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PAESI DELL'OSSO (Sannio)

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14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

A CURA DI<br />

martedì 27 ottobre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi dell’osso<br />

San Giorgio La Molara<br />

GESESA<br />

Qui l’aspettano<br />

da ben13 anni<br />

ACQUA Sessanta sorgenti e zero progetti<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Da queste parti Luigi<br />

Abbate non<br />

l’hanno mai visto.<br />

Non sanno nemmeno<br />

com’è fatto.<br />

E la Gesesa che per anni lui ha<br />

rappresentato ai vertici del consiglio<br />

di amministrazione<br />

l’aspettano da 13 anni, tanti<br />

quanti sono quelli trascorsi dalla<br />

stipula della convenzione.<br />

Loro, i gestori dell’acqua pubblica,<br />

società a capitale misto,<br />

probabilmente non sanno nemmeno<br />

dove sta San Giorgio La<br />

Molara.<br />

Da tredici anni l’amministrazione<br />

comunale si sbraccia per<br />

chiedere uno straccio d’investimento,<br />

un progetto, anche<br />

piccolo, per sfruttare le sessanta<br />

sorgenti naturali che sono<br />

sparse su tutto il territorio.<br />

Luigi Abbate qui, a San Giorgio<br />

La Molara, non ha fatto neanche<br />

campagna elettorale e si<br />

è visto: solo in 41 gli hanno segnato<br />

la preferenza sulle schede<br />

elettorali. Magari a loro piaceva<br />

il simbolo.<br />

E mentre a Benevento sono rotolate<br />

teste nella giunta Mastella<br />

per prendere la poltrona<br />

lasciata da lui, qui aspettano<br />

che i signori ai vertici Gesesa<br />

finalmente si ricordino di dover<br />

governare il <strong>Sannio</strong> e non<br />

solo litigarsi i compensi annui<br />

o le clientele.<br />

I conti sono facili facili.<br />

A San Giorgio La Molara ci sono<br />

trecentosessanta aziende<br />

zootecniche. Allevare la marchigiana<br />

è un vanto ma anche<br />

un costo: specializzate in questo<br />

prodotto qualificato ne sono<br />

145, per seimila capi. In tutta<br />

Italia di aziende che allevano<br />

marchigiana (Marche compresa)<br />

ne sono 300: quindi a San<br />

Giorgio ce ne sono la metà.<br />

Un bovino adulto in salute beve<br />

cento litri d’acqua al giorno<br />

e tutto quello che mangia è anche<br />

frutto d’irrigazione.<br />

Se è vero che un allevamento<br />

tra i più piccoli ha almeno una<br />

__<br />

Il sindaco Nicola De Vizio intervistato dal direttore di 696<br />

ventina di animali, stiamo parlando<br />

di 8mila, 10mila animali<br />

da governare. L’acqua, il sistema<br />

di approvvigionamento per<br />

queste aziende è tutto. Ci sono<br />

aziende zootecniche, anche importanti,<br />

che non hanno avuto<br />

la fortuna di realizzarsi sulle<br />

sponde del fiume Tammaro.<br />

Che Gesesa continui a guardare<br />

da altre parti è un crimine<br />

contro l’economia locale, oltre<br />

che l’ennesima prova di una gestione<br />

votata al profitto del socio<br />

privato. Sacrosanto quanto<br />

si vuole dal punto di vista del<br />

privato. Ma Gesesa ha una<br />

componente pubblica cui si<br />

può, si deve chiedere conto.<br />

Non è un caso che l’amministrazione<br />

comunale si debba<br />

confrontare sistematicamente<br />

con sordi, ciechi e stupidi sistemati<br />

negli enti sovracomunali.<br />

Non è solo l’emungimento. Qui<br />

le strade sono mulattiere nate<br />

perché le aziende agricole se le<br />

sono scavate con le mani.<br />

Pane, terra e pietre. Come nei<br />

meravigliosi dipinti di Nicola<br />

Ciletti, il pittore amato dal poeta<br />

Salvatore Di Giacomo, che<br />

di quella fatica ha reso immortali<br />

i gesti, i colori, il sudore. E<br />

l’uso maestoso dell’intera scala<br />

cromatica dei gialli, dal citrino,<br />

al paglierino fino a degradare<br />

nel giallo Napoli e alla<br />

INFRASTRUTTURE NELLE DISCUSSIONI DI TUTTI I GIORNI<br />

L’arte del legno e le nuove realtà<br />

Lo Sfizio bar è frequentato<br />

da giocatori di scacchi,<br />

non persone qualsiasi. Tra<br />

una birra e una discussione,<br />

Marco, l’attuale proprietario, trova<br />

il tempo di fermarsi e mostrare<br />

all’insolito cliente una delle<br />

ultime opere realizzate dal papà,<br />

l’artigiano Giuseppe Adriano<br />

Vicario. È un intreccio in legno,<br />

frutto di una manualità antica,<br />

di cui si è persa memoria,<br />

che ritrae una pala eolica. A San<br />

Marco la prima volta che le hanno<br />

viste alzarsi era il 1994. Ora<br />

gli impianti sono una realtà consolidata<br />

e fanno parte del costume<br />

della popolazione locale.<br />

L’eolico è stata l’unica infrastruttura<br />

che ha investito e preso<br />

interesse al Fortore.<br />

__<br />

Marco Vicario, dello Sfizio Bar<br />

terra di Siena, ha dato vita al dipinto-manifesto<br />

di San Giorgio,<br />

quel “pane e terra” custodito<br />

gelosamente dal Museo del<br />

<strong>Sannio</strong>.<br />

Uno passa e vede quei campi<br />

pettinati dai trattori e pensa che<br />

sia stato tutto facile, tutto lineare.<br />

Ma ovunque incocci<br />

mucchi di pietre, raccolti ai bordi<br />

delle stradine, a testimoniare<br />

una lotta ancora non vinta,<br />

non finita. Per arrivare a quei<br />

crinali coltivati a orzo, grano e<br />

erba ci sono state intere generazioni<br />

che hanno sacrificato<br />

tutto per ripulirli, bonificarli.<br />

Ciletti questo sforzo l’ha reso<br />

infinito, poetico. Quell’uomo<br />

che taglia un pezzo di pane che<br />

mangerà con nient’altro che acqua<br />

ha la testa bassa. È insieme<br />

ad altri due contadini ma non<br />

parlano tra loro. Vinti dalla<br />

stanchezza hanno soltanto bisogno<br />

di rifocillarsi perché sanno,<br />

tutti e tre, che la giornata è<br />

solo a metà.<br />

Oggi le chiamiamo infrastrutture<br />

ma come ieri sono figlie di<br />

politici che sanno vivere i territori<br />

e guardare oltre, progettando<br />

il futuro non gli appalti.<br />

Nicola Ciletti, diventato sindaco,<br />

ha lottato per mettere a San<br />

Giorgio la prima delle radici<br />

utili: una scuola. Che adesso rischia<br />

di diventare una scatola<br />

vuota, visto che nascono solo<br />

30 bambini in un anno e i numeri<br />

si assottigliano sempre di<br />

più.<br />

Erasmo Mortaruolo, confermato<br />

consigliere regionale, da<br />

vice presidente della Commissione<br />

agricoltura non è che abbia<br />

fatto molto per queste zone.<br />

Anzi, diciamocela tutta:<br />

niente.<br />

Per avere chance queste realtà<br />

devono fare folla, unirsi con altri<br />

Comuni e far diventare le<br />

esigenze di uno il progetto che<br />

aiuta anche l’altro. Solo così la<br />

voce diventa forte e grossa e arriva<br />

fin nelle stanze di palazzo<br />

Santa Lucia o della Rocca dei<br />

Rettori.


martedì 27 ottobre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

A CURA DI<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

IL DIPINTO Cosa resta della Messa di Mezzanotte<br />

Anche la memoria<br />

ricorda terre dell’osso<br />

Messa di Mezzanotte è un dipinto che fa bella mostra di sè<br />

nell’ufficio del primo cittadino. È un’opera museale donata<br />

alla città da Nicola Ciletti, uno degli artisti sanniti più<br />

famosi. Dipinta nel dicembre del 1929, mostra un gruppo di<br />

persone all’uscita dalla chiesa dopo le celebrazioni per la Nascita.<br />

Le donne in scialli coloratissimi, gli uomini con il vestito scuro<br />

delle grandi occasioni. Pochissimi tocchi di colore che riflettono,<br />

come raggi di luce, il grigione dell’ambiente circostante. Di quel<br />

dipinto, della reraltà che ritraeva, resta soltanto il piccolo portale,<br />

salvato da una sapiente operazione di recupero.<br />

L’INTERVISTA<br />

Allevamenti ed eolico<br />

«Così noi resistiamo»<br />

NICOLA DE VIZIO parla della sfida dei piccoli Comuni:<br />

«Serve maggiore unità fra gli enti. Mancano i servizi»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

San Giorgio La Molara<br />

è un Comune che dagli<br />

anni Sessanta ha<br />

perso la metà degli<br />

abitanti. Ora questo<br />

paesino arroccato su un monte<br />

del Fortore che conta poco meno<br />

di 3mila anime si aggrappa<br />

ad un prodotto d’eccellenza come<br />

la carne marchigiana e al<br />

parco eolico per combattere lo<br />

spopolamento e l’emigrazione.<br />

«Non dobbiamo dividerci, serve<br />

più collaborazone tra le istituzioni<br />

se vogliamo sopravvivere»,<br />

avverte il sindaco, Nicola<br />

De Vizio, veterinario, che da<br />

35 anni assiste anche le oltre 300<br />

aziende zootecniche sul territorio.<br />

- Ma intanto con<br />

l’emergenza Covid<br />

come va?<br />

«Abbiamo avuto qualche caso<br />

di positività ma siamo riusciti a<br />

contenere i contagi. Ora andiamo<br />

avanti rispettando le regole».<br />

- Oggi qual è la vera<br />

emergenza che voi sindaci<br />

di questo territorio<br />

dovete affrontare?<br />

«C’è un’evidente carenza di infrastrutture.<br />

Le aziende che sono<br />

il vanto per noi chiedono le<br />

strade e l’acqua, due componenti<br />

importanti per lo sviluppo.<br />

Ci sono stati diversi finanziamenti<br />

e sono stati avviati già i<br />

lavori, insomma stiamo andando<br />

nella direzione giusta».<br />

__<br />

Uno dei punti vendita<br />

della Marchigiana doc<br />

cello».<br />

- Forse andrebbe valorizzata<br />

meglio la carne<br />

marchigiana. Che ne<br />

pensa?<br />

«Guardi che la nostra è un’eccellenza<br />

che portiamo avanti da<br />

50 anni. Rappresentiamo il 50<br />

per cento sulla produzione regionale<br />

e il 12 per cento su quella<br />

nazionale. Anche con l’Università<br />

del <strong>Sannio</strong>, grazie al professore<br />

Varricchio, abbiamo avviato<br />

una intensa e proficua collaborazione.<br />

Tutte le nostre<br />

aziende riescono a sopravvivere<br />

ma mi piacerebbe che fossero<br />

sfruttate meglio anche le piantagioni<br />

secolari di ulivi “Ortice”<br />

che producono un olio pregevole.<br />

E mi rammarica il fatto che<br />

non siano valorizzate».<br />

- Lei come ha valutato la<br />

battaglia dei vescovi che<br />

hanno riacceso con il<br />

premier Conte la vertenza<br />

delle zone interne?<br />

«Senza dubbio è stata un’iniziativa<br />

positiva. Ma noi già da<br />

tempo abbiamo avviato una collaborazione<br />

con il nostro vescovo<br />

Accrocca. Ripeto, è ne-<br />

- Perché l’acqua è<br />

importante?<br />

«Le aziende zootecniche hanno<br />

bisogno di ingenti quantità di acqua<br />

per i bovini che allevano. Il<br />

Comune si è mosso per tempo,<br />

abbiamo fatto delle captazioni,<br />

credo che otterremo dei risultati<br />

a breve».<br />

- San Giorgio è quasi<br />

un’isola felice nel<br />

Fortore. Perché?<br />

«Abbiamo una condizione di<br />

grande vantaggio. È vero che<br />

negli anni abbiamo perso la metà<br />

degli abitanti e che dobbiamo<br />

gestire un territorio vastissimo<br />

di quasi 65 chilometri quadrati<br />

ma viviamo di zootecnia e molti<br />

giovani sono rimasti qui a condurre<br />

le aziende dei genitori».<br />

- Quindi, San Giorgio<br />

resiste?<br />

«Sì, ma fino a quando? Per combattere<br />

seriamente lo spopolamento<br />

dobbiamo fare fronte comune<br />

con le istituzioni e tra i<br />

Comuni, altrimenti siamo destinati<br />

a finire. Basta pensare ai finanziamenti<br />

per il proprio orticessario<br />

fare rete tra tutte le istituzioni.<br />

Nessuno si salva da solo».<br />

- Eppure ci sono ancora<br />

tante emergenze da affrontare.<br />

Quali sono le<br />

più gravi?<br />

«Sul fronte dei servizi abbiamo<br />

enormi difficoltà. Ma se ci mancano<br />

persino le strade, la gente<br />

non riesce neppure ad arrivare<br />

nei nostri paesi».<br />

- Ma il rapporto con gli<br />

altri enti come va?<br />

«Sono stato eletto da 4 anni e in<br />

questo periodo ho dovuto constatare<br />

la mancanza di collegamento<br />

con le istituzioni, con tutte<br />

dalla Comunità Montana alla<br />

Provincia fino alla Regione. Abbiamo<br />

cercato di dialogare sui<br />

progetti di sviluppo e ora stiamo<br />

iniziando a raccogliere i risultati.<br />

Ma il governatore De<br />

Luca deve aiutarci».<br />

- San Giorgio ha da tempo<br />

scommesso sull’eolico,<br />

le fonti energetiche<br />

alternative possono dare<br />

una svolta?<br />

«Sicuramente sì. Anche da parte<br />

della Regione c’è stata<br />

un’apertura che, nel rispetto dell’ambiente,<br />

può consentirci di<br />

creare lavoro per i giovani. È almeno<br />

una speranza per fare in<br />

modo che tanti ragazzi non siamo<br />

costretti ad andare via. E sono<br />

convinto che l’eolico si può<br />

sfruttare meglio perché rappresenta<br />

una risorsa cruciale per il<br />

territorio».<br />

- Ma qual è la sfida dei<br />

piccoli comuni delle aree<br />

interne della Campania?<br />

«Purtroppo, il vero problema resta<br />

lo spopolamento. Il saldo tra<br />

nati e morti è sempre negativo,<br />

i giovani se ne vanno a Perugia<br />

o a Parma all’Università e restano<br />

lì perché qui manca tutto.<br />

Per il futuro serve una svolta.<br />

Vera».


San Giorgio<br />

La Molara


San Giorgio<br />

La Molara


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

A CURA DI<br />

martedì 3 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

REINO<br />

_<br />

Gennaro D’Antonoli e Giuseppe Martino, impiegati presso l’ufficio<br />

Anagrafe di Reino<br />

Due bambini in un anno<br />

Le radici sono all’estero<br />

I registri dell’anagrafe contano 570 votanti dall’Argentina<br />

Lì le nascite sono state 22 nel 2020. L’Elementare è vuota<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

_<br />

Carmine Verzino, 91 anni<br />

Carmine Verzino ha<br />

91 anni e una certezza:<br />

se non avessero<br />

iniziato a fare brutte<br />

cose con la coltivazione<br />

del tabacco adesso ci sarebbe<br />

ancora molto lavoro per<br />

tutti. La sua è la prima casa che<br />

incontri salendo su Reino. Lì ci<br />

vive con la moglie e lì ha cresciuto<br />

Maria, insegnante a Pesco<br />

Sannita, e Ignazio, geometra.<br />

Carmine è la memoria storica del<br />

paese: lui può raccontare vita,<br />

morte, miracoli e piccoli peccati<br />

di tanti. Ogni mattina, quando<br />

il tempo lo permette, si concede<br />

una passeggiata. In questi giorni<br />

si allunga fino al cantiere del torrente<br />

Reinino. Si affaccia dal<br />

ponte e guarda come stanno alzando<br />

il greto del fiume e mettendo<br />

in sicurezza le sponde.<br />

«Lo dovevano fare dall’alluvione,<br />

ma solo adesso sono partiti.<br />

Cosa vuole che le dica? Meglio<br />

tardi che mai».<br />

Le nuove nascite<br />

sono all’osso<br />

Gli uffici dell’anagrafe sono nelle<br />

mani di Gennaro D’Antonoli<br />

e Giuseppe Martino, che non<br />

si rassegna alla pensione e viene<br />

volentieri a dare una mano in Comune.<br />

Gennaro D’Antonoli discende<br />

da una famiglia storica,<br />

la prima che mise mano alle terre<br />

ai piedi del Castello. È lui a tenere<br />

conto delle nuove nascite:<br />

«Beh, quest’anno è andata davvero<br />

male, solo due nuovi bambini.<br />

Il registro è praticamente<br />

vuoto. Ora annotavo un certificato<br />

di matrimonio, ma viene<br />

dall’estero la richiesta, dall’Argentina.<br />

Negli anni scorsi le nuove<br />

nascite, una media sicura degli<br />

ultimi dieci anni, non hanno<br />

superato le 12, 14 al massimo.<br />

Ora siamo davvero all’osso. La<br />

scuola elementare è aperta ma è<br />

quasi vuota con il personale ridotto<br />

al minimo. Tra poco bisognerà<br />

vedere come organizzarsi».<br />

L’Argentina, spiegava prima<br />

Gennaro. I numeri dei reinesi andati<br />

all’estero è tenuto sotto mano<br />

dal collega Giuseppe Martino:<br />

«Quelli con il diritto di voto,<br />

iscritti nell’apposito registro, sono<br />

570, di cui 308 uomini e 262<br />

donne. Quasi tutti vivono in un<br />

centro molto vicino a Buenos Aires».<br />

Quella dello spopolamento è una<br />

faccenda seria se non vengono<br />

apportati i correttivi necessari.<br />

Reino potrebbe diventare l’ennesimo<br />

paese fantasma delle zone<br />

interne nel giro di pochi anni.<br />

L’arma per sconfiggere la fuga è<br />

l’economia, la creazione di nuove<br />

condizioni per posti di lavoro.<br />

Qui l’unica vera azienda<br />

esporta sottolii in tutto il mondo:<br />

LA SINGOLARE CONVIVENZA NELLA PIAZZA DEL PAESE<br />

è la Reinese, conosciutissima ed<br />

apprezzatissima. Ha sessanta dipendenti<br />

e sfrutta tutto il potenziale<br />

della genuinità dei prodotti<br />

locali. La vera arma vincente<br />

sarebbe un ritorno massiccio all’agricoltuta,<br />

ma la Regione dovrebbe<br />

mettere mano alle infrastrutture<br />

e definire i servizi. Niente<br />

s’inventa senza politici che<br />

guardino lontano. E niente sarà<br />

veramente possibile se i servizi<br />

per i paesi a rischio spopolamento<br />

non diventano per legge<br />

una necessità e non un costo.<br />

Chi si intesta la difesa e la divulgazione<br />

della tradizione è il consigliere<br />

Giovanni Di Nunzio. Ha<br />

la delega all’Ambiente e alla Cultura.<br />

Va in giro con gli abiti tradizionali<br />

della domenica dei reinesi:<br />

vere e proprie opere d’arte<br />

che vengono custodite gelosamente<br />

da ogni famiglia in paese.<br />

Giovanni Di Nunzio (in foto nella<br />

pagina accanto, vicino al sindaco)<br />

è l’ombra del sindaco, lo<br />

segue ovunque. Anche nel loro<br />

ultimo viaggio in Argentina, per<br />

portare la tradizione ai compaesani<br />

emigrati. Ma il loro gruppo<br />

folcloristico, finché si poteva, ha<br />

preso parte a manifestazioni culturali<br />

ed è richiesto in molte parti<br />

del mondo.<br />

*La prima puntata<br />

del Viaggio nel Fortore,<br />

su San Giorgio La Molara,<br />

è stata pubblicata martedì 2 ottobre.<br />

Maik e Luisa: due bar, tre metri, due generazioni<br />

Confesercenti:<br />

«Rispettate sempre<br />

tutte le misure<br />

In uno si concentra tutta la movida: una ventina di ragazzi. Nell’altro, i più anziani e le carte<br />

chiusura colpo fatale»<br />

Maman Luisa c’era da<br />

prima. Ha tracciato<br />

il solco per molto<br />

tempo. Poi è venuto lui, Angelo<br />

Calzone, che ha aperto il<br />

“Maik bar” con questo richiamo<br />

agli inglesismi d’importazione<br />

dall’immigrazione<br />

degli anni Sessanta. “Mayk” e<br />

non Mike, senza alcun necessità<br />

di recupero o tentennamento<br />

sulla forzatura sintattica:<br />

sta lì, nella piazza principale,<br />

a tre metri da “Maman<br />

Luisa”, non di più.<br />

Concorrenza? Macché. In<br />

quesi tre metri c’è tutta la distanza<br />

di come si possono intendere<br />

le necessità a seconda<br />

delle generazioni. Se vuoi la<br />

calma, la discussione davanti<br />

la birretta e ami le partite a<br />

carte, devi andare a trovare<br />

pane per i tuoi denti da “Maman<br />

Luisa”. In quel bar girano<br />

le fuoriserie del tressette e<br />

delle carte da ramino. O sei<br />

bravo o non ti siedi. Per questo<br />

“Maman” è out per i ragazzi.<br />

Da sempre è frequantata dai<br />

più anziani, anche adesso che<br />

a prenderne le redini della gestione<br />

è stata la figlia di Luisa,<br />

Giuseppina Rossi, per tutti Pina.<br />

Lei ha mantenuto la barra<br />

dritta sulla tradizione, l’accoglienza<br />

non svogliata ma tra<br />

persone che hanno l’abitudine<br />

di guardarsi in faccia e non<br />

dirsi cose superflue.<br />

Da Maik, al contrario, lo struscio<br />

dei ragazzi è quasi un rituale<br />

irrinunciabile la sera, soprattuto<br />

nei fine settimana.<br />

Covid e ordinanze permettendo,<br />

ovviamente. Non si sa come<br />

e perché si sia creata questa<br />

separazione, giovani da<br />

una parte e anziani dall’altra,<br />

ma è così. Ma Maik ha il suo<br />

segreto: vende tabacchi e accetta<br />

le scommesse della Sisal.<br />

Non è poco. In quei tre metri<br />

costituiti da una stradina che<br />

porta al paese alto c’è tutta la<br />

distanza tra le diverse generazioni,<br />

ma anche la necessità di<br />

doversi ritagliare uno spazio<br />

proprio tra i pochi disponibili<br />

a Reino.<br />

Appena più in basso c’è la terrazza<br />

panoramica intitolata al<br />

valoroso soldato reinese Domenico<br />

Tozzi, medaglia di<br />

Bronzo al valor militare nel<br />

perché, si legge nell’epigrafe,<br />

“Portava ordini di una batteria,<br />

si distingueva per coraggio e alto<br />

sentimento del dovere, attraversando<br />

più volte un terreno<br />

scoperto e camminamenti battuti<br />

dal fuoco nemico, noncurante<br />

del pericolo, pur di adempiere<br />

alle proprie mansioni”.<br />

(Castagnevizza, 13 Maggio<br />

1917).


martedì 3 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

A CURA DI<br />

15<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

_<br />

Il registro delle nascite dell’Anagrafe di Reino: quest’anno soltanto due, un record negativo<br />

Storia segreta di come è nato il paese<br />

Quella notte d’amore<br />

e il regalo del cavallo<br />

Il marchese di San Marco dei Cavoti<br />

regalava terre alla giovane regina D’Angiò<br />

Lei si concedeva<br />

spesso, ma amava<br />

molto cambiare.<br />

Spregiudicata, giovane<br />

e a suo modo<br />

attreante, la futura Regina di<br />

Napoli Giovanna D’Angiò,<br />

oscura protagonista della piazza<br />

dellla vergona a Palermo,<br />

era il “piccio” del Marchese di<br />

San Marco dei Cavoti. Pur di<br />

avere con lei una notte d’amore,<br />

il nobile le promise tante<br />

terre quante ne avrebbe potuto<br />

percorrere un cavallo prima di schiantarsi. Fu così che Giovanna<br />

D’Angiò, mentre si concedeva al Marchese, lanciò in<br />

cavalcata il suo miglior stallone a tagliare il Fortore, finché<br />

l’animale non si schiantò, vinto dalla stanchezza, nei pressi<br />

del fiume Reino. Da allora, dopo quella notte, quella striscia<br />

di terra conquistata con l’amore notturno, divenne dei D’Angiò.<br />

E Reino, le sue case, tutta l’isola amministrativa che si ritrova,<br />

è incuneata tra diversi paesi che a volta ne interrompono<br />

la continuita con le proprie contrade. Vox populi.<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Reino è l’isola felice delle<br />

zone interne, il paese del<br />

“buon vivere”: 1.152 abitanti,<br />

un’azienda di trasformazione<br />

di prodotti agricoli, posti di lavoro<br />

nell’eolico, ritmi di vita lenti<br />

e inquinamento zero. «Ora la<br />

nostra sfida è far ritornare i giovani<br />

che hanno studiato fuori per<br />

scommettere sulle nuove tecnologie<br />

in agricoltura», dice lo “storico”<br />

sindaco Antonio Calzone,<br />

che ha iniziato a guidare la sua comunità<br />

28 anni fa e che è stato riconfermato<br />

solo un mese fa con<br />

una valanga di voti, il 98 per cento<br />

dei consensi. Un plebiscito.<br />

«Per me - racconta il primo cittadino<br />

- è un onore ma anche una<br />

grande responsabilità. Per giunta<br />

essere riconfermato al quinto<br />

mandato senza la presenza di una<br />

lista avversaria penso che sia stata<br />

un’attribuzione di fiducia che<br />

mi riempie di gioia. Spero di non<br />

deludere i cittadini».<br />

Intanto, sindaco, come state vivendo<br />

questa emergenza Covid-19?<br />

Anche lei ha dovuto<br />

combattere contro il virus.<br />

«È un momento triste, siamo costretti<br />

a cambiare il nostro modo<br />

di vivere. Ma noi, rispetto alle città,<br />

siamo più liberi per i spazi che<br />

abbiamo a disposizione. Dobbiamo<br />

essere attenti. A me è andata<br />

bene, me la sono cavata con<br />

20 giorni di isolamento. Ma è stata<br />

dura».<br />

In questa fase così difficile, un<br />

piccolo paese come Reino come<br />

guarda al futuro?<br />

«Guardi, durante il lockdown in<br />

molti sono ritornati qui e hanno<br />

riscoperto la bellezza di vivere in<br />

una piccola realtà, rivalutando<br />

rapporti umani e un contatto con<br />

la natura che forse avevano dimenticato.<br />

Persino mio figlio, che<br />

vive a Milano, è tornato e mi ha<br />

detto: il nostro paese è davvero<br />

bello. Prima non aveva questa<br />

opinione...».<br />

Già, ma la vostra comunità ora<br />

come guarda al futuro?<br />

«Sono fortemente convinto che ci<br />

L’INTERVISTA. Antonio Calzone, riconfermato con il 98% dei voti<br />

«Qui si vive bene,<br />

i giovani torneranno»<br />

«Troppi ritardi su infrastrutture e servizi,<br />

ma l’agricoltura è ancora il nostro futuro»<br />

_<br />

Antonio Calzone intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />

sia la possibilità di far rivivere<br />

queste realtà. La “Fortorina”,<br />

strada a scorrimento veloce, ci<br />

ha tolto dall’isolamento. Ora in<br />

un quarto d’ora siamo a Benevento».<br />

E allora cosa manca?<br />

«Siamo in ritardo sulle autostrade<br />

informatiche. Proprio oggi con<br />

il lavoro a distanza si potrebbero<br />

valorizzare borghi come il nostro.<br />

Ma qui si ritrovano anche i rapporti<br />

umani che nelle grandi città<br />

non esistono. Tra di noi si firmano<br />

patti senza carta bollata,<br />

basta stringersi la mano».<br />

Ma quali errori sono stati commessi?<br />

Perché le zone interne<br />

ancora non vengono valorizzate?<br />

«Scontiamo un gap che arriva da<br />

lontano. Ma il vero errore è stato<br />

non aver scommesso sull’agricoltura,<br />

che è stata vista finora<br />

solo come un settore fatto<br />

di sacrifici».<br />

E allora?<br />

«Le racconto una curiosità.<br />

Quando sono stato a trovare la<br />

comunità sannita in Argentina,<br />

dove ci sono circa mille cittadini<br />

originari di Reino, una cugina<br />

anziana di mia madre mi disse:<br />

“Antò noi siamo stati sfortunati<br />

due volte: quando stavamo a Reino<br />

non avevamo di che mangiare,<br />

oggi siamo qui in Argentina e<br />

stiamo peggio di voi”. Questo è<br />

molto triste».<br />

Allora ha avuto ragione chi è<br />

rimasto?<br />

«Non voglio dire questo. Ma va<br />

ricordato che a Reino - e ne sono<br />

orgoglioso - c’è una forte scolarizzazione.<br />

Noi siamo tra le comunità<br />

dove ci sono maggiori<br />

laureati, e quasi tutti i giovani sono<br />

diplomati. I nostri nonni hanno<br />

investito molto sulla cultura».<br />

E allora?<br />

«Sono convinto che l’agricoltura<br />

può essere una grande opportunità.<br />

È questa la vera scommessa».<br />

E ai giovani di questo territorio<br />

cosa dice: perché ritornare?<br />

«Il nostro vescovo Zarrillo ci ricorda<br />

che si possono fare grandi<br />

cose anche in piccole realtà. Bisogna<br />

avere la forza e la determinazione,<br />

forse qui è più difficile<br />

ma se c’è questa consapevolezza<br />

si può raggiungere qualsiasi<br />

risultato».<br />

Reino ha ancora un futuro?<br />

«La nostra forza potrà essere rappresentata<br />

dai giovani. L’esperienza<br />

acquisita stando fuori - tra<br />

studio e lavoro - può diventare<br />

una ricchezza per tutta la nostra<br />

comunità».


Reino


Reino


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 10 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

FOIANO<br />

_<br />

Ecco la valle che ti accoglie quando scavalli l’Appennino e vedi<br />

Foiano. A lato uno scenario del territorio<br />

Qui ne nascono solo sei,<br />

il futuro è nei fondi Fesr<br />

I pochi giovani rimasti puntano sull’ammodernamento,<br />

ma la Regione tiene stupidamente ferme le graduatorie<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

_<br />

Daniela Castellucci, ragioniere<br />

capo del Comune e la figlia<br />

Confesercenti:<br />

«Rispettate sempre<br />

tutte le misure<br />

chiusura colpo fatale»<br />

COSA OFFENDE UNA COMUNITÀ<br />

Èlunga arrivare a Foiano di<br />

Valfortore. La chiamano<br />

Statale 369 ma nella sostanza<br />

è una mulattiera. Beh, si<br />

usa quella per attraversare tutto il<br />

paesaggio che dall’entroterra sannita<br />

ti fa sbucare nei primi orizzonti<br />

di Puglia e Molise. Si scavalla<br />

una buona parte dell’Appennino<br />

regalandosi valli, gole,<br />

boschi e luoghi tanto estesi quanto<br />

vuoti. Il paesaggio non è in alcun<br />

modo dominato: non c’è traccia<br />

del lavoro dei forestali della<br />

comunità montana, non un palo,<br />

non una staccionata, neanche un<br />

piccolo contenimento. Fa la natura.<br />

Il guaio della Statale 369 è che<br />

assecondando i fianchi e i rilievi<br />

di colline e montagne, riesce nell’ingrato<br />

compito di trasformare<br />

dieci metri d’aria in un chilometro<br />

di strada, regalandoti un tornante<br />

dopo l’altro.<br />

Le “morracene re preta” qui non<br />

le trovi lungo le strade. I movimenti<br />

del terreno te li buttano giù,<br />

creando problemi su problemi:<br />

hanno risolto lasciando che il fieno<br />

cresca attorno le pietre che,<br />

immancabili sorelle, puntellano<br />

ogni solco tracciato nel terreno.<br />

Pure da queste parti, come a Reino,<br />

fino agli anni ’70 la coltivazione<br />

del tabacco era uno sbocco<br />

sicuro per molte famiglie. Adesso<br />

le centinaia di case coloniche<br />

sparse tutt’intorno il centro abitato<br />

si aggiustano con tutto, arrivando<br />

a produrre una eccellenza<br />

purtroppo poco valorizzata: il pomodorino<br />

di montagna.<br />

Isolata da tutto, praticamente in<br />

Puglia, Foiano avrebbe bisogno<br />

di più attenzione da parte della<br />

Regione, che da anni tiene fermi<br />

i fondi per l’ammodernamento<br />

delle aziende agricole. Uno scandalo<br />

doppio se si pensa che a presentare<br />

le domande sono i pochi<br />

giovani ancora disposti a restare<br />

e scommettere la propria vita sul<br />

territorio e, ancora peggio, se si<br />

pensa che per quattro anni è stato<br />

un consigliere regionale di Benevento,<br />

Erasmo Mortaruolo, a<br />

stare nella Commissione Agricoltura<br />

in qualità di vice presidente.<br />

Così vanno le cose, questa è la<br />

parte migliore del Pd, evidentemente,<br />

che pensa di fare politica<br />

tenendo perennemente appese le<br />

persone all’aspettativa di un diritto.<br />

L’alternativa è lo spopolamento.<br />

Quest’anno, come ci spiega Giovanni<br />

Tutolo, 54 anni, responsabile<br />

dei servizi demografici, foianese<br />

doc, «sono nati soltanto sei<br />

bambini. Lo scorso anno non è<br />

che sia andata meglio». E così va<br />

avanti da anni. L’emigrazione ha<br />

compiuto il balzo più significativo<br />

nell’800, negli States. A Bethlehem<br />

(Pennsylvania), lo Stato<br />

che ha dato la vittoria a Biden, di<br />

foianesi ce ne sono 649, ma sono<br />

di terza generazione.<br />

L’amministrazione di Ruggiero<br />

(l’unica che sta togliendo qualche<br />

pietra del terremoto del ’60),<br />

ha una idea: fare di Foiano un<br />

centro di accoglienza per gli anziani.<br />

C’è tutto per trasformare il<br />

paese in un albergo diffuso. E anche<br />

il bosco del Frosolone, quello<br />

che una volta ti costringeva a<br />

fare testamento prima di attraversarlo,<br />

ora è in parte recuperato.<br />

Grazie a una cooperativa locale,<br />

La Molinara, sono stati realizzati<br />

percorsi strappati metro per<br />

metro al ceduo selvaggio. Ora è<br />

un posto finalmente frequentabile.<br />

Infine i rifiuti. Il ragioniere capo,<br />

Daniela Castellucci, ha una<br />

ottima organizzazione. L’umido<br />

finisce in Molise a 244 euro a tonnellata.<br />

L’indifferenziato a Tufino<br />

a 170 euro a tonnellata. Tutto viene<br />

7 euro a cittadino e la tassa è<br />

una delle più basse in Campania.<br />

Di buono che per come sono pochi<br />

di Covid non se n’è visto.<br />

* La prima puntata<br />

del Viaggio nel Fortore,<br />

su San Giorgio La Molara,<br />

è stata pubblicata<br />

martedì 27 ottobre.<br />

La seconda, su Reino,<br />

martedì 3 novembre.<br />

Il terremoto del ’60: le macerie sono tutte lì<br />

(effe) - Cosa definisce una comunità, la salda,<br />

la rende unica, un corpo che respira, vive? La<br />

gente. Sì, forse. Ma le persone crescono, si muovono,<br />

cambiano. La comunità è sempre la stessa.<br />

Allora, cos’è? Il luogo, le case, le strade.<br />

Queste cartoline dagli anni ’60, frutto di un violento<br />

terremoto verificatosi i primi giorni di<br />

agosto, ma scattate nel 2020, che Giovanni Antonio<br />

(nella foto) ci indica e tiene come compagne<br />

d’una intera vita, cosa sono per una comunità?<br />

Un ricordo, un simbolo, un ammonimento di<br />

fronte al rischio? No, sono una ferita. E le ferite<br />

così non rimarginano più, perché lasciano<br />

le cicatrici nella memoria.<br />

Giovanni Antonio ha giusto sessant’anni, è addetto<br />

al verde presso il Comune: «C’è poco da<br />

dire. La verità è che abbiamo avuto sindaci più<br />

concentrati a distruggere che ricostruire. Non<br />

è un caso che solo adesso, con questo sindaco,<br />

Antonio Ruggiero, qualche pietra stanno iniziando<br />

a toglierla».<br />

Non c’è alcuna motivazione, non se ne possono<br />

trovare, per la presenza di quelle macerie.<br />

Nessuno Stato, nessun vuoto normativo: dopo<br />

60 anni sei stato tu a non volerle togliere, perché<br />

non c’è area di sedime, finanziamento o diritto<br />

a ricostruire che tenga: quelle orrende<br />

quinte andrebbero eliminate, per poter guardare<br />

finalmente avanti.


martedì 10 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

Cosa svelano i registri in restauro<br />

Il primo nato del 1809<br />

e la peste del 1854<br />

Da tre anni Nicola Belletti sta recuperando<br />

il patrimonio storico, pagina dopo pagina<br />

Il primo nato nel 1809?<br />

Pasquale Pellegrino<br />

Silvestro, figlio di Carmine<br />

e di Antonia Giglio.<br />

Registrato il 2 aprile. I morti<br />

della peste nel 1854? 250<br />

persone, un quarto di tutta<br />

la popolazione, praticamente<br />

una strage. Quelli dell’epidemia<br />

del 1888? 193,<br />

pure fu molto brutta. Sono<br />

tre anni che Nicola Belletti<br />

(nella foto), 61enne di Foiano,<br />

archivista capo al Comune, sta recuperando, pagina per<br />

pagina, tutti i registri pubblici della comunità. Ha restaurato<br />

documenti che risalgono all’età napoleonica, quando Foiano<br />

era a tutti gli effetti inserita nel distretto di Foggia. I primi<br />

certificati di morte e l’istituzione delle sepolture fuori le mura,<br />

i censimenti e le proprietà di ogni capofamiglia, che sotto di<br />

sè aveva tutti quelli che manteneva e fintanto non creavano<br />

gruppo familiare a parte. Una attività che accompagnerà<br />

l’esperto per ancora molto tempo, visto il materiale che<br />

dovrà ancora “stirare” e incollare.<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

del primo<br />

Novecento negli Stati<br />

L’emigrazione<br />

Uniti è solo un ricordo,<br />

che ormai resta solo nelle foto in<br />

bianco e nero custodite negli archivi<br />

del Comune. Ora Foiano di<br />

Valfortore, piccolo paese di 1.380<br />

anime nel cuore del <strong>Sannio</strong>, al<br />

confine con la Puglia, guarda al<br />

futuro con nuove speranze grazie<br />

all’occupazione garantita dagli<br />

impianti eolici e alle produzioni<br />

agricole d’eccellenza che<br />

rianimano un’economia rurale in<br />

un territorio incontaminato, caratterizzato<br />

da boschi fittissimi.<br />

Il sindaco è un un biologo 46enne,<br />

Giuseppe Antonio Ruggiero,<br />

innamorato di questa terra di<br />

mezzo che lui vuole far rinascere.<br />

Intanto, i cittadini a settembre<br />

l’hanno riconfermata alla guida<br />

del Comune con un significativo<br />

consenso, come ha vissuto<br />

questo momento?<br />

«La nostra è una squadra ormai<br />

collaudata dal 2006: dopo la<br />

scomparsa del nostro sindaco<br />

avevo già preso le redini del Comune.<br />

In fondo, la nostra è stata<br />

la vittoria della continuità per<br />

quanto fatto negli ultimi 14 anni».<br />

Come sta andando qui con<br />

l’emergenza Covid-19?<br />

«Abbiamo avuto un solo caso, un<br />

infermiere che lavora in una Rsa<br />

di Roseto Valfortore. Ma in paese<br />

tutto tranquillo grazie al comportamento<br />

diligente della popolazione».<br />

Il Fortore secondo lei come può<br />

riscattarsi? Di cosa c’è bisogno?<br />

«C’è la necessità di un asse viario<br />

che attraversi questo territorio.<br />

Per anni si è discusso della<br />

Fortorina, che raggiunge i paesi<br />

dell’area, ma ora bisogna puntare<br />

su un asse che favorisca il<br />

collegamento con il Tavoliere della<br />

Puglia, dove c’è un’economia<br />

simile alla nostra».<br />

Lei ha detto di recente: “L’eolico<br />

è fondamentale per l’area,<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco Antonio Ruggiero parla degli scenari futuri di tutto il Fortore<br />

«Senza royalty dell’eolico<br />

molti i Comuni a picco»<br />

«Grazie alle fonti energetiche alternative<br />

siamo riusciti a fermare la fuga dei giovani»<br />

_<br />

Il sindaco Antonio Ruggiero intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />

ma la Regione smetta di osteggiarlo”.<br />

Perché?<br />

«L’eolico negli ultimi 30 anni ha<br />

rappresentato un settore importantissimo<br />

della Valfortore, basta<br />

guardare i dati. Se pensiamo solo<br />

alle royalty che le società versano<br />

ai Comuni: senza questi introiti<br />

avremmo chiuso già tutti i<br />

Comuni di quest’area. Per giunta<br />

qui lavorano 200 persone, come<br />

una piccola Fiat: senza queste<br />

opportunità avremmo avuto<br />

un’emigrazione anche più forte».<br />

E poi?<br />

«Ci sono dati importanti anche<br />

per i fitti che le aziende agricole<br />

ricevono dalle società dove si installano<br />

questi impianti. È fondamentale<br />

mantenere queste entrate<br />

per la nostra economia».<br />

Ma la Regione come si è mossa?<br />

«Palazzo Santa Lucia negli ultimi<br />

cinque anni ha inteso - in modo<br />

errato - che l’eolico potesse<br />

rappresentare un problema ambientale<br />

e il Fortore ha pagato<br />

una visione minoritaria rispetto<br />

al problema. In Campania zone<br />

come l’Avellinese o il Tammaro<br />

hanno protestato e a Napoli hanno<br />

pensato che l’eolico fosse negativo<br />

per tutti».<br />

Invece, non è così. Giusto?<br />

«Certo che no. Noi abbiamo visto<br />

l’eolico nascere, svilupparsi e<br />

ammodernarsi in maniera positiva.<br />

In altre zone si stanno portando<br />

avanti contestazioni che<br />

noi facemmo 30 anni fa. Credo<br />

che al Governatore sia arrivata<br />

l’idea che l’eolico fosse qualcosa<br />

di negativo. Ma non è così: ora<br />

noi vogliamo solo vincere la sfida<br />

della modernità. Tra 40 anni<br />

queste torri non ci saranno più<br />

perché i sistemi cambiano. E poi<br />

mi lasci dire una cosa: se questa<br />

provincia ha avuto un po’ di visibilità<br />

è stato grazie a un imprenditore<br />

eolico, l’avvocato Oreste<br />

Vigorito, che ha realizzato un sogno<br />

calcistico che ci ha portato<br />

alla ribalta nazionale. Se non ci<br />

fosse stato l’eolico Benevento sarebbe<br />

stata una provincia ancora<br />

sconosciuta».<br />

Ma il Fortore su cosa deve puntare?<br />

«Il nostro primo obiettivo deve<br />

essere l’ammodernamento degli<br />

impianti eolici, poi rilanciare<br />

l’asse viario della Fortorina e<br />

puntare sull’agricoltura di tipo<br />

locale di qualità, penso anche al<br />

grano duro».<br />

Qual è stata l’attenzione del governo<br />

regionale nei vostri confronti?<br />

«Guardi, molti giovani attendono<br />

da 4 anni i fondi per le loro<br />

aziende. Ma a Palazzo Santa Lucia<br />

devono capire che anche in<br />

questo territorio si fa industria.<br />

E lo dimostra l’eolico con marchi<br />

come Ivpc e Erg che hanno<br />

creato un sistema economico industriale<br />

che dà occupazione. Ma<br />

la Regione potrebbe darci una<br />

mano a valorizzare una produzione<br />

come il pomodoro di montagna,<br />

di particolare qualità, che<br />

potrebbe essere una grande risorsa<br />

come lo fu il tabacco negli<br />

anni Settanta».<br />

Lei come guarda al futuro?<br />

«Con grande speranza. Ma bisogna<br />

smetterla di pensare alle zone<br />

interne come aree marginali.<br />

Dobbiamo diventare territorio di<br />

collegamento tra la Puglia e il<br />

Molise, ma è necessario garantire<br />

assi viari che consentano dal<br />

Foggiano di arrivare rapidamente<br />

sulla Telesina e quindi a<br />

Roma. Così il Fortore diventerà<br />

strategico nel Mezzogiorno».


Foiano


Foiano


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 17 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

Zaccaria Spina<br />

impiegato<br />

comunale di 60<br />

anni<br />

GINESTRA<br />

DEGLI SCHIAVONI<br />

Il migliore paesaggio?<br />

Il volto di chi resiste<br />

Anche Rex, il cane dell’impiegato che cura tutto il verde,<br />

si dà da fare: aiuta il padrone con la carriola degli attrezzi<br />

anni<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Avia Creta ci stanno<br />

tre lampioni. Sono<br />

un po’ come le caravelle.<br />

Davanti i<br />

primi due, come la<br />

Nina e la Pinta, si intercettano le<br />

onde del radiogiornale proveniente<br />

dalla sede Rai pugliese.<br />

Davanti al terzo, la Santa Maria,<br />

si prende quello proveniente dalla<br />

Campania. Misteri dell’alta frequenza<br />

quando vivi in zone di<br />

confine estremo.<br />

Sì, Ginestra degli Schiavoni è il<br />

Comune più piccolo dell’intero<br />

<strong>Sannio</strong>. Tutti fanno l’errore di arrivarci<br />

e pretendere di vedere i lillipuziani<br />

o le casette degli hobbit.<br />

La verità è che qui sono molto,<br />

molto più svegli che in altre<br />

parti e fino a ieri, prima del Covid,<br />

a Ginestra facevano riferimento<br />

i turisti non solo del <strong>Sannio</strong>,<br />

ma anche dalla vicinissima<br />

Irpinia e del Foggiano: sagre,<br />

concerti, mercatini di Natale.<br />

Questo pugno di case nella Chiana<br />

Sant’Angelo da sempre ha costituito<br />

una tappa seria della via<br />

Francigena del Sud. Eppure, il vero<br />

paesaggio, la vera ricchezza<br />

che ti colpisce, sono i volti della<br />

gente, di quelli che resistono,<br />

combattono giorno dopo giorno<br />

per non andare via e trovare il<br />

modo di fare qualcosa di buono<br />

senza fare i bagagli. L’entusiasmo<br />

occorre per non farsi schiacciare<br />

dai numeri. Nel 2020 sono nati<br />

due bambini (gemellini), tre lo<br />

scorso anno. Lo spopolamento,<br />

Nel 2020 sono nati<br />

due gemelli.<br />

L’anno precedente<br />

soltanto tre<br />

quando tutto il Comune fa 400 e<br />

poco più abitanti, sarebbe una cosa<br />

seria di cui Stato e Regione dovrebbero<br />

occuparsi. Ma qui,<br />

quando si tratta di campagna elettorale,<br />

nessun partito viene a dire<br />

una parola. Non è che uno ha<br />

qualcosa contro: ma in cinque anni<br />

il consigliere regionale Erasmo<br />

Mortaruolo non si è mai visto. Poi<br />

vengono ripagati: pensate che qui<br />

alle Regionali lui, il suo Pd, ha<br />

preso un solo voto. Lo stesso dicasi<br />

per Mastella. Eppure di fondi<br />

specifici per i piccoli Comuni<br />

e di risorse per lo sviluppo delle<br />

aree più depresse e abbandonate<br />

del Paese, la Regione ne restituisce<br />

non spesi fino al 60 per cento:<br />

miliardi che qui potrebbero fare<br />

la differenza. Si ragiona a collegi<br />

e a voti possibili, mentre la<br />

Nessun consigliere<br />

regionale si è mai visto:<br />

il Pd ricambiato con un<br />

voto, come Mastella<br />

politica dovrebbe essere un’altra<br />

cosa.<br />

Tre amici seduti su una panchina<br />

a suo modo storica: è la stessa che<br />

ritrae i loro genitori quand’erano<br />

ragazzini. Cambia il modo di passare<br />

il tempo. Ora c’è l’approccio<br />

nervoso e ossessivo con i videogiochi<br />

sullo smartphone, pri-<br />

ma, magari, si parlava un po’ di<br />

più e con più attenzione.<br />

«Noi stiamo qui e aspettiamo,<br />

tanto lo sappiamo che questo paese<br />

è destinato a scomparire dalle<br />

carte geografiche, manca solo<br />

qualche anno, non di più», dice<br />

rassegnato Fabio Barile.<br />

«Che facciamo tutto il tempo?<br />

Noi proviamo ogni giorno a inventrarci<br />

qualcosa. Qui non ti regala<br />

niente nessuno e lo Stato non<br />

esiste», gli fa da eco Pasquale<br />

Colabelli.<br />

E quando facciamo per chiedere<br />

della scuola elementare si avvicina<br />

una ragazzina: «Quest’anno<br />

siamo in cinque». Ma anche la<br />

scuola qui ha saputo farsi rispettare.<br />

Lo scorso anno, la Media ha<br />

partecipato al concorso nazionale<br />

“Una fiaba per la montagna”,<br />

vincendo, nella sezione giovanile,<br />

il premio Parco Nazionale<br />

Gran Paradiso ed il Premio Città<br />

di Rivarolo Canavese grazie all’opera<br />

“Antonio e il torrente<br />

magico”, poi diventata anche un<br />

cartone animato.<br />

Il Covid, il distanziamento, addirittura<br />

la zona rossa, qui non ha<br />

alcun senso. Ci sono soltanto due<br />

bar (Babbuccio e Il Quadrifoglio)<br />

e ognuno distribuisce una<br />

decina di caffé al giorno e qualche<br />

manciata di birre. Immaginare a<br />

Ginestra l’asporto o il delivery è<br />

una presa per i fondelli, bella e<br />

buona. Come lo è l’equiparazione<br />

burocratica tra una attività in<br />

questo piccolissimo centro e una<br />

che apre in una grande città. Ci<br />

vogliono gli stessi documenti e,<br />

soprattutto, si devono pagare le<br />

stesse tasse. Per questo l’amministrazione<br />

fa di tutto per tenerle<br />

giù, con aliquote al minimo. Ma<br />

la lotta è impari se non si mette<br />

mano alle normative, semplificando<br />

fin dove si può.<br />

Ginestra è un piccolo gioiello. Al<br />

verde pubblico pensano Pasquale<br />

D’Agostino e il suo affezionatissimo<br />

Rex, un pastore tedesco<br />

di tre anni che lo aiuta a<br />

salire e scendere gli attrezzi da<br />

lavoro.<br />

Il museo dell’Energia, dove lavorano<br />

come servizio civile<br />

Efrem, Marialucia e Annamaria,<br />

richiamava scolaresche da tutta<br />

la Campania: due ore di apprendimento<br />

pratico di cosa significhino<br />

vento, acqua e sole per il<br />

fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico.<br />

Il vero gioiello è il centro sportivo<br />

realizzato a monte della villa<br />

comunale: un intero edificio,<br />

completamente arredato, capace<br />

di ospitare squadre di calcio per il<br />

ritiro. Magari, in questo periodo<br />

potrebbe diventare uno splendido<br />

Covid Hotel.<br />

GLI APPASSIONATI STUDI DI UN PROFESSORE CHE AMA PUBBLICARE LIBRI<br />

Luogo natìo di Ponzio Pilato: storia o leggenda?<br />

Confesercenti:<br />

«Rispettate sempre<br />

Sembra tutte suggerita le misure da una rilettura romantica de “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov<br />

chiusura colpo fatale»<br />

(effe) - Più che un approccio<br />

storico rigoroso, sembra una<br />

rilettura abbastanza fantasiosa<br />

del romanzo<br />

“Il Maestro e<br />

Margherita”<br />

dello scrittore<br />

russo Michail<br />

Bulgakov. Per il<br />

resto, la possibilità<br />

che Ponzio<br />

Pilato, governatore<br />

della<br />

Giudea ai tempi<br />

di Gesù Cristo,<br />

sia nato a Ginestra degli<br />

Schiavoni si rintraccia soltanto<br />

negli scritti di uno studioso<br />

locale, che a più riprese ha dato<br />

alle stampe pubblicazioni in<br />

tal senso. Che Ginestra degli<br />

Schiavoni abbia radici antiche<br />

è dimostrato dal fatto che essendo<br />

attraversata dalla via<br />

Traiana era uno dei punti di<br />

Assurdo che un bar<br />

che stacca dieci<br />

scontrini debba pagare<br />

tasse come uno in città<br />

_<br />

Luciano Disconzi (nel riquadro) e una veduta di Ginestra<br />

collegamento tra Benevento e<br />

Brindisi. Anche la via Francigena<br />

la lambisce a Sud. Certo<br />

e documentato è che gli avi di<br />

Pilato, la famiglia Vestina dei<br />

Ponzi, erano condottieri dell’esercito<br />

sannita. E proprio<br />

basandosi su questo, utilizzando<br />

la circostanza che la Chiana<br />

Sant’Angelo fosse stata per<br />

lungo tempo appannaggio dei<br />

Ponzi, il professor Luciano Disconzi<br />

ha lanciato la sua personalissima<br />

interpretazione.<br />

Che nessuno, a Ginestra, si sogna<br />

di smentire perché a modo<br />

suo questa leggenda fa molto<br />

snob nella narrazione delle radici<br />

di questo centro.<br />

Poi le fonti si diversificano e di<br />

luoghi dove si sostiene che sia<br />

nato Pilato sono almeno tre o<br />

quattro tra Abruzzo, Molise e<br />

Campania. Noi facciamo il tifo<br />

per Ginestra, ovvio.


martedì 17 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

Margherita<br />

Marchese, 29<br />

anni<br />

Fabio Barile,<br />

42 anni<br />

Pasquale<br />

Colabelli, 39<br />

anni<br />

Il titolare del bar<br />

Quadrifoglio<br />

Maria Lucia, 25<br />

anni<br />

Efrem, 20<br />

anni<br />

Annamaria,<br />

28 anni<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

L’INTERVISTA Zaccaria Spina, sindaco dei record, in amministrazione da 35 anni<br />

«Solo grazie all’eolico<br />

riusciamo a reggere»<br />

«Il tempo è scaduto, servono subito interventi seri<br />

per questi territori. L’emergenza Covid? Un’opportunità»<br />

_<br />

Zaccaria Spina intervistato dal direttore di 696, nel corso di un viaggio-inchiesta nelle zone interne<br />

Zaccaria Spina è un<br />

amministratore di lungo<br />

corso. Già 35 anni<br />

fa era consigliere comunale<br />

del più piccolo<br />

paese del <strong>Sannio</strong>. E ha iniziato<br />

a guidare dal 1994, da sindaco,<br />

la minuscola comunità di Ginestra<br />

degli Schiavoni, 439 abitanti<br />

e un antenato illustre come<br />

Ponzio Pilato. Ma col passare degli<br />

anni difendere questo spicchio<br />

sannita al confine con la Puglia è<br />

diventato sempre più difficile.<br />

Perché sindaco?<br />

«Semplice: abbiamo gli stessi obblighi<br />

e incombenze delle grandi<br />

città ma senza averne le strutture.<br />

E noi amministratori dobbiamo<br />

a volte sostituirci ai dipendenti<br />

e diventiamo anche lo sfogatoio<br />

delle esigenze dei cittadini.<br />

È un ruolo impegnativo che<br />

va fatto con passione altrimenti<br />

non si riesce a svolgere».<br />

Siamo nel cuore del Fortore, a<br />

suo giudizio come va riaperta<br />

la vertenza delle aree interne?<br />

«Intanto va riaperta subito altrimenti<br />

non avrà più senso parlarne<br />

perché potremmo assistere alla<br />

cessazione della materia del<br />

contendere. Di questo passo rischia<br />

di venire meno quel poco<br />

di vitalità che ormai è rimasta in<br />

queste zone».<br />

Quindi, cosa propone?<br />

«Gli amministratori locali non<br />

possono essere lasciati soli. Devo<br />

riscontrare che fino a oggi la<br />

vertenza delle aree interne è stata<br />

utilizzata, piuttosto che affrontata<br />

e risolta. Slogan e proclami<br />

ma nessun atto concreto<br />

che avesse effetti diretti su abitanti<br />

e amministratori locali».<br />

Ma voi amministratori che difficoltà<br />

avete incontrato?<br />

«Per quanto ci riguarda ci siamo<br />

distinti per aver messo in campo<br />

idee e grandi proposte che poi,<br />

però, si sono fermate sui tavoli<br />

più alti. In fondo non c’è stata<br />

mai un’interazione seria per attivare<br />

meccanismi effettivi e concreti<br />

con riflessi importanti sulla<br />

vita dei cittadini».<br />

Ma una realtà come Ginestra<br />

degli Schiavoni di cosa ha bisogno?<br />

«Intanto c’è la necessità di facilitare<br />

la vita di chi abita in questi<br />

territori. Poi bisogna favorire<br />

le condizioni per il ritorno della<br />

gente che è andata via ed evitare<br />

una nuova emigrazione. Ma ci<br />

vogliono norme diverse per i piccoli<br />

Comuni, non è possibile che<br />

un bar di un paesino come il nostro<br />

debba sottostare alle stesse<br />

incombenze e prescrizioni di chi<br />

apre un’attività in una città metropolitana».<br />

E allora, a cosa ha pensato?<br />

«Si deve puntare sulla semplificazione.<br />

Guardi ritengo che debba<br />

bastare un permesso del sindaco<br />

per avviare un’attività commerciale.<br />

Non possiamo pretendere<br />

condizioni capestro da chi<br />

fa dieci caffè o che vende 4 oggetti<br />

in un giorno. Altrimenti di<br />

questo passo scoraggiamo chiunque<br />

ad avviare una nuova attività.<br />

E, anzi, spingiamo quei pochi<br />

che resistono a chiudere».<br />

La scommessa sull’eolico per<br />

voi che cosa ha rappresentato?<br />

«Intanto ci permette di essere in<br />

vita e di stare aperti ma anche di<br />

realizzare dei progetti. Se pensavamo<br />

di reggere sugli incassi dei<br />

tributi dei cittadini, le cifre sono<br />

ridicole. Per non parlare dei trasferimenti<br />

dello Stato. Adesso anche<br />

l’Imu sui tralicci eolici viene<br />

pagata dalle aziende allo Stato e<br />

a noi resta solo una piccola parte.<br />

Ma grazie alle entrate dell’eolico<br />

non solo teniamo aperta<br />

una struttura comunale a disposizione<br />

dei cittadini, ma possiamo<br />

mantenere le tasse al minimo<br />

e realizziamo interventi seri e importanti<br />

sul territorio».<br />

Con la realizzazione del museo<br />

delle energie alternative che<br />

messaggio avete voluto lanciare?<br />

«Quando nacque nel 2009 era<br />

una iniziativa unica non solo a livello<br />

regionale. Ma la nostra idea<br />

era anche più ambiziosa, avremmo<br />

voluto realizzare un parco tecnologico<br />

per dimostrare agli studenti<br />

lo stretto rapporto tra natura<br />

e tecnologia. Ma i fondi non<br />

sono mai arrivati. Il museo, comunque,<br />

consente ai ragazzi di<br />

capire l’importanza dell’energia<br />

pulita per il nostro pianeta».<br />

Nel rapporto con la Regione cosa<br />

deve cambiare? E da De Luca<br />

cosa si aspetta?<br />

«Di sicuro deve esserci una inversione<br />

di tendenza. Non c’è più<br />

tempo da aspettare. Il Covid poteva<br />

essere una opportunità per<br />

i paesi dove c’è una densità abitativa<br />

più bassa. Si potevano riaprire<br />

le scuole investendo e dando<br />

vita a queste realtà limitando<br />

la mobilità e evitando la didattica<br />

a distanza a cui oggi siamo<br />

obbligati. Ma il Covid sta facendo<br />

riscoprire il turismo lento in<br />

luoghi non affollati come può essere<br />

il Fortore. Ma mi lasci dire<br />

che per ora è un’opportunità che<br />

non si sta raccogliendo».


Ginestra<br />

degli Schiavoni


Ginestra<br />

degli Schiavoni


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 24 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

PIETRELCINA<br />

_<br />

In alto e a lato due immagini della casa di Padre Pio<br />

Sarà porta d’Europa<br />

per il nuovo Rinascimento<br />

Opere di artisti di fama internazionale installate in Centro<br />

la trasformeranno in un museo all’aperto: case ai filmaker<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Pietrelcina gioca da sola<br />

una partita che la maggior<br />

parte dei comuni<br />

della zona dell’osso<br />

stanno combattendo e<br />

perdendo. E se si pensa che tutto<br />

è partito da una stanzetta disadorna,<br />

povera fino all’essenziale,<br />

si ha subito la percezione del miracolo<br />

compiuto da padre Pio: trasformare<br />

tutti i suoi sacrifici in<br />

benessere per le generazioni future.<br />

Pietrelcina è linda e pinta.<br />

Le strade del centro sono fatte di<br />

costosa pietra e anche le case non<br />

mostrano alcun segno di cedimento.<br />

Ha tremila abitanti ma ci<br />

sono due banche e una gioielleria.<br />

Lungo la strada che porta a<br />

Piana Romana e prima di entrare<br />

in paese spuntano ville milionarie<br />

con piscine. Gli agriturismi sono<br />

a cinque stelle e sono macchine<br />

che non si fermano mai: producono<br />

soldi su soldi.<br />

Eppure, fermare tutto questo è<br />

stato semplice. Qui più che in altre<br />

parti c’è il senso compiuto del<br />

dover dare l’esempio. I frati hanno<br />

messo lucchetti ovunque.<br />

Chiusa la casa di Padre Pio a Piana<br />

Romana, sbarrata la cappella<br />

dove si è ritirato in preghiera Papa<br />

Francesco: lì c’è l’olmo dove<br />

il Santo ha ricevuto le stimmate.<br />

E il Comune ha serrato il Museo<br />

e reso non accessibili le case in<br />

centro (mamma e fratello di Padre<br />

Pio): non si possono accogliere<br />

pellegrini o visitatori se tutti<br />

gli altri attorno a te soffrono la<br />

chiusura.<br />

Nel frattempo, raccogliendo l’appello<br />

dell’arcivescovo Felice Accrocca,<br />

Pietrelcina si è messa al<br />

centro di una filiera che potrebbe<br />

trasformarla nella capitale di<br />

un nuovo Rinascimento e mentre<br />

tutti gli altri pensano alle strade<br />

e ai servizi, qui si progetta Art<br />

Soul. Cos’è? Si parte dalla spiritualità,<br />

si usa l’Arte e si occupano<br />

spazi pubblici e tutto questo<br />

per trattenere i giovani e non perdere<br />

il proprio futuro. Il progetto<br />

è semplice ma potente: una speciale<br />

commissione, di altissimo<br />

profilo, ogni anno sceglierà un artista<br />

di fama internazionale al<br />

quale verrà chiesto di realizzare<br />

un’opera da portare a Pietrelcina,<br />

trasformando tutto il paese in un<br />

museo a cielo aperto. Sono già<br />

pronti. Presieduta da Vincenzo<br />

Trione, professore ordinario di<br />

Arte e media all’Università Iulm<br />

di Milano, la Commissione è<br />

composta dai maggiori critici<br />

d’arte italiani: Gianfranco Maraniello,<br />

ex direttore del Mart; Mar-<br />

gherita Guccione, direttore generale<br />

per la creatività del Mibact;<br />

Laura Valente, presidente del museo<br />

Madre di Napoli; Massimo<br />

Donà, professore ordinario di Filosofia<br />

Teoretica all’università<br />

San Raffaele di Milano; Gianluca<br />

Peluffo, architetto fondatore<br />

dello Studio Peluffo & Partners<br />

ricercatore all’università Kore di<br />

Enna; e Anna Luigi De Simone,<br />

professore associato di Cinema,<br />

fotografia e televisione all’università<br />

Iulm di Milano, segretario<br />

della Commissione.<br />

Non è tutto. A partire dal prossimo<br />

anno, le case del borgo antico<br />

saranno trasformate in residenze<br />

per artisti, pronte ad ospitare<br />

videomaker e creatori digitali<br />

che così saranno incentivati a<br />

realizzare contenuti per far conoscere<br />

l’iniziativa. Opere d’arte,<br />

divulgatori e un tema importante,<br />

“I migranti”, così da legare<br />

idealmente questa zona interna a<br />

Lampedusa, proponendo Pietrelcina<br />

come porta culturale d’Europa.<br />

La posa della prima opera<br />

è prevista per il Natale del 2021.<br />

Diventata un caso nazionale dopo che se ne è occupato il Corriere della Sera, è ancora irrisolta<br />

Il pasticciaccio brutto della casa albergo<br />

La parabola dell’albergo dei<br />

pellegrini rappresenta il lato<br />

oscuro di Pietrelcina. Svolge<br />

una funzione mistica e un richiamo<br />

all’eterna e incompiuta<br />

lotta tra il bene e il male. Come una testimonianza<br />

che anticipa territori tanto<br />

sacri quanto benedetti, l’enorme stabile<br />

in via Guardiola è l’esempio compiuto delle<br />

buone intenzioni di cui sono lastricate le<br />

strade dell’inferno. Del resto, se è vero che<br />

ovunque ci sia Satana c’è anche Dio, l’affermazione<br />

sarà buona per il contrario. Il<br />

sogno di una grandeur che avrebbe potuto<br />

portare Pietrelcina a competere con San<br />

Giovanni Rotondo, ampliandosi di strutture<br />

ricettive per sostenere il flusso di pellegrini in visita ai luoghi<br />

dove è vissuto padre Pio, precede la proclamazione della sua<br />

Santità, il 16 giugno del 2000. La struttura si deve calcolare in<br />

lire: sette miliardi di investimento per la sua realizzazione. L’albergo<br />

è stato realizzato, completo di tutto. Una struttura enorme:<br />

superficie complessiva dell’area 16.089 metri quadri, di cui<br />

5mila costituiti da un immobile di tre piani e quattro corpi di fabbrica.<br />

Il problema è che dopo avrebbe dovuto funzionare, essere<br />

gestito. E qui s’inceppa tutto. Il primo vero sgambetto lo ha<br />

messo la Regione, che prima ha offerto i fondi a copertura per<br />

la gestione in gara di appalto e poi li ha ritirati, lasciando il Comune<br />

con il bene assegnato ma senza soldi. Anni e anni di polemiche<br />

e contenzioso. Che terminano quando la Regione ammettere<br />

l’errore e impone all’Asl di Benevento l’acquisizione<br />

per farne una casa di riposo e un Hospice: il bene passa dal Comune<br />

all’Azienda sanitaria per 2,5 milioni di euro. Era il 2005<br />

e già all’epoca sembrò una vera forzatura. Visto che i fondi erano<br />

pubblici e non privati, della pratica<br />

realizzazione del progetto se ne sono infischiati<br />

in molti. Il risultato è che nel giro<br />

di pochi anni tutto quello che era all’interno<br />

dell’oramai ex albergo dei pellegrini<br />

è stato rubato. Tutto. Non solo.<br />

Nel frattempo Padre Pio è diventato Santo<br />

e Pietrelcina è arrivata a ospitare fino<br />

a 5 milioni di pellegrini ogni anno. La<br />

beffa, lo zampino del diavolo, è che chi<br />

ha immaginato la realizzazione della casa<br />

albergo dei pellegrini l’ha fatto piazzandola<br />

in una posizione strategica: contrada<br />

Guardiola è un passaggio obbligato<br />

per chi va in visita a Piana Romana,<br />

dove il Santo ha abitato e dove ha ricevuto<br />

le stimmate. Passa che ti ripassa, tra i 5 milioni di visitatori<br />

c’è stato sempre qualcuno che si è chiesto cosa fosse quel<br />

rudere. Lo scandalo, insomma, è montato fino a diventare un<br />

caso nazionale attraverso le colonne del Corriere della Sera. Notorietà<br />

cornuta e indigesta come una mela avvelenata o proibita<br />

servita a chi, di li a poco, avrà a che fare con la stessa santità<br />

che si respira a Lourdes o a Fatima. Dei sette miliardi di lire<br />

investiti oggi resta solo la scocca di cemento. L’Asl di Benevento,<br />

a partire 2010, ha tentato più volte di venderlo, ma il prezzo<br />

di acquisto proposto: i 2,5 milioni sborsati per risarcire il Comune<br />

(e obbligatori per rispettare il valore di un bene pubblico)<br />

hanno tenuto lontani tutti i possibili interessati. A oggi quella<br />

struttura è un ottimo rifugio per tossicodipendenti e per qualche<br />

lucciola che si offre a basso prezzo.Quel che sarà è un ingorgo<br />

a croce uncinata che Gadda avrebbe definito un pasticciaccio<br />

brutto.<br />

EFFE


martedì 24 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

Due mesi fa ha festeggiato cento anni a Piana Romana<br />

Storia di Alberto,<br />

amico del Santo<br />

Cresciuto con padre Pio, ha avuto il privilegio<br />

di pregare da solo con Papa Francesco<br />

Alberto Orlando<br />

due mesi fa ha festaggiato<br />

cento<br />

anni. La sua è una<br />

storia che ha dell’incredibile<br />

ma non per la veneranda<br />

età che ha raggiunto,<br />

anche se già basterebbe. Lui ha<br />

altri record, ben più importanti.<br />

Per i primi venti anni della<br />

sua vita è stato amico di<br />

Francesco Forgione, poi diventato<br />

padre Pio. E chi, in vita,<br />

può dire di aver conosciuto,<br />

scherzato e riso con un santo? Lui, zi’ Alberto, è il re indiscusso<br />

di Piana Romana, il luogo sacro dove tutta la mistica<br />

di padre Pio s’è compiuta. La visita di Papa Francesco a Pietrelcina<br />

ha avuto un unico scopo: riconoscere le stimmate come<br />

un miracolo e non è un caso che si sia fermato a pregare<br />

nella cappellina dove viene custodito l’olmo ai piedi del quale<br />

padre Pio le ricevette. Bene, gli unici ammessi a pregare<br />

con il Papa sono stati Alberto Orlando e la moglie Pasqualina,<br />

lei da poco scomparsa. E oggi chi incontra per caso Alberto<br />

dice che ha un altro dono: ti guarda e ti spiega la tua vita.<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Si è fermato il flusso<br />

dei pellegrini, ma non<br />

le preghiere per San<br />

Pio. Pietrelcina resta<br />

sempre una tappa di<br />

grande spiritualità, anche se i<br />

luoghi del frate delle stimmate<br />

sono insolitamente deserti. In<br />

Municipio il sindaco Domenico<br />

Masone resta in trincea in questa<br />

emergenza Covid-19. Lui, si<br />

appresta a lasciare nella prossima<br />

primavera il comando dell’amministrazione<br />

comunale,<br />

che ha guidato con una sola interruzione<br />

ormai per un ventennio.<br />

«Ventennio è una parola che<br />

non mi piace perché evoca altri<br />

periodi della storia. È vero, ho<br />

vissuto tutta la storia più importante<br />

di Pietrelcina, una fase<br />

di straordinaria crescita che<br />

ci ha portato poi due anni fa all’incontro<br />

con Papa Francesco,<br />

che è voluto venire qui a Piana<br />

Romana per dimostrare la centralità<br />

di San Pio e di Pietrelcina<br />

per i fedeli».<br />

Ora dobbiamo sperare in San<br />

Pio per battere questo virus?<br />

Voi qui come state vivendo<br />

questa emergenza?<br />

«A San Pio si chiede aiuto per<br />

la propria serenità. Guardi, uno<br />

degli aspetti di San Pio sbalordisce:<br />

è stato uno dei pochi santi<br />

positivisti. L’unico miracolo<br />

certo per lui era l’uomo con la<br />

sua capacità e intelligenza. Tant’è<br />

che ha costruito un ospedale<br />

per aiutare gli ammalati ad<br />

avere la speranza di una guarigione».<br />

Molti malati si rivolgono a San<br />

Pio in questa fase così difficile<br />

per tutti noi. Cosa ne pensa?<br />

«Le preghiere sono balsamo per<br />

l’animo, ora dobbiamo avere fiducia.<br />

Ringrazio quanti soffrono<br />

e pregano San Pio ma il nostro<br />

riconoscimento va a quanti<br />

si stanno prodigando per aiutare<br />

chi sta male. Il Covid non<br />

è solo una sofferenza fisica ma<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco Domenico Masone dopo 20 anni di amministrazione si prepara a lasciare<br />

«La visita del Papa<br />

la nostra vera svolta»<br />

«Il Covid ha fermato i pellegrini non le preghiere»<br />

_<br />

Il sindaco Domenico Masone intervistato dal direttore di 696 Ottochannel, Pierluigi Melillo<br />

anche mentale per l’angoscia<br />

del futuro. Da questo luogo arriverà<br />

sempre un segnale di speranza».<br />

L’emergenza Coronavirus come<br />

ha fermato il turismo religioso.<br />

A Pietrelcina come va?<br />

«Anche qui la crisi si sente. Ma<br />

noi abbiamo, però, un pregio:<br />

in fondo la nostra è una microeconomia,<br />

non abbiamo<br />

grandi investitori, ma piccole<br />

famiglie che hanno aperto bar,<br />

negozietti, piccole botteghe: loro,<br />

hanno la dignità di non piangere,<br />

capiscono il momento con<br />

la speranza che ci sia una ripresa.<br />

In estate, per la verità,<br />

c’è stata e hanno recuperato<br />

qualcosa, ma adesso non si<br />

piangono addosso, hanno chiuso<br />

con la speranza che i loro sacrifici<br />

non siano vanificati».<br />

In tutti questi anni Pietrelcina<br />

come è cambiata?<br />

«Quando venni eletto Pietrelcina<br />

era considerata l’appendice<br />

di San Giovanni Rotondo: non<br />

sapevano neppure che era in<br />

Campania. Il Papa ha fatto diventare<br />

nota Pietrelcina in tutto<br />

il mondo. E ci ha dato una grande<br />

responsabilità perché qui<br />

vengono da ogni parte. Oggi,<br />

grazie anche alla collaborazione<br />

dei cittadini, e con l’utilizzo<br />

dei fondi abbiamo rifatto tutto<br />

il centro storico. In fondo a Pietrelcina<br />

si viveva poco di terziario<br />

e molto di agricoltura.<br />

Ma dove siamo arrivati è davvero<br />

inimmaginabile, grazie anche<br />

all’utilizzo delle nuove tecnologie.<br />

Ma un popolo di 3mila<br />

abitanti non ce la fa da solo».<br />

In che senso? Il rapporto con<br />

la Regione com’è stato in questi<br />

anni?<br />

«La Regione c’è sempre stata<br />

molto vicina. Da Bassolino a<br />

Caldoro ora con De luca. Ma<br />

non possiamo aspettare che le<br />

altre istituzioni oltre alle risorse<br />

ci diano anche le idee. Ma<br />

Pietrelcina ha bisogno degli altri,<br />

di grandi investitori per costruire<br />

gli alberghi perché il pellegrinaggio<br />

diventi stanziale».<br />

E con la città di Benevento come<br />

va?<br />

«Rapporti ottimi, abbiamo firmato<br />

un protocollo: stiamo costruendo<br />

la via dello spirito.<br />

Dobbiamo affiancarci alla grande<br />

storia di Benevento, dove ci<br />

sono le spoglie di San Bartolomeo,<br />

è una città metropolita, ha<br />

tante potenzialità dobbiamo<br />

metterle insieme».<br />

I vescovi hanno acceso i riflettori<br />

sui problemi delle zone interne.<br />

Cosa ne pensa?<br />

«Sono molto vicino al nostro vescovo,<br />

è illuminato e gli siamo<br />

grati per quello che fa. Ma<br />

quando altri riempono il vuoto<br />

della politica è una sconfitta».<br />

A maggio lascia la guida del<br />

comune, qual è la sfida di Pietrelcina<br />

per il futuro?<br />

«Chi verrà avrà una grande responsabilità.<br />

Vorrei essere ricordato<br />

per un particolare: ho<br />

garantito sempre massima libertà,<br />

anche chi era contro di<br />

me non ha mai dovuto temere<br />

nulla. Ora non c’è bisogno di<br />

una sola persona ma di un<br />

gruppo perciò non mi piace la<br />

parola ventennio. Per Pietrelcina<br />

passa anche il futuro del<br />

territorio. Ma dobbiamo credere<br />

nei ragazzi che sono il futuro:<br />

lascerò a un giovane che<br />

ha già più esperienza di Di Maio.<br />

E questo è già un bel risultato».


Pietrelcina


Pietrelcina


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 24 novembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Tra i paesi<br />

dell’osso<br />

La Fortorina<br />

La bretella che doveva unire Tirreno e Adriatico<br />

Dalle idee di Cavour<br />

ai lavori lumaca di oggi<br />

PROTESTA. L’arcivescovo Accrocca ha dovuto alzare la voce<br />

chiedendo al primo ministro Conte di intervenire sui cantieri<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

Cavour era uno lungimirante.<br />

Quando si<br />

parla di “visione”,<br />

“stategia”, è impossibile<br />

non annoverare<br />

il Conte Camillo Benso tra i<br />

massimi esponenti, con pensieri<br />

che portavano alla creazione del<br />

Barolo...e magari dell'Italia unita.<br />

E il Conte, guardando la cartina<br />

dell'Italia unita, e consapevole<br />

che fare gli italiani fosse compito<br />

assai difficile, era conscio che<br />

in quel territorio disomogeneo,<br />

diversificato, specie al Sud, servissero<br />

collegamenti, strade, ferrovie,<br />

per unire le potenzialità del<br />

mare, dei porti e creare nuove rotte<br />

commerciali. Unire Tirreno e<br />

Adriatico era fondamentale, e<br />

Cavour lo sapeva bene: serviva<br />

una strada che unisse le aree del<br />

Fortore al <strong>Sannio</strong>, e ovviamente<br />

alla Puglia, al Molise.<br />

Idea ottima, quanto poi a realizzarla,<br />

mettere insieme le volontà,<br />

gli interessi e creare l'humus<br />

giusto ce ne passa. E ce n'è passato<br />

e ancora oggi il Fortore trova<br />

di certo una identificazione più<br />

netta nell'essere zona isolata che<br />

collegata alle grandi arterie: certo,<br />

ci sono la statale 212, la 87, la<br />

369, ma tra curve e tratti dissestati<br />

un collegamento che permetta<br />

tempi ragionevoli di percorrenza,<br />

sicurezza nel transito e<br />

la possibilità di insediamenti<br />

commerciali e industriali era assolutamente<br />

necessario.<br />

Ne è nata, ed è arrivata la variante<br />

alla statale 212, quella che oggi<br />

viene chiamata Fortorina appunto.<br />

Tra i vari stop, le proteste<br />

e gli intoppi tipici, relativi a<br />

un'opera infrastrutturale, nel 2012<br />

il I tratto dell'arteria, che porta da<br />

Pietrelcina fino a Pesco Sannita,<br />

compiendo già un passo importantissimo<br />

in termini di riduzione<br />

dei tempi di percorrenza da<br />

quelle aree fino al capoluogo.<br />

I lavori sono poi proseguiti fino<br />

all'arrivo allo svincolo di San<br />

Marco dei Cavoti: pochi chilometri<br />

in più, è vero, ma fondamentali<br />

per quelle comunità, per<br />

la loro vita, per la loro sopravvivenza.<br />

E a San Marco dei Cavoti oggi<br />

arriva la variante alla Statale 212<br />

Fortorina, lì c'è il cantiere per farla<br />

proseguire. I soldi ci sono, si<br />

andrà avanti per altri 2,6 chilometri<br />

tra viadotti e gallerie. E' il<br />

secondo stralcio del primo lotto<br />

dell'opera, che col primo stralcio<br />

completerà tutto il primo lotto,<br />

evitando di passare nel centro storico<br />

del Comune di San Marco<br />

dei Cavoti e dunque garantendo<br />

altri chilometri “veloci” a chi da<br />

quelle aree viaggia verso Benevento.<br />

Il resto, il II lotto, farà agganciare<br />

questa variante a San Bartolomeo<br />

in Galdo, con il percorso<br />

che è allo studio, e da lì, dunque,<br />

creare un collegamento veloce,<br />

efficiente, sicuro, moderno con<br />

due regioni: la Puglia e il Molise.<br />

E' innegabile, è un'opera fondamentale<br />

per quelle terre, che in<br />

questi anni hanno innegabilmente<br />

perso funzione: se si va a guardare<br />

i paesini fortorini, tout court,<br />

ci si trova davanti alla tendenza<br />

univoca allo spopolamento, con<br />

i ragazzi che emigrano per studiare<br />

e per lavorare, alla denatalità<br />

spinta con pochissimi nuovi<br />

nati e ad un invecchiamento galoppante<br />

con l'età media che si alza<br />

sempre di più.<br />

Va da sé che in queste condizioni<br />

non ci siano spinte produttive,<br />

con le energie alternative a fare<br />

da unico baluardo per i territori,<br />

portando lavoro, portando professionalità<br />

giovani a restare sul<br />

territorio e metter su famiglia.<br />

E in questo, è ovvio, la parte infrastrutturale<br />

fa tanto: con collegamenti<br />

veloci per Benevento,<br />

per Foggia, per Campobasso va<br />

da sé che si invertirebbe il destino<br />

dell'area. Chiaramente la Fortorina,<br />

fondamentale, non è la panacea<br />

di ogni male e sarebbe assurdo<br />

pensarlo: serve lavorare anche<br />

sugli altri collegamenti, per<br />

unire quest'arteria anche alle altre<br />

aree del Fortore che altrimenti<br />

verrebbero tagliate fuori.<br />

Come l'area del Tammaro, ad<br />

esempio: sarebbe un errore strategico<br />

creare un'opera di collegamento<br />

per un'area isolata trascurando<br />

parte di quell'area, un errore<br />

che non piacerebbe affatto<br />

a...Cavour.<br />

La testimonianza. Il tracciato dell’asse viario ha “dimenticato” Montefalcone di Val Fortore<br />

«In ambulanza con i pazienti sudiamo freddo»<br />

DI MARIETERESA DE LUCIA<br />

“Ogni volta che carichiamo in<br />

ambulanza un paziente sudiamo<br />

freddo, ci accompagna la<br />

paura. Le strade rappresentano<br />

un limite quotidiano che nelle<br />

situazioni di emergenza si fa<br />

dramma”.<br />

Giuliano Lucarelli, autista soccorritore<br />

della Misericordia e<br />

tra i fondatori del comitato civico<br />

Viabilità Negata racconta<br />

il gap che lascia gli abitanti di<br />

Montefalcone Valfortore a<br />

combattere contro gli stessi<br />

problemi da oltre cinquant'anni.<br />

“Siamo dotati di una barella<br />

ammortizzata ma praticamente<br />

tutte le strade da affrontare<br />

per raggiungere l'ospedale sono<br />

completamente dissestate,<br />

per i pazienti è davvero dura”.<br />

E il tracciato della Fortorina<br />

per Montefalcone non passa.<br />

Praticamente una beffa che<br />

manca il bersaglio per pochi<br />

chilometri.<br />

“Fortorina... per modo di dire<br />

– spiega ancora Lucarelli -. I<br />

paesi della Valfortore che per<br />

ora beneficiano di quel tracciato<br />

sono davvero pochi, ad eccezione<br />

di Foiano. Per noi l'isolamento<br />

resta quello di sempre<br />

come i disagi e le paure”.<br />

Disagi e paure che non hanno<br />

impedito alla caparbietà degli<br />

abitanti del Fortore di chiedere<br />

e lottare per le proprie esigenze.<br />

Proprio dal piccolo centro del<br />

Fortore, infatti, qualche anno<br />

fa è partita una lotta senza altre<br />

bandiere che quella del miglioramento<br />

delle condizioni<br />

stradali. Una lotta a suon di slogan<br />

con numerose manifestazioni<br />

che hanno sensibilizzato<br />

istituzioni e prodotto qualche<br />

risultato.<br />

“Per noi – prosegue Lucarelli<br />

– risulta essenziale il rifacimento<br />

della strada provinciale<br />

45. Attualmente 39 chilometri<br />

dissestati per i quali continuiamo<br />

a soffrire ma per la quale<br />

sono in corso lavori di rifacimento<br />

che rappresentano già<br />

un grande risultato e una speranza.<br />

Per imboccare la Fortorina<br />

dobbiamo raggiungere<br />

San Marco dei Cavoti e resta<br />

comunque più comoda la provinciale<br />

45 ma è ancora troppo<br />

dissestata”.<br />

Un disagio che costa in termini<br />

di qualità della vita degli abitanti<br />

ma anche e soprattutto in<br />

termini di sviluppo. “Praticamente<br />

ogni volta che qualche<br />

imprenditore raggiunge la zona<br />

si rende conto che il percorso<br />

risulta impervio e rinuncia<br />

ad ogni investimento. Deve essere<br />

chiaro che si fa prima a<br />

percorrere il tratto che divide<br />

Benevento da Napoli che quello<br />

che separa Montefalcone e<br />

Benevento”.<br />

La Fortorina avrebbe potuto<br />

rappresentare una via d'uscita.<br />

“Si parla di una bretella che<br />

possa collegare la strada anche<br />

a Montefalcone – commenta<br />

ancora Lucarelli - ma è ancora<br />

tutto nebuloso. Certo una<br />

strada a scorrimento veloce farebbe<br />

realmente la differenza”.


martedì 24 novembre 2020<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

L’INTERVISTA. Il presidente della Provincia: “La pandemia ha mostrato l'importanza delle infrastrutture immateriali”<br />

Di Maria: «Opera attesa,<br />

ora bisogna accelerare»<br />

«La viabilità resta una priorità per l'intera area e i ritardi accumulati non sono tollerabili»<br />

DI IMMA TEDESCO<br />

Saranno necessari<br />

altri fondi per<br />

completare tutto il<br />

tragitto progettato<br />

Attesa da tempo, da sempre considerata<br />

arteria fondamentale per<br />

far emergere intere aree ricche di<br />

storia, di cultura e tradizioni che<br />

tanto hanno dato e che tanto ancora<br />

possono dare. Zone che con<br />

maggiori infrastrutture, non solo<br />

viarie ma anche immateriali<br />

come la rete, potrebbero esprimere<br />

quel valore aggiunto per<br />

rendere il <strong>Sannio</strong> sempre più attrattivo.<br />

E la Fortorina rappresenta<br />

tutto questo, non una semplice<br />

infrastruttura ma un progetto<br />

più ampio che consenta a<br />

questi territori di raggiungere velocemente<br />

il capoluogo e non solo.<br />

Proprio sulla viabilità sta puntando<br />

il presidente della Provincia<br />

di Benevento, Antonio Di<br />

Maria che per la Fortorina parla<br />

di “un'opera attesa da tempo”e<br />

che precisa “non è di competenza<br />

del nostro Ente anche se la<br />

Provincia è attenta e segue gli<br />

sviluppi di quest'opera fondamentale<br />

per il territorio sannita.<br />

Ad oggi sono stati affidati i lavori<br />

per la realizzazione del tratto<br />

che va da San Marco dei Cavoti<br />

verso San Bartolomeo in<br />

Galdo, ma sicuramente saranno<br />

necessari ulteriori fondi per il<br />

completamento definitivo e portarla<br />

fino al collegamento con la<br />

Fondovalle che collega con la<br />

Puglia”.<br />

Un'infrastruttura per la quale il<br />

presidente garantisce l'impegno<br />

degli enti territoriali: “La Provincia<br />

di Benevento insieme al<br />

sindaco di Benevento, Mastella,<br />

sta lavorando ad un 'Contratto<br />

istituzionale di Sviluppo' e sicuramente<br />

inseriremo per quanto di<br />

nostra competenza il completamento<br />

di quest'opera essendo<br />

fondamentale e indispensabile<br />

per tutto l'Alto Fortore nonché<br />

per il collegamento con la Puglia”.<br />

E dunque, Di Maria non ha<br />

dubbi: “E' un'opera che il territorio<br />

attende da troppi anni e mi<br />

auguro che possa diventare fruibile<br />

nel più breve tempo possibile”.<br />

La speranza, pertanto, è riuscire<br />

a garantire un assetto viario più<br />

funzionale per questi territori.<br />

Obiettivo al centro dei vari interventi<br />

realizzati dall'Ente con<br />

sede alla Rocca dei Rettori: “La<br />

viabilità è stata sempre una priorità<br />

di questa presidenza - ribadisce<br />

Di Maria - tant'è vero che<br />

abbiamo dato un'accelerata per<br />

queste opere e ci saranno anche<br />

altri interventi non solo nel Fortore,<br />

ma in tutta la provincia sannita”.<br />

E tra gli interventi effettuati il<br />

presidente della Provincia ricorda:<br />

“Stiamo realizzando su tutta<br />

la rete provinciale stradale le strisce<br />

orizzontali, stiamo lavorando<br />

alla regimentazione delle acque.<br />

Sicuramente c'è ancora molto<br />

da fare. C'è un piano di investimenti<br />

che partirà a inizio 2021<br />

con almeno una trentina di interventi<br />

in tutta la provincia. Abbiamo<br />

fatto un'analisi tecnica sull'intera<br />

viabilità, per cui saranno<br />

coinvolti un po' tutti i comuni e il<br />

Fortore nel Piano Triennale delle<br />

Opere pubbliche della Provincia<br />

assorbe il 46 per cento degli<br />

investimenti. La sfida è riuscire a<br />

risolvere la problematica della<br />

viabilità e completare tutti gli interventi,<br />

pur consapevole che non<br />

si tratta di un obiettivo semplice”.<br />

Ma dalle infrastrutture materiali<br />

l'attenzione si sposta anche a<br />

quelle infrastrutture 'immateriali'<br />

come la rete, che forse oggi più<br />

che mai con la pandemia sono risultate<br />

essenziali: “La viabilità è<br />

una priorità ma è una priorità<br />

Con Mastella<br />

lavoriamo a un<br />

contratto istituzionale<br />

di sviluppo<br />

anche la 'viabilità' della trasmissione<br />

dei dati. Il Fortore ha anche<br />

questi problemi, come altri<br />

territori. E la pandemia ci ha insegnato<br />

l'importanza delle infrastrutturali<br />

immateriali”. Una necessità<br />

diventata sempre più impellente<br />

per cittadini e aziende<br />

che operano in queste aree: “Senza<br />

rete si è costretti a delocalizzare”,<br />

commenta ancora Di Maria<br />

che pone l'accento anche sugli<br />

effetti che queste problematiche<br />

possono comportare per il<br />

territorio: “Diventa anche un problema<br />

del costo del lavoro perché<br />

si rischia per trasmettere dei<br />

dati di impiegare molto più tempo<br />

di chi opera in altre aree”. E<br />

così dalla Fortorina l'attenzione<br />

si sposta sull'intero assetto viario<br />

passando dalla rete stradale<br />

alla rete telematica.


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 24 novembre 2020<br />

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Tra i paesi<br />

dell’osso<br />

MONTESARCHIO Regina dell’Appia, per molti secoli<br />

al centro delle rotte commerciali della Campania<br />

Bella ma ribelle<br />

Stregò i poeti<br />

RIAGGANCIARE LO SVILUPPO. Il timore di aprirsi<br />

ha rallentato la crescita del centro caudino<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

Fu l’unico paese a<br />

non votare fascista<br />

nel ‘24, e i gerarchi le<br />

presero anche<br />

Ridente cittadina... Si<br />

dovrebbe iniziare così<br />

quando si racconta<br />

un paese, specie se<br />

piccolo, grazioso e di<br />

provincia no? E parlando di Montesarchio<br />

ci starebbe pure dire ridente<br />

cittadina, ma forse più che<br />

ri-dente, per descrivere il centro<br />

più grande della provincia di Benevento<br />

è adatto ri-belle. Eh sì,<br />

senza scomodare le Forche Caudine<br />

e il “mazziatone” che proprio<br />

da queste parti presero i Romani<br />

ce ne sono di episodi che<br />

raccontano una cittadina, già cittadina<br />

appunto, ribelle. Si potrebbe<br />

raccontare dei moti del<br />

1848 e di un processo a chi si ribellava<br />

al potere costituito, e lo<br />

faceva, pare, sfruttando l'unica<br />

occasione di incontro e conciliabolo<br />

possibile senza dare nell'occhio:<br />

le processioni in onore della<br />

Madonna. Si potrebbe raccontare<br />

delle elezioni del 1924 e di<br />

un unico paese che non vota per<br />

il Listone Nazionale del Partito<br />

Fascista, con le autorità mussoliniane<br />

che vogliono vederci chiaro<br />

e inviano dirigenti di partito...che<br />

se ne tornano “carichi di<br />

meraviglia” come si dice da queste<br />

parti e soprattutto di mazzate,<br />

prese pure per mano dei fascisti<br />

locali. O di una sfida a pallone ai<br />

tedeschi durante la seconda guerra<br />

mondiale, con una selezione di<br />

ragazzi locali che avrebbero dovuto<br />

fare solo da sparring partner,<br />

senza manco toccarli quei soldati<br />

là, che meglio una partita persa<br />

che perdere altro, e invece vincono,<br />

incitati dal pubblico-città<br />

che vede in quei ragazzi un simbolo<br />

di riscatto. Se ne potrebbero<br />

dire tante di questo tipo dunque,<br />

di una città paciosa e veramente<br />

ridente tra i suoi locali della<br />

movida, nota in tutto il circondario,<br />

e i suoi panorami splendidi,<br />

ma che è un po' come il Cavaliere<br />

Nero di Proietti, per intenderci.<br />

E quella ribelle è una<br />

delle anime di Montesarchio, non<br />

l'unica naturalmente. Cittadina<br />

commerciale per la sua posizione<br />

strategica fin dai tempi di Roma:<br />

passaggio obbligato sull'Appia<br />

e dunque sede dell'antica Caudium,<br />

cantata e apprezzata da<br />

poeti e cantori.<br />

Ma...Il punto è proprio questo.<br />

Che c'è un ma: l'Appia regina viarum<br />

ha avuto un regno lunghissimo,<br />

altro che epoca vittoriana,<br />

e fino agli anni 90 ha reso la cittadina<br />

un polo commerciale privilegiato,<br />

famosa in particolare<br />

per l'eccellenza nel lavorare la terracotta,<br />

la creta e produrre pentole,<br />

di qui il nomignolo degli abitanti<br />

“i pignatari”. Ma oggi... Beh<br />

oggi, in tempi in cui la velocità è<br />

tutto, una strada che attraversa<br />

tanti paesi e centri abitati, unita a<br />

una ferrovia modello trenino del<br />

parco giochi Montesarchio quel<br />

ruolo è andato perdendolo. Tagliata<br />

fuori dalle grandi infrastrutture<br />

presenti e in divenire: la<br />

Fondo Valle – Isclero, il raddoppio<br />

della Telese Caianello, le rotte<br />

commerciali sono cambiate e<br />

Montesarchio ha perso centralità.<br />

Ci si veniva addirittura dal<br />

L’Appia ha ormai<br />

perso funzione e le<br />

nuove arterie tagliano<br />

fuori la città<br />

Molise per far compere, di abiti<br />

e non solo, e nelle serate estive<br />

“la piazzetta”, o “Piazza Carlo<br />

Poerio” brulicava di ragazzi di<br />

tutta la provincia di Benevento e<br />

anche da quella di Caserta per i<br />

locali.<br />

Corsi e ricorsi storici: accadde così<br />

anche per la vecchia Caudium,<br />

che dagli antichi splendori finì in<br />

declino. E salvo riacquistare centralità<br />

quando sciagurate scelte<br />

istituzionali scoprono che i paesaggi<br />

dell'area Tre Ponti sono perfetti<br />

per piazzarci tutta la monnezza<br />

della Campania avvelenando<br />

il territorio, la sfida per il<br />

centro più grande in provincia di<br />

Benevento è riacquistarla quella<br />

centralità. Sudandosela certo.<br />

Con le infrastrutture ovviamente,<br />

e magari puntando forte su<br />

quel magnifico centro storico, su<br />

architetture d'eccezione, su un<br />

museo che ospita “soltanto” il vaso<br />

più bello del mondo, unendo<br />

ciò a produzioni enogastronomiche<br />

baciate da condizioni climatiche<br />

e peculiarità territoriali uniche.<br />

Col giusto mix di quell'animo<br />

commerciale in grado di attrarre<br />

e anche con la caparbietà di chi<br />

non va a testa bassa incontro al<br />

proprio destino. Un po' come l'altro<br />

simbolo cittadino oltre alla<br />

Torre: Ercole, che in piazza Umberto<br />

I sorveglia la città, circondato<br />

da leoni...e col mondo in una<br />

mano.<br />

Ai piedi del castello una delle opere incompiute più assurde: l’ascensore per il Museo<br />

L’idea era buona ma è finita in un buco nella roccia<br />

DI CRISVEL<br />

Un buco. Sì, un buco gigantesco,<br />

di sessanta metri, brutto da vedere<br />

quello che deturpa una delle più<br />

belle cornici forse regionali. Sì,<br />

perché proprio davanti al Castello<br />

e ai piedi della Torre, con la vista<br />

sull'intera Valle Caudina c'è<br />

un'opera mai conclusa che fa storcere<br />

il naso. E' un progetto vecchio<br />

quel del “buco”: Montesarchio<br />

nel 2006 si ritrovò a fare i<br />

conti con una maxi discarica di rifiuti<br />

solidi urbani a Tre Ponti, ottenendo<br />

come risarcimento fondi<br />

da utilizzare per alcuni progetti.<br />

Si decise all'epoca di realizzare un<br />

tunnel con ascensore che permettesse<br />

di raggiungere l'area della<br />

Torre e del Castello dal centro storico:<br />

con diverse criticità però, dall'impatto<br />

dell'opera, scavata nella<br />

roccia, all'accesso nella zona bassa<br />

in un vicolo piuttosto anonimo<br />

e malmesso, ma i lavori furono<br />

avviati.<br />

Avviati, e poi fermati, perché intanto<br />

una delle aziende del consorzio<br />

era finita in amministrazione<br />

controllata, col titolare, messinese,<br />

arrestato. Del caso si era<br />

occupato anche il giornalista Sergio<br />

Rizzo del Corriere della Sera,<br />

inserendo l'opera tra le 868 incompiute<br />

d'Italia.<br />

Dopo l'avvio e il successivo stop<br />

al progetto a Montesarchio intanto<br />

era cambiata l'amministrazione<br />

ma l'idea di cassare il progetto<br />

e riempire il buco, magari destinando<br />

i soldi ad altro era infattibile:<br />

i fondi erano vincolati alla<br />

destinazione dell'opera, tappare il<br />

buco avrebbe significato dunque<br />

restituire i soldi.<br />

E dunque, non potendo tappare il<br />

buco e col cantiere fermo, il Comune<br />

ha dovuto provvedere a<br />

sbloccare l'opera, finita tra i beni<br />

confiscati, affidarla ad un'altra<br />

azienda e procedere con una variante<br />

minima a completare i lavori.<br />

In pratica l'ascensore si farà,<br />

perché non si può fare altrimenti,<br />

ma sarà un'opera decisamente più<br />

piccola e meno impattante destinata<br />

al trasporto dei disabili dal<br />

centro storico all'area del museo<br />

archelogico, e poi sarà realizzata<br />

una semplice scala per permettere<br />

ai visitatori di salire.<br />

I lavori? Dovrebbero ripartire materialmente<br />

a breve (il covid ha<br />

portato ritartdi anche in questo<br />

senso) e finalmente eliminare un<br />

obbrobrio, uno scempio, da<br />

un'area che si contraddistingue per<br />

concentrare bellezza naturale e architettonica.


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15<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

LA CURIOSITÀ<br />

DI CRISVEL<br />

Qui c’è il vaso<br />

più bello del mondo<br />

Ad Assteas quel vaso, appena finito,<br />

era piaciuto assai, tanto da decidere<br />

di “firmarlo”. Eh sì, il maestro ceramista<br />

pestano era conscio, nel IV secolo<br />

avanti Cristo di aver realizzato<br />

proprio una bella opera, certo, non<br />

tanto da immaginare che 2400 anni<br />

dopo sarebbe stata considerata la più<br />

bella in assoluto, ma abbastanza da<br />

scriverci “Assteas egrapse”, l'ha dipinto<br />

Assteas. Perché? Perché quel<br />

vaso con su dipinto “Il ratto d'Europa”<br />

sarebbe finito a centro di tavoli<br />

nobili, patrizie, per mescere vino e<br />

acqua con spezie, nei simposi più importanti.<br />

Un opera magnifica a figure rosse,<br />

che narra di come la principessa fenicia<br />

Europa viene rapita da Zeus,<br />

per l'occasione trasformato in toro<br />

bianco, dando poi alla luce Minosse,<br />

futuro re di Creta, Radamante e Sarpedonte.<br />

Il vaso fu trovato a Sant'Agata<br />

da un operaio edile, poi trafugata.<br />

Ed oggi, dopo essere stato rubato<br />

e portato negli Stati Uniti, venduto<br />

ed esposto a Malibù al Getty<br />

Museum fino al 2005 per poi essere finalmente<br />

restituito quella splendida<br />

opera d'arte si può ammirare in un<br />

altrettanto splendida cornice: quella<br />

del castello Medievale di Montesarchio,<br />

sede del museo archeologico nazionale<br />

del <strong>Sannio</strong> caudino.<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco Franco Damiano guida il Comune da otto anni<br />

«Noi, senza strada e treni,<br />

condannati all’isolamento»<br />

«Siamo un territorio di frontiera diviso tra due province, ma ci manca una rappresentanza politica forte»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

__<br />

Il sindaco Franco Damiano intervistato da 696 Ottochannel<br />

«La sfida è ambiziosa:<br />

superare<br />

ritardi<br />

atavici e<br />

sconfiggere<br />

l'isolamento a cui è stata condannata<br />

da anni la Valle Caudina, territorio<br />

di frontiera tra l'Irpinia e il<br />

<strong>Sannio</strong>. Montesarchio è il comune<br />

che guida questa battaglia, che unisce<br />

una popolazione di almeno<br />

70mila abitanti per quella che dovrebbe<br />

diventare finalmente la Città<br />

Caudina. Il sindaco è Franco<br />

Damiano, autorevole esponente<br />

del Pd, che guida l'amministrazione<br />

da quasi otto anni.<br />

- Sindaco, intanto, come si spiega<br />

che questa città non abbia subito<br />

il fenomeno dello spopolamento,<br />

anzi ha visto crescere negli<br />

anni il numero dei suoi abitanti?<br />

“Montesarchio è un paese che ha<br />

sempre avuto una dinamicità anagrafica<br />

ed è stato un comune centrale<br />

nella Valle Caudina. E, poi,<br />

qui si vive bene”.<br />

- Il sogno della Città Caudina:<br />

se ne parla da anni ma stenta a<br />

decollare. Perché?<br />

“Noi finora ci siamo sforzati a realizzare<br />

l'unione dei comuni ma dovremo<br />

riempirla di contenuti. La<br />

regione ci dovrebbe guardare come<br />

un'area unica. Ma non sempre<br />

è così. E, poi, c'è l'annosa questione<br />

della divisione del territorio tra<br />

due province, tra Avellino e Benevento.<br />

E' un dato che ci mette in<br />

difficoltà anche rispetto agli asset<br />

strategici fatti dalla regione. Non<br />

potremo più andare avanti così”.<br />

- Resta il nodo dei collegamenti<br />

ferroviari e delle infrastrutture<br />

viarie. Perché non si riesce a dare<br />

una svolta?<br />

“Ci abbiamo provato con i nostri<br />

parlamentari. Ma il primo vero risultato<br />

sarà il passaggio a Rfi della<br />

ferrovia Benevento-Cancello:<br />

prima lo si fa e meglio è per tutti.<br />

Poi c'è l'annosa questione della Benevento-Caserta,<br />

Anas ha un progetto<br />

stralcio, speriamo che possa<br />

essere rifinanziato per risolvere<br />

questo isolamento della Valle Caudina<br />

rispetto al Napoletano e al Casertano”.<br />

- E poi?<br />

“C'è la questione dei collegamenti,<br />

mai risolta, con la fondovalle<br />

Isclero che arriva a Paolisi e a cui<br />

si aggiunge la Campizze-Pianodardine,<br />

assi viari mai completati.<br />

Ma su treni e trasporti siamo in<br />

ritardo”.<br />

- La Valle Caudina si ritrova<br />

spesso senza rappresentanza<br />

istituzionale nelle sedi che contano.<br />

Perché?<br />

“Giusta osservazione. Ma la divisione<br />

in due province è stata il colpo<br />

ferale, siamo due parti finali di<br />

due territori, il <strong>Sannio</strong> e l'Irpinia.<br />

Per questo lo sforzo della Città<br />

Caudina con un progetto unitario<br />

dal punto di vista dei servizi territoriali<br />

può funzionare. A 500 metri<br />

da qui c'è la provincia di Avellino,<br />

siamo un unico popolo ma<br />

non abbiamo gli strumenti per farci<br />

valere”.<br />

- A suo giudizio la vertenza delle<br />

aree interne come va rilanciata?<br />

“Noi siamo un'area di cerniera importante,<br />

non siamo una vera e<br />

propria area interna ma una zona<br />

di collegamento. C'è una vocazione<br />

commerciale che insiste sull'Appia<br />

che va sostenuta e migliorata<br />

proprio grazie ai trasporti e ai<br />

nuovi collegamenti”.<br />

- Ma l'emergenza Covid come la<br />

state affrontando e come vi sta<br />

condizionando?<br />

“Noi siamo stati responsabili, i cittadini<br />

osservano in maniera impeccabile<br />

le norme e i divieti. Abbiamo<br />

avuto pochi casi, ma la vera<br />

preoccupazione è per la crisi sociale<br />

e economica”.<br />

- Lei è un autorevole esponente<br />

del Pd: dalla regione di De Luca<br />

cosa si aspetta?<br />

“Grazie ai fondi della regione abbiamo<br />

raggiunto i nostri obiettivi<br />

programmatici. Ora siamo impegnati<br />

nella bonifica delle vecchie<br />

discariche. Il rapporto è stato positivo<br />

con la giunta regionale e mi<br />

aspetto grandi risultati per la nostra<br />

comunità”.<br />

Perché il Museo con il vaso di<br />

Assteas non riesce ancora a diventare<br />

un grande attrattore turistico<br />

e culturale, cosa manca?<br />

“Quando ci siamo insediati il museo<br />

aveva difficoltà persino ad essere<br />

aperto, mentre la torre borbonica<br />

era chiusa. Ci siamo impegnati<br />

e siamo in condizione di dire<br />

che il nostro è l'unico museo nazionale<br />

del <strong>Sannio</strong>. Purtroppo il<br />

Covid ci blocca ma speriamo di ripartire<br />

nel 2021 con nuovi investimenti”.<br />

Lei eletto sindaco da quasi otto anni<br />

il rapporto con i cittadini come<br />

è stato?<br />

“Sono un uomo del popolo, non<br />

mi sono mai messo grilli nella testa,<br />

lavoro in silenzio. In fondo<br />

posso dire che ci vogliamo bene”.<br />

- Qual è il suo sogno per Montesarchio?<br />

“Intanto che finisca questa pandemia.<br />

Mi auguro che le famiglie<br />

della mia comunità possano riprendersi<br />

bene. Montesarchio è<br />

una realtà che ha sempre lavorato<br />

da sola, senza assistenzialismo. Ed<br />

è il nostro orgoglio, il sogno è solo<br />

questo: far ripartire la nostra co-


Montesarchio


Montesarchio


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 8 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Tra i paesi<br />

dell’osso<br />

PADULI. Arroccato, povero ed essenziale<br />

L’Assisi del Sud<br />

compresa solo ora<br />

RISORSA. I ruderi del complesso antico diventano<br />

ghiotta occasione di rilancio e occupazione<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Le viuzze che segano in due<br />

gli archi e le casette in<br />

mattoni e pietra raccontano<br />

l’occasione perduta. Da Porta<br />

Columbro e poi giù fino a Portanova,<br />

tagliando per via Soccorso<br />

fino a incocciare via San<br />

Pietro e la chiesa di San Bartolomeo<br />

o risalendo per via esterna<br />

Cimitero: tutto poteva essere<br />

diverso.<br />

Tutto poteva essere migliore.<br />

Qui, come in pochi altri posti del<br />

<strong>Sannio</strong>, la definizione di paese<br />

presepe calza perché Paduli era<br />

nato così: arroccato, povero. Nella<br />

zona antica ci arrivi ed è come<br />

ritrovarsi immersi in una piccola<br />

Assisi del Sud. I portali in pietra<br />

rivelano l’abilità dell’artigianato<br />

ma anche la ricerca, non banale,<br />

di uno stile, del bello. Stradine<br />

lastricate, case basse, architettonicamente<br />

coerenti con la vita<br />

che era a misura d’uomo, senza<br />

uno spreco.<br />

Poi la differenza l’ha fatta la miopia<br />

di chi l’ha amministrata per<br />

decenni: quella ricchezza era solo<br />

roba vecchia, da abbandonare.<br />

Neanche le vagonate di soldi<br />

per la ricostruzione o i finanziamenti<br />

facili degli anni ’90 hanno<br />

potuto nulla. Paduli è cresciuta<br />

dal lato opposto, rinnegando le<br />

sue radici e abbandonandosi a un<br />

vorace libertinaggio edificatorio<br />

di case che sono soltanto contenitori,<br />

non comunità.<br />

L’unica coerenza urbanistica ed<br />

architettonica la trovi in quel viale<br />

con platani che porta a palazzo<br />

Cosso (o Coscia), nei secoli<br />

passati sede baronale del Duca di<br />

Paduli. L’ordine della villa comunale<br />

e tutto il crinale che la famiglia<br />

nobile dominava: a destra<br />

Piana Romana, Pietrelcina e il<br />

Tammaro con il sogno del Parco<br />

Fluviale, a sinistra lo sguardo fino<br />

al colle di Ariano Irpino. L’intero<br />

assetto di quello che si è sviluppato<br />

lontano dalle radici è un<br />

universo senza governo, senza<br />

una vera logica: palazzi anonimi<br />

e strade senza un perché. Persino<br />

il palazzo del Municipio è senza<br />

un nome, privo una indicazione:<br />

scopri che è il Comune perché<br />

noti le auto del tenente Giovanno<br />

Sarno, comandante della polizia<br />

urbana. Se non chiedi a<br />

qualcuno, il dubbio resta.<br />

Tutto questo, in ogni caso, non è<br />

un alibi alla resa. Affatto. Meno<br />

male che poi incontri sindaci come<br />

Domenico Vessichelli. Guarda<br />

caso, ha messo mano proprio<br />

lì, nel centro storico, creando<br />

(prima della jattura Covid) in<br />

quei vicoli la grande attrazione<br />

del Natale. I numeri della partecipazione<br />

dell’edizione 2019 sono<br />

impressionanti: 40mila visitatori<br />

e un benessere riflesso per<br />

il commercio e una ricaduta lavorativa<br />

per i giovani.<br />

Poi la pandemia ha bloccato tutto.<br />

Ma l’idea di ricostruire c’è e<br />

l’occasione è data dai Pui, i Piani<br />

particolareggiati che aprono<br />

la strada ai fondi per l’efficientamento<br />

energetico: i grandi<br />

gruppi sono sempre alla ricerca<br />

di possibili investimenti in queste<br />

realtà. Si occupano dei lavori,<br />

incassano le royalties e l’investimento<br />

va a scomputo di<br />

eventuali tasse: tutti hanno un<br />

tornaconto. In questo caso, Paduli<br />

si ritroverebbe il 90 per cento<br />

delle case che adesso sono diroccate,<br />

completamente ricostruite<br />

e disponibili al patrimonio<br />

pubblico.<br />

Come la vicina Pietrelcina, che<br />

le affida gratis a filmaker e promoter,<br />

la loro futura destinazione<br />

dovrebbe essere funzionale al<br />

progetto di sviluppo dell’amministrazione:<br />

la pulizia e l’ambiente<br />

incontaminato potrebbero<br />

attrarre turismo.<br />

La partnership con il paese natìo<br />

di padre Pio, ovvero l’idea di intercettare<br />

parte dei milioni di pellegrini<br />

che lo raggiungono, frulla<br />

nella testa del primo cittadino<br />

di Paduli che vorrebbe realizzare<br />

un parco fluviale più a valle,<br />

nel tratto attraversato dal Tammaro:<br />

divertimento e oasi naturalistica,<br />

magari proponendosi<br />

come stallo per la via Francigena<br />

che passa per le sue contrade.<br />

La squadra c’è ed è giovane: Nicola<br />

Ranaldo, vice sindaco, Mario<br />

Ranaldo, Alessandro De<br />

Lucia e Giovanna Minicozzi,<br />

che ha appena 27 anni.<br />

Le sfide sono tante. Una è lunga<br />

già undici anni e sarà una lotta<br />

senza quartiere con il governo di<br />

Roma e la Regione. Si tratta dei<br />

ristori per la beffa della discarica<br />

di Sant’Arcangelo Trimonte,<br />

che Paduli si è ritrovata, pur territorialmente<br />

in un altro Comune,<br />

a 500 metri dalle sue contrade<br />

più periferiche.<br />

Per gli anni di sofferenza patiti<br />

da tutta la popolazione era stato<br />

disposto un ristoro ambientale,<br />

come per legge, di 700mila euro<br />

nel lontano 2009. Da allora non<br />

si è visto un euro. Eppure legato<br />

a questi fondi c’è il progetto del<br />

depuratore e della rete fognaria<br />

che Paduli ancora non ha. Un<br />

progetto, tra l’altro, più vecchio<br />

di quello presentato dal vicino<br />

comune capoluogo: Benevento<br />

pure sconta la mancanza di impianti<br />

del genere.<br />

In attesa che il Palamusicarte<br />

prenda corpo e possa tornare il<br />

Magicword di Paduli, la certezza<br />

sono due gustose specialità gastronomiche<br />

che il primo cittadino<br />

è riuscito a infilare nello speciale<br />

Registro dei prodotti tipici<br />

della Regione Campania: la “tiella”<br />

e le zeppole di Paduli.<br />

Ma pure queste, guarda un po’,<br />

fanno parte delle radici che non<br />

andrebbero mai dimenticate.


martedì 8 dicembre 2020<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

L’ARTISTA DI FAMA INTERNAZIONALE È NATIVO DI PADULI<br />

Ispirata all’Immigrazione<br />

l’opera dono di Paladino<br />

Non è da tutti avere,<br />

esposta in una piazza<br />

del proprio Comune,<br />

un’opera di un artista internazionale.<br />

Ma tra Paduli e lo<br />

scultore Mimmo Paladino c’è<br />

un legame di sangue che non<br />

poteva essere ignorato. “Immigrazione<br />

e pace nel mondo”,<br />

questo il titolo della scultura<br />

in bronzo regalata ai suoi<br />

concittadini, fa mostra di sé<br />

in via Circumvallazione Carpine.<br />

Sulla spinta di questo<br />

dono, l’amministrazione comunale<br />

aveva in animo di<br />

mettere a disposizione dell’artista<br />

l’intero palazzo Longo,<br />

edificio attaccato alla chiesa<br />

di San Bartolomeo Apostolo,<br />

appena ristrutturato,<br />

perché ne facesse un laboratorio-mostra<br />

permanente delle<br />

sue creazioni. Ma il Maestro,<br />

iperimpegnato, ha dovuto<br />

declinare l’offerta che<br />

avrebbe rappresentato una<br />

ghiotta occasione per Paduli.<br />

L’INTERVISTA. Il sindaco avvocato spera nella ripresa del territorio<br />

«Centro storico rifatto<br />

e lavoro per i giovani»<br />

La sfida di Vessichelli: «Voglio solo far vivere meglio la mia comunità»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

__<br />

Il sindaco Domenico Vessichelli intervistato da 696 Ottochannel<br />

Un centro antico da recuperare<br />

e una squadra di<br />

giovani amministratori<br />

che cerca di ridare una speranza<br />

a un territorio spesso penalizzato<br />

dal governo regionale. La sfida<br />

del sindaco Domenico Vessichelli,<br />

è davvero ambiziosa. «Ma<br />

la vera emergenza qui è il lavoro»,<br />

ammette il primo cittadino,<br />

avvocato civilista, che i 3.828<br />

abitanti di Paduli hanno voluto<br />

riconfermare con il 76 per cento<br />

dei consensi alla guida dell’amministrazione.<br />

Sindaco, dica la verità: per lei<br />

cosa significa aver ottenuto un<br />

riconoscimento così significativo?<br />

«Lo ritengo un grande attestato<br />

di stima e di affetto che non si vedeva<br />

da tanto tempo, una cosa<br />

straordinaria, siamo stati capaci<br />

di far diventare normale una<br />

cosa così importante. Ma ora si<br />

va avanti nel segno della continuità».<br />

Intanto, come state vivendo<br />

questa emergenza Covid?<br />

«Purtroppo nei giorni scorsi abbiamo<br />

avuto il decesso di un cittadino<br />

di 76 anni. E alla sua famiglia<br />

vanno le condoglianze.<br />

Ma mi lasci dire che i padulesi<br />

hanno avuto un comportamento<br />

irreprensibile, hanno sempre rispettato<br />

le regole. Ma certo questa<br />

situazione ha bloccato tutto,<br />

e in particolare la vita di tutti<br />

noi».<br />

Secondo lei la vertenza delle<br />

aree interne come va riaperta?<br />

«È sicuramente una questione<br />

strategica che è purtroppo atavica.<br />

Ma sono fiducioso, con<br />

questa nuova classe di giovani<br />

amministratori si potrà puntare a<br />

uscire fuori dalle difficoltà. Una<br />

cosa è certa: ci salviamo se siamo<br />

tutti insieme. E credo che<br />

questa nostra condizione può essere<br />

ora un vantaggio se riusciamo<br />

a scommettere su ambiente<br />

e enogastronomia».<br />

Ma i problemi di Paduli sono<br />

sicuramente diversi da quelli<br />

che abbiamo riscontrato nel<br />

Fortore. Questo cosa cambia?<br />

«È chiaro che le nostre esigenze<br />

sono diverse da quelle di Ginestra<br />

degli Schiavoni o di San<br />

Bartolomeo in Galdo. Noi siamo<br />

a pochi chilometri da Benevento,<br />

ma ripeto: serve una strategia<br />

territoriale comune altrimenti<br />

non ce la facciamo».<br />

La questione rifiuti come ha<br />

condizionato il territorio in<br />

questi anni?<br />

«Parlare di rifiuti a Paduli significa<br />

aprire una ferita che non<br />

è stata mai chiusa. La discarica<br />

di Sant’Arcangelo Trimonte è a<br />

un metro dal nostro territorio,<br />

abbiamo sofferto tanto. Adesso è<br />

assurdo pensare di avere a monte<br />

la discarica e a valle il biodigestore».<br />

Cosa c’è che vi preoccupa?<br />

«Le dico solo che noi non abbiamo<br />

ancora avuto i ristori dal<br />

2009 e ancora non riusciamo ad<br />

avere i fondi per la realizzazione<br />

di un depuratore. Per questo<br />

non arretrerò mai di un centimetro».<br />

Ma lei cosa si aspetta dal nuovo<br />

governo regionale guidato<br />

dal presidente De Luca, in particolare<br />

per sviluppo e occupazione?<br />

«Credo che bisogna continuare<br />

su una strada di sviluppo sostenibile,<br />

fatto di turismo e di imprese.<br />

Noi abbiamo un progetto<br />

su arte, storia e natura perché<br />

noi valorizziamo queste caratteristiche:<br />

pensiamo a un parco<br />

fluviale sulle sponde del Tammaro<br />

a ridosso di Pietrelcina dove<br />

c’è il passaggio della Francigena<br />

e non dimentichiamo che<br />

questo è il paese di Mimmo Paladino».<br />

Ci sono prospettive incoraggianti<br />

allora?<br />

«Vogliamo puntare su poche cose<br />

ma il progetto è ambizioso.<br />

Certo dovrà finire questa pandemia<br />

e poi potremo rilanciare i<br />

nostri prodotti di eccellenza come<br />

l’olio. Le dico, però, che il<br />

vero obiettivo oggi è la realizzazione<br />

di una rete fognaria che<br />

aspettiamo da troppi anni».<br />

Per i giovani di questo paese<br />

qual è la prospettiva?<br />

«Tocca un tasto dolente. La vera<br />

emergenza anche a Paduli resta<br />

il lavoro. Ma spero di fare in<br />

modo di portare delle imprese sul<br />

territorio perché i giovani hanno<br />

il diritto di rimanere dove sono<br />

nati».<br />

Ma sindaco, ora ci dica: qual è<br />

il suo sogno nel cassetto per Paduli?<br />

«Spero solo di far vivere meglio<br />

la mia comunità. Ma è un obiettivo<br />

che ho sempre avuto nel cuore,<br />

del resto ogni amministratore<br />

dovrebbe sempre sperare di<br />

migliorare la vita dei suoi cittadini».


Paduli


Paduli


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

venerdì 11 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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DI FULVIO VARALDO<br />

Hanno pane di tale qualità<br />

che non ne mangerebbero<br />

i cani: Giuseppe Massari<br />

era un giornalista, amico fraterno<br />

di Cavour. Quando divenne<br />

deputato lo mandarono a vedere<br />

le condizioni in cui viveva la<br />

gente del sud. C'era più preoccupazione<br />

per i continui omicidi e<br />

rapimenti che per la povertà e<br />

l'arretratezza. Massari non si sottrasse<br />

e scrisse una relazione finale<br />

della sua inchiesta parlamentare<br />

che è il primo, vero, atto<br />

(ahinoi, involontario) d'accusa<br />

contro la politica nordista, di una<br />

Italia che è sempre andata a due<br />

velocità.<br />

Molinara, più di ogni altro luogo,<br />

l'aveva colpito per la crudezza<br />

di una vita che era soltanto sudore<br />

e fame.<br />

Era il 1863.<br />

Quelli del nord mandarono sedici<br />

anni dopo altri parlamentari a<br />

vedere se le cose fossero migliorate:<br />

Jacini, nel 1879, constatò lo<br />

stesso, identico, abbandono.<br />

Dai fascisti di Mussolini ai successivi<br />

governi, illuminati o corrotti,<br />

che hanno attraversato tutto<br />

il '900, nessuno, proprio nessuno<br />

ha messo mano seriamente<br />

a queste terre interne, dove per<br />

decenni anche frequentare un liceo<br />

era una sfida che consumava<br />

l'anima. Se si pensa che soltanto<br />

da pochi anni, lontana dall'essere<br />

completata, la statale denominata<br />

Fortorina ha potuto<br />

parzialmente invertire le difficoltà<br />

nei collegamenti, rendendoli<br />

meno brutali. Ed è qui, a<br />

Molinara e nell'intero Fortore,<br />

che si comprende perché questi<br />

sono i paesi dell'osso. Le cose<br />

scontate ed elementari in altri posti<br />

a Molinara sono lotte e conquiste<br />

quotidiane. La popolazione<br />

sta invecchiando rapidamente<br />

e non si sopravvive al ritmo di<br />

cinque nascite all'anno.<br />

Chi può, scappa. Chi resta, prega.<br />

Ogni giorno, di stare sempre<br />

in salute. Un infarto, un ictus o<br />

una emergenza qui sono condanne<br />

a morte. Una chiamata al<br />

118 trova risposta non prima di<br />

mezzora, se tutto fila liscio. E poi<br />

ci sono gli altri trenta minuti (se<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

UN'AMBULANZA DEL 118 ARRIVA DOPO 30 MINUTI<br />

Chi può, scappa<br />

Chi resta, prega<br />

tutto fila liscio un'altra volta) per<br />

raggiungere l'ospedale più vicino:<br />

che è l'azienda ospedaliera<br />

San Pio di Benevento. Mentre<br />

per le gravi emergenze i Lea (i<br />

livelli essenziali di assistenza)<br />

fissano in quindici minuti il limite<br />

massimo per intervenire in<br />

modo utile su un ictus o un infarto.<br />

Parametri surreali da queste<br />

parti, che in questi mesi di rischio<br />

Covid, quando si sente proporre<br />

un rilancio della medicina<br />

territoriale, al danno si aggiunge<br />

la beffa: i conti a posto la sanità<br />

della Regione Campania li ha<br />

messi annullando l'assistenza ai<br />

più deboli, altro che chiacchiere<br />

solitarie davanti alle telecamere.<br />

Sarà per questo che il vice sindaco<br />

di Molinara, Pasquale Baldino,<br />

si è fatto promotore della<br />

convenzione con la farmacia per<br />

dotare il paese di un defibrillatore.<br />

La teca è all’esterno, in caso<br />

La chiesa<br />

di Santa Maria<br />

dei Greci<br />

di emergenze (che nessuno si augura)<br />

potrà essere utilizzato in attesa<br />

dell’arrivo dei soccorsi. In<br />

un paese che invecchia certi discorsi<br />

sono inevitabili. Oltre alla<br />

Residenza sanitaria assistenziale<br />

dell’Asl di Benevento, che<br />

ospita 50 anziani per lo più autosufficienti,<br />

a Molinara c’è anche<br />

la casa di riposo Carpa, in via<br />

Regina Margherita, con altri trenta<br />

ospiti. La risposta allo spopolamento<br />

potrebbe venire dall’adesione<br />

ai programmi di accoglienza<br />

per immigrati. Tra polacchi,<br />

moldavi, ucraini e nigeriani<br />

che animano lo Sprar, Molinara<br />

ha un centinaio di potenziali<br />

nuovi cittadini, prole compresa.<br />

A loro si pensa di destinare<br />

parte delle abitazioni in via di<br />

recupero nel centro storico. Ma<br />

la questione è dibattuta: troppa<br />

povertà le trasformerebbe in un<br />

ghetto.<br />

IL PAESE POTREBBE ESSERE NATO DA UN INSEDIAMENTO ELLENICO<br />

La chiesa di Santa Maria<br />

dei Greci deve la sua<br />

origine onomastica ad<br />

una iscrizione epigrafica greca<br />

posta sulla porta dell'edificio,<br />

di cui oggi si è persa ogni<br />

traccia. La presunta esistenza<br />

di tale epigrafe, come la presenza<br />

di una "fontana dei Greci"<br />

e la notizia di alcune monete<br />

greche ritrovate in loco,<br />

farebbero supporre che l'impianto<br />

originale della chiesa risalga<br />

ad un lontano periodo di<br />

insediamento di una colonia<br />

greca nell'antica Molinara.<br />

L'attuale impianto è databile<br />

tra il X e il XII secolo, di pianta<br />

poligonale, fortemente irregolare,<br />

include la pseudo navata<br />

sinistra, aggiunta solo nel<br />

1945, dall'arciprete don Pietro<br />

ladarola. La chiesa, nel suo<br />

complesso, costituisce un interessante<br />

esempio di chiesa con<br />

volta a botte (nella zona presbiteriale)<br />

e cupola centrale<br />

che non trova riscontri in area<br />

campana, ma che richiama invece,<br />

alcuni edifici di culto altomedioevali<br />

pugliesi. L'inter-<br />

no attualmente si presenta completamente<br />

spoglio, a causa degli<br />

interventi di consolidamento<br />

statico, resisi necessari dopo<br />

il sisma del 1962. Nel suo interno<br />

diversi sono stati gli interventi<br />

di rifacimento, testimoniati<br />

dalla diversità di fattura<br />

della muratura che costituisce<br />

la cupola centrale e la volta a<br />

botte (a piccoli conci sbozzati),<br />

da quella che costituisce invece<br />

i muri perimetrali e la<br />

porzione di muratura sovrastante<br />

gli archi della navata<br />

principale (grandi conci sbozzati).<br />

La stessa facciata fu più<br />

volte rifatta "alla meglio" tanto<br />

da creare presumibilmente<br />

delle forti discordanze da quella<br />

originale. La cupola ribassata,<br />

realizzata in piccoli conci<br />

di pietra chiara, è posta al<br />

centro della chiesa, tra la navata<br />

principale ed il presbiterio<br />

e poggia su quattro archi<br />

che scaricano il peso ad un<br />

egual numero di pilastri. Entrando<br />

nella chiesa dall'ingresso<br />

principale, sul lato destro<br />

è possibile distinguere la<br />

cappella del battistero, con il<br />

portale monumentale in stile<br />

gotico, con la suggestiva monofora<br />

e la bella volta a crociera,<br />

databili al XIV sec. In<br />

questa chiesa fino all'anno<br />

1737, il battesimo veniva amministrato<br />

con il rito greco dell'immersione.<br />

MOLINARA<br />

SANITÀ. Un ictus o un infarto possono essere letali:<br />

si sopravvive al di fuori dei parametri minimi dei Lea<br />

RIPORTATE IN VITA LE RADICI<br />

Il borgo antico... come Pompei<br />

La via principale del borgo<br />

è Corso Umberto I,<br />

posta lungo l'asse nordsud<br />

che unisce la porta principale<br />

di accesso al borgo posta a<br />

nord (Portaranna) ad un varco<br />

dove era situata la seconda<br />

porta (Porta di Vascio). La<br />

strada è dedicata al re Umberto<br />

I di Savoia che regnò in Italia<br />

dal 1878 al 1900, quando fu<br />

ucciso dall'anarchico Bresci a<br />

causa della sua politica autoritaria.<br />

La consorte era la regina<br />

Margherita a cui è stato dedicato<br />

il corso principale del paese.<br />

Dal Corso Umberto si dipartono<br />

sei strade disposte a<br />

ventaglio, che terminano tutte<br />

a ridosso della cinta muraria<br />

del tratto est o di Via Pianobello:<br />

Vico Bastioni, Vico del<br />

Forno, Vico Orologio, Vico Notar<br />

Nicola, Vico delle Fosse, Vico<br />

Santa Maria dei Greci. Vico<br />

Bastioni deve il nome alla sua<br />

posizione che costeggia i bastioni<br />

del borgo murato. Vico<br />

del Forno prende il nome, probabilmente,<br />

dalla presenza del<br />

forno della corte baronale, ove<br />

i cittadini erano obbligati a<br />

cuocere il pane dietro pagamento<br />

dello ius fornatico, una<br />

forma di pane per ogni trenta<br />

che vi venivano cotte. Vico<br />

Orologio deve invece il suo nome<br />

all'orologio dell'Università<br />

(cioè della comunità) molinarese<br />

che qui era ubicato. Vico<br />

Notar Nicola era dedicato, probabilmente,<br />

ad un notaio molinarese.<br />

Vico delle Fosse era il<br />

luogo in cui erano ubicate buona<br />

parte delle fosse dei molinaresi<br />

defunti. Fino al 1806, infatti,<br />

i morti venivano seppelliti<br />

nelle Chiese e negli spazi<br />

aperti adiacenti ad esse. Via<br />

Santa Maria dei Greci prende<br />

il nome dall'omonima chiesa<br />

adiacente. Via Pianobello, parallela<br />

a Via Recinto e l'omonima<br />

piazzetta, devono forse il<br />

loro nome al bel panorama che<br />

si gode guardando dalle mura<br />

la bella vallata della "Tammarecchia'"e<br />

la collina su cui sorge<br />

San Giorgio la Molara.<br />

L'abitazione tipica dei vicoli<br />

del borgo era costituita da uno<br />

o due vani al piano terra e uno<br />

o due vani al primo piano. I vani<br />

a piano terra o spesso seminterrati,<br />

i "sottani" servivano<br />

da stalla o da deposito<br />

"cellari", mentre i vani al primo<br />

piano erano destinati alla<br />

vera e propria abitazione.<br />

L'accesso al piano superiore<br />

delle abitazioni avveniva attraverso<br />

una ripida scala esterna<br />

in pietra che terminava con<br />

un pianerottolo "lo vafio", riparato<br />

da un muretto di pietra<br />

o da una ringhiera in ferro battuto,<br />

e fungeva da terrazzino,<br />

ovvero da luogo di lavoro domestico<br />

e di riposo dalle fatiche<br />

quotidiane.


venerdì 11 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Un patto tra sindaci per rilanciare<br />

il progetto di un<br />

polo di energia alternativa<br />

in un territorio che da anni<br />

combatte per evitare spopolamento<br />

e isolamento. Il sindaco di<br />

Molinara, Giuseppe Addabbo,<br />

nel cuore del Fortore, ha da tempo<br />

scelto la strada dell'innovazione<br />

scommettendo sull'eolico.<br />

Sindaco, oggi si sta riscoprendo<br />

l'energia alternativa per difendere<br />

l'ambiente. Voi l'avete<br />

capito in anticipo, ma l'eolico<br />

può essere il futuro?<br />

“Sì, qui ci sono stati i primi insediamenti<br />

di energia alternativa<br />

negli anni Novanta grazie alla<br />

grande intuizione dei fratelli Ciro<br />

e Oreste Viogorito, che vennero<br />

in avanscoperta in questi<br />

territorio a realizzare i primi impianti.<br />

Non sono mancate le polemiche<br />

all'inizio, ma col tempo<br />

si è capito quali sono le potenzialità<br />

di eolico e fotovoltaico.<br />

Non si produce solo energia alternativa<br />

ma si creano anche posti<br />

di lavoro, per questo oggi<br />

l'obiettivo deve essere un polo<br />

energetico in questo territori”.<br />

Ora serve un patto tra sindaci,<br />

ma cosa manca ancora?<br />

“Bisogna remare tutti nella stessa<br />

direzione. Che sia Unione dei<br />

comuni o area vasta non importa,<br />

serve una sinergia tra gli amministratori.<br />

Io non posso essere<br />

solo il sindaco di Molinara, ma<br />

devo guardare al comprensorio<br />

del Fortore. Per risolvere i problemi<br />

c'è bisogno di una soluzione<br />

complessiva, noi dobbiamo<br />

essere sindaci di un territorio<br />

non di una sola comunità”.<br />

Come riaprire la vertenza delle<br />

aree interne, l'impegno dei<br />

vescovi come l'ha giudicato?<br />

“Molto positivo, la chiesa si è<br />

messa a disposizione per aiutare<br />

questi territori ad accendere un<br />

riflettore nazionale sui nostri problemi.<br />

Ben venga la loro iniziativa.<br />

Ma qui è mancata la politica,<br />

proprio negli anni dello sviluppo<br />

e poi è crollata dalla fine<br />

della Prima Repubblica. Ogni attenzione<br />

si è concentrata sul<br />

NEI SUOI CORTILI GENERAZIONI DI NOBILI NORMANNI, SVEVI E CAROLONGI<br />

Attraverso il castello ducale<br />

è passata, nel corso<br />

dei secoli, gran parte<br />

della storia della nostra comunità,<br />

con i nomi delle famiglie<br />

importanti che l'hanno<br />

abitato saltuariamente o in<br />

modo stabile o lo hanno posseduto<br />

solo a titolo di proprietà.<br />

Le prime notizie storiche<br />

risalgono al periodo della dominazione<br />

normanna, quando<br />

Molinara appartenne alla contea<br />

di Ariano. In seguito all'estinzione<br />

dei Normanni subentrò<br />

il dominio degli Svevi e<br />

a questo periodo risale un documento<br />

nel quale si legge che,<br />

al tempo di Federico II, i signori<br />

di Molinara ebbero in<br />

custodia il nobile guelfo Pietro<br />

Villani prigioniero dell'Imperatore.<br />

Dopo la battaglia di Benevento<br />

del 1266, il vincitore<br />

Carlo d'Angiò indusse donna<br />

lsolda di Molinara, rimasta più<br />

volte vedova, a sposare dei nobili<br />

francesi e alla sua morte<br />

senza eredi il feudo fu assegnato<br />

al militè francese Giacomo<br />

de Assemual. Nel 1293,<br />

Molinara, che faceva parte del<br />

"Principato Ultra", fu asse-<br />

«Un patto tra sindaci<br />

per il polo energetico»<br />

Il sindaco accusa: «Qui è mancata la politica, basta ragionare con la logica dei numeri»<br />

Castello ducale<br />

Dove tutto<br />

ha avuto inizio<br />

L’INTERVISTA. Giuseppe Addabbo punta a migliorare la qualità della vita<br />

Nord e sulle grandi città: Sud e<br />

aree interne sono scomparse dall'agenda<br />

del governo. Eppure<br />

parliamo di quasi 4mila comuni.<br />

La vera questione è che si continua<br />

a ragionare in termini elettorali<br />

e di numeri”.<br />

Cosa vi aspettate voi sindaci<br />

dall'esecutivo regionale con la<br />

riconferma del governatore De<br />

Luca?<br />

“Un'attenzione particolare per Irpinia<br />

e <strong>Sannio</strong>. Le materie fondamentali<br />

sono quelle della sanità<br />

e della scuola, ma anche del<br />

dissesto idrogeologico e della forestazione.<br />

Qui parliamo di sanità<br />

- e il covid ce l'ha fatto capire<br />

- che va potenziata la rete dei me-<br />

dici di base. Ma abbiamo bisogno<br />

di più guardie mediche per<br />

dare risposte sul territorio e potenziare<br />

la specialistica. Anche<br />

le Asl devono funzionare diversamente”.<br />

I tagli nella sanità vi hanno fortemente<br />

penalizzato finora, cosa<br />

deve cambiare?<br />

“Bisogna smetterla di ragionare<br />

con la logica dei numeri. Il cittadino<br />

di Molinara o di San Bartolomeo<br />

in Galdo non è di serie B<br />

rispetto al cittadino di Benevento<br />

o di Napoli. La politica deve<br />

affrontare questi problemi. I cittadini<br />

vanno rispettati”.<br />

Voi avete scelto di istituire il defibrillatore<br />

comunale nel centro<br />

del paese. Perché?<br />

“Abbiamo sfruttato questa opportunità<br />

grazie alla inaugurazione<br />

della nuova sede della farmacia<br />

Cicchiello. Con una convenzione<br />

abbiamo potuto avere<br />

questo servizio, situato nel centro<br />

del paese. Ricordo che i nostri<br />

comuni vivono il dramma delle<br />

distanze. Il 118 per arrivare qui<br />

impiega mezzora e per portare il<br />

paziente all' ospedale più vicino<br />

se ne passa un'altra mezzora.<br />

Dobbiamo avere attrezzature di<br />

pronto intervento. I componenti<br />

della protezione civile e i titolari<br />

della farmacia sono preparati<br />

per utilizzare il defibrillatore in<br />

caso di necessità”.<br />

gnata a Bartolomeo de Capua,<br />

appartenente una illustre famiglia<br />

di giuristi. Ai De Capua,<br />

Molinara rimase fino al 1549,<br />

quando, in seguito a gravi lutti<br />

della famiglia De Capua, il feudo<br />

fu venduto a Giovan Tommaso<br />

de Miradois. Dal 1613 al<br />

1635 Molinara subì varie compravendite:<br />

dai Miradois passò<br />

alla marchesa Caracciolo di San<br />

Marco, poi a Giovan Battista de<br />

Juliis, a Marcello Carafa e infine<br />

alla famiglia Muscettola dei<br />

duchi di Spezzano che furono<br />

gli ultimi signori di Molinara e<br />

vi abitarono quasi stabilmente<br />

fino alla loro decadenza, all'inizio<br />

dell'800, in seguito alla<br />

legge napoleonica sull'eversione<br />

della feudalità. Prima del<br />

terremoto del 1962 il palazzo<br />

era descritto di una semplicità<br />

severa, quasi povero con il suo<br />

maestoso arco d'ingresso che<br />

dà accesso alla corte. Rimasto<br />

intatto nella sua pianta originaria:<br />

c'è tuttora l'arco d'ingresso,<br />

il cortile con al centro<br />

l'antico pozzo e le abitazioni<br />

signorili al primo piano che affacciano,<br />

con finestre e balconi,<br />

all'interno del cortile, sul<br />

Corso Umberto I e sulla piazza<br />

Vittoria. Al pianterreno<br />

c'era, fino agli anni 80, il frantoio,<br />

che risaliva forse all'epoca<br />

feudale e tutti gli ambienti<br />

al servizio del palazzo. All'interno<br />

delle mura di cinta, lungo<br />

il lato ovest, si estende tuttora<br />

un ampio giardino. Oggi<br />

il palazzo, abitazione privata<br />

della famiglia Santoro, ha subito<br />

vari interventi di recupero.<br />

Ora qual è la sfida del<br />

futuro per il Fortore,<br />

come dare una<br />

speranza e una<br />

prospettiva a queste<br />

comunità?<br />

“Siamo un territorio<br />

difficile<br />

ma<br />

bisogna<br />

creare<br />

innanzitutto<br />

un'area<br />

vasta,<br />

almeno<br />

una ventina<br />

di<br />

comuni<br />

devono<br />

mettersi insieme<br />

creando<br />

una serie<br />

di progetti<br />

per migliorare<br />

i servizi e<br />

la qualità<br />

della vita di<br />

territori, che<br />

non devono<br />

essere solo<br />

attraversati<br />

ma anche insediati.<br />

Il futuro<br />

è questo”.


Molinara


Molinara


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 22 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

BUONALBERGO. IN UN ANNO QUATTRO NUOVI NATI ALL’ANAGRAFE<br />

Resistono ogni giorno<br />

da soli per troppi anni<br />

CITTÀ NOBILE. Una storia antichissima, legata a filo doppio alla Diocesi<br />

che ha troppe proprietà abbandonate in centro storico e in periferia<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Resistono. Tutti i giorni.<br />

Anno dopo anno. Lottano<br />

contro l'idea che loro siano<br />

trascurabili dettagli. Li tiene<br />

in vita l'orgoglio, l'appartenenza,<br />

lo spirito illuminato di alcuni<br />

ostinati che hanno idee, volontà.<br />

Ma non basta, non basterà. È come<br />

se una parte non trascurabile<br />

di un organismo venisse lasciata<br />

morire. Come se si potesse fare a<br />

meno di un braccio, una mano,<br />

un cuore. Preoccupa la totale<br />

mancanza di consapevolezza, indigna<br />

l'indifferenza. Ogni pietra<br />

abbandonata a terra di questi piccoli<br />

paesi andrebbe rimessa a posto,<br />

ricomposta nella vita che ha<br />

saputo esprimere, rappresentare.<br />

Ogni vicolo, ogni decumano ti<br />

imprigiona in una solitudine diversa,<br />

non dolorosa. Buonalbergo<br />

ha la nobiltà di un tentativo<br />

che andrebbe sostenuto per evitare,<br />

come decine di altre piccole<br />

realtà, la scomparsa. La responsabilità,<br />

l'obbligo di occuparsene,<br />

è in capo a tutti. L'idea<br />

che i paesi presepi siano superflui,<br />

ingestibili, è soltanto la resa<br />

di una politica miope, inconsistente.<br />

La Regione, sorda e lontana,<br />

guarda ai carnai metropolitani<br />

con ossessione elettorale.<br />

La lotta impegna su diversi fronti:<br />

la visione complessiva che serve<br />

a tenere in vita tutta la complessa<br />

comunità di Buonalbergo<br />

Per l’amministrazione<br />

l’incubo è la gestione<br />

della manutenzione<br />

senza averne più i fondi<br />

__<br />

L’Istituto dei padri salesiani abbandonato da 50 anni dalla Diocesi<br />

e il lavorìo incessante al fianco<br />

dei cittadini che reclamano piccoli<br />

interventi, manutenzione<br />

quotidiana. Per risparmiare l’amministrazione<br />

s’è inventata la<br />

pluriugara per i rifiuti: l’umido a<br />

una ditta, l’indifferenziato ad<br />

un’altra, la raccolta del vetro e<br />

della carta ancora a un’altra impresa.<br />

Le tasse vengono tenute<br />

basse finché è possibile, ma il territorio<br />

da gestire, le contrade sono<br />

vaste e tutte affrante da fenomeni<br />

di dissesto idrogeologico<br />

che rappresentano danni e sempre<br />

nuovi investimenti.<br />

Eppure, questi centri storici diroccati,<br />

sventrati dal tempo, saccheggiati<br />

da generazioni costrette<br />

alla fuga, hanno un orizzonte,<br />

fisico: lo spazio infinito su cui<br />

gettano lo sguardo, il verde, le<br />

montagne. È stato dannazione<br />

ma è anche futuro. Qui si respira.<br />

Buonalbergo è la rappresentazione<br />

plastica di colpe diffuse.<br />

Tra i “peccatori” c'è anche la<br />

LE IDEE DELL’ASSOCIAZIONE: “SLOW IS GOOD”, “PAESAGGI IN MOVIMENTO” E IL MURALE DI JORIT<br />

DI LEA FARINA *<br />

«Noi, tornati a casa per restare<br />

e riscattare l’orgoglio del Fortone»<br />

nistrazione locale che da sempre<br />

spinge i giovani a restare ed<br />

investire, ma anche curatori, fotografi<br />

e realtà culturali di rilievo,<br />

ma soprattutto Artisti che<br />

hanno trovato in questo luogo,<br />

ispirazione, accoglienza e voglia<br />

di tornare. Tante le manifestazioni<br />

e progetti culturali che<br />

hanno raccontato Buonalbergo<br />

e il Fortore tra cui Slow is Good<br />

che quest’anno, nonostante<br />

la pandemia, ha ospitato per la<br />

sua III edizione, in piena sicurezza,<br />

i cultori della tradizione<br />

e del saper fare. Appassionati di<br />

arte e fotografia invitati al progetto<br />

pluriennale “Paesaggi in<br />

Movimento” promosso dallo<br />

Scabec, con la prepotenza dell’immagine,<br />

ha raccontato un<br />

intreccio di relazioni e figure; e<br />

ancora eventi nati dall’identità,<br />

che affondano radici nella storia<br />

Chiesa, che da queste parti ha infinite<br />

proprietà immobiliari lasciate<br />

abbandonate.<br />

Cadono a pezzi e s'intestano la<br />

metà marcia del borgo antico che<br />

s'inerpica su tutto il fianco alto<br />

del paese. L'altra metà, quella che<br />

ha potuto acquisire, l'amministrazione<br />

comunale è riuscita a<br />

recuperarla. Appena spunta una<br />

norma, il sindaco ci infila un progetto:<br />

palazzo Angelini è un<br />

esempio, tutto è tornato com'era<br />

un tempo. Ma fai un metro, tra<br />

Vico I Centrale e via Rocciaforte,<br />

e di fronte trovi l'altro complesso<br />

storico appartenuto alla<br />

Diocesi di Benevento totalmente<br />

diroccato.<br />

Già, le distrazioni della Chiesa.<br />

La stessa che l'arcivescovo Accrocca<br />

sta portando alla testa di<br />

una potente protesta a favore delle<br />

zone interne, dei piccoli centri<br />

che attendono da decenni una<br />

legge quadro che ne tuteli le radici.<br />

A un certo punto, c'è anche<br />

il dovere dell'esempio: o mette<br />

mano alle macerie o, dopo quarant'anni,<br />

ne lascia la proprietà al<br />

Comune. Un altro “peccato mortale”<br />

della Diocesi è a venti metri<br />

da Cascina Panaro, lungo via<br />

Sant'Antonio: l'edificio che prima<br />

ospitavai padri salesiani. Un<br />

albergone quadrettato abbandonato<br />

da 50 anni: sui tetti dell'edificio,<br />

parliamo del terzo piano,<br />

sono cresciuti alberi.<br />

Non lo abbattono. Non lo ricostruiscono.<br />

Non mollano la proprietà.<br />

Un pugno nell'occhio per chi<br />

vuole rianimare quel posto, portando<br />

gente a Cascina Panari, che<br />

dopo tante polemiche, la Provincia<br />

ha finalmente restaurato: percorso<br />

turistico con vista su macerie...<br />

magari messa così funziona<br />

pure.<br />

Il Fortore, la terra di mezzo,<br />

raccontato dalla storia<br />

perché di passaggio tra i<br />

due mari più grande del “bel<br />

paese”, quella terra da secoli<br />

resiliente e orgogliosa che nonostante<br />

sia “invisibile”, fa<br />

sentire la sua voce. Buonalbergo<br />

un piccolo polo culturale<br />

a cielo aperto che profuma<br />

di storia, tradizione e buone<br />

pratiche. Molti anziani, tesorieri<br />

di ricordi e pochi giovani<br />

che hanno deciso di tornare,<br />

con un obiettivo ben preciso:<br />

scrivere il Fortore esiste.<br />

Smart Fortore, l’Associazione<br />

culturale di coloro che investono<br />

la loro formazione e il loro<br />

tempo, affinché il piccolo<br />

borgo, ai confini tra <strong>Sannio</strong> e<br />

Fortore, racconti e sia da<br />

esempio per chi vuole dare voce<br />

all’entroterra; impegno e<br />

determinazione che hanno<br />

smosso la torpedine culturale<br />

che da anni attanagliava le<br />

idee. Collaborazioni importanti,<br />

in concerto con l’Ammidelle<br />

generazioni come Presta il<br />

tuo volto a Boemondo e Alberada<br />

progetto di comunità.<br />

Buonalbergo esprime la contaminazione<br />

degli attraversamenti<br />

delle strade che lo disegnano:<br />

la via Francigena, il<br />

Regio Tratturo e la sua taverna,<br />

monumentale luogo di sosta<br />

per le greggi in arrivo dagli<br />

Abruzzi, oltre all’antica arteria<br />

Traiana che vede oggi, nel<br />

Ponte delle Chianche, la testimonianza<br />

della sua monumentale<br />

storia descritta anche<br />

nell’impianto dell’antico centro<br />

storico locale, a pietra bianca,<br />

che accoglie i racconti di<br />

piccoli cantastorie colorati i<br />

Mazzamaurielli e ancora la<br />

piccola incantevole chiesa irta<br />

sul colle, che accoglie la madre<br />

protettrice “Madonna della<br />

Macchia” di origine bizantina.<br />

Buonalbergo sceglie il futuro<br />

partendo dalle radici e raccontando<br />

una nuova forza resiliente.<br />

* Referente associazione culturale<br />

“Smart Fortore”


martedì 22 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

DALLA FOLLA DELL’AEROPORTO DI CAPODICHINO ALLA SOLITUDINE DEL VECCIO BORGO<br />

«Ho mollato tutto per vivere qui la vecchiaia»<br />

LA SINGOLARE STORIA DEL 65ENNE NAPOLETANO VINCENZO DE MARTINO<br />

Una vita intera trascorsa<br />

nel caos e tra la folla<br />

dell’aeroporto di Capodichino,<br />

come dipenbdente<br />

dell’areonautica civile. Poi,<br />

una volta raggiunta la pensione,<br />

la decisione drastica, liberatoria:<br />

trovare una casa a pochissimi<br />

soldi e starsene sereno<br />

nella pace di una realtà completamente<br />

diversa. Vincenzo<br />

De Martino, 65 anni, vive da<br />

dieci in una casetta dell’antico<br />

borgo di Buonalbergo, a<br />

due rampe da palazzo Angelini.<br />

Lui rappresenta lo sbocco<br />

possibile del recupero delle decine<br />

e decine di abitazioni che<br />

potrebbero rianimarsi, con<br />

l’obiettivo di riportare gente lì<br />

dove tutto è iniziato e rianimare<br />

i mvicoli che prima brulicavano<br />

di vita.<br />

«Mai pentito di questa scelta»,<br />

racconta Vincenzo mentre innaffia<br />

le sue prezione piante,<br />

«avevo bisogno di questa pace<br />

e della serenità di vivere fa-<br />

__<br />

Sonia e Ludovica, amiche del cuore, e Vincenzo De Martino<br />

cendo quello che mi piace. Sono<br />

riuscito a far laureare tutti i<br />

miei figli e sono tra i fortunati<br />

che non hanno dovuto mai lottare<br />

per tenerli lontani dalla<br />

drogfa e da altri guai. Come ho<br />

scelto Buonalbergo? Per caso:<br />

volevo un’abitazione ma avevo<br />

pochissima disponibilità economica.<br />

Ma ecco che trovo questa<br />

casetta in vendita a meno di<br />

trentamila euro. Non me lo sono<br />

fatto ripetere due volte. Sono<br />

contento».<br />

Vivere in un centrto storico<br />

quasi del tutto abbandonato<br />

non è da tutti. Sonia e Ludovica,<br />

due amiche inseparabili,<br />

entrambe native di Buonalbergo,<br />

sono vent’anni che resistono<br />

L’INTERVISTA. Michelantonio Panarese racconta i suoi prim i cinque anni allla guida del Comune<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

La sfida del futuro si gioca<br />

sull'innovazione e la cultura.<br />

L'ha capito da tempo<br />

il sindaco di Buonalbergo, Michelantonio<br />

Panarese, 52enne,<br />

che nella prossima primavera<br />

chiuderà il suo primo ciclo amministrativo.<br />

Ma è pronto a ricandidarsi.<br />

E lo conferma nell'intervista<br />

a Otto Channel 696<br />

tv. “Mi sembra doveroso nei confronti<br />

dei cittadini, poi saranno<br />

loro a decidere”, annuncia il sindaco.<br />

Intanto Buonalbergo, come gli<br />

altri centri dell'entroterra sannita,<br />

ha subito una drastica riduzione<br />

del numero degli abitanti.<br />

Lei come lo spiega?<br />

“Purtroppo non ci sono più attività<br />

compatibili con le aree interne<br />

e c'è una propensione delle<br />

persone a spostarsi verso i<br />

grandi centri. Certo, questo crea<br />

un grande disagio per le nostre<br />

zone e un forte squilibrio anche<br />

economico. L'emergenza Covid<br />

deve farci fare oggi una nuova riflessione<br />

in relazione alla didattica<br />

a distanza e allo smart working.<br />

Il fatto di poter operare a<br />

distanza potrebbe riportare le persone<br />

ad abitare qui dove si può<br />

lavorare a distanza. Ma sono necessarie<br />

almeno due condizioni”.<br />

Quali? A cosa si riferisce in<br />

particolare?<br />

“Creare l'accessibilità facile a<br />

questi strumenti ma servono anche<br />

le infrastrutture immateriali<br />

come la banda larga. Si sta ultimando<br />

qui a Buonalbergo il cablaggio<br />

per la fibra e a breve tempo<br />

avremo questo collegamento<br />

veloce che consentirà alle persone<br />

di lavorare anche a distanza.<br />

Ma penso che si debba andare<br />

verso una forma di work center,<br />

ossia con la creazione di centri<br />

di uffici con una connettività veloce.<br />

Il futuro sarà questo”.<br />

Come ridare una speranza e<br />

«Innovazione e cultura,<br />

la nostra scommessa»<br />

Il sindaco avverte: «Questione delle aree interne mai affrontata»<br />

E accusa: “Penalizzati dall'Alta Velocità, subito la banda larga»<br />

__<br />

Il sindaco Michelantonio Panarese intervistato da 696 Ottochannel<br />

una prospettiva alle aree interne?<br />

“Se ne parla da tempo di aree interne<br />

ma non si è fatto mai nulla.<br />

Si continua a studiare ma nel<br />

frattempo il malato muore...”-<br />

Cosa serve al vostro territorio?<br />

“Innanzitutto è necessario avere<br />

servizi adeguati e nel contempo<br />

favorire l'e-commerce per le nostre<br />

aziende. A breve faremo un<br />

bando per le piccole e medie imprese<br />

per creare dei canali di promozione<br />

dei loro prodotti che sono<br />

competitivi ma che non si conoscono<br />

adeguatamente al di<br />

fuori dei nostri confini”.<br />

L'emergenza Covid come la<br />

state vivendo e come vi sta condizionando?<br />

“Il primo lockdown è stato accettato<br />

dai cittadini anche se con<br />

tutte le difficoltà del caso. Oggi<br />

diventa tutto molto più complicato.<br />

Le persone sono seriamente<br />

in difficoltà. E quindi è necessario<br />

che i nuovi fondi previsti<br />

dal Recovery fund siano messi a<br />

disposizione del territorio. Questa<br />

può essere un'opportunità per<br />

il rilancio dello sviluppo”.<br />

Uno dei nodi irrisolti riguarda<br />

la questione delle infrastrutture.<br />

L'Alta Velocità Napoli-Bari<br />

vi taglia fuori. Deluso?<br />

“Beh il tracciato ci ha penalizzato<br />

molto. Essere esclusi dalla<br />

nuova linea ferroviaria ci danneggia<br />

notevolmente ma sono<br />

scelte di un livello superiore che<br />

subiamo. Ora, però, possiamo<br />

puntare a mettere in rete queste<br />

infrastrutture. Abbiamo una proposta<br />

che valorizzi meglio la statale<br />

90 bis. Tra le stazioni di Apice,<br />

Hirpinia e Orsara possiamo<br />

creare un collegamento diretto<br />

con il territorio. Con la regione,<br />

il Ministero e l'Anas cercheremo<br />

di intervenire sulla statale 90 bis<br />

perché è un tracciato del dopoguerra<br />

non più adeguato. Così<br />

compenseremo la perdita della<br />

rete ferroviaria che sarà dismessa<br />

dal 2026”.<br />

Lei è sindaco da 4 anni: qual è<br />

il risultato che le ha dato più<br />

soddisfazione?<br />

“Sicuramente la possibilità di<br />

creare una rete progettuale che<br />

abbia una visione del futuro. E'<br />

chiaro che questo non risponde<br />

alle esigenze dei cittadini che<br />

hanno bisogno di risolvere anche<br />

piccoli problemi quotidiani, come<br />

quelli relativi alla manutenzione<br />

ordinaria per i quali i comuni<br />

non hanno fondi. Ora tra<br />

gli obiettivi si sono il collegamento<br />

diretto con Castel del Lago<br />

senza passare per Benevento<br />

e gli interventi contro la piaga del<br />

dissesto idrogeologico, purtroppo<br />

i nostri territori sono sempre<br />

molto a rischio”.<br />

Ma qual è la sua idea di città<br />

del futuro per Buonalbergo,<br />

quale può essere la vocazione<br />

per rianimare l'economia locale?<br />

“Non esiste un aspetto che possa<br />

garantire uno sviluppo da solo.<br />

Dobbiamo creare una rete. Ci sono<br />

vari aspetti su cui puntare: uno<br />

degli obiettivi può essere la creazione<br />

di residenze per gli artisti.<br />

Noi ci proveremo”.


Buonalbergo


Buonalbergo


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 12 gennaio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CAMPOLATTARO<br />

Il grande futuro dell’acqua<br />

per i cittadini e le aziende<br />

Potabilizzazione, uso irriguo e produzione idroelettrica<br />

non disponibili perché mancano le grandi derivazioni<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Quella della gestione<br />

delle risorse idriche<br />

della Regione Campania<br />

è una “bolla”<br />

nota da anni e da<br />

anni tenuta prigioniera. Non è affatto<br />

un caso che Fulvio Bonavitacola,<br />

vice presidente della giunta<br />

regionale, nel 2018 venne costretto<br />

a smentire, nero su bianco,<br />

l'autorizzazione che aveva firmato<br />

un dirigente di palazzo Santa<br />

Lucia per la proroga della concessione<br />

all'Acquedotto Pugliese<br />

di derivazione idrica a Caposele.<br />

Una proroga di 18 anni che il dirigente<br />

“zelante e solitario” s'era<br />

intestato nonostante “privo della<br />

relativa competenza”.L'acqua è<br />

un bene pubblico. Lo Stato ne<br />

concede l'utilizzo attraverso due<br />

procedure: le grandi o le piccole<br />

derivazioni.A Caposele l'Aqp ha<br />

messo mano alla più grande derivazione<br />

del Mezzogiorno. Insegna<br />

molte cose da tenere bene a<br />

mente.Ma quella è un'altra storia.<br />

Qui ed oggi ci interessa approfondire<br />

un'altra odissea, che dura<br />

da 58 anni: la diga di Campolattaro.<br />

Immaginata per la prima<br />

volta nel piano regolatore generale<br />

delle acque nel 1962, l'impianto<br />

sorge a sbarramento del<br />

Tammaro, un affluente del Calore.<br />

Sedici anni dopo, 1978, la<br />

Cassa per il Mezzogiorno li-<br />

La Ferrocementi<br />

l’ha consegnata finita<br />

27 anni fa: da allora<br />

furono ultimati nel 1993. Il costo<br />

complessivo fu quantificato in<br />

circa 270 miliardi di lire, di cui<br />

circa 51 miliardi per gli espropri<br />

che coinvolsero oltre 1.200<br />

Aziende dei comuni di Campolattaro<br />

e Morcone”. Cosa sia accaduto<br />

in 27 anni dalla sua ultimazione<br />

è un buco nero che ingoia<br />

carte, normative, spensieratezza<br />

e scaltrezza politica: le stesse<br />

pratiche ignobili che inchiodano<br />

tutte le opere pubbliche e il loro<br />

funzionamento al criterio “dell'emergenza”,<br />

che poi è la foglia<br />

di fico dietro la quale si nascondono<br />

le mazzette per i politici e<br />

gli appalti pilotati per gli imprenditori,<br />

quando di mezzo non si<br />

mette la camorra. Bene, 27 anni e<br />

la prima verità sconcertante: la diga<br />

di Campolattaro non ha ancora<br />

ultimato il collaudo. Una operazione<br />

complessa, complicata,<br />

fatta di continui svuotamenti e<br />

riempimenti e di rilevazioni tecniche<br />

che dovrebbero garantirne<br />

la estrema sicurezza. Ma non occorrerebbero<br />

27 anni. Qualche decina<br />

d'anni di ritardo se li è intestati<br />

la Provincia di Benevento,<br />

per la realizzazione di una strada.<br />

Chissà perché l'hanno chiamata<br />

la strada “Senza amici”, di fatto<br />

era opera preliminare al raggiungimento<br />

della quota massima di<br />

riempimento della diga e funzionale<br />

a far arrivare l'acqua a tutti<br />

gli opifici posti a monte dell'invaso.<br />

Ora la strada c'è e la diga in<br />

questi mesi sta continuando a<br />

svuotarsi e riempirsi per arrivare<br />

a ottenere la certificazione del<br />

collaudo. L'estate scorsa, la Regione<br />

Campania, la stessa che<br />

aveva scoperto come funzionano<br />

i propri uffici riguardo la gestione<br />

dell'acqua, ha impresso una<br />

finta accelerazione all'utilizzo della<br />

diga: un mega progetto da 480<br />

milioni di euro perché l'invaso<br />

possa finalmente essere destinato<br />

all'uso potabile e a quello irriguo.<br />

I numeri sono impressionanti. Come<br />

Caposele, la diga di Campolattaro<br />

potrebbe da sola soddisfare<br />

tutti i bisogni idropotabili dell'intera<br />

regione e offrire ristoro da<br />

costi altissimi a centinaia di aziende<br />

agricole che con l'acqua fanno<br />

a cazzotti ogni giorno. Ma non<br />

solo. A valle dell'invaso, attraverso<br />

un sistema di collegamenti<br />

e pozzi, potrebbe essere alimentato<br />

un impianto idroelettrico<br />

per la produzione di energia<br />

Nessuna gara di<br />

appalto sarà possibile<br />

senza il regolamento<br />

della Regione<br />

pulita. Potrebbe. Ma pure qui, c'è<br />

l'inghippo. Già perché la Regione<br />

Campania non ha ancora messo<br />

mano al regolamento per la concessione<br />

della grande derivazione,<br />

necessaria e preliminare a poter<br />

bandire le gare che poi affideranno<br />

alle aziende la potabilizzazione<br />

dell'acqua, le condotte per il<br />

trasferimento della risorsa idrica<br />

alle aziende agricole e l'impianto<br />

idroelettrico. Lo stesso vuoto normativo<br />

regionale che poi ha consentito<br />

al dirigente “zelante e solitario”<br />

di procedere, motu proprio,<br />

a favore dell'Acquedotto<br />

pugliese per la grande derivazione<br />

di Caposele. Quindi, la grancassa<br />

suonata dalla Regione e<br />

messa su spartito con la vagonata<br />

di milioni (480 una sopra all'altro<br />

sono una bella montagna<br />

di soldi) è aria fritta se non si mette<br />

mano al Regolamento. Pensate<br />

che di “grandi derivazioni” lo<br />

stato centrale si è occupato con<br />

un regio decreto del 1933, il 1775,<br />

e da lì in poi niente si è più mosso.<br />

È in quella norma controfirmata<br />

da Vittorio Emanuele III che<br />

ci sono i parametri per capire cosa<br />

differenzi prendere acqua da<br />

Campolattaro o da Caposele o<br />

scavare un semplice pozzo. La<br />

beffa è che la Regione Campania<br />

ha un regolamento per scavare i<br />

pozzi davanti casa (l'ultima modifica<br />

è dell'aprile di quest'anno)<br />

ma non uno che stabilisca l'iter<br />

per le grandi derivazioni per avviare<br />

l'idroelettrico o l'uso potabile<br />

e irriguo.Quindi, cosa aspettano?<br />

I milioni ci sono, il collaudo<br />

prima o poi arriverà... manca<br />

una bella, grande, sentita “emergenza<br />

idrica” estiva che poi darà<br />

la stura: così... così... così.<br />

Una storia infinita<br />

iniziata nel 1962<br />

con la Cassa per il<br />

Mezzogiorno<br />

cenziò il progetto esecutivo, che<br />

sorge sì nel comune di Campolattaro<br />

ma ha dispiegato i propri<br />

effetti (il bacino vero e proprio)<br />

nella piana a ridosso del comune<br />

di Morcone.Ma i 69 miliardi e<br />

344 milioni di lire calcolati per la<br />

sua realizzazione sono stati stanziati<br />

solo due anni dopo, nel 1980.<br />

Il conto lo tiene l'amministrazione<br />

comunale di Campolattaro: “I<br />

lavori, affidati alla romana Ferrocementi,<br />

iniziarono nel 1981 e


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CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

Cosa prevede il mega progetto<br />

Quei 480 milioni<br />

stanziati sulla carta<br />

Ci vorranno gare internazionali e ancora anni<br />

prima che l’impianto venga utilizzato sul serio<br />

Dopo 40 anni, la<br />

diga di Campolattaro,<br />

il più<br />

grande degli invasi<br />

del Mezzogiorno,<br />

dovrebbe già essere<br />

in funzione. Dell’estate scorsa<br />

l’annuncio del mega progetto<br />

da 480 milioni di euro<br />

da parte della Regione Campania<br />

per lo sfruttamento<br />

dell’invaso a pieno regime su<br />

tre versanti: impianto di potabilizzazione,<br />

condotte per<br />

l’uso irriguo e impianti di<br />

produzione idroelettrica. Un<br />

patto istituzionale tra la provincia<br />

di Benevento, il consorzio<br />

di bonifica <strong>Sannio</strong> e<br />

molti altri enti territoriali coinvolti, dovrebbe rendere fuinalmente<br />

funzionale l'opera avviata già nel 1980 dalla cassa per il<br />

Mezzogiorno. Si punta ad offrire molteplici vantaggi al territorio,<br />

sia per quanto riguarda il miglioramento della vita, sia per<br />

lo sviluppo dell'economia regionale. A partire dalla distribuzione<br />

di acqua potabile a più di 500mila cittadini, all'irrigazione<br />

di 15mila ettari di terreni agricoli, all'alleggerimento del carico<br />

degli acquedotti molisani, nonchè dell'utilizzo delle sorgenti<br />

irpine di Cassano, quest'ultimi impegnati a dissetare anche<br />

la Puglia. La Regione Campania ha avviato la realizzazione<br />

di una galleria lunga 7,5 km con il compito di convogliare<br />

6.500 litri d'acqua al secondo, sino a giungere all'area degli impianti<br />

del comune di Ponte. Importante, inoltre, è l'attenzione<br />

verso l'ecosistema locale ossia di conservare il livello di acqua<br />

necessario per preservare l'umidità della zona. Il 43% d'acqua<br />

sarà utilizzata in un nuovo grande impianto per la potabilizzazione<br />

che sarà successivamente pompata verso i comuni beneventani<br />

dell'alto <strong>Sannio</strong> e dell'alto Fortore, dando priorità<br />

alla carenza idrica a partire dalla città di Benevento. L'invaso<br />

di Campolattaro risulta essere essenziale per l'equilibrio dell'acqua<br />

potabile della regione Campania, compromesso dall'instabilità<br />

delle importazioni della sorgente molisana, specialmente<br />

durante in periodo estivo.<br />

YLENIA CUCCINIELLO<br />

L’INDISCREZIONE. Il sindaco di Benevento pronto a entrare nel capitale<br />

Idea Mastella e Asea<br />

Il matrimonio si farà<br />

L’assemblea della partecipata della Provincia<br />

ratificherà l’accordo nelle prossime settimane<br />

Con l'attuale presidente<br />

della Asea, Giovanni<br />

Mastrocinque,<br />

è sempre più<br />

concreta la possibilità<br />

che il Comune di Benevento<br />

entri nel capitale sociale di Asea,<br />

l’azienda partecipata della Provincia<br />

che gestisce gli impianti di<br />

Campolattaro. Uno schema di<br />

collaborazione che attende soltanto<br />

il placet da parte dell’Assemblea<br />

dei soci di Asea, che dovrebbe<br />

essere convocata di qui a<br />

qualche settimana. Il decreto di<br />

nomina di Mastrocinque e deglui<br />

altri nuovi componenti il consiglio<br />

di amministrazione è stato<br />

ratificato dalla Provincia soltanto<br />

ieri. I rinnovati vertici di Asea<br />

dovranno prendere cobncretamente<br />

nelle proprie mani la gestione<br />

di Asea che, allo stato, ha<br />

un unico obiettivo: ultimare tutte<br />

le operazioni che preludono la<br />

concessione del collaudo da parte<br />

del Ministero delle Infrastrutture.<br />

I lavori di collaudo della diga<br />

di Campolattaro, grazie a una<br />

convenzione firmata nell'autunno<br />

2018, sono in dirittura d'arrivo.<br />

La serie di interventi per il<br />

completamento degli invasi sperimentali<br />

e per il collaudo tecnico-funzionale<br />

della diga è stato<br />

reso possibile grazie ad un importante<br />

finanziamento da parte<br />

del Ministero delle Infrastrutture<br />

e dei Trasporti, facente parte del<br />

Fondo di Sviluppo e Coesione<br />

(FSC) 2014-2020, pari alla somma<br />

di 700mila euro. La Direzione<br />

Generale per le Dighe del Ministero<br />

ha approvato il cronoprogramma<br />

di Asea. L'accordo stabilisce,<br />

tra l'altro, che in capo alla<br />

Direzione Generale per le Dighe<br />

resterà il compito della vigilanza,<br />

con la verifica e l’approvazione<br />

delle varie fasi procedurali<br />

ed esecutive. Gli interventi<br />

approvati nel Piano Programma<br />

riguardano, in particolare, la redazione<br />

della rivalutazione sismica;<br />

interventi sulla strumentazione<br />

quali il ripristino e l'integrazione<br />

dei piezometri nel corpo<br />

diga e l'installazione di due stazione<br />

idrometriche a valle e a<br />

monte dell'invaso; interventi impiantistici<br />

ossia la sostituzione<br />

della valvola di scarico di fondo<br />

ed il ripristino funzionale della<br />

traversa di Tammarecchia.Le tappe<br />

fondamentali sono state per superare<br />

e risolvere le problematiche<br />

accumulatesi nel tempo.<br />

L'Asea, nell'ottobre del 2017, ha<br />

elaborato lo studio di fattibilità<br />

tecnica ed economica per le opere<br />

di derivazione primaria della<br />

diga: ovvero la potabilizzazione,<br />

l’uso irriguo e la produzione di<br />

energia attraverso un impianto<br />

idroelettrico.<br />

(V.I.)


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

L’INTERVISTA. GIOVANNI MASTROCINQUE, IN COMUNE DA 40 ANNI<br />

«Asea? Un disastro<br />

che non mi aspettavo»<br />

TUTTO DA RIFARE. Debiti fuori controllo e conti correnti pignorati e bloccati<br />

Dietro i grandi ritardi della diga di Campolattaro una gestione quasi folle<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Ha iniziato la sua carriera<br />

come impiegato di secondo<br />

livello in banca. Ora<br />

guida la società che ha in mano<br />

le carte migliori per giocare la<br />

partita dei prossimi anni per tutto<br />

il <strong>Sannio</strong>: l’Asea, partecipata<br />

della Provincia che gestisce la diga<br />

di Campolattaro. Una carriera<br />

da self made man quella di<br />

Giovanni Mastrocinque, 71 anni<br />

ma con il piglio di un quarantenne.<br />

La prima volta che ha messo<br />

piede nel consiglio comunale<br />

di Foglianise era poco più che<br />

ventenne. Dal 1975 in poi, in un<br />

modo o nell’altro, è sempre stato<br />

un amministratore. Di Foglianise<br />

conosce vita, morte e miracoli,<br />

avendone condiviso un lunghissimo<br />

destino, non sempre facile,<br />

mai agevole. Ogni giorno, in<br />

un comune di una zona interna, è<br />

una montagna da scalare.<br />

Preferisce parlare del futuro e dell’impegno<br />

presso Asea: «Mi<br />

aspettavo di trovare una società<br />

all’avanguardia, ma la situazione<br />

che ho trovato è disastrosa: conti<br />

correnti bloccati grazie a pignoramenti<br />

lasciati senza opposizione:<br />

molti collaboratori, tenuti<br />

in società per anni, hanno rivendicato<br />

l’assunzione e arretrati.<br />

Le sentenze, passate in giudicate,<br />

ora hanno realizzato un debito<br />

mostruoso di 600mila euro.<br />

Asea sarà costretta ad aprire un<br />

mutuo per farvi fronte».<br />

«Le vertenze di sette<br />

collaboratori<br />

hanno creato un buco<br />

da 600mila euro»<br />

Già, la diga di Campolattaro. Una<br />

svolta possibile per l’intero <strong>Sannio</strong><br />

non a chiacchiere. Se la Regione<br />

non fosse stata dormiente<br />

per decenni, acqua ed energia pulita<br />

sarebbero già una realtà. Nonostante<br />

la propaganda dello<br />

scorso anno, la pioggia di milioni<br />

(480) annunciata la scorsa estate,<br />

il cammino è ancora molto<br />

lungo. Gli ostacoli sono ancora<br />

__<br />

Giovanni Mastrocinque, presidente del Cda di Asea<br />

numerosi, il più grande dei quali<br />

è l’enorme macchina burocratica<br />

che presiede l’utilizzo del mare<br />

di soldi che ci sono a disposizione.<br />

«I ritardi accumulati per la diga<br />

di Campolattaro sono stati parecchi.<br />

Ma noi adesso ci impegneremo<br />

al massimo per rispettare il<br />

cronoprogramma che dovrà portare<br />

l’invaso di Campolattaro ad<br />

ottenere il collaudo ministeriale<br />

e quindi dare il via al suo utilizzo<br />

idropotabile ed irriguo. Secondo<br />

i nostri tecnici dovremmo<br />

riuscirci in tre anni. Nel frattempo,<br />

va ricordato che la Regione<br />

Campania ha finalmente approvato<br />

il Piano d’Ambito, sul quale<br />

verrà costruito, nel corso del<br />

prossimo triennio, il servizio idrico<br />

integrato. In tal senso, la diga<br />

di Campolattaro è tra le più im-<br />

portanti mai progettate in Campania,<br />

una sfida tecnologica e realizzativa<br />

che vede la Provincia di<br />

Benevento, insieme all’Asea, protagonista<br />

di scelte che caratterizzeranno<br />

il futuro e le prospettive<br />

economiche e ambientali dell’area<br />

sannita. I fondi del Next<br />

Generation Ue rappresentano<br />

un’occasione per reperire risorse<br />

adeguate a sostenere questo rinascimento<br />

da 12 miliardi di euro,<br />

per avviare definitivamente infrastrutture<br />

efficienti per valorizzare<br />

il bene più prezioso».<br />

Ci sono tanti soldi<br />

per la realizzazione<br />

del servizio idrico<br />

integrato campano<br />

UNA STORIA MILLENARIA ALL’OMBRA DEL MONTE CARUSO DOVE IL MIRACOLO È IL GRANO CHE SI FA ARTE<br />

Un lembo di Paradiso<br />

DI MAURIZIO VETRONE *<br />

è l’Italia, giardino<br />

d’Europa, ma<br />

«Bella<br />

il suo fiore più<br />

olezzante è la mia Foglianise,<br />

quel piccolo lembo di Paradiso,<br />

ove, per la prima volta, aprii gli<br />

occhi al sole», così monsignore<br />

Francesco Pedicini, arcivescovo<br />

di Bari, descriveva il suo<br />

paese di nascita.<br />

Foglianise è un piccolo borgo<br />

situato a ovest di Benevento, nel<br />

cuore del parco Regionale Taburno<br />

Camposauro, ai piedi<br />

della “Dormiente del <strong>Sannio</strong>”.<br />

Un’epigrafe latina testimonia<br />

la sua l’esistenza già in epoca<br />

romana, raccontando del culto<br />

della Dea Fortuna che qui assumeva<br />

il titolo di Folianensis.<br />

Arrivando in paese appare il<br />

suo inconfondibile skyline, caratterizzato<br />

dall’imponenza del<br />

monte Caruso che sembra abbracciare<br />

l’intero abitato; a<br />

mezza costa si scorge una costruzione<br />

incastonata nella roccia:<br />

è l’eremo dedicato a San<br />

Michele, un bellissimo esempio<br />

di architettura rupestre che da<br />

più di mille anni veglia sulle<br />

anime delle genti di Foglianise.<br />

L’eremo nasce nel periodo Longobardo,<br />

intorno all’anno mille,<br />

quando questi convertitisi al Cristianesimo<br />

divennero particolarmente<br />

devoti al Santo guerriero.<br />

A seguito dei terremoti del 1688<br />

e 1702, che distrussero l’intero<br />

<strong>Sannio</strong>, l’eremo fu ristrutturato<br />

e consacrato a San Michele nel<br />

1707 dal cardinale di Benevento<br />

V. M. Orsini, futuro papa Benedetto<br />

XIII. Chiuso al culto dopo<br />

il terremoto del 1980, con i<br />

due importanti restauri del 1995<br />

e del 2011 è tornato all’antico<br />

splendore e oggi è meta di tantissimi<br />

turisti, pellegrini ed escursionisti.<br />

Un luogo di culto che diventa<br />

luogo dell’anima quando<br />

si entra nell’affascinante grotta<br />

e quando si gode dell’incantevole<br />

panorama sulla verde valle tra<br />

le colline beneventane.<br />

Ma Foglianise è soprattutto “la<br />

Città che risplende per l’oro del<br />

grano” per l’immenso fascino<br />

dei “carri di grano”, imponenti<br />

macchine da festa riproducenti<br />

chiese, cattedrali, fontane, statue,<br />

realizzate interamente con il<br />

“magico” intreccio di fili di paglia,<br />

che ogni anno il 16 agosto,<br />

trasformano le strade del paese<br />

in un museo itinerante.<br />

Una tradizione antichissima, tramandata<br />

di generazione in generazione,<br />

che affonda le sue<br />

radici in riti pagani per fondersi<br />

nella religione cattolica a seguito<br />

della guarigione dalla peste<br />

del 1656, quando i carri di<br />

grano diventano “un’offerta”<br />

al santo taumaturgo Rocco. I<br />

carri di grano sono davvero incredibili,<br />

maestosi e armoniosi,<br />

si resta stupiti e affascinati ad<br />

ammirare la bellezza e la perfezione<br />

delle riproduzioni e increduli<br />

nel pensare che tutto ciò<br />

viene realizzato utilizzando solo<br />

modesti fili di paglia<br />

Una tradizione dalle caratteristiche<br />

uniche, conosciuta ed apprezzata<br />

nel mondo, un paese<br />

accogliente, un clima ideale,<br />

buon cibo e ottimo vino, è la terra<br />

dei rinomati aglianico e falanghina,<br />

aria pulita e una natura<br />

meravigliosa sono tutte peculiarità<br />

di Foglianise “il fiore<br />

più olezzante d’Italia, giardino<br />

d’Europa”.<br />

* Guida turistica


martedì 12 gennaio 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

FOGLIANISE. Giuseppe Tommaselli traccia il bilancio della consiliatura più difficile<br />

«Vino e olio: l’economia<br />

ripartirà con le eccellenze»<br />

Il sindaco annuncia la ricandidatura e lancia la sfida del futuro:<br />

«Ma la Regione dia più fondi e attenzione alle zone interne»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

La nuova sfida delle zone interne<br />

può ripartire dalle<br />

verdi colline che circondano<br />

Foglianise, borgo di 3300 anime,<br />

che scommette su due produzioni<br />

di qualità: vino e olio. Ne<br />

è sicuro il sindaco Giuseppe Tommaselli,<br />

che chiude quest’anno il<br />

suo primo ciclo amministrativo<br />

da primo cittadino, anche se da<br />

anni è protagonista delle vicende<br />

comunali.<br />

Sindaco, che bilancio consegnerà<br />

ai cittadini?<br />

«Sono stati anni difficili ma anche<br />

di grandi soddisfazioni. Quando<br />

fui eletto mi ritrovai a fare i conti<br />

con le conseguente devastanti dell’alluvione.<br />

Erano saltati due depuratori,<br />

danneggiate strade e fognature,<br />

ma siamo riusciti a risorgere.<br />

Ma sono particolarmente<br />

orgoglioso dei risultati ottenuti<br />

sul fronte delle scuole, che ci<br />

stanno molto a cuore».<br />

L’emergenza Covid come la<br />

state affrontando e come vi ha<br />

condizionato finora?<br />

«Ricordo che il 24 febbraio era<br />

uscito appena dalla clinica dov’ero<br />

stato ricoverato. Mi sono<br />

messo subito a lavoro collaborando<br />

con l’Asl. Abbiamo fatto il<br />

possibile per aiutare la nostra comunità.<br />

Abbiamo distribuito mascherine,<br />

fatto screening e grazie<br />

__<br />

Il sindaco Tomaselli intervistato da 696 Ottochannel<br />

a una parte della mia indennità<br />

aiutiamo con i pacchi alimentari<br />

36 famiglie».<br />

Rispetto agli altri centri dell’entroterra<br />

sannita Foglianise<br />

è in controtendenza perché ha<br />

registrato un costante aumento<br />

dei suoi abitanti.<br />

Come si spiega?<br />

«È vero. Sicuramente ci aiuta la<br />

posizione geografica. Ma questo<br />

è un paese molto accogliente e<br />

c’è una mentalità aperta. Siamo<br />

vicini a Benevento, abbiamo buoni<br />

collegamenti grazie alla Fondovalle,<br />

ma è soprattutto un paese<br />

vivibile e molto vivace dal punto<br />

di vista dell’economia locale».<br />

Foglianise come può valorizzare<br />

le produzioni locali: qui si<br />

realizzano vino e olio di grande<br />

qualità…<br />

«Non bisogna fermarsi, andrebbe<br />

sfruttata meglio l’area del par-<br />

co. La regione dovrebbe aiutarci<br />

di più a fare in modo che i giovani<br />

restino qui a studiare e a lavorare.<br />

L’agricoltura può offrire<br />

molto e si dovrebbero recuperare<br />

anche gli antichi mestieri».<br />

Dalla Regione cosa si aspetta?<br />

E com’è stata finora la collaborazione<br />

con il governo di Palazzo<br />

Santa Lucia?<br />

«Il rapporto con la Regione è stato<br />

sempre buono ma sarebbe necessaria<br />

più attenzione e meno<br />

burocrazia. Le zone interne vanno<br />

valorizzate per quello che sono,<br />

specie dal punto di vista della<br />

vivibilità e di un ambiente incontaminato».<br />

Foglianise è conosciuta anche<br />

all’estero per la festa del grano.<br />

Questo evento cosa rappresenta<br />

per voi?<br />

«Che dire? È la storia e la cultura<br />

della nostra comunità. Anch’io<br />

ho raccolto il grano<br />

e lavorato la<br />

paglia. Fa parte<br />

della nostra storia.<br />

La devozione<br />

verso San<br />

Rocco è qualcosa<br />

di speciale.<br />

Molti dei carri<br />

donati a diverse<br />

città che noi rappresentavamo<br />

sono<br />

capolavori. Vere<br />

e proprie opere<br />

d’arte».<br />

Come ridare speranza<br />

ai giovani di questi<br />

territori?<br />

«In questa ottica devono aiutarci<br />

governo e regione. Se si<br />

sfruttano bene i fondi disponibili<br />

si possono creare occasioni<br />

di lavoro».<br />

Foglianise quest’anno torna<br />

al voto. Lei che fa, si ricandida?<br />

«Penso di aver fatto una buona<br />

esperienza da sindaco. E,<br />

certo, me la sento ancora di<br />

guidare la nostra coalizione<br />

che darà spazio anche ai giovani.<br />

Ma servono anche figure<br />

di esperienza. Voglio continuare<br />

a essere punto di riferimento<br />

dei cittadini, spero<br />

in fondo di meritare il<br />

voto della mia gente. La sfida<br />

continua».


Foglianise


Foglianise


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 19 gennaio 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

VITULANO. IL MONTE DRAGO E LE ANTICHE RADICI LONGOBARDE<br />

Gli scalpellini dei Re<br />

grazie alla pietra rossa<br />

IN TUTTO IL MONDO. Parte delle guglie del Cremlino sono forniture sannite<br />

La singolare storia della Fontana reale diventata zona franca tra due Stati<br />

DI VALERIA ISCARO<br />

Il territorio di Vitulano è costituito<br />

dal 65 per cento di rocce<br />

e dal 35 per cento di terreno<br />

agricolo. Lo sfruttamento del suolo<br />

coltivabile e delle rocce ha permesso,<br />

in antichità, lo svolgimento<br />

delle attività silvo-pastorali, boschive<br />

e contadine, intorno alle<br />

quali ruotava l'artigianato. Attività<br />

lavorativa per eccellenza era<br />

quella dello scalpellino, colui il<br />

quale lavorava la pietra tipica locale,<br />

che poi è passata alla storia<br />

con il nome di "Marmo Rosso Vitulanese",<br />

anche se il colore tipico<br />

del marmo di Vitulano è grigio<br />

perla. Nell'area sono presenti diverse<br />

cave di marmo, il cui prodotto<br />

lavorato e finito viene esportato<br />

anche all'estero. Tra i comuni<br />

di Vitulano e Cautano, esistono<br />

numerosi affioramenti di brecce<br />

calcaree policrome, di calcari brecciati<br />

e, di alabastri calcarei. Nel<br />

periodo Baracco, il marmo ebbe<br />

il suo maggior successo: venne<br />

utilizzato per gli interni della Reggia<br />

di Caserta per volere di Carlo<br />

III di Borbone. In seguito vennero<br />

usati per altre chiese ed edifici<br />

di Napoli, come il Duomo e nella<br />

chiesa dei Pellegrini; a Roma vennero<br />

utilizzati nella cappella Torlonia<br />

in San Giovanni in Laterano;<br />

a Benevento alla Camera di<br />

Commercio, nella chiesa della SS.<br />

A Roma ornano<br />

la cappella Torlonia<br />

della chiesa di San<br />

Giovanni in Laterano<br />

Annunziata e alla poste centrali.<br />

Al centro del paese sorge la chiesa<br />

della SS. Trinità, costruita tra il<br />

sedicesimo e il diciassettesimo secolo:<br />

si intende, oltre alla Chiesa<br />

con le relative cappelle, il campanile<br />

in stile Vanvitelliano, la casa<br />

Canonica, la cappella dell'antica<br />

congrega di Napoli situata anch'essa<br />

sul retro della Chiesa. Nella<br />

cappella viveva ed operava la<br />

confraternita. Meta dei visitatori è<br />

la caratteristica Fontana Reale: la<br />

__<br />

Piazza S. Menna<br />

sua importanza è dovuta al fatto<br />

che è diventata un emblema del<br />

comune di Vitulano. Nonostante<br />

il paese fosse diviso in due stati,<br />

la Fontana era l'unico luogo di incontro<br />

"super partes" per tutti i vitulanesi.<br />

Diventata "porta" del centro<br />

urbano, ma a servizio di tutta<br />

l'area rurale poiché vicinissima alla<br />

parte pedemontana, quindi risulta<br />

essere l'unico monumento urbano<br />

situato tra città e campagna.<br />

Alle pendici del Monte Drago si<br />

trovano i ruderi dell'antico monastero,<br />

su uno strapiombo detto "il<br />

Funno", un luogo impervio e inaccessibile.<br />

Occupava una posizione<br />

strategica perché rappresentava<br />

l'unico valico della Valle Telesina<br />

e Vitulanese, lungo un'antica mulattiera.<br />

Il monastero di S. Maria<br />

della Grotta, il cui nome antico era<br />

S. Maria di Monte Drago, fu fondato<br />

tra il 940 e 944 dal principe<br />

longobardo di Benevento Atenulfo<br />

II. Si racconta che con molta<br />

probabilità lo abbiano costruito e<br />

abitato i monaci Benedettini fino<br />

al 1264. Nel 1660 venne affidato<br />

alla congregazione dei monaci Camaldolesi<br />

che lo abbandonarono<br />

per lo stato di degrado e per i continui<br />

assalti dei predoni. Nel 1705,<br />

durante una visita pastorale del<br />

cardinale Orsini, sconsacrò la chiesa<br />

e fece trasportare le suppellettili<br />

nella chiesa del S. Spirito in Vitulano.<br />

Il monastero fu un importante<br />

centro non soltanto religioso<br />

ma anche economico, politico<br />

e sociale di tutta la valle Vitulanese.<br />

ESTRATTO DALLA CAVA DI URIA, RAPÌ L’ARCHITETTO LUIGI VANVITELLI CHE LO SCELSE PER LA REGGIA<br />

Quel marmo divino scelto per i Borbone<br />

Il marmo di Vitulano viene<br />

utilizzato per la prima volta<br />

nel 1700, quando l'architetto<br />

Luigi Vanvitelli lo utilizzò<br />

per la costruzione del palazzo<br />

di Re Carlo III di Borbone,<br />

nella città di Caserta e<br />

successivamente per altri importanti<br />

lavori.<br />

Il marmo viene ricavato dalla<br />

Cava Uria, sul monte Camposauro,<br />

tra Vitulano e Cautano,<br />

a circa 800mt di quota: la particolarità<br />

del materiale è dovuta<br />

alle cromature che sfumano<br />

dal grigio al rosso, dal<br />

bruno scuro al porpora e al lilla,<br />

fino al rosso sangue.<br />

L'estrazione avviene tramite<br />

accurati parametri, nel rispetto<br />

dell'ambiente storico, in un<br />

sito protetto dove ogni fase della<br />

lavorazione è allo stesso tempo<br />

antica e tecnologicamente<br />

avanzata. Il marmo è stato utilizzato<br />

fin dall’antichità proprio<br />

per il fascino esclusivo del<br />

suo colore, simbolo di vita, forza<br />

e allegoria di regalità, potenza<br />

e lusso. Si dice che Vanvitelli,<br />

impegnato nella ricerca<br />

dei materiali più belli e preziosi,<br />

si recò sul monte Camposauro<br />

rimanendo entusiasta<br />

della sua bellezza e le eccentriche<br />

tonalità, tanto da far costruire<br />

una strada apposita per<br />

trasportarlo velocemente dalle<br />

cave fino al cantiere della<br />

Reggia dove, ancora oggi, risplende<br />

nelle pareti dello Scalone<br />

Reale e nella Cappella Palatina.<br />

Il marmo, poi, è stato<br />

utilizzato in tutta la Campania:<br />

Reggia di Portici, Palazzo<br />

Reale di Napoli, Reggia di Capodimonte,<br />

Teatro San Carlo.<br />

Anche a Roma si può trovare<br />

nella Cappella Torlonia di San<br />

Giovanni in Laterano e nella<br />

chiesa dei Santissimi Apostoli.<br />

Dal diciannovesimo secolo lo<br />

ritroviamo anche nei più prestigiosi<br />

edifici e chiese d’Italia<br />

arrivando anche in Francia,<br />

Nord America, Inghilterra e in<br />

Russia per rivestire le guglie<br />

del Cremlino. Oggi l’attività<br />

estrattiva è sottoposta a stringenti<br />

norme di legge improntate<br />

su un modello responsabile<br />

e nel pieno rispetto dei luoghi<br />

con precisi limiti quantitativi.<br />

Fino a qualche tempo fa il<br />

marmo veniva utilizzato soprattutto<br />

per realizzare elementi<br />

decorativi, pavimentazioni,<br />

rivestimenti, oltre ai<br />

complementi di arredo. Mentre,<br />

negli ultimi anni sta prendendo<br />

piede un nuovo filone<br />

che tende a esaltarne le caratteristiche,<br />

realizzando vere e<br />

proprie opere d'arte, oggetti di<br />

design moderno e opere architettoniche.<br />

Le sfumature particolari,<br />

ancora oggi, sono molto<br />

ricercate dai più famosi scultori<br />

e architetti.<br />

(valisca)


martedì 19 gennaio 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

LA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA<br />

Più che una chiesa, uno scrigno d’arte<br />

L’INTERVISTA. Il primo cittadino Raffaele Scarinzi traccia il bilancio del suoi mandati<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Chissà se i cittadini di Vitulano<br />

riusciranno a fargli<br />

cambiare idea. Ma il sindaco<br />

Pd, Raffaele Scarinzi, avvocato,<br />

che è alla guida del comune<br />

da oltre otto anni, sembra<br />

irremovibile: “Lascerò la politica<br />

alla fine di questo mandato”, conferma.<br />

Da cosa nasce questa sua decisione?<br />

“E' semplice, basta guardare la<br />

realtà. Nessun uomo è per tutte<br />

le stagioni. Nella politica va portata<br />

una dose di entusiasmo e freschezza<br />

che col tempo scema.<br />

Certo, è vero che aumenta l'esperienza,<br />

ma bisogna dare ai giovani<br />

la possibilità di cimentarsi.<br />

Per giunta, sono convinto che fare<br />

l'amministratore in maniera seria<br />

significa impegnarsi a tempo<br />

pieno. Dopo tanti anni, ricordo<br />

che in passato sono stato anche<br />

vicesindaco, credo che sia il tempo<br />

di fare spazio a nuove energie”.<br />

Il suo rapporto con i cittadini<br />

come è cambiato in tutti questi<br />

anni?<br />

“In otto anni il rapporto è diventato<br />

più maturo. Posso dire che<br />

c'è una totale presa in carico da<br />

parte mia dei problemi della comunità.<br />

Bisogna sempre essere<br />

pronti a dare risposte alla gente.<br />

Si è creato anche un rapporto<br />

umano molto intenso, il comune<br />

è come un terzo figlio per me”.<br />

Intanto, secondo lei Vitulano su<br />

cosa deve puntare per rianimare<br />

l'economia del territorio?<br />

“Non siamo un paese industriale<br />

e l'artigianato con gli anni è andato<br />

scomparendo. L'artigianato<br />

di qualità che resiste alimenta solo<br />

una piccola filiera turistica.<br />

Oggi credo che si debba scommettere<br />

sulla nostra montagna:<br />

abbiamo boschi e foreste, quasi<br />

136 chilometri quadrati di natura<br />

incontaminata. E' una risorsa<br />

Al centro della Valle<br />

Vitulanese si<br />

trova il complesso<br />

architettonico della SS. Annunziata<br />

e di S. Antonio,<br />

costituito da una Chiesa e da<br />

un convento di frati Francescani.<br />

Il convento fu fondato<br />

nel 1440 da San Bernardino<br />

da Siena, in seguito ad una<br />

donazione di un'ampia fascia<br />

di terreno da parte di Giacomo<br />

D'Amore, feudatario del<br />

luogo. La chiesa ha subito<br />

numerose trasformazioni nel<br />

tempo a causa dei diversi<br />

terremoti, che hanno imposto<br />

una revisione del complesso.<br />

All'interno della chiesa è<br />

possibile trovare un affresco<br />

di Solimena risalente al 1721<br />

raffigurante l'Annunziata, il<br />

pavimento in ceramica e<br />

numerose opere scultoree e<br />

vetrate ad opera di Padre<br />

Andrea Martini.<br />

«La montagna ci ha forgiati<br />

e segnerà il nostro riscatto»<br />

«Scommettere su boschi del parco del Taburno<br />

per poter rilanciare l'economia di tutto il territorio»<br />

__<br />

Il sindaco Scarinzi intervistato da 696 Ottochannel<br />

sempre più importante e ambita,<br />

anche alla luce dei cambiamenti<br />

climatici. La montagna può segnare<br />

il nostro riscatto”.<br />

L'emergenza Covid come vi ha<br />

condizionato?<br />

“Il Covid è stato elemento dirompente,<br />

nessuno di noi avrebbe<br />

mai immaginato di ritrovarsi<br />

un nemico così subdolo nel 2020,<br />

che ha stravolto le nostre vite. Il<br />

comune è stato il primo riferimento<br />

per i cittadini, si sono rivolti<br />

a noi per protestare o per<br />

avere ristoro dei danni subiti. Devo<br />

dire che lo Stato ci ha dato tutti<br />

gli strumenti per rispondere alle<br />

esigenze della gente”.<br />

Le zone interne lamentano ritardi<br />

nella realizzazione delle<br />

infrastrutture. Cosa non vi convince<br />

rispetto alla progettazione<br />

della Fondovalle?<br />

“La Fondovalle per Vitulano è<br />

stata un'opportunità, abbiamo ridotto<br />

i tempi di percorrenza con<br />

il capoluogo, ormai siamo considerati<br />

la montagna di Benevento.<br />

La vecchia progettazione - che<br />

prevedeva nel '92 un certo trac-<br />

ciato - era nata da esigenze oggi<br />

superate. Non vogliamo nuovo<br />

consumo di suolo, sarebbe un errore<br />

intervenire su aree agricole,<br />

coltivate in particolare a vigneti.<br />

Il progresso dovrebbe andare di<br />

pari passo con le esigenze dell'ambiente<br />

e dell'agricoltura. Altrimenti<br />

ci ritroveremmo con una<br />

nuova strada ma senza più i nostri<br />

prodotti d'eccellenza”.<br />

Come riaprire la vertenza delle<br />

aree interne?<br />

“C'è la grande occasione del Recovery<br />

fund, si punta molto sull'ambiente.<br />

E da questo punto di<br />

vista possiamo essere avvantaggiati.<br />

Ma dobbiamo anche sperare<br />

nelle digitalizzazione, specie<br />

ora che si va verso il telelavoro:<br />

un paese come il nostro può offrire<br />

una vivibilità migliore rispetto<br />

alle metropoli ma sono necessarie<br />

le nuove tecnologie per<br />

dare la possibilità di lavorare a distanza<br />

anche in piccoli centri”.<br />

Il <strong>Sannio</strong> è stato spesso penalizzato<br />

dal governo regionale.<br />

Con De Luca cosa è cambiato?<br />

“De Luca ha portato quello che<br />

serviva in Campania, una leadership<br />

forte in grado di contrastare<br />

vincoli burocratici e gerarchie<br />

nell'apparato amministrativo e<br />

politico della regione. Il decisionismo<br />

di De Luca ha inciso molto<br />

sulla macchina amministrativa,<br />

c'è chi lo contesta per il suo<br />

modo dittatoriale di gestire ma alla<br />

fine prevalgono gli aspetti positivi,<br />

le cose fatte. E la conferma<br />

si è avuta con il voto dei cittadini<br />

che lo hanno premiato”.<br />

Qual è l'idea di città del futuro<br />

che ha portato avanti in questi<br />

anni?<br />

“L'idea di un paese sempre di più<br />

sensibile ai temi dell'ambiente e<br />

della cultura e anche della solidarietà.<br />

Noi ci dobbiamo distinguere<br />

per qualità dell'offerta umana.<br />

Siamo un paese che ha dato i<br />

natali a persone di grande prestigio<br />

nell'arte e nella cultura. Dobbiamo<br />

seguire questa strada, sarebbe<br />

il migliore risultato”.


Vitulano


Vitulano


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 19 gennaio 2021<br />

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Nei paesi dell’osso<br />

Tirreno e Adriatico<br />

IL FUTURO Cantieri entro il 2021 per la costruzione<br />

dell’arteria che attraversa la Valle Vitulanese<br />

Una Fondovalle<br />

per lo sviluppo<br />

LE TAPPE. Di Maria: «Non bisogna perdere<br />

tempo altrimenti stop a finanziamenti»<br />

DI ALESSANDRO FALLARINO<br />

__<br />

Il presidente della Provincia, Antonio Di Maria incontra i sindaci<br />

S<br />

arà un'arteria destinata<br />

a congiungere<br />

la Valle Caudina<br />

sannita ed irpina<br />

con le Valli<br />

del Tammaro e Telesina attraverso<br />

la Valle Vitulanese da cui prende<br />

il nome. La Fondovalle Vitulanse<br />

servirà a congiungere, in<br />

termini geografici, la dorsale Tirrenica<br />

con quella Adriatica. Parte<br />

dall'Appia, a pochi chilometri<br />

da Arpaia, aggirerà il Taburno, si<br />

inoltrerà nella Valle Vitulanese e<br />

sfocerà in pratica nella zona industriale<br />

di contrada Olivola dove<br />

poi si unirà da un lato alla Statale<br />

372 Telesina, dall'altro alla<br />

Statale 88 che conduce in Molise.<br />

Un'opera pensata alla fine degli<br />

anni '80 e realizzata solo in<br />

parte. Allo stato infatti l'unico<br />

tronco esistente e percorribile da<br />

una quindicina d'anni è infatti il<br />

tratto che dalla contrada Scafa –<br />

San Vitale di Benevento conduce<br />

a Foglianise. Da questo punto<br />

dovrebbe essere costruita la nuova<br />

arteria che condurrà a Montesarchio<br />

per poi imboccare la variante<br />

Asse attrezzato Pianodardine<br />

– Vella Caudina. Un'opera<br />

imponente che potrebbe, e questo<br />

è l'annuncio del presidente<br />

della Provincia fatto lunedì durante<br />

una prima riunione di raccordo<br />

con i sindaci del territorio<br />

e la deputazione sannita, essere<br />

canterizzata entro un anno. “Noi<br />

speriamo – ha spiegato il presidente<br />

Di Maria – che entro dicembre<br />

2021 poter consegnare il<br />

cantiere alle imprese”. L'intento<br />

c'è, ora si spera che tutto possa fi-<br />

lare liscio per quanto riguarda le<br />

procedure di esproprio, l'occupazione<br />

dei fondi e gli ultimi permessi<br />

da ottenere. “Lo sviluppo<br />

passa per le infrastrutture, la loro<br />

funzionalità e la capacità di esaltare<br />

le potenzialità socio-economiche<br />

dei territori che attraversano.<br />

Un’opera - ha rimarcato il<br />

numero uno della Rocca di cui si<br />

parla da più di vent’anni ma che,<br />

ora più che mai, può vedere la luce.<br />

È un’arteria che apre un corridoio<br />

tra la Campania e il Molise,<br />

tra il Tirreno e l’Adriatico.<br />

Adesso si tratta di far coincidere<br />

tutti gli ingranaggi, superando le<br />

criticità”. Problemi emersi per la<br />

prima volta lunedì durante il tavolo<br />

di confronto con i sindaci. A<br />

partire da Raffaele Scarinzi, primo<br />

cittadino di Vitulano che, anche<br />

a nome di altre fasce tricolore<br />

ha messo sul tavolo una serie di<br />

problematiche chiedendo che<br />

venga rivisto il progetto proprio<br />

in valle vitulanese (vedi altro articolo<br />

in pagina).<br />

La Provincia si è detta dunque<br />

aperta al confronto “ma avendo<br />

ben presente l’obiettivo imprescindibile<br />

di realizzare l’opera, rispettando<br />

i tempi dell’appalto<br />

che, come è noto, è fissato al 31<br />

dicembre del 2021. Per cui - ha<br />

rimarcato Di Maria - ben vengano,<br />

nonostante la ristrettezza del<br />

tempo a disposizione, i rilievi sul<br />

tracciato e le proposte su svincoli,<br />

innesti e accessi che abbiano<br />

compatibilità economica, purchè<br />

non venga messa in dubbio<br />

la strategicità della Fondovalle.<br />

Tra gli obiettivi del mio mandato<br />

politico, cominciato nel 2018,<br />

c’è il completamento delle cosiddette<br />

incompiute e non si può<br />

correre il rischio di vederci revocato<br />

un finanziamento di 45 milioni<br />

di euro, che, peraltro, sarebbe<br />

difficile da giustificare”.<br />

Un ritardo da evitare che potrebbe<br />

far finanche perdere i finanziamenti<br />

per il completamento<br />

della 'vecchia' fondovalle Vitulanese<br />

i cui progetti sono da ormai<br />

troppi anni sulle scrivanie di Enti<br />

ed Istituzioni. Il progetto ha ottenuto<br />

le diverse prescritte autorizzazioni<br />

ed è inserito quale<br />

“Opera strategica” sia nella programmazione<br />

di sviluppo della<br />

stessa Provincia, che in quella governativa.<br />

A seguito dell’accordo<br />

con la Regione Campania, la Pro-<br />

Il tracciato prevede<br />

di aggirare il Taburno<br />

per raggiungere<br />

Montesarchio<br />

vincia è ora incaricata della fase<br />

progettuale, mentre la gara d’appalto<br />

sarà gestita dalla Regione.<br />

“I tempi che sono stati assegnati<br />

per la conclusione di tutto il processo<br />

progettuale e per la indizione<br />

della gara d’appalto – ha<br />

detto Di Maria – sono rigidi: in<br />

mancanza del loro rispetto, il finanziamento<br />

sarà revocato”. Ora<br />

il prossimo appuntamento, sul<br />

piano del confronto, è stato fissato<br />

per venerdì quando all aRocca<br />

dei Rettori torneranno ad incontrarsi<br />

i sindaci con i tecnici e lo<br />

stesso Di Maria per fare il punto<br />

sulle osservazioni prospettate dalle<br />

fasce tricolori della Valle Vitulanse.<br />

IL PROGETTO La prima stesura è datata 1987<br />

Un iter lungo 33 anni tra pareri, permessi e rinvii<br />

«La strada di sviluppo agrituristico Fondo Valle Vitulanese<br />

è stata pianificata dal Consorzio di Bonifica della Valle<br />

Telesina a seguito del suo ampliamento a 33 comuni della<br />

provincia di Benevento. L’opera era finalizzata a riammagliare<br />

ed interconnettere, con un asse di penetrazione trasversale,<br />

la SS. 7 “Appia” con le superstrade Benevento -<br />

Caianello e Benevento – Campobasso, consentendo il collegamento<br />

tra i comuni della valle vitulanese e l’area caudina.<br />

Nel 1987, a cura del Consorzio di Bonifica della Valle<br />

Telesina è stato elaborato il progetto esecutivo generale<br />

della strada, articolato in lotti esecutivi, allo scopo di favorire<br />

l’accessibilità ai finanziamenti previsti dai diversi programmi<br />

di stanziamento di fondi, in totale oltre 319 miliardi<br />

di vecchie lire, su cui il Comitato Tecnico Regionale<br />

(nel luglio '87) ha espresso parere favorevole. Il progetto<br />

esecutivo del 2° lotto fu approvato dal consorzio l'8 novembre<br />

del 1991. Successivamente, la concertazione attivata<br />

tra i Comuni e la Provincia di Benevento ha portato<br />

alla condivisione di un “corridoio” entro il quale sono state<br />

localizzate e sviluppate le opere stradali allo stato realizzate<br />

e poste in esercizio (1°e 2° Lotto).<br />

Aggiornamento progetto 3° lotto (ex 4°lotto).<br />

In seguito alle prescrizioni impartite dai competenti Enti di<br />

Tutela ed in particolare al parere espresso nell’anno 1992<br />

dal Ministero per i Beni culturali ed Ambientali, considerate<br />

le articolate e complesse caratteristiche morfologiche<br />

ed antropiche del territorio attraversato, visti gli indirizzi<br />

emersi in fase di concertazione con gli Enti territoriali direttamente<br />

coinvolti, il Consorzio ha rielaborato le previsioni<br />

dell’originaria articolazione progettuale del 4° lotto. Sono<br />

stati ipotizzati 5 percorsi alternativi che hanno trovato riscontro<br />

nella relazione di Valutazione dell’Impatto Ambientale<br />

(VIA). Il tracciato per la definitiva elaborazione<br />

rappresenta la sintesi delle diverse alternative e ottimizza le<br />

caratteristiche sia geometriche che di mitigazione dell’impatto<br />

ambientale dell’opera in un contesto morfologico articolato<br />

e complesso, caratterizzato, in più punti da evidenti<br />

fenomeni di instabilità. I comuni territorialmente interessati,<br />

nel marzo 1998, hanno approvato il progetto definitivo<br />

3°Lotto, con le deliberazioni dei rispettivi consigli comunali,<br />

in variante alla vigente strumentazione urbanistica<br />

comunale, con dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e<br />

indifferibilità, e con imposizione del vincolo preordinato<br />

all’esproprio.<br />

TRASFERIMENTO COMPETENZE<br />

ALLA PROVINCIA DI BENEVENTO<br />

In virtù dell’Accordo Procedimentale Quadro per la mobilità<br />

della Provincia di Benevento, approvato con la Delibera<br />

di G.R. n° 1282 del 05/04/2002, la Provincia subentra,<br />

quale ente attuatore, al posto del Consorzio di Bonifica<br />

della Valle Telesina. Con verbale di consegna<br />

dell’8/10/2002, il progetto esecutivo del 3° Lotto, munito<br />

di tutti i visti, pareri, e nulla osta preordinati alla sua cantierizzazione,<br />

venne trasferito dal Consorzio di Bonifica<br />

della Valle Telesina alla Provincia di Benevento.<br />

La Provincia di Benevento ha poi attivato le procedure finalizzate<br />

all’acquisizione del parere Vas (Valutazione ambientale<br />

strategica), assicurando la più ampia pubblicizzazione<br />

e partecipazione dei cittadini. All’esito di tale attività<br />

procedurale non si sono riscontrate osservazioni e/o rilievi<br />

né da parte delle amministrazioni comunali, né da parte<br />

degli stessi cittadini. Il parere Vas risulta acquisito, con<br />

Decreto Dirigenziale 139/2011.<br />

COERENZA CON PROGRAMMAZIONE<br />

REGIONALE E PROVINCIALE<br />

L’opera risulta coerente con le opere del sistema stradale


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CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

L’ALTRA STORIA<br />

‘Bretella’ con la città<br />

ferma da decenni<br />

DI AL.FA<br />

Un’altra storia dell’incompiuta Fondovalle Vitulanse<br />

è stata invece scritta alle porte di Benevento.<br />

Un tracciato di appena tre chilometri fermo<br />

ed abbandonato da trent’anni e oltre. Si Tratta<br />

della bretella di collegamento tra la Fondovalle<br />

Vitulanse e Benevento, ovvero un tronco di strada<br />

comunale progettato e costruito a metà che tagli<br />

i terreni tra le contrade Roseto e San Vitale.<br />

La bretella di collegamento era stata progettata alla<br />

fine degli anni ‘80 per alleggerire il traffico lungo<br />

la vecchia viabilità della Vitulanse che dalla<br />

Rotonda dei Pentri (zona Ferrovia) conduce a Foglianise.<br />

Un tracciato in prevalenza seminterrato<br />

lasciato abbandonato all’incuria e ai segni del<br />

tempo nonostante l’esecuzione di tracciato, scavi,<br />

enormi muri di cemento armato e finanche della<br />

massicciata. Tutto oggi è stato inghiottito dalle<br />

spine e dagli arbusti cresciuti in modo incontrollato<br />

su quella che in molti punti appare essere solo<br />

un’enorme discarica a cielo aperto a causa dei<br />

tanti rifiuti sversati lungo gli scavi. Una situazione<br />

rimbalzata più volte agli onori delle cronache<br />

anche grazie alle proteste dei cittadini che vorrebbero<br />

vedere quell’opera completata.<br />

L’APPELLO. I sindaci indicano la priorità: tutelare l’ambiente<br />

Salvaguardare<br />

lavoro e vigneti<br />

LE MODIFICHE. “Adeguare il progetto ai territori”<br />

DI MARIATERESA DE LUCIA<br />

come<br />

congegnato<br />

il tracciato<br />

della fondo<br />

«Così<br />

valle Vitulanese<br />

andrebbe a migliorare di poco,<br />

se non a addirittura a peggiorare<br />

la viabilità, di contro avrebbe un<br />

impatto fortissimo sull'ambiente, sul<br />

paesaggio e sull'agricoltura”.<br />

Raffaele Scarinzi, primo cittadino<br />

di Vitulano è tra i sindaci che chiedono<br />

una profonda revisione del<br />

tracciato (con lui i colleghi di Tocco<br />

Caudio, Campoli Monte Taburno<br />

e Cautano). “Ritengo necessario<br />

dar voce ai residenti che dopo la verifica<br />

hanno espresso riserve, in un<br />

momento in cui è ancora possibile<br />

salvare entrambe le esigenze: quella<br />

dello sviluppo e della viabilità<br />

scorrevole e quella della conservazione<br />

di una tradizione vitivinicola<br />

importante che porta con sé posto<br />

di lavoro di tante persone che su<br />

queste produzioni di qualità fondano<br />

il proprio impegno”.<br />

L'idea dei sindaci è stata concretizzata<br />

in un'alternativa già allo studio<br />

della Provincia “perché – ha dettagliato<br />

ancora Scarinzi - non possiamo<br />

fermarci solo a critiche sterili.<br />

Cercheremo di salvaguardare l'opera<br />

e speriamo di riuscire ad elaborare<br />

la maggiore compatibilità possibile<br />

con l'ambiente e il paesaggio”.<br />

Perplessità condivise anche dal deputato<br />

del Movimento Cinque Stelle,<br />

Pasquale Maglione: “Il tracciato<br />

della strada andrebbe ad impattare<br />

sull'essenza di quel territorio: ossia<br />

i vitigni che abbiamo celebrato fino<br />

all'anno<br />

scorso.<br />

E' dunque doveroso impegnarci per<br />

trovare soluzione alternativa ed evitare<br />

ricorsi che inevitabilmente potrebbero<br />

portare alla perdita dei finanziamenti<br />

perchè – sgombra il<br />

campo dagli equivoci - la realizzazione<br />

dell'opera è necessaria ma lo<br />

è altrettanto salvaguardare le esigenze<br />

del territorio”.“Sono sicuro<br />

che riusciremo a trovare sintesi tra<br />

tutela dell'ambiente e un tracciato<br />

Scarinzi (Vitulano):<br />

siamo con i residenti,<br />

essenziale difendere<br />

le produzioni di qualità<br />

che questa provincia aspetta da decenni”.<br />

L'opinione del consigliere<br />

regionale Erasmo Mortaruolo.<br />

“Spingere sulla sostenibilità – aggiunge<br />

- è lo sforzo da fare ma l'opera<br />

resta un'operazione di viabilità<br />

straordinaria per la nostra provincia”.<br />

E anche il sindaco di Benevento,<br />

Clemente Mastella, ha esortato<br />

a trovare un punto di incontro<br />

tra le diverse posizioni anche al fine<br />

di dare sbocco reale alla nuova<br />

direttrice viaria tra Napoli e Benevento.<br />

previste dal P.T.R. (Piano Territoriale Regionale), approvato<br />

con L.R. n°13 del 13/10/2008, relativamente alla S.T.S.<br />

A9 – Taburno – Camposauro, e con le previsioni del<br />

P.T.C.P., approvato con delibera di consiglio Provinciale<br />

n. 27/2012, dove viene individuata tra i Progetti Strategici<br />

Prioritari.<br />

ACCORDO DI RECIPROCITÀ<br />

Nel 2009, su iniziativa della Comunità Montana del Taburno,<br />

e quindi dei comuni rientranti nella sua perimetrazione,<br />

è stato sottoscritto un accordo di reciprocità quale<br />

strumento di attuazione del PAR-FAS, in cui la Fondo Valle<br />

Vitulanese viene indicata infrastruttura fondamentale per<br />

il riequilibrio e il collegamento di una vasta area montana<br />

e pedemontana della provincia sannita.<br />

APPROVAZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO<br />

La Giunta Provinciale, a seguito della redazione del progetto<br />

di adeguamento, aggiornato rispetto alle normative di Settore<br />

ed al vigente prezzario regionale, con delibera n. 97<br />

del 19 aprile 2011, approva il progetto preliminare e, in linea<br />

tecnica, il progetto definitivo per il complessivo importo<br />

di 45,60 milioni di euro, allo scopo di procedere alla<br />

richiesta di finanziamento nell’ambito delle procedure<br />

di cui al POR FERS Campania 2000-2006 - Programma risorse<br />

Liberate – D.G.R.C. n.891 del 14/12/2008.<br />

FINANZIAMENTO CIPE<br />

Con nota indirizzata all’Assessorato regionale ai trasporti<br />

ed alla Struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture<br />

e dei trasporti, la Provincia inoltra richiesta di<br />

inserimento e finanziamento dell’opera negli atti di aggiornamento<br />

della Programmazione delle Opere Strategiche<br />

della Regione Campania in cui è inserito il 3° Lotto.<br />

LIVELLI ATTUATIVI SUCCESSIVI<br />

ALLA DELIBERA CIPE N. 54/2016<br />

La Regione Campania, soggetto attuatore per la fase di selezione<br />

relativa ai servizi di progettazione, con Delibera di<br />

Giunta Regionale n° 385 del 19/06/2018 ha, individuato<br />

nelle province e nella Città Metropolitana di Napoli gli Enti<br />

preposti alla gestione dei contratti di progettazione e di<br />

esecuzione delle opere. In data 19/04/2019 è stato sottoscritto<br />

di l’Accordo ex art. 15 legge 7 agosto 1990 n° 241<br />

tra Regione Campania, la Provincia di Benevento e Comunità<br />

Montana Titerno-Alto Tammaro, attraverso il quale<br />

sono stati regolamentati i rispettivi impegni per l’attuazione<br />

degli interventi infrastrutturali, nella rispettiva competenza,<br />

ricompresi nell’Allegato 4 alla predetta delibera CI-<br />

PE 54/2016. Tra gli impegni specificati nel Disciplinare<br />

Tecnico, spetta alla Provincia l’aggiornamento progettuale<br />

e l’attuazione del contratto di appalto per l’esecuzione dei<br />

lavori, per i quali la Regione Campania ha riservato a sé la<br />

procedura di gara. La Provincia di Benevento con nota prot.<br />

n° 12493 del 28/05/2020, ha trasmesso alla Direzione Generale<br />

per la Mobilità della Regione Campania il cronoprogramma<br />

di dettaglio delle attività procedurali e progettuali<br />

da svilupparsi al fine di pervenire all’espletamento<br />

delle procedure di gara preordinate all’affidamento dei lavori.<br />

In riscontro a tale nota, la Direzione Generale per la<br />

Mobilità ha manifestato alla Provincia la necessità di procedere<br />

all’aggiornamento del trasmesso cronoprogramma,<br />

sia per la fase procedurale che di quella progettuale e realizzativa<br />

fino all’ultimazione delle opere ed alla messa in<br />

esercizio delle stesse, stabilendo che la data di stipula del<br />

contratto di Appalto resta inderogabilmente fissata a scadere<br />

il 31/12/2021, pena la revoca del finanziamento assentito.<br />

Il Settore Tecnico della Provincia, ha quindi elaborato il<br />

cronoprogramma delle attività ed un cronoprogramma dei<br />

lavori che, sovrapponendo per quanto possibile talune fasi<br />

procedurali e progettuali, prevede il puntuale rispetto del<br />

predetto termine di scadenza fissato dal CIPE con propria<br />

Deliberazione n° 25/2016. La Direzione Generale, nel prendere<br />

atto dei cronoprogrammi di spesa e procedurali trasmessi<br />

dalla Provincia ha puntualizzato “nel constatarne la<br />

coerenza con la tempistica dettata dalla delibera CIPE<br />

n.2512016 s.m.i., se ne raccomanda il puntuale rispetto,<br />

specie per quanto concerne i termini per il conseguimento<br />

dell'obbligazione giuridicamente vincolante (31/12/2021)<br />

e per l'ultimazione dell'opera (31 /12/2024)”. La provincia<br />

di Benevento, ha quindi, dato avvio alle attività di aggiornamento<br />

progettuale che non riguardano la progettazione<br />

stradale, la cui articolazione resta quella del progetto definitivo<br />

approvato con Delibera di Giunta Provinciale n°<br />

97/2011, ma sono conseguenti all’entrata in vigore della<br />

normativa tecnica emanata per la regolamentazione delle<br />

costruzioni in zona sismica.


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 26 gennaio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

PESCO SANNITA. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO MICHELE<br />

«Così fermeremo<br />

la fuga dei giovani»<br />

TERZO MANDATO. Dopo quindici anni ininterrotti alla guida del Comune<br />

«Non mi vedo in pantofole. Servono fondi per sviluppo e occupazione»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Lo potremmo definire un sindaco “storico”. Antonio Michele<br />

guida il comune di Pesco Sannita da quindici anni, ma non ha<br />

nessuna intenzione di “staccare la spina”. «Mi dispiace, ma<br />

non mi vedo ancora come uno che resta a casa con le pantofole», dice,<br />

facendo capire che alle prossime elezioni comunali sarà comunque<br />

protagonista. Anche se non potrà candidarsi più da sindaco.<br />

Essere primo cittadino da quindici anni, cosa significa?<br />

«È sicuramente motivo di grande soddisfazione anche perché in piccole<br />

realtà come le nostre fare il sindaco significa essere punto di<br />

riferimento, un pò l’amico di tutti. Ma è soprattutto una bella responsabilità».<br />

Quali sono i veri problemi da affrontare per amministrare<br />

un piccolo Comune?<br />

«C’è la necessità di farsi carico di tutto. Dalla buca nella<br />

strada al problema familiare e dell’occupazione. Ma il vero<br />

impegno è quello di programmare azioni di sviluppo per<br />

il territorio e per la comunità dal punto di vista sociale e<br />

economico».<br />

Ma dopo tutti questi anni qual è il risultato di cui va<br />

particolarmente orgoglioso?<br />

«Credo di aver realizzato tante iniziative: dalla casa anziani<br />

alla scuola alla viabilità, ma anche al recupero del cento<br />

storico e degli impianti sportivi. Ma se devo dire la verità<br />

la cosa che mi fa più piacere è quella di essere riuscito a<br />

pacificare la nostra comunità. Ora nel nostro paese c’è<br />

stima e rispetto, non ci sono grandi scontri. Siamo riusciti<br />

a creare un clima distensivo, anche la stessa minoranza<br />

consiliare è partecipativa e questo è positivo, la nostra<br />

comunità è unità. Spero davvero di essere il sindaco di<br />

tutti».<br />

Pesco Sannita ha vissuto una pagina storica con il Giro<br />

d’Italia nel 2018. Cosa ha rappresentato per voi?<br />

«È stata una giornata meravigliosa perché c’è stato un<br />

coinvolgimento collettivo. Tutti hanno partecipato con fierezza<br />

a questo appuntamento. È stata una cosa incredibile e devo<br />

ringraziare Nicola Antonelli nativo di Pesco Sannita che è<br />

stato il vero animatore di questo appuntamento».<br />

Eventi del genere possono servire sotto il profilo della promozione<br />

del territorio e dei prodotti tipici, non crede?<br />

«Assolutamente sì. Ma devo dire la verità non siamo stati aiutati<br />

da Provincia e Regione, siamo stati lasciati da soli. Eppure abbiamo<br />

raggiunto un risultato eccezionale, l’occasione l’hanno persa loro».<br />

Come siete riusciti a far diventare i rifiuti una risorsa?<br />

«Abbiamo cercato di importare esperienze estere e del Nord per separare<br />

i rifiuti e favorire il riciclaggio. Abbiamo coinvolto le attività<br />

commerciali perché le persone che riclicano possono utilizzare<br />

gli sconti nei negozi. E questo è stato significativo».<br />

Nei centri delle zone interne c’è un problema relativo alle infrastrutture.<br />

Voi da tempo denunciate la situazione relativa<br />

al ponte del fiume Tammaro. Che succede?<br />

«Per la verità ci sono finalmente sviluppi positivi, c’è stato<br />

un sopralluogo del presidente della Provincia, Di Maria,<br />

che si è voluto rendere conto della situazione. È chiaro che il<br />

ponte chiuso ci crea tanti probemi non solo per i disagi relativi alla<br />

viabilità ma anche sotto il profilo economico».<br />

Ma qual è il vero problema?<br />

«È sempre una questione burocratica che coinvolge Anas e Provincia<br />

ma ora pare che ci sia davvero una svolta».<br />

Da 40 anni in paese c’è l’osservatorio sismico Palmieri.Quanto<br />

è importante per la prevenzione?<br />

«Guardi, la collaborazione con la protezione civile<br />

è fondamentale. E dobbiamo dire grazie soprattutto<br />

ai tanti volontari se oggi l’osservatorio è punto<br />

di riferimento nazionale».<br />

Anche Pesco Sannita deve fare i conti con lo spopolamento.<br />

Secondo lei come va riaperta la vertenza<br />

delle aree interne?<br />

«È un capitolo difficile, non ci sono ricette magiche<br />

ma dobbiamo valorizzare al massimo le potenzialità<br />

del nostro territorio. Il Covid ha fatto<br />

riscoprire l’importanza delle zone interne<br />

che hanno una grande risorsa.<br />

Qui si vive bene, ci sono zone incontaminate.<br />

E c’è anche la possibilità di<br />

sviluppo. Ma dobbiamo rispettare le<br />

nostre caratteristiche. Sarebbe sbagliato<br />

imporre modelli che non sono<br />

adeguati al nostro territorio. Il lavoro<br />

a distanza dovrebbe spingere i<br />

nostri giovani a restare qui sfruttando<br />

le potenzialità del territorio. Ma<br />

c’è bisogno di investire su servizi e<br />

infrastrutture, soprattutto sulla digitalizzazione».<br />

Pesco Sannita quest’anno andrà al<br />

voto. Lei ha deciso cosa fare?<br />

«Di sicuro non posso più ricandidarmi<br />

da sindaco, ma abbiamo la fortuna di<br />

avere una squadra compatta che si riproporrà<br />

all’attenzione degli elettori. Di<br />

fronte c’è una grande sfida. Dopo la battaglia<br />

contro la pandemia si apre una fase<br />

per lo sviluppo. Dobbiamo essere attenti<br />

su questo aspetto».<br />

E allora?<br />

«Le dico la verità: valuteremo insieme al gruppo<br />

ma in questo momento non penso di andare a prendere<br />

le pantofole. È una cosa che non mi riguarda.<br />

Di sicuro darò il mio contributo alla comunità».<br />

__<br />

Il sindaco<br />

Antonio<br />

Michele<br />

intervistato<br />

da 696<br />

Ottochannel


martedì 26 gennaio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

15<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

NEL 2018 LA NONA TAPPA DELLA 101ESIMA EDIZIONE<br />

L’ORGOGLIO DI QUEL GIORNO CON IL GIRO<br />

Lo sport e il Comune di Pesco<br />

Sannita hanno una storia<br />

che affonda le sue radici nel<br />

passato. La cittadina beneventana, nel<br />

2018, ospitò la carovana rosa per la<br />

partenza della nona tappa del 101°<br />

Giro d’Italia, con traguardo in quota ai<br />

circa 2000 metri del Gran Sasso d’Italia<br />

(Campo Imperatore). La realizzazione<br />

dell’evento riuscì grazie a Nicola Antonelli,<br />

dirigente della Federazione Ciclistica<br />

Italiana, che in prima persona fece<br />

da mediatore tra lo staff del Giro d’Italia<br />

e il Comune di Pesco Sannita. Il<br />

foglio firma, dove i ciclisti appongono il<br />

loro sigillo, fu posizionato in piazza<br />

Umberto I mentre nella piazza centrale<br />

del paese fu dislocato il villaggio di<br />

partenza, insieme ai tradizionali stand<br />

che accompagnano la Corsa Rosa.<br />

L’amministrazione comunale, per<br />

l’occasione, offrì ai pescolani appassionati,<br />

ma anche provenienti da altri<br />

paesi, un programma di eventi collaterali.<br />

A sventolare la maglia rosa sulla<br />

vetta del Gran Sasso fu il britannico<br />

Simon Yates.<br />

MEDICO LEGALE<br />

Paolella, professore<br />

vittima dei terroristi<br />

di Prima linea<br />

UOMO DI STATO<br />

Masone, dal <strong>Sannio</strong><br />

a capo della Polizia<br />

negli anni di piombo<br />

L’11 ottobre del 1978, Alfredo Paolella,<br />

medico legale e titolare della cattedra<br />

di antropologia criminale presso l’Università<br />

di Napoli, e originario di Pesco<br />

Sannita, si recò presso l’autorimessa dove<br />

era custodita la sua macchina. Un gruppo<br />

composto da tre uomini e una donna<br />

lo affrontò, strattonandolo e scaraventandolo<br />

contro un pilastro. Fu ucciso con nove<br />

colpi d’arma da fuoco. Un ultimo proiettile<br />

fu sparato a bruciapelo alla tempia<br />

destra. Alla esecuzione assistettero i titolari<br />

dell’autorimessa e il garagista. Dopo<br />

un’ora dall’omicidio, l’attentato fu rivendicato<br />

da Prima linea con una telefonata al<br />

quotidiano “Il Mattino”. L’organizzazione<br />

criminale integralista comunista è stata<br />

seconda solo alle Brigate Rosse, per numero<br />

di persone colpite, di azioni armate<br />

e per numero di aderenti. L’agguato si collegava<br />

alla “campagna” che i terroristi stavano<br />

conducendo contro coloro i quali si<br />

dedicavano all’attuazione di un sistema<br />

penitenziario in linea con i principi fondamentali<br />

dello Stato democratico. Il professore<br />

Paolella collaborava, infatti, con<br />

il ministero della Giustizia e con il magistrato<br />

Girolamo Tartaglione, che era stato<br />

ucciso appena un giorno prima di<br />

lui. Gli autori dell’omicidio furono identificati<br />

e condannati a 17 anni grazie ai benefici<br />

della dissociazione. L’assassinio<br />

di Paolella è il primo omicidio organizzato<br />

da Prima Linea.<br />

Fernando Masone, capo della polizia nel<br />

1994, originario di Pesco Sannita. Tra il<br />

1973 e il 1979 è a capo della Squadra mobile<br />

di Roma: ricopre l’incarico durante il<br />

periodo dei sequestri di persona, degli attentati<br />

delle Brigate Rosse, del terrorismo<br />

nero e delle infiltrazioni di mafia nella Capitale.<br />

Nel 1989 gli viene assegnata la questura<br />

di Palermo dove per due anni lotta<br />

contro la mafia, affrontando il fallito attentato<br />

al giudice Falcone, l’uccisione dell’agente<br />

Agostino e la strage delle donne<br />

della famiglia del “pentito” Francesco Marino<br />

Mannoia. Questi sono gli anni della<br />

banda della “Uno bianca”, sconfitta grazie<br />

ad una minuziosa indagine interna, e della<br />

lotta contro la “cupola” mafiosa. Durante<br />

il suo incarico deve gestire anche il<br />

fenomeno dell’immigrazione clandestina.<br />

Forte è l’impegno anche per contrastare<br />

la violenza negli stadi che viene combattuta<br />

con controlli rigorosi anche all’esterno<br />

e nei punti strategicamente più<br />

caldi. Tra gli arrestati eccellenti di quel<br />

periodo figura anche Licio Gelli, in seguito<br />

alle indagini sulla P2.<br />

NOBILE FAMIGLIA<br />

IL NUOVO NOME<br />

Radici pescolane<br />

per l’attore<br />

Silvio Orlando<br />

Da Pescolamazza<br />

a “sannita”, grazie<br />

a De Nicola e Scelba<br />

Silvio Orlando ha radici sannite e la sua<br />

è stata una delle famiglie più in vista di<br />

Pesco Sannita. Ancora oggi, nella piazza<br />

principale del piccolo centro sannita, il palazzo<br />

Orlando è una delle residenze più in<br />

vista e apprezzate, spesso frequenatata dai<br />

cugini diretti dell’attore. L’attenta amministrazione<br />

comunale ha conferito a Silvio<br />

Orlando la cittadinanza onoraria. L’illustre<br />

conterraneo dei pescolani esordisce<br />

nel mondo dello spettacolo lavorando nei<br />

teatri della città Partenopea, durante gli<br />

anni ’80 collabora con i migliori autori e<br />

registi della scuola teatrale di cui fa parte,<br />

ma è il fortunato incontro con Gabriele<br />

Salvatores che segna la svolta nella sua<br />

carriera. Il regista premio Oscar lo dirige,<br />

sempre a teatro e nel 1987 gli affida un<br />

piccolo ruolo nel suo secondo film, Kamikazen<br />

- Ultima notte a Milano. Grazie<br />

a questa prima interpretazione sul grande<br />

schermo, Silvio Orlando diventa ben presto<br />

uno degli interpreti italiani più noti dell’ultima<br />

generazione.<br />

L’attore consolida la sua carriera con la<br />

partecipazione al film “Aprile” di Moretti,<br />

grazie al quale guadagna, per l’interpretazione<br />

ironica e surreale del cuoco<br />

trotzkista, il premio David di Donatello<br />

per il miglior attore non protagonista nel<br />

1998. Ma è con Pupi Avati, nel 2008, per<br />

il suo ruolo ne “Il papà di Giovanna” l’attore<br />

vince la Coppa Volpi alla Mostra del<br />

cinema di Venezia.<br />

Pochi sanno che Pesco Sannita fino al<br />

1947 si chiamava Pescolamazza. Una denominazione<br />

che risale al feudalesimo<br />

quando, insieme a Pietrelcina, a detenere<br />

queste terre erano gli eredi della famiglia<br />

Pescolamazza. Poi, nel 1458, il feudo passò<br />

nelle mani dei Caracciolo. Prima proprietà<br />

di Filippo, poi, dopo la congiura dei<br />

Baroni, rimessa nelle mani del figlio Nicola.<br />

Nel corso dei secoli le terre di Pescolamazza<br />

sono state più volte vendute<br />

e passate dai Caracciolo ai Pignatelli fino<br />

ai Carafa, dei quali Francesco fu l’ultimo<br />

barone di Pesco.<br />

Il cambio di denominazione è avvenuto il<br />

20 agosto del 1947, con un decreto del primo<br />

primo Presidente della Repubblica, all’epoca<br />

capo provvisorio dello Stato, Enrico<br />

De Nicola. Questi accolse la richiesta<br />

del consiglio comunale, che il 19 gennaio<br />

dello stesso anno, con voti unanimi,<br />

aveva approvato la delibera di modifica. Il<br />

ministro dell’Interno dell’epoca, Scelba,<br />

appose al decreto i sigillo dello Stato e la<br />

pubblicaziuone avvenne in Gazzetta ufficiale<br />

il 3 gennaio del 1948.<br />

Contributi raccolti da<br />

VALERIA ISCARO E YLENIA CUCCINIELLO


Pesco Sannita


Pesco Sannita


12<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 19 gennaio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

APOLLOSA. CONFRONTO SERRATO CON IL SINDACO CORDA<br />

La sfida: «Terreni incolti<br />

ai giovani per il lavoro»<br />

PROGETTO SPERIMENTALE. Tante piccole proprietà incolte da anni<br />

riunite in un Consorzio pubblico per tornare a essere produttive<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Nella città nata in epoca romana sull'Appia<br />

antica c'è un sindaco che<br />

scommette su innovazione e tecnologie<br />

del futuro. Marino Corda guida il comune<br />

di Apollosa da oltre otto anni e guarda<br />

al rush finale della sua avventura amministrativa<br />

con un obiettivo ambizioso: «Sogno<br />

di dare un lavoro ai giovani per non costringerli<br />

a lasciare la loro terra».<br />

Già, ma come sindaco?<br />

«Noi abbiamo una risorsa, ossia sole e terra.<br />

Apollosa ha circa il 60 per cento di terreno incolto.<br />

Ad eccezione di famiglie storiche, il<br />

nostro territorio è frammentato. L'idea è quella<br />

di creare una sorta di ricomposizione fondiaria,<br />

dove il proprietario con la tutela del<br />

comune mette a disposizione il suo terreno.<br />

Si possono creare macro aree da affidare a<br />

cooperative di giovani agricoltori o ad aziende<br />

agricole che avrebbero l'obbligo di assumere<br />

giovani del posto».<br />

E' questa secondo lei la sfida per ripartire<br />

in questo territorio?<br />

«Credo proprio di sì. Dobbiamo riscoprire<br />

agricoltura e turismo, sono le risorse che abbiamo.<br />

Non possiamo pensare di intercettare<br />

il lavoro con le industrie».<br />

Intanto, da oltre otto anni guida questa<br />

comunità: che significa per lei?<br />

«Sono stati otto anni bellissimi, un'esperienza<br />

di vita meravigliosa. Ho avuto sempre un<br />

bel rapporto con la mia cittadinanza. Siamo<br />

una piccola comunità, ci conosciamo tuti.<br />

Certo, capita che accontenti qualcuno e scontenti<br />

altri, ma sono davvero orgoglioso di rappresentare<br />

il mio paese».<br />

I sindaci si ritrovano spesso da soli ad affrontare<br />

le emergenze. Lei quali difficoltà<br />

ha incontrato?<br />

«E' vero, siamo lasciati da soli perché molte<br />

volte si pensa che i piccoli comuni abbiano<br />

incombenze diverse rispetto alle grandi città.<br />

Il problema non è intercettare finanziamenti<br />

per realizzare opere. No, noi incontriamo<br />

difficoltà per garantire i servizi minimi<br />

come tagliare l'erba o riparare le buche<br />

sulle strade. Lo Stato continua a tagliare e la<br />

gestione è sempre più complicata. Ma, per<br />

fortuna, sono circondato da tante persone che<br />

mi aiutano».<br />

Eppure dalla scuola media all'avanguardia<br />

allo spid ai cittadini avete dimostrato<br />

di essere un comune che scommette sull'innovazione.<br />

Come ci siete riusciti?<br />

«Noi da subito abbiamo cercato di dare una<br />

svolta al comune sotto l'aspetto digitale. La<br />

scuola è stato il top perché si tratta di uno degli<br />

istituti più belli e moderni d'Italia. Oggi offriamo<br />

lo spid ai cittadini, siamo il terzo comune<br />

in Campania ad aver attivato questo<br />

servizio. E lo abbiamo fatto grazie al consorzio<br />

<strong>Sannio</strong>.it».<br />

Quali sono le questioni sulle quali chiede<br />

maggiore attenzione al governo regionale?<br />

«Non nascondo la difficoltà ad avere un dialogo<br />

diretto con la regione. Anche perché si<br />

cambia sempre strategia. Per fortuna De Luca,<br />

che è stato anche sindaco, ha capito l'importanza<br />

di ascoltare i territori. Qui c'è bisogno<br />

di strade, ma anche di infrastrutture come<br />

l'acquedotto o la fognatura. Purtroppo,<br />

c'è un'emergenza grave che viviamo con la<br />

carenza idrica nella parte alta del paese, ma<br />

abbiamo un progetto per superare le inefficienze<br />

dell'Alto Calore".<br />

SEDE STORICA<br />

Museo etnografico:<br />

la memoria di canti,<br />

fiabe e proverbi<br />

Il museo Etnografico ha sede nel settecentesco<br />

edificio del Monte Frumentario,<br />

dove un tempo risiedeva la confraternita<br />

del SS. Rosario. Nel salone del<br />

piano superiore della struttura, al quale<br />

si accede da una scala adiacente alla<br />

canonica, sono presenti collezioni di beni<br />

materiali e immateriali: i primi comprendono<br />

un cospicuo patrimonio di oggetti<br />

provenienti dal territorio relativi ai<br />

diversi ambiti della cultura tradizionale<br />

(artigianato, religiosità, abbigliamento,<br />

emigrazione). La maggior parte dei<br />

manufatti provengono da donazioni. I<br />

beni immateriali, invece, sono costituiti<br />

da documenti sonori (fiabe, indovinelli,<br />

Come far ripartire l'economia nelle zone<br />

interne?<br />

«Paradossalmente noi non siamo tra i comuni<br />

classificati come area interna. Siamo alle porte<br />

di Benevento e questo è un aspetto positivo,<br />

ma ci manca il collegamento con i servizi.<br />

Ad esempio åil trasporto pubblico locale<br />

è ridotto al minimo. E abbiamo ancora problemi<br />

con la ferrovia per raggiungere Napoli.<br />

Per fortuna abbiamo rilanciato l'Appia,<br />

che può essere appetibile per gli imprenditori.<br />

Ma il covid ci ha fermato».<br />

A fine mandato cosa farà?<br />

Ha deciso se sarà ancora<br />

protagonista della vita amministrativa?<br />

«Ci sto pensando. Comunque<br />

chi prenderà il mio posto<br />

dovrà essere utile per la<br />

comunità. Alla fine del mio<br />

impegno saranno passati<br />

dieci anni e sono davvero<br />

tanti. Li ho tolti alla mia famiglia.<br />

Ma i cittadini di<br />

Apollosa devono stare<br />

tranquilli. Farò di tutto per<br />

creare le condizioni per fare<br />

ancora meglio di quanto<br />

realizzato con la mia<br />

amministrazione».<br />

proverbi, canti ecc) raccolti nel territorio<br />

apollosano. È presente, inoltre,<br />

un ricco archivio con fotografie d'epoca.<br />

È attivo il progetto di digitalizzazione<br />

dell'archivio parrocchiale che,<br />

per la sua importanza storica e culturale,<br />

realizzerà il più importante<br />

tra i beni immateriali. Gli ideatori del<br />

progetto museale hanno come obiettivo<br />

quello di salvaguardare e valorizzare<br />

la cultura di appartenenza del<br />

territorio: la missione del museo etnografico<br />

è quello di evitare ogni<br />

tentativo di personalizzazione e dare<br />

un senso di condivisione di cui<br />

ogni contesto sociale ha bisogno.<br />

__<br />

Il sindaco<br />

Antonio<br />

Marino Corda<br />

intervistato<br />

da 696<br />

Ottochannel


martedì 19 gennaio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

13<br />

CON FONDI EUROPEI E REGIONALI<br />

La scuola “Leopardi” esempio in Italia<br />

Apollosa è anche sinonimo di<br />

modernità con la scuola<br />

media "Giacomo Leopardi",<br />

di recente ristrutturazione, grazie<br />

ad un finanziamento europeo ottenuto<br />

dalla regione Campania. Il preesistente<br />

edificio scolastico era stato abbattuto<br />

poiché non idoneo sismicamente ed ha<br />

fatto spazio ad un vero gioiello di ingegneria<br />

e architettonica. Una scuola<br />

moderna e autosufficiente con tre aule<br />

con pannelli modulari per creare saloni<br />

per attività extra scolastiche, due laboratori<br />

uno di musica ed uno di informatica,<br />

e l’aula refettorio. Le aule con<br />

ampie vetrate fa sì che agli alunni<br />

sembra di trovarsi a far lezione in<br />

giardino: un nuovo modo di concepire<br />

la scuola, aperta sul mondo. Il nuovo<br />

edificio è diventato un punto di riferimento<br />

per l’intera comunità di Apollosa<br />

e non solo, una scuola che può essere<br />

un incentivo a restare nelle zone interne,<br />

ma anche un centro di aggregazione<br />

per le attività che vanno oltre la didattica.<br />

DISASTRO. RUBINETTI A SECCO DALLE 21 ALLE 7 DEL MATTINO PER TUTTO L’ANNO<br />

La lotta è avere l’acqua potabile<br />

FAI-DA-TE. Alla fine per risolvere ecco il progetto di acquedotto che supera l’Alto Calore<br />

TURISMO<br />

La via Francigena e i tesori del monte Taburno<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Prendi una rete idrica nuova<br />

e funzionante e affidala per<br />

trent’anni all’Alto Calore:<br />

grazie alla gestione degli impianti<br />

dell’azienda idrica avellinese il<br />

risultato è “zero” acqua dalle 21di<br />

ogni santa sera fino alle 7 del<br />

giorno dopo. Si calcola fino al 70<br />

per cento di dispersione idrica<br />

dell’attuale rete idrica, che non<br />

ha subito alcun intervento di manutenzione<br />

dedgno di questo nome.<br />

Con una lievitazione dei costi<br />

a carico degli utenti, beffati<br />

due volte: senza potersi lavare<br />

metà giornata e con il consumo,<br />

a fronte dei 3 metri cubi di acqua<br />

al giorno necessari, finito a superare<br />

gli undici metri cubi.<br />

Una condizione paradossale e<br />

unica, che fa letteralmente infuriare<br />

gli abitanti di Apollosa, che<br />

non riescono a scrollarsi di dosso<br />

questo record di città assetata.<br />

Alla fine, per superare anni di disperazione,<br />

il sindaco e i tecnici<br />

del Comune si sono messi di impegno<br />

e hanno presentato un progetto<br />

(finanziato con sei milioni<br />

di euro complessivi) per una nuova<br />

rete idrica che sfrutti la sorgente<br />

“li muorti” e mai nome fu<br />

tanto evocativo delle sofferenze e<br />

delle imprecazioni. Tre metri cubi<br />

di acqua oligominerale che<br />

sgorgano direttamente dalla roccia<br />

a Tocco Caudio. I primi lavori,<br />

per un appalto da 1 milione<br />

e 700mila euro, partiranno tra poco<br />

e riguarderanno la condotta di<br />

adduzione che andrà a collegarsi<br />

alla nuova rete idrica: la traduzione<br />

in termini pratici del<br />

co0nsiglio: aiutati che Dio ti aiuta.<br />

E l’Alto Calore? Un groviglio<br />

burocratico che tiene prigioniera<br />

l’amministrazione comunale, almeno<br />

per il momento. Neanche<br />

una delibera predisposta e votata<br />

all’unanimità ha consentito ad<br />

Apollosa di liberarsi della pesante<br />

pietra al collo dell’azienda idrica<br />

irpina. Servirà che l’Ato (Ambito<br />

territoriale ottimale) si svegli<br />

e inizi a fare il proprio lavoro e<br />

poi, mano a mano, risalendo i labirinti<br />

regionali, fino a palazzo<br />

Santa Lucia e all’Ente idrico regionale,<br />

dove tutto andrebbe sistemato,<br />

disastri gestionali compresi.<br />

Ma Apollosa con i ritardi della<br />

Regione Campania ha anche un<br />

altro conto in sospeso. Argomento<br />

di questi giorni: gli asseriti<br />

debiti con la Samte, l’azienda<br />

partecipata della Provincia che è<br />

stata messa in ginocchio dalle<br />

morosità di tutti i comuni del<br />

<strong>Sannio</strong>, nessuno escluso, si direbbe.<br />

Ma non si può sempre fare<br />

di tutta l’erba un fascio: i<br />

40mila euro che vengono ascritti<br />

nella partita doppia come debiti<br />

a carico di Apollosa sono balle.<br />

Riguardano la gestione post<br />

mortem delle discariche che il<br />

<strong>Sannio</strong> ha tributato per decenni<br />

all’altra gestione allegra: quella<br />

della Regione di Bassolino sui rifiuti,<br />

che ha condannato l’Italia<br />

al pagamentio di sanzioni milionarie<br />

e la Campania a una magra<br />

figura internaizonale. I 40mila<br />

euro sono, come per l’acqua, una<br />

beffa: a Montesarchio, Sant’Arcangelo<br />

Trimonti e San Bartolomeo<br />

in Galdo ci sono migliaia di<br />

tonnellate di rifiuti napoletani e<br />

casertani e il conto “post mortem”<br />

viene fatto ricadere sui comuni<br />

sanniti. Bella roba.<br />

STORIA NOBILE<br />

Dai Romani a terra di confine del Papato<br />

Il nome Apollosa ha origine antiche da identificare<br />

con il percorso dei Romani che erano soliti tracciare<br />

ogni miglio con un cippo o lapillus miliaris.<br />

Da questa espressione derivò il nome “Lapillusia”,<br />

per indicare un posto di ristoro lungo la via per Benevento.<br />

L'attuale nome del paese si ebbe dopo il<br />

crollo dell'Impero Romano. La posizione strategica<br />

e topografica di questo antico centro, Apollosa<br />

vide passare uomini di governo ed eserciti destinati<br />

ad avere ruoli di primo piano nella storia. Al<br />

periodo romano risale, probabilmente, il Castello<br />

che un tempo ricopriva il ruolo di torre di vedetta<br />

sito su di una collina che dominava la via per Benevento.<br />

Le vicende storiche del Castello risalgono<br />

ai tempi dei Normanni: Ruggero d'Altavilla, deciso<br />

a conquistare la città papale di Benevento,<br />

chiese l'intervento di Ugone Infante, signore di<br />

Il territorio del Gal Taburno presenta<br />

luoghi di notevole interesse<br />

naturalistico e ambientale caratterizzati<br />

da alte vette, colline<br />

di viti e olivi. Una natura selvaggia<br />

e spettacolare, dove si alternano<br />

pianure e rilievi, che fanno<br />

comprendere al visitatore il motivo<br />

per cui gli antichi definivano<br />

questo territorio “Campania<br />

felix”. Occorre anche ricordare<br />

che, sin dall’antichità, molti luoghi<br />

dell’area del Taburno hanno<br />

rappresentato meta indiscussa di<br />

viaggiatori illustri, letterati, filosofi<br />

e artisti. Il sentiero “Spirito<br />

pellegrino” è percorribile a piedi,<br />

in auto, bicicletta e a cavallo<br />

ed è un tracciato segnato ed attrezzato.<br />

Lungo circa ventotto<br />

chilometri, è articolato in sei tappe,<br />

che ricalca, nel territorio del<br />

Taburno, il percorso dell'antica<br />

via Francigena. “Spirito pellegrino”<br />

ripercorre il viaggio dell'Arcivescovo<br />

di Canterbury verso<br />

Roma, per poi proseguire alla<br />

volta di Gerusalemme. Il sentiero<br />

parte dal comune di Arpaia,<br />

prosegue verso Airola, Bucciano,<br />

Bonea, Montesarchio e Apollosa,<br />

per poi scendere verso Benevento.<br />

In tali comuni si possono<br />

ammirare numerosi monasteri,<br />

chiese, luoghi di accoglienza e<br />

antichi tratti percorsi dai pellegrini<br />

durante il loro passaggio nel<br />

territorio del Taburno.<br />

TESTI RACCOLTI DA VALERIA ISCARO<br />

Apollosa, il quale rinchiuse nei sotterranei numerosi<br />

prigionieri beneventani. I fatti sono raccontanti<br />

da Falcone Beneventano. Il Castello ritorna<br />

alla ribalta della storia con Federico II di Svevia, il<br />

quale dopo la distruzione della città di Benevento,<br />

toglie il territorio di Apollosa ai frati benedettini di<br />

S. Sofia.<br />

Apollosa è un paese che diede i natali a numerosi<br />

uomini di cultura, come lo studioso di grammatica,<br />

Turpilio, che avrebbe acquisito le sue conoscenze<br />

studiando sui testi di un famoso maestro di<br />

Bisanzio chiamato Prisciano. Tra i monumenti che<br />

si trovano ad Apollosa vi è l'Epitaffio, che segnava<br />

il punto di confine tra il Regno di Napoli ed il<br />

territorio beneventano, il Palazzo Baronale e i vari<br />

reperti archeologici conservati presso il museo<br />

del <strong>Sannio</strong>.


Apollosa


Apollosa


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 9 febbraio 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CASTELFRANCO IN MISCANO. CONFRONTO CON IL SINDACO<br />

Giallonardo: «In campo<br />

per realizzare un sogno»<br />

NUOVE LEVE POLITICHE «Abbiamo scelto di restare qui e lottare<br />

per dare futuro a questo territorio con una squadra emergente»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

La sfida dei giovani riparte da quest'antico<br />

borgo del <strong>Sannio</strong>, al confine con<br />

la Puglia e l'Irpinia. Castelfranco in<br />

Miscano, 868 abitanti, ha scelto la linea «<br />

verde« affidando il ruolo di sindaco, dallo<br />

scorso settembre, a Andrea Giallonardo,<br />

32enne avvocato, politicamente un figlio d'arte,<br />

che ha rotto i vecchi schemi e messo in<br />

campo una squadra giovane, che spera in un<br />

futuro diverso per le zone interne della Campania.<br />

Sindaco, com'è stata possibile questa svolta?<br />

«Guardi, già nella composizione della lista<br />

che mi ha affiancato abbiamo puntato sul rinnovamento.<br />

Siamo tutti giovani e abbiamo<br />

voluto dimostrare il nostro attaccamento e la<br />

nostra voglia di lavorare per Castelfranco e<br />

di non lasciarci andare alla scelta più facile,<br />

ossia fare la valigia e andare via. Noi vogliamo<br />

restare qui. In questi cinque anni faremo<br />

di tutto per realizzare il nostro sogno».<br />

Quali sono state le prime difficoltà che ha<br />

incontrato?<br />

«Ho avuto la doppia sfortuna di diventare<br />

sindaco in un periodo così difficile per la pandemia,<br />

abbiamo pochi dipendenti ma gli<br />

adempimenti sono tanti. Siamo costretti a<br />

TRADIZIONE<br />

Lo storico Scinto<br />

e la memoria<br />

del dialetto locale<br />

sforzi maggiori, ma nello stesso tempo stiamo<br />

creando un rapporto familiare di collaborazione<br />

che ci può consentire di superare<br />

le problematiche più difficili».<br />

Lo spopolamento è una piaga che ha colpito<br />

anche Castelfranco. Qual è il senso<br />

del progetto con Ginestra degli Schiavoni<br />

dal titolo “Terre sostenibili”?<br />

«Castelfranco è un paese ancora fortemente<br />

dinamico dal punto di vista economico,<br />

siamo leader nelle produzioni d'eccellenza:<br />

il nostro fiore all'occhiello è il caciocavallo<br />

ma c'è la necessità di mettere in rete quello<br />

che abbiamo. Il progetto mira a creare una<br />

comunità, vogliamo coinvolgere anche tutti<br />

i ragazzi del centro abitato, impegnandoli in<br />

tutto ciò che è complementare alla zootecnia<br />

e all'agricoltura».<br />

Siete lontani dalle istituzioni in termini<br />

chilometrici ma spesso anche nelle scelte<br />

amministrative siete penalizzati. E' un problema?<br />

«Certo, è vero: paghiamo una distanza importante<br />

che spesso ci ha costretto a essere<br />

visti in secondo piano rispetto ad altre realtà,<br />

siamo un territorio di frontiera e ci confrontiamo<br />

con la Campania ma anche con la<br />

Puglia. Ma ora sta a noi essere capaci di attrarre<br />

l'attenzione di chi ci governa».<br />

Ma su cosa bisogna puntare per dare una<br />

La cittadina di Castelfranco in Miscano,<br />

che sorge su di uno sperone, in prossimità<br />

dell’omonima sorgente, al limite tra la<br />

Campania e la Puglia è nota per le svariate<br />

vicende storiche che l’hanno caratterizzata.<br />

Oltre a conservare con fierezza<br />

la storia, le tradizioni, le chiese e le tipicità<br />

gastronomiche, i castelfranchesi,<br />

specialmente quelli di un tempo, custodiscono<br />

gelosamente il loro dialetto e si<br />

assicurano che venga tramandato, di generazione<br />

in generazione, come una dote<br />

matrimoniale. Il dialetto, anche se sempre<br />

meno parlato, è la lingua madre in<br />

ogni paese d’Italia e preserva, da sempre,<br />

la storie di intere comunità. A trarne un<br />

modesto “dizionario”, ci ha pensato Antonio<br />

Scinto, castefranchese doc, nel suo<br />

libro dedicato alla sua terra. Tra le vecchie<br />

strade di Castelfranco, quante volte<br />

si sarà sentito dire “Eurammè”? In un<br />

borgo prettamente agricolo, sicuramente<br />

si parlava di “vagghine”, magari abbinato<br />

ad un “tite tite” o “sciò a masone”.<br />

Chi del posto, sicuramente ricorderà<br />

quando si andava a “monge” e si indossava<br />

la “guardamacchia”. Tra gli insulti<br />

vecchio stile c’è sicuramente “camèlu-came”,<br />

“stubbete” o “babbu-a”. Ma<br />

d’altronde, “chedè” di più bello di una<br />

terra con la propria forma dialettale e dei<br />

suoi significati tutti da scoprire, pagina<br />

dopo pagina.<br />

YLENIA CUCCINIELLO<br />

prospettiva e una speranza ai giovani che<br />

hanno deciso di restare qui?<br />

«Abbiamo delle aziende che sono riuscite a<br />

raggiungere dei punti di eccellenza notevoli,<br />

però dobbiamo accelerare sulla cooperazione<br />

per fare in modo che le nostre eccellenze<br />

siano veramente volano di sviluppo<br />

economico».<br />

Lei ritiene che si debba puntare sulle energie<br />

rinnovabili in questo territorio?<br />

«Le energie rinnovabili di sicuro potranno<br />

rappresentare un momento di crescita.<br />

Noi, però, vorremmo che i<br />

comuni e le realtà locali siano<br />

coinvolte nei processi di sviluppo,<br />

insomma che ci sia una<br />

maggiore condivisione nelle<br />

scelte».<br />

La nota dolente sono le infrastrutture.<br />

Cosa si aspetta<br />

dalla Provincia?<br />

«La nostra speranza è che<br />

si affronti una volta per tutte<br />

questa situazione. Noi vogliamo<br />

collaborare con<br />

l'amministrazione provinciale.<br />

Però, le dico una cosa:<br />

siamo serviti da tre strade<br />

provinciali, due delle<br />

quali sono chiuse al traffico<br />

e sono in condizioni catastrofiche.<br />

Eppure sono arterie<br />

a servizio di aziende<br />

importanti e parliamo anche<br />

dell'unico collegamento tra<br />

Campania e Puglia».<br />

Guardando al futuro qual è<br />

l'obiettivo che le sta più a cuore?<br />

«Credo che ciò che più conta è la<br />

mentalità: negli ultimi dieci ci sono<br />

state forti tensioni e divisioni in paese,<br />

ora vogliamo ricreare una sana e<br />

leale collaborazione. Sono convinto<br />

che saremo in grado di dare risposte<br />

ai cittadini. Il consenso ampio con il<br />

70 per cento dei voti ci rende orgogliosi<br />

ma ci consente anche di ricreare<br />

un clima familiare e di unità nella nostra<br />

comunità» .<br />

Ai cittadini che l'hanno votata cosa<br />

promette?<br />

«L'ho detto in campagna elettorale,<br />

assicuro impegno, entusiasmo<br />

e presenza. Il comune<br />

è tornato a essere casa<br />

loro. Siamo ogni giorno in Municipio,<br />

aperti al confronto. Certo, non sempre saremo<br />

in grado di risolvere i problemi ma il dialogo,<br />

quello, non verrà mai meno».<br />

__<br />

Il sindaco<br />

Andrea<br />

Giallonardo,<br />

32 anni,<br />

al suo primo<br />

incarico<br />

amministrativo


martedì 9 febbraio 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

IL MAESTRO PAPPANO TORNA ALLE ORIGINI IN MEMORIA DEL PADRE<br />

Sir Antonio e la “Casa della Musica”<br />

Castelfranco è diventato la "città<br />

della musica" grazie ad un<br />

progetto finanziato dalla regione<br />

Campania, finalizzato ad adibire la<br />

"Casa della Musica" dedicata a Pasquale<br />

Pappano, padre del noto direttore<br />

d'orchestra, sir Antonio. Sir inglese<br />

per meriti artistici, figlio di emigranti<br />

italiani. Nato poco distante da Londra, i<br />

genitori decisero di lasciare l'Italia,<br />

precisamente il <strong>Sannio</strong>, per cercare<br />

fortunata all'estero. Fin da giovane si<br />

approccia al mondo della musica,<br />

grazie al padre e alla sua passione per il<br />

canto. Proprio a Londra creò una<br />

scuola di canto: da lì il direttore iniziò a<br />

suonare il pianoforte dove accompagnava<br />

gli allievi nei loro esercizi. Ogni<br />

anno ad agosto, Pappano, si reca nell'antico<br />

borgo di Castelfranco per un<br />

concerto in memoria del padre. Infatti,<br />

l'ultimo desiderio di Pasquale Pappano<br />

prima di morire era quello di tornare al<br />

suo Paese di origine. Sir Antonio racconta:<br />

"Arrivammo a Castelfranco in<br />

tarda serata, la mattina dopo mio<br />

padre morì lì come aveva desiderato".<br />

VALERIA ISCARO<br />

CENTRO ANTICO. Piccole case basse in pietra bianca sentinelle dei decumani disabitati<br />

Gli irriducibili di Porta della Terra<br />

NUOVI NATI. Nove nel 2019, solo tre lo scorso anno e a gennaio l’arrivo della piccola Giulia<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Chi lo sa che vita c’era al<br />

civico 10 di vico Panozzo<br />

quando quelle case<br />

piccole piccole venivano abitate.<br />

Budelli stretti che ti costringevano<br />

a una intimità di quartiere:<br />

pianti di bambini, liti e carezze,<br />

tutto era condiviso, come<br />

l’alitare di un quartiere che non<br />

era scomoda comunità. Ora ci<br />

sono le quinte di pietre bianche e<br />

i disperati tentativi di sottrarsi alla<br />

solititudine, all’abbandono,<br />

piazzando agli improbabili ingressi<br />

un “fittasi”, un “vendesi”.<br />

Quello che era Porta della Terra<br />

il tempo lo ha aggiustato a<br />

modo suo, aiutato dalla furia che<br />

negli anni Sessanta scambiava la<br />

modernità del cemento con la distruzione.<br />

Ora l’asse del centro<br />

abitato è spostato, occupa le terre<br />

per secoli nelle mani della<br />

Chiesa. Spazi urbanizzati e basta,<br />

senza una idea vera di come<br />

crescere.<br />

Angela Vecchiolla, l’unica vigilessa<br />

a bada delle 800 anime di<br />

Castelfranco, ora è anche la responsabile<br />

dell’Anagrafe: nove<br />

nati nel 2019, tre lo scorso anno<br />

e l’arrivo di Giulia Di Menna a<br />

spiazzare le statistiche del 2021.<br />

Qui tutto fa speranza. Anche che<br />

l’amministrazione provinciale<br />

metta finalmente mano al recupero<br />

di due delle tre provinciali<br />

che sono chiuse al traffico per<br />

dissesto. Perché va bene resistere<br />

alla lontananza da tutto, ma<br />

qui le aziende agricole sono un<br />

motore vero e hanno estremo bisogno<br />

di una logistica adeguata.<br />

Ma fino a Benevento ce n’è di<br />

voce da sprecare.<br />

IL PROGETTO<br />

TESTI DI MARIA VERRILLI (CONSIGLIERE COMUNALE DI CASTELFRANCO) E DI VERONICA TARANTINO (ASSESSORE ARIANO IRPINO)<br />

Due giovani amministratrici raccontano i venti anni di “Via Francigena”<br />

__<br />

Maria Verrilli e Veronica Tarantino<br />

Per i campi se ne va il pellegrino<br />

con il suo zaino e alla<br />

ricerca della propria spiritualità,<br />

all’insegna dell’essenzialità<br />

e della semplicità. Molti<br />

decidono di avventurarsi in cammini<br />

ponendosi obiettivi e mettendosi<br />

alla prova. Tra i cammini<br />

oggi riconosciuti c’è quello<br />

della Via Francigena che parte da<br />

Canterbury fino a Santa Maria di<br />

Leuca alla volta della Terra Santa.<br />

Via storica e percorsa dai pellegrini,<br />

commercianti, viaggiatori<br />

di tutta Europa.<br />

La via Francigena oggi è percorsa<br />

da numerosi pellegrini che provengono<br />

da tutto il mondo.<br />

Un viaggio che permette di scoprire<br />

un vasto patrimonio culturale<br />

che vede la straordinaria bellezza<br />

dei borghi, delle cattedrali,<br />

dei siti archeologici, di assaporare<br />

eccellenze gastronomiche e di<br />

conoscere le meravigliose tradizioni<br />

che caratterizzano l’Italia<br />

da nord a sud.<br />

E Castelfranco si inserisce come<br />

tappa della via Francigena del<br />

Sud con la sua valle congiungendo<br />

il <strong>Sannio</strong> e l’Irpinia alla Puglia.<br />

Nella viabilità romano-imperiale<br />

sono individuabili le direttrici<br />

fondamentali delle vie di pellegrinaggio<br />

che da Roma conducevano<br />

verso i porti pugliesi o che<br />

permettevano ai pellegrini di raggiungere<br />

la Città Eterna dal Sud<br />

Italia. La rete di percorsi che<br />

comprende le vie consolari Appia<br />

e Traiana (da Roma a Benevento<br />

e fino a Brindisi e Taranto),<br />

la via Sacra Longobardum<br />

(da Benevento al Gargano), la Via<br />

Francigena (che dai paesi del<br />

nord conduceva a Roma) è stata<br />

denominata complessivamente<br />

Via Francigena del Sud. In questo<br />

contesto 12 Comuni tra le province<br />

di Avellino e Benevento<br />

(Ariano Irpino-comune capofila,<br />

Buonalbergo, Casalbore,<br />

Castelfranco in Miscano, Ginestra<br />

degli Schiavoni, Greci,<br />

Montaguto, Montecalvo Irpino,<br />

Paduli, Savignano Irpino,<br />

Sant'Arcangelo Trimonte e<br />

Zungoli) con le Comunità Montane<br />

del Fortore e dell'Ufita, hanno<br />

sottoscritto sin dal 2015 un<br />

Protocollo d'intesa con l'obiettivo<br />

di portare avanti una comune<br />

strategia, al fine di promuovere<br />

tale itinerario sui propri territori,<br />

valorizzare i beni ivi presenti e<br />

implementare azioni di protezione<br />

e conoscenza del patrimonio<br />

culturale ed ambientale di cui dispongono.<br />

Nell'ambito delle attività del Protocollo<br />

è stato possibile aderire al<br />

bando Psr Campania 2014-2020-<br />

Misura 7.5.1. "Sostegno a investimenti<br />

di fruizione pubblica in<br />

infrastrutture ricreative e turistiche<br />

su piccola scala" ottenendo<br />

un finanziamento per il progetto<br />

"Via Francigena del Sud". Valorizzazione<br />

del tratto della Valle<br />

del Miscano" che è stata eseguita<br />

dall’architetto Luigi Salierno.<br />

Grazie a questo finanziamento si<br />

è intervenuti con lavori di ripristino<br />

e manutenzione del percorso<br />

che interessa la Valle del Miscano<br />

e si sta completando la parte<br />

relativa ai servizi e all'informatica<br />

con la realizzazione di un<br />

sito e un'app dedicata alla valorizzazione<br />

e promozione del nostro<br />

tratto di percorso. E' prevista<br />

una presentazione del progetto<br />

per questa primavera.<br />

Ricorre quest'anno il ventennale<br />

della fondazione dell'Associazione<br />

Europea delle Vie Francigene<br />

(AEVF) che, per la ricorrenza,<br />

ha organizzato il "Road to<br />

Rome 2021". Una grande marcia<br />

che partirà il 15 giugno da Canterbury,<br />

km 0 della Francigena,<br />

per giungere a Roma il 10 settembre<br />

e il 18 ottobre a Santa Maria<br />

di Leuca. Una marcia a staffetta<br />

dove il bordone del pellegrino<br />

prenderà il posto della fiaccola<br />

olimpica e sarà portato, tappa<br />

per tappa, lungo il cammino. Il<br />

nostro territorio sarà interessato<br />

dal passaggio dei pellegrini nelle<br />

giornate del 29 e 30 settembre<br />

2021, un'occasione fondamentale<br />

per rilanciare l'importanza della<br />

Via Francigena. I comuni aderenti<br />

al Protocollo, guidati dal capofila<br />

Ariano Irpino, sono già a<br />

lavoro per mettere in campo politiche<br />

ed eventi culturali tesi a<br />

valorizzare il nostro territorio.<br />

A tal riguardo sono molte le iniziative<br />

intraprese dalle associazioni<br />

del posto che prevedono<br />

percorsi non solo pedonali ma anche<br />

percorsi ciclabili e percorsi<br />

di passeggiate a cavallo. Ogni anno,<br />

infatti, l’associazione Equites<br />

Viae Traianae organizza giornate<br />

di passeggiate creando opportunità<br />

di condivisione.<br />

Oggi la Via Francigena rappresenta<br />

una grande possibilità di<br />

sviluppo per il Sud e in particolare<br />

per le aree interne. A seguito<br />

del Covid-19 vi è sempre maggiore<br />

richiesta di turismo "slow"<br />

ed esperienziale, unendo aspetti<br />

spirituali con la qualità dell'ambiente<br />

e del cibo. Si apre una nuova<br />

opportunità che le amministrazioni<br />

dovranno saper cogliere.


Castelfranco<br />

in Miscano


Castelfranco<br />

in Miscano


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 16 febbraio 2021<br />

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Nei paesi dell’osso<br />

La città del futuro<br />

CIVICO 22 La proposta di uno dei gruppi di lavoro<br />

del movimento per le piazze Risorgimento e Vari<br />

Progetto Tibe,<br />

il terminal 4.0<br />

NODO INTERMODALE. Via tutte le recinzioni,<br />

campus e tanto verde per vivere Benevento<br />

DI ALESSANDRO FALLARINO<br />

Tibe, terminal intermodale<br />

Benevento. Questo<br />

il nome del progetto<br />

degli architetti<br />

Francesco Carbone e<br />

Alfredo Chiariotti presentato dai<br />

Laboratori di Civico 22, per una<br />

riqualificazione dell'area che va<br />

dal Terminal autobus a piazza Risorgimento<br />

e a viale dei Rettori e<br />

che coinvolge, nella bellezza che<br />

restituisce ad un'area centrale di<br />

Benevento, anche tutto il resto<br />

della città.<br />

“Mettere in opera questo progetto<br />

è possibile – spiegano dal movimento<br />

politico Civico 22 -, basta<br />

una intelligenza di governance,<br />

una corretta destinazione di<br />

risorse finanziarie, una progettazione<br />

della città che ripensi alla<br />

persona, allo sviluppo economico,<br />

al welfare, al welcome”.<br />

Entrando nello specifico del progetto,<br />

le aree attualmente adibite<br />

a semplici parcheggi, talvolta avvolti<br />

anche nel degrado strutturale<br />

come il terminal degli autobus<br />

extraurbani, lo studio farebbe diventare<br />

le due aree non più una<br />

landa desolata ma uno spazio accogliente,<br />

“sicuro dove ci sono<br />

gli stalli per i pullman e la persona<br />

che scende trova ristoro, accoglienza<br />

con bar e negozi e servizi<br />

igienici decenti”, spiegano i<br />

due progettisti.<br />

Il progetto Tibe rende pedonabile<br />

tutta l'area tra piazza Risorgimento<br />

e Viale dei Rettori “ed inserisce<br />

la natura all'interno della<br />

città con un parco urbano per far<br />

vivere finalmente gli spazi ai cittadini,<br />

con piste ciclopedonali,<br />

panchine, prati e alberi”.<br />

Si parte dal collegamento tra<br />

piazza Risorgimento e l'area del<br />

terminal con un percorso immerso<br />

dal verde e una passerella che<br />

di fatto azzera le barriere architettoniche<br />

per i disabili ed è percorribile<br />

sia a piedi che in bicicletta<br />

fino ad arrivare a piazzale<br />

Vari che è stato completamente<br />

riprogettato su due livelli. Uno<br />

superiore che diventa una piazza<br />

verde con negozi, bar, e servizi<br />

per i viaggiatori ma anche per i<br />

cittadini che vogliono trascorrere<br />

del tempo immersi nel verde, l'altro<br />

inferiore a quota con via Pertini<br />

e viale dei Rettori dove saranno<br />

ospitati i pullman.<br />

Le scuole assumono un ruolo<br />

centrale dell'interno del progetto.<br />

Gli edifici risultano inseriti in un<br />

campus sportivo, senza recinzioni<br />

o ostacoli, con assi pedonali,<br />

che entrano anche all'interno di<br />

quello che oggi è l'area dell'Istituto<br />

Galilei e dividono gli spazi<br />

e delineano le funzioni. L'area dei<br />

campi sportivi diventa la copertura<br />

del parcheggio multipiano,<br />

mentre la nuova piazza copre<br />

l'area di sosta dei bus. Aree separate<br />

solo in parte da un taglio longitudinale<br />

per favorire l'entrata<br />

della luce e il ricircolo dell'aria al<br />

piano inferiore.<br />

Spazi verdi fatti di campi sportivi<br />

polivalenti, giardini e spazi alberati.<br />

Il Terminal prevede 32<br />

stalli e un parcheggio con 750 posti<br />

auto circa. Un parcheggio che<br />

ha la funzione di alleggerire le<br />

strade circostanti dal traffico. Il<br />

parco sopra il terminal è stato<br />

pensato come un luogo contemporaneo,<br />

un'oasi al centro della<br />

città, un nuovo polo per la vita<br />

cittadina”.<br />

Sul sito e sui social di civico 22 è<br />

possibile visionare il video del<br />

progetto in 3d e dopo partecipare<br />

ad un questionario per esprimere<br />

la propria opinione sull'azione<br />

di rigenerazione urbana<br />

complessa, così prevista, che nasce<br />

dall'idea di garantire i diritti<br />

di cittadinanza e i servizi sociali:<br />

in primis l’accesso all’istruzione<br />

pubblica, la difesa dell’ambiente<br />

naturale e l’abbattimento delle<br />

barriere architettoniche (Giaimo<br />

2020).<br />

Proprio questo particolare, ovvero<br />

l'abbattimento delle barriere<br />

architettoniche, ci fa saltare alla<br />

mente l'attuale stato di degrado<br />

in cui versa l'area del Terminal<br />

assolutamente poco fruibile per i<br />

Moretti, Basile, Orlando e Rossi i fondatori<br />

Attualmente l’area<br />

di sosta dei bus<br />

è solo un piazzale<br />

di asfalto senza servizi<br />

disabili. Allo stato, infatti, nell'area<br />

è presente una sola attività<br />

commerciale, peraltro ospitata in<br />

una sorta di struttura prefabbricata.<br />

Completamente inagibili per i disabili<br />

e totalmente impraticabile<br />

l'unico servizio igienico, anch'esso<br />

installato in una piccola<br />

struttura prefabbricata che da<br />

sempre versa in condizioni indicibili<br />

nonostante le continue opere<br />

di pulizia e ristrutturazione.<br />

Un'area da rivitalizzare, da ricreare<br />

da zero essendo il terminal<br />

storico degli autobus di Benevento<br />

una vecchia e fangosa<br />

piazza dove negli anni '80 si effettuavano<br />

anche gare da trial e<br />

motocross. Da allora tante cose<br />

sono cambiate a Benevento ed è<br />

quindi arrivato il momento di<br />

adeguare piazzale Vari e piazza<br />

Risorgimento ad un luogo di socialità,<br />

una cartolina di presentazione<br />

di una cittadina che ospita<br />

– a pochi metri dal Terminal – un<br />

sito patrimonio mondiale dell'Unesco.<br />

Questo illustrato è il secondo<br />

progetto disegnato per<br />

quelle aree. Si spera ora che al più<br />

presto queste idee possano trovare<br />

una collocazione nel pratico e<br />

trasformare davvero il centro città.<br />

Progetti non semplici da realizzare<br />

ma forse il periodo post pandemia<br />

potrebbe aprire anche ad<br />

un confronto, un dialogo tra Enti<br />

e professionisti privati.<br />

Laboratori di idee che guardano alla vera Politica<br />

DI AL.FA<br />

Civico 22 nasce da una riflessione<br />

di Richard Sennet: la relazione<br />

umana ha una distanza massima<br />

per conservare tutte le caratteristiche<br />

che la rendono speciale.<br />

“Il civismo e l’impegno civico –<br />

hanno scritto durante la presentazione<br />

del Movimento - sono forse<br />

il miglior modo di “fare ed essere”<br />

esercizio della politica praticata:<br />

un modo “nuovo” non solo<br />

per una singola città, ma per il<br />

mondo intero. In questo metodo<br />

di studio e di lavoro, il gruppo che<br />

fonda Civico 22 si ispira al Manifesto<br />

Prologo Italia di Leonardo<br />

Becchetti, Alessandro Rosina,<br />

Mauro Magatti, Marco Bentivogli,<br />

che – a partire dagli assunti<br />

dell’Economia Civile – invita i<br />

movimenti civici a cambiare prospettiva:<br />

prima ancora di pensare<br />

al lato dell’offerta politica – in<br />

un’arena pubblica sempre alla ricerca<br />

di nuovi soggetti, quasi che<br />

i partiti siano diventati di plastica,<br />

usa e getta, da cambiare ogni<br />

volta che perdono una tornata elettorale<br />

– riteniamo necessario lavorare<br />

dal lato della domanda”.<br />

Sono 11 laboratori aperti a gruppi<br />

di massimo 30 persone. Ogni<br />

laboratorio ha il compito di elaborare<br />

un position paper su quell’aspetto<br />

della città che ha dibattuto.<br />

Idee dunque, non solo critiche a<br />

questa o quella parte politica ed<br />

ecco perchè dopo aver aspramente<br />

contestato il progetto presentato<br />

al Comune per riqualificare<br />

piazza Risorgimento e il Terminal,<br />

dai laboratori è stata elaborata<br />

e presentata la nuova proposta,<br />

il progetto Tibe.<br />

“Il vero esercizio di democrazia è<br />

nel dialogo sulla Città che avviene<br />

entro i 22 metri”.<br />

Tra i fondatori Angelo Moretti,<br />

Pasquale Basile, da sempre vicino<br />

all’attivismo sociale e politico<br />

e Pasquale Orlando ed Ettore Rossi.


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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

IL DATO. La risposta al progetto presentato al Comune e contestato da amministratori e associazioni<br />

Una partnership con i privati<br />

per ridisegnare il cuore antico<br />

In una precedente idea la costruzione di un palazzo di cinque piani per uffici, negozi e parcheggio<br />

DI ALESSANDRO FALLARINO<br />

All'inizio del 2020 la<br />

notizia che il Comune<br />

di Benevento intende<br />

cambiare volto<br />

ad uno dei fulcri<br />

urbanistici della città: la zona tra<br />

la grande piazza Risorgimento, polo<br />

didattico dove sono presenti<br />

quattro scuole con migliaia di studenti,<br />

e l'adiacente piazzale Vari,<br />

ovvero il Terminal storico del capoluogo<br />

sannita sempre al centro<br />

di polemiche anche a causa del degrado<br />

in cui versa l'intera area che<br />

Al centro<br />

della proposta<br />

un’area realmente<br />

da riqualificare<br />

__<br />

Le aree progettuali di piazza Risorgimento e il Terminal<br />

allo stato non è altro che un parcheggio<br />

con all'interno fatiscenti<br />

e certamente insufficienti bagni<br />

(prefabbricati) con un piccolo bar<br />

a servizio dei tantissimi studenti e<br />

persone che arrivano a Benevento<br />

grazie al trasporto su gomma.<br />

Un'area realmente da qualificare e<br />

sulla quale è già stato presentato<br />

un progetto, sembra recepito dal<br />

Comune, che prevede, dove ora<br />

c'è l'attuale Terminal, la costruzione<br />

di un palazzo di cinque piani<br />

da adibire a struttura commerciale.<br />

Complesso integrato da verde<br />

e collegato con la vicina piazza<br />

risorgimento che dovrebbe essere<br />

completamente ridisegnata.<br />

Un progetto duramente criticato<br />

da una parte politica e dalle associazioni,<br />

oltre che da alcuni dei residenti<br />

della zona.<br />

A febbraio scorso, infatti, l'associazione<br />

Altrabanevento, con l'allora<br />

giovanissimo movimento politico<br />

Civico 22, aveva presentato<br />

un dossier alla Presidenza del Consiglio<br />

dei Ministri sui “Sette milioni<br />

di euro dei fondi per la riqualificazione<br />

delle periferie, concessi<br />

ad una società casertana per<br />

un palazzo di cinque piani sul Terminal<br />

Bus”. Progetti che a dire dell'associazione<br />

ma anche di alcuni<br />

consiglieri comunali di opposizione<br />

contiene clamorosi errori.<br />

Questo perchè secondo i 'contrari'<br />

un palazzo di cinque piani destinato<br />

a private abitazioni, uffici,<br />

locali commerciali e parcheggi<br />

al posto dell'attuale Terminal dei<br />

bus di piazzale Vari; 'corridoi' pedonali<br />

a forma di "L" a piazza Risorgimento,<br />

stravolgerebbero l'originaria<br />

prospettiva di tutta la zona<br />

– a partire da via Perasso – progettata<br />

dall'allora urbanista Lugi<br />

Piccinato.<br />

L'idea che era stata allora presentata<br />

rientra nel progetto denominato<br />

“La Città di tutti, la Città per<br />

tutti” composto da 17 interventi<br />

per il costo totale di 26milioni e<br />

mezzo di euro con la partecipazione<br />

finanziaria per oltre 8milioni<br />

e mezzo di euro da parte di pri-<br />

Per piazza<br />

risorgimento previsti<br />

invece corridoi<br />

pedonali ad ‘L’ e verde<br />

vati.<br />

A questo punto, anche se durante<br />

i mesi del primo lockdown dovuto<br />

alla pandemia Civico 22 con i<br />

suoi laboratori di idee ha messo in<br />

campo la seconda soluzione.<br />

Particolare questo importante per<br />

un semplice motivo: non solo il no<br />

al progetto che era stato presentato<br />

al Comune, bensì un'alternativa<br />

concreta con tanto di redering<br />

animato, soluzioni e progetti spiegati<br />

dettaglio dopo dettaglio. Al<br />

termine del video anche un sondaggio<br />

attraverso il quale i cittadini<br />

possono esprimere il loro parere<br />

e suggerimenti sull'opera proposta.<br />

L'idea di un'alternativa è nata a<br />

giugno scorso durante un incontro<br />

dal titolo “un’occasione per ripensare<br />

un’area strategica per la<br />

città e per il territorio".<br />

Un progetto elaborato da due architetti<br />

(Francesco Carbone e Alfredo<br />

Chariotti) che avevano presentato<br />

il progetto che oggi si è<br />

animato con tavole grafiche e video.


14<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

APICE. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO ANGELO PEPE<br />

«Alta Capacità e giovani<br />

per lo sviluppo e il lavoro»<br />

Fare rete. «Valorizzare le produzioni agricole ma servono le strade.<br />

Il borgo? Ora puntiamo all’artigianato di qualità e gli antichi mestieri»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Scommettere sull’agricoltura d’eccellenza<br />

e sul turismo, sperando in un futuro<br />

diverso grazie all’Alta Capacità Napoli-Bari,<br />

che consentirà ai territori del Fortore<br />

di uscire dall’isolamento. È la sfida di Apice,<br />

città del <strong>Sannio</strong> che guarda avanti con una<br />

prospettiva interessante. «Il mio sogno è di<br />

consentire ai giovani di restare qui, nella terra<br />

dove sono nati», dice il sindaco Angelo Pepe,<br />

ingegnere, da due anni al timone del comune.<br />

Il suo è un obiettivo sicuramente ambizioso,<br />

ma come realizzarlo?<br />

«Stiamo mettendo in campo dei progetti per<br />

fare in modo che ci sia un ampliamento delle<br />

opportunità di lavoro. Vogliamo qualificare e<br />

rendere professionali i nostri giovani, che devono<br />

essere competitivi. Le nuove tecnologie<br />

ci saranno d’aiuto anche per rendere digitali<br />

i servizi del Comune».<br />

Intanto, quando finirà questa emergenza<br />

Covid come pensate di riprendere il discorso<br />

della valorizzazione turistica del borgo<br />

di Apice vecchia?<br />

«La vocazione naturale di questo territorio è<br />

destinata al turismo. Sono già in funzione una<br />

serie di attività che hanno fatto finora da attrazione.<br />

A breve metteremo a bando una proposta<br />

per individuare società che possano valorizzare<br />

il patrimonio edilizio esistente nel<br />

borgo antico. Ma Apice è bella così com’è,<br />

nella sua essenza più naturale possibile. Vogliamo<br />

diventare la Pompei del ’900, ma dobbiamo<br />

pensare anche a recuperare l’artigianato<br />

e gli antichi mestieri».<br />

Apice come il resto dell’entroterra sannita<br />

deve fare i conti con il dissesto idrogeologico,<br />

che risposte avete avuto dalle istituzioni?<br />

«Non posso dire che non ci sia stata attenzione<br />

da parte degli altri enti. È un’emergenza<br />

che riguarda tutto il territorio, siamo in<br />

una condizione di grande sofferenza. Abbiamo<br />

dichiarato lo stato di calamità perché ci<br />

sono state conseguenze gravi per queste avversità<br />

atmosferiche che durano da tempo. Si<br />

sono aggravate le condizioni della viabilità<br />

rurale con nuove frane che hanno messo in<br />

difficoltà le aziende agricole. Puntiamo a progetti<br />

di recupero per uscire da questa emergenza».<br />

Si tratta di una condizione che non favorisce<br />

il turismo, non crede?<br />

«Certo, non si può pensare al turismo senza<br />

valorizzare le produzioni agricole del nostro<br />

territorio: in questo senso è indispensabile recuperare<br />

sul fronte della viabilità per<br />

mettere le aziende agricole in condizione<br />

di svilupparsi nella maniera più<br />

adeguata».<br />

Eppure Apice è vicina a snodi viari<br />

molto importanti, ma le strade<br />

provinciali di collegamento sono un<br />

disastro. Che messaggio manda alla<br />

Provincia?<br />

«Per la verità dispiace che con il<br />

presidente Di Maria ci sia stata<br />

qualche polemica certamente non<br />

voluta, ma c’era solo l’obiettivo di<br />

segnalare che le attività di programmazione<br />

poste in essere devono<br />

essere realizzate. Ringrazio,<br />

comunque, il presidente per l’attenzione<br />

che sta dedicando ma<br />

l’unico collegamento che ci porta<br />

a Benevento resta ancora un miraggio.<br />

Oggi siamo lontani dieci<br />

chilometri mentre si potrebbe realizzare<br />

un asse viario di soli tre chilometri.<br />

Questo discorso va ripreso».<br />

Sul fronte dello sviluppo non crede che<br />

la svolta ci sarà con l’alta capacità che<br />

attraverserà proprio il territorio di<br />

Apice?<br />

«Credo di sì, in particolare per le vie di<br />

comunicazione. Ci sono importanti prospettive<br />

ma va fatto un discorso complessivo<br />

con i comuni delle aree interne e del<br />

Fortore. Possiamo immaginare di avere un<br />

collegamento diretto con l’A16 e con l’A1.<br />

C’è una nuova possibilità di sviluppo».<br />

C’è ora l’occasione del Recovery Plan, come<br />

guardate a questa grande opportunità<br />

per il Mezzogiorno?<br />

«Per noi è manna dal cielo. Se tutti abbiamo<br />

una visione strategica e non campanilistica,<br />

credo che Apice possa avere<br />

un ruolo centrale per rompere l’isolamento<br />

delle zone interne. Ma dobbiamo<br />

riscoprire la solidarietà tra i comuni<br />

senza ragionare in termini egoistici. E allora<br />

vi assicuro che ci sarà davvero un nuovo futuro<br />

per questo territorio».<br />

__<br />

Il sindaco<br />

Angelo Pepe<br />

intervistato da<br />

696 channel


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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

UN MONUMENTO ARCHITETTONICO RECUPERATO CON FONDI PUBBLICI<br />

Il Castello normanno dell’Ettore<br />

Il Castello dell’Ettore è un Castello<br />

Normanno edificato nell’VIII<br />

secolo. Delle sue quattro torri a<br />

pianta decagonale ne restano oggi soltanto<br />

due. Le gallerie sotterranee poste al di<br />

sotto delle torri erano utilizzate un tempo<br />

come vie di fuga. Il Castello si presenta<br />

ben conservato grazie ai numerosi<br />

interventi di ristrutturazione subiti nel<br />

corso degli anni. E’ situato a nord dell’ingresso<br />

di Apice vecchia: il<br />

Castello domina tutto il paese ed infatti<br />

tutti i vicoli principali conducono alla<br />

sua piazza. Questa posizione strategica<br />

era una caratteristica dei castelli, perché<br />

il signore feudale dall’alto vegliava<br />

sull’abitato. Oggi è il fulcro di numerose<br />

attività culturali ed eventi esclusivi<br />

che si svolgono nelle sue prestigiose sale e<br />

nell’incantevole giardino pensile. Il<br />

Castello ha ospitato personaggi importanti,<br />

tra i quali Federico II di Svevia,<br />

Manfredi di Svevia e Sant’Antonio da<br />

Padova a cui gli abitanti sono molto<br />

devoti. Ogni anno vengono allestiti qui<br />

i mercatini natalizi, con tanto di casetta<br />

di Babbo Natale, in un’atmosfera magica<br />

e surreale.<br />

Pompei del ’900. Due terremoti, l’abbandono e ora la ricostruzione che attira turisti e filmaker<br />

La vita dalle finestre sul nulla<br />

Anche i corpi speciali dei carabinieri usano il borgo fantasma per le loro esercitazioni<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Zì Peppe e masto Finizio s’affacciavano<br />

in maniche di camicia<br />

in via Napoli. Gli scuri grigi e<br />

verdi delle loro case aprivano e chiudevano<br />

il vicolo, la sua vita. Finizio,<br />

che era quello più acculturato, la domenica<br />

riuniva un po’ di compaesani<br />

davanti l’uscio e leggeva a tutti il giornale.<br />

L’ultima volta lo ha fatto il 19<br />

agosto del 1962. Due giorni dopo, il<br />

terremoto e niente è stato più come prima.<br />

E qui inizia il mistero di Apice.<br />

Il piccolo grande giallo che ha reso<br />

quelle case delle sentinelle immobili<br />

nel tempo, testimoni delle diverse velocità<br />

con cui ha viaggiato la parte in<br />

basso dello stivale.<br />

Non si sa come, non si sa perché, ma ad<br />

Apice lo Stato e tutte le autorità che sovrintendevano<br />

alla sicurezza dei cittadini<br />

dopo quel terremoto hanno deciso<br />

che niente era più garantito e che tutti<br />

dovevano sloggiare, andare a sistemarsi<br />

due chilometri più in là, dentro scatole<br />

che loro chiamavano case. Talmente<br />

brutte che molti, all’epoca, preferirono<br />

l’incertezza delle radici che<br />

l’omologazione della cultura urbanistica<br />

“popolare a basso costo”.<br />

Sono stati anni difficili. Venti anni trascorsi<br />

come sospesi tra ciò che si era<br />

perduto, la vita di prima, e quello che<br />

sarebbe stato possibile, la vita comoda<br />

senza stare uno addosso all’altro, condividendo<br />

calli e decumani.<br />

A scegliere, come sempre accade, è stato<br />

un altro terremoto. 1980. Apice ne<br />

venne ancora una volta soltanto sfiorata<br />

ma tornarono prepotenti le paure.<br />

Più di tutto, all’epoca, a tagliare di netto<br />

e definitivamente le radici fu il mare<br />

di soldi piovuto con la 219 (la legge<br />

sulla ricostruzione) e la libertà di<br />

uscire dall’edificazione uguale per tutti.<br />

Apice, quella di masto Finizio e Zì<br />

Peppe, che era già un pensiero lontano,<br />

si svuotò del tutto.<br />

Come il ponte rotto, testimonianza della<br />

grandezza di Roma, il vecchio paese<br />

però resiste: città fantasma, ghost<br />

town, ora “Pompei del ’900”.<br />

La verità è che se tutti i centri del <strong>Sannio</strong><br />

e dell’Irpinia avessero seguito lo<br />

stesso iter di Apice (soltanto Conza della<br />

Campania ne condivide la triste sorte)<br />

a quest’ora non ci sarebbe più lo<br />

straccio di un centro storico, di un borgo,<br />

di una qualche testimonianza della<br />

vita nelle zone interne. Di qui le diverse<br />

velocità e il mistero. Già perché<br />

a 40 anni suonati da quella prima decisione,<br />

Apice vecchia, pezzo dopo<br />

pezzo, sta rinascendo. Una ricostruzione<br />

sicura, possibile. Certo, quarant’anni<br />

di morti e disgrazie hanno migliorato<br />

le tecniche di ricostruzione e<br />

le leggi.<br />

Ma gli ani ’60 non erano il medioevo<br />

e qualcosa di simile si poteva immaginare.<br />

Oggi gli amministratori hanno capito<br />

che quelle quinte fatte di abbandono<br />

sono come un set cinematografico,<br />

pandemia a parte, capace di attrarre.<br />

Il Castello dell’Ettore, la Terrazza, i<br />

B&B, i pub: una intera fetta del paese<br />

è stata recuperata, ricostruita e messa a<br />

disposizione di scrittori, fotografi, innamorati,<br />

amanti, turisti. Aperitivi e<br />

week end in mezzo alle case cadute<br />

hanno un mercato. Ogni vicolo disponibile<br />

è punteggiato da una mostra fotografica<br />

permanente: com’era e com’è,<br />

giusto per rendere più spettacolari<br />

i logori portoncini in legno, le strette<br />

scalinate, le finestre sul nulla e i tetti<br />

ripiegati come vecchi stanchi e senza<br />

bastone. Persino i carabinieri qui studiano<br />

la location per farne esercitazioni<br />

dei corpi speciali. Il destino mette<br />

riparo a un errore della storia.<br />

I PROGETTI<br />

DI DANIELA D’ORO, ASSESSORE ALLA CULTURA<br />

__<br />

Nella foto in basso Daniela D’oro<br />

«Ecco il futuro della città nonostante il virus»<br />

è uno dei tasselli fondamentali<br />

del nostro paese. L’economia<br />

apicese è soprattutto basata su L’agricoltura<br />

un’economia agricola. Purtroppo devo<br />

dire che il periodo non permette di poter<br />

realizzare tutto come lo si immagina,<br />

come siamo stati abituati a fare<br />

sin dall’inizio, con condivisione e<br />

discussione, ma non possiamo non<br />

arrivare al risultato finale. Siamo<br />

partiti dal primo giorno del nostro<br />

mandato con unico obbiettivo,<br />

quello di valorizzare i nostri<br />

prodotti agricoli. La realizzazione<br />

di un brand territoriale,<br />

e più precisamente un marchio<br />

territoriale può essere il primo<br />

passo. Il marchio, AAA<br />

“Aziende Agricole Apicesi”,<br />

racchiude tutte le aziende agricole<br />

del nostro territorio che<br />

operano nel settore, senza fare<br />

distinzione tra tipo di produzioni<br />

agricole o allevamenti,<br />

un distintivo che possa identificare<br />

il prodotto che è solo<br />

nostro, garantendone qualità.<br />

Siamo agli albori della realizzazione,<br />

tra regolamenti e avvisi di manifestazione<br />

di interesse per poter<br />

porre delle basi solide, al nostro<br />

marchio. Cultura e turismo sono due<br />

dei rami più colpiti dalla pandemia.<br />

In questo anno e mezzo di amministrazione<br />

siamo riusciti a dare ad Apice<br />

la qualifica di “CITTÀ CHE LEG-<br />

GE”, dalla lettura dipendono lo sviluppo<br />

intellettuale, sociale ed economico<br />

delle comunità ed è con questa<br />

consapevolezza che mi sto impegnando<br />

in molte iniziative che promuovono<br />

la lettura. L’intento è riconoscere e<br />

sostenere la crescita socio-culturale attraverso<br />

la diffusione della lettura come valore riconosciuto<br />

e condiviso, in grado di influenzare<br />

positivamente la qualità della vita individuale<br />

e collettiva. Grazie al fondo<br />

emergenza per le biblioteche, siamo<br />

riusciti ad ottenere dei fondi per aumentare<br />

il numero dei libri presenti<br />

in biblioteca e a disposizione della<br />

nostra comunità. A marzo, grazie<br />

alla collaborazione con la<br />

scuola E. Falcetti, e soprattutto<br />

grazie all’impegno delle insegnanti,<br />

con alcune classi ci<br />

sarà "L’incontro con l’autore",<br />

un’iniziativa dell’associazione<br />

culturale "Passeggeri<br />

del tempo", che ha come<br />

obiettivo principale quello di stimolare<br />

gli alunni alla lettura<br />

attraverso l’incontro con<br />

l’autore. Dal punto di vista<br />

turistico, spinti dalle continue<br />

richieste di accesso<br />

al centro storico, borgo abbandonato,<br />

rinominato più<br />

volte "Pompei del 900" dove il<br />

tempo si è fermato, spinti anche dalla<br />

necessità di voler mettere a sistema<br />

tutte le nostre bellezze storiche, culturali<br />

e paesaggistiche, abbiamo istituito<br />

l’info point turistico nell’ex casa comunale,<br />

punto centrale e di snodo per<br />

tutti i nostri luoghi di interesse turistico.<br />

Un centro che possa dare finalmente tutti<br />

i servizi che il settore turistico richieda.<br />

È in corso d’opera la realizzazione<br />

del sito web. Tante insomma le cose poste<br />

in essere e tanti gli ulteriori obiettivi<br />

da raggiungere. Con un unico obiettivo<br />

finale: la crescita della nostra comunità e<br />

il bene per il nostro paese


Apice


Apice


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

venerdì 11 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Tra i paesi dell’osso<br />

L’eterna emergenza<br />

DISSESTO IDROGEOLOGICO E FONDI IN PARCHEGGIO<br />

Taburno, frane<br />

fango e incuria<br />

ALLUVIONE. 2015: devastazione nell’area<br />

Ancora oggi se piove forte arrivano danni<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

Immaginate di svegliarvi nella<br />

notte e di sentire i massi<br />

che rotolano, che finiscono<br />

sulle auto, sulle case, sventrando<br />

paesi interi, distruggendo strade,<br />

ponti. Non vite, solo per fortuna.<br />

E' la notte tra il 14 e il 15 ottobre<br />

2015, sì, quella dell'alluvione col<br />

Calore ingrossato che devastò<br />

Benevento, e con gli altri fiumi<br />

che dal Fortore all'area telesina<br />

portarono distruzione, devastazione<br />

di economie, dai vigneti ai<br />

campi coltivati fino alle fabbriche<br />

più importanti di Benevento,<br />

vedi Rummo, Minicozzi, e<br />

purtroppo anche morte, di tre<br />

persone.<br />

Ma se quei fiumi, quella notte,<br />

comunicarono chiaramente che<br />

il rapporto tra uomo e corsi d'acqua<br />

va rivisto, recuperato e impostato<br />

all'insegna di un rispetto<br />

reciproco, anche la montagna ha<br />

lanciato un grido sdegnato per le<br />

condizioni in cui versa, e che la<br />

portano a diventare nemica, una<br />

nemica pericolosissima.<br />

Il Taburno, quella notte, tra massi<br />

enormi che distrussero strade<br />

di collegamento, fango che invase<br />

case e vie e smottamenti<br />

ovunque. Automobili rimaste sotto<br />

le pietre, paesi isolati e una<br />

notte da incubo per chi in quei<br />

comuni ci vive.<br />

La montagna è la montagna, e il<br />

Taburno è un gigante, o una gigantessa<br />

viste le sembianze di<br />

donna addormentata che gli ha<br />

procurato il nome di “Dormiente<br />

del <strong>Sannio</strong>”, è adorato, quasi<br />

sacro per chi in queste zone ci vive.<br />

Un baluardo che si cerca con<br />

lo sguardo per orientarsi, per trovare<br />

qualcosa di familiare: meta<br />

di passeggiate e scampagnate<br />

estive, fughe d'amore, ricerche di<br />

funghi di cui è ricco, posto segreto<br />

di avventure incredibili di<br />

ragazzini tra i sentieri e le faggete,<br />

ricerche di frescura e senso<br />

di libertà, magari da trovare<br />

soltanto col silenzio e lo sguardo<br />

sui cavalli allo stato brado.<br />

Ma la montagna è anche il Taburno<br />

ovviamente sa essere cattiva<br />

se rimane senza cure, lasciata<br />

a se stessa: non si può prendere<br />

solo il bello da quella straordinaria<br />

risorsa senza fare in modo<br />

che quella bellezza venga preservata.<br />

E purtroppo così è stato, per troppo<br />

tempo. E' un gigante particolare<br />

il Taburno infatti: è noto da<br />

tempo, storicamente, per i suoi<br />

crolli di roccia che possono essere<br />

anche disastrosi, e poi i valloni,<br />

quelli che sono stati il grande<br />

problema dell'alluvione del<br />

2015, perché senza manutenzione<br />

portano giù fango, detriti, pietre<br />

creando, ancora una volta<br />

danni. Ingenti danni.<br />

E poi le sorgenti, numerose nell'area<br />

che se non incanalate e trattate<br />

con la giusta cura pure provocano<br />

quelle colate di fango che<br />

spesso si riversano sulle strade<br />

della montagna, rendendo difficile<br />

il passaggio alle automobili<br />

e ai mezzi.<br />

Insomma, come visto negli anni,<br />

e non solo a Taburno – Camposauro,<br />

la montagna ha bisogno di<br />

cure per non essere nemica delle<br />

comunità che hanno deciso di<br />

viverci al di sotto o almeno vicino:<br />

da questo punto di vista è importante<br />

che ci sono progettualità<br />

per la mitigazione del rischio<br />

idrogeologico e del rischio frane,<br />

ma non solo. E' importante<br />

anche incidere in termini di “popolamento”<br />

della montagna perché<br />

se lo spopolamento inteso<br />

come quello demografico e la desertificazione<br />

economica, aziende<br />

che vanno via, sono realtà tangibili<br />

ed evidenti nel <strong>Sannio</strong> e<br />

nelle aree interne il discorso ricade<br />

ovviamente anche per quel<br />

che attiene alla montagna.<br />

Si pensi ad esempio a ciò che era<br />

accaduto a San Martino Valle<br />

Caudina lo scorso anno e proprio<br />

di questi tempi: complice il maltempo<br />

fortissimo e le precipita-<br />

zioni era addirittura esplosa per<br />

via della pressione dell'acqua la<br />

piazza principale del paese, sotto<br />

cui scorre un torrente tombato<br />

decenni e decenni fa. Perché?<br />

Perché un castagneto lasciato incolto,<br />

non curato più per l'abbandono<br />

della montagna è venuto<br />

giù, facendo da tappo e favorendo<br />

la furia dell'acqua.<br />

Ecco, anche per l'area del Taburno<br />

c'è un problema simile: in pochi<br />

si spingono a coltivare e a<br />

produrre in quell'are, e l'assenza<br />

degli agricoltori che in aree montane<br />

sono un'importante sentinella<br />

e operano anche in termini<br />

manutentivi è tutt'altro che positiva.<br />

In alcuni comuni dell'area, ancora<br />

oggi, quando piove più del<br />

normale ci sono danni: frane,<br />

smottamenti, strade che si interrompono<br />

bruscamente con tutto<br />

ciò che ne deriva. Insomma veri<br />

e propri danni da calamità naturale.<br />

Di positivo però c'è che il 2015<br />

ha fatto da spartiacque, praticamente:<br />

ci sono progetti, ci sono<br />

finanziamenti e sia i comuni che<br />

gli enti come appunto il Parco<br />

Regionale si stanno muovendo<br />

per mitigare il rischio idrogeologico<br />

e per far sì che la montagna<br />

diventi una risorsa tout court, anche<br />

in termini di sviluppo e perché<br />

no, per creare economie. A<br />

patto che venga rispettata, però,<br />

la Bella Dormiente: senza maniere<br />

gentili, diventa cattiva.


venerdì 11 dicembre 2020<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

PER L’AREA STANZIATI QUASI TRENTA MILIONI DI EURO<br />

Valloni e centri: i soldi<br />

ci sono, i cantieri no<br />

Finanziamenti importanti da<br />

regione e ministero per il Taburno:<br />

prima meta di escursionisti<br />

e turisti e poi lasciato andare<br />

e finito anche preda del dissesto.<br />

Dalla Regione sono stati approvati<br />

finanziamenti per oltre 10 milioni<br />

di euro per la sistemazione dei<br />

valloni, compresi nel Piano di interventi<br />

di mitigazione del rischio<br />

idrogeologico ed erosione costiera<br />

della Regione Campania, da realizzarsi<br />

per il tramite del Primo Atto<br />

Integrativo all’Accordo di programma<br />

finalizzato alla programmazione<br />

e al finanziamento di interventi<br />

urgenti e prioritari per la<br />

mitigazione del rischio idrogeologico.<br />

Per quell'area finanziati<br />

il Comune di Bucciano per la sistemazione<br />

idraulico-forestale del<br />

vallone San Simeone per un importo<br />

di un milione e seicentomila<br />

euro; il Comune di Tocco Caudio<br />

per la sistemazione idraulicoforestale<br />

dei valloni Pretola e Martine<br />

per un importo di un milione<br />

e centomila euro; il Comune di<br />

Campoli del Monte Taburno per<br />

le opere di risanamento idrogeologico<br />

del Vallone della Lama,<br />

Quadrella, San Nicola Vecchio e<br />

Liberia per un importo di oltre<br />

500mila euro il Comune di Paupisi<br />

per gli interventi volti all'eliminazione<br />

e alla mitigazione del<br />

rischio idrogeologico nell'area della<br />

scuola primaria per un importo<br />

di poco meno di 4 milioni di euro<br />

, il Comune di Cautano per lavori<br />

di consolidamento in località San<br />

Rocco per un importo di oltre 1<br />

milione e mezzo di euro e il Comune<br />

di Paupisi per il risanamento<br />

idrogeologico e la messa in sicurezza<br />

del rischio frane del centro<br />

comunale per 13 milioni di euro.<br />

Poi c'è il progetto finanziato dal<br />

ministero dell'Ambiente all'Ente<br />

Parco sempre per interventi di mitigazione<br />

del rischio idrogeologico,<br />

per un importo complessivo di<br />

17 milioni di euro. Denaro importante<br />

per far pace con la montagna<br />

e creare sviluppo.<br />

LE TAPPE<br />

DELLA CRISI<br />

Territorio<br />

I COMUNI DEL<br />

1<br />

PARCO DEL TA-<br />

BURNO SONO 14.<br />

IL MASSICCIO DIVIDE LA<br />

VALLE CAUDINA DA QUEL-<br />

LA TELESINA.<br />

2 Fenomeno<br />

MOLTE ZONE PRE-<br />

SENTANO FRANE<br />

E DISSESTI: PER IL<br />

DISTACCO DELLA ROCCIA<br />

E PER GLI SMOTTAMENTI<br />

DI FANGO.<br />

L’evento<br />

3 NEL 2015 DANNI<br />

SU DUE VERSANTI:<br />

A CAUTANO, CAM-<br />

POLI, VITULANO, FOGLIA-<br />

NISE E PER PAUPISI, PON-<br />

TE E TORRECUSO.<br />

Progetti<br />

4 17 MILIONI DI EU-<br />

RO SONO STATI<br />

STANZIATI PER UN PRO-<br />

GETTO DI RISISTEMAZIONE<br />

IDROGEOLOGICA DEL TER-<br />

RITORIO.<br />

In Regione<br />

5 ALTRI FONDI, PER<br />

OLTRE 10 MILIONI<br />

DI EURO, SONO<br />

PER I COMUNI DELL'AREA<br />

NELL'AMBITO DEL PIANO<br />

REGIONALE.<br />

L’INTERVISTA. Caturano, presidente dell'Ente Parco Regionale del Taburno<br />

«Anni di immobilismo<br />

Ora solo progetti seri»<br />

In campo 17 milioni di euro per mettere in sicurezza e creare sviluppo<br />

DI CRISVEL<br />

Attivo con un progetto da<br />

17 milioni di euro per mitigare<br />

il dissesto è l'Ente<br />

Parco Regionale del Taburno,<br />

con il presidente Costantino Caturano<br />

che ha fatto il punto sulla<br />

situazione.<br />

«Qualcosa dal 2015 si è smosso,<br />

i comuni sono attivi e l'Ente Parco<br />

ha un progetto finanziato dal<br />

ministero dell'Ambiente che riguarda<br />

interventi di sistemazione<br />

idrogeologica del bacino nord –<br />

occidentale, quello a ridosso dei<br />

centri abitati della valle vitulanese<br />

in pratica. Si parla di riqualificazione<br />

e messa in sicurezza,<br />

c'è già il bando per appaltare la<br />

progettazione definitiva e poi,<br />

dopo la progettazione definitiva<br />

ci saranno i lavori, da fare ovviamente<br />

con criteri di sostenibilità<br />

e tutela ambientale. Un progetto<br />

che sarà un vero e proprio<br />

fiore all'occhiello per l'ente parco».<br />

Insomma, una data spartiacque<br />

quella del 2015, quando l'alluvione<br />

ha messo a nudo l'immobilismo<br />

del passato e i danni che<br />

ha prodotto per il Taburno e per<br />

tutti i paesi ricadenti nell'area.<br />

Ma la progettazione con fondi<br />

del ministero dell'Ambiente non<br />

è l'unico intervento che l'Ente<br />

Parco ha in cantiere per mitigare<br />

il rischio idrogeologico nell'area<br />

del Taburno e perché no, per<br />

creare sviluppo. Il presidente Caturano<br />

infatti precisa: «Ho collegato<br />

a quel progetto anche uno<br />

strumento a mio avviso importantissimo<br />

che è il contratto di<br />

fiume, con cui si vuol migliorare<br />

la gestione delle risorse idriche<br />

e soprattutto mitigare il rischio<br />

idrogeologico in tutto il bacino<br />

idrografico della valle Vitulanese,<br />

con il Parco soggetto attuatore<br />

e la Regione che finanzierà<br />

i progetti per aumentare la<br />

qualità nell'area dei corsi d'acqua<br />

e anche degli affluenti, ovviamente<br />

con interventi sulle zone<br />

in frana. Credo che per fine 2021<br />

ciò possa arrivare a compimento.<br />

Poi ovviamente ci sono gli interventi<br />

in capo ai comuni che<br />

sono ulteriori e importanti tasselli<br />

in questo senso».<br />

Una fase importante dunque, dopo<br />

l'immobilismo degli anni passati:<br />

«L'ente era commissariato<br />

– spiega Caturano – e quindi c'è<br />

stata anche una mancanza di interlocuzione.<br />

Ora però il dialogo<br />

coi 14 comuni del Parco procede,<br />

e stiamo cercando di programmare<br />

non solo interventi<br />

contro il dissesto ma anche per<br />

aumentare la fruibilità di alcune<br />

zone: il Taburno è un'area che ha<br />

una forte vocazione turistica, ma<br />

è chiaro che se le cose non sono<br />

ben fatte i turisti non vengono.<br />

Per ora abbiamo sistemato due<br />

fontane storiche, ora puntiamo a<br />

incanalare le sorgenti che se lasciate<br />

andare portano danni, perché<br />

creano trascinamento di terriccio».<br />

Non solo, come spiega Caturano:<br />

« Ci candidiamo anche a richiedere<br />

ulteriori finanziamenti<br />

per altri valloni, nelle aree di Vitulano<br />

e Foglianise per chiudere<br />

e mettere in sicurezza tutto il versante<br />

vitulanese, che è quello più<br />

delicato anche per la presenza dei<br />

centri abitati proprio sotto la<br />

montagna».<br />

E infine una riflessione: «Purtroppo<br />

negli anni assistiamo anche<br />

all'addio di diverse attività<br />

agricole nella zona B del Parco<br />

e non è una buona cosa: l'agricoltura<br />

di nicchia in queste aree<br />

sarebbe importante anche in chiave<br />

antidissesto, perché i contadini<br />

spesso sono i custodi di queste<br />

aree. E non è vero che ciò avviene<br />

per l'eccessiva severità dei<br />

vincoli del parco, tutt'altro».


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 23 febbraio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

PAGO VEIANO. FACCIA A FACCIA CON IL SINDACO DE IESO<br />

«Pronto a continuare<br />

per la mia comunità»<br />

Due mandati. In molti gli chiedono di non mollare il timone:<br />

«L’alluvione ci aveva messi in ginocchio ma ci siamo rialzati»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Da dieci anni guida la comunità di Pago<br />

Veiano. Ma il sindaco Mauro De<br />

Ieso non ha ancora deciso se abbandonerà<br />

definitivamente la fascia tricolore, in<br />

vista delle prossime elezioni amministrative.<br />

«Vedremo, ricevo tante sollecitazioni a<br />

continuare il mio lavoro. Ma questa è davvero<br />

una missione».<br />

In che senso, sindaco? Lei in questi anni<br />

ha segnato la storia di questa comunità…<br />

«Negli ultimi tempi i sindaci in un piccolo<br />

paese sono un pò tutto, un fratello maggiore<br />

e un confidente. Siamo il riferimento di<br />

tante problematiche aggravate per altro dalla<br />

pandemia. Volevo fare il sindaco fin da<br />

bambino, era un sogno che ho realizzato».<br />

Ma qual è il risultato di cui va fiero?<br />

«Aver evitato il dissesto è stato un bel traguardo.<br />

Mi sono ritrovato con debiti e sentenze<br />

del passato».<br />

E ci sono rimpianti che si lascia alle spalle?<br />

«Mi dispiace essere stato poco nelle case delle<br />

persone. Ma spesso ho dovuto svolgere<br />

un’attività quasi impiegatizia. Spero che i<br />

cittadini abbiano capito che l’ho fatto nell’interesse<br />

della comunità».<br />

Quali sono le difficoltà che si incontrano<br />

ad amministrare i piccoli comuni?<br />

«Siamo spesso lasciati da soli. Ma oggi il vero<br />

problema è rimettere mano al testo unico<br />

degli enti locali. Bisogna abbattere la burocrazia,<br />

perché i piccoli comuni hanno gli<br />

stessi adempimenti delle grandi città ma senza<br />

personale e senza risorse finanziarie».<br />

L’accusano di essere un sindaco accentratore,<br />

cosa risponde?<br />

«Non è così, è un’immagine che respingo. Il<br />

vero problema è che da sindaco ti ritrovi a<br />

dover dare tante risposte ai cittadini ma devi<br />

anche rispettare obblighi e adempimenti<br />

di legge. Vi assicuro non è cosa semplice».<br />

L’emergenza covid come vi sta condizionando?<br />

«Ha cambiato l’agenda della vita delle persone<br />

e ha modificato anche i nostri programmi.<br />

Vedendo questi dieci anni mi immaginavo<br />

di essere il sindaco che disegnava<br />

politicamente il futuro del suo paese. Però,<br />

poi mi rendo conto di essere stato come il responsabile<br />

di un 118, di un pronto soccorso.<br />

Siamo stati sempre in emergenza».<br />

Ma su cosa bisogna scommettere per rilanciare<br />

lo sviluppo di questo territorio?<br />

«Dobbiamo accelerare sulle opere pubbliche<br />

in corso. Ma solo per cercare di rimettere<br />

il nostro comune in sesto per come stava<br />

prima del disastro dell’alluvione che ha<br />

distrutto tre quarti del paese. Una tragedia<br />

a cui abbiano cercato di dare risposte immediate».<br />

Si può immaginare di puntare sul turismo<br />

religioso creando una sinergia con Pietrelcina?<br />

«Guardi siamo molto vicini a Pietrelcina, basti<br />

pensare che Piana romana è al confine<br />

con Pago Veiano: questa è sicuramente<br />

la strada per mettere il nostro<br />

paese in un contesto di sviluppo<br />

futuro. Ma credo che<br />

dobbiamo valorizzare anche<br />

l’agricoltura di qualità<br />

e il settore dell’ agriturismo.<br />

Siamo legati<br />

all’hinterland di Benevento,<br />

sperando che la<br />

città capoluogo possa<br />

guidare i processi di<br />

sviluppo».<br />

Perché ha scelto di<br />

aderire al progetto<br />

politico dell’ex ministro<br />

Mastella?<br />

«Ho sostenuto la sfida elettorale<br />

del presidente De Luca.<br />

Sono di destra dal punto<br />

di vista ideologico ma<br />

credo che il governatore<br />

rappresenti i miei principi.<br />

Ho ammirato il suo<br />

pragmatismo e la determinazione<br />

nella sua attività<br />

di governo. Mastella? Mi<br />

hanno convinto le qualità umane<br />

dell’ex Ministro e devo dire<br />

che abbiamo raccolto un dato<br />

importante alle regionali con<br />

l’elezione di due consiglieri a<br />

Caserta e Benevento».<br />

A Pago si andrà al voto, lei ha<br />

deciso cosa fare?<br />

«Noi andremo avanti con il civismo<br />

con la lista Pago Veiano<br />

nel cuore che prescinde dalla<br />

identità politica. Anche se dovessi<br />

ricandidarmi come mi viene<br />

richiesto andremo avanti su<br />

questa strada, rivendicando i risultati<br />

che abbiamo ottenuto».<br />

Allora si ricandiderà?<br />

«Non le nascondo che sono anche<br />

stanco, qui bisogna rimettere<br />

mano alla pianta organica<br />

del comune. E’ difficile andare<br />

avanti con soli tre dipendenti.<br />

Ma non mi tiro indietro,<br />

se c’è bisogno di me, io ci sarò<br />

sempre per il mio paese».<br />

__<br />

Il sindaco<br />

Mauro De Ieso<br />

intervistato da<br />

696 channel


martedì 23 febbraio 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

TERRALOGGIA<br />

Ma che bel castello<br />

Terraloggia deriva il nome da Terra e, probabilmente,<br />

da Rubrio, che nel I sec. dc. era un<br />

ricco proprietario terriero del pagus Meflanus,<br />

di cui faceva parte anche questa contrada.<br />

Rubrio, per modifiche di pronuncia, sarebbe diventato<br />

Rubra, Rubea, Roggia, Loggia e quindi Terraloggia.<br />

Nel 1113 Terraloggia era un feudo posseduto<br />

dal normanno Roberto di Sicilia che mosse guerra ai<br />

Beneventani, i quali in 4000, guidati da Landolfo<br />

della Greca, saccheggiarono ed incendiarono il<br />

castello, tra le cui fiamme morì lo stesso Roberto. In<br />

seguito signore del feudo fu Guarino di Terrarubea,<br />

che nel 1170 partecipò alla crociata bandita da<br />

Guglielmo il Buono. Nel XV secolo Terraloggia<br />

risultava “castello disabitato”, forse perché era stato<br />

distrutto dal terremoto del 1349. Successivi feudatari<br />

furono i Caracciolo, i Mansella, i Pignatelli, i Del<br />

Tufo. L’attuale Torre fu ricostruita agli inizi del<br />

1700, ora è in stato di abbandono. Dell’antico castello<br />

rimangono, invece, pochi ruderi. Lo stemma dei<br />

Pigantelli è scolpito sull’arco di una porta, su un<br />

gradino e su una pietra, scomparsa di recente, all’inizio<br />

della scalinata. L’estensione del feudo era di<br />

oltre 13 chilometri quadrati e comprendeva un<br />

secondo castello, quello di Tammaro, e le chiese di S.<br />

Pietro, San Tammarella, San Michele, San Gennaro.<br />

Per il feudo di Terraloggia ci furono lunghe vertenze:<br />

una con la chiesa per le decime, un’altra per il<br />

riconoscimento dei dirtitti demaniali; ci furono<br />

tentativi di occupazione delle terre e rivolte di contadini<br />

che sfociarono nel brigantaggio postunitario.<br />

Per uscire di casa il 14enne, ogni volta, deve essere preso in braccio lungo un a ripida scalinata<br />

Vito e il sogno di un ascensore<br />

Dopo quattro anni di raccolta fondi, finalmente pronti il progetto e la gara di appalto<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

La notizia è che l’ascensore si farà. E Vito avrà<br />

un motivo in più per sorridere. Ma ci sono<br />

voluti quasi quattro anni e diverse iniziative<br />

per mettere insieme i soldi necessari<br />

alla realizzazione della<br />

struttura.<br />

Chi è Vito? Un ragazzo con difficoltà<br />

motorie. Giovedì che viene<br />

compirà 14 anni e al secondo<br />

piano del civico 77 di corso Margherita<br />

il vero regalo arriva dalla<br />

comunità che si è stretta attorno<br />

a questa famiglia in difficoltà.<br />

Perché l’ascensore? Perché Vito<br />

abita in una casa popolare dove<br />

la mano del progettista è stata guidata<br />

dalla necessità di risparmiare.<br />

Può capitare, come effettivamente<br />

è capitato, che l’ingresso<br />

venga immaginato come un budello<br />

stretto e lungo, con tanto di<br />

scalini ripidi, fino al secondo piano.<br />

Una rampa che un 14enne si<br />

beve a due e due, ogni volta che<br />

rincasa, ogni volta che ne esce.<br />

Vito non può. Perso il padre qualche<br />

anno fa, al ragazzo pensa la<br />

madre: scuola, socialità, vita all’aperto,<br />

tutto passa attraverso due<br />

braccia e un cuore grande così,<br />

che fa della fatica di tutti i giorni<br />

un impegno secondario. Vito viene<br />

prima. Lui e la sua sedia particolare.<br />

Di qui, l’idea di dotare l’edificio<br />

di un ascensore con due fermate:<br />

piano terra e casa di Vito. Facile?<br />

Macché. Pago Veiano è un piccolo<br />

Comune e investire 20mila<br />

euro per una struttura del genere<br />

non sta nel bilancio. Ma l’amministrazione<br />

comunale ha messo il<br />

timbro sull’iniziativa, l’ha resa pubblica, l’ha sostenuta<br />

prendendosi carico della burocrazia (pensate<br />

che, anche gratis, un progettista non può farsi<br />

carico dell’iniziativa senza passare da procedure,<br />

elenchi particolari, nulla osta da chiedere) molossoide<br />

che presiede agli appalti, anche se inferiori<br />

delle somme che rendono obbligatorie le gare. Non<br />

solo: sul sito del Comune di Pago Veiano, euro dopo<br />

euro, c’è l’elenco dettagliato<br />

di tutto quello che è stato incassato<br />

e messo da parte. La prima<br />

donaziomne risdale al dicembre<br />

del 2018 e Vito aveva solo dieci<br />

anni: alla fine sono stati raccolti<br />

17mila, 395 euro e 50 centesimi.<br />

Che significa? Se uno immagina<br />

che almeno una volta al giorno Vito<br />

ha la fortuna di uscire di casa,<br />

e che da quando si è pensato a un<br />

ascensore sono trascorsi quattro<br />

anni, moltiplicando per le due volte<br />

che si sale e si scende quella<br />

scalinata, sono 2920 abbracci, belli<br />

ma pesanti.<br />

A farsi carico della progettazione,<br />

senza parcella, è stato l’architetto<br />

Luigi Rito Pennucci. L’ascensore<br />

sarà realizzato su un lato dell’edificio<br />

e si aprirà direttamente<br />

nell’appartamento di Vito, che dovrà<br />

semplicemente spingere la sua<br />

sedia particolare e poi potrà andare<br />

a scuola, fare una passeggiata<br />

o qualsiasi altra cosa immagini<br />

nel corso di una giornata.<br />

Il capo dell’ufficio tecnico del<br />

Comune di Pago Veiano, l’ingegnere<br />

Salvatore De Ieso, è fiducioso:<br />

l’ultimo ostacolo è l’individuazione<br />

della ditta specializzata.<br />

Poi l’opera sarà messa in posa.<br />

Magari sarà pronta per l’erstate<br />

e le giornate di sole da trascorrere<br />

all’aria aperta.<br />

La storia di Vito è emblematica<br />

di come la disabilità possa finire<br />

in un amplificatore di difficoltà<br />

quando a doverla gestire è un piccolo comune di<br />

una zona interna. Niente ha se non il cuore da gettrare<br />

oltre l’ostacolo.<br />

SICUREZZA<br />

Truffe agli anziani, il vademecum<br />

Il maresciallo maggiore Claudio Celani,<br />

comandante della stazione dei<br />

carabinieri di Pietrelcina, territorialmente<br />

competente anche per Pago Veiano,<br />

ha presentato il vadevecum per la<br />

prevenzione delle truffe agli anziani.<br />

Accompagnato dal suo vice, il comandante<br />

ha avuto un lungo colloquio con il<br />

primo cittadino per illustrare le linee<br />

guida del progetto. I militari hanno spiegato<br />

le regole base per far sì che proprio<br />

la prevenzione e la consapevolezza delle<br />

varie tecniche siano la migliore difesa da<br />

mettere in atto contro i malviventi.<br />

LE RADICI<br />

Con Padre Pio sempre nel cuore<br />

La vicinanza geografica a Pietrelcina non è l’unico motivo che<br />

lega Pago Veiano a Padre Pio. La nonna materna di Padre<br />

Pio, Maria Giovanna, era figlia di Nicola Gagliardi, nativo di<br />

Pago Veiano. Per iniziativa del parroco don Ugo Della Camera, i<br />

cittadini di Pago Veiano eressero sul sagrato della Chiesa di S.<br />

Donato una statua in onore del Frate nel 1986, 16 anni prima della<br />

sua santificazione. Il Frate dal 1910 al 1918, periodo in cui fu a<br />

Pietralcina dopo la sua ordinazione sacerdotale, celebrò spesso<br />

la Messa a Pago Veiano nella chiesa patronale di s. Donato, nella<br />

chiesa rurale di s. Gennaro, non lontana dalla casa colonica dei<br />

suoi genitori, ed in quella di San Michele. Egli, come testimoniano<br />

le numerose lettere intercorse fra loro, fin dalla prima giovinezza<br />

ebbe sempre un rapporto di fraterna amicizia con il sacerdote don<br />

Giuseppe Orlando (1877-1958), divenuto poi marchese di Pago<br />

Veiano. I biografi di Padre Pio, anzi, narrano che la vocazione di<br />

farsi frate sia sorta ascoltando un panegirico tenuto proprio dal<br />

giovane don Giuseppe, al quale egli tempo dopo confidò testualmente:<br />

«Se sono sacerdote lo devo a te. Sentii la vocazione mentre<br />

ascoltavo la tua predica su San Michele». Fu lo stesso don<br />

Giuseppe ad occuparsi della costruzione a Pietrelcina del Convento<br />

dei Cappuccini e dell’annessa chiesa della Sacra Famiglia.<br />

Conobbe per primo il grande desiderio del Frate di costruire La<br />

Casa Sollievo della Sofferenza, e, quale uomo esperto nel campo<br />

finanziario, svolse un ruolo decisivo per la sua fondazione.


Pago Veiano


Pago Veiano


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 2 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

CASTELPOTO. QUI OGNI APPALTO VIENE ASSOCIATO AL BELLO<br />

La lotta è casa per casa<br />

per riavere il centro antico<br />

Ricostruzione. Il Comune sta risalendo a nipoti e pronipoti<br />

per aggiornare la mappa catastale e acquisire tutte le macerie<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

DI FLAMINIO MUCCIO*<br />

Sarà perché con il tempo uno è portato a<br />

dimenticare. E allora le macerie a carne<br />

viva del palazzo ducale, sconnesso<br />

testimone di quello che era l’intero impianto<br />

fortificato di Castelpoto e dei signori che<br />

l’abitavano, assomigliano a un’espiazione.<br />

Una sorta di rivalsa per le terribili pratiche<br />

che i nobili autorizzavano ai danni dei più<br />

indifesi. Cos’era il mercato dei Valani ce lo<br />

racconta la collega De Lucia in questa pagina.<br />

L’abbandono è catartico. Dal terremoto<br />

dell’80, 41 anni sono però sufficienti per ritenere<br />

quel capitolo chiuso. Non è un caso<br />

che Vito Fusco, il sindaco, abbia scelto<br />

“Avanti” come titolo del suo opuscolo divulgativo<br />

per la campagna elettorale. Che<br />

non è quel richiamo socialista, pure nobile,<br />

ma una strada del futuro, cui è votata tutta<br />

l’amministrazione. Insieme a un’altra scelta<br />

molto tranchant: inseguire il bello, ovunque<br />

possibile. Così da loro nascono i monumenti,<br />

gli arredi urbani, i luoghi della memoria.<br />

Il borgo, dunque, come possibilità. Anche a<br />

Castelpoto il confronto con le pietre del passato<br />

è un capitolo in evoluzione. I rintocchi<br />

dell’orologio della chiesa di San Nicola da<br />

Mira si allungano su un intero centro storico<br />

vuoto e abbandonato. Gli esempi dei pochi<br />

stabili recuperati, e con essi le facciate, sono<br />

eloquenti rispetto a ciò che potrebbe diventare.<br />

Un attrattore turistico capace di creare<br />

lavoro e muovere economia. Ma la lotta è casa<br />

per casa e, a volte, stanza per stanza. Le fu-<br />

L’intervento<br />

ghe da Castelpoto ci sono state e il numero<br />

di nascite è preoccupante: senza una inversione<br />

di tendenza qui si spopola tutto. L’amministrazione<br />

vuole recuperare al patrimonio<br />

pubblico ogni edificio, ma non esiste una<br />

mappa catastale aggiornata con tutti gli eredi<br />

nei decenni subentrati nelle proprietà del<br />

borgo antico: tra nipoti e pronipoti ci sono<br />

fino a venti titolari<br />

per una singola stanza.<br />

Così, la ricostruzione,<br />

di per sè già<br />

complessa per il reperimento<br />

dei fondi,<br />

diventa un affare<br />

dannatamente complicato.<br />

Ma se mai si<br />

inizia... L’idea del<br />

borgo della cultura,<br />

con case per artigiani<br />

e artisti, ha già dato<br />

vita a un concorso<br />

__<br />

Nella foto il<br />

monumento ai Valani,<br />

i bimbi schiavi<br />

Saremo in grado di rispondere<br />

al coronavirus immaginando<br />

un futuro diverso<br />

capace di cambiare la nostra storia?<br />

La risposta è parzialmente<br />

positiva, in quanto la pandemia<br />

ha cambiato le condizioni con cui<br />

guardare il tema del recupero delle<br />

aree interne, del ripopolamento<br />

dei borghi. Soprattutto quelli<br />

del mezzogiorno. Come amministrazione<br />

comunale, infatti, stiamo<br />

investendo moltissimo in innovazione<br />

e cultura. Vorremmo<br />

che Castelpoto diventi una smart<br />

land, dotata di servizi digitali innovativi<br />

che permettano lo sviluppo<br />

economico, sociale e culturale<br />

dell'intera comunità. Siamo<br />

convinti che questi luoghi, un<br />

tempo considerati marginali, possano<br />

diventare un hub di pratiche<br />

innovative in cui l’abitare del futuro<br />

porti con sé le orme e gli insegnamenti<br />

del passato. Basti<br />

pensare alle nuove tendenze di lavoro<br />

agile come il South Working,<br />

che potrebbe innescare un<br />

meccanismo di ritorno riducendo<br />

anche le crescenti disuguaglianze<br />

sociali e territoriali del Paese.<br />

Per far questo, stiamo lavorando<br />

per dotare Castelpoto di adeguate<br />

infrastrutture materiali e immateriali,<br />

come la nuova strada di<br />

collegamento SP 151 che velocizzerà<br />

i collegamenti con Benevento<br />

e le principali arterie interregionali,<br />

e il cablaggio della rete<br />

in banda ultra larga. Interventi<br />

capaci di intercettare chi vede in<br />

un borgo interno come il nostro<br />

uno spazio di opportunità e di libertà.<br />

Se fino a qualche tempo fa<br />

le città e le grandi aree urbane venivano<br />

esaltate come uniche vere<br />

promotrici di sviluppo oggi ci si<br />

è resi conto, che bisogna puntare<br />

alle peculiarità di ogni singolo territorio.<br />

Per questo Castelpoto, assume<br />

tanto più valore se confrontato<br />

con la vicina area metropolitana<br />

di Napoli che presenta<br />

tassi di densità abitativa tra i più<br />

alti del mondo. Per questo teniamo<br />

molto alla qualità dei servizi<br />

offerti, e poniamo molta attenzione<br />

alla scuola, al sociale, al terzo<br />

settore. Andiamo fieri del nostro<br />

SPRAR, apprezzato a livello<br />

nazionale, che è divenuto un<br />

di idee nazionale. La<br />

riqualificazione<br />

energetica è lo smusso<br />

burocratico per<br />

avere accesso ai forzieri<br />

dell’Ue e mettere mano agli appalti.<br />

Il sindaco lo sa che “il destino di un piccolo<br />

comune non dipende solo da quel piccolo comune”.<br />

Contro lo spopolamento nel corso<br />

del suo primo mandato ha lavorato molto sull’immigrazione<br />

e l’aliquota di presenze e<br />

nuovi nati che da questa può derivare. Ma la<br />

svolta multietnica, l’integrazione, sono soltanto<br />

una parte del problema. La realtà è diversa.<br />

Lo confessa candidamente Giuseppina<br />

Veltro, vera regina della salsiccia rossa di<br />

Castelpoto, un prodotto che la Fattoria Muccio,<br />

fondata dal marito Carmine nel 1977, ha<br />

reso internazionale. Giuseppina ha tre figli,<br />

Assunta, Antonio e Sandra: «Sono andati via<br />

di notte, scappati altrove, perché di questo<br />

lavoro e di questo<br />

posto non ne volevano<br />

sapere. Ma non<br />

non abbiamo mai<br />

mollato e la nostra<br />

fattoria è diventata<br />

un presidio Slow food<br />

conosciuto ovunque.<br />

Noi esportiamo<br />

non soltanto la salsiccia<br />

rossa ma anche<br />

le carni di prosciutto<br />

dei nostri maiali<br />

neri, che arrivano<br />

anche dalla Francia<br />

a caricare. Loro<br />

ci aiutano a distanza,<br />

hanno studiato e sanno<br />

consigliarci sui<br />

__<br />

Giuseppina<br />

Veltro, regina della<br />

salsiccia rossa<br />

macchinari e su altre scelte dell’azienda. Ma<br />

al lavoro qui ci pensiamo io e mio marito.<br />

Lui smise di fare il carpentiere e scelse di<br />

mettere su una macelleria, così è iniziato tutto».<br />

Giuseppina ha 61 anni e una vitalità da<br />

bambina. Il segreto della bontà delle sue salsicce<br />

lo svela sottovoce: «I rametti di sambuco<br />

che infiliamo tra l’una e l’altra».<br />

«Digitali e innovativi, una smartland dove i giovani potranno tornare»<br />

agente di sviluppo locale perché<br />

ha unito alla cultura dell'accoglienza<br />

e della solidarietà il tema<br />

dello sviluppo, creando occupazione<br />

di medio e alto profilo e<br />

dando una mano a tutte le fasce<br />

deboli della popolazione. Investiamo<br />

molto in cultura e creatività,<br />

motori di rigenerazione urbana<br />

e sviluppo economico. Infatti,<br />

il nostro festival di cultura<br />

mediterranea S(t)uoni è divenuto<br />

negli anni un evento di rilevanza<br />

regionale, che attrae per la qualità<br />

dell'offerta proposta. Castelpoto<br />

nel corso di questi anni è cambiata<br />

ed è divenuto un paese aperto,<br />

moderno, attrattivo e sicuro.<br />

Un luogo di sperimentazione e di<br />

innovazione sociale.<br />

*ASSESSORE DI CASTELPOTO<br />

La storia<br />

I Valani, quei<br />

bimbi venduti<br />

come schiavi<br />

DI MARIATERESA DE LUCIA<br />

Un bimbetto allegro e saltellante.<br />

Inquadra la prospettiva dei<br />

piccoli, capace di guardare alla<br />

vita con gioia anche mentre si affrontano<br />

grandi sofferenze, il<br />

monumento ai valani inaugurato<br />

dieci anni fa, nel marzo 2011,<br />

dal Comune di Castelpoto.<br />

L'opera di Antonio Tommaselli,<br />

posta all'ingresso del paese, però<br />

è memoria perpetua di una<br />

vicenda trististissima.<br />

Ricorda il fenomeno dei valani,<br />

i ragazzini che, in tenera età, venivano<br />

venduti dai genitori poverissimi,<br />

per una misera cifra<br />

(spesso solo una quantità di grano).<br />

Erano bimbi-schiavi e per<br />

un intero anno venivano impiegati<br />

per i lavori agricoli più umili<br />

e pesanti, spesso destinati alla<br />

cura degli animali con i quali<br />

erano costretti a vivere.<br />

“Eravamo come loro...” ricordano<br />

in alcune testimonianze che<br />

fanno parte di un lavoro di ricerca<br />

nato proprio a Castelpoto,<br />

dalla studiosa Elisabetta Landi<br />

e confluito nel volume “Il Mercato<br />

dei Valani a Benevento – La<br />

compravendita del lavoro infantile<br />

nel Sud Italia tra il 1940<br />

e il 1960”, edito da Edisse nel<br />

2012.<br />

Un lavoro volto a dimostrare<br />

l'esistenza del fenomeno e dello<br />

svolgimento del mercato collegato.<br />

Il 15 agosto, nel giorno dell'Assunta,<br />

i ragazzini venivano<br />

venduti nella piazza davanti al<br />

Duomo.<br />

Bimbi schiavi costretti a lavorare<br />

per un anno in cambio di un<br />

tozzo di pane. Spesso maltrattati<br />

e picchiati dai padroni e impegnati<br />

per così tanto tempo da<br />

“scomparire” dalla propria comunità.<br />

Un fenomeno ricostruito<br />

non senza difficoltà per il riserbo<br />

degli stessi protagonisti.


martedì 2 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

Arriva sul sito<br />

in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Vito Fusco riconfermato con l’87 per cento dei voti rilancia l’impegno per la sua città<br />

«Ci salveranno le infrastrutture»<br />

Il sindaco scommette sulla Fondovalle Vitulanese: “Un treno da non perdere”<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Castelpoto non si è mai arresa. Nemmeno<br />

quando il terremoto del 23 novembre<br />

’80 devastò il centro storico<br />

di questo piccolo paese, conosciuto oltre confine<br />

per la rinomata salsiccia rossa, un prodotto<br />

d’eccellenza che alimenta l’economia<br />

del territorio nel cuore della Valle Vitulanese.<br />

Non si arrende oggi nemmeno il sindaco,<br />

Vito Fusco, esponente del Pd, riconfermato<br />

con una percentuale bulgara alla guida dell’amministrazione<br />

comunale.<br />

Questa rinnovata fiducia, con un consenso<br />

così largo dei cittadini, cosa ha significato<br />

per lei?<br />

«Devo solo dire grazie alla gente per averci<br />

riconosciuto l’87 per cento dei voti. Ma passata<br />

la gioia del momento è di sicuro un carico<br />

di responsabilità. Le aspettative sono<br />

tante, è stato apprezzato il lavoro della nostra<br />

squadra. Ed è anche un investimento per<br />

il futuro, speriamo di esserne all’altezza».<br />

L’emergenza covid come l’avete affrontata,<br />

quali difficoltà avete dovuto superare?<br />

«Ma, guardi, già dall’inizio del mio primo<br />

mandato ho dovuto affrontare solo emergenze.<br />

Abbiamo iniziato nell’ottobre 2015<br />

con l’alluvione, poi l’emigrazione e ora con<br />

la diffusione del virus. Diciamo che lo scorso<br />

anno abbiamo vissuto mesi molto difficili<br />

con il lockdown, è stata un’ esperienza dolorosa<br />

che la comunità ha affrontato con disciplina<br />

e ne siamo orgogliosi. Purtroppo abbiamo<br />

avuto due decessi, ma per fortuna non<br />

ci sono stati grossi focolai e siamo riusciti<br />

sempre a garantire tutti i servizi».<br />

Va sottolineato il suo gesto nobile: le indennità<br />

sua e del vicesindaco sono state<br />

utilizzate per comprare tute a infermieri e<br />

autisti del Saut. Perché?<br />

«Preferisco non parlarne. Spesso sosteniamo<br />

con i nostri compensi le associazioni del paese<br />

e le scuole ma vogliamo farlo con discrezione,<br />

non serve pubblicizzare questo tipo di<br />

azioni di solidarietà».<br />

Che significa gestire un comune così piccolo,<br />

spesso voi sindaci siete abbandonati<br />

al vostro destino…<br />

“C’è di sicuro una condizione<br />

di difficoltà perché noi abbiamo<br />

un contatto diretto con la<br />

popolazione e raccogliamo lamentele,<br />

aspettative e sogni. Abbiamo<br />

tante responsabilità ma poche<br />

risorse, e spesso ci ritroviamo<br />

a pagare per colpe che non<br />

abbiamo”.<br />

La fondovalle Vitulanese<br />

che cosa può<br />

rappresentare anche<br />

in termini di prospettiva?<br />

«Il mancato sviluppo<br />

del Sud e delle aree<br />

interne è da attribuire<br />

alle carenze infrastrutturali.<br />

Se non<br />

vogliamo continuare<br />

sulla strada dello<br />

spopolamento e della<br />

desertificazione<br />

credo che le infrastrutture<br />

vanno promosse<br />

e salvaguardate.<br />

Certo, ci sono<br />

problemi ambientali<br />

da verificare ma questa<br />

fondovalle è una fortuna<br />

perché passa attraverso<br />

il nostro territorio. Parliamo<br />

del corridoio Tirreno-Adriatico<br />

che può essere una grande<br />

opportunità: è un treno da<br />

non perdere, perché è strategico<br />

per la provincia di Benevento.<br />

Va sostenuta convintamente».<br />

Anche in una piccola comunità<br />

come la vostra<br />

spesso si registrano polemiche<br />

e veleni. Come<br />

lo spiega?<br />

«Uno dei risultati di<br />

cui vado orgoglioso è aver pacificato questa<br />

comunità. Per quanto mi riguarda sono aperto<br />

al dialogo e al confronto ma non mi hanno<br />

mai appassionato le polemiche sterili».<br />

Come si può rilanciare l’economia del<br />

territorio: la scommessa sull’agroalimentare<br />

può funzionare?<br />

«Il destino di un piccolo comune non dipende<br />

solo da noi. Abbiamo un prodotto come<br />

la salsiccia rossa che è un presidio<br />

slow food e che ha grosse<br />

potenzialità. Ci sono già percorsi<br />

di valorizzazione ma se<br />

non si potenziano le infrastrutture<br />

qualunque attività di<br />

sviluppo non avrà grandi possibilità<br />

di successo. Noi faremo<br />

sempre la nostra parte.<br />

Castelpoto dovrà essere un<br />

luogo dove si sperimentano<br />

nuove pratiche, innovative.<br />

Andremo avanti su cultura e<br />

servizi ma il destino del nostro<br />

paese non sarà diverso da<br />

quello dei comuni limitrofi, va<br />

fatta una battaglia tutti insieme».<br />

Ci sono tante aspettative per il<br />

Recovery plan, ma nel rapporto<br />

con la Regione cosa deve cambiare?<br />

«Dobbiamo avere una classe dirigente<br />

unita. Abbiamo un’occasione storica<br />

questi fondi vanno indirizzati su obiettivi<br />

importanti come quello delle infrastrutture<br />

al Sud. Non dobbiamo avere tabù,<br />

c’è da scommettere sull’innovazione del<br />

paese».<br />

Il suo sogno nel cassetto per Castelpoto?<br />

«Spero che ci possa essere una nuova<br />

vita per i borghi delle aree interne.<br />

Ed è un sogno che si può realizzare».<br />

__<br />

Il sindaco Vito Fusco<br />

Le radici<br />

Età longobarda<br />

L'itinerario Longobardo offre<br />

un'esperienza unica del territorio<br />

di Castelpoto, unendo gli<br />

aspetti storico-culturali a quelli<br />

naturalistici. Il paese, sorto in<br />

epoca longobarda, cade sotto il<br />

dominio dei normanni quando<br />

questi si stabilirono nell'attuale<br />

territorio beneventano. Nel<br />

1114 il territorio era possedimento<br />

di Ugo di Castelpotone e<br />

nel 1122 gli succedette il figlio,<br />

Ugo Iuniore, che appoggiò il<br />

duca di Benevento nella ribellione<br />

a papa Onorio prima e<br />

dopo papa Innocenzo, che non<br />

volevano riconoscergli il titolo<br />

di duca di Puglia. Nel periodo<br />

della dominazione angioina,<br />

passò ad una delle più potenti<br />

famiglie di Capua. Nel 1627, il<br />

paese fu assegnato all'avvocato<br />

Bartoli che, grazie a Carlo VI,<br />

fu insignito del titolo di duca di<br />

Castelpoto. Il nome del paese è<br />

composto dal termine "castello"<br />

dal latino castrum, "fortezza"<br />

e di un personale longobardo<br />

Poto. Di particolare interesse<br />

è la chiesa di San Nicola,<br />

distrutta dal terremoto del<br />

1688, fu subito ricostruita<br />

e consacrata nel 1696 dal<br />

cardinale Orsini, conserva al<br />

suo interno un battistero poggiante<br />

su una colonna romana,<br />

altari in marmo e due statue di<br />

legno pregiato. Il castello,<br />

invece, è stato più volte rimaneggiato,<br />

fino a fondersi nella<br />

struttura con alcune abitazioni<br />

limitrofe.


Castelpoto


Castelpoto


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 9 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

www.ilroma.net<br />

Nei paesi<br />

dell’osso<br />

SAN GIORGIO DEL SANNIO. IL LOCALE IN UN PORTALE DEL ‘700<br />

Gerardo e la bottega<br />

con vista nella storia<br />

Il principe Carlo III Spinelli realizzò l’opera per il monastero<br />

perché le figlie Serafina e Felicita potessero prendere i voti<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Piazzale dei murales<br />

A San Giorgio del <strong>Sannio</strong> è stato inaugurato<br />

a novembre il "Piazzale dei Murales" in via<br />

San Giacomo. Uno slargo dedicato agli<br />

operatori sanitari per l’impegno e la competenza<br />

professionale profusi in questo periodo<br />

di emergenza da Covid-19. Le opere,<br />

volute fortemente dal sindaco Mario Pepe,<br />

sono state realizzate dagli artisti: Elena<br />

Rubino con l’opera "il coraggio di parlare",<br />

Antonio Polito con le opere "lo spirito del<br />

luogo", "con fiducia verso il domani",<br />

"sognare si può" e "oltre il dolore", Francesca<br />

Tosto con l’opera "armonie di colori" e<br />

Francesco Peluso autore dell’opera "stai<br />

fermo lì". Lo spazio dedicato alle opere è<br />

stato voluto dalla giunta e dagli amministratori<br />

del Paese che vuole essere uno spazio<br />

che rappresenti anche un invito a meditare<br />

sui valori e sui simboli che vengono espressi.<br />

Gli artisti dei Murales hanno partecipato in<br />

maniera totalmente gratuita alla realizzazio-<br />

__<br />

Il barbiere Gerardo Santucci e la<br />

bottega dentro il portale del ‘700, dono del<br />

principe Carlo III Spinelli. A lato, nell’altra<br />

pagina, il sindaco Pepe intervistato da 696<br />

tv.<br />

La tappa del Giro<br />

Il comune di San Giorgio del <strong>Sannio</strong>,<br />

oltre a conservare la sua storia, i monumenti<br />

e i vari luoghi d’interesse, è ricordato<br />

anche per il particolare legame con<br />

il mondo del ciclismo. Infatti, il 29 e 30<br />

maggio del 1987, ospitò l’arrivo dell’ottava<br />

tappa e la partenza della successiva<br />

del 70° Giro d’Italia (Roccaraso-San<br />

Giorgio e San Giorgio-Bari). In memoria<br />

di questo importante evento nella<br />

storia del comune sannita è stata realizzata<br />

una stele, progettata dall’architetto<br />

Giuseppe Carbone, sulla quale risalta la<br />

figura di tre corridori a comporre il<br />

tricolore accompagnata dalla frase di<br />

Adriano De Zan: “Il gruppo sta imboccando<br />

lo splendido Viale Spinelli per la<br />

volata finale”. A tagliare il traguardo<br />

dell’ottava tappa fu Paolo Rosola,<br />

seguito da Guido Bontempi e Stefano<br />

Allocchio.<br />

Gerardo Santucci è un barbiere fortunato.<br />

Ma non perché lavora ininterrottamente<br />

da 51 anni. Quello è<br />

il frutto della sua personale abilità cui non<br />

può essere imputata alcuna aliquota venuta<br />

giù da chissà quale posto. Santucci<br />

da 40 anni entra e esce dalla storia quando<br />

inizia e finisce il suo onesto lavoro.<br />

La bottega è dentro un portale del '700.<br />

Un monumentale regalo, oggi tutelato dalla<br />

Soprintendenza, del principe Carlo III<br />

Spinelli al monastero della Visitazione e<br />

alle suore di S. Maria, arrivate in quattro<br />

a San Giorgio per volere del papa Clemente<br />

XII, perché chiamate a gestire l'educazione<br />

e la monacazione delle discendenti<br />

del casato Spinelli. Le prime ad entrarci,<br />

il primo giugno del 1737, furono<br />

Serafina e Felicita, le due figlie del Principe,<br />

lì vissute fino alla loro morte con il<br />

nome di suor Marianna e suor Maria Clementina.<br />

La chiesa madre, il monastero e l'attiguo<br />

educandato vengono ricordati come uno<br />

dei primi passi verso l'autonomia di San<br />

Giorgio, fino ad allora conosciuto come<br />

San Giorgio della Montagna, ovvero appendice<br />

periferica del Ducato di Montefusco.<br />

Ecco perché Gerardo Santucci è fortunato.<br />

Pochi, come lui, posso dire di avere<br />

“bottega” (nel senso più nobile del termine)<br />

con un ingresso che è anche un mo-<br />

La buona pratica<br />

numento. Ci sono disegni conservati dal<br />

1787 che riproducono nei dettagli la maestosità<br />

del portale: una pubblicità museale<br />

per il piccolo e abile artigiano.<br />

Tranne negare l'educandato alle ragazze<br />

povere e non nobili, in quella piazza c'è<br />

ancora integra tutta l'opera migliorativa<br />

che il ricchissimo principe Carlo III, famiglia<br />

napoletana, quella degli Spinelli,<br />

imparentata con i Caracciolo e i Carafa,<br />

ha immaginato e realizzato per San Giorgio.<br />

Il lunghissimo viale alberato che si<br />

dipana in quattro direzioni, oggi unica testimonianza<br />

di una coerenza urbanistica,<br />

è a sua volta frutto della necessità del Principe<br />

di far arrivare l'acqua delle sorgenti di<br />

Ginestra fino al suo palazzo. Lui, Gerardo,<br />

il barbiere, oramai non ci fa più caso:<br />

«Come potrei? Lavoro qui da tanti di quegli<br />

anni che per me è normale». Il professore<br />

Pasquale Nicolais, 85enne professore<br />

di lingue straniere a riposo, tra un colpetto<br />

di rasoio e una spuntatina, ride e annuisce.<br />

Per lui, quando è a San Giorgio<br />

per far visita ai suoi figli, una tappa da Gerardo<br />

è un po' un obbligo e un po' un piacere.<br />

Per il resto la città è un contenitore.<br />

È cresciuta consentendo la libertà edifi-<br />

Il bel ricordodel 1987<br />

cativa, che è stato il segreto della sua crescita.<br />

Ma che, adesso, è anche la sua dannazione:<br />

un agglomerato privo di un'anima,<br />

senza un vero stile o un tratto architettonico<br />

distintivo né un centro storico<br />

degno di questo nome.<br />

Sarà per questo che la gente è crescita<br />

compensando: tanto sono inguardabili le<br />

sue strade quanto sono gentili e accoglienti<br />

le persone. Dicono che qui abbondino i<br />

fiori e l'educazione. Ci credono al punto<br />

di averlo scritto su diversi cartelli facendone<br />

la chiave comunicativa della propria<br />

immagine. Onestamente, di fiori ne abbiamo<br />

visti veramente pochi, ma possiamo<br />

testimoniare sulla pulizia e decoro del<br />

posto: questo lo si deve non tanto alla efficienza<br />

amministrativa ma alla qualità di<br />

cittadini che qui crescono.<br />

San Giorgio del <strong>Sannio</strong> è al centro di un<br />

sistema di collegamenti viari che la rendono<br />

baricentrica rispetto a tante direttrici<br />

di sviluppo. Non è assolutamente un caso<br />

che qui fioriscano le più disparate attività<br />

merceologiche ma anche la grande distribuzione.<br />

Ancora adesso si alzano interi<br />

capannoni industriali al solo scopo di<br />

darli in fitto: questa fiducia non la trovi<br />

ovunque. L’unico peccatuccio è riscontrabile<br />

nell’ufficio Ragioneria del Comune,<br />

quando ogni anno, chiudendo i conti,<br />

il sindaco rileva la partita doppia che giocano<br />

molti maggiorenti locali, restìi a versare<br />

le tasse dovute all’amministrazione<br />

e non per indigenza familiare.


martedì 9 marzo 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

Inquadra il codice e scopri<br />

le puntate precedenti<br />

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in automatico<br />

(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

L’appello del sindaco Mario Pepe, ex deputato, che a 80 anni ha ancora la passione per la politica<br />

«De Luca deve ascoltarci»<br />

La vertenza <strong>Sannio</strong>, il dubbio sulla ricandidatura, i 18 milioni che cambieranno la città<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Da una parte c’è il peso dell’età, dall’altra<br />

la straordinaria passione per<br />

la politica. Un dubbio amletico per<br />

Mario Pepe, 80 anni portati con disinvoltura,<br />

sindaco di San Giorgio del <strong>Sannio</strong><br />

con una lunga storia politica alle spalle:<br />

deve decidere se si ricandiderà alle elezioni<br />

amministrative di quest’anno. “Sa<br />

cosa diceva Spinoza, filosofo del Settecento?<br />

Se ti piglia la passione per la politica<br />

non puoi smettere più”, racconta il<br />

sindaco, che aveva guidato per la prima<br />

volta il comune sannita nel ’73 prima di<br />

intraprendere una carriera politica entusiasmante<br />

che l’ha portato prima in Regione<br />

e poi più volte in Parlamento.<br />

Allora, cosa deciderà? Continuerà la<br />

sua battaglia politica o si farà da parte?<br />

«Ho l’entusiasmo, le idee e il desidero di<br />

fare il sindaco ma l’uomo è anche fragile<br />

e vive il peso del proprio corpo. Se prevarrà<br />

la fragilità del corpo bisognerà darsi<br />

alla meditazione filosofica, se vincerà<br />

il desiderio del pensiero potrà esserci una<br />

nuova fase».<br />

Intanto, al termine di questo suo mandato<br />

che bilancio consegna ai cittadini?<br />

«In questo ultimo periodo abbiamo interventi<br />

sul territorio per diciotto milioni.<br />

Mai vista una somma così ragguardevole.<br />

Cambieremo volto al paese per la viabilità,<br />

e realizzeremo una nuova palestra, una<br />

scuola, ma puntiamo al recupero anche di<br />

spazi verdi con parchi giochi per bambini.<br />

E’ un’azione molto forte».<br />

San Giorgio del <strong>Sannio</strong> come sta affrontando<br />

questa emergenza covid?<br />

«Fortunatamente sul piano sanitario non<br />

abbiamo avuto casi eclatanti. Indubbiamente<br />

c’è un calo sul fronte dell’economia,<br />

le attività commerciali sono in affanno.<br />

Abbiamo registrato che i cittadini<br />

sono meno propensi a spendere perché i<br />

tempi sono difficili».<br />

Quali sono le priorità da cui ripartire<br />

una volta che questa pandemia sarà finita?<br />

«Non c’è una priorità municipalistica per<br />

San Giorgio ma dobbiamo guardare al<br />

<strong>Sannio</strong> nel suo complesso. Dopo il covid<br />

i fondi destinati al Mezzogiorno devono<br />

essere assegnati in misura maggiore alle<br />

province più deboli, come <strong>Sannio</strong> e Irpinia.<br />

La battaglia va fatta su questo fronte».<br />

La vertenza delle aree interne come va<br />

riaperta? E cosa si aspetta dal governatore<br />

De Luca?<br />

«Noi che abbiamo votato e sostenuto De<br />

Luca, guardiamo alla capacità programmatica<br />

del presidente regionale. All’attenzione<br />

della regione va posto il tema<br />

dello sviluppo del <strong>Sannio</strong>. C’è la sfida dell’Alta<br />

Capacità molto importante ma servono<br />

infrastrutture e i servizi per le zone<br />

del Fortore, della Valle Caudina e dell’area<br />

che circonda Benevento per puntare a un<br />

nuovo sviluppo».<br />

San Giorgio spesso deve fare i conti con<br />

l’emergenza idrica: che interventi chiede<br />

all’Alto Calore?<br />

«E’ necessario potenziare i serbatoi e migliorare<br />

le adduttrici per scongiurare una<br />

perdita d’acqua che oggi<br />

si attesta al 40 per cento.<br />

L’Alto Calore ha storia e<br />

competenza ma come<br />

sindaci dobbiamo chiedere<br />

un forte miglioramento<br />

della rete».<br />

Quale può essere il futuro<br />

di San Giorgio che<br />

ha una posizione strategica,<br />

in particolare grazie<br />

ai collegamenti con i grandi<br />

assi viari?<br />

«Noi dobbiamo potenziare il<br />

piano commerciale, proprio<br />

perché insistiamo su un’area baricentrica.<br />

L’obiettivo è consentire<br />

la realizzazione di piccole iniziative<br />

produttive, che consentano<br />

di salvaguardare il territorio e<br />

di creare nuova occupazione».<br />

A differenza degli altri centri<br />

sanniti San Giorgio ha<br />

visto costantemente crescere<br />

il numero dei suoi<br />

abitanti. Come si spiega?<br />

«Quando ho fatto il sindaco per la prima<br />

volta c’erano 5mila abitanti, oggi siamo<br />

diecimila. Qui si vive bene: noi siamo il<br />

paese dei fiori e della cortesia.<br />

Ma abbiamo le risorse<br />

di un paese piccolo e gestire<br />

i servizi è complicato:<br />

questo è il nostro<br />

dramma».<br />

Qual è il risultato raggiunto<br />

in questi anni<br />

dal punto di vista<br />

amministrativo<br />

che le ha<br />

dato maggiore<br />

soddisfazione?<br />

«Sicuramente<br />

il rapporto<br />

con i cittadini.<br />

Non sono<br />

superbo o<br />

supponente,<br />

la mia cultura<br />

è a servizio<br />

dei cittadini.<br />

Ho sempre<br />

cercato di<br />

guardare al futuro<br />

della mia<br />

comunità».<br />

Lei è un politico<br />

di grande esperienza,<br />

con una storia importante.<br />

Perché i partiti<br />

sono in crisi?<br />

«Oggi sulla scena ci sono dilettanti<br />

allo sbaraglio. E questo<br />

succede quando non c’è<br />

la didattica politica nei partiti<br />

e non c’è più il confronto<br />

con i migliori. Ne è scaturita<br />

una crisi profonda della politica<br />

e dei partiti. Bisogna recuperare<br />

l’articolo 49 della Costituzione:<br />

sono i partiti che devono<br />

determinare la vita democratica.<br />

E ai giovani dobbiamo dire:<br />

fate politica”.


San Giorgio<br />

del <strong>Sannio</strong>


San Giorgio<br />

del <strong>Sannio</strong>


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 9 marzo 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

BONEA. VICOLI COME USCITI DA UN RACCONTO DI MURAKAMI<br />

Tra case fantasma<br />

la vita che resiste<br />

Finanziamenti e cantieri per smettere gli abiti di quartiere<br />

e diventare una vera città: ma ovunque spuntano macerie<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Il primo cartello che marca il territorio<br />

lo incocciamo dopo aver lasciato la<br />

provinciale da alcuni metri. Lo scenario<br />

assomiglia agli orizzonti del pianeta<br />

Tatooine, poco prima della città di Mos<br />

Pelgo, dove il Mandaloriano cerca altri simili<br />

con i quali condividere la “via”. Ma<br />

c'è anche qualcosa di Haruki Murakami e<br />

dei portali che lo scrittore apre per immaginare<br />

mondi e destini paralleli, abbondanti<br />

anche per uno come Kafka.<br />

Il primo impatto è una facciata di un edificio<br />

diroccato, metà maceria del passato<br />

metà testimone di altri abbandoni: un filare<br />

di pali dell'illuminazione divelti e dimenticati<br />

in un terreno, uno dietro l'altro,<br />

come vittime di un ammodernamento che<br />

deve venire ma che lotta ancora a farsi<br />

spazio, a rendersi visibile.<br />

Qualche metro più in la, una rotonda disegnata<br />

da un architetto o un ingegnere<br />

che deve averla copiata e incollata da un<br />

progetto di un grande raccordo anulare:<br />

immaginate una distesa enorme, per il momento<br />

ancora incerottata da un cantiere,<br />

che sta a dirimere il traffico di un'auto ogni<br />

quarto d'ora e due sole uscite: la strada che<br />

avevi appena abbandonato e l'unica che ti<br />

porta nel paese. Insomma, un tondo Doni<br />

senza il vecchio, senza il bambino e senza<br />

la donna che lo tiene in braccio: facile<br />

no?<br />

Di lì a ritrovarti in piazza della Fontana,<br />

che è veramente un campetto di pallone<br />

con l'affaccio su un antico abbeveratoio, il<br />

passo è breve.<br />

Bonea è così. Una serie di tentativi di svestire<br />

gli abiti del quartiere periferico, del<br />

caseggiato prima legato a Montesarchio.<br />

La stanzetta del Municipio dedicata alle<br />

riunioni del consiglio comunale è anche<br />

un'ala della biblioteca pubblica: due armadietti<br />

con dentro qualche librone di Storia<br />

dell'Arte e delle vecchie enciclopedie.<br />

Il motivo per cui l'attuale esecutivo non<br />

ha ritenuto utile una delega alla cultura lo<br />

scorgi attaccato a una delle pareti a destra<br />

della poltrona del sindaco: foto ingiallite<br />

dei rinvenimenti archeologici di quella che<br />

si ritiene la villa di Cocceio, chiaramente<br />

affidati all'elaborato di una scolaresca. Neanche<br />

lo sforzo di una cornice. Due chiodi<br />

e un posto d'onore. Abbandonato pure<br />

quello.<br />

Il Covid, poi, questi piccoli paesi li ha letteralmente<br />

smutandati. Preziosissimi scrigni<br />

di cose genuine, almeno una volta all'anno<br />

si conquistavano la ribalta proponendo<br />

feste, farina e sagre. Ora, che non<br />

Citata nelle “Satire”: il poeta rimase impressionato da architetture, cibi e vini<br />

La villa di Cocceio: citata da Orazio e dimenticata<br />

DI CRISTIANO VELLA<br />

“Sopra le osterie di Caudio,<br />

provvista di ogni cosa, ci accoglie<br />

la villa di Cocceio”: e quando<br />

Quinto Orazio Flacco, detto<br />

semplicemente Orazio, professione<br />

poeta ma non di quei poeti<br />

che si nutre unicamente di favella,<br />

dice “provvista di ogni cosa”<br />

intende vini e prelibatezze.<br />

Prelibatezze che allietano una<br />

serata del viaggio tra Roma e<br />

Brindisi, vini (famosi e rinomati<br />

ancora oggi, in particolare la<br />

Falanghina) che la vivacizzano<br />

quando tra i compagni di viaggio<br />

di Orazio, Messio Cicirro e<br />

Sarmento, se le danno dopo essersi<br />

offesi a cena.<br />

Non c'è alcun dubbio: Caudio è<br />

l'attuale Montesarchio, mentre<br />

la splendida e probabilmente<br />

mastodontica villa di Cocceio,<br />

che si trovava “sopra le osterie<br />

di Caudio” da storici, appassionati,<br />

e purtroppo anche tombaroli,<br />

viene collocata nell'attuale<br />

Bonea, alle pendici del Taburno.<br />

Dagli scavi ufficiali, avviati nel<br />

1958, sono venuti fuori reperti<br />

che hanno consentito a chi quegli<br />

scavi li ha promossi, il Ministero<br />

del Lavoro in collaborazione<br />

con Comune e Sovrintendenza,<br />

di considerare il risultato<br />

“molto positivo”: sono venute<br />

fuori cisterne, di notevole importanza<br />

archeologica, pavimentazioni<br />

in “signum” e in<br />

“tessellatum” colorato e poi anfore,<br />

lucerne, oggettini vari.<br />

E poi un satiro con una pantera<br />

in marmo oggi conservato al<br />

Museo Nazionale di Napoli: elementi<br />

che porterebbero, visto il<br />

carattere “fastoso”, essere effettivamente<br />

appartenuti ad una dimora<br />

patrizia, cosa che appunto<br />

era Cocceio.<br />

Insomma: quella villa, che probabilmente<br />

doveva essere molto<br />

estesa e importante, avrà ospitato<br />

oltre a Orazio, tra i poeti latini<br />

più importanti se non il più<br />

importante, chissà quante personalità<br />

legate all'impero romano<br />

che vi hanno fatto tappa nei<br />

loro viaggi. Eppure di informazioni<br />

precise ce ne sono poche,<br />

purtroppo troppo poche in considerazione<br />

dell'importanza che<br />

potrebbe avere per il territorio,<br />

per Bonea, per il <strong>Sannio</strong> e per la<br />

Valle Caudina far luce definitivamente<br />

sulla effettiva presenza<br />

della Villa.<br />

Studi, ed eventuali altri scavi potrebbero<br />

portare a far riaffiorare<br />

elementi che avrebbero un valore<br />

probabilmente inestimabile<br />

dal punto di vista storico e architettonico:<br />

in questo caso non<br />

solo per Bonea e la Valle Caudina.<br />

si può, l'isolamento lo tagli a fette girando<br />

per strade vuote: una solitudine che<br />

specchi negli sguardi stupiti di chi ti incontra<br />

mentre scatti foto o filmi i luoghi<br />

della loro quotidianità.<br />

Il lastricato di via Sant'Angelo, che s'inerpica<br />

a partire dalla chiesa di San Nicola<br />

di Bari fin dentro le viscere del Taburno,<br />

è la vera sfida. Una vena ripida, con edifici<br />

bassi e piccoli, rigorosamente in pietra,<br />

uno di fronte all’altro, scavata per<br />

prendere dalla montagna quello che poteva<br />

offrire. Ma metà delle case si sono arrese<br />

alla fatica di tutti i giorni. Non dev'essere<br />

facile resistere per chi, ogni mattina,<br />

apre la finestra su cose cadute o ciarpame<br />

vecchio di decenni.<br />

Per i più anziani sono vuoti e pieni dei propri<br />

ricordi. Per altri sono quadrati di terreno,<br />

nuovi orti coltivabili: salendo salendo<br />

spuntano piantine, fiori e vigne a<br />

uso familiare.<br />

Le rughe sì, la resa no, non c'è.<br />

Mille e trecento anime e nuovi nati che,<br />

quando va bene, stanno tutti in un solo foglio<br />

di stampa dell'ufficio anagrafe. Tredici<br />

nel 2020 ed è stato un vero boom per Bonea.<br />

Con l'evento straordinario della nascita<br />

di Piepaolo e Nicoletta Roviezzo, gemellini<br />

venuti al mondo alle 7 e 28 e alle<br />

7 e 29 del 29 gennaio scorso. Cresceranno<br />

avendo come compagna anche Eleftheria<br />

e per loro sarà felicemente normale<br />

un cognome come Sakkas.<br />

Buona vita.


martedì 9 marzo 2021<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />

i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />

Il sindaco Giampietro Roviezzo si ricandida e rilancia la sfida dello sviluppo<br />

«Ripartiamo da Taburno e Falanghina»<br />

«La Regione? Si vede solo per le elezioni. La città caudina? Un contenitore vuoto»<br />

DI PIERLUIGI MELILLO<br />

Nessuno qui si arrende all'isolamento<br />

di un territorio di frontiera,<br />

che negli anni è stato sempre dimenticato<br />

e penalizzato dalla strategia dei<br />

governi regionali. Giampiero Roviezzo,<br />

40enne avvocato, è il sindaco che ha impresso<br />

una svolta in questo piccolo comune<br />

di 1390 abitanti, che tornerà quest'anno<br />

al voto.<br />

Sindaco, si chiude il suo primo mandato.<br />

Ha già deciso cosa fare?<br />

«Siamo pronti a sottometterci al giudizio<br />

dei cittadini, andiamo avanti. Abbiamo lavorato<br />

tanto con grandi risultati per il nostro<br />

territorio riuscendo a intercettare diversi<br />

finanziamenti che sono ossigeno per<br />

il nostro comune. Siamo già proiettati nel<br />

futuro con una visione diversa».<br />

Quanto è difficile amministrare una<br />

piccola comunità come Bonea, quali sono<br />

gli ostacoli?<br />

«Partiamo dal presupposto che oggi è difficile<br />

amministrare a prescindere. Qui c'è<br />

una carenza demografica che comporta<br />

minori entrate con la difficoltà di dover<br />

affrontare i problemi con poche persone<br />

disponibili. C'è da fare i conti con la burocrazia<br />

e con la classica difficoltà di interagire<br />

con gli enti superiori. Ma non ci<br />

arrendiamo».<br />

Qual è il bilancio che consegna ai cittadini:<br />

c'è un risultato di cui va particolarmente<br />

orgoglioso?<br />

«Abbiamo intercettato dodici finanziamenti<br />

e stiamo aprendo i cantieri dopo<br />

quattro anni di lavoro amministrativo. Cito,<br />

tra gli altri, la palestra comunale, l' efficientamento<br />

energetico della scuola elementare,<br />

la ristrutturazione della casa comunale,<br />

consegniamo via Leonardi nel<br />

centro storico, ma di sicuro sono orgoglioso<br />

per la rinascita dell'oratorio Carmine<br />

D'Apice, struttura abbandonata da<br />

anni che ha sempre rappresentato un punto<br />

di riferimento per i giovani del passato:<br />

speriamo di iniziare a breve i lavori».<br />

Ma qui di cosa c'è bisogno per rompere<br />

l'isolamento e contrastare lo spopolamento?<br />

«Purtroppo è un problema che hanno tutti<br />

i paesi del territorio. Si è aggiunta la<br />

pandemia che ha aggravato la crisi che già<br />

stavamo vivendo. La Valle Caudina per<br />

avere uno slancio ha bisogno di infrastrutture<br />

per raggiungere Napoli, Caserta<br />

e Avellino in tempi più brevi. Tutti insieme,<br />

amministratori e cittadini, dobbiamo<br />

puntare a valorizzare il territorio. Ora ci<br />

dovrebbe essere una fuga verso le aree interne<br />

perché le città sono sature, dobbiamo<br />

essere bravi a approfittare di questa<br />

situazione».<br />

Guardando alla sfida dello sviluppo come<br />

si può migliorare la valorizzazione<br />

di un prodotto d'eccellenza come la Falanghina?<br />

«Diciamo che la Falanghina è il nostro<br />

fiore all'occhiello a livello mondiale. Avevamo<br />

messo in cantiere da tre anni una<br />

manifestazione "Falanghina al borgo" che<br />

attirava turisti da ogni parte della Campania.<br />

Ma noi puntiamo su tutto il comparto<br />

agroalimentare: ci sono le produzioni<br />

tipiche dell'orto<br />

che rappresentano<br />

una voce importante<br />

dell'economia<br />

locale. Serve una<br />

maggiore promozione<br />

perché i nostri<br />

prodotti sono i<br />

migliori in assoluto».<br />

Bonea può scommettere anche<br />

sul Monte Taburno, la vocazione<br />

turistica può essere un<br />

obiettivo per il futuro?<br />

«Certo, abbiamo intercettato finanziamenti<br />

anche per il dissesto<br />

idrogeologico che ci consentiranno<br />

di mettere in sicurezza la<br />

montagna e realizzare dei sentieri<br />

per raggiungere il santuario<br />

di Bucciano o il Monte Pizzillo<br />

dove c'è il mausoleo storico e diverse<br />

grotte che sono affascinanti:<br />

questo, vi assicuro, è un<br />

territorio unico».<br />

Sul fronte dello sviluppo<br />

si parla spesso della grande<br />

città della Valle Caudina:<br />

cosa è mancato per realizzare questo<br />

progetto?<br />

«Diciamo che la città caudina dovrebbe<br />

rappresentare il futuro<br />

perché i piccoli comuni da soli<br />

potranno fare ben poco. Ci sono<br />

stati sempre ostacoli, io sono<br />

stato tra i più critici ma non<br />

perché non condivido il<br />

progetto. Ci sono stati<br />

troppi campanilismi<br />

da parte dei comuni<br />

che hanno impedito<br />

di far decollare<br />

questa<br />

idea che oggi resta<br />

un contenitore<br />

vuoto. Bisogna<br />

ripartire con<br />

meno burocrazia<br />

e guardare alla<br />

programmazione».<br />

Nel corso degli<br />

anni questo territorio<br />

è stato<br />

penalizzato dal<br />

governo regionale,<br />

oggi cosa vi<br />

aspettate da De Luca?<br />

«In ogni campagna elettorale<br />

si ricordano delle aree interne<br />

e del treno Benevento-Napoli,<br />

poi si dimenticano di noi.<br />

Speriamo che ci sia qualche<br />

ravvedimento perché per ora<br />

non vedo nulla per le aree interne<br />

nell'agenda di Palazzo<br />

Santa Lucia».<br />

Ai suoi cittadini cosa promette<br />

per il futuro?<br />

«Massimo impegno, lo stesso<br />

che abbiamo messo in questi<br />

primi cinque anni. Anzi, d'ora<br />

in avanti ci sarà sempre maggiore<br />

intensità. Di questo i cittadini<br />

possono stare sicuri».


Bonea


Bonea


14<br />

CRONACA DEL SANNIO<br />

martedì 23 marzo 2021<br />

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Nei paesi<br />

dell’osso<br />

SAN NICOLA MANFREDI. UN NOME FINITO NEI LIBRI DI STORIA<br />

L’ultimo Principe<br />

e il mito ghibellino<br />

Grazie a un soggiorno di un mese nell’antico castello<br />

l’erede più puro degli Svevi è ancora oggi un riferimento<br />

DI FEDERICO FESTA<br />

Quelli, per la Chiesa, erano secoli<br />

bui. E i pontefici si misuravano<br />

per la forza di eserciti<br />

e possedimenti piuttosto<br />

che per santità del pensiero.<br />

Manfredi, re di Sicilia per una manciata<br />

di anni, fu inviso a Innocenzo IV, Alessandro<br />

IV, Urbano IV e Clemente IV, in<br />

ordine di ascesa al soglio e tutti firmatari<br />

di bolle di scomunica nei confronti di quello<br />

che viene ritenuto l'ultimo vero e puro<br />

principe d'Italia. Dei nove anni in cui raccolse<br />

attorno a sé tutto l'ardimento ghibellino<br />

che percorreva la penisola, in qualche<br />

modo Manfredi deve averne trascorso<br />

parte nel castello di San Nicola, edificio<br />

che ancora oggi, insieme alla chiesa<br />

dedicata all'omonimo santo, sta a guardia<br />

del piccolo centro sannita.<br />

Certamente prima della battaglia di Benevento<br />

(1266) dove Manfredi, oramai<br />

sconfitto dall'esercito di Carlo d'Angiò,<br />

preferì andare incontro a una morte eroica<br />

in battaglia piuttosto che finire prigioniero<br />

nelle mani dello Stato Pontificio.<br />

Di un'altra fondata ragione per cui dare al<br />

paese il nome di Manfredi gli storici non<br />

trovano altre radici profonde, se non l'assonanza<br />

con Monfredi, il proprietario del<br />

ducato nei secoli a venire e di cui si rinvegono<br />

numerose tracce storiche nei documenti<br />

del Regno di Napoli. Ma la furbata<br />

della “a” che richiama al giovane Re<br />

L’iniziativa è stata dell’architetto Rolando<br />

Rocco, responsabile dell’Ufficio tecnico<br />

comunale. Grazie alla sua intuizione “creativa”,<br />

tutta la frazione di Monterocchetta si<br />

ritrova con un “allestimento” tanto funzionale<br />

quanto suggestivo. E buono per ogni<br />

stagione, visto che in occasione delle festività<br />

natalizie si trasformano in “luci d’artista”<br />

fai-da-te.<br />

Ogni donna della frazione ha ricevuto una<br />

bici e adottandola si è ritrovata davanti casa<br />

una coloratissima fioriera che fa da arredo<br />

urbano, caratteristico e davvero raramente<br />

visto in altre parti in modo così diffuso.<br />

L’investimento, davvero pochi euro, è un<br />

biglietto da visita che, anche sotto altre<br />

forme, l’amministrazione comunale ha in<br />

animo di esportare nelle altre frazioni, a<br />

ognuna affidando un tratto distintivo.<br />

__<br />

I lavori in corso presso il palazzo ducale, dove soggiornò Manfredi<br />

e al brevissimo soggiorno di questi che<br />

viene fatto risalire al 1251, quando Manfredi<br />

aveva soltanto 19 anni, da qualche<br />

parte dev'essere spuntata.<br />

Sarà per questo che le amministrazioni comunali<br />

che si sono succedute alla guida di<br />

San Nicola Manfredi hanno fatto del restauro<br />

dell’antico castello, poi diventato<br />

palazzo baronale, uno dei punti di forza.<br />

Acquisito al patrimonio pubblico nel 2005<br />

dopo una cessione concordata con la famiglia<br />

Sessale, grazie all'esborso di 300mila<br />

euro, il palazzo è finito ben presto nel dimenticatoio.<br />

Nel 2011 si presentava come<br />

un vero e proprio rudere.<br />

Poi la svolta, che avrebbe dovuto essere<br />

risolutiva, con il primo vero cantiere: ma<br />

due milioni di euro non sono stati sufficienti<br />

a erestituirne l’antico sfarzo. La<br />

struttura oggi è una scatola di cemento,<br />

che dall'esterno nulla più di storico lascia<br />

intravedere. Custodisce, all'interno, preziosi<br />

stucchi, gli stemmi dei vari casati che<br />

lo hanno posseduto e affreschi del '700:<br />

non poca roba.<br />

San Nicola Manfredi è un paese diffuso,<br />

ovvero si estende per frazioni e contrade:<br />

da Toccanisi e S. Maria a Toro, da S. Maria<br />

Ingrisone a Monterocchetta, da Pagliara<br />

a Torre Pagliara. Ogni frazione ha una sua<br />

storia, una propria peculiarità: l'insieme<br />

ne fa un comune unico nel suo genere, totalmente<br />

immerso nel verde e nella relativa<br />

tranquillità consona alla vita slow. Non<br />

è un caso che qui abbiano casa diversi vip<br />

sanniti, attratti dall'essere isolati al punto<br />

giusto ma comunque a dieci minuti dal capoluogo<br />

Benevento. Sarà questo il segreto<br />

della controtendenza: qui la popolazione<br />

cresce e i “trenta fuochi” che animavano<br />

la terra frequentata da Manfredi sono<br />

diventati oltre tremila abitanti. Le prospettive<br />

sono perlopiù agricole e turistiche.<br />

Il Puc, approvato quaranta anni dopo<br />

il vecchio piano di fabbricazione, recepisce<br />

la necessità di tutelare quanto più possibile<br />

il territorio e il paesaggio, fissando<br />

come regola diu sviluppoi la sostenibilità<br />

di ogni intervento. Questo riduce al massimo,<br />

almeno sulla carta, la possibilità di<br />

sviluppo urbanistico vero e proprio, mentre<br />

si dovrebbe puntare alla sistemazione<br />

delle infrastrutture, ai collegamenti e l'ampliamento<br />

dei servizi, da immaginare, inevitabilmente,<br />

in sintonia con i comuni contermini<br />

e riconoscendo al vicino capoluogo<br />

un ruolo guida imprenscindibile.<br />

L’allestimento di artista fai-da-te voluto dall’architetto Rocco dell’Ufficio tecnico comunale<br />

A Monterocchetta le donne hanno adottato le biciclette<br />

DA NON PERDERE LA CASCATA DEI MARONI<br />

Il comune di San Nicola Manfredi sorge fra le valli del Sabato e<br />

del Calore. La posizione strategica lo rende un luogo facilmente<br />

raggiungibile: a pochi chilometri dal capoluogo sannita e con il<br />

pregio di godere di aria pura e di un'atmosfera serena. La conformazione<br />

in frazioni del territorio è sicuramente un punto di<br />

forza. Tutte le frazioni hanno un piccolo polo culturale: il Santuario<br />

di San Nicola Vescovi, l'antica Chiesa della Madonna a<br />

Santa Maria a Toro, la Cascata dei Maroni a Toccanisi, il Tiglio<br />

secolare a Monterocchetta, i paesaggi rurali incontaminati di<br />

Contrada lannassi, le passeggiate della salute lungo "il Sentiero<br />

dei Sanniti" a Pagliara possono essere esempi di beni d'attrazione<br />

per il decollo culturale e turistico. Le colline di Toccanisi, Monterocchetta<br />

e Santa Maria a Toro definiscono un'unità paesaggistica<br />

di grande valore e caratterizza la presenta la particolarità<br />

del territorio che è costituito da ben otto frazioni: dalla zona collinare,<br />

fino alla valle del Sabato e poi alla piana di lannassi verso<br />

Benevento.


martedì 23 marzo 2021<br />

Roma - Il Giornale di Napoli<br />

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CRONACA DEL SANNIO<br />

15<br />

ARCHIVIO INTERATTIVO<br />

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(effe). Nei paesi dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />

nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />

perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />

di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />

che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />

modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />

prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />

che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />

che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />

protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />

Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />

a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br