02.09.2021 Views

TuttoBallo20 Settembre EnjoyArt 2021

Bentrovati cari amici e lettori di Tuttoballo20. Dopo la pausa estiva rieccoci qua (anche se l’estate non è completamente finita!) e speriamo che il nostro numero passato vi abbia fatto compagnia sulla spiaggia, sdraiati a bordo piscina, in montagna o, comunque, in qualsiasi luogo abbiate scelto di vivere giorni di relax. Tuttoballo20 torna molto più “energica” e con tanti articoli interessanti, che vanno dai viaggi, alle riflessioni artistiche, alla cucina, all’oroscopo. In questo numero troverete articoli su: Orietta Berti, Blackpool, Fellini, Gruppo Storico Romano, Noa, PFM, la mostra di Bruce Nauman, Edwin De La Torre, Benessere, Make-Up, libri e… Scarica ora la rivista, sfoglia e scopri gli altri articoli. Molti sono gli amici che ci seguono, che ci apprezzano e che stanno dando un contributo, in qualsiasi modo alla vita della Rivista, con le proprie esperienze, con i propri articoli, ed in questo numero vi presenteremo tanti nuovi artisti, pronti a condividere con voi tutti la propria Arte. Certo…tornare dalle vacanze è dura, ma ricorda che la nostra Rivista ti supporta in ogni momento… Tuttoballo: la Rivista che ti informa e ti tiene in forma! Buona lettura

Bentrovati cari amici e lettori di Tuttoballo20. Dopo la pausa estiva rieccoci qua (anche se l’estate non è completamente finita!) e speriamo che il nostro numero passato vi abbia fatto compagnia sulla spiaggia, sdraiati a bordo piscina, in montagna o, comunque, in qualsiasi luogo abbiate scelto di vivere giorni di relax.
Tuttoballo20 torna molto più “energica” e con tanti articoli interessanti, che vanno dai viaggi, alle riflessioni artistiche, alla cucina, all’oroscopo. In questo numero troverete articoli su: Orietta Berti, Blackpool, Fellini, Gruppo Storico Romano, Noa, PFM, la mostra di Bruce Nauman, Edwin De La Torre, Benessere, Make-Up, libri e… Scarica ora la rivista, sfoglia e scopri gli altri articoli.
Molti sono gli amici che ci seguono, che ci apprezzano e che stanno dando un contributo, in qualsiasi modo alla vita della Rivista, con le proprie esperienze, con i propri articoli, ed in questo numero vi presenteremo tanti nuovi artisti, pronti a condividere con voi tutti la propria Arte.
Certo…tornare dalle vacanze è dura, ma ricorda che la nostra Rivista ti supporta in ogni momento… Tuttoballo: la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!
Buona lettura

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>TuttoBallo20</strong> - September <strong>2021</strong><br />

Copertina: "Ginger e Fred" 1986 . Giulietta Masina, Marcello Mastroianni<br />

ph © REPORTERS ASSOCIATI & ARCHIVI s.r.l. S.U.<br />

Storia di Contro copertina: Gruppo Storico Romano - ph © Cosimo Mirco Magliocca<br />

<strong>TuttoBallo20</strong> - September <strong>2021</strong>.<br />

Editore "Stefano Francia" <strong>EnjoyArt</strong><br />

Direttore - Fabrizio Silvestri<br />

Vice direttore - Eugenia Galimi<br />

Segretaria di redazione - Pina delle Site<br />

Redazione - Marina Fabriani Querzè<br />

hanno collaborato: Maria Luisa Bossone, Antonio<br />

Desiderio Artist Management, Francesco Fileccia, Giovanni<br />

Fenu, Mauri Menga, Sandro Mallamaci, Walter Garibaldi,<br />

Giovanni Battista Gangemi Guerrera, Lara Gatto, Patrizia<br />

Mior, Danilo Pentivolpe, Assia Karaguiozova, Federico<br />

Vassile, Elza De Paola, Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca<br />

Meucci.<br />

Foto: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca<br />

Photographe Paris, Danilo Piccini, Luca Valletta, Raul Duran.<br />

Foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine<br />

social dei protagonisti.<br />

Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto<br />

d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai<br />

sensi degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941.<br />

É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.<br />

É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal<br />

direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.<br />

Testata giornastica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia <strong>EnjoyArt</strong><br />

per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com<br />

Carissimi amici, dopo una lunga pausa estiva....<br />

Bentrovati... Dopo la pausa estiva rieccoci qua<br />

(anche se l’estate non è completamente finita!) e<br />

speriamo che il nostro numero passato vi abbia<br />

fatto compagnia sulla spiaggia, sdraiati a bordo<br />

piscina, in montagna o, comunque, in qualsiasi<br />

luogo abbiate scelto di vivere giorni di relax.<br />

In questo numero abbiamo deciso di dedicare la<br />

copertina e contro copertina a due importanti<br />

iniziative. A Rimini apre finalmente il Museo<br />

dedicato al maestro Federico Fellini. La storia<br />

di copertina è dedicata a lui con una foto<br />

gentilmente concessa da REPORTERS ASSOCIATI<br />

& ARCHIVI nella quale ci sono due mostri sacri<br />

del cinema italiano Masini Mastroianni. Mentre<br />

la storia di contro copertina è stata dedicata al<br />

Gruppo Storico Romano una presentazioni fatta<br />

dalle foto del nostro amico fotografo Cosimo<br />

Mirco Magliocca. Tuttoballo20 torna molto più<br />

“energica” e con tanti altri articoli interessanti,<br />

che vanno dai viaggi, alle riflessioni artistiche,<br />

alla cucina e poi … scaricate la rivista, sfogliate e<br />

scoprite!<br />

© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "


https://share.amuse.io/dbbP268iXyGN<br />

https://share.amuse.io/20tcbkfQet9s<br />

STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS<br />

"Rhythm " & "Relaxing"<br />

di Julie Collins.<br />

S U T U T T I I D I G I T A L S T O R E<br />

DOPO IL SUCCESSO DI "DILLOALLADANZA" VOL. 1 E 2 ARRIVA SU TUTTI I DIGITAL STORE<br />

UNA NUOVA COLLANA DANCE CHE TI PERMETTE DI ALLENARTI CON IL TUO BALLO<br />

PREFERITO E RILASSARTI CON LE NOTE DI JULIE COLLINS LA COMPOSITRICE AMERICANA<br />

PIÚ RICHIESTA DEL MOMENTO. CLICCA SUI LINK E ASCOLTA IL TUO RITMO.<br />

https://share.amuse.io/KfjWcTuXbPpI<br />

https://share.amuse.io/D088ToBPXlcb


E D I T O R I A L E<br />

Cari lettori,<br />

settembre è il mese del ritorno alla routine, alla normalità, alla vita di tutti i<br />

giorni…<br />

Durante la pausa estiva sono successe tante cose, ognuno ha vissuto delle<br />

esperienze e qualcuno ha voluto raccontarle a noi. L’estate si sa, ha il sapore<br />

della gioia e della festa, e questa estate per noi è stata molto particolare in<br />

quanto è stata spettatrice della perdita di alcuni nomi importanti<br />

appartenenti al mondo dello spettacolo, dell’Arte: si è iniziato con Carla<br />

Fracci, poi Raffaella Carrà, artiste che abbiamo omaggiato e, purtroppo, pochi<br />

giorni fa abbiamo dato l’addio a Nicoletta Orsomando…<br />

Ma l’Arte di oggi è cambiata rispetto a quella di ieri? Cosa ci hanno lasciato in<br />

eredità i grandi artisti che sono andati via? E, i nuovi artisti sono degni di<br />

tale eredità?<br />

Nei numeri della nostra Rivista, così come in questo, si evince che la voglia di<br />

esprimersi, di raccontarsi, da parte di artisti, giovani e/o meno giovani, è<br />

sempre forte, radicata, magari presenta contorni e sfumature diverse da ciò<br />

che era l’Arte di una volta…ma è comunque Arte allo stato puro.<br />

Ne è la testimonianza la gioia dei ballerini che partecipano al Blackpool<br />

Festival, o l’emozione di un giovane fotografo che conosce se stesso attraverso<br />

i propri scatti, o di chi riscopre il piacere di ammirare il mondo, la natura,<br />

che è Arte, attraverso i propri viaggi o un semplice tragitto in bicicletta, e le<br />

tante manifestazioni d’Arte svoltesi o che si stanno ancora svolgendo … e<br />

tanto tanto ancora.<br />

Tutto è Arte e, sicuramente, chi “sente” davvero di essere Artista, è degno<br />

dell’eredità lasciata.<br />

Ci auguriamo inoltre che, in un momento particolare con cui dobbiamo fare i<br />

conti, grazie all’aumento del numero dei vaccinati, si torni alla normalità di<br />

teatri, concerti e serate conviviali di cui questa estate abbiamo iniziato ad<br />

assaporare il ritorno.<br />

Bentrovati a Voi tutti e buona lettura!


A T T U A L I T Á<br />

Durante i mesi trascorsi in lockdown o in vacanza per i più fortunati, senza la possibilità di allenarci in palestra, ognuno di noi<br />

ha fatto un po’ quello che poteva a casa. C’è chi ha allestito una piccola palestra con pesi e attrezzi minimal in camera da letto.<br />

Chi, nel tentativo di non perdere del tutto fiato e gambe, ha macinato qualche chilometro correndo attorno al tavolo della sala,<br />

in uno slalom scomposto tra sedie e mobili oppure sotto casa. Piegamenti, allungamenti, plank, stretching nel salotto di casa<br />

sono sicuramente stati utili per tenerci in forma, ma a lungo andare tutto ci è venuto a noia e abbiamo rallentato, sostituendo<br />

gli esercizi casalinghi con maratone su Netflix. Certo, non per tutti è stato così, i più dinamici non si sono mai lasciati<br />

sopraffare dallo sconforto e ora che le palestre hanno riaperto si sono immediatamente fiondati a rinnovare l’abbonamento.<br />

Gli altri, quelli un po’ meno motivati, l’abbonamento lo hanno rinnovato, ma con un pizzico di entusiasmo in meno.<br />

Insomma, tornare a fare attività fisica dopo tanto tempo a volte può risultare “faticoso”, sia fisicamente che mentalmente.<br />

Spesso, entrare nel mood mentale giusto è proprio la parte più difficile. È proprio così e un pizzico di pigrizia è più che<br />

fisiologica. Ma due sono i punti forza su cui dobbiamo soffermare la nostra mente: il primo, ricordare da dove siamo partiti,<br />

quel desiderio forte che avevamo quando abbiamo iniziato a fare attività sportiva quel desiderio che passa dallo stare bene, al<br />

ritrovare la forma fisica, al vivere un momento conviviale. Il secondo, essere consapevoli che l'esercizio fisico, costante a<br />

intensità moderata e col giusto metodo ci permette anche di allenare il sistema immunitario, sistema il cui valore è stato<br />

messo in luce ancora più negli ultimi mesi. L'esercizio fisico inoltre riduce l'ansia e il rischio di depressione. E poi, solo il<br />

primo passo sarà quello più impegnativo, poiché già dopo i primi venti minuti di esercizio della prima sessione saremo invasi<br />

da una cascata ormonale che ci riaccenderà il piacere di fare sport. Nel momento in cui decidiamo di riprendere ad allenarci<br />

dopo un lungo periodo di inattività dovremmo sottoporci a una visita d'idoneità sportiva, non per burocrazia nei confronti<br />

della palestra quanto per noi stessi. A seconda dello stato di forma riscontrato potrà essere il medico dello sport durante questa<br />

visita a personalizzare il nostro carico. Ripartire dall'attività di tipo aerobico a bassa intensità alternandola a sessioni per la<br />

forza muscolare.<br />

Esercizi aerobici per favorire la vascolarizzazione e rimettere in moto in maniera corretta il miocardio, il muscolo del cuore.<br />

Poi esercizi per il tono in particolare degli arti inferiori, del cuore e dei muscoli paravertebrali. Dovremmo invece evitare tutti<br />

quegli allenamenti che prevedono un eccessivo carico per le articolazioni, come ad esempio l'articolazione del ginocchio.<br />

Bisogna ripartire a ricostruire le fondamenta del nostro benessere ricordando che l'incremento dello stato di forma passa<br />

anche dal giusto recupero tra le sessioni. E se parliamo di recupero dobbiamo anche ricordare che ciò che attiva gli stimoli<br />

allenanti è la corretta nutrizione.<br />

Vietato sottovalutare l'alimentazione e non rispettare i recuperi. Il recupero è allenante! Evitare di fare troppo e recuperare<br />

troppo poco. Un allenamento eccessivo, che non rispetta i tempi dettati dal nostro corpo, potrebbe causare inaspettati<br />

infortuni oltre a un fastidioso burnout.<br />

Photo Danilo Piccini


A T T U A L I T Á<br />

di Sandro Mallamaci<br />

Si tratta di regolare la convivenza civile dei soggetti di una comunità<br />

Il fine che dovrebbe guidare la determinazione delle regole è quello di garantire i diritti fondamentali dei singoli mantenendo coesa la<br />

comunità senza creare contrasti e senza la necessità di imporle con metodi coercitivi, secondo il principio “democratico” secondo il<br />

quale le ragioni della maggioranza prevalgono sempre su quelle del singolo individuo.<br />

Comunque la si veda le finalità da condividere devono prima di tutto essere comprese e quindi razionalmente accettate da<br />

tutti. Sta a chi è delegato a prendere decisioni per il bene collettivo riuscire a comunicare in maniera chiara e innanzitutto<br />

coerente.<br />

Questa pandemia ha messo in evidenza i limiti di tanti che occupando posti di grande responsabilità non sono risultati né buoni<br />

comunicatori né buoni decisori. Si è affrontato il problema in maniera improvvisata sin dai primi momenti e neanche in questi giorni,<br />

dopo un anno e mezzo, dimostrano di avere idee chiare e coerenti. Sembra sempre che tutto venga deciso sull’onda di un sentimento<br />

diffuso di paura, che è esattamente il contrario di quello che sarebbe normale aspettarsi da una classe dirigente responsabile che<br />

dovrebbe avere come obiettivo la garanzia della sopravvivenza, non tanto del singolo individuo (in termini di salute), quanto della intera<br />

comunità intesa come gruppo capace di convivere in armonia senza contrapposizioni o tensioni tra categorie diverse.<br />

E allora sempre attenti a quello che accade giorno per giorno, nella speranza che questo incubo svanisca il più presto possibile. Nel<br />

frattempo cerchiamo di capire, ci informiamo, facciamo circolare idee, ci confrontiamo, perché una volta emanato un decreto,<br />

promulgata una norma, non si può fare altro che rispettarle, pena sanzioni a carico dei cittadini, proprio loro sovversivi, unici colpevoli di<br />

creare i problemi, che in realtà sono frutto di un modo di governare non proprio illuminato.<br />

Il primo settembre sarà un altro momento di transizione da un modo di vivere ad un ennesimo altro. Nuove regole da<br />

rispettare, sempre più incomprensibili e per nulla coerenti.<br />

Il famigerato lasciapassare, istituito in accordo tra gli stati, peraltro con applicazioni differenti anche all’interno della stessa unione<br />

europea, che già sta avendo i suoi effetti negativi in termini di pacifica convivenza, sarà essenziale per poter fare molte cose di vita<br />

quotidiana. Ma a leggere il decreto vien quasi voglia di non dare troppo credito a chi queste decisioni ha ritenuto di adottarle. Basti<br />

confrontare gli ambiti in cui è stato ritenuto obbligatorio questo green pass e quelli in cui invece non è necessario.<br />

È lecito chiedersi il perché dell’obbligo di una certificazione verde, ad esempio, per poter svolgere attività sportiva al chiuso,<br />

in luoghi controllati con accessi filtrati, ed invece non serve per poter prendere un mezzo di trasporto pubblico locale, in cui<br />

non è possibile garantire alcuna misura di sicurezza in termini di igiene e distanziamento.<br />

Chi è dotato di un minimo di capacità critica e di raziocinio fa molta difficoltà a capire la logica che sta dietro a questo modo di<br />

procedere che, invece di ottenere l’obiettivo di fare accettate e condividere queste decisioni ai cittadini, ingenera sospetti e dubbi sulla<br />

bontà e sulla possibilità di superare questo difficile momento. Trattamento diverso tra individuo ed individuo, chi ha meno di 12 anni, chi<br />

è affetto da patologie, tra attività e luoghi, ristoranti e bar, teatri e cinema, impianti sportivi, scuole e università, mezzi di trasporto locali,<br />

regionali a lunga percorrenza, metropolitane e aerei, nazionali ed internazionali.<br />

Un esercizio di incoerenza ed illogicità che offende l’intelligenza, se è vero che vogliono farci credere che tutto questo sia<br />

necessario per sconfiggere definitivamente questo famigerato virus.<br />

Ognuno per la sua parte farà il proprio dovere di buon cittadino cercando di rispettare comunque queste regole, ricattati come siamo<br />

dalla minaccia di una nuova chiusura generale delle attività con conseguente limitazione della libertà degli individui.<br />

Il vaccino, presentato come l’unico modo per continuare a vivere “liberi”, come già si sapeva, non può essere considerato la soluzione<br />

definitiva, tenuto conto dell’incertezza sui suoi reali effetti, nonostante ciò sembra l’unica strada razionalmente perseguibile con un<br />

minimo di principio di logicità al fine di raggiungere l’agognata immunità di gregge. Finite le vacanze si torna alla vita di routine, ognuno<br />

alle prese con il proprio lavoro, con i propri interessi, doveri e piaceri. In ufficio e in fabbrica comunque, con o senza green pass<br />

(l’importante è produrre), ma se vuoi mangiare una pizza o andare in palestra, ballare o fare qualunque sport al chiuso, lo puoi fare solo<br />

garantendo la salute degli altri. Il virus può continuare a circolare sui mezzi di trasporto, ma guai a farlo entrare in palestra o al<br />

ristorante. Dilemma vivere da artisti come spiriti liberi o da sportivi rispettosi acritici delle regole del gioco?


ADDIO NICOLETTA ORSOMANDO<br />

A T T U A L I T Á<br />

LA SIGNORA DELLA TV<br />

di Walter Garibaldi<br />

Ph Danilo Piccini


A T T U A L I T Á<br />

“La prima volta che ho visto Nicoletta è stata una grande emozione. Quando mi misero a cachet nel 1970 e<br />

successivamente nel 1974 entrando fissa in Rai, esaudirono il mio sogno di lavorare con la “televisione”, tanto<br />

Nicoletta era immensa. Non sapevo se poterle dare del tu ma lei sempre cordiale, sempre garbata, immediatamente<br />

riuscì a tranquillizzarmi. L’ultimo ricordo di condivisione è legato ad una sua recente vacanza qui a Tarvisio,<br />

vennero a trovarmi lei e Rosanna Vaudetti e le portai in Austria, in Slovenia, sul Monte Lussari, uscivamo in<br />

perlustrazione di questi posti fantastici con l’entusiasmo ritrovato di un terzetto di amiche care. Ora in qualche modo<br />

la terrò sempre dentro al mio cuore cercando di sostituire il dolore che provo grazie al ricordo vivo della sua<br />

spensieratezza e contagiosa allegria. Nicoletta “La Signora Televisione”.<br />

Questo il ricordo di Maria Giovanna Elmi, collega ed amica di Nicoletta Orsomando.<br />

Il pensiero della Elmi rappresenta milioni di utenti che non per fattore nostalgico, rivorrebbero ciò che la<br />

televisione è stata fin dagli esordi ma che non è più. Il decadimento attuale al quale ormai ci siamo abituati e che<br />

non desta scalpore alcuno, è frutto certamente di un disegno più ampio, però nel lontano ottobre del 1953 il sorriso<br />

della Orsomando debuttò, accogliendo gli italiani in un palinsesto ampio e nobile (concerti, opere liriche, commedie<br />

teatrali, documentari) con evidenti intenti istruttivi e senza alcuna pedanteria.<br />

Dizione cristallina, articolazione impeccabile, tonalità magnifica forgiata dalle tavole del palcoscenico (iniziò come<br />

attrice prettamente teatrale) Nicoletta Orsomando era un brand, al quale devotamente le colleghe che seguirono,<br />

dovettero giocoforza relazionarsi e con comuni intenti. Mai uno screzio, mai una polemica, ognuna di loro riuscì a<br />

ritagliarsi la sua dose di affetto da parte di un pubblico che a ragione le venerava e seguiva con tenera costanza.<br />

Nicoletta Orsomando, colei che tutto iniziò, si spegne il 21 agosto di quest’anno “disgraziato” per le arti ma è<br />

curioso notare che sempre in questo <strong>2021</strong>, più di 40 milioni di televisori finiranno al macero. Dal 1° gennaio 2023<br />

in vista del passaggio del digitale terrestre ai nuovi standard, la maggior parte dei televisori non saranno più<br />

utilizzabili. Cara Nicoletta, purtroppo, la televisione di un tempo non c’è più ma grazie infinite per averla<br />

presentata, guardandoci con stupore e benevolenza, certamente intuivi dove saremmo arrivati ed è molto meglio che<br />

tu non veda dove andremo.


A<br />

A<br />

T<br />

T T<br />

U<br />

U<br />

A<br />

A<br />

L<br />

L<br />

I<br />

I<br />

T<br />

T<br />

Á<br />

Á<br />

Da metà agosto il più famoso festival di danza sportiva è<br />

tornato a vivere. Al Winter Garden di Blackpool, struttura<br />

storica del festival, la pista è tornata ad animarsi con molte<br />

coppie provenienti da tutto il mondo.<br />

I Ballerini Marco Barbera e Federica D’Orazio (nella<br />

foto), Top 18 nella Rinig Star Amatori Ballroom, sono<br />

stati gli occhi della nostra rivista. Marco e federica<br />

reporter speciali hanno raccontato l’atmosfera vissuta.<br />

“Tutto sembra tornare alla normalità! In Inghilterra non<br />

abbiamo avuto l’obbligo di indossare la mascherina anche<br />

nei luoghi chiusi, anche se molti ballerini la utilizzano per<br />

spostarsi nei luoghi affollati... soprattutto i ragazzi che<br />

provengono da paesi intercontinentali sentono l’obbligo di<br />

indossarla per precauzione! Tutto è molto bello,<br />

emozionante, l’atmosfera all’interno del Winter Garden è<br />

magica, non si perde nemmeno la più piccola occasione per<br />

applaudire e fare il tifo. Anche se il teatro è più vuoto<br />

rispetto agli altri anni, Blackpool regala sempre a noi<br />

ballerini un’unica consapevolezza: il ballo è la nostra vita!<br />

Crediamo fortemente che questa edizione sia una delle più<br />

belle di sempre, dopo il periodo brutto affrontato e al di là<br />

dei risultati quest’anno torniamo a casa super felici di aver<br />

preso parte ad un ritorno alla vita quotidiana!<br />

Ogni giorno che passa qui a Blackpool è pieno di grandi<br />

emozioni e speriamo di continuarle a vivere per sempre!!!<br />

Viva il ballo e viva la vita<br />

NUMERO ISCRITTI:<br />

Amatori Latini<br />

116 coppie<br />

Amatori Standard<br />

73 coppie<br />

Rising Star Amatori Latini<br />

113 coppie<br />

Rising Star Amatori Standard<br />

70 coppie<br />

Professionisti Latini<br />

70 coppie<br />

Professionisti Standard<br />

49 coppie<br />

Federica D’Orazio & Marco Barbera


A<br />

A<br />

T<br />

T T<br />

U<br />

U<br />

A<br />

A<br />

L<br />

L<br />

I<br />

I<br />

T<br />

T<br />

Á<br />

Á


A<br />

A<br />

T<br />

T T<br />

U<br />

U<br />

A<br />

A<br />

L<br />

L<br />

I<br />

I<br />

T<br />

T<br />

Á<br />

Á


A T T U A L I T Á<br />

Estate <strong>2021</strong><br />

GLOSSA GRÈCA TIS KALAVRÌA<br />

GRIKO: UNA LINGUA DI PADRE IN FIGLIA”<br />

DI<br />

GIOVANNI BATTISTA GANGEMI<br />

Metti una sera d’estate, un antico Borgo, il percorrere in macchina<br />

una strada consumata dal tempo, e vedere da lontano un Paesino,<br />

disperso tra le montagne dell’Aspromonte e appena arrivi ti sembra<br />

di tornare indietro nel tempo. Un paesaggio incantato, tra case<br />

costruite di pietra, anziani seduti sull’uscio della propria abitazione,<br />

la bottega “ A Putìa” del Vino e ad rappresentare il tutto una<br />

locomotiva a carbone, ferma, quasi a voler rappresentare un tempo<br />

andato e un tempo che ti porta a tante memorie. Invaghito dal<br />

paesaggio, ti incammini per tutto il Borgo di Bova. Percorri quelle<br />

piccole strade , quasi tutte in salita, e le persone del luogo che ti<br />

salutano con “Kalispera”, l'augurio che si scambiano i greci per<br />

augurarsi una "buona sera".<br />

È qui che l’arte incontra la cultura, la storia e la memoria di un<br />

popolo. Il Grecanico, le sue leggende e la storia portate in scena.<br />

Il Grecanico è un dialetto della lingua greca moderna parlato in<br />

provincia di Reggio, in Calabria. È formalmente una lingua<br />

minoritaria appartenente alla minoranza linguistica greca d'Italia.<br />

Tale lingua era parlata in tutta la Calabria meridionale fino al XV-<br />

XVI secolo, quando fu progressivamente sostituita dal dialetto<br />

romanzo, influenzato comunque dal Grecanico nella grammatica e<br />

in molti vocaboli (nel XVIII secolo il dialetto calabrese aveva ancora<br />

moltissimi grecismi).<br />

Durante il periodo fascista le minoranze linguistiche, tra queste anche la comunità linguistica del<br />

Greco di Calabria, venivano osteggiate. È sintomatico di un clima così sfavorevole l'usanza,<br />

invalsa negli anni trenta, di apostrofare una persona con l'espressione proverbiale «mi sembri<br />

un greco», utilizzata con intenti offensivi. L'uso di altre lingue che non fossero l'italiano, dunque<br />

considerate dialetti, era considerato dagli stessi parlanti come simbolo di arretratezza e i<br />

maestri punivano quegli alunni che venivano sorpresi a parlare in classe un dialetto anziché<br />

l'Italiano.<br />

Scende la sera e mi affretto per raggiungere il luogo dove si svolgerà lo spettacolo “Na<br />

Apòchuome” realizzato in collaborazione dalla Scuola di Recitazione della Calabria e i suoi<br />

allievi: Vincenzo Pillari, Alessia Traviglia, Naomi Barbagallo, Giuseppe Pellicanò, Sergio<br />

Nicolaci, Silvia Pisanti e dall’Associazione Jalò tu vua.<br />

E’ uno spettacolo che nasce all’interno di un progetto specifico “Griko: una lingua di padre in<br />

figlia” e che, tra i diversi obiettivi, ha quello di far rivivere la storia ed i luoghi del cuore dell’area<br />

Grecanica della provincia di Reggio Calabria, ed in particolare di Roghudi e della Rocca del<br />

Drako.<br />

Lo spettacolo narra la favola del Drako o meglio la storia, perché ciò che è narrato fa parte della<br />

realtà di quei luoghi. Il Drako non è un drago ma un essere mitologico, un caprone o un uomo<br />

con un solo occhio. Tutto ci riporta alla tradizione più antica e facilmente troviamo delle<br />

similitudini e dei punti di incontro con il mondo greco della tragedia. La narrazione è composta<br />

da due parti: un prologo in cui gli attori sono stati chiamati ad indagare tematiche quali il<br />

sacrificio che ci porta ad incrociare la tragedia di Ifigenia, e il dissotterrare, che diventa uno<br />

scavare dentro di sé. Una seconda parte in cui si narra la vera storia del Drako e che ci trascina<br />

dentro l’Odissea, attraverso il Drako e il Pronipote che per lo spettacolo diventano Ulisse e<br />

Polifemo. E nello sviluppo della trama incrociamo le Narade o Anarade, che ci riportano<br />

l’immagine delle streghe del Macbeth.<br />

Parlando con La Regista Renata Falcone ci dice che è uno spettacolo che ci fa scoprire ancora<br />

una volta la ricchezza della memoria e l’universalità dei linguaggi. Le coreografie,<br />

magistralmente curate dal docente Giovanni Battista Gangemi, i suoni e i canti creati in<br />

collaborazione con la cantante e docente Chiara Tomaselli, hanno donato alla narrazione quella<br />

completezza del narrare che in una storia così non poteva essere affidata esclusivamente al<br />

racconto orale ed alla recitazione.<br />

Come è stato lavorare con dei giovani attori in formazione ?<br />

E’ stato un privilegio poter lavorare con una libertà d’azione e di ricerca massima e con la<br />

disponibilità di allievi attori pronti sempre a farsi delle domande ed a sperimentare.<br />

Rappresentare un testo Grecanico, una lingua che appartiene alla storia Calabra, ma che,<br />

ahimè, è sempre meno parlata . Ha portato delle difficoltà?<br />

Il testo tradotto dal Grecanico e narrato è stato da un lato la nostra più grande difficoltà e<br />

dall’altro la più grande ricchezza perché ci ha permesso di lavorare sull’immaginazione e la<br />

creazione. Inoltre il doversi adattare a luoghi non teatrali, ci ha permesso di lavorare e studiare<br />

lo spazio e trasformarci in esso e con esso.<br />

Concludo dicendo che “Na Apòchuome” è uno spettacolo che oltre a raccontare la storia di un<br />

popolo ci ha permesso di sognare e di rivivere le nostre radici.


A T T U A L I T Á<br />

POLE<br />

DANCE<br />

Conquista anche gli uomini.<br />

il successo della Pole Dance femminile, oggi è<br />

Dopo<br />

anche quella maschile per tutti gli uomini dai 20<br />

arrivata<br />

60 anni. Molti gli uomini annoiati dal body building che<br />

a<br />

nuovi stimoli; per quelli stufi di accompagnare le<br />

cercano<br />

e rimanere ad attenderle mentre si allenano, la<br />

fidanzate<br />

Dance è un’alternativa efficace e divertente.<br />

Pole<br />

Dance (letteralmente, “ballo del palo”) è un’attività<br />

Pole<br />

che prevede evoluzioni intorno a un palo e che<br />

fisica<br />

ultimi anni è diventata piuttosto popolare. Oggi<br />

negli<br />

disciplina, nata come esibizione ginnica dal<br />

questa<br />

sensuale, si è trasformata in un vero<br />

carattere<br />

fisico.<br />

allenamento<br />

qualche anno questa disciplina è adatta anche agli<br />

Da<br />

uomini…<br />

Pole Dance richiede coordinazione, resistenza, forza<br />

La<br />

e flessibilità. Gli esercizi e le posizioni che si<br />

muscolare<br />

intorno alla pertica richiamano molto le<br />

eseguono<br />

dei ginnasti o dei trapezisti del circo.<br />

performance<br />

pole Dance è un allenamento per veri duri, che<br />

La<br />

un riscaldamento stile marines e una serie di<br />

prevede<br />

al palo (sollevamenti e resistenza) che lasciano<br />

tecniche<br />

fiato. senza<br />

on the pole” è un ottimo metodo per rimanere o<br />

“Men<br />

in forma e per mettersi dopo la pausa estiva.<br />

tornare<br />

Enrico Bandiralli insegnante Pole Dance e discipline aree<br />

Moris Ciccone


A T T U A L I T Á<br />

CARLA<br />

MON<br />

FRACCI<br />

AMOUR<br />

Pino Strabioli, Kledi Kadiu e Silvia Frecchiami hanno reso omaggio alla leggenda mondiale della danza<br />

con la supervisione del Maestro Beppe Menegatti<br />

Carla Fracci, icona della danza e simbolo di grazia e leggerezza,<br />

ha ispirato migliaia di bambine che ne hanno fatto la propria musa.<br />

Tra queste anche Silvia Frecchiami che, dopo averla vista ballare<br />

in Giselle a soli sei anni, decide di inseguire il sogno della danza. E<br />

come Silvia ci sono migliaia di bambine e bambini che si sono<br />

ispirati alla purezza della sua arte e ne hanno fatto il faro su cui<br />

orientare la propria rotta. Era un’infaticabile lavoratrice della danza a<br />

cui, insieme al marito Beppe Menegatti, ha dedicato la vita.<br />

Potremmo invertire le parole di un famoso detto e affermare che<br />

dietro una grande donna spesso c’è un grande uomo, così è stato<br />

per Carla, che in Beppe ha trovato una preziosa colonna portante<br />

della sua arte.<br />

In occasione del DID Summer Edition MiMa - 26 agosto - Cervia<br />

ha ospitato lo spettacolo Carla Fracci Mon Amour a cura di Kledi<br />

Kadiu e Silvia Frecchiami. Un gran galà in cui i più famosi ballerini<br />

della scena del balletto attuale hanno presentato coreografie<br />

classiche, talvolta reinterpretate in chiave moderna alternate a<br />

coreografie inedite. Un omaggio alla famigerata étoile,<br />

recentemente scomparsa, e divenuta nota in tutto il mondo, per la<br />

varietà delle sue interpretazioni. Una serata a passo di danza per<br />

celebrare l’immortalità di Carla Fracci.<br />

In sottofondo l'accompagnamento della CM Orchestra Rhythms &<br />

Drums, con la direzione del Maestro Andrea Pollione, insieme<br />

sul palco con i fondatori CM Claudio Mazzucchelli, Fabio<br />

Chirico e Pietro Pizzi.<br />

Tra i ballerini che si sono esibiti: Virna Toppi e Nicola del Freo<br />

(Primi ballerini del Teatro alla Scala di Milano), Anbeta Toromani e<br />

Alessandro Macario (Primi ballerini freelance), Susanna Salvi e<br />

Claudio Cocino (Primi ballerini del Teatro dell’Opera di Roma,<br />

premio Stefano Francia 2018), Noemi Arcangeli e Hektor Budlla<br />

(Solisti freelance), Amilcar Moret Gonzalez (Primo ballerino del<br />

Kiel Ballett) e Giulia Stabile (Vincitrice di Amici <strong>2021</strong>).


A T T U A L I T Á<br />

"MITI DEL CANTO ITALIANO"<br />

CARUSO<br />

CORELLI<br />

DI STEFANO<br />

Mostra virtuale sul sito Teatro alla Scala e Italiana<br />

Nel 1921 moriva a Napoli Enrico Caruso, uno dei cantanti più<br />

famosi della storia. Quello stesso anno nascevano due dei<br />

tenori di riferimento del secolo scorso: Giuseppe Di Stefano e<br />

Franco Corelli, che al Teatro alla Scala sono stati protagonisti<br />

di spettacoli leggendari.<br />

Per celebrare i tre grandi tenori, che hanno rappresentato la<br />

cultura italiana nel mondo, il Ministero degli Affari Esteri e della<br />

Cooperazione Internazionale ha prodotto “Caruso, Di Stefano,<br />

Corelli. Miti del canto Italiano”, un’inedita mostra virtuale<br />

realizzata dalla Fondazione Teatro alla Scala con il Museo<br />

Teatrale alla Scala e curata da Mattia Palma.<br />

La mostra presenta gli interni della Scala in modalità 3D<br />

fondendo spazi reali e allestimenti architettonici virtuali, nei<br />

quali i visitatori possono muoversi liberamente, esplorando un<br />

ricco e variegato insieme di risorse sonore, video e<br />

fotografiche.<br />

Il percorso espositivo inizia con la figura del grande Enrico<br />

Caruso, interprete sensibile e moderno, capace di cogliere i<br />

cambiamenti del suo tempo non solo perché espresse la<br />

diversa sensibilità di un’epoca in cui l’eroismo tenorile<br />

ottocentesco cedeva il passo a interpretazioni più borghesi e<br />

intime, ma anche perché fu pioniere dell’incisione discografica<br />

incidendo, nel 1902, il primo 78 giri registrato in Italia e<br />

avviandosi così a divenire la prima star discografica della<br />

musica italiana ed internazionale.<br />

La mostra prosegue con la presentazione delle figure e delle<br />

interpretazioni più importanti di Franco Corelli e Giuseppe Di<br />

Stefano che, accanto a Maria Callas, furono i protagonisti della<br />

scena lirica degli anni Cinquanta. Attraverso le testimonianze<br />

della stampa e delle fotografie di scena, questa sezione della<br />

mostra restituisce il clima artistico degli anni in cui la Scala e i<br />

suoi artisti erano portabandiera della ripresa italiana tra il<br />

dopoguerra e il boom economico.<br />

Gran finale da non perdere quello del “concerto impossibile”,<br />

un’esibizione virtuale dei tre artisti che interpretano la stessa<br />

aria: “Vesti la giubba” dai “Pagliacci” di Leoncavallo.<br />

La mostra sarà visitabile online, per un anno, sul sito web del<br />

Teatro alla Scala e su italiana a partire dal 2 agosto <strong>2021</strong>.<br />

Realizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della<br />

Cooperazione Internazionale e dalla Fondazione Teatro alla<br />

Scala, la mostra viaggia nel mondo grazie alle Ambasciate, ai<br />

Consolati e agli Istituti Italiani di Cultura. Informazioni<br />

Fonte: Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires<br />

il-pirata-corelli-con-maria-callas-1958-photo-by-erio-piccagliani--teatro-alla-scala<br />

L'Elisir d'amore con il figlio 1954 ph Erio-Piccagliani- Teatro alla Scala<br />

Enrico Caruso<br />

Rigoletto. 16 dicembre 1953 ph Erio Piccagliani Teatro alla Scala<br />

Organizzato da : MAECI<br />

Data: fino al 29 Dic <strong>2021</strong><br />

In collaborazione con : Fondazione Teatro Alla Scala, IIC<br />

Ingresso : Libero


A T T U A L I T Á<br />

premio<br />

CAPRI DANZA <strong>2021</strong><br />

Certosa di San Giacomo è stata la meravigliosa cornice dove il 27 agosto si è svolto il “Premio Capri Danza International”,<br />

La<br />

degli eventi tersicorei più prestigiosi del panorama mondiale giunto alla VIII edizione. Il Direttore artistico dell’evento Luigi<br />

uno<br />

insieme a Corona Paone, già étoile del San Carlo di Napoli, con il patrocinio della Regione Campania e del Comune<br />

Ferrone,<br />

Capri, è riuscito nel tempo a consolidare serate magiche ricche di danza, di musica e teatro, e dallo scorso anno, nel<br />

di<br />

delle norme di sicurezza legate al coronavirus.<br />

rispetto<br />

agli importanti eventi promossi dalla Regione Campania, il Capri Danza International si conferma nel grande<br />

Accanto<br />

tersicoreo mondiale. Causa la pandemia del Covid-19 l’edizione di quest’anno del Premio Capri è stata rivista<br />

panorama<br />

le indicazioni pervenute sia dagli Enti competenti nazionali che regionali, la kermesse vedrà la premiazione dei<br />

accogliendo<br />

nazionali e dei Premi alla Carriera, annullando, così come nelle precedenti edizioni, i riconoscimenti destinati alla<br />

danzatori<br />

al giornalismo, alla fotografia ecc. Una riduzione del programma che accende nuovamente la luce su uno degli eventi<br />

critica,<br />

che ha segnato e segnerà un appuntamento in nome di Tersicore.<br />

internazionali<br />

presentare il Gala di danza sarà l’eleganza e la bravura di Veronica Maya. I Premi saranno firmati dall’artista amalfitano<br />

A<br />

Padrino di questa edizione Enzo Paolo Turchi, celebre ballerino che ha accompagnato Raffaella Carrà negli anni più<br />

Airone.<br />

della sua carriera. Premio alla carriera al coreografo internazionale Kristian Cellini. Premio alla divulgazione della<br />

intensi<br />

a Federica e Maria Pia Mauro, direttrici della scuola di danza caprese “L’isola della danza”, per il loro impegno<br />

danza<br />

dell’arte coreutica. Premio al merito a Nicola Del Freo, ballerino e solista del Teatro della Scala,<br />

nell’insegnamento<br />

dalla prima ballerina Virna Toppi; ancora dal teatro scaligero Martina Arduino e Marco Agostino che<br />

accompagnato<br />

un pas de deux tratto da Sylvia di Manuel Legris su musiche di Leo Delibes. Premio al merito ai ballerini: Michal<br />

danzeranno<br />

solista del Finnish National Ballet con l’assolo Les Bourgeois di Ben Van Cauwenbergh su musiche di Jacques Brel.<br />

Krcmar<br />

Moret Gonzalez, famoso ballerino televisivo, che si è esibito con Alessandro Macario e Anbeta Toromani in un pas de<br />

Amilcar<br />

dal titolo Preludes per la coreografia di Massimo Moricone. Premio al talento per Lorenzo Stingone mentre il Premio Silvio<br />

trois<br />

quest’anno è andato alla giovane promessa della danza Salvatore Esposito. Sul palcoscenico caprese, inoltre, si sono<br />

Oddi<br />

il Crown Ballet Company con Valeria Iacomino, Claudia Bevivino, Luisa Vallozzi, Sara Gison, Sara Borrelli, Irene De<br />

susseguiti<br />

Tommaso Palladino, Danilo Notaro, Flavio De Vargas, Pietro Valente, Giuseppe Aquila, Danilo Di Leo.<br />

Rosa,<br />

Desiderio, manager internazionale di lirica e danza, gia' Premio Capri Danza International della V edizione e Direttore<br />

Antonio<br />

del World Dance Award e del Dance Open America ha commentato così l’evento: Sono felicissimo di essere tornato a<br />

Artistico<br />

in una serata magica che da sempre solo Luigi Ferrone e Corona Paone sanno realizzare al meglio. Un immenso orgoglio<br />

Capri<br />

Cellini, Arduino, Agostino e Krcmar tra i premiati con i quali ho un sodalizio artistico da diverso tempo.<br />

vedere


A T T U A L I T Á<br />

BALLET FESTIVAL DI MIAMI:<br />

INTERNATIONAL<br />

COREUTICA HA VINTO SULLA PANDEMIA. OVAZIONI E<br />

L’ECCELLENZA<br />

PUBBLICO IN DELIRIO PER LA XXVI EDIZIONE DI UNO DEI FESTIVAL PIÙ<br />

PRESTIGIOSO D’AMERICA<br />

"Cala il sipario sulla XXVI edizione dell'International Ballet<br />

Festival di Miami tra immensi ovazioni e pubblico in delirio.<br />

Il Festival quest'anno è potuto tornare, seppur contingentato,<br />

alla sua formula originaria con pubblico che ha potuto<br />

accogliere le star del balletto che nelle giornate del 14 e 15<br />

Agosto hanno danzato i più celebri pas de deux di balletto e<br />

nuove creazioni contemporanee.<br />

Tra i personaggi oramai ospiti fissi al Festival, Antonio<br />

Desiderio, manager internazionale di danza e referente<br />

europeo per il Festival stesso da oltre 15 anni. Lui lo ha<br />

descritto così:<br />

"Un'emozione incredibile! L'atmosfera del pubblico è stata<br />

accogliente e, soprattutto, rassicurante dopo un periodo come<br />

quello vissuto lo scorso anno! Di solito porto nel festival una<br />

coppia di eccellenze italiane ma, per via del problema<br />

pandemico, la mia scelta quest'anno è virata su una coppia di<br />

eccellenti danzatori americani, Sydney Dolan del<br />

Philadelphia Ballet e Sterling Baca del Pennsylvania<br />

Ballet che hanno regalato al festival una esecuzione ottima<br />

del celebre "Black Swan" dal Lago dei Cigni e il nuovo pas de<br />

deux "Quiet of Love".<br />

Proprio quest'ultimo si è avvalso della coreografia di Sabrina<br />

Bosco, che ho avuto il piacere di presentare al Festival ed al<br />

pubblico americano come debutto assoluto. Sulla celebre<br />

melodia del Concerto di Varsavia, XXVI IBFM Philadelphia Ballet<br />

Sydney Dolan Sterling Baca Ph Simon Soong hanno danzato<br />

questo struggente pas deux ricco di emozione e virtuosismo."<br />

Tante le personalità politiche e di settore intervenute in sala in<br />

entrambe le serate, con l'augurio che sempre più serate come<br />

queste arricchiranno le serate di tutti noi in italia e all'estero.<br />

XXVI IBFM Philadelphia Ballet Sydney Dolan Sterling Baca Ph Simon Soong


A T T U A L I T Á<br />

VALDARNOCINEMA<br />

FILM FESTIVAL<br />

XXXIX Edizione<br />

Antonio Capuano a ricevere il Marzocco d’oro nell’ambito della 39esima edizione del Valdarnocinema Film Festival, la<br />

Sarà<br />

dedicata al cinema d’autore in programma ad ottobre a San Giovanni Valdarno. Il Premio, un riconoscimento alla<br />

kermesse<br />

raffigurato dalla statua simbolo del paese - un leone seduto che regge con la zampa lo scudo gigliato, simbolo<br />

carriera<br />

dominio fiorentino – viene assegnato al regista e scenografo italiano per la coerenza artistica e di politica culturale,<br />

del<br />

entrambe portate avanti per trent’anni da vero indipendente.<br />

il Premio Marzocco d’oro alla carriera ad Antonio Capuano – dichiara Paolo Minuto, direttore artistico del<br />

“Assegnare<br />

- significa riconoscere ad un autore indipendente il merito di trent’anni di carriera portata avanti con l’ostinazione<br />

festival<br />

chi non ha voluto mai essere dipendente da nessuno. È il premio a chi, come regista, ha sempre avuto il pubblico come<br />

di<br />

privilegiato, così come da docente ha avuto gli studenti (insegnando Scenografia all’Accademia di Belle Arti<br />

interlocutore<br />

Napoli) come interlocutori privilegiati.” Nelle precedenti edizioni, Il Marzocco d’Oro era stato consegnato a:<br />

di<br />

Antonioni 1995, Mario Monicelli 1996; Paolo Taviani 1997; Silvana Pampanini 1998; Sandra Milo 1999; Marisa<br />

Michelangelo<br />

2000; Gilberto “Gillo” Pontecorvo 2001; Giuseppe Ferrara 2002; Adriana Asti 2003; Gabriele Ferzetti 2004; Marina<br />

Merlini<br />

2005; Anna Bonaiuto 2006; Raffaele Pisu 2007; Carlo Lizzani 2008; Vittorio De Seta 2009; Piera Degli Esposti<br />

Confalone<br />

Giuliano Montaldo 2011; Silvio Soldini 2013; Mimmo Calopresti 2014; Abel Ferrara 2015; Carlo Verdone 2016; Marco<br />

2010;<br />

2017; Claudio Giovannesi 2018; alla memoria di Claudio Caligari 2019; Paolo Benvenuti 2020. La cerimonia di<br />

Bellocchio<br />

avrà luogo sabato 9 ottobre presso il CinemaTeatro Masaccio. A seguire verrà proiettato l'ultimo film di<br />

premiazione<br />

“Il buco in testa”, che ha debuttato al Festival di Torino 2020. Nelle prossime settimane sarà comunicato il<br />

Capuano<br />

dell’intera rassegna, composto di concorso, fuori concorso e sezioni speciali.<br />

programma<br />

Capuano. (Napoli, 1940) ha lavorato come scenografo al Centro Rai di Napoli e insegnato scenografia<br />

Antonio<br />

delle Belle Arti. La sua opera prima “Vito e gli altri”(1991), selezionato e premiato alla Settimana della Critica<br />

all’Accademia<br />

Venezia e Nastro d’argento per il miglior regista esordiente, ha dato inizio a quella che sarebbe stata considerata la<br />

di<br />

onda” del cinema napoletano negli anni’ ’90. Alla Mostra di Venezia è tornato più volte, partecipando in Concorso<br />

“nuova<br />

Pianese Nunzio 14 Anni a Maggio (1997), Luna rossa (2001) e il film collettivo I vesuviani (1998); alle Giornate degli autori<br />

con<br />

L’amore buio (2010) e ancora alla Settimana della critica con Bagnoli Jungle (2015). Al Festival di Locarno sono stati<br />

con<br />

presentati Polvere di Napoli (2000) e La guerra di Mario (2005), mentre è del 2020 l'ultima opera, Il buco in testa,<br />

invece<br />

lanciata al Torino Film Festival.


C O P E R T I N A<br />

Fellini<br />

A R I M I N I I L M U S E O D E D I C A T O A L M A E S T R O D E L C I N E M A<br />

(ANSA) -La complessità artistica di Federico Fellini non poteva essere<br />

solamente celebrata e musealizzata, ma anche indagata. Con questo<br />

intento è sorto a Rimini il museo dedicato al grande maestro del Cinema<br />

che apre le porte ai visitatori proponendo un polo museale diffuso che<br />

attraversa il centro storico della città romagnola che ha dato i natali al<br />

cineasta. Rimini si aspetta ora dal Fellini Museum lo stesso effetto che il<br />

Guggenheim ha avuto per Bilbao. Il nuovo contenitore culturale è infatti il<br />

frutto di un ampio progetto di riqualificazione del centro in chiave<br />

culturale e green. Eliminati i parcheggi e l'asfalto, attorno al<br />

quattrocentesco Castel Sismondo è sorta una gigantesca piazza con prati,<br />

un'arena all'aperto, una vasca d'acqua vaporizzata (con annesse<br />

polemiche politiche) e al centro un anello che richiama il circo felliniano.<br />

Attorno vi sono il recentemente restaurato teatro Galli e il cinema Fulgor,<br />

quest'ultimo celebrato da Fellini nel film 'Amarcord' e rientrante nel<br />

percorso museale. Nella rocca rinascimentale, al cui progetto contribuì<br />

anche Brunelleschi e che per decenni ha fatto da sfondo a un parcheggio,<br />

sorge ora un percorso espositivo in stile contemporaneo dove video, audio<br />

e materia si uniscono per immergere lo spettatore nella poetica felliniana.<br />

Nelle sale di pietra vi sono memorie tangibili come documenti, oggetti di<br />

scena e costumi, perché la sfida è "proporre una lettura aperta, creativa,<br />

anche grazie alle tecnologie, di quello che Fellini ha rappresentato non<br />

solo per il cinema, ma per la storia del Novecento", ha detto la curatrice<br />

del museo Anna Villari. La tecnologia impiegata non risulta mai invasiva,<br />

ma rimane "sognante e onirica", aggiunge, sottolineando la filosofia<br />

felliniana del "tutto si immagina". Soffiando su una piuma, ad esempio, si<br />

attiva la proiezione su parete delle pagine del 'Libro dei sogni' del<br />

maestro. Nella mostra il cinema felliniano viene messo a confronto con la<br />

società del suo tempo. Tra le altre fonti citate vi sono le amicizie, i<br />

rapporti professionali e gli amori. Mettendo in relazione tutto ciò che<br />

circonda il mondo felliniano, spiega l'altro curatore, Marco Bertozzi,<br />

"riusciamo forse a penetrare di più nella mente di questo genio del<br />

Novecento e noi stessi ad arricchirci attraverso un percorso interpretativo<br />

molto personale". Fellini è un autore internazionale continuamente<br />

indagato in tutto il mondo. "Ci si rende conto soprattutto dall'estero di<br />

quanto Fellini sia stato importante per la cultura nazionale e<br />

internazionale del Novecento - nota Bertozzi -, dunque la città che ha<br />

avuto la fortuna di vederne i natali", aggiunge, "ha fatto bene a creare un<br />

museo a lui dedicato". Il Comune ha affidato a Studio Azzurro la<br />

direzione artistica del progetto multimediale, mentre all'architetto Orazio<br />

Carpenzano e allo Studio Tommaso Pallaria gli allestimenti. Il museo è<br />

stato inserito dal ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali<br />

dei beni culturali e verrà presentato dal ministro Dario Franceschini il 31<br />

agosto alla mostra del Cinema di Venezia. "Il sogno diventa realtà",<br />

commenta oggi il ministro ricordando che il Mic "ha da subito<br />

riconosciuto questa nuova istituzione culturale come un grande Progetto<br />

nazionale finanziandola con oltre 13,5 milioni di euro a testimonianza<br />

dell'importanza e del valore che l'Italia ripone su questo nuovo museo che<br />

sarà un'eccellenza e un luogo attrattivo non solo per il territorio riminese<br />

ma per il Paese intero. Questo nuovo museo - conclude Franceschini -<br />

colma un vuoto".<br />

copyright foto<br />

(Roma, gennaio 1969), Federico Fellini negli studi di "Cinecitta",<br />

durante le riprese del film "Satyricon"<br />

un ringraziamento particolare all'amico Alessandro Canestrelli


C O N T R O C O P E R T I N A<br />

la storia (ri)vive con l'arte<br />

G R U P P O R O M A N O S T O R I C O<br />

LA STORIA (RI)VIVE ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA<br />

di Mirco cosimo Magliocca


C O N T R O C O P E R T I N A<br />

Il Gruppo Storico Romano è un’associazione culturale, apolitica, senza scopo di lucro nata nel 1994<br />

dalla passione che l’attuale Presidente Sergio Iacomoni, comunemente conosciuto come “Nerone”, nutre<br />

per l’antica Roma. Egli, insieme ad un gruppo di amici, tutti accomunati dallo stesso interesse, decise di<br />

dar inizio a questa avventura e come giorno della sua istituzione scelse una data simbolica: il 21 aprile,<br />

giorno della fondazione della Città Eterna.<br />

Dopo un quarto di secolo di attività la crescita dell’Associazione è stata notevole. Nata così, quasi per<br />

gioco, da una precedente associazione denominata “Ci divertiamo”, oggi il Gruppo Storico Romano<br />

spicca nel mondo della rievocazione storica sull’antica Roma ed è unanimemente riconosciuto come uno<br />

dei gruppi leader in Italia e nel mondo.<br />

Le finalità che l’associazione di rievocazione storica si prefigge sono quelle di proporre, organizzare e<br />

sostenere, in modo fondato e credibile, avvenimenti, manifestazioni, riti, personaggi, e mestieri<br />

concernenti il mondo dell’antica Roma.<br />

La Rievocazione Storica del Gruppo storico Romano prevede una fase preliminare di studio,<br />

ricerca, approfondimento, sperimentazione pratica e/o apprendimento. Metodologia fondamentale<br />

per la fase di studio è la corretta lettura e interpretazione delle testimonianze relative al fenomeno storico<br />

per il quale si intende allestire l’iniziativa: a) fonti primarie di ogni tipo (archivistiche, ambientali,<br />

iconografiche, ecc.) b) fonti indirette (testi di storia generale, libri e ricerche di storia locale, ecc.).<br />

Attività preminente del Gruppo Storico è indirizzata verso l’ “Evento Ricostruttivo”, che circoscrive il più<br />

possibile l’arco temporale/tematico della propria azione in favore della massima fedeltà in sede di<br />

realizzazione e utilizzo di abiti, attrezzature, musiche, pietanze, accessori, ambientazioni che richiamano<br />

il più possibile i reperti originali a cui si rifanno. Nell’ambito dell’Evento Ricostruttivo si individuano: - la<br />

"Living History" (o Storia Vivente); la riscoperta cioè del passato in ogni sua espressione (civile,<br />

tecnologica, scientifica, artistica o militare) e nella sua accezione più grande; - il "Re-enactment"; la<br />

ricostruzione di un preciso evento storico, sia esso militare, civile, religioso, del quale si mettono in scena<br />

i fatti e lo svolgimento nello stesso luogo e con le stese modalità.<br />

In questo contesto, il Gruppo Storico Romano ha intrapreso un percorso che si inserisce<br />

perfettamente in questa dinamica, anche per la sua capacità di comunicare a tutte le fasce d’età: le<br />

“edicole teatralizzate” nei siti archeologici.<br />

Le “Edicole Teatralizzate” rappresentano una novità nel panorama della Rievocazione Storica. Esse<br />

consentono, in un percorso dedicato, di raccontare la storia del sito archeologico attraverso i<br />

personaggi che vi hanno vissuto o con i personaggi noti che hanno influenzato le vicende storiche del<br />

territorio e di quel periodo storico.<br />

Rendere vivo il sito archeologico, con i rievocatori, viene percepito dai visitatori come una esperienza<br />

unica: imparare la storia vivendola. La rievocazione, in questo modo, consente di apprezzare il<br />

contenuto del sito archeologico altrimenti conosciuto per il solo contenitore scarno di informazioni.


C O N T R O C O P E R T I N A<br />

All’interno dell’associazione convivono diverse sezioni di rievocazione: dei legionari I secolo d.c., degli<br />

Auxilia, della coorte urbana tardo impero, dei pretoriani, dei gladiatori, delle vestali, dei senatori, del popolo<br />

e delle danzatrici.<br />

Ogni sezione svolge un’intensa attività di archeologia sperimentale, basata sulla ricostruzione, mediante<br />

esperienza diretta, di spaccati di vita civile e militare. Tra quelli civili annoveriamo, ad esempio, lo studio<br />

dell’universo femminile all’epoca dell’antica Roma, dai trucchi ai profumi, dalle acconciature<br />

all’abbigliamento, che ha prodotto, per esempio, incontri culturali con il pubblico presso la splendida<br />

struttura dei Mercati di Traiano.<br />

In ambito militare spiccano senz’altro le ricostruzioni del castrum legionis. Ultimo, in ordine cronologico,<br />

quello realizzato presso Ienne (Roma), nel quale i componenti della nostra legione hanno ricostruito tutti gli<br />

aspetti della vita del legionario romano all’interno dell’accampamento: dall’alimentazione all’addestramento<br />

militare.<br />

Tra i tanti riti e cerimonie ricostruiti, menzioniamo: la Captio Virginis (nomina di una nuova vestale), il<br />

Testamentum Augusti (la consegna e la custodia del testamento di Augusto presso l’atrium Vestae), la<br />

congiura di Catilina, la Confarreatio (il matrimonio religioso), Septimontium (festivta religiosa con una<br />

processione sui 7 colli di Roma) le Palilia (cerimonia celebrativa della fondazione di Roma), l’Ignis Vestae<br />

renovatio (l’annuale accensione del fuoco sacro di Vesta) e l’Honesta Missio (il congedo del pretoriano), la<br />

causa Interamnae – Reate sulla cascata delle marmore.<br />

È presente inoltre la SCUOLA GLADIATORI ROMA, una vera e propria scuola, alla quale ci si può iscrivere<br />

per apprendere le tecniche di combattimento dei gladiatori. Questa prevede corsi regolari e passaggi di<br />

categoria annuali in occasione del saggio dei gladiatori, che di norma si svolge tra settembre ed ottobre.<br />

Proprio il fascino della Scuola Gladiatori Roma spinge ogni anno turisti e visitatori, italiani e stranieri, a<br />

partecipare ai nostri corsi di “gladiatore per un giorno”, due ore intense durante le quali i partecipanti, oltre<br />

ad un’iniziale introduzione alla storia dell’antica Roma, mediante la visita presso il Museo storico-didattico<br />

del legionario romano, vengono proiettati nell’arena dove, dopo l’apprendimento delle tecniche basilari di<br />

combattimento, sia d’attacco che di difesa, vengono fatte provare loro armi e armature da noi riprodotteI<br />

soci del Gruppo Storico Romano, che si riuniscono di norma il giovedì sera presso la sede<br />

dell’associazione, provengono da diverse aree professionali, si annoverano operai, commercianti, artigiani,<br />

ingegneri, docenti, imprenditori, manager, studenti, pensionati, forze dell’ordine, dipendenti pubblici e<br />

militari che hanno come unico intento la cooperazione per il raggiungimento dello scopo sociale di cui<br />

sopra. Una particolarità dei soci è il fatto che ciascuno, entrando a far parte del Gruppo Storico Romano,<br />

assume un suo nomen romano con il quale è conosciuto all’interno di essa. L’associazione è aperta a tutti,<br />

uomini e donne di qualsiasi età. Il nuovo socio viene accolto al suo interno dai responsabili che illustrano i<br />

vari settori, tra i quali scegliere quello più congeniale. Al momento dell’iscrizione è richiesta la sola quota<br />

associativa, poiché il gruppo mette a disposizione i materiali e gli indumenti per poter partecipare alle<br />

proprie attività. Alcuni settori prevedono poi una spesa aggiuntiva per l’acquisto di dotazioni particolari.


VERONICA<br />

TUNDIS<br />

P E R S O N A G G I<br />

Ballerina, insegnante e coreografa<br />

ph Monica Irma Ricci


P E R S O N A G G I<br />

Veronica Tundis<br />

Nata in calabria, ha iniziato a studiare danza all'età di<br />

tre anni e a 18 anni si è trasferita a roma, dove tramite<br />

audizione è stata ammessa ai corsi professionali<br />

prima al molinari art centre e poi al DAF dance art<br />

faculty.<br />

Dopo essersi diplomata al Molinari Art Center e poi del<br />

DAF, ha avuto l’opportunità di formarsi con affermati<br />

artisti italiani ed esteri, danzando coreografie di iratxe<br />

ansa, Alex Ketley e Lesley Telford già durante gli<br />

studi. Inizia le prime esperienze professionali, prima<br />

con la compagnia nazionale del balletto e poi<br />

Spellbound Junior Ensamble diretta da Mauro Astolfi<br />

per lo spettacolo "The Knowledge".<br />

Dal 2013 ha lavorato in qualità di assistente ripetitrice<br />

presso i corsi di formazione professionale del DAF al<br />

fianco di coreografi provenienti dalle più grandi<br />

compagnie del mondo, come Ndt, Batsheva, Scapino<br />

e molte altre.<br />

Collabora stabilmente per lo spettacolo<br />

"Carillon- il volo del tempo" con la<br />

compagnia Kitonb Exthreme Theatre<br />

Company diretta da Angelo Bonello, e si<br />

esibisce in diversi festival europei ed<br />

internazionali, lavorando in paesi come<br />

l'Irlanda, il Marocco, l'Arabia Saudita, ed<br />

altri ancora, e danzando coreografie di<br />

Daniel Ezralow, Luciano Cannito, Ingri<br />

Fiksadal e Marcos Morau.<br />

Accanto al percorso professionale di<br />

ballerina, stabilmente insegna danza<br />

contemporanea in diverse scuole d'italia<br />

ed è direttrice artistica di international<br />

Creative Hub, corso di formazione<br />

professionale in danza contemporanea.


A T T U A L I T Á<br />

Un accurato restyling di poltrone, rivestimenti e tecnologie (sistema di biglietteria con<br />

visione 3D della pianta al momento dell’acquisto del proprio posto, gestione<br />

dell’areazione, sanificazione dell’ambiente) e un maggiore comfort per gli spettatori: il<br />

Teatro Sistina ripartirà il prossimo autunno con un look rinnovato.<br />

Come recita il claim della campagna di comunicazione "Il Sistina si fa bello per voi", il<br />

grande teatro storico nazionale diretto da Massimo Romeo Piparo, eccellenza capitolina<br />

dello spettacolo dal vivo, è pronto il prossimo 28 ottobre ad accogliere di nuovo il proprio<br />

pubblico con una grande Opening Night. La "festa" per celebrare il grande ritorno sul<br />

palcoscenico sarà affidata a uno dei titoli più amati della tradizione del Sistina, il<br />

Rugantino di Garinei & Giovannini, gioiello di romanità e classico del teatro musicale<br />

italiano: a interpretare il ruolo di Rugantino sarà Michele La Ginestra, volto amatissimo<br />

dal pubblico romano -che rimane a tutt'oggi l’ultimo attore ad aver vestito i panni della<br />

maschera romana sotto la direzione di Pietro Garinei e del M° Trovajoli-, la cui storia<br />

d’amore con Rosetta vedrà la straordinaria presenza di Serena Autieri, già interprete<br />

nella passata edizione.<br />

Lo spettacolo, prodotto da Il Sistina con la supervisione di Massimo Romeo Piparo,<br />

proprio per la pandemia non era potuto andare in scena nel marzo 2020: ricominciare<br />

con Rugantino, che verrà presentato nella sua versione storica originale, con la regia di<br />

Pietro Garinei, le splendide musiche del M° Armando Trovajoli e le scene e i costumi di<br />

Giulio Coltellacci, sarà il modo migliore per riannodare i fili bruscamente interrotti e<br />

iniziare da dove ci si era lasciati, con ancora maggiore entusiasmo.<br />

Il Sistina in occasione dell’annullamento per Covid-19 delle repliche annunciate, aveva<br />

prontamente provveduto alla restituzione dei soldi ai propri spettatori con la promessa<br />

che sarebbe tornato presto e che chi avesse voluto avrebbe presto avuto l’opportunità di<br />

rinnovare la propria adesione: ebbene la promessa è mantenuta. Le vendite sono aperte<br />

nuovamente per le date dal 28 ottobre in poi.<br />

"La pandemia ha lasciato molti segni indelebili nelle coscienze delle persone – spiega<br />

Massimo Romeo Piparo - Uno fra tutti la paura di aggregarsi e una spasmodica<br />

attenzione nei confronti dell’igiene dei luoghi al chiuso. Il Teatro Sistina vuole ripartire da<br />

questo: garantire al proprio pubblico la massima sicurezza con il ricambio delle poltrone<br />

dell’intera platea, la totale ristrutturazione dei servizi igienici, l’eliminazione in platea e<br />

galleria della moquette dai pavimenti, la sostituzione delle macchine di aerazione e<br />

l’eliminazione della caldaia a gasolio a vantaggio di sistemi di riscaldamento e<br />

refrigerazione di ultimissima generazione, ecosostenibili e “green”, seguendo la<br />

direzione indicata dall’Europa di un efficientamento moderno dei luoghi di Cultura."<br />

Dopo aver rimborsato, tra i pochissimi teatri in Italia, migliaia di spettatori nei mesi scorsi<br />

con l’intero prezzo del biglietto -incluso il diritto di prevendita- per gli spettacoli interrotti a<br />

causa dell’emergenza Covid-19 (circa 500mila euro di rimborsi), il Sistina è ora quindi<br />

pronto a offrire di nuovo divertimento e spensieratezza, con il consueto mix di qualità e<br />

popolarità, diventando ancora più bello e accogliente: segno evidente del fatto che il<br />

Teatro in questi lunghi mesi di silenzio non ha mai smesso di pensare al pubblico,<br />

preparandosi con cura al momento tanto atteso in cui i propri spazi potranno essere di<br />

nuovo abitati da musica e parole. La volontà di stare vicino agli spettatori, vero<br />

patrimonio del Sistina, è una delle convinzioni del suo Direttore Artistico, Massimo<br />

Romeo Piparo, che durante la pandemia ha portato il teatro in tv firmando il programma<br />

"Ricomincio da RaiTre", pensato per sostenere e dare la possibilità di esibirsi a<br />

moltissime realtà dello spettacolo bloccate dal lockdown: il programma -fortemente<br />

sostenuto dalla Rai- condotto da Stefano Massini e Andrea Delogu, tornerà ancora in<br />

onda su Raitre dal Teatro Sistina con 3 nuove puntate a <strong>Settembre</strong>.<br />

Intanto, sempre nell'ottica di ricominciare con ottimismo e fiducia, con la chiusura delle<br />

scuole Il Sistina ha riaperto negli spazi del Teatro la propria Accademia multidisciplinare<br />

dedicata a ragazzi dagli 8 ai 16 anni, scegliendo quindi di ripartire proprio dai più giovani<br />

e investendo sugli artisti di domani. La novità è che da quest'anno, oltre alla sede di<br />

Roma, l’attività dell'Accademia Il Sistina si svolgerà anche a Milano, nei grandi spazi del<br />

prestigioso Teatro degli Arcimboldi. Il Teatro Sistina si adeguerà alle indicazioni che<br />

dovessero giungere dalle Autorità competenti in termini di adozione del Green Pass per<br />

garantire la massima sicurezza ai propri spettatori, nella consapevolezza che i vaccini<br />

siano l’unica possibilità che abbiamo per un pieno ritorno alla meravigliosa normalità<br />

della fruizione degli spettacoli dal vivo!<br />

SI FA BELLO PER VOI<br />

Massimo Romeo Piparo - ph Iwan Palombi<br />

Michele La Ginestra - ADRphoto.it<br />

Spettacolo Rugantino 6100media<br />

© Luca Vantusso


A T T U A L I T Á<br />

Bruce Nauman<br />

mostra alla Punta<br />

della Dogana<br />

di Assia Karaguiozova<br />

Una mostra che scuote, ancora all’ingresso, con<br />

un’installazione dal vivo: dei corpi, rannicchiati per terra.<br />

Più che un’esposizione, verrebbe definita un’esperienza<br />

individuale, che cattura il visitatore e lo mette nelle<br />

condizioni di confrontarsi con le proprie percezioni.<br />

Opere già viste, riproposte attraverso i filtri della<br />

tecnologia e dei sensi.<br />

Ricordiamo che il talento di Bruce Nauman era stato<br />

premiato con il Leone d’Oro alla Biennale nel 2009.<br />

‘Contrapposto Studies’, a cura di Carlos Basualdo, sfrutta<br />

suoni, luci e video, che raccontano con rumori, parole e<br />

movimenti. Sicuramente l’effetto non sarebbe stato lo<br />

stesso, se gli spazi che ospitano le performance, non<br />

fossero stati quelli del Palazzo Grassi.<br />

Filtro fondamentale, tra le emozioni che si accumulano tra<br />

il su e il giù (è disposta a tre livelli) è la sosta, imperdibile,<br />

sulla terrazza (e sul terrazzino) della Punta della Dogana.<br />

Tra le voci di Nauman che echeggiano, luci che emergono<br />

nel buio, corpi che si scompongono e si ricompongono e<br />

dita che contano, è decisamente di ricarica un respiro<br />

profondo, con sguardo che si perde tra San Marco e San<br />

Giorgio Maggiore.<br />

L’arte è la connessione di emozioni e di impressioni che si<br />

crea e questa mostra ne è la dimostrazione esplicita.<br />

L’uso del proprio corpo per comunicare.<br />

Il confronto tra Nauman e Ismael Ivo:<br />

Il contrasto tra le due modalità di espressione, così diverse<br />

- disegnare nell’aria ed esprimere dei messaggi,<br />

sperimentando e spronando il fisico, crea un impatto che<br />

conduce all’associazione con un ulteriore esempio ancora.<br />

L’esporsi in primo piano, nel nome dell’opera: Joseph Beuys,<br />

chiuso in una stanza con il coyote. ‘I like America and<br />

America likes me’<br />

di Assia Karaguiozova


A T T U A L I T Á


A T T U A L I T Á<br />

di Assia Karaguiozova<br />

Inaugurata alla Biennale di Venezia, in Ca’ Giustinian di San Marco, ed aperta al pubblico, la mostra che<br />

celebra l’arte di Ismael Ivo. Immersione curiosa, in un luogo suggestivo, anche per chi di Danza non si<br />

intende. Scomparso nel <strong>2021</strong> a 66 anni, Ismael Ivo è stato un ballerino brasiliano talentuoso, che ricordiamo<br />

per la sua forte espressività, i movimenti in leggerezza di un corpo protagonista che si dematerializza. Ha<br />

saputo trascinare il pubblico nel mondo magico dello spettacolo, disegnando figure in aria e trasmettendo<br />

vitalità. Aveva l’abilità di costruire dei vortici creativi, attraverso i quali in ogni performance raccontava una<br />

storia, comunicava attraverso i gesti e le mimiche del volto. New York e Berlino erano tra i suoi palchi più<br />

importanti. Oltre a performer solista, è stato coreografo, organizzatore e direttore artistico alla Biennale nel<br />

settore Danza dal 2005 al 2012, nonché maestro di tanti giovani talenti, presso L’Arsenale della Danza. Ha<br />

avuto il potere di coinvolgere molti gruppi di lavoro nelle sue idee, di creare un’atmosfera. Tra le opere più<br />

celebri: Oxygen, Babilonia, Biblioteca del Corpo. Nel corso della carriera intensa ha collaborato con alcuni<br />

personaggi che hanno segnato la storia: Alvin Ailey, Pina Bausch, Johann Kreznik, Ushio Amagatzu, Marina<br />

Abramović.<br />

L’omaggio, dedicato a lui, è intitolato ‘Il corpo è un documento dell’oggi’. Realizzata dall’Archivio Storico della<br />

Biennale di Venezia, la mostra sull’opera di Ismael Ivo è a cura di Wayne McGregor, il quale l’ha presentata,<br />

insieme al Presidente Roberto Cicutto, alla vigilia della 15. edizione della Danza, di cui è direttore artistico.<br />

Ricca di fotografie e di video che raccontano la sua arte, la mostra apre una finestra sulle manifestazioni<br />

artistiche del corpo e di corpi che interagiscono, creando con le figure delle sculture viventi mobili.<br />

Molto interessanti, inoltre, le programmazioni di quest’anno della Biennale di tutte le sue Mostre. A partire<br />

dall’Architettura, fino al 21 Novembre, costruita sulla domanda quanto mai attuale, che ci poniamo<br />

inevitabilmente: ‘How we will live together’. Lascia il sapore di un’esposizione diversa, basata sulle risorse<br />

esistenti, da reinventare in utilizzi e modalità inedite. Fortemente percepibile il desiderio di rinascita, di<br />

coltivare un Mondo nuovo. Spazi ampi, strutture sempre meno vincolanti, più libertà alla fantasia e meno<br />

preconcetti. Visibile una base di cultura e di tradizioni, nei vari Padiglioni esteri ai Giardini, sulla quale<br />

costruire la propria fantasia, architettura fresca. Leone d’Oro alla Carriera a Rafael Moneo. Allo spazio<br />

dell’Italia, all’Arsenale, il curatore sardo Alessandro Melis stupisce con un contrasto per nulla scontato, da<br />

vedere, respirare, rifletterci su e metabolizzare.<br />

Passata da poco l’edizione del Teatro, molto interessante e dal programma intenso. Sorprendente il Leone<br />

d’Argento alla giovane Kae Tempest, pseudonimo di Kate Ester Calvert.<br />

In corso, attualmente. la settimana della Danza: First Sense, integrata alla partecipazione costante della<br />

fotografa Mary McCartney, che ha un ruolo fondamentale del percorso.<br />

Frizzante l’attesa per la 78. Mostra dell’Arte Cinematografica. Spicca la particolare sensibilità in questa<br />

edizione per le donne, percorrendo, nei film i temi più dolorosi. L’onore dell’apertura sarà di Pedro Almodóvar<br />

con il suo nuovo ‘Madres paralelas’. 21 i titoli in concorso per il Leone d’Oro. Protagonista premiata per la<br />

Carriera: Jamie Lee Curtis, attrice versatile, figlia di John Kurtis e di Janet Leigh, la ricordiamo con ‘Un Pesce<br />

di Nome Wanda’, ‘Knives out’, ‘Blue Steel. Quest’anno la vedremo in ‘Halloween Kills’.<br />

A seguire, sempre a settembre, Il 65. Festival Internazionale della Musica Contemporanea.<br />

‘Il latte dei sogni’, invece, è il tema della Biennale dell’Arte 2022, guidata da Cecilia Alemani.


E V E N T I<br />

Il Cinema è Arte per tutti<br />

Milano – Como - Varese 4 -16 settembre <strong>2021</strong><br />

Il Prestigioso Premio per sottolineare ancora una<br />

volta il connubio tra Arte e Cinema sceglie come<br />

manifesto simbolo dell’Edizione <strong>2021</strong>, un’opera<br />

inedita dell’artista Marco G, che dichiara:<br />

“È uno spazio siderale. Una luce bianca, fredda,<br />

quasi metallica per la sua purezza, come energia,<br />

forza, assoluta. Blu intenso che si perde nel buio<br />

infinito dello spazio. Zone di blu più luminose come<br />

decantato terrestre, portano la vita. Sfumature di<br />

verde delle profondità marine o il riflesso di alcuni<br />

laghi di montagna o il ghiaccio antartico. I due segni<br />

neri, posti all’estremità, rappresentano l’intuizione del<br />

Genio verso l’Eternità”.<br />

Il Premio Felix propone una selezione di 8 film e 7<br />

documentari contemporanei molto diversi tra loro,<br />

irriverenti, ironici o drammatici, ma legati da un<br />

importante fil rouge: una morale positiva e la<br />

speranza che ne deriva.<br />

“In questa nuova imperdibile rassegna - dichiara<br />

Rossella Bezzecchi, promotrice culturale tra la<br />

Russia e l’Italia – vorremmo dare la possibilità di<br />

riflettere attraverso pellicole che raccontano storie di<br />

vita e documentari che ci mostrano aspetti importanti<br />

della cultura, dell’artigianato e del design russo”.<br />

A Milano torna per la sua IV° edizione il Premio Felix<br />

<strong>2021</strong> – Festival del Cinema Russo. Un’edizione di<br />

ripartenza che vuole, con forza, celebrare e sostenere<br />

il Cinema e tutti i suoi comparti, nonché gli<br />

appassionati di un’Arte che è per tutti.<br />

Partirà sabato 4 settembre nell’incantevole cornice di<br />

Villa Olmo, sul lago di Como, toccando poi luoghi ricchi<br />

di fascino: dai Giardini Estensi di Varese, Vedano al<br />

Lambro, la Biblioteca Ambrosiana e il Cinema Anteo di<br />

Milano, per culminare nella serata del 16 settembre,<br />

nel cuore di Milano, in Piazza Duomo, nello storico<br />

AriAnteo, di Palazzo Reale. Nella Serata di Gala è<br />

prevista una proiezione importante fuori concorso con<br />

ospiti del mondo dello spettacolo e della cultura.<br />

Durante la serata la Giuria <strong>2021</strong> assegnerà i Premi<br />

dell’edizione <strong>2021</strong>.<br />

Il Festival è promosso dall’Associazione culturale Felix<br />

- cinema, moda, design Italia – Russia; è patrocinato<br />

dall’Ambasciata Russa, dalla Regione Lombardia.<br />

L’iniziativa è realizzata con il contributo e il patrocinio<br />

della Direzione generale Cinema e audiovisivo -<br />

Ministero della Cultura, con il contributo della<br />

Fondazione “Russkiy Mir”, in collaborazione con<br />

l’Associazione culturale “Adrenalina culturale”.<br />

Sito Ufficiale: www.premiofelix.it<br />

Aggiornamenti su: https://www.instagram.com/felix_award/


E V E N T I<br />

In considerazione del protrarsi dell’incertezza normativa legata all’emergenza sanitaria e, a causa delle differenti<br />

restrizioni anti-Covid dei vari paesi che complicano gli spostamenti internazionali, Show Bees comunica che le<br />

date milanesi del tour del musical Rocky Horror Show in programma al TAM Teatro Arcimboldi Milano vengono<br />

posticipate dall’11 al 23 ottobre 2022.Il pubblico che ha già acquistato i biglietti per le date, precedentemente<br />

annunciate, dal 12 al 24 ottobre <strong>2021</strong> potrà utilizzare i biglietti per le nuove date programmate nella stessa<br />

modalità di fruizione.<br />

Il pubblico italiano potrà comunque godere a ottobre 2022 di due settimane di repliche di quello che<br />

universalmente è riconosciuto come uno degli spettacoli più amati e applauditi al mondo.<br />

Dal 1973, The Rocky Horror Show ha sedotto con la sua trasgressività intere generazioni di spettatori,<br />

conquistando anche i benpensanti più integerrimi e trasformandoli in devoti fan con corsetto e calze a rete.<br />

Dopo oltre 40 anni, la meravigliosa creatura di Richard O’Brien non smette di travolgere, coinvolgere, sovvertire le<br />

regole. Ha viaggiato in più di 30 paesi, è stata tradotta in più di 20 lingue e torna ora in tour con la regia di<br />

Christopher Luscombe.<br />

Migliaia di appassionati hanno creato fan club, guardano il film centinaia di volte, travestendosi e partecipando<br />

sempre attivamente allo spettacolo (come richiesto dalla filosofia del “Rocky Horror Show”).<br />

Ed è così che il Rocky, proprio per l’entusiasmo e la partecipazione del suo pubblico, ogni sera si trasforma in un<br />

grande non-stop party fatto di quei successi senza tempo da cui ognuno, almeno una volta, si è lasciato<br />

trascinare come “Sweet Transvestite”, “Damn it Janet” e “Time Warp”.<br />

Appuntamento imperdibile al Teatro Arcimboldi con il nuovo, eccitante, sfrenato spettacolo del ROCKY HORROR<br />

SHOW! …vi consigliamo di tenere pronte calze a rete e guêpière! DON’T DREAM IT, BE IT!


E V E N T I<br />

TONES ON THE STONES<br />

<strong>2021</strong><br />

XV edizione


E V E N T I<br />

TuttoBallo<br />

A C A V A R O N C I N O D I O I R A C R E V O L A D O S S O L A ( V C O )<br />

S U O N I , I D E E E N A T U R A I N U N T E A T R O D I P I E T R A A I P I E D I D E L L E A L P I<br />

Ultimi giorni a Cava Roncino di Oira Crevoladossola, provincia di Verbano Cusio Ossola , del Festival Tones on the<br />

Stones. Opere liriche multimediali e suoni naturali della foresta amazzonica. La voce degli alberi e le storie dei grandi<br />

boxeur. Sintetizzatori di acqua e ceramica e controller ultratecnologici. Percussioni rituali e pianoforti malinconici.<br />

Progetti site specific, performance visionarie, artisti internazionali, workshop sull’educazione ambientale e pratiche<br />

partecipative in un territorio montano di rara bellezza, tra boschi, vigneti terrazzati e antichi borghi in pietra.<br />

Dopo l’edizione di transizione del 2020 Before and After, Tones on the Stones, è arrivato alla XV edizione, in questo <strong>2021</strong><br />

il festival si è trasformato in una vera e propria stagione dando vita a Tones Teatro Natura. In questo nuovo scenario,<br />

infatti, Tones on the Stones si è stabilito definitivamente in una cava di Gneiss ai piedi delle Alpi: un ex spazio<br />

industriale trasformato in un vero e proprio teatro stabile di pietra immerso nella Natura, grazie ad un intervento di<br />

progettazione architettonica, a cura di Fuzz Atelier sviluppato seguendo i principi di modularità, trasparenza,<br />

flessibilità, all’insegna della sostenibilità e di un diverso rapporto con il paesaggio naturale. Tones Teatro Natura non è<br />

stato soltanto un teatro ma anche uno spazio/ecosistema dedicato alla ricerca artistica, all’innovazione, alla<br />

conoscenza e al benessere individuale e collettivo.<br />

Quattro sezioni si sono sviluppate nell’arco di due mesi: Tones on the Stones, il cuore originario del festival, è stato<br />

dedicato ai progetti multidisciplinari e ai grandi artisti internazionali, come Nextones, festival di sperimentazione<br />

elettronica e audiovisiva; Riverberi jazz, due giorni di performance sonore dedicate al jazz contemporaneo che sa<br />

contaminarsi tanto con la tradizione popolare che con l’elettronica; e, infine, fino al 5 settembre, Campobase, per<br />

esplorare la cultura della montagna.<br />

Dal 3 al 5 settembre, trova spazion Campo Base, nuovo format con la cura scientifica di Alessandro Gogna che esplora i<br />

temi del rapporto tra uomo e natura e la cultura della montagna: un campeggio temporaneo per sviluppare una<br />

comunità temporanea, un’esperienza collettiva legata all’essenzialità che prevede una serie di attività diurne e serali sia<br />

per i piccoli, sia per gli adulti. Ambiente naturale versus spazio abitato: questa netta dicotomia che le grandi città e i<br />

modi di vivere nel quotidiano hanno amplificato è ormai insostenibile e continua a produrre storture di ogni tipo.<br />

Campo Base vuole essere punto di partenza per un nuovo concetto di ambientalismo, per avvicinarsi agli spazi naturali<br />

con uno sguardo attento. Molti degli ospiti attesi contribuiranno a costruire nel pubblico questa nuova consapevolezza,<br />

per immaginare una valorizzazione più sostenibile delle risorse territoriali: dai racconti dell'esploratore Franco Michieli,<br />

alle avventure dell'alpinista Hervè Barmasse e degli arrampicatori Manolo e Anna Torretta, insieme alle testimonianze di<br />

molti altri protagonisti del mondo della montagna.


P E R S O N A G G I


P E R S O N A G G I<br />

In questa torrida estate <strong>2021</strong>, tra le varie singer, rapper, influencer, la protagonista assoluta è stata lei: Orietta Berti. Dopo<br />

Sanremo, la cantante ha inanellato una serie di successi che le hanno conferito la corona di regina, con riscontro ed affetto<br />

da parte del pubblico. Una presenza, la sua, che avevamo notato al tavolo televisivo di Fabio Fazio, nel quale riusciva a<br />

dominare la scena con i suoi racconti, con i fuori programma spontanei all’Orietta, o meglio nonna di figlia. Questo suo<br />

modo di comunicare la contraddistingue da sempre, genuina proprio come una delle nostre nonne, sagge, intraprendenti e<br />

pronte ai cambiamenti. Dall’alto dei suoi 78 anni, Orietta Berti dovrebbe essere un guru per le nuove generazioni che si<br />

affacciano per la prima volta sul balconcino dell’arte. La sua verve, il suo amore per il lavoro e la famiglia, il rispetto di tutti la<br />

pongono sull’altare maggiore dello showbiz. Unica nel suo stile, ha saputo affrontare a testa alta anche il Festival di Sanremo<br />

di Amadeus, primeggiando accanto a Madame, Aiello, Arisa. Lo stile portato sul palcoscenico dell’Ariston è diventato<br />

immediatamente cult, insieme ai suoi racconti inaspettati e le sue simpatiche gaffe: come non ricordare i Maneskin chiamati<br />

per sbaglio “Naziskin” o Ermal Meta diventato “Metal”. La prossima stagione televisiva, Orietta Berti sarà il nuovo giudice del<br />

talent The Voice Senior. La poltrona per due che fu di Albano e di sua figlia Jasmine, torna ad essere un trono degno della<br />

regina della canzone italiana. L’appeal di Orietta sicuramente gioverà e porterà curiosità alla seconda edizione del talent<br />

show condotto da Antonella Clerici.


P E R S O N A G G I<br />

Signora Orietta, lei, Ornella Vanoni<br />

e Caterina Valente avete creato i<br />

tormentoni dell'estate <strong>2021</strong>...<br />

Curiosa coincidenza o il trend<br />

featuring vintage è vincente?<br />

Il confronto generazionale è sempre<br />

costruttivo, nella musica come in tutte<br />

le arti. Poi dipende dal brano, dal<br />

momento. Raffaella Carrà insieme a Bob<br />

Sinclair già qualche anno fa ebbero un<br />

successo incredibile insieme. Certo è<br />

che le belle voci non passeranno mai di<br />

moda.<br />

Orietta, dopo oltre 50 anni di<br />

carriera, 16 milioni di dischi<br />

venduti, impegni televisivi a<br />

ripetizione, complici Fedez, Achille<br />

Lauro e anche le atmosfere anni<br />

'60, si aspettava di diventare la<br />

regina dei tormentoni estivi <strong>2021</strong>?<br />

Con "Mille" sapevamo che il brano<br />

sarebbe andato bene... ma mai ci<br />

saremmo aspettati un successo cosi<br />

grande e cosi "virale" suoi social<br />

network e per la gente. La cantano tutte<br />

le generazioni, dai bambini in spiaggia ai<br />

ragazzi in discoteca, fino alle nonne che<br />

in casa la cantano insieme<br />

all'immancabile ventaglio in questa<br />

calda estate..<br />

E lei la canta anche a sua nipote<br />

Olivia?<br />

Si, Olivia adora "Mille". Ogni volta che la<br />

sente in radio, in tv o sul telefonino<br />

inizia a cantarla. Pensi che appena mi<br />

consegnarono a casa qualche giorno fa<br />

il primo disco di platino incorniciato, lei<br />

vide la copertina con noi tre e disse<br />

"Mille...la canzone della nonna". È stata<br />

dolcissima!<br />

Da indiscrezioni abbiamo saputo<br />

che tornerà in tv come giudice di<br />

The Voice Senior...<br />

Per l'autunno ho tanti progetti...<br />

Speriamo di realizzarli tutti al meglio.<br />

L'esperienza da talent scout l'ho già<br />

vissuto a "Ti lascio una canzone" (con<br />

Antonella Clerici ed il Maestro Leonardo<br />

De Amicis), a "Mettiamoci all'Opera"<br />

(insieme al caro Fabrizio Frizzi, un talent<br />

molto bello sulla musica lirica) e per due<br />

edizioni a "Ora o mai più" (insieme ad<br />

Amadeus e a tanti miei colleghi)...


P E R S O N A G G I<br />

di Patrizia Mior<br />

Difficilmente si riconosce il turbamento, nella connotazione più dolce ed effimera che la parola stessa può regalare.<br />

Quando succede, beh… cambia completamente ogni punto di vista, ogni altro significato lascia spazio<br />

all’interpretazione emozionale.<br />

Quando al “nostro” turbamento, si lega un volto e a quello stesso volto si legano altri sensi, non si può far altro che<br />

cedere ai migliori istinti che ci vengano suggeriti, e assecondare il loro desiderio d’esser compiaciuti, lasciando a noi<br />

scrittori, l’onere di trasformarli in verbo.<br />

Nessuno probabilmente lo conoscerà mai “veramente”, forse perché a pochi riserva la sua versione più dolce e<br />

determinata. Edwin è un ragazzo estremamente particolare, tanto aperto quanto riservato, quel che lascia<br />

intravedere ora, altro non è che il frutto di ogni cicatrice che egli stesso ha trasformato, con le sue mani, in un’ opera<br />

d’arte.<br />

Ho deciso di sfidare per voi la sua componente emotiva, facendolo uscire dalla sua zona di comfort e portandolo<br />

nella mia. Beh…questo è quanto emerso dalla nostra “sfida emozionale”.


P E R S O N A G G I<br />

TuttoBallo<br />

Raccontarsi attraverso 5 oggetti, l’unica domanda fatta in tutta la giornata passata<br />

insieme, per il resto del tempo, sono rimasta ad ascoltare i suoi racconti di vita e a<br />

guardare le emozioni che gli passavano davanti agli occhi come un album di<br />

fotografie. Insomma, come direbbe lui, ho solo assecondato la “buena onda”.<br />

Viaggio partito da un braccialetto bianco con il logo “Zumba”, credetemi, c’è molto di<br />

più di quanto possiate immaginare. Lo teneva tra il pollice e l’indice, facendolo<br />

dolcemente roteare tra le dita, fiero. Si prese un po’ di tempo prima di raccontarsi in<br />

quell’oggetto il nostro Edwin, quasi a voler cercare le parole giuste per poterlo<br />

celebrare.<br />

Chiunque avrebbe potuto parlarmi del suo lavoro di istruttore, non Edwin, lui, mi ha<br />

fatto vivere l’esperienza di un corso di zumba, facendo leva sulle mie emozioni e<br />

ricordandomi quanto è bella la sensazione che si prova entrando in quella stanza a<br />

fine giornata, stressati, arrabbiati, e uscendone sudati e stanchi ma al contempo,<br />

felici e appagati.<br />

Guantone da boxe, oggetto decisamente lontano dal primo, un guerriero pensai, e<br />

non sbagliavo. Disciplina, autocontrollo, costanza e nessuna intenzione di mollare di<br />

fronte alle difficoltà. Edwin in questi due anni di covid, in una delle zone più colpite<br />

dalla pandemia, ha trovato il modo di ricominciare, non si è dato per vinto ed ha<br />

impostato il suo lavoro in una forma totalmente differente. Si è reinventato online<br />

organizzando lezioni private e di gruppo, prendendo uno strumento di comunicazione<br />

per lui insolito e trasformandolo in qualcosa di positivo e utile a sentirsi vicino<br />

nuovamente ai suoi allievi. E questo, in parte, lo deve anche alla boxe!<br />

Lego Technic Chevrolet Corvette ZR1, il gioco che stimola la creatività, sorride con<br />

gli occhi che brillano giocandoci sul tavolo, proprio come i bambini, guardando quella<br />

macchina arancione fiammante, ricordandomi quanto sia importante avere voglia di<br />

sorprendersi, e quanto sia bello poter vedere le cose da punti di vista diversi.<br />

Con un sospiro disse “costruire le cose e sapere di poterle reinventare”, indicandomi i<br />

dettagli sulla macchina, spogliando la sua passione davanti a me e insegnandomi la<br />

bellezza del guardare oltre. Edwin non è uno che si ferma al primo impatto, a lui<br />

piace capire il “perché”, ed a me, piace imparare a guardare attraverso i suoi occhi<br />

bruni.<br />

Un registratore Sony TCM-939 in perfetto stato, ancora funzionante, il mio oggetto<br />

preferito. Questo è il pezzo che mi introduce alla sua più grande passione, la musica.<br />

Edwin viene dalla “vecchia scuola”, pochi mezzi da poter usare per formarsi, ma<br />

tanta volontà nel volerlo fare, perché quando la passione muove gli istinti migliori,<br />

non esiste nulla in grado di poterla fermare.<br />

Racconta delle lezioni di percussioni che registrava per poi riascoltarle a casa e<br />

poterle studiare, spiegandomi quanto, escludendo gli altri sensi, sia possibile<br />

sviluppare un udito musicale. Non fa sembrare questa forma d’arte semplice, non lo<br />

è affatto, serve grandissima sensibilità e lungimiranza e, lui ne è ben provvisto.<br />

Bongos, il nostro ultimo oggetto, colorato, vivace, come lui, su questo non ho fatto<br />

domande, semplicemente ho chiesto che suonasse per me. Accarezzato a mani<br />

nude, questo ultimo oggetto non aveva bisogno di grandi spiegazioni, questo oggetto<br />

è il suo strumento per trasformare un brano in “realismo magico”.<br />

Nella letteratura latinoamericana il realismo magico serve a dare vita agli oggetti<br />

rafforzando l’emozione che il narratore vuole raccontare. Edwin è in grado di fare la<br />

stessa cosa con il suo strumento, abbatte ogni parete trascinandoti in un mondo<br />

diverso, fatto di colore, musica, passione.<br />

Fu strano guardare l’orologio e accorgersi di aver trascorso insieme cinque ore, ad<br />

entrambi sembravano trascorsi pochi minuti, tanto i racconti ci avevano stregato.<br />

Credevo di intervistare un musicista e invece ho trovato un pirata, un artista, un<br />

guerriero, un’anima dolce, ho trovato energia. La stessa energia che ho sentito in<br />

“Vengo con Respeto”, ultima fatica musicale insieme a Mala Maña uscita il 13 agosto<br />

su tutte le piattaforme.<br />

Nessuno lo conoscerà mai “veramente”, ma a me, è stato dato il privilegio di poter<br />

avvicinare una parte di tutto questo, con rispetto attraverso i suoi occhi, e a voi, il<br />

privilegio di sentire le sue note.


P E R S O N A G G I<br />

di Francesca Rossetti


P E R S O N A G G I<br />

TuttoBallo<br />

Oggi parliamo di musica e comunicazione con un grandissimo esperto, Michelangelo Iossa, autore di numerosi libri e volto<br />

noto grazie alle sue frequenti partecipazioni radiofoniche.<br />

Chi è Michelangelo Iossa e come nasce la tua passione per la storia della musica rock e pop?<br />

Sono un giornalista e scrittore che vive e lavora a Napoli da sempre. Di famiglia napoletana, ma nato a L’Aquila nel 1974, ho<br />

nelle mie vene sangue argentino (la mia bisnonna paterna, Maria, era sudamericana), milanese (mio nonno Franco Farina era<br />

meneghino e la sua famiglia era molto vicina ai Manzoni), lucana (altre ascendenze paterne sono connesse a Francavilla sul<br />

Sinni) e vesuviana (la mia nonna Filomena, per tutti ‘Filina’, era di Torre Annunziata e aveva come compagni di banco lo<br />

scrittore Michele Prisco e il futuro producer hollywoodiano Dino de Laurentiis!). Insomma, un sano cocktail di ascendenze e di<br />

suggestioni familiari: personalmente sono fiero di essere un europeo mediterraneo e, soprattutto, profondamente italiano.<br />

Forse il mio nome – Michelangelo, simbolo dell’italianità nel mondo – e forse la data di nascita, 2 giugno, hanno segnato un<br />

destino tricolore! La musica è uno degli ingredienti-chiave della mia formazione culturale, direi umana. Da bambino si<br />

ascoltava moltissima musica in casa, da Nat King Cole a Sergio Mendes, passando per la Nuova Compagnia di Canto<br />

Popolare, Wilson Pickett, Lauzi, i Queen, Bach, Gershwin, Rino Gaetano, Baglioni e Duke Ellington.<br />

Il primo artista che ricordo distintamente in TV è un formidabile Mimmo Modugno che canta “Lu Pisci Spada”, una rivelazione<br />

assoluta! Ero rapito da Modugno e lo sono ancora. E poi il Rino Gaetano con cilindro e ukulele che canta “Gianna”, i Police in<br />

“Walking on the moon”, le sigle dei cartoon giapponesi e le canzoni della tradizione napoletana che avvolgevano la mia città:<br />

insomma, un’invitante mescolanza di suggestioni sonore. Poi, a sei anni, il primo disco dei Beatles in regalo, “The Beatles<br />

Ballads”: da quel momento gli ascolti sono cambiati, il meteorite-Beatles si era ufficialmente abbattuto nella mia vita di<br />

ascoltatore! Ho avuto la fortuna di condividere, sin da piccolo e poi nel corso degli anni, il mio percorso di formazione musicale<br />

con mia cugina Tiziana e con i miei amici Marcello, Roberto, Rosario, Andrea, Ciro, Carmine e Christian, solo per citarne<br />

alcuni. Una grande fortuna: una sorta di ‘famiglia musicale’ allargata, un solido laboratorio di scambio di idee, di ascolti, di<br />

riflessioni.<br />

Tu sei autore di libri bellissimi dedicati a Michael Jackson, ai Beatles, a Pino Daniele, a Peppino di Capri e alla<br />

bellissima città di Napoli della quale sei originario: cosa accomuna questi grandi artisti e cosa unisce quelli stranieri<br />

a Napoli?<br />

Ho avuto la fortuna di raccontare miti globali, amati e spesso idolatrati in differenti latitudini e appartenenti al DNA di mezzo<br />

mondo. Sono legati tra loro dall’elemento ‘sonoro’, musicale. Nietzsche affermava che “la vita senza la musica sarebbe un<br />

errore” e personalmente sottoscrivo questa riflessione. Jackson, i Fab Four e Pino sono intimamente collegati alla loro musica,<br />

sono ‘fatti’ della loro stessa musica.<br />

Per ciò che riguarda Napoli – e qui parlo da cittadino napoletano e da figlio di Partenope – devo ammettere che, citando un<br />

popolare spot, “ci piace vincere facile!”: non esiste al mondo un luogo che abbia una tradizione musicale legata alla formacanzone<br />

così ampia, una produzione di canzoni che affonda le sue radici a oltre 800 anni fa, come rilevava già Boccaccio nei<br />

suoi scritti. Credo che sia inevitabile: Napoli nasce sulle spoglie di Partenope, una sirena che ammaliava i naviganti con il suo<br />

canto. Quindi, Napoli è una canzone, è musica!<br />

Il ruolo della musica napoletana nel panorama internazionale<br />

Mi ricollego alla risposta precedente: il contributo offerto dalla Canzone Napoletana alla storia della musica popolare mondiale<br />

è colossale, profondo e indiscutibile. La Canzone Italiana, ad esempio, semplicemente non esisterebbe se non ci fosse stata<br />

la Canzone Napoletana. Una prova è lampante: E. A. Mario, l’autore della più italiana delle canzoni – “La Leggenda del Piave”<br />

– era napoletano e aveva firmato anche la “Tammurriata Nera”!<br />

Citando in ordine sparso, vengono in mente miti e leggende del calibro di Donizetti, Di Giacomo e Viviani, Totò e Modugno,<br />

Mozart e De Simone, Pino Daniele, Teresa De Sio, i fratelli Bennato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Enzo Avitabile,<br />

James Senese, gli Showmen e i Napoli Centrale, le correnti del ‘neapolitan power’ e della Vesuwave, i neomelodici, la<br />

sceneggiata, Salvator Rosa e Massimo Troisi, le Feste di Piedigrotta e il Festival di Napoli, Murolo, Bruni, Carosone, Taranto e<br />

le ‘macchiette’, D’Alessio, Maldacea, Arbore, Merola, la Sastri, Elvis Presley, Nino D’Angelo, De Piscopo, gli Avion Travel, il<br />

trip hop napoletano, i 99 Posse, Peppino di Capri, Sannino, De Crescenzo, Fierro e Rondinella, Mario e Sal Da Vinci, gli<br />

Almamegretta, Finizio, i rapper e i trapper, Clementino e Rocco Hunt. Tutto si incontra lungo le strade di Napoli, ogni elemento<br />

si fonde per creare nuova musica, aggiungendo sempre sentieri inediti ad una via maestra lunghissima, estesa, larga e,<br />

spesso, ingombrante.


P E R S O N A G G I<br />

Gli ultimi giorni di John Lennon: cosa successe prima della sua morte così tragica e<br />

che ha sconvolto l’opinione pubblica?<br />

John Lennon si ritirò dalle scene nel 1975 per fare ‘il mammo’, salvo poi ripresentarsi nel<br />

1980, ad un passo dal suo quarantesimo compleanno, con il bell’album “Double Fantasy”. Fu<br />

un rientro in grande stile, una nuova porta che si apriva nella straordinaria carriera del<br />

musicista di Liverpool.<br />

È incredibile pensare che una delle ultime canzoni registrate, in quel primo scorcio di<br />

dicembre, fu “Dear John”, una sorta di lettera a se stesso: “Caro John, non essere duro con te<br />

stesso / Concediti una pausa / La vita non è stata concepita per essere vissuta di corsa / Ora<br />

la corsa è terminata / E tu hai vinto”. È davvero surreale leggere oggi, a poco più di<br />

quarant’anni dalla scomparsa del musicista di Liverpool, il verso “Ora la corsa è terminata”,<br />

sapendo che è stato scritto poche ore prima di quel lunedì 8 dicembre 1980. Un folle – Mark<br />

David Chapman – lo avrebbe ucciso con 5 proiettili nella notte newyorkese.<br />

Hai avuto l’onore di intervistare sia suo figlio Sean che sua moglie Yoko Ono: cosa è<br />

emerso di non conosciuto della personalità di John, soprattutto durante la carriera<br />

solista e del suo rapporto con gli altri 3 membri?<br />

Ho avuto il privilegio e la fortuna di intervistare Sean ben tre volte, nel 2007 a Catania, nel<br />

2009 a Venezia e qualche tempo dopo al telefono (tra Napoli e New York!). Nel 2009 incontrai<br />

e intervistai anche Yoko Ono a Venezia, in occasione della consegna del Leone d’Oro alla<br />

Carriera da parte dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. John è una figura<br />

pervasiva, intimamente connessa a Yoko e Sean: lo amano, ne rispettano l’integrità artistica e,<br />

devo aggiungere, hanno curato sempre con attenzione la sua eredità discografica, senza<br />

lasciare mai nulla al caso. Nella nostra due-giorni catanese del 2007, Sean mi disse, ad un<br />

certo punto, “Se mio padre avesse detto ai fan ‘mettete una bomba davanti alla Casa Bianca’,<br />

il giorno dopo almeno due o tremila persone l’avrebbero fatto. Non è mai accaduto: papà era<br />

un personaggio amato e molto scomodo. Non mi sorprende che FBI e CIA fossero<br />

costantemente sui suoi passi”.<br />

Il mosaico napoletano dedicato a John Lennon che si trova a New York…<br />

Con la Statua della Libertà, l’Empire State Building, il ponte di Brooklyn e il memoriale di<br />

Ground Zero è uno dei cinque luoghi di New York più fotografati dai turisti: il mosaico di<br />

Central Park dedicato a John Lennon è uno dei simboli della Grande Mela e del culto per l’ex-<br />

Beatle. Dopo la morte di John, l’amministrazione comunale di New York ha dedicato a John<br />

Lennon un’area del Central Park. Nell’estate del 1981 Yoko Ono aveva inviato una lettera alle<br />

istituzioni e agli opinion leader statunitensi chiedendo di sostenere la sua iniziativa di dedicare<br />

al marito un’oasi naturalistica del parco: “È il luogo in cui io e John passeggiammo per l’ultima<br />

volta insieme. – scrisse la Ono nella sua lettera – Sarà conosciuta con il nome di Strawberry<br />

Fields”. Nell’aprile 1982 il sindaco di New York Edward I. Koch approvò la richiesta avanzata<br />

dalla Ono e si decise che un’area del Central Park sarebbe stata battezzata “Strawberry<br />

Fields”, dal nome del luogo di Liverpool più amato da Lennon e immortalato nella canzone del<br />

1967 “Strawberry Fields Forever” dei Beatles. Il 9 ottobre 1985, nel giorno in cui Lennon<br />

avrebbe compiuto 45 anni, fu inaugurata l’area “Strawberry Fields”, considerata dai cittadini<br />

newyorkesi un Giardino della Pace. L’area è caratterizzata dalla presenza del celebre mosaico<br />

circolare “Imagine”, realizzato dal mosaicista Antonio Cassio con il contributo del fratello<br />

Fabrizio e donato dalla città di Napoli al consiglio comunale di New York nei primi anni<br />

Ottanta, nel periodo conclusivo dell’amministrazione partenopea guidata dal sindaco-artista<br />

Maurizio Valenzi. L’opera, amatissima da Yoko Ono, rievoca un mosaico pompeiano<br />

raffigurante un grande Sole, conservato nelle sale del MANN, il Museo Archeologico di Napoli.<br />

Nel corso degli anni, soltanto poche testate campane hanno ricordato che quel mosaico,<br />

fotografato dai turisti di tutto il mondo, è stato donato dalla città di Napoli. Nessuna targa ne<br />

ricorda la provenienza e soltanto un breve lancio di agenzia della Associated Press, alcuni<br />

anni fa, rievocava quel “neapolitan mosaic” dedicato a John Lennon.<br />

Paul McCartney e Michael Jackson<br />

È una strana storia, fatta di incontri e allontanamenti, di ammirazione reciproca e affari.<br />

Dopo un’ampia e lunga preparazione musicale e personale, i Jackson Five conquistarono<br />

trionfalmente le classifiche americane nel 1969, piazzando – primi nella storia della pop music<br />

– i loro quattro singoli d’esordio consecutivamente al numero uno della Billboard Hot 100,<br />

chart ambitissima da ogni musicista del pianeta.<br />

L’inizio fu fulminante: pubblicato poco prima del Natale del 1969, il primo album del quintetto<br />

venne abilmente intitolato “Diana Ross Presents the Jacksons 5” ed ebbe come Cavallo di<br />

Troia ideale il singolo “I Want You Back”, una delle canzoni di maggior successo dell’intera<br />

epopea della Motown Records.


P E R S O N A G G I<br />

Da “Zip-A-Dee-Doo-Dah” a “Born To Love You”, passando per “My Cherie Amour” di Stevie<br />

Wonder o “Who’s Lovin’ You” di Smokey Robinson, il 33 giri strizzava l’occhio alla più furba<br />

produzione di casa Motown. Il disco tolse a “Abbey Road” dei Beatles lo scettro del primo<br />

posto nella classifica americana, mentre i Led Zeppelin spodestarono i Fab Four in<br />

Inghilterra. Era il segno dei tempi: stavano per ‘schiudersi’ gli anni Settanta. Da allora Paul<br />

McCartney, decisamente il più curioso sperimentatore tra gli ex-Beatles, ha osservato con<br />

grande attenzione la carriera di Jackson, fino a firmare “Girlfriend” per l’album “Off the Wall”.<br />

Da quel momento, un’amicizia fatta di musica e talento ha avuto inizio: “Say Say Say”, “The<br />

Man”, “The Girl is Mine” sono i tasselli di questo mosaico musicale del duo “Mac & Jack”,<br />

come amavano autodefinirsi i due musicisti. Una liaison che ebbe una evidente battuta<br />

d’arresto dopo che Michael Jackson si impossessò dei diritti editoriali del catalogo Northern<br />

Songs, che tutelava le composizioni beatlesiane firmate da John Lennon e Paul McCartney.<br />

L’allontanamento fra i due fu inevitabile: lo showbusiness ha preso il sopravvento. Quando<br />

Jackson morì, Sir Paul affermò “Mi sento privilegiato ad aver frequentato Michael e lavorato<br />

con lui. La sua musica sarà ricordata per sempre”. Nell’agosto del 1977, quando morì Elvis<br />

Presley, i critici musicali, i musicisti, i media e i fan di ogni angolo del pianeta si interrogarono<br />

sulle sorti della sua eredità artistica, iconica e musicale e sul nome di un ideale depositario<br />

della corona di ‘re del rock’. Pochi anni prima, nel 1970, legioni di fan di ogni latitudine<br />

piansero lo scioglimento dei Beatles. E anche lì, puntualmente, i media e l’universo del poprock<br />

iniziarono ad elencare possibili eredi artistici della band di maggior successo della storia<br />

della musica. Naturalmente questo gioco collettivo non poteva risparmiare Michael Jackson:<br />

da quel 25 giugno 2009 ad oggi, non c’è momento in cui i media non si interroghino sulle<br />

possibilità di individuare un erede-simbolo del Re del Pop. Una ricerca senza fine, spesso<br />

sospinta dalle pressioni dei giornalisti o dalle vivaci motivazioni dei fan sulle piattaformesocial.<br />

Chi ha agguantato lo scettro del re del pop. Nessuno, naturalmente.<br />

L’eredità di Michael Jackson, di Elvis Presley o dei Beatles – per citare i più vistosi fenomeni<br />

della contemporaneità in tal senso – si cela nelle carriere di decine, centinaia di artisti di ogni<br />

angolo del globo che hanno raccolto la polvere magica cosparsa negli anni da queste icone<br />

del pop-rock.<br />

I Fab Four nel cinema<br />

Quello tra i Beatles e il cinema è un rapporto lungo, saldo e complesso. I Fab Four sono stati<br />

protagonisti di una pentalogia cinematografica divenuta simbolica, inaugurata con “A Hard<br />

Day’s Night”: la popolarità dei Beatles, nel primo scorcio del 1964, era davvero alle stelle e la<br />

proposta di realizzare un film che avesse i quattro musicisti (e, naturalmente, le loro canzoni)<br />

come principali protagonisti rappresentò per l’industria cinematografia, per la EMI e per gli<br />

stessi Beatles un’occasione da non perdere. La proposta avanzata dalla United Artists nel<br />

1963 si concretizzò nella realizzazione del lungometraggio A Hard Day’s Night, nelle sue<br />

prime fasi battezzato Beatlemania fino alla nascita del definitivo titolo e dell’omonimo brano. Il<br />

mondo della celluloide non avrebbe tardato ad attingere alle risorse musicali e istrioniche del<br />

quartetto. Il lungometraggio A Hard Day’s Night (in Italia Tutti Per Uno), diretto dal giovane<br />

cineasta Richard Lester, rappresentò lo starting point della carriera cinematografica dei<br />

Beatles: lontano dai canoni degli italici “musicarelli” o dalle melense interpretazioni<br />

hollywoodiane di Elvis Presley, il film di Lester si basava su una sceneggiatura molto<br />

accattivante firmata dal romanziere Alun Owen, autore che ben interpretava quello spirito che<br />

era proprio dei Beatles e che trasformerà i quattro nei “fratelli Marx del rock’n’roll”. Girata in<br />

un poetico bianco/nero d’essai, il film di Lester costò pochissimo e divenne rapidamente il<br />

fenomeno musical-cinematografico dell’anno, dando avvio ad una pentalogia cinematografica<br />

che, sino al 1970, accompagnerà la carriera musicale dei Fab Four. Il film contribuì a<br />

delineare alcuni stereotipi legati ai singoli componenti della band che i quattro riuscirono a<br />

scrollarsi soltanto nel corso degli anni e con non poche difficoltà: al John cinico e sferzante fa<br />

da contraltare un Paul diplomatico e fascinoso, al bel tenebroso e taciturno George si<br />

affianca il “jolly” Ringo. Quest’ultimo, inoltre, conquista l’affetto del pubblico e della critica,<br />

diventando l’effettivo “nucleo” narrativo di quasi tutti gli altri film della cinematografia<br />

beatlesiana.<br />

Realizzato su pellicola a colori e con un budget più ampio, il secondo film della band faceva il<br />

verso al più importante fenomeno cinematografico “made in UK” degli anni Sessanta, la saga<br />

dell’agente segreto britannico 007/James Bond, nato dalla penna dello scrittore Ian Fleming.<br />

Le esotiche location dei film interpretati dall’affascinante Sean Connery, l’abile regia di<br />

Terence Young e Guy Hamilton, i gadgets futuristici apparsi in Goldfinger, Dalla Russia Con<br />

Amore e Licenza di Uccidere furono l’elemento-base da cui prese il via la parodia proposta<br />

dai Beatles e dal fido Richard Lester, arricchita dalle canzoni del quartetto, dallo humour<br />

nord-inglese del cast e da surreali siparietti comici infilati a sorpresa nel film.<br />

Sebbene fosse meno convincente del suo predecessore, il film Help! sbancò i botteghini di<br />

mezzo mondo, catapultando l’omonimo album in vetta alle classifiche internazionali e<br />

offrendo una enorme visibilità alle canzoni in esso contenute.


P E R S O N A G G I<br />

Il 1969 si inaugurò in un clima di profonda confusione, accentuato dalla instabile proposta avanzata<br />

da Paul McCartney di portare nuovamente in scena il quartetto in versione live. Il progetto del<br />

bassista, intitolato emblematicamente Get Back (Ritorno…alle origini) si basava sulla possibilità di<br />

rieseguire quei brani che erano stati al centro della formazione musicale del gruppo e riportarli<br />

nuovamente all’attenzione del pubblico in uno show televisivo registrato a Londra.<br />

Get Back portò alla registrazione di tantissimo materiale-video, “catturato” dal regista Michael<br />

Lindsay-Hogg e dal suo staff durante ore e ore di prove nei Twickenham Studios della capitale<br />

britannica: il progetto culminò in un concerto a sorpresa tenutosi il 30 gennaio 1969 sul tetto della<br />

sede della Apple – nell’elegante strada londinese Savile Row – e cambiò nome trasformandosi in<br />

Let It Be. Il “rooftop concert” del 1969 fu l’ultima occasione in cui i Beatles suonarono insieme in un<br />

concerto pubblico. L’album e il film-documentario che nacquero da questa esperienza videro la luce<br />

oltre quindici mesi più tardi e accompagnarono lo scioglimento ufficiale della band, avvenuto<br />

nell’aprile 1970.<br />

Quali sono i luoghi napoletani più importanti citati nelle canzoni di Pino Daniele e di Peppino<br />

di Capri, mostri sacri della canzone partenopea?<br />

Beh, sono decine. Pino cita spesso e volentieri differenti luoghi della città, da via Santa Teresa al<br />

porto di Napoli, passando per il Vomero e il quartiere Stella. Alla sua vita sono poi legati i cardini e i<br />

decumani della struttura greca originaria della città, ma anche l’Isolotto di Megaride e il Castel<br />

dell’Ovo, Piazza del Plebiscito, Piazza Santa Maria La Nova e via Medina.<br />

Lo sguardo di Peppino di Capri è di altra natura, più contemplativo, ha una visione più ‘apollinea’<br />

dei luoghi della Campania: dal Golfo di Napoli alla Luna Caprese, la musica di Peppino è densa di<br />

riferimenti riconducibili alla tradizione ‘classica’ partenopea.<br />

Il giro del mondo in 40 Napoli<br />

Nell’estate del 2017, le pagine del “Corriere del Mezzogiorno” – storico ‘dorso’ del “Corriere della<br />

Sera” di cui sono contributor da alcuni anni – hanno ospitato un mio reportage strutturato come un<br />

ideale giro del mondo in differenti tappe, tutte rigorosamente “napoletane”. Da quel reportage è<br />

nato, nel 2019, un volume, intitolato “Il Giro del Mondo in 40 Napoli”: il libro intende accompagnare<br />

il lettore in un lungo viaggio attraverso i continenti, che si apre con la Napoli dello Stato di New York<br />

e che, inevitabilmente, si conclude con la più celebre delle Napoli del mondo. Unità di misura<br />

dell'intero percorso, il capoluogo partenopeo condivide la sua sorte con trentanove ‘cugine’<br />

attraversate nelle pagine del mio libro-viaggio. Napoli è una e multipla: non solo sfogliatelle e<br />

mandolini ma anche rodeo texano, ouzo ateniese, carnevale brasiliano, malvasia greco-veneziana,<br />

testimonianze dei nativi americani, prelibatezze siciliane e pugliesi, villaggi africani e smart city<br />

cipriote. Tutto si nasconde e si svela nel nome di Napoli, ad ogni latitudine.<br />

Naples, Neapolis, Nabeul, Napoli, Nauplia, Neopolis o Neapoli sono i nomi delle quaranta Napoli<br />

scelte per questo itinerario, che a breve si trasformerà anche in una mostra espositiva.<br />

007 Operazione Suono e l’amicizia con Monty Norman<br />

Il mio ultimo libro, “007 Operazione Suono”, racconta il mito-Bond in un viaggio nella storia delle<br />

colonne sonore e delle canzoni originali tratte dai film dedicati alla spia britannica nata dalla penna<br />

di Ian Fleming. È un libro a cui ho lavorato moltissimi anni: la ricognizione del materiale è iniziata<br />

ufficialmente circa 25 anni fa e la sua stesura ha occupato l’ultimo biennio. Un lavoro a cui sono<br />

molto legato e che è un ideale punto di incontro tra cinema e musica.<br />

Allo stato attuale, è la più ampia e aggiornata guida sulle colonne sonore dei film di 007 e abbraccia<br />

i 25 film ufficiali della saga cinematografica di Bond e i tre capitoli non ufficiali dedicati a 007 ovvero<br />

i due “Casino Royale” (quello televisivo del 1954 e il film-parodia del 1967) e “Mai dire Mai” del<br />

1983. Da Shirley Bassey a Billie Eilish, da Sir Paul McCartney ad Adele, passando per Tina Turner,<br />

Sam Smith, i Duran Duran, Louis Armstrong, Madonna, Tom Jones e molti altri, “007 Operazione<br />

Suono” racconta le canzoni che hanno accompagnato le imprese di Bond, ma anche i temi<br />

orchestrali della saga, dallo strumentale “James Bond Theme” di Monty Norman alla colonna<br />

sonora di “No Time To Die” del Premio Oscar Hans Zimmer.<br />

Un lungo percorso in musica che ha accompagnato le gesta di Sean Connery, George Lazenby,<br />

Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig.<br />

Il libro è dedicato alla memoria di Sir Sean Connery, primo interprete cinematografico dell’agente<br />

segreto inglese, scomparso recentemente, ed è impreziosito dalla prefazione del leggendario<br />

Monty Norman, pluripremiato compositore britannico e creatore del “James Bond Theme”, tema<br />

orchestrale divenuto ‘firma’ delle imprese di 007, da “Licenza di Uccidere” del 1962 a “No Time to<br />

Die” del <strong>2021</strong>. Quella con Norman è un’amicizia incredibile, forse il più inatteso regalo di questo<br />

mio libro: nel 2019 gli scrissi per chiedergli una testimonianza personale, una sorta di intervista.<br />

Non mi sarei mai aspettato che questo compositore ultranovantenne avrebbe firmato la prefazione<br />

del libro! Da allora siamo in costante contatto epistolare; ogni settimana ci scriviamo.


P E R S O N A G G I<br />

Cosa sono POP Life e Michelangelo Comunicazione?<br />

Pop Life è una sorta di laboratorio accademico e culturale, un luogo di incontro tra differenti Atenei universitari della Campania e differenti docenti<br />

di questi Atenei. Faccio parte di questo gruppo di lavoro dal 2018 e insieme ad altri colleghi ho preso parte agli incontri di Pop Life, interamente<br />

dedicati ai linguaggi della pop-culture, ambito del quale mi sono occupato molto spesso nell’arco degli ultimi venti anni. Dal 1999, infatti, sono<br />

docente dell’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, sia con i miei due insegnamenti presso la il Corso di Laurea in Scienze<br />

della Comunicazione sia con il mio Laboratorio di Musicologia.<br />

“Michelangelo Comunicazione” è il nome della mia agenzia di comunicazione: una press-agency nata nel 2013, ma attiva sin da qualche anno<br />

prima: questa agenzia è nata immediatamente dopo la conclusione dell’attività professionale di “MFL Comunicazione”, l’ufficio stampa fondato<br />

nel 1999 da Francesca Capriati, Lucia Nicodemo e me. Un bel laboratorio professionale e creativo che ha forgiato i nostri rispettivi percorsi<br />

lavorativi.<br />

C’era una volta a Torre Annunziata la pasta italiana più buona del mondo…<br />

…e c’è anche un pezzetto di cuore in più in questa vicenda: mia nonna Filomena (per tutti era ‘Filina’) era, come anticipavo in questa intervista,<br />

figlia di una grande famiglia di industriali di Torre Annunziata. Ho raccontato quel polo produttivo fiorito a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento in<br />

un mio recente reportage apparso sulle pagine di uno Speciale del Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno.<br />

In questo <strong>2021</strong> si celebra anche il ventennale di “Francesca e Nunziata”, film per la tv che venne presentato nel 2001 al festival del cinema di<br />

Montréal. Diretta da Lina Wertmuller, la pellicola venne trasmessa l’anno seguente in Italia e in molti Paesi del mondo. Nel 1995, Avagliano<br />

Editore aveva pubblicato l’omonimo romanzo di Maria Orsini Natale, scrittrice, giornalista e poetessa di Torre Annunziata. Finalista al Premio<br />

Strega, quel libro si trasformò in uno dei titoli italiani più letti e tradotti degli anni Novanta.<br />

Esattamente 140 anni fa, nel 1881, il quarantenne Domenico Orsini inaugurò il primo mulino a vapore di Torre Annunziata. La pronipote Maria<br />

imprigionò quella vicenda e i suoi protagonisti nelle pagine di “Francesca e Nunziata”. La città vesuviana era epicentro mediterraneo della<br />

cosiddetta “arte bianca”, quella speciale quality territoriale nel produrre le paste più buone del mondo.<br />

Quello torrese fu un polo industriale di primissimo piano, mortificato da crisi economiche, aziendali o familiari, ma soprattutto dall’invasione dei<br />

tedeschi, che utilizzarono diversi pastifici come depositi di armi e avamposti sul territorio vesuviano durante il secondo conflitto mondiale.<br />

Etica dell’impresa, ricerca industriale e cultura generarono un’ideale sintesi che può far riflettere sulle strategie di marketing territoriale della<br />

contemporaneità.<br />

I prossimi artisti che vedranno la luce nelle tue opere.<br />

In queste settimane sto terminando il mio nuovo libro, un volume monografico dedicato a Rino Gaetano, che vedrà la luce in primavera, a ridosso<br />

del quarantesimo anniversario della scomparsa del cantautore di Crotone: non posso rivelare altro, naturalmente, ma poco importa perché tanto<br />

“il cielo è sempre più blu”!


P E R S O N A G G I


P E R S O N A G G I<br />

I tuoi esordi alla danza...<br />

Ho iniziato a ballare relativamente tardi, avevo 14 anni.<br />

Con un' esperienza teatrale e cinematografica alle spalle, ho partecipato come<br />

protagonista al film di Leandro Castellani intitolato “il coraggio di parlare”, film<br />

grazie al quale ho ricevuto un premio al festival di Giffoni Valle Piana come<br />

miglior attore protagonista. Nonostante la possibilita' di continuare in questa<br />

affascinante arte, la passione per la musica e la danza hanno preso il<br />

sopravvento. Quindi, dopo gli inizi entusiasmanti al kiki urbani, un' ottima<br />

scuola privata nella periferia della mia citta', Roma, diretta dal primo ballerino<br />

del Teatro dell'Opera di Roma, Giuseppe Urbani e sua sorella, a seguito di uno<br />

stage, mi viene data la possibilita' di entrare nell'Accademia del Teatro alla<br />

Scala, all'epoca diretta dall'insuperabile Annamaria Prina. Un pensiero di<br />

gratitudine speciale e grande stima vanno alle mie prime insegnanti Nadia<br />

Calandra e Fausta Spada, che hanno accompagnato la mia crescita e<br />

supportato la mia passione, come pure ai primi maestri scaligeri quali Oleg<br />

Sokolov e Tiit Harm, entrambi ottimi danzatori e appassionati insegnanti.<br />

Terminato, quindi, il percorso di studi, mi sono diplomato e sono entrato<br />

direttamente a far parte del corpo di ballo del Teatro alla Scala. L'avventura è<br />

iniziata. Sono stati anni intensi lontano da casa e dalla famiglia che, tuttavia, mi<br />

ha sempre supportato in ogni modo e senza la quale tutto cio' non sarebbe<br />

potuto accadere. Grazie mamma e papa' !!<br />

Sei entrato giovanissimo nella compagnia del Teatro Alla Scala di Milano.<br />

Quali ricordi conservi?<br />

Sono entrato in compagnia a 22 anni, sotto la direzione di Elisabetta Tebarust.<br />

E' stato un rapporto burrascoso, ma ho imparato tanto da lei e per questo<br />

ancora oggi la ringrazio. Ricordo la grande attenzione e precisione dello staff da<br />

lei scelto e la cura quasi maniacale dei particolari nelle prove in sala per il<br />

montaggio di balletti del repertorio classico e contemporaneo. Come pure la<br />

grande attenzione durante gli spettacoli al fine di raggiungere un'esecuzione<br />

ineccepibile. Sicuramente uno dei ricordi piu' belli per me e' stata la<br />

preparazione e l'esecuzione dello “zingaro”, ruolo di carattere nel balletto “ Don<br />

Chisciotte” con la coreografia di R. Nureyev. Qualcosa che ho cercato,<br />

fortemente voluto e che, alla fine, mi ha dato tanta gioia e soddisfazione.<br />

Dopo tanto danzare, la tua vena coreografica è apparsa. Quale è stato il<br />

tuo primo lavoro come coreografo?<br />

Se sono diventato coreografo, come spesso amo ricordare, lo devo all'incontro<br />

e alla partecipazione in una creazione contemporanea realizzata da Jacopo<br />

Godani. Lavorando giorno dopo giorno a contatto con lui, ho scoperto che si<br />

poteva, che si puo' attingere dalle nostre piu' profonde passioni, dal nostro<br />

istinto e finalmente danzare, muoversi liberi e creare. Senza schemi, con<br />

fiducia esplorare, scoprire, abbandonarsi alla musica. Non cedere<br />

necessariamente a un banale spontaneismo ma neanche castrare cio' che<br />

nasce dal profondo di noi stessi , anche se magari al momento, non riusciamo<br />

a decifrarlo. Sull'onda di questa folgorazione nasce un breve trittico su musica<br />

di P. Glass... E da li' non mi sono ancora fermato !<br />

Tanti i nomi importanti della danza con cui hai lavorato, dando vita, per<br />

loro, a tante creazioni. Cosa trai da esperienze come queste?<br />

In primis che c'e' sempre da imparare da migliorarsi e crescere, Che a volte<br />

basta ascoltare ed osservare per creare insieme qualcosa di interessante e<br />

che, se qualche ostacolo sopraggiunge, fondamentale e' instaurare un rapporto<br />

di fiducia, in un' atmosfera serena e giocosa. Non dico di esserci sempre<br />

riuscito, ma cerco comunque di iniziare ogni nuovo lavoro seguendo questo<br />

principio. Le cose si fanno insieme. Inevitabile incontrare momenti di stress e<br />

tensione ma, come disse qualcuno che ora non ricordo : “ragazzi, alla fine e'<br />

solo danza”.


P E R S O N A G G I<br />

Parlaci di qualche tua creazioni a cui sei particolarmente legato e perché...<br />

”Difficile dire a quale figlio vuoi piu' bene” tuttavia la mia prima creazione scaligera “l'Altro<br />

Casanova”, Musica di Vivaldi, Boccherini, Bach, Malipiero, Schinittke, scene di Aurelio<br />

Colombo, costumi di Erika Carretta, luci Marco Filibeck. E' stata per me un'esperienza tanto<br />

scioccante quanto fondamentale per la mia carriera e la mia maturazione di uomo e artista.<br />

Ho capito molte cose, alcune mio malgrado.<br />

Ringrazio sempre il direttore di allora Makar Vaziev che ha creduto in me e mi ha concesso<br />

una possiblità così grande, sfidando tutto e tutti. Ancora oggi, quando la rivedo,<br />

nonostante riconosca inevitabili ingenuita' etc. etc., la ritengo una creazione<br />

fondamentale. Infatti riesco a scorgere , a sentire come essa , sebbene in modo forse<br />

primitivo o criptico, rappresenti la realizzazione e l'estrinsecazione di quel crogiuolo di<br />

impulsi e forze che si sono rivelate fortemente dentro di me. Nasceva, forse balbettando,<br />

tutto il mio alfabeto. Altro titolo a cui sono molto affezionato, e' una creazione realizzata<br />

nel 2014 per l'Estonian National opera intitolata “Medea”. Musica di Stravinskij, Dead Can<br />

Dance, Schnittke; scene di Andrea Tocchio, Maria Rossi Franchi; costumi della mia<br />

fantastica e purtroppo prematuramente scomparsa amica Simona Morresi. Sono legato a<br />

questo progetto perché rappresenta il mio esordio all'estero con un titolo che sembrava una<br />

scommessa rischiosa per il pubblico locale, come mi diceva Thomas Edur, allora direttore<br />

della compagnia, ma che invece si è rivelata vincente, tanto che ancora oggi il titolo è in<br />

cartellone ed è sempre molto apprezzato. Altra avventura, che si discosta da quella che<br />

potrebbe essere la mia poetica o il mio stile, e' la realizzazione di un progetto su<br />

commissione del Teatro San Carlo di Napoli nel 2017, “Alice in Wonderland”. Musica<br />

Tcaikovsky, Khachaturian, Nanetti; Scene Andrea Tocchio; costumi Simona Morresi,<br />

Annamaria Ruocco; Proiezioni Sergio Metalli; luci Fiammetta Baldisserri, Valerio Tiberi.<br />

Alice nasce come proposta fattami da Lienz Chang, maitre facente veci di direttore , che<br />

mi suggeri' folgorato il titolo per la compagnia partenopea. Da principio io rimasi scettico<br />

tuttavia, ripensadoci, ho creduto che potesse rappresentare una sfida interessante, quindi<br />

accettai. Dopo varie vicissitudini , che vi risparmio, “Alice in wonderland” ando' in scena nel<br />

2017. Balletto in due atti, che coinvolgeva anche l'Accademia del Teatro San Carlo e che ha<br />

veramente smosso la critica ed il pubblico napoletano, tanto che, due anni dopo, abbiamo<br />

debuttato in Estonia, nel Tahvuus Estonia Opera, riscuotendo un successo incredibile.<br />

Ancora oggi il titolo e' in cartellone e le recite sono per la maggior parte sold out !<br />

I tuoi prossimi progetti?<br />

Il covid ha creato problemi enormi per tutti e quasi in ogni settore, ma siamo in italia e la<br />

cultura, l'arte e la danza ne sono uscite, se ne sono uscite, stremate. Tuttavia, durante il<br />

lockdown, ho avuto molto tempo per lavorare e nuovi progetti che, grazie anche alla<br />

collaborazione instancabile del mio team, hanno preso vita. Abbiamo realizzato una nuova<br />

“Carmen” ispirata al mondo del musical e del circo sul modello di Moulin Rouge o the<br />

Greatest Showman, da proporre non appena sara' possibile in italia e all'estero. Un' altra<br />

idea pronta a prendere vita e' un lavoro incentrato sul rapporto amoroso e tragico tra il<br />

famoso scultore francese Rodin e la sua musa, amante e collega Camille Clodel, Intitolato<br />

“Rodin+Camille la porte de l'Enfer”. Progetto che mi piacerebbe realizzare anche perche' la<br />

musica scelta e' del compianto maestro Ezio Bosso, che ho conosciuto personalmente e<br />

che ho sempre seguito e stimato moltissimo. Trovo che la sua opera sia eccezionale e<br />

spero vivvamente di vederlo presto in scena. A breve, come tu ben sai, Ontheatretv,<br />

piattaforma streaming, ha richiesto alcuni tra i miei lavori più interessanti da proporre su<br />

internet. Siamo in fase di preparazione, dopo di che, il pubblico avra' la possibilita', se ha<br />

piacere, di apprezzarli. Attualmente continua la collaborazione con Roberto Bolle che ha<br />

inserito il passo a due tratto da “L'altro Casanova” nel suo tour in italia e all'estero, dopo<br />

averlo danzato anche il 1° giugno al Quirinale per la festa della Repubblica, con la sensuale<br />

Virna Toppi, cosa che mi ha riempito di gioia ed orgoglio. Il resto sono sogni che urlano dal<br />

cassetto...<br />

Cosa rappresenta per te la danza?<br />

La danza, la musica sono come un salto nella tana del bianconiglio, la mia terapia, il<br />

momento in cui non penso ma sono.


P E R S O N A G G I


P E R S O N A G G I<br />

Spesso abbiamo parlato dell’arte della fotografia, e del<br />

significato che la stessa ha per chi fotografa; poi ho<br />

conosciuto Davide, un ragazzo che è nato e vive nel mio<br />

stesso paese di origine; non lo conoscevo né ci avevo mai<br />

parlato, in quanto molto più piccolo di me, dunque<br />

appartenente ad un’altra generazione, ma ho iniziato ad<br />

apprezzare le foto che pubblicava su Facebook e che<br />

avevano qualcosa di diverso, “un di più” rispetto a quello che<br />

avevo visto sino ad ora. L’ho contattato, chiedendogli di<br />

rilasciarmi un’intervista, ma non ce n’è stato bisogno, in<br />

quanto, gentilissimo e disponibilissimo, si è raccontato da<br />

solo, esprimendo in modo esaudiente ciò che avrei voluto<br />

chiedergli e sapere, attraverso le mie domande. Davide<br />

spesso usa uno pseudonimo, Dave Warner - “Dave nasce da<br />

un sentirmi in disaccordo con me stesso, come se avessi un<br />

alter ego, ed è, ovviamente, l’abbreviazione inglese di Davide;<br />

Warner è il cognome di Brian Warner, ovvero Marilyn Manson,<br />

personaggio che mi colpì profondamente a 6 anni”- ci spiega<br />

Davide. Vi propongo, dunque, la sua originale e<br />

personalissima presentazione non solo della sua persona, ma<br />

di come essa viva e conviva con la fotografia, dando vita a ciò<br />

che Davide, (perché in questa circostanza chi si racconta “è<br />

Davide e non Dave”), chiama il suo “Moto perpetuo”.<br />

Pina DelleSite


P E R S O N A G G I<br />

Sono Davide Bilancia, nato nel gelo dell'inverno 1993. Ho 28 anni e, come scoprirete, oggi siamo qui<br />

per parlare di fotografia.<br />

Sono un sostenitore attivo del progetto TheList, membro del FotoCineClub di Foggia e della FIAF.<br />

Fotografia, letteralmente un metodo di comunicazione poiché l'inconscio e l'anima viaggiano e vivono<br />

di immagini.<br />

Creare una fotografia è l'atto più immediato per mettermi in relazione con la mia anima, trasmettere le<br />

mie emozioni per poterle comprendere e manifestare.<br />

Da quando ho memoria ho sempre avuto una macchina fotografica o uno strumento capace di<br />

catturare fotografie con me, apparentemente per immortalare momenti di vita ma, in verità, servono a<br />

me per comunicare.<br />

Ho iniziato molto presto con i disagi esistenziali ed attualmente sono affetto da schizofrenia, o, come<br />

la chiamo io, schizzofrenia. Così l'ho conosciuta ed ho fatto difficoltà a vedermi con una sola “zeta”.<br />

Nel corso del tempo ho studiato, mi sono applicato e con il FotoCineClub, corsi esterni e TheList sono<br />

molto attivo nel produrre immagini e progetti artistici.<br />

Principalmente fotografo per i motivi detti poc'anzi ed, oltre quelli, riesco anche a vivere delle<br />

esperienze propositive, come stagioni estive e momenti di unione con le uscite ed i progetti (mostre e<br />

corsi) del FotoCineClub di Foggia.<br />

Sento di esserci nato con questa dimensione fotografica nel mio essere.<br />

Che sia uno still life o un ritratto, il mio pane quotidiano, l'importante per me è parlare con me stesso,<br />

mettere in luce le mie ombre.<br />

"Fotografia" è un termine elegante, racchiude in sé la leggerezza di ciò che rappresenta e la potenza di<br />

ciò che cela. Faccio difficoltà ancora a definirmi un fotografo poiché l'aspettativa che avevo un tempo,<br />

guardando i vecchi fotografi della zona, mi aveva dato un senso di lavoro estremamente inquadrato e<br />

schematico. Crescendo e vivendola ho capito chi sono io quando fotografo.<br />

È un momento di pura passione, connessione e ricerca della mia sostanza. Non m'importa se ho a<br />

disposizione una reflex entry level, un cellulare o la macchina fotografica tecnologicamente più<br />

avanzata. So quello che faccio, ciò che voglio e per me, che sono schizofrenico, mi fa sentire unito,<br />

parlo a me stesso e dimostro agli altri cosa ho dentro.<br />

Lavorare in fase di sviluppo è la chiave per naturalizzare il grezzo che viene fuori dal singolo scatto.<br />

È un atto d'amore, amor proprio. È il mio “moto perpetuo”.<br />

Non dedico una lettera, anche se so scrivere, non dedico un mazzo di fiori, anche se sono romantico.<br />

Dono una fotografia, una mia creazione, parte della mia anima a chi sento di doverla dare.<br />

Fotografo per me, per far parlare la mia anima e questa è in continua evoluzione.<br />

Mio cognato, Luca, dice che tiro fuori l'anima delle persone coi miei ritratti.<br />

Io non sono molto per i complimenti, anzi, mi fanno paura e quando merito qualcosa questo mi<br />

spiazza ma sto imparando a cavarmela.<br />

Immaginate la vostra compagna di viaggio, che sia una chitarra, un binocolo, uno scacciapensieri...<br />

Per me è la macchina fotografica, la temo e la amo. Mi rapisce, mi consola, mi si addice e mi premia.<br />

Rappresenta il mio centro, tocca l'anima ogni singola premuta di pulsante che rilascia l'otturatore.<br />

Quando gli occhi della macchina si chiudono la mia anima si apre, emana un segnale.<br />

Troppo amore ho soppresso, troppe anime ho guarito e colmo di comprensione cerco me stesso nei<br />

fotogrammi di vita, che catturo senza timore.<br />

Un'anima, uno sguardo, una goccia di pioggia, un soffio di vento che scuote i capelli di una dolce<br />

fanciulla o le poderose fauci di un uomo che ti urla contro la propria rabbia… io vivo forte catturo<br />

l'intangibile. Con tutta la mia fragilità trovo un pezzo di me in ogni persona che incontro e timidamente<br />

mi inserisco nelle loro vicende con la mia macchina fotografica. Ho sete di me e ad ogni tocco prendo<br />

un sorso di vita. Essa (la fotografia) non rappresenta né un momento passato né uno futuro.<br />

La fotografia rappresenta il presente, l'attuale. I sentimenti. Fotografo l'irrisolto che c'è dentro di me e<br />

con essa guarisco guardandomi dentro, pensando al prossimo tassello, pezzo di puzzle che compone<br />

il mio essere. Sono in una fase di cambiamento, di ritrovamento dell'essere, della mia entità in questo<br />

mondo. Sembra poco ma è la mia vita.<br />

Il mio spirito mi guida attraverso le tempeste, rompe gli argini e supera le colline che portano al mare<br />

dell'anima, assolato e determinato a credere e crescere.<br />

Questa è la mia fotografia, il mio amore.<br />

Davide.


F O T O G R A F I A


F O T O G R A F I A<br />

Back Home nasce all’improvviso, nella primavera<br />

del 2020, in piena pandemia. In quel periodo ero<br />

studentessa del MADIS – Master di 1° livello in<br />

Danza e Inclusione Sociale realizzato in Sardegna,<br />

grazie all’impegno di soggetti ed istituzioni, tra i<br />

quali l’Accademia Nazionale di Danza. Mi trovavo<br />

in un momento di forte creatività fisica e mentale,<br />

frutto sia dell’incontro con docenti di elevatissimo<br />

spessore che di una mia spinta personale a<br />

riscrivere questo periodo di immobilità e distanza<br />

attraverso nuovi punti di riferimento, come gli spazi<br />

domestici ed i sentimenti da essi evocati.<br />

Da questo percorso è nato in me il desiderio di<br />

produrre un contributo creativo per l’evento on line<br />

"Danza e Distanza - azioni e riflessioni sulla danza<br />

e drammaturgia in tempo di pandemia" -<br />

organizzato dall'Accademia Nazionale di Danza in<br />

occasione della Giornata Internazionale della<br />

Danza 2020. Di questa videocreazione, realizzata<br />

insieme a Luca, affascinava la sfida con l’elemento<br />

tempo: realizzare una narrazione visiva efficace in<br />

un solo minuto. Penso che di Back Home sia nata<br />

rapidamente l’alternanza di opposti che lo<br />

caratterizza: luce e buio, esterno e interno, pieno e<br />

vuoto, silenzio e suono; elementi chiave del<br />

quotidiano in quelle giornate difficili. Faticavo però<br />

a focalizzarne il sentimento prevalente in base a cui<br />

racchiuderne il significato in un titolo. Servivano<br />

inoltre elementi chiave, da un incipit efficace ad una<br />

chiusura rapida e chiara dal punto di vista visivo,<br />

per dare un senso compiuto a quei sessanta<br />

secondi. Back Home ha preso vita grazie alla<br />

sensibilità e competenza di Luca, capace di<br />

trasformare in immagini efficaci ciò che esprimevo.<br />

Le inquadrature iniziali, completamente incentrate<br />

sui gesti principali di ogni azione, non lasciano<br />

spazio ad alcuna distrazione; la seconda parte si<br />

sviluppa di fatto in un incubo, senza alcuna via di<br />

fuga visiva.<br />

Il titolo, nato alla fine, è frutto delle stesse<br />

immagini: il nodo emozionale si è risolto nella<br />

certezza interiore che le pareti tra cui accadeva<br />

tutto questo erano pur sempre casa. Un nido da cui<br />

spiccare il volo alla fine di un periodo così difficile<br />

per tutti.<br />

https://www.lucadibartolo.it/cinema-festival/backhome/<br />

Giorgia Damasco


C I N E M A N E W S<br />

AL VIA LE RIPRESE DI “MUTI” CON IL PREMIO OSCAR MORGAN FREEMAN<br />

Iervolino and Lady Bacardi Entertainment (ILBE) – azienda specializzata nella<br />

produzione di contenuti cinematografici, televisivi, web series e short content,<br />

quotata sul mercato AIM Italia e precedentemente denominata Iervolino<br />

Entertainment – comunica l’avvio della produzione di “Muti”, interpretato dal<br />

Premio Oscar Morgan Freeman, Cole Hauser e Vernon Davis.<br />

Il film sarà diretto da George Gallo, Francesco Cinquemani e Luca Giliberto.<br />

Direttore della Fotografia sarà Andrzej Sekula (Le Iene, Pulp Fiction, American<br />

Psycho). L’inizio delle riprese del film è previsto in Mississippi (USA), per<br />

proseguire successivamente in Italia. Una sceneggiatura di Bob Bowersox,<br />

Jennifer Lemmon, Francesco Cinquemani, Giorgia Iannone, Luca Giliberto e<br />

Ferdinando Dell'Omo basata su un soggetto di Joe Lemmon, Francesco<br />

Cinquemani e Giorgia Iannone. "Muti" è prodotto da Andrea Iervolino e Monika<br />

Bacardi. Redbox ha acquisito i diritti di distribuzione USA e Canada, mentre<br />

WWPS quelli worldwide, ad esclusione di Italia, USA e Canada.<br />

SINOSSI:<br />

Incapace di processare il lutto per la morte della figlia, il Detective Lukas (Cole<br />

Hauser), a pochi giorni dalla pensione, si lancia nella drammatica caccia ad un<br />

serial killer misterioso che uccide secondo un brutale rituale tribale: il Muti. Un<br />

viaggio che lo porterà anche a Roma, dove cercherà l’aiuto dell’ispettore Lavazzi.<br />

L’unico che, però, può aiutare Lukas è il Professor Mackles (Morgan Freeman),<br />

antropologo di origine africana che nasconde un inconfessabile segreto.<br />

www.ilbegroup.it/com<br />

DAL 30 SETTEMBRE AL CINEMA “SULLA GIOSTRA”, DIVERTENTE COMMEDIA<br />

AL FEMMINILE CON CLAUDIA GERINI E LUCIA SARDO<br />

Irene è una donna bella e di successo. Appena finiti gli studi,<br />

ha abbandonato la campagna salentina per trasferirsi nella<br />

Capitale dove, contando solo sulle proprie forze, ha avviato<br />

una casa di produzione. I suoi sono giorni indaffarati, tra<br />

tanto lavoro, un figlio adolescente ed un ex marito assente.<br />

Quando sua madre decide di vendere la villa di famiglia,<br />

Irene pensa di utilizzare la sua parte di ricavato per superare<br />

un momento di difficoltà economiche. Ma succede qualcosa<br />

di inaspettato. Ada, la vecchia governante, si rifiuta di<br />

lasciare la casa. Irene è costretta a tornare in quel paesino<br />

che le è sempre stato stretto e confrontarsi con una<br />

dimensione arcaica che ormai non le appartiene più. Ma è<br />

una donna determinata e cacciare Ada non sarà un<br />

problema… o almeno così crede.<br />

Da qui parte “Sulla giostra”, divertente commedia al femminile diretta da Giorgia Cecere (Il primo incarico, In un posto<br />

bellissimo), in cui due donne, molto diverse, saranno costrette a mettere a confronto tutte le loro differenze. Claudia Gerini e<br />

Lucia Sardo, a completare il cast, Alessio Vassallo e Paolo Sassanelli. Prodotto da Gloria Giorgianni e Tore Sansonetti per<br />

Anele con Rai Cinema il film, ambientato nella splendida cornice salentina di Alessano e dintorni e realizzato con il sostegno di<br />

Apulia Film Commission, sarà presentato in anteprima in concorso al Bari International Film Festival il 26 settembre, per poi<br />

uscire nelle sale cinematografiche dal 30 settembre, distribuito da Notorious Pictures.


M U S I C A<br />

Dopo il successo internazionale di "Letters to Bach", NOA è tornata con un nuovo album, questa<br />

volta in duo, insieme al suo storico chitarrista Gil Dor, dedicatoì ai più grandi standard del jazz :<br />

"Afterallogy ». Da "Calling Home" di Pat Metheny, che ha anche prodotto il suo primo album, a<br />

"Anything Goes" e alla ben nota "My Masquerade", che ha spesso interpretato sul palco con George<br />

Benson, Noa supera i confini dei generi musicali. NOA è tornata a Roma, sul palco all'aperto<br />

dell'Auditorium Parco della Musica "Ennio Morricone" per proporre i nuovi brani e una summa del<br />

suo repertorio più significativo. Insieme a lei c’era il suo grande amico Gil Dor e Gadi Seri alle<br />

percussioni. Un grande e sentito concerto, dopo mesi di chiusura… Noa ha presentato al pubblico<br />

romano la musica jazz, quella classica rivisitata e le sonorità trasversali a cui ci ha abituati nelle sue<br />

molteplici produzioni discografiche. Grazie all’addetto stampa Elisabetta Castiglione, siamo riusciti a<br />

realizzare questa intervista.


M U S I C A<br />

Cosa significa la parola Afterallogy?<br />

Questo nome è stato inventato da Gil e questo album è la risposta del perché<br />

stiamo facendo quello che stiamo facendo… dopo tutto, “after all”. È una specie di<br />

titolo influenzato dal coronavirus, da questo isolamento che ci ha riuniti in una<br />

stanza, io e lui, dopo così tante vicende artistiche passate insieme, per ripartire da<br />

capo con un album registrato a casa mia, dal momento che era vietato uscire.<br />

Questo ci ha permesso di fermarci a focalizzare e capire quello che veramente<br />

entrambi amavamo musicalmente; ci ha permesso di selezionare dei brani a cui<br />

eravamo particolarmente affezionati ed arrangiarli spontaneamente e senza fretta,<br />

ottenendo particolarissimi risultati grazie proprio alla sorprendente abilità armonica<br />

di Gil alla chitarra. “After all that’s been said and done”, ovvero dopo tutto ciò che è<br />

stato detto e che abbiamo dato, questo adesso è quanto amiamo ed abbiamo da<br />

offrire e che offriremo anche nel prossimo album, la seconda parte di un progetto<br />

che andremo nei prossimi mesi a registrare con una intera band, sempre<br />

improvvisando con lo stesso naturale amore ed entusiasmo.<br />

E come nasce questo Afterallogy?<br />

Abbiamo sentito provenire dalle nostre viscere la forte emozione musicale per<br />

questo album: qualcosa che ha smosso allo stesso tempo e nello stesso modo il<br />

cuore e la mente. Sono fortunata ad avere uno studio nel seminterrato di casa mia,<br />

uno spazio meraviglioso con pareti blu, strumenti colorati, pavimenti in legno e luce<br />

solare dal Giardino Inglese su entrambi i lati della xontrol room. Sono anche<br />

fortunata che Gil, oltre a suonare, arrangiare ed essere generalmente brillante,<br />

abbia imparato da solo a lavorare in studio come un ingegnere professionista. E<br />

così, attraverso un blocco dopo l'altro, lentamente e amorevolmente, tra le sessioni<br />

di zoom dei miei figli e i bollettini preoccupanti, di fronte alle forze tettoniche facendo<br />

a pezzi il mondo, attraverso ondate di politica e potere che ci precipitano tutti in un<br />

buco sconosciuto ... abbiamo registrato. Gil si è seduto vicino alla console, ha<br />

premuto il tasto e ha iniziato a suonare quella sua splendida Gibson L5. Mi sono<br />

seduta nell'altra stanza, a piedi nudi come sempre, in pantaloncini e maglietta, con il<br />

mio bellissimo vecchio microfono Neumann, e mi sono arresa alla musica.<br />

Come avvengono le scelte dei brani?<br />

Abbiamo scelto le canzoni che sentivamo avere più bisogno di noi, ma per il resto<br />

abbiamo pianificato molto poco. Dopo 30 anni, non abbiamo davvero bisogno di<br />

parlare molto di accordi. La musica arriva. Lo capiamo reciprocamente. Quello che<br />

ci colpisce può essere un testo, una melodia o la storia che c’è dietro ad una<br />

canzone, ma l’importante è che lo faccia e gli autori che abbiamo omaggiato<br />

attraverso questa selezione, come Cole Porter o Rogers & Hammerstein o Leonard<br />

Bernstein, ci hanno sicuramente trasmesso questa magia. Abbiamo però cercato di<br />

riportare certi standard alla loro essenza originaria, senza l’aura di entertainment<br />

che li avvolgeva con arrangiamenti orchestrali o da ballroom. Riportarli alla loro<br />

nudità integrale significava per noi metterne in risalto la storia e possiamo<br />

totalmente asserire che il progetto che abbiamo concepito è totalmente centrato<br />

sulla liricità dei testi, qualcosa che si è perso nel modo moderno di interpretare il<br />

jazz, calpestando forse proprio il nucleo del brano nel suo atto compositivo a favore<br />

di una ribalta delle proprie capacità vocali improvvisative sulla melodia musicale.<br />

Questo ha provocato un senso di perdita dal baricentro che abbiamo cercato di<br />

riportare, col nostro piccolo contributo, alla sua origine. La domanda non era<br />

“Perché ho bisogno di questo brano?” ma “Perché questo brano ha bisogno di me?”<br />

e la risposta era “probabilmente perché io posso raccontare e far emergere la storia<br />

che si cela in esso”.


M U S I C A<br />

Quando e come vi siete conosciuti tu e Gil?<br />

Gil e io ci siamo conosciuti nell'ottobre 1989, alla Rimon School of Jazz and<br />

Contemporary Music di Ramat HaSharon, in Israele. Ero una studentessa<br />

appena uscita dall'esercito. Gil era il direttore accademico, un co-fondatore e<br />

venerato insegnante. Era anche considerato uno dei migliori musicisti israeliani,<br />

in grado di suonare tutto tranne che il jazz. Fin dal primo giorno a scuola,<br />

venendo dagli Stati Uniti e avendo familiarità con il repertorio jazz / Broadway<br />

standard, sono stata immediatamente etichettata come "cantante jazz", anche<br />

se non mi sono mai considerata tale. Fin da giovane, ragazza israeliana<br />

yemenita del Bronx, ho preferito evitare ogni etichettatura e ho sempre trovato<br />

angosciante che le persone trovino così difficile relazionarsi con qualcosa che<br />

non possono chiaramente catalogare. In questo senso, non sono cambiata<br />

neanche un pò. Ma ovviamente, essendo cresciuta a New York, parlavo<br />

correntemente l'inglese ed ero immersa in tutta la straordinaria cultura che la<br />

grande città aveva da offrire. L'"American Songbook" degli standard jazz era<br />

una mia radice musicale essenziale e immergermi in essi era naturale per me<br />

quanto esplorare le mie radici ebraiche o yemenite. Il mio obiettivo era, allora<br />

come oggi, solo quello di "fare bene" con questi straordinari pezzi di musica ...<br />

Gil e io abbiamo suonato insieme il nostro primo concerto l'8 febbraio 1990, in<br />

un festival jazz a Tel Aviv che si è svolto nella Cinemateque di recente<br />

costruzione. Si chiamava "Jazz, Movies and Videotape" (un decollo dell'allora<br />

popolare film "Sesso, bugie e Videotape"). Rimon aveva avuto un posto nel<br />

festival e poiché l'anno accademico era appena iniziato, non c'erano gruppi<br />

abbastanza preparati per esibirsi. A Gil è stato chiesto di "mettere insieme<br />

qualcosa" e per questo scopo ha scelto quella ragazza yemenita scura, con gli<br />

occhi spalancati e un accento americano, di cui parlavano tutti a scuola.<br />

Cosa ricordi del tuo primo spettacolo?<br />

Avevo 20 anni e questo è stato il mio primo vero concerto. Il nostro spettacolo,<br />

per il quale abbiamo provato a fondo, consisteva in standard che avevamo<br />

arrangiato in modi unici, inclusa musica originale e testi che abbiamo intrecciato<br />

nelle canzoni, insieme ad alcune delle mie composizioni originali. Il pubblico<br />

quella sera era estatico. Sembrava un'esplosione atomica di amore e<br />

ammirazione, meraviglia e gioia. Siamo rimasti sbalorditi. Michael Handelzalts, il<br />

venerato critico teatrale del quotidiano Ha'artez, che si è imbattuto nella nostra<br />

performance, ha scritto una delle recensioni più incredibili, positive (e<br />

decisamente insolite!) della sua carriera dopo quella notte scintillante. Sostiene<br />

di esserne orgoglioso fino ad oggi!<br />

E dopo cosa è successo?<br />

Dopo quella notte, Gil chiamò Pat Metheny a New York, che aveva incontrato<br />

alla Berklee School anni prima, quando era uno studente e Pat insegnava<br />

(all'età di 19 anni!). Poi più tardi a Rimon, quando Pat era in tournée in Israele,<br />

gli chiesi di incontrarmi (ero volata a casa per visitare i miei genitori che<br />

vivevano ancora nel Bronx) e di ascoltare le mie canzoni. Pat ha finito per<br />

produrre un album per me e Gil, due israeliani sconosciuti, con il quale ha<br />

cambiato le nostre vite. Non era jazz, non so ancora cosa fosse (o sia)...<br />

Chiunque sappia qualcosa sull'industria musicale, sa che è a dir poco<br />

miracoloso. E dopo tanti anni oggi è nato Afterallogy. Spero che vi piacerà. Nel<br />

frattempo… stiamo già programmando la prossima avventura ... :)


M U S I C A<br />

“ATMOSPACE”<br />

singolo che anticipa il nuovo album di inediti di PFM<br />

“HO SOGNATO PECORE ELETTRICHE”/“I DREAMED OF ELECTRIC SHEEP”<br />

“ATMOSPACE”, il primo singolo di PFM – Premiata Forneria Marconi, che anticipa il nuovo album di inediti, “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of<br />

Electric Sheep” (Inside Out), presentato in una doppia versione in italiano e in inglese, in uscita il 22 ottobre. L’album è già disponibile in preorder su tutti gli<br />

store digitali. “ATMOSPACE” racconta di Nedro, un drone intelligente innamorato della Terra. Il suo sogno è ritrovare un equilibrio fra l’Atmos del cielo e la<br />

Sfera del Pianeta. PFM Premiata Forneria Marconi ha uno stile unico e inconfondibile che combina la potenza espressiva della musica rock, progressive e<br />

classica in un'unica entità affascinante. Nata nel 1970 (discograficamente nel 1972), la band ha guadagnato rapidamente un posto di rilievo sulla scena<br />

internazionale, che mantiene tutt’oggi.<br />

Nel 2016 la prestigiosa rivista inglese “Classic Rock” UK ha posizionato PFM al 50esimo posto tra i 100 migliori artisti più importanti del mondo, mentre<br />

“Rolling Stone” UK ha inserito l’album “Photos of ghost” al 19esimo posto tra i dischi più importanti della musica progressive.<br />

Nel 2018 ha ricevuto a Londra il prestigioso riconoscimento come “International Band of the year” ai Prog Music Awards UK, mentre nel 2019 la rivista<br />

inglese “PROG UK” nomina Franz Di Cioccio tra le 100 icone della “musica che hanno cambiato il nostro mondo” (unico musicista del mondo latino).<br />

PFM-Premiata Forneria Marconi parte dalla citazione “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” del film Balde Runner, per sviluppare il concept di questo<br />

nuovo album: parlare di come il mondo intorno a noi stia rapidamente cambiando e di come i computer stiano invadendo ogni aspetto della nostra vita.<br />

“Sicuramente il Covid ha fatto molto per accelerare questo processo” raccontano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas «Persone chiuse in loro stesse che<br />

lavorano da casa e bambini che prendono lezioni virtuali, non potendo andare a scuola… sembra che tutti stiamo rapidamente diventando degli androidi. –<br />

Noi crediamo nel potere delle persone di usare l’immaginazione e la fantasia. Questo è ciò che fa davvero la differenza fra gli umani e gli androidi. Essere in<br />

grado di sognare influenza i nostri pensieri, la nostra creatività, la nostra vita».<br />

E’ possibile ascoltare”Atmospace” su questo link:<br />

https://premiataforneriamarconi.lnk.to/IDreamedOfElectricSheep<br />

Il preorder di “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep” è già disponibile a questo link:<br />

https://premiataforneriamarconi.lnk.to/IDreamedOfElectricSheep


T A N G O<br />

milongandoblog.wordpress.com<br />

<br />

facebook.com/lamilongadialvin


T A N G O<br />

La Cumparsita è in assoluto il brano più celebre di tutta la storia del Tango argentino, ascoltato almeno una volta anche da<br />

chi non è un abituale frequentatore delle milonghe, così famoso da assurgere ad antonomasia con il genere musicale stesso<br />

e da essere riconosciuto fin dalle prime note.<br />

Come mai questa composizione divenne così celebre? Quali sono i caratteri che fecero de La Cumparsita il tema<br />

identificatore del Tango in tutto il mondo? Per scoprirlo è necessario indagare sulla sua storia, iniziando dalle origini.<br />

Il primo tratto curioso è che La Cumparsita non è argentina, bensì uruguayana. Fu composta a Montevideo da uno studente<br />

di architettura, Gerardo Hernan Matos Rodríguez, privo di conoscenze musicali, ed annotata su uno spartito dalla sorella<br />

maggiore. Il giovane Rodríguez inventò questo motivetto tra la fine del 1915 e l’inizio del 1916, come “marcetta” in occasione<br />

della sfilata (Comparsa in spagnolo) della “Federación de los Estudiantes del Uruguay” per i festeggiamenti del carnevale.<br />

Quindi La Cumparsita non nacque come tango, bensì come una marcia di carnevale del gruppo di studenti di architettura<br />

dell’università di Montevideo.<br />

Inizialmente il brano prevedeva due sezioni strumentali, ma è noto che l’autore lo presentò al maestro argentino Roberto<br />

Firpo, il quale lo completò ed arrangiò in Tango, inserendo nella partitura alcuni motivi tratti da due suoi tanghi di poco<br />

successo, La gaucha Manuela e Curda completa, più un riferimento al Miserere di Giuseppe Verdi. La Cumparsita venne<br />

eseguita per la prima volta in pubblico il 19 aprile 1917 al Café La Giralda dal trio Firpo-Bachica-Roccatagliata. Dunque, la<br />

versione che noi conosciamo è il risultato ibrido di uno studente uruguayano e di un compositore professionista argentino.<br />

Tuttavia, Rodríguez rifiutò di firmare congiuntamente a Firpo la proprietà del brano e si riservò di pubblicarla solo a suo<br />

nome, cedendo poi i diritti d’autore all’Editorial Breyes Hermanos.<br />

Il brano rischiò presto di finire nel dimenticatoio, perché si trattava di un pezzo solo strumentale, in un'epoca che privilegiava<br />

invece il tango in forma di canzone. Infatti, siamo negli anni del boom del Tango canción e di Carlos Gardel, la voce iconica<br />

del genere. Solamente nel 1924, due parolieri argentini, Pascual Contursi ed Enrique Maroni, aggiunsero un testo<br />

registrandolo sotto il titolo “Si supieras”. Quest’ultima versione venne poi interpretata dallo stesso Gardel, ricavandone un<br />

successo enorme. Purtroppo, i due parolieri presero questa iniziativa senza il consenso di Rodríguez.<br />

Rodríguez fu molto contrariato dall’iniziativa di Contursi e Maroni, al punto di scrivere e depositare anch’egli un testo<br />

alternativo dal titolo “La cumparsa”. L’aspra contesa si risolse solo nel 1948 con una sentenza salomonica e,<br />

sostanzialmente, oggi abbiamo un brano con due testi ufficiali. Inoltre, l’enorme popolarità raggiunta dal brano fece tornare<br />

sui propri passi lo stesso Rodríguez circa la cessione dei diritti d’autore alla Breyes Hermanos, verso la quale l’uruguayano<br />

intentò diverse cause legali per annullare tale cessione.<br />

Tra tutti i brani associati al tango argentino, La Cumparsita è di sicuro il più popolare, ma anche quello con una storia<br />

giudiziaria degna di un romanzo. Del resto, è facile intuire la portata economica dell’affare intorno ad un pezzo così di<br />

successo; basti pensare che ad oggi sono più di 150 le versioni de La Cumparsita e che la stessa ha riscosso più introiti dai<br />

diritti d’autore di qualsiasi altro brano di tango mai scritto.<br />

Questa la storia raccontata dai documenti e dai personaggi coinvolti, tuttavia, sfugge ancora il motivo della fama di questo<br />

brano. Sembra un paradosso che una composizione così semplice, dal valore artistico modesto, abbia avuto più popolarità<br />

ed attrattiva di tanghi musicalmente più pregevoli.


T A N G O


T A N G O<br />

Eppure, il segreto risiede proprio nella semplicità de La<br />

Cumparsita. Astor Piazzolla ne parla come di un brano<br />

spaventosamente povero, pur incidendone diverse versioni;<br />

la povertà stava nell’uniformità armonica fondata su tre<br />

accordi base, quando negli altri tanghi vi era sempre una<br />

modulazione in tonalità parallele o vicine. Ma, se da un lato<br />

La Cumparsità possiede una struttura semplice, dall’altro si<br />

presta ad essere interpretata in modo originale da ciascun<br />

esecutore. È un brano molto malleabile, che offre spazio<br />

agli arrangiamenti e, quindi, alla personalità di ogni<br />

interprete.<br />

Rodríguez forse trovò inconsapevolmente il segreto del<br />

successo, mettendo insieme un attacco subito orecchiabile<br />

che le conferì massima popolarità, ed una partitura<br />

musicale così essenziale che chiunque, al mutare anche<br />

del gusto musicale, avrebbe potuto arrangiarla rendendola<br />

sempre attuale. A riprova di quanto detto, basta ascoltare<br />

le versioni delle più grandi orchestre di tango, da D’Arienzo<br />

a Di Sarli, da Troilo a Pugliese, per comprenderne la<br />

versatilità. Fu talmente sfruttato come brano, che radio,<br />

televisione e cinema lo utilizzarono ampiamente in diversi<br />

programmi e film. Le note de La Cumparsita risuonano, ad<br />

esempio, nel film “Viale del tramonto” del 1950, “A<br />

qualcuno piace caldo” del 1959 e “Ti va di ballare?” del<br />

2006.<br />

Oggi, nel mondo delle milonghe, ogni ballerino sa che sulle<br />

note de La Cumparsita termina la serata e quindi, per<br />

tradizione, sceglie di ballarlo con la propria compagna o<br />

con la ballerina preferita. Questa usanza di chiudere la<br />

notte danzante sulle note del più celebre dei tanghi risale<br />

agli anni ’50, quando l’orchestra di Juan D’Arienzo incise<br />

una versione che divenne molto popolare, a tal punto che<br />

nelle sue esibizioni dal vivo si riservava sempre di lasciarla<br />

come ciliegina sulla torta per il gran finale. Fu così che in<br />

tutti i club di Buenos Aires prese piede l’abitudine di<br />

imporre La Cumparsita come ultimo brano, una tradizione<br />

che poi si estese in tutto il mondo e ancora oggi viene<br />

rispettata in qualsiasi milonga.


P I T T U R A


P I T T U R A<br />

Questa pittrice / illustratrice Calabrese, Monica Di<br />

Lorenzo, studia presso l’istituto Europeo di Design a<br />

Roma, con specializzazione in illustrazione. Terminati gli<br />

studi lavora per le case editrici quali la De Agostini, L’isola<br />

dei Ragazzi, Rubettino, Ardea, Editions Piccolia (Francia),<br />

Calabria Letteraria Editrice, Ghiani Editore.<br />

Uno dei sui elementi fondamentali è il colore. L’olio e<br />

acrilico su tela, o su cartoncino per le sue illustrazioni, che<br />

rende ancor di più rappresentativo il suo modo di<br />

lavorare. Monica è attenta ai passaggi cromatici, alle<br />

sfumature impercettibili, ai pazienti passaggi ed a quegli<br />

accostamenti che solo un’attenta osservatrice e pittrice<br />

del suo calibro può notare. Dalle mille sfumature del blu,<br />

dell’ ocra, del verde, che permettono ancor di più quell’<br />

iperrealismo che, senza uno studio attento, non<br />

potrebbe esistere nel “ bel disegno”.<br />

Questo permette al suo estro di essere competitiva con<br />

se stessa, di mettere alla prova le sue abilità e capacità<br />

artistiche creative. L’iperrealismo è uno stile in cui non<br />

c’è molto spazio per essere originale, ciò permette che<br />

ogni dipinto , disegno, sia unico . Le opere vivono la loro<br />

vita, ingannando la persona e costringendola a credere<br />

nell’illusione fotografica così che, solo in un secondo<br />

momento, noti l’accuratezza della pennellata, di una<br />

mano ferma e sicura di quello che sta facendo solo un<br />

abile maestro.<br />

La sua capacità di usare la “meccanica” riproduzione<br />

della realtà, vengono usate per costruire l’illusione nelle<br />

proprie tele, illusione che il nostro occhio ben accoglie<br />

lasciandosi ingannare e stupire.


G L A S S A R T<br />

di Assia Karaguiozova<br />

Fluttuanti e leggere,<br />

volteggiano sulla superficie<br />

dell’acqua, come ballerine<br />

graziose. Nymphaeae dalle<br />

sfumature più delicate,<br />

raccontano storie delle favole e<br />

dei sogni. Fossero in vetro,<br />

sarebbero ondeggianti e<br />

trasparenti, dalle sfumature<br />

misteriose, che mutano,<br />

attraversate dalla luce. Un<br />

movimento che si ferma e si<br />

impronta sulla forma,<br />

ciascuna con la propria<br />

identità. Protagonista


L I B R I<br />

Rubrica a cura del blog<br />

"Il COLORE DEI LIBRI"<br />

<br />

http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/<br />

GIALLO 238<br />

di Paola Montorfano<br />

Prezzo: € 6,99 | Ebook: € 0,00<br />

Pagine: 124 | Genere: Giallo<br />

Editore: Mille battute edizioni<br />

TRAMA<br />

La formula a cui lavorano Charlotte e il suo<br />

assistente in una miniera abbandonata<br />

potrebbe garantire all’umanità un futuro<br />

energetico green, purché essa non cada<br />

nelle mani sbagliate prima di essere<br />

completata. Il passato della ricercatrice,<br />

collegato ai movimenti sovversivi parigini e<br />

alle miniere di uranio del Congo, è oscuro<br />

quanto gli uomini di cui si circonda, primo<br />

tra tutti il suo ambiguo e perverso amante,<br />

agente dei servizi segreti o commerciante<br />

libanese di diamanti. I personaggi di Giallo<br />

238 svelano senza pudore le crudeli regole<br />

su cui si fonda il mercato più sanguinario del<br />

mondo: quello dell’energia.<br />

GIALLO 238<br />

Recensione di Valentina Sanzi<br />

Si stima che negli ultimi decenni la temperatura media del Pianeta si aumentata di circa<br />

0,98 gradi centigradi, che il giacchio marino artico sia diminuito del 12,85% e che il livello<br />

del mare, come diretta conseguenza, abbia subito un innalzamento annuo di 3,3 millimetri<br />

a partire dal 1870. Diversi studi hanno, inoltre, confermato che il decennio 2009 – 2019 sia<br />

stato il più caldo mai registrato e che il 2020 sia stato secondo solo al 2016 in quanto a<br />

temperature massime raggiunte. Gli eventi metereologici estremi, dal 1990 ad oggi, non<br />

hanno fatto altro che intensificarsi, sia in relazione alla propria forza distruttrice, sia per quel<br />

che riguarda la frequenza del loro verificarsi, spostando così nettamente l’attenzione del<br />

mondo intero sulla gravità del cambiamento climatico. Nonostante qualcuno tenti ancora di<br />

minimizzare o addirittura negare l’esistenza di una vera e propria crisi che sta portando la<br />

Terra sempre più vicina al punto di non ritorno, sul piano internazionale si sta cercando di<br />

guidare l’umanità verso scelte maggiormente consapevoli, capaci quindi di porsi a favore<br />

del benessere ambientale, attraverso campagne di sensibilizzazione più o meni efficaci,<br />

alle quali ognuno nel proprio piccolo può dare avvio. Inserire il macro-argomento all’interno<br />

di una narrazione specifica destinata ad intrattenere e fruibile da un pubblico<br />

potenzialmente molto vasto ne è un esempio e così ha deciso di fare Paola Montorfano.<br />

Giallo 238 è, infatti, un breve viaggio che tenta di scavare a fondo nell’ambiguità dell’animo<br />

umano, svelandone i più torbidi segreti e le più oscure pulsioni, all’interno di un contesto<br />

fortemente problematico, di fronte al quale, però, né l’avidità né la brama di potere sono<br />

mai stati disposti a sottomettersi: il valore di una vita nulla può contro il denaro, la fama e il<br />

prestigio. Un futuro più sostenibile è davvero possibile? Intenzionata a lasciare alle future<br />

generazioni un pianeta più prospero e accogliente, Charlotte, direttrice del più importante<br />

laboratorio scientifico del Nord Europa, con l’aiuto del suo fidato collaboratore Giovanni, ha<br />

messo a punto una formula che, se funzionasse, permetterebbe di ricavare energia pulita e<br />

riutilizzabile dall’uranio. Contro ogni tipo di scetticismo. E purché essa non finisca nelle<br />

mani sbagliate. La segretezza del progetto è, infatti, elemento fondamentale per la sua<br />

riuscita: se si scoprisse la vera natura del lavoro di Charlotte la sua stessa vita sarebbe in<br />

pericolo. E lei non è l’unica a volerlo vedere realizzato: il passato è un’incognita ancor più<br />

insidiosa del presente. Forte di una struttura narrativa asciutta, solida e priva di orpelli<br />

funzionali unicamente a loro stessi,<br />

Giallo 238 si presenta al lettore come una storia fin da subito avvincente e coinvolgente. Il<br />

mistero che insegue le vicende di Charlotte, infatti, non tarderà a svelare il suo potenziale<br />

ricreando già dalle prime pagine quell’atmosfera tipicamente tesa e rarefatta che ogni<br />

amante del giallo anela come fosse ossigeno puro in alta quota. Poco per volta, ma con un<br />

ritmo tambureggiante, sostenuto da uno stile di scrittura immediato, quasi tagliante e<br />

spezzato da una punteggiatura sempre ben calibrata, gli eventi si susseguono lasciando<br />

sul proprio cammino tutta una serie di indizi capaci di monopolizzare totalmente<br />

l’attenzione del lettore stesso, che nel breve tempo necessario a portare a termine il<br />

romanzo non potrà fare a meno di sentirsi avvolto dal calore bruciante che solitamente solo<br />

le parole sono in grado di emanare.<br />

Caratteristica, quest’ultima, che sembrerebbe, in realtà, essere comune alla maggior parte<br />

dei personaggi che colorano il bianco e il nero delle pagine e dell’inchiostro del libro.<br />

Ognuno di essi, e la protagonista in modo particolare, pur non godendo di una<br />

caratterizzazione attenta al minimo dettaglio, sfoggia una personalità ben precisa, a tutto<br />

tondo, in grado di abbracciare in una sola anima forze e debolezze, luci e ombre,<br />

esattamente come un qualsiasi errante essere umano.D’altronde l’irrealtà non fa certo<br />

parte dell’opera di Paola Montorfano, che si radica, al contrario, fortemente, all’attualità.<br />

Attraverso l’espediente narrativo del delitto, infatti, l’autrice affronta con coraggio e finezza<br />

d’intuito una delle tematiche più importanti e critiche degli ultimi anni: quella ambientale.<br />

Oltre a riportare informazioni scientifiche che lasciano trapelare il grande lavoro svolto dalla<br />

stessa scrittrice in fase di studio del romanzo, che non appesantiscono affatto la lettura,<br />

smuove anime e coscienze facendosi portatrice di un messaggio fondamentale per la<br />

sopravvivenza dell’umanità tutta: invertire il corso apparentemente già segnato della storia,<br />

fornire respiro alla nostra casa ed essere rispettosi della natura è tutto ciò che avremmo<br />

dovuto fare in passato e cominciare seriamente ad attuare adesso. Intrighi, sotterfugi ed<br />

enigmi oscuri del passato si intrecciano, così, in maniera incredibilmente soddisfacente ad<br />

una denuncia sociale imponente consacrando l’autrice milanese come una delle scrittrici<br />

emergenti più promettenti nel panorama letterario italiano.


L I B R I E V I D E O<br />

ALESSIA Manfredini<br />

"La parte migliore di te"<br />

La Dafire , scuola di formazione per ballerini e insegnanti ,<br />

nonché franchising fondato da Massimo Giorgianni & Alessia<br />

Manfredini, ha pubblicato un nuovo lavoro di Alessia<br />

Manfredini, un e-book, lo trovate in versione italiana e inglese,<br />

dal intitola “La parte migliore di te”, è un viaggio attraverso<br />

le esperienze di Alessia per aiutare i ballerini ad avere una<br />

visione di se stessi , spronando lo stile personale e<br />

l’individualità di ognuno!<br />

Il libro, scritto con un linguaggio comprensibile ed immediato ,<br />

contiene esperienze personali e esercitazioni immediate che<br />

permettono l’uso del materiale formativo rendendolo pratico a<br />

tutti ..<br />

Il libro è in vendita on line direttamente dal sito<br />

Danceasfire.com<br />

“La parte migliore di te”, può essere considerato un alleato<br />

per ballerini durante la pratica e la preparazione alle<br />

performance, ed agli insegnanti che desiderano avere nuovi<br />

elementi durante le lezioni ! Inoltre vi suggeriamo di guardare<br />

anche il video:<br />

RUOLO FEMMINILE DANZE STANDARD !<br />

per comprendere quanto il ruolo femminile nelle danze<br />

standard sia essenziale. Spesso la donna non sviluppa a<br />

sufficienza la sua attività come individuo ed il suo contributo<br />

alla coppia. In questo video, Alessia Manfredini condivide i<br />

valori necessari per esprimere liberamente le proprie<br />

emozioni in relazione al partner. Questo video ti darà una<br />

chiara linea d'azione per migliorare il tuo ruolo di donna nel<br />

ballo da sala attraverso i seguenti valori:<br />

Fiducia<br />

Pazienza<br />

Partecipazione<br />

Conoscere e dimenticare<br />

Misura<br />

Potere del silenzio<br />

Ognuno di questi valori sarà chiaramente spiegato<br />

singolarmente, in modo da permettervi di comprenderli e<br />

metterli in pratica. Faranno la differenza nella vostra danza e<br />

nella chiarezza del ruolo che avete per rendere al meglio. La<br />

conoscenza è il primo passo, agire su questa conoscenza è il<br />

secondo passo.


L I B R I<br />

Silenzi sul mare<br />

<br />

Silenzi stellati<br />

Silenzi del cuore<br />

Silenzi di paure<br />

Silenzi di emozioni<br />

Silenzi di noia<br />

Silenzi di gioia<br />

Silenzi vuoti e colmi di parole<br />

Silenzi sul mare<br />

Che ascoltano… la tua vita


V I A G G I<br />

V I A G G I E N A T U R A<br />

G I G A N T E S C O T R O N O R O S S O L A M P O N E S U L L A G O<br />

ORTICOLARIO<br />

D I C O M O D O V E S E D E R S I F I N O A L L ' A U T U N N O<br />

di Delfina Capasso<br />

Una delle installazioni presentate sulla piattaforma virtuale Orticolario<br />

“The Origin” diventa realtà. Ed ecco "Delenimentum", la versione<br />

titanica della mitica Adirondack Chair, a pochi passi dall’imbarcadero<br />

sulla “punta” della riva di Cernobbio. Per lasciarsi sedurre dal paesaggio<br />

in un modo unico.<br />

Orticolario, la rassegna autunnale tutta dedicata alla natura ed ai nuovi<br />

modi di vivere il giardino ed il giardinaggio, continua a (dis)seminare sul<br />

territorio la sua visione di paesaggio, trasformando in realtà un altro dei<br />

progetti presentati sulla piattaforma virtuale Orticolario “The Origin”. Ed<br />

ecco un gigantesco trono rosso lampone, a pochi passi dall’elegante<br />

imbarcadero in stile Liberty sulla “punta” della riva di Cernobbio, sul Lago<br />

di Como, dove potersi ritrovare fino all’autunno.<br />

Il trono si chiama "Delenimentum", ovvero attrazione, fascino, incanto,<br />

ed è la versione titanica della mitica Adirondack Chair, creata nel 1903<br />

dal progettista Thomas Lee durante un periodo di vacanza sui monti<br />

Adirondack, nello stato di New York.<br />

Quella voluta da Orticolario è realizzata artigianalmente con legno di<br />

recupero dal laboratorio veneto Limperfetto (www.limperfetto.design), e<br />

sarà contornata da un’aiuola allestita dal vivaio e studio di progettazione<br />

giardini piemontese Fratelli Leonelli (www.fratellileonelli.com):<br />

comodissima per tutti, ma ideale per due giardamanti – così come gli<br />

organizzatori di Orticolario chiamano gli amanti della vita in giardino –<br />

che si lasciano sedurre dal paesaggio. Nel simbolo di quel ritorno dello<br />

stare insieme all’aria aperta.<br />

Orticolario, giunto alla dodicesima edizione, è l'evento culturale dedicato<br />

a chi vive la natura come stile di vita. Teatro della manifestazione è il<br />

parco botanico di Villa Erba a Cernobbio (CO), dimora ottocentesca<br />

affacciata sulle sponde del Lago di Como, residenza estiva dell’infanzia<br />

del regista Luchino Visconti. Tratto distintivo dell’evento è la proposta di<br />

giardini tematici e installazioni artistiche ispirati al tema dell'anno, tra i<br />

quali spiccano le realizzazioni dei selezionati al concorso internazionale<br />

“Spazi Creativi”. Titolo dell'edizione 2020 e <strong>2021</strong> è “Ipnotica”, il tema è la<br />

“Seduzione”, mentre la pianta protagonista è l'Acero. La manifestazione,<br />

che nel 2019 ha sfiorato la soglia dei 30.000 visitatori, è arricchita da<br />

un'ampia offerta di piante rare, insolite e da collezione, artigianato<br />

artistico e design con più di 290 espositori rigorosamente selezionati, da<br />

un fitto calendario di incontri e da numerosi laboratori didattico-creativi<br />

per i bambini, oltre a performance, proiezioni di film nelle segrete della<br />

Villa Antica e show floreali. Al centro della rassegna, l'arte, capace di<br />

andare oltre e di abbattere i confini tra interno ed esterno. Durante i tre<br />

giorni di evento e per tutto il resto dell'anno vengono raccolti contributi<br />

per il Fondo Amici di Orticolario, che sostiene progetti per la promozione<br />

della cultura del paesaggio e per cinque associazioni benefiche del<br />

territorio.<br />

Orticolario 2022 si svolgerà dal 30 settembre-2 ottobre Villa Erba,<br />

Cernobbio (CO),<br />

sul Lago di Como.<br />

ph Monica Irma Ricci<br />

Photo LoRes_ASH<br />

ph Monica Irma Ricci


V I A G G I


V I A G G I<br />

LE TRE CIME DI LAVAREDO soprannominate “LE REGINE DELLE DOLOMITI” per la loro unica bellezza, fanno parte del<br />

Patrimonio UNESCO. Si trovano nella regione Veneto. Simbolo delle Dolomiti, LE TRE CIME DI LAVAREDO sono tra le<br />

montagne più suggestive, spettacolari ed imponenti delle Alpi, sono apprezzate, ammirate, fotografate e riprese dai turisti<br />

del mondo intero. Sarebbe difficile trovare le parole appropriate per descrivere quanto sono straordinarie queste<br />

montagne, quello che lo sguardo possa ammirare ed i sentimenti che si provano quando ci si trova accanto. Vanno vissute<br />

personalmente, toccate con lo sguardo ed anche con le mani. Credo che sono nate proprio quando la forza divina ha<br />

regalato agli esseri umani il Creato. Nessun altro, a parte Dio, sarebbe riuscito a fare meglio queste uniche, meravigliose<br />

Cime. Sono un vero spettacolo visto ed ammirato anche da me in una splendida giornata d’estate in cui il sereno faceva da<br />

padrone, rendendo molto piacevole l’escursione proposta. Per goderle pienamente e per ammirarle in tutta la loro<br />

maestosità, si deve fare tutto il giro all’anello delle Tre Cime, fermarsi spesso per ammirarle e fotografarle, fare delle soste ai<br />

Rifugi Auronzo, Lavaredo e Locattelli. Tutto questo rappresenta una impresa, non tanto impegnativa per chi è già allenato<br />

ma, comunque, fattibile anche per chi, pur non essendo troppo allenato, si impegna perché possa raggiungere la meta<br />

prescelta, facendo attenzione alla presenza di pietre per tutto il percorso. Prima di salire alle Tre Cime ci si può fermare al<br />

Lago di Misurina, un bel lago dalle acque turchesi, sempre tremanti in cui si specchiano meravigliosamente le sagome<br />

piramidali delle Tre Cime di Lavaredo. Incastonato tra le montagne maestose, il lago è circondato da alberghi eleganti, da<br />

bar e dagli immancabili negozietti di souvenir, cartoline colorate messe in bella vista, parcheggi affollati a pagamento e tanta<br />

gente. Lasciato indietro Il Lago di Misurina con il suo caos si prosegue verso il Lago Antorno, che non è altro che un piccolo<br />

ma grazioso laghetto di montagna. Anche qui, come al Lago di Misurina Le Tre cime di Lavaredo si specchiano nelle sue<br />

acque creando una splendida immagine. Da qui ci si può scegliere di salire con la propria auto o prendendo l’autobus di<br />

linea che sale regolarmente alle Tre Cime. La strada è ben mantenuta ed asfaltata, ma abbastanza impegnativa, piena di<br />

tornanti stretti, difficili; in compenso, il paesaggio, visto dal finestrino dell’autobus, si presenta sempre più bello, le<br />

montagne, le vallate, gli strapiombi pericolosi che incutono paura. A valle si intravede il Lago di Misurina come uno<br />

splendido occhio di acque turchesi e la città di Auronzo abbracciati dalle montagne circostanti.


V I A G G I<br />

Scesi dall’autobus nel Parcheggio Auronzo si ha davanti una immensa parete rocciosa delle Tre Cime che già riesce ad<br />

impressionare lo sguardo ed incantarlo. Il Rifugio Auronzo è a due passi dal parcheggio seguendo una strada in salita.<br />

Proprio da qui comincia il giro delle Tre Cime di Lavaredo. A ridosso del Rifugio Auronzo, il paesaggio diventa spettacolare,<br />

grandioso, unico. Le montagne svettano imponenti, orgogliose nel cielo, toccando le nuvole bianche, come se fossero di<br />

cotone. Dei torrioni dominano il luogo con le loro pareti verticali, ostentando tutte le sfumature della dolomia. Mi sono<br />

fermata ammaliata, con il fiato sospeso per la grande emozione che provavo. Avevo davanti al mio sguardo uno spettacolo<br />

unico della natura, straordinario, mai visto, uno scorcio delle Dolomiti che andrebbe visto almeno una volta nella vita. Un<br />

sentiero sterrato si snoda proprio ai piedi di queste montagne e dall’altro lato c’ è uno strapiombo e bisogna fare attenzione.<br />

Viste dall’altezza del Rifugio Auronzo le persone camminavano come in una processione sul sentiero roccioso a tratti<br />

polveroso; sembravano delle lunghe file di formiche in continuo movimento. Il tempo dava il meglio di sé ed era quello che<br />

avevo desiderato per quel giorno. Nonostante il caldo si respirava un’aria frizzante, pura, salutare, di alta quota. Davanti a<br />

tanta bellezza e grandiosità ci si sente piccoli, forse anche indifesi, ma comunque invasi da un inevitabile sentimento di<br />

soddisfazione personale e di un benessere confortante per aver avuto il privilegio e l’opportunità di godere dei fantastici<br />

momenti accanto alle Tre Cime. Questo può essere un modo piacevole di farti riconnettere con la natura circostante<br />

incontaminata, di provare quel bel sentimento ancestrale di far parte di essa effettivamente. Dopo aver proseguito per un<br />

tratto di strada sul sentiero roccioso, si arriva alla “Cappella degli Alpini”, una piccola chiesetta eretta in onore degli scalatori<br />

precipitati. Dentro la chiesetta piccola e raccolta regna un’atmosfera tipicamente religiosa, piena di grande suggestione. Un<br />

segno di spiritualità e di speranza. Un altare semplice ed alcune icone ti invitano a fare una breve preghiera, ricordando Dio.<br />

Dalla chiesetta si prosegue verso Il Rifugio di Lavaredo e poi verso il Rifugio di Locatelli seguendo le pareti montuose delle<br />

Tre Cime. Il percorso diventa spesso impegnativo, ma fattibile, i sentieri sono ben visibili, in piano, con qualche salita e sono<br />

ben segnalati. Man mano che proseguivo la camminata mi fermavo spesso per assaporare la grandiosità delle Tre Cime. Dai<br />

Rifugi Di Lavaredo e Di Locatelli si possono ammirare Le Tre cime da un altro angolo diverso, scattare le foto e riprenderle<br />

tramite video in tutta la loro bellezza, cogliere ogni sfaccettatura. Perché sì, viste anche da qui Le Tre Cime si esibiscono<br />

maestose, imponenti e riescono a rapire lo sguardo e ad incantare l’anima. Che fantastica sensazione camminare e<br />

fermarsi davanti a questa “infinita bellezza” delle Dolomiti!... Fare il giro delle Tre Cime di Lavaredo per me è stata la più bella<br />

esperienza vissuta tra le montagne. Ho trascorso una giornata indimenticabile, provando delle emozioni mai vissute; il<br />

paesaggio ripaga di ogni fatica. Un’esperienza imperdibile e decisamente da ripetere. Questi straordinari posti rimangono<br />

nel cuore per sempre.


V I A G G I E C U C I N A


V I A G G I E C U C I N A<br />

<strong>Settembre</strong>, il mese del ricominciare. Mese di movimenti e di inizi, ma per molti ancora mese di vacanza, per chi<br />

ama la tranquillità e vuole spendere un po' meno. Come dice una canzone di Neil Diamond, “ September<br />

Morn”, cioè mattina di settembre, il risveglio al nuovo ed il ritorno alla vita quotidiana ripensando al tempo<br />

trascorso. Ma per non addentrarci subito nello lo stress di tutti i giorni vi propongo un viaggio romantico in quel<br />

di Monte Isola, comune della provincia di Brescia dell’omonima isola.<br />

Monte Isola, uno dei borghi più belli d’Italia, è l’isola lacustre più grande della Penisola Italiana e<br />

dell’Europa centrale e meridionale. Per raggiungerla bisogna prendere il traghetto da uno dei punti<br />

d’imbarco, quali: Sulzano, Sale Marasino, Iseo, Pisogne, Lovere, Tavernola Bergamasca e Sarnico.<br />

Una volta sbarcati, deciderete come spostarvi, perché gli unici mezzi di trasporto consentiti sono le biciclette (io,<br />

vi consiglio il tandem) che potrete affittare in uno dei negozi vicino al porticciolo ma, se decidete di usare la<br />

vostra privata, ricordatevi di caricarla sul traghetto. E’ disponibile il servizio di trasporto minibus comunale<br />

acquistando il biglietto direttamente a bordo, che vi trasporterà nei luoghi più importanti dell’isola. Per gli amanti<br />

delle passeggiate, armandovi di comode scarpe, potrete addentrarvi nei percorsi escursionistici tra viottoli e<br />

mulattiere. La zona meridionale dell’isola è quella più nota e turistica. Questa zona ha tantissimo da offrire. E’<br />

possibile sbizzarrirsi tra relax, passeggiate lungo il lago alla scoperta di bellissimi borghi abitati, percorsi di<br />

trekking che portano alla Rocca Martinengo o fino al Santuario della Madonna della Ceriola o per fare un pic-nic<br />

in una delle aree attrezzate. Ci si può rilassare su una delle spiagge attrezzate a prendere il sole e a fare un bel<br />

bagno fresco nelle acque del lago.<br />

Non dimenticatevi di assaggiare le specialità gastronomiche ed i prodotti tipici del luogo, scegliendo tra le<br />

tante varietà di ristoranti, locali e negozi di alimentari dove potrete degustare un aperitivo tipico del posto. Non<br />

avrete problemi a trovare tranquillamente dove soggiornare, potendo scegliere tra alberghi, case vacanza ed<br />

alloggi in affitto che trovate sparsi sull’isola. Oltre alle passeggiate in bici ed alle escursioni di trekking si<br />

possono visitare molti monumenti storici ed i borghi caratteristici dell’isola. Tra i più conosciuti ci sono la<br />

Rocca Martinengo, la chiesa di San Michele Arcangelo, villa Oldofredi , la chiesa di San Giovanni Battista, il<br />

borgo medioevale di Novale, la villa Ferrata ed il tour delle isole di San Paolo e di Loreto raggiungibili in battello.<br />

A Monte Isola si trovano due musei degni di una visita: il museo della rete ed il museo della pesca. In<br />

quest’ultimo si può ripercorrere la storia della pesca, l’attività commerciale principale dell’isola da anni e che<br />

ancora oggi ricopre un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni; si possono osservare le varie tecniche<br />

usate ed i rispettivi strumenti utilizzati. Monte Isola è famosa in tutto il mondo per la fabbricazione delle reti da<br />

pesca e di qualsiasi rete sportiva, che è stata per anni il settore più fiorente a livello commerciale ed economico<br />

di tutto il territorio. Potrete, inoltre, fare visita ad uno dei due retifici presenti sull’isola e farvi raccontare la storia<br />

e l’arte di questa antica professione.<br />

Nel 2016 ospita una delle opere più caratteristiche dell’artista bulgaro-newyorkese, Chisto “The Floating<br />

Piers” visitata da milioni di persone. Un piccolo territorio ricco di cultura, natura, arte, storia e prodotti tipici<br />

locali, tra i quali non si può non menzionare il salame tipico monteisolano, che ha caratteristiche particolari,<br />

come la salagione molto leggera, la leggera affumicatura naturale con ramoscelli di ulivo, alloro e bacche di<br />

ginepro; l’uso di aromi naturali e spezie macinate al momento, tra cui la miscela di vino e aglio fresco che dona<br />

sentori unici a questo salame, il taglio a punta di coltello, senza aggiunta di grasso; le carni impiegate (lonza,<br />

coppa, filetto, coscia) che sono della migliore qualità, in quanto provenienti da suini nati, allevati e macellati in<br />

Italia, con filiera garantita. Il lardo ubriaco, le salsicce e le salamelle, il culatello, il lonzino e la pancetta. Uno dei<br />

prodotti che la fanno da padrona è la sardina essiccata tradizionale del lago d’Iseo presidio Slow Food. Il<br />

coregone e la sua bottarga ottimi prodotti da assaggiare. Frutti di bosco e marmellate. Il microclima lacustre ha<br />

favorito le coltivazioni di viti per la produzione di vini rossi, bianchi e bollicine che non hanno nulla da invidiare<br />

alla vicina Franciacorta. Le coltivazioni di ulivi autoctoni per la produzione di un olio extravergine d’oliva di<br />

ottima qualità con sentore di carciofo, mandorla ed erbe aromatiche, colore paglierino e un gusto dolce e appena<br />

piccante, ottimo da gustare con il pesce di lago. Beh, che dire, vi invito a fare un salto a Monte Isola e farvi<br />

trasportare dal territorio e dai suoi misteri…


V I A G G I E C U C I N A<br />

Ingredienti x 4 p<br />

Tagliolini freschi 400 gr<br />

1 cipolla rossa<br />

150gr di pomodorini<br />

300 gr di filetti di salmerino<br />

brodo di pesce di lago<br />

sale, pepe, peperoncino(facoltativo e a piacere)<br />

prezzemolo trito, mentuccia<br />

aglio<br />

olio evo monteisolano<br />

Procedimento<br />

Lavare e pulire il salmerino, prelevare i filetti ed eliminare la pelle. Tritare<br />

la cipolla. Rosolare la cipolla con un spicchio di aglio in camicia.<br />

Eliminare l’aglio e aggiungere i pomodorini tagliati a metà. Fare rosolare<br />

ed insaporire. Nel frattempo cuocere per un minuto la pasta lasciandola<br />

molto al dente in abbondante acqua salata.<br />

Aggiungere il filetto di salmerino tagliato a pezzetti, sale e pepe al fondo<br />

di pomodorini e fare insaporire molto velocemente. Scolare la pasta ed<br />

aggiungerla alla salsa e finire la cottura risottando con poco brodo di<br />

pesce fino a quando i tagliolini ed il pesce saranno cotti. Cospargere di<br />

prezzemolo fresco e mentuccia fresca.<br />

Servire con un filo di olio extravergine d’oliva monteisolano e del pepe<br />

negro grattugiato fresco.


V I A G G I E B E N E S S E R E


V I A G G I E B E N E S S E R E<br />

La città di Roma non ha eguali al mondo non solo per le bellezze storiche, archeologiche, paesaggistiche ed<br />

architettoniche ma anche per l’incredibile estensione e varietà del verde che – tra ville storiche, aziende agricole e riserve<br />

naturali - rappresenta il 63,8 % del territorio comunale ovvero 82mila ettari sui 128 mila totali. Troppo spesso ci<br />

dimentichiamo di questo patrimonio unico, persi come siamo nella frenetica routine della vita metropolitana.<br />

Qualche tempo fa, mentre ero incolonnato nel traffico automobilistico nel quale trascorrevo oltre un’ora al giorno per<br />

andare verso il mio nuovo lavoro, iniziai ad esaminare alla mia destra una lunga e verdissima dorsale sopraelevata sulla<br />

campagna, profilo dell’antica colata lavica su cui gli antichi Romani sapientemente costruirono le prime miglia della Via<br />

Appia, sfruttando in questo modo il materiale lavico a disposizione e la posizione rialzata, nonché la pendenza costante e<br />

mai troppo eccessiva.<br />

Da lì iniziai a meditare su di un’alternativa alla “scatoletta di metallo”, dopodiché cominciai a studiare i percorsi più sicuri,<br />

le altimetrie più favorevoli e la bicicletta giusta per me. Ah, già, la bicicletta: una passione nata ad Amsterdam durante<br />

l’Erasmus e mai più abbandonata. Bicicletta intesa assolutamente non come sport od attività ludica bensì come passione<br />

per un mezzo di trasporto urbano da usare tutti i giorni, puro, semplice, economico, sostenibile, che dà senso di libertà.<br />

Una vecchissima mountain bike di quando avevo 9 anni faceva al caso mio e, quindi, dopo aver fatto sistemare gomme e<br />

freni dal meccanico, sono partito per questo viaggio quotidiano che inizia all’alba di ogni giornata lavorativa.<br />

Questo mio viaggio quotidiano casa-ufficio-casa si svolge lungo un percorso di circa 13 chilometri che va dal<br />

quartiere Ostiense, dove abito, all’Aeroporto Internazionale di Ciampino, nei paraggi del quale lavoro. Quasi tutto<br />

il tragitto si sviluppa sul tracciato originale della Via Appia, iniziata nel 312 a.C. e ritenuta una delle più grandi<br />

opere di ingegneria civile del mondo antico.<br />

Oggi l’antica Via Appia (da non confondere con la moderna SS 7 Appia che percorrevo in auto) rappresenta nelle sue<br />

prime miglia un corridoio verde unico al mondo che connette il centro di Roma ad alcuni popolosi quartieri periferici o<br />

comuni circostanti come Capannelle, Ciampino, Marino etc. Percorrerla per andare a lavoro significa attraversare ogni<br />

giorno uno straordinario parco archeologico e naturalistico dove è normale scorgere il fagiano, l’upupa ed il falco, mentre,<br />

con un po' di fortuna, si possono avvistare anche l’istrice ed il sorprendente picchio verde.<br />

Sulla Via occorre fare attenzione non alle famose buche dell’asfalto romano ma ai basoli millenari che, in alcuni punti (in<br />

verità molto limitati), possono risultare parecchio accidentati o scivolosi se bagnati; per questo motivo la bicicletta ideale è<br />

la classica mountain bike, possibilmente con buoni ammortizzatori e, soprattutto, con un ottimo sellino, per il quale<br />

soltanto suggerisco di non badare a spese! Sulla trazione elettrica credo che sia una grandissima opportunità per chi è<br />

meno allenato o per chi ha più fretta e deve affrontare salite più ripide delle mie, ma che forse essa toglierebbe al viaggio<br />

quotidiano quel minimo di sacrificio fisico che poi, con la pratica costante, diventa piacere puro ed adrenalina (oltre che<br />

palestra gratis). Altro aspetto critico è la sicurezza o, almeno, il senso di essa. Sicuramente a tale fine aiutano le buone<br />

dotazioni standard (casco protettivo, vestiti catarifrangenti, luci accese anche di giorno) ed una prudente condotta di<br />

guida. Altri aspetti non secondari sono la possibilità di lasciare in un posto sicuro dai furti la bici e di potersi cambiare a<br />

lavoro: nel mio ufficio non sono disponibili spogliatoi e quindi occorre cambiarsi nella poco agevole toilette e conservare i<br />

vestiti di ricambio nel cassetto della scrivania.


V I A G G I E B E N E S S E R E<br />

Tuttavia, nonostante la lentezza – apparente<br />

– e la sensazione di poca sicurezza nei<br />

percorsi non protetti, è ampiamente<br />

dimostrato che la bicicletta risulta<br />

competitiva come mezzo di trasporto urbano<br />

e di ciò se ne sono accorte anche le<br />

amministrazioni comunali di molte città:<br />

anche Roma si è dotata da pochissimo di<br />

una app gratuita “Roma corre in bici” che<br />

promuove l’utilizzo della bicicletta e dei<br />

monopattini elettrici negli spostamenti in città<br />

e che “certifica” il numero di chilometri<br />

effettivamente percorsi, così da fornire uno<br />

strumento alle Aziende ed agli Enti pubblici<br />

che intendono istituire meccanismi premiali<br />

per i dipendenti che si muoveranno in bici.<br />

Ma, al di là di qualsiasi vantaggio materiale,<br />

il vero valore aggiunto per me, che voglio<br />

comunicarvi ed invitarvi a sperimentare, in<br />

qualsiasi città voi vi troviate, è altrove: il<br />

viaggio quotidiano non è un semplice tragitto<br />

da un punto geografico ad un altro, bensì è<br />

uno spazio personale di meditazione, di<br />

ricarica, di divertimento e di rilassamento<br />

mentale, che consente, all’arrivo, di<br />

affrontare con più energia e meno stress<br />

tutte le attività e gli impegni, e perché no …<br />

riflettere sulla propria vita, su ciò che si fa o<br />

si potrebbe fare, sul conoscere meglio se<br />

stessi e migliorarsi quotidianamente e<br />

costantemente, alla stessa velocità e con lo<br />

stesso sforzo e sfida che richiede una corsa<br />

in bicicletta!


V I A G G I E C U C I N A


V I A G G I E C U C I N A<br />

In una Pompei tanto affascinante da togliere il fiato, tanto “ricca” di storia,<br />

arte e cultura che è praticamente impossibile visitarla in una sol volta, tutto<br />

quello che fa da cornice alla città (alberghi, ristoranti, servizi) deve essere<br />

all’altezza sia in termini contenutistici che estetici. Incastrato tra i famosi<br />

scavi (ovvero il sito archeologico più noto al mondo) e l’imponente<br />

santuario c’è HABITA79 MGallery, Hotel & Spa che combina<br />

un’ospitalità contemporanea con gli elevati standard internazionali garantiti<br />

dal gruppo Accor. Ospitato all’interno di un maestoso edificio del XX<br />

secolo circondato da giardini e sovrastato da un bellissimo rooftop<br />

panoramico, in questo boutique hotel si respira un’eleganza sobria e<br />

raffinata che deriva dalla fusione tra un design moderno e tailor-made e<br />

fonti di ispirazione provenienti dalle antiche domus pompeiane. Habita79 è<br />

l’unico hotel in Europa a disporre di un sistema geotermico, di un impianto<br />

di cogenerazione e di un sistema di accumulo di glicole, nonché di altri<br />

sistemi avanzati di termoregolazione, in grado di garantire un notevole<br />

risparmio energetico e di minimizzare l’impatto sull’ambiente.<br />

Al suo interno due ristoranti: “Il Circolo”, un locale dal design anni ’50<br />

circondato da incantevoli giardini, un moderno social club che offre ai propri<br />

clienti il piacere di una full immersion nella tradizione eno-gastronomica<br />

campana; il “The Roof”, situato sulla splendida terrazza dell’hotel, il luogo<br />

ideale per socializzare e sorseggiare un cocktail assaporando il gusto di<br />

una cucina fusion rivisitata e ammirando lo splendido panorama del<br />

Vesuvio e degli Scavi archeologici di Pompei.<br />

La firma della progettazione dei menù è dell’executive chef Roberto Lepre<br />

che interpreta con maestria la tradizione enogastronomica campana (sia le<br />

ricette che gli ingredienti locali) in chiave contemporanea grazie alle<br />

tecniche innovative apprese lavorando con numerosi chef stellati. Si spazia<br />

quindi dalle linguine alle vongole con peperoncino di fiume e tarallo<br />

napoletano alla caponata di tonno. www.habita79.it


V I A G G I E C U C I N A<br />

Ingredienti<br />

300 gr di vongole<br />

1 spicchio di aglio senza anima<br />

60 gr di olio evo<br />

140 gr di linguine<br />

Tarallo napoletano<br />

450 gr di farina 00<br />

400 gr di farina integrale<br />

190 gr di acqua<br />

8 gr di lievito<br />

14 gr di zucchero<br />

18 gr di sale<br />

8 gr di pepe<br />

Procedimento Per il tarallo napoletano<br />

Mischiare le farine e porle a fontanella su una<br />

spianatoia; aggiungere tutti gli ingredienti ed infine<br />

amalgamare con acqua fino a formare un panetto. Per<br />

formare i taralli formare dei filoncini lunghi 20 cm.<br />

Unire le due punte superiori, arrotolare facendo 4-5<br />

giri e sigillare premendo leggermente anche l’altra<br />

estremità. Unire i due lembi e formare delle ciambelle.<br />

Adagiarle mano a mano che sono pronte su una teglia<br />

rivestita con carta forno. Lasciare lievitare i taralli in<br />

un luogo tiepido per 3 ore. Infornarli a 180°C per 55<br />

minuti.<br />

Per il primo piatto<br />

Privare i peperoncini di fiume dei semi, tagliarli a<br />

julienne e condirli con sale, pepe e olio evo.<br />

Preparare il soffritto con aglio, peperoncino e un filo<br />

d’olio e, solo alla fine, aggiungere le vongole. Scolare<br />

la pasta ed impiattare guarnendo con vongole e<br />

tarallo napoletano sbriciolato.


V I A G G I E C U C I N A<br />

Ingredienti<br />

Salsa di pomodorino corbarino (ottenuta da 300 gr di<br />

corbarino)<br />

400 gr di scarti di baccalà<br />

1 becco di aglio senza anima<br />

2 foglie di basilico<br />

20 gr di prezzemolo<br />

Morbido di patate<br />

300 gr di patate<br />

8 gr di sale<br />

Olive essiccate q.b.<br />

Pepe q.b.<br />

Procedimento<br />

Bollire le patate fino a cottura, sbucciarle, passarle e<br />

condirle. Per la preparazione della salsa al<br />

pomodorino corbarino preparare il soffritto con un filo<br />

d’olio, aglio e scarti del baccalà; inserire i pomodorini,<br />

le foglie di basilico e il prezzemolo; far cuocere il tutto<br />

per circa 15 minuti. Eliminare gli scarti di baccalà e<br />

passare il sugo ottenuto nel mixer.<br />

Scottare il baccalà in padella facendo attenzione e<br />

cuocere per il 70% il lato della pelle e per l’altro 30%<br />

gli altri lati per ottenere una cottura perfetta.<br />

Assemblare il piatto aiutandosi con uno stampino<br />

posizionato al centro: creare un disco di patate,<br />

togliere lo stampino, adagiare il baccalà scottato sul<br />

disco e terminare il piatto con il sugo di pomodoro e le<br />

olive essiccate.<br />

Ingredienti<br />

Salsa di pomodorino corbarino (ottenuta da 300 gr di<br />

corbarino)<br />

400 gr di scarti di baccalà<br />

1 becco di aglio senza anima<br />

2 foglie di basilico<br />

20 gr di prezzemolo<br />

Morbido di patate<br />

300 gr di patate<br />

8 gr di sale<br />

Olive essiccate q.b.<br />

Pepe q.b.<br />

Procedimento<br />

Bollire le patate fino a cottura, sbucciarle, passarle e<br />

condirle. Per la preparazione della salsa al<br />

pomodorino corbarino preparare il soffritto con un filo<br />

d’olio, aglio e scarti del baccalà; inserire i pomodorini,<br />

le foglie di basilico e il prezzemolo; far cuocere il tutto<br />

per circa 15 minuti. Eliminare gli scarti di baccalà e<br />

passare il sugo ottenuto nel mixer.<br />

Scottare il baccalà in padella facendo attenzione e<br />

cuocere per il 70% il lato della pelle e per l’altro 30%<br />

gli altri lati per ottenere una cottura perfetta.<br />

Assemblare il piatto aiutandosi con uno stampino<br />

posizionato al centro: creare un disco di patate,<br />

togliere lo stampino, adagiare il baccalà scottato sul<br />

disco e terminare il piatto con il sugo di pomodoro e le<br />

olive essiccate.


M A K E U P A R T I S T<br />

Alcuni consigli per mantenere l’abbronzatura<br />

dopo l’estate<br />

Quando esponiamo la pelle al sole, si attiva un<br />

meccanismo di difesa che stimola la<br />

produzione di melanina, pigmento<br />

responsabile dell’imbrunimento della cute. La<br />

melanina agisce come un vero e proprio filtro<br />

naturale, in grado di respingere l’azione<br />

dannosa dei raggi ultravioletti, evitando danni<br />

e lesioni cutanee. La quantità di melanina<br />

varia da persona a persona ed è determinata<br />

dal patrimonio genetico. In base alla quantità<br />

ed alla qualità di melanina, è possibile<br />

individuare il proprio tipo di pelle, ovvero il<br />

proprio fototipo che è la capacità della pelle di<br />

reagire all’esposizione solare. Per mantenere<br />

più a lungo l'abbronzatura ci sono piccole<br />

regole che possono essere utili per far si che il<br />

nostro incarnato non perda la tintarella.<br />

L’idratazione svolge un ruolo fondamentale<br />

per mantenere l’abbronzatura a lungo. Infatti,<br />

la pelle più è idratata meno tenderà a seccarsi<br />

rischiando così di perdere il suo colorito.<br />

L’idratazione va effettuata con creme a base di<br />

grassi vegetali (oli, burri e ceramidi), che<br />

nutrono in profondità, meglio se arricchite con<br />

acido ialuronico, sostanza in grado di<br />

trattenere l’acqua nella pelle, evitando che<br />

evapori. In alternativa, è possibile utilizzare il<br />

doposole due volte al giorno.<br />

La regola della crema idratante è valida per<br />

tutto l’anno e ancora di più quando si torna dal<br />

mare, per mantenere l’abbronzatura più a<br />

lungo. Al rientro in città si possono prediligere<br />

prodotti dall’azione nutriente ed emolliente, a<br />

base per esempio di aloe, burro di karitè, urea<br />

o glicerina, evitando invece quelli troppo acidi,<br />

come l’acido glicolico che rimuove i pigmenti<br />

dalla nostra pelle. Anche gli oli cosmetici a<br />

base di argan, avocado, semi di lino e altri<br />

vegetali vanno benissimo. Hanno un’azione<br />

emolliente, idratante, rigenerante e<br />

contribuiscono a mantenere la pelle sana e<br />

morbida. Per questi prodotti, l’applicazione<br />

subito dopo la doccia ne faciliterà<br />

l’assorbimento a livello cutaneo della pelle.<br />

Per mantenere l’abbronzatura più a lungo è<br />

molto utile approfittare degli ultimi raggi solari<br />

in modo da stimolare la melanina prolungando<br />

così la tintarella


M A K E U P A R T I S T<br />

Bere molta acqua e assumere alimenti ricchi di betacarotene e antiossidanti come carote, melone, pomodoro, zucca.<br />

Se pensate che esfoliare la vostra cute sia un errore perché cancella l’abbronzatura, vi sbagliate. Al rientro dalle vacanze, per<br />

evitare la disidratazione della pelle, è necessario ridurre rapidamente lo spessore eccessivo dello strato corneo costituito da<br />

cellule morte mediante detergenti granulari, scrub o trattamenti esfolianti a base di acido glicolico o salicilico. Questi<br />

andrebbero fatti a giorni alterni o almeno due volte a settimana per tutto il mese successivo al rientro. Quando è esposta al<br />

sole, infatti, l’epidermide si inspessisce per difendersi dai raggi solari: togliere lo strato superficiale rende la pelle più luminosa,<br />

brillante e ossigenata. Ma non solo, l’esfoliazione stimola anche il rinnovamento<br />

E’ bene evitare per due settimane bagni caldi e preferire invece docce veloci e tiepide. L’acqua calda, infatti, potrebbe<br />

favorire la desquamazione della pelle, lasciando così delle macchie sul corpo. Inoltre, meglio privilegiare gel idratanti al posto<br />

del classico bagnoschiuma che potrebbe aggredire il film idrolipidico della pelle. Infine, per asciugarsi, è bene non strofinarsi<br />

con l’asciugamano ma tamponare la pelle con delicatezza.<br />

I prodotti che contengono alcool, come ad esempio i profumi, possono rendere più arida la pelle e di conseguenza accelerare<br />

la desquamazione. Meglio quindi utilizzare acque profumate e creme a base di oli essenziali, in modo da profumare e al tempo<br />

stesso idratare la pelle senza seccarla.<br />

Per prolungare l’abbronzatura del viso, zona che tende a perdere la tintarella più velocemente, è importante struccarsi<br />

con prodotti delicati ed evitare di sciacquare il volto con acqua calda. Al termine della detersione, è bene applicare<br />

sempre una crema viso idratante.<br />

Insomma, bastano davvero pochi semplici accorgimenti per mantenere l’abbronzatura il più a lungo possibile. Seguire<br />

un’alimentazione appropriata, apportare alla pelle una buona dose di idratazione ed effettuare un’esfoliazione settimanale sono<br />

gli step fondamentali per una tintarella duratura e luminosa.


B E N E S S E R E<br />

Tra le meravigliose sostanze pregiate che la terra ci dona, troviamo<br />

gli olii essenziali, i quali rientrano nel largo consumo del benessere<br />

della cosmesi…Da tempi remoti diverse etnie hanno capito il<br />

beneficio delle essenze nell’abbigliamento e nei profumi e, con<br />

l’invenzione della alambicco, gli Arabi sono riusciti a distillare i frutti<br />

i fiori e le radici appena raccolti ricavandone l’essenza pura da<br />

conservare in boccette di vetro scuro e da utilizzare in svariati<br />

modi. Nel 1928, il termine “Aromaterapia” fu coniato ufficialmente<br />

dal chimico francese Rene-Maurice Gattefossé, riconoscendo<br />

questa disciplina olistica a tutti gli effetti.<br />

L’aromaterapia è considerata una medicina alternativa, capace di<br />

innescare un risveglio sensoriale grazie ai suffumigi o alle creme<br />

ed agli olii da massaggio, ai quali vengono aggiunte 2-3 gocce di<br />

essenza. Gli olii essenziali grazie alla loro versatilità hanno<br />

molteplici azioni e si distinguono in 3 gruppi a seconda della zona<br />

che si desidera stimolare: Note di testa: vi appartengono gli olii<br />

essenziali estremamente volatili, la cui fragranza, in genere molto<br />

fresca e spesso dai toni fruttati rimanda all’ arancio, al bergamotto,<br />

al limone, al pompelmo, mandarino, eucalipto, menta … essi<br />

agiscono rapidamente e in genere hanno un'azione stimolante.<br />

Note di cuore: sono le note più forti . Vi appartengono gli olii<br />

essenziali leggermente volatili, caratterizzati da una fragranza<br />

delicata; essi sono: camomilla, lavanda, neroli, rosa, gelsomino,<br />

geranio, ylang- ylang, melissa, mirto ed hanno effetti riequilibranti.<br />

Note di base: vi appartengono gli olii essenziali , che permangono<br />

a lungo, con una fragranza calda e penetrante; sonoi olii essenziali<br />

estratti da legna, resine e spezie, quali legno di cedro, sandalo,<br />

incenso, patchouly, mirra, cannella.<br />

Il mio consiglio da massaggiatrice è di utilizzare sempre gli olii<br />

essenziali associati al trattamento benessere svolto, in quanto il<br />

trattamento da massaggio è il connubio perfetto che unisce i<br />

benefici dei movimenti delle mani sul corpo all’azione terapeutica<br />

specifica di ogni olio essenziale utilizzato, favorendone<br />

l’assorbimento attraverso la pelle. Il tutto si svolge in un ambiente<br />

con candele e diffusori di aromaterapia per usufruire al meglio del<br />

beneficio delle essenze e, magari, concludere, se in inverno, con<br />

un bel bagno caldo e gocce di essenza preferita per un relax<br />

totale..


C O C K T A I L<br />

Cosa può fare un barista per far sentire gli ospiti i benvenuti?<br />

Avete mai sentito parlare di Hospitality? Cos'è la bar industry?<br />

Fino ad un paio di anni fa sembrava che l'ospitalità e i cocktail bar artigianali fossero in contrasto tra loro però,<br />

con il passare del tempo, tanti imprenditori nei bar, soprattutto quali frontman delle situazioni, si sono resi<br />

conto e disponibili a superare questo modo di pensare, con l'aiuto della professionalità e la conoscenza di<br />

ognuno.<br />

Quindi un ospite varca la porta, contatto visivo quanto serve, saluto e sorrisi e.... Può darsi che si troverà il<br />

miglior cliente per tutta le sera e nei prossimi giorni. L'importante è non cadere mai nel banale con discorsi<br />

altezzos o arroganti.<br />

Ma la verità è che deve esserci un certo livello di fiducia e bisogna sentirsi abbastanza abili nel preparare<br />

bevande in modo da trasmettere il contatto al cliente.<br />

Quindi, le persone si aspettano cose diverse e l’arte di un bravo barista sta nel saper riconosce le esigenze del<br />

momento; non basta, infatti, servire bene un Gin&Tonic e salutare, poiché la professionalità è nel coccolare il<br />

cliente dal benvenuto in poi.<br />

Detto questo, la bar industry doveva attraversare questa fase come una linea spazio temporale per rivedere il<br />

metodo dell’accoglienza del cliente in modo da ampliare il sistema di vendita al dettaglio: la troppa distanza dal<br />

cliente va, infatti, a scapito del servizio.<br />

Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/<br />

WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com<br />

Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/<br />

Danilo Pentivolpe


https://share.amuse.io/dbbP268iXyGN<br />

https://share.amuse.io/20tcbkfQet9s<br />

STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS<br />

"Rhythm " & "Relaxing"<br />

di Julie Collins.<br />

S U T U T T I I D I G I T A L S T O R E<br />

DOPO IL SUCCESSO DI "DILLOALLADANZA" VOL. 1 E 2 ARRIVA SU TUTTI I DIGITAL STORE<br />

UNA NUOVA COLLANA DANCE CHE TI PERMETTE DI ALLENARTI CON IL TUO BALLO<br />

PREFERITO E RILASSARTI CON LE NOTE DI JULIE COLLINS LA COMPOSITRICE AMERICANA<br />

PIÚ RICHIESTA DEL MOMENTO. CLICCA SUI LINK E ASCOLTA IL TUO RITMO.<br />

https://share.amuse.io/KfjWcTuXbPpI<br />

https://share.amuse.io/D088ToBPXlcb


A S T R O D A N C E R<br />

M A K E U P A R T I S T<br />

AMORE<br />

Periodo positivo e romantico. Urano dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la<br />

voglia di corteggiare e di essere corteggiati. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche<br />

dolce follia.<br />

LAVORO<br />

È un buon momento per migliorare la vostra posizione professionale o per capire dove avete sbagliato, con<br />

lo scopo di correggere la rotta. Ogni iniziativa decollerà, portandovi successo e anche qualche bella entrata<br />

economica. L’entusiasmo è ok e avrete voglia di fare tantissime cose; vi sentirete parecchio su di giri e<br />

supererete i vostri limiti: fatevi aiutare da una Bilancia o uno Scorpione.<br />

AMORE<br />

La vita affettiva sarà frizzante, avrete una gran voglia di vivere, di conoscere, di viaggiare. Venere,<br />

dominante, vi renderà dolci e disponibili, vi farà venire la voglia di corteggiare e di essere corteggiati.<br />

Tenderete a strafare troppo e non vi riposerete per niente. Nelle pause, relazionatevi con un Capricorno o<br />

Pesci, vi rilasserà.<br />

LAVORO<br />

<strong>Settembre</strong> sarà allettante e propizio per chi lavora in team o ha un'attività a contatto col pubblico. Riuscirete<br />

a sbalordire i vostri interlocutori, sia per le idee geniali che sfornerete con grande facilità, sia per la vostra<br />

memoria prodigiosa, che vi permetterà di ricordare le preferenze di tutti<br />

AMORE<br />

Da una parte avvertirete una vaga malinconia che vi impedisce di essere soddisfatti di come stanno<br />

andando le cose nella vostra vita affettiva, dall'altra sentirete serpeggiare una sotterranea irrequietezza, che<br />

vi spinge a guardarvi attorno per valutare la possibilità di nuove esperienze.<br />

LAVORO<br />

È un buon momento per capire dove avete sbagliato e, quindi, potrete aggiustare il tiro.<br />

Finalmente prossimamente, i progetti andranno in porto ed otterrete il successo ed anche qualche bella<br />

entrata economica. Concedetevi una passeggiata nel verde e regalatevi almeno dieci minuti di puro relax<br />

ogni tanto. Contattate uno Scorpione, sarà importantissimo farlo.<br />

AMORE<br />

<strong>Settembre</strong> è tutto da dedicare alla persona amata, se tenete al partner de al rapporto. Forse la vostra<br />

innata diffidenza una volta tanto ha ragione d'essere: qualcuno potrebbe cercare di creare situazioni<br />

d'imbarazzo fra voi ed il partner.<br />

LAVORO<br />

Ottimo mese per lavoro e finanze, ma dovrete stare attenti a non essere frettolosi o superficiali: occhio agli<br />

errori, alle distrazioni, verificate i contratti e non fidatevi delle parole. E mi raccomando: tenete da parte<br />

qualche euro, potrebbe sempre servirvi. È un buon momento per smaltire qualche chiletto di troppo,<br />

oppure per riprendervi dopo un periodo di duro lavoro. La consulenza di una Vergine o di un Leone sarà<br />

fondamentale


A S T R O D A N C E R<br />

<strong>TuttoBallo20</strong><br />

Amore<br />

Avrete una marcata sensibilità, sarete vulnerabili e facilmente influenzabili da ciò che succede dentro ed<br />

intorno a voi; spesso vi sentirete soli ed avvertirete un bisogno incredibile di un rapporto sentimentale. Uscite<br />

e conoscete gente!!!<br />

LAVORO<br />

Nella vita professionale nessun altro è preparato quanto voi. Nessuno è temuto più di Voi per la preparazione<br />

e la forza mentale. Se vi applicaste, il vostro futuro professionale potrebbe non conoscere limiti. Se vi sentite<br />

affaticati, dalle innumerevoli attività che praticate, riuscirete ad essere i medici di voi stessi. Fatevi aiutare da<br />

un Acquario o da un Ariete, vi sentirete più completi<br />

AMORE<br />

Nelle vostre relazioni di coppia siete sinceri e controllati. Nelle relazioni durature siete buoni amanti, anche<br />

se, a volte, anteponete gli interessi professionali a quelli di coppia.<br />

Amate sentirvi liberi, ed in una relazione d’amore cercherete più l’affetto che non il contatto fisico.<br />

LAVORO<br />

È da molto tempo che gli Astri vi incitano ad essere prudenti con denaro e impegni finanziari. Nel mirino delle<br />

stelle ci saranno soprattutto i rapporti societari, le collaborazioni, i contratti, la burocrazia. Non agite mai<br />

senza riflettere. Prendetevi delle soste, non stancatevi e regalatevi un momento di puro riposo ogni tanto.<br />

Non sarebbe male incontrarsi con un bel Gemelli, vi aiuterà a dialogare. Parlare per voi è importante<br />

Amore<br />

Circolano molte energie positive, novità, creatività e amore. E' un buon momento: vivetelo alla grande e non<br />

fatevi disanimare da nessuno. Avete dei sogni nel cassetto? Tirateli fuori perché potreste realizzarli in tempi<br />

brevissimi. Mettete in atto i cambiamenti estetici che avete programmato, ed i risultati saranno certamente di<br />

vostro gradimento. In questo modo sarà più facile l’approccio con un amico del Toro<br />

LAVORO<br />

Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete ancora in vacanza, ve la spasserete<br />

senza alcun pensiero. Se dovete lavorare, lo farete con piacere ed entusiasmo ed otterrete non pochi<br />

vantaggi, specie sotto il profilo economico.<br />

Amore<br />

Liti e tensioni andranno a sovvertire anche le relazioni più solide. Lasciate alle spalle tutto questo, le stelle<br />

promettono un sostanziale ribaltamento della situazione. Mettete subito a fuoco quello che vi manca per stare<br />

davvero bene e cominciate a lavorare con decisione<br />

Ci sono molti Scorpione ed amici del Capricorno che aspettano una vostra iniziativa.<br />

LAVORO<br />

Un Mese caratterizzato da una serie di giornate zeppe di attività di routine: lavoro, casa, obblighi familiari. Per<br />

questo è bene prepararsi da subito a gestire lo stress e la fatica derivanti dalla famiglia e dal consueto<br />

ambiente di lavoro. Aspettare sarà la parola d'ordine. Vi sentirete in ottima forma e troverete d'istinto i ritmi di<br />

vita più giusti per voi e le attività fisiche che vi sono congeniali.


A S T R O D A N C E R<br />

<strong>TuttoBallo20</strong><br />

Amore<br />

Vi attendono giorni piacevolissimi sia dal punto di vista relazionale che amoroso. Tutto va per il verso<br />

giusto, con tante stelle che vi appoggiano e danno concretezza alle vostre azioni e vigore ai sentimenti. Un<br />

Gemelli o lo stesso Sagittario, vi può far riflettere sul da farsi<br />

Lavoro<br />

LAVORO<br />

Seminerete e raccoglierete nuovamente successi e gratifiche, sia al lavoro che a scuola.<br />

Tutti i giorni saranno perfetti per firmare contratti, esporvi in prove di studio e parlare in pubblico, per chi<br />

opera in proprio, è prevista una flessione e qualche intoppo.<br />

Se tendete a mettere qualche chilo di troppo, controllate gli eccessi a tavola, specie se siete verso gli “anta”.<br />

AMORE<br />

Vi aspettano giornate piuttosto vivaci: a voi saper sfruttare al meglio gli appoggi cosmici, per ottenere quello<br />

che volete, o per chiudere con le incertezze. Godetevi la vita e la spensieratezza della vostra giovinezza o<br />

anche della vostra mezza età.<br />

LAVORO<br />

È un buon momento per pianificare i vostri passi successivi, capire chi o che cosa vi ha impedito di<br />

raggiungere gli obiettivi, impostare strategie e progetti per il futuro.<br />

L’aspetto positivo di Mercurio vi sosterrà soprattutto nelle questioni pratiche.<br />

Non sempre riuscirete a governare esattamente le vostre forze. Organizzatevi meglio e vedrete che quando<br />

volete riuscite a stupire voi stessi. Ci sono molti Leone e Acquario vicino a Voi.<br />

Amore<br />

Il vostro erotismo sarà in primissimo piano e le manifestazioni passionali saranno esaltate.<br />

Come contorno, però, dovrete fare i conti con la gelosia, la vostra impulsività e un leggero sottofondo di<br />

aggressività. Cercate di essere positivi. E mi raccomando, le cure estetiche sono ben viste. Fatevi<br />

consigliare dalla bella Bilancia, sempre pronta a supporto.<br />

LAVORO<br />

Se siete indipendenti nella professione, settembre offrirà buone opportunità che vi entusiasmeranno,<br />

tuttavia non dimenticate la prudenza: tenetevi alla larga da tutto ciò che non è sicuro, specialmente nelle<br />

faccende di denaro, che potrebbero essere penalizzate da Saturno Siete in forma, ma se cercate di<br />

rilassarvi, vi sentirete perfino meglio.<br />

AMORE<br />

Vi attende un mese caldo e luminoso; non solo l'amore sarà sempre in primo piano, nelle vostre giornate<br />

riuscirete anche ad essere perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà e<br />

comprensione e figuriamoci con la persona che amate! Potreste essere avvicinati da un Gemelli o Vergine,<br />

ascoltateli.<br />

LAVORO<br />

La forza di Mercurio unita all'intervento di persone importanti, vi aiuteranno ad evolvervi dal punto di vista<br />

professionale oltre che personale. La partecipazione di colleghi e collaboratori sarà la chiave di volta che<br />

consentirà di ottenere maggiori introiti in modo prestigioso. La forma fisica è giusta. Sarete impetuosi e<br />

avrete voglia di fare tantissime cose, di godervi la vita e di realizzare i vostri progetti.


Pensiero del mese<br />

DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE<br />

<strong>Settembre</strong>, il mese che rappresenta la fine della stagione<br />

estiva e l'inizio della ripartenza. Si ricomincia con il lavoro,<br />

la scuola e tutte le attività connesse. Lezioni di sport,<br />

corsi di tutti i generi, mostre, concerti, spettacoli, arte e<br />

cultura in fermento. Siamo pronti a ripartire? Orari e<br />

impegni da rispettare, la vita di nuovo scandita dalla solita<br />

routine. Città che ritornano caotiche, stadi aperti, traffico,<br />

giornate più corte e foglie ingiallite che danzano intorno a<br />

noi. Musica in sottofondo. Ecco. La musica. <strong>Settembre</strong> è<br />

uno dei mesi che ha ispirato il maggior numero di canzoni.<br />

Ovunque. Da Chet Baker con “September Song” a<br />

“September morn” di Neil Diamond, passando per Barry<br />

White con “September (When I First Met You)” a<br />

“Wake Me Up When September Ends” dei Green Day e<br />

"September" degli Earth, Wind & Fire" fino a “The Last<br />

Day Of Summer” dei Cure.<br />

Ma settembre è anche il titolo dei brani di Luca Carboni,<br />

Antonello Venditti, Alberto Fortis e Peppino Gagliardi<br />

mentre un giorno preciso del mese, il 29, da il titolo al<br />

singolo degli Equipe 84.<br />

Non so la vostra, ma la mia estate è stata scandita da<br />

vecchie canzoni, lo stereo sempre acceso, a qualsiasi<br />

ora, facendo qualsiasi cosa, e ogni tanto ci si metteva a<br />

ballare seguendo un ritmo del passato ma sempre attuale.<br />

Ora che è arrivato settembre ascolterò la musica ancora<br />

più forte, e più spesso, ballando le note di questo mese.<br />

Buona ripartenza a tutti!<br />

WWW.SOLOMENTE.IT

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!