TuttoBallo20 Settembre EnjoyArt 2021
Bentrovati cari amici e lettori di Tuttoballo20. Dopo la pausa estiva rieccoci qua (anche se l’estate non è completamente finita!) e speriamo che il nostro numero passato vi abbia fatto compagnia sulla spiaggia, sdraiati a bordo piscina, in montagna o, comunque, in qualsiasi luogo abbiate scelto di vivere giorni di relax. Tuttoballo20 torna molto più “energica” e con tanti articoli interessanti, che vanno dai viaggi, alle riflessioni artistiche, alla cucina, all’oroscopo. In questo numero troverete articoli su: Orietta Berti, Blackpool, Fellini, Gruppo Storico Romano, Noa, PFM, la mostra di Bruce Nauman, Edwin De La Torre, Benessere, Make-Up, libri e… Scarica ora la rivista, sfoglia e scopri gli altri articoli. Molti sono gli amici che ci seguono, che ci apprezzano e che stanno dando un contributo, in qualsiasi modo alla vita della Rivista, con le proprie esperienze, con i propri articoli, ed in questo numero vi presenteremo tanti nuovi artisti, pronti a condividere con voi tutti la propria Arte. Certo…tornare dalle vacanze è dura, ma ricorda che la nostra Rivista ti supporta in ogni momento… Tuttoballo: la Rivista che ti informa e ti tiene in forma! Buona lettura
Bentrovati cari amici e lettori di Tuttoballo20. Dopo la pausa estiva rieccoci qua (anche se l’estate non è completamente finita!) e speriamo che il nostro numero passato vi abbia fatto compagnia sulla spiaggia, sdraiati a bordo piscina, in montagna o, comunque, in qualsiasi luogo abbiate scelto di vivere giorni di relax.
Tuttoballo20 torna molto più “energica” e con tanti articoli interessanti, che vanno dai viaggi, alle riflessioni artistiche, alla cucina, all’oroscopo. In questo numero troverete articoli su: Orietta Berti, Blackpool, Fellini, Gruppo Storico Romano, Noa, PFM, la mostra di Bruce Nauman, Edwin De La Torre, Benessere, Make-Up, libri e… Scarica ora la rivista, sfoglia e scopri gli altri articoli.
Molti sono gli amici che ci seguono, che ci apprezzano e che stanno dando un contributo, in qualsiasi modo alla vita della Rivista, con le proprie esperienze, con i propri articoli, ed in questo numero vi presenteremo tanti nuovi artisti, pronti a condividere con voi tutti la propria Arte.
Certo…tornare dalle vacanze è dura, ma ricorda che la nostra Rivista ti supporta in ogni momento… Tuttoballo: la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!
Buona lettura
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<strong>TuttoBallo20</strong> - September <strong>2021</strong><br />
Copertina: "Ginger e Fred" 1986 . Giulietta Masina, Marcello Mastroianni<br />
ph © REPORTERS ASSOCIATI & ARCHIVI s.r.l. S.U.<br />
Storia di Contro copertina: Gruppo Storico Romano - ph © Cosimo Mirco Magliocca<br />
<strong>TuttoBallo20</strong> - September <strong>2021</strong>.<br />
Editore "Stefano Francia" <strong>EnjoyArt</strong><br />
Direttore - Fabrizio Silvestri<br />
Vice direttore - Eugenia Galimi<br />
Segretaria di redazione - Pina delle Site<br />
Redazione - Marina Fabriani Querzè<br />
hanno collaborato: Maria Luisa Bossone, Antonio<br />
Desiderio Artist Management, Francesco Fileccia, Giovanni<br />
Fenu, Mauri Menga, Sandro Mallamaci, Walter Garibaldi,<br />
Giovanni Battista Gangemi Guerrera, Lara Gatto, Patrizia<br />
Mior, Danilo Pentivolpe, Assia Karaguiozova, Federico<br />
Vassile, Elza De Paola, Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca<br />
Meucci.<br />
Foto: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca<br />
Photographe Paris, Danilo Piccini, Luca Valletta, Raul Duran.<br />
Foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine<br />
social dei protagonisti.<br />
Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto<br />
d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai<br />
sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941.<br />
É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.<br />
É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal<br />
direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.<br />
Testata giornastica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia <strong>EnjoyArt</strong><br />
per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com<br />
Carissimi amici, dopo una lunga pausa estiva....<br />
Bentrovati... Dopo la pausa estiva rieccoci qua<br />
(anche se l’estate non è completamente finita!) e<br />
speriamo che il nostro numero passato vi abbia<br />
fatto compagnia sulla spiaggia, sdraiati a bordo<br />
piscina, in montagna o, comunque, in qualsiasi<br />
luogo abbiate scelto di vivere giorni di relax.<br />
In questo numero abbiamo deciso di dedicare la<br />
copertina e contro copertina a due importanti<br />
iniziative. A Rimini apre finalmente il Museo<br />
dedicato al maestro Federico Fellini. La storia<br />
di copertina è dedicata a lui con una foto<br />
gentilmente concessa da REPORTERS ASSOCIATI<br />
& ARCHIVI nella quale ci sono due mostri sacri<br />
del cinema italiano Masini Mastroianni. Mentre<br />
la storia di contro copertina è stata dedicata al<br />
Gruppo Storico Romano una presentazioni fatta<br />
dalle foto del nostro amico fotografo Cosimo<br />
Mirco Magliocca. Tuttoballo20 torna molto più<br />
“energica” e con tanti altri articoli interessanti,<br />
che vanno dai viaggi, alle riflessioni artistiche,<br />
alla cucina e poi … scaricate la rivista, sfogliate e<br />
scoprite!<br />
© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "
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STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS<br />
"Rhythm " & "Relaxing"<br />
di Julie Collins.<br />
S U T U T T I I D I G I T A L S T O R E<br />
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E D I T O R I A L E<br />
Cari lettori,<br />
settembre è il mese del ritorno alla routine, alla normalità, alla vita di tutti i<br />
giorni…<br />
Durante la pausa estiva sono successe tante cose, ognuno ha vissuto delle<br />
esperienze e qualcuno ha voluto raccontarle a noi. L’estate si sa, ha il sapore<br />
della gioia e della festa, e questa estate per noi è stata molto particolare in<br />
quanto è stata spettatrice della perdita di alcuni nomi importanti<br />
appartenenti al mondo dello spettacolo, dell’Arte: si è iniziato con Carla<br />
Fracci, poi Raffaella Carrà, artiste che abbiamo omaggiato e, purtroppo, pochi<br />
giorni fa abbiamo dato l’addio a Nicoletta Orsomando…<br />
Ma l’Arte di oggi è cambiata rispetto a quella di ieri? Cosa ci hanno lasciato in<br />
eredità i grandi artisti che sono andati via? E, i nuovi artisti sono degni di<br />
tale eredità?<br />
Nei numeri della nostra Rivista, così come in questo, si evince che la voglia di<br />
esprimersi, di raccontarsi, da parte di artisti, giovani e/o meno giovani, è<br />
sempre forte, radicata, magari presenta contorni e sfumature diverse da ciò<br />
che era l’Arte di una volta…ma è comunque Arte allo stato puro.<br />
Ne è la testimonianza la gioia dei ballerini che partecipano al Blackpool<br />
Festival, o l’emozione di un giovane fotografo che conosce se stesso attraverso<br />
i propri scatti, o di chi riscopre il piacere di ammirare il mondo, la natura,<br />
che è Arte, attraverso i propri viaggi o un semplice tragitto in bicicletta, e le<br />
tante manifestazioni d’Arte svoltesi o che si stanno ancora svolgendo … e<br />
tanto tanto ancora.<br />
Tutto è Arte e, sicuramente, chi “sente” davvero di essere Artista, è degno<br />
dell’eredità lasciata.<br />
Ci auguriamo inoltre che, in un momento particolare con cui dobbiamo fare i<br />
conti, grazie all’aumento del numero dei vaccinati, si torni alla normalità di<br />
teatri, concerti e serate conviviali di cui questa estate abbiamo iniziato ad<br />
assaporare il ritorno.<br />
Bentrovati a Voi tutti e buona lettura!
A T T U A L I T Á<br />
Durante i mesi trascorsi in lockdown o in vacanza per i più fortunati, senza la possibilità di allenarci in palestra, ognuno di noi<br />
ha fatto un po’ quello che poteva a casa. C’è chi ha allestito una piccola palestra con pesi e attrezzi minimal in camera da letto.<br />
Chi, nel tentativo di non perdere del tutto fiato e gambe, ha macinato qualche chilometro correndo attorno al tavolo della sala,<br />
in uno slalom scomposto tra sedie e mobili oppure sotto casa. Piegamenti, allungamenti, plank, stretching nel salotto di casa<br />
sono sicuramente stati utili per tenerci in forma, ma a lungo andare tutto ci è venuto a noia e abbiamo rallentato, sostituendo<br />
gli esercizi casalinghi con maratone su Netflix. Certo, non per tutti è stato così, i più dinamici non si sono mai lasciati<br />
sopraffare dallo sconforto e ora che le palestre hanno riaperto si sono immediatamente fiondati a rinnovare l’abbonamento.<br />
Gli altri, quelli un po’ meno motivati, l’abbonamento lo hanno rinnovato, ma con un pizzico di entusiasmo in meno.<br />
Insomma, tornare a fare attività fisica dopo tanto tempo a volte può risultare “faticoso”, sia fisicamente che mentalmente.<br />
Spesso, entrare nel mood mentale giusto è proprio la parte più difficile. È proprio così e un pizzico di pigrizia è più che<br />
fisiologica. Ma due sono i punti forza su cui dobbiamo soffermare la nostra mente: il primo, ricordare da dove siamo partiti,<br />
quel desiderio forte che avevamo quando abbiamo iniziato a fare attività sportiva quel desiderio che passa dallo stare bene, al<br />
ritrovare la forma fisica, al vivere un momento conviviale. Il secondo, essere consapevoli che l'esercizio fisico, costante a<br />
intensità moderata e col giusto metodo ci permette anche di allenare il sistema immunitario, sistema il cui valore è stato<br />
messo in luce ancora più negli ultimi mesi. L'esercizio fisico inoltre riduce l'ansia e il rischio di depressione. E poi, solo il<br />
primo passo sarà quello più impegnativo, poiché già dopo i primi venti minuti di esercizio della prima sessione saremo invasi<br />
da una cascata ormonale che ci riaccenderà il piacere di fare sport. Nel momento in cui decidiamo di riprendere ad allenarci<br />
dopo un lungo periodo di inattività dovremmo sottoporci a una visita d'idoneità sportiva, non per burocrazia nei confronti<br />
della palestra quanto per noi stessi. A seconda dello stato di forma riscontrato potrà essere il medico dello sport durante questa<br />
visita a personalizzare il nostro carico. Ripartire dall'attività di tipo aerobico a bassa intensità alternandola a sessioni per la<br />
forza muscolare.<br />
Esercizi aerobici per favorire la vascolarizzazione e rimettere in moto in maniera corretta il miocardio, il muscolo del cuore.<br />
Poi esercizi per il tono in particolare degli arti inferiori, del cuore e dei muscoli paravertebrali. Dovremmo invece evitare tutti<br />
quegli allenamenti che prevedono un eccessivo carico per le articolazioni, come ad esempio l'articolazione del ginocchio.<br />
Bisogna ripartire a ricostruire le fondamenta del nostro benessere ricordando che l'incremento dello stato di forma passa<br />
anche dal giusto recupero tra le sessioni. E se parliamo di recupero dobbiamo anche ricordare che ciò che attiva gli stimoli<br />
allenanti è la corretta nutrizione.<br />
Vietato sottovalutare l'alimentazione e non rispettare i recuperi. Il recupero è allenante! Evitare di fare troppo e recuperare<br />
troppo poco. Un allenamento eccessivo, che non rispetta i tempi dettati dal nostro corpo, potrebbe causare inaspettati<br />
infortuni oltre a un fastidioso burnout.<br />
Photo Danilo Piccini
A T T U A L I T Á<br />
di Sandro Mallamaci<br />
Si tratta di regolare la convivenza civile dei soggetti di una comunità<br />
Il fine che dovrebbe guidare la determinazione delle regole è quello di garantire i diritti fondamentali dei singoli mantenendo coesa la<br />
comunità senza creare contrasti e senza la necessità di imporle con metodi coercitivi, secondo il principio “democratico” secondo il<br />
quale le ragioni della maggioranza prevalgono sempre su quelle del singolo individuo.<br />
Comunque la si veda le finalità da condividere devono prima di tutto essere comprese e quindi razionalmente accettate da<br />
tutti. Sta a chi è delegato a prendere decisioni per il bene collettivo riuscire a comunicare in maniera chiara e innanzitutto<br />
coerente.<br />
Questa pandemia ha messo in evidenza i limiti di tanti che occupando posti di grande responsabilità non sono risultati né buoni<br />
comunicatori né buoni decisori. Si è affrontato il problema in maniera improvvisata sin dai primi momenti e neanche in questi giorni,<br />
dopo un anno e mezzo, dimostrano di avere idee chiare e coerenti. Sembra sempre che tutto venga deciso sull’onda di un sentimento<br />
diffuso di paura, che è esattamente il contrario di quello che sarebbe normale aspettarsi da una classe dirigente responsabile che<br />
dovrebbe avere come obiettivo la garanzia della sopravvivenza, non tanto del singolo individuo (in termini di salute), quanto della intera<br />
comunità intesa come gruppo capace di convivere in armonia senza contrapposizioni o tensioni tra categorie diverse.<br />
E allora sempre attenti a quello che accade giorno per giorno, nella speranza che questo incubo svanisca il più presto possibile. Nel<br />
frattempo cerchiamo di capire, ci informiamo, facciamo circolare idee, ci confrontiamo, perché una volta emanato un decreto,<br />
promulgata una norma, non si può fare altro che rispettarle, pena sanzioni a carico dei cittadini, proprio loro sovversivi, unici colpevoli di<br />
creare i problemi, che in realtà sono frutto di un modo di governare non proprio illuminato.<br />
Il primo settembre sarà un altro momento di transizione da un modo di vivere ad un ennesimo altro. Nuove regole da<br />
rispettare, sempre più incomprensibili e per nulla coerenti.<br />
Il famigerato lasciapassare, istituito in accordo tra gli stati, peraltro con applicazioni differenti anche all’interno della stessa unione<br />
europea, che già sta avendo i suoi effetti negativi in termini di pacifica convivenza, sarà essenziale per poter fare molte cose di vita<br />
quotidiana. Ma a leggere il decreto vien quasi voglia di non dare troppo credito a chi queste decisioni ha ritenuto di adottarle. Basti<br />
confrontare gli ambiti in cui è stato ritenuto obbligatorio questo green pass e quelli in cui invece non è necessario.<br />
È lecito chiedersi il perché dell’obbligo di una certificazione verde, ad esempio, per poter svolgere attività sportiva al chiuso,<br />
in luoghi controllati con accessi filtrati, ed invece non serve per poter prendere un mezzo di trasporto pubblico locale, in cui<br />
non è possibile garantire alcuna misura di sicurezza in termini di igiene e distanziamento.<br />
Chi è dotato di un minimo di capacità critica e di raziocinio fa molta difficoltà a capire la logica che sta dietro a questo modo di<br />
procedere che, invece di ottenere l’obiettivo di fare accettate e condividere queste decisioni ai cittadini, ingenera sospetti e dubbi sulla<br />
bontà e sulla possibilità di superare questo difficile momento. Trattamento diverso tra individuo ed individuo, chi ha meno di 12 anni, chi<br />
è affetto da patologie, tra attività e luoghi, ristoranti e bar, teatri e cinema, impianti sportivi, scuole e università, mezzi di trasporto locali,<br />
regionali a lunga percorrenza, metropolitane e aerei, nazionali ed internazionali.<br />
Un esercizio di incoerenza ed illogicità che offende l’intelligenza, se è vero che vogliono farci credere che tutto questo sia<br />
necessario per sconfiggere definitivamente questo famigerato virus.<br />
Ognuno per la sua parte farà il proprio dovere di buon cittadino cercando di rispettare comunque queste regole, ricattati come siamo<br />
dalla minaccia di una nuova chiusura generale delle attività con conseguente limitazione della libertà degli individui.<br />
Il vaccino, presentato come l’unico modo per continuare a vivere “liberi”, come già si sapeva, non può essere considerato la soluzione<br />
definitiva, tenuto conto dell’incertezza sui suoi reali effetti, nonostante ciò sembra l’unica strada razionalmente perseguibile con un<br />
minimo di principio di logicità al fine di raggiungere l’agognata immunità di gregge. Finite le vacanze si torna alla vita di routine, ognuno<br />
alle prese con il proprio lavoro, con i propri interessi, doveri e piaceri. In ufficio e in fabbrica comunque, con o senza green pass<br />
(l’importante è produrre), ma se vuoi mangiare una pizza o andare in palestra, ballare o fare qualunque sport al chiuso, lo puoi fare solo<br />
garantendo la salute degli altri. Il virus può continuare a circolare sui mezzi di trasporto, ma guai a farlo entrare in palestra o al<br />
ristorante. Dilemma vivere da artisti come spiriti liberi o da sportivi rispettosi acritici delle regole del gioco?
ADDIO NICOLETTA ORSOMANDO<br />
A T T U A L I T Á<br />
LA SIGNORA DELLA TV<br />
di Walter Garibaldi<br />
Ph Danilo Piccini
A T T U A L I T Á<br />
“La prima volta che ho visto Nicoletta è stata una grande emozione. Quando mi misero a cachet nel 1970 e<br />
successivamente nel 1974 entrando fissa in Rai, esaudirono il mio sogno di lavorare con la “televisione”, tanto<br />
Nicoletta era immensa. Non sapevo se poterle dare del tu ma lei sempre cordiale, sempre garbata, immediatamente<br />
riuscì a tranquillizzarmi. L’ultimo ricordo di condivisione è legato ad una sua recente vacanza qui a Tarvisio,<br />
vennero a trovarmi lei e Rosanna Vaudetti e le portai in Austria, in Slovenia, sul Monte Lussari, uscivamo in<br />
perlustrazione di questi posti fantastici con l’entusiasmo ritrovato di un terzetto di amiche care. Ora in qualche modo<br />
la terrò sempre dentro al mio cuore cercando di sostituire il dolore che provo grazie al ricordo vivo della sua<br />
spensieratezza e contagiosa allegria. Nicoletta “La Signora Televisione”.<br />
Questo il ricordo di Maria Giovanna Elmi, collega ed amica di Nicoletta Orsomando.<br />
Il pensiero della Elmi rappresenta milioni di utenti che non per fattore nostalgico, rivorrebbero ciò che la<br />
televisione è stata fin dagli esordi ma che non è più. Il decadimento attuale al quale ormai ci siamo abituati e che<br />
non desta scalpore alcuno, è frutto certamente di un disegno più ampio, però nel lontano ottobre del 1953 il sorriso<br />
della Orsomando debuttò, accogliendo gli italiani in un palinsesto ampio e nobile (concerti, opere liriche, commedie<br />
teatrali, documentari) con evidenti intenti istruttivi e senza alcuna pedanteria.<br />
Dizione cristallina, articolazione impeccabile, tonalità magnifica forgiata dalle tavole del palcoscenico (iniziò come<br />
attrice prettamente teatrale) Nicoletta Orsomando era un brand, al quale devotamente le colleghe che seguirono,<br />
dovettero giocoforza relazionarsi e con comuni intenti. Mai uno screzio, mai una polemica, ognuna di loro riuscì a<br />
ritagliarsi la sua dose di affetto da parte di un pubblico che a ragione le venerava e seguiva con tenera costanza.<br />
Nicoletta Orsomando, colei che tutto iniziò, si spegne il 21 agosto di quest’anno “disgraziato” per le arti ma è<br />
curioso notare che sempre in questo <strong>2021</strong>, più di 40 milioni di televisori finiranno al macero. Dal 1° gennaio 2023<br />
in vista del passaggio del digitale terrestre ai nuovi standard, la maggior parte dei televisori non saranno più<br />
utilizzabili. Cara Nicoletta, purtroppo, la televisione di un tempo non c’è più ma grazie infinite per averla<br />
presentata, guardandoci con stupore e benevolenza, certamente intuivi dove saremmo arrivati ed è molto meglio che<br />
tu non veda dove andremo.
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Da metà agosto il più famoso festival di danza sportiva è<br />
tornato a vivere. Al Winter Garden di Blackpool, struttura<br />
storica del festival, la pista è tornata ad animarsi con molte<br />
coppie provenienti da tutto il mondo.<br />
I Ballerini Marco Barbera e Federica D’Orazio (nella<br />
foto), Top 18 nella Rinig Star Amatori Ballroom, sono<br />
stati gli occhi della nostra rivista. Marco e federica<br />
reporter speciali hanno raccontato l’atmosfera vissuta.<br />
“Tutto sembra tornare alla normalità! In Inghilterra non<br />
abbiamo avuto l’obbligo di indossare la mascherina anche<br />
nei luoghi chiusi, anche se molti ballerini la utilizzano per<br />
spostarsi nei luoghi affollati... soprattutto i ragazzi che<br />
provengono da paesi intercontinentali sentono l’obbligo di<br />
indossarla per precauzione! Tutto è molto bello,<br />
emozionante, l’atmosfera all’interno del Winter Garden è<br />
magica, non si perde nemmeno la più piccola occasione per<br />
applaudire e fare il tifo. Anche se il teatro è più vuoto<br />
rispetto agli altri anni, Blackpool regala sempre a noi<br />
ballerini un’unica consapevolezza: il ballo è la nostra vita!<br />
Crediamo fortemente che questa edizione sia una delle più<br />
belle di sempre, dopo il periodo brutto affrontato e al di là<br />
dei risultati quest’anno torniamo a casa super felici di aver<br />
preso parte ad un ritorno alla vita quotidiana!<br />
Ogni giorno che passa qui a Blackpool è pieno di grandi<br />
emozioni e speriamo di continuarle a vivere per sempre!!!<br />
Viva il ballo e viva la vita<br />
NUMERO ISCRITTI:<br />
Amatori Latini<br />
116 coppie<br />
Amatori Standard<br />
73 coppie<br />
Rising Star Amatori Latini<br />
113 coppie<br />
Rising Star Amatori Standard<br />
70 coppie<br />
Professionisti Latini<br />
70 coppie<br />
Professionisti Standard<br />
49 coppie<br />
Federica D’Orazio & Marco Barbera
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Estate <strong>2021</strong><br />
GLOSSA GRÈCA TIS KALAVRÌA<br />
GRIKO: UNA LINGUA DI PADRE IN FIGLIA”<br />
DI<br />
GIOVANNI BATTISTA GANGEMI<br />
Metti una sera d’estate, un antico Borgo, il percorrere in macchina<br />
una strada consumata dal tempo, e vedere da lontano un Paesino,<br />
disperso tra le montagne dell’Aspromonte e appena arrivi ti sembra<br />
di tornare indietro nel tempo. Un paesaggio incantato, tra case<br />
costruite di pietra, anziani seduti sull’uscio della propria abitazione,<br />
la bottega “ A Putìa” del Vino e ad rappresentare il tutto una<br />
locomotiva a carbone, ferma, quasi a voler rappresentare un tempo<br />
andato e un tempo che ti porta a tante memorie. Invaghito dal<br />
paesaggio, ti incammini per tutto il Borgo di Bova. Percorri quelle<br />
piccole strade , quasi tutte in salita, e le persone del luogo che ti<br />
salutano con “Kalispera”, l'augurio che si scambiano i greci per<br />
augurarsi una "buona sera".<br />
È qui che l’arte incontra la cultura, la storia e la memoria di un<br />
popolo. Il Grecanico, le sue leggende e la storia portate in scena.<br />
Il Grecanico è un dialetto della lingua greca moderna parlato in<br />
provincia di Reggio, in Calabria. È formalmente una lingua<br />
minoritaria appartenente alla minoranza linguistica greca d'Italia.<br />
Tale lingua era parlata in tutta la Calabria meridionale fino al XV-<br />
XVI secolo, quando fu progressivamente sostituita dal dialetto<br />
romanzo, influenzato comunque dal Grecanico nella grammatica e<br />
in molti vocaboli (nel XVIII secolo il dialetto calabrese aveva ancora<br />
moltissimi grecismi).<br />
Durante il periodo fascista le minoranze linguistiche, tra queste anche la comunità linguistica del<br />
Greco di Calabria, venivano osteggiate. È sintomatico di un clima così sfavorevole l'usanza,<br />
invalsa negli anni trenta, di apostrofare una persona con l'espressione proverbiale «mi sembri<br />
un greco», utilizzata con intenti offensivi. L'uso di altre lingue che non fossero l'italiano, dunque<br />
considerate dialetti, era considerato dagli stessi parlanti come simbolo di arretratezza e i<br />
maestri punivano quegli alunni che venivano sorpresi a parlare in classe un dialetto anziché<br />
l'Italiano.<br />
Scende la sera e mi affretto per raggiungere il luogo dove si svolgerà lo spettacolo “Na<br />
Apòchuome” realizzato in collaborazione dalla Scuola di Recitazione della Calabria e i suoi<br />
allievi: Vincenzo Pillari, Alessia Traviglia, Naomi Barbagallo, Giuseppe Pellicanò, Sergio<br />
Nicolaci, Silvia Pisanti e dall’Associazione Jalò tu vua.<br />
E’ uno spettacolo che nasce all’interno di un progetto specifico “Griko: una lingua di padre in<br />
figlia” e che, tra i diversi obiettivi, ha quello di far rivivere la storia ed i luoghi del cuore dell’area<br />
Grecanica della provincia di Reggio Calabria, ed in particolare di Roghudi e della Rocca del<br />
Drako.<br />
Lo spettacolo narra la favola del Drako o meglio la storia, perché ciò che è narrato fa parte della<br />
realtà di quei luoghi. Il Drako non è un drago ma un essere mitologico, un caprone o un uomo<br />
con un solo occhio. Tutto ci riporta alla tradizione più antica e facilmente troviamo delle<br />
similitudini e dei punti di incontro con il mondo greco della tragedia. La narrazione è composta<br />
da due parti: un prologo in cui gli attori sono stati chiamati ad indagare tematiche quali il<br />
sacrificio che ci porta ad incrociare la tragedia di Ifigenia, e il dissotterrare, che diventa uno<br />
scavare dentro di sé. Una seconda parte in cui si narra la vera storia del Drako e che ci trascina<br />
dentro l’Odissea, attraverso il Drako e il Pronipote che per lo spettacolo diventano Ulisse e<br />
Polifemo. E nello sviluppo della trama incrociamo le Narade o Anarade, che ci riportano<br />
l’immagine delle streghe del Macbeth.<br />
Parlando con La Regista Renata Falcone ci dice che è uno spettacolo che ci fa scoprire ancora<br />
una volta la ricchezza della memoria e l’universalità dei linguaggi. Le coreografie,<br />
magistralmente curate dal docente Giovanni Battista Gangemi, i suoni e i canti creati in<br />
collaborazione con la cantante e docente Chiara Tomaselli, hanno donato alla narrazione quella<br />
completezza del narrare che in una storia così non poteva essere affidata esclusivamente al<br />
racconto orale ed alla recitazione.<br />
Come è stato lavorare con dei giovani attori in formazione ?<br />
E’ stato un privilegio poter lavorare con una libertà d’azione e di ricerca massima e con la<br />
disponibilità di allievi attori pronti sempre a farsi delle domande ed a sperimentare.<br />
Rappresentare un testo Grecanico, una lingua che appartiene alla storia Calabra, ma che,<br />
ahimè, è sempre meno parlata . Ha portato delle difficoltà?<br />
Il testo tradotto dal Grecanico e narrato è stato da un lato la nostra più grande difficoltà e<br />
dall’altro la più grande ricchezza perché ci ha permesso di lavorare sull’immaginazione e la<br />
creazione. Inoltre il doversi adattare a luoghi non teatrali, ci ha permesso di lavorare e studiare<br />
lo spazio e trasformarci in esso e con esso.<br />
Concludo dicendo che “Na Apòchuome” è uno spettacolo che oltre a raccontare la storia di un<br />
popolo ci ha permesso di sognare e di rivivere le nostre radici.
A T T U A L I T Á<br />
POLE<br />
DANCE<br />
Conquista anche gli uomini.<br />
il successo della Pole Dance femminile, oggi è<br />
Dopo<br />
anche quella maschile per tutti gli uomini dai 20<br />
arrivata<br />
60 anni. Molti gli uomini annoiati dal body building che<br />
a<br />
nuovi stimoli; per quelli stufi di accompagnare le<br />
cercano<br />
e rimanere ad attenderle mentre si allenano, la<br />
fidanzate<br />
Dance è un’alternativa efficace e divertente.<br />
Pole<br />
Dance (letteralmente, “ballo del palo”) è un’attività<br />
Pole<br />
che prevede evoluzioni intorno a un palo e che<br />
fisica<br />
ultimi anni è diventata piuttosto popolare. Oggi<br />
negli<br />
disciplina, nata come esibizione ginnica dal<br />
questa<br />
sensuale, si è trasformata in un vero<br />
carattere<br />
fisico.<br />
allenamento<br />
qualche anno questa disciplina è adatta anche agli<br />
Da<br />
uomini…<br />
Pole Dance richiede coordinazione, resistenza, forza<br />
La<br />
e flessibilità. Gli esercizi e le posizioni che si<br />
muscolare<br />
intorno alla pertica richiamano molto le<br />
eseguono<br />
dei ginnasti o dei trapezisti del circo.<br />
performance<br />
pole Dance è un allenamento per veri duri, che<br />
La<br />
un riscaldamento stile marines e una serie di<br />
prevede<br />
al palo (sollevamenti e resistenza) che lasciano<br />
tecniche<br />
fiato. senza<br />
on the pole” è un ottimo metodo per rimanere o<br />
“Men<br />
in forma e per mettersi dopo la pausa estiva.<br />
tornare<br />
Enrico Bandiralli insegnante Pole Dance e discipline aree<br />
Moris Ciccone
A T T U A L I T Á<br />
CARLA<br />
MON<br />
FRACCI<br />
AMOUR<br />
Pino Strabioli, Kledi Kadiu e Silvia Frecchiami hanno reso omaggio alla leggenda mondiale della danza<br />
con la supervisione del Maestro Beppe Menegatti<br />
Carla Fracci, icona della danza e simbolo di grazia e leggerezza,<br />
ha ispirato migliaia di bambine che ne hanno fatto la propria musa.<br />
Tra queste anche Silvia Frecchiami che, dopo averla vista ballare<br />
in Giselle a soli sei anni, decide di inseguire il sogno della danza. E<br />
come Silvia ci sono migliaia di bambine e bambini che si sono<br />
ispirati alla purezza della sua arte e ne hanno fatto il faro su cui<br />
orientare la propria rotta. Era un’infaticabile lavoratrice della danza a<br />
cui, insieme al marito Beppe Menegatti, ha dedicato la vita.<br />
Potremmo invertire le parole di un famoso detto e affermare che<br />
dietro una grande donna spesso c’è un grande uomo, così è stato<br />
per Carla, che in Beppe ha trovato una preziosa colonna portante<br />
della sua arte.<br />
In occasione del DID Summer Edition MiMa - 26 agosto - Cervia<br />
ha ospitato lo spettacolo Carla Fracci Mon Amour a cura di Kledi<br />
Kadiu e Silvia Frecchiami. Un gran galà in cui i più famosi ballerini<br />
della scena del balletto attuale hanno presentato coreografie<br />
classiche, talvolta reinterpretate in chiave moderna alternate a<br />
coreografie inedite. Un omaggio alla famigerata étoile,<br />
recentemente scomparsa, e divenuta nota in tutto il mondo, per la<br />
varietà delle sue interpretazioni. Una serata a passo di danza per<br />
celebrare l’immortalità di Carla Fracci.<br />
In sottofondo l'accompagnamento della CM Orchestra Rhythms &<br />
Drums, con la direzione del Maestro Andrea Pollione, insieme<br />
sul palco con i fondatori CM Claudio Mazzucchelli, Fabio<br />
Chirico e Pietro Pizzi.<br />
Tra i ballerini che si sono esibiti: Virna Toppi e Nicola del Freo<br />
(Primi ballerini del Teatro alla Scala di Milano), Anbeta Toromani e<br />
Alessandro Macario (Primi ballerini freelance), Susanna Salvi e<br />
Claudio Cocino (Primi ballerini del Teatro dell’Opera di Roma,<br />
premio Stefano Francia 2018), Noemi Arcangeli e Hektor Budlla<br />
(Solisti freelance), Amilcar Moret Gonzalez (Primo ballerino del<br />
Kiel Ballett) e Giulia Stabile (Vincitrice di Amici <strong>2021</strong>).
A T T U A L I T Á<br />
"MITI DEL CANTO ITALIANO"<br />
CARUSO<br />
CORELLI<br />
DI STEFANO<br />
Mostra virtuale sul sito Teatro alla Scala e Italiana<br />
Nel 1921 moriva a Napoli Enrico Caruso, uno dei cantanti più<br />
famosi della storia. Quello stesso anno nascevano due dei<br />
tenori di riferimento del secolo scorso: Giuseppe Di Stefano e<br />
Franco Corelli, che al Teatro alla Scala sono stati protagonisti<br />
di spettacoli leggendari.<br />
Per celebrare i tre grandi tenori, che hanno rappresentato la<br />
cultura italiana nel mondo, il Ministero degli Affari Esteri e della<br />
Cooperazione Internazionale ha prodotto “Caruso, Di Stefano,<br />
Corelli. Miti del canto Italiano”, un’inedita mostra virtuale<br />
realizzata dalla Fondazione Teatro alla Scala con il Museo<br />
Teatrale alla Scala e curata da Mattia Palma.<br />
La mostra presenta gli interni della Scala in modalità 3D<br />
fondendo spazi reali e allestimenti architettonici virtuali, nei<br />
quali i visitatori possono muoversi liberamente, esplorando un<br />
ricco e variegato insieme di risorse sonore, video e<br />
fotografiche.<br />
Il percorso espositivo inizia con la figura del grande Enrico<br />
Caruso, interprete sensibile e moderno, capace di cogliere i<br />
cambiamenti del suo tempo non solo perché espresse la<br />
diversa sensibilità di un’epoca in cui l’eroismo tenorile<br />
ottocentesco cedeva il passo a interpretazioni più borghesi e<br />
intime, ma anche perché fu pioniere dell’incisione discografica<br />
incidendo, nel 1902, il primo 78 giri registrato in Italia e<br />
avviandosi così a divenire la prima star discografica della<br />
musica italiana ed internazionale.<br />
La mostra prosegue con la presentazione delle figure e delle<br />
interpretazioni più importanti di Franco Corelli e Giuseppe Di<br />
Stefano che, accanto a Maria Callas, furono i protagonisti della<br />
scena lirica degli anni Cinquanta. Attraverso le testimonianze<br />
della stampa e delle fotografie di scena, questa sezione della<br />
mostra restituisce il clima artistico degli anni in cui la Scala e i<br />
suoi artisti erano portabandiera della ripresa italiana tra il<br />
dopoguerra e il boom economico.<br />
Gran finale da non perdere quello del “concerto impossibile”,<br />
un’esibizione virtuale dei tre artisti che interpretano la stessa<br />
aria: “Vesti la giubba” dai “Pagliacci” di Leoncavallo.<br />
La mostra sarà visitabile online, per un anno, sul sito web del<br />
Teatro alla Scala e su italiana a partire dal 2 agosto <strong>2021</strong>.<br />
Realizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della<br />
Cooperazione Internazionale e dalla Fondazione Teatro alla<br />
Scala, la mostra viaggia nel mondo grazie alle Ambasciate, ai<br />
Consolati e agli Istituti Italiani di Cultura. Informazioni<br />
Fonte: Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires<br />
il-pirata-corelli-con-maria-callas-1958-photo-by-erio-piccagliani--teatro-alla-scala<br />
L'Elisir d'amore con il figlio 1954 ph Erio-Piccagliani- Teatro alla Scala<br />
Enrico Caruso<br />
Rigoletto. 16 dicembre 1953 ph Erio Piccagliani Teatro alla Scala<br />
Organizzato da : MAECI<br />
Data: fino al 29 Dic <strong>2021</strong><br />
In collaborazione con : Fondazione Teatro Alla Scala, IIC<br />
Ingresso : Libero
A T T U A L I T Á<br />
premio<br />
CAPRI DANZA <strong>2021</strong><br />
Certosa di San Giacomo è stata la meravigliosa cornice dove il 27 agosto si è svolto il “Premio Capri Danza International”,<br />
La<br />
degli eventi tersicorei più prestigiosi del panorama mondiale giunto alla VIII edizione. Il Direttore artistico dell’evento Luigi<br />
uno<br />
insieme a Corona Paone, già étoile del San Carlo di Napoli, con il patrocinio della Regione Campania e del Comune<br />
Ferrone,<br />
Capri, è riuscito nel tempo a consolidare serate magiche ricche di danza, di musica e teatro, e dallo scorso anno, nel<br />
di<br />
delle norme di sicurezza legate al coronavirus.<br />
rispetto<br />
agli importanti eventi promossi dalla Regione Campania, il Capri Danza International si conferma nel grande<br />
Accanto<br />
tersicoreo mondiale. Causa la pandemia del Covid-19 l’edizione di quest’anno del Premio Capri è stata rivista<br />
panorama<br />
le indicazioni pervenute sia dagli Enti competenti nazionali che regionali, la kermesse vedrà la premiazione dei<br />
accogliendo<br />
nazionali e dei Premi alla Carriera, annullando, così come nelle precedenti edizioni, i riconoscimenti destinati alla<br />
danzatori<br />
al giornalismo, alla fotografia ecc. Una riduzione del programma che accende nuovamente la luce su uno degli eventi<br />
critica,<br />
che ha segnato e segnerà un appuntamento in nome di Tersicore.<br />
internazionali<br />
presentare il Gala di danza sarà l’eleganza e la bravura di Veronica Maya. I Premi saranno firmati dall’artista amalfitano<br />
A<br />
Padrino di questa edizione Enzo Paolo Turchi, celebre ballerino che ha accompagnato Raffaella Carrà negli anni più<br />
Airone.<br />
della sua carriera. Premio alla carriera al coreografo internazionale Kristian Cellini. Premio alla divulgazione della<br />
intensi<br />
a Federica e Maria Pia Mauro, direttrici della scuola di danza caprese “L’isola della danza”, per il loro impegno<br />
danza<br />
dell’arte coreutica. Premio al merito a Nicola Del Freo, ballerino e solista del Teatro della Scala,<br />
nell’insegnamento<br />
dalla prima ballerina Virna Toppi; ancora dal teatro scaligero Martina Arduino e Marco Agostino che<br />
accompagnato<br />
un pas de deux tratto da Sylvia di Manuel Legris su musiche di Leo Delibes. Premio al merito ai ballerini: Michal<br />
danzeranno<br />
solista del Finnish National Ballet con l’assolo Les Bourgeois di Ben Van Cauwenbergh su musiche di Jacques Brel.<br />
Krcmar<br />
Moret Gonzalez, famoso ballerino televisivo, che si è esibito con Alessandro Macario e Anbeta Toromani in un pas de<br />
Amilcar<br />
dal titolo Preludes per la coreografia di Massimo Moricone. Premio al talento per Lorenzo Stingone mentre il Premio Silvio<br />
trois<br />
quest’anno è andato alla giovane promessa della danza Salvatore Esposito. Sul palcoscenico caprese, inoltre, si sono<br />
Oddi<br />
il Crown Ballet Company con Valeria Iacomino, Claudia Bevivino, Luisa Vallozzi, Sara Gison, Sara Borrelli, Irene De<br />
susseguiti<br />
Tommaso Palladino, Danilo Notaro, Flavio De Vargas, Pietro Valente, Giuseppe Aquila, Danilo Di Leo.<br />
Rosa,<br />
Desiderio, manager internazionale di lirica e danza, gia' Premio Capri Danza International della V edizione e Direttore<br />
Antonio<br />
del World Dance Award e del Dance Open America ha commentato così l’evento: Sono felicissimo di essere tornato a<br />
Artistico<br />
in una serata magica che da sempre solo Luigi Ferrone e Corona Paone sanno realizzare al meglio. Un immenso orgoglio<br />
Capri<br />
Cellini, Arduino, Agostino e Krcmar tra i premiati con i quali ho un sodalizio artistico da diverso tempo.<br />
vedere
A T T U A L I T Á<br />
BALLET FESTIVAL DI MIAMI:<br />
INTERNATIONAL<br />
COREUTICA HA VINTO SULLA PANDEMIA. OVAZIONI E<br />
L’ECCELLENZA<br />
PUBBLICO IN DELIRIO PER LA XXVI EDIZIONE DI UNO DEI FESTIVAL PIÙ<br />
PRESTIGIOSO D’AMERICA<br />
"Cala il sipario sulla XXVI edizione dell'International Ballet<br />
Festival di Miami tra immensi ovazioni e pubblico in delirio.<br />
Il Festival quest'anno è potuto tornare, seppur contingentato,<br />
alla sua formula originaria con pubblico che ha potuto<br />
accogliere le star del balletto che nelle giornate del 14 e 15<br />
Agosto hanno danzato i più celebri pas de deux di balletto e<br />
nuove creazioni contemporanee.<br />
Tra i personaggi oramai ospiti fissi al Festival, Antonio<br />
Desiderio, manager internazionale di danza e referente<br />
europeo per il Festival stesso da oltre 15 anni. Lui lo ha<br />
descritto così:<br />
"Un'emozione incredibile! L'atmosfera del pubblico è stata<br />
accogliente e, soprattutto, rassicurante dopo un periodo come<br />
quello vissuto lo scorso anno! Di solito porto nel festival una<br />
coppia di eccellenze italiane ma, per via del problema<br />
pandemico, la mia scelta quest'anno è virata su una coppia di<br />
eccellenti danzatori americani, Sydney Dolan del<br />
Philadelphia Ballet e Sterling Baca del Pennsylvania<br />
Ballet che hanno regalato al festival una esecuzione ottima<br />
del celebre "Black Swan" dal Lago dei Cigni e il nuovo pas de<br />
deux "Quiet of Love".<br />
Proprio quest'ultimo si è avvalso della coreografia di Sabrina<br />
Bosco, che ho avuto il piacere di presentare al Festival ed al<br />
pubblico americano come debutto assoluto. Sulla celebre<br />
melodia del Concerto di Varsavia, XXVI IBFM Philadelphia Ballet<br />
Sydney Dolan Sterling Baca Ph Simon Soong hanno danzato<br />
questo struggente pas deux ricco di emozione e virtuosismo."<br />
Tante le personalità politiche e di settore intervenute in sala in<br />
entrambe le serate, con l'augurio che sempre più serate come<br />
queste arricchiranno le serate di tutti noi in italia e all'estero.<br />
XXVI IBFM Philadelphia Ballet Sydney Dolan Sterling Baca Ph Simon Soong
A T T U A L I T Á<br />
VALDARNOCINEMA<br />
FILM FESTIVAL<br />
XXXIX Edizione<br />
Antonio Capuano a ricevere il Marzocco d’oro nell’ambito della 39esima edizione del Valdarnocinema Film Festival, la<br />
Sarà<br />
dedicata al cinema d’autore in programma ad ottobre a San Giovanni Valdarno. Il Premio, un riconoscimento alla<br />
kermesse<br />
raffigurato dalla statua simbolo del paese - un leone seduto che regge con la zampa lo scudo gigliato, simbolo<br />
carriera<br />
dominio fiorentino – viene assegnato al regista e scenografo italiano per la coerenza artistica e di politica culturale,<br />
del<br />
entrambe portate avanti per trent’anni da vero indipendente.<br />
il Premio Marzocco d’oro alla carriera ad Antonio Capuano – dichiara Paolo Minuto, direttore artistico del<br />
“Assegnare<br />
- significa riconoscere ad un autore indipendente il merito di trent’anni di carriera portata avanti con l’ostinazione<br />
festival<br />
chi non ha voluto mai essere dipendente da nessuno. È il premio a chi, come regista, ha sempre avuto il pubblico come<br />
di<br />
privilegiato, così come da docente ha avuto gli studenti (insegnando Scenografia all’Accademia di Belle Arti<br />
interlocutore<br />
Napoli) come interlocutori privilegiati.” Nelle precedenti edizioni, Il Marzocco d’Oro era stato consegnato a:<br />
di<br />
Antonioni 1995, Mario Monicelli 1996; Paolo Taviani 1997; Silvana Pampanini 1998; Sandra Milo 1999; Marisa<br />
Michelangelo<br />
2000; Gilberto “Gillo” Pontecorvo 2001; Giuseppe Ferrara 2002; Adriana Asti 2003; Gabriele Ferzetti 2004; Marina<br />
Merlini<br />
2005; Anna Bonaiuto 2006; Raffaele Pisu 2007; Carlo Lizzani 2008; Vittorio De Seta 2009; Piera Degli Esposti<br />
Confalone<br />
Giuliano Montaldo 2011; Silvio Soldini 2013; Mimmo Calopresti 2014; Abel Ferrara 2015; Carlo Verdone 2016; Marco<br />
2010;<br />
2017; Claudio Giovannesi 2018; alla memoria di Claudio Caligari 2019; Paolo Benvenuti 2020. La cerimonia di<br />
Bellocchio<br />
avrà luogo sabato 9 ottobre presso il CinemaTeatro Masaccio. A seguire verrà proiettato l'ultimo film di<br />
premiazione<br />
“Il buco in testa”, che ha debuttato al Festival di Torino 2020. Nelle prossime settimane sarà comunicato il<br />
Capuano<br />
dell’intera rassegna, composto di concorso, fuori concorso e sezioni speciali.<br />
programma<br />
Capuano. (Napoli, 1940) ha lavorato come scenografo al Centro Rai di Napoli e insegnato scenografia<br />
Antonio<br />
delle Belle Arti. La sua opera prima “Vito e gli altri”(1991), selezionato e premiato alla Settimana della Critica<br />
all’Accademia<br />
Venezia e Nastro d’argento per il miglior regista esordiente, ha dato inizio a quella che sarebbe stata considerata la<br />
di<br />
onda” del cinema napoletano negli anni’ ’90. Alla Mostra di Venezia è tornato più volte, partecipando in Concorso<br />
“nuova<br />
Pianese Nunzio 14 Anni a Maggio (1997), Luna rossa (2001) e il film collettivo I vesuviani (1998); alle Giornate degli autori<br />
con<br />
L’amore buio (2010) e ancora alla Settimana della critica con Bagnoli Jungle (2015). Al Festival di Locarno sono stati<br />
con<br />
presentati Polvere di Napoli (2000) e La guerra di Mario (2005), mentre è del 2020 l'ultima opera, Il buco in testa,<br />
invece<br />
lanciata al Torino Film Festival.
C O P E R T I N A<br />
Fellini<br />
A R I M I N I I L M U S E O D E D I C A T O A L M A E S T R O D E L C I N E M A<br />
(ANSA) -La complessità artistica di Federico Fellini non poteva essere<br />
solamente celebrata e musealizzata, ma anche indagata. Con questo<br />
intento è sorto a Rimini il museo dedicato al grande maestro del Cinema<br />
che apre le porte ai visitatori proponendo un polo museale diffuso che<br />
attraversa il centro storico della città romagnola che ha dato i natali al<br />
cineasta. Rimini si aspetta ora dal Fellini Museum lo stesso effetto che il<br />
Guggenheim ha avuto per Bilbao. Il nuovo contenitore culturale è infatti il<br />
frutto di un ampio progetto di riqualificazione del centro in chiave<br />
culturale e green. Eliminati i parcheggi e l'asfalto, attorno al<br />
quattrocentesco Castel Sismondo è sorta una gigantesca piazza con prati,<br />
un'arena all'aperto, una vasca d'acqua vaporizzata (con annesse<br />
polemiche politiche) e al centro un anello che richiama il circo felliniano.<br />
Attorno vi sono il recentemente restaurato teatro Galli e il cinema Fulgor,<br />
quest'ultimo celebrato da Fellini nel film 'Amarcord' e rientrante nel<br />
percorso museale. Nella rocca rinascimentale, al cui progetto contribuì<br />
anche Brunelleschi e che per decenni ha fatto da sfondo a un parcheggio,<br />
sorge ora un percorso espositivo in stile contemporaneo dove video, audio<br />
e materia si uniscono per immergere lo spettatore nella poetica felliniana.<br />
Nelle sale di pietra vi sono memorie tangibili come documenti, oggetti di<br />
scena e costumi, perché la sfida è "proporre una lettura aperta, creativa,<br />
anche grazie alle tecnologie, di quello che Fellini ha rappresentato non<br />
solo per il cinema, ma per la storia del Novecento", ha detto la curatrice<br />
del museo Anna Villari. La tecnologia impiegata non risulta mai invasiva,<br />
ma rimane "sognante e onirica", aggiunge, sottolineando la filosofia<br />
felliniana del "tutto si immagina". Soffiando su una piuma, ad esempio, si<br />
attiva la proiezione su parete delle pagine del 'Libro dei sogni' del<br />
maestro. Nella mostra il cinema felliniano viene messo a confronto con la<br />
società del suo tempo. Tra le altre fonti citate vi sono le amicizie, i<br />
rapporti professionali e gli amori. Mettendo in relazione tutto ciò che<br />
circonda il mondo felliniano, spiega l'altro curatore, Marco Bertozzi,<br />
"riusciamo forse a penetrare di più nella mente di questo genio del<br />
Novecento e noi stessi ad arricchirci attraverso un percorso interpretativo<br />
molto personale". Fellini è un autore internazionale continuamente<br />
indagato in tutto il mondo. "Ci si rende conto soprattutto dall'estero di<br />
quanto Fellini sia stato importante per la cultura nazionale e<br />
internazionale del Novecento - nota Bertozzi -, dunque la città che ha<br />
avuto la fortuna di vederne i natali", aggiunge, "ha fatto bene a creare un<br />
museo a lui dedicato". Il Comune ha affidato a Studio Azzurro la<br />
direzione artistica del progetto multimediale, mentre all'architetto Orazio<br />
Carpenzano e allo Studio Tommaso Pallaria gli allestimenti. Il museo è<br />
stato inserito dal ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali<br />
dei beni culturali e verrà presentato dal ministro Dario Franceschini il 31<br />
agosto alla mostra del Cinema di Venezia. "Il sogno diventa realtà",<br />
commenta oggi il ministro ricordando che il Mic "ha da subito<br />
riconosciuto questa nuova istituzione culturale come un grande Progetto<br />
nazionale finanziandola con oltre 13,5 milioni di euro a testimonianza<br />
dell'importanza e del valore che l'Italia ripone su questo nuovo museo che<br />
sarà un'eccellenza e un luogo attrattivo non solo per il territorio riminese<br />
ma per il Paese intero. Questo nuovo museo - conclude Franceschini -<br />
colma un vuoto".<br />
copyright foto<br />
(Roma, gennaio 1969), Federico Fellini negli studi di "Cinecitta",<br />
durante le riprese del film "Satyricon"<br />
un ringraziamento particolare all'amico Alessandro Canestrelli
C O N T R O C O P E R T I N A<br />
la storia (ri)vive con l'arte<br />
G R U P P O R O M A N O S T O R I C O<br />
LA STORIA (RI)VIVE ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA<br />
di Mirco cosimo Magliocca
C O N T R O C O P E R T I N A<br />
Il Gruppo Storico Romano è un’associazione culturale, apolitica, senza scopo di lucro nata nel 1994<br />
dalla passione che l’attuale Presidente Sergio Iacomoni, comunemente conosciuto come “Nerone”, nutre<br />
per l’antica Roma. Egli, insieme ad un gruppo di amici, tutti accomunati dallo stesso interesse, decise di<br />
dar inizio a questa avventura e come giorno della sua istituzione scelse una data simbolica: il 21 aprile,<br />
giorno della fondazione della Città Eterna.<br />
Dopo un quarto di secolo di attività la crescita dell’Associazione è stata notevole. Nata così, quasi per<br />
gioco, da una precedente associazione denominata “Ci divertiamo”, oggi il Gruppo Storico Romano<br />
spicca nel mondo della rievocazione storica sull’antica Roma ed è unanimemente riconosciuto come uno<br />
dei gruppi leader in Italia e nel mondo.<br />
Le finalità che l’associazione di rievocazione storica si prefigge sono quelle di proporre, organizzare e<br />
sostenere, in modo fondato e credibile, avvenimenti, manifestazioni, riti, personaggi, e mestieri<br />
concernenti il mondo dell’antica Roma.<br />
La Rievocazione Storica del Gruppo storico Romano prevede una fase preliminare di studio,<br />
ricerca, approfondimento, sperimentazione pratica e/o apprendimento. Metodologia fondamentale<br />
per la fase di studio è la corretta lettura e interpretazione delle testimonianze relative al fenomeno storico<br />
per il quale si intende allestire l’iniziativa: a) fonti primarie di ogni tipo (archivistiche, ambientali,<br />
iconografiche, ecc.) b) fonti indirette (testi di storia generale, libri e ricerche di storia locale, ecc.).<br />
Attività preminente del Gruppo Storico è indirizzata verso l’ “Evento Ricostruttivo”, che circoscrive il più<br />
possibile l’arco temporale/tematico della propria azione in favore della massima fedeltà in sede di<br />
realizzazione e utilizzo di abiti, attrezzature, musiche, pietanze, accessori, ambientazioni che richiamano<br />
il più possibile i reperti originali a cui si rifanno. Nell’ambito dell’Evento Ricostruttivo si individuano: - la<br />
"Living History" (o Storia Vivente); la riscoperta cioè del passato in ogni sua espressione (civile,<br />
tecnologica, scientifica, artistica o militare) e nella sua accezione più grande; - il "Re-enactment"; la<br />
ricostruzione di un preciso evento storico, sia esso militare, civile, religioso, del quale si mettono in scena<br />
i fatti e lo svolgimento nello stesso luogo e con le stese modalità.<br />
In questo contesto, il Gruppo Storico Romano ha intrapreso un percorso che si inserisce<br />
perfettamente in questa dinamica, anche per la sua capacità di comunicare a tutte le fasce d’età: le<br />
“edicole teatralizzate” nei siti archeologici.<br />
Le “Edicole Teatralizzate” rappresentano una novità nel panorama della Rievocazione Storica. Esse<br />
consentono, in un percorso dedicato, di raccontare la storia del sito archeologico attraverso i<br />
personaggi che vi hanno vissuto o con i personaggi noti che hanno influenzato le vicende storiche del<br />
territorio e di quel periodo storico.<br />
Rendere vivo il sito archeologico, con i rievocatori, viene percepito dai visitatori come una esperienza<br />
unica: imparare la storia vivendola. La rievocazione, in questo modo, consente di apprezzare il<br />
contenuto del sito archeologico altrimenti conosciuto per il solo contenitore scarno di informazioni.
C O N T R O C O P E R T I N A<br />
All’interno dell’associazione convivono diverse sezioni di rievocazione: dei legionari I secolo d.c., degli<br />
Auxilia, della coorte urbana tardo impero, dei pretoriani, dei gladiatori, delle vestali, dei senatori, del popolo<br />
e delle danzatrici.<br />
Ogni sezione svolge un’intensa attività di archeologia sperimentale, basata sulla ricostruzione, mediante<br />
esperienza diretta, di spaccati di vita civile e militare. Tra quelli civili annoveriamo, ad esempio, lo studio<br />
dell’universo femminile all’epoca dell’antica Roma, dai trucchi ai profumi, dalle acconciature<br />
all’abbigliamento, che ha prodotto, per esempio, incontri culturali con il pubblico presso la splendida<br />
struttura dei Mercati di Traiano.<br />
In ambito militare spiccano senz’altro le ricostruzioni del castrum legionis. Ultimo, in ordine cronologico,<br />
quello realizzato presso Ienne (Roma), nel quale i componenti della nostra legione hanno ricostruito tutti gli<br />
aspetti della vita del legionario romano all’interno dell’accampamento: dall’alimentazione all’addestramento<br />
militare.<br />
Tra i tanti riti e cerimonie ricostruiti, menzioniamo: la Captio Virginis (nomina di una nuova vestale), il<br />
Testamentum Augusti (la consegna e la custodia del testamento di Augusto presso l’atrium Vestae), la<br />
congiura di Catilina, la Confarreatio (il matrimonio religioso), Septimontium (festivta religiosa con una<br />
processione sui 7 colli di Roma) le Palilia (cerimonia celebrativa della fondazione di Roma), l’Ignis Vestae<br />
renovatio (l’annuale accensione del fuoco sacro di Vesta) e l’Honesta Missio (il congedo del pretoriano), la<br />
causa Interamnae – Reate sulla cascata delle marmore.<br />
È presente inoltre la SCUOLA GLADIATORI ROMA, una vera e propria scuola, alla quale ci si può iscrivere<br />
per apprendere le tecniche di combattimento dei gladiatori. Questa prevede corsi regolari e passaggi di<br />
categoria annuali in occasione del saggio dei gladiatori, che di norma si svolge tra settembre ed ottobre.<br />
Proprio il fascino della Scuola Gladiatori Roma spinge ogni anno turisti e visitatori, italiani e stranieri, a<br />
partecipare ai nostri corsi di “gladiatore per un giorno”, due ore intense durante le quali i partecipanti, oltre<br />
ad un’iniziale introduzione alla storia dell’antica Roma, mediante la visita presso il Museo storico-didattico<br />
del legionario romano, vengono proiettati nell’arena dove, dopo l’apprendimento delle tecniche basilari di<br />
combattimento, sia d’attacco che di difesa, vengono fatte provare loro armi e armature da noi riprodotteI<br />
soci del Gruppo Storico Romano, che si riuniscono di norma il giovedì sera presso la sede<br />
dell’associazione, provengono da diverse aree professionali, si annoverano operai, commercianti, artigiani,<br />
ingegneri, docenti, imprenditori, manager, studenti, pensionati, forze dell’ordine, dipendenti pubblici e<br />
militari che hanno come unico intento la cooperazione per il raggiungimento dello scopo sociale di cui<br />
sopra. Una particolarità dei soci è il fatto che ciascuno, entrando a far parte del Gruppo Storico Romano,<br />
assume un suo nomen romano con il quale è conosciuto all’interno di essa. L’associazione è aperta a tutti,<br />
uomini e donne di qualsiasi età. Il nuovo socio viene accolto al suo interno dai responsabili che illustrano i<br />
vari settori, tra i quali scegliere quello più congeniale. Al momento dell’iscrizione è richiesta la sola quota<br />
associativa, poiché il gruppo mette a disposizione i materiali e gli indumenti per poter partecipare alle<br />
proprie attività. Alcuni settori prevedono poi una spesa aggiuntiva per l’acquisto di dotazioni particolari.
VERONICA<br />
TUNDIS<br />
P E R S O N A G G I<br />
Ballerina, insegnante e coreografa<br />
ph Monica Irma Ricci
P E R S O N A G G I<br />
Veronica Tundis<br />
Nata in calabria, ha iniziato a studiare danza all'età di<br />
tre anni e a 18 anni si è trasferita a roma, dove tramite<br />
audizione è stata ammessa ai corsi professionali<br />
prima al molinari art centre e poi al DAF dance art<br />
faculty.<br />
Dopo essersi diplomata al Molinari Art Center e poi del<br />
DAF, ha avuto l’opportunità di formarsi con affermati<br />
artisti italiani ed esteri, danzando coreografie di iratxe<br />
ansa, Alex Ketley e Lesley Telford già durante gli<br />
studi. Inizia le prime esperienze professionali, prima<br />
con la compagnia nazionale del balletto e poi<br />
Spellbound Junior Ensamble diretta da Mauro Astolfi<br />
per lo spettacolo "The Knowledge".<br />
Dal 2013 ha lavorato in qualità di assistente ripetitrice<br />
presso i corsi di formazione professionale del DAF al<br />
fianco di coreografi provenienti dalle più grandi<br />
compagnie del mondo, come Ndt, Batsheva, Scapino<br />
e molte altre.<br />
Collabora stabilmente per lo spettacolo<br />
"Carillon- il volo del tempo" con la<br />
compagnia Kitonb Exthreme Theatre<br />
Company diretta da Angelo Bonello, e si<br />
esibisce in diversi festival europei ed<br />
internazionali, lavorando in paesi come<br />
l'Irlanda, il Marocco, l'Arabia Saudita, ed<br />
altri ancora, e danzando coreografie di<br />
Daniel Ezralow, Luciano Cannito, Ingri<br />
Fiksadal e Marcos Morau.<br />
Accanto al percorso professionale di<br />
ballerina, stabilmente insegna danza<br />
contemporanea in diverse scuole d'italia<br />
ed è direttrice artistica di international<br />
Creative Hub, corso di formazione<br />
professionale in danza contemporanea.
A T T U A L I T Á<br />
Un accurato restyling di poltrone, rivestimenti e tecnologie (sistema di biglietteria con<br />
visione 3D della pianta al momento dell’acquisto del proprio posto, gestione<br />
dell’areazione, sanificazione dell’ambiente) e un maggiore comfort per gli spettatori: il<br />
Teatro Sistina ripartirà il prossimo autunno con un look rinnovato.<br />
Come recita il claim della campagna di comunicazione "Il Sistina si fa bello per voi", il<br />
grande teatro storico nazionale diretto da Massimo Romeo Piparo, eccellenza capitolina<br />
dello spettacolo dal vivo, è pronto il prossimo 28 ottobre ad accogliere di nuovo il proprio<br />
pubblico con una grande Opening Night. La "festa" per celebrare il grande ritorno sul<br />
palcoscenico sarà affidata a uno dei titoli più amati della tradizione del Sistina, il<br />
Rugantino di Garinei & Giovannini, gioiello di romanità e classico del teatro musicale<br />
italiano: a interpretare il ruolo di Rugantino sarà Michele La Ginestra, volto amatissimo<br />
dal pubblico romano -che rimane a tutt'oggi l’ultimo attore ad aver vestito i panni della<br />
maschera romana sotto la direzione di Pietro Garinei e del M° Trovajoli-, la cui storia<br />
d’amore con Rosetta vedrà la straordinaria presenza di Serena Autieri, già interprete<br />
nella passata edizione.<br />
Lo spettacolo, prodotto da Il Sistina con la supervisione di Massimo Romeo Piparo,<br />
proprio per la pandemia non era potuto andare in scena nel marzo 2020: ricominciare<br />
con Rugantino, che verrà presentato nella sua versione storica originale, con la regia di<br />
Pietro Garinei, le splendide musiche del M° Armando Trovajoli e le scene e i costumi di<br />
Giulio Coltellacci, sarà il modo migliore per riannodare i fili bruscamente interrotti e<br />
iniziare da dove ci si era lasciati, con ancora maggiore entusiasmo.<br />
Il Sistina in occasione dell’annullamento per Covid-19 delle repliche annunciate, aveva<br />
prontamente provveduto alla restituzione dei soldi ai propri spettatori con la promessa<br />
che sarebbe tornato presto e che chi avesse voluto avrebbe presto avuto l’opportunità di<br />
rinnovare la propria adesione: ebbene la promessa è mantenuta. Le vendite sono aperte<br />
nuovamente per le date dal 28 ottobre in poi.<br />
"La pandemia ha lasciato molti segni indelebili nelle coscienze delle persone – spiega<br />
Massimo Romeo Piparo - Uno fra tutti la paura di aggregarsi e una spasmodica<br />
attenzione nei confronti dell’igiene dei luoghi al chiuso. Il Teatro Sistina vuole ripartire da<br />
questo: garantire al proprio pubblico la massima sicurezza con il ricambio delle poltrone<br />
dell’intera platea, la totale ristrutturazione dei servizi igienici, l’eliminazione in platea e<br />
galleria della moquette dai pavimenti, la sostituzione delle macchine di aerazione e<br />
l’eliminazione della caldaia a gasolio a vantaggio di sistemi di riscaldamento e<br />
refrigerazione di ultimissima generazione, ecosostenibili e “green”, seguendo la<br />
direzione indicata dall’Europa di un efficientamento moderno dei luoghi di Cultura."<br />
Dopo aver rimborsato, tra i pochissimi teatri in Italia, migliaia di spettatori nei mesi scorsi<br />
con l’intero prezzo del biglietto -incluso il diritto di prevendita- per gli spettacoli interrotti a<br />
causa dell’emergenza Covid-19 (circa 500mila euro di rimborsi), il Sistina è ora quindi<br />
pronto a offrire di nuovo divertimento e spensieratezza, con il consueto mix di qualità e<br />
popolarità, diventando ancora più bello e accogliente: segno evidente del fatto che il<br />
Teatro in questi lunghi mesi di silenzio non ha mai smesso di pensare al pubblico,<br />
preparandosi con cura al momento tanto atteso in cui i propri spazi potranno essere di<br />
nuovo abitati da musica e parole. La volontà di stare vicino agli spettatori, vero<br />
patrimonio del Sistina, è una delle convinzioni del suo Direttore Artistico, Massimo<br />
Romeo Piparo, che durante la pandemia ha portato il teatro in tv firmando il programma<br />
"Ricomincio da RaiTre", pensato per sostenere e dare la possibilità di esibirsi a<br />
moltissime realtà dello spettacolo bloccate dal lockdown: il programma -fortemente<br />
sostenuto dalla Rai- condotto da Stefano Massini e Andrea Delogu, tornerà ancora in<br />
onda su Raitre dal Teatro Sistina con 3 nuove puntate a <strong>Settembre</strong>.<br />
Intanto, sempre nell'ottica di ricominciare con ottimismo e fiducia, con la chiusura delle<br />
scuole Il Sistina ha riaperto negli spazi del Teatro la propria Accademia multidisciplinare<br />
dedicata a ragazzi dagli 8 ai 16 anni, scegliendo quindi di ripartire proprio dai più giovani<br />
e investendo sugli artisti di domani. La novità è che da quest'anno, oltre alla sede di<br />
Roma, l’attività dell'Accademia Il Sistina si svolgerà anche a Milano, nei grandi spazi del<br />
prestigioso Teatro degli Arcimboldi. Il Teatro Sistina si adeguerà alle indicazioni che<br />
dovessero giungere dalle Autorità competenti in termini di adozione del Green Pass per<br />
garantire la massima sicurezza ai propri spettatori, nella consapevolezza che i vaccini<br />
siano l’unica possibilità che abbiamo per un pieno ritorno alla meravigliosa normalità<br />
della fruizione degli spettacoli dal vivo!<br />
SI FA BELLO PER VOI<br />
Massimo Romeo Piparo - ph Iwan Palombi<br />
Michele La Ginestra - ADRphoto.it<br />
Spettacolo Rugantino 6100media<br />
© Luca Vantusso
A T T U A L I T Á<br />
Bruce Nauman<br />
mostra alla Punta<br />
della Dogana<br />
di Assia Karaguiozova<br />
Una mostra che scuote, ancora all’ingresso, con<br />
un’installazione dal vivo: dei corpi, rannicchiati per terra.<br />
Più che un’esposizione, verrebbe definita un’esperienza<br />
individuale, che cattura il visitatore e lo mette nelle<br />
condizioni di confrontarsi con le proprie percezioni.<br />
Opere già viste, riproposte attraverso i filtri della<br />
tecnologia e dei sensi.<br />
Ricordiamo che il talento di Bruce Nauman era stato<br />
premiato con il Leone d’Oro alla Biennale nel 2009.<br />
‘Contrapposto Studies’, a cura di Carlos Basualdo, sfrutta<br />
suoni, luci e video, che raccontano con rumori, parole e<br />
movimenti. Sicuramente l’effetto non sarebbe stato lo<br />
stesso, se gli spazi che ospitano le performance, non<br />
fossero stati quelli del Palazzo Grassi.<br />
Filtro fondamentale, tra le emozioni che si accumulano tra<br />
il su e il giù (è disposta a tre livelli) è la sosta, imperdibile,<br />
sulla terrazza (e sul terrazzino) della Punta della Dogana.<br />
Tra le voci di Nauman che echeggiano, luci che emergono<br />
nel buio, corpi che si scompongono e si ricompongono e<br />
dita che contano, è decisamente di ricarica un respiro<br />
profondo, con sguardo che si perde tra San Marco e San<br />
Giorgio Maggiore.<br />
L’arte è la connessione di emozioni e di impressioni che si<br />
crea e questa mostra ne è la dimostrazione esplicita.<br />
L’uso del proprio corpo per comunicare.<br />
Il confronto tra Nauman e Ismael Ivo:<br />
Il contrasto tra le due modalità di espressione, così diverse<br />
- disegnare nell’aria ed esprimere dei messaggi,<br />
sperimentando e spronando il fisico, crea un impatto che<br />
conduce all’associazione con un ulteriore esempio ancora.<br />
L’esporsi in primo piano, nel nome dell’opera: Joseph Beuys,<br />
chiuso in una stanza con il coyote. ‘I like America and<br />
America likes me’<br />
di Assia Karaguiozova
A T T U A L I T Á
A T T U A L I T Á<br />
di Assia Karaguiozova<br />
Inaugurata alla Biennale di Venezia, in Ca’ Giustinian di San Marco, ed aperta al pubblico, la mostra che<br />
celebra l’arte di Ismael Ivo. Immersione curiosa, in un luogo suggestivo, anche per chi di Danza non si<br />
intende. Scomparso nel <strong>2021</strong> a 66 anni, Ismael Ivo è stato un ballerino brasiliano talentuoso, che ricordiamo<br />
per la sua forte espressività, i movimenti in leggerezza di un corpo protagonista che si dematerializza. Ha<br />
saputo trascinare il pubblico nel mondo magico dello spettacolo, disegnando figure in aria e trasmettendo<br />
vitalità. Aveva l’abilità di costruire dei vortici creativi, attraverso i quali in ogni performance raccontava una<br />
storia, comunicava attraverso i gesti e le mimiche del volto. New York e Berlino erano tra i suoi palchi più<br />
importanti. Oltre a performer solista, è stato coreografo, organizzatore e direttore artistico alla Biennale nel<br />
settore Danza dal 2005 al 2012, nonché maestro di tanti giovani talenti, presso L’Arsenale della Danza. Ha<br />
avuto il potere di coinvolgere molti gruppi di lavoro nelle sue idee, di creare un’atmosfera. Tra le opere più<br />
celebri: Oxygen, Babilonia, Biblioteca del Corpo. Nel corso della carriera intensa ha collaborato con alcuni<br />
personaggi che hanno segnato la storia: Alvin Ailey, Pina Bausch, Johann Kreznik, Ushio Amagatzu, Marina<br />
Abramović.<br />
L’omaggio, dedicato a lui, è intitolato ‘Il corpo è un documento dell’oggi’. Realizzata dall’Archivio Storico della<br />
Biennale di Venezia, la mostra sull’opera di Ismael Ivo è a cura di Wayne McGregor, il quale l’ha presentata,<br />
insieme al Presidente Roberto Cicutto, alla vigilia della 15. edizione della Danza, di cui è direttore artistico.<br />
Ricca di fotografie e di video che raccontano la sua arte, la mostra apre una finestra sulle manifestazioni<br />
artistiche del corpo e di corpi che interagiscono, creando con le figure delle sculture viventi mobili.<br />
Molto interessanti, inoltre, le programmazioni di quest’anno della Biennale di tutte le sue Mostre. A partire<br />
dall’Architettura, fino al 21 Novembre, costruita sulla domanda quanto mai attuale, che ci poniamo<br />
inevitabilmente: ‘How we will live together’. Lascia il sapore di un’esposizione diversa, basata sulle risorse<br />
esistenti, da reinventare in utilizzi e modalità inedite. Fortemente percepibile il desiderio di rinascita, di<br />
coltivare un Mondo nuovo. Spazi ampi, strutture sempre meno vincolanti, più libertà alla fantasia e meno<br />
preconcetti. Visibile una base di cultura e di tradizioni, nei vari Padiglioni esteri ai Giardini, sulla quale<br />
costruire la propria fantasia, architettura fresca. Leone d’Oro alla Carriera a Rafael Moneo. Allo spazio<br />
dell’Italia, all’Arsenale, il curatore sardo Alessandro Melis stupisce con un contrasto per nulla scontato, da<br />
vedere, respirare, rifletterci su e metabolizzare.<br />
Passata da poco l’edizione del Teatro, molto interessante e dal programma intenso. Sorprendente il Leone<br />
d’Argento alla giovane Kae Tempest, pseudonimo di Kate Ester Calvert.<br />
In corso, attualmente. la settimana della Danza: First Sense, integrata alla partecipazione costante della<br />
fotografa Mary McCartney, che ha un ruolo fondamentale del percorso.<br />
Frizzante l’attesa per la 78. Mostra dell’Arte Cinematografica. Spicca la particolare sensibilità in questa<br />
edizione per le donne, percorrendo, nei film i temi più dolorosi. L’onore dell’apertura sarà di Pedro Almodóvar<br />
con il suo nuovo ‘Madres paralelas’. 21 i titoli in concorso per il Leone d’Oro. Protagonista premiata per la<br />
Carriera: Jamie Lee Curtis, attrice versatile, figlia di John Kurtis e di Janet Leigh, la ricordiamo con ‘Un Pesce<br />
di Nome Wanda’, ‘Knives out’, ‘Blue Steel. Quest’anno la vedremo in ‘Halloween Kills’.<br />
A seguire, sempre a settembre, Il 65. Festival Internazionale della Musica Contemporanea.<br />
‘Il latte dei sogni’, invece, è il tema della Biennale dell’Arte 2022, guidata da Cecilia Alemani.
E V E N T I<br />
Il Cinema è Arte per tutti<br />
Milano – Como - Varese 4 -16 settembre <strong>2021</strong><br />
Il Prestigioso Premio per sottolineare ancora una<br />
volta il connubio tra Arte e Cinema sceglie come<br />
manifesto simbolo dell’Edizione <strong>2021</strong>, un’opera<br />
inedita dell’artista Marco G, che dichiara:<br />
“È uno spazio siderale. Una luce bianca, fredda,<br />
quasi metallica per la sua purezza, come energia,<br />
forza, assoluta. Blu intenso che si perde nel buio<br />
infinito dello spazio. Zone di blu più luminose come<br />
decantato terrestre, portano la vita. Sfumature di<br />
verde delle profondità marine o il riflesso di alcuni<br />
laghi di montagna o il ghiaccio antartico. I due segni<br />
neri, posti all’estremità, rappresentano l’intuizione del<br />
Genio verso l’Eternità”.<br />
Il Premio Felix propone una selezione di 8 film e 7<br />
documentari contemporanei molto diversi tra loro,<br />
irriverenti, ironici o drammatici, ma legati da un<br />
importante fil rouge: una morale positiva e la<br />
speranza che ne deriva.<br />
“In questa nuova imperdibile rassegna - dichiara<br />
Rossella Bezzecchi, promotrice culturale tra la<br />
Russia e l’Italia – vorremmo dare la possibilità di<br />
riflettere attraverso pellicole che raccontano storie di<br />
vita e documentari che ci mostrano aspetti importanti<br />
della cultura, dell’artigianato e del design russo”.<br />
A Milano torna per la sua IV° edizione il Premio Felix<br />
<strong>2021</strong> – Festival del Cinema Russo. Un’edizione di<br />
ripartenza che vuole, con forza, celebrare e sostenere<br />
il Cinema e tutti i suoi comparti, nonché gli<br />
appassionati di un’Arte che è per tutti.<br />
Partirà sabato 4 settembre nell’incantevole cornice di<br />
Villa Olmo, sul lago di Como, toccando poi luoghi ricchi<br />
di fascino: dai Giardini Estensi di Varese, Vedano al<br />
Lambro, la Biblioteca Ambrosiana e il Cinema Anteo di<br />
Milano, per culminare nella serata del 16 settembre,<br />
nel cuore di Milano, in Piazza Duomo, nello storico<br />
AriAnteo, di Palazzo Reale. Nella Serata di Gala è<br />
prevista una proiezione importante fuori concorso con<br />
ospiti del mondo dello spettacolo e della cultura.<br />
Durante la serata la Giuria <strong>2021</strong> assegnerà i Premi<br />
dell’edizione <strong>2021</strong>.<br />
Il Festival è promosso dall’Associazione culturale Felix<br />
- cinema, moda, design Italia – Russia; è patrocinato<br />
dall’Ambasciata Russa, dalla Regione Lombardia.<br />
L’iniziativa è realizzata con il contributo e il patrocinio<br />
della Direzione generale Cinema e audiovisivo -<br />
Ministero della Cultura, con il contributo della<br />
Fondazione “Russkiy Mir”, in collaborazione con<br />
l’Associazione culturale “Adrenalina culturale”.<br />
Sito Ufficiale: www.premiofelix.it<br />
Aggiornamenti su: https://www.instagram.com/felix_award/
E V E N T I<br />
In considerazione del protrarsi dell’incertezza normativa legata all’emergenza sanitaria e, a causa delle differenti<br />
restrizioni anti-Covid dei vari paesi che complicano gli spostamenti internazionali, Show Bees comunica che le<br />
date milanesi del tour del musical Rocky Horror Show in programma al TAM Teatro Arcimboldi Milano vengono<br />
posticipate dall’11 al 23 ottobre 2022.Il pubblico che ha già acquistato i biglietti per le date, precedentemente<br />
annunciate, dal 12 al 24 ottobre <strong>2021</strong> potrà utilizzare i biglietti per le nuove date programmate nella stessa<br />
modalità di fruizione.<br />
Il pubblico italiano potrà comunque godere a ottobre 2022 di due settimane di repliche di quello che<br />
universalmente è riconosciuto come uno degli spettacoli più amati e applauditi al mondo.<br />
Dal 1973, The Rocky Horror Show ha sedotto con la sua trasgressività intere generazioni di spettatori,<br />
conquistando anche i benpensanti più integerrimi e trasformandoli in devoti fan con corsetto e calze a rete.<br />
Dopo oltre 40 anni, la meravigliosa creatura di Richard O’Brien non smette di travolgere, coinvolgere, sovvertire le<br />
regole. Ha viaggiato in più di 30 paesi, è stata tradotta in più di 20 lingue e torna ora in tour con la regia di<br />
Christopher Luscombe.<br />
Migliaia di appassionati hanno creato fan club, guardano il film centinaia di volte, travestendosi e partecipando<br />
sempre attivamente allo spettacolo (come richiesto dalla filosofia del “Rocky Horror Show”).<br />
Ed è così che il Rocky, proprio per l’entusiasmo e la partecipazione del suo pubblico, ogni sera si trasforma in un<br />
grande non-stop party fatto di quei successi senza tempo da cui ognuno, almeno una volta, si è lasciato<br />
trascinare come “Sweet Transvestite”, “Damn it Janet” e “Time Warp”.<br />
Appuntamento imperdibile al Teatro Arcimboldi con il nuovo, eccitante, sfrenato spettacolo del ROCKY HORROR<br />
SHOW! …vi consigliamo di tenere pronte calze a rete e guêpière! DON’T DREAM IT, BE IT!
E V E N T I<br />
TONES ON THE STONES<br />
<strong>2021</strong><br />
XV edizione
E V E N T I<br />
TuttoBallo<br />
A C A V A R O N C I N O D I O I R A C R E V O L A D O S S O L A ( V C O )<br />
S U O N I , I D E E E N A T U R A I N U N T E A T R O D I P I E T R A A I P I E D I D E L L E A L P I<br />
Ultimi giorni a Cava Roncino di Oira Crevoladossola, provincia di Verbano Cusio Ossola , del Festival Tones on the<br />
Stones. Opere liriche multimediali e suoni naturali della foresta amazzonica. La voce degli alberi e le storie dei grandi<br />
boxeur. Sintetizzatori di acqua e ceramica e controller ultratecnologici. Percussioni rituali e pianoforti malinconici.<br />
Progetti site specific, performance visionarie, artisti internazionali, workshop sull’educazione ambientale e pratiche<br />
partecipative in un territorio montano di rara bellezza, tra boschi, vigneti terrazzati e antichi borghi in pietra.<br />
Dopo l’edizione di transizione del 2020 Before and After, Tones on the Stones, è arrivato alla XV edizione, in questo <strong>2021</strong><br />
il festival si è trasformato in una vera e propria stagione dando vita a Tones Teatro Natura. In questo nuovo scenario,<br />
infatti, Tones on the Stones si è stabilito definitivamente in una cava di Gneiss ai piedi delle Alpi: un ex spazio<br />
industriale trasformato in un vero e proprio teatro stabile di pietra immerso nella Natura, grazie ad un intervento di<br />
progettazione architettonica, a cura di Fuzz Atelier sviluppato seguendo i principi di modularità, trasparenza,<br />
flessibilità, all’insegna della sostenibilità e di un diverso rapporto con il paesaggio naturale. Tones Teatro Natura non è<br />
stato soltanto un teatro ma anche uno spazio/ecosistema dedicato alla ricerca artistica, all’innovazione, alla<br />
conoscenza e al benessere individuale e collettivo.<br />
Quattro sezioni si sono sviluppate nell’arco di due mesi: Tones on the Stones, il cuore originario del festival, è stato<br />
dedicato ai progetti multidisciplinari e ai grandi artisti internazionali, come Nextones, festival di sperimentazione<br />
elettronica e audiovisiva; Riverberi jazz, due giorni di performance sonore dedicate al jazz contemporaneo che sa<br />
contaminarsi tanto con la tradizione popolare che con l’elettronica; e, infine, fino al 5 settembre, Campobase, per<br />
esplorare la cultura della montagna.<br />
Dal 3 al 5 settembre, trova spazion Campo Base, nuovo format con la cura scientifica di Alessandro Gogna che esplora i<br />
temi del rapporto tra uomo e natura e la cultura della montagna: un campeggio temporaneo per sviluppare una<br />
comunità temporanea, un’esperienza collettiva legata all’essenzialità che prevede una serie di attività diurne e serali sia<br />
per i piccoli, sia per gli adulti. Ambiente naturale versus spazio abitato: questa netta dicotomia che le grandi città e i<br />
modi di vivere nel quotidiano hanno amplificato è ormai insostenibile e continua a produrre storture di ogni tipo.<br />
Campo Base vuole essere punto di partenza per un nuovo concetto di ambientalismo, per avvicinarsi agli spazi naturali<br />
con uno sguardo attento. Molti degli ospiti attesi contribuiranno a costruire nel pubblico questa nuova consapevolezza,<br />
per immaginare una valorizzazione più sostenibile delle risorse territoriali: dai racconti dell'esploratore Franco Michieli,<br />
alle avventure dell'alpinista Hervè Barmasse e degli arrampicatori Manolo e Anna Torretta, insieme alle testimonianze di<br />
molti altri protagonisti del mondo della montagna.
P E R S O N A G G I
P E R S O N A G G I<br />
In questa torrida estate <strong>2021</strong>, tra le varie singer, rapper, influencer, la protagonista assoluta è stata lei: Orietta Berti. Dopo<br />
Sanremo, la cantante ha inanellato una serie di successi che le hanno conferito la corona di regina, con riscontro ed affetto<br />
da parte del pubblico. Una presenza, la sua, che avevamo notato al tavolo televisivo di Fabio Fazio, nel quale riusciva a<br />
dominare la scena con i suoi racconti, con i fuori programma spontanei all’Orietta, o meglio nonna di figlia. Questo suo<br />
modo di comunicare la contraddistingue da sempre, genuina proprio come una delle nostre nonne, sagge, intraprendenti e<br />
pronte ai cambiamenti. Dall’alto dei suoi 78 anni, Orietta Berti dovrebbe essere un guru per le nuove generazioni che si<br />
affacciano per la prima volta sul balconcino dell’arte. La sua verve, il suo amore per il lavoro e la famiglia, il rispetto di tutti la<br />
pongono sull’altare maggiore dello showbiz. Unica nel suo stile, ha saputo affrontare a testa alta anche il Festival di Sanremo<br />
di Amadeus, primeggiando accanto a Madame, Aiello, Arisa. Lo stile portato sul palcoscenico dell’Ariston è diventato<br />
immediatamente cult, insieme ai suoi racconti inaspettati e le sue simpatiche gaffe: come non ricordare i Maneskin chiamati<br />
per sbaglio “Naziskin” o Ermal Meta diventato “Metal”. La prossima stagione televisiva, Orietta Berti sarà il nuovo giudice del<br />
talent The Voice Senior. La poltrona per due che fu di Albano e di sua figlia Jasmine, torna ad essere un trono degno della<br />
regina della canzone italiana. L’appeal di Orietta sicuramente gioverà e porterà curiosità alla seconda edizione del talent<br />
show condotto da Antonella Clerici.
P E R S O N A G G I<br />
Signora Orietta, lei, Ornella Vanoni<br />
e Caterina Valente avete creato i<br />
tormentoni dell'estate <strong>2021</strong>...<br />
Curiosa coincidenza o il trend<br />
featuring vintage è vincente?<br />
Il confronto generazionale è sempre<br />
costruttivo, nella musica come in tutte<br />
le arti. Poi dipende dal brano, dal<br />
momento. Raffaella Carrà insieme a Bob<br />
Sinclair già qualche anno fa ebbero un<br />
successo incredibile insieme. Certo è<br />
che le belle voci non passeranno mai di<br />
moda.<br />
Orietta, dopo oltre 50 anni di<br />
carriera, 16 milioni di dischi<br />
venduti, impegni televisivi a<br />
ripetizione, complici Fedez, Achille<br />
Lauro e anche le atmosfere anni<br />
'60, si aspettava di diventare la<br />
regina dei tormentoni estivi <strong>2021</strong>?<br />
Con "Mille" sapevamo che il brano<br />
sarebbe andato bene... ma mai ci<br />
saremmo aspettati un successo cosi<br />
grande e cosi "virale" suoi social<br />
network e per la gente. La cantano tutte<br />
le generazioni, dai bambini in spiaggia ai<br />
ragazzi in discoteca, fino alle nonne che<br />
in casa la cantano insieme<br />
all'immancabile ventaglio in questa<br />
calda estate..<br />
E lei la canta anche a sua nipote<br />
Olivia?<br />
Si, Olivia adora "Mille". Ogni volta che la<br />
sente in radio, in tv o sul telefonino<br />
inizia a cantarla. Pensi che appena mi<br />
consegnarono a casa qualche giorno fa<br />
il primo disco di platino incorniciato, lei<br />
vide la copertina con noi tre e disse<br />
"Mille...la canzone della nonna". È stata<br />
dolcissima!<br />
Da indiscrezioni abbiamo saputo<br />
che tornerà in tv come giudice di<br />
The Voice Senior...<br />
Per l'autunno ho tanti progetti...<br />
Speriamo di realizzarli tutti al meglio.<br />
L'esperienza da talent scout l'ho già<br />
vissuto a "Ti lascio una canzone" (con<br />
Antonella Clerici ed il Maestro Leonardo<br />
De Amicis), a "Mettiamoci all'Opera"<br />
(insieme al caro Fabrizio Frizzi, un talent<br />
molto bello sulla musica lirica) e per due<br />
edizioni a "Ora o mai più" (insieme ad<br />
Amadeus e a tanti miei colleghi)...
P E R S O N A G G I<br />
di Patrizia Mior<br />
Difficilmente si riconosce il turbamento, nella connotazione più dolce ed effimera che la parola stessa può regalare.<br />
Quando succede, beh… cambia completamente ogni punto di vista, ogni altro significato lascia spazio<br />
all’interpretazione emozionale.<br />
Quando al “nostro” turbamento, si lega un volto e a quello stesso volto si legano altri sensi, non si può far altro che<br />
cedere ai migliori istinti che ci vengano suggeriti, e assecondare il loro desiderio d’esser compiaciuti, lasciando a noi<br />
scrittori, l’onere di trasformarli in verbo.<br />
Nessuno probabilmente lo conoscerà mai “veramente”, forse perché a pochi riserva la sua versione più dolce e<br />
determinata. Edwin è un ragazzo estremamente particolare, tanto aperto quanto riservato, quel che lascia<br />
intravedere ora, altro non è che il frutto di ogni cicatrice che egli stesso ha trasformato, con le sue mani, in un’ opera<br />
d’arte.<br />
Ho deciso di sfidare per voi la sua componente emotiva, facendolo uscire dalla sua zona di comfort e portandolo<br />
nella mia. Beh…questo è quanto emerso dalla nostra “sfida emozionale”.
P E R S O N A G G I<br />
TuttoBallo<br />
Raccontarsi attraverso 5 oggetti, l’unica domanda fatta in tutta la giornata passata<br />
insieme, per il resto del tempo, sono rimasta ad ascoltare i suoi racconti di vita e a<br />
guardare le emozioni che gli passavano davanti agli occhi come un album di<br />
fotografie. Insomma, come direbbe lui, ho solo assecondato la “buena onda”.<br />
Viaggio partito da un braccialetto bianco con il logo “Zumba”, credetemi, c’è molto di<br />
più di quanto possiate immaginare. Lo teneva tra il pollice e l’indice, facendolo<br />
dolcemente roteare tra le dita, fiero. Si prese un po’ di tempo prima di raccontarsi in<br />
quell’oggetto il nostro Edwin, quasi a voler cercare le parole giuste per poterlo<br />
celebrare.<br />
Chiunque avrebbe potuto parlarmi del suo lavoro di istruttore, non Edwin, lui, mi ha<br />
fatto vivere l’esperienza di un corso di zumba, facendo leva sulle mie emozioni e<br />
ricordandomi quanto è bella la sensazione che si prova entrando in quella stanza a<br />
fine giornata, stressati, arrabbiati, e uscendone sudati e stanchi ma al contempo,<br />
felici e appagati.<br />
Guantone da boxe, oggetto decisamente lontano dal primo, un guerriero pensai, e<br />
non sbagliavo. Disciplina, autocontrollo, costanza e nessuna intenzione di mollare di<br />
fronte alle difficoltà. Edwin in questi due anni di covid, in una delle zone più colpite<br />
dalla pandemia, ha trovato il modo di ricominciare, non si è dato per vinto ed ha<br />
impostato il suo lavoro in una forma totalmente differente. Si è reinventato online<br />
organizzando lezioni private e di gruppo, prendendo uno strumento di comunicazione<br />
per lui insolito e trasformandolo in qualcosa di positivo e utile a sentirsi vicino<br />
nuovamente ai suoi allievi. E questo, in parte, lo deve anche alla boxe!<br />
Lego Technic Chevrolet Corvette ZR1, il gioco che stimola la creatività, sorride con<br />
gli occhi che brillano giocandoci sul tavolo, proprio come i bambini, guardando quella<br />
macchina arancione fiammante, ricordandomi quanto sia importante avere voglia di<br />
sorprendersi, e quanto sia bello poter vedere le cose da punti di vista diversi.<br />
Con un sospiro disse “costruire le cose e sapere di poterle reinventare”, indicandomi i<br />
dettagli sulla macchina, spogliando la sua passione davanti a me e insegnandomi la<br />
bellezza del guardare oltre. Edwin non è uno che si ferma al primo impatto, a lui<br />
piace capire il “perché”, ed a me, piace imparare a guardare attraverso i suoi occhi<br />
bruni.<br />
Un registratore Sony TCM-939 in perfetto stato, ancora funzionante, il mio oggetto<br />
preferito. Questo è il pezzo che mi introduce alla sua più grande passione, la musica.<br />
Edwin viene dalla “vecchia scuola”, pochi mezzi da poter usare per formarsi, ma<br />
tanta volontà nel volerlo fare, perché quando la passione muove gli istinti migliori,<br />
non esiste nulla in grado di poterla fermare.<br />
Racconta delle lezioni di percussioni che registrava per poi riascoltarle a casa e<br />
poterle studiare, spiegandomi quanto, escludendo gli altri sensi, sia possibile<br />
sviluppare un udito musicale. Non fa sembrare questa forma d’arte semplice, non lo<br />
è affatto, serve grandissima sensibilità e lungimiranza e, lui ne è ben provvisto.<br />
Bongos, il nostro ultimo oggetto, colorato, vivace, come lui, su questo non ho fatto<br />
domande, semplicemente ho chiesto che suonasse per me. Accarezzato a mani<br />
nude, questo ultimo oggetto non aveva bisogno di grandi spiegazioni, questo oggetto<br />
è il suo strumento per trasformare un brano in “realismo magico”.<br />
Nella letteratura latinoamericana il realismo magico serve a dare vita agli oggetti<br />
rafforzando l’emozione che il narratore vuole raccontare. Edwin è in grado di fare la<br />
stessa cosa con il suo strumento, abbatte ogni parete trascinandoti in un mondo<br />
diverso, fatto di colore, musica, passione.<br />
Fu strano guardare l’orologio e accorgersi di aver trascorso insieme cinque ore, ad<br />
entrambi sembravano trascorsi pochi minuti, tanto i racconti ci avevano stregato.<br />
Credevo di intervistare un musicista e invece ho trovato un pirata, un artista, un<br />
guerriero, un’anima dolce, ho trovato energia. La stessa energia che ho sentito in<br />
“Vengo con Respeto”, ultima fatica musicale insieme a Mala Maña uscita il 13 agosto<br />
su tutte le piattaforme.<br />
Nessuno lo conoscerà mai “veramente”, ma a me, è stato dato il privilegio di poter<br />
avvicinare una parte di tutto questo, con rispetto attraverso i suoi occhi, e a voi, il<br />
privilegio di sentire le sue note.
P E R S O N A G G I<br />
di Francesca Rossetti
P E R S O N A G G I<br />
TuttoBallo<br />
Oggi parliamo di musica e comunicazione con un grandissimo esperto, Michelangelo Iossa, autore di numerosi libri e volto<br />
noto grazie alle sue frequenti partecipazioni radiofoniche.<br />
Chi è Michelangelo Iossa e come nasce la tua passione per la storia della musica rock e pop?<br />
Sono un giornalista e scrittore che vive e lavora a Napoli da sempre. Di famiglia napoletana, ma nato a L’Aquila nel 1974, ho<br />
nelle mie vene sangue argentino (la mia bisnonna paterna, Maria, era sudamericana), milanese (mio nonno Franco Farina era<br />
meneghino e la sua famiglia era molto vicina ai Manzoni), lucana (altre ascendenze paterne sono connesse a Francavilla sul<br />
Sinni) e vesuviana (la mia nonna Filomena, per tutti ‘Filina’, era di Torre Annunziata e aveva come compagni di banco lo<br />
scrittore Michele Prisco e il futuro producer hollywoodiano Dino de Laurentiis!). Insomma, un sano cocktail di ascendenze e di<br />
suggestioni familiari: personalmente sono fiero di essere un europeo mediterraneo e, soprattutto, profondamente italiano.<br />
Forse il mio nome – Michelangelo, simbolo dell’italianità nel mondo – e forse la data di nascita, 2 giugno, hanno segnato un<br />
destino tricolore! La musica è uno degli ingredienti-chiave della mia formazione culturale, direi umana. Da bambino si<br />
ascoltava moltissima musica in casa, da Nat King Cole a Sergio Mendes, passando per la Nuova Compagnia di Canto<br />
Popolare, Wilson Pickett, Lauzi, i Queen, Bach, Gershwin, Rino Gaetano, Baglioni e Duke Ellington.<br />
Il primo artista che ricordo distintamente in TV è un formidabile Mimmo Modugno che canta “Lu Pisci Spada”, una rivelazione<br />
assoluta! Ero rapito da Modugno e lo sono ancora. E poi il Rino Gaetano con cilindro e ukulele che canta “Gianna”, i Police in<br />
“Walking on the moon”, le sigle dei cartoon giapponesi e le canzoni della tradizione napoletana che avvolgevano la mia città:<br />
insomma, un’invitante mescolanza di suggestioni sonore. Poi, a sei anni, il primo disco dei Beatles in regalo, “The Beatles<br />
Ballads”: da quel momento gli ascolti sono cambiati, il meteorite-Beatles si era ufficialmente abbattuto nella mia vita di<br />
ascoltatore! Ho avuto la fortuna di condividere, sin da piccolo e poi nel corso degli anni, il mio percorso di formazione musicale<br />
con mia cugina Tiziana e con i miei amici Marcello, Roberto, Rosario, Andrea, Ciro, Carmine e Christian, solo per citarne<br />
alcuni. Una grande fortuna: una sorta di ‘famiglia musicale’ allargata, un solido laboratorio di scambio di idee, di ascolti, di<br />
riflessioni.<br />
Tu sei autore di libri bellissimi dedicati a Michael Jackson, ai Beatles, a Pino Daniele, a Peppino di Capri e alla<br />
bellissima città di Napoli della quale sei originario: cosa accomuna questi grandi artisti e cosa unisce quelli stranieri<br />
a Napoli?<br />
Ho avuto la fortuna di raccontare miti globali, amati e spesso idolatrati in differenti latitudini e appartenenti al DNA di mezzo<br />
mondo. Sono legati tra loro dall’elemento ‘sonoro’, musicale. Nietzsche affermava che “la vita senza la musica sarebbe un<br />
errore” e personalmente sottoscrivo questa riflessione. Jackson, i Fab Four e Pino sono intimamente collegati alla loro musica,<br />
sono ‘fatti’ della loro stessa musica.<br />
Per ciò che riguarda Napoli – e qui parlo da cittadino napoletano e da figlio di Partenope – devo ammettere che, citando un<br />
popolare spot, “ci piace vincere facile!”: non esiste al mondo un luogo che abbia una tradizione musicale legata alla formacanzone<br />
così ampia, una produzione di canzoni che affonda le sue radici a oltre 800 anni fa, come rilevava già Boccaccio nei<br />
suoi scritti. Credo che sia inevitabile: Napoli nasce sulle spoglie di Partenope, una sirena che ammaliava i naviganti con il suo<br />
canto. Quindi, Napoli è una canzone, è musica!<br />
Il ruolo della musica napoletana nel panorama internazionale<br />
Mi ricollego alla risposta precedente: il contributo offerto dalla Canzone Napoletana alla storia della musica popolare mondiale<br />
è colossale, profondo e indiscutibile. La Canzone Italiana, ad esempio, semplicemente non esisterebbe se non ci fosse stata<br />
la Canzone Napoletana. Una prova è lampante: E. A. Mario, l’autore della più italiana delle canzoni – “La Leggenda del Piave”<br />
– era napoletano e aveva firmato anche la “Tammurriata Nera”!<br />
Citando in ordine sparso, vengono in mente miti e leggende del calibro di Donizetti, Di Giacomo e Viviani, Totò e Modugno,<br />
Mozart e De Simone, Pino Daniele, Teresa De Sio, i fratelli Bennato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Enzo Avitabile,<br />
James Senese, gli Showmen e i Napoli Centrale, le correnti del ‘neapolitan power’ e della Vesuwave, i neomelodici, la<br />
sceneggiata, Salvator Rosa e Massimo Troisi, le Feste di Piedigrotta e il Festival di Napoli, Murolo, Bruni, Carosone, Taranto e<br />
le ‘macchiette’, D’Alessio, Maldacea, Arbore, Merola, la Sastri, Elvis Presley, Nino D’Angelo, De Piscopo, gli Avion Travel, il<br />
trip hop napoletano, i 99 Posse, Peppino di Capri, Sannino, De Crescenzo, Fierro e Rondinella, Mario e Sal Da Vinci, gli<br />
Almamegretta, Finizio, i rapper e i trapper, Clementino e Rocco Hunt. Tutto si incontra lungo le strade di Napoli, ogni elemento<br />
si fonde per creare nuova musica, aggiungendo sempre sentieri inediti ad una via maestra lunghissima, estesa, larga e,<br />
spesso, ingombrante.
P E R S O N A G G I<br />
Gli ultimi giorni di John Lennon: cosa successe prima della sua morte così tragica e<br />
che ha sconvolto l’opinione pubblica?<br />
John Lennon si ritirò dalle scene nel 1975 per fare ‘il mammo’, salvo poi ripresentarsi nel<br />
1980, ad un passo dal suo quarantesimo compleanno, con il bell’album “Double Fantasy”. Fu<br />
un rientro in grande stile, una nuova porta che si apriva nella straordinaria carriera del<br />
musicista di Liverpool.<br />
È incredibile pensare che una delle ultime canzoni registrate, in quel primo scorcio di<br />
dicembre, fu “Dear John”, una sorta di lettera a se stesso: “Caro John, non essere duro con te<br />
stesso / Concediti una pausa / La vita non è stata concepita per essere vissuta di corsa / Ora<br />
la corsa è terminata / E tu hai vinto”. È davvero surreale leggere oggi, a poco più di<br />
quarant’anni dalla scomparsa del musicista di Liverpool, il verso “Ora la corsa è terminata”,<br />
sapendo che è stato scritto poche ore prima di quel lunedì 8 dicembre 1980. Un folle – Mark<br />
David Chapman – lo avrebbe ucciso con 5 proiettili nella notte newyorkese.<br />
Hai avuto l’onore di intervistare sia suo figlio Sean che sua moglie Yoko Ono: cosa è<br />
emerso di non conosciuto della personalità di John, soprattutto durante la carriera<br />
solista e del suo rapporto con gli altri 3 membri?<br />
Ho avuto il privilegio e la fortuna di intervistare Sean ben tre volte, nel 2007 a Catania, nel<br />
2009 a Venezia e qualche tempo dopo al telefono (tra Napoli e New York!). Nel 2009 incontrai<br />
e intervistai anche Yoko Ono a Venezia, in occasione della consegna del Leone d’Oro alla<br />
Carriera da parte dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. John è una figura<br />
pervasiva, intimamente connessa a Yoko e Sean: lo amano, ne rispettano l’integrità artistica e,<br />
devo aggiungere, hanno curato sempre con attenzione la sua eredità discografica, senza<br />
lasciare mai nulla al caso. Nella nostra due-giorni catanese del 2007, Sean mi disse, ad un<br />
certo punto, “Se mio padre avesse detto ai fan ‘mettete una bomba davanti alla Casa Bianca’,<br />
il giorno dopo almeno due o tremila persone l’avrebbero fatto. Non è mai accaduto: papà era<br />
un personaggio amato e molto scomodo. Non mi sorprende che FBI e CIA fossero<br />
costantemente sui suoi passi”.<br />
Il mosaico napoletano dedicato a John Lennon che si trova a New York…<br />
Con la Statua della Libertà, l’Empire State Building, il ponte di Brooklyn e il memoriale di<br />
Ground Zero è uno dei cinque luoghi di New York più fotografati dai turisti: il mosaico di<br />
Central Park dedicato a John Lennon è uno dei simboli della Grande Mela e del culto per l’ex-<br />
Beatle. Dopo la morte di John, l’amministrazione comunale di New York ha dedicato a John<br />
Lennon un’area del Central Park. Nell’estate del 1981 Yoko Ono aveva inviato una lettera alle<br />
istituzioni e agli opinion leader statunitensi chiedendo di sostenere la sua iniziativa di dedicare<br />
al marito un’oasi naturalistica del parco: “È il luogo in cui io e John passeggiammo per l’ultima<br />
volta insieme. – scrisse la Ono nella sua lettera – Sarà conosciuta con il nome di Strawberry<br />
Fields”. Nell’aprile 1982 il sindaco di New York Edward I. Koch approvò la richiesta avanzata<br />
dalla Ono e si decise che un’area del Central Park sarebbe stata battezzata “Strawberry<br />
Fields”, dal nome del luogo di Liverpool più amato da Lennon e immortalato nella canzone del<br />
1967 “Strawberry Fields Forever” dei Beatles. Il 9 ottobre 1985, nel giorno in cui Lennon<br />
avrebbe compiuto 45 anni, fu inaugurata l’area “Strawberry Fields”, considerata dai cittadini<br />
newyorkesi un Giardino della Pace. L’area è caratterizzata dalla presenza del celebre mosaico<br />
circolare “Imagine”, realizzato dal mosaicista Antonio Cassio con il contributo del fratello<br />
Fabrizio e donato dalla città di Napoli al consiglio comunale di New York nei primi anni<br />
Ottanta, nel periodo conclusivo dell’amministrazione partenopea guidata dal sindaco-artista<br />
Maurizio Valenzi. L’opera, amatissima da Yoko Ono, rievoca un mosaico pompeiano<br />
raffigurante un grande Sole, conservato nelle sale del MANN, il Museo Archeologico di Napoli.<br />
Nel corso degli anni, soltanto poche testate campane hanno ricordato che quel mosaico,<br />
fotografato dai turisti di tutto il mondo, è stato donato dalla città di Napoli. Nessuna targa ne<br />
ricorda la provenienza e soltanto un breve lancio di agenzia della Associated Press, alcuni<br />
anni fa, rievocava quel “neapolitan mosaic” dedicato a John Lennon.<br />
Paul McCartney e Michael Jackson<br />
È una strana storia, fatta di incontri e allontanamenti, di ammirazione reciproca e affari.<br />
Dopo un’ampia e lunga preparazione musicale e personale, i Jackson Five conquistarono<br />
trionfalmente le classifiche americane nel 1969, piazzando – primi nella storia della pop music<br />
– i loro quattro singoli d’esordio consecutivamente al numero uno della Billboard Hot 100,<br />
chart ambitissima da ogni musicista del pianeta.<br />
L’inizio fu fulminante: pubblicato poco prima del Natale del 1969, il primo album del quintetto<br />
venne abilmente intitolato “Diana Ross Presents the Jacksons 5” ed ebbe come Cavallo di<br />
Troia ideale il singolo “I Want You Back”, una delle canzoni di maggior successo dell’intera<br />
epopea della Motown Records.
P E R S O N A G G I<br />
Da “Zip-A-Dee-Doo-Dah” a “Born To Love You”, passando per “My Cherie Amour” di Stevie<br />
Wonder o “Who’s Lovin’ You” di Smokey Robinson, il 33 giri strizzava l’occhio alla più furba<br />
produzione di casa Motown. Il disco tolse a “Abbey Road” dei Beatles lo scettro del primo<br />
posto nella classifica americana, mentre i Led Zeppelin spodestarono i Fab Four in<br />
Inghilterra. Era il segno dei tempi: stavano per ‘schiudersi’ gli anni Settanta. Da allora Paul<br />
McCartney, decisamente il più curioso sperimentatore tra gli ex-Beatles, ha osservato con<br />
grande attenzione la carriera di Jackson, fino a firmare “Girlfriend” per l’album “Off the Wall”.<br />
Da quel momento, un’amicizia fatta di musica e talento ha avuto inizio: “Say Say Say”, “The<br />
Man”, “The Girl is Mine” sono i tasselli di questo mosaico musicale del duo “Mac & Jack”,<br />
come amavano autodefinirsi i due musicisti. Una liaison che ebbe una evidente battuta<br />
d’arresto dopo che Michael Jackson si impossessò dei diritti editoriali del catalogo Northern<br />
Songs, che tutelava le composizioni beatlesiane firmate da John Lennon e Paul McCartney.<br />
L’allontanamento fra i due fu inevitabile: lo showbusiness ha preso il sopravvento. Quando<br />
Jackson morì, Sir Paul affermò “Mi sento privilegiato ad aver frequentato Michael e lavorato<br />
con lui. La sua musica sarà ricordata per sempre”. Nell’agosto del 1977, quando morì Elvis<br />
Presley, i critici musicali, i musicisti, i media e i fan di ogni angolo del pianeta si interrogarono<br />
sulle sorti della sua eredità artistica, iconica e musicale e sul nome di un ideale depositario<br />
della corona di ‘re del rock’. Pochi anni prima, nel 1970, legioni di fan di ogni latitudine<br />
piansero lo scioglimento dei Beatles. E anche lì, puntualmente, i media e l’universo del poprock<br />
iniziarono ad elencare possibili eredi artistici della band di maggior successo della storia<br />
della musica. Naturalmente questo gioco collettivo non poteva risparmiare Michael Jackson:<br />
da quel 25 giugno 2009 ad oggi, non c’è momento in cui i media non si interroghino sulle<br />
possibilità di individuare un erede-simbolo del Re del Pop. Una ricerca senza fine, spesso<br />
sospinta dalle pressioni dei giornalisti o dalle vivaci motivazioni dei fan sulle piattaformesocial.<br />
Chi ha agguantato lo scettro del re del pop. Nessuno, naturalmente.<br />
L’eredità di Michael Jackson, di Elvis Presley o dei Beatles – per citare i più vistosi fenomeni<br />
della contemporaneità in tal senso – si cela nelle carriere di decine, centinaia di artisti di ogni<br />
angolo del globo che hanno raccolto la polvere magica cosparsa negli anni da queste icone<br />
del pop-rock.<br />
I Fab Four nel cinema<br />
Quello tra i Beatles e il cinema è un rapporto lungo, saldo e complesso. I Fab Four sono stati<br />
protagonisti di una pentalogia cinematografica divenuta simbolica, inaugurata con “A Hard<br />
Day’s Night”: la popolarità dei Beatles, nel primo scorcio del 1964, era davvero alle stelle e la<br />
proposta di realizzare un film che avesse i quattro musicisti (e, naturalmente, le loro canzoni)<br />
come principali protagonisti rappresentò per l’industria cinematografia, per la EMI e per gli<br />
stessi Beatles un’occasione da non perdere. La proposta avanzata dalla United Artists nel<br />
1963 si concretizzò nella realizzazione del lungometraggio A Hard Day’s Night, nelle sue<br />
prime fasi battezzato Beatlemania fino alla nascita del definitivo titolo e dell’omonimo brano. Il<br />
mondo della celluloide non avrebbe tardato ad attingere alle risorse musicali e istrioniche del<br />
quartetto. Il lungometraggio A Hard Day’s Night (in Italia Tutti Per Uno), diretto dal giovane<br />
cineasta Richard Lester, rappresentò lo starting point della carriera cinematografica dei<br />
Beatles: lontano dai canoni degli italici “musicarelli” o dalle melense interpretazioni<br />
hollywoodiane di Elvis Presley, il film di Lester si basava su una sceneggiatura molto<br />
accattivante firmata dal romanziere Alun Owen, autore che ben interpretava quello spirito che<br />
era proprio dei Beatles e che trasformerà i quattro nei “fratelli Marx del rock’n’roll”. Girata in<br />
un poetico bianco/nero d’essai, il film di Lester costò pochissimo e divenne rapidamente il<br />
fenomeno musical-cinematografico dell’anno, dando avvio ad una pentalogia cinematografica<br />
che, sino al 1970, accompagnerà la carriera musicale dei Fab Four. Il film contribuì a<br />
delineare alcuni stereotipi legati ai singoli componenti della band che i quattro riuscirono a<br />
scrollarsi soltanto nel corso degli anni e con non poche difficoltà: al John cinico e sferzante fa<br />
da contraltare un Paul diplomatico e fascinoso, al bel tenebroso e taciturno George si<br />
affianca il “jolly” Ringo. Quest’ultimo, inoltre, conquista l’affetto del pubblico e della critica,<br />
diventando l’effettivo “nucleo” narrativo di quasi tutti gli altri film della cinematografia<br />
beatlesiana.<br />
Realizzato su pellicola a colori e con un budget più ampio, il secondo film della band faceva il<br />
verso al più importante fenomeno cinematografico “made in UK” degli anni Sessanta, la saga<br />
dell’agente segreto britannico 007/James Bond, nato dalla penna dello scrittore Ian Fleming.<br />
Le esotiche location dei film interpretati dall’affascinante Sean Connery, l’abile regia di<br />
Terence Young e Guy Hamilton, i gadgets futuristici apparsi in Goldfinger, Dalla Russia Con<br />
Amore e Licenza di Uccidere furono l’elemento-base da cui prese il via la parodia proposta<br />
dai Beatles e dal fido Richard Lester, arricchita dalle canzoni del quartetto, dallo humour<br />
nord-inglese del cast e da surreali siparietti comici infilati a sorpresa nel film.<br />
Sebbene fosse meno convincente del suo predecessore, il film Help! sbancò i botteghini di<br />
mezzo mondo, catapultando l’omonimo album in vetta alle classifiche internazionali e<br />
offrendo una enorme visibilità alle canzoni in esso contenute.
P E R S O N A G G I<br />
Il 1969 si inaugurò in un clima di profonda confusione, accentuato dalla instabile proposta avanzata<br />
da Paul McCartney di portare nuovamente in scena il quartetto in versione live. Il progetto del<br />
bassista, intitolato emblematicamente Get Back (Ritorno…alle origini) si basava sulla possibilità di<br />
rieseguire quei brani che erano stati al centro della formazione musicale del gruppo e riportarli<br />
nuovamente all’attenzione del pubblico in uno show televisivo registrato a Londra.<br />
Get Back portò alla registrazione di tantissimo materiale-video, “catturato” dal regista Michael<br />
Lindsay-Hogg e dal suo staff durante ore e ore di prove nei Twickenham Studios della capitale<br />
britannica: il progetto culminò in un concerto a sorpresa tenutosi il 30 gennaio 1969 sul tetto della<br />
sede della Apple – nell’elegante strada londinese Savile Row – e cambiò nome trasformandosi in<br />
Let It Be. Il “rooftop concert” del 1969 fu l’ultima occasione in cui i Beatles suonarono insieme in un<br />
concerto pubblico. L’album e il film-documentario che nacquero da questa esperienza videro la luce<br />
oltre quindici mesi più tardi e accompagnarono lo scioglimento ufficiale della band, avvenuto<br />
nell’aprile 1970.<br />
Quali sono i luoghi napoletani più importanti citati nelle canzoni di Pino Daniele e di Peppino<br />
di Capri, mostri sacri della canzone partenopea?<br />
Beh, sono decine. Pino cita spesso e volentieri differenti luoghi della città, da via Santa Teresa al<br />
porto di Napoli, passando per il Vomero e il quartiere Stella. Alla sua vita sono poi legati i cardini e i<br />
decumani della struttura greca originaria della città, ma anche l’Isolotto di Megaride e il Castel<br />
dell’Ovo, Piazza del Plebiscito, Piazza Santa Maria La Nova e via Medina.<br />
Lo sguardo di Peppino di Capri è di altra natura, più contemplativo, ha una visione più ‘apollinea’<br />
dei luoghi della Campania: dal Golfo di Napoli alla Luna Caprese, la musica di Peppino è densa di<br />
riferimenti riconducibili alla tradizione ‘classica’ partenopea.<br />
Il giro del mondo in 40 Napoli<br />
Nell’estate del 2017, le pagine del “Corriere del Mezzogiorno” – storico ‘dorso’ del “Corriere della<br />
Sera” di cui sono contributor da alcuni anni – hanno ospitato un mio reportage strutturato come un<br />
ideale giro del mondo in differenti tappe, tutte rigorosamente “napoletane”. Da quel reportage è<br />
nato, nel 2019, un volume, intitolato “Il Giro del Mondo in 40 Napoli”: il libro intende accompagnare<br />
il lettore in un lungo viaggio attraverso i continenti, che si apre con la Napoli dello Stato di New York<br />
e che, inevitabilmente, si conclude con la più celebre delle Napoli del mondo. Unità di misura<br />
dell'intero percorso, il capoluogo partenopeo condivide la sua sorte con trentanove ‘cugine’<br />
attraversate nelle pagine del mio libro-viaggio. Napoli è una e multipla: non solo sfogliatelle e<br />
mandolini ma anche rodeo texano, ouzo ateniese, carnevale brasiliano, malvasia greco-veneziana,<br />
testimonianze dei nativi americani, prelibatezze siciliane e pugliesi, villaggi africani e smart city<br />
cipriote. Tutto si nasconde e si svela nel nome di Napoli, ad ogni latitudine.<br />
Naples, Neapolis, Nabeul, Napoli, Nauplia, Neopolis o Neapoli sono i nomi delle quaranta Napoli<br />
scelte per questo itinerario, che a breve si trasformerà anche in una mostra espositiva.<br />
007 Operazione Suono e l’amicizia con Monty Norman<br />
Il mio ultimo libro, “007 Operazione Suono”, racconta il mito-Bond in un viaggio nella storia delle<br />
colonne sonore e delle canzoni originali tratte dai film dedicati alla spia britannica nata dalla penna<br />
di Ian Fleming. È un libro a cui ho lavorato moltissimi anni: la ricognizione del materiale è iniziata<br />
ufficialmente circa 25 anni fa e la sua stesura ha occupato l’ultimo biennio. Un lavoro a cui sono<br />
molto legato e che è un ideale punto di incontro tra cinema e musica.<br />
Allo stato attuale, è la più ampia e aggiornata guida sulle colonne sonore dei film di 007 e abbraccia<br />
i 25 film ufficiali della saga cinematografica di Bond e i tre capitoli non ufficiali dedicati a 007 ovvero<br />
i due “Casino Royale” (quello televisivo del 1954 e il film-parodia del 1967) e “Mai dire Mai” del<br />
1983. Da Shirley Bassey a Billie Eilish, da Sir Paul McCartney ad Adele, passando per Tina Turner,<br />
Sam Smith, i Duran Duran, Louis Armstrong, Madonna, Tom Jones e molti altri, “007 Operazione<br />
Suono” racconta le canzoni che hanno accompagnato le imprese di Bond, ma anche i temi<br />
orchestrali della saga, dallo strumentale “James Bond Theme” di Monty Norman alla colonna<br />
sonora di “No Time To Die” del Premio Oscar Hans Zimmer.<br />
Un lungo percorso in musica che ha accompagnato le gesta di Sean Connery, George Lazenby,<br />
Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig.<br />
Il libro è dedicato alla memoria di Sir Sean Connery, primo interprete cinematografico dell’agente<br />
segreto inglese, scomparso recentemente, ed è impreziosito dalla prefazione del leggendario<br />
Monty Norman, pluripremiato compositore britannico e creatore del “James Bond Theme”, tema<br />
orchestrale divenuto ‘firma’ delle imprese di 007, da “Licenza di Uccidere” del 1962 a “No Time to<br />
Die” del <strong>2021</strong>. Quella con Norman è un’amicizia incredibile, forse il più inatteso regalo di questo<br />
mio libro: nel 2019 gli scrissi per chiedergli una testimonianza personale, una sorta di intervista.<br />
Non mi sarei mai aspettato che questo compositore ultranovantenne avrebbe firmato la prefazione<br />
del libro! Da allora siamo in costante contatto epistolare; ogni settimana ci scriviamo.
P E R S O N A G G I<br />
Cosa sono POP Life e Michelangelo Comunicazione?<br />
Pop Life è una sorta di laboratorio accademico e culturale, un luogo di incontro tra differenti Atenei universitari della Campania e differenti docenti<br />
di questi Atenei. Faccio parte di questo gruppo di lavoro dal 2018 e insieme ad altri colleghi ho preso parte agli incontri di Pop Life, interamente<br />
dedicati ai linguaggi della pop-culture, ambito del quale mi sono occupato molto spesso nell’arco degli ultimi venti anni. Dal 1999, infatti, sono<br />
docente dell’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, sia con i miei due insegnamenti presso la il Corso di Laurea in Scienze<br />
della Comunicazione sia con il mio Laboratorio di Musicologia.<br />
“Michelangelo Comunicazione” è il nome della mia agenzia di comunicazione: una press-agency nata nel 2013, ma attiva sin da qualche anno<br />
prima: questa agenzia è nata immediatamente dopo la conclusione dell’attività professionale di “MFL Comunicazione”, l’ufficio stampa fondato<br />
nel 1999 da Francesca Capriati, Lucia Nicodemo e me. Un bel laboratorio professionale e creativo che ha forgiato i nostri rispettivi percorsi<br />
lavorativi.<br />
C’era una volta a Torre Annunziata la pasta italiana più buona del mondo…<br />
…e c’è anche un pezzetto di cuore in più in questa vicenda: mia nonna Filomena (per tutti era ‘Filina’) era, come anticipavo in questa intervista,<br />
figlia di una grande famiglia di industriali di Torre Annunziata. Ho raccontato quel polo produttivo fiorito a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento in<br />
un mio recente reportage apparso sulle pagine di uno Speciale del Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno.<br />
In questo <strong>2021</strong> si celebra anche il ventennale di “Francesca e Nunziata”, film per la tv che venne presentato nel 2001 al festival del cinema di<br />
Montréal. Diretta da Lina Wertmuller, la pellicola venne trasmessa l’anno seguente in Italia e in molti Paesi del mondo. Nel 1995, Avagliano<br />
Editore aveva pubblicato l’omonimo romanzo di Maria Orsini Natale, scrittrice, giornalista e poetessa di Torre Annunziata. Finalista al Premio<br />
Strega, quel libro si trasformò in uno dei titoli italiani più letti e tradotti degli anni Novanta.<br />
Esattamente 140 anni fa, nel 1881, il quarantenne Domenico Orsini inaugurò il primo mulino a vapore di Torre Annunziata. La pronipote Maria<br />
imprigionò quella vicenda e i suoi protagonisti nelle pagine di “Francesca e Nunziata”. La città vesuviana era epicentro mediterraneo della<br />
cosiddetta “arte bianca”, quella speciale quality territoriale nel produrre le paste più buone del mondo.<br />
Quello torrese fu un polo industriale di primissimo piano, mortificato da crisi economiche, aziendali o familiari, ma soprattutto dall’invasione dei<br />
tedeschi, che utilizzarono diversi pastifici come depositi di armi e avamposti sul territorio vesuviano durante il secondo conflitto mondiale.<br />
Etica dell’impresa, ricerca industriale e cultura generarono un’ideale sintesi che può far riflettere sulle strategie di marketing territoriale della<br />
contemporaneità.<br />
I prossimi artisti che vedranno la luce nelle tue opere.<br />
In queste settimane sto terminando il mio nuovo libro, un volume monografico dedicato a Rino Gaetano, che vedrà la luce in primavera, a ridosso<br />
del quarantesimo anniversario della scomparsa del cantautore di Crotone: non posso rivelare altro, naturalmente, ma poco importa perché tanto<br />
“il cielo è sempre più blu”!
P E R S O N A G G I
P E R S O N A G G I<br />
I tuoi esordi alla danza...<br />
Ho iniziato a ballare relativamente tardi, avevo 14 anni.<br />
Con un' esperienza teatrale e cinematografica alle spalle, ho partecipato come<br />
protagonista al film di Leandro Castellani intitolato “il coraggio di parlare”, film<br />
grazie al quale ho ricevuto un premio al festival di Giffoni Valle Piana come<br />
miglior attore protagonista. Nonostante la possibilita' di continuare in questa<br />
affascinante arte, la passione per la musica e la danza hanno preso il<br />
sopravvento. Quindi, dopo gli inizi entusiasmanti al kiki urbani, un' ottima<br />
scuola privata nella periferia della mia citta', Roma, diretta dal primo ballerino<br />
del Teatro dell'Opera di Roma, Giuseppe Urbani e sua sorella, a seguito di uno<br />
stage, mi viene data la possibilita' di entrare nell'Accademia del Teatro alla<br />
Scala, all'epoca diretta dall'insuperabile Annamaria Prina. Un pensiero di<br />
gratitudine speciale e grande stima vanno alle mie prime insegnanti Nadia<br />
Calandra e Fausta Spada, che hanno accompagnato la mia crescita e<br />
supportato la mia passione, come pure ai primi maestri scaligeri quali Oleg<br />
Sokolov e Tiit Harm, entrambi ottimi danzatori e appassionati insegnanti.<br />
Terminato, quindi, il percorso di studi, mi sono diplomato e sono entrato<br />
direttamente a far parte del corpo di ballo del Teatro alla Scala. L'avventura è<br />
iniziata. Sono stati anni intensi lontano da casa e dalla famiglia che, tuttavia, mi<br />
ha sempre supportato in ogni modo e senza la quale tutto cio' non sarebbe<br />
potuto accadere. Grazie mamma e papa' !!<br />
Sei entrato giovanissimo nella compagnia del Teatro Alla Scala di Milano.<br />
Quali ricordi conservi?<br />
Sono entrato in compagnia a 22 anni, sotto la direzione di Elisabetta Tebarust.<br />
E' stato un rapporto burrascoso, ma ho imparato tanto da lei e per questo<br />
ancora oggi la ringrazio. Ricordo la grande attenzione e precisione dello staff da<br />
lei scelto e la cura quasi maniacale dei particolari nelle prove in sala per il<br />
montaggio di balletti del repertorio classico e contemporaneo. Come pure la<br />
grande attenzione durante gli spettacoli al fine di raggiungere un'esecuzione<br />
ineccepibile. Sicuramente uno dei ricordi piu' belli per me e' stata la<br />
preparazione e l'esecuzione dello “zingaro”, ruolo di carattere nel balletto “ Don<br />
Chisciotte” con la coreografia di R. Nureyev. Qualcosa che ho cercato,<br />
fortemente voluto e che, alla fine, mi ha dato tanta gioia e soddisfazione.<br />
Dopo tanto danzare, la tua vena coreografica è apparsa. Quale è stato il<br />
tuo primo lavoro come coreografo?<br />
Se sono diventato coreografo, come spesso amo ricordare, lo devo all'incontro<br />
e alla partecipazione in una creazione contemporanea realizzata da Jacopo<br />
Godani. Lavorando giorno dopo giorno a contatto con lui, ho scoperto che si<br />
poteva, che si puo' attingere dalle nostre piu' profonde passioni, dal nostro<br />
istinto e finalmente danzare, muoversi liberi e creare. Senza schemi, con<br />
fiducia esplorare, scoprire, abbandonarsi alla musica. Non cedere<br />
necessariamente a un banale spontaneismo ma neanche castrare cio' che<br />
nasce dal profondo di noi stessi , anche se magari al momento, non riusciamo<br />
a decifrarlo. Sull'onda di questa folgorazione nasce un breve trittico su musica<br />
di P. Glass... E da li' non mi sono ancora fermato !<br />
Tanti i nomi importanti della danza con cui hai lavorato, dando vita, per<br />
loro, a tante creazioni. Cosa trai da esperienze come queste?<br />
In primis che c'e' sempre da imparare da migliorarsi e crescere, Che a volte<br />
basta ascoltare ed osservare per creare insieme qualcosa di interessante e<br />
che, se qualche ostacolo sopraggiunge, fondamentale e' instaurare un rapporto<br />
di fiducia, in un' atmosfera serena e giocosa. Non dico di esserci sempre<br />
riuscito, ma cerco comunque di iniziare ogni nuovo lavoro seguendo questo<br />
principio. Le cose si fanno insieme. Inevitabile incontrare momenti di stress e<br />
tensione ma, come disse qualcuno che ora non ricordo : “ragazzi, alla fine e'<br />
solo danza”.
P E R S O N A G G I<br />
Parlaci di qualche tua creazioni a cui sei particolarmente legato e perché...<br />
”Difficile dire a quale figlio vuoi piu' bene” tuttavia la mia prima creazione scaligera “l'Altro<br />
Casanova”, Musica di Vivaldi, Boccherini, Bach, Malipiero, Schinittke, scene di Aurelio<br />
Colombo, costumi di Erika Carretta, luci Marco Filibeck. E' stata per me un'esperienza tanto<br />
scioccante quanto fondamentale per la mia carriera e la mia maturazione di uomo e artista.<br />
Ho capito molte cose, alcune mio malgrado.<br />
Ringrazio sempre il direttore di allora Makar Vaziev che ha creduto in me e mi ha concesso<br />
una possiblità così grande, sfidando tutto e tutti. Ancora oggi, quando la rivedo,<br />
nonostante riconosca inevitabili ingenuita' etc. etc., la ritengo una creazione<br />
fondamentale. Infatti riesco a scorgere , a sentire come essa , sebbene in modo forse<br />
primitivo o criptico, rappresenti la realizzazione e l'estrinsecazione di quel crogiuolo di<br />
impulsi e forze che si sono rivelate fortemente dentro di me. Nasceva, forse balbettando,<br />
tutto il mio alfabeto. Altro titolo a cui sono molto affezionato, e' una creazione realizzata<br />
nel 2014 per l'Estonian National opera intitolata “Medea”. Musica di Stravinskij, Dead Can<br />
Dance, Schnittke; scene di Andrea Tocchio, Maria Rossi Franchi; costumi della mia<br />
fantastica e purtroppo prematuramente scomparsa amica Simona Morresi. Sono legato a<br />
questo progetto perché rappresenta il mio esordio all'estero con un titolo che sembrava una<br />
scommessa rischiosa per il pubblico locale, come mi diceva Thomas Edur, allora direttore<br />
della compagnia, ma che invece si è rivelata vincente, tanto che ancora oggi il titolo è in<br />
cartellone ed è sempre molto apprezzato. Altra avventura, che si discosta da quella che<br />
potrebbe essere la mia poetica o il mio stile, e' la realizzazione di un progetto su<br />
commissione del Teatro San Carlo di Napoli nel 2017, “Alice in Wonderland”. Musica<br />
Tcaikovsky, Khachaturian, Nanetti; Scene Andrea Tocchio; costumi Simona Morresi,<br />
Annamaria Ruocco; Proiezioni Sergio Metalli; luci Fiammetta Baldisserri, Valerio Tiberi.<br />
Alice nasce come proposta fattami da Lienz Chang, maitre facente veci di direttore , che<br />
mi suggeri' folgorato il titolo per la compagnia partenopea. Da principio io rimasi scettico<br />
tuttavia, ripensadoci, ho creduto che potesse rappresentare una sfida interessante, quindi<br />
accettai. Dopo varie vicissitudini , che vi risparmio, “Alice in wonderland” ando' in scena nel<br />
2017. Balletto in due atti, che coinvolgeva anche l'Accademia del Teatro San Carlo e che ha<br />
veramente smosso la critica ed il pubblico napoletano, tanto che, due anni dopo, abbiamo<br />
debuttato in Estonia, nel Tahvuus Estonia Opera, riscuotendo un successo incredibile.<br />
Ancora oggi il titolo e' in cartellone e le recite sono per la maggior parte sold out !<br />
I tuoi prossimi progetti?<br />
Il covid ha creato problemi enormi per tutti e quasi in ogni settore, ma siamo in italia e la<br />
cultura, l'arte e la danza ne sono uscite, se ne sono uscite, stremate. Tuttavia, durante il<br />
lockdown, ho avuto molto tempo per lavorare e nuovi progetti che, grazie anche alla<br />
collaborazione instancabile del mio team, hanno preso vita. Abbiamo realizzato una nuova<br />
“Carmen” ispirata al mondo del musical e del circo sul modello di Moulin Rouge o the<br />
Greatest Showman, da proporre non appena sara' possibile in italia e all'estero. Un' altra<br />
idea pronta a prendere vita e' un lavoro incentrato sul rapporto amoroso e tragico tra il<br />
famoso scultore francese Rodin e la sua musa, amante e collega Camille Clodel, Intitolato<br />
“Rodin+Camille la porte de l'Enfer”. Progetto che mi piacerebbe realizzare anche perche' la<br />
musica scelta e' del compianto maestro Ezio Bosso, che ho conosciuto personalmente e<br />
che ho sempre seguito e stimato moltissimo. Trovo che la sua opera sia eccezionale e<br />
spero vivvamente di vederlo presto in scena. A breve, come tu ben sai, Ontheatretv,<br />
piattaforma streaming, ha richiesto alcuni tra i miei lavori più interessanti da proporre su<br />
internet. Siamo in fase di preparazione, dopo di che, il pubblico avra' la possibilita', se ha<br />
piacere, di apprezzarli. Attualmente continua la collaborazione con Roberto Bolle che ha<br />
inserito il passo a due tratto da “L'altro Casanova” nel suo tour in italia e all'estero, dopo<br />
averlo danzato anche il 1° giugno al Quirinale per la festa della Repubblica, con la sensuale<br />
Virna Toppi, cosa che mi ha riempito di gioia ed orgoglio. Il resto sono sogni che urlano dal<br />
cassetto...<br />
Cosa rappresenta per te la danza?<br />
La danza, la musica sono come un salto nella tana del bianconiglio, la mia terapia, il<br />
momento in cui non penso ma sono.
P E R S O N A G G I
P E R S O N A G G I<br />
Spesso abbiamo parlato dell’arte della fotografia, e del<br />
significato che la stessa ha per chi fotografa; poi ho<br />
conosciuto Davide, un ragazzo che è nato e vive nel mio<br />
stesso paese di origine; non lo conoscevo né ci avevo mai<br />
parlato, in quanto molto più piccolo di me, dunque<br />
appartenente ad un’altra generazione, ma ho iniziato ad<br />
apprezzare le foto che pubblicava su Facebook e che<br />
avevano qualcosa di diverso, “un di più” rispetto a quello che<br />
avevo visto sino ad ora. L’ho contattato, chiedendogli di<br />
rilasciarmi un’intervista, ma non ce n’è stato bisogno, in<br />
quanto, gentilissimo e disponibilissimo, si è raccontato da<br />
solo, esprimendo in modo esaudiente ciò che avrei voluto<br />
chiedergli e sapere, attraverso le mie domande. Davide<br />
spesso usa uno pseudonimo, Dave Warner - “Dave nasce da<br />
un sentirmi in disaccordo con me stesso, come se avessi un<br />
alter ego, ed è, ovviamente, l’abbreviazione inglese di Davide;<br />
Warner è il cognome di Brian Warner, ovvero Marilyn Manson,<br />
personaggio che mi colpì profondamente a 6 anni”- ci spiega<br />
Davide. Vi propongo, dunque, la sua originale e<br />
personalissima presentazione non solo della sua persona, ma<br />
di come essa viva e conviva con la fotografia, dando vita a ciò<br />
che Davide, (perché in questa circostanza chi si racconta “è<br />
Davide e non Dave”), chiama il suo “Moto perpetuo”.<br />
Pina DelleSite
P E R S O N A G G I<br />
Sono Davide Bilancia, nato nel gelo dell'inverno 1993. Ho 28 anni e, come scoprirete, oggi siamo qui<br />
per parlare di fotografia.<br />
Sono un sostenitore attivo del progetto TheList, membro del FotoCineClub di Foggia e della FIAF.<br />
Fotografia, letteralmente un metodo di comunicazione poiché l'inconscio e l'anima viaggiano e vivono<br />
di immagini.<br />
Creare una fotografia è l'atto più immediato per mettermi in relazione con la mia anima, trasmettere le<br />
mie emozioni per poterle comprendere e manifestare.<br />
Da quando ho memoria ho sempre avuto una macchina fotografica o uno strumento capace di<br />
catturare fotografie con me, apparentemente per immortalare momenti di vita ma, in verità, servono a<br />
me per comunicare.<br />
Ho iniziato molto presto con i disagi esistenziali ed attualmente sono affetto da schizofrenia, o, come<br />
la chiamo io, schizzofrenia. Così l'ho conosciuta ed ho fatto difficoltà a vedermi con una sola “zeta”.<br />
Nel corso del tempo ho studiato, mi sono applicato e con il FotoCineClub, corsi esterni e TheList sono<br />
molto attivo nel produrre immagini e progetti artistici.<br />
Principalmente fotografo per i motivi detti poc'anzi ed, oltre quelli, riesco anche a vivere delle<br />
esperienze propositive, come stagioni estive e momenti di unione con le uscite ed i progetti (mostre e<br />
corsi) del FotoCineClub di Foggia.<br />
Sento di esserci nato con questa dimensione fotografica nel mio essere.<br />
Che sia uno still life o un ritratto, il mio pane quotidiano, l'importante per me è parlare con me stesso,<br />
mettere in luce le mie ombre.<br />
"Fotografia" è un termine elegante, racchiude in sé la leggerezza di ciò che rappresenta e la potenza di<br />
ciò che cela. Faccio difficoltà ancora a definirmi un fotografo poiché l'aspettativa che avevo un tempo,<br />
guardando i vecchi fotografi della zona, mi aveva dato un senso di lavoro estremamente inquadrato e<br />
schematico. Crescendo e vivendola ho capito chi sono io quando fotografo.<br />
È un momento di pura passione, connessione e ricerca della mia sostanza. Non m'importa se ho a<br />
disposizione una reflex entry level, un cellulare o la macchina fotografica tecnologicamente più<br />
avanzata. So quello che faccio, ciò che voglio e per me, che sono schizofrenico, mi fa sentire unito,<br />
parlo a me stesso e dimostro agli altri cosa ho dentro.<br />
Lavorare in fase di sviluppo è la chiave per naturalizzare il grezzo che viene fuori dal singolo scatto.<br />
È un atto d'amore, amor proprio. È il mio “moto perpetuo”.<br />
Non dedico una lettera, anche se so scrivere, non dedico un mazzo di fiori, anche se sono romantico.<br />
Dono una fotografia, una mia creazione, parte della mia anima a chi sento di doverla dare.<br />
Fotografo per me, per far parlare la mia anima e questa è in continua evoluzione.<br />
Mio cognato, Luca, dice che tiro fuori l'anima delle persone coi miei ritratti.<br />
Io non sono molto per i complimenti, anzi, mi fanno paura e quando merito qualcosa questo mi<br />
spiazza ma sto imparando a cavarmela.<br />
Immaginate la vostra compagna di viaggio, che sia una chitarra, un binocolo, uno scacciapensieri...<br />
Per me è la macchina fotografica, la temo e la amo. Mi rapisce, mi consola, mi si addice e mi premia.<br />
Rappresenta il mio centro, tocca l'anima ogni singola premuta di pulsante che rilascia l'otturatore.<br />
Quando gli occhi della macchina si chiudono la mia anima si apre, emana un segnale.<br />
Troppo amore ho soppresso, troppe anime ho guarito e colmo di comprensione cerco me stesso nei<br />
fotogrammi di vita, che catturo senza timore.<br />
Un'anima, uno sguardo, una goccia di pioggia, un soffio di vento che scuote i capelli di una dolce<br />
fanciulla o le poderose fauci di un uomo che ti urla contro la propria rabbia… io vivo forte catturo<br />
l'intangibile. Con tutta la mia fragilità trovo un pezzo di me in ogni persona che incontro e timidamente<br />
mi inserisco nelle loro vicende con la mia macchina fotografica. Ho sete di me e ad ogni tocco prendo<br />
un sorso di vita. Essa (la fotografia) non rappresenta né un momento passato né uno futuro.<br />
La fotografia rappresenta il presente, l'attuale. I sentimenti. Fotografo l'irrisolto che c'è dentro di me e<br />
con essa guarisco guardandomi dentro, pensando al prossimo tassello, pezzo di puzzle che compone<br />
il mio essere. Sono in una fase di cambiamento, di ritrovamento dell'essere, della mia entità in questo<br />
mondo. Sembra poco ma è la mia vita.<br />
Il mio spirito mi guida attraverso le tempeste, rompe gli argini e supera le colline che portano al mare<br />
dell'anima, assolato e determinato a credere e crescere.<br />
Questa è la mia fotografia, il mio amore.<br />
Davide.
F O T O G R A F I A
F O T O G R A F I A<br />
Back Home nasce all’improvviso, nella primavera<br />
del 2020, in piena pandemia. In quel periodo ero<br />
studentessa del MADIS – Master di 1° livello in<br />
Danza e Inclusione Sociale realizzato in Sardegna,<br />
grazie all’impegno di soggetti ed istituzioni, tra i<br />
quali l’Accademia Nazionale di Danza. Mi trovavo<br />
in un momento di forte creatività fisica e mentale,<br />
frutto sia dell’incontro con docenti di elevatissimo<br />
spessore che di una mia spinta personale a<br />
riscrivere questo periodo di immobilità e distanza<br />
attraverso nuovi punti di riferimento, come gli spazi<br />
domestici ed i sentimenti da essi evocati.<br />
Da questo percorso è nato in me il desiderio di<br />
produrre un contributo creativo per l’evento on line<br />
"Danza e Distanza - azioni e riflessioni sulla danza<br />
e drammaturgia in tempo di pandemia" -<br />
organizzato dall'Accademia Nazionale di Danza in<br />
occasione della Giornata Internazionale della<br />
Danza 2020. Di questa videocreazione, realizzata<br />
insieme a Luca, affascinava la sfida con l’elemento<br />
tempo: realizzare una narrazione visiva efficace in<br />
un solo minuto. Penso che di Back Home sia nata<br />
rapidamente l’alternanza di opposti che lo<br />
caratterizza: luce e buio, esterno e interno, pieno e<br />
vuoto, silenzio e suono; elementi chiave del<br />
quotidiano in quelle giornate difficili. Faticavo però<br />
a focalizzarne il sentimento prevalente in base a cui<br />
racchiuderne il significato in un titolo. Servivano<br />
inoltre elementi chiave, da un incipit efficace ad una<br />
chiusura rapida e chiara dal punto di vista visivo,<br />
per dare un senso compiuto a quei sessanta<br />
secondi. Back Home ha preso vita grazie alla<br />
sensibilità e competenza di Luca, capace di<br />
trasformare in immagini efficaci ciò che esprimevo.<br />
Le inquadrature iniziali, completamente incentrate<br />
sui gesti principali di ogni azione, non lasciano<br />
spazio ad alcuna distrazione; la seconda parte si<br />
sviluppa di fatto in un incubo, senza alcuna via di<br />
fuga visiva.<br />
Il titolo, nato alla fine, è frutto delle stesse<br />
immagini: il nodo emozionale si è risolto nella<br />
certezza interiore che le pareti tra cui accadeva<br />
tutto questo erano pur sempre casa. Un nido da cui<br />
spiccare il volo alla fine di un periodo così difficile<br />
per tutti.<br />
https://www.lucadibartolo.it/cinema-festival/backhome/<br />
Giorgia Damasco
C I N E M A N E W S<br />
AL VIA LE RIPRESE DI “MUTI” CON IL PREMIO OSCAR MORGAN FREEMAN<br />
Iervolino and Lady Bacardi Entertainment (ILBE) – azienda specializzata nella<br />
produzione di contenuti cinematografici, televisivi, web series e short content,<br />
quotata sul mercato AIM Italia e precedentemente denominata Iervolino<br />
Entertainment – comunica l’avvio della produzione di “Muti”, interpretato dal<br />
Premio Oscar Morgan Freeman, Cole Hauser e Vernon Davis.<br />
Il film sarà diretto da George Gallo, Francesco Cinquemani e Luca Giliberto.<br />
Direttore della Fotografia sarà Andrzej Sekula (Le Iene, Pulp Fiction, American<br />
Psycho). L’inizio delle riprese del film è previsto in Mississippi (USA), per<br />
proseguire successivamente in Italia. Una sceneggiatura di Bob Bowersox,<br />
Jennifer Lemmon, Francesco Cinquemani, Giorgia Iannone, Luca Giliberto e<br />
Ferdinando Dell'Omo basata su un soggetto di Joe Lemmon, Francesco<br />
Cinquemani e Giorgia Iannone. "Muti" è prodotto da Andrea Iervolino e Monika<br />
Bacardi. Redbox ha acquisito i diritti di distribuzione USA e Canada, mentre<br />
WWPS quelli worldwide, ad esclusione di Italia, USA e Canada.<br />
SINOSSI:<br />
Incapace di processare il lutto per la morte della figlia, il Detective Lukas (Cole<br />
Hauser), a pochi giorni dalla pensione, si lancia nella drammatica caccia ad un<br />
serial killer misterioso che uccide secondo un brutale rituale tribale: il Muti. Un<br />
viaggio che lo porterà anche a Roma, dove cercherà l’aiuto dell’ispettore Lavazzi.<br />
L’unico che, però, può aiutare Lukas è il Professor Mackles (Morgan Freeman),<br />
antropologo di origine africana che nasconde un inconfessabile segreto.<br />
www.ilbegroup.it/com<br />
DAL 30 SETTEMBRE AL CINEMA “SULLA GIOSTRA”, DIVERTENTE COMMEDIA<br />
AL FEMMINILE CON CLAUDIA GERINI E LUCIA SARDO<br />
Irene è una donna bella e di successo. Appena finiti gli studi,<br />
ha abbandonato la campagna salentina per trasferirsi nella<br />
Capitale dove, contando solo sulle proprie forze, ha avviato<br />
una casa di produzione. I suoi sono giorni indaffarati, tra<br />
tanto lavoro, un figlio adolescente ed un ex marito assente.<br />
Quando sua madre decide di vendere la villa di famiglia,<br />
Irene pensa di utilizzare la sua parte di ricavato per superare<br />
un momento di difficoltà economiche. Ma succede qualcosa<br />
di inaspettato. Ada, la vecchia governante, si rifiuta di<br />
lasciare la casa. Irene è costretta a tornare in quel paesino<br />
che le è sempre stato stretto e confrontarsi con una<br />
dimensione arcaica che ormai non le appartiene più. Ma è<br />
una donna determinata e cacciare Ada non sarà un<br />
problema… o almeno così crede.<br />
Da qui parte “Sulla giostra”, divertente commedia al femminile diretta da Giorgia Cecere (Il primo incarico, In un posto<br />
bellissimo), in cui due donne, molto diverse, saranno costrette a mettere a confronto tutte le loro differenze. Claudia Gerini e<br />
Lucia Sardo, a completare il cast, Alessio Vassallo e Paolo Sassanelli. Prodotto da Gloria Giorgianni e Tore Sansonetti per<br />
Anele con Rai Cinema il film, ambientato nella splendida cornice salentina di Alessano e dintorni e realizzato con il sostegno di<br />
Apulia Film Commission, sarà presentato in anteprima in concorso al Bari International Film Festival il 26 settembre, per poi<br />
uscire nelle sale cinematografiche dal 30 settembre, distribuito da Notorious Pictures.
M U S I C A<br />
Dopo il successo internazionale di "Letters to Bach", NOA è tornata con un nuovo album, questa<br />
volta in duo, insieme al suo storico chitarrista Gil Dor, dedicatoì ai più grandi standard del jazz :<br />
"Afterallogy ». Da "Calling Home" di Pat Metheny, che ha anche prodotto il suo primo album, a<br />
"Anything Goes" e alla ben nota "My Masquerade", che ha spesso interpretato sul palco con George<br />
Benson, Noa supera i confini dei generi musicali. NOA è tornata a Roma, sul palco all'aperto<br />
dell'Auditorium Parco della Musica "Ennio Morricone" per proporre i nuovi brani e una summa del<br />
suo repertorio più significativo. Insieme a lei c’era il suo grande amico Gil Dor e Gadi Seri alle<br />
percussioni. Un grande e sentito concerto, dopo mesi di chiusura… Noa ha presentato al pubblico<br />
romano la musica jazz, quella classica rivisitata e le sonorità trasversali a cui ci ha abituati nelle sue<br />
molteplici produzioni discografiche. Grazie all’addetto stampa Elisabetta Castiglione, siamo riusciti a<br />
realizzare questa intervista.
M U S I C A<br />
Cosa significa la parola Afterallogy?<br />
Questo nome è stato inventato da Gil e questo album è la risposta del perché<br />
stiamo facendo quello che stiamo facendo… dopo tutto, “after all”. È una specie di<br />
titolo influenzato dal coronavirus, da questo isolamento che ci ha riuniti in una<br />
stanza, io e lui, dopo così tante vicende artistiche passate insieme, per ripartire da<br />
capo con un album registrato a casa mia, dal momento che era vietato uscire.<br />
Questo ci ha permesso di fermarci a focalizzare e capire quello che veramente<br />
entrambi amavamo musicalmente; ci ha permesso di selezionare dei brani a cui<br />
eravamo particolarmente affezionati ed arrangiarli spontaneamente e senza fretta,<br />
ottenendo particolarissimi risultati grazie proprio alla sorprendente abilità armonica<br />
di Gil alla chitarra. “After all that’s been said and done”, ovvero dopo tutto ciò che è<br />
stato detto e che abbiamo dato, questo adesso è quanto amiamo ed abbiamo da<br />
offrire e che offriremo anche nel prossimo album, la seconda parte di un progetto<br />
che andremo nei prossimi mesi a registrare con una intera band, sempre<br />
improvvisando con lo stesso naturale amore ed entusiasmo.<br />
E come nasce questo Afterallogy?<br />
Abbiamo sentito provenire dalle nostre viscere la forte emozione musicale per<br />
questo album: qualcosa che ha smosso allo stesso tempo e nello stesso modo il<br />
cuore e la mente. Sono fortunata ad avere uno studio nel seminterrato di casa mia,<br />
uno spazio meraviglioso con pareti blu, strumenti colorati, pavimenti in legno e luce<br />
solare dal Giardino Inglese su entrambi i lati della xontrol room. Sono anche<br />
fortunata che Gil, oltre a suonare, arrangiare ed essere generalmente brillante,<br />
abbia imparato da solo a lavorare in studio come un ingegnere professionista. E<br />
così, attraverso un blocco dopo l'altro, lentamente e amorevolmente, tra le sessioni<br />
di zoom dei miei figli e i bollettini preoccupanti, di fronte alle forze tettoniche facendo<br />
a pezzi il mondo, attraverso ondate di politica e potere che ci precipitano tutti in un<br />
buco sconosciuto ... abbiamo registrato. Gil si è seduto vicino alla console, ha<br />
premuto il tasto e ha iniziato a suonare quella sua splendida Gibson L5. Mi sono<br />
seduta nell'altra stanza, a piedi nudi come sempre, in pantaloncini e maglietta, con il<br />
mio bellissimo vecchio microfono Neumann, e mi sono arresa alla musica.<br />
Come avvengono le scelte dei brani?<br />
Abbiamo scelto le canzoni che sentivamo avere più bisogno di noi, ma per il resto<br />
abbiamo pianificato molto poco. Dopo 30 anni, non abbiamo davvero bisogno di<br />
parlare molto di accordi. La musica arriva. Lo capiamo reciprocamente. Quello che<br />
ci colpisce può essere un testo, una melodia o la storia che c’è dietro ad una<br />
canzone, ma l’importante è che lo faccia e gli autori che abbiamo omaggiato<br />
attraverso questa selezione, come Cole Porter o Rogers & Hammerstein o Leonard<br />
Bernstein, ci hanno sicuramente trasmesso questa magia. Abbiamo però cercato di<br />
riportare certi standard alla loro essenza originaria, senza l’aura di entertainment<br />
che li avvolgeva con arrangiamenti orchestrali o da ballroom. Riportarli alla loro<br />
nudità integrale significava per noi metterne in risalto la storia e possiamo<br />
totalmente asserire che il progetto che abbiamo concepito è totalmente centrato<br />
sulla liricità dei testi, qualcosa che si è perso nel modo moderno di interpretare il<br />
jazz, calpestando forse proprio il nucleo del brano nel suo atto compositivo a favore<br />
di una ribalta delle proprie capacità vocali improvvisative sulla melodia musicale.<br />
Questo ha provocato un senso di perdita dal baricentro che abbiamo cercato di<br />
riportare, col nostro piccolo contributo, alla sua origine. La domanda non era<br />
“Perché ho bisogno di questo brano?” ma “Perché questo brano ha bisogno di me?”<br />
e la risposta era “probabilmente perché io posso raccontare e far emergere la storia<br />
che si cela in esso”.
M U S I C A<br />
Quando e come vi siete conosciuti tu e Gil?<br />
Gil e io ci siamo conosciuti nell'ottobre 1989, alla Rimon School of Jazz and<br />
Contemporary Music di Ramat HaSharon, in Israele. Ero una studentessa<br />
appena uscita dall'esercito. Gil era il direttore accademico, un co-fondatore e<br />
venerato insegnante. Era anche considerato uno dei migliori musicisti israeliani,<br />
in grado di suonare tutto tranne che il jazz. Fin dal primo giorno a scuola,<br />
venendo dagli Stati Uniti e avendo familiarità con il repertorio jazz / Broadway<br />
standard, sono stata immediatamente etichettata come "cantante jazz", anche<br />
se non mi sono mai considerata tale. Fin da giovane, ragazza israeliana<br />
yemenita del Bronx, ho preferito evitare ogni etichettatura e ho sempre trovato<br />
angosciante che le persone trovino così difficile relazionarsi con qualcosa che<br />
non possono chiaramente catalogare. In questo senso, non sono cambiata<br />
neanche un pò. Ma ovviamente, essendo cresciuta a New York, parlavo<br />
correntemente l'inglese ed ero immersa in tutta la straordinaria cultura che la<br />
grande città aveva da offrire. L'"American Songbook" degli standard jazz era<br />
una mia radice musicale essenziale e immergermi in essi era naturale per me<br />
quanto esplorare le mie radici ebraiche o yemenite. Il mio obiettivo era, allora<br />
come oggi, solo quello di "fare bene" con questi straordinari pezzi di musica ...<br />
Gil e io abbiamo suonato insieme il nostro primo concerto l'8 febbraio 1990, in<br />
un festival jazz a Tel Aviv che si è svolto nella Cinemateque di recente<br />
costruzione. Si chiamava "Jazz, Movies and Videotape" (un decollo dell'allora<br />
popolare film "Sesso, bugie e Videotape"). Rimon aveva avuto un posto nel<br />
festival e poiché l'anno accademico era appena iniziato, non c'erano gruppi<br />
abbastanza preparati per esibirsi. A Gil è stato chiesto di "mettere insieme<br />
qualcosa" e per questo scopo ha scelto quella ragazza yemenita scura, con gli<br />
occhi spalancati e un accento americano, di cui parlavano tutti a scuola.<br />
Cosa ricordi del tuo primo spettacolo?<br />
Avevo 20 anni e questo è stato il mio primo vero concerto. Il nostro spettacolo,<br />
per il quale abbiamo provato a fondo, consisteva in standard che avevamo<br />
arrangiato in modi unici, inclusa musica originale e testi che abbiamo intrecciato<br />
nelle canzoni, insieme ad alcune delle mie composizioni originali. Il pubblico<br />
quella sera era estatico. Sembrava un'esplosione atomica di amore e<br />
ammirazione, meraviglia e gioia. Siamo rimasti sbalorditi. Michael Handelzalts, il<br />
venerato critico teatrale del quotidiano Ha'artez, che si è imbattuto nella nostra<br />
performance, ha scritto una delle recensioni più incredibili, positive (e<br />
decisamente insolite!) della sua carriera dopo quella notte scintillante. Sostiene<br />
di esserne orgoglioso fino ad oggi!<br />
E dopo cosa è successo?<br />
Dopo quella notte, Gil chiamò Pat Metheny a New York, che aveva incontrato<br />
alla Berklee School anni prima, quando era uno studente e Pat insegnava<br />
(all'età di 19 anni!). Poi più tardi a Rimon, quando Pat era in tournée in Israele,<br />
gli chiesi di incontrarmi (ero volata a casa per visitare i miei genitori che<br />
vivevano ancora nel Bronx) e di ascoltare le mie canzoni. Pat ha finito per<br />
produrre un album per me e Gil, due israeliani sconosciuti, con il quale ha<br />
cambiato le nostre vite. Non era jazz, non so ancora cosa fosse (o sia)...<br />
Chiunque sappia qualcosa sull'industria musicale, sa che è a dir poco<br />
miracoloso. E dopo tanti anni oggi è nato Afterallogy. Spero che vi piacerà. Nel<br />
frattempo… stiamo già programmando la prossima avventura ... :)
M U S I C A<br />
“ATMOSPACE”<br />
singolo che anticipa il nuovo album di inediti di PFM<br />
“HO SOGNATO PECORE ELETTRICHE”/“I DREAMED OF ELECTRIC SHEEP”<br />
“ATMOSPACE”, il primo singolo di PFM – Premiata Forneria Marconi, che anticipa il nuovo album di inediti, “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of<br />
Electric Sheep” (Inside Out), presentato in una doppia versione in italiano e in inglese, in uscita il 22 ottobre. L’album è già disponibile in preorder su tutti gli<br />
store digitali. “ATMOSPACE” racconta di Nedro, un drone intelligente innamorato della Terra. Il suo sogno è ritrovare un equilibrio fra l’Atmos del cielo e la<br />
Sfera del Pianeta. PFM Premiata Forneria Marconi ha uno stile unico e inconfondibile che combina la potenza espressiva della musica rock, progressive e<br />
classica in un'unica entità affascinante. Nata nel 1970 (discograficamente nel 1972), la band ha guadagnato rapidamente un posto di rilievo sulla scena<br />
internazionale, che mantiene tutt’oggi.<br />
Nel 2016 la prestigiosa rivista inglese “Classic Rock” UK ha posizionato PFM al 50esimo posto tra i 100 migliori artisti più importanti del mondo, mentre<br />
“Rolling Stone” UK ha inserito l’album “Photos of ghost” al 19esimo posto tra i dischi più importanti della musica progressive.<br />
Nel 2018 ha ricevuto a Londra il prestigioso riconoscimento come “International Band of the year” ai Prog Music Awards UK, mentre nel 2019 la rivista<br />
inglese “PROG UK” nomina Franz Di Cioccio tra le 100 icone della “musica che hanno cambiato il nostro mondo” (unico musicista del mondo latino).<br />
PFM-Premiata Forneria Marconi parte dalla citazione “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” del film Balde Runner, per sviluppare il concept di questo<br />
nuovo album: parlare di come il mondo intorno a noi stia rapidamente cambiando e di come i computer stiano invadendo ogni aspetto della nostra vita.<br />
“Sicuramente il Covid ha fatto molto per accelerare questo processo” raccontano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas «Persone chiuse in loro stesse che<br />
lavorano da casa e bambini che prendono lezioni virtuali, non potendo andare a scuola… sembra che tutti stiamo rapidamente diventando degli androidi. –<br />
Noi crediamo nel potere delle persone di usare l’immaginazione e la fantasia. Questo è ciò che fa davvero la differenza fra gli umani e gli androidi. Essere in<br />
grado di sognare influenza i nostri pensieri, la nostra creatività, la nostra vita».<br />
E’ possibile ascoltare”Atmospace” su questo link:<br />
https://premiataforneriamarconi.lnk.to/IDreamedOfElectricSheep<br />
Il preorder di “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep” è già disponibile a questo link:<br />
https://premiataforneriamarconi.lnk.to/IDreamedOfElectricSheep
T A N G O<br />
milongandoblog.wordpress.com<br />
<br />
facebook.com/lamilongadialvin
T A N G O<br />
La Cumparsita è in assoluto il brano più celebre di tutta la storia del Tango argentino, ascoltato almeno una volta anche da<br />
chi non è un abituale frequentatore delle milonghe, così famoso da assurgere ad antonomasia con il genere musicale stesso<br />
e da essere riconosciuto fin dalle prime note.<br />
Come mai questa composizione divenne così celebre? Quali sono i caratteri che fecero de La Cumparsita il tema<br />
identificatore del Tango in tutto il mondo? Per scoprirlo è necessario indagare sulla sua storia, iniziando dalle origini.<br />
Il primo tratto curioso è che La Cumparsita non è argentina, bensì uruguayana. Fu composta a Montevideo da uno studente<br />
di architettura, Gerardo Hernan Matos Rodríguez, privo di conoscenze musicali, ed annotata su uno spartito dalla sorella<br />
maggiore. Il giovane Rodríguez inventò questo motivetto tra la fine del 1915 e l’inizio del 1916, come “marcetta” in occasione<br />
della sfilata (Comparsa in spagnolo) della “Federación de los Estudiantes del Uruguay” per i festeggiamenti del carnevale.<br />
Quindi La Cumparsita non nacque come tango, bensì come una marcia di carnevale del gruppo di studenti di architettura<br />
dell’università di Montevideo.<br />
Inizialmente il brano prevedeva due sezioni strumentali, ma è noto che l’autore lo presentò al maestro argentino Roberto<br />
Firpo, il quale lo completò ed arrangiò in Tango, inserendo nella partitura alcuni motivi tratti da due suoi tanghi di poco<br />
successo, La gaucha Manuela e Curda completa, più un riferimento al Miserere di Giuseppe Verdi. La Cumparsita venne<br />
eseguita per la prima volta in pubblico il 19 aprile 1917 al Café La Giralda dal trio Firpo-Bachica-Roccatagliata. Dunque, la<br />
versione che noi conosciamo è il risultato ibrido di uno studente uruguayano e di un compositore professionista argentino.<br />
Tuttavia, Rodríguez rifiutò di firmare congiuntamente a Firpo la proprietà del brano e si riservò di pubblicarla solo a suo<br />
nome, cedendo poi i diritti d’autore all’Editorial Breyes Hermanos.<br />
Il brano rischiò presto di finire nel dimenticatoio, perché si trattava di un pezzo solo strumentale, in un'epoca che privilegiava<br />
invece il tango in forma di canzone. Infatti, siamo negli anni del boom del Tango canción e di Carlos Gardel, la voce iconica<br />
del genere. Solamente nel 1924, due parolieri argentini, Pascual Contursi ed Enrique Maroni, aggiunsero un testo<br />
registrandolo sotto il titolo “Si supieras”. Quest’ultima versione venne poi interpretata dallo stesso Gardel, ricavandone un<br />
successo enorme. Purtroppo, i due parolieri presero questa iniziativa senza il consenso di Rodríguez.<br />
Rodríguez fu molto contrariato dall’iniziativa di Contursi e Maroni, al punto di scrivere e depositare anch’egli un testo<br />
alternativo dal titolo “La cumparsa”. L’aspra contesa si risolse solo nel 1948 con una sentenza salomonica e,<br />
sostanzialmente, oggi abbiamo un brano con due testi ufficiali. Inoltre, l’enorme popolarità raggiunta dal brano fece tornare<br />
sui propri passi lo stesso Rodríguez circa la cessione dei diritti d’autore alla Breyes Hermanos, verso la quale l’uruguayano<br />
intentò diverse cause legali per annullare tale cessione.<br />
Tra tutti i brani associati al tango argentino, La Cumparsita è di sicuro il più popolare, ma anche quello con una storia<br />
giudiziaria degna di un romanzo. Del resto, è facile intuire la portata economica dell’affare intorno ad un pezzo così di<br />
successo; basti pensare che ad oggi sono più di 150 le versioni de La Cumparsita e che la stessa ha riscosso più introiti dai<br />
diritti d’autore di qualsiasi altro brano di tango mai scritto.<br />
Questa la storia raccontata dai documenti e dai personaggi coinvolti, tuttavia, sfugge ancora il motivo della fama di questo<br />
brano. Sembra un paradosso che una composizione così semplice, dal valore artistico modesto, abbia avuto più popolarità<br />
ed attrattiva di tanghi musicalmente più pregevoli.
T A N G O
T A N G O<br />
Eppure, il segreto risiede proprio nella semplicità de La<br />
Cumparsita. Astor Piazzolla ne parla come di un brano<br />
spaventosamente povero, pur incidendone diverse versioni;<br />
la povertà stava nell’uniformità armonica fondata su tre<br />
accordi base, quando negli altri tanghi vi era sempre una<br />
modulazione in tonalità parallele o vicine. Ma, se da un lato<br />
La Cumparsità possiede una struttura semplice, dall’altro si<br />
presta ad essere interpretata in modo originale da ciascun<br />
esecutore. È un brano molto malleabile, che offre spazio<br />
agli arrangiamenti e, quindi, alla personalità di ogni<br />
interprete.<br />
Rodríguez forse trovò inconsapevolmente il segreto del<br />
successo, mettendo insieme un attacco subito orecchiabile<br />
che le conferì massima popolarità, ed una partitura<br />
musicale così essenziale che chiunque, al mutare anche<br />
del gusto musicale, avrebbe potuto arrangiarla rendendola<br />
sempre attuale. A riprova di quanto detto, basta ascoltare<br />
le versioni delle più grandi orchestre di tango, da D’Arienzo<br />
a Di Sarli, da Troilo a Pugliese, per comprenderne la<br />
versatilità. Fu talmente sfruttato come brano, che radio,<br />
televisione e cinema lo utilizzarono ampiamente in diversi<br />
programmi e film. Le note de La Cumparsita risuonano, ad<br />
esempio, nel film “Viale del tramonto” del 1950, “A<br />
qualcuno piace caldo” del 1959 e “Ti va di ballare?” del<br />
2006.<br />
Oggi, nel mondo delle milonghe, ogni ballerino sa che sulle<br />
note de La Cumparsita termina la serata e quindi, per<br />
tradizione, sceglie di ballarlo con la propria compagna o<br />
con la ballerina preferita. Questa usanza di chiudere la<br />
notte danzante sulle note del più celebre dei tanghi risale<br />
agli anni ’50, quando l’orchestra di Juan D’Arienzo incise<br />
una versione che divenne molto popolare, a tal punto che<br />
nelle sue esibizioni dal vivo si riservava sempre di lasciarla<br />
come ciliegina sulla torta per il gran finale. Fu così che in<br />
tutti i club di Buenos Aires prese piede l’abitudine di<br />
imporre La Cumparsita come ultimo brano, una tradizione<br />
che poi si estese in tutto il mondo e ancora oggi viene<br />
rispettata in qualsiasi milonga.
P I T T U R A
P I T T U R A<br />
Questa pittrice / illustratrice Calabrese, Monica Di<br />
Lorenzo, studia presso l’istituto Europeo di Design a<br />
Roma, con specializzazione in illustrazione. Terminati gli<br />
studi lavora per le case editrici quali la De Agostini, L’isola<br />
dei Ragazzi, Rubettino, Ardea, Editions Piccolia (Francia),<br />
Calabria Letteraria Editrice, Ghiani Editore.<br />
Uno dei sui elementi fondamentali è il colore. L’olio e<br />
acrilico su tela, o su cartoncino per le sue illustrazioni, che<br />
rende ancor di più rappresentativo il suo modo di<br />
lavorare. Monica è attenta ai passaggi cromatici, alle<br />
sfumature impercettibili, ai pazienti passaggi ed a quegli<br />
accostamenti che solo un’attenta osservatrice e pittrice<br />
del suo calibro può notare. Dalle mille sfumature del blu,<br />
dell’ ocra, del verde, che permettono ancor di più quell’<br />
iperrealismo che, senza uno studio attento, non<br />
potrebbe esistere nel “ bel disegno”.<br />
Questo permette al suo estro di essere competitiva con<br />
se stessa, di mettere alla prova le sue abilità e capacità<br />
artistiche creative. L’iperrealismo è uno stile in cui non<br />
c’è molto spazio per essere originale, ciò permette che<br />
ogni dipinto , disegno, sia unico . Le opere vivono la loro<br />
vita, ingannando la persona e costringendola a credere<br />
nell’illusione fotografica così che, solo in un secondo<br />
momento, noti l’accuratezza della pennellata, di una<br />
mano ferma e sicura di quello che sta facendo solo un<br />
abile maestro.<br />
La sua capacità di usare la “meccanica” riproduzione<br />
della realtà, vengono usate per costruire l’illusione nelle<br />
proprie tele, illusione che il nostro occhio ben accoglie<br />
lasciandosi ingannare e stupire.
G L A S S A R T<br />
di Assia Karaguiozova<br />
Fluttuanti e leggere,<br />
volteggiano sulla superficie<br />
dell’acqua, come ballerine<br />
graziose. Nymphaeae dalle<br />
sfumature più delicate,<br />
raccontano storie delle favole e<br />
dei sogni. Fossero in vetro,<br />
sarebbero ondeggianti e<br />
trasparenti, dalle sfumature<br />
misteriose, che mutano,<br />
attraversate dalla luce. Un<br />
movimento che si ferma e si<br />
impronta sulla forma,<br />
ciascuna con la propria<br />
identità. Protagonista
L I B R I<br />
Rubrica a cura del blog<br />
"Il COLORE DEI LIBRI"<br />
<br />
http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/<br />
GIALLO 238<br />
di Paola Montorfano<br />
Prezzo: € 6,99 | Ebook: € 0,00<br />
Pagine: 124 | Genere: Giallo<br />
Editore: Mille battute edizioni<br />
TRAMA<br />
La formula a cui lavorano Charlotte e il suo<br />
assistente in una miniera abbandonata<br />
potrebbe garantire all’umanità un futuro<br />
energetico green, purché essa non cada<br />
nelle mani sbagliate prima di essere<br />
completata. Il passato della ricercatrice,<br />
collegato ai movimenti sovversivi parigini e<br />
alle miniere di uranio del Congo, è oscuro<br />
quanto gli uomini di cui si circonda, primo<br />
tra tutti il suo ambiguo e perverso amante,<br />
agente dei servizi segreti o commerciante<br />
libanese di diamanti. I personaggi di Giallo<br />
238 svelano senza pudore le crudeli regole<br />
su cui si fonda il mercato più sanguinario del<br />
mondo: quello dell’energia.<br />
GIALLO 238<br />
Recensione di Valentina Sanzi<br />
Si stima che negli ultimi decenni la temperatura media del Pianeta si aumentata di circa<br />
0,98 gradi centigradi, che il giacchio marino artico sia diminuito del 12,85% e che il livello<br />
del mare, come diretta conseguenza, abbia subito un innalzamento annuo di 3,3 millimetri<br />
a partire dal 1870. Diversi studi hanno, inoltre, confermato che il decennio 2009 – 2019 sia<br />
stato il più caldo mai registrato e che il 2020 sia stato secondo solo al 2016 in quanto a<br />
temperature massime raggiunte. Gli eventi metereologici estremi, dal 1990 ad oggi, non<br />
hanno fatto altro che intensificarsi, sia in relazione alla propria forza distruttrice, sia per quel<br />
che riguarda la frequenza del loro verificarsi, spostando così nettamente l’attenzione del<br />
mondo intero sulla gravità del cambiamento climatico. Nonostante qualcuno tenti ancora di<br />
minimizzare o addirittura negare l’esistenza di una vera e propria crisi che sta portando la<br />
Terra sempre più vicina al punto di non ritorno, sul piano internazionale si sta cercando di<br />
guidare l’umanità verso scelte maggiormente consapevoli, capaci quindi di porsi a favore<br />
del benessere ambientale, attraverso campagne di sensibilizzazione più o meni efficaci,<br />
alle quali ognuno nel proprio piccolo può dare avvio. Inserire il macro-argomento all’interno<br />
di una narrazione specifica destinata ad intrattenere e fruibile da un pubblico<br />
potenzialmente molto vasto ne è un esempio e così ha deciso di fare Paola Montorfano.<br />
Giallo 238 è, infatti, un breve viaggio che tenta di scavare a fondo nell’ambiguità dell’animo<br />
umano, svelandone i più torbidi segreti e le più oscure pulsioni, all’interno di un contesto<br />
fortemente problematico, di fronte al quale, però, né l’avidità né la brama di potere sono<br />
mai stati disposti a sottomettersi: il valore di una vita nulla può contro il denaro, la fama e il<br />
prestigio. Un futuro più sostenibile è davvero possibile? Intenzionata a lasciare alle future<br />
generazioni un pianeta più prospero e accogliente, Charlotte, direttrice del più importante<br />
laboratorio scientifico del Nord Europa, con l’aiuto del suo fidato collaboratore Giovanni, ha<br />
messo a punto una formula che, se funzionasse, permetterebbe di ricavare energia pulita e<br />
riutilizzabile dall’uranio. Contro ogni tipo di scetticismo. E purché essa non finisca nelle<br />
mani sbagliate. La segretezza del progetto è, infatti, elemento fondamentale per la sua<br />
riuscita: se si scoprisse la vera natura del lavoro di Charlotte la sua stessa vita sarebbe in<br />
pericolo. E lei non è l’unica a volerlo vedere realizzato: il passato è un’incognita ancor più<br />
insidiosa del presente. Forte di una struttura narrativa asciutta, solida e priva di orpelli<br />
funzionali unicamente a loro stessi,<br />
Giallo 238 si presenta al lettore come una storia fin da subito avvincente e coinvolgente. Il<br />
mistero che insegue le vicende di Charlotte, infatti, non tarderà a svelare il suo potenziale<br />
ricreando già dalle prime pagine quell’atmosfera tipicamente tesa e rarefatta che ogni<br />
amante del giallo anela come fosse ossigeno puro in alta quota. Poco per volta, ma con un<br />
ritmo tambureggiante, sostenuto da uno stile di scrittura immediato, quasi tagliante e<br />
spezzato da una punteggiatura sempre ben calibrata, gli eventi si susseguono lasciando<br />
sul proprio cammino tutta una serie di indizi capaci di monopolizzare totalmente<br />
l’attenzione del lettore stesso, che nel breve tempo necessario a portare a termine il<br />
romanzo non potrà fare a meno di sentirsi avvolto dal calore bruciante che solitamente solo<br />
le parole sono in grado di emanare.<br />
Caratteristica, quest’ultima, che sembrerebbe, in realtà, essere comune alla maggior parte<br />
dei personaggi che colorano il bianco e il nero delle pagine e dell’inchiostro del libro.<br />
Ognuno di essi, e la protagonista in modo particolare, pur non godendo di una<br />
caratterizzazione attenta al minimo dettaglio, sfoggia una personalità ben precisa, a tutto<br />
tondo, in grado di abbracciare in una sola anima forze e debolezze, luci e ombre,<br />
esattamente come un qualsiasi errante essere umano.D’altronde l’irrealtà non fa certo<br />
parte dell’opera di Paola Montorfano, che si radica, al contrario, fortemente, all’attualità.<br />
Attraverso l’espediente narrativo del delitto, infatti, l’autrice affronta con coraggio e finezza<br />
d’intuito una delle tematiche più importanti e critiche degli ultimi anni: quella ambientale.<br />
Oltre a riportare informazioni scientifiche che lasciano trapelare il grande lavoro svolto dalla<br />
stessa scrittrice in fase di studio del romanzo, che non appesantiscono affatto la lettura,<br />
smuove anime e coscienze facendosi portatrice di un messaggio fondamentale per la<br />
sopravvivenza dell’umanità tutta: invertire il corso apparentemente già segnato della storia,<br />
fornire respiro alla nostra casa ed essere rispettosi della natura è tutto ciò che avremmo<br />
dovuto fare in passato e cominciare seriamente ad attuare adesso. Intrighi, sotterfugi ed<br />
enigmi oscuri del passato si intrecciano, così, in maniera incredibilmente soddisfacente ad<br />
una denuncia sociale imponente consacrando l’autrice milanese come una delle scrittrici<br />
emergenti più promettenti nel panorama letterario italiano.
L I B R I E V I D E O<br />
ALESSIA Manfredini<br />
"La parte migliore di te"<br />
La Dafire , scuola di formazione per ballerini e insegnanti ,<br />
nonché franchising fondato da Massimo Giorgianni & Alessia<br />
Manfredini, ha pubblicato un nuovo lavoro di Alessia<br />
Manfredini, un e-book, lo trovate in versione italiana e inglese,<br />
dal intitola “La parte migliore di te”, è un viaggio attraverso<br />
le esperienze di Alessia per aiutare i ballerini ad avere una<br />
visione di se stessi , spronando lo stile personale e<br />
l’individualità di ognuno!<br />
Il libro, scritto con un linguaggio comprensibile ed immediato ,<br />
contiene esperienze personali e esercitazioni immediate che<br />
permettono l’uso del materiale formativo rendendolo pratico a<br />
tutti ..<br />
Il libro è in vendita on line direttamente dal sito<br />
Danceasfire.com<br />
“La parte migliore di te”, può essere considerato un alleato<br />
per ballerini durante la pratica e la preparazione alle<br />
performance, ed agli insegnanti che desiderano avere nuovi<br />
elementi durante le lezioni ! Inoltre vi suggeriamo di guardare<br />
anche il video:<br />
RUOLO FEMMINILE DANZE STANDARD !<br />
per comprendere quanto il ruolo femminile nelle danze<br />
standard sia essenziale. Spesso la donna non sviluppa a<br />
sufficienza la sua attività come individuo ed il suo contributo<br />
alla coppia. In questo video, Alessia Manfredini condivide i<br />
valori necessari per esprimere liberamente le proprie<br />
emozioni in relazione al partner. Questo video ti darà una<br />
chiara linea d'azione per migliorare il tuo ruolo di donna nel<br />
ballo da sala attraverso i seguenti valori:<br />
Fiducia<br />
Pazienza<br />
Partecipazione<br />
Conoscere e dimenticare<br />
Misura<br />
Potere del silenzio<br />
Ognuno di questi valori sarà chiaramente spiegato<br />
singolarmente, in modo da permettervi di comprenderli e<br />
metterli in pratica. Faranno la differenza nella vostra danza e<br />
nella chiarezza del ruolo che avete per rendere al meglio. La<br />
conoscenza è il primo passo, agire su questa conoscenza è il<br />
secondo passo.
L I B R I<br />
Silenzi sul mare<br />
<br />
Silenzi stellati<br />
Silenzi del cuore<br />
Silenzi di paure<br />
Silenzi di emozioni<br />
Silenzi di noia<br />
Silenzi di gioia<br />
Silenzi vuoti e colmi di parole<br />
Silenzi sul mare<br />
Che ascoltano… la tua vita
V I A G G I<br />
V I A G G I E N A T U R A<br />
G I G A N T E S C O T R O N O R O S S O L A M P O N E S U L L A G O<br />
ORTICOLARIO<br />
D I C O M O D O V E S E D E R S I F I N O A L L ' A U T U N N O<br />
di Delfina Capasso<br />
Una delle installazioni presentate sulla piattaforma virtuale Orticolario<br />
“The Origin” diventa realtà. Ed ecco "Delenimentum", la versione<br />
titanica della mitica Adirondack Chair, a pochi passi dall’imbarcadero<br />
sulla “punta” della riva di Cernobbio. Per lasciarsi sedurre dal paesaggio<br />
in un modo unico.<br />
Orticolario, la rassegna autunnale tutta dedicata alla natura ed ai nuovi<br />
modi di vivere il giardino ed il giardinaggio, continua a (dis)seminare sul<br />
territorio la sua visione di paesaggio, trasformando in realtà un altro dei<br />
progetti presentati sulla piattaforma virtuale Orticolario “The Origin”. Ed<br />
ecco un gigantesco trono rosso lampone, a pochi passi dall’elegante<br />
imbarcadero in stile Liberty sulla “punta” della riva di Cernobbio, sul Lago<br />
di Como, dove potersi ritrovare fino all’autunno.<br />
Il trono si chiama "Delenimentum", ovvero attrazione, fascino, incanto,<br />
ed è la versione titanica della mitica Adirondack Chair, creata nel 1903<br />
dal progettista Thomas Lee durante un periodo di vacanza sui monti<br />
Adirondack, nello stato di New York.<br />
Quella voluta da Orticolario è realizzata artigianalmente con legno di<br />
recupero dal laboratorio veneto Limperfetto (www.limperfetto.design), e<br />
sarà contornata da un’aiuola allestita dal vivaio e studio di progettazione<br />
giardini piemontese Fratelli Leonelli (www.fratellileonelli.com):<br />
comodissima per tutti, ma ideale per due giardamanti – così come gli<br />
organizzatori di Orticolario chiamano gli amanti della vita in giardino –<br />
che si lasciano sedurre dal paesaggio. Nel simbolo di quel ritorno dello<br />
stare insieme all’aria aperta.<br />
Orticolario, giunto alla dodicesima edizione, è l'evento culturale dedicato<br />
a chi vive la natura come stile di vita. Teatro della manifestazione è il<br />
parco botanico di Villa Erba a Cernobbio (CO), dimora ottocentesca<br />
affacciata sulle sponde del Lago di Como, residenza estiva dell’infanzia<br />
del regista Luchino Visconti. Tratto distintivo dell’evento è la proposta di<br />
giardini tematici e installazioni artistiche ispirati al tema dell'anno, tra i<br />
quali spiccano le realizzazioni dei selezionati al concorso internazionale<br />
“Spazi Creativi”. Titolo dell'edizione 2020 e <strong>2021</strong> è “Ipnotica”, il tema è la<br />
“Seduzione”, mentre la pianta protagonista è l'Acero. La manifestazione,<br />
che nel 2019 ha sfiorato la soglia dei 30.000 visitatori, è arricchita da<br />
un'ampia offerta di piante rare, insolite e da collezione, artigianato<br />
artistico e design con più di 290 espositori rigorosamente selezionati, da<br />
un fitto calendario di incontri e da numerosi laboratori didattico-creativi<br />
per i bambini, oltre a performance, proiezioni di film nelle segrete della<br />
Villa Antica e show floreali. Al centro della rassegna, l'arte, capace di<br />
andare oltre e di abbattere i confini tra interno ed esterno. Durante i tre<br />
giorni di evento e per tutto il resto dell'anno vengono raccolti contributi<br />
per il Fondo Amici di Orticolario, che sostiene progetti per la promozione<br />
della cultura del paesaggio e per cinque associazioni benefiche del<br />
territorio.<br />
Orticolario 2022 si svolgerà dal 30 settembre-2 ottobre Villa Erba,<br />
Cernobbio (CO),<br />
sul Lago di Como.<br />
ph Monica Irma Ricci<br />
Photo LoRes_ASH<br />
ph Monica Irma Ricci
V I A G G I
V I A G G I<br />
LE TRE CIME DI LAVAREDO soprannominate “LE REGINE DELLE DOLOMITI” per la loro unica bellezza, fanno parte del<br />
Patrimonio UNESCO. Si trovano nella regione Veneto. Simbolo delle Dolomiti, LE TRE CIME DI LAVAREDO sono tra le<br />
montagne più suggestive, spettacolari ed imponenti delle Alpi, sono apprezzate, ammirate, fotografate e riprese dai turisti<br />
del mondo intero. Sarebbe difficile trovare le parole appropriate per descrivere quanto sono straordinarie queste<br />
montagne, quello che lo sguardo possa ammirare ed i sentimenti che si provano quando ci si trova accanto. Vanno vissute<br />
personalmente, toccate con lo sguardo ed anche con le mani. Credo che sono nate proprio quando la forza divina ha<br />
regalato agli esseri umani il Creato. Nessun altro, a parte Dio, sarebbe riuscito a fare meglio queste uniche, meravigliose<br />
Cime. Sono un vero spettacolo visto ed ammirato anche da me in una splendida giornata d’estate in cui il sereno faceva da<br />
padrone, rendendo molto piacevole l’escursione proposta. Per goderle pienamente e per ammirarle in tutta la loro<br />
maestosità, si deve fare tutto il giro all’anello delle Tre Cime, fermarsi spesso per ammirarle e fotografarle, fare delle soste ai<br />
Rifugi Auronzo, Lavaredo e Locattelli. Tutto questo rappresenta una impresa, non tanto impegnativa per chi è già allenato<br />
ma, comunque, fattibile anche per chi, pur non essendo troppo allenato, si impegna perché possa raggiungere la meta<br />
prescelta, facendo attenzione alla presenza di pietre per tutto il percorso. Prima di salire alle Tre Cime ci si può fermare al<br />
Lago di Misurina, un bel lago dalle acque turchesi, sempre tremanti in cui si specchiano meravigliosamente le sagome<br />
piramidali delle Tre Cime di Lavaredo. Incastonato tra le montagne maestose, il lago è circondato da alberghi eleganti, da<br />
bar e dagli immancabili negozietti di souvenir, cartoline colorate messe in bella vista, parcheggi affollati a pagamento e tanta<br />
gente. Lasciato indietro Il Lago di Misurina con il suo caos si prosegue verso il Lago Antorno, che non è altro che un piccolo<br />
ma grazioso laghetto di montagna. Anche qui, come al Lago di Misurina Le Tre cime di Lavaredo si specchiano nelle sue<br />
acque creando una splendida immagine. Da qui ci si può scegliere di salire con la propria auto o prendendo l’autobus di<br />
linea che sale regolarmente alle Tre Cime. La strada è ben mantenuta ed asfaltata, ma abbastanza impegnativa, piena di<br />
tornanti stretti, difficili; in compenso, il paesaggio, visto dal finestrino dell’autobus, si presenta sempre più bello, le<br />
montagne, le vallate, gli strapiombi pericolosi che incutono paura. A valle si intravede il Lago di Misurina come uno<br />
splendido occhio di acque turchesi e la città di Auronzo abbracciati dalle montagne circostanti.
V I A G G I<br />
Scesi dall’autobus nel Parcheggio Auronzo si ha davanti una immensa parete rocciosa delle Tre Cime che già riesce ad<br />
impressionare lo sguardo ed incantarlo. Il Rifugio Auronzo è a due passi dal parcheggio seguendo una strada in salita.<br />
Proprio da qui comincia il giro delle Tre Cime di Lavaredo. A ridosso del Rifugio Auronzo, il paesaggio diventa spettacolare,<br />
grandioso, unico. Le montagne svettano imponenti, orgogliose nel cielo, toccando le nuvole bianche, come se fossero di<br />
cotone. Dei torrioni dominano il luogo con le loro pareti verticali, ostentando tutte le sfumature della dolomia. Mi sono<br />
fermata ammaliata, con il fiato sospeso per la grande emozione che provavo. Avevo davanti al mio sguardo uno spettacolo<br />
unico della natura, straordinario, mai visto, uno scorcio delle Dolomiti che andrebbe visto almeno una volta nella vita. Un<br />
sentiero sterrato si snoda proprio ai piedi di queste montagne e dall’altro lato c’ è uno strapiombo e bisogna fare attenzione.<br />
Viste dall’altezza del Rifugio Auronzo le persone camminavano come in una processione sul sentiero roccioso a tratti<br />
polveroso; sembravano delle lunghe file di formiche in continuo movimento. Il tempo dava il meglio di sé ed era quello che<br />
avevo desiderato per quel giorno. Nonostante il caldo si respirava un’aria frizzante, pura, salutare, di alta quota. Davanti a<br />
tanta bellezza e grandiosità ci si sente piccoli, forse anche indifesi, ma comunque invasi da un inevitabile sentimento di<br />
soddisfazione personale e di un benessere confortante per aver avuto il privilegio e l’opportunità di godere dei fantastici<br />
momenti accanto alle Tre Cime. Questo può essere un modo piacevole di farti riconnettere con la natura circostante<br />
incontaminata, di provare quel bel sentimento ancestrale di far parte di essa effettivamente. Dopo aver proseguito per un<br />
tratto di strada sul sentiero roccioso, si arriva alla “Cappella degli Alpini”, una piccola chiesetta eretta in onore degli scalatori<br />
precipitati. Dentro la chiesetta piccola e raccolta regna un’atmosfera tipicamente religiosa, piena di grande suggestione. Un<br />
segno di spiritualità e di speranza. Un altare semplice ed alcune icone ti invitano a fare una breve preghiera, ricordando Dio.<br />
Dalla chiesetta si prosegue verso Il Rifugio di Lavaredo e poi verso il Rifugio di Locatelli seguendo le pareti montuose delle<br />
Tre Cime. Il percorso diventa spesso impegnativo, ma fattibile, i sentieri sono ben visibili, in piano, con qualche salita e sono<br />
ben segnalati. Man mano che proseguivo la camminata mi fermavo spesso per assaporare la grandiosità delle Tre Cime. Dai<br />
Rifugi Di Lavaredo e Di Locatelli si possono ammirare Le Tre cime da un altro angolo diverso, scattare le foto e riprenderle<br />
tramite video in tutta la loro bellezza, cogliere ogni sfaccettatura. Perché sì, viste anche da qui Le Tre Cime si esibiscono<br />
maestose, imponenti e riescono a rapire lo sguardo e ad incantare l’anima. Che fantastica sensazione camminare e<br />
fermarsi davanti a questa “infinita bellezza” delle Dolomiti!... Fare il giro delle Tre Cime di Lavaredo per me è stata la più bella<br />
esperienza vissuta tra le montagne. Ho trascorso una giornata indimenticabile, provando delle emozioni mai vissute; il<br />
paesaggio ripaga di ogni fatica. Un’esperienza imperdibile e decisamente da ripetere. Questi straordinari posti rimangono<br />
nel cuore per sempre.
V I A G G I E C U C I N A
V I A G G I E C U C I N A<br />
<strong>Settembre</strong>, il mese del ricominciare. Mese di movimenti e di inizi, ma per molti ancora mese di vacanza, per chi<br />
ama la tranquillità e vuole spendere un po' meno. Come dice una canzone di Neil Diamond, “ September<br />
Morn”, cioè mattina di settembre, il risveglio al nuovo ed il ritorno alla vita quotidiana ripensando al tempo<br />
trascorso. Ma per non addentrarci subito nello lo stress di tutti i giorni vi propongo un viaggio romantico in quel<br />
di Monte Isola, comune della provincia di Brescia dell’omonima isola.<br />
Monte Isola, uno dei borghi più belli d’Italia, è l’isola lacustre più grande della Penisola Italiana e<br />
dell’Europa centrale e meridionale. Per raggiungerla bisogna prendere il traghetto da uno dei punti<br />
d’imbarco, quali: Sulzano, Sale Marasino, Iseo, Pisogne, Lovere, Tavernola Bergamasca e Sarnico.<br />
Una volta sbarcati, deciderete come spostarvi, perché gli unici mezzi di trasporto consentiti sono le biciclette (io,<br />
vi consiglio il tandem) che potrete affittare in uno dei negozi vicino al porticciolo ma, se decidete di usare la<br />
vostra privata, ricordatevi di caricarla sul traghetto. E’ disponibile il servizio di trasporto minibus comunale<br />
acquistando il biglietto direttamente a bordo, che vi trasporterà nei luoghi più importanti dell’isola. Per gli amanti<br />
delle passeggiate, armandovi di comode scarpe, potrete addentrarvi nei percorsi escursionistici tra viottoli e<br />
mulattiere. La zona meridionale dell’isola è quella più nota e turistica. Questa zona ha tantissimo da offrire. E’<br />
possibile sbizzarrirsi tra relax, passeggiate lungo il lago alla scoperta di bellissimi borghi abitati, percorsi di<br />
trekking che portano alla Rocca Martinengo o fino al Santuario della Madonna della Ceriola o per fare un pic-nic<br />
in una delle aree attrezzate. Ci si può rilassare su una delle spiagge attrezzate a prendere il sole e a fare un bel<br />
bagno fresco nelle acque del lago.<br />
Non dimenticatevi di assaggiare le specialità gastronomiche ed i prodotti tipici del luogo, scegliendo tra le<br />
tante varietà di ristoranti, locali e negozi di alimentari dove potrete degustare un aperitivo tipico del posto. Non<br />
avrete problemi a trovare tranquillamente dove soggiornare, potendo scegliere tra alberghi, case vacanza ed<br />
alloggi in affitto che trovate sparsi sull’isola. Oltre alle passeggiate in bici ed alle escursioni di trekking si<br />
possono visitare molti monumenti storici ed i borghi caratteristici dell’isola. Tra i più conosciuti ci sono la<br />
Rocca Martinengo, la chiesa di San Michele Arcangelo, villa Oldofredi , la chiesa di San Giovanni Battista, il<br />
borgo medioevale di Novale, la villa Ferrata ed il tour delle isole di San Paolo e di Loreto raggiungibili in battello.<br />
A Monte Isola si trovano due musei degni di una visita: il museo della rete ed il museo della pesca. In<br />
quest’ultimo si può ripercorrere la storia della pesca, l’attività commerciale principale dell’isola da anni e che<br />
ancora oggi ricopre un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni; si possono osservare le varie tecniche<br />
usate ed i rispettivi strumenti utilizzati. Monte Isola è famosa in tutto il mondo per la fabbricazione delle reti da<br />
pesca e di qualsiasi rete sportiva, che è stata per anni il settore più fiorente a livello commerciale ed economico<br />
di tutto il territorio. Potrete, inoltre, fare visita ad uno dei due retifici presenti sull’isola e farvi raccontare la storia<br />
e l’arte di questa antica professione.<br />
Nel 2016 ospita una delle opere più caratteristiche dell’artista bulgaro-newyorkese, Chisto “The Floating<br />
Piers” visitata da milioni di persone. Un piccolo territorio ricco di cultura, natura, arte, storia e prodotti tipici<br />
locali, tra i quali non si può non menzionare il salame tipico monteisolano, che ha caratteristiche particolari,<br />
come la salagione molto leggera, la leggera affumicatura naturale con ramoscelli di ulivo, alloro e bacche di<br />
ginepro; l’uso di aromi naturali e spezie macinate al momento, tra cui la miscela di vino e aglio fresco che dona<br />
sentori unici a questo salame, il taglio a punta di coltello, senza aggiunta di grasso; le carni impiegate (lonza,<br />
coppa, filetto, coscia) che sono della migliore qualità, in quanto provenienti da suini nati, allevati e macellati in<br />
Italia, con filiera garantita. Il lardo ubriaco, le salsicce e le salamelle, il culatello, il lonzino e la pancetta. Uno dei<br />
prodotti che la fanno da padrona è la sardina essiccata tradizionale del lago d’Iseo presidio Slow Food. Il<br />
coregone e la sua bottarga ottimi prodotti da assaggiare. Frutti di bosco e marmellate. Il microclima lacustre ha<br />
favorito le coltivazioni di viti per la produzione di vini rossi, bianchi e bollicine che non hanno nulla da invidiare<br />
alla vicina Franciacorta. Le coltivazioni di ulivi autoctoni per la produzione di un olio extravergine d’oliva di<br />
ottima qualità con sentore di carciofo, mandorla ed erbe aromatiche, colore paglierino e un gusto dolce e appena<br />
piccante, ottimo da gustare con il pesce di lago. Beh, che dire, vi invito a fare un salto a Monte Isola e farvi<br />
trasportare dal territorio e dai suoi misteri…
V I A G G I E C U C I N A<br />
Ingredienti x 4 p<br />
Tagliolini freschi 400 gr<br />
1 cipolla rossa<br />
150gr di pomodorini<br />
300 gr di filetti di salmerino<br />
brodo di pesce di lago<br />
sale, pepe, peperoncino(facoltativo e a piacere)<br />
prezzemolo trito, mentuccia<br />
aglio<br />
olio evo monteisolano<br />
Procedimento<br />
Lavare e pulire il salmerino, prelevare i filetti ed eliminare la pelle. Tritare<br />
la cipolla. Rosolare la cipolla con un spicchio di aglio in camicia.<br />
Eliminare l’aglio e aggiungere i pomodorini tagliati a metà. Fare rosolare<br />
ed insaporire. Nel frattempo cuocere per un minuto la pasta lasciandola<br />
molto al dente in abbondante acqua salata.<br />
Aggiungere il filetto di salmerino tagliato a pezzetti, sale e pepe al fondo<br />
di pomodorini e fare insaporire molto velocemente. Scolare la pasta ed<br />
aggiungerla alla salsa e finire la cottura risottando con poco brodo di<br />
pesce fino a quando i tagliolini ed il pesce saranno cotti. Cospargere di<br />
prezzemolo fresco e mentuccia fresca.<br />
Servire con un filo di olio extravergine d’oliva monteisolano e del pepe<br />
negro grattugiato fresco.
V I A G G I E B E N E S S E R E
V I A G G I E B E N E S S E R E<br />
La città di Roma non ha eguali al mondo non solo per le bellezze storiche, archeologiche, paesaggistiche ed<br />
architettoniche ma anche per l’incredibile estensione e varietà del verde che – tra ville storiche, aziende agricole e riserve<br />
naturali - rappresenta il 63,8 % del territorio comunale ovvero 82mila ettari sui 128 mila totali. Troppo spesso ci<br />
dimentichiamo di questo patrimonio unico, persi come siamo nella frenetica routine della vita metropolitana.<br />
Qualche tempo fa, mentre ero incolonnato nel traffico automobilistico nel quale trascorrevo oltre un’ora al giorno per<br />
andare verso il mio nuovo lavoro, iniziai ad esaminare alla mia destra una lunga e verdissima dorsale sopraelevata sulla<br />
campagna, profilo dell’antica colata lavica su cui gli antichi Romani sapientemente costruirono le prime miglia della Via<br />
Appia, sfruttando in questo modo il materiale lavico a disposizione e la posizione rialzata, nonché la pendenza costante e<br />
mai troppo eccessiva.<br />
Da lì iniziai a meditare su di un’alternativa alla “scatoletta di metallo”, dopodiché cominciai a studiare i percorsi più sicuri,<br />
le altimetrie più favorevoli e la bicicletta giusta per me. Ah, già, la bicicletta: una passione nata ad Amsterdam durante<br />
l’Erasmus e mai più abbandonata. Bicicletta intesa assolutamente non come sport od attività ludica bensì come passione<br />
per un mezzo di trasporto urbano da usare tutti i giorni, puro, semplice, economico, sostenibile, che dà senso di libertà.<br />
Una vecchissima mountain bike di quando avevo 9 anni faceva al caso mio e, quindi, dopo aver fatto sistemare gomme e<br />
freni dal meccanico, sono partito per questo viaggio quotidiano che inizia all’alba di ogni giornata lavorativa.<br />
Questo mio viaggio quotidiano casa-ufficio-casa si svolge lungo un percorso di circa 13 chilometri che va dal<br />
quartiere Ostiense, dove abito, all’Aeroporto Internazionale di Ciampino, nei paraggi del quale lavoro. Quasi tutto<br />
il tragitto si sviluppa sul tracciato originale della Via Appia, iniziata nel 312 a.C. e ritenuta una delle più grandi<br />
opere di ingegneria civile del mondo antico.<br />
Oggi l’antica Via Appia (da non confondere con la moderna SS 7 Appia che percorrevo in auto) rappresenta nelle sue<br />
prime miglia un corridoio verde unico al mondo che connette il centro di Roma ad alcuni popolosi quartieri periferici o<br />
comuni circostanti come Capannelle, Ciampino, Marino etc. Percorrerla per andare a lavoro significa attraversare ogni<br />
giorno uno straordinario parco archeologico e naturalistico dove è normale scorgere il fagiano, l’upupa ed il falco, mentre,<br />
con un po' di fortuna, si possono avvistare anche l’istrice ed il sorprendente picchio verde.<br />
Sulla Via occorre fare attenzione non alle famose buche dell’asfalto romano ma ai basoli millenari che, in alcuni punti (in<br />
verità molto limitati), possono risultare parecchio accidentati o scivolosi se bagnati; per questo motivo la bicicletta ideale è<br />
la classica mountain bike, possibilmente con buoni ammortizzatori e, soprattutto, con un ottimo sellino, per il quale<br />
soltanto suggerisco di non badare a spese! Sulla trazione elettrica credo che sia una grandissima opportunità per chi è<br />
meno allenato o per chi ha più fretta e deve affrontare salite più ripide delle mie, ma che forse essa toglierebbe al viaggio<br />
quotidiano quel minimo di sacrificio fisico che poi, con la pratica costante, diventa piacere puro ed adrenalina (oltre che<br />
palestra gratis). Altro aspetto critico è la sicurezza o, almeno, il senso di essa. Sicuramente a tale fine aiutano le buone<br />
dotazioni standard (casco protettivo, vestiti catarifrangenti, luci accese anche di giorno) ed una prudente condotta di<br />
guida. Altri aspetti non secondari sono la possibilità di lasciare in un posto sicuro dai furti la bici e di potersi cambiare a<br />
lavoro: nel mio ufficio non sono disponibili spogliatoi e quindi occorre cambiarsi nella poco agevole toilette e conservare i<br />
vestiti di ricambio nel cassetto della scrivania.
V I A G G I E B E N E S S E R E<br />
Tuttavia, nonostante la lentezza – apparente<br />
– e la sensazione di poca sicurezza nei<br />
percorsi non protetti, è ampiamente<br />
dimostrato che la bicicletta risulta<br />
competitiva come mezzo di trasporto urbano<br />
e di ciò se ne sono accorte anche le<br />
amministrazioni comunali di molte città:<br />
anche Roma si è dotata da pochissimo di<br />
una app gratuita “Roma corre in bici” che<br />
promuove l’utilizzo della bicicletta e dei<br />
monopattini elettrici negli spostamenti in città<br />
e che “certifica” il numero di chilometri<br />
effettivamente percorsi, così da fornire uno<br />
strumento alle Aziende ed agli Enti pubblici<br />
che intendono istituire meccanismi premiali<br />
per i dipendenti che si muoveranno in bici.<br />
Ma, al di là di qualsiasi vantaggio materiale,<br />
il vero valore aggiunto per me, che voglio<br />
comunicarvi ed invitarvi a sperimentare, in<br />
qualsiasi città voi vi troviate, è altrove: il<br />
viaggio quotidiano non è un semplice tragitto<br />
da un punto geografico ad un altro, bensì è<br />
uno spazio personale di meditazione, di<br />
ricarica, di divertimento e di rilassamento<br />
mentale, che consente, all’arrivo, di<br />
affrontare con più energia e meno stress<br />
tutte le attività e gli impegni, e perché no …<br />
riflettere sulla propria vita, su ciò che si fa o<br />
si potrebbe fare, sul conoscere meglio se<br />
stessi e migliorarsi quotidianamente e<br />
costantemente, alla stessa velocità e con lo<br />
stesso sforzo e sfida che richiede una corsa<br />
in bicicletta!
V I A G G I E C U C I N A
V I A G G I E C U C I N A<br />
In una Pompei tanto affascinante da togliere il fiato, tanto “ricca” di storia,<br />
arte e cultura che è praticamente impossibile visitarla in una sol volta, tutto<br />
quello che fa da cornice alla città (alberghi, ristoranti, servizi) deve essere<br />
all’altezza sia in termini contenutistici che estetici. Incastrato tra i famosi<br />
scavi (ovvero il sito archeologico più noto al mondo) e l’imponente<br />
santuario c’è HABITA79 MGallery, Hotel & Spa che combina<br />
un’ospitalità contemporanea con gli elevati standard internazionali garantiti<br />
dal gruppo Accor. Ospitato all’interno di un maestoso edificio del XX<br />
secolo circondato da giardini e sovrastato da un bellissimo rooftop<br />
panoramico, in questo boutique hotel si respira un’eleganza sobria e<br />
raffinata che deriva dalla fusione tra un design moderno e tailor-made e<br />
fonti di ispirazione provenienti dalle antiche domus pompeiane. Habita79 è<br />
l’unico hotel in Europa a disporre di un sistema geotermico, di un impianto<br />
di cogenerazione e di un sistema di accumulo di glicole, nonché di altri<br />
sistemi avanzati di termoregolazione, in grado di garantire un notevole<br />
risparmio energetico e di minimizzare l’impatto sull’ambiente.<br />
Al suo interno due ristoranti: “Il Circolo”, un locale dal design anni ’50<br />
circondato da incantevoli giardini, un moderno social club che offre ai propri<br />
clienti il piacere di una full immersion nella tradizione eno-gastronomica<br />
campana; il “The Roof”, situato sulla splendida terrazza dell’hotel, il luogo<br />
ideale per socializzare e sorseggiare un cocktail assaporando il gusto di<br />
una cucina fusion rivisitata e ammirando lo splendido panorama del<br />
Vesuvio e degli Scavi archeologici di Pompei.<br />
La firma della progettazione dei menù è dell’executive chef Roberto Lepre<br />
che interpreta con maestria la tradizione enogastronomica campana (sia le<br />
ricette che gli ingredienti locali) in chiave contemporanea grazie alle<br />
tecniche innovative apprese lavorando con numerosi chef stellati. Si spazia<br />
quindi dalle linguine alle vongole con peperoncino di fiume e tarallo<br />
napoletano alla caponata di tonno. www.habita79.it
V I A G G I E C U C I N A<br />
Ingredienti<br />
300 gr di vongole<br />
1 spicchio di aglio senza anima<br />
60 gr di olio evo<br />
140 gr di linguine<br />
Tarallo napoletano<br />
450 gr di farina 00<br />
400 gr di farina integrale<br />
190 gr di acqua<br />
8 gr di lievito<br />
14 gr di zucchero<br />
18 gr di sale<br />
8 gr di pepe<br />
Procedimento Per il tarallo napoletano<br />
Mischiare le farine e porle a fontanella su una<br />
spianatoia; aggiungere tutti gli ingredienti ed infine<br />
amalgamare con acqua fino a formare un panetto. Per<br />
formare i taralli formare dei filoncini lunghi 20 cm.<br />
Unire le due punte superiori, arrotolare facendo 4-5<br />
giri e sigillare premendo leggermente anche l’altra<br />
estremità. Unire i due lembi e formare delle ciambelle.<br />
Adagiarle mano a mano che sono pronte su una teglia<br />
rivestita con carta forno. Lasciare lievitare i taralli in<br />
un luogo tiepido per 3 ore. Infornarli a 180°C per 55<br />
minuti.<br />
Per il primo piatto<br />
Privare i peperoncini di fiume dei semi, tagliarli a<br />
julienne e condirli con sale, pepe e olio evo.<br />
Preparare il soffritto con aglio, peperoncino e un filo<br />
d’olio e, solo alla fine, aggiungere le vongole. Scolare<br />
la pasta ed impiattare guarnendo con vongole e<br />
tarallo napoletano sbriciolato.
V I A G G I E C U C I N A<br />
Ingredienti<br />
Salsa di pomodorino corbarino (ottenuta da 300 gr di<br />
corbarino)<br />
400 gr di scarti di baccalà<br />
1 becco di aglio senza anima<br />
2 foglie di basilico<br />
20 gr di prezzemolo<br />
Morbido di patate<br />
300 gr di patate<br />
8 gr di sale<br />
Olive essiccate q.b.<br />
Pepe q.b.<br />
Procedimento<br />
Bollire le patate fino a cottura, sbucciarle, passarle e<br />
condirle. Per la preparazione della salsa al<br />
pomodorino corbarino preparare il soffritto con un filo<br />
d’olio, aglio e scarti del baccalà; inserire i pomodorini,<br />
le foglie di basilico e il prezzemolo; far cuocere il tutto<br />
per circa 15 minuti. Eliminare gli scarti di baccalà e<br />
passare il sugo ottenuto nel mixer.<br />
Scottare il baccalà in padella facendo attenzione e<br />
cuocere per il 70% il lato della pelle e per l’altro 30%<br />
gli altri lati per ottenere una cottura perfetta.<br />
Assemblare il piatto aiutandosi con uno stampino<br />
posizionato al centro: creare un disco di patate,<br />
togliere lo stampino, adagiare il baccalà scottato sul<br />
disco e terminare il piatto con il sugo di pomodoro e le<br />
olive essiccate.<br />
Ingredienti<br />
Salsa di pomodorino corbarino (ottenuta da 300 gr di<br />
corbarino)<br />
400 gr di scarti di baccalà<br />
1 becco di aglio senza anima<br />
2 foglie di basilico<br />
20 gr di prezzemolo<br />
Morbido di patate<br />
300 gr di patate<br />
8 gr di sale<br />
Olive essiccate q.b.<br />
Pepe q.b.<br />
Procedimento<br />
Bollire le patate fino a cottura, sbucciarle, passarle e<br />
condirle. Per la preparazione della salsa al<br />
pomodorino corbarino preparare il soffritto con un filo<br />
d’olio, aglio e scarti del baccalà; inserire i pomodorini,<br />
le foglie di basilico e il prezzemolo; far cuocere il tutto<br />
per circa 15 minuti. Eliminare gli scarti di baccalà e<br />
passare il sugo ottenuto nel mixer.<br />
Scottare il baccalà in padella facendo attenzione e<br />
cuocere per il 70% il lato della pelle e per l’altro 30%<br />
gli altri lati per ottenere una cottura perfetta.<br />
Assemblare il piatto aiutandosi con uno stampino<br />
posizionato al centro: creare un disco di patate,<br />
togliere lo stampino, adagiare il baccalà scottato sul<br />
disco e terminare il piatto con il sugo di pomodoro e le<br />
olive essiccate.
M A K E U P A R T I S T<br />
Alcuni consigli per mantenere l’abbronzatura<br />
dopo l’estate<br />
Quando esponiamo la pelle al sole, si attiva un<br />
meccanismo di difesa che stimola la<br />
produzione di melanina, pigmento<br />
responsabile dell’imbrunimento della cute. La<br />
melanina agisce come un vero e proprio filtro<br />
naturale, in grado di respingere l’azione<br />
dannosa dei raggi ultravioletti, evitando danni<br />
e lesioni cutanee. La quantità di melanina<br />
varia da persona a persona ed è determinata<br />
dal patrimonio genetico. In base alla quantità<br />
ed alla qualità di melanina, è possibile<br />
individuare il proprio tipo di pelle, ovvero il<br />
proprio fototipo che è la capacità della pelle di<br />
reagire all’esposizione solare. Per mantenere<br />
più a lungo l'abbronzatura ci sono piccole<br />
regole che possono essere utili per far si che il<br />
nostro incarnato non perda la tintarella.<br />
L’idratazione svolge un ruolo fondamentale<br />
per mantenere l’abbronzatura a lungo. Infatti,<br />
la pelle più è idratata meno tenderà a seccarsi<br />
rischiando così di perdere il suo colorito.<br />
L’idratazione va effettuata con creme a base di<br />
grassi vegetali (oli, burri e ceramidi), che<br />
nutrono in profondità, meglio se arricchite con<br />
acido ialuronico, sostanza in grado di<br />
trattenere l’acqua nella pelle, evitando che<br />
evapori. In alternativa, è possibile utilizzare il<br />
doposole due volte al giorno.<br />
La regola della crema idratante è valida per<br />
tutto l’anno e ancora di più quando si torna dal<br />
mare, per mantenere l’abbronzatura più a<br />
lungo. Al rientro in città si possono prediligere<br />
prodotti dall’azione nutriente ed emolliente, a<br />
base per esempio di aloe, burro di karitè, urea<br />
o glicerina, evitando invece quelli troppo acidi,<br />
come l’acido glicolico che rimuove i pigmenti<br />
dalla nostra pelle. Anche gli oli cosmetici a<br />
base di argan, avocado, semi di lino e altri<br />
vegetali vanno benissimo. Hanno un’azione<br />
emolliente, idratante, rigenerante e<br />
contribuiscono a mantenere la pelle sana e<br />
morbida. Per questi prodotti, l’applicazione<br />
subito dopo la doccia ne faciliterà<br />
l’assorbimento a livello cutaneo della pelle.<br />
Per mantenere l’abbronzatura più a lungo è<br />
molto utile approfittare degli ultimi raggi solari<br />
in modo da stimolare la melanina prolungando<br />
così la tintarella
M A K E U P A R T I S T<br />
Bere molta acqua e assumere alimenti ricchi di betacarotene e antiossidanti come carote, melone, pomodoro, zucca.<br />
Se pensate che esfoliare la vostra cute sia un errore perché cancella l’abbronzatura, vi sbagliate. Al rientro dalle vacanze, per<br />
evitare la disidratazione della pelle, è necessario ridurre rapidamente lo spessore eccessivo dello strato corneo costituito da<br />
cellule morte mediante detergenti granulari, scrub o trattamenti esfolianti a base di acido glicolico o salicilico. Questi<br />
andrebbero fatti a giorni alterni o almeno due volte a settimana per tutto il mese successivo al rientro. Quando è esposta al<br />
sole, infatti, l’epidermide si inspessisce per difendersi dai raggi solari: togliere lo strato superficiale rende la pelle più luminosa,<br />
brillante e ossigenata. Ma non solo, l’esfoliazione stimola anche il rinnovamento<br />
E’ bene evitare per due settimane bagni caldi e preferire invece docce veloci e tiepide. L’acqua calda, infatti, potrebbe<br />
favorire la desquamazione della pelle, lasciando così delle macchie sul corpo. Inoltre, meglio privilegiare gel idratanti al posto<br />
del classico bagnoschiuma che potrebbe aggredire il film idrolipidico della pelle. Infine, per asciugarsi, è bene non strofinarsi<br />
con l’asciugamano ma tamponare la pelle con delicatezza.<br />
I prodotti che contengono alcool, come ad esempio i profumi, possono rendere più arida la pelle e di conseguenza accelerare<br />
la desquamazione. Meglio quindi utilizzare acque profumate e creme a base di oli essenziali, in modo da profumare e al tempo<br />
stesso idratare la pelle senza seccarla.<br />
Per prolungare l’abbronzatura del viso, zona che tende a perdere la tintarella più velocemente, è importante struccarsi<br />
con prodotti delicati ed evitare di sciacquare il volto con acqua calda. Al termine della detersione, è bene applicare<br />
sempre una crema viso idratante.<br />
Insomma, bastano davvero pochi semplici accorgimenti per mantenere l’abbronzatura il più a lungo possibile. Seguire<br />
un’alimentazione appropriata, apportare alla pelle una buona dose di idratazione ed effettuare un’esfoliazione settimanale sono<br />
gli step fondamentali per una tintarella duratura e luminosa.
B E N E S S E R E<br />
Tra le meravigliose sostanze pregiate che la terra ci dona, troviamo<br />
gli olii essenziali, i quali rientrano nel largo consumo del benessere<br />
della cosmesi…Da tempi remoti diverse etnie hanno capito il<br />
beneficio delle essenze nell’abbigliamento e nei profumi e, con<br />
l’invenzione della alambicco, gli Arabi sono riusciti a distillare i frutti<br />
i fiori e le radici appena raccolti ricavandone l’essenza pura da<br />
conservare in boccette di vetro scuro e da utilizzare in svariati<br />
modi. Nel 1928, il termine “Aromaterapia” fu coniato ufficialmente<br />
dal chimico francese Rene-Maurice Gattefossé, riconoscendo<br />
questa disciplina olistica a tutti gli effetti.<br />
L’aromaterapia è considerata una medicina alternativa, capace di<br />
innescare un risveglio sensoriale grazie ai suffumigi o alle creme<br />
ed agli olii da massaggio, ai quali vengono aggiunte 2-3 gocce di<br />
essenza. Gli olii essenziali grazie alla loro versatilità hanno<br />
molteplici azioni e si distinguono in 3 gruppi a seconda della zona<br />
che si desidera stimolare: Note di testa: vi appartengono gli olii<br />
essenziali estremamente volatili, la cui fragranza, in genere molto<br />
fresca e spesso dai toni fruttati rimanda all’ arancio, al bergamotto,<br />
al limone, al pompelmo, mandarino, eucalipto, menta … essi<br />
agiscono rapidamente e in genere hanno un'azione stimolante.<br />
Note di cuore: sono le note più forti . Vi appartengono gli olii<br />
essenziali leggermente volatili, caratterizzati da una fragranza<br />
delicata; essi sono: camomilla, lavanda, neroli, rosa, gelsomino,<br />
geranio, ylang- ylang, melissa, mirto ed hanno effetti riequilibranti.<br />
Note di base: vi appartengono gli olii essenziali , che permangono<br />
a lungo, con una fragranza calda e penetrante; sonoi olii essenziali<br />
estratti da legna, resine e spezie, quali legno di cedro, sandalo,<br />
incenso, patchouly, mirra, cannella.<br />
Il mio consiglio da massaggiatrice è di utilizzare sempre gli olii<br />
essenziali associati al trattamento benessere svolto, in quanto il<br />
trattamento da massaggio è il connubio perfetto che unisce i<br />
benefici dei movimenti delle mani sul corpo all’azione terapeutica<br />
specifica di ogni olio essenziale utilizzato, favorendone<br />
l’assorbimento attraverso la pelle. Il tutto si svolge in un ambiente<br />
con candele e diffusori di aromaterapia per usufruire al meglio del<br />
beneficio delle essenze e, magari, concludere, se in inverno, con<br />
un bel bagno caldo e gocce di essenza preferita per un relax<br />
totale..
C O C K T A I L<br />
Cosa può fare un barista per far sentire gli ospiti i benvenuti?<br />
Avete mai sentito parlare di Hospitality? Cos'è la bar industry?<br />
Fino ad un paio di anni fa sembrava che l'ospitalità e i cocktail bar artigianali fossero in contrasto tra loro però,<br />
con il passare del tempo, tanti imprenditori nei bar, soprattutto quali frontman delle situazioni, si sono resi<br />
conto e disponibili a superare questo modo di pensare, con l'aiuto della professionalità e la conoscenza di<br />
ognuno.<br />
Quindi un ospite varca la porta, contatto visivo quanto serve, saluto e sorrisi e.... Può darsi che si troverà il<br />
miglior cliente per tutta le sera e nei prossimi giorni. L'importante è non cadere mai nel banale con discorsi<br />
altezzos o arroganti.<br />
Ma la verità è che deve esserci un certo livello di fiducia e bisogna sentirsi abbastanza abili nel preparare<br />
bevande in modo da trasmettere il contatto al cliente.<br />
Quindi, le persone si aspettano cose diverse e l’arte di un bravo barista sta nel saper riconosce le esigenze del<br />
momento; non basta, infatti, servire bene un Gin&Tonic e salutare, poiché la professionalità è nel coccolare il<br />
cliente dal benvenuto in poi.<br />
Detto questo, la bar industry doveva attraversare questa fase come una linea spazio temporale per rivedere il<br />
metodo dell’accoglienza del cliente in modo da ampliare il sistema di vendita al dettaglio: la troppa distanza dal<br />
cliente va, infatti, a scapito del servizio.<br />
Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/<br />
WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com<br />
Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/<br />
Danilo Pentivolpe
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https://share.amuse.io/20tcbkfQet9s<br />
STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS<br />
"Rhythm " & "Relaxing"<br />
di Julie Collins.<br />
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A S T R O D A N C E R<br />
M A K E U P A R T I S T<br />
AMORE<br />
Periodo positivo e romantico. Urano dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la<br />
voglia di corteggiare e di essere corteggiati. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche<br />
dolce follia.<br />
LAVORO<br />
È un buon momento per migliorare la vostra posizione professionale o per capire dove avete sbagliato, con<br />
lo scopo di correggere la rotta. Ogni iniziativa decollerà, portandovi successo e anche qualche bella entrata<br />
economica. L’entusiasmo è ok e avrete voglia di fare tantissime cose; vi sentirete parecchio su di giri e<br />
supererete i vostri limiti: fatevi aiutare da una Bilancia o uno Scorpione.<br />
AMORE<br />
La vita affettiva sarà frizzante, avrete una gran voglia di vivere, di conoscere, di viaggiare. Venere,<br />
dominante, vi renderà dolci e disponibili, vi farà venire la voglia di corteggiare e di essere corteggiati.<br />
Tenderete a strafare troppo e non vi riposerete per niente. Nelle pause, relazionatevi con un Capricorno o<br />
Pesci, vi rilasserà.<br />
LAVORO<br />
<strong>Settembre</strong> sarà allettante e propizio per chi lavora in team o ha un'attività a contatto col pubblico. Riuscirete<br />
a sbalordire i vostri interlocutori, sia per le idee geniali che sfornerete con grande facilità, sia per la vostra<br />
memoria prodigiosa, che vi permetterà di ricordare le preferenze di tutti<br />
AMORE<br />
Da una parte avvertirete una vaga malinconia che vi impedisce di essere soddisfatti di come stanno<br />
andando le cose nella vostra vita affettiva, dall'altra sentirete serpeggiare una sotterranea irrequietezza, che<br />
vi spinge a guardarvi attorno per valutare la possibilità di nuove esperienze.<br />
LAVORO<br />
È un buon momento per capire dove avete sbagliato e, quindi, potrete aggiustare il tiro.<br />
Finalmente prossimamente, i progetti andranno in porto ed otterrete il successo ed anche qualche bella<br />
entrata economica. Concedetevi una passeggiata nel verde e regalatevi almeno dieci minuti di puro relax<br />
ogni tanto. Contattate uno Scorpione, sarà importantissimo farlo.<br />
AMORE<br />
<strong>Settembre</strong> è tutto da dedicare alla persona amata, se tenete al partner de al rapporto. Forse la vostra<br />
innata diffidenza una volta tanto ha ragione d'essere: qualcuno potrebbe cercare di creare situazioni<br />
d'imbarazzo fra voi ed il partner.<br />
LAVORO<br />
Ottimo mese per lavoro e finanze, ma dovrete stare attenti a non essere frettolosi o superficiali: occhio agli<br />
errori, alle distrazioni, verificate i contratti e non fidatevi delle parole. E mi raccomando: tenete da parte<br />
qualche euro, potrebbe sempre servirvi. È un buon momento per smaltire qualche chiletto di troppo,<br />
oppure per riprendervi dopo un periodo di duro lavoro. La consulenza di una Vergine o di un Leone sarà<br />
fondamentale
A S T R O D A N C E R<br />
<strong>TuttoBallo20</strong><br />
Amore<br />
Avrete una marcata sensibilità, sarete vulnerabili e facilmente influenzabili da ciò che succede dentro ed<br />
intorno a voi; spesso vi sentirete soli ed avvertirete un bisogno incredibile di un rapporto sentimentale. Uscite<br />
e conoscete gente!!!<br />
LAVORO<br />
Nella vita professionale nessun altro è preparato quanto voi. Nessuno è temuto più di Voi per la preparazione<br />
e la forza mentale. Se vi applicaste, il vostro futuro professionale potrebbe non conoscere limiti. Se vi sentite<br />
affaticati, dalle innumerevoli attività che praticate, riuscirete ad essere i medici di voi stessi. Fatevi aiutare da<br />
un Acquario o da un Ariete, vi sentirete più completi<br />
AMORE<br />
Nelle vostre relazioni di coppia siete sinceri e controllati. Nelle relazioni durature siete buoni amanti, anche<br />
se, a volte, anteponete gli interessi professionali a quelli di coppia.<br />
Amate sentirvi liberi, ed in una relazione d’amore cercherete più l’affetto che non il contatto fisico.<br />
LAVORO<br />
È da molto tempo che gli Astri vi incitano ad essere prudenti con denaro e impegni finanziari. Nel mirino delle<br />
stelle ci saranno soprattutto i rapporti societari, le collaborazioni, i contratti, la burocrazia. Non agite mai<br />
senza riflettere. Prendetevi delle soste, non stancatevi e regalatevi un momento di puro riposo ogni tanto.<br />
Non sarebbe male incontrarsi con un bel Gemelli, vi aiuterà a dialogare. Parlare per voi è importante<br />
Amore<br />
Circolano molte energie positive, novità, creatività e amore. E' un buon momento: vivetelo alla grande e non<br />
fatevi disanimare da nessuno. Avete dei sogni nel cassetto? Tirateli fuori perché potreste realizzarli in tempi<br />
brevissimi. Mettete in atto i cambiamenti estetici che avete programmato, ed i risultati saranno certamente di<br />
vostro gradimento. In questo modo sarà più facile l’approccio con un amico del Toro<br />
LAVORO<br />
Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete ancora in vacanza, ve la spasserete<br />
senza alcun pensiero. Se dovete lavorare, lo farete con piacere ed entusiasmo ed otterrete non pochi<br />
vantaggi, specie sotto il profilo economico.<br />
Amore<br />
Liti e tensioni andranno a sovvertire anche le relazioni più solide. Lasciate alle spalle tutto questo, le stelle<br />
promettono un sostanziale ribaltamento della situazione. Mettete subito a fuoco quello che vi manca per stare<br />
davvero bene e cominciate a lavorare con decisione<br />
Ci sono molti Scorpione ed amici del Capricorno che aspettano una vostra iniziativa.<br />
LAVORO<br />
Un Mese caratterizzato da una serie di giornate zeppe di attività di routine: lavoro, casa, obblighi familiari. Per<br />
questo è bene prepararsi da subito a gestire lo stress e la fatica derivanti dalla famiglia e dal consueto<br />
ambiente di lavoro. Aspettare sarà la parola d'ordine. Vi sentirete in ottima forma e troverete d'istinto i ritmi di<br />
vita più giusti per voi e le attività fisiche che vi sono congeniali.
A S T R O D A N C E R<br />
<strong>TuttoBallo20</strong><br />
Amore<br />
Vi attendono giorni piacevolissimi sia dal punto di vista relazionale che amoroso. Tutto va per il verso<br />
giusto, con tante stelle che vi appoggiano e danno concretezza alle vostre azioni e vigore ai sentimenti. Un<br />
Gemelli o lo stesso Sagittario, vi può far riflettere sul da farsi<br />
Lavoro<br />
LAVORO<br />
Seminerete e raccoglierete nuovamente successi e gratifiche, sia al lavoro che a scuola.<br />
Tutti i giorni saranno perfetti per firmare contratti, esporvi in prove di studio e parlare in pubblico, per chi<br />
opera in proprio, è prevista una flessione e qualche intoppo.<br />
Se tendete a mettere qualche chilo di troppo, controllate gli eccessi a tavola, specie se siete verso gli “anta”.<br />
AMORE<br />
Vi aspettano giornate piuttosto vivaci: a voi saper sfruttare al meglio gli appoggi cosmici, per ottenere quello<br />
che volete, o per chiudere con le incertezze. Godetevi la vita e la spensieratezza della vostra giovinezza o<br />
anche della vostra mezza età.<br />
LAVORO<br />
È un buon momento per pianificare i vostri passi successivi, capire chi o che cosa vi ha impedito di<br />
raggiungere gli obiettivi, impostare strategie e progetti per il futuro.<br />
L’aspetto positivo di Mercurio vi sosterrà soprattutto nelle questioni pratiche.<br />
Non sempre riuscirete a governare esattamente le vostre forze. Organizzatevi meglio e vedrete che quando<br />
volete riuscite a stupire voi stessi. Ci sono molti Leone e Acquario vicino a Voi.<br />
Amore<br />
Il vostro erotismo sarà in primissimo piano e le manifestazioni passionali saranno esaltate.<br />
Come contorno, però, dovrete fare i conti con la gelosia, la vostra impulsività e un leggero sottofondo di<br />
aggressività. Cercate di essere positivi. E mi raccomando, le cure estetiche sono ben viste. Fatevi<br />
consigliare dalla bella Bilancia, sempre pronta a supporto.<br />
LAVORO<br />
Se siete indipendenti nella professione, settembre offrirà buone opportunità che vi entusiasmeranno,<br />
tuttavia non dimenticate la prudenza: tenetevi alla larga da tutto ciò che non è sicuro, specialmente nelle<br />
faccende di denaro, che potrebbero essere penalizzate da Saturno Siete in forma, ma se cercate di<br />
rilassarvi, vi sentirete perfino meglio.<br />
AMORE<br />
Vi attende un mese caldo e luminoso; non solo l'amore sarà sempre in primo piano, nelle vostre giornate<br />
riuscirete anche ad essere perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà e<br />
comprensione e figuriamoci con la persona che amate! Potreste essere avvicinati da un Gemelli o Vergine,<br />
ascoltateli.<br />
LAVORO<br />
La forza di Mercurio unita all'intervento di persone importanti, vi aiuteranno ad evolvervi dal punto di vista<br />
professionale oltre che personale. La partecipazione di colleghi e collaboratori sarà la chiave di volta che<br />
consentirà di ottenere maggiori introiti in modo prestigioso. La forma fisica è giusta. Sarete impetuosi e<br />
avrete voglia di fare tantissime cose, di godervi la vita e di realizzare i vostri progetti.
Pensiero del mese<br />
DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE<br />
<strong>Settembre</strong>, il mese che rappresenta la fine della stagione<br />
estiva e l'inizio della ripartenza. Si ricomincia con il lavoro,<br />
la scuola e tutte le attività connesse. Lezioni di sport,<br />
corsi di tutti i generi, mostre, concerti, spettacoli, arte e<br />
cultura in fermento. Siamo pronti a ripartire? Orari e<br />
impegni da rispettare, la vita di nuovo scandita dalla solita<br />
routine. Città che ritornano caotiche, stadi aperti, traffico,<br />
giornate più corte e foglie ingiallite che danzano intorno a<br />
noi. Musica in sottofondo. Ecco. La musica. <strong>Settembre</strong> è<br />
uno dei mesi che ha ispirato il maggior numero di canzoni.<br />
Ovunque. Da Chet Baker con “September Song” a<br />
“September morn” di Neil Diamond, passando per Barry<br />
White con “September (When I First Met You)” a<br />
“Wake Me Up When September Ends” dei Green Day e<br />
"September" degli Earth, Wind & Fire" fino a “The Last<br />
Day Of Summer” dei Cure.<br />
Ma settembre è anche il titolo dei brani di Luca Carboni,<br />
Antonello Venditti, Alberto Fortis e Peppino Gagliardi<br />
mentre un giorno preciso del mese, il 29, da il titolo al<br />
singolo degli Equipe 84.<br />
Non so la vostra, ma la mia estate è stata scandita da<br />
vecchie canzoni, lo stereo sempre acceso, a qualsiasi<br />
ora, facendo qualsiasi cosa, e ogni tanto ci si metteva a<br />
ballare seguendo un ritmo del passato ma sempre attuale.<br />
Ora che è arrivato settembre ascolterò la musica ancora<br />
più forte, e più spesso, ballando le note di questo mese.<br />
Buona ripartenza a tutti!<br />
WWW.SOLOMENTE.IT