Caposele - Viaggio nei paesi dell'Osso
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Caposele</strong>.qxp_Layout 2 13/07/21 10:57 Pagina 1
<strong>Caposele</strong>.qxp_Layout 2 13/07/21 10:57 Pagina 2<br />
14<br />
CRONACA<br />
martedì 13 luglio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
Nei <strong>paesi</strong><br />
dell’osso<br />
CAPOSELE. ECCO QUANTO COSTANO LE MANCATE OPPORTUN ITÀ<br />
Sor'aqua, utile et humile:<br />
ma che affari in nome tuo<br />
Sarebbe la madre di tutte le battaglie: in 117 anni l’Irpinia<br />
ha ceduto 10 miliardi di euro di materia prima alla Puglia<br />
DI FEDERICO FESTA<br />
Sono 432 milioni di litri di acqua<br />
al giorno, pari a 157 miliardi<br />
di litri all’anno, che<br />
equivalgono a 18mila 448 miliardi<br />
di litri in 117 anni. Il fiume che<br />
dissangua l’Irpinia ha anche un<br />
prezzo. Quello di ritorno. Da queste<br />
terre, da <strong>Caposele</strong>, tutto viene<br />
ceduto gratis dal 1904, in nome di<br />
una esigenza idropotabile che non<br />
poteva essere negata: in Puglia la<br />
mancanza d’acqua mieteva fino a<br />
tre volte i morti per malattie infettive.<br />
I loro figli non potevano essere<br />
più sfortunati degli irpini e<br />
nessuno fiatò. Da allora, avendone<br />
a decine di sorgenti sparse ovunque,<br />
e distribuendo acqua anche<br />
alla Napoli del caffè perfetto grazie<br />
alla sorgente della Tornola, che<br />
dal Terminio arriva <strong>nei</strong> rubinetti<br />
del rione Sanità, Avellino ha lasciato<br />
che lo sfruttamento delle risorse<br />
continuasse indisturbato.<br />
Continuasse e continuasse. I numeri<br />
di <strong>Caposele</strong> sono impressionanti.<br />
Se si considera che un metro<br />
cubo d’acqua l’Acquedotto Pugliese<br />
(una spa con bilanci sempre<br />
in attivo) lo cede a 54 centesimi, si<br />
arriva a 85 milioni di euro all’anno<br />
di materia prima ricevuta gratis<br />
e poi trasformatasi in opportunità,<br />
moltiplicate per 117, a esclusivo<br />
beneficio della Puglia: agricola, casearia,<br />
industriale. Opportunità<br />
mancate, non ristori dovuti. Perché<br />
è giusto pensare che l’acqua<br />
sia di tutti. Ma è altrettanto sacrosanto<br />
che la politica si occupi di<br />
bilanciare ciò che un territorio cede<br />
e quello che un altro ottiene, trasformandolo<br />
in business.<br />
Di più.<br />
L’Acquedotto Pugliese, in virtù<br />
della gestione esclusiva sulla sorgente<br />
della Sanità (5mila litri di acqua<br />
al secondo) è diventato “proprietario”<br />
dei terreni circostanti,<br />
trasformati in limiti invalicabili,<br />
come caserme militari per consentire<br />
un adeguato e corretto utilizzo<br />
dell’impiantistica a supporto<br />
dell’emungimento.<br />
Una cosa concreta per capire cosa<br />
ha significato per <strong>Caposele</strong> regalare<br />
acqua alla Puglia?<br />
Tutto l’abitato che insisteva sulle<br />
__<br />
Nella foto l’ingresso del mega cantiere della Pavoncelli bis<br />
sorgenti è stato sigillato e sgomberato.<br />
Pure la Chiesa della Sanità<br />
è stata presa, smontata e trasferita<br />
più a valle di trecento metri.<br />
Solo il campanile, per gli assurdi<br />
calcoli fatti all’epoca riguardo<br />
l’area da mettere “in sicurezza”, si<br />
è salvato. Per pochi metri. Così che<br />
adesso la Chiesa è in una parte e il<br />
campanile (detto proprio il campanile<br />
delle sorgenti) da un’altra,<br />
dove tutta l’economia di <strong>Caposele</strong><br />
si era sviluppata nel corso di millenni.<br />
Tessuto produttivo, manco<br />
a dirlo, che si è dissolto nel giro di<br />
qualche anno. Quella ferita non s’è<br />
rimarginata. La gente di <strong>Caposele</strong><br />
ancora adesso non può vivere,<br />
camminare, dove i nonni, non chissà<br />
quali lontani arcavoli, avevano<br />
giocato, lavorato, amato.<br />
Quella dell’acqua è la madre di tutte<br />
le battaglie che l’Irpinia non ha<br />
mai combattuto e che ha perso.<br />
Quella per l’acqua dovrebbe richiamare<br />
intere schiere di generazioni<br />
che non sono state messe in<br />
grado di avere le stesse opportunità,<br />
fino alla beffa più che doppia di<br />
regalare acqua e doverla pagare più<br />
di un pugliese. Già, perché i “ragionieri”<br />
che hanno scritto la legge<br />
che norma i prezzi al consumo<br />
hanno badato al pareggio di bilancio<br />
non al territorio. In pratica l’acqua<br />
si paga in concorrenza della<br />
spesa di tenuta e gestione degli impianti.<br />
In Puglia, dove arriva gratis,<br />
pianeggiante, basta un tubo.<br />
L’Irpinia, dai cui monti nasce l’acqua<br />
che disseta decine di milioni<br />
di persone, ha bisogno di impianti<br />
di sollevamento, canalizzazioni,<br />
infrastrutture complessissime, con<br />
costi elevatissimi. Ecco servita la<br />
beffa nelle bollette delle famiglie<br />
irpine.<br />
E qui torna la miopia della politica<br />
e della classe dirigente che in<br />
questi cinquant’anni ha governato,<br />
non solo il Mezzogiorno: De<br />
Mita, Mancino, Gargani, Bianco,<br />
De Vito si sono rivelati dei nani riguardo<br />
la gestione delle enormi risorse<br />
idriche dell’Irpinia. Avevano<br />
in mano le leve per cambiare il<br />
corso delle cose e non hanno mosso<br />
un dito. Semplicemente perché<br />
non hanno compreso il problema,<br />
non ci sono arrivati.<br />
Ora? L’inganno continua. A più alti<br />
livelli. Adesso l’acqua è puro affare.<br />
Basta guardare alla Pavoncelli<br />
bis, il cantiere più grande<br />
d’Europa, secondo solo alla Tav<br />
come priorità in Italia, e alle sue<br />
vere motivazioni. Dopo il terremoto<br />
dell’80 da qualche tecnico<br />
venne l’allarme. La galleria Pavoncelli,<br />
il budello che fisicamente<br />
prende l’acqua della sorgente<br />
Sanità (autorizzati fino a 4000 litri<br />
al secondo) e la trasferisce in Puglia,<br />
aveva subito dei danni. Danni<br />
ritenuti “irreparabili” 41 anni fa.<br />
I miliardi piovuti per fare un’altra<br />
galleria, la Pavoncelli bis, appunto,<br />
capace di drenare fino a tre volte<br />
gli attuali quantitativi di acqua,<br />
non rispondono a un’emergenza,<br />
agli asseriti danni del terremoto,<br />
visto che dopo 41 anni tutto funziona,<br />
ma a una necessità industriale:<br />
prendere 85 milioni di euro<br />
di materia prima gratis all’anno<br />
e trasformarli in 240 milioni all’anno.<br />
Ovviamente parliamo di<br />
materia prima, che poi sul mercato<br />
(venduta a famiglie e aziende)<br />
raddoppia il proprio valore.<br />
E <strong>Caposele</strong>? Dopo 117 anni è riuscita<br />
ad avere nella piazza del paese<br />
un fontanino pubblico, che allaccia<br />
direttamente le acque della<br />
sorgente della Sanità. Dopo 117<br />
anni la gente è riuscita a bere l’acqua<br />
dei propri bisnonni.<br />
Tutto qui.<br />
La Pavoncelli bis, mega cantiere<br />
adesso fermo in attesa di un accordo<br />
di programma tra Regione<br />
Campania, Regione Puglia e Ministero<br />
delle Infrastrutture, praticamente<br />
è finita. Pronta a fare quello<br />
per cui è nata: ingoiare quanta<br />
più acqua possibile. Così che a <strong>Caposele</strong>,<br />
tra cinquant’anni, i bambini<br />
non sapranno neanche che tra le<br />
loro montagne nasceva un fiume<br />
e c’erano cascate immense d’acqua<br />
fresca e purissima.
<strong>Caposele</strong>.qxp_Layout 2 13/07/21 10:58 Pagina 3<br />
martedì 13 luglio 2021<br />
Roma - Il Giornale di Napoli<br />
www.ilroma.net<br />
15<br />
CRONACA<br />
ARCHIVIO INTERATTIVO<br />
Inquadra il codice e scopri<br />
le puntate precedenti<br />
Arriva sul sito<br />
in automatico<br />
(effe). Nei <strong>paesi</strong> dell’osso è uno sguardo non indiscreto<br />
nelle realtà più piccole della nostra regione. Dell’osso<br />
perché qui e soltanto qui è palpabile, concreta, la differenza<br />
di velocità del Paese inteso come senso dello Stato,<br />
che dovrebbe essere padre di tutti, tutelandone, in<br />
modo uguale, ogni diritto. Nei volti di chi resiste, di chi<br />
prende su di sè il peso di strade che non ci sono, servizi<br />
che mancano, lavoro che non si trova, c’è la vita nell’Italia<br />
che si svuota, che non ha voce, che ha smesso di<br />
protestare e che non ha nemmeno più armi per blandire.<br />
Persino la politica, quella che raccatta voti e consensi<br />
a ogni turno elettorale, qui non si fa vedere. Ma ci sono<br />
i sindaci e la narrazione dei loro sogni cui dare voce.<br />
Il primo cittadino Lorenzo Melillo in campo da tre anni a difesa della comunità e quella idea vincente...<br />
«Quando Assisi mi ha chiamato»<br />
«Grazie a una nostra intuizione nella legge sono spuntati i ristori per il turismo religioso»<br />
DI PIERLUIGI MELILLO<br />
__<br />
Il sindaco Lorenzo Melillo intervistato da 696 Tv. In basso l’ingresso del santuario<br />
dedicato a San Gerardo<br />
Sarà perché lui è un “figlio d'arte”, ma<br />
Lorenzo Melillo, 45enne sindaco di<br />
<strong>Caposele</strong>, erede del compianto primo<br />
cittadino Giuseppe, scomparso mentre svolgeva<br />
il suo secondo mandato nel 2006, ci<br />
mette tanta determinazione nella battaglia a<br />
difesa della comunità. "Siamo il paese dell'acqua,<br />
ma per troppi anni siamo stati non<br />
solo depredati di questa nostra risorsa ma<br />
anche penalizzati in termini di costi del servizio",<br />
denuncia il sindaco.<br />
Una situazione davvero paradossale, ma<br />
lei com'è riuscito a imprimere una svolta<br />
decisiva nel rapporto con l'Acquedotto<br />
Pugliese?<br />
«In tre anni, da quando sono stato eletto, è<br />
cambiato molto. Avevo trovato dei rapporti<br />
disastrosi con Acquedotto Pugliese. <strong>Caposele</strong><br />
pagava 54 centesimi a metro cubo<br />
l'acqua. Dopo un anno, grazie alla collaborazione<br />
con la Regione, siamo scesi a 0,24.<br />
Abbiamo reso pubbliche aree che erano negate<br />
ai cittadini. Ed abbiamo recuperato un<br />
rapporto di rispetto. Sono risultati storici se<br />
pensiamo a cosa accadeva in passato».<br />
Ma ora cosa deve cambiare?<br />
«Guardi, non ho mai accettato l'idea che l'Irpinia<br />
- che è il territorio con la maggiore produzione<br />
di acqua d'Italia - debba poi vivere<br />
la crisi idrica, al di là degli errori di Alto Calore.<br />
Un accordo tra Campania e Puglia è<br />
inevitabile, va prevista una somma per i ristori<br />
ambientali e per le mancate opportunità<br />
per i <strong>paesi</strong> di sorgente che vivono una situazione<br />
difficile per via del dissestro idrogeologico».<br />
In che senso?<br />
«Questa comunità si è presa solo gli effetti<br />
negativi dell'utilizzo delle sorgenti senza nessun<br />
vantaggio. Gli va riconosciuto qualcosa<br />
non perché come dice qualcuno che <strong>Caposele</strong><br />
è padrone dell'acqua, non è così. Con<br />
queste frasi si tenta di tappare la bocca a una<br />
comunità dicendo qualcosa di banale, sostenendo<br />
che l'acqua mica è vostra? Ma sappiamo<br />
bene che l'acqua è un bene comune.<br />
Però, nel momento in cui rinunciamo a questa<br />
risorsa bisogna riconoscere almeno<br />
un'opportunità alla comunità».<br />
Intanto cosa significa amministrare un<br />
comune delle zone interne, quali difficoltà<br />
incontra ogni giorno?<br />
«Mi dispiace sempre quando sento parlare di<br />
<strong>paesi</strong> dell'osso, ma questa purtroppo è la realtà.<br />
Amministrare un paese è fatica e farlo<br />
qui è più difficile di altre zone. E lo si fa solo<br />
per passione, altrimenti nessuno si prenderebbe<br />
tutte queste responsabilità».<br />
Oggi un comune come <strong>Caposele</strong> di cosa<br />
avrebbe bisogno per fermare lo spopolamento?<br />
«Noi da soli non possiamo fermare lo spopolamento.<br />
Dobbiamo ragionare diversamente,<br />
guardare al territorio: <strong>Caposele</strong> è la<br />
cerniera tra l'Alta Irpinia e la Fondovalle Sele,<br />
parliamo di due province. Bisogna alzare<br />
lo sguardo e programmare lo sviluppo andando<br />
oltre i confini. E questa è la scommessa<br />
del progetto pilota, con cui si punta a<br />
tirare fuori dalla desolazione intere comunità.<br />
L'unica possibilità è puntare alle infrastrutture<br />
che siano a vantaggio di tutto il territorio».<br />
Ma oggi quali sono le carenze e i ritardi<br />
che questo territorio continua a scontare?<br />
«Un imprenditore irpino rispetto a colleghi<br />
di altre zone d’Italia parte con un handicap<br />
incredibile. E' chiaro che poi la scommessa<br />
diventa difficile per questa terra se non c'è<br />
trasporto su ferrovia, non c'è digitalizzazione,<br />
non ci sono state di collegamento e i servizi<br />
sono inesistenti. Come possiamo essere<br />
competitivi rispetto ad altre aree d'Italia?»<br />
Il santuario di San Gerardo è una risorsa<br />
per il vostro territorio ma il turismo<br />
religioso come è stato penalizzato dall'emergenza<br />
covid?<br />
«Non dobbiamo piangerci addosso. Guardiamo<br />
al futuro con fiducia, dobbiamo ripartire.<br />
Ma il turismo religioso è stato il settore<br />
più penalizzato dalla pandemia, che di<br />
fatto ha bloccato ogni tipo di movimento per<br />
i cittadini. Materdomini non può reggere solo<br />
con i caposelesi. Fortunatamente insieme<br />
a Mercogliano per Montevergine e poi ad<br />
altri centri che vivono di turismo religioso<br />
come San Giovanni Rotondo e Assisi siamo<br />
riusciti a far inserire le aziende che lavorano<br />
nel settore del turismo religioso nel<br />
decreto del governo che prevede i finanziamenti<br />
a sostegno delle imprese penalizzate<br />
dal covid».<br />
Sul progetto pilota dell'Alta Irpinia qual<br />
è la sua idea al di là delle polemiche sul<br />
ruolo di De Mita, è una vera occasione di<br />
sviluppo?<br />
«Per quanto mi riguarda non ho mai pensato<br />
a un attacco alla presidenza De Mita. Ma<br />
l'assemblea dei sindaci avrebbe dovuto costituire<br />
da 6 anni l'area pilota approvando la<br />
delibera <strong>nei</strong> vari consigli comunali. Non è<br />
corretto, allora, parlare di attacco a De Mita.<br />
Noi sindaci non vogliamo deludere i cittadini.<br />
E’ questo il vero obiettivo. Cerchiamo<br />
di recuperare i ritardi e vogliamo creare<br />
il soggetto capace di rispondere alle esigenze<br />
del nostro territorio. Noi dobbiamo fare<br />
la nostra parte, poi vediamo se arriveranno<br />
i fondi».<br />
Come guarda al futuro?<br />
«Sono ottimista per natura. In questi tre anni<br />
abbiamo raggiunto obiettivi importanti.<br />
Continueremo a lavorare senza fare promesse<br />
ai cittadini. Possiamo garantire solo<br />
una cosa: massimo impegno per creare le<br />
condizioni affinché questo territorio possa<br />
davvero riscattarsi».
<strong>Caposele</strong>.qxp_Layout 2 13/07/21 10:58 Pagina 4<br />
<strong>Caposele</strong>
<strong>Caposele</strong>.qxp_Layout 2 13/07/21 10:58 Pagina 5<br />
<strong>Caposele</strong>