il centro storico. In fondo a Pietrelcina<br />
si viveva poco di terziario<br />
e molto di agricoltura.<br />
Ma dove siamo arrivati è davvero<br />
inimmaginabile, grazie anche<br />
all’utilizzo delle nuove tecnologie.<br />
Ma un popolo di 3mila<br />
abitanti non ce la fa da solo».<br />
In che senso? Il rapporto con<br />
la Regione com’è stato in questi<br />
anni?<br />
«La Regione c’è sempre stata<br />
molto vicina. Da Bassolino a<br />
Caldoro ora con De luca. Ma<br />
non possiamo aspettare che le<br />
altre istituzioni oltre alle risorse<br />
ci diano anche le idee. Ma<br />
Pietrelcina ha bisogno degli altri,<br />
di grandi investitori per costruire<br />
gli alberghi perché il pellegrinaggio<br />
diventi stanziale».<br />
E con la città di Benevento come<br />
va?<br />
«Rapporti ottimi, abbiamo firmato<br />
un protocollo: stiamo costruendo<br />
la via dello spirito.<br />
Dobbiamo affiancarci alla grande<br />
storia di Benevento, dove ci<br />
sono le spoglie di San Bartolomeo,<br />
è una città metropolita, ha<br />
tante potenzialità dobbiamo<br />
metterle insieme».<br />
I vescovi hanno acceso i riflettori<br />
sui problemi delle zone interne.<br />
Cosa ne pensa?<br />
«Sono molto vicino al nostro vescovo,<br />
è illuminato e gli siamo<br />
grati per quello che fa. Ma<br />
quando altri riempono il vuoto<br />
della politica è una sconfitta».<br />
A maggio lascia la guida del<br />
comune, qual è la sfida di Pietrelcina<br />
per il futuro?<br />
«Chi verrà avrà una grande responsabilità.<br />
Vorrei essere ricordato<br />
per un particolare: ho<br />
garantito sempre massima libertà,<br />
anche chi era contro di<br />
me non ha mai dovuto temere<br />
nulla. Ora non c’è bisogno di<br />
una sola persona ma di un<br />
gruppo perciò non mi piace la<br />
parola ventennio. Per Pietrelcina<br />
passa anche il futuro del<br />
territorio. Ma dobbiamo credere<br />
nei ragazzi che sono il futuro:<br />
lascerò a un giovane che<br />
ha già più esperienza di Di Maio.<br />
E questo è già un bel risultato».
Pietrelcina
Pietrelcina
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 24 novembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Tra i paesi<br />
dell’osso<br />
La Fortorina<br />
La bretella che doveva unire Tirreno e Adriatico<br />
Dalle idee di Cavour<br />
ai lavori lumaca di oggi<br />
PROTESTA. L’arcivescovo Accrocca ha dovuto alzare la voce<br />
chiedendo al primo ministro Conte di intervenire sui cantieri<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Cavour era uno lungimirante.<br />
Quando si<br />
parla di “visione”,<br />
“stategia”, è impossibile<br />
non annoverare<br />
il Conte Camillo Benso tra i<br />
massimi esponenti, con pensieri<br />
che portavano alla creazione del<br />
Barolo...e magari dell'Italia unita.<br />
E il Conte, guardando la cartina<br />
dell'Italia unita, e consapevole<br />
che fare gli italiani fosse compito<br />
assai difficile, era conscio che<br />
in quel territorio disomogeneo,<br />
diversificato, specie al Sud, servissero<br />
collegamenti, strade, ferrovie,<br />
per unire le potenzialità del<br />
mare, dei porti e creare nuove rotte<br />
commerciali. Unire Tirreno e<br />
Adriatico era fondamentale, e<br />
Cavour lo sapeva bene: serviva<br />
una strada che unisse le aree del<br />
Fortore al <strong>Sannio</strong>, e ovviamente<br />
alla Puglia, al Molise.<br />
Idea ottima, quanto poi a realizzarla,<br />
mettere insieme le volontà,<br />
gli interessi e creare l'humus<br />
giusto ce ne passa. E ce n'è passato<br />
e ancora oggi il Fortore trova<br />
di certo una identificazione più<br />
netta nell'essere zona isolata che<br />
collegata alle grandi arterie: certo,<br />
ci sono la statale 212, la 87, la<br />
369, ma tra curve e tratti dissestati<br />
un collegamento che permetta<br />
tempi ragionevoli di percorrenza,<br />
sicurezza nel transito e<br />
la possibilità di insediamenti<br />
commerciali e industriali era assolutamente<br />
necessario.<br />
Ne è nata, ed è arrivata la variante<br />
alla statale 212, quella che oggi<br />
viene chiamata Fortorina appunto.<br />
Tra i vari stop, le proteste<br />
e gli intoppi tipici, relativi a<br />
un'opera infrastrutturale, nel 2012<br />
il I tratto dell'arteria, che porta da<br />
Pietrelcina fino a Pesco Sannita,<br />
compiendo già un passo importantissimo<br />
in termini di riduzione<br />
dei tempi di percorrenza da<br />
quelle aree fino al capoluogo.<br />
I lavori sono poi proseguiti fino<br />
all'arrivo allo svincolo di San<br />
Marco dei Cavoti: pochi chilometri<br />
in più, è vero, ma fondamentali<br />
per quelle comunità, per<br />
la loro vita, per la loro sopravvivenza.<br />
E a San Marco dei Cavoti oggi<br />
arriva la variante alla Statale 212<br />
Fortorina, lì c'è il cantiere per farla<br />
proseguire. I soldi ci sono, si<br />
andrà avanti per altri 2,6 chilometri<br />
tra viadotti e gallerie. E' il<br />
secondo stralcio del primo lotto<br />
dell'opera, che col primo stralcio<br />
completerà tutto il primo lotto,<br />
evitando di passare nel centro storico<br />
del Comune di San Marco<br />
dei Cavoti e dunque garantendo<br />
altri chilometri “veloci” a chi da<br />
quelle aree viaggia verso Benevento.<br />
Il resto, il II lotto, farà agganciare<br />
questa variante a San Bartolomeo<br />
in Galdo, con il percorso<br />
che è allo studio, e da lì, dunque,<br />
creare un collegamento veloce,<br />
efficiente, sicuro, moderno con<br />
due regioni: la Puglia e il Molise.<br />
E' innegabile, è un'opera fondamentale<br />
per quelle terre, che in<br />
questi anni hanno innegabilmente<br />
perso funzione: se si va a guardare<br />
i paesini fortorini, tout court,<br />
ci si trova davanti alla tendenza<br />
univoca allo spopolamento, con<br />
i ragazzi che emigrano per studiare<br />
e per lavorare, alla denatalità<br />
spinta con pochissimi nuovi<br />
nati e ad un invecchiamento galoppante<br />
con l'età media che si alza<br />
sempre di più.<br />
Va da sé che in queste condizioni<br />
non ci siano spinte produttive,<br />
con le energie alternative a fare<br />
da unico baluardo per i territori,<br />
portando lavoro, portando professionalità<br />
giovani a restare sul<br />
territorio e metter su famiglia.<br />
E in questo, è ovvio, la parte infrastrutturale<br />
fa tanto: con collegamenti<br />
veloci per Benevento,<br />
per Foggia, per Campobasso va<br />
da sé che si invertirebbe il destino<br />
dell'area. Chiaramente la Fortorina,<br />
fondamentale, non è la panacea<br />
di ogni male e sarebbe assurdo<br />
pensarlo: serve lavorare anche<br />
sugli altri collegamenti, per<br />
unire quest'arteria anche alle altre<br />
aree del Fortore che altrimenti<br />
verrebbero tagliate fuori.<br />
Come l'area del Tammaro, ad<br />
esempio: sarebbe un errore strategico<br />
creare un'opera di collegamento<br />
per un'area isolata trascurando<br />
parte di quell'area, un errore<br />
che non piacerebbe affatto<br />
a...Cavour.<br />
La testimonianza. Il tracciato dell’asse viario ha “dimenticato” Montefalcone di Val Fortore<br />
«In ambulanza con i pazienti sudiamo freddo»<br />
DI MARIETERESA DE LUCIA<br />
“Ogni volta che carichiamo in<br />
ambulanza un paziente sudiamo<br />
freddo, ci accompagna la<br />
paura. Le strade rappresentano<br />
un limite quotidiano che nelle<br />
situazioni di emergenza si fa<br />
dramma”.<br />
Giuliano Lucarelli, autista soccorritore<br />
della Misericordia e<br />
tra i fondatori del comitato civico<br />
Viabilità Negata racconta<br />
il gap che lascia gli abitanti di<br />
Montefalcone Valfortore a<br />
combattere contro gli stessi<br />
problemi da oltre cinquant'anni.<br />
“Siamo dotati di una barella<br />
ammortizzata ma praticamente<br />
tutte le strade da affrontare<br />
per raggiungere l'ospedale sono<br />
completamente dissestate,<br />
per i pazienti è davvero dura”.<br />
E il tracciato della Fortorina<br />
per Montefalcone non passa.<br />
Praticamente una beffa che<br />
manca il bersaglio per pochi<br />
chilometri.<br />
“Fortorina... per modo di dire<br />
– spiega ancora Lucarelli -. I<br />
paesi della Valfortore che per<br />
ora beneficiano di quel tracciato<br />
sono davvero pochi, ad eccezione<br />
di Foiano. Per noi l'isolamento<br />
resta quello di sempre<br />
come i disagi e le paure”.<br />
Disagi e paure che non hanno<br />
impedito alla caparbietà degli<br />
abitanti del Fortore di chiedere<br />
e lottare per le proprie esigenze.<br />
Proprio dal piccolo centro del<br />
Fortore, infatti, qualche anno<br />
fa è partita una lotta senza altre<br />
bandiere che quella del miglioramento<br />
delle condizioni<br />
stradali. Una lotta a suon di slogan<br />
con numerose manifestazioni<br />
che hanno sensibilizzato<br />
istituzioni e prodotto qualche<br />
risultato.<br />
“Per noi – prosegue Lucarelli<br />
– risulta essenziale il rifacimento<br />
della strada provinciale<br />
45. Attualmente 39 chilometri<br />
dissestati per i quali continuiamo<br />
a soffrire ma per la quale<br />
sono in corso lavori di rifacimento<br />
che rappresentano già<br />
un grande risultato e una speranza.<br />
Per imboccare la Fortorina<br />
dobbiamo raggiungere<br />
San Marco dei Cavoti e resta<br />
comunque più comoda la provinciale<br />
45 ma è ancora troppo<br />
dissestata”.<br />
Un disagio che costa in termini<br />
di qualità della vita degli abitanti<br />
ma anche e soprattutto in<br />
termini di sviluppo. “Praticamente<br />
ogni volta che qualche<br />
imprenditore raggiunge la zona<br />
si rende conto che il percorso<br />
risulta impervio e rinuncia<br />
ad ogni investimento. Deve essere<br />
chiaro che si fa prima a<br />
percorrere il tratto che divide<br />
Benevento da Napoli che quello<br />
che separa Montefalcone e<br />
Benevento”.<br />
La Fortorina avrebbe potuto<br />
rappresentare una via d'uscita.<br />
“Si parla di una bretella che<br />
possa collegare la strada anche<br />
a Montefalcone – commenta<br />
ancora Lucarelli - ma è ancora<br />
tutto nebuloso. Certo una<br />
strada a scorrimento veloce farebbe<br />
realmente la differenza”.
martedì 24 novembre 2020<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
L’INTERVISTA. Il presidente della Provincia: “La pandemia ha mostrato l'importanza delle infrastrutture immateriali”<br />
Di Maria: «Opera attesa,<br />
ora bisogna accelerare»<br />
«La viabilità resta una priorità per l'intera area e i ritardi accumulati non sono tollerabili»<br />
DI IMMA TEDESCO<br />
Saranno necessari<br />
altri fondi per<br />
completare tutto il<br />
tragitto progettato<br />
Attesa da tempo, da sempre considerata<br />
arteria fondamentale per<br />
far emergere intere aree ricche di<br />
storia, di cultura e tradizioni che<br />
tanto hanno dato e che tanto ancora<br />
possono dare. Zone che con<br />
maggiori infrastrutture, non solo<br />
viarie ma anche immateriali<br />
come la rete, potrebbero esprimere<br />
quel valore aggiunto per<br />
rendere il <strong>Sannio</strong> sempre più attrattivo.<br />
E la Fortorina rappresenta<br />
tutto questo, non una semplice<br />
infrastruttura ma un progetto<br />
più ampio che consenta a<br />
questi territori di raggiungere velocemente<br />
il capoluogo e non solo.<br />
Proprio sulla viabilità sta puntando<br />
il presidente della Provincia<br />
di Benevento, Antonio Di<br />
Maria che per la Fortorina parla<br />
di “un'opera attesa da tempo”e<br />
che precisa “non è di competenza<br />
del nostro Ente anche se la<br />
Provincia è attenta e segue gli<br />
sviluppi di quest'opera fondamentale<br />
per il territorio sannita.<br />
Ad oggi sono stati affidati i lavori<br />
per la realizzazione del tratto<br />
che va da San Marco dei Cavoti<br />
verso San Bartolomeo in<br />
Galdo, ma sicuramente saranno<br />
necessari ulteriori fondi per il<br />
completamento definitivo e portarla<br />
fino al collegamento con la<br />
Fondovalle che collega con la<br />
Puglia”.<br />
Un'infrastruttura per la quale il<br />
presidente garantisce l'impegno<br />
degli enti territoriali: “La Provincia<br />
di Benevento insieme al<br />
sindaco di Benevento, Mastella,<br />
sta lavorando ad un 'Contratto<br />
istituzionale di Sviluppo' e sicuramente<br />
inseriremo per quanto di<br />
nostra competenza il completamento<br />
di quest'opera essendo<br />
fondamentale e indispensabile<br />
per tutto l'Alto Fortore nonché<br />
per il collegamento con la Puglia”.<br />
E dunque, Di Maria non ha<br />
dubbi: “E' un'opera che il territorio<br />
attende da troppi anni e mi<br />
auguro che possa diventare fruibile<br />
nel più breve tempo possibile”.<br />
La speranza, pertanto, è riuscire<br />
a garantire un assetto viario più<br />
funzionale per questi territori.<br />
Obiettivo al centro dei vari interventi<br />
realizzati dall'Ente con<br />
sede alla Rocca dei Rettori: “La<br />
viabilità è stata sempre una priorità<br />
di questa presidenza - ribadisce<br />
Di Maria - tant'è vero che<br />
abbiamo dato un'accelerata per<br />
queste opere e ci saranno anche<br />
altri interventi non solo nel Fortore,<br />
ma in tutta la provincia sannita”.<br />
E tra gli interventi effettuati il<br />
presidente della Provincia ricorda:<br />
“Stiamo realizzando su tutta<br />
la rete provinciale stradale le strisce<br />
orizzontali, stiamo lavorando<br />
alla regimentazione delle acque.<br />
Sicuramente c'è ancora molto<br />
da fare. C'è un piano di investimenti<br />
che partirà a inizio 2021<br />
con almeno una trentina di interventi<br />
in tutta la provincia. Abbiamo<br />
fatto un'analisi tecnica sull'intera<br />
viabilità, per cui saranno<br />
coinvolti un po' tutti i comuni e il<br />
Fortore nel Piano Triennale delle<br />
Opere pubbliche della Provincia<br />
assorbe il 46 per cento degli<br />
investimenti. La sfida è riuscire a<br />
risolvere la problematica della<br />
viabilità e completare tutti gli interventi,<br />
pur consapevole che non<br />
si tratta di un obiettivo semplice”.<br />
Ma dalle infrastrutture materiali<br />
l'attenzione si sposta anche a<br />
quelle infrastrutture 'immateriali'<br />
come la rete, che forse oggi più<br />
che mai con la pandemia sono risultate<br />
essenziali: “La viabilità è<br />
una priorità ma è una priorità<br />
Con Mastella<br />
lavoriamo a un<br />
contratto istituzionale<br />
di sviluppo<br />
anche la 'viabilità' della trasmissione<br />
dei dati. Il Fortore ha anche<br />
questi problemi, come altri<br />
territori. E la pandemia ci ha insegnato<br />
l'importanza delle infrastrutturali<br />
immateriali”. Una necessità<br />
diventata sempre più impellente<br />
per cittadini e aziende<br />
che operano in queste aree: “Senza<br />
rete si è costretti a delocalizzare”,<br />
commenta ancora Di Maria<br />
che pone l'accento anche sugli<br />
effetti che queste problematiche<br />
possono comportare per il<br />
territorio: “Diventa anche un problema<br />
del costo del lavoro perché<br />
si rischia per trasmettere dei<br />
dati di impiegare molto più tempo<br />
di chi opera in altre aree”. E<br />
così dalla Fortorina l'attenzione<br />
si sposta sull'intero assetto viario<br />
passando dalla rete stradale<br />
alla rete telematica.
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 24 novembre 2020<br />
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Tra i paesi<br />
dell’osso<br />
MONTESARCHIO Regina dell’Appia, per molti secoli<br />
al centro delle rotte commerciali della Campania<br />
Bella ma ribelle<br />
Stregò i poeti<br />
RIAGGANCIARE LO SVILUPPO. Il timore di aprirsi<br />
ha rallentato la crescita del centro caudino<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Fu l’unico paese a<br />
non votare fascista<br />
nel ‘24, e i gerarchi le<br />
presero anche<br />
Ridente cittadina... Si<br />
dovrebbe iniziare così<br />
quando si racconta<br />
un paese, specie se<br />
piccolo, grazioso e di<br />
provincia no? E parlando di Montesarchio<br />
ci starebbe pure dire ridente<br />
cittadina, ma forse più che<br />
ri-dente, per descrivere il centro<br />
più grande della provincia di Benevento<br />
è adatto ri-belle. Eh sì,<br />
senza scomodare le Forche Caudine<br />
e il “mazziatone” che proprio<br />
da queste parti presero i Romani<br />
ce ne sono di episodi che<br />
raccontano una cittadina, già cittadina<br />
appunto, ribelle. Si potrebbe<br />
raccontare dei moti del<br />
1848 e di un processo a chi si ribellava<br />
al potere costituito, e lo<br />
faceva, pare, sfruttando l'unica<br />
occasione di incontro e conciliabolo<br />
possibile senza dare nell'occhio:<br />
le processioni in onore della<br />
Madonna. Si potrebbe raccontare<br />
delle elezioni del 1924 e di<br />
un unico paese che non vota per<br />
il Listone Nazionale del Partito<br />
Fascista, con le autorità mussoliniane<br />
che vogliono vederci chiaro<br />
e inviano dirigenti di partito...che<br />
se ne tornano “carichi di<br />
meraviglia” come si dice da queste<br />
parti e soprattutto di mazzate,<br />
prese pure per mano dei fascisti<br />
locali. O di una sfida a pallone ai<br />
tedeschi durante la seconda guerra<br />
mondiale, con una selezione di<br />
ragazzi locali che avrebbero dovuto<br />
fare solo da sparring partner,<br />
senza manco toccarli quei soldati<br />
là, che meglio una partita persa<br />
che perdere altro, e invece vincono,<br />
incitati dal pubblico-città<br />
che vede in quei ragazzi un simbolo<br />
di riscatto. Se ne potrebbero<br />
dire tante di questo tipo dunque,<br />
di una città paciosa e veramente<br />
ridente tra i suoi locali della<br />
movida, nota in tutto il circondario,<br />
e i suoi panorami splendidi,<br />
ma che è un po' come il Cavaliere<br />
Nero di Proietti, per intenderci.<br />
E quella ribelle è una<br />
delle anime di Montesarchio, non<br />
l'unica naturalmente. Cittadina<br />
commerciale per la sua posizione<br />
strategica fin dai tempi di Roma:<br />
passaggio obbligato sull'Appia<br />
e dunque sede dell'antica Caudium,<br />
cantata e apprezzata da<br />
poeti e cantori.<br />
Ma...Il punto è proprio questo.<br />
Che c'è un ma: l'Appia regina viarum<br />
ha avuto un regno lunghissimo,<br />
altro che epoca vittoriana,<br />
e fino agli anni 90 ha reso la cittadina<br />
un polo commerciale privilegiato,<br />
famosa in particolare<br />
per l'eccellenza nel lavorare la terracotta,<br />
la creta e produrre pentole,<br />
di qui il nomignolo degli abitanti<br />
“i pignatari”. Ma oggi... Beh<br />
oggi, in tempi in cui la velocità è<br />
tutto, una strada che attraversa<br />
tanti paesi e centri abitati, unita a<br />
una ferrovia modello trenino del<br />
parco giochi Montesarchio quel<br />
ruolo è andato perdendolo. Tagliata<br />
fuori dalle grandi infrastrutture<br />
presenti e in divenire: la<br />
Fondo Valle – Isclero, il raddoppio<br />
della Telese Caianello, le rotte<br />
commerciali sono cambiate e<br />
Montesarchio ha perso centralità.<br />
Ci si veniva addirittura dal<br />
L’Appia ha ormai<br />
perso funzione e le<br />
nuove arterie tagliano<br />
fuori la città<br />
Molise per far compere, di abiti<br />
e non solo, e nelle serate estive<br />
“la piazzetta”, o “Piazza Carlo<br />
Poerio” brulicava di ragazzi di<br />
tutta la provincia di Benevento e<br />
anche da quella di Caserta per i<br />
locali.<br />
Corsi e ricorsi storici: accadde così<br />
anche per la vecchia Caudium,<br />
che dagli antichi splendori finì in<br />
declino. E salvo riacquistare centralità<br />
quando sciagurate scelte<br />
istituzionali scoprono che i paesaggi<br />
dell'area Tre Ponti sono perfetti<br />
per piazzarci tutta la monnezza<br />
della Campania avvelenando<br />
il territorio, la sfida per il<br />
centro più grande in provincia di<br />
Benevento è riacquistarla quella<br />
centralità. Sudandosela certo.<br />
Con le infrastrutture ovviamente,<br />
e magari puntando forte su<br />
quel magnifico centro storico, su<br />
architetture d'eccezione, su un<br />
museo che ospita “soltanto” il vaso<br />
più bello del mondo, unendo<br />
ciò a produzioni enogastronomiche<br />
baciate da condizioni climatiche<br />
e peculiarità territoriali uniche.<br />
Col giusto mix di quell'animo<br />
commerciale in grado di attrarre<br />
e anche con la caparbietà di chi<br />
non va a testa bassa incontro al<br />
proprio destino. Un po' come l'altro<br />
simbolo cittadino oltre alla<br />
Torre: Ercole, che in piazza Umberto<br />
I sorveglia la città, circondato<br />
da leoni...e col mondo in una<br />
mano.<br />
Ai piedi del castello una delle opere incompiute più assurde: l’ascensore per il Museo<br />
L’idea era buona ma è finita in un buco nella roccia<br />
DI CRISVEL<br />
Un buco. Sì, un buco gigantesco,<br />
di sessanta metri, brutto da vedere<br />
quello che deturpa una delle più<br />
belle cornici forse regionali. Sì,<br />
perché proprio davanti al Castello<br />
e ai piedi della Torre, con la vista<br />
sull'intera Valle Caudina c'è<br />
un'opera mai conclusa che fa storcere<br />
il naso. E' un progetto vecchio<br />
quel del “buco”: Montesarchio<br />
nel 2006 si ritrovò a fare i<br />
conti con una maxi discarica di rifiuti<br />
solidi urbani a Tre Ponti, ottenendo<br />
come risarcimento fondi<br />
da utilizzare per alcuni progetti.<br />
Si decise all'epoca di realizzare un<br />
tunnel con ascensore che permettesse<br />
di raggiungere l'area della<br />
Torre e del Castello dal centro storico:<br />
con diverse criticità però, dall'impatto<br />
dell'opera, scavata nella<br />
roccia, all'accesso nella zona bassa<br />
in un vicolo piuttosto anonimo<br />
e malmesso, ma i lavori furono<br />
avviati.<br />
Avviati, e poi fermati, perché intanto<br />
una delle aziende del consorzio<br />
era finita in amministrazione<br />
controllata, col titolare, messinese,<br />
arrestato. Del caso si era<br />
occupato anche il giornalista Sergio<br />
Rizzo del Corriere della Sera,<br />
inserendo l'opera tra le 868 incompiute<br />
d'Italia.<br />
Dopo l'avvio e il successivo stop<br />
al progetto a Montesarchio intanto<br />
era cambiata l'amministrazione<br />
ma l'idea di cassare il progetto<br />
e riempire il buco, magari destinando<br />
i soldi ad altro era infattibile:<br />
i fondi erano vincolati alla<br />
destinazione dell'opera, tappare il<br />
buco avrebbe significato dunque<br />
restituire i soldi.<br />
E dunque, non potendo tappare il<br />
buco e col cantiere fermo, il Comune<br />
ha dovuto provvedere a<br />
sbloccare l'opera, finita tra i beni<br />
confiscati, affidarla ad un'altra<br />
azienda e procedere con una variante<br />
minima a completare i lavori.<br />
In pratica l'ascensore si farà,<br />
perché non si può fare altrimenti,<br />
ma sarà un'opera decisamente più<br />
piccola e meno impattante destinata<br />
al trasporto dei disabili dal<br />
centro storico all'area del museo<br />
archelogico, e poi sarà realizzata<br />
una semplice scala per permettere<br />
ai visitatori di salire.<br />
I lavori? Dovrebbero ripartire materialmente<br />
a breve (il covid ha<br />
portato ritartdi anche in questo<br />
senso) e finalmente eliminare un<br />
obbrobrio, uno scempio, da<br />
un'area che si contraddistingue per<br />
concentrare bellezza naturale e architettonica.
martedì 24 novembre 2020<br />
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15<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
LA CURIOSITÀ<br />
DI CRISVEL<br />
Qui c’è il vaso<br />
più bello del mondo<br />
Ad Assteas quel vaso, appena finito,<br />
era piaciuto assai, tanto da decidere<br />
di “firmarlo”. Eh sì, il maestro ceramista<br />
pestano era conscio, nel IV secolo<br />
avanti Cristo di aver realizzato<br />
proprio una bella opera, certo, non<br />
tanto da immaginare che 2400 anni<br />
dopo sarebbe stata considerata la più<br />
bella in assoluto, ma abbastanza da<br />
scriverci “Assteas egrapse”, l'ha dipinto<br />
Assteas. Perché? Perché quel<br />
vaso con su dipinto “Il ratto d'Europa”<br />
sarebbe finito a centro di tavoli<br />
nobili, patrizie, per mescere vino e<br />
acqua con spezie, nei simposi più importanti.<br />
Un opera magnifica a figure rosse,<br />
che narra di come la principessa fenicia<br />
Europa viene rapita da Zeus,<br />
per l'occasione trasformato in toro<br />
bianco, dando poi alla luce Minosse,<br />
futuro re di Creta, Radamante e Sarpedonte.<br />
Il vaso fu trovato a Sant'Agata<br />
da un operaio edile, poi trafugata.<br />
Ed oggi, dopo essere stato rubato<br />
e portato negli Stati Uniti, venduto<br />
ed esposto a Malibù al Getty<br />
Museum fino al 2005 per poi essere finalmente<br />
restituito quella splendida<br />
opera d'arte si può ammirare in un<br />
altrettanto splendida cornice: quella<br />
del castello Medievale di Montesarchio,<br />
sede del museo archeologico nazionale<br />
del <strong>Sannio</strong> caudino.<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco Franco Damiano guida il Comune da otto anni<br />
«Noi, senza strada e treni,<br />
condannati all’isolamento»<br />
«Siamo un territorio di frontiera diviso tra due province, ma ci manca una rappresentanza politica forte»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Franco Damiano intervistato da 696 Ottochannel<br />
«La sfida è ambiziosa:<br />
superare<br />
ritardi<br />
atavici e<br />
sconfiggere<br />
l'isolamento a cui è stata condannata<br />
da anni la Valle Caudina, territorio<br />
di frontiera tra l'Irpinia e il<br />
<strong>Sannio</strong>. Montesarchio è il comune<br />
che guida questa battaglia, che unisce<br />
una popolazione di almeno<br />
70mila abitanti per quella che dovrebbe<br />
diventare finalmente la Città<br />
Caudina. Il sindaco è Franco<br />
Damiano, autorevole esponente<br />
del Pd, che guida l'amministrazione<br />
da quasi otto anni.<br />
- Sindaco, intanto, come si spiega<br />
che questa città non abbia subito<br />
il fenomeno dello spopolamento,<br />
anzi ha visto crescere negli<br />
anni il numero dei suoi abitanti?<br />
“Montesarchio è un paese che ha<br />
sempre avuto una dinamicità anagrafica<br />
ed è stato un comune centrale<br />
nella Valle Caudina. E, poi,<br />
qui si vive bene”.<br />
- Il sogno della Città Caudina:<br />
se ne parla da anni ma stenta a<br />
decollare. Perché?<br />
“Noi finora ci siamo sforzati a realizzare<br />
l'unione dei comuni ma dovremo<br />
riempirla di contenuti. La<br />
regione ci dovrebbe guardare come<br />
un'area unica. Ma non sempre<br />
è così. E, poi, c'è l'annosa questione<br />
della divisione del territorio tra<br />
due province, tra Avellino e Benevento.<br />
E' un dato che ci mette in<br />
difficoltà anche rispetto agli asset<br />
strategici fatti dalla regione. Non<br />
potremo più andare avanti così”.<br />
- Resta il nodo dei collegamenti<br />
ferroviari e delle infrastrutture<br />
viarie. Perché non si riesce a dare<br />
una svolta?<br />
“Ci abbiamo provato con i nostri<br />
parlamentari. Ma il primo vero risultato<br />
sarà il passaggio a Rfi della<br />
ferrovia Benevento-Cancello:<br />
prima lo si fa e meglio è per tutti.<br />
Poi c'è l'annosa questione della Benevento-Caserta,<br />
Anas ha un progetto<br />
stralcio, speriamo che possa<br />
essere rifinanziato per risolvere<br />
questo isolamento della Valle Caudina<br />
rispetto al Napoletano e al Casertano”.<br />
- E poi?<br />
“C'è la questione dei collegamenti,<br />
mai risolta, con la fondovalle<br />
Isclero che arriva a Paolisi e a cui<br />
si aggiunge la Campizze-Pianodardine,<br />
assi viari mai completati.<br />
Ma su treni e trasporti siamo in<br />
ritardo”.<br />
- La Valle Caudina si ritrova<br />
spesso senza rappresentanza<br />
istituzionale nelle sedi che contano.<br />
Perché?<br />
“Giusta osservazione. Ma la divisione<br />
in due province è stata il colpo<br />
ferale, siamo due parti finali di<br />
due territori, il <strong>Sannio</strong> e l'Irpinia.<br />
Per questo lo sforzo della Città<br />
Caudina con un progetto unitario<br />
dal punto di vista dei servizi territoriali<br />
può funzionare. A 500 metri<br />
da qui c'è la provincia di Avellino,<br />
siamo un unico popolo ma<br />
non abbiamo gli strumenti per farci<br />
valere”.<br />
- A suo giudizio la vertenza delle<br />
aree interne come va rilanciata?<br />
“Noi siamo un'area di cerniera importante,<br />
non siamo una vera e<br />
propria area interna ma una zona<br />
di collegamento. C'è una vocazione<br />
commerciale che insiste sull'Appia<br />
che va sostenuta e migliorata<br />
proprio grazie ai trasporti e ai<br />
nuovi collegamenti”.<br />
- Ma l'emergenza Covid come la<br />
state affrontando e come vi sta<br />
condizionando?<br />
“Noi siamo stati responsabili, i cittadini<br />
osservano in maniera impeccabile<br />
le norme e i divieti. Abbiamo<br />
avuto pochi casi, ma la vera<br />
preoccupazione è per la crisi sociale<br />
e economica”.<br />
- Lei è un autorevole esponente<br />
del Pd: dalla regione di De Luca<br />
cosa si aspetta?<br />
“Grazie ai fondi della regione abbiamo<br />
raggiunto i nostri obiettivi<br />
programmatici. Ora siamo impegnati<br />
nella bonifica delle vecchie<br />
discariche. Il rapporto è stato positivo<br />
con la giunta regionale e mi<br />
aspetto grandi risultati per la nostra<br />
comunità”.<br />
Perché il Museo con il vaso di<br />
Assteas non riesce ancora a diventare<br />
un grande attrattore turistico<br />
e culturale, cosa manca?<br />
“Quando ci siamo insediati il museo<br />
aveva difficoltà persino ad essere<br />
aperto, mentre la torre borbonica<br />
era chiusa. Ci siamo impegnati<br />
e siamo in condizione di dire<br />
che il nostro è l'unico museo nazionale<br />
del <strong>Sannio</strong>. Purtroppo il<br />
Covid ci blocca ma speriamo di ripartire<br />
nel 2021 con nuovi investimenti”.<br />
Lei eletto sindaco da quasi otto anni<br />
il rapporto con i cittadini come<br />
è stato?<br />
“Sono un uomo del popolo, non<br />
mi sono mai messo grilli nella testa,<br />
lavoro in silenzio. In fondo<br />
posso dire che ci vogliamo bene”.<br />
- Qual è il suo sogno per Montesarchio?<br />
“Intanto che finisca questa pandemia.<br />
Mi auguro che le famiglie<br />
della mia comunità possano riprendersi<br />
bene. Montesarchio è<br />
una realtà che ha sempre lavorato<br />
da sola, senza assistenzialismo. Ed<br />
è il nostro orgoglio, il sogno è solo<br />
questo: far ripartire la nostra co-
Montesarchio
Montesarchio
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 8 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Tra i paesi<br />
dell’osso<br />
PADULI. Arroccato, povero ed essenziale<br />
L’Assisi del Sud<br />
compresa solo ora<br />
RISORSA. I ruderi del complesso antico diventano<br />
ghiotta occasione di rilancio e occupazione<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Le viuzze che segano in due<br />
gli archi e le casette in<br />
mattoni e pietra raccontano<br />
l’occasione perduta. Da Porta<br />
Columbro e poi giù fino a Portanova,<br />
tagliando per via Soccorso<br />
fino a incocciare via San<br />
Pietro e la chiesa di San Bartolomeo<br />
o risalendo per via esterna<br />
Cimitero: tutto poteva essere<br />
diverso.<br />
Tutto poteva essere migliore.<br />
Qui, come in pochi altri posti del<br />
<strong>Sannio</strong>, la definizione di paese<br />
presepe calza perché Paduli era<br />
nato così: arroccato, povero. Nella<br />
zona antica ci arrivi ed è come<br />
ritrovarsi immersi in una piccola<br />
Assisi del Sud. I portali in pietra<br />
rivelano l’abilità dell’artigianato<br />
ma anche la ricerca, non banale,<br />
di uno stile, del bello. Stradine<br />
lastricate, case basse, architettonicamente<br />
coerenti con la vita<br />
che era a misura d’uomo, senza<br />
uno spreco.<br />
Poi la differenza l’ha fatta la miopia<br />
di chi l’ha amministrata per<br />
decenni: quella ricchezza era solo<br />
roba vecchia, da abbandonare.<br />
Neanche le vagonate di soldi<br />
per la ricostruzione o i finanziamenti<br />
facili degli anni ’90 hanno<br />
potuto nulla. Paduli è cresciuta<br />
dal lato opposto, rinnegando le<br />
sue radici e abbandonandosi a un<br />
vorace libertinaggio edificatorio<br />
di case che sono soltanto contenitori,<br />
non comunità.<br />
L’unica coerenza urbanistica ed<br />
architettonica la trovi in quel viale<br />
con platani che porta a palazzo<br />
Cosso (o Coscia), nei secoli<br />
passati sede baronale del Duca di<br />
Paduli. L’ordine della villa comunale<br />
e tutto il crinale che la famiglia<br />
nobile dominava: a destra<br />
Piana Romana, Pietrelcina e il<br />
Tammaro con il sogno del Parco<br />
Fluviale, a sinistra lo sguardo fino<br />
al colle di Ariano Irpino. L’intero<br />
assetto di quello che si è sviluppato<br />
lontano dalle radici è un<br />
universo senza governo, senza<br />
una vera logica: palazzi anonimi<br />
e strade senza un perché. Persino<br />
il palazzo del Municipio è senza<br />
un nome, privo una indicazione:<br />
scopri che è il Comune perché<br />
noti le auto del tenente Giovanno<br />
Sarno, comandante della polizia<br />
urbana. Se non chiedi a<br />
qualcuno, il dubbio resta.<br />
Tutto questo, in ogni caso, non è<br />
un alibi alla resa. Affatto. Meno<br />
male che poi incontri sindaci come<br />
Domenico Vessichelli. Guarda<br />
caso, ha messo mano proprio<br />
lì, nel centro storico, creando<br />
(prima della jattura Covid) in<br />
quei vicoli la grande attrazione<br />
del Natale. I numeri della partecipazione<br />
dell’edizione 2019 sono<br />
impressionanti: 40mila visitatori<br />
e un benessere riflesso per<br />
il commercio e una ricaduta lavorativa<br />
per i giovani.<br />
Poi la pandemia ha bloccato tutto.<br />
Ma l’idea di ricostruire c’è e<br />
l’occasione è data dai Pui, i Piani<br />
particolareggiati che aprono<br />
la strada ai fondi per l’efficientamento<br />
energetico: i grandi<br />
gruppi sono sempre alla ricerca<br />
di possibili investimenti in queste<br />
realtà. Si occupano dei lavori,<br />
incassano le royalties e l’investimento<br />
va a scomputo di<br />
eventuali tasse: tutti hanno un<br />
tornaconto. In questo caso, Paduli<br />
si ritroverebbe il 90 per cento<br />
delle case che adesso sono diroccate,<br />
completamente ricostruite<br />
e disponibili al patrimonio<br />
pubblico.<br />
Come la vicina Pietrelcina, che<br />
le affida gratis a filmaker e promoter,<br />
la loro futura destinazione<br />
dovrebbe essere funzionale al<br />
progetto di sviluppo dell’amministrazione:<br />
la pulizia e l’ambiente<br />
incontaminato potrebbero<br />
attrarre turismo.<br />
La partnership con il paese natìo<br />
di padre Pio, ovvero l’idea di intercettare<br />
parte dei milioni di pellegrini<br />
che lo raggiungono, frulla<br />
nella testa del primo cittadino<br />
di Paduli che vorrebbe realizzare<br />
un parco fluviale più a valle,<br />
nel tratto attraversato dal Tammaro:<br />
divertimento e oasi naturalistica,<br />
magari proponendosi<br />
come stallo per la via Francigena<br />
che passa per le sue contrade.<br />
La squadra c’è ed è giovane: Nicola<br />
Ranaldo, vice sindaco, Mario<br />
Ranaldo, Alessandro De<br />
Lucia e Giovanna Minicozzi,<br />
che ha appena 27 anni.<br />
Le sfide sono tante. Una è lunga<br />
già undici anni e sarà una lotta<br />
senza quartiere con il governo di<br />
Roma e la Regione. Si tratta dei<br />
ristori per la beffa della discarica<br />
di Sant’Arcangelo Trimonte,<br />
che Paduli si è ritrovata, pur territorialmente<br />
in un altro Comune,<br />
a 500 metri dalle sue contrade<br />
più periferiche.<br />
Per gli anni di sofferenza patiti<br />
da tutta la popolazione era stato<br />
disposto un ristoro ambientale,<br />
come per legge, di 700mila euro<br />
nel lontano 2009. Da allora non<br />
si è visto un euro. Eppure legato<br />
a questi fondi c’è il progetto del<br />
depuratore e della rete fognaria<br />
che Paduli ancora non ha. Un<br />
progetto, tra l’altro, più vecchio<br />
di quello presentato dal vicino<br />
comune capoluogo: Benevento<br />
pure sconta la mancanza di impianti<br />
del genere.<br />
In attesa che il Palamusicarte<br />
prenda corpo e possa tornare il<br />
Magicword di Paduli, la certezza<br />
sono due gustose specialità gastronomiche<br />
che il primo cittadino<br />
è riuscito a infilare nello speciale<br />
Registro dei prodotti tipici<br />
della Regione Campania: la “tiella”<br />
e le zeppole di Paduli.<br />
Ma pure queste, guarda un po’,<br />
fanno parte delle radici che non<br />
andrebbero mai dimenticate.
martedì 8 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
L’ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE È NATIVO DI PADULI<br />
Ispirata all’Immigrazione<br />
l’opera dono di Paladino<br />
Non è da tutti avere,<br />
esposta in una piazza<br />
del proprio Comune,<br />
un’opera di un artista internazionale.<br />
Ma tra Paduli e lo<br />
scultore Mimmo Paladino c’è<br />
un legame di sangue che non<br />
poteva essere ignorato. “Immigrazione<br />
e pace nel mondo”,<br />
questo il titolo della scultura<br />
in bronzo regalata ai suoi<br />
concittadini, fa mostra di sé<br />
in via Circumvallazione Carpine.<br />
Sulla spinta di questo<br />
dono, l’amministrazione comunale<br />
aveva in animo di<br />
mettere a disposizione dell’artista<br />
l’intero palazzo Longo,<br />
edificio attaccato alla chiesa<br />
di San Bartolomeo Apostolo,<br />
appena ristrutturato,<br />
perché ne facesse un laboratorio-mostra<br />
permanente delle<br />
sue creazioni. Ma il Maestro,<br />
iperimpegnato, ha dovuto<br />
declinare l’offerta che<br />
avrebbe rappresentato una<br />
ghiotta occasione per Paduli.<br />
L’INTERVISTA. Il sindaco avvocato spera nella ripresa del territorio<br />
«Centro storico rifatto<br />
e lavoro per i giovani»<br />
La sfida di Vessichelli: «Voglio solo far vivere meglio la mia comunità»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Domenico Vessichelli intervistato da 696 Ottochannel<br />
Un centro antico da recuperare<br />
e una squadra di<br />
giovani amministratori<br />
che cerca di ridare una speranza<br />
a un territorio spesso penalizzato<br />
dal governo regionale. La sfida<br />
del sindaco Domenico Vessichelli,<br />
è davvero ambiziosa. «Ma<br />
la vera emergenza qui è il lavoro»,<br />
ammette il primo cittadino,<br />
avvocato civilista, che i 3.828<br />
abitanti di Paduli hanno voluto<br />
riconfermare con il 76 per cento<br />
dei consensi alla guida dell’amministrazione.<br />
Sindaco, dica la verità: per lei<br />
cosa significa aver ottenuto un<br />
riconoscimento così significativo?<br />
«Lo ritengo un grande attestato<br />
di stima e di affetto che non si vedeva<br />
da tanto tempo, una cosa<br />
straordinaria, siamo stati capaci<br />
di far diventare normale una<br />
cosa così importante. Ma ora si<br />
va avanti nel segno della continuità».<br />
Intanto, come state vivendo<br />
questa emergenza Covid?<br />
«Purtroppo nei giorni scorsi abbiamo<br />
avuto il decesso di un cittadino<br />
di 76 anni. E alla sua famiglia<br />
vanno le condoglianze.<br />
Ma mi lasci dire che i padulesi<br />
hanno avuto un comportamento<br />
irreprensibile, hanno sempre rispettato<br />
le regole. Ma certo questa<br />
situazione ha bloccato tutto,<br />
e in particolare la vita di tutti<br />
noi».<br />
Secondo lei la vertenza delle<br />
aree interne come va riaperta?<br />
«È sicuramente una questione<br />
strategica che è purtroppo atavica.<br />
Ma sono fiducioso, con<br />
questa nuova classe di giovani<br />
amministratori si potrà puntare a<br />
uscire fuori dalle difficoltà. Una<br />
cosa è certa: ci salviamo se siamo<br />
tutti insieme. E credo che<br />
questa nostra condizione può essere<br />
ora un vantaggio se riusciamo<br />
a scommettere su ambiente<br />
e enogastronomia».<br />
Ma i problemi di Paduli sono<br />
sicuramente diversi da quelli<br />
che abbiamo riscontrato nel<br />
Fortore. Questo cosa cambia?<br />
«È chiaro che le nostre esigenze<br />
sono diverse da quelle di Ginestra<br />
degli Schiavoni o di San<br />
Bartolomeo in Galdo. Noi siamo<br />
a pochi chilometri da Benevento,<br />
ma ripeto: serve una strategia<br />
territoriale comune altrimenti<br />
non ce la facciamo».<br />
La questione rifiuti come ha<br />
condizionato il territorio in<br />
questi anni?<br />
«Parlare di rifiuti a Paduli significa<br />
aprire una ferita che non<br />
è stata mai chiusa. La discarica<br />
di Sant’Arcangelo Trimonte è a<br />
un metro dal nostro territorio,<br />
abbiamo sofferto tanto. Adesso è<br />
assurdo pensare di avere a monte<br />
la discarica e a valle il biodigestore».<br />
Cosa c’è che vi preoccupa?<br />
«Le dico solo che noi non abbiamo<br />
ancora avuto i ristori dal<br />
2009 e ancora non riusciamo ad<br />
avere i fondi per la realizzazione<br />
di un depuratore. Per questo<br />
non arretrerò mai di un centimetro».<br />
Ma lei cosa si aspetta dal nuovo<br />
governo regionale guidato<br />
dal presidente De Luca, in particolare<br />
per sviluppo e occupazione?<br />
«Credo che bisogna continuare<br />
su una strada di sviluppo sostenibile,<br />
fatto di turismo e di imprese.<br />
Noi abbiamo un progetto<br />
su arte, storia e natura perché<br />
noi valorizziamo queste caratteristiche:<br />
pensiamo a un parco<br />
fluviale sulle sponde del Tammaro<br />
a ridosso di Pietrelcina dove<br />
c’è il passaggio della Francigena<br />
e non dimentichiamo che<br />
questo è il paese di Mimmo Paladino».<br />
Ci sono prospettive incoraggianti<br />
allora?<br />
«Vogliamo puntare su poche cose<br />
ma il progetto è ambizioso.<br />
Certo dovrà finire questa pandemia<br />
e poi potremo rilanciare i<br />
nostri prodotti di eccellenza come<br />
l’olio. Le dico, però, che il<br />
vero obiettivo oggi è la realizzazione<br />
di una rete fognaria che<br />
aspettiamo da troppi anni».<br />
Per i giovani di questo paese<br />
qual è la prospettiva?<br />
«Tocca un tasto dolente. La vera<br />
emergenza anche a Paduli resta<br />
il lavoro. Ma spero di fare in<br />
modo di portare delle imprese sul<br />
territorio perché i giovani hanno<br />
il diritto di rimanere dove sono<br />
nati».<br />
Ma sindaco, ora ci dica: qual è<br />
il suo sogno nel cassetto per Paduli?<br />
«Spero solo di far vivere meglio<br />
la mia comunità. Ma è un obiettivo<br />
che ho sempre avuto nel cuore,<br />
del resto ogni amministratore<br />
dovrebbe sempre sperare di<br />
migliorare la vita dei suoi cittadini».
Paduli
Paduli
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
venerdì 11 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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DI FULVIO VARALDO<br />
Hanno pane di tale qualità<br />
che non ne mangerebbero<br />
i cani: Giuseppe Massari<br />
era un giornalista, amico fraterno<br />
di Cavour. Quando divenne<br />
deputato lo mandarono a vedere<br />
le condizioni in cui viveva la<br />
gente del sud. C'era più preoccupazione<br />
per i continui omicidi e<br />
rapimenti che per la povertà e<br />
l'arretratezza. Massari non si sottrasse<br />
e scrisse una relazione finale<br />
della sua inchiesta parlamentare<br />
che è il primo, vero, atto<br />
(ahinoi, involontario) d'accusa<br />
contro la politica nordista, di una<br />
Italia che è sempre andata a due<br />
velocità.<br />
Molinara, più di ogni altro luogo,<br />
l'aveva colpito per la crudezza<br />
di una vita che era soltanto sudore<br />
e fame.<br />
Era il 1863.<br />
Quelli del nord mandarono sedici<br />
anni dopo altri parlamentari a<br />
vedere se le cose fossero migliorate:<br />
Jacini, nel 1879, constatò lo<br />
stesso, identico, abbandono.<br />
Dai fascisti di Mussolini ai successivi<br />
governi, illuminati o corrotti,<br />
che hanno attraversato tutto<br />
il '900, nessuno, proprio nessuno<br />
ha messo mano seriamente<br />
a queste terre interne, dove per<br />
decenni anche frequentare un liceo<br />
era una sfida che consumava<br />
l'anima. Se si pensa che soltanto<br />
da pochi anni, lontana dall'essere<br />
completata, la statale denominata<br />
Fortorina ha potuto<br />
parzialmente invertire le difficoltà<br />
nei collegamenti, rendendoli<br />
meno brutali. Ed è qui, a<br />
Molinara e nell'intero Fortore,<br />
che si comprende perché questi<br />
sono i paesi dell'osso. Le cose<br />
scontate ed elementari in altri posti<br />
a Molinara sono lotte e conquiste<br />
quotidiane. La popolazione<br />
sta invecchiando rapidamente<br />
e non si sopravvive al ritmo di<br />
cinque nascite all'anno.<br />
Chi può, scappa. Chi resta, prega.<br />
Ogni giorno, di stare sempre<br />
in salute. Un infarto, un ictus o<br />
una emergenza qui sono condanne<br />
a morte. Una chiamata al<br />
118 trova risposta non prima di<br />
mezzora, se tutto fila liscio. E poi<br />
ci sono gli altri trenta minuti (se<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
UN'AMBULANZA DEL 118 ARRIVA DOPO 30 MINUTI<br />
Chi può, scappa<br />
Chi resta, prega<br />
tutto fila liscio un'altra volta) per<br />
raggiungere l'ospedale più vicino:<br />
che è l'azienda ospedaliera<br />
San Pio di Benevento. Mentre<br />
per le gravi emergenze i Lea (i<br />
livelli essenziali di assistenza)<br />
fissano in quindici minuti il limite<br />
massimo per intervenire in<br />
modo utile su un ictus o un infarto.<br />
Parametri surreali da queste<br />
parti, che in questi mesi di rischio<br />
Covid, quando si sente proporre<br />
un rilancio della medicina<br />
territoriale, al danno si aggiunge<br />
la beffa: i conti a posto la sanità<br />
della Regione Campania li ha<br />
messi annullando l'assistenza ai<br />
più deboli, altro che chiacchiere<br />
solitarie davanti alle telecamere.<br />
Sarà per questo che il vice sindaco<br />
di Molinara, Pasquale Baldino,<br />
si è fatto promotore della<br />
convenzione con la farmacia per<br />
dotare il paese di un defibrillatore.<br />
La teca è all’esterno, in caso<br />
La chiesa<br />
di Santa Maria<br />
dei Greci<br />
di emergenze (che nessuno si augura)<br />
potrà essere utilizzato in attesa<br />
dell’arrivo dei soccorsi. In<br />
un paese che invecchia certi discorsi<br />
sono inevitabili. Oltre alla<br />
Residenza sanitaria assistenziale<br />
dell’Asl di Benevento, che<br />
ospita 50 anziani per lo più autosufficienti,<br />
a Molinara c’è anche<br />
la casa di riposo Carpa, in via<br />
Regina Margherita, con altri trenta<br />
ospiti. La risposta allo spopolamento<br />
potrebbe venire dall’adesione<br />
ai programmi di accoglienza<br />
per immigrati. Tra polacchi,<br />
moldavi, ucraini e nigeriani<br />
che animano lo Sprar, Molinara<br />
ha un centinaio di potenziali<br />
nuovi cittadini, prole compresa.<br />
A loro si pensa di destinare<br />
parte delle abitazioni in via di<br />
recupero nel centro storico. Ma<br />
la questione è dibattuta: troppa<br />
povertà le trasformerebbe in un<br />
ghetto.<br />
IL PAESE POTREBBE ESSERE NATO DA UN INSEDIAMENTO ELLENICO<br />
La chiesa di Santa Maria<br />
dei Greci deve la sua<br />
origine onomastica ad<br />
una iscrizione epigrafica greca<br />
posta sulla porta dell'edificio,<br />
di cui oggi si è persa ogni<br />
traccia. La presunta esistenza<br />
di tale epigrafe, come la presenza<br />
di una "fontana dei Greci"<br />
e la notizia di alcune monete<br />
greche ritrovate in loco,<br />
farebbero supporre che l'impianto<br />
originale della chiesa risalga<br />
ad un lontano periodo di<br />
insediamento di una colonia<br />
greca nell'antica Molinara.<br />
L'attuale impianto è databile<br />
tra il X e il XII secolo, di pianta<br />
poligonale, fortemente irregolare,<br />
include la pseudo navata<br />
sinistra, aggiunta solo nel<br />
1945, dall'arciprete don Pietro<br />
ladarola. La chiesa, nel suo<br />
complesso, costituisce un interessante<br />
esempio di chiesa con<br />
volta a botte (nella zona presbiteriale)<br />
e cupola centrale<br />
che non trova riscontri in area<br />
campana, ma che richiama invece,<br />
alcuni edifici di culto altomedioevali<br />
pugliesi. L'inter-<br />
no attualmente si presenta completamente<br />
spoglio, a causa degli<br />
interventi di consolidamento<br />
statico, resisi necessari dopo<br />
il sisma del 1962. Nel suo interno<br />
diversi sono stati gli interventi<br />
di rifacimento, testimoniati<br />
dalla diversità di fattura<br />
della muratura che costituisce<br />
la cupola centrale e la volta a<br />
botte (a piccoli conci sbozzati),<br />
da quella che costituisce invece<br />
i muri perimetrali e la<br />
porzione di muratura sovrastante<br />
gli archi della navata<br />
principale (grandi conci sbozzati).<br />
La stessa facciata fu più<br />
volte rifatta "alla meglio" tanto<br />
da creare presumibilmente<br />
delle forti discordanze da quella<br />
originale. La cupola ribassata,<br />
realizzata in piccoli conci<br />
di pietra chiara, è posta al<br />
centro della chiesa, tra la navata<br />
principale ed il presbiterio<br />
e poggia su quattro archi<br />
che scaricano il peso ad un<br />
egual numero di pilastri. Entrando<br />
nella chiesa dall'ingresso<br />
principale, sul lato destro<br />
è possibile distinguere la<br />
cappella del battistero, con il<br />
portale monumentale in stile<br />
gotico, con la suggestiva monofora<br />
e la bella volta a crociera,<br />
databili al XIV sec. In<br />
questa chiesa fino all'anno<br />
1737, il battesimo veniva amministrato<br />
con il rito greco dell'immersione.<br />
MOLINARA<br />
SANITÀ. Un ictus o un infarto possono essere letali:<br />
si sopravvive al di fuori dei parametri minimi dei Lea<br />
RIPORTATE IN VITA LE RADICI<br />
Il borgo antico... come Pompei<br />
La via principale del borgo<br />
è Corso Umberto I,<br />
posta lungo l'asse nordsud<br />
che unisce la porta principale<br />
di accesso al borgo posta a<br />
nord (Portaranna) ad un varco<br />
dove era situata la seconda<br />
porta (Porta di Vascio). La<br />
strada è dedicata al re Umberto<br />
I di Savoia che regnò in Italia<br />
dal 1878 al 1900, quando fu<br />
ucciso dall'anarchico Bresci a<br />
causa della sua politica autoritaria.<br />
La consorte era la regina<br />
Margherita a cui è stato dedicato<br />
il corso principale del paese.<br />
Dal Corso Umberto si dipartono<br />
sei strade disposte a<br />
ventaglio, che terminano tutte<br />
a ridosso della cinta muraria<br />
del tratto est o di Via Pianobello:<br />
Vico Bastioni, Vico del<br />
Forno, Vico Orologio, Vico Notar<br />
Nicola, Vico delle Fosse, Vico<br />
Santa Maria dei Greci. Vico<br />
Bastioni deve il nome alla sua<br />
posizione che costeggia i bastioni<br />
del borgo murato. Vico<br />
del Forno prende il nome, probabilmente,<br />
dalla presenza del<br />
forno della corte baronale, ove<br />
i cittadini erano obbligati a<br />
cuocere il pane dietro pagamento<br />
dello ius fornatico, una<br />
forma di pane per ogni trenta<br />
che vi venivano cotte. Vico<br />
Orologio deve invece il suo nome<br />
all'orologio dell'Università<br />
(cioè della comunità) molinarese<br />
che qui era ubicato. Vico<br />
Notar Nicola era dedicato, probabilmente,<br />
ad un notaio molinarese.<br />
Vico delle Fosse era il<br />
luogo in cui erano ubicate buona<br />
parte delle fosse dei molinaresi<br />
defunti. Fino al 1806, infatti,<br />
i morti venivano seppelliti<br />
nelle Chiese e negli spazi<br />
aperti adiacenti ad esse. Via<br />
Santa Maria dei Greci prende<br />
il nome dall'omonima chiesa<br />
adiacente. Via Pianobello, parallela<br />
a Via Recinto e l'omonima<br />
piazzetta, devono forse il<br />
loro nome al bel panorama che<br />
si gode guardando dalle mura<br />
la bella vallata della "Tammarecchia'"e<br />
la collina su cui sorge<br />
San Giorgio la Molara.<br />
L'abitazione tipica dei vicoli<br />
del borgo era costituita da uno<br />
o due vani al piano terra e uno<br />
o due vani al primo piano. I vani<br />
a piano terra o spesso seminterrati,<br />
i "sottani" servivano<br />
da stalla o da deposito<br />
"cellari", mentre i vani al primo<br />
piano erano destinati alla<br />
vera e propria abitazione.<br />
L'accesso al piano superiore<br />
delle abitazioni avveniva attraverso<br />
una ripida scala esterna<br />
in pietra che terminava con<br />
un pianerottolo "lo vafio", riparato<br />
da un muretto di pietra<br />
o da una ringhiera in ferro battuto,<br />
e fungeva da terrazzino,<br />
ovvero da luogo di lavoro domestico<br />
e di riposo dalle fatiche<br />
quotidiane.
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Un patto tra sindaci per rilanciare<br />
il progetto di un<br />
polo di energia alternativa<br />
in un territorio che da anni<br />
combatte per evitare spopolamento<br />
e isolamento. Il sindaco di<br />
Molinara, Giuseppe Addabbo,<br />
nel cuore del Fortore, ha da tempo<br />
scelto la strada dell'innovazione<br />
scommettendo sull'eolico.<br />
Sindaco, oggi si sta riscoprendo<br />
l'energia alternativa per difendere<br />
l'ambiente. Voi l'avete<br />
capito in anticipo, ma l'eolico<br />
può essere il futuro?<br />
“Sì, qui ci sono stati i primi insediamenti<br />
di energia alternativa<br />
negli anni Novanta grazie alla<br />
grande intuizione dei fratelli Ciro<br />
e Oreste Viogorito, che vennero<br />
in avanscoperta in questi<br />
territorio a realizzare i primi impianti.<br />
Non sono mancate le polemiche<br />
all'inizio, ma col tempo<br />
si è capito quali sono le potenzialità<br />
di eolico e fotovoltaico.<br />
Non si produce solo energia alternativa<br />
ma si creano anche posti<br />
di lavoro, per questo oggi<br />
l'obiettivo deve essere un polo<br />
energetico in questo territori”.<br />
Ora serve un patto tra sindaci,<br />
ma cosa manca ancora?<br />
“Bisogna remare tutti nella stessa<br />
direzione. Che sia Unione dei<br />
comuni o area vasta non importa,<br />
serve una sinergia tra gli amministratori.<br />
Io non posso essere<br />
solo il sindaco di Molinara, ma<br />
devo guardare al comprensorio<br />
del Fortore. Per risolvere i problemi<br />
c'è bisogno di una soluzione<br />
complessiva, noi dobbiamo<br />
essere sindaci di un territorio<br />
non di una sola comunità”.<br />
Come riaprire la vertenza delle<br />
aree interne, l'impegno dei<br />
vescovi come l'ha giudicato?<br />
“Molto positivo, la chiesa si è<br />
messa a disposizione per aiutare<br />
questi territori ad accendere un<br />
riflettore nazionale sui nostri problemi.<br />
Ben venga la loro iniziativa.<br />
Ma qui è mancata la politica,<br />
proprio negli anni dello sviluppo<br />
e poi è crollata dalla fine<br />
della Prima Repubblica. Ogni attenzione<br />
si è concentrata sul<br />
NEI SUOI CORTILI GENERAZIONI DI NOBILI NORMANNI, SVEVI E CAROLONGI<br />
Attraverso il castello ducale<br />
è passata, nel corso<br />
dei secoli, gran parte<br />
della storia della nostra comunità,<br />
con i nomi delle famiglie<br />
importanti che l'hanno<br />
abitato saltuariamente o in<br />
modo stabile o lo hanno posseduto<br />
solo a titolo di proprietà.<br />
Le prime notizie storiche<br />
risalgono al periodo della dominazione<br />
normanna, quando<br />
Molinara appartenne alla contea<br />
di Ariano. In seguito all'estinzione<br />
dei Normanni subentrò<br />
il dominio degli Svevi e<br />
a questo periodo risale un documento<br />
nel quale si legge che,<br />
al tempo di Federico II, i signori<br />
di Molinara ebbero in<br />
custodia il nobile guelfo Pietro<br />
Villani prigioniero dell'Imperatore.<br />
Dopo la battaglia di Benevento<br />
del 1266, il vincitore<br />
Carlo d'Angiò indusse donna<br />
lsolda di Molinara, rimasta più<br />
volte vedova, a sposare dei nobili<br />
francesi e alla sua morte<br />
senza eredi il feudo fu assegnato<br />
al militè francese Giacomo<br />
de Assemual. Nel 1293,<br />
Molinara, che faceva parte del<br />
"Principato Ultra", fu asse-<br />
«Un patto tra sindaci<br />
per il polo energetico»<br />
Il sindaco accusa: «Qui è mancata la politica, basta ragionare con la logica dei numeri»<br />
Castello ducale<br />
Dove tutto<br />
ha avuto inizio<br />
L’INTERVISTA. Giuseppe Addabbo punta a migliorare la qualità della vita<br />
Nord e sulle grandi città: Sud e<br />
aree interne sono scomparse dall'agenda<br />
del governo. Eppure<br />
parliamo di quasi 4mila comuni.<br />
La vera questione è che si continua<br />
a ragionare in termini elettorali<br />
e di numeri”.<br />
Cosa vi aspettate voi sindaci<br />
dall'esecutivo regionale con la<br />
riconferma del governatore De<br />
Luca?<br />
“Un'attenzione particolare per Irpinia<br />
e <strong>Sannio</strong>. Le materie fondamentali<br />
sono quelle della sanità<br />
e della scuola, ma anche del<br />
dissesto idrogeologico e della forestazione.<br />
Qui parliamo di sanità<br />
- e il covid ce l'ha fatto capire<br />
- che va potenziata la rete dei me-<br />
dici di base. Ma abbiamo bisogno<br />
di più guardie mediche per<br />
dare risposte sul territorio e potenziare<br />
la specialistica. Anche<br />
le Asl devono funzionare diversamente”.<br />
I tagli nella sanità vi hanno fortemente<br />
penalizzato finora, cosa<br />
deve cambiare?<br />
“Bisogna smetterla di ragionare<br />
con la logica dei numeri. Il cittadino<br />
di Molinara o di San Bartolomeo<br />
in Galdo non è di serie B<br />
rispetto al cittadino di Benevento<br />
o di Napoli. La politica deve<br />
affrontare questi problemi. I cittadini<br />
vanno rispettati”.<br />
Voi avete scelto di istituire il defibrillatore<br />
comunale nel centro<br />
del paese. Perché?<br />
“Abbiamo sfruttato questa opportunità<br />
grazie alla inaugurazione<br />
della nuova sede della farmacia<br />
Cicchiello. Con una convenzione<br />
abbiamo potuto avere<br />
questo servizio, situato nel centro<br />
del paese. Ricordo che i nostri<br />
comuni vivono il dramma delle<br />
distanze. Il 118 per arrivare qui<br />
impiega mezzora e per portare il<br />
paziente all' ospedale più vicino<br />
se ne passa un'altra mezzora.<br />
Dobbiamo avere attrezzature di<br />
pronto intervento. I componenti<br />
della protezione civile e i titolari<br />
della farmacia sono preparati<br />
per utilizzare il defibrillatore in<br />
caso di necessità”.<br />
gnata a Bartolomeo de Capua,<br />
appartenente una illustre famiglia<br />
di giuristi. Ai De Capua,<br />
Molinara rimase fino al 1549,<br />
quando, in seguito a gravi lutti<br />
della famiglia De Capua, il feudo<br />
fu venduto a Giovan Tommaso<br />
de Miradois. Dal 1613 al<br />
1635 Molinara subì varie compravendite:<br />
dai Miradois passò<br />
alla marchesa Caracciolo di San<br />
Marco, poi a Giovan Battista de<br />
Juliis, a Marcello Carafa e infine<br />
alla famiglia Muscettola dei<br />
duchi di Spezzano che furono<br />
gli ultimi signori di Molinara e<br />
vi abitarono quasi stabilmente<br />
fino alla loro decadenza, all'inizio<br />
dell'800, in seguito alla<br />
legge napoleonica sull'eversione<br />
della feudalità. Prima del<br />
terremoto del 1962 il palazzo<br />
era descritto di una semplicità<br />
severa, quasi povero con il suo<br />
maestoso arco d'ingresso che<br />
dà accesso alla corte. Rimasto<br />
intatto nella sua pianta originaria:<br />
c'è tuttora l'arco d'ingresso,<br />
il cortile con al centro<br />
l'antico pozzo e le abitazioni<br />
signorili al primo piano che affacciano,<br />
con finestre e balconi,<br />
all'interno del cortile, sul<br />
Corso Umberto I e sulla piazza<br />
Vittoria. Al pianterreno<br />
c'era, fino agli anni 80, il frantoio,<br />
che risaliva forse all'epoca<br />
feudale e tutti gli ambienti<br />
al servizio del palazzo. All'interno<br />
delle mura di cinta, lungo<br />
il lato ovest, si estende tuttora<br />
un ampio giardino. Oggi<br />
il palazzo, abitazione privata<br />
della famiglia Santoro, ha subito<br />
vari interventi di recupero.<br />
Ora qual è la sfida del<br />
futuro per il Fortore,<br />
come dare una<br />
speranza e una<br />
prospettiva a queste<br />
comunità?<br />
“Siamo un territorio<br />
difficile<br />
ma<br />
bisogna<br />
creare<br />
innanzitutto<br />
un'area<br />
vasta,<br />
almeno<br />
una ventina<br />
di<br />
comuni<br />
devono<br />
mettersi insieme<br />
creando<br />
una serie<br />
di progetti<br />
per migliorare<br />
i servizi e<br />
la qualità<br />
della vita di<br />
territori, che<br />
non devono<br />
essere solo<br />
attraversati<br />
ma anche insediati.<br />
Il futuro<br />
è questo”.
Molinara
Molinara
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 22 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
BUONALBERGO. IN UN ANNO QUATTRO NUOVI NATI ALL’ANAGRAFE<br />
Resistono ogni giorno<br />
da soli per troppi anni<br />
CITTÀ NOBILE. Una storia antichissima, legata a filo doppio alla Diocesi<br />
che ha troppe proprietà abbandonate in centro storico e in periferia<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Resistono. Tutti i giorni.<br />
Anno dopo anno. Lottano<br />
contro l'idea che loro siano<br />
trascurabili dettagli. Li tiene<br />
in vita l'orgoglio, l'appartenenza,<br />
lo spirito illuminato di alcuni<br />
ostinati che hanno idee, volontà.<br />
Ma non basta, non basterà. È come<br />
se una parte non trascurabile<br />
di un organismo venisse lasciata<br />
morire. Come se si potesse fare a<br />
meno di un braccio, una mano,<br />
un cuore. Preoccupa la totale<br />
mancanza di consapevolezza, indigna<br />
l'indifferenza. Ogni pietra<br />
abbandonata a terra di questi piccoli<br />
paesi andrebbe rimessa a posto,<br />
ricomposta nella vita che ha<br />
saputo esprimere, rappresentare.<br />
Ogni vicolo, ogni decumano ti<br />
imprigiona in una solitudine diversa,<br />
non dolorosa. Buonalbergo<br />
ha la nobiltà di un tentativo<br />
che andrebbe sostenuto per evitare,<br />
come decine di altre piccole<br />
realtà, la scomparsa. La responsabilità,<br />
l'obbligo di occuparsene,<br />
è in capo a tutti. L'idea<br />
che i paesi presepi siano superflui,<br />
ingestibili, è soltanto la resa<br />
di una politica miope, inconsistente.<br />
La Regione, sorda e lontana,<br />
guarda ai carnai metropolitani<br />
con ossessione elettorale.<br />
La lotta impegna su diversi fronti:<br />
la visione complessiva che serve<br />
a tenere in vita tutta la complessa<br />
comunità di Buonalbergo<br />
Per l’amministrazione<br />
l’incubo è la gestione<br />
della manutenzione<br />
senza averne più i fondi<br />
__<br />
L’Istituto dei padri salesiani abbandonato da 50 anni dalla Diocesi<br />
e il lavorìo incessante al fianco<br />
dei cittadini che reclamano piccoli<br />
interventi, manutenzione<br />
quotidiana. Per risparmiare l’amministrazione<br />
s’è inventata la<br />
pluriugara per i rifiuti: l’umido a<br />
una ditta, l’indifferenziato ad<br />
un’altra, la raccolta del vetro e<br />
della carta ancora a un’altra impresa.<br />
Le tasse vengono tenute<br />
basse finché è possibile, ma il territorio<br />
da gestire, le contrade sono<br />
vaste e tutte affrante da fenomeni<br />
di dissesto idrogeologico<br />
che rappresentano danni e sempre<br />
nuovi investimenti.<br />
Eppure, questi centri storici diroccati,<br />
sventrati dal tempo, saccheggiati<br />
da generazioni costrette<br />
alla fuga, hanno un orizzonte,<br />
fisico: lo spazio infinito su cui<br />
gettano lo sguardo, il verde, le<br />
montagne. È stato dannazione<br />
ma è anche futuro. Qui si respira.<br />
Buonalbergo è la rappresentazione<br />
plastica di colpe diffuse.<br />
Tra i “peccatori” c'è anche la<br />
LE IDEE DELL’ASSOCIAZIONE: “SLOW IS GOOD”, “PAESAGGI IN MOVIMENTO” E IL MURALE DI JORIT<br />
DI LEA FARINA *<br />
«Noi, tornati a casa per restare<br />
e riscattare l’orgoglio del Fortone»<br />
nistrazione locale che da sempre<br />
spinge i giovani a restare ed<br />
investire, ma anche curatori, fotografi<br />
e realtà culturali di rilievo,<br />
ma soprattutto Artisti che<br />
hanno trovato in questo luogo,<br />
ispirazione, accoglienza e voglia<br />
di tornare. Tante le manifestazioni<br />
e progetti culturali che<br />
hanno raccontato Buonalbergo<br />
e il Fortore tra cui Slow is Good<br />
che quest’anno, nonostante<br />
la pandemia, ha ospitato per la<br />
sua III edizione, in piena sicurezza,<br />
i cultori della tradizione<br />
e del saper fare. Appassionati di<br />
arte e fotografia invitati al progetto<br />
pluriennale “Paesaggi in<br />
Movimento” promosso dallo<br />
Scabec, con la prepotenza dell’immagine,<br />
ha raccontato un<br />
intreccio di relazioni e figure; e<br />
ancora eventi nati dall’identità,<br />
che affondano radici nella storia<br />
Chiesa, che da queste parti ha infinite<br />
proprietà immobiliari lasciate<br />
abbandonate.<br />
Cadono a pezzi e s'intestano la<br />
metà marcia del borgo antico che<br />
s'inerpica su tutto il fianco alto<br />
del paese. L'altra metà, quella che<br />
ha potuto acquisire, l'amministrazione<br />
comunale è riuscita a<br />
recuperarla. Appena spunta una<br />
norma, il sindaco ci infila un progetto:<br />
palazzo Angelini è un<br />
esempio, tutto è tornato com'era<br />
un tempo. Ma fai un metro, tra<br />
Vico I Centrale e via Rocciaforte,<br />
e di fronte trovi l'altro complesso<br />
storico appartenuto alla<br />
Diocesi di Benevento totalmente<br />
diroccato.<br />
Già, le distrazioni della Chiesa.<br />
La stessa che l'arcivescovo Accrocca<br />
sta portando alla testa di<br />
una potente protesta a favore delle<br />
zone interne, dei piccoli centri<br />
che attendono da decenni una<br />
legge quadro che ne tuteli le radici.<br />
A un certo punto, c'è anche<br />
il dovere dell'esempio: o mette<br />
mano alle macerie o, dopo quarant'anni,<br />
ne lascia la proprietà al<br />
Comune. Un altro “peccato mortale”<br />
della Diocesi è a venti metri<br />
da Cascina Panaro, lungo via<br />
Sant'Antonio: l'edificio che prima<br />
ospitavai padri salesiani. Un<br />
albergone quadrettato abbandonato<br />
da 50 anni: sui tetti dell'edificio,<br />
parliamo del terzo piano,<br />
sono cresciuti alberi.<br />
Non lo abbattono. Non lo ricostruiscono.<br />
Non mollano la proprietà.<br />
Un pugno nell'occhio per chi<br />
vuole rianimare quel posto, portando<br />
gente a Cascina Panari, che<br />
dopo tante polemiche, la Provincia<br />
ha finalmente restaurato: percorso<br />
turistico con vista su macerie...<br />
magari messa così funziona<br />
pure.<br />
Il Fortore, la terra di mezzo,<br />
raccontato dalla storia<br />
perché di passaggio tra i<br />
due mari più grande del “bel<br />
paese”, quella terra da secoli<br />
resiliente e orgogliosa che nonostante<br />
sia “invisibile”, fa<br />
sentire la sua voce. Buonalbergo<br />
un piccolo polo culturale<br />
a cielo aperto che profuma<br />
di storia, tradizione e buone<br />
pratiche. Molti anziani, tesorieri<br />
di ricordi e pochi giovani<br />
che hanno deciso di tornare,<br />
con un obiettivo ben preciso:<br />
scrivere il Fortore esiste.<br />
Smart Fortore, l’Associazione<br />
culturale di coloro che investono<br />
la loro formazione e il loro<br />
tempo, affinché il piccolo<br />
borgo, ai confini tra <strong>Sannio</strong> e<br />
Fortore, racconti e sia da<br />
esempio per chi vuole dare voce<br />
all’entroterra; impegno e<br />
determinazione che hanno<br />
smosso la torpedine culturale<br />
che da anni attanagliava le<br />
idee. Collaborazioni importanti,<br />
in concerto con l’Ammidelle<br />
generazioni come Presta il<br />
tuo volto a Boemondo e Alberada<br />
progetto di comunità.<br />
Buonalbergo esprime la contaminazione<br />
degli attraversamenti<br />
delle strade che lo disegnano:<br />
la via Francigena, il<br />
Regio Tratturo e la sua taverna,<br />
monumentale luogo di sosta<br />
per le greggi in arrivo dagli<br />
Abruzzi, oltre all’antica arteria<br />
Traiana che vede oggi, nel<br />
Ponte delle Chianche, la testimonianza<br />
della sua monumentale<br />
storia descritta anche<br />
nell’impianto dell’antico centro<br />
storico locale, a pietra bianca,<br />
che accoglie i racconti di<br />
piccoli cantastorie colorati i<br />
Mazzamaurielli e ancora la<br />
piccola incantevole chiesa irta<br />
sul colle, che accoglie la madre<br />
protettrice “Madonna della<br />
Macchia” di origine bizantina.<br />
Buonalbergo sceglie il futuro<br />
partendo dalle radici e raccontando<br />
una nuova forza resiliente.<br />
* Referente associazione culturale<br />
“Smart Fortore”
martedì 22 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
DALLA FOLLA DELL’AEROPORTO DI CAPODICHINO ALLA SOLITUDINE DEL VECCIO BORGO<br />
«Ho mollato tutto per vivere qui la vecchiaia»<br />
LA SINGOLARE STORIA DEL 65ENNE NAPOLETANO VINCENZO DE MARTINO<br />
Una vita intera trascorsa<br />
nel caos e tra la folla<br />
dell’aeroporto di Capodichino,<br />
come dipenbdente<br />
dell’areonautica civile. Poi,<br />
una volta raggiunta la pensione,<br />
la decisione drastica, liberatoria:<br />
trovare una casa a pochissimi<br />
soldi e starsene sereno<br />
nella pace di una realtà completamente<br />
diversa. Vincenzo<br />
De Martino, 65 anni, vive da<br />
dieci in una casetta dell’antico<br />
borgo di Buonalbergo, a<br />
due rampe da palazzo Angelini.<br />
Lui rappresenta lo sbocco<br />
possibile del recupero delle decine<br />
e decine di abitazioni che<br />
potrebbero rianimarsi, con<br />
l’obiettivo di riportare gente lì<br />
dove tutto è iniziato e rianimare<br />
i mvicoli che prima brulicavano<br />
di vita.<br />
«Mai pentito di questa scelta»,<br />
racconta Vincenzo mentre innaffia<br />
le sue prezione piante,<br />
«avevo bisogno di questa pace<br />
e della serenità di vivere fa-<br />
__<br />
Sonia e Ludovica, amiche del cuore, e Vincenzo De Martino<br />
cendo quello che mi piace. Sono<br />
riuscito a far laureare tutti i<br />
miei figli e sono tra i fortunati<br />
che non hanno dovuto mai lottare<br />
per tenerli lontani dalla<br />
drogfa e da altri guai. Come ho<br />
scelto Buonalbergo? Per caso:<br />
volevo un’abitazione ma avevo<br />
pochissima disponibilità economica.<br />
Ma ecco che trovo questa<br />
casetta in vendita a meno di<br />
trentamila euro. Non me lo sono<br />
fatto ripetere due volte. Sono<br />
contento».<br />
Vivere in un centrto storico<br />
quasi del tutto abbandonato<br />
non è da tutti. Sonia e Ludovica,<br />
due amiche inseparabili,<br />
entrambe native di Buonalbergo,<br />
sono vent’anni che resistono<br />
L’INTERVISTA. Michelantonio Panarese racconta i suoi prim i cinque anni allla guida del Comune<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
La sfida del futuro si gioca<br />
sull'innovazione e la cultura.<br />
L'ha capito da tempo<br />
il sindaco di Buonalbergo, Michelantonio<br />
Panarese, 52enne,<br />
che nella prossima primavera<br />
chiuderà il suo primo ciclo amministrativo.<br />
Ma è pronto a ricandidarsi.<br />
E lo conferma nell'intervista<br />
a Otto Channel 696<br />
tv. “Mi sembra doveroso nei confronti<br />
dei cittadini, poi saranno<br />
loro a decidere”, annuncia il sindaco.<br />
Intanto Buonalbergo, come gli<br />
altri centri dell'entroterra sannita,<br />
ha subito una drastica riduzione<br />
del numero degli abitanti.<br />
Lei come lo spiega?<br />
“Purtroppo non ci sono più attività<br />
compatibili con le aree interne<br />
e c'è una propensione delle<br />
persone a spostarsi verso i<br />
grandi centri. Certo, questo crea<br />
un grande disagio per le nostre<br />
zone e un forte squilibrio anche<br />
economico. L'emergenza Covid<br />
deve farci fare oggi una nuova riflessione<br />
in relazione alla didattica<br />
a distanza e allo smart working.<br />
Il fatto di poter operare a<br />
distanza potrebbe riportare le persone<br />
ad abitare qui dove si può<br />
lavorare a distanza. Ma sono necessarie<br />
almeno due condizioni”.<br />
Quali? A cosa si riferisce in<br />
particolare?<br />
“Creare l'accessibilità facile a<br />
questi strumenti ma servono anche<br />
le infrastrutture immateriali<br />
come la banda larga. Si sta ultimando<br />
qui a Buonalbergo il cablaggio<br />
per la fibra e a breve tempo<br />
avremo questo collegamento<br />
veloce che consentirà alle persone<br />
di lavorare anche a distanza.<br />
Ma penso che si debba andare<br />
verso una forma di work center,<br />
ossia con la creazione di centri<br />
di uffici con una connettività veloce.<br />
Il futuro sarà questo”.<br />
Come ridare una speranza e<br />
«Innovazione e cultura,<br />
la nostra scommessa»<br />
Il sindaco avverte: «Questione delle aree interne mai affrontata»<br />
E accusa: “Penalizzati dall'Alta Velocità, subito la banda larga»<br />
__<br />
Il sindaco Michelantonio Panarese intervistato da 696 Ottochannel<br />
una prospettiva alle aree interne?<br />
“Se ne parla da tempo di aree interne<br />
ma non si è fatto mai nulla.<br />
Si continua a studiare ma nel<br />
frattempo il malato muore...”-<br />
Cosa serve al vostro territorio?<br />
“Innanzitutto è necessario avere<br />
servizi adeguati e nel contempo<br />
favorire l'e-commerce per le nostre<br />
aziende. A breve faremo un<br />
bando per le piccole e medie imprese<br />
per creare dei canali di promozione<br />
dei loro prodotti che sono<br />
competitivi ma che non si conoscono<br />
adeguatamente al di<br />
fuori dei nostri confini”.<br />
L'emergenza Covid come la<br />
state vivendo e come vi sta condizionando?<br />
“Il primo lockdown è stato accettato<br />
dai cittadini anche se con<br />
tutte le difficoltà del caso. Oggi<br />
diventa tutto molto più complicato.<br />
Le persone sono seriamente<br />
in difficoltà. E quindi è necessario<br />
che i nuovi fondi previsti<br />
dal Recovery fund siano messi a<br />
disposizione del territorio. Questa<br />
può essere un'opportunità per<br />
il rilancio dello sviluppo”.<br />
Uno dei nodi irrisolti riguarda<br />
la questione delle infrastrutture.<br />
L'Alta Velocità Napoli-Bari<br />
vi taglia fuori. Deluso?<br />
“Beh il tracciato ci ha penalizzato<br />
molto. Essere esclusi dalla<br />
nuova linea ferroviaria ci danneggia<br />
notevolmente ma sono<br />
scelte di un livello superiore che<br />
subiamo. Ora, però, possiamo<br />
puntare a mettere in rete queste<br />
infrastrutture. Abbiamo una proposta<br />
che valorizzi meglio la statale<br />
90 bis. Tra le stazioni di Apice,<br />
Hirpinia e Orsara possiamo<br />
creare un collegamento diretto<br />
con il territorio. Con la regione,<br />
il Ministero e l'Anas cercheremo<br />
di intervenire sulla statale 90 bis<br />
perché è un tracciato del dopoguerra<br />
non più adeguato. Così<br />
compenseremo la perdita della<br />
rete ferroviaria che sarà dismessa<br />
dal 2026”.<br />
Lei è sindaco da 4 anni: qual è<br />
il risultato che le ha dato più<br />
soddisfazione?<br />
“Sicuramente la possibilità di<br />
creare una rete progettuale che<br />
abbia una visione del futuro. E'<br />
chiaro che questo non risponde<br />
alle esigenze dei cittadini che<br />
hanno bisogno di risolvere anche<br />
piccoli problemi quotidiani, come<br />
quelli relativi alla manutenzione<br />
ordinaria per i quali i comuni<br />
non hanno fondi. Ora tra<br />
gli obiettivi si sono il collegamento<br />
diretto con Castel del Lago<br />
senza passare per Benevento<br />
e gli interventi contro la piaga del<br />
dissesto idrogeologico, purtroppo<br />
i nostri territori sono sempre<br />
molto a rischio”.<br />
Ma qual è la sua idea di città<br />
del futuro per Buonalbergo,<br />
quale può essere la vocazione<br />
per rianimare l'economia locale?<br />
“Non esiste un aspetto che possa<br />
garantire uno sviluppo da solo.<br />
Dobbiamo creare una rete. Ci sono<br />
vari aspetti su cui puntare: uno<br />
degli obiettivi può essere la creazione<br />
di residenze per gli artisti.<br />
Noi ci proveremo”.
Buonalbergo
Buonalbergo
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 12 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CAMPOLATTARO<br />
Il grande futuro dell’acqua<br />
per i cittadini e le aziende<br />
Potabilizzazione, uso irriguo e produzione idroelettrica<br />
non disponibili perché mancano le grandi derivazioni<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Quella della gestione<br />
delle risorse idriche<br />
della Regione Campania<br />
è una “bolla”<br />
nota da anni e da<br />
anni tenuta prigioniera. Non è affatto<br />
un caso che Fulvio Bonavitacola,<br />
vice presidente della giunta<br />
regionale, nel 2018 venne costretto<br />
a smentire, nero su bianco,<br />
l'autorizzazione che aveva firmato<br />
un dirigente di palazzo Santa<br />
Lucia per la proroga della concessione<br />
all'Acquedotto Pugliese<br />
di derivazione idrica a Caposele.<br />
Una proroga di 18 anni che il dirigente<br />
“zelante e solitario” s'era<br />
intestato nonostante “privo della<br />
relativa competenza”.L'acqua è<br />
un bene pubblico. Lo Stato ne<br />
concede l'utilizzo attraverso due<br />
procedure: le grandi o le piccole<br />
derivazioni.A Caposele l'Aqp ha<br />
messo mano alla più grande derivazione<br />
del Mezzogiorno. Insegna<br />
molte cose da tenere bene a<br />
mente.Ma quella è un'altra storia.<br />
Qui ed oggi ci interessa approfondire<br />
un'altra odissea, che dura<br />
da 58 anni: la diga di Campolattaro.<br />
Immaginata per la prima<br />
volta nel piano regolatore generale<br />
delle acque nel 1962, l'impianto<br />
sorge a sbarramento del<br />
Tammaro, un affluente del Calore.<br />
Sedici anni dopo, 1978, la<br />
Cassa per il Mezzogiorno li-<br />
La Ferrocementi<br />
l’ha consegnata finita<br />
27 anni fa: da allora<br />
furono ultimati nel 1993. Il costo<br />
complessivo fu quantificato in<br />
circa 270 miliardi di lire, di cui<br />
circa 51 miliardi per gli espropri<br />
che coinvolsero oltre 1.200<br />
Aziende dei comuni di Campolattaro<br />
e Morcone”. Cosa sia accaduto<br />
in 27 anni dalla sua ultimazione<br />
è un buco nero che ingoia<br />
carte, normative, spensieratezza<br />
e scaltrezza politica: le stesse<br />
pratiche ignobili che inchiodano<br />
tutte le opere pubbliche e il loro<br />
funzionamento al criterio “dell'emergenza”,<br />
che poi è la foglia<br />
di fico dietro la quale si nascondono<br />
le mazzette per i politici e<br />
gli appalti pilotati per gli imprenditori,<br />
quando di mezzo non si<br />
mette la camorra. Bene, 27 anni e<br />
la prima verità sconcertante: la diga<br />
di Campolattaro non ha ancora<br />
ultimato il collaudo. Una operazione<br />
complessa, complicata,<br />
fatta di continui svuotamenti e<br />
riempimenti e di rilevazioni tecniche<br />
che dovrebbero garantirne<br />
la estrema sicurezza. Ma non occorrerebbero<br />
27 anni. Qualche decina<br />
d'anni di ritardo se li è intestati<br />
la Provincia di Benevento,<br />
per la realizzazione di una strada.<br />
Chissà perché l'hanno chiamata<br />
la strada “Senza amici”, di fatto<br />
era opera preliminare al raggiungimento<br />
della quota massima di<br />
riempimento della diga e funzionale<br />
a far arrivare l'acqua a tutti<br />
gli opifici posti a monte dell'invaso.<br />
Ora la strada c'è e la diga in<br />
questi mesi sta continuando a<br />
svuotarsi e riempirsi per arrivare<br />
a ottenere la certificazione del<br />
collaudo. L'estate scorsa, la Regione<br />
Campania, la stessa che<br />
aveva scoperto come funzionano<br />
i propri uffici riguardo la gestione<br />
dell'acqua, ha impresso una<br />
finta accelerazione all'utilizzo della<br />
diga: un mega progetto da 480<br />
milioni di euro perché l'invaso<br />
possa finalmente essere destinato<br />
all'uso potabile e a quello irriguo.<br />
I numeri sono impressionanti. Come<br />
Caposele, la diga di Campolattaro<br />
potrebbe da sola soddisfare<br />
tutti i bisogni idropotabili dell'intera<br />
regione e offrire ristoro da<br />
costi altissimi a centinaia di aziende<br />
agricole che con l'acqua fanno<br />
a cazzotti ogni giorno. Ma non<br />
solo. A valle dell'invaso, attraverso<br />
un sistema di collegamenti<br />
e pozzi, potrebbe essere alimentato<br />
un impianto idroelettrico<br />
per la produzione di energia<br />
Nessuna gara di<br />
appalto sarà possibile<br />
senza il regolamento<br />
della Regione<br />
pulita. Potrebbe. Ma pure qui, c'è<br />
l'inghippo. Già perché la Regione<br />
Campania non ha ancora messo<br />
mano al regolamento per la concessione<br />
della grande derivazione,<br />
necessaria e preliminare a poter<br />
bandire le gare che poi affideranno<br />
alle aziende la potabilizzazione<br />
dell'acqua, le condotte per il<br />
trasferimento della risorsa idrica<br />
alle aziende agricole e l'impianto<br />
idroelettrico. Lo stesso vuoto normativo<br />
regionale che poi ha consentito<br />
al dirigente “zelante e solitario”<br />
di procedere, motu proprio,<br />
a favore dell'Acquedotto<br />
pugliese per la grande derivazione<br />
di Caposele. Quindi, la grancassa<br />
suonata dalla Regione e<br />
messa su spartito con la vagonata<br />
di milioni (480 una sopra all'altro<br />
sono una bella montagna<br />
di soldi) è aria fritta se non si mette<br />
mano al Regolamento. Pensate<br />
che di “grandi derivazioni” lo<br />
stato centrale si è occupato con<br />
un regio decreto del 1933, il 1775,<br />
e da lì in poi niente si è più mosso.<br />
È in quella norma controfirmata<br />
da Vittorio Emanuele III che<br />
ci sono i parametri per capire cosa<br />
differenzi prendere acqua da<br />
Campolattaro o da Caposele o<br />
scavare un semplice pozzo. La<br />
beffa è che la Regione Campania<br />
ha un regolamento per scavare i<br />
pozzi davanti casa (l'ultima modifica<br />
è dell'aprile di quest'anno)<br />
ma non uno che stabilisca l'iter<br />
per le grandi derivazioni per avviare<br />
l'idroelettrico o l'uso potabile<br />
e irriguo.Quindi, cosa aspettano?<br />
I milioni ci sono, il collaudo<br />
prima o poi arriverà... manca<br />
una bella, grande, sentita “emergenza<br />
idrica” estiva che poi darà<br />
la stura: così... così... così.<br />
Una storia infinita<br />
iniziata nel 1962<br />
con la Cassa per il<br />
Mezzogiorno<br />
cenziò il progetto esecutivo, che<br />
sorge sì nel comune di Campolattaro<br />
ma ha dispiegato i propri<br />
effetti (il bacino vero e proprio)<br />
nella piana a ridosso del comune<br />
di Morcone.Ma i 69 miliardi e<br />
344 milioni di lire calcolati per la<br />
sua realizzazione sono stati stanziati<br />
solo due anni dopo, nel 1980.<br />
Il conto lo tiene l'amministrazione<br />
comunale di Campolattaro: “I<br />
lavori, affidati alla romana Ferrocementi,<br />
iniziarono nel 1981 e
martedì 12 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
Cosa prevede il mega progetto<br />
Quei 480 milioni<br />
stanziati sulla carta<br />
Ci vorranno gare internazionali e ancora anni<br />
prima che l’impianto venga utilizzato sul serio<br />
Dopo 40 anni, la<br />
diga di Campolattaro,<br />
il più<br />
grande degli invasi<br />
del Mezzogiorno,<br />
dovrebbe già essere<br />
in funzione. Dell’estate scorsa<br />
l’annuncio del mega progetto<br />
da 480 milioni di euro<br />
da parte della Regione Campania<br />
per lo sfruttamento<br />
dell’invaso a pieno regime su<br />
tre versanti: impianto di potabilizzazione,<br />
condotte per<br />
l’uso irriguo e impianti di<br />
produzione idroelettrica. Un<br />
patto istituzionale tra la provincia<br />
di Benevento, il consorzio<br />
di bonifica <strong>Sannio</strong> e<br />
molti altri enti territoriali coinvolti, dovrebbe rendere fuinalmente<br />
funzionale l'opera avviata già nel 1980 dalla cassa per il<br />
Mezzogiorno. Si punta ad offrire molteplici vantaggi al territorio,<br />
sia per quanto riguarda il miglioramento della vita, sia per<br />
lo sviluppo dell'economia regionale. A partire dalla distribuzione<br />
di acqua potabile a più di 500mila cittadini, all'irrigazione<br />
di 15mila ettari di terreni agricoli, all'alleggerimento del carico<br />
degli acquedotti molisani, nonchè dell'utilizzo delle sorgenti<br />
irpine di Cassano, quest'ultimi impegnati a dissetare anche<br />
la Puglia. La Regione Campania ha avviato la realizzazione<br />
di una galleria lunga 7,5 km con il compito di convogliare<br />
6.500 litri d'acqua al secondo, sino a giungere all'area degli impianti<br />
del comune di Ponte. Importante, inoltre, è l'attenzione<br />
verso l'ecosistema locale ossia di conservare il livello di acqua<br />
necessario per preservare l'umidità della zona. Il 43% d'acqua<br />
sarà utilizzata in un nuovo grande impianto per la potabilizzazione<br />
che sarà successivamente pompata verso i comuni beneventani<br />
dell'alto <strong>Sannio</strong> e dell'alto Fortore, dando priorità<br />
alla carenza idrica a partire dalla città di Benevento. L'invaso<br />
di Campolattaro risulta essere essenziale per l'equilibrio dell'acqua<br />
potabile della regione Campania, compromesso dall'instabilità<br />
delle importazioni della sorgente molisana, specialmente<br />
durante in periodo estivo.<br />
YLENIA CUCCINIELLO<br />
L’INDISCREZIONE. Il sindaco di Benevento pronto a entrare nel capitale<br />
Idea Mastella e Asea<br />
Il matrimonio si farà<br />
L’assemblea della partecipata della Provincia<br />
ratificherà l’accordo nelle prossime settimane<br />
Con l'attuale presidente<br />
della Asea, Giovanni<br />
Mastrocinque,<br />
è sempre più<br />
concreta la possibilità<br />
che il Comune di Benevento<br />
entri nel capitale sociale di Asea,<br />
l’azienda partecipata della Provincia<br />
che gestisce gli impianti di<br />
Campolattaro. Uno schema di<br />
collaborazione che attende soltanto<br />
il placet da parte dell’Assemblea<br />
dei soci di Asea, che dovrebbe<br />
essere convocata di qui a<br />
qualche settimana. Il decreto di<br />
nomina di Mastrocinque e deglui<br />
altri nuovi componenti il consiglio<br />
di amministrazione è stato<br />
ratificato dalla Provincia soltanto<br />
ieri. I rinnovati vertici di Asea<br />
dovranno prendere cobncretamente<br />
nelle proprie mani la gestione<br />
di Asea che, allo stato, ha<br />
un unico obiettivo: ultimare tutte<br />
le operazioni che preludono la<br />
concessione del collaudo da parte<br />
del Ministero delle Infrastrutture.<br />
I lavori di collaudo della diga<br />
di Campolattaro, grazie a una<br />
convenzione firmata nell'autunno<br />
2018, sono in dirittura d'arrivo.<br />
La serie di interventi per il<br />
completamento degli invasi sperimentali<br />
e per il collaudo tecnico-funzionale<br />
della diga è stato<br />
reso possibile grazie ad un importante<br />
finanziamento da parte<br />
del Ministero delle Infrastrutture<br />
e dei Trasporti, facente parte del<br />
Fondo di Sviluppo e Coesione<br />
(FSC) 2014-2020, pari alla somma<br />
di 700mila euro. La Direzione<br />
Generale per le Dighe del Ministero<br />
ha approvato il cronoprogramma<br />
di Asea. L'accordo stabilisce,<br />
tra l'altro, che in capo alla<br />
Direzione Generale per le Dighe<br />
resterà il compito della vigilanza,<br />
con la verifica e l’approvazione<br />
delle varie fasi procedurali<br />
ed esecutive. Gli interventi<br />
approvati nel Piano Programma<br />
riguardano, in particolare, la redazione<br />
della rivalutazione sismica;<br />
interventi sulla strumentazione<br />
quali il ripristino e l'integrazione<br />
dei piezometri nel corpo<br />
diga e l'installazione di due stazione<br />
idrometriche a valle e a<br />
monte dell'invaso; interventi impiantistici<br />
ossia la sostituzione<br />
della valvola di scarico di fondo<br />
ed il ripristino funzionale della<br />
traversa di Tammarecchia.Le tappe<br />
fondamentali sono state per superare<br />
e risolvere le problematiche<br />
accumulatesi nel tempo.<br />
L'Asea, nell'ottobre del 2017, ha<br />
elaborato lo studio di fattibilità<br />
tecnica ed economica per le opere<br />
di derivazione primaria della<br />
diga: ovvero la potabilizzazione,<br />
l’uso irriguo e la produzione di<br />
energia attraverso un impianto<br />
idroelettrico.<br />
(V.I.)
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 12 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
L’INTERVISTA. GIOVANNI MASTROCINQUE, IN COMUNE DA 40 ANNI<br />
«Asea? Un disastro<br />
che non mi aspettavo»<br />
TUTTO DA RIFARE. Debiti fuori controllo e conti correnti pignorati e bloccati<br />
Dietro i grandi ritardi della diga di Campolattaro una gestione quasi folle<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Ha iniziato la sua carriera<br />
come impiegato di secondo<br />
livello in banca. Ora<br />
guida la società che ha in mano<br />
le carte migliori per giocare la<br />
partita dei prossimi anni per tutto<br />
il <strong>Sannio</strong>: l’Asea, partecipata<br />
della Provincia che gestisce la diga<br />
di Campolattaro. Una carriera<br />
da self made man quella di<br />
Giovanni Mastrocinque, 71 anni<br />
ma con il piglio di un quarantenne.<br />
La prima volta che ha messo<br />
piede nel consiglio comunale<br />
di Foglianise era poco più che<br />
ventenne. Dal 1975 in poi, in un<br />
modo o nell’altro, è sempre stato<br />
un amministratore. Di Foglianise<br />
conosce vita, morte e miracoli,<br />
avendone condiviso un lunghissimo<br />
destino, non sempre facile,<br />
mai agevole. Ogni giorno, in<br />
un comune di una zona interna, è<br />
una montagna da scalare.<br />
Preferisce parlare del futuro e dell’impegno<br />
presso Asea: «Mi<br />
aspettavo di trovare una società<br />
all’avanguardia, ma la situazione<br />
che ho trovato è disastrosa: conti<br />
correnti bloccati grazie a pignoramenti<br />
lasciati senza opposizione:<br />
molti collaboratori, tenuti<br />
in società per anni, hanno rivendicato<br />
l’assunzione e arretrati.<br />
Le sentenze, passate in giudicate,<br />
ora hanno realizzato un debito<br />
mostruoso di 600mila euro.<br />
Asea sarà costretta ad aprire un<br />
mutuo per farvi fronte».<br />
«Le vertenze di sette<br />
collaboratori<br />
hanno creato un buco<br />
da 600mila euro»<br />
Già, la diga di Campolattaro. Una<br />
svolta possibile per l’intero <strong>Sannio</strong><br />
non a chiacchiere. Se la Regione<br />
non fosse stata dormiente<br />
per decenni, acqua ed energia pulita<br />
sarebbero già una realtà. Nonostante<br />
la propaganda dello<br />
scorso anno, la pioggia di milioni<br />
(480) annunciata la scorsa estate,<br />
il cammino è ancora molto<br />
lungo. Gli ostacoli sono ancora<br />
__<br />
Giovanni Mastrocinque, presidente del Cda di Asea<br />
numerosi, il più grande dei quali<br />
è l’enorme macchina burocratica<br />
che presiede l’utilizzo del mare<br />
di soldi che ci sono a disposizione.<br />
«I ritardi accumulati per la diga<br />
di Campolattaro sono stati parecchi.<br />
Ma noi adesso ci impegneremo<br />
al massimo per rispettare il<br />
cronoprogramma che dovrà portare<br />
l’invaso di Campolattaro ad<br />
ottenere il collaudo ministeriale<br />
e quindi dare il via al suo utilizzo<br />
idropotabile ed irriguo. Secondo<br />
i nostri tecnici dovremmo<br />
riuscirci in tre anni. Nel frattempo,<br />
va ricordato che la Regione<br />
Campania ha finalmente approvato<br />
il Piano d’Ambito, sul quale<br />
verrà costruito, nel corso del<br />
prossimo triennio, il servizio idrico<br />
integrato. In tal senso, la diga<br />
di Campolattaro è tra le più im-<br />
portanti mai progettate in Campania,<br />
una sfida tecnologica e realizzativa<br />
che vede la Provincia di<br />
Benevento, insieme all’Asea, protagonista<br />
di scelte che caratterizzeranno<br />
il futuro e le prospettive<br />
economiche e ambientali dell’area<br />
sannita. I fondi del Next<br />
Generation Ue rappresentano<br />
un’occasione per reperire risorse<br />
adeguate a sostenere questo rinascimento<br />
da 12 miliardi di euro,<br />
per avviare definitivamente infrastrutture<br />
efficienti per valorizzare<br />
il bene più prezioso».<br />
Ci sono tanti soldi<br />
per la realizzazione<br />
del servizio idrico<br />
integrato campano<br />
UNA STORIA MILLENARIA ALL’OMBRA DEL MONTE CARUSO DOVE IL MIRACOLO È IL GRANO CHE SI FA ARTE<br />
Un lembo di Paradiso<br />
DI MAURIZIO VETRONE *<br />
è l’Italia, giardino<br />
d’Europa, ma<br />
«Bella<br />
il suo fiore più<br />
olezzante è la mia Foglianise,<br />
quel piccolo lembo di Paradiso,<br />
ove, per la prima volta, aprii gli<br />
occhi al sole», così monsignore<br />
Francesco Pedicini, arcivescovo<br />
di Bari, descriveva il suo<br />
paese di nascita.<br />
Foglianise è un piccolo borgo<br />
situato a ovest di Benevento, nel<br />
cuore del parco Regionale Taburno<br />
Camposauro, ai piedi<br />
della “Dormiente del <strong>Sannio</strong>”.<br />
Un’epigrafe latina testimonia<br />
la sua l’esistenza già in epoca<br />
romana, raccontando del culto<br />
della Dea Fortuna che qui assumeva<br />
il titolo di Folianensis.<br />
Arrivando in paese appare il<br />
suo inconfondibile skyline, caratterizzato<br />
dall’imponenza del<br />
monte Caruso che sembra abbracciare<br />
l’intero abitato; a<br />
mezza costa si scorge una costruzione<br />
incastonata nella roccia:<br />
è l’eremo dedicato a San<br />
Michele, un bellissimo esempio<br />
di architettura rupestre che da<br />
più di mille anni veglia sulle<br />
anime delle genti di Foglianise.<br />
L’eremo nasce nel periodo Longobardo,<br />
intorno all’anno mille,<br />
quando questi convertitisi al Cristianesimo<br />
divennero particolarmente<br />
devoti al Santo guerriero.<br />
A seguito dei terremoti del 1688<br />
e 1702, che distrussero l’intero<br />
<strong>Sannio</strong>, l’eremo fu ristrutturato<br />
e consacrato a San Michele nel<br />
1707 dal cardinale di Benevento<br />
V. M. Orsini, futuro papa Benedetto<br />
XIII. Chiuso al culto dopo<br />
il terremoto del 1980, con i<br />
due importanti restauri del 1995<br />
e del 2011 è tornato all’antico<br />
splendore e oggi è meta di tantissimi<br />
turisti, pellegrini ed escursionisti.<br />
Un luogo di culto che diventa<br />
luogo dell’anima quando<br />
si entra nell’affascinante grotta<br />
e quando si gode dell’incantevole<br />
panorama sulla verde valle tra<br />
le colline beneventane.<br />
Ma Foglianise è soprattutto “la<br />
Città che risplende per l’oro del<br />
grano” per l’immenso fascino<br />
dei “carri di grano”, imponenti<br />
macchine da festa riproducenti<br />
chiese, cattedrali, fontane, statue,<br />
realizzate interamente con il<br />
“magico” intreccio di fili di paglia,<br />
che ogni anno il 16 agosto,<br />
trasformano le strade del paese<br />
in un museo itinerante.<br />
Una tradizione antichissima, tramandata<br />
di generazione in generazione,<br />
che affonda le sue<br />
radici in riti pagani per fondersi<br />
nella religione cattolica a seguito<br />
della guarigione dalla peste<br />
del 1656, quando i carri di<br />
grano diventano “un’offerta”<br />
al santo taumaturgo Rocco. I<br />
carri di grano sono davvero incredibili,<br />
maestosi e armoniosi,<br />
si resta stupiti e affascinati ad<br />
ammirare la bellezza e la perfezione<br />
delle riproduzioni e increduli<br />
nel pensare che tutto ciò<br />
viene realizzato utilizzando solo<br />
modesti fili di paglia<br />
Una tradizione dalle caratteristiche<br />
uniche, conosciuta ed apprezzata<br />
nel mondo, un paese<br />
accogliente, un clima ideale,<br />
buon cibo e ottimo vino, è la terra<br />
dei rinomati aglianico e falanghina,<br />
aria pulita e una natura<br />
meravigliosa sono tutte peculiarità<br />
di Foglianise “il fiore<br />
più olezzante d’Italia, giardino<br />
d’Europa”.<br />
* Guida turistica
martedì 12 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
FOGLIANISE. Giuseppe Tommaselli traccia il bilancio della consiliatura più difficile<br />
«Vino e olio: l’economia<br />
ripartirà con le eccellenze»<br />
Il sindaco annuncia la ricandidatura e lancia la sfida del futuro:<br />
«Ma la Regione dia più fondi e attenzione alle zone interne»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
La nuova sfida delle zone interne<br />
può ripartire dalle<br />
verdi colline che circondano<br />
Foglianise, borgo di 3300 anime,<br />
che scommette su due produzioni<br />
di qualità: vino e olio. Ne<br />
è sicuro il sindaco Giuseppe Tommaselli,<br />
che chiude quest’anno il<br />
suo primo ciclo amministrativo<br />
da primo cittadino, anche se da<br />
anni è protagonista delle vicende<br />
comunali.<br />
Sindaco, che bilancio consegnerà<br />
ai cittadini?<br />
«Sono stati anni difficili ma anche<br />
di grandi soddisfazioni. Quando<br />
fui eletto mi ritrovai a fare i conti<br />
con le conseguente devastanti dell’alluvione.<br />
Erano saltati due depuratori,<br />
danneggiate strade e fognature,<br />
ma siamo riusciti a risorgere.<br />
Ma sono particolarmente<br />
orgoglioso dei risultati ottenuti<br />
sul fronte delle scuole, che ci<br />
stanno molto a cuore».<br />
L’emergenza Covid come la<br />
state affrontando e come vi ha<br />
condizionato finora?<br />
«Ricordo che il 24 febbraio era<br />
uscito appena dalla clinica dov’ero<br />
stato ricoverato. Mi sono<br />
messo subito a lavoro collaborando<br />
con l’Asl. Abbiamo fatto il<br />
possibile per aiutare la nostra comunità.<br />
Abbiamo distribuito mascherine,<br />
fatto screening e grazie<br />
__<br />
Il sindaco Tomaselli intervistato da 696 Ottochannel<br />
a una parte della mia indennità<br />
aiutiamo con i pacchi alimentari<br />
36 famiglie».<br />
Rispetto agli altri centri dell’entroterra<br />
sannita Foglianise<br />
è in controtendenza perché ha<br />
registrato un costante aumento<br />
dei suoi abitanti.<br />
Come si spiega?<br />
«È vero. Sicuramente ci aiuta la<br />
posizione geografica. Ma questo<br />
è un paese molto accogliente e<br />
c’è una mentalità aperta. Siamo<br />
vicini a Benevento, abbiamo buoni<br />
collegamenti grazie alla Fondovalle,<br />
ma è soprattutto un paese<br />
vivibile e molto vivace dal punto<br />
di vista dell’economia locale».<br />
Foglianise come può valorizzare<br />
le produzioni locali: qui si<br />
realizzano vino e olio di grande<br />
qualità…<br />
«Non bisogna fermarsi, andrebbe<br />
sfruttata meglio l’area del par-<br />
co. La regione dovrebbe aiutarci<br />
di più a fare in modo che i giovani<br />
restino qui a studiare e a lavorare.<br />
L’agricoltura può offrire<br />
molto e si dovrebbero recuperare<br />
anche gli antichi mestieri».<br />
Dalla Regione cosa si aspetta?<br />
E com’è stata finora la collaborazione<br />
con il governo di Palazzo<br />
Santa Lucia?<br />
«Il rapporto con la Regione è stato<br />
sempre buono ma sarebbe necessaria<br />
più attenzione e meno<br />
burocrazia. Le zone interne vanno<br />
valorizzate per quello che sono,<br />
specie dal punto di vista della<br />
vivibilità e di un ambiente incontaminato».<br />
Foglianise è conosciuta anche<br />
all’estero per la festa del grano.<br />
Questo evento cosa rappresenta<br />
per voi?<br />
«Che dire? È la storia e la cultura<br />
della nostra comunità. Anch’io<br />
ho raccolto il grano<br />
e lavorato la<br />
paglia. Fa parte<br />
della nostra storia.<br />
La devozione<br />
verso San<br />
Rocco è qualcosa<br />
di speciale.<br />
Molti dei carri<br />
donati a diverse<br />
città che noi rappresentavamo<br />
sono<br />
capolavori. Vere<br />
e proprie opere<br />
d’arte».<br />
Come ridare speranza<br />
ai giovani di questi<br />
territori?<br />
«In questa ottica devono aiutarci<br />
governo e regione. Se si<br />
sfruttano bene i fondi disponibili<br />
si possono creare occasioni<br />
di lavoro».<br />
Foglianise quest’anno torna<br />
al voto. Lei che fa, si ricandida?<br />
«Penso di aver fatto una buona<br />
esperienza da sindaco. E,<br />
certo, me la sento ancora di<br />
guidare la nostra coalizione<br />
che darà spazio anche ai giovani.<br />
Ma servono anche figure<br />
di esperienza. Voglio continuare<br />
a essere punto di riferimento<br />
dei cittadini, spero<br />
in fondo di meritare il<br />
voto della mia gente. La sfida<br />
continua».
Foglianise
Foglianise
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 19 gennaio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
VITULANO. IL MONTE DRAGO E LE ANTICHE RADICI LONGOBARDE<br />
Gli scalpellini dei Re<br />
grazie alla pietra rossa<br />
IN TUTTO IL MONDO. Parte delle guglie del Cremlino sono forniture sannite<br />
La singolare storia della Fontana reale diventata zona franca tra due Stati<br />
DI VALERIA ISCARO<br />
Il territorio di Vitulano è costituito<br />
dal 65 per cento di rocce<br />
e dal 35 per cento di terreno<br />
agricolo. Lo sfruttamento del suolo<br />
coltivabile e delle rocce ha permesso,<br />
in antichità, lo svolgimento<br />
delle attività silvo-pastorali, boschive<br />
e contadine, intorno alle<br />
quali ruotava l'artigianato. Attività<br />
lavorativa per eccellenza era<br />
quella dello scalpellino, colui il<br />
quale lavorava la pietra tipica locale,<br />
che poi è passata alla storia<br />
con il nome di "Marmo Rosso Vitulanese",<br />
anche se il colore tipico<br />
del marmo di Vitulano è grigio<br />
perla. Nell'area sono presenti diverse<br />
cave di marmo, il cui prodotto<br />
lavorato e finito viene esportato<br />
anche all'estero. Tra i comuni<br />
di Vitulano e Cautano, esistono<br />
numerosi affioramenti di brecce<br />
calcaree policrome, di calcari brecciati<br />
e, di alabastri calcarei. Nel<br />
periodo Baracco, il marmo ebbe<br />
il suo maggior successo: venne<br />
utilizzato per gli interni della Reggia<br />
di Caserta per volere di Carlo<br />
III di Borbone. In seguito vennero<br />
usati per altre chiese ed edifici<br />
di Napoli, come il Duomo e nella<br />
chiesa dei Pellegrini; a Roma vennero<br />
utilizzati nella cappella Torlonia<br />
in San Giovanni in Laterano;<br />
a Benevento alla Camera di<br />
Commercio, nella chiesa della SS.<br />
A Roma ornano<br />
la cappella Torlonia<br />
della chiesa di San<br />
Giovanni in Laterano<br />
Annunziata e alla poste centrali.<br />
Al centro del paese sorge la chiesa<br />
della SS. Trinità, costruita tra il<br />
sedicesimo e il diciassettesimo secolo:<br />
si intende, oltre alla Chiesa<br />
con le relative cappelle, il campanile<br />
in stile Vanvitelliano, la casa<br />
Canonica, la cappella dell'antica<br />
congrega di Napoli situata anch'essa<br />
sul retro della Chiesa. Nella<br />
cappella viveva ed operava la<br />
confraternita. Meta dei visitatori è<br />
la caratteristica Fontana Reale: la<br />
__<br />
Piazza S. Menna<br />
sua importanza è dovuta al fatto<br />
che è diventata un emblema del<br />
comune di Vitulano. Nonostante<br />
il paese fosse diviso in due stati,<br />
la Fontana era l'unico luogo di incontro<br />
"super partes" per tutti i vitulanesi.<br />
Diventata "porta" del centro<br />
urbano, ma a servizio di tutta<br />
l'area rurale poiché vicinissima alla<br />
parte pedemontana, quindi risulta<br />
essere l'unico monumento urbano<br />
situato tra città e campagna.<br />
Alle pendici del Monte Drago si<br />
trovano i ruderi dell'antico monastero,<br />
su uno strapiombo detto "il<br />
Funno", un luogo impervio e inaccessibile.<br />
Occupava una posizione<br />
strategica perché rappresentava<br />
l'unico valico della Valle Telesina<br />
e Vitulanese, lungo un'antica mulattiera.<br />
Il monastero di S. Maria<br />
della Grotta, il cui nome antico era<br />
S. Maria di Monte Drago, fu fondato<br />
tra il 940 e 944 dal principe<br />
longobardo di Benevento Atenulfo<br />
II. Si racconta che con molta<br />
probabilità lo abbiano costruito e<br />
abitato i monaci Benedettini fino<br />
al 1264. Nel 1660 venne affidato<br />
alla congregazione dei monaci Camaldolesi<br />
che lo abbandonarono<br />
per lo stato di degrado e per i continui<br />
assalti dei predoni. Nel 1705,<br />
durante una visita pastorale del<br />
cardinale Orsini, sconsacrò la chiesa<br />
e fece trasportare le suppellettili<br />
nella chiesa del S. Spirito in Vitulano.<br />
Il monastero fu un importante<br />
centro non soltanto religioso<br />
ma anche economico, politico<br />
e sociale di tutta la valle Vitulanese.<br />
ESTRATTO DALLA CAVA DI URIA, RAPÌ L’ARCHITETTO LUIGI VANVITELLI CHE LO SCELSE PER LA REGGIA<br />
Quel marmo divino scelto per i Borbone<br />
Il marmo di Vitulano viene<br />
utilizzato per la prima volta<br />
nel 1700, quando l'architetto<br />
Luigi Vanvitelli lo utilizzò<br />
per la costruzione del palazzo<br />
di Re Carlo III di Borbone,<br />
nella città di Caserta e<br />
successivamente per altri importanti<br />
lavori.<br />
Il marmo viene ricavato dalla<br />
Cava Uria, sul monte Camposauro,<br />
tra Vitulano e Cautano,<br />
a circa 800mt di quota: la particolarità<br />
del materiale è dovuta<br />
alle cromature che sfumano<br />
dal grigio al rosso, dal<br />
bruno scuro al porpora e al lilla,<br />
fino al rosso sangue.<br />
L'estrazione avviene tramite<br />
accurati parametri, nel rispetto<br />
dell'ambiente storico, in un<br />
sito protetto dove ogni fase della<br />
lavorazione è allo stesso tempo<br />
antica e tecnologicamente<br />
avanzata. Il marmo è stato utilizzato<br />
fin dall’antichità proprio<br />
per il fascino esclusivo del<br />
suo colore, simbolo di vita, forza<br />
e allegoria di regalità, potenza<br />
e lusso. Si dice che Vanvitelli,<br />
impegnato nella ricerca<br />
dei materiali più belli e preziosi,<br />
si recò sul monte Camposauro<br />
rimanendo entusiasta<br />
della sua bellezza e le eccentriche<br />
tonalità, tanto da far costruire<br />
una strada apposita per<br />
trasportarlo velocemente dalle<br />
cave fino al cantiere della<br />
Reggia dove, ancora oggi, risplende<br />
nelle pareti dello Scalone<br />
Reale e nella Cappella Palatina.<br />
Il marmo, poi, è stato<br />
utilizzato in tutta la Campania:<br />
Reggia di Portici, Palazzo<br />
Reale di Napoli, Reggia di Capodimonte,<br />
Teatro San Carlo.<br />
Anche a Roma si può trovare<br />
nella Cappella Torlonia di San<br />
Giovanni in Laterano e nella<br />
chiesa dei Santissimi Apostoli.<br />
Dal diciannovesimo secolo lo<br />
ritroviamo anche nei più prestigiosi<br />
edifici e chiese d’Italia<br />
arrivando anche in Francia,<br />
Nord America, Inghilterra e in<br />
Russia per rivestire le guglie<br />
del Cremlino. Oggi l’attività<br />
estrattiva è sottoposta a stringenti<br />
norme di legge improntate<br />
su un modello responsabile<br />
e nel pieno rispetto dei luoghi<br />
con precisi limiti quantitativi.<br />
Fino a qualche tempo fa il<br />
marmo veniva utilizzato soprattutto<br />
per realizzare elementi<br />
decorativi, pavimentazioni,<br />
rivestimenti, oltre ai<br />
complementi di arredo. Mentre,<br />
negli ultimi anni sta prendendo<br />
piede un nuovo filone<br />
che tende a esaltarne le caratteristiche,<br />
realizzando vere e<br />
proprie opere d'arte, oggetti di<br />
design moderno e opere architettoniche.<br />
Le sfumature particolari,<br />
ancora oggi, sono molto<br />
ricercate dai più famosi scultori<br />
e architetti.<br />
(valisca)
martedì 19 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
LA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA<br />
Più che una chiesa, uno scrigno d’arte<br />
L’INTERVISTA. Il primo cittadino Raffaele Scarinzi traccia il bilancio del suoi mandati<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Chissà se i cittadini di Vitulano<br />
riusciranno a fargli<br />
cambiare idea. Ma il sindaco<br />
Pd, Raffaele Scarinzi, avvocato,<br />
che è alla guida del comune<br />
da oltre otto anni, sembra<br />
irremovibile: “Lascerò la politica<br />
alla fine di questo mandato”, conferma.<br />
Da cosa nasce questa sua decisione?<br />
“E' semplice, basta guardare la<br />
realtà. Nessun uomo è per tutte<br />
le stagioni. Nella politica va portata<br />
una dose di entusiasmo e freschezza<br />
che col tempo scema.<br />
Certo, è vero che aumenta l'esperienza,<br />
ma bisogna dare ai giovani<br />
la possibilità di cimentarsi.<br />
Per giunta, sono convinto che fare<br />
l'amministratore in maniera seria<br />
significa impegnarsi a tempo<br />
pieno. Dopo tanti anni, ricordo<br />
che in passato sono stato anche<br />
vicesindaco, credo che sia il tempo<br />
di fare spazio a nuove energie”.<br />
Il suo rapporto con i cittadini<br />
come è cambiato in tutti questi<br />
anni?<br />
“In otto anni il rapporto è diventato<br />
più maturo. Posso dire che<br />
c'è una totale presa in carico da<br />
parte mia dei problemi della comunità.<br />
Bisogna sempre essere<br />
pronti a dare risposte alla gente.<br />
Si è creato anche un rapporto<br />
umano molto intenso, il comune<br />
è come un terzo figlio per me”.<br />
Intanto, secondo lei Vitulano su<br />
cosa deve puntare per rianimare<br />
l'economia del territorio?<br />
“Non siamo un paese industriale<br />
e l'artigianato con gli anni è andato<br />
scomparendo. L'artigianato<br />
di qualità che resiste alimenta solo<br />
una piccola filiera turistica.<br />
Oggi credo che si debba scommettere<br />
sulla nostra montagna:<br />
abbiamo boschi e foreste, quasi<br />
136 chilometri quadrati di natura<br />
incontaminata. E' una risorsa<br />
Al centro della Valle<br />
Vitulanese si<br />
trova il complesso<br />
architettonico della SS. Annunziata<br />
e di S. Antonio,<br />
costituito da una Chiesa e da<br />
un convento di frati Francescani.<br />
Il convento fu fondato<br />
nel 1440 da San Bernardino<br />
da Siena, in seguito ad una<br />
donazione di un'ampia fascia<br />
di terreno da parte di Giacomo<br />
D'Amore, feudatario del<br />
luogo. La chiesa ha subito<br />
numerose trasformazioni nel<br />
tempo a causa dei diversi<br />
terremoti, che hanno imposto<br />
una revisione del complesso.<br />
All'interno della chiesa è<br />
possibile trovare un affresco<br />
di Solimena risalente al 1721<br />
raffigurante l'Annunziata, il<br />
pavimento in ceramica e<br />
numerose opere scultoree e<br />
vetrate ad opera di Padre<br />
Andrea Martini.<br />
«La montagna ci ha forgiati<br />
e segnerà il nostro riscatto»<br />
«Scommettere su boschi del parco del Taburno<br />
per poter rilanciare l'economia di tutto il territorio»<br />
__<br />
Il sindaco Scarinzi intervistato da 696 Ottochannel<br />
sempre più importante e ambita,<br />
anche alla luce dei cambiamenti<br />
climatici. La montagna può segnare<br />
il nostro riscatto”.<br />
L'emergenza Covid come vi ha<br />
condizionato?<br />
“Il Covid è stato elemento dirompente,<br />
nessuno di noi avrebbe<br />
mai immaginato di ritrovarsi<br />
un nemico così subdolo nel 2020,<br />
che ha stravolto le nostre vite. Il<br />
comune è stato il primo riferimento<br />
per i cittadini, si sono rivolti<br />
a noi per protestare o per<br />
avere ristoro dei danni subiti. Devo<br />
dire che lo Stato ci ha dato tutti<br />
gli strumenti per rispondere alle<br />
esigenze della gente”.<br />
Le zone interne lamentano ritardi<br />
nella realizzazione delle<br />
infrastrutture. Cosa non vi convince<br />
rispetto alla progettazione<br />
della Fondovalle?<br />
“La Fondovalle per Vitulano è<br />
stata un'opportunità, abbiamo ridotto<br />
i tempi di percorrenza con<br />
il capoluogo, ormai siamo considerati<br />
la montagna di Benevento.<br />
La vecchia progettazione - che<br />
prevedeva nel '92 un certo trac-<br />
ciato - era nata da esigenze oggi<br />
superate. Non vogliamo nuovo<br />
consumo di suolo, sarebbe un errore<br />
intervenire su aree agricole,<br />
coltivate in particolare a vigneti.<br />
Il progresso dovrebbe andare di<br />
pari passo con le esigenze dell'ambiente<br />
e dell'agricoltura. Altrimenti<br />
ci ritroveremmo con una<br />
nuova strada ma senza più i nostri<br />
prodotti d'eccellenza”.<br />
Come riaprire la vertenza delle<br />
aree interne?<br />
“C'è la grande occasione del Recovery<br />
fund, si punta molto sull'ambiente.<br />
E da questo punto di<br />
vista possiamo essere avvantaggiati.<br />
Ma dobbiamo anche sperare<br />
nelle digitalizzazione, specie<br />
ora che si va verso il telelavoro:<br />
un paese come il nostro può offrire<br />
una vivibilità migliore rispetto<br />
alle metropoli ma sono necessarie<br />
le nuove tecnologie per<br />
dare la possibilità di lavorare a distanza<br />
anche in piccoli centri”.<br />
Il <strong>Sannio</strong> è stato spesso penalizzato<br />
dal governo regionale.<br />
Con De Luca cosa è cambiato?<br />
“De Luca ha portato quello che<br />
serviva in Campania, una leadership<br />
forte in grado di contrastare<br />
vincoli burocratici e gerarchie<br />
nell'apparato amministrativo e<br />
politico della regione. Il decisionismo<br />
di De Luca ha inciso molto<br />
sulla macchina amministrativa,<br />
c'è chi lo contesta per il suo<br />
modo dittatoriale di gestire ma alla<br />
fine prevalgono gli aspetti positivi,<br />
le cose fatte. E la conferma<br />
si è avuta con il voto dei cittadini<br />
che lo hanno premiato”.<br />
Qual è l'idea di città del futuro<br />
che ha portato avanti in questi<br />
anni?<br />
“L'idea di un paese sempre di più<br />
sensibile ai temi dell'ambiente e<br />
della cultura e anche della solidarietà.<br />
Noi ci dobbiamo distinguere<br />
per qualità dell'offerta umana.<br />
Siamo un paese che ha dato i<br />
natali a persone di grande prestigio<br />
nell'arte e nella cultura. Dobbiamo<br />
seguire questa strada, sarebbe<br />
il migliore risultato”.
Vitulano
Vitulano
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 19 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi dell’osso<br />
Tirreno e Adriatico<br />
IL FUTURO Cantieri entro il 2021 per la costruzione<br />
dell’arteria che attraversa la Valle Vitulanese<br />
Una Fondovalle<br />
per lo sviluppo<br />
LE TAPPE. Di Maria: «Non bisogna perdere<br />
tempo altrimenti stop a finanziamenti»<br />
DI ALESSANDRO FALLARINO<br />
__<br />
Il presidente della Provincia, Antonio Di Maria incontra i sindaci<br />
S<br />
arà un'arteria destinata<br />
a congiungere<br />
la Valle Caudina<br />
sannita ed irpina<br />
con le Valli<br />
del Tammaro e Telesina attraverso<br />
la Valle Vitulanese da cui prende<br />
il nome. La Fondovalle Vitulanse<br />
servirà a congiungere, in<br />
termini geografici, la dorsale Tirrenica<br />
con quella Adriatica. Parte<br />
dall'Appia, a pochi chilometri<br />
da Arpaia, aggirerà il Taburno, si<br />
inoltrerà nella Valle Vitulanese e<br />
sfocerà in pratica nella zona industriale<br />
di contrada Olivola dove<br />
poi si unirà da un lato alla Statale<br />
372 Telesina, dall'altro alla<br />
Statale 88 che conduce in Molise.<br />
Un'opera pensata alla fine degli<br />
anni '80 e realizzata solo in<br />
parte. Allo stato infatti l'unico<br />
tronco esistente e percorribile da<br />
una quindicina d'anni è infatti il<br />
tratto che dalla contrada Scafa –<br />
San Vitale di Benevento conduce<br />
a Foglianise. Da questo punto<br />
dovrebbe essere costruita la nuova<br />
arteria che condurrà a Montesarchio<br />
per poi imboccare la variante<br />
Asse attrezzato Pianodardine<br />
– Vella Caudina. Un'opera<br />
imponente che potrebbe, e questo<br />
è l'annuncio del presidente<br />
della Provincia fatto lunedì durante<br />
una prima riunione di raccordo<br />
con i sindaci del territorio<br />
e la deputazione sannita, essere<br />
canterizzata entro un anno. “Noi<br />
speriamo – ha spiegato il presidente<br />
Di Maria – che entro dicembre<br />
2021 poter consegnare il<br />
cantiere alle imprese”. L'intento<br />
c'è, ora si spera che tutto possa fi-<br />
lare liscio per quanto riguarda le<br />
procedure di esproprio, l'occupazione<br />
dei fondi e gli ultimi permessi<br />
da ottenere. “Lo sviluppo<br />
passa per le infrastrutture, la loro<br />
funzionalità e la capacità di esaltare<br />
le potenzialità socio-economiche<br />
dei territori che attraversano.<br />
Un’opera - ha rimarcato il<br />
numero uno della Rocca di cui si<br />
parla da più di vent’anni ma che,<br />
ora più che mai, può vedere la luce.<br />
È un’arteria che apre un corridoio<br />
tra la Campania e il Molise,<br />
tra il Tirreno e l’Adriatico.<br />
Adesso si tratta di far coincidere<br />
tutti gli ingranaggi, superando le<br />
criticità”. Problemi emersi per la<br />
prima volta lunedì durante il tavolo<br />
di confronto con i sindaci. A<br />
partire da Raffaele Scarinzi, primo<br />
cittadino di Vitulano che, anche<br />
a nome di altre fasce tricolore<br />
ha messo sul tavolo una serie di<br />
problematiche chiedendo che<br />
venga rivisto il progetto proprio<br />
in valle vitulanese (vedi altro articolo<br />
in pagina).<br />
La Provincia si è detta dunque<br />
aperta al confronto “ma avendo<br />
ben presente l’obiettivo imprescindibile<br />
di realizzare l’opera, rispettando<br />
i tempi dell’appalto<br />
che, come è noto, è fissato al 31<br />
dicembre del 2021. Per cui - ha<br />
rimarcato Di Maria - ben vengano,<br />
nonostante la ristrettezza del<br />
tempo a disposizione, i rilievi sul<br />
tracciato e le proposte su svincoli,<br />
innesti e accessi che abbiano<br />
compatibilità economica, purchè<br />
non venga messa in dubbio<br />
la strategicità della Fondovalle.<br />
Tra gli obiettivi del mio mandato<br />
politico, cominciato nel 2018,<br />
c’è il completamento delle cosiddette<br />
incompiute e non si può<br />
correre il rischio di vederci revocato<br />
un finanziamento di 45 milioni<br />
di euro, che, peraltro, sarebbe<br />
difficile da giustificare”.<br />
Un ritardo da evitare che potrebbe<br />
far finanche perdere i finanziamenti<br />
per il completamento<br />
della 'vecchia' fondovalle Vitulanese<br />
i cui progetti sono da ormai<br />
troppi anni sulle scrivanie di Enti<br />
ed Istituzioni. Il progetto ha ottenuto<br />
le diverse prescritte autorizzazioni<br />
ed è inserito quale<br />
“Opera strategica” sia nella programmazione<br />
di sviluppo della<br />
stessa Provincia, che in quella governativa.<br />
A seguito dell’accordo<br />
con la Regione Campania, la Pro-<br />
Il tracciato prevede<br />
di aggirare il Taburno<br />
per raggiungere<br />
Montesarchio<br />
vincia è ora incaricata della fase<br />
progettuale, mentre la gara d’appalto<br />
sarà gestita dalla Regione.<br />
“I tempi che sono stati assegnati<br />
per la conclusione di tutto il processo<br />
progettuale e per la indizione<br />
della gara d’appalto – ha<br />
detto Di Maria – sono rigidi: in<br />
mancanza del loro rispetto, il finanziamento<br />
sarà revocato”. Ora<br />
il prossimo appuntamento, sul<br />
piano del confronto, è stato fissato<br />
per venerdì quando all aRocca<br />
dei Rettori torneranno ad incontrarsi<br />
i sindaci con i tecnici e lo<br />
stesso Di Maria per fare il punto<br />
sulle osservazioni prospettate dalle<br />
fasce tricolori della Valle Vitulanse.<br />
IL PROGETTO La prima stesura è datata 1987<br />
Un iter lungo 33 anni tra pareri, permessi e rinvii<br />
«La strada di sviluppo agrituristico Fondo Valle Vitulanese<br />
è stata pianificata dal Consorzio di Bonifica della Valle<br />
Telesina a seguito del suo ampliamento a 33 comuni della<br />
provincia di Benevento. L’opera era finalizzata a riammagliare<br />
ed interconnettere, con un asse di penetrazione trasversale,<br />
la SS. 7 “Appia” con le superstrade Benevento -<br />
Caianello e Benevento – Campobasso, consentendo il collegamento<br />
tra i comuni della valle vitulanese e l’area caudina.<br />
Nel 1987, a cura del Consorzio di Bonifica della Valle<br />
Telesina è stato elaborato il progetto esecutivo generale<br />
della strada, articolato in lotti esecutivi, allo scopo di favorire<br />
l’accessibilità ai finanziamenti previsti dai diversi programmi<br />
di stanziamento di fondi, in totale oltre 319 miliardi<br />
di vecchie lire, su cui il Comitato Tecnico Regionale<br />
(nel luglio '87) ha espresso parere favorevole. Il progetto<br />
esecutivo del 2° lotto fu approvato dal consorzio l'8 novembre<br />
del 1991. Successivamente, la concertazione attivata<br />
tra i Comuni e la Provincia di Benevento ha portato<br />
alla condivisione di un “corridoio” entro il quale sono state<br />
localizzate e sviluppate le opere stradali allo stato realizzate<br />
e poste in esercizio (1°e 2° Lotto).<br />
Aggiornamento progetto 3° lotto (ex 4°lotto).<br />
In seguito alle prescrizioni impartite dai competenti Enti di<br />
Tutela ed in particolare al parere espresso nell’anno 1992<br />
dal Ministero per i Beni culturali ed Ambientali, considerate<br />
le articolate e complesse caratteristiche morfologiche<br />
ed antropiche del territorio attraversato, visti gli indirizzi<br />
emersi in fase di concertazione con gli Enti territoriali direttamente<br />
coinvolti, il Consorzio ha rielaborato le previsioni<br />
dell’originaria articolazione progettuale del 4° lotto. Sono<br />
stati ipotizzati 5 percorsi alternativi che hanno trovato riscontro<br />
nella relazione di Valutazione dell’Impatto Ambientale<br />
(VIA). Il tracciato per la definitiva elaborazione<br />
rappresenta la sintesi delle diverse alternative e ottimizza le<br />
caratteristiche sia geometriche che di mitigazione dell’impatto<br />
ambientale dell’opera in un contesto morfologico articolato<br />
e complesso, caratterizzato, in più punti da evidenti<br />
fenomeni di instabilità. I comuni territorialmente interessati,<br />
nel marzo 1998, hanno approvato il progetto definitivo<br />
3°Lotto, con le deliberazioni dei rispettivi consigli comunali,<br />
in variante alla vigente strumentazione urbanistica<br />
comunale, con dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e<br />
indifferibilità, e con imposizione del vincolo preordinato<br />
all’esproprio.<br />
TRASFERIMENTO COMPETENZE<br />
ALLA PROVINCIA DI BENEVENTO<br />
In virtù dell’Accordo Procedimentale Quadro per la mobilità<br />
della Provincia di Benevento, approvato con la Delibera<br />
di G.R. n° 1282 del 05/04/2002, la Provincia subentra,<br />
quale ente attuatore, al posto del Consorzio di Bonifica<br />
della Valle Telesina. Con verbale di consegna<br />
dell’8/10/2002, il progetto esecutivo del 3° Lotto, munito<br />
di tutti i visti, pareri, e nulla osta preordinati alla sua cantierizzazione,<br />
venne trasferito dal Consorzio di Bonifica<br />
della Valle Telesina alla Provincia di Benevento.<br />
La Provincia di Benevento ha poi attivato le procedure finalizzate<br />
all’acquisizione del parere Vas (Valutazione ambientale<br />
strategica), assicurando la più ampia pubblicizzazione<br />
e partecipazione dei cittadini. All’esito di tale attività<br />
procedurale non si sono riscontrate osservazioni e/o rilievi<br />
né da parte delle amministrazioni comunali, né da parte<br />
degli stessi cittadini. Il parere Vas risulta acquisito, con<br />
Decreto Dirigenziale 139/2011.<br />
COERENZA CON PROGRAMMAZIONE<br />
REGIONALE E PROVINCIALE<br />
L’opera risulta coerente con le opere del sistema stradale
martedì 19 gennaio 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
L’ALTRA STORIA<br />
‘Bretella’ con la città<br />
ferma da decenni<br />
DI AL.FA<br />
Un’altra storia dell’incompiuta Fondovalle Vitulanse<br />
è stata invece scritta alle porte di Benevento.<br />
Un tracciato di appena tre chilometri fermo<br />
ed abbandonato da trent’anni e oltre. Si Tratta<br />
della bretella di collegamento tra la Fondovalle<br />
Vitulanse e Benevento, ovvero un tronco di strada<br />
comunale progettato e costruito a metà che tagli<br />
i terreni tra le contrade Roseto e San Vitale.<br />
La bretella di collegamento era stata progettata alla<br />
fine degli anni ‘80 per alleggerire il traffico lungo<br />
la vecchia viabilità della Vitulanse che dalla<br />
Rotonda dei Pentri (zona Ferrovia) conduce a Foglianise.<br />
Un tracciato in prevalenza seminterrato<br />
lasciato abbandonato all’incuria e ai segni del<br />
tempo nonostante l’esecuzione di tracciato, scavi,<br />
enormi muri di cemento armato e finanche della<br />
massicciata. Tutto oggi è stato inghiottito dalle<br />
spine e dagli arbusti cresciuti in modo incontrollato<br />
su quella che in molti punti appare essere solo<br />
un’enorme discarica a cielo aperto a causa dei<br />
tanti rifiuti sversati lungo gli scavi. Una situazione<br />
rimbalzata più volte agli onori delle cronache<br />
anche grazie alle proteste dei cittadini che vorrebbero<br />
vedere quell’opera completata.<br />
L’APPELLO. I sindaci indicano la priorità: tutelare l’ambiente<br />
Salvaguardare<br />
lavoro e vigneti<br />
LE MODIFICHE. “Adeguare il progetto ai territori”<br />
DI MARIATERESA DE LUCIA<br />
come<br />
congegnato<br />
il tracciato<br />
della fondo<br />
«Così<br />
valle Vitulanese<br />
andrebbe a migliorare di poco,<br />
se non a addirittura a peggiorare<br />
la viabilità, di contro avrebbe un<br />
impatto fortissimo sull'ambiente, sul<br />
paesaggio e sull'agricoltura”.<br />
Raffaele Scarinzi, primo cittadino<br />
di Vitulano è tra i sindaci che chiedono<br />
una profonda revisione del<br />
tracciato (con lui i colleghi di Tocco<br />
Caudio, Campoli Monte Taburno<br />
e Cautano). “Ritengo necessario<br />
dar voce ai residenti che dopo la verifica<br />
hanno espresso riserve, in un<br />
momento in cui è ancora possibile<br />
salvare entrambe le esigenze: quella<br />
dello sviluppo e della viabilità<br />
scorrevole e quella della conservazione<br />
di una tradizione vitivinicola<br />
importante che porta con sé posto<br />
di lavoro di tante persone che su<br />
queste produzioni di qualità fondano<br />
il proprio impegno”.<br />
L'idea dei sindaci è stata concretizzata<br />
in un'alternativa già allo studio<br />
della Provincia “perché – ha dettagliato<br />
ancora Scarinzi - non possiamo<br />
fermarci solo a critiche sterili.<br />
Cercheremo di salvaguardare l'opera<br />
e speriamo di riuscire ad elaborare<br />
la maggiore compatibilità possibile<br />
con l'ambiente e il paesaggio”.<br />
Perplessità condivise anche dal deputato<br />
del Movimento Cinque Stelle,<br />
Pasquale Maglione: “Il tracciato<br />
della strada andrebbe ad impattare<br />
sull'essenza di quel territorio: ossia<br />
i vitigni che abbiamo celebrato fino<br />
all'anno<br />
scorso.<br />
E' dunque doveroso impegnarci per<br />
trovare soluzione alternativa ed evitare<br />
ricorsi che inevitabilmente potrebbero<br />
portare alla perdita dei finanziamenti<br />
perchè – sgombra il<br />
campo dagli equivoci - la realizzazione<br />
dell'opera è necessaria ma lo<br />
è altrettanto salvaguardare le esigenze<br />
del territorio”.“Sono sicuro<br />
che riusciremo a trovare sintesi tra<br />
tutela dell'ambiente e un tracciato<br />
Scarinzi (Vitulano):<br />
siamo con i residenti,<br />
essenziale difendere<br />
le produzioni di qualità<br />
che questa provincia aspetta da decenni”.<br />
L'opinione del consigliere<br />
regionale Erasmo Mortaruolo.<br />
“Spingere sulla sostenibilità – aggiunge<br />
- è lo sforzo da fare ma l'opera<br />
resta un'operazione di viabilità<br />
straordinaria per la nostra provincia”.<br />
E anche il sindaco di Benevento,<br />
Clemente Mastella, ha esortato<br />
a trovare un punto di incontro<br />
tra le diverse posizioni anche al fine<br />
di dare sbocco reale alla nuova<br />
direttrice viaria tra Napoli e Benevento.<br />
previste dal P.T.R. (Piano Territoriale Regionale), approvato<br />
con L.R. n°13 del 13/10/2008, relativamente alla S.T.S.<br />
A9 – Taburno – Camposauro, e con le previsioni del<br />
P.T.C.P., approvato con delibera di consiglio Provinciale<br />
n. 27/2012, dove viene individuata tra i Progetti Strategici<br />
Prioritari.<br />
ACCORDO DI RECIPROCITÀ<br />
Nel 2009, su iniziativa della Comunità Montana del Taburno,<br />
e quindi dei comuni rientranti nella sua perimetrazione,<br />
è stato sottoscritto un accordo di reciprocità quale<br />
strumento di attuazione del PAR-FAS, in cui la Fondo Valle<br />
Vitulanese viene indicata infrastruttura fondamentale per<br />
il riequilibrio e il collegamento di una vasta area montana<br />
e pedemontana della provincia sannita.<br />
APPROVAZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO<br />
La Giunta Provinciale, a seguito della redazione del progetto<br />
di adeguamento, aggiornato rispetto alle normative di Settore<br />
ed al vigente prezzario regionale, con delibera n. 97<br />
del 19 aprile 2011, approva il progetto preliminare e, in linea<br />
tecnica, il progetto definitivo per il complessivo importo<br />
di 45,60 milioni di euro, allo scopo di procedere alla<br />
richiesta di finanziamento nell’ambito delle procedure<br />
di cui al POR FERS Campania 2000-2006 - Programma risorse<br />
Liberate – D.G.R.C. n.891 del 14/12/2008.<br />
FINANZIAMENTO CIPE<br />
Con nota indirizzata all’Assessorato regionale ai trasporti<br />
ed alla Struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture<br />
e dei trasporti, la Provincia inoltra richiesta di<br />
inserimento e finanziamento dell’opera negli atti di aggiornamento<br />
della Programmazione delle Opere Strategiche<br />
della Regione Campania in cui è inserito il 3° Lotto.<br />
LIVELLI ATTUATIVI SUCCESSIVI<br />
ALLA DELIBERA CIPE N. 54/2016<br />
La Regione Campania, soggetto attuatore per la fase di selezione<br />
relativa ai servizi di progettazione, con Delibera di<br />
Giunta Regionale n° 385 del 19/06/2018 ha, individuato<br />
nelle province e nella Città Metropolitana di Napoli gli Enti<br />
preposti alla gestione dei contratti di progettazione e di<br />
esecuzione delle opere. In data 19/04/2019 è stato sottoscritto<br />
di l’Accordo ex art. 15 legge 7 agosto 1990 n° 241<br />
tra Regione Campania, la Provincia di Benevento e Comunità<br />
Montana Titerno-Alto Tammaro, attraverso il quale<br />
sono stati regolamentati i rispettivi impegni per l’attuazione<br />
degli interventi infrastrutturali, nella rispettiva competenza,<br />
ricompresi nell’Allegato 4 alla predetta delibera CI-<br />
PE 54/2016. Tra gli impegni specificati nel Disciplinare<br />
Tecnico, spetta alla Provincia l’aggiornamento progettuale<br />
e l’attuazione del contratto di appalto per l’esecuzione dei<br />
lavori, per i quali la Regione Campania ha riservato a sé la<br />
procedura di gara. La Provincia di Benevento con nota prot.<br />
n° 12493 del 28/05/2020, ha trasmesso alla Direzione Generale<br />
per la Mobilità della Regione Campania il cronoprogramma<br />
di dettaglio delle attività procedurali e progettuali<br />
da svilupparsi al fine di pervenire all’espletamento<br />
delle procedure di gara preordinate all’affidamento dei lavori.<br />
In riscontro a tale nota, la Direzione Generale per la<br />
Mobilità ha manifestato alla Provincia la necessità di procedere<br />
all’aggiornamento del trasmesso cronoprogramma,<br />
sia per la fase procedurale che di quella progettuale e realizzativa<br />
fino all’ultimazione delle opere ed alla messa in<br />
esercizio delle stesse, stabilendo che la data di stipula del<br />
contratto di Appalto resta inderogabilmente fissata a scadere<br />
il 31/12/2021, pena la revoca del finanziamento assentito.<br />
Il Settore Tecnico della Provincia, ha quindi elaborato il<br />
cronoprogramma delle attività ed un cronoprogramma dei<br />
lavori che, sovrapponendo per quanto possibile talune fasi<br />
procedurali e progettuali, prevede il puntuale rispetto del<br />
predetto termine di scadenza fissato dal CIPE con propria<br />
Deliberazione n° 25/2016. La Direzione Generale, nel prendere<br />
atto dei cronoprogrammi di spesa e procedurali trasmessi<br />
dalla Provincia ha puntualizzato “nel constatarne la<br />
coerenza con la tempistica dettata dalla delibera CIPE<br />
n.2512016 s.m.i., se ne raccomanda il puntuale rispetto,<br />
specie per quanto concerne i termini per il conseguimento<br />
dell'obbligazione giuridicamente vincolante (31/12/2021)<br />
e per l'ultimazione dell'opera (31 /12/2024)”. La provincia<br />
di Benevento, ha quindi, dato avvio alle attività di aggiornamento<br />
progettuale che non riguardano la progettazione<br />
stradale, la cui articolazione resta quella del progetto definitivo<br />
approvato con Delibera di Giunta Provinciale n°<br />
97/2011, ma sono conseguenti all’entrata in vigore della<br />
normativa tecnica emanata per la regolamentazione delle<br />
costruzioni in zona sismica.
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 26 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
PESCO SANNITA. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO MICHELE<br />
«Così fermeremo<br />
la fuga dei giovani»<br />
TERZO MANDATO. Dopo quindici anni ininterrotti alla guida del Comune<br />
«Non mi vedo in pantofole. Servono fondi per sviluppo e occupazione»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Lo potremmo definire un sindaco “storico”. Antonio Michele<br />
guida il comune di Pesco Sannita da quindici anni, ma non ha<br />
nessuna intenzione di “staccare la spina”. «Mi dispiace, ma<br />
non mi vedo ancora come uno che resta a casa con le pantofole», dice,<br />
facendo capire che alle prossime elezioni comunali sarà comunque<br />
protagonista. Anche se non potrà candidarsi più da sindaco.<br />
Essere primo cittadino da quindici anni, cosa significa?<br />
«È sicuramente motivo di grande soddisfazione anche perché in piccole<br />
realtà come le nostre fare il sindaco significa essere punto di<br />
riferimento, un pò l’amico di tutti. Ma è soprattutto una bella responsabilità».<br />
Quali sono i veri problemi da affrontare per amministrare<br />
un piccolo Comune?<br />
«C’è la necessità di farsi carico di tutto. Dalla buca nella<br />
strada al problema familiare e dell’occupazione. Ma il vero<br />
impegno è quello di programmare azioni di sviluppo per<br />
il territorio e per la comunità dal punto di vista sociale e<br />
economico».<br />
Ma dopo tutti questi anni qual è il risultato di cui va<br />
particolarmente orgoglioso?<br />
«Credo di aver realizzato tante iniziative: dalla casa anziani<br />
alla scuola alla viabilità, ma anche al recupero del cento<br />
storico e degli impianti sportivi. Ma se devo dire la verità<br />
la cosa che mi fa più piacere è quella di essere riuscito a<br />
pacificare la nostra comunità. Ora nel nostro paese c’è<br />
stima e rispetto, non ci sono grandi scontri. Siamo riusciti<br />
a creare un clima distensivo, anche la stessa minoranza<br />
consiliare è partecipativa e questo è positivo, la nostra<br />
comunità è unità. Spero davvero di essere il sindaco di<br />
tutti».<br />
Pesco Sannita ha vissuto una pagina storica con il Giro<br />
d’Italia nel 2018. Cosa ha rappresentato per voi?<br />
«È stata una giornata meravigliosa perché c’è stato un<br />
coinvolgimento collettivo. Tutti hanno partecipato con fierezza<br />
a questo appuntamento. È stata una cosa incredibile e devo<br />
ringraziare Nicola Antonelli nativo di Pesco Sannita che è<br />
stato il vero animatore di questo appuntamento».<br />
Eventi del genere possono servire sotto il profilo della promozione<br />
del territorio e dei prodotti tipici, non crede?<br />
«Assolutamente sì. Ma devo dire la verità non siamo stati aiutati<br />
da Provincia e Regione, siamo stati lasciati da soli. Eppure abbiamo<br />
raggiunto un risultato eccezionale, l’occasione l’hanno persa loro».<br />
Come siete riusciti a far diventare i rifiuti una risorsa?<br />
«Abbiamo cercato di importare esperienze estere e del Nord per separare<br />
i rifiuti e favorire il riciclaggio. Abbiamo coinvolto le attività<br />
commerciali perché le persone che riclicano possono utilizzare<br />
gli sconti nei negozi. E questo è stato significativo».<br />
Nei centri delle zone interne c’è un problema relativo alle infrastrutture.<br />
Voi da tempo denunciate la situazione relativa<br />
al ponte del fiume Tammaro. Che succede?<br />
«Per la verità ci sono finalmente sviluppi positivi, c’è stato<br />
un sopralluogo del presidente della Provincia, Di Maria,<br />
che si è voluto rendere conto della situazione. È chiaro che il<br />
ponte chiuso ci crea tanti probemi non solo per i disagi relativi alla<br />
viabilità ma anche sotto il profilo economico».<br />
Ma qual è il vero problema?<br />
«È sempre una questione burocratica che coinvolge Anas e Provincia<br />
ma ora pare che ci sia davvero una svolta».<br />
Da 40 anni in paese c’è l’osservatorio sismico Palmieri.Quanto<br />
è importante per la prevenzione?<br />
«Guardi, la collaborazione con la protezione civile<br />
è fondamentale. E dobbiamo dire grazie soprattutto<br />
ai tanti volontari se oggi l’osservatorio è punto<br />
di riferimento nazionale».<br />
Anche Pesco Sannita deve fare i conti con lo spopolamento.<br />
Secondo lei come va riaperta la vertenza<br />
delle aree interne?<br />
«È un capitolo difficile, non ci sono ricette magiche<br />
ma dobbiamo valorizzare al massimo le potenzialità<br />
del nostro territorio. Il Covid ha fatto<br />
riscoprire l’importanza delle zone interne<br />
che hanno una grande risorsa.<br />
Qui si vive bene, ci sono zone incontaminate.<br />
E c’è anche la possibilità di<br />
sviluppo. Ma dobbiamo rispettare le<br />
nostre caratteristiche. Sarebbe sbagliato<br />
imporre modelli che non sono<br />
adeguati al nostro territorio. Il lavoro<br />
a distanza dovrebbe spingere i<br />
nostri giovani a restare qui sfruttando<br />
le potenzialità del territorio. Ma<br />
c’è bisogno di investire su servizi e<br />
infrastrutture, soprattutto sulla digitalizzazione».<br />
Pesco Sannita quest’anno andrà al<br />
voto. Lei ha deciso cosa fare?<br />
«Di sicuro non posso più ricandidarmi<br />
da sindaco, ma abbiamo la fortuna di<br />
avere una squadra compatta che si riproporrà<br />
all’attenzione degli elettori. Di<br />
fronte c’è una grande sfida. Dopo la battaglia<br />
contro la pandemia si apre una fase<br />
per lo sviluppo. Dobbiamo essere attenti<br />
su questo aspetto».<br />
E allora?<br />
«Le dico la verità: valuteremo insieme al gruppo<br />
ma in questo momento non penso di andare a prendere<br />
le pantofole. È una cosa che non mi riguarda.<br />
Di sicuro darò il mio contributo alla comunità».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Antonio<br />
Michele<br />
intervistato<br />
da 696<br />
Ottochannel
martedì 26 gennaio 2021<br />
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15<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
NEL 2018 LA NONA TAPPA DELLA 101ESIMA EDIZIONE<br />
L’ORGOGLIO DI QUEL GIORNO CON IL GIRO<br />
Lo sport e il Comune di Pesco<br />
Sannita hanno una storia<br />
che affonda le sue radici nel<br />
passato. La cittadina beneventana, nel<br />
2018, ospitò la carovana rosa per la<br />
partenza della nona tappa del 101°<br />
Giro d’Italia, con traguardo in quota ai<br />
circa 2000 metri del Gran Sasso d’Italia<br />
(Campo Imperatore). La realizzazione<br />
dell’evento riuscì grazie a Nicola Antonelli,<br />
dirigente della Federazione Ciclistica<br />
Italiana, che in prima persona fece<br />
da mediatore tra lo staff del Giro d’Italia<br />
e il Comune di Pesco Sannita. Il<br />
foglio firma, dove i ciclisti appongono il<br />
loro sigillo, fu posizionato in piazza<br />
Umberto I mentre nella piazza centrale<br />
del paese fu dislocato il villaggio di<br />
partenza, insieme ai tradizionali stand<br />
che accompagnano la Corsa Rosa.<br />
L’amministrazione comunale, per<br />
l’occasione, offrì ai pescolani appassionati,<br />
ma anche provenienti da altri<br />
paesi, un programma di eventi collaterali.<br />
A sventolare la maglia rosa sulla<br />
vetta del Gran Sasso fu il britannico<br />
Simon Yates.<br />
MEDICO LEGALE<br />
Paolella, professore<br />
vittima dei terroristi<br />
di Prima linea<br />
UOMO DI STATO<br />
Masone, dal <strong>Sannio</strong><br />
a capo della Polizia<br />
negli anni di piombo<br />
L’11 ottobre del 1978, Alfredo Paolella,<br />
medico legale e titolare della cattedra<br />
di antropologia criminale presso l’Università<br />
di Napoli, e originario di Pesco<br />
Sannita, si recò presso l’autorimessa dove<br />
era custodita la sua macchina. Un gruppo<br />
composto da tre uomini e una donna<br />
lo affrontò, strattonandolo e scaraventandolo<br />
contro un pilastro. Fu ucciso con nove<br />
colpi d’arma da fuoco. Un ultimo proiettile<br />
fu sparato a bruciapelo alla tempia<br />
destra. Alla esecuzione assistettero i titolari<br />
dell’autorimessa e il garagista. Dopo<br />
un’ora dall’omicidio, l’attentato fu rivendicato<br />
da Prima linea con una telefonata al<br />
quotidiano “Il Mattino”. L’organizzazione<br />
criminale integralista comunista è stata<br />
seconda solo alle Brigate Rosse, per numero<br />
di persone colpite, di azioni armate<br />
e per numero di aderenti. L’agguato si collegava<br />
alla “campagna” che i terroristi stavano<br />
conducendo contro coloro i quali si<br />
dedicavano all’attuazione di un sistema<br />
penitenziario in linea con i principi fondamentali<br />
dello Stato democratico. Il professore<br />
Paolella collaborava, infatti, con<br />
il ministero della Giustizia e con il magistrato<br />
Girolamo Tartaglione, che era stato<br />
ucciso appena un giorno prima di<br />
lui. Gli autori dell’omicidio furono identificati<br />
e condannati a 17 anni grazie ai benefici<br />
della dissociazione. L’assassinio<br />
di Paolella è il primo omicidio organizzato<br />
da Prima Linea.<br />
Fernando Masone, capo della polizia nel<br />
1994, originario di Pesco Sannita. Tra il<br />
1973 e il 1979 è a capo della Squadra mobile<br />
di Roma: ricopre l’incarico durante il<br />
periodo dei sequestri di persona, degli attentati<br />
delle Brigate Rosse, del terrorismo<br />
nero e delle infiltrazioni di mafia nella Capitale.<br />
Nel 1989 gli viene assegnata la questura<br />
di Palermo dove per due anni lotta<br />
contro la mafia, affrontando il fallito attentato<br />
al giudice Falcone, l’uccisione dell’agente<br />
Agostino e la strage delle donne<br />
della famiglia del “pentito” Francesco Marino<br />
Mannoia. Questi sono gli anni della<br />
banda della “Uno bianca”, sconfitta grazie<br />
ad una minuziosa indagine interna, e della<br />
lotta contro la “cupola” mafiosa. Durante<br />
il suo incarico deve gestire anche il<br />
fenomeno dell’immigrazione clandestina.<br />
Forte è l’impegno anche per contrastare<br />
la violenza negli stadi che viene combattuta<br />
con controlli rigorosi anche all’esterno<br />
e nei punti strategicamente più<br />
caldi. Tra gli arrestati eccellenti di quel<br />
periodo figura anche Licio Gelli, in seguito<br />
alle indagini sulla P2.<br />
NOBILE FAMIGLIA<br />
IL NUOVO NOME<br />
Radici pescolane<br />
per l’attore<br />
Silvio Orlando<br />
Da Pescolamazza<br />
a “sannita”, grazie<br />
a De Nicola e Scelba<br />
Silvio Orlando ha radici sannite e la sua<br />
è stata una delle famiglie più in vista di<br />
Pesco Sannita. Ancora oggi, nella piazza<br />
principale del piccolo centro sannita, il palazzo<br />
Orlando è una delle residenze più in<br />
vista e apprezzate, spesso frequenatata dai<br />
cugini diretti dell’attore. L’attenta amministrazione<br />
comunale ha conferito a Silvio<br />
Orlando la cittadinanza onoraria. L’illustre<br />
conterraneo dei pescolani esordisce<br />
nel mondo dello spettacolo lavorando nei<br />
teatri della città Partenopea, durante gli<br />
anni ’80 collabora con i migliori autori e<br />
registi della scuola teatrale di cui fa parte,<br />
ma è il fortunato incontro con Gabriele<br />
Salvatores che segna la svolta nella sua<br />
carriera. Il regista premio Oscar lo dirige,<br />
sempre a teatro e nel 1987 gli affida un<br />
piccolo ruolo nel suo secondo film, Kamikazen<br />
- Ultima notte a Milano. Grazie<br />
a questa prima interpretazione sul grande<br />
schermo, Silvio Orlando diventa ben presto<br />
uno degli interpreti italiani più noti dell’ultima<br />
generazione.<br />
L’attore consolida la sua carriera con la<br />
partecipazione al film “Aprile” di Moretti,<br />
grazie al quale guadagna, per l’interpretazione<br />
ironica e surreale del cuoco<br />
trotzkista, il premio David di Donatello<br />
per il miglior attore non protagonista nel<br />
1998. Ma è con Pupi Avati, nel 2008, per<br />
il suo ruolo ne “Il papà di Giovanna” l’attore<br />
vince la Coppa Volpi alla Mostra del<br />
cinema di Venezia.<br />
Pochi sanno che Pesco Sannita fino al<br />
1947 si chiamava Pescolamazza. Una denominazione<br />
che risale al feudalesimo<br />
quando, insieme a Pietrelcina, a detenere<br />
queste terre erano gli eredi della famiglia<br />
Pescolamazza. Poi, nel 1458, il feudo passò<br />
nelle mani dei Caracciolo. Prima proprietà<br />
di Filippo, poi, dopo la congiura dei<br />
Baroni, rimessa nelle mani del figlio Nicola.<br />
Nel corso dei secoli le terre di Pescolamazza<br />
sono state più volte vendute<br />
e passate dai Caracciolo ai Pignatelli fino<br />
ai Carafa, dei quali Francesco fu l’ultimo<br />
barone di Pesco.<br />
Il cambio di denominazione è avvenuto il<br />
20 agosto del 1947, con un decreto del primo<br />
primo Presidente della Repubblica, all’epoca<br />
capo provvisorio dello Stato, Enrico<br />
De Nicola. Questi accolse la richiesta<br />
del consiglio comunale, che il 19 gennaio<br />
dello stesso anno, con voti unanimi,<br />
aveva approvato la delibera di modifica. Il<br />
ministro dell’Interno dell’epoca, Scelba,<br />
appose al decreto i sigillo dello Stato e la<br />
pubblicaziuone avvenne in Gazzetta ufficiale<br />
il 3 gennaio del 1948.<br />
Contributi raccolti da<br />
VALERIA ISCARO E YLENIA CUCCINIELLO
Pesco Sannita
Pesco Sannita
12<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 19 gennaio 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
APOLLOSA. CONFRONTO SERRATO CON IL SINDACO CORDA<br />
La sfida: «Terreni incolti<br />
ai giovani per il lavoro»<br />
PROGETTO SPERIMENTALE. Tante piccole proprietà incolte da anni<br />
riunite in un Consorzio pubblico per tornare a essere produttive<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Nella città nata in epoca romana sull'Appia<br />
antica c'è un sindaco che<br />
scommette su innovazione e tecnologie<br />
del futuro. Marino Corda guida il comune<br />
di Apollosa da oltre otto anni e guarda<br />
al rush finale della sua avventura amministrativa<br />
con un obiettivo ambizioso: «Sogno<br />
di dare un lavoro ai giovani per non costringerli<br />
a lasciare la loro terra».<br />
Già, ma come sindaco?<br />
«Noi abbiamo una risorsa, ossia sole e terra.<br />
Apollosa ha circa il 60 per cento di terreno incolto.<br />
Ad eccezione di famiglie storiche, il<br />
nostro territorio è frammentato. L'idea è quella<br />
di creare una sorta di ricomposizione fondiaria,<br />
dove il proprietario con la tutela del<br />
comune mette a disposizione il suo terreno.<br />
Si possono creare macro aree da affidare a<br />
cooperative di giovani agricoltori o ad aziende<br />
agricole che avrebbero l'obbligo di assumere<br />
giovani del posto».<br />
E' questa secondo lei la sfida per ripartire<br />
in questo territorio?<br />
«Credo proprio di sì. Dobbiamo riscoprire<br />
agricoltura e turismo, sono le risorse che abbiamo.<br />
Non possiamo pensare di intercettare<br />
il lavoro con le industrie».<br />
Intanto, da oltre otto anni guida questa<br />
comunità: che significa per lei?<br />
«Sono stati otto anni bellissimi, un'esperienza<br />
di vita meravigliosa. Ho avuto sempre un<br />
bel rapporto con la mia cittadinanza. Siamo<br />
una piccola comunità, ci conosciamo tuti.<br />
Certo, capita che accontenti qualcuno e scontenti<br />
altri, ma sono davvero orgoglioso di rappresentare<br />
il mio paese».<br />
I sindaci si ritrovano spesso da soli ad affrontare<br />
le emergenze. Lei quali difficoltà<br />
ha incontrato?<br />
«E' vero, siamo lasciati da soli perché molte<br />
volte si pensa che i piccoli comuni abbiano<br />
incombenze diverse rispetto alle grandi città.<br />
Il problema non è intercettare finanziamenti<br />
per realizzare opere. No, noi incontriamo<br />
difficoltà per garantire i servizi minimi<br />
come tagliare l'erba o riparare le buche<br />
sulle strade. Lo Stato continua a tagliare e la<br />
gestione è sempre più complicata. Ma, per<br />
fortuna, sono circondato da tante persone che<br />
mi aiutano».<br />
Eppure dalla scuola media all'avanguardia<br />
allo spid ai cittadini avete dimostrato<br />
di essere un comune che scommette sull'innovazione.<br />
Come ci siete riusciti?<br />
«Noi da subito abbiamo cercato di dare una<br />
svolta al comune sotto l'aspetto digitale. La<br />
scuola è stato il top perché si tratta di uno degli<br />
istituti più belli e moderni d'Italia. Oggi offriamo<br />
lo spid ai cittadini, siamo il terzo comune<br />
in Campania ad aver attivato questo<br />
servizio. E lo abbiamo fatto grazie al consorzio<br />
<strong>Sannio</strong>.it».<br />
Quali sono le questioni sulle quali chiede<br />
maggiore attenzione al governo regionale?<br />
«Non nascondo la difficoltà ad avere un dialogo<br />
diretto con la regione. Anche perché si<br />
cambia sempre strategia. Per fortuna De Luca,<br />
che è stato anche sindaco, ha capito l'importanza<br />
di ascoltare i territori. Qui c'è bisogno<br />
di strade, ma anche di infrastrutture come<br />
l'acquedotto o la fognatura. Purtroppo,<br />
c'è un'emergenza grave che viviamo con la<br />
carenza idrica nella parte alta del paese, ma<br />
abbiamo un progetto per superare le inefficienze<br />
dell'Alto Calore".<br />
SEDE STORICA<br />
Museo etnografico:<br />
la memoria di canti,<br />
fiabe e proverbi<br />
Il museo Etnografico ha sede nel settecentesco<br />
edificio del Monte Frumentario,<br />
dove un tempo risiedeva la confraternita<br />
del SS. Rosario. Nel salone del<br />
piano superiore della struttura, al quale<br />
si accede da una scala adiacente alla<br />
canonica, sono presenti collezioni di beni<br />
materiali e immateriali: i primi comprendono<br />
un cospicuo patrimonio di oggetti<br />
provenienti dal territorio relativi ai<br />
diversi ambiti della cultura tradizionale<br />
(artigianato, religiosità, abbigliamento,<br />
emigrazione). La maggior parte dei<br />
manufatti provengono da donazioni. I<br />
beni immateriali, invece, sono costituiti<br />
da documenti sonori (fiabe, indovinelli,<br />
Come far ripartire l'economia nelle zone<br />
interne?<br />
«Paradossalmente noi non siamo tra i comuni<br />
classificati come area interna. Siamo alle porte<br />
di Benevento e questo è un aspetto positivo,<br />
ma ci manca il collegamento con i servizi.<br />
Ad esempio åil trasporto pubblico locale<br />
è ridotto al minimo. E abbiamo ancora problemi<br />
con la ferrovia per raggiungere Napoli.<br />
Per fortuna abbiamo rilanciato l'Appia,<br />
che può essere appetibile per gli imprenditori.<br />
Ma il covid ci ha fermato».<br />
A fine mandato cosa farà?<br />
Ha deciso se sarà ancora<br />
protagonista della vita amministrativa?<br />
«Ci sto pensando. Comunque<br />
chi prenderà il mio posto<br />
dovrà essere utile per la<br />
comunità. Alla fine del mio<br />
impegno saranno passati<br />
dieci anni e sono davvero<br />
tanti. Li ho tolti alla mia famiglia.<br />
Ma i cittadini di<br />
Apollosa devono stare<br />
tranquilli. Farò di tutto per<br />
creare le condizioni per fare<br />
ancora meglio di quanto<br />
realizzato con la mia<br />
amministrazione».<br />
proverbi, canti ecc) raccolti nel territorio<br />
apollosano. È presente, inoltre,<br />
un ricco archivio con fotografie d'epoca.<br />
È attivo il progetto di digitalizzazione<br />
dell'archivio parrocchiale che,<br />
per la sua importanza storica e culturale,<br />
realizzerà il più importante<br />
tra i beni immateriali. Gli ideatori del<br />
progetto museale hanno come obiettivo<br />
quello di salvaguardare e valorizzare<br />
la cultura di appartenenza del<br />
territorio: la missione del museo etnografico<br />
è quello di evitare ogni<br />
tentativo di personalizzazione e dare<br />
un senso di condivisione di cui<br />
ogni contesto sociale ha bisogno.<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Antonio<br />
Marino Corda<br />
intervistato<br />
da 696<br />
Ottochannel
martedì 19 gennaio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
13<br />
CON FONDI EUROPEI E REGIONALI<br />
La scuola “Leopardi” esempio in Italia<br />
Apollosa è anche sinonimo di<br />
modernità con la scuola<br />
media "Giacomo Leopardi",<br />
di recente ristrutturazione, grazie<br />
ad un finanziamento europeo ottenuto<br />
dalla regione Campania. Il preesistente<br />
edificio scolastico era stato abbattuto<br />
poiché non idoneo sismicamente ed ha<br />
fatto spazio ad un vero gioiello di ingegneria<br />
e architettonica. Una scuola<br />
moderna e autosufficiente con tre aule<br />
con pannelli modulari per creare saloni<br />
per attività extra scolastiche, due laboratori<br />
uno di musica ed uno di informatica,<br />
e l’aula refettorio. Le aule con<br />
ampie vetrate fa sì che agli alunni<br />
sembra di trovarsi a far lezione in<br />
giardino: un nuovo modo di concepire<br />
la scuola, aperta sul mondo. Il nuovo<br />
edificio è diventato un punto di riferimento<br />
per l’intera comunità di Apollosa<br />
e non solo, una scuola che può essere<br />
un incentivo a restare nelle zone interne,<br />
ma anche un centro di aggregazione<br />
per le attività che vanno oltre la didattica.<br />
DISASTRO. RUBINETTI A SECCO DALLE 21 ALLE 7 DEL MATTINO PER TUTTO L’ANNO<br />
La lotta è avere l’acqua potabile<br />
FAI-DA-TE. Alla fine per risolvere ecco il progetto di acquedotto che supera l’Alto Calore<br />
TURISMO<br />
La via Francigena e i tesori del monte Taburno<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Prendi una rete idrica nuova<br />
e funzionante e affidala per<br />
trent’anni all’Alto Calore:<br />
grazie alla gestione degli impianti<br />
dell’azienda idrica avellinese il<br />
risultato è “zero” acqua dalle 21di<br />
ogni santa sera fino alle 7 del<br />
giorno dopo. Si calcola fino al 70<br />
per cento di dispersione idrica<br />
dell’attuale rete idrica, che non<br />
ha subito alcun intervento di manutenzione<br />
dedgno di questo nome.<br />
Con una lievitazione dei costi<br />
a carico degli utenti, beffati<br />
due volte: senza potersi lavare<br />
metà giornata e con il consumo,<br />
a fronte dei 3 metri cubi di acqua<br />
al giorno necessari, finito a superare<br />
gli undici metri cubi.<br />
Una condizione paradossale e<br />
unica, che fa letteralmente infuriare<br />
gli abitanti di Apollosa, che<br />
non riescono a scrollarsi di dosso<br />
questo record di città assetata.<br />
Alla fine, per superare anni di disperazione,<br />
il sindaco e i tecnici<br />
del Comune si sono messi di impegno<br />
e hanno presentato un progetto<br />
(finanziato con sei milioni<br />
di euro complessivi) per una nuova<br />
rete idrica che sfrutti la sorgente<br />
“li muorti” e mai nome fu<br />
tanto evocativo delle sofferenze e<br />
delle imprecazioni. Tre metri cubi<br />
di acqua oligominerale che<br />
sgorgano direttamente dalla roccia<br />
a Tocco Caudio. I primi lavori,<br />
per un appalto da 1 milione<br />
e 700mila euro, partiranno tra poco<br />
e riguarderanno la condotta di<br />
adduzione che andrà a collegarsi<br />
alla nuova rete idrica: la traduzione<br />
in termini pratici del<br />
co0nsiglio: aiutati che Dio ti aiuta.<br />
E l’Alto Calore? Un groviglio<br />
burocratico che tiene prigioniera<br />
l’amministrazione comunale, almeno<br />
per il momento. Neanche<br />
una delibera predisposta e votata<br />
all’unanimità ha consentito ad<br />
Apollosa di liberarsi della pesante<br />
pietra al collo dell’azienda idrica<br />
irpina. Servirà che l’Ato (Ambito<br />
territoriale ottimale) si svegli<br />
e inizi a fare il proprio lavoro e<br />
poi, mano a mano, risalendo i labirinti<br />
regionali, fino a palazzo<br />
Santa Lucia e all’Ente idrico regionale,<br />
dove tutto andrebbe sistemato,<br />
disastri gestionali compresi.<br />
Ma Apollosa con i ritardi della<br />
Regione Campania ha anche un<br />
altro conto in sospeso. Argomento<br />
di questi giorni: gli asseriti<br />
debiti con la Samte, l’azienda<br />
partecipata della Provincia che è<br />
stata messa in ginocchio dalle<br />
morosità di tutti i comuni del<br />
<strong>Sannio</strong>, nessuno escluso, si direbbe.<br />
Ma non si può sempre fare<br />
di tutta l’erba un fascio: i<br />
40mila euro che vengono ascritti<br />
nella partita doppia come debiti<br />
a carico di Apollosa sono balle.<br />
Riguardano la gestione post<br />
mortem delle discariche che il<br />
<strong>Sannio</strong> ha tributato per decenni<br />
all’altra gestione allegra: quella<br />
della Regione di Bassolino sui rifiuti,<br />
che ha condannato l’Italia<br />
al pagamentio di sanzioni milionarie<br />
e la Campania a una magra<br />
figura internaizonale. I 40mila<br />
euro sono, come per l’acqua, una<br />
beffa: a Montesarchio, Sant’Arcangelo<br />
Trimonti e San Bartolomeo<br />
in Galdo ci sono migliaia di<br />
tonnellate di rifiuti napoletani e<br />
casertani e il conto “post mortem”<br />
viene fatto ricadere sui comuni<br />
sanniti. Bella roba.<br />
STORIA NOBILE<br />
Dai Romani a terra di confine del Papato<br />
Il nome Apollosa ha origine antiche da identificare<br />
con il percorso dei Romani che erano soliti tracciare<br />
ogni miglio con un cippo o lapillus miliaris.<br />
Da questa espressione derivò il nome “Lapillusia”,<br />
per indicare un posto di ristoro lungo la via per Benevento.<br />
L'attuale nome del paese si ebbe dopo il<br />
crollo dell'Impero Romano. La posizione strategica<br />
e topografica di questo antico centro, Apollosa<br />
vide passare uomini di governo ed eserciti destinati<br />
ad avere ruoli di primo piano nella storia. Al<br />
periodo romano risale, probabilmente, il Castello<br />
che un tempo ricopriva il ruolo di torre di vedetta<br />
sito su di una collina che dominava la via per Benevento.<br />
Le vicende storiche del Castello risalgono<br />
ai tempi dei Normanni: Ruggero d'Altavilla, deciso<br />
a conquistare la città papale di Benevento,<br />
chiese l'intervento di Ugone Infante, signore di<br />
Il territorio del Gal Taburno presenta<br />
luoghi di notevole interesse<br />
naturalistico e ambientale caratterizzati<br />
da alte vette, colline<br />
di viti e olivi. Una natura selvaggia<br />
e spettacolare, dove si alternano<br />
pianure e rilievi, che fanno<br />
comprendere al visitatore il motivo<br />
per cui gli antichi definivano<br />
questo territorio “Campania<br />
felix”. Occorre anche ricordare<br />
che, sin dall’antichità, molti luoghi<br />
dell’area del Taburno hanno<br />
rappresentato meta indiscussa di<br />
viaggiatori illustri, letterati, filosofi<br />
e artisti. Il sentiero “Spirito<br />
pellegrino” è percorribile a piedi,<br />
in auto, bicicletta e a cavallo<br />
ed è un tracciato segnato ed attrezzato.<br />
Lungo circa ventotto<br />
chilometri, è articolato in sei tappe,<br />
che ricalca, nel territorio del<br />
Taburno, il percorso dell'antica<br />
via Francigena. “Spirito pellegrino”<br />
ripercorre il viaggio dell'Arcivescovo<br />
di Canterbury verso<br />
Roma, per poi proseguire alla<br />
volta di Gerusalemme. Il sentiero<br />
parte dal comune di Arpaia,<br />
prosegue verso Airola, Bucciano,<br />
Bonea, Montesarchio e Apollosa,<br />
per poi scendere verso Benevento.<br />
In tali comuni si possono<br />
ammirare numerosi monasteri,<br />
chiese, luoghi di accoglienza e<br />
antichi tratti percorsi dai pellegrini<br />
durante il loro passaggio nel<br />
territorio del Taburno.<br />
TESTI RACCOLTI DA VALERIA ISCARO<br />
Apollosa, il quale rinchiuse nei sotterranei numerosi<br />
prigionieri beneventani. I fatti sono raccontanti<br />
da Falcone Beneventano. Il Castello ritorna<br />
alla ribalta della storia con Federico II di Svevia, il<br />
quale dopo la distruzione della città di Benevento,<br />
toglie il territorio di Apollosa ai frati benedettini di<br />
S. Sofia.<br />
Apollosa è un paese che diede i natali a numerosi<br />
uomini di cultura, come lo studioso di grammatica,<br />
Turpilio, che avrebbe acquisito le sue conoscenze<br />
studiando sui testi di un famoso maestro di<br />
Bisanzio chiamato Prisciano. Tra i monumenti che<br />
si trovano ad Apollosa vi è l'Epitaffio, che segnava<br />
il punto di confine tra il Regno di Napoli ed il<br />
territorio beneventano, il Palazzo Baronale e i vari<br />
reperti archeologici conservati presso il museo<br />
del <strong>Sannio</strong>.
Apollosa
Apollosa
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 9 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CASTELFRANCO IN MISCANO. CONFRONTO CON IL SINDACO<br />
Giallonardo: «In campo<br />
per realizzare un sogno»<br />
NUOVE LEVE POLITICHE «Abbiamo scelto di restare qui e lottare<br />
per dare futuro a questo territorio con una squadra emergente»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
La sfida dei giovani riparte da quest'antico<br />
borgo del <strong>Sannio</strong>, al confine con<br />
la Puglia e l'Irpinia. Castelfranco in<br />
Miscano, 868 abitanti, ha scelto la linea «<br />
verde« affidando il ruolo di sindaco, dallo<br />
scorso settembre, a Andrea Giallonardo,<br />
32enne avvocato, politicamente un figlio d'arte,<br />
che ha rotto i vecchi schemi e messo in<br />
campo una squadra giovane, che spera in un<br />
futuro diverso per le zone interne della Campania.<br />
Sindaco, com'è stata possibile questa svolta?<br />
«Guardi, già nella composizione della lista<br />
che mi ha affiancato abbiamo puntato sul rinnovamento.<br />
Siamo tutti giovani e abbiamo<br />
voluto dimostrare il nostro attaccamento e la<br />
nostra voglia di lavorare per Castelfranco e<br />
di non lasciarci andare alla scelta più facile,<br />
ossia fare la valigia e andare via. Noi vogliamo<br />
restare qui. In questi cinque anni faremo<br />
di tutto per realizzare il nostro sogno».<br />
Quali sono state le prime difficoltà che ha<br />
incontrato?<br />
«Ho avuto la doppia sfortuna di diventare<br />
sindaco in un periodo così difficile per la pandemia,<br />
abbiamo pochi dipendenti ma gli<br />
adempimenti sono tanti. Siamo costretti a<br />
TRADIZIONE<br />
Lo storico Scinto<br />
e la memoria<br />
del dialetto locale<br />
sforzi maggiori, ma nello stesso tempo stiamo<br />
creando un rapporto familiare di collaborazione<br />
che ci può consentire di superare<br />
le problematiche più difficili».<br />
Lo spopolamento è una piaga che ha colpito<br />
anche Castelfranco. Qual è il senso<br />
del progetto con Ginestra degli Schiavoni<br />
dal titolo “Terre sostenibili”?<br />
«Castelfranco è un paese ancora fortemente<br />
dinamico dal punto di vista economico,<br />
siamo leader nelle produzioni d'eccellenza:<br />
il nostro fiore all'occhiello è il caciocavallo<br />
ma c'è la necessità di mettere in rete quello<br />
che abbiamo. Il progetto mira a creare una<br />
comunità, vogliamo coinvolgere anche tutti<br />
i ragazzi del centro abitato, impegnandoli in<br />
tutto ciò che è complementare alla zootecnia<br />
e all'agricoltura».<br />
Siete lontani dalle istituzioni in termini<br />
chilometrici ma spesso anche nelle scelte<br />
amministrative siete penalizzati. E' un problema?<br />
«Certo, è vero: paghiamo una distanza importante<br />
che spesso ci ha costretto a essere<br />
visti in secondo piano rispetto ad altre realtà,<br />
siamo un territorio di frontiera e ci confrontiamo<br />
con la Campania ma anche con la<br />
Puglia. Ma ora sta a noi essere capaci di attrarre<br />
l'attenzione di chi ci governa».<br />
Ma su cosa bisogna puntare per dare una<br />
La cittadina di Castelfranco in Miscano,<br />
che sorge su di uno sperone, in prossimità<br />
dell’omonima sorgente, al limite tra la<br />
Campania e la Puglia è nota per le svariate<br />
vicende storiche che l’hanno caratterizzata.<br />
Oltre a conservare con fierezza<br />
la storia, le tradizioni, le chiese e le tipicità<br />
gastronomiche, i castelfranchesi,<br />
specialmente quelli di un tempo, custodiscono<br />
gelosamente il loro dialetto e si<br />
assicurano che venga tramandato, di generazione<br />
in generazione, come una dote<br />
matrimoniale. Il dialetto, anche se sempre<br />
meno parlato, è la lingua madre in<br />
ogni paese d’Italia e preserva, da sempre,<br />
la storie di intere comunità. A trarne un<br />
modesto “dizionario”, ci ha pensato Antonio<br />
Scinto, castefranchese doc, nel suo<br />
libro dedicato alla sua terra. Tra le vecchie<br />
strade di Castelfranco, quante volte<br />
si sarà sentito dire “Eurammè”? In un<br />
borgo prettamente agricolo, sicuramente<br />
si parlava di “vagghine”, magari abbinato<br />
ad un “tite tite” o “sciò a masone”.<br />
Chi del posto, sicuramente ricorderà<br />
quando si andava a “monge” e si indossava<br />
la “guardamacchia”. Tra gli insulti<br />
vecchio stile c’è sicuramente “camèlu-came”,<br />
“stubbete” o “babbu-a”. Ma<br />
d’altronde, “chedè” di più bello di una<br />
terra con la propria forma dialettale e dei<br />
suoi significati tutti da scoprire, pagina<br />
dopo pagina.<br />
YLENIA CUCCINIELLO<br />
prospettiva e una speranza ai giovani che<br />
hanno deciso di restare qui?<br />
«Abbiamo delle aziende che sono riuscite a<br />
raggiungere dei punti di eccellenza notevoli,<br />
però dobbiamo accelerare sulla cooperazione<br />
per fare in modo che le nostre eccellenze<br />
siano veramente volano di sviluppo<br />
economico».<br />
Lei ritiene che si debba puntare sulle energie<br />
rinnovabili in questo territorio?<br />
«Le energie rinnovabili di sicuro potranno<br />
rappresentare un momento di crescita.<br />
Noi, però, vorremmo che i<br />
comuni e le realtà locali siano<br />
coinvolte nei processi di sviluppo,<br />
insomma che ci sia una<br />
maggiore condivisione nelle<br />
scelte».<br />
La nota dolente sono le infrastrutture.<br />
Cosa si aspetta<br />
dalla Provincia?<br />
«La nostra speranza è che<br />
si affronti una volta per tutte<br />
questa situazione. Noi vogliamo<br />
collaborare con<br />
l'amministrazione provinciale.<br />
Però, le dico una cosa:<br />
siamo serviti da tre strade<br />
provinciali, due delle<br />
quali sono chiuse al traffico<br />
e sono in condizioni catastrofiche.<br />
Eppure sono arterie<br />
a servizio di aziende<br />
importanti e parliamo anche<br />
dell'unico collegamento tra<br />
Campania e Puglia».<br />
Guardando al futuro qual è<br />
l'obiettivo che le sta più a cuore?<br />
«Credo che ciò che più conta è la<br />
mentalità: negli ultimi dieci ci sono<br />
state forti tensioni e divisioni in paese,<br />
ora vogliamo ricreare una sana e<br />
leale collaborazione. Sono convinto<br />
che saremo in grado di dare risposte<br />
ai cittadini. Il consenso ampio con il<br />
70 per cento dei voti ci rende orgogliosi<br />
ma ci consente anche di ricreare<br />
un clima familiare e di unità nella nostra<br />
comunità» .<br />
Ai cittadini che l'hanno votata cosa<br />
promette?<br />
«L'ho detto in campagna elettorale,<br />
assicuro impegno, entusiasmo<br />
e presenza. Il comune<br />
è tornato a essere casa<br />
loro. Siamo ogni giorno in Municipio,<br />
aperti al confronto. Certo, non sempre saremo<br />
in grado di risolvere i problemi ma il dialogo,<br />
quello, non verrà mai meno».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Andrea<br />
Giallonardo,<br />
32 anni,<br />
al suo primo<br />
incarico<br />
amministrativo
martedì 9 febbraio 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
IL MAESTRO PAPPANO TORNA ALLE ORIGINI IN MEMORIA DEL PADRE<br />
Sir Antonio e la “Casa della Musica”<br />
Castelfranco è diventato la "città<br />
della musica" grazie ad un<br />
progetto finanziato dalla regione<br />
Campania, finalizzato ad adibire la<br />
"Casa della Musica" dedicata a Pasquale<br />
Pappano, padre del noto direttore<br />
d'orchestra, sir Antonio. Sir inglese<br />
per meriti artistici, figlio di emigranti<br />
italiani. Nato poco distante da Londra, i<br />
genitori decisero di lasciare l'Italia,<br />
precisamente il <strong>Sannio</strong>, per cercare<br />
fortunata all'estero. Fin da giovane si<br />
approccia al mondo della musica,<br />
grazie al padre e alla sua passione per il<br />
canto. Proprio a Londra creò una<br />
scuola di canto: da lì il direttore iniziò a<br />
suonare il pianoforte dove accompagnava<br />
gli allievi nei loro esercizi. Ogni<br />
anno ad agosto, Pappano, si reca nell'antico<br />
borgo di Castelfranco per un<br />
concerto in memoria del padre. Infatti,<br />
l'ultimo desiderio di Pasquale Pappano<br />
prima di morire era quello di tornare al<br />
suo Paese di origine. Sir Antonio racconta:<br />
"Arrivammo a Castelfranco in<br />
tarda serata, la mattina dopo mio<br />
padre morì lì come aveva desiderato".<br />
VALERIA ISCARO<br />
CENTRO ANTICO. Piccole case basse in pietra bianca sentinelle dei decumani disabitati<br />
Gli irriducibili di Porta della Terra<br />
NUOVI NATI. Nove nel 2019, solo tre lo scorso anno e a gennaio l’arrivo della piccola Giulia<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Chi lo sa che vita c’era al<br />
civico 10 di vico Panozzo<br />
quando quelle case<br />
piccole piccole venivano abitate.<br />
Budelli stretti che ti costringevano<br />
a una intimità di quartiere:<br />
pianti di bambini, liti e carezze,<br />
tutto era condiviso, come<br />
l’alitare di un quartiere che non<br />
era scomoda comunità. Ora ci<br />
sono le quinte di pietre bianche e<br />
i disperati tentativi di sottrarsi alla<br />
solititudine, all’abbandono,<br />
piazzando agli improbabili ingressi<br />
un “fittasi”, un “vendesi”.<br />
Quello che era Porta della Terra<br />
il tempo lo ha aggiustato a<br />
modo suo, aiutato dalla furia che<br />
negli anni Sessanta scambiava la<br />
modernità del cemento con la distruzione.<br />
Ora l’asse del centro<br />
abitato è spostato, occupa le terre<br />
per secoli nelle mani della<br />
Chiesa. Spazi urbanizzati e basta,<br />
senza una idea vera di come<br />
crescere.<br />
Angela Vecchiolla, l’unica vigilessa<br />
a bada delle 800 anime di<br />
Castelfranco, ora è anche la responsabile<br />
dell’Anagrafe: nove<br />
nati nel 2019, tre lo scorso anno<br />
e l’arrivo di Giulia Di Menna a<br />
spiazzare le statistiche del 2021.<br />
Qui tutto fa speranza. Anche che<br />
l’amministrazione provinciale<br />
metta finalmente mano al recupero<br />
di due delle tre provinciali<br />
che sono chiuse al traffico per<br />
dissesto. Perché va bene resistere<br />
alla lontananza da tutto, ma<br />
qui le aziende agricole sono un<br />
motore vero e hanno estremo bisogno<br />
di una logistica adeguata.<br />
Ma fino a Benevento ce n’è di<br />
voce da sprecare.<br />
IL PROGETTO<br />
TESTI DI MARIA VERRILLI (CONSIGLIERE COMUNALE DI CASTELFRANCO) E DI VERONICA TARANTINO (ASSESSORE ARIANO IRPINO)<br />
Due giovani amministratrici raccontano i venti anni di “Via Francigena”<br />
__<br />
Maria Verrilli e Veronica Tarantino<br />
Per i campi se ne va il pellegrino<br />
con il suo zaino e alla<br />
ricerca della propria spiritualità,<br />
all’insegna dell’essenzialità<br />
e della semplicità. Molti<br />
decidono di avventurarsi in cammini<br />
ponendosi obiettivi e mettendosi<br />
alla prova. Tra i cammini<br />
oggi riconosciuti c’è quello<br />
della Via Francigena che parte da<br />
Canterbury fino a Santa Maria di<br />
Leuca alla volta della Terra Santa.<br />
Via storica e percorsa dai pellegrini,<br />
commercianti, viaggiatori<br />
di tutta Europa.<br />
La via Francigena oggi è percorsa<br />
da numerosi pellegrini che provengono<br />
da tutto il mondo.<br />
Un viaggio che permette di scoprire<br />
un vasto patrimonio culturale<br />
che vede la straordinaria bellezza<br />
dei borghi, delle cattedrali,<br />
dei siti archeologici, di assaporare<br />
eccellenze gastronomiche e di<br />
conoscere le meravigliose tradizioni<br />
che caratterizzano l’Italia<br />
da nord a sud.<br />
E Castelfranco si inserisce come<br />
tappa della via Francigena del<br />
Sud con la sua valle congiungendo<br />
il <strong>Sannio</strong> e l’Irpinia alla Puglia.<br />
Nella viabilità romano-imperiale<br />
sono individuabili le direttrici<br />
fondamentali delle vie di pellegrinaggio<br />
che da Roma conducevano<br />
verso i porti pugliesi o che<br />
permettevano ai pellegrini di raggiungere<br />
la Città Eterna dal Sud<br />
Italia. La rete di percorsi che<br />
comprende le vie consolari Appia<br />
e Traiana (da Roma a Benevento<br />
e fino a Brindisi e Taranto),<br />
la via Sacra Longobardum<br />
(da Benevento al Gargano), la Via<br />
Francigena (che dai paesi del<br />
nord conduceva a Roma) è stata<br />
denominata complessivamente<br />
Via Francigena del Sud. In questo<br />
contesto 12 Comuni tra le province<br />
di Avellino e Benevento<br />
(Ariano Irpino-comune capofila,<br />
Buonalbergo, Casalbore,<br />
Castelfranco in Miscano, Ginestra<br />
degli Schiavoni, Greci,<br />
Montaguto, Montecalvo Irpino,<br />
Paduli, Savignano Irpino,<br />
Sant'Arcangelo Trimonte e<br />
Zungoli) con le Comunità Montane<br />
del Fortore e dell'Ufita, hanno<br />
sottoscritto sin dal 2015 un<br />
Protocollo d'intesa con l'obiettivo<br />
di portare avanti una comune<br />
strategia, al fine di promuovere<br />
tale itinerario sui propri territori,<br />
valorizzare i beni ivi presenti e<br />
implementare azioni di protezione<br />
e conoscenza del patrimonio<br />
culturale ed ambientale di cui dispongono.<br />
Nell'ambito delle attività del Protocollo<br />
è stato possibile aderire al<br />
bando Psr Campania 2014-2020-<br />
Misura 7.5.1. "Sostegno a investimenti<br />
di fruizione pubblica in<br />
infrastrutture ricreative e turistiche<br />
su piccola scala" ottenendo<br />
un finanziamento per il progetto<br />
"Via Francigena del Sud". Valorizzazione<br />
del tratto della Valle<br />
del Miscano" che è stata eseguita<br />
dall’architetto Luigi Salierno.<br />
Grazie a questo finanziamento si<br />
è intervenuti con lavori di ripristino<br />
e manutenzione del percorso<br />
che interessa la Valle del Miscano<br />
e si sta completando la parte<br />
relativa ai servizi e all'informatica<br />
con la realizzazione di un<br />
sito e un'app dedicata alla valorizzazione<br />
e promozione del nostro<br />
tratto di percorso. E' prevista<br />
una presentazione del progetto<br />
per questa primavera.<br />
Ricorre quest'anno il ventennale<br />
della fondazione dell'Associazione<br />
Europea delle Vie Francigene<br />
(AEVF) che, per la ricorrenza,<br />
ha organizzato il "Road to<br />
Rome 2021". Una grande marcia<br />
che partirà il 15 giugno da Canterbury,<br />
km 0 della Francigena,<br />
per giungere a Roma il 10 settembre<br />
e il 18 ottobre a Santa Maria<br />
di Leuca. Una marcia a staffetta<br />
dove il bordone del pellegrino<br />
prenderà il posto della fiaccola<br />
olimpica e sarà portato, tappa<br />
per tappa, lungo il cammino. Il<br />
nostro territorio sarà interessato<br />
dal passaggio dei pellegrini nelle<br />
giornate del 29 e 30 settembre<br />
2021, un'occasione fondamentale<br />
per rilanciare l'importanza della<br />
Via Francigena. I comuni aderenti<br />
al Protocollo, guidati dal capofila<br />
Ariano Irpino, sono già a<br />
lavoro per mettere in campo politiche<br />
ed eventi culturali tesi a<br />
valorizzare il nostro territorio.<br />
A tal riguardo sono molte le iniziative<br />
intraprese dalle associazioni<br />
del posto che prevedono<br />
percorsi non solo pedonali ma anche<br />
percorsi ciclabili e percorsi<br />
di passeggiate a cavallo. Ogni anno,<br />
infatti, l’associazione Equites<br />
Viae Traianae organizza giornate<br />
di passeggiate creando opportunità<br />
di condivisione.<br />
Oggi la Via Francigena rappresenta<br />
una grande possibilità di<br />
sviluppo per il Sud e in particolare<br />
per le aree interne. A seguito<br />
del Covid-19 vi è sempre maggiore<br />
richiesta di turismo "slow"<br />
ed esperienziale, unendo aspetti<br />
spirituali con la qualità dell'ambiente<br />
e del cibo. Si apre una nuova<br />
opportunità che le amministrazioni<br />
dovranno saper cogliere.
Castelfranco<br />
in Miscano
Castelfranco<br />
in Miscano
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 16 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi dell’osso<br />
La città del futuro<br />
CIVICO 22 La proposta di uno dei gruppi di lavoro<br />
del movimento per le piazze Risorgimento e Vari<br />
Progetto Tibe,<br />
il terminal 4.0<br />
NODO INTERMODALE. Via tutte le recinzioni,<br />
campus e tanto verde per vivere Benevento<br />
DI ALESSANDRO FALLARINO<br />
Tibe, terminal intermodale<br />
Benevento. Questo<br />
il nome del progetto<br />
degli architetti<br />
Francesco Carbone e<br />
Alfredo Chiariotti presentato dai<br />
Laboratori di Civico 22, per una<br />
riqualificazione dell'area che va<br />
dal Terminal autobus a piazza Risorgimento<br />
e a viale dei Rettori e<br />
che coinvolge, nella bellezza che<br />
restituisce ad un'area centrale di<br />
Benevento, anche tutto il resto<br />
della città.<br />
“Mettere in opera questo progetto<br />
è possibile – spiegano dal movimento<br />
politico Civico 22 -, basta<br />
una intelligenza di governance,<br />
una corretta destinazione di<br />
risorse finanziarie, una progettazione<br />
della città che ripensi alla<br />
persona, allo sviluppo economico,<br />
al welfare, al welcome”.<br />
Entrando nello specifico del progetto,<br />
le aree attualmente adibite<br />
a semplici parcheggi, talvolta avvolti<br />
anche nel degrado strutturale<br />
come il terminal degli autobus<br />
extraurbani, lo studio farebbe diventare<br />
le due aree non più una<br />
landa desolata ma uno spazio accogliente,<br />
“sicuro dove ci sono<br />
gli stalli per i pullman e la persona<br />
che scende trova ristoro, accoglienza<br />
con bar e negozi e servizi<br />
igienici decenti”, spiegano i<br />
due progettisti.<br />
Il progetto Tibe rende pedonabile<br />
tutta l'area tra piazza Risorgimento<br />
e Viale dei Rettori “ed inserisce<br />
la natura all'interno della<br />
città con un parco urbano per far<br />
vivere finalmente gli spazi ai cittadini,<br />
con piste ciclopedonali,<br />
panchine, prati e alberi”.<br />
Si parte dal collegamento tra<br />
piazza Risorgimento e l'area del<br />
terminal con un percorso immerso<br />
dal verde e una passerella che<br />
di fatto azzera le barriere architettoniche<br />
per i disabili ed è percorribile<br />
sia a piedi che in bicicletta<br />
fino ad arrivare a piazzale<br />
Vari che è stato completamente<br />
riprogettato su due livelli. Uno<br />
superiore che diventa una piazza<br />
verde con negozi, bar, e servizi<br />
per i viaggiatori ma anche per i<br />
cittadini che vogliono trascorrere<br />
del tempo immersi nel verde, l'altro<br />
inferiore a quota con via Pertini<br />
e viale dei Rettori dove saranno<br />
ospitati i pullman.<br />
Le scuole assumono un ruolo<br />
centrale dell'interno del progetto.<br />
Gli edifici risultano inseriti in un<br />
campus sportivo, senza recinzioni<br />
o ostacoli, con assi pedonali,<br />
che entrano anche all'interno di<br />
quello che oggi è l'area dell'Istituto<br />
Galilei e dividono gli spazi<br />
e delineano le funzioni. L'area dei<br />
campi sportivi diventa la copertura<br />
del parcheggio multipiano,<br />
mentre la nuova piazza copre<br />
l'area di sosta dei bus. Aree separate<br />
solo in parte da un taglio longitudinale<br />
per favorire l'entrata<br />
della luce e il ricircolo dell'aria al<br />
piano inferiore.<br />
Spazi verdi fatti di campi sportivi<br />
polivalenti, giardini e spazi alberati.<br />
Il Terminal prevede 32<br />
stalli e un parcheggio con 750 posti<br />
auto circa. Un parcheggio che<br />
ha la funzione di alleggerire le<br />
strade circostanti dal traffico. Il<br />
parco sopra il terminal è stato<br />
pensato come un luogo contemporaneo,<br />
un'oasi al centro della<br />
città, un nuovo polo per la vita<br />
cittadina”.<br />
Sul sito e sui social di civico 22 è<br />
possibile visionare il video del<br />
progetto in 3d e dopo partecipare<br />
ad un questionario per esprimere<br />
la propria opinione sull'azione<br />
di rigenerazione urbana<br />
complessa, così prevista, che nasce<br />
dall'idea di garantire i diritti<br />
di cittadinanza e i servizi sociali:<br />
in primis l’accesso all’istruzione<br />
pubblica, la difesa dell’ambiente<br />
naturale e l’abbattimento delle<br />
barriere architettoniche (Giaimo<br />
2020).<br />
Proprio questo particolare, ovvero<br />
l'abbattimento delle barriere<br />
architettoniche, ci fa saltare alla<br />
mente l'attuale stato di degrado<br />
in cui versa l'area del Terminal<br />
assolutamente poco fruibile per i<br />
Moretti, Basile, Orlando e Rossi i fondatori<br />
Attualmente l’area<br />
di sosta dei bus<br />
è solo un piazzale<br />
di asfalto senza servizi<br />
disabili. Allo stato, infatti, nell'area<br />
è presente una sola attività<br />
commerciale, peraltro ospitata in<br />
una sorta di struttura prefabbricata.<br />
Completamente inagibili per i disabili<br />
e totalmente impraticabile<br />
l'unico servizio igienico, anch'esso<br />
installato in una piccola<br />
struttura prefabbricata che da<br />
sempre versa in condizioni indicibili<br />
nonostante le continue opere<br />
di pulizia e ristrutturazione.<br />
Un'area da rivitalizzare, da ricreare<br />
da zero essendo il terminal<br />
storico degli autobus di Benevento<br />
una vecchia e fangosa<br />
piazza dove negli anni '80 si effettuavano<br />
anche gare da trial e<br />
motocross. Da allora tante cose<br />
sono cambiate a Benevento ed è<br />
quindi arrivato il momento di<br />
adeguare piazzale Vari e piazza<br />
Risorgimento ad un luogo di socialità,<br />
una cartolina di presentazione<br />
di una cittadina che ospita<br />
– a pochi metri dal Terminal – un<br />
sito patrimonio mondiale dell'Unesco.<br />
Questo illustrato è il secondo<br />
progetto disegnato per<br />
quelle aree. Si spera ora che al più<br />
presto queste idee possano trovare<br />
una collocazione nel pratico e<br />
trasformare davvero il centro città.<br />
Progetti non semplici da realizzare<br />
ma forse il periodo post pandemia<br />
potrebbe aprire anche ad<br />
un confronto, un dialogo tra Enti<br />
e professionisti privati.<br />
Laboratori di idee che guardano alla vera Politica<br />
DI AL.FA<br />
Civico 22 nasce da una riflessione<br />
di Richard Sennet: la relazione<br />
umana ha una distanza massima<br />
per conservare tutte le caratteristiche<br />
che la rendono speciale.<br />
“Il civismo e l’impegno civico –<br />
hanno scritto durante la presentazione<br />
del Movimento - sono forse<br />
il miglior modo di “fare ed essere”<br />
esercizio della politica praticata:<br />
un modo “nuovo” non solo<br />
per una singola città, ma per il<br />
mondo intero. In questo metodo<br />
di studio e di lavoro, il gruppo che<br />
fonda Civico 22 si ispira al Manifesto<br />
Prologo Italia di Leonardo<br />
Becchetti, Alessandro Rosina,<br />
Mauro Magatti, Marco Bentivogli,<br />
che – a partire dagli assunti<br />
dell’Economia Civile – invita i<br />
movimenti civici a cambiare prospettiva:<br />
prima ancora di pensare<br />
al lato dell’offerta politica – in<br />
un’arena pubblica sempre alla ricerca<br />
di nuovi soggetti, quasi che<br />
i partiti siano diventati di plastica,<br />
usa e getta, da cambiare ogni<br />
volta che perdono una tornata elettorale<br />
– riteniamo necessario lavorare<br />
dal lato della domanda”.<br />
Sono 11 laboratori aperti a gruppi<br />
di massimo 30 persone. Ogni<br />
laboratorio ha il compito di elaborare<br />
un position paper su quell’aspetto<br />
della città che ha dibattuto.<br />
Idee dunque, non solo critiche a<br />
questa o quella parte politica ed<br />
ecco perchè dopo aver aspramente<br />
contestato il progetto presentato<br />
al Comune per riqualificare<br />
piazza Risorgimento e il Terminal,<br />
dai laboratori è stata elaborata<br />
e presentata la nuova proposta,<br />
il progetto Tibe.<br />
“Il vero esercizio di democrazia è<br />
nel dialogo sulla Città che avviene<br />
entro i 22 metri”.<br />
Tra i fondatori Angelo Moretti,<br />
Pasquale Basile, da sempre vicino<br />
all’attivismo sociale e politico<br />
e Pasquale Orlando ed Ettore Rossi.
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
IL DATO. La risposta al progetto presentato al Comune e contestato da amministratori e associazioni<br />
Una partnership con i privati<br />
per ridisegnare il cuore antico<br />
In una precedente idea la costruzione di un palazzo di cinque piani per uffici, negozi e parcheggio<br />
DI ALESSANDRO FALLARINO<br />
All'inizio del 2020 la<br />
notizia che il Comune<br />
di Benevento intende<br />
cambiare volto<br />
ad uno dei fulcri<br />
urbanistici della città: la zona tra<br />
la grande piazza Risorgimento, polo<br />
didattico dove sono presenti<br />
quattro scuole con migliaia di studenti,<br />
e l'adiacente piazzale Vari,<br />
ovvero il Terminal storico del capoluogo<br />
sannita sempre al centro<br />
di polemiche anche a causa del degrado<br />
in cui versa l'intera area che<br />
Al centro<br />
della proposta<br />
un’area realmente<br />
da riqualificare<br />
__<br />
Le aree progettuali di piazza Risorgimento e il Terminal<br />
allo stato non è altro che un parcheggio<br />
con all'interno fatiscenti<br />
e certamente insufficienti bagni<br />
(prefabbricati) con un piccolo bar<br />
a servizio dei tantissimi studenti e<br />
persone che arrivano a Benevento<br />
grazie al trasporto su gomma.<br />
Un'area realmente da qualificare e<br />
sulla quale è già stato presentato<br />
un progetto, sembra recepito dal<br />
Comune, che prevede, dove ora<br />
c'è l'attuale Terminal, la costruzione<br />
di un palazzo di cinque piani<br />
da adibire a struttura commerciale.<br />
Complesso integrato da verde<br />
e collegato con la vicina piazza<br />
risorgimento che dovrebbe essere<br />
completamente ridisegnata.<br />
Un progetto duramente criticato<br />
da una parte politica e dalle associazioni,<br />
oltre che da alcuni dei residenti<br />
della zona.<br />
A febbraio scorso, infatti, l'associazione<br />
Altrabanevento, con l'allora<br />
giovanissimo movimento politico<br />
Civico 22, aveva presentato<br />
un dossier alla Presidenza del Consiglio<br />
dei Ministri sui “Sette milioni<br />
di euro dei fondi per la riqualificazione<br />
delle periferie, concessi<br />
ad una società casertana per<br />
un palazzo di cinque piani sul Terminal<br />
Bus”. Progetti che a dire dell'associazione<br />
ma anche di alcuni<br />
consiglieri comunali di opposizione<br />
contiene clamorosi errori.<br />
Questo perchè secondo i 'contrari'<br />
un palazzo di cinque piani destinato<br />
a private abitazioni, uffici,<br />
locali commerciali e parcheggi<br />
al posto dell'attuale Terminal dei<br />
bus di piazzale Vari; 'corridoi' pedonali<br />
a forma di "L" a piazza Risorgimento,<br />
stravolgerebbero l'originaria<br />
prospettiva di tutta la zona<br />
– a partire da via Perasso – progettata<br />
dall'allora urbanista Lugi<br />
Piccinato.<br />
L'idea che era stata allora presentata<br />
rientra nel progetto denominato<br />
“La Città di tutti, la Città per<br />
tutti” composto da 17 interventi<br />
per il costo totale di 26milioni e<br />
mezzo di euro con la partecipazione<br />
finanziaria per oltre 8milioni<br />
e mezzo di euro da parte di pri-<br />
Per piazza<br />
risorgimento previsti<br />
invece corridoi<br />
pedonali ad ‘L’ e verde<br />
vati.<br />
A questo punto, anche se durante<br />
i mesi del primo lockdown dovuto<br />
alla pandemia Civico 22 con i<br />
suoi laboratori di idee ha messo in<br />
campo la seconda soluzione.<br />
Particolare questo importante per<br />
un semplice motivo: non solo il no<br />
al progetto che era stato presentato<br />
al Comune, bensì un'alternativa<br />
concreta con tanto di redering<br />
animato, soluzioni e progetti spiegati<br />
dettaglio dopo dettaglio. Al<br />
termine del video anche un sondaggio<br />
attraverso il quale i cittadini<br />
possono esprimere il loro parere<br />
e suggerimenti sull'opera proposta.<br />
L'idea di un'alternativa è nata a<br />
giugno scorso durante un incontro<br />
dal titolo “un’occasione per ripensare<br />
un’area strategica per la<br />
città e per il territorio".<br />
Un progetto elaborato da due architetti<br />
(Francesco Carbone e Alfredo<br />
Chariotti) che avevano presentato<br />
il progetto che oggi si è<br />
animato con tavole grafiche e video.
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
APICE. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO ANGELO PEPE<br />
«Alta Capacità e giovani<br />
per lo sviluppo e il lavoro»<br />
Fare rete. «Valorizzare le produzioni agricole ma servono le strade.<br />
Il borgo? Ora puntiamo all’artigianato di qualità e gli antichi mestieri»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Scommettere sull’agricoltura d’eccellenza<br />
e sul turismo, sperando in un futuro<br />
diverso grazie all’Alta Capacità Napoli-Bari,<br />
che consentirà ai territori del Fortore<br />
di uscire dall’isolamento. È la sfida di Apice,<br />
città del <strong>Sannio</strong> che guarda avanti con una<br />
prospettiva interessante. «Il mio sogno è di<br />
consentire ai giovani di restare qui, nella terra<br />
dove sono nati», dice il sindaco Angelo Pepe,<br />
ingegnere, da due anni al timone del comune.<br />
Il suo è un obiettivo sicuramente ambizioso,<br />
ma come realizzarlo?<br />
«Stiamo mettendo in campo dei progetti per<br />
fare in modo che ci sia un ampliamento delle<br />
opportunità di lavoro. Vogliamo qualificare e<br />
rendere professionali i nostri giovani, che devono<br />
essere competitivi. Le nuove tecnologie<br />
ci saranno d’aiuto anche per rendere digitali<br />
i servizi del Comune».<br />
Intanto, quando finirà questa emergenza<br />
Covid come pensate di riprendere il discorso<br />
della valorizzazione turistica del borgo<br />
di Apice vecchia?<br />
«La vocazione naturale di questo territorio è<br />
destinata al turismo. Sono già in funzione una<br />
serie di attività che hanno fatto finora da attrazione.<br />
A breve metteremo a bando una proposta<br />
per individuare società che possano valorizzare<br />
il patrimonio edilizio esistente nel<br />
borgo antico. Ma Apice è bella così com’è,<br />
nella sua essenza più naturale possibile. Vogliamo<br />
diventare la Pompei del ’900, ma dobbiamo<br />
pensare anche a recuperare l’artigianato<br />
e gli antichi mestieri».<br />
Apice come il resto dell’entroterra sannita<br />
deve fare i conti con il dissesto idrogeologico,<br />
che risposte avete avuto dalle istituzioni?<br />
«Non posso dire che non ci sia stata attenzione<br />
da parte degli altri enti. È un’emergenza<br />
che riguarda tutto il territorio, siamo in<br />
una condizione di grande sofferenza. Abbiamo<br />
dichiarato lo stato di calamità perché ci<br />
sono state conseguenze gravi per queste avversità<br />
atmosferiche che durano da tempo. Si<br />
sono aggravate le condizioni della viabilità<br />
rurale con nuove frane che hanno messo in<br />
difficoltà le aziende agricole. Puntiamo a progetti<br />
di recupero per uscire da questa emergenza».<br />
Si tratta di una condizione che non favorisce<br />
il turismo, non crede?<br />
«Certo, non si può pensare al turismo senza<br />
valorizzare le produzioni agricole del nostro<br />
territorio: in questo senso è indispensabile recuperare<br />
sul fronte della viabilità per<br />
mettere le aziende agricole in condizione<br />
di svilupparsi nella maniera più<br />
adeguata».<br />
Eppure Apice è vicina a snodi viari<br />
molto importanti, ma le strade<br />
provinciali di collegamento sono un<br />
disastro. Che messaggio manda alla<br />
Provincia?<br />
«Per la verità dispiace che con il<br />
presidente Di Maria ci sia stata<br />
qualche polemica certamente non<br />
voluta, ma c’era solo l’obiettivo di<br />
segnalare che le attività di programmazione<br />
poste in essere devono<br />
essere realizzate. Ringrazio,<br />
comunque, il presidente per l’attenzione<br />
che sta dedicando ma<br />
l’unico collegamento che ci porta<br />
a Benevento resta ancora un miraggio.<br />
Oggi siamo lontani dieci<br />
chilometri mentre si potrebbe realizzare<br />
un asse viario di soli tre chilometri.<br />
Questo discorso va ripreso».<br />
Sul fronte dello sviluppo non crede che<br />
la svolta ci sarà con l’alta capacità che<br />
attraverserà proprio il territorio di<br />
Apice?<br />
«Credo di sì, in particolare per le vie di<br />
comunicazione. Ci sono importanti prospettive<br />
ma va fatto un discorso complessivo<br />
con i comuni delle aree interne e del<br />
Fortore. Possiamo immaginare di avere un<br />
collegamento diretto con l’A16 e con l’A1.<br />
C’è una nuova possibilità di sviluppo».<br />
C’è ora l’occasione del Recovery Plan, come<br />
guardate a questa grande opportunità<br />
per il Mezzogiorno?<br />
«Per noi è manna dal cielo. Se tutti abbiamo<br />
una visione strategica e non campanilistica,<br />
credo che Apice possa avere<br />
un ruolo centrale per rompere l’isolamento<br />
delle zone interne. Ma dobbiamo<br />
riscoprire la solidarietà tra i comuni<br />
senza ragionare in termini egoistici. E allora<br />
vi assicuro che ci sarà davvero un nuovo futuro<br />
per questo territorio».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Angelo Pepe<br />
intervistato da<br />
696 channel
martedì 16 febbraio 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
UN MONUMENTO ARCHITETTONICO RECUPERATO CON FONDI PUBBLICI<br />
Il Castello normanno dell’Ettore<br />
Il Castello dell’Ettore è un Castello<br />
Normanno edificato nell’VIII<br />
secolo. Delle sue quattro torri a<br />
pianta decagonale ne restano oggi soltanto<br />
due. Le gallerie sotterranee poste al di<br />
sotto delle torri erano utilizzate un tempo<br />
come vie di fuga. Il Castello si presenta<br />
ben conservato grazie ai numerosi<br />
interventi di ristrutturazione subiti nel<br />
corso degli anni. E’ situato a nord dell’ingresso<br />
di Apice vecchia: il<br />
Castello domina tutto il paese ed infatti<br />
tutti i vicoli principali conducono alla<br />
sua piazza. Questa posizione strategica<br />
era una caratteristica dei castelli, perché<br />
il signore feudale dall’alto vegliava<br />
sull’abitato. Oggi è il fulcro di numerose<br />
attività culturali ed eventi esclusivi<br />
che si svolgono nelle sue prestigiose sale e<br />
nell’incantevole giardino pensile. Il<br />
Castello ha ospitato personaggi importanti,<br />
tra i quali Federico II di Svevia,<br />
Manfredi di Svevia e Sant’Antonio da<br />
Padova a cui gli abitanti sono molto<br />
devoti. Ogni anno vengono allestiti qui<br />
i mercatini natalizi, con tanto di casetta<br />
di Babbo Natale, in un’atmosfera magica<br />
e surreale.<br />
Pompei del ’900. Due terremoti, l’abbandono e ora la ricostruzione che attira turisti e filmaker<br />
La vita dalle finestre sul nulla<br />
Anche i corpi speciali dei carabinieri usano il borgo fantasma per le loro esercitazioni<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Zì Peppe e masto Finizio s’affacciavano<br />
in maniche di camicia<br />
in via Napoli. Gli scuri grigi e<br />
verdi delle loro case aprivano e chiudevano<br />
il vicolo, la sua vita. Finizio,<br />
che era quello più acculturato, la domenica<br />
riuniva un po’ di compaesani<br />
davanti l’uscio e leggeva a tutti il giornale.<br />
L’ultima volta lo ha fatto il 19<br />
agosto del 1962. Due giorni dopo, il<br />
terremoto e niente è stato più come prima.<br />
E qui inizia il mistero di Apice.<br />
Il piccolo grande giallo che ha reso<br />
quelle case delle sentinelle immobili<br />
nel tempo, testimoni delle diverse velocità<br />
con cui ha viaggiato la parte in<br />
basso dello stivale.<br />
Non si sa come, non si sa perché, ma ad<br />
Apice lo Stato e tutte le autorità che sovrintendevano<br />
alla sicurezza dei cittadini<br />
dopo quel terremoto hanno deciso<br />
che niente era più garantito e che tutti<br />
dovevano sloggiare, andare a sistemarsi<br />
due chilometri più in là, dentro scatole<br />
che loro chiamavano case. Talmente<br />
brutte che molti, all’epoca, preferirono<br />
l’incertezza delle radici che<br />
l’omologazione della cultura urbanistica<br />
“popolare a basso costo”.<br />
Sono stati anni difficili. Venti anni trascorsi<br />
come sospesi tra ciò che si era<br />
perduto, la vita di prima, e quello che<br />
sarebbe stato possibile, la vita comoda<br />
senza stare uno addosso all’altro, condividendo<br />
calli e decumani.<br />
A scegliere, come sempre accade, è stato<br />
un altro terremoto. 1980. Apice ne<br />
venne ancora una volta soltanto sfiorata<br />
ma tornarono prepotenti le paure.<br />
Più di tutto, all’epoca, a tagliare di netto<br />
e definitivamente le radici fu il mare<br />
di soldi piovuto con la 219 (la legge<br />
sulla ricostruzione) e la libertà di<br />
uscire dall’edificazione uguale per tutti.<br />
Apice, quella di masto Finizio e Zì<br />
Peppe, che era già un pensiero lontano,<br />
si svuotò del tutto.<br />
Come il ponte rotto, testimonianza della<br />
grandezza di Roma, il vecchio paese<br />
però resiste: città fantasma, ghost<br />
town, ora “Pompei del ’900”.<br />
La verità è che se tutti i centri del <strong>Sannio</strong><br />
e dell’Irpinia avessero seguito lo<br />
stesso iter di Apice (soltanto Conza della<br />
Campania ne condivide la triste sorte)<br />
a quest’ora non ci sarebbe più lo<br />
straccio di un centro storico, di un borgo,<br />
di una qualche testimonianza della<br />
vita nelle zone interne. Di qui le diverse<br />
velocità e il mistero. Già perché<br />
a 40 anni suonati da quella prima decisione,<br />
Apice vecchia, pezzo dopo<br />
pezzo, sta rinascendo. Una ricostruzione<br />
sicura, possibile. Certo, quarant’anni<br />
di morti e disgrazie hanno migliorato<br />
le tecniche di ricostruzione e<br />
le leggi.<br />
Ma gli ani ’60 non erano il medioevo<br />
e qualcosa di simile si poteva immaginare.<br />
Oggi gli amministratori hanno capito<br />
che quelle quinte fatte di abbandono<br />
sono come un set cinematografico,<br />
pandemia a parte, capace di attrarre.<br />
Il Castello dell’Ettore, la Terrazza, i<br />
B&B, i pub: una intera fetta del paese<br />
è stata recuperata, ricostruita e messa a<br />
disposizione di scrittori, fotografi, innamorati,<br />
amanti, turisti. Aperitivi e<br />
week end in mezzo alle case cadute<br />
hanno un mercato. Ogni vicolo disponibile<br />
è punteggiato da una mostra fotografica<br />
permanente: com’era e com’è,<br />
giusto per rendere più spettacolari<br />
i logori portoncini in legno, le strette<br />
scalinate, le finestre sul nulla e i tetti<br />
ripiegati come vecchi stanchi e senza<br />
bastone. Persino i carabinieri qui studiano<br />
la location per farne esercitazioni<br />
dei corpi speciali. Il destino mette<br />
riparo a un errore della storia.<br />
I PROGETTI<br />
DI DANIELA D’ORO, ASSESSORE ALLA CULTURA<br />
__<br />
Nella foto in basso Daniela D’oro<br />
«Ecco il futuro della città nonostante il virus»<br />
è uno dei tasselli fondamentali<br />
del nostro paese. L’economia<br />
apicese è soprattutto basata su L’agricoltura<br />
un’economia agricola. Purtroppo devo<br />
dire che il periodo non permette di poter<br />
realizzare tutto come lo si immagina,<br />
come siamo stati abituati a fare<br />
sin dall’inizio, con condivisione e<br />
discussione, ma non possiamo non<br />
arrivare al risultato finale. Siamo<br />
partiti dal primo giorno del nostro<br />
mandato con unico obbiettivo,<br />
quello di valorizzare i nostri<br />
prodotti agricoli. La realizzazione<br />
di un brand territoriale,<br />
e più precisamente un marchio<br />
territoriale può essere il primo<br />
passo. Il marchio, AAA<br />
“Aziende Agricole Apicesi”,<br />
racchiude tutte le aziende agricole<br />
del nostro territorio che<br />
operano nel settore, senza fare<br />
distinzione tra tipo di produzioni<br />
agricole o allevamenti,<br />
un distintivo che possa identificare<br />
il prodotto che è solo<br />
nostro, garantendone qualità.<br />
Siamo agli albori della realizzazione,<br />
tra regolamenti e avvisi di manifestazione<br />
di interesse per poter<br />
porre delle basi solide, al nostro<br />
marchio. Cultura e turismo sono due<br />
dei rami più colpiti dalla pandemia.<br />
In questo anno e mezzo di amministrazione<br />
siamo riusciti a dare ad Apice<br />
la qualifica di “CITTÀ CHE LEG-<br />
GE”, dalla lettura dipendono lo sviluppo<br />
intellettuale, sociale ed economico<br />
delle comunità ed è con questa<br />
consapevolezza che mi sto impegnando<br />
in molte iniziative che promuovono<br />
la lettura. L’intento è riconoscere e<br />
sostenere la crescita socio-culturale attraverso<br />
la diffusione della lettura come valore riconosciuto<br />
e condiviso, in grado di influenzare<br />
positivamente la qualità della vita individuale<br />
e collettiva. Grazie al fondo<br />
emergenza per le biblioteche, siamo<br />
riusciti ad ottenere dei fondi per aumentare<br />
il numero dei libri presenti<br />
in biblioteca e a disposizione della<br />
nostra comunità. A marzo, grazie<br />
alla collaborazione con la<br />
scuola E. Falcetti, e soprattutto<br />
grazie all’impegno delle insegnanti,<br />
con alcune classi ci<br />
sarà "L’incontro con l’autore",<br />
un’iniziativa dell’associazione<br />
culturale "Passeggeri<br />
del tempo", che ha come<br />
obiettivo principale quello di stimolare<br />
gli alunni alla lettura<br />
attraverso l’incontro con<br />
l’autore. Dal punto di vista<br />
turistico, spinti dalle continue<br />
richieste di accesso<br />
al centro storico, borgo abbandonato,<br />
rinominato più<br />
volte "Pompei del 900" dove il<br />
tempo si è fermato, spinti anche dalla<br />
necessità di voler mettere a sistema<br />
tutte le nostre bellezze storiche, culturali<br />
e paesaggistiche, abbiamo istituito<br />
l’info point turistico nell’ex casa comunale,<br />
punto centrale e di snodo per<br />
tutti i nostri luoghi di interesse turistico.<br />
Un centro che possa dare finalmente tutti<br />
i servizi che il settore turistico richieda.<br />
È in corso d’opera la realizzazione<br />
del sito web. Tante insomma le cose poste<br />
in essere e tanti gli ulteriori obiettivi<br />
da raggiungere. Con un unico obiettivo<br />
finale: la crescita della nostra comunità e<br />
il bene per il nostro paese
Apice
Apice
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
venerdì 11 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Tra i paesi dell’osso<br />
L’eterna emergenza<br />
DISSESTO IDROGEOLOGICO E FONDI IN PARCHEGGIO<br />
Taburno, frane<br />
fango e incuria<br />
ALLUVIONE. 2015: devastazione nell’area<br />
Ancora oggi se piove forte arrivano danni<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
Immaginate di svegliarvi nella<br />
notte e di sentire i massi<br />
che rotolano, che finiscono<br />
sulle auto, sulle case, sventrando<br />
paesi interi, distruggendo strade,<br />
ponti. Non vite, solo per fortuna.<br />
E' la notte tra il 14 e il 15 ottobre<br />
2015, sì, quella dell'alluvione col<br />
Calore ingrossato che devastò<br />
Benevento, e con gli altri fiumi<br />
che dal Fortore all'area telesina<br />
portarono distruzione, devastazione<br />
di economie, dai vigneti ai<br />
campi coltivati fino alle fabbriche<br />
più importanti di Benevento,<br />
vedi Rummo, Minicozzi, e<br />
purtroppo anche morte, di tre<br />
persone.<br />
Ma se quei fiumi, quella notte,<br />
comunicarono chiaramente che<br />
il rapporto tra uomo e corsi d'acqua<br />
va rivisto, recuperato e impostato<br />
all'insegna di un rispetto<br />
reciproco, anche la montagna ha<br />
lanciato un grido sdegnato per le<br />
condizioni in cui versa, e che la<br />
portano a diventare nemica, una<br />
nemica pericolosissima.<br />
Il Taburno, quella notte, tra massi<br />
enormi che distrussero strade<br />
di collegamento, fango che invase<br />
case e vie e smottamenti<br />
ovunque. Automobili rimaste sotto<br />
le pietre, paesi isolati e una<br />
notte da incubo per chi in quei<br />
comuni ci vive.<br />
La montagna è la montagna, e il<br />
Taburno è un gigante, o una gigantessa<br />
viste le sembianze di<br />
donna addormentata che gli ha<br />
procurato il nome di “Dormiente<br />
del <strong>Sannio</strong>”, è adorato, quasi<br />
sacro per chi in queste zone ci vive.<br />
Un baluardo che si cerca con<br />
lo sguardo per orientarsi, per trovare<br />
qualcosa di familiare: meta<br />
di passeggiate e scampagnate<br />
estive, fughe d'amore, ricerche di<br />
funghi di cui è ricco, posto segreto<br />
di avventure incredibili di<br />
ragazzini tra i sentieri e le faggete,<br />
ricerche di frescura e senso<br />
di libertà, magari da trovare<br />
soltanto col silenzio e lo sguardo<br />
sui cavalli allo stato brado.<br />
Ma la montagna è anche il Taburno<br />
ovviamente sa essere cattiva<br />
se rimane senza cure, lasciata<br />
a se stessa: non si può prendere<br />
solo il bello da quella straordinaria<br />
risorsa senza fare in modo<br />
che quella bellezza venga preservata.<br />
E purtroppo così è stato, per troppo<br />
tempo. E' un gigante particolare<br />
il Taburno infatti: è noto da<br />
tempo, storicamente, per i suoi<br />
crolli di roccia che possono essere<br />
anche disastrosi, e poi i valloni,<br />
quelli che sono stati il grande<br />
problema dell'alluvione del<br />
2015, perché senza manutenzione<br />
portano giù fango, detriti, pietre<br />
creando, ancora una volta<br />
danni. Ingenti danni.<br />
E poi le sorgenti, numerose nell'area<br />
che se non incanalate e trattate<br />
con la giusta cura pure provocano<br />
quelle colate di fango che<br />
spesso si riversano sulle strade<br />
della montagna, rendendo difficile<br />
il passaggio alle automobili<br />
e ai mezzi.<br />
Insomma, come visto negli anni,<br />
e non solo a Taburno – Camposauro,<br />
la montagna ha bisogno di<br />
cure per non essere nemica delle<br />
comunità che hanno deciso di<br />
viverci al di sotto o almeno vicino:<br />
da questo punto di vista è importante<br />
che ci sono progettualità<br />
per la mitigazione del rischio<br />
idrogeologico e del rischio frane,<br />
ma non solo. E' importante<br />
anche incidere in termini di “popolamento”<br />
della montagna perché<br />
se lo spopolamento inteso<br />
come quello demografico e la desertificazione<br />
economica, aziende<br />
che vanno via, sono realtà tangibili<br />
ed evidenti nel <strong>Sannio</strong> e<br />
nelle aree interne il discorso ricade<br />
ovviamente anche per quel<br />
che attiene alla montagna.<br />
Si pensi ad esempio a ciò che era<br />
accaduto a San Martino Valle<br />
Caudina lo scorso anno e proprio<br />
di questi tempi: complice il maltempo<br />
fortissimo e le precipita-<br />
zioni era addirittura esplosa per<br />
via della pressione dell'acqua la<br />
piazza principale del paese, sotto<br />
cui scorre un torrente tombato<br />
decenni e decenni fa. Perché?<br />
Perché un castagneto lasciato incolto,<br />
non curato più per l'abbandono<br />
della montagna è venuto<br />
giù, facendo da tappo e favorendo<br />
la furia dell'acqua.<br />
Ecco, anche per l'area del Taburno<br />
c'è un problema simile: in pochi<br />
si spingono a coltivare e a<br />
produrre in quell'are, e l'assenza<br />
degli agricoltori che in aree montane<br />
sono un'importante sentinella<br />
e operano anche in termini<br />
manutentivi è tutt'altro che positiva.<br />
In alcuni comuni dell'area, ancora<br />
oggi, quando piove più del<br />
normale ci sono danni: frane,<br />
smottamenti, strade che si interrompono<br />
bruscamente con tutto<br />
ciò che ne deriva. Insomma veri<br />
e propri danni da calamità naturale.<br />
Di positivo però c'è che il 2015<br />
ha fatto da spartiacque, praticamente:<br />
ci sono progetti, ci sono<br />
finanziamenti e sia i comuni che<br />
gli enti come appunto il Parco<br />
Regionale si stanno muovendo<br />
per mitigare il rischio idrogeologico<br />
e per far sì che la montagna<br />
diventi una risorsa tout court, anche<br />
in termini di sviluppo e perché<br />
no, per creare economie. A<br />
patto che venga rispettata, però,<br />
la Bella Dormiente: senza maniere<br />
gentili, diventa cattiva.
venerdì 11 dicembre 2020<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
PER L’AREA STANZIATI QUASI TRENTA MILIONI DI EURO<br />
Valloni e centri: i soldi<br />
ci sono, i cantieri no<br />
Finanziamenti importanti da<br />
regione e ministero per il Taburno:<br />
prima meta di escursionisti<br />
e turisti e poi lasciato andare<br />
e finito anche preda del dissesto.<br />
Dalla Regione sono stati approvati<br />
finanziamenti per oltre 10 milioni<br />
di euro per la sistemazione dei<br />
valloni, compresi nel Piano di interventi<br />
di mitigazione del rischio<br />
idrogeologico ed erosione costiera<br />
della Regione Campania, da realizzarsi<br />
per il tramite del Primo Atto<br />
Integrativo all’Accordo di programma<br />
finalizzato alla programmazione<br />
e al finanziamento di interventi<br />
urgenti e prioritari per la<br />
mitigazione del rischio idrogeologico.<br />
Per quell'area finanziati<br />
il Comune di Bucciano per la sistemazione<br />
idraulico-forestale del<br />
vallone San Simeone per un importo<br />
di un milione e seicentomila<br />
euro; il Comune di Tocco Caudio<br />
per la sistemazione idraulicoforestale<br />
dei valloni Pretola e Martine<br />
per un importo di un milione<br />
e centomila euro; il Comune di<br />
Campoli del Monte Taburno per<br />
le opere di risanamento idrogeologico<br />
del Vallone della Lama,<br />
Quadrella, San Nicola Vecchio e<br />
Liberia per un importo di oltre<br />
500mila euro il Comune di Paupisi<br />
per gli interventi volti all'eliminazione<br />
e alla mitigazione del<br />
rischio idrogeologico nell'area della<br />
scuola primaria per un importo<br />
di poco meno di 4 milioni di euro<br />
, il Comune di Cautano per lavori<br />
di consolidamento in località San<br />
Rocco per un importo di oltre 1<br />
milione e mezzo di euro e il Comune<br />
di Paupisi per il risanamento<br />
idrogeologico e la messa in sicurezza<br />
del rischio frane del centro<br />
comunale per 13 milioni di euro.<br />
Poi c'è il progetto finanziato dal<br />
ministero dell'Ambiente all'Ente<br />
Parco sempre per interventi di mitigazione<br />
del rischio idrogeologico,<br />
per un importo complessivo di<br />
17 milioni di euro. Denaro importante<br />
per far pace con la montagna<br />
e creare sviluppo.<br />
LE TAPPE<br />
DELLA CRISI<br />
Territorio<br />
I COMUNI DEL<br />
1<br />
PARCO DEL TA-<br />
BURNO SONO 14.<br />
IL MASSICCIO DIVIDE LA<br />
VALLE CAUDINA DA QUEL-<br />
LA TELESINA.<br />
2 Fenomeno<br />
MOLTE ZONE PRE-<br />
SENTANO FRANE<br />
E DISSESTI: PER IL<br />
DISTACCO DELLA ROCCIA<br />
E PER GLI SMOTTAMENTI<br />
DI FANGO.<br />
L’evento<br />
3 NEL 2015 DANNI<br />
SU DUE VERSANTI:<br />
A CAUTANO, CAM-<br />
POLI, VITULANO, FOGLIA-<br />
NISE E PER PAUPISI, PON-<br />
TE E TORRECUSO.<br />
Progetti<br />
4 17 MILIONI DI EU-<br />
RO SONO STATI<br />
STANZIATI PER UN PRO-<br />
GETTO DI RISISTEMAZIONE<br />
IDROGEOLOGICA DEL TER-<br />
RITORIO.<br />
In Regione<br />
5 ALTRI FONDI, PER<br />
OLTRE 10 MILIONI<br />
DI EURO, SONO<br />
PER I COMUNI DELL'AREA<br />
NELL'AMBITO DEL PIANO<br />
REGIONALE.<br />
L’INTERVISTA. Caturano, presidente dell'Ente Parco Regionale del Taburno<br />
«Anni di immobilismo<br />
Ora solo progetti seri»<br />
In campo 17 milioni di euro per mettere in sicurezza e creare sviluppo<br />
DI CRISVEL<br />
Attivo con un progetto da<br />
17 milioni di euro per mitigare<br />
il dissesto è l'Ente<br />
Parco Regionale del Taburno,<br />
con il presidente Costantino Caturano<br />
che ha fatto il punto sulla<br />
situazione.<br />
«Qualcosa dal 2015 si è smosso,<br />
i comuni sono attivi e l'Ente Parco<br />
ha un progetto finanziato dal<br />
ministero dell'Ambiente che riguarda<br />
interventi di sistemazione<br />
idrogeologica del bacino nord –<br />
occidentale, quello a ridosso dei<br />
centri abitati della valle vitulanese<br />
in pratica. Si parla di riqualificazione<br />
e messa in sicurezza,<br />
c'è già il bando per appaltare la<br />
progettazione definitiva e poi,<br />
dopo la progettazione definitiva<br />
ci saranno i lavori, da fare ovviamente<br />
con criteri di sostenibilità<br />
e tutela ambientale. Un progetto<br />
che sarà un vero e proprio<br />
fiore all'occhiello per l'ente parco».<br />
Insomma, una data spartiacque<br />
quella del 2015, quando l'alluvione<br />
ha messo a nudo l'immobilismo<br />
del passato e i danni che<br />
ha prodotto per il Taburno e per<br />
tutti i paesi ricadenti nell'area.<br />
Ma la progettazione con fondi<br />
del ministero dell'Ambiente non<br />
è l'unico intervento che l'Ente<br />
Parco ha in cantiere per mitigare<br />
il rischio idrogeologico nell'area<br />
del Taburno e perché no, per<br />
creare sviluppo. Il presidente Caturano<br />
infatti precisa: «Ho collegato<br />
a quel progetto anche uno<br />
strumento a mio avviso importantissimo<br />
che è il contratto di<br />
fiume, con cui si vuol migliorare<br />
la gestione delle risorse idriche<br />
e soprattutto mitigare il rischio<br />
idrogeologico in tutto il bacino<br />
idrografico della valle Vitulanese,<br />
con il Parco soggetto attuatore<br />
e la Regione che finanzierà<br />
i progetti per aumentare la<br />
qualità nell'area dei corsi d'acqua<br />
e anche degli affluenti, ovviamente<br />
con interventi sulle zone<br />
in frana. Credo che per fine 2021<br />
ciò possa arrivare a compimento.<br />
Poi ovviamente ci sono gli interventi<br />
in capo ai comuni che<br />
sono ulteriori e importanti tasselli<br />
in questo senso».<br />
Una fase importante dunque, dopo<br />
l'immobilismo degli anni passati:<br />
«L'ente era commissariato<br />
– spiega Caturano – e quindi c'è<br />
stata anche una mancanza di interlocuzione.<br />
Ora però il dialogo<br />
coi 14 comuni del Parco procede,<br />
e stiamo cercando di programmare<br />
non solo interventi<br />
contro il dissesto ma anche per<br />
aumentare la fruibilità di alcune<br />
zone: il Taburno è un'area che ha<br />
una forte vocazione turistica, ma<br />
è chiaro che se le cose non sono<br />
ben fatte i turisti non vengono.<br />
Per ora abbiamo sistemato due<br />
fontane storiche, ora puntiamo a<br />
incanalare le sorgenti che se lasciate<br />
andare portano danni, perché<br />
creano trascinamento di terriccio».<br />
Non solo, come spiega Caturano:<br />
« Ci candidiamo anche a richiedere<br />
ulteriori finanziamenti<br />
per altri valloni, nelle aree di Vitulano<br />
e Foglianise per chiudere<br />
e mettere in sicurezza tutto il versante<br />
vitulanese, che è quello più<br />
delicato anche per la presenza dei<br />
centri abitati proprio sotto la<br />
montagna».<br />
E infine una riflessione: «Purtroppo<br />
negli anni assistiamo anche<br />
all'addio di diverse attività<br />
agricole nella zona B del Parco<br />
e non è una buona cosa: l'agricoltura<br />
di nicchia in queste aree<br />
sarebbe importante anche in chiave<br />
antidissesto, perché i contadini<br />
spesso sono i custodi di queste<br />
aree. E non è vero che ciò avviene<br />
per l'eccessiva severità dei<br />
vincoli del parco, tutt'altro».
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 23 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
PAGO VEIANO. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO DE IESO<br />
«Pronto a continuare<br />
per la mia comunità»<br />
Due mandati. In molti gli chiedono di non mollare il timone:<br />
«L’alluvione ci aveva messi in ginocchio ma ci siamo rialzati»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Da dieci anni guida la comunità di Pago<br />
Veiano. Ma il sindaco Mauro De<br />
Ieso non ha ancora deciso se abbandonerà<br />
definitivamente la fascia tricolore, in<br />
vista delle prossime elezioni amministrative.<br />
«Vedremo, ricevo tante sollecitazioni a<br />
continuare il mio lavoro. Ma questa è davvero<br />
una missione».<br />
In che senso, sindaco? Lei in questi anni<br />
ha segnato la storia di questa comunità…<br />
«Negli ultimi tempi i sindaci in un piccolo<br />
paese sono un pò tutto, un fratello maggiore<br />
e un confidente. Siamo il riferimento di<br />
tante problematiche aggravate per altro dalla<br />
pandemia. Volevo fare il sindaco fin da<br />
bambino, era un sogno che ho realizzato».<br />
Ma qual è il risultato di cui va fiero?<br />
«Aver evitato il dissesto è stato un bel traguardo.<br />
Mi sono ritrovato con debiti e sentenze<br />
del passato».<br />
E ci sono rimpianti che si lascia alle spalle?<br />
«Mi dispiace essere stato poco nelle case delle<br />
persone. Ma spesso ho dovuto svolgere<br />
un’attività quasi impiegatizia. Spero che i<br />
cittadini abbiano capito che l’ho fatto nell’interesse<br />
della comunità».<br />
Quali sono le difficoltà che si incontrano<br />
ad amministrare i piccoli comuni?<br />
«Siamo spesso lasciati da soli. Ma oggi il vero<br />
problema è rimettere mano al testo unico<br />
degli enti locali. Bisogna abbattere la burocrazia,<br />
perché i piccoli comuni hanno gli<br />
stessi adempimenti delle grandi città ma senza<br />
personale e senza risorse finanziarie».<br />
L’accusano di essere un sindaco accentratore,<br />
cosa risponde?<br />
«Non è così, è un’immagine che respingo. Il<br />
vero problema è che da sindaco ti ritrovi a<br />
dover dare tante risposte ai cittadini ma devi<br />
anche rispettare obblighi e adempimenti<br />
di legge. Vi assicuro non è cosa semplice».<br />
L’emergenza covid come vi sta condizionando?<br />
«Ha cambiato l’agenda della vita delle persone<br />
e ha modificato anche i nostri programmi.<br />
Vedendo questi dieci anni mi immaginavo<br />
di essere il sindaco che disegnava<br />
politicamente il futuro del suo paese. Però,<br />
poi mi rendo conto di essere stato come il responsabile<br />
di un 118, di un pronto soccorso.<br />
Siamo stati sempre in emergenza».<br />
Ma su cosa bisogna scommettere per rilanciare<br />
lo sviluppo di questo territorio?<br />
«Dobbiamo accelerare sulle opere pubbliche<br />
in corso. Ma solo per cercare di rimettere<br />
il nostro comune in sesto per come stava<br />
prima del disastro dell’alluvione che ha<br />
distrutto tre quarti del paese. Una tragedia<br />
a cui abbiano cercato di dare risposte immediate».<br />
Si può immaginare di puntare sul turismo<br />
religioso creando una sinergia con Pietrelcina?<br />
«Guardi siamo molto vicini a Pietrelcina, basti<br />
pensare che Piana romana è al confine<br />
con Pago Veiano: questa è sicuramente<br />
la strada per mettere il nostro<br />
paese in un contesto di sviluppo<br />
futuro. Ma credo che<br />
dobbiamo valorizzare anche<br />
l’agricoltura di qualità<br />
e il settore dell’ agriturismo.<br />
Siamo legati<br />
all’hinterland di Benevento,<br />
sperando che la<br />
città capoluogo possa<br />
guidare i processi di<br />
sviluppo».<br />
Perché ha scelto di<br />
aderire al progetto<br />
politico dell’ex ministro<br />
Mastella?<br />
«Ho sostenuto la sfida elettorale<br />
del presidente De Luca.<br />
Sono di destra dal punto<br />
di vista ideologico ma<br />
credo che il governatore<br />
rappresenti i miei principi.<br />
Ho ammirato il suo<br />
pragmatismo e la determinazione<br />
nella sua attività<br />
di governo. Mastella? Mi<br />
hanno convinto le qualità umane<br />
dell’ex Ministro e devo dire<br />
che abbiamo raccolto un dato<br />
importante alle regionali con<br />
l’elezione di due consiglieri a<br />
Caserta e Benevento».<br />
A Pago si andrà al voto, lei ha<br />
deciso cosa fare?<br />
«Noi andremo avanti con il civismo<br />
con la lista Pago Veiano<br />
nel cuore che prescinde dalla<br />
identità politica. Anche se dovessi<br />
ricandidarmi come mi viene<br />
richiesto andremo avanti su<br />
questa strada, rivendicando i risultati<br />
che abbiamo ottenuto».<br />
Allora si ricandiderà?<br />
«Non le nascondo che sono anche<br />
stanco, qui bisogna rimettere<br />
mano alla pianta organica<br />
del comune. E’ difficile andare<br />
avanti con soli tre dipendenti.<br />
Ma non mi tiro indietro,<br />
se c’è bisogno di me, io ci sarò<br />
sempre per il mio paese».<br />
__<br />
Il sindaco<br />
Mauro De Ieso<br />
intervistato da<br />
696 channel
martedì 23 febbraio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
TERRALOGGIA<br />
Ma che bel castello<br />
Terraloggia deriva il nome da Terra e, probabilmente,<br />
da Rubrio, che nel I sec. dc. era un<br />
ricco proprietario terriero del pagus Meflanus,<br />
di cui faceva parte anche questa contrada.<br />
Rubrio, per modifiche di pronuncia, sarebbe diventato<br />
Rubra, Rubea, Roggia, Loggia e quindi Terraloggia.<br />
Nel 1113 Terraloggia era un feudo posseduto<br />
dal normanno Roberto di Sicilia che mosse guerra ai<br />
Beneventani, i quali in 4000, guidati da Landolfo<br />
della Greca, saccheggiarono ed incendiarono il<br />
castello, tra le cui fiamme morì lo stesso Roberto. In<br />
seguito signore del feudo fu Guarino di Terrarubea,<br />
che nel 1170 partecipò alla crociata bandita da<br />
Guglielmo il Buono. Nel XV secolo Terraloggia<br />
risultava “castello disabitato”, forse perché era stato<br />
distrutto dal terremoto del 1349. Successivi feudatari<br />
furono i Caracciolo, i Mansella, i Pignatelli, i Del<br />
Tufo. L’attuale Torre fu ricostruita agli inizi del<br />
1700, ora è in stato di abbandono. Dell’antico castello<br />
rimangono, invece, pochi ruderi. Lo stemma dei<br />
Pigantelli è scolpito sull’arco di una porta, su un<br />
gradino e su una pietra, scomparsa di recente, all’inizio<br />
della scalinata. L’estensione del feudo era di<br />
oltre 13 chilometri quadrati e comprendeva un<br />
secondo castello, quello di Tammaro, e le chiese di S.<br />
Pietro, San Tammarella, San Michele, San Gennaro.<br />
Per il feudo di Terraloggia ci furono lunghe vertenze:<br />
una con la chiesa per le decime, un’altra per il<br />
riconoscimento dei dirtitti demaniali; ci furono<br />
tentativi di occupazione delle terre e rivolte di contadini<br />
che sfociarono nel brigantaggio postunitario.<br />
Per uscire di casa il 14enne, ogni volta, deve essere preso in braccio lungo un a ripida scalinata<br />
Vito e il sogno di un ascensore<br />
Dopo quattro anni di raccolta fondi, finalmente pronti il progetto e la gara di appalto<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
La notizia è che l’ascensore si farà. E Vito avrà<br />
un motivo in più per sorridere. Ma ci sono<br />
voluti quasi quattro anni e diverse iniziative<br />
per mettere insieme i soldi necessari<br />
alla realizzazione della<br />
struttura.<br />
Chi è Vito? Un ragazzo con difficoltà<br />
motorie. Giovedì che viene<br />
compirà 14 anni e al secondo<br />
piano del civico 77 di corso Margherita<br />
il vero regalo arriva dalla<br />
comunità che si è stretta attorno<br />
a questa famiglia in difficoltà.<br />
Perché l’ascensore? Perché Vito<br />
abita in una casa popolare dove<br />
la mano del progettista è stata guidata<br />
dalla necessità di risparmiare.<br />
Può capitare, come effettivamente<br />
è capitato, che l’ingresso<br />
venga immaginato come un budello<br />
stretto e lungo, con tanto di<br />
scalini ripidi, fino al secondo piano.<br />
Una rampa che un 14enne si<br />
beve a due e due, ogni volta che<br />
rincasa, ogni volta che ne esce.<br />
Vito non può. Perso il padre qualche<br />
anno fa, al ragazzo pensa la<br />
madre: scuola, socialità, vita all’aperto,<br />
tutto passa attraverso due<br />
braccia e un cuore grande così,<br />
che fa della fatica di tutti i giorni<br />
un impegno secondario. Vito viene<br />
prima. Lui e la sua sedia particolare.<br />
Di qui, l’idea di dotare l’edificio<br />
di un ascensore con due fermate:<br />
piano terra e casa di Vito. Facile?<br />
Macché. Pago Veiano è un piccolo<br />
Comune e investire 20mila<br />
euro per una struttura del genere<br />
non sta nel bilancio. Ma l’amministrazione<br />
comunale ha messo il<br />
timbro sull’iniziativa, l’ha resa pubblica, l’ha sostenuta<br />
prendendosi carico della burocrazia (pensate<br />
che, anche gratis, un progettista non può farsi<br />
carico dell’iniziativa senza passare da procedure,<br />
elenchi particolari, nulla osta da chiedere) molossoide<br />
che presiede agli appalti, anche se inferiori<br />
delle somme che rendono obbligatorie le gare. Non<br />
solo: sul sito del Comune di Pago Veiano, euro dopo<br />
euro, c’è l’elenco dettagliato<br />
di tutto quello che è stato incassato<br />
e messo da parte. La prima<br />
donaziomne risdale al dicembre<br />
del 2018 e Vito aveva solo dieci<br />
anni: alla fine sono stati raccolti<br />
17mila, 395 euro e 50 centesimi.<br />
Che significa? Se uno immagina<br />
che almeno una volta al giorno Vito<br />
ha la fortuna di uscire di casa,<br />
e che da quando si è pensato a un<br />
ascensore sono trascorsi quattro<br />
anni, moltiplicando per le due volte<br />
che si sale e si scende quella<br />
scalinata, sono 2920 abbracci, belli<br />
ma pesanti.<br />
A farsi carico della progettazione,<br />
senza parcella, è stato l’architetto<br />
Luigi Rito Pennucci. L’ascensore<br />
sarà realizzato su un lato dell’edificio<br />
e si aprirà direttamente<br />
nell’appartamento di Vito, che dovrà<br />
semplicemente spingere la sua<br />
sedia particolare e poi potrà andare<br />
a scuola, fare una passeggiata<br />
o qualsiasi altra cosa immagini<br />
nel corso di una giornata.<br />
Il capo dell’ufficio tecnico del<br />
Comune di Pago Veiano, l’ingegnere<br />
Salvatore De Ieso, è fiducioso:<br />
l’ultimo ostacolo è l’individuazione<br />
della ditta specializzata.<br />
Poi l’opera sarà messa in posa.<br />
Magari sarà pronta per l’erstate<br />
e le giornate di sole da trascorrere<br />
all’aria aperta.<br />
La storia di Vito è emblematica<br />
di come la disabilità possa finire<br />
in un amplificatore di difficoltà<br />
quando a doverla gestire è un piccolo comune di<br />
una zona interna. Niente ha se non il cuore da gettrare<br />
oltre l’ostacolo.<br />
SICUREZZA<br />
Truffe agli anziani, il vademecum<br />
Il maresciallo maggiore Claudio Celani,<br />
comandante della stazione dei<br />
carabinieri di Pietrelcina, territorialmente<br />
competente anche per Pago Veiano,<br />
ha presentato il vadevecum per la<br />
prevenzione delle truffe agli anziani.<br />
Accompagnato dal suo vice, il comandante<br />
ha avuto un lungo colloquio con il<br />
primo cittadino per illustrare le linee<br />
guida del progetto. I militari hanno spiegato<br />
le regole base per far sì che proprio<br />
la prevenzione e la consapevolezza delle<br />
varie tecniche siano la migliore difesa da<br />
mettere in atto contro i malviventi.<br />
LE RADICI<br />
Con Padre Pio sempre nel cuore<br />
La vicinanza geografica a Pietrelcina non è l’unico motivo che<br />
lega Pago Veiano a Padre Pio. La nonna materna di Padre<br />
Pio, Maria Giovanna, era figlia di Nicola Gagliardi, nativo di<br />
Pago Veiano. Per iniziativa del parroco don Ugo Della Camera, i<br />
cittadini di Pago Veiano eressero sul sagrato della Chiesa di S.<br />
Donato una statua in onore del Frate nel 1986, 16 anni prima della<br />
sua santificazione. Il Frate dal 1910 al 1918, periodo in cui fu a<br />
Pietralcina dopo la sua ordinazione sacerdotale, celebrò spesso<br />
la Messa a Pago Veiano nella chiesa patronale di s. Donato, nella<br />
chiesa rurale di s. Gennaro, non lontana dalla casa colonica dei<br />
suoi genitori, ed in quella di San Michele. Egli, come testimoniano<br />
le numerose lettere intercorse fra loro, fin dalla prima giovinezza<br />
ebbe sempre un rapporto di fraterna amicizia con il sacerdote don<br />
Giuseppe Orlando (1877-1958), divenuto poi marchese di Pago<br />
Veiano. I biografi di Padre Pio, anzi, narrano che la vocazione di<br />
farsi frate sia sorta ascoltando un panegirico tenuto proprio dal<br />
giovane don Giuseppe, al quale egli tempo dopo confidò testualmente:<br />
«Se sono sacerdote lo devo a te. Sentii la vocazione mentre<br />
ascoltavo la tua predica su San Michele». Fu lo stesso don<br />
Giuseppe ad occuparsi della costruzione a Pietrelcina del Convento<br />
dei Cappuccini e dell’annessa chiesa della Sacra Famiglia.<br />
Conobbe per primo il grande desiderio del Frate di costruire La<br />
Casa Sollievo della Sofferenza, e, quale uomo esperto nel campo<br />
finanziario, svolse un ruolo decisivo per la sua fondazione.
Pago Veiano
Pago Veiano
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 2 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei paesi<br />
dell’osso<br />
CASTELPOTO. QUI OGNI APPALTO VIENE ASSOCIATO AL BELLO<br />
La lotta è casa per casa<br />
per riavere il centro antico<br />
Ricostruzione. Il Comune sta risalendo a nipoti e pronipoti<br />
per aggiornare la mappa catastale e acquisire tutte le macerie<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
DI FLAMINIO MUCCIO*<br />
Sarà perché con il tempo uno è portato a<br />
dimenticare. E allora le macerie a carne<br />
viva del palazzo ducale, sconnesso<br />
testimone di quello che era l’intero impianto<br />
fortificato di Castelpoto e dei signori che<br />
l’abitavano, assomigliano a un’espiazione.<br />
Una sorta di rivalsa per le terribili pratiche<br />
che i nobili autorizzavano ai danni dei più<br />
indifesi. Cos’era il mercato dei Valani ce lo<br />
racconta la collega De Lucia in questa pagina.<br />
L’abbandono è catartico. Dal terremoto<br />
dell’80, 41 anni sono però sufficienti per ritenere<br />
quel capitolo chiuso. Non è un caso<br />
che Vito Fusco, il sindaco, abbia scelto<br />
“Avanti” come titolo del suo opuscolo divulgativo<br />
per la campagna elettorale. Che<br />
non è quel richiamo socialista, pure nobile,<br />
ma una strada del futuro, cui è votata tutta<br />
l’amministrazione. Insieme a un’altra scelta<br />
molto tranchant: inseguire il bello, ovunque<br />
possibile. Così da loro nascono i monumenti,<br />
gli arredi urbani, i luoghi della memoria.<br />
Il borgo, dunque, come possibilità. Anche a<br />
Castelpoto il confronto con le pietre del passato<br />
è un capitolo in evoluzione. I rintocchi<br />
dell’orologio della chiesa di San Nicola da<br />
Mira si allungano su un intero centro storico<br />
vuoto e abbandonato. Gli esempi dei pochi<br />
stabili recuperati, e con essi le facciate, sono<br />
eloquenti rispetto a ciò che potrebbe diventare.<br />
Un attrattore turistico capace di creare<br />
lavoro e muovere economia. Ma la lotta è casa<br />
per casa e, a volte, stanza per stanza. Le fu-<br />
L’intervento<br />
ghe da Castelpoto ci sono state e il numero<br />
di nascite è preoccupante: senza una inversione<br />
di tendenza qui si spopola tutto. L’amministrazione<br />
vuole recuperare al patrimonio<br />
pubblico ogni edificio, ma non esiste una<br />
mappa catastale aggiornata con tutti gli eredi<br />
nei decenni subentrati nelle proprietà del<br />
borgo antico: tra nipoti e pronipoti ci sono<br />
fino a venti titolari<br />
per una singola stanza.<br />
Così, la ricostruzione,<br />
di per sè già<br />
complessa per il reperimento<br />
dei fondi,<br />
diventa un affare<br />
dannatamente complicato.<br />
Ma se mai si<br />
inizia... L’idea del<br />
borgo della cultura,<br />
con case per artigiani<br />
e artisti, ha già dato<br />
vita a un concorso<br />
__<br />
Nella foto il<br />
monumento ai Valani,<br />
i bimbi schiavi<br />
Saremo in grado di rispondere<br />
al coronavirus immaginando<br />
un futuro diverso<br />
capace di cambiare la nostra storia?<br />
La risposta è parzialmente<br />
positiva, in quanto la pandemia<br />
ha cambiato le condizioni con cui<br />
guardare il tema del recupero delle<br />
aree interne, del ripopolamento<br />
dei borghi. Soprattutto quelli<br />
del mezzogiorno. Come amministrazione<br />
comunale, infatti, stiamo<br />
investendo moltissimo in innovazione<br />
e cultura. Vorremmo<br />
che Castelpoto diventi una smart<br />
land, dotata di servizi digitali innovativi<br />
che permettano lo sviluppo<br />
economico, sociale e culturale<br />
dell'intera comunità. Siamo<br />
convinti che questi luoghi, un<br />
tempo considerati marginali, possano<br />
diventare un hub di pratiche<br />
innovative in cui l’abitare del futuro<br />
porti con sé le orme e gli insegnamenti<br />
del passato. Basti<br />
pensare alle nuove tendenze di lavoro<br />
agile come il South Working,<br />
che potrebbe innescare un<br />
meccanismo di ritorno riducendo<br />
anche le crescenti disuguaglianze<br />
sociali e territoriali del Paese.<br />
Per far questo, stiamo lavorando<br />
per dotare Castelpoto di adeguate<br />
infrastrutture materiali e immateriali,<br />
come la nuova strada di<br />
collegamento SP 151 che velocizzerà<br />
i collegamenti con Benevento<br />
e le principali arterie interregionali,<br />
e il cablaggio della rete<br />
in banda ultra larga. Interventi<br />
capaci di intercettare chi vede in<br />
un borgo interno come il nostro<br />
uno spazio di opportunità e di libertà.<br />
Se fino a qualche tempo fa<br />
le città e le grandi aree urbane venivano<br />
esaltate come uniche vere<br />
promotrici di sviluppo oggi ci si<br />
è resi conto, che bisogna puntare<br />
alle peculiarità di ogni singolo territorio.<br />
Per questo Castelpoto, assume<br />
tanto più valore se confrontato<br />
con la vicina area metropolitana<br />
di Napoli che presenta<br />
tassi di densità abitativa tra i più<br />
alti del mondo. Per questo teniamo<br />
molto alla qualità dei servizi<br />
offerti, e poniamo molta attenzione<br />
alla scuola, al sociale, al terzo<br />
settore. Andiamo fieri del nostro<br />
SPRAR, apprezzato a livello<br />
nazionale, che è divenuto un<br />
di idee nazionale. La<br />
riqualificazione<br />
energetica è lo smusso<br />
burocratico per<br />
avere accesso ai forzieri<br />
dell’Ue e mettere mano agli appalti.<br />
Il sindaco lo sa che “il destino di un piccolo<br />
comune non dipende solo da quel piccolo comune”.<br />
Contro lo spopolamento nel corso<br />
del suo primo mandato ha lavorato molto sull’immigrazione<br />
e l’aliquota di presenze e<br />
nuovi nati che da questa può derivare. Ma la<br />
svolta multietnica, l’integrazione, sono soltanto<br />
una parte del problema. La realtà è diversa.<br />
Lo confessa candidamente Giuseppina<br />
Veltro, vera regina della salsiccia rossa di<br />
Castelpoto, un prodotto che la Fattoria Muccio,<br />
fondata dal marito Carmine nel 1977, ha<br />
reso internazionale. Giuseppina ha tre figli,<br />
Assunta, Antonio e Sandra: «Sono andati via<br />
di notte, scappati altrove, perché di questo<br />
lavoro e di questo<br />
posto non ne volevano<br />
sapere. Ma non<br />
non abbiamo mai<br />
mollato e la nostra<br />
fattoria è diventata<br />
un presidio Slow food<br />
conosciuto ovunque.<br />
Noi esportiamo<br />
non soltanto la salsiccia<br />
rossa ma anche<br />
le carni di prosciutto<br />
dei nostri maiali<br />
neri, che arrivano<br />
anche dalla Francia<br />
a caricare. Loro<br />
ci aiutano a distanza,<br />
hanno studiato e sanno<br />
consigliarci sui<br />
__<br />
Giuseppina<br />
Veltro, regina della<br />
salsiccia rossa<br />
macchinari e su altre scelte dell’azienda. Ma<br />
al lavoro qui ci pensiamo io e mio marito.<br />
Lui smise di fare il carpentiere e scelse di<br />
mettere su una macelleria, così è iniziato tutto».<br />
Giuseppina ha 61 anni e una vitalità da<br />
bambina. Il segreto della bontà delle sue salsicce<br />
lo svela sottovoce: «I rametti di sambuco<br />
che infiliamo tra l’una e l’altra».<br />
«Digitali e innovativi, una smartland dove i giovani potranno tornare»<br />
agente di sviluppo locale perché<br />
ha unito alla cultura dell'accoglienza<br />
e della solidarietà il tema<br />
dello sviluppo, creando occupazione<br />
di medio e alto profilo e<br />
dando una mano a tutte le fasce<br />
deboli della popolazione. Investiamo<br />
molto in cultura e creatività,<br />
motori di rigenerazione urbana<br />
e sviluppo economico. Infatti,<br />
il nostro festival di cultura<br />
mediterranea S(t)uoni è divenuto<br />
negli anni un evento di rilevanza<br />
regionale, che attrae per la qualità<br />
dell'offerta proposta. Castelpoto<br />
nel corso di questi anni è cambiata<br />
ed è divenuto un paese aperto,<br />
moderno, attrattivo e sicuro.<br />
Un luogo di sperimentazione e di<br />
innovazione sociale.<br />
*ASSESSORE DI CASTELPOTO<br />
La storia<br />
I Valani, quei<br />
bimbi venduti<br />
come schiavi<br />
DI MARIATERESA DE LUCIA<br />
Un bimbetto allegro e saltellante.<br />
Inquadra la prospettiva dei<br />
piccoli, capace di guardare alla<br />
vita con gioia anche mentre si affrontano<br />
grandi sofferenze, il<br />
monumento ai valani inaugurato<br />
dieci anni fa, nel marzo 2011,<br />
dal Comune di Castelpoto.<br />
L'opera di Antonio Tommaselli,<br />
posta all'ingresso del paese, però<br />
è memoria perpetua di una<br />
vicenda trististissima.<br />
Ricorda il fenomeno dei valani,<br />
i ragazzini che, in tenera età, venivano<br />
venduti dai genitori poverissimi,<br />
per una misera cifra<br />
(spesso solo una quantità di grano).<br />
Erano bimbi-schiavi e per<br />
un intero anno venivano impiegati<br />
per i lavori agricoli più umili<br />
e pesanti, spesso destinati alla<br />
cura degli animali con i quali<br />
erano costretti a vivere.<br />
“Eravamo come loro...” ricordano<br />
in alcune testimonianze che<br />
fanno parte di un lavoro di ricerca<br />
nato proprio a Castelpoto,<br />
dalla studiosa Elisabetta Landi<br />
e confluito nel volume “Il Mercato<br />
dei Valani a Benevento – La<br />
compravendita del lavoro infantile<br />
nel Sud Italia tra il 1940<br />
e il 1960”, edito da Edisse nel<br />
2012.<br />
Un lavoro volto a dimostrare<br />
l'esistenza del fenomeno e dello<br />
svolgimento del mercato collegato.<br />
Il 15 agosto, nel giorno dell'Assunta,<br />
i ragazzini venivano<br />
venduti nella piazza davanti al<br />
Duomo.<br />
Bimbi schiavi costretti a lavorare<br />
per un anno in cambio di un<br />
tozzo di pane. Spesso maltrattati<br />
e picchiati dai padroni e impegnati<br />
per così tanto tempo da<br />
“scomparire” dalla propria comunità.<br />
Un fenomeno ricostruito<br />
non senza difficoltà per il riserbo<br />
degli stessi protagonisti.
martedì 2 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
Arriva sul sito<br />
in automatico<br />
(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Vito Fusco riconfermato con l’87 per cento dei voti rilancia l’impegno per la sua città<br />
«Ci salveranno le infrastrutture»<br />
Il sindaco scommette sulla Fondovalle Vitulanese: “Un treno da non perdere”<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Castelpoto non si è mai arresa. Nemmeno<br />
quando il terremoto del 23 novembre<br />
’80 devastò il centro storico<br />
di questo piccolo paese, conosciuto oltre confine<br />
per la rinomata salsiccia rossa, un prodotto<br />
d’eccellenza che alimenta l’economia<br />
del territorio nel cuore della Valle Vitulanese.<br />
Non si arrende oggi nemmeno il sindaco,<br />
Vito Fusco, esponente del Pd, riconfermato<br />
con una percentuale bulgara alla guida dell’amministrazione<br />
comunale.<br />
Questa rinnovata fiducia, con un consenso<br />
così largo dei cittadini, cosa ha significato<br />
per lei?<br />
«Devo solo dire grazie alla gente per averci<br />
riconosciuto l’87 per cento dei voti. Ma passata<br />
la gioia del momento è di sicuro un carico<br />
di responsabilità. Le aspettative sono<br />
tante, è stato apprezzato il lavoro della nostra<br />
squadra. Ed è anche un investimento per<br />
il futuro, speriamo di esserne all’altezza».<br />
L’emergenza covid come l’avete affrontata,<br />
quali difficoltà avete dovuto superare?<br />
«Ma, guardi, già dall’inizio del mio primo<br />
mandato ho dovuto affrontare solo emergenze.<br />
Abbiamo iniziato nell’ottobre 2015<br />
con l’alluvione, poi l’emigrazione e ora con<br />
la diffusione del virus. Diciamo che lo scorso<br />
anno abbiamo vissuto mesi molto difficili<br />
con il lockdown, è stata un’ esperienza dolorosa<br />
che la comunità ha affrontato con disciplina<br />
e ne siamo orgogliosi. Purtroppo abbiamo<br />
avuto due decessi, ma per fortuna non<br />
ci sono stati grossi focolai e siamo riusciti<br />
sempre a garantire tutti i servizi».<br />
Va sottolineato il suo gesto nobile: le indennità<br />
sua e del vicesindaco sono state<br />
utilizzate per comprare tute a infermieri e<br />
autisti del Saut. Perché?<br />
«Preferisco non parlarne. Spesso sosteniamo<br />
con i nostri compensi le associazioni del paese<br />
e le scuole ma vogliamo farlo con discrezione,<br />
non serve pubblicizzare questo tipo di<br />
azioni di solidarietà».<br />
Che significa gestire un comune così piccolo,<br />
spesso voi sindaci siete abbandonati<br />
al vostro destino…<br />
“C’è di sicuro una condizione<br />
di difficoltà perché noi abbiamo<br />
un contatto diretto con la<br />
popolazione e raccogliamo lamentele,<br />
aspettative e sogni. Abbiamo<br />
tante responsabilità ma poche<br />
risorse, e spesso ci ritroviamo<br />
a pagare per colpe che non<br />
abbiamo”.<br />
La fondovalle Vitulanese<br />
che cosa può<br />
rappresentare anche<br />
in termini di prospettiva?<br />
«Il mancato sviluppo<br />
del Sud e delle aree<br />
interne è da attribuire<br />
alle carenze infrastrutturali.<br />
Se non<br />
vogliamo continuare<br />
sulla strada dello<br />
spopolamento e della<br />
desertificazione<br />
credo che le infrastrutture<br />
vanno promosse<br />
e salvaguardate.<br />
Certo, ci sono<br />
problemi ambientali<br />
da verificare ma questa<br />
fondovalle è una fortuna<br />
perché passa attraverso<br />
il nostro territorio. Parliamo<br />
del corridoio Tirreno-Adriatico<br />
che può essere una grande<br />
opportunità: è un treno da<br />
non perdere, perché è strategico<br />
per la provincia di Benevento.<br />
Va sostenuta convintamente».<br />
Anche in una piccola comunità<br />
come la vostra<br />
spesso si registrano polemiche<br />
e veleni. Come<br />
lo spiega?<br />
«Uno dei risultati di<br />
cui vado orgoglioso è aver pacificato questa<br />
comunità. Per quanto mi riguarda sono aperto<br />
al dialogo e al confronto ma non mi hanno<br />
mai appassionato le polemiche sterili».<br />
Come si può rilanciare l’economia del<br />
territorio: la scommessa sull’agroalimentare<br />
può funzionare?<br />
«Il destino di un piccolo comune non dipende<br />
solo da noi. Abbiamo un prodotto come<br />
la salsiccia rossa che è un presidio<br />
slow food e che ha grosse<br />
potenzialità. Ci sono già percorsi<br />
di valorizzazione ma se<br />
non si potenziano le infrastrutture<br />
qualunque attività di<br />
sviluppo non avrà grandi possibilità<br />
di successo. Noi faremo<br />
sempre la nostra parte.<br />
Castelpoto dovrà essere un<br />
luogo dove si sperimentano<br />
nuove pratiche, innovative.<br />
Andremo avanti su cultura e<br />
servizi ma il destino del nostro<br />
paese non sarà diverso da<br />
quello dei comuni limitrofi, va<br />
fatta una battaglia tutti insieme».<br />
Ci sono tante aspettative per il<br />
Recovery plan, ma nel rapporto<br />
con la Regione cosa deve cambiare?<br />
«Dobbiamo avere una classe dirigente<br />
unita. Abbiamo un’occasione storica<br />
questi fondi vanno indirizzati su obiettivi<br />
importanti come quello delle infrastrutture<br />
al Sud. Non dobbiamo avere tabù,<br />
c’è da scommettere sull’innovazione del<br />
paese».<br />
Il suo sogno nel cassetto per Castelpoto?<br />
«Spero che ci possa essere una nuova<br />
vita per i borghi delle aree interne.<br />
Ed è un sogno che si può realizzare».<br />
__<br />
Il sindaco Vito Fusco<br />
Le radici<br />
Età longobarda<br />
L'itinerario Longobardo offre<br />
un'esperienza unica del territorio<br />
di Castelpoto, unendo gli<br />
aspetti storico-culturali a quelli<br />
naturalistici. Il paese, sorto in<br />
epoca longobarda, cade sotto il<br />
dominio dei normanni quando<br />
questi si stabilirono nell'attuale<br />
territorio beneventano. Nel<br />
1114 il territorio era possedimento<br />
di Ugo di Castelpotone e<br />
nel 1122 gli succedette il figlio,<br />
Ugo Iuniore, che appoggiò il<br />
duca di Benevento nella ribellione<br />
a papa Onorio prima e<br />
dopo papa Innocenzo, che non<br />
volevano riconoscergli il titolo<br />
di duca di Puglia. Nel periodo<br />
della dominazione angioina,<br />
passò ad una delle più potenti<br />
famiglie di Capua. Nel 1627, il<br />
paese fu assegnato all'avvocato<br />
Bartoli che, grazie a Carlo VI,<br />
fu insignito del titolo di duca di<br />
Castelpoto. Il nome del paese è<br />
composto dal termine "castello"<br />
dal latino castrum, "fortezza"<br />
e di un personale longobardo<br />
Poto. Di particolare interesse<br />
è la chiesa di San Nicola,<br />
distrutta dal terremoto del<br />
1688, fu subito ricostruita<br />
e consacrata nel 1696 dal<br />
cardinale Orsini, conserva al<br />
suo interno un battistero poggiante<br />
su una colonna romana,<br />
altari in marmo e due statue di<br />
legno pregiato. Il castello,<br />
invece, è stato più volte rimaneggiato,<br />
fino a fondersi nella<br />
struttura con alcune abitazioni<br />
limitrofe.
Castelpoto
Castelpoto
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 9 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
SAN GIORGIO DEL SANNIO. IL LOCALE IN UN PORTALE DEL ‘700<br />
Gerardo e la bottega<br />
con vista nella storia<br />
Il principe Carlo III Spinelli realizzò l’opera per il monastero<br />
perché le figlie Serafina e Felicita potessero prendere i voti<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Piazzale dei murales<br />
A San Giorgio del <strong>Sannio</strong> è stato inaugurato<br />
a novembre il "Piazzale dei Murales" in via<br />
San Giacomo. Uno slargo dedicato agli<br />
operatori sanitari per l’impegno e la competenza<br />
professionale profusi in questo periodo<br />
di emergenza da Covid-19. Le opere,<br />
volute fortemente dal sindaco Mario Pepe,<br />
sono state realizzate dagli artisti: Elena<br />
Rubino con l’opera "il coraggio di parlare",<br />
Antonio Polito con le opere "lo spirito del<br />
luogo", "con fiducia verso il domani",<br />
"sognare si può" e "oltre il dolore", Francesca<br />
Tosto con l’opera "armonie di colori" e<br />
Francesco Peluso autore dell’opera "stai<br />
fermo lì". Lo spazio dedicato alle opere è<br />
stato voluto dalla giunta e dagli amministratori<br />
del Paese che vuole essere uno spazio<br />
che rappresenti anche un invito a meditare<br />
sui valori e sui simboli che vengono espressi.<br />
Gli artisti dei Murales hanno partecipato in<br />
maniera totalmente gratuita alla realizzazio-<br />
__<br />
Il barbiere Gerardo Santucci e la<br />
bottega dentro il portale del ‘700, dono del<br />
principe Carlo III Spinelli. A lato, nell’altra<br />
pagina, il sindaco Pepe intervistato da 696<br />
tv.<br />
La tappa del Giro<br />
Il comune di San Giorgio del <strong>Sannio</strong>,<br />
oltre a conservare la sua storia, i monumenti<br />
e i vari luoghi d’interesse, è ricordato<br />
anche per il particolare legame con<br />
il mondo del ciclismo. Infatti, il 29 e 30<br />
maggio del 1987, ospitò l’arrivo dell’ottava<br />
tappa e la partenza della successiva<br />
del 70° Giro d’Italia (Roccaraso-San<br />
Giorgio e San Giorgio-Bari). In memoria<br />
di questo importante evento nella<br />
storia del comune sannita è stata realizzata<br />
una stele, progettata dall’architetto<br />
Giuseppe Carbone, sulla quale risalta la<br />
figura di tre corridori a comporre il<br />
tricolore accompagnata dalla frase di<br />
Adriano De Zan: “Il gruppo sta imboccando<br />
lo splendido Viale Spinelli per la<br />
volata finale”. A tagliare il traguardo<br />
dell’ottava tappa fu Paolo Rosola,<br />
seguito da Guido Bontempi e Stefano<br />
Allocchio.<br />
Gerardo Santucci è un barbiere fortunato.<br />
Ma non perché lavora ininterrottamente<br />
da 51 anni. Quello è<br />
il frutto della sua personale abilità cui non<br />
può essere imputata alcuna aliquota venuta<br />
giù da chissà quale posto. Santucci<br />
da 40 anni entra e esce dalla storia quando<br />
inizia e finisce il suo onesto lavoro.<br />
La bottega è dentro un portale del '700.<br />
Un monumentale regalo, oggi tutelato dalla<br />
Soprintendenza, del principe Carlo III<br />
Spinelli al monastero della Visitazione e<br />
alle suore di S. Maria, arrivate in quattro<br />
a San Giorgio per volere del papa Clemente<br />
XII, perché chiamate a gestire l'educazione<br />
e la monacazione delle discendenti<br />
del casato Spinelli. Le prime ad entrarci,<br />
il primo giugno del 1737, furono<br />
Serafina e Felicita, le due figlie del Principe,<br />
lì vissute fino alla loro morte con il<br />
nome di suor Marianna e suor Maria Clementina.<br />
La chiesa madre, il monastero e l'attiguo<br />
educandato vengono ricordati come uno<br />
dei primi passi verso l'autonomia di San<br />
Giorgio, fino ad allora conosciuto come<br />
San Giorgio della Montagna, ovvero appendice<br />
periferica del Ducato di Montefusco.<br />
Ecco perché Gerardo Santucci è fortunato.<br />
Pochi, come lui, posso dire di avere<br />
“bottega” (nel senso più nobile del termine)<br />
con un ingresso che è anche un mo-<br />
La buona pratica<br />
numento. Ci sono disegni conservati dal<br />
1787 che riproducono nei dettagli la maestosità<br />
del portale: una pubblicità museale<br />
per il piccolo e abile artigiano.<br />
Tranne negare l'educandato alle ragazze<br />
povere e non nobili, in quella piazza c'è<br />
ancora integra tutta l'opera migliorativa<br />
che il ricchissimo principe Carlo III, famiglia<br />
napoletana, quella degli Spinelli,<br />
imparentata con i Caracciolo e i Carafa,<br />
ha immaginato e realizzato per San Giorgio.<br />
Il lunghissimo viale alberato che si<br />
dipana in quattro direzioni, oggi unica testimonianza<br />
di una coerenza urbanistica,<br />
è a sua volta frutto della necessità del Principe<br />
di far arrivare l'acqua delle sorgenti di<br />
Ginestra fino al suo palazzo. Lui, Gerardo,<br />
il barbiere, oramai non ci fa più caso:<br />
«Come potrei? Lavoro qui da tanti di quegli<br />
anni che per me è normale». Il professore<br />
Pasquale Nicolais, 85enne professore<br />
di lingue straniere a riposo, tra un colpetto<br />
di rasoio e una spuntatina, ride e annuisce.<br />
Per lui, quando è a San Giorgio<br />
per far visita ai suoi figli, una tappa da Gerardo<br />
è un po' un obbligo e un po' un piacere.<br />
Per il resto la città è un contenitore.<br />
È cresciuta consentendo la libertà edifi-<br />
Il bel ricordodel 1987<br />
cativa, che è stato il segreto della sua crescita.<br />
Ma che, adesso, è anche la sua dannazione:<br />
un agglomerato privo di un'anima,<br />
senza un vero stile o un tratto architettonico<br />
distintivo né un centro storico<br />
degno di questo nome.<br />
Sarà per questo che la gente è crescita<br />
compensando: tanto sono inguardabili le<br />
sue strade quanto sono gentili e accoglienti<br />
le persone. Dicono che qui abbondino i<br />
fiori e l'educazione. Ci credono al punto<br />
di averlo scritto su diversi cartelli facendone<br />
la chiave comunicativa della propria<br />
immagine. Onestamente, di fiori ne abbiamo<br />
visti veramente pochi, ma possiamo<br />
testimoniare sulla pulizia e decoro del<br />
posto: questo lo si deve non tanto alla efficienza<br />
amministrativa ma alla qualità di<br />
cittadini che qui crescono.<br />
San Giorgio del <strong>Sannio</strong> è al centro di un<br />
sistema di collegamenti viari che la rendono<br />
baricentrica rispetto a tante direttrici<br />
di sviluppo. Non è assolutamente un caso<br />
che qui fioriscano le più disparate attività<br />
merceologiche ma anche la grande distribuzione.<br />
Ancora adesso si alzano interi<br />
capannoni industriali al solo scopo di<br />
darli in fitto: questa fiducia non la trovi<br />
ovunque. L’unico peccatuccio è riscontrabile<br />
nell’ufficio Ragioneria del Comune,<br />
quando ogni anno, chiudendo i conti,<br />
il sindaco rileva la partita doppia che giocano<br />
molti maggiorenti locali, restìi a versare<br />
le tasse dovute all’amministrazione<br />
e non per indigenza familiare.
martedì 9 marzo 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
L’appello del sindaco Mario Pepe, ex deputato, che a 80 anni ha ancora la passione per la politica<br />
«De Luca deve ascoltarci»<br />
La vertenza <strong>Sannio</strong>, il dubbio sulla ricandidatura, i 18 milioni che cambieranno la città<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Da una parte c’è il peso dell’età, dall’altra<br />
la straordinaria passione per<br />
la politica. Un dubbio amletico per<br />
Mario Pepe, 80 anni portati con disinvoltura,<br />
sindaco di San Giorgio del <strong>Sannio</strong><br />
con una lunga storia politica alle spalle:<br />
deve decidere se si ricandiderà alle elezioni<br />
amministrative di quest’anno. “Sa<br />
cosa diceva Spinoza, filosofo del Settecento?<br />
Se ti piglia la passione per la politica<br />
non puoi smettere più”, racconta il<br />
sindaco, che aveva guidato per la prima<br />
volta il comune sannita nel ’73 prima di<br />
intraprendere una carriera politica entusiasmante<br />
che l’ha portato prima in Regione<br />
e poi più volte in Parlamento.<br />
Allora, cosa deciderà? Continuerà la<br />
sua battaglia politica o si farà da parte?<br />
«Ho l’entusiasmo, le idee e il desidero di<br />
fare il sindaco ma l’uomo è anche fragile<br />
e vive il peso del proprio corpo. Se prevarrà<br />
la fragilità del corpo bisognerà darsi<br />
alla meditazione filosofica, se vincerà<br />
il desiderio del pensiero potrà esserci una<br />
nuova fase».<br />
Intanto, al termine di questo suo mandato<br />
che bilancio consegna ai cittadini?<br />
«In questo ultimo periodo abbiamo interventi<br />
sul territorio per diciotto milioni.<br />
Mai vista una somma così ragguardevole.<br />
Cambieremo volto al paese per la viabilità,<br />
e realizzeremo una nuova palestra, una<br />
scuola, ma puntiamo al recupero anche di<br />
spazi verdi con parchi giochi per bambini.<br />
E’ un’azione molto forte».<br />
San Giorgio del <strong>Sannio</strong> come sta affrontando<br />
questa emergenza covid?<br />
«Fortunatamente sul piano sanitario non<br />
abbiamo avuto casi eclatanti. Indubbiamente<br />
c’è un calo sul fronte dell’economia,<br />
le attività commerciali sono in affanno.<br />
Abbiamo registrato che i cittadini<br />
sono meno propensi a spendere perché i<br />
tempi sono difficili».<br />
Quali sono le priorità da cui ripartire<br />
una volta che questa pandemia sarà finita?<br />
«Non c’è una priorità municipalistica per<br />
San Giorgio ma dobbiamo guardare al<br />
<strong>Sannio</strong> nel suo complesso. Dopo il covid<br />
i fondi destinati al Mezzogiorno devono<br />
essere assegnati in misura maggiore alle<br />
province più deboli, come <strong>Sannio</strong> e Irpinia.<br />
La battaglia va fatta su questo fronte».<br />
La vertenza delle aree interne come va<br />
riaperta? E cosa si aspetta dal governatore<br />
De Luca?<br />
«Noi che abbiamo votato e sostenuto De<br />
Luca, guardiamo alla capacità programmatica<br />
del presidente regionale. All’attenzione<br />
della regione va posto il tema<br />
dello sviluppo del <strong>Sannio</strong>. C’è la sfida dell’Alta<br />
Capacità molto importante ma servono<br />
infrastrutture e i servizi per le zone<br />
del Fortore, della Valle Caudina e dell’area<br />
che circonda Benevento per puntare a un<br />
nuovo sviluppo».<br />
San Giorgio spesso deve fare i conti con<br />
l’emergenza idrica: che interventi chiede<br />
all’Alto Calore?<br />
«E’ necessario potenziare i serbatoi e migliorare<br />
le adduttrici per scongiurare una<br />
perdita d’acqua che oggi<br />
si attesta al 40 per cento.<br />
L’Alto Calore ha storia e<br />
competenza ma come<br />
sindaci dobbiamo chiedere<br />
un forte miglioramento<br />
della rete».<br />
Quale può essere il futuro<br />
di San Giorgio che<br />
ha una posizione strategica,<br />
in particolare grazie<br />
ai collegamenti con i grandi<br />
assi viari?<br />
«Noi dobbiamo potenziare il<br />
piano commerciale, proprio<br />
perché insistiamo su un’area baricentrica.<br />
L’obiettivo è consentire<br />
la realizzazione di piccole iniziative<br />
produttive, che consentano<br />
di salvaguardare il territorio e<br />
di creare nuova occupazione».<br />
A differenza degli altri centri<br />
sanniti San Giorgio ha<br />
visto costantemente crescere<br />
il numero dei suoi<br />
abitanti. Come si spiega?<br />
«Quando ho fatto il sindaco per la prima<br />
volta c’erano 5mila abitanti, oggi siamo<br />
diecimila. Qui si vive bene: noi siamo il<br />
paese dei fiori e della cortesia.<br />
Ma abbiamo le risorse<br />
di un paese piccolo e gestire<br />
i servizi è complicato:<br />
questo è il nostro<br />
dramma».<br />
Qual è il risultato raggiunto<br />
in questi anni<br />
dal punto di vista<br />
amministrativo<br />
che le ha<br />
dato maggiore<br />
soddisfazione?<br />
«Sicuramente<br />
il rapporto<br />
con i cittadini.<br />
Non sono<br />
superbo o<br />
supponente,<br />
la mia cultura<br />
è a servizio<br />
dei cittadini.<br />
Ho sempre<br />
cercato di<br />
guardare al futuro<br />
della mia<br />
comunità».<br />
Lei è un politico<br />
di grande esperienza,<br />
con una storia importante.<br />
Perché i partiti<br />
sono in crisi?<br />
«Oggi sulla scena ci sono dilettanti<br />
allo sbaraglio. E questo<br />
succede quando non c’è<br />
la didattica politica nei partiti<br />
e non c’è più il confronto<br />
con i migliori. Ne è scaturita<br />
una crisi profonda della politica<br />
e dei partiti. Bisogna recuperare<br />
l’articolo 49 della Costituzione:<br />
sono i partiti che devono<br />
determinare la vita democratica.<br />
E ai giovani dobbiamo dire:<br />
fate politica”.
San Giorgio<br />
del <strong>Sannio</strong>
San Giorgio<br />
del <strong>Sannio</strong>
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 9 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
BONEA. VICOLI COME USCITI DA UN RACCONTO DI MURAKAMI<br />
Tra case fantasma<br />
la vita che resiste<br />
Finanziamenti e cantieri per smettere gli abiti di quartiere<br />
e diventare una vera città: ma ovunque spuntano macerie<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Il primo cartello che marca il territorio<br />
lo incocciamo dopo aver lasciato la<br />
provinciale da alcuni metri. Lo scenario<br />
assomiglia agli orizzonti del pianeta<br />
Tatooine, poco prima della città di Mos<br />
Pelgo, dove il Mandaloriano cerca altri simili<br />
con i quali condividere la “via”. Ma<br />
c'è anche qualcosa di Haruki Murakami e<br />
dei portali che lo scrittore apre per immaginare<br />
mondi e destini paralleli, abbondanti<br />
anche per uno come Kafka.<br />
Il primo impatto è una facciata di un edificio<br />
diroccato, metà maceria del passato<br />
metà testimone di altri abbandoni: un filare<br />
di pali dell'illuminazione divelti e dimenticati<br />
in un terreno, uno dietro l'altro,<br />
come vittime di un ammodernamento che<br />
deve venire ma che lotta ancora a farsi<br />
spazio, a rendersi visibile.<br />
Qualche metro più in la, una rotonda disegnata<br />
da un architetto o un ingegnere<br />
che deve averla copiata e incollata da un<br />
progetto di un grande raccordo anulare:<br />
immaginate una distesa enorme, per il momento<br />
ancora incerottata da un cantiere,<br />
che sta a dirimere il traffico di un'auto ogni<br />
quarto d'ora e due sole uscite: la strada che<br />
avevi appena abbandonato e l'unica che ti<br />
porta nel paese. Insomma, un tondo Doni<br />
senza il vecchio, senza il bambino e senza<br />
la donna che lo tiene in braccio: facile<br />
no?<br />
Di lì a ritrovarti in piazza della Fontana,<br />
che è veramente un campetto di pallone<br />
con l'affaccio su un antico abbeveratoio, il<br />
passo è breve.<br />
Bonea è così. Una serie di tentativi di svestire<br />
gli abiti del quartiere periferico, del<br />
caseggiato prima legato a Montesarchio.<br />
La stanzetta del Municipio dedicata alle<br />
riunioni del consiglio comunale è anche<br />
un'ala della biblioteca pubblica: due armadietti<br />
con dentro qualche librone di Storia<br />
dell'Arte e delle vecchie enciclopedie.<br />
Il motivo per cui l'attuale esecutivo non<br />
ha ritenuto utile una delega alla cultura lo<br />
scorgi attaccato a una delle pareti a destra<br />
della poltrona del sindaco: foto ingiallite<br />
dei rinvenimenti archeologici di quella che<br />
si ritiene la villa di Cocceio, chiaramente<br />
affidati all'elaborato di una scolaresca. Neanche<br />
lo sforzo di una cornice. Due chiodi<br />
e un posto d'onore. Abbandonato pure<br />
quello.<br />
Il Covid, poi, questi piccoli paesi li ha letteralmente<br />
smutandati. Preziosissimi scrigni<br />
di cose genuine, almeno una volta all'anno<br />
si conquistavano la ribalta proponendo<br />
feste, farina e sagre. Ora, che non<br />
Citata nelle “Satire”: il poeta rimase impressionato da architetture, cibi e vini<br />
La villa di Cocceio: citata da Orazio e dimenticata<br />
DI CRISTIANO VELLA<br />
“Sopra le osterie di Caudio,<br />
provvista di ogni cosa, ci accoglie<br />
la villa di Cocceio”: e quando<br />
Quinto Orazio Flacco, detto<br />
semplicemente Orazio, professione<br />
poeta ma non di quei poeti<br />
che si nutre unicamente di favella,<br />
dice “provvista di ogni cosa”<br />
intende vini e prelibatezze.<br />
Prelibatezze che allietano una<br />
serata del viaggio tra Roma e<br />
Brindisi, vini (famosi e rinomati<br />
ancora oggi, in particolare la<br />
Falanghina) che la vivacizzano<br />
quando tra i compagni di viaggio<br />
di Orazio, Messio Cicirro e<br />
Sarmento, se le danno dopo essersi<br />
offesi a cena.<br />
Non c'è alcun dubbio: Caudio è<br />
l'attuale Montesarchio, mentre<br />
la splendida e probabilmente<br />
mastodontica villa di Cocceio,<br />
che si trovava “sopra le osterie<br />
di Caudio” da storici, appassionati,<br />
e purtroppo anche tombaroli,<br />
viene collocata nell'attuale<br />
Bonea, alle pendici del Taburno.<br />
Dagli scavi ufficiali, avviati nel<br />
1958, sono venuti fuori reperti<br />
che hanno consentito a chi quegli<br />
scavi li ha promossi, il Ministero<br />
del Lavoro in collaborazione<br />
con Comune e Sovrintendenza,<br />
di considerare il risultato<br />
“molto positivo”: sono venute<br />
fuori cisterne, di notevole importanza<br />
archeologica, pavimentazioni<br />
in “signum” e in<br />
“tessellatum” colorato e poi anfore,<br />
lucerne, oggettini vari.<br />
E poi un satiro con una pantera<br />
in marmo oggi conservato al<br />
Museo Nazionale di Napoli: elementi<br />
che porterebbero, visto il<br />
carattere “fastoso”, essere effettivamente<br />
appartenuti ad una dimora<br />
patrizia, cosa che appunto<br />
era Cocceio.<br />
Insomma: quella villa, che probabilmente<br />
doveva essere molto<br />
estesa e importante, avrà ospitato<br />
oltre a Orazio, tra i poeti latini<br />
più importanti se non il più<br />
importante, chissà quante personalità<br />
legate all'impero romano<br />
che vi hanno fatto tappa nei<br />
loro viaggi. Eppure di informazioni<br />
precise ce ne sono poche,<br />
purtroppo troppo poche in considerazione<br />
dell'importanza che<br />
potrebbe avere per il territorio,<br />
per Bonea, per il <strong>Sannio</strong> e per la<br />
Valle Caudina far luce definitivamente<br />
sulla effettiva presenza<br />
della Villa.<br />
Studi, ed eventuali altri scavi potrebbero<br />
portare a far riaffiorare<br />
elementi che avrebbero un valore<br />
probabilmente inestimabile<br />
dal punto di vista storico e architettonico:<br />
in questo caso non<br />
solo per Bonea e la Valle Caudina.<br />
si può, l'isolamento lo tagli a fette girando<br />
per strade vuote: una solitudine che<br />
specchi negli sguardi stupiti di chi ti incontra<br />
mentre scatti foto o filmi i luoghi<br />
della loro quotidianità.<br />
Il lastricato di via Sant'Angelo, che s'inerpica<br />
a partire dalla chiesa di San Nicola<br />
di Bari fin dentro le viscere del Taburno,<br />
è la vera sfida. Una vena ripida, con edifici<br />
bassi e piccoli, rigorosamente in pietra,<br />
uno di fronte all’altro, scavata per<br />
prendere dalla montagna quello che poteva<br />
offrire. Ma metà delle case si sono arrese<br />
alla fatica di tutti i giorni. Non dev'essere<br />
facile resistere per chi, ogni mattina,<br />
apre la finestra su cose cadute o ciarpame<br />
vecchio di decenni.<br />
Per i più anziani sono vuoti e pieni dei propri<br />
ricordi. Per altri sono quadrati di terreno,<br />
nuovi orti coltivabili: salendo salendo<br />
spuntano piantine, fiori e vigne a<br />
uso familiare.<br />
Le rughe sì, la resa no, non c'è.<br />
Mille e trecento anime e nuovi nati che,<br />
quando va bene, stanno tutti in un solo foglio<br />
di stampa dell'ufficio anagrafe. Tredici<br />
nel 2020 ed è stato un vero boom per Bonea.<br />
Con l'evento straordinario della nascita<br />
di Piepaolo e Nicoletta Roviezzo, gemellini<br />
venuti al mondo alle 7 e 28 e alle<br />
7 e 29 del 29 gennaio scorso. Cresceranno<br />
avendo come compagna anche Eleftheria<br />
e per loro sarà felicemente normale<br />
un cognome come Sakkas.<br />
Buona vita.
martedì 9 marzo 2021<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il sindaco Giampietro Roviezzo si ricandida e rilancia la sfida dello sviluppo<br />
«Ripartiamo da Taburno e Falanghina»<br />
«La Regione? Si vede solo per le elezioni. La città caudina? Un contenitore vuoto»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
Nessuno qui si arrende all'isolamento<br />
di un territorio di frontiera,<br />
che negli anni è stato sempre dimenticato<br />
e penalizzato dalla strategia dei<br />
governi regionali. Giampiero Roviezzo,<br />
40enne avvocato, è il sindaco che ha impresso<br />
una svolta in questo piccolo comune<br />
di 1390 abitanti, che tornerà quest'anno<br />
al voto.<br />
Sindaco, si chiude il suo primo mandato.<br />
Ha già deciso cosa fare?<br />
«Siamo pronti a sottometterci al giudizio<br />
dei cittadini, andiamo avanti. Abbiamo lavorato<br />
tanto con grandi risultati per il nostro<br />
territorio riuscendo a intercettare diversi<br />
finanziamenti che sono ossigeno per<br />
il nostro comune. Siamo già proiettati nel<br />
futuro con una visione diversa».<br />
Quanto è difficile amministrare una<br />
piccola comunità come Bonea, quali sono<br />
gli ostacoli?<br />
«Partiamo dal presupposto che oggi è difficile<br />
amministrare a prescindere. Qui c'è<br />
una carenza demografica che comporta<br />
minori entrate con la difficoltà di dover<br />
affrontare i problemi con poche persone<br />
disponibili. C'è da fare i conti con la burocrazia<br />
e con la classica difficoltà di interagire<br />
con gli enti superiori. Ma non ci<br />
arrendiamo».<br />
Qual è il bilancio che consegna ai cittadini:<br />
c'è un risultato di cui va particolarmente<br />
orgoglioso?<br />
«Abbiamo intercettato dodici finanziamenti<br />
e stiamo aprendo i cantieri dopo<br />
quattro anni di lavoro amministrativo. Cito,<br />
tra gli altri, la palestra comunale, l' efficientamento<br />
energetico della scuola elementare,<br />
la ristrutturazione della casa comunale,<br />
consegniamo via Leonardi nel<br />
centro storico, ma di sicuro sono orgoglioso<br />
per la rinascita dell'oratorio Carmine<br />
D'Apice, struttura abbandonata da<br />
anni che ha sempre rappresentato un punto<br />
di riferimento per i giovani del passato:<br />
speriamo di iniziare a breve i lavori».<br />
Ma qui di cosa c'è bisogno per rompere<br />
l'isolamento e contrastare lo spopolamento?<br />
«Purtroppo è un problema che hanno tutti<br />
i paesi del territorio. Si è aggiunta la<br />
pandemia che ha aggravato la crisi che già<br />
stavamo vivendo. La Valle Caudina per<br />
avere uno slancio ha bisogno di infrastrutture<br />
per raggiungere Napoli, Caserta<br />
e Avellino in tempi più brevi. Tutti insieme,<br />
amministratori e cittadini, dobbiamo<br />
puntare a valorizzare il territorio. Ora ci<br />
dovrebbe essere una fuga verso le aree interne<br />
perché le città sono sature, dobbiamo<br />
essere bravi a approfittare di questa<br />
situazione».<br />
Guardando alla sfida dello sviluppo come<br />
si può migliorare la valorizzazione<br />
di un prodotto d'eccellenza come la Falanghina?<br />
«Diciamo che la Falanghina è il nostro<br />
fiore all'occhiello a livello mondiale. Avevamo<br />
messo in cantiere da tre anni una<br />
manifestazione "Falanghina al borgo" che<br />
attirava turisti da ogni parte della Campania.<br />
Ma noi puntiamo su tutto il comparto<br />
agroalimentare: ci sono le produzioni<br />
tipiche dell'orto<br />
che rappresentano<br />
una voce importante<br />
dell'economia<br />
locale. Serve una<br />
maggiore promozione<br />
perché i nostri<br />
prodotti sono i<br />
migliori in assoluto».<br />
Bonea può scommettere anche<br />
sul Monte Taburno, la vocazione<br />
turistica può essere un<br />
obiettivo per il futuro?<br />
«Certo, abbiamo intercettato finanziamenti<br />
anche per il dissesto<br />
idrogeologico che ci consentiranno<br />
di mettere in sicurezza la<br />
montagna e realizzare dei sentieri<br />
per raggiungere il santuario<br />
di Bucciano o il Monte Pizzillo<br />
dove c'è il mausoleo storico e diverse<br />
grotte che sono affascinanti:<br />
questo, vi assicuro, è un<br />
territorio unico».<br />
Sul fronte dello sviluppo<br />
si parla spesso della grande<br />
città della Valle Caudina:<br />
cosa è mancato per realizzare questo<br />
progetto?<br />
«Diciamo che la città caudina dovrebbe<br />
rappresentare il futuro<br />
perché i piccoli comuni da soli<br />
potranno fare ben poco. Ci sono<br />
stati sempre ostacoli, io sono<br />
stato tra i più critici ma non<br />
perché non condivido il<br />
progetto. Ci sono stati<br />
troppi campanilismi<br />
da parte dei comuni<br />
che hanno impedito<br />
di far decollare<br />
questa<br />
idea che oggi resta<br />
un contenitore<br />
vuoto. Bisogna<br />
ripartire con<br />
meno burocrazia<br />
e guardare alla<br />
programmazione».<br />
Nel corso degli<br />
anni questo territorio<br />
è stato<br />
penalizzato dal<br />
governo regionale,<br />
oggi cosa vi<br />
aspettate da De Luca?<br />
«In ogni campagna elettorale<br />
si ricordano delle aree interne<br />
e del treno Benevento-Napoli,<br />
poi si dimenticano di noi.<br />
Speriamo che ci sia qualche<br />
ravvedimento perché per ora<br />
non vedo nulla per le aree interne<br />
nell'agenda di Palazzo<br />
Santa Lucia».<br />
Ai suoi cittadini cosa promette<br />
per il futuro?<br />
«Massimo impegno, lo stesso<br />
che abbiamo messo in questi<br />
primi cinque anni. Anzi, d'ora<br />
in avanti ci sarà sempre maggiore<br />
intensità. Di questo i cittadini<br />
possono stare sicuri».
Bonea
Bonea
14<br />
CRONACA DEL SANNIO<br />
martedì 23 marzo 2021<br />
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Nei paesi<br />
dell’osso<br />
SAN NICOLA MANFREDI. UN NOME FINITO NEI LIBRI DI STORIA<br />
L’ultimo Principe<br />
e il mito ghibellino<br />
Grazie a un soggiorno di un mese nell’antico castello<br />
l’erede più puro degli Svevi è ancora oggi un riferimento<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Quelli, per la Chiesa, erano secoli<br />
bui. E i pontefici si misuravano<br />
per la forza di eserciti<br />
e possedimenti piuttosto<br />
che per santità del pensiero.<br />
Manfredi, re di Sicilia per una manciata<br />
di anni, fu inviso a Innocenzo IV, Alessandro<br />
IV, Urbano IV e Clemente IV, in<br />
ordine di ascesa al soglio e tutti firmatari<br />
di bolle di scomunica nei confronti di quello<br />
che viene ritenuto l'ultimo vero e puro<br />
principe d'Italia. Dei nove anni in cui raccolse<br />
attorno a sé tutto l'ardimento ghibellino<br />
che percorreva la penisola, in qualche<br />
modo Manfredi deve averne trascorso<br />
parte nel castello di San Nicola, edificio<br />
che ancora oggi, insieme alla chiesa<br />
dedicata all'omonimo santo, sta a guardia<br />
del piccolo centro sannita.<br />
Certamente prima della battaglia di Benevento<br />
(1266) dove Manfredi, oramai<br />
sconfitto dall'esercito di Carlo d'Angiò,<br />
preferì andare incontro a una morte eroica<br />
in battaglia piuttosto che finire prigioniero<br />
nelle mani dello Stato Pontificio.<br />
Di un'altra fondata ragione per cui dare al<br />
paese il nome di Manfredi gli storici non<br />
trovano altre radici profonde, se non l'assonanza<br />
con Monfredi, il proprietario del<br />
ducato nei secoli a venire e di cui si rinvegono<br />
numerose tracce storiche nei documenti<br />
del Regno di Napoli. Ma la furbata<br />
della “a” che richiama al giovane Re<br />
L’iniziativa è stata dell’architetto Rolando<br />
Rocco, responsabile dell’Ufficio tecnico<br />
comunale. Grazie alla sua intuizione “creativa”,<br />
tutta la frazione di Monterocchetta si<br />
ritrova con un “allestimento” tanto funzionale<br />
quanto suggestivo. E buono per ogni<br />
stagione, visto che in occasione delle festività<br />
natalizie si trasformano in “luci d’artista”<br />
fai-da-te.<br />
Ogni donna della frazione ha ricevuto una<br />
bici e adottandola si è ritrovata davanti casa<br />
una coloratissima fioriera che fa da arredo<br />
urbano, caratteristico e davvero raramente<br />
visto in altre parti in modo così diffuso.<br />
L’investimento, davvero pochi euro, è un<br />
biglietto da visita che, anche sotto altre<br />
forme, l’amministrazione comunale ha in<br />
animo di esportare nelle altre frazioni, a<br />
ognuna affidando un tratto distintivo.<br />
__<br />
I lavori in corso presso il palazzo ducale, dove soggiornò Manfredi<br />
e al brevissimo soggiorno di questi che<br />
viene fatto risalire al 1251, quando Manfredi<br />
aveva soltanto 19 anni, da qualche<br />
parte dev'essere spuntata.<br />
Sarà per questo che le amministrazioni comunali<br />
che si sono succedute alla guida di<br />
San Nicola Manfredi hanno fatto del restauro<br />
dell’antico castello, poi diventato<br />
palazzo baronale, uno dei punti di forza.<br />
Acquisito al patrimonio pubblico nel 2005<br />
dopo una cessione concordata con la famiglia<br />
Sessale, grazie all'esborso di 300mila<br />
euro, il palazzo è finito ben presto nel dimenticatoio.<br />
Nel 2011 si presentava come<br />
un vero e proprio rudere.<br />
Poi la svolta, che avrebbe dovuto essere<br />
risolutiva, con il primo vero cantiere: ma<br />
due milioni di euro non sono stati sufficienti<br />
a erestituirne l’antico sfarzo. La<br />
struttura oggi è una scatola di cemento,<br />
che dall'esterno nulla più di storico lascia<br />
intravedere. Custodisce, all'interno, preziosi<br />
stucchi, gli stemmi dei vari casati che<br />
lo hanno posseduto e affreschi del '700:<br />
non poca roba.<br />
San Nicola Manfredi è un paese diffuso,<br />
ovvero si estende per frazioni e contrade:<br />
da Toccanisi e S. Maria a Toro, da S. Maria<br />
Ingrisone a Monterocchetta, da Pagliara<br />
a Torre Pagliara. Ogni frazione ha una sua<br />
storia, una propria peculiarità: l'insieme<br />
ne fa un comune unico nel suo genere, totalmente<br />
immerso nel verde e nella relativa<br />
tranquillità consona alla vita slow. Non<br />
è un caso che qui abbiano casa diversi vip<br />
sanniti, attratti dall'essere isolati al punto<br />
giusto ma comunque a dieci minuti dal capoluogo<br />
Benevento. Sarà questo il segreto<br />
della controtendenza: qui la popolazione<br />
cresce e i “trenta fuochi” che animavano<br />
la terra frequentata da Manfredi sono<br />
diventati oltre tremila abitanti. Le prospettive<br />
sono perlopiù agricole e turistiche.<br />
Il Puc, approvato quaranta anni dopo<br />
il vecchio piano di fabbricazione, recepisce<br />
la necessità di tutelare quanto più possibile<br />
il territorio e il paesaggio, fissando<br />
come regola diu sviluppoi la sostenibilità<br />
di ogni intervento. Questo riduce al massimo,<br />
almeno sulla carta, la possibilità di<br />
sviluppo urbanistico vero e proprio, mentre<br />
si dovrebbe puntare alla sistemazione<br />
delle infrastrutture, ai collegamenti e l'ampliamento<br />
dei servizi, da immaginare, inevitabilmente,<br />
in sintonia con i comuni contermini<br />
e riconoscendo al vicino capoluogo<br />
un ruolo guida imprenscindibile.<br />
L’allestimento di artista fai-da-te voluto dall’architetto Rocco dell’Ufficio tecnico comunale<br />
A Monterocchetta le donne hanno adottato le biciclette<br />
DA NON PERDERE LA CASCATA DEI MARONI<br />
Il comune di San Nicola Manfredi sorge fra le valli del Sabato e<br />
del Calore. La posizione strategica lo rende un luogo facilmente<br />
raggiungibile: a pochi chilometri dal capoluogo sannita e con il<br />
pregio di godere di aria pura e di un'atmosfera serena. La conformazione<br />
in frazioni del territorio è sicuramente un punto di<br />
forza. Tutte le frazioni hanno un piccolo polo culturale: il Santuario<br />
di San Nicola Vescovi, l'antica Chiesa della Madonna a<br />
Santa Maria a Toro, la Cascata dei Maroni a Toccanisi, il Tiglio<br />
secolare a Monterocchetta, i paesaggi rurali incontaminati di<br />
Contrada lannassi, le passeggiate della salute lungo "il Sentiero<br />
dei Sanniti" a Pagliara possono essere esempi di beni d'attrazione<br />
per il decollo culturale e turistico. Le colline di Toccanisi, Monterocchetta<br />
e Santa Maria a Toro definiscono un'unità paesaggistica<br />
di grande valore e caratterizza la presenta la particolarità<br />
del territorio che è costituito da ben otto frazioni: dalla zona collinare,<br />
fino alla valle del Sabato e poi alla piana di lannassi verso<br />
Benevento.
martedì 23 marzo 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
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CRONACA DEL SANNIO<br />
15<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br