WineCouture 09-10/2021
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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NUMERO 9/<strong>10</strong><br />
Anno 2 | Ottobre <strong>2021</strong><br />
Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />
HIT PARADE<br />
HIT PARADE<br />
Nuove proposte, new entry e grandi classici. A tutto volume
2<br />
Nel giro di poche settimane, il vino è tornato protagonista<br />
tanto sulla tavola degli italiani quanto negli<br />
incontri dal vivo. Le fiere, questi appuntamenti<br />
che sono stati per troppo tempo surrogati dal digitale<br />
(e per fortuna che c’è stata questa possibilità),<br />
sono tornate al centro dei discorsi. Settimane<br />
intense, si diceva, nelle quali non solo gli addetti ai<br />
lavori ma soprattutto i consumatori hanno potuto<br />
tornare a sperimentare e scoprire le bottiglie, i<br />
vini, le proposte di un universo vinicolo che non si<br />
è mai fermato. Mai. I protagonisti hanno superato<br />
L’importanza di vivere il vino “dal vivo”<br />
con un mix unico e invidiabile di forza, coraggio e<br />
lungimiranza un periodo imprevisto e imprevedibile.<br />
Se da un lato appare evidente che progressivamente<br />
si sta tornando alla normalità nei consumi,<br />
dall’altro è interessante la propensione, più viva<br />
che mai, di scoprire nuovi gusti. E che si intona<br />
con i trend del settore vitivinicolo: l’ascesa di proposte<br />
inedite, l’affermazione di un approccio originale<br />
al mercato, la cura e l’attenzione nei confronti<br />
del consumatore diventato parte attiva nell’interazione<br />
con la cantina. Consumatore che esibisce<br />
con orgoglio la voglia di inebriarsi nelle suggestioni<br />
organolettiche che solo il vino sa regalare. Rossi,<br />
bianchi, rosé, bollicine, Champagne, passiti e via<br />
discorrendo: l’importante è guardarsi negli occhi,<br />
interagire e fare tintinnare i bicchieri. E ben vengano,<br />
dunque, gli eventi, la possibilità di tornare nelle<br />
cantine, i momenti di incontro, anche integrati<br />
(non sostituiti) dal digitale: dopo tutto quello che<br />
ci stiamo lasciando alle spalle, è confortante ritrovare<br />
l’entusiasmo profuso nel moltiplicare i motivi<br />
e gli stimoli d’incontro.<br />
04 On air. Special Edition Vinitaly <strong>2021</strong>:<br />
insieme per affrontare la sfida del valore<br />
06 Focus on. Essenzialmente Valpolicella.<br />
Un viaggio sulle orme dello stile Sartori<br />
08 Visioni. Valdo e il Prosecco di domani.<br />
Ecco Amor Soli, Superiore Docg Biologico<br />
SOMMARIO<br />
19 Collection. I vini delle grandi firme<br />
sotto le luci della ribalta<br />
28 Giramondo. Nec Plus Ultra (2008), in Italia<br />
la nuova Cuvée Prestige di Bruno Paillard<br />
30 Interni d’autore. La Rivoluzione francese<br />
di Nicolas Feuillatte con Terroir Premier Cru<br />
WINECOUTURE - winecouture.it<br />
Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />
Direttore editoriale Luca Figini<br />
Cover editor Alice Realini<br />
Coordinamento Matteo Borré<br />
Marketing & Operations Roberta Rancati<br />
Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello<br />
(founder Topchampagne), Irene Forni<br />
Art direction Inventium s.r.l.<br />
Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />
Sociale Onlus (Novara)<br />
Editore Nelson Srl<br />
Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />
Telefono 02.84076127<br />
info@nelsonsrl.com<br />
www.nelsonsrl.com<br />
Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />
del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />
Iscrizione ROC n° 1172376 del 5 Febbraio 2020<br />
Periodico bimestrale<br />
Anno 2 - Numero 9-<strong>10</strong> - 0ttobre <strong>2021</strong><br />
Abbonamento Italia per 6 numeri: Euro 30,00<br />
L’editore garantisce la massima riservatezza<br />
dei dati personali in suo possesso.<br />
Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />
abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />
commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />
n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />
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Responsabile dati Riccardo Colletti<br />
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20149 Milano
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4<br />
ON AIR<br />
Photo: Veronafiere Foto Ennevi<br />
Intervista a Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere.<br />
Tra Special Edition, Vinitaly 2022 e strategie post-Covid<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Tra i padiglioni di Veronafiere<br />
si torna a degustare.<br />
Grazie a un appuntamento<br />
dedicato esclusivamente al<br />
mercato, che dal 17 al 19<br />
ottobre vede andare in scena una Special<br />
Edition di Vinitaly. Un<br />
formato diverso da quello<br />
che abitualmente<br />
raduna a Verona i<br />
professionisti del<br />
settore. Ma che<br />
non rinuncia,<br />
con i suoi contenuti<br />
e le centinaia<br />
di aziende<br />
che hanno scelto<br />
di aderire, a conformarsi<br />
come una<br />
grande vetrina delle produzioni<br />
made in Italy, che in<br />
questo <strong>2021</strong> stanno prepotentemente<br />
tornando a fare udire la propria voce<br />
sui palcoscenici internazionali. E se il<br />
mercato ha ripreso a correre, facendo<br />
registrare numeri che riportando ai livelli<br />
pre-pandemia, ora è tempo anche<br />
di ritornare ai faccia a faccia nei contesti<br />
nati proprio per creare le occasioni di<br />
incontro tra domanda e offerta. Proprio<br />
come la Special Edition di Vinitaly, che<br />
segue altri appuntamenti correlati in<br />
giro per il mondo, che mira a farsi ponte<br />
per traghettare al 2022,<br />
offrendo il proprio contributo<br />
nell’accelerare<br />
ulteriormente<br />
la ripresa del<br />
comparto vino.<br />
Ma cosa è cambiato<br />
dall’ultima<br />
volta che<br />
i calici hanno<br />
tintinnato tra i<br />
padiglioni di Veronafiere?<br />
E come si<br />
caratterizzerà l’inusuale<br />
appuntamento autunnale<br />
con il Vinitaly? <strong>WineCouture</strong> ne ha<br />
parlato con Giovanni Mantovani, direttore<br />
generale di Veronafiere, per un<br />
confronto sul futuro delle manifestazioni<br />
fieristiche e sulle strategie vincenti<br />
di mercato nell’era post-Covid.
5<br />
Con Special Edition si ritorna agli<br />
incontri B2B in presenza anche per<br />
il vino tra i padiglioni di Veronafiere:<br />
la pandemia ha cambiato il vostro<br />
modo di concepire e organizzare<br />
le fiere?<br />
La pandemia ha cambiato tutta l’economia,<br />
non soltanto le fiere, che<br />
certamente si sono date nuovi target<br />
da perseguire per rinsaldare il<br />
business in presenza e al contempo<br />
per accelerare il posizionamento<br />
delle aziende sui mercati. Vinitaly<br />
Special Edition s’inserisce perfettamente<br />
in questo scenario mutato e<br />
mutevole, incrociando gli obiettivi<br />
delle aziende.<br />
In che modo?<br />
Per questa terza tappa italiana di avvicinamento<br />
al Vinitaly 2022, abbiamo<br />
messo in campo la massima profilazione<br />
qualitativ,a sia sul fronte della domanda,<br />
sia dell’offerta. Questo significa che le<br />
oltre 400 aziende rappresentative dell’Italia<br />
enoica, e anche dei principali brand<br />
del settore, potranno avere un’agenda di<br />
lavoro mirata con operatori e buyer internazionali<br />
e nazionali. Infatti, il mercato<br />
interno sarà tra i focus strategici di<br />
questa edizione straordinaria in formato<br />
smart ma altamente specializzata.<br />
Il brand Vinitaly non si è mai fermato<br />
nonostante il lungo stop dettato dal<br />
Covid-19: in che termini si è arricchita<br />
la vostra offerta?<br />
Veronafiere non si è mai fermata e allo<br />
stesso modo ha agito il brand Vinitaly.<br />
In questo anno e mezzo, infatti, abbiamo<br />
potenziato un calendario di eventi<br />
digitali a cui hanno partecipato produttori<br />
e operatori. Al contempo,<br />
laddove possibile,<br />
abbiamo proseguito<br />
l’attività di promozione<br />
in presenza sui mercati<br />
internazionali, come la<br />
Cina. L’esperienza digitale<br />
che abbiamo maturato<br />
ora fa parte del core<br />
business di Veronafiere e<br />
sarà mantenuta anche in<br />
futuro, quale strumento<br />
di collegamento e di partecipazione<br />
a supporto e<br />
a rinforzo di tutte le attività<br />
di Veronafiere. Specificamente<br />
su Vinitaly<br />
Special Edition, il programma<br />
contempla anche masterclass<br />
in streaming per permettere di raggiungere<br />
in diretta i player dei mercati che<br />
non possono essere presenti a causa dei<br />
vincoli ancora esistenti. Inoltre, la App<br />
Vinitaly Plus, piattaforma che offre una<br />
banca dati di 15mila vini delle cantine<br />
di 35 nazioni e in <strong>10</strong> lingue, agevolerà la<br />
partecipazione in fiera.<br />
Ha citato la vostra presenza in Cina:<br />
come procede il posizionamento internazionale<br />
del brand Vinitaly?<br />
Il 17 settembre si è chiuso proprio in<br />
Cina il Vinitaly Roadshow, una maratona<br />
enologica tricolore tra le città di<br />
Giovanni<br />
Mantovani<br />
Pechino, Qingdao e Chongqing, che ha<br />
registrato un interesse senza precedenti<br />
per il vino italiano nel paese del Dragone.<br />
Ai tre eventi hanno partecipato oltre<br />
1.800 operatori della domanda cinese<br />
di vino, una settantina di espositori italiani,<br />
il 40% in più sulla prima edizione,<br />
in rappresentanza delle più importanti<br />
cantine italiane. Ma non è finita qui: dal<br />
2 al 4 dicembre, a Shenzhen, è in programma<br />
Wine to Asia e abbiamo ripreso<br />
anche gli eventi con Bellavita Expo.<br />
In contemporanea procede l’attività di<br />
Vinitaly international Academy, che per<br />
la sua 20esima edizione è tornata in presenza<br />
lo scorso settembre con tasting<br />
negli Usa a Boston, Seattle e<br />
Houston.<br />
Nel 2022 torneranno in<br />
agenda tutte le grandi fiere<br />
internazionali del vino: è soltanto<br />
un “ritorno alla normalità”<br />
quello che si dovranno<br />
attendere aziende e operatori<br />
da Vinitaly 2022 o avete in<br />
serbo qualche novità?<br />
Competitività e crescita sono<br />
gli obiettivi che vogliamo realizzare<br />
insieme alle aziende.<br />
Stiamo già lavorando su Vinitaly<br />
2022 e di certo non mancheremo<br />
di comunicare tutte<br />
le novità, ma a tempo debito.<br />
Osservando l’andamento<br />
<strong>2021</strong> del mercato, in Italia e a<br />
livello internazionale, come<br />
giudica abbia affrontato la<br />
tempesta il vino italiano?<br />
L’osservatorio Vinitaly – Nomisma<br />
Wine Monitor ha elaborato<br />
gli ultimi dati doganali<br />
sulle importazioni dei dodici principali<br />
mercati mondiali della domanda di vino,<br />
che assieme hanno determinato un nuovo<br />
record storico per le vendite di vino<br />
italiano tra i top 12 Paesi buyer esteri nel<br />
primo semestre di quest’anno, con le importazioni<br />
segnalate in crescita a valore<br />
del 7,1% sul pari periodo 2020, ma anche<br />
del 6,8% sul 2019, in regime pre-Covid.<br />
Questo risultato, che dimostra la tenuta<br />
del sistema Italia, è una grande soddisfazione<br />
anche per noi. Purtroppo, il rimbalzo<br />
registrato va a coprire una frenata<br />
nello scorso anno, e nei primi trimestri<br />
del prossimo anno dovremo riuscire a<br />
mantenere alto il tasso di crescita. Ma il<br />
mondo del vino deve tenere<br />
alta la guardia in mercati in<br />
continua evoluzione.<br />
Su quali nuovi orizzonti dovrebbero,<br />
a suo avviso, concentrarsi<br />
le aziende nelle<br />
strategie post Covid?<br />
Credo che le principali sfide<br />
del settore riguarderanno<br />
quella del valore e quindi<br />
del prezzo medio e del posizionamento<br />
sui mercati internazionali,<br />
soprattutto su<br />
quelli che hanno un elevato<br />
potenziale ancora tutto da<br />
esprimere.<br />
ON AIR
6<br />
FOCUS ON<br />
Essenzialmente<br />
Valpolicella<br />
Un viaggio tra zona Classica e Orientale, seguendo<br />
le orme dello stile Sartori in un gioco di sponde<br />
Un viaggio tra poli. Espressioni peculiari che<br />
caratterizzano anche stilisticamente uno dei<br />
più antichi territori vitivinicoli d’Italia. Siamo<br />
in Valpolicella, nella terra dell’Amarone<br />
e del Recioto. Ma anche del Valpolicella,<br />
nelle sue diverse declinazioni e varianti, e dell’ormai consolidato<br />
best-seller Ripasso. Un terroir unico, per merito<br />
della sua conformazione molto particolare. Come testimonia<br />
già il microclima, ideale alla coltivazione della vite per<br />
via della protezione offerta dai Monti Lessini e dei benefici<br />
ottenuti nella maturazione delle uve con le forti escursioni<br />
termiche. Ma soprattutto, un territorio che si caratterizza<br />
per lo straordinario mosaico che ne definisce la composizione<br />
dei suoli: da quelli calcarei agli alluvionali, passando<br />
per la roccia vulcanica, la diversità è all’ordine del giorno<br />
in Valpolicella, dove le peculiarità sono donate ai frutti<br />
proprio dalle differenti matrici e formazioni. Le stesse che<br />
scandiscono i panorami da est a ovest, e viceversa.<br />
Se, infatti, un estremo è definito dalla cosiddetta Zona<br />
Classica, Storica, l’altro estremo è dato da quella Orientale,<br />
ai più nota come Valpolicella Allargata. Ma non è una<br />
contrapposizione quella da ricercare tra le due aree: piuttosto,<br />
è un dialogo a prendere forma tra vini che differiscono<br />
spesso per tecniche di vinificazione, ma anche composizioni<br />
legate agli uvaggi utilizzati. Uno scambio di sguardi e un<br />
confronto di stili, per ricercare le singole caratterizzazioni.<br />
Perché questo è uno dei grandi pregi della Valpolicella:<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
regalare all’interno di un territorio relativamente condensato,<br />
sfumature di vini molto diversi tra loro. E allora, è il<br />
rispetto del senso del luogo la chiave che permette di cogliere<br />
appieno ogni differenza, valorizzando la peculiarità.<br />
Proprio quello che, da oltre un secolo ormai, la famiglia<br />
Sartori fa. A dimostrarlo, la capacità della casa vitivinicola<br />
oggi guidata dai fratelli Andrea e Luca Sartori di muoversi<br />
tra territori, mai però perdendo di vista il fil rouge di una<br />
matrice che vuol farsi universale: quella di un’eleganza capace<br />
di essere senza tempo.<br />
“Questo, infatti, ricerchiamo nella nostra Valpolicella”,<br />
spiega Andrea Sartori a <strong>WineCouture</strong>. E da questa prospettiva,<br />
il cammino percorso dall’azienda con sede a Santa<br />
Maria di Negrar (Verona) è con costanza negli anni risultato<br />
fedele al principio ispiratore, rifuggendo le mode, anche<br />
quando facili potevano essere i successi presentando<br />
prodotti dai residui zuccherini molto alti e i colori marcati.<br />
“Per noi il senso del territorio è sempre stato altro”, riprende<br />
Sartori, guidandoci in una degustazione tra Zona Classica<br />
e Orientale, in quella che è la Valpolicella della casa<br />
vinicola veronese, che si sviluppa tra i 25 ettari di vigneti di<br />
proprietà, i 15 in affitto e gli 80 dei conferenti storici. Poi,<br />
anche grazie alla stretta convergenza che la lega con cantina<br />
Sociale di Colognola ai Colli, le migliori partite di uve, le<br />
migliori vinificazioni, le migliori selezioni già tutte centrate<br />
dalla matrice della vigna. Perché nel ricco panorama della<br />
Valpolicella, a contraddistinguere quelle che sono le pro-<br />
duzioni firmate Sartori è una cifra distintiva chiara: la volontà<br />
di rispecchiare da parte di ogni vino la provenienza di<br />
ciascun singolo vigneto in termini di mineralità e sapidità.<br />
Come dimostra il gioco di sponde che coinvolge tre etichette<br />
simbolo come il Valpolicella Classico Superiore Doc<br />
2017 Montegradella, il Valpolicella Ripasso Superiore Doc<br />
2016 Regolo e l’Amarone della Valpolicella Classico Docg<br />
Riserva 2013 Corte Brà, in un confronto con i “Campioni”<br />
della linea I Saltari (Valpolicella Superiore Doc 2017,<br />
Valpolicella Ripasso Superiore Doc 2016 e Amarone della<br />
Valpolicella Docg 2013), progetto affidato alla supervisione<br />
di Franco Bernabei, nato per valorizzare alcune microzone<br />
della Valpolicella Orientale e che si sviluppa su una<br />
superficie di 34 ettari di vigneti nella zona collinare della<br />
valle di Mezzane. In Montegradella è la piacevolezza a guidare,<br />
per una persistenza che è dichiarazione d’intenti di<br />
chi non si sente inferiore a nessuno.<br />
Anche il Valpolicella Superiore I Saltari non teme confronti,<br />
con la sua straordinaria concentrazione che avvolge. Il<br />
Ripasso Superiore Regolo, se risulta compatto e di consistenza<br />
superiore, mantiene nondimeno vivo il fil rouge del<br />
forte carattere minerale. Vino di cesello è poi il Ripasso I<br />
Saltari, matrimonio perfetto tra affinamenti in botti di medie<br />
e grandi dimensioni, ma anche evidenzia di una scelta di<br />
campo: quella dell’utilizzo della Croatina, in quanto parte<br />
del patrimonio di questi vigneti, di cui Sartori vuole preservare<br />
scrupolosamente la biodiversità, reputata l’altra matrice<br />
di differenziazione tra vini. Infine, i due re: da una parte<br />
Corte Brà, vino graffiante e che in bocca avvolge a 360° con<br />
la sua eleganza, dall’altra l’Amarone I Saltari, caloroso, dalla<br />
spiccata morbidezza e a cui le vecchie vigne donano consistenza<br />
superiore. Sei interpretazioni, una fotografia di Casa<br />
Vinicola Sartori e di una Valpolicella che sceglie di accompagnare<br />
la viticoltura e l’enologia, mantenendosi fedele e<br />
rispettoso alla sua tradizione.
8<br />
VISIONI<br />
Valdo e il Prosecco<br />
di domani<br />
Nasce Amor Soli, nuovo Superiore Docg Biologico.<br />
Una dichiarazione della famiglia Bolla al Valdobbiadene<br />
Omen nomen: il nome è presagio, sostenevano<br />
gli antichi. E quando ti chiami<br />
Valdo, l’identificazione con una delle<br />
bollicine made in Italy più note e amate<br />
al mondo è inevitabile e aggiunge<br />
anche un’ulteriore responsabilità: dimostrare con ogni<br />
nuova espressione proposta al mercato di riuscire a<br />
portare un valore aggiunto a un territorio e alla comune<br />
storia che vi lega. Valdo non è solo casa spumantistica<br />
(si noti bene il dettaglio della<br />
specificità: casa spumantistica, non<br />
“solo” azienda vinicola) da quasi un<br />
secolo. Soprattutto è uno dei volti<br />
più riconosciuti e riconoscibili delle<br />
bollicine “Superiori” che nascono<br />
tra Conegliano e Valdobbiadene.<br />
E se le colline dove il Prosecco ha la<br />
sua casa e le sue radici da sempre identificano<br />
la produzione Valdo, oggi è un ulteriore<br />
passo in avanti quello compiuto dalla realtà guidata<br />
dalla famiglia Bolla. Merito di un tributo alla terra dove<br />
nascono le più pregiate produzioni dell’azienda.<br />
Si chiama Amor Soli ed è nel nome che si deve cogliere<br />
il segno: amore per il suolo. Un Prosecco biologico, ma<br />
Superiore in questa versione Docg frutto della vendemmia<br />
2020. Un progetto pilota che nasce per iniziativa e<br />
volontà della famiglia Bolla, che ha scelto il palcosce-<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
nico di Milano Wine Week per il debutto. “Si tratta di<br />
uno Charmat lungo”, spiega a <strong>WineCouture</strong> Pierluigi<br />
Bolla, presidente Valdo. “E proprio come dice il nome<br />
che è stato scelto per battezzare la novità, al di là del<br />
nostro più ampio impegno per essere sostenibili in<br />
quanto azienda, qui è proprio l’amore della mia famiglia<br />
per la terra e le colline di Valdobbiadene che puntiamo<br />
a trasmettere. Per una dedica a un territorio che<br />
ci ha regalato sempre tanto, anche nel complicato<br />
2020”. È un’edizione limitata in 1.926<br />
bottiglie numerate, richiamo all’anno<br />
di fondazione della Valdo, il nuovo<br />
Prosecco Superiore Valdobbiadene<br />
Docg Biologico. E che si presenta<br />
vestito dell’abito di un Brut ottenuto<br />
vinificando esclusivamente uve<br />
Glera certificate. Amor Soli sosta in<br />
autoclave almeno quattro mesi dopo la<br />
spumantizzazione con metodo Martinotti, regalando<br />
fin dal primo sorso la delicatezza e l’eleganza<br />
delle migliori espressioni che le colline di Valdobbiadene<br />
garantiscono da sempre.<br />
“Dalla campagna alla cantina, un impegno green per i<br />
nostri figli che abbiamo scelto di promuovere grazie a<br />
questo nuovo progetto”, prosegue Pierluigi Bolla. “Ma<br />
non è il solo passo che abbiamo compiuto nell’ultimo<br />
anno. Lo dimostra anche la decisione d’installare un<br />
impianto fotovoltaico sul tetto della nostra cantina,<br />
che consentirà di ottenere energia rinnovabile capace<br />
di soddisfare i consumi per l’80% delle operazioni svolte<br />
nel corso di quella che abbiamo chiamato la nostra<br />
prima vendemmia solare, proprio in quest’annata <strong>2021</strong><br />
di rinascita per tutti”.<br />
Il valore aggiunto legato al nuovo volto bio di Valdo<br />
è evidente. E lo ribadisce anche un’interpretazione a<br />
360° di quello che è il concetto di sostenibilità: in cantina,<br />
come visto con le recenti evoluzioni, in bottiglia,<br />
grazie alle uve certificate, ma anche in un pack per<br />
cui sono state adottate soluzioni innovative. La capsula<br />
è in Polynature, materiale a impatto zero perché<br />
totalmente biocompatibile e <strong>10</strong>0% riciclabile. Mentre<br />
la carta utilizzata per l’etichetta, denominata Crush<br />
Grape, è realizzata con sottoprodotti di lavorazioni<br />
agroindustriali, nonché residui di uva. Infine, tanto<br />
nella sua componente label, che contiene il 40% di riciclato<br />
post consumo, quanto nel successivo passaggio<br />
del cartone dell’imballo, entra in gioco la certificazione<br />
forestale Fsc, per la catena di custodia dei prodotti.<br />
Il nuovo Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg<br />
Biologico di Valdo, che conferma<br />
ancora una volta la capacità<br />
del team di enologi guidato da<br />
Gianfranco Zanon di dare forma<br />
a spumanti capaci di grande<br />
piacevolezza, eleganza e versatilità,<br />
va oltre l’enologia e la<br />
viticoltura. È il simbolo di un<br />
percorso, iniziato oltre 20 anni<br />
fa e finalizzato a innalzare il percepito<br />
di queste bollicine note in<br />
tutto il mondo. E oggi è un nuovo<br />
traguardo quello cui si giunge<br />
e che va oltre l’idea stessa di<br />
dare forma a un nuovo spumante.<br />
Come perfettamente<br />
simboleggia il concept grafico<br />
dell’etichetta, dove<br />
si fondono le colline di<br />
Valdobbiadene, culla<br />
enologica protetta,<br />
per la sua bellezza e<br />
la tradizione vitivinicola,<br />
dall’Unesco<br />
come Patrimonio<br />
dell’Umanità, un<br />
sole dorato, ciò che<br />
rende possibile il<br />
miracolo della viticoltura,<br />
il profilo<br />
di una donna, simbolo<br />
di un amore<br />
profondo e di un’enologia<br />
gentile, rispettosa<br />
della natura<br />
e dell’armonia. Il<br />
Prosecco di domani,<br />
già oggi.
IMPRONTA DI<br />
UN TERRITORIO<br />
BAGLIODIPIANETTO.IT
<strong>10</strong><br />
Un vino ambizioso, che fin dalla nascita non ha<br />
nascosto questo tratto fondante. Anche se,<br />
poi, ha impiegato più di qualche vendemmia<br />
per individuare la propria strada. Fasi di vita,<br />
sarebbe meglio dire. Ma così, in fondo, è il<br />
cammino di tutti: uomini e vini. Si parte, si sperimenta, ci<br />
si volge da una parte e poi si coglie che in realtà la bussola<br />
indica come giusta la direzione opposta. E questa è un po’<br />
anche la sintesi di 20 anni di Oreno, simbolo riconosciuto di<br />
una cantina, Tenuta Sette Ponti, e di una famiglia, i Moretti<br />
Cuseri. Ma se il percorso è stato caratterizzato nel tempo da<br />
cambi di direzione, il DNA è rimasto immutato: vino ambizioso<br />
è nato, vino ambizioso oggi rimane, questo rosso dal<br />
carattere internazionale e un’anima tutta toscana, anzi Supertuscan.<br />
Parterre delle grandi occasioni: non potrebbe essere<br />
altrimenti per le celebrazioni di un’etichetta da sempre<br />
sotto le luci della ribalta. Un predestinato, come dimostra il<br />
pregresso di chi ha saputo affermarsi, già a pochi anni dalla<br />
prima vendemmia e a più riprese, nella Top <strong>10</strong>0 di Wine<br />
Spectator come 5°, <strong>10</strong>° e 15° miglior vino al mondo. E allora,<br />
a guidarne, in casa dello chef due stelle Michelin Antonio<br />
Guida, una verticale unica di tutte le 20 annate di Oreno,<br />
due “pesi massimi”: il Master of Wine Gabriele Gorelli e<br />
il wine critic, già numero uno dei sommelier WSA, Luca<br />
Gardini. Il mese di ottobre non poteva aver migliore inizio:<br />
quello dell’abbraccio delle 20 sfumature di un mito capace<br />
con la sua eleganza di trasformarsi nel tempo in un’icona,<br />
ma soprattutto in un vero e proprio “brand”, riconoscibile<br />
e riconosciuto. Di quelle etichette che ti parlano al primo<br />
sguardo e ancora prima di essere versate nel calice. 20 anni<br />
sono molti. Poterli ripercorrere offre un interessante spaccato<br />
di storia. Non solo quella di Oreno, ma anche di chi<br />
lo ha fortemente desiderato, Antonio Moretti Cuseri, che<br />
oggi condivide il piacere di perpetuarne il mito con i figli Alberto<br />
e Amedeo Moretti. “Oreno nasce dal desiderio di fare<br />
un grande vino, cercando di fare meglio e sempre di più”,<br />
sottolinea il patron di Tenuta Sette Ponti. “Venivo da una<br />
lunga esperienza nel mondo della moda e a un certo punto<br />
ho fatto una scelta: dedicare la maggior parte della mia vita<br />
alla campagna e di conseguenza alla vite. La mia più grande<br />
soddisfazione è stata, in seguito, quella di osservare i miei figli<br />
Alberto e Amedeo fare la stessa scelta e lavorare nel vino<br />
con me con un obiettivo comune: portare nel mondo del<br />
vino stile, attenzione ai dettagli e creatività”. E qui sta la chiave<br />
di volta per comprendere questi 20 anni di Oreno, che<br />
fin da principio ha teso a un costante “di più”. Una visione<br />
che si rintraccia in ogni passo che ha scandito i due decenni<br />
alle spalle dell’etichetta. A iniziare da una prima annata, nel<br />
1999, in cui ritroviamo un vino moderno, inteso come anticipatore<br />
di quello che oggi è divenuto il gusto degli appassionati:<br />
un Sangiovese “rinforzato”, blend che lascerà nove<br />
anni dopo il posto a un classico taglio bordolese dove la<br />
struttura del Merlot, la classe del Cabernet Sauvignon, l’eleganza<br />
del Petit Verdot saranno chiamati a esprimere in chiave<br />
internazionale il territorio e la stessa idea di vino della<br />
famiglia Moretti Cuseri. Ma una rinuncia, quella dell’anima<br />
del Sangiovese, non decisione volta a escludere un attore<br />
non reputato all’altezza: esattamente l’opposto. Infatti, quello<br />
che per anni ha rappresentato la dorsale di Oreno, successivamente<br />
si è trasformato lui stesso in protagonista unico in<br />
un’altra etichetta, realizzata solo nelle annate migliori: il Vigna<br />
dell’Impero 1935. Però, se l’identità del Supertuscan di<br />
Tenuta Sette Ponti muta nel 2008, non è il suo ultimo cambio<br />
d’abito. Perché laddove il trittico bordolese si conserva<br />
ancora oggi, la mano dietro la bottiglia diviene nel 20<strong>10</strong><br />
quella di Giuseppe Caviola, che regala a Oreno quel decisivo<br />
touch piemontese, rintracciabile nella setosità che inizia<br />
a caratterizzarlo sempre più. E dopo un primo “assestamento”,<br />
dall’annata 2014 il cammino definisce la sua rotta. E il<br />
“fine tuning stilistico”, come lo ha definito Gabriele Gorelli,<br />
giunge a compimento. Tanto che oggi, con l’annata 2019<br />
all’esordio, Oreno guarda a nuovi orizzonti e traguardi. “La<br />
grandezza di Oreno è la versatilità e l’adattabilità, perché è<br />
in grado d’interpretare al meglio anche le annate più difficili<br />
tirando fuori la beva, l’eleganza e l’impronta stilistica di questo<br />
vino”, certifica Luca Gardini. “Credo che la 2019 sia la<br />
migliore annata che Tenuta Sette Ponti abbia mai prodotto:<br />
equilibrio, grande intensità, spessore e longevità. Il futuro di<br />
Oreno lo vedo ancora nell’Olimpo dei grandi vini perché è<br />
evidente il lavoro pazzesco che si sta facendo in vigna e che<br />
in cantina si è capaci di esaltare e valorizzare con precisione”.<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
EXPERIENCE<br />
Oreno: i primi<br />
20 ambiziosi anni<br />
“Siate i primi o siate i migliori”. L’iconico Supertuscan<br />
di Tenuta Sette Ponti celebra due decenni di vita
Da una selezione delle migliori uve<br />
provenienti dai vigneti della<br />
Tenuta La Maredana, nella splendida<br />
cornice della provincia di Treviso,<br />
tra Conegliano ed il confine con il Friuli,<br />
nasce questo Prosecco DOC Rosé Brut.<br />
La Glera ed il Pinot Nero vinificato<br />
in rosso si combinano perfettamente<br />
in un raffinato rosa setoso, al naso gli<br />
aromi dei piccoli frutti rossi si innestano<br />
efficacemente in un bouquet floreale<br />
di glicine, al palato si ritrova il frutto<br />
ed una piacevolezza di beva<br />
importante sostenuta dalla sorprendente<br />
cremosità del perlage.<br />
Tenuta La Maredana<br />
WWW.VALDO.COM<br />
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valdo_spumanti
12<br />
ZOOM<br />
Photo: Alberto Blasetti<br />
La Valpantena<br />
secondo Bertani<br />
Fa il suo esordio una nuova gamma per il fuoricasa<br />
che dell’immediatezza fa il suo tratto distintivo<br />
La Valpantena è quel lembo di terra che da Verona<br />
ascende in direzione dei Monti Lessini. Si<br />
situa al mezzo del comprensorio enologico della<br />
Valpolicella. Ad affiancarla, a occidente, è la<br />
zona Classica. Ad est, invece, lo sguardo si posa<br />
su quella Orientale. Ma cosa contraddistingue quest’area<br />
che deve il suo nome all’associazione con il termine<br />
greco pantheon, “di tutti gli dei”? La posizione strategica<br />
è nota sin dall’antichità, proprio come la fertilità dei suoi<br />
terreni. E poi c’è il fattore clima, con le notevoli escursioni<br />
termiche tra giorno e notte. Quello sbalzo termico capace<br />
di far sì che i suoi vini guadagnino dinamicità, offrendo<br />
una lettura più immediata, in quanto figli di una minore<br />
“esasperazione”. È la freschezza a dominare a queste longitudini<br />
(più che latitudini, estendendosi la valle verso<br />
nord). Un punto di forza su cui ha scelto di scommettere<br />
il protagonista assoluto in questo angolo di Valpolicella:<br />
Bertani. Nasce così, dedicata al fuoricasa e con la volontà<br />
di far emergere il carattere identitario della zona, la nuova<br />
linea Valpantena della storica cantina di Grezzana. Una<br />
gamma passe-partout dove a essere riuniti sono i classici<br />
veronesi per definizione: un Valpolicella, un Ripasso, un<br />
Amarone e un Recioto. Quattro vini, altrettante interpretazioni<br />
di un terroir con il desiderio di rispecchiare proprio<br />
quell’identità di cui si accennava sopra: a partire dalla<br />
lettura immediata.<br />
La cifra di Bertani, d’altronde, è da sempre un tratto eno-<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
logico che mira a valorizzare le uve, molto più che a intervenire<br />
nella “costruzione” dei vini. Lo sottolinea Andrea<br />
Lonardi, chief operating officer di Bertani: “Sono le conformazioni<br />
dei terreni in cui sono situati i vigneti a dirci<br />
che vini produrre. Sono loro i protagonisti da raccontare”.<br />
E la nuova linea Valpantena lo dimostra.<br />
Già, perché quello promosso dalla cantina di Grezzana è<br />
esperimento assolutamente riuscito. Con l’ulteriore soddisfazione<br />
di essere stati capaci di far emergere l’identità<br />
in cui profonde affondano proprio le radici dello storico<br />
marchio. È, infatti, in questa vallata che nel 1857 ha preso<br />
il via, ad opera dei fratelli Giovan Battista e Gaetano Bertani,<br />
una storia che dal 2013 è custodita e valorizzata all’interno<br />
del gruppo Angelini Holding. E che oggi si arricchisce<br />
di un nuovo capitolo, grazie alla linea Valpantena.<br />
A introdurre la gamma al suo esordio è il Valpolicella Valpantena,<br />
un vino contemporaneo, dalla magnifica acidità,<br />
che regala una bevibilità assoluta, fresca e disimpegnata,<br />
tanto da richiamare immediatamente alla seconda bottiglia,<br />
ben oltre che il secondo calice. Capolavoro di equilibrio<br />
è poi il Valpolicella Ripasso Valpantena: un vino<br />
diretto e dal sorso carnoso e sapido che riesce a emergere,<br />
per il carattere identitario che lo contraddistingue, allontanandolo<br />
dalle interpretazioni strutturate all’eccesso, nel<br />
vasto panorama di questa categoria best seller. Altro campione<br />
d’immediatezza è l’Amarone della Valpolicella Valpantena:<br />
anch’esso lontano da versioni “classicheggianti”,<br />
per un risultato che non può non stupire per prontezza<br />
nonostante la giovane età. Infine, il Recioto: in un’interpretazione<br />
che tende verso il secco, regalando al palato<br />
una morbidezza che non è appesantita dal tratto dolce che<br />
troppo spesso tende a sovrastare ogni cosa in questa particolarissima<br />
produzione pilastro della Valpolicella.<br />
“Le mode non hanno mai condizionato questa storica<br />
realtà, nemmeno quando abbiamo sviluppando progetti<br />
nuovi, come i Cru di Bertani, lettura contemporanea<br />
della complessità che il Valpolicella può raggiungere,<br />
o la nuovissima linea Valpolicella Valpantena”, sottolinea<br />
Ettore Nicoletto, ceo e presidente di Bertani Domains.<br />
“Oggi, così come più di un secolo fa, esiste uno<br />
stile Bertani fatto di valori solidi e definiti, che fungono<br />
da fondamenta e insieme ne rappresentano l’identità.<br />
Coerenti con il nostro territorio ne abbiamo esaltato le<br />
specificità, investendo in ricerca in vigna così come in<br />
cantina, rimanendo focalizzati su classicismo e qualità”.<br />
È dunque un’anima molto particolare quella che emerge<br />
nel nuovo progetto. Un’iniziativa che s’innesta perfettamente<br />
nel solco della filosofia che guida la realtà di<br />
Grezzana, dove tradizione, vocazione e rigore, accompagnano<br />
l’impegno a essere costantemente all’altezza<br />
di un’immagine e uno stile ben definito. Esattamente<br />
come dimostra anche un packaging che si fa lettura fedele<br />
dei vini che veste. “Un’immagine più elegante, pulita,<br />
ricercata ma non urlata”, evidenzia Eleonora Guerini,<br />
a capo del marketing e della comunicazione del gruppo<br />
vinicolo. Uno specchio della Valpantena. Una lettura<br />
immediata: in perfetto stile Bertani.
Azienda agricola Zorzettig di Annalisa Zorzettig –Via Strada Sant’Anna, 37 – fraz. Spessa – 33043 Cividale del Friuli (UD) – www.zorzettigvini.it
14<br />
NUOVI CODICI<br />
Photo: Julian Steenbergen - Unsplash<br />
La strana coppia: una canzone e una bottiglia.<br />
Un modo diverso di raccontare il vino per renderlo ancora più “pop”<br />
DI IRENE FORNI<br />
P<br />
otremmo davvero definire il vino come il punto per il quale passano infinite<br />
rette: di linguaggio, di storia, di tecnica, d’innovazione, di tradizione, d’arte e<br />
così via. Sull’arena di confronto che è la tavola, dove tutti sediamo allo stesso<br />
livello, la bottiglia arbitra ogni nostro discorso e pensiero. Sulla falsa riga di<br />
questi momenti ci si scioglie e ci si spoglia anche un po’, la vita diviene più<br />
leggera, tutti quanti possiamo sentirci davvero delle rock star. Dunque ecco la playlist “vinosa”:<br />
quella che abbina canzoni a bottiglie, pronta per il vostro negozio o locale.<br />
Black – Pearl Jam: Coche Dury Bourgogne Pinot Noir<br />
Nel 1991 i Pearl Jam pubblicano Ten, l’album d’esordio che proietta la band di Eddie<br />
Vedder sul palco del grunge di successo degli anni ‘90. Nell’album, Black è la canzone più<br />
emozionale e intima. Le parole, la musicalità del brano ci richiamano al palato sapori di<br />
Borgogna e quel Pinot Nero d’eccellenza che il Domaine Coche Dury ci regala a suon di<br />
sensazioni terrose, di pelle e caffè, che arrivano al cuore come le parole roche di Vedder.<br />
Saint Tropez - Pink Floyd: Paltrinieri Lambrusco di Sorbara Doc Radice<br />
La quarta traccia del celebre album Meddle, pubblicato nel 71’ dalla band britannica, è una<br />
vera e propria critica, anche se velata ed ermetica, dell’eccesso di lusso offerto sulla Costa<br />
Azzurra. La sua composizione, interamente accreditata al genio folle di Roger Waters, è un<br />
vero sottofondo estivo che richiama al palato la frutta, l’acidità e la freschezza che solo un<br />
buon rifermentato come il Lambrusco di Paltrinieri può garantire quando si ha voglia di<br />
qualità, artigianalità e (apparente) semplicità.<br />
A Case of You - Joni Mitchell: Scarzello Barolo Sarmassa Vigna Merenda<br />
Dall’eterno album Blue del 1971 spicca l’iconica e immortale A Case of You. Un brano in<br />
pieno stile Joni Mitchell, in cui lei descrive il potere che l’amore ha su di lei in termini quasi<br />
religiosi, paragonandolo al vino della comunione e facendo sembrare questo sentimento<br />
molto più profondo di una normale avventura. Fa capolino anche, ad inizio brano, l’amore<br />
carnale, che da subito richiama al nostro palato sensazioni calde e avvolgenti, rosse e potenti.<br />
La peonia, la cipria, e una punta di tabacco: ecco il Barolo di Scarzello.<br />
Centro di gravità permanente – Franco Battiato: Champagne Jean Vesselle<br />
Oeil de Perdrix<br />
Una canzone che funziona, magicamente, per un misto di maestria della scrittura ma soprattutto<br />
per un’alchimia perfetta tra il mondo colto e quello irriverente e poi giocoso tipici<br />
della natura di Battiato. Ballarla, ascoltarla, cantarla smuove l’anima i sensi e proietta in un<br />
calice rosa salmone, vibrante, eccentrico ed elegante. Una bollicina, questa di Jean Vesselle<br />
che incornicia un tempo antico ma anche moderno, una bolla alla ricerca del sé.<br />
Ob-La-Di, Ob-La-Da – Beatles: Alessio Brandolini Luogo d’Agosto Brut<br />
Nature<br />
Una sorta di favola moderna con lieto fine. È il ’68, i Beatles sono in studio di registrazione<br />
a provare quella che verrà considerata il primo esempio di “raggae bianco” e che propone<br />
allegria e voglia di vivere. Richiama la vivacità del momento, un Pinot Nero d’Oltrepò carico<br />
di freschezza, frutto con una nota di lievito sul finale a dare consistenza, un bel lieto fine.<br />
Vento D’estate – Max Gazzè Niccolò Fabi: Girolamo Russo Etna Bianco<br />
Nerina<br />
Discorrendo sulla bellezza e la possibilità di poter scegliere che direzione dare alla propria<br />
vita e a un viaggio, ecco un inno alla leggerezza e al conforto che solo il vento estivo può<br />
offrire. Sulle note di questo duetto soft rock la voglia di dissetarsi al tramonto è forte, magari<br />
con un vino che richiama i sentori marini, freschi e slanciati. Con una confortante nota<br />
fumé e di limone e quell’energia perfetta che serve per rinfrescarsi seduti intorno a un falò,<br />
sulla spiaggia, nel caldo vento d’estate.
16<br />
Trattoria Tre Soldi è l’evoluzione di una storica realtà ristorativa fiorentina:<br />
un passaggio generazionale che oggi è nelle mani del giovane chef autodidatta<br />
Lorenzo Romano, classe 1989, erede e proprietario. In questa attività,<br />
che è come casa, Lorenzo è cresciuto e, collaborando con la sua famiglia, ha<br />
L'insolita<br />
gettato le basi di un futuro che è certamente una rivoluzione in fatto di gusto,<br />
stupore e un po’ di illusione, cambiando le regole del gioco di una<br />
partita aperta dal 1952.<br />
Prima del nostro diretto approccio, le voci sentite su questa evoluta<br />
trattoria di periferia erano tutte concentrate sulla cucina:<br />
menzione giusta, se si pensa solo all’esperienza gustativa. Invece,<br />
questa insolita trattoria, di nome e di fatto, non è certo riducibile<br />
solo a questo. Per dire: abbiamo un ragazzo giovane, capace e<br />
ambizioso che si fa ambasciatore di un progetto di famiglia divenendone<br />
l’innovatore e il custode. Abbiamo una realtà che da<br />
sola arricchisce, senza se e senza ma, l’offerta gastronomica di un<br />
quartiere fiorentino dove a tenere alta la bandiera c’è ben poco.<br />
Abbiamo lo sdoganamento di una divisione naturale, quanto<br />
“antipatica”, fra sala e cucina, che qui non esiste. Sì, perché nello<br />
staff di Lorenzo si contano in tutto tre persone (lui compreso).<br />
Indipendentemente dal ruolo che ricopre, ogni figura vanta una<br />
formazione anche nell’altro reparto. I cuochi in sala, i camerieri in<br />
cucina. Lorenzo crede profondamente in questo approccio, perché<br />
aiuta ogni figura a comprendere le criticità del lavoro dell’altro,<br />
ma soprattutto rende tutto lo staff capace e preparato. E da commensali questo lo si<br />
percepisce. Sentire un cameriere che parla e descrive il piatto come un cuoco è bellissimo<br />
e, conseguentemente, in loro cambia anche la gestualità del servizio al tavolo: sono padroni<br />
del piatto e di ciò che vi è all’interno. Così facendo, si ha forse la creazione della figura<br />
perfetta? Il professionista perfetto? Se questo è possibile, Lorenzo è sulla buona strada.<br />
Ma veniamo adesso alla parte che seduce il palato: questa cucina così ingannatrice e curiosa,<br />
con abbinamenti e giochi di gusto inediti che Lorenzo mette in scena nel suo piccolo<br />
locale di viale Gabriele D’Annunzio. Una volta seduta a tavola, il menu decidiamo che<br />
non serve: vogliamo che Lorenzo e i suoi ragazzi ci guidino alla scoperta della loro cucina.<br />
Dunque, partiamo: “Burrolio”, un gel d’olio aromatico in tubetto<br />
da spalmare sul pane caldo come il burro. Segue “L’Insolito Orto”,<br />
una coppia illusionista, un pomodorino giallo di ricotta e mango<br />
e un’oliva nera di pane con pomodoro, parmigiano ed oliva. Poi<br />
“La Solita Tartare?!”, una battuta di manzo a coltello condita con<br />
un “Insolito Tuorlo”. E ancora: Insolita Carbonara (buonissima),<br />
dove il formaggio si fa uovo, e l’uovo si fa formaggio, su uno spaghetto<br />
del pastificio Fabbri con crema pasticcera, guanciale croccante<br />
e bottarga di tuorlo affumicata. Una menzione speciale, di<br />
quelle che ne vorresti ancora e ancora, va al “40 Ore di Stufato”,<br />
una guancia di manzo cotta 40 ore in birra scura, carote al burro<br />
e croccanti, talmente tenera che si taglia con un grissino. Per finire<br />
poi con “Solo un Chicco di Caffè”, dolce che si fa ricordo della<br />
Coppa del Nonno, chicco di gianduia con cuore di espresso in crosta<br />
di cioccolato. Non crediamo in tutta onestà che la cucina di per<br />
sé stupisca, riteniamo che il concetto per intero che gira intorno<br />
all’Insolita Trattoria Tre Soldi sia la vera sorpresa: perché ridurre<br />
ancora un’esperienza ristorativa a cosa c’è nel piatto è estremamente<br />
limitante. Ricordiamoci che quando andiamo a cena o a pranzo fuori, stiamo scegliendo<br />
quel locale al posto del più “caro” che abbiamo: casa nostra. E davvero volete dirci<br />
che voi amate la vostra casa solo per il cibo? Bravo Lorenzo, bravi ragazzi: piedi ben saldi<br />
a terra, con grandissima umiltà e voglia di cambiare le regole. Illusione? No, realtà.<br />
DI IRENE FORNI<br />
ORIZZONTI VICINI<br />
Da antica a “insolita”:<br />
Trattoria Tre Soldi<br />
L’evoluzione dello chef autodidatta<br />
Lorenzo Romano cambia le fondamenta della ristorazione
30°<br />
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18<br />
IN SCENA<br />
Milano Wine Week <strong>2021</strong>:<br />
il bicchiere è mezzo pieno<br />
Il bilancio di nove intensi giorni carichi di aspettative ed eventi.<br />
Un grande spot per il vino italiano<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
per dare seguito a quanto visto 12<br />
mesi fa su questi stessi schermi e capace di allargare,<br />
di molto, gli orizzonti del mero evento<br />
fisico. Il rendez-vous del vino in una città<br />
L'occasione<br />
desiderosa di tornare a brillare, un passo alla<br />
volta ma con un incedere inesorabile. Dopo nove intensi<br />
giorni, il bicchiere, o meglio sarebbe dire il calice, è mezzo<br />
pieno nel giudizio che si offre di quella che è stata l’edizione<br />
<strong>2021</strong> della “nuova” Milano Wine Week. “Nuova”, non<br />
per una questione temporale, trattandosi ormai del quarto<br />
appuntamento, ma perché arrivata dopo l’edizione “zero”<br />
del 2020, con il suo totale restyling del format arrivato<br />
dopo gli eventi pandemici. Dunque, il <strong>2021</strong> era chiamato<br />
a ribadire la ventata di freschezza che aveva caratterizzato<br />
l’evento 2020. Sotto questo profilo, le occasioni in agenda<br />
per definire un salto di qualità non mancavano. Anzi,<br />
a posteriori, c’è da osservare come davvero molti fossero<br />
gli appuntamenti in calendario, e di profondo interesse,<br />
ma la voglia di coinvolgere e allargare ha inevitabilmente<br />
comportato una certa dispersione. L’aver messo così tanto<br />
sul piatto, se da una parte è segno di vitalità e non celate<br />
ambizioni, dall’altra comporta il dover fare i conti con<br />
l’inevitabile querelle di una serrata rendicontazione sulle<br />
presenze. Giudicando nel merito non ci si può che fissare<br />
sul bicchiere mezzo pieno. Senza dimenticare che la Milano<br />
Wine Week si è dotata di due anime: quella tradizionale<br />
e consolidata legata al grande pubblico (richiamato<br />
come sempre in forze dalle tante occasioni di consumo e<br />
d’incontro) e la nuova B2B. Con l’esordio di Wine Business<br />
City, compendio in loco alle masterclass in diretta col<br />
mondo da Palazzo Bovara. Sarebbe un errore nascondere<br />
come questa anima B2B abbia ancora molta strada da fare,<br />
a Milano. Se le masterclass hanno vissuto della rinnovata<br />
vitalità delle aziende e dei consorzi che hanno scelto di<br />
presentarsi sul proscenio milanese, per ribadire che il vino<br />
italiano non si è fatto piegare neanche dalle problematiche<br />
insorte a causa della pandemia, l’appuntamento B2B del<br />
Megawatt Court ha subito tutte le difficoltà di una prima,<br />
con luci e ombre. Nulla che non possa essere perfezionato<br />
e corretto con ancora maggiori spirito e iniziativa quanto<br />
non ha “brillato” in termini di incoming e funzionalità<br />
della location. E, come ci è stato anticipato, sulle criticità<br />
si è già deciso d’intervenire da parte dell’organizzazione,<br />
rimanendo fedeli all’impostazione strettamente B2B che<br />
continuerà a connotare Wine Business City e il suo piano<br />
di sviluppo, ma operando una messa a punto con investimenti<br />
mirati sul coinvolgimento di operatori italiani ed<br />
esteri, oltre che individuando una nuova “casa” alla kermesse.<br />
Specificato questo, le tante note di merito: a iniziare<br />
dal successo dei diversi forum, tra innovazione e sostenibilità,<br />
e di un appuntamento come quello con il Premio<br />
Carta Vini Italia, riservato agli esercizi di somministrazione,<br />
e il Premio Selezione Retail, dedicato all’universo<br />
della vendita al dettaglio. Occasioni che hanno radunato i<br />
grandi protagonisti dei due mondi, andando a evidenziare<br />
la scintilla che rende ogni proposta speciale. Ed è stata una<br />
vera festa quella cui si è assistito al Megawatt Court il giorno<br />
della consegna dei riconoscimenti. Proprio come dei<br />
gioiosi momenti di scambio sono stati le molte degustazioni,<br />
i vernissage e i rendez-vous inusuali che hanno scandito<br />
la settimana del vino milanese: iniziando dalle perlé<br />
dell’Oltrepò Pavese, che hanno aperto grazie al Consorzio<br />
i tasting all’ombra della Madonnina, per poi passare alle<br />
Rive in verticale, viaggio a ritroso nel tempo proposto da<br />
Masottina con il suo Prosecco Superiore, e la celebrazione<br />
di creatività, talento e vino tricolore offerti dall’installazione<br />
Falling Dreams realizzata dal collettivo None per<br />
Pasqua Vigneti e Cantine. E ancora: l’appuntamento, sempre<br />
in compagnia della famiglia Pasqua, con la scomposizione<br />
delle due edizioni di Hey French, il primo bianco<br />
multivintage italiano, o con lo svelamento, da parte della<br />
famiglia Bolla, del nuovo Prosecco Docg Valdobbiadene<br />
Biologico firmato Valdo. Continuando poi con l’immersione<br />
nella grande bellezza della Valpolicella, tra Classica<br />
e Orientale, di Sartori, e nelle Langhe, in un viaggio didattico<br />
spazio-temporale con le diverse sfumature di Barolo<br />
di Marchesi di Barolo. Per concludere, infine, con l’international<br />
breakfast fuori dagli schemi con Daniel Canzian<br />
e il primo Cru del Prosecco Superiore di Asolo firmato da<br />
Montelvini e con l’annata 2019 in Collio nell’interpretazione<br />
gourmet che ne ha offerto Borgo Conventi.
19<br />
COLLECTION<br />
Il frutto in purezza della tradizione, che nasce al crocevia dove il mondo<br />
mediterraneo e quello alpino ed europeo s’incontrano. Al cuore della<br />
Terra dei Forti, nella Valle dell’Adige, è un coraggioso “ritorno alle<br />
origini” quello simboleggiato dal Foja Tonda Casetta Valdadige<br />
Terradeiforti Doc di Albino Armani. Un vino che è molto più di un<br />
vino. Un’etichetta che racconta l’unicità di un universo che elegge a suo<br />
baricentro il paese di Dolcè. Un’eredità da preservare: la passione per<br />
quelle varietà autoctone ancestrali progressivamente abbandonate e che<br />
oggi prepotentemente ritornano a far udire la loro distintiva voce. Ed<br />
esattamente come la sua gente, il Casetta (“Foja Tonda” in dialetto della<br />
Vallagarina) presenta una spiccata personalità, a tratti indomita: se al<br />
primo approccio è vino che appare “ruvido”, basta lasciargli un attimo che<br />
immediatamente si ammorbidisce, facendo trasparire tutta la bontà e la<br />
genuinità del proprio animo. Per un’ode alla terra, attraverso l’esaltazione<br />
di un patrimonio ampelografico unico, che si fa contemporaneamente<br />
anche elogio della complessità, che l’attesa acuisce a fronte del lento e<br />
benefico incedere del tempo.
20<br />
COLLECTION<br />
Vecchie vigne, nuovi vini. Da quell’angolo di<br />
Sardegna che non vive sotto i riflettori del<br />
jet set. Ma regala uno scorcio dell’anima<br />
più vera dell’Isola. Una startup del vino<br />
con alle spalle più di un volto noto: la famiglia<br />
Moratti nella figura di Gabriele,<br />
già Castello di Cigognola in Oltrepò<br />
Pavese, l’amministratore delegato<br />
Gian Matteo Baldi, la mano in<br />
cantina di Emanuela Flore, il supporto<br />
tecnico di Beppe Caviola<br />
e Giovanni Bigot. E poi il vino,<br />
prodotto in quantità limitate,<br />
ma concentrato del meglio che<br />
questa terra e gli uomini che vi<br />
vivono sono capaci di offrire.<br />
Come Be Luna Rosso di Sardegna<br />
Bentu Luna, simbolo<br />
dell’approccio umanistico<br />
dell’azienda, etichetta la cui<br />
particolarità risiede innanzitutto<br />
nelle uve che gli danno<br />
forma, raccolte in una vigna<br />
piantata nel 1905 nel comune<br />
di Atzara (Nuoro). Muristellu<br />
(noto anche come Bovale<br />
Sardo), Monica e Cannonau<br />
in percentuale variabile, biodiversità<br />
non omologabile. Per<br />
un vino che si colloca fuori<br />
degli schemi conosciuti per la<br />
Sardegna anche nel calice: elegante,<br />
di grande piacevolezza<br />
di beva, racconto audace e sincero,<br />
che ripropone in chiave<br />
contemporanea una storia secolare,<br />
con il suo profilo che restituisce<br />
i tratti e gli aromi del<br />
Mediterraneo.<br />
Un’importante novità che giunge dal Piemonte<br />
la si deve alla Famiglia Moccagatta. Villa<br />
Sparina <strong>10</strong> anni è Cru annata 20<strong>09</strong> ottenuto<br />
da vigne storiche. Un’etichetta che coniuga la<br />
complessità e l’eleganza dei grandi vini strutturati<br />
e longevi con la freschezza minerale del<br />
vitigno Cortese: <strong>10</strong> anni di affinamento in bottiglia<br />
nelle cantine settecentesche della tenuta<br />
di Monterotondo, per un’edizione limitata di<br />
sole <strong>10</strong>00 magnum. Un vino molto speciale<br />
non solo per il contenuto, ma anche per le<br />
linee uniche e distintive di un contenitore<br />
capace di evocare la raffinatezza che contraddistinguono<br />
la produzione al suo interno.<br />
Un’opera del designer Giacomo Bersanetti,<br />
che ha trovato ispirazione in un<br />
antico vaso rinvenuto durante gli<br />
scavi di ristrutturazione di Villa<br />
Sparina, tra le prime realtà di<br />
questa enclave del Grande<br />
Bianco Piemontese tra pianura<br />
e Appennino Ligure<br />
ad aver intuito le potenzialità<br />
di invecchiamento<br />
del vitigno Cortese e<br />
una delle grandi aziende<br />
vitivinicole ambasciatrici<br />
del territorio del Gavi<br />
del mondo.
21<br />
Due opposti che si attraggono. Complementari, non in antitesi.<br />
Passa per questo intervallo la volontà di Genagricola di far<br />
pienamente comprendere la versatilità e la cultura del Prosecco.<br />
Fenomeno dalle mille sfaccettature, di cui V8+ punta oggi a trasformarsi<br />
in primo divulgatore. E il Prosecco Doc Millesimato Brut Carlo V8+ e il<br />
Prosecco Doc Millesimato Dry Gino V8+ rappresentano l’ideale punto<br />
di partenza per coglierne i tratti fondanti. Entrambi selezioni, indossano<br />
vesti differenti: il frutto delle uve Glera si fa bollicina secca e decisa, dalla<br />
gradevole acidità e freschezza col primo; nel secondo, è la piacevolezza di<br />
un residuo zuccherino perfettamente bilanciato a spiccare, come domanda<br />
la più antica tradizione del Prosecco. Due volti, un’unica narrazione<br />
che si trasmette anche attraverso una bottiglia che “parla”: ricordando il<br />
metodo, rigorosamente Martinotti e orgogliosamente italiano, indicando<br />
i giorni di fermentazione, minimo 30, evidenziandone le caratteristiche,<br />
con nome e colore distintivo a suggerirne la personalità. Per una scelta che<br />
si fa realmente informata e consapevole.<br />
COLLECTION
22<br />
COLLECTION<br />
Un Metodo Classico che parla toscano.<br />
Una piccola serie esclusiva, in sole 1.433<br />
bottiglie, che punta in alto. La firma di Donatella<br />
Cinelli Colombini, il supporto di Josef<br />
Reiterer, creatore degli altoatesini spumanti<br />
Arunda, una vigna espressamente<br />
dedicata al Sangiovese “da bollicine”:<br />
questi gli ingredienti che danno vita<br />
allo Spumante Brut Rosé Metodo<br />
Classico 2018 Fattoria del Colle.<br />
Unione al palato di freschezza e<br />
intensità. Una novità per i momenti<br />
di festa, ma soprattutto<br />
nata per essere abbinata al tartufo<br />
bianco delle Crete Senesi,<br />
in un connubio che gioca<br />
sull’eleganza e la gustosità.<br />
La passione di un neurologo di professione che cresce fino ad abbracciare<br />
<strong>10</strong> ettari di vecchie vigne sulle dolci colline del Chianti<br />
ad Arezzo. Un territorio ricco di zolfo: che i Romani nell’antichità<br />
sfruttavano per i bagni termali e al vino oggi garantisce una mineralità<br />
identitaria. Quella nota balsamica, che prende la direzione della<br />
pietra focaia e un finale mentolato, che caratterizza il Peconio Vino<br />
Rosso di Toscana Igt 2016 di Villa La Ripa. Sangiovese in purezza:<br />
pochi grappoli, ma di altissima qualità, tra vigneti che vivono anno<br />
dopo anno tra le 16 e le 18 vendemmie separate, per cogliere l’uva solo<br />
quando perfettamente matura. Una scala di vinificazioni che si ritrova<br />
anche al palato, incontro di diversi livelli di morbidezze e tannicità<br />
che trovano sintesi in un vino capace di regalare finezza ed eleganza a<br />
partire dal naso. È il territorio che parla. Con la freschezza accentuata<br />
dalla leggiadria della struttura: a questo Sangiovese, in cui del legno<br />
è fatto uso sapiente e che deve il nome all’antico proprietario romano<br />
di Villa la Ripa, basta così per farsi ricordare.
23<br />
COLLECTION<br />
Un nome evocativo, omaggio alla storica ferrovia Circumetnea.<br />
E una scelta di versante (quello Nord, per essere precisi), ancor<br />
prima che di campo. Con l’Etna Rosso Doc Fermata 125 2019<br />
e l’Etna Bianco Doc Fermata 125 2020, Baglio di Pianetto<br />
sbarca a Passopisciaro, sulle pendici del vulcano attivo più alto<br />
d’Europa. Un terroir che ne arricchisce il mosaico e che l’azienda<br />
della famiglia Marzotto sceglie d’interpretare a modo suo. Con<br />
un approccio sostenibile in campagna, innanzitutto. Ma ancor di<br />
più valorizzandone l’identità. <strong>10</strong>0% Nerello Mascalese che ben<br />
interpreta la grande eleganza e finezza dei vini rossi del versante<br />
Nord etneo, il primo. Carricante in purezza che ben rappresenta<br />
l’emblema della verticalità presente nei vini del vulcano, il secondo.<br />
Due etichette, tanta voglia di stupire.
24<br />
COLLECTION<br />
Il Nebbiolo che non ti aspetti. Quello<br />
dall’indole spumeggiante nel calice e<br />
non volto austero in rosso. Un figlio<br />
della storia e di un simbolo di Barolo e<br />
del Barolo. N.S. della Neve Rosato NV<br />
Metodo Classico Extra Brut G.D. Vajra<br />
è bollicina fragrante, rosée de saignée all’italiana<br />
dove si sposano il carattere deciso<br />
del vitigno principe in Langa e la dolce<br />
eleganza del Pinot Nero. E se il nome lo<br />
deve alla piccola cappella posta alle pendici<br />
del vigneto da cui prende forma, situato<br />
a Roddino, al crocevia tra Barolo<br />
e Alta Langa, la sua identità è lascito<br />
ancora vivo di Thomas Jefferson. Per<br />
un dichiarato omaggio che racconta di<br />
quando nel 1787 il futuro presidente<br />
Usa, passando per Torino, al primo<br />
assaggio di Nebbiolo così lo descrisse:<br />
“Quasi amabile come il morbido<br />
Madeira, secco al palato come<br />
il Bordeaux e vivace come lo<br />
Champagne”. Testimonianza<br />
di una modernità che ritorna.<br />
Uno dei vitigni più eleganti nel<br />
ricco panorama ampelografico<br />
italiano, ma anche uno dei più<br />
sottovalutati. Non dal decano del<br />
vino friulano, quel Marco Felluga<br />
che tra i primi ne ha intuito<br />
le straordinarie potenzialità. E le<br />
ha valorizzate, ancor più forte del<br />
supporto che offre un territorio<br />
tra i più vocati al mondo quando<br />
il vino si tinge di bianco, quale è<br />
il Collio. E poi c’è il rispetto di<br />
un’identità che traspare perfettamente,<br />
soprattutto in questa<br />
versione chiamata a introdurre:<br />
il Russiz Superiore Collio Doc<br />
Pinot Bianco 2020. Fine, vellutato,<br />
slanciato: in una parola,<br />
essenziale. Il perfetto preludio<br />
per andare alla scoperta (o alla<br />
riscoperta) di un grande vitigno,<br />
accompagnati da chi ha contributo<br />
a non farlo dimenticare.
25<br />
Il frutto di una vigna di Pinot Noir piantata<br />
nel 1946 su un terreno eccezionale, chiamato<br />
Les Crayères. La particolarità del<br />
luogo? I soli 30 centimetri di terra al di<br />
sopra della craie, strato di calcare gessoso<br />
che lì raggiunge una profondità di<br />
decine di metri. L’Egly-Ouriet Blanc<br />
de Noirs Les Crayères Grand Cru<br />
Vieilles Vignes è Champagne vinificato<br />
al <strong>10</strong>0% in fusti, in cui risaltano<br />
le note di frutti rossi grazie<br />
alla concentrazione e alla maturità<br />
dei vecchi Pinot ed una certa<br />
mineralità “crayense”, che dona<br />
eleganza al vino e un grosso potenziale<br />
all’invecchiamento.<br />
COLLECTION<br />
BAM, come un colpo improvviso. Ma soprattutto unione di Pinot<br />
Blanc, Arbanne e Petit Meslier, varietà oggi sempre più rare in Champagne.<br />
E risorte a Oeuilly, nella Vallée de la Marne, grazie al lascito che<br />
si è perpetuato di generazione in generazione all’interno della famiglia<br />
Tarlant. Pungente e incisivo al palato, il Tarlant BAM! Brut Nature<br />
nasce tra i filari di Four à Chaux les Sables. Per una bollicina dinamica,<br />
espressione viva e spontanea di vitigni dimenticati.
26<br />
COLLECTION<br />
Il rispetto del territorio, in vigna e in bottiglia. Lo<br />
Champagne Mycorhize De Sousa Extra Brut Grand<br />
Cru è un simbolo. In primis del Grand Cru d’Avize: per<br />
la precisione, di quel Lieux dit Les hauts Nemery, vigneto<br />
coltivato seguendo scrupolosamente i principi della<br />
biodinamica. E poi dello Chardonnay: in questo caso<br />
interamente vinificato in botti di rovere da 225 litri. Per<br />
uno Champagne realizzato in poco più di un migliaio di<br />
bottiglie che raccontano di una reale simbiosi naturale.<br />
Come dimostra la scelta di arare i vigneti sfruttando<br />
esclusivamente il cavallo, così da permettere alle radici<br />
di arrivare ancor più in profondità e migliorare la qualità<br />
delle uve. Vibrante, Mycorhize riflette tutta l’energia del<br />
territorio da cui prende vita. Perfetto in mille occasioni,<br />
Ideale con formaggi stagionati e pollame, da provare con<br />
la cucina giapponese.
Dolomiti, Alto Adige. Tra queste montagne incontaminate nasce Acqua Plose.<br />
Pura e leggera per natura si abbina perfettamente ai migliori piatti della cucina tradizionale<br />
e internazionale esaltandone i sapori con la sua delicata discrezione.<br />
Residuo fisso 22 mg/l Ossigeno <strong>10</strong> mg/l Sodio 1,2 mg/l pH 6.6<br />
Fonte Plose spa<br />
via Julius Durst 12<br />
www.acquaplose.com<br />
39042 Bressanone (BZ)
28<br />
Una avant premiére. Di quella che è una Cuvée che fa la sua<br />
comparsa solo in annate storiche. Come la 2008, vendemmia<br />
celebrata dalle parti di Reims e dintorni. E che oggi fa la sua<br />
comparsa nella singolare ed esclusiva forma della N.P.U. dello<br />
Champagne Bruno Paillard. Un acronimo che cela un orizzonte<br />
carico di attesa: Nec Plus Ultra. Il limite estremo da raggiungere e cogliere in<br />
tutte le sue sfaccettature. E proprio questo si pone come obiettivo questa Cuvée<br />
Prestige di uno dei volti più amati e noti della Champagne.<br />
Il nuovo N.P.U Nec Plus Ultra 2008 Bruno Paillard, che debutta oggi anche<br />
sul mercato italiano distribuito da Cuzziol Grandi Vini, è soltanto l’ottava<br />
edizione apparsa. Per un’etichetta che ha la sua “raison d’être”, come spiega<br />
a <strong>WineCouture</strong> Alice Paillard (nella foto in basso), che oggi guida la Maison<br />
insieme al padre, in un’idea concepita negli anni ’70.<br />
“All’epoca, mio padre ebbe l’occasione di degustare Champagne vecchi<br />
di un secolo, dimenticati per lungo tempo murati nelle cantine e risalenti<br />
all’epoca della guerra franco-prussiana”, ci racconta. “Da lì è nato<br />
il desiderio di esplorare il passato per costruire il futuro: questo è Nec<br />
Plus Ultra”.<br />
Così ha preso forma uno Champagne capace di catturare l’essenza<br />
di certe annate mito che costituiscono il patrimonio di un<br />
terroir tra i più vocati al mondo. Ma N.P.U. è altro ancora. “È la<br />
scelta di vinificare queste storiche vendemmie in un modo che<br />
le conserverà per le generazioni successive”, prosegue Alice Paillard.<br />
“Il che significa indirizzarsi su scelte estreme, come nei tempi<br />
di sosta sui lieviti: per questo non esiste e non esisterà mai un<br />
Nec Plus Ultra che non abbia atteso almeno 13 anni prima di fare<br />
la sua comparsa. Ed è per questo che per noi è assolutamente naturale<br />
arrivare soltanto oggi, tra gli ultimi in Champagne, con l’annata 2008”.<br />
Quando si parla di N.P.U Bruno Paillard si racconta di una selezione esclusiva<br />
di Chardonnay e Pinot Noir, rigorosamente Grand Cru (Oger, Le Mesnil-sur-Oger,<br />
Chouilly, Cramant, Verzenay, Mailly-Champagne e Bouzy),<br />
assemblati in parte uguale. La sua essenza è data dalla fermentazione svolta<br />
in piccole vecchie botti di rovere, grazie a cui ogni Cru afferma la propria<br />
complessità e acquisisce aromi leggermente boisé. “Il lento respiro della botte<br />
calma il vino e lo riconcilia con sé stesso”, evidenzia Alice Paillard. E poi la<br />
sosta in cantina per <strong>10</strong> anni, più due di riposo in bottiglia dopo la sboccatura<br />
(ad aprile 2019 per la 2008, come riportato in retro etichetta): una vera rarità<br />
in Champagne.<br />
Come detto, sono sole le annate storiche quelle scelte per questa Cuvée<br />
Prestige. Fino a oggi, soltanto otto, tutte con caratteri diversi: l’intenso<br />
1990, il generoso 1995, il fantasioso 1996, il grande classico 1999, l’audace<br />
2003, il celebrato 2002 e l’ampio 2004. E poi l’ultimo nato: il frutto<br />
della vendemmia 2008 che oggi si presenta, già sorprendentemente<br />
pronto e beverino, tenuto conto che di tipologia di Champagne che<br />
domanda di essere atteso, per coglierne appieno spirito e complessità,<br />
pur sempre si tratta.<br />
Come di norma per Bruno Paillard, che produce soltanto Extra Brut,<br />
anche nel N.P.U Nec Plus Ultra 2008 il dosaggio è molto ridotto.<br />
“Allo stretto indispensabile: 3 grammi/litro, praticamente impercettibile”,<br />
conclude Alice Paillard. Offrendo così una straordinaria<br />
fotografia di quella che è l’arte dell’assemblaggio della quintessenza<br />
dei terroir più vocati della Champagne, per un Cuvée, realizzata in<br />
18.142 bottiglie, che nell’abbinamento recita un solo dogma: versatilità.<br />
Estremo fino in fondo, dalla vigna al calice.<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
GIRAMONDO<br />
Nec Plus Ultra<br />
(2008)<br />
Avant premiére dello sbarco in Italia la nuova annata mito<br />
della Cuvée Prestige di Bruno Paillard<br />
Photo: Carlo Casella
30<br />
INTERNI D’AUTORE<br />
La Rivoluzione francese<br />
di Nicolas Feuillatte<br />
Sbarca anche in Italia Terroir Premier Cru, lo Champagne<br />
dalla personalità gourmet che s’indossa su tutto<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Una nuova etichetta, che arricchisce una gamma già completa nella sua variegata<br />
proposta. Ma anche un’aggiunta all’offerta “italiana” che invita a<br />
chiavi di lettura differenti. E che ha quale orizzonte ultimo il sovvertire i<br />
paradigmi legati al consumo della bollicina da sempre ritenuta la quintessenza<br />
del lusso. Rendendo più “democratico”, ma senza abdicare in qualità,<br />
anche lo Champagne. E rinnovando i codici della degustazione. Parliamo di Terroir<br />
Premier Cru, l’ultima grande novità firmata Nicolas Feuillatte che oggi sbarca in Italia.<br />
È innanzitutto un nuovo modo di intendere lo Champagne, quello che iarriva anche nel<br />
Belpaese. Se, infatti, di novità si tratta su questo lato delle Alpi, chi scrive aveva avuto<br />
occasione di anticipare il primo incontro con questa particolare produzione già in occasione<br />
del suo lancio, due anni fa. Poi le vicissitudini legate alla pandemia ne hanno ritardato<br />
l’affermazione internazionale. Ma ora tutto è realmente pronto: anzi, verrebbe<br />
da dire che oggi è forse anche meglio. Già, perché Terroir Premier Cru ha alle spalle due<br />
anni di “pratica” che ne hanno affinato il carattere e in un momento particolarmente<br />
propizio per il consumo di Champagne nel Belpaese. E lo fa forte di caratteristiche ideali<br />
per trovare pronta accoglienza fin da subito. Come detto, sono nuovi codici quelli che<br />
si propone d’introdurre questa etichetta. La novità è proprio da individuare in questo<br />
dettaglio, che conduce non più la proposta culinaria in abbinamento ad adattarsi allo<br />
Champagne, ma viceversa. Quello firmato dallo Champagne numero 1 in Francia e<br />
3 nel mondo, però, è anche (e innanzitutto) un nuovo racconto corale, perfettamente<br />
in linea con lo spirito da cui ha avuto origine, nei primi anni ’70, un marchio che oggi<br />
riunisce 5mila uomini e donne, viticoltori che danno vita a un modello cooperativo<br />
unico. In Terroir Premier Cru, infatti, si può rintracciare tanto la visione dell’audace<br />
uomo d’affari e re del jet set Nicolas Feuillatte, quanto quella del pioniere dell’enologia<br />
Henri Macquart, i due uomini da cui è scaturita la scintilla che ha dato vita alla Maison.<br />
Ma nel nuovo Champagne giunto in Italia c’è soprattutto tutta la straordinaria potenzialità<br />
di un’unità d’intenti esaltata dalla mano dello Chef de Cave Guillaume Roffiaen.<br />
L’enologo di Nicolas Feuillatte per questo nuovo assemblage ha avuto la possibilità di<br />
attingere al ricco patrimonio a sua disposizione. Andando a ricercare l’essenza della<br />
Champagne nelle uve dei cinque vigneti Premier Cru che compongono le fondamenta<br />
della nuova cuvée. Una felice unione, combinazione delle peculiari caratteristiche e<br />
delle mineralità dei terroir a Sud della Côte des Blancs (caratterizzati dalla craie, ovvero<br />
il sedimento gessoso), della Coteaux d’Epernay (dove si assiste a una transizione<br />
tra gesso e argilla-calcare), del Sud e del Nord della Montagne de Reims (dove ritorna<br />
la craie) e della Montagne Ouest (argilla-calcare e sabbia). E se finezza, savoir-faire<br />
ed eleganza rappresentano le cifre distintive che identificano le cuvée firmate Nicolas<br />
Feuillatte, con Terroir Premier Cru è una nuova Rivoluzione francese quella cui è data<br />
forma. È una personalità gourmet e generosa quella che traspare in questo Champagne<br />
Sans-Année poco dosato, assemblage equilibrato di 1/3 Pinot Noir, 1/3 Meunier e 1/3<br />
Chardonnay, che se ufficialmente dichiara almeno tre anni d’invecchiamento, poi nella<br />
realtà supera i cinque. Frutto di una selezione di uve provenienti da cinque dei territori<br />
Premier Cru, punta a sorprendere proponendosi come abbinamento a tutto pasto e per<br />
ogni proposta gastronomica. Nasce così una cuvée contemporanea e cosmopolita, che<br />
non domanda ai piatti di piegarsi ai suoi tratti, ma ideale per accompagnare la cucina di<br />
stagione e creativa, spaziando dalle composizioni elaborate ai dessert fruttati, ma perfetta<br />
anche semplicemente in aperitivo. La nuova proposta Nicolas Feuillatte offre una<br />
vasta possibilità di abbinamento, ben oltre i classici: dal brunch a piatti a base di uova,<br />
da funghi in padella alle ricette di verdure, ma anche carni stufate in salsa o grigliate<br />
alla piastra. E poi uno dei suggerimenti che più attraggono: quello di un bel piatto di<br />
formaggi. In Italia, quest’ultimo abbinamento si declina in un matrimonio con Parmigiano<br />
Reggiano Vacche Rosse, Pecorino, Scamorza affumicata o Fiore Sardo. E qui<br />
sta la chiave di volta di Terroir Premier Cru: la sua estrema versatilità, che esalta ogni<br />
scelta, rendendo per l’appunto “democratico” un consumo fino a oggi troppo spesso<br />
ingessato in canoni difficili da interpretare. La Rivoluzione è solo all’inizio.
31<br />
Botter–Mondodelvino:<br />
Marco Gobbi<br />
a capo del commerciale<br />
Il duo Botter–Mondodelvino ha una nuova guida commerciale.<br />
Si definisce così la nuova squadra manageriale<br />
della holding vitivinicola promossa dal fondo Clessidra<br />
Private Equity Sgr. Dopo l’incarico di Amministratore<br />
Delegato assegnato a Massimo Romani, già Ad di Botter,<br />
Marco Gobbi entra a farne parte con il ruolo di “Direttore<br />
Commerciale di Gruppo” dopo una più che decennale<br />
esperienza nel Gruppo Italiano Vini. Gobbi, esperto manager<br />
di lunga esperienza nel settore alimentare e vinicolo<br />
avrà il compito di coordinare – operando a livello di<br />
holding – le funzioni Sales, Marketing e Trade Marketing<br />
sia di Botter sia delle diverse articolazioni aziendali del<br />
Gruppo MondodelVino.<br />
The World’s 50 Best<br />
Restaurants Awards <strong>2021</strong>:<br />
trionfa René Redzepi<br />
del<br />
Luminour<br />
le bollicine che accendono<br />
le feste<br />
Noma<br />
di Copenaghen<br />
Doppia onorificenza per René Redzepi, chef del<br />
Noma di Copenaghen, che si è aggiudicato per<br />
il <strong>2021</strong> il titolo di The World’s Best Restaurant<br />
e The Best Restaurant in Europe. Con l’evento<br />
di quest’anno che ha celebrato locali di 26 Paesi<br />
distribuiti su cinque continenti. Il Noma sale al<br />
gradino più alto della classifica, dalla seconda<br />
posizione del 2019, quando ha debuttato come<br />
Highest New Entry. Prende il posto di Mirazur,<br />
vincitore della scorsa edizione e oggi promosso<br />
nella hall of fame dei ristoranti Best of<br />
the Best. Il podio di quest’anno è stato completato<br />
dal secondo posto del Geranium, sempre<br />
a Copenaghen (Danimarca), e dal terzo posto<br />
dall’Asador Etxebarri di Atxondo (Spagna). Il<br />
riconoscimento ottenuto dal Noma testimonia<br />
l’infallibile attenzione di chef<br />
Redzepi e del suo team<br />
per gli ingredienti di<br />
stagione insoliti e<br />
per un menu rigorosamente<br />
stagionale,<br />
diviso in tre periodi:<br />
frutti di mare in inverno,<br />
verdure in estate,<br />
e selvaggina e sapori della foresta<br />
in autunno, con materie prime procurate<br />
localmente ed esaltate nel piatto in modi creativi<br />
e complessi. Sono tre gli elementi di novità<br />
– location, concept e proprietà – che rendono<br />
di fatto il Noma (a volte chiamato Noma 2.0)<br />
un nuovo ristorante, eleggibile quindi nella<br />
classifica di The World’s 50 Best Restaurants.<br />
Nella sua versione precedente il Noma è stato<br />
in vetta alla lista dei 50 Best in quattro occasioni:<br />
nel 20<strong>10</strong>, 2011, 2012 e 2014. Anche l’Italia<br />
è risultata ben rappresentata in classifica con<br />
quattro ristoranti nella lista, compreso il nuovo<br />
ingresso del ristorante Lido 84 a Gardone<br />
Riviera (No.15), vincitore dell’Highest New<br />
Entry Award.<br />
Un progetto giovane, spumeggiante come i vini (Prosecco<br />
Doc, Valdobbiadene e Franciacorta) che compongono<br />
la curiosa gamma. Ma soprattutto, che mira<br />
ad accendere con la sua freschezza un mondo cui spesso<br />
è recriminato di aprirsi poco alle nuove generazioni.<br />
La collezione delle bollicine Luminour, con le sue etichette<br />
personalizzabili che prendono vita con un semplice<br />
click, si arricchisce della nuova capsule collection<br />
“Natale – Capodanno <strong>2021</strong>”: il must have per le celebrazioni<br />
delle prossime festività, a cui oggi si aggiunge,<br />
tra i formati, la new entry della bottiglia da 20 cl con<br />
etichetta in ceralacca personalizzabile naturalmente.<br />
Costi materie prime e trasporti:<br />
Scatta l'allarme<br />
nel mondo del vino<br />
Unione Italiana Vini lancia l’allarme. I costi delle<br />
materie prime e quelli dei trasporti si stanno abbattendo<br />
inesorabilmente anche nel settore del vino, con<br />
un impatto per niente trascurabile. Una tempesta autunnale<br />
perfetta sta per abbattersi, denuncia Uiv, nonostante<br />
la crescita dell’export (+15,6%) nel primo<br />
semestre <strong>2021</strong>. A una vendemmia più povera (-9%)<br />
e a prezzi di uva e sfuso in forte risalita, si aggiunge<br />
l’onda lunga di shortage e rincari di materie prime e<br />
trasporti. Un incremento dei costi che varia dal <strong>10</strong> al<br />
50% e che rischia di travolgere uno dei settori simbolo<br />
del made in Italy. E con esso i suoi consumatori.<br />
Nasce<br />
Aton<br />
nuova massima espressione<br />
di Pinot Noir di Elena Walch<br />
Con una piccola produzione di sole 2.735 bottiglie, Elena<br />
Walch presenta Aton, nuova massima espressione di<br />
Pinot Noir della rinomata cantina dell’Alto Adige. Con<br />
il nome scelto per tenere a battesimo l’ultimo nato che<br />
rimanda al dio egizio del sole, origine della luce e della<br />
vita. Una Riserva 2017 Alto Adige Doc che nasce da una<br />
precisa selezione di uve, di viti dai 15 ai 61 anni da cloni<br />
francesi a bassa resa, raccolte rigorosamente a mano<br />
in vigneti che beneficiano di una lunga esposizione alla<br />
luce solare. Per un Pinot Noir di carattere, prodotto con<br />
grande cura e attenzione al dettaglio, al fine di rendere<br />
omaggio a questo vitigno eccezionale con una qualità<br />
senza compromessi.<br />
E ancora...<br />
Nasce Sassoalloro Oro, il nuovo vino della famiglia<br />
Biondi Santi. Milano Wine Week: ecco l’elenco delle<br />
migliori carte vini d’Italia. Cantina Tramin alla sfida<br />
nel nuovo Chardonnay Glarea. Etichetta elettronica:<br />
U-label al via con i vini Mondo del Vino, Zonin e<br />
Masi. Cantine Settesoli oltre il biologico con il<br />
progetto Alta Qualità Bio. Bacio<br />
della Luna festeggia <strong>10</strong> anni:<br />
il tributo Schenk Italian<br />
Wineries. Cantina Bolzano<br />
presenta la cuvée bianca bio<br />
Laven. Divinea: la startup<br />
diventa grande con nuovi<br />
soci investitori.<br />
TITOLI DI CODA
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