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La Toscana nuova Giugno

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A cura di

Francesco Bandini

Quando tutto

ebbe inizio…

I datteri di Matusalemme

Un segno della costante fecondità di ciò che ci viene dal passato

Testo e foto di Francesco Bandini

Nel 1970 ebbi l’opportunità di visitare per la prima volta

la Terra Santa ma fu soprattutto nel 1975 che vi tornai

più volte inviato dal sindaco di Firenze Luciano Bausi

quale dirigente del Settore Urbanistica per studiare la struttura

dell’ufficio tecnico di Gerusalemme e conoscere l’architetto Moshe

Safdie, l’autore dell’Expo di Montreal, e Ygael Yadin, l’archeologo

restauratore di Masada. Nel 1987, con l’incarico a Jean

Baptiste Humbert di riprendere gli scavi a Qumran, mi si presentò

l’occasione di collaborare a quella che può essere considerata

la più preziosa scoperta archeologica di tutti i tempi, conosciuta

nel mondo come “I rotoli del Mar Morto”. Molte volte ancora sono

tornato in Israele per incarichi e incontri vari; ricordo con particolare

affetto l’amicizia con padre Bellarmino Bagatti, scopritore

della casa della Vergine Maria e maestro dell’intera scuola archeologica

del Medio-Oriente, il quale volle, da buon fiorentino, tornare

a finire i suoi giorni nel convento francescano di Fiesole, e

con lui ho trascorso lunghe serate nell’ascolto delle sue affascinanti

esperienze. A lui devo l’invito a scrivere quella sorta di diari

di viaggi che sono Al di là del Giordano e Dall’Ararat alle sorgenti

del Nilo azzurro che ho pubblicato, con le testimonianze di Mario

Luzi, Franco Cardini e Alessandro Parronchi, nel 1999 e nel 2002.

Il mio sogno di realizzare il camminamento sull’antica cinta muraria

fiorentina si trasformò, anni fa, in una grande mostra che fece

il giro del mondo approdando inevitabilmente a Gerusalemme

dove il vicesindaco David Cassuto, anch’esso fiorentino ma tornato

volontario in Israele per la guerra dei sei giorni, mi invitò a

collaborare al restauro delle mura della Città Santa; su quelle mura,

che vantano tremila anni di storia, nel 1996 proposi di colloca-

re, in prossimità della porta di Jaffa, una copia bronzea del David

del Verrocchio, il cui originale si trova al Bargello.

I datteri di Matusalemme

«Non erano affatto male i datteri che i ricercatori israeliani sono

riusciti a far maturare da palme germogliate negli scorsi anni

da semi antichissimi rinvenuti in vari siti archeologici venuti alla

luce nel deserto di Giuda». Questo il commento di Sarah Sallòn,

direttrice del centro di ricerca Borik per la medicina naturale

dell’ospedale universitario di Hadassah di Gerusalemme che aveva

assaggiato i primi datteri nati da semi antichi di oltre 2000 anni

fa. A metà del settembre 2020, ad essere colti sulle pendici

che si affacciano sulla Città Vecchia, sono stati proprio quei primi

datteri subito battezzati di Matusalemme, maturati sulle palme

germogliate nei mesi precedenti da semi plurimillenari, come

certificano i test al carbonio 14 a cui sono stati sottoposti. La raccolta

di questi datteri è il coronamento di quel progetto che da

anni fa rivivere antiche specie di palme da dattero germinate da

semi trovati negli scavi archeologici nei locali adibiti a mensa del

complesso comunitario esseno di Qumran, proprio quello con il

quale nel 2005 avevo concluso le mie ricerche ipotizzando così

quella rilettura della vicenda essena sul Mar Morto nei luoghi in

cui furono ritrovati i celebri rotoli con i brani della Bibbia ebraica.

Da quei semi, tra il 2011 e il 2014, germogliarono sei piante. Una

di queste, inaspettatamente fiorita sei anni dopo averla piantata,

sono stati raccolti i frutti. Le palme da dattero sono ritenute essere

le prime piante coltivate dall’umanità. Le indagini scientifiche

indicano che alcuni resti ritrovati risalgono a 50 milioni di anni fa.

Non a caso la mitologia classica associa questa pianta all’immortale

fenice, come testimonia il soprannome

scientifico Pheonix dactylifera. Il

dattero è nella storia dell’uomo un frutto

molto importante; nell’antico Egitto era conosciuto

per le sue proprietà energetiche,

i romani lo utilizzavano per aromatizzare

il vino e fare dolci. Inoltre lo associavano

simbolicamente alla vittoria e all’onore.

Fu infatti con dei rami di palma che la folla

accolse Gesù in sella a un asino mentre

entrava in Gerusalemme. Chiamato dai beduini

“il pane del deserto”, è frequentemente

menzionato nel Corano e nella Torah.

Le grotte dove sono stati trovati i rotoli del Mar Morto: sembra ormai assodato che Qumran fosse un sito

esseno, ma recenti studi, anche di Francesco Bandini, ne hanno modificato la cronologia archeologica

I DATTERI DI MATUSALEMME

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