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INDICE<br />
5. MOSTRA FOTOGRAFICA/DOCUMENTALE<br />
23. IL NOTARIATO TRA VERITÀ E REALTÀ<br />
<strong>di</strong> Mario Mistretta<br />
30. FORMAZIONE PERSONALE<br />
E IMPEGNO COMUNITARIO E INTERCULTURALE<br />
<strong>di</strong> Gianfranco Ravasi<br />
39. DECISIONE ROBOTICA:<br />
CONSIDERAZIONI SUL RUOLO<br />
DEGLI ALGORITMI NELLE<br />
NEGOZIAZIONI FINANZIARIE<br />
<strong>di</strong> Alessandra Carleo<br />
46. BENEFIT CORPORATION<br />
<strong>di</strong> Paolo Di Cesare<br />
59. UNA RIVOLUZIONE E<br />
QUATTRO RIVELAZIONI<br />
<strong>di</strong> Maurizio Ferraris<br />
70. QUALCHE NOTA SUL PRESENTE<br />
E SUL FUTURO DEL GIURIDICO<br />
AD USO DELL’ANTICA<br />
PROFESSIONE DEI NOTAI<br />
<strong>di</strong> Ugo Mattei e Alessandra Quarta<br />
88. LA STORIA, FONDAMENTO DEL FUTURO<br />
<strong>di</strong> Lauretta Casadei<br />
97. L’ASSOCIAZIONISMO E LE RETI: FUTURO<br />
DELLA PROFESSIONE NOTARILE?<br />
<strong>di</strong> Paolo Broccoli<br />
105. LA “FONDAZIONE” PER IL NOTARIATO<br />
DEL FUTURO<br />
<strong>di</strong> Alessandro Corsi<br />
108. WELFARE DEL SAPERE E<br />
SPECIALIZZAZIONE DEL NOTAIO<br />
<strong>di</strong> Tommaso Del Freo<br />
111. RIFLESSIONI A MARGINE DEL<br />
CENTENARIO DELLA CASSA NAZIONALE<br />
DEL NOTARIATO<br />
<strong>di</strong> Andrea Dello Russo<br />
115. QUALE SARA’ IL FUTURO DEL NOTARIATO?<br />
PROPOSTA DI UN NOTAIO<br />
DI PROSSIMITA’: IL NOTAIO DEI “CITTADINI”<br />
<strong>di</strong> Paola Ghiglieri<br />
118. IL NOTARIATO NEL FUTURO E DUE<br />
DIRETTRICI SU CUI RIFLETTEREI<br />
<strong>di</strong> Giov<strong>anni</strong> Liotta<br />
121. LE NUOVE TECNOLOGIE ED IL FUTURO<br />
DELLE PROFESSIONI<br />
<strong>di</strong> Eliana Moran<strong>di</strong><br />
128. IL NOTAIO DIGITALE AL CENTRO<br />
DI UN MONDO DIGITALE<br />
<strong>di</strong> Michele Nastri e Giampaolo Marcoz<br />
138. ACCESSO ALLA PROFESSIONE E SUE<br />
PROSPETTIVE<br />
<strong>di</strong> Angelo Nigro<br />
142. TAVOLA ROTONDA: QUALI SERVIZI PER<br />
QUALI NOTAI<br />
<strong>di</strong> A<strong>del</strong>e Raiola<br />
144. IL VALORE DELLA MEMORIA<br />
<strong>di</strong> Grazia Buta<br />
147. LA CASSA: IL PASSATO CHE SI FA FUTURO<br />
<strong>di</strong> Francesco Giambattista Nardone<br />
151. IL BOLLETTINO: OFFICINA DI IDEE E DI<br />
INFORMAZIONI<br />
<strong>di</strong> Alessandro de Donato<br />
154. MEDAGLIA DEL PRESIDENTE DELLA<br />
REPUBBLICA<br />
155. IL MONDO PICCOLO DI UN NOTAIO<br />
RURALE<br />
<strong>di</strong> Carlo Carosi<br />
190. <strong>100</strong> ANNI DI CDA
IL NOTARIATO<br />
TRA VERITÀ E REALTÀ<br />
Mario Mistretta<br />
(Presidente <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>)<br />
Il centenario <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> costituisce l’occasione per una pluralità<br />
<strong>di</strong> riflessioni su <strong>di</strong> una professione, il <strong>Notariato</strong>, e il suo essere nella società <strong>di</strong> oggi.<br />
Rappresenta l’opportunità <strong>di</strong> osservarlo nell’età <strong>del</strong>l’ incertezza, nell’età <strong>del</strong>la iperconnessione,<br />
nell’età dei dati che si fanno <strong>di</strong>ritti. Uno sguardo che parte dal passato <strong>di</strong>venta contemporaneamente<br />
uno sguardo verso il futuro. I pensieri veloci <strong>del</strong> mondo dei social<br />
devono far posto ai pensieri lenti che consentono <strong>di</strong> guardare lontano. Il racconto <strong>del</strong><br />
nostro passato, i cento <strong>anni</strong> <strong>di</strong> storia e la testimonianza <strong>del</strong> nostro vissuto professionale<br />
illuminano <strong>di</strong> valori il nostro presente. Allontanano il potenziale deserto etico <strong>del</strong>la<br />
Lichtung, <strong>del</strong>la “radura <strong>del</strong>l’essere” nella prospettiva <strong>del</strong> nichilismo interiore <strong>di</strong> Heidegger.<br />
La storia dà la forza <strong>di</strong> leggere il futuro in percorsi <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> realtà. La storia <strong>di</strong>venta<br />
una forma essenziale <strong>di</strong> conoscenza <strong>del</strong> nostro tempo, così da comprendere processi<br />
segmentati e non lineari, movimenti complessi e imprevisti. La storia permette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
quello che non cambia sotto le gran<strong>di</strong> e piccole trasformazioni. Il presente, dalla<br />
percezione agostiniana <strong>di</strong> “attimo che grida a gran voce <strong>di</strong> non avere durata”, si fa sintesi<br />
consapevole dei processi vicini e lontani. La memoria <strong>di</strong> tante esperienze, <strong>di</strong> tanti saperi,<br />
<strong>di</strong> tante emozioni <strong>di</strong> uomini e donne, ai quali è accaduto <strong>di</strong> essere Notai, è descritta nel<br />
sintagma “<strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>”. Quella memoria dà conto <strong>di</strong> vicende passate<br />
che si fanno per noi presente. Consentono la conoscenza <strong>del</strong> mondo <strong>di</strong> oggi che corre<br />
inesorabilmente verso il futuro. Marc Augè ha detto: “Il futuro è il tempo <strong>di</strong> una coniugazione,<br />
il tempo più concreto <strong>del</strong>la coniugazione, se è vero che il presente è inafferrabile,<br />
sempre travolto dal tempo che passa, e il passato sempre oltrepassato, irrime<strong>di</strong>abilmente<br />
compiuto o <strong>di</strong>menticato. Il futuro è la via che si vive in<strong>di</strong>vidualmente” per conoscere<br />
insieme il mondo. Le stratificazioni <strong>di</strong> memoria registrate, che il nostro centenario ci consegna,<br />
ci portano a descrivere la contemporaneità, ormai orfana sia <strong>del</strong>la modernità sia<br />
<strong>del</strong>la postmodernità, con l’utilizzo <strong>di</strong> tre participi: connessa, bloccata insieme, annodata.<br />
Tre participi che descrivono un itinerario tra vari presenti.<br />
Da una realtà <strong>di</strong> crescenti collegamenti reciproci e <strong>del</strong>le relative potenzialità, ma sottoposti<br />
al semaforo <strong>del</strong>l’ “in” o <strong>del</strong>l’ “out” <strong>del</strong>le nostre scelte consapevoli, si è passati alle<br />
connessioni automatiche e ai loro intrecci. Cento <strong>anni</strong> danno <strong>di</strong>mostrazione e testimonianza<br />
<strong>del</strong>l’avverarsi <strong>del</strong>la profezia <strong>di</strong> Leo Strauss che, nei primi <strong>anni</strong> 50, ha sostenuto<br />
come ci siano sempre stati e sempre ci saranno mutamenti improvvisi e inaspettati <strong>del</strong>la<br />
concezione <strong>del</strong> mondo, che mutano il senso <strong>di</strong> tutte le conoscenze possedute in precedenza.<br />
Non vi è infatti una concezione totalizzante, la quale possa accre<strong>di</strong>tarsi <strong>di</strong> essere<br />
immo<strong>di</strong>ficabile in una validazione universale.<br />
Il Presidente <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, Mario Mistretta<br />
***<br />
Non possiamo <strong>di</strong>menticare che la nostra modernità nasce dal dubbio cartesiano sulla<br />
verità e dalla sua metodologia. Risuona ancora oggi, in noi e per noi, l’eco <strong>del</strong>la domanda<br />
scettica <strong>di</strong> Pilato a Gesù: “quid est veritas?” (Giov<strong>anni</strong> 18,38). Il desiderio <strong>di</strong> trovare il<br />
vero si è scontrato e si scontra con la tragicità <strong>del</strong>la storia degli ultimi cento <strong>anni</strong>. Da una<br />
idea <strong>di</strong> verità sbagliata, manifestata dal potere politico, sono derivate violenza e intolleranza.<br />
I nostri cento <strong>anni</strong> hanno visto salire al potere Mussolini, Hitler, Stalin e l’affermarsi<br />
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<strong>di</strong> idee verità che hanno portato ai genoci<strong>di</strong>, con flebile resistenza da parte <strong>del</strong>la metodologia<br />
<strong>del</strong> dubbio. Mi piace ricordare che nello stesso anno, in cui Hitler conquista il<br />
potere in Germania (1933), un giovane pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, ventisettenne<br />
docente <strong>di</strong> teologia all’università <strong>di</strong> Berlino, contestò apertamente la politica razzista<br />
<strong>del</strong> governo tedesco, sul problema ebraico, e l’atteggiamento <strong>di</strong> parte <strong>del</strong>la Chiesa<br />
protestante Tedesca, che voleva escludere dalla stessa i cristiani <strong>di</strong> origine ebraica.<br />
Risultato <strong>di</strong> quella protesta fu che nel 1936 gli vietarono l’insegnamento universitario, nel<br />
1940 gli vietarono <strong>di</strong> parlare in pubblico, nell’aprile <strong>del</strong> 1943 la Ghestapo lo arrestò. La<br />
mattina <strong>del</strong> 9 aprile 1945 fu impiccato. Questo non impedì al grande teologo tedesco <strong>di</strong><br />
scrivere, un saggio dal titolo Che cosa significa <strong>di</strong>re la verità?. Bonhoeffer parla ancora<br />
oggi alla nostra inquietu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> come essere nel mondo. È oggi il tempo nel quale la<br />
nostra autenticità, la verità <strong>di</strong> noi, è giocata in una realtà dove le nostre scelte raccontano<br />
<strong>di</strong> pensieri e opere suggeriti da n algoritmi ai nostri smartphone geolocalizzati.<br />
Sorprendentemente ci soccorre Bonhoeffer con un suo lontano racconto sulla verità contenuto<br />
in quel saggio 1 . Un professore chiede a un ragazzo, <strong>di</strong>nanzi a tutta la classe, se<br />
è vero che suo padre a volte torni a casa ubriaco. La circostanza è esatta, ma il ragazzo<br />
la nega. Alla domanda <strong>del</strong> Professore risponde con una menzogna, ma contemporaneamente<br />
esprime una verità più profonda: la famiglia è un’istituzione sui generis nella quale<br />
il professore non ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> intromettersi. La risposta <strong>del</strong> ragazzo è formalmente una<br />
bugia, ma sostanzialmente contiene la verità <strong>di</strong> tutelare il suo <strong>di</strong>ritto alla riservatezza. La<br />
sua risposta è più conforme alla verità che non avere ammesso davanti a tutta la classe<br />
la debolezza paterna. Ma la vicenda non finisce così. In quella classe vi sono due ragazzi<br />
che abitano vicino all’interrogato e conoscono la realtà dei fatti. Il primo dei due interviene<br />
e <strong>di</strong>chiara che il padre <strong>del</strong>l’interrogato è spesso ubriaco. Il secondo invece <strong>di</strong>ce che<br />
il primo si confonde con un’altra persona. Chi fra questi due ragazzi vince il premio <strong>del</strong>la<br />
verità? Bonhoeffer ci dà una risposta spiazzante. Non è il primo, il quale incarna l’atteggiamento<br />
<strong>di</strong> “colui che pretende <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la verità dappertutto in ogni momento a chiunque...<br />
(ma) è un cinico che esibisce soltanto un morto simulacro <strong>del</strong>la verità”. Il premio<br />
lo vince il secondo. Il suo intervento, apparentemente falso, dà <strong>del</strong>la verità un valore relazionale:<br />
la colloca all’interno <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo che sorregge la qualità dei rapporti tra esseri<br />
e contestualizza i fatti in una prospettiva <strong>di</strong>namica. La tutela <strong>del</strong>la <strong>di</strong>gnità <strong>del</strong> ragazzo è<br />
una verità profonda 2 . Nel mondo Ebraico il termine verità viene in<strong>di</strong>cata con la parola<br />
“emet”, la cui ra<strong>di</strong>ce deriva dal verbo “aman” che significa essere solido, essere l’appoggio<br />
che non viene meno. Ricordo che il motto contenuto nel logo <strong>del</strong> Consiglio <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> è “fidei et veritatis anchora”. Verità e <strong>Notariato</strong> sono uniti nel descrivere il<br />
segmento <strong>di</strong> realtà che ci coinvolge. Dove l’essere <strong>di</strong> noi Notai nel mondo, come uomini<br />
e donne che portano le regole <strong>del</strong>lo Stato nelle <strong>di</strong>namiche degli interessi contrattuali, ci<br />
fa vicini alla complessità <strong>del</strong>la verità profonda: gli egoismi si fanno comune riconoscimento<br />
<strong>di</strong> un equilibrio, dai Notai garantito, che accresce la qualità e il valore degli interessi<br />
originali. La verità <strong>del</strong>l’equilibrio raggiunto <strong>di</strong>viene essa stessa nuovo valore ricono-<br />
1 Dietrch Bonhoeffer, Che cosa significa <strong>di</strong>re la verità? (1942), in appen<strong>di</strong>ce a Etica, tr.it. <strong>di</strong> Aldo<br />
Comba, Milano, 1983, pp.310-311<br />
2 Vito Mancuso, La vita autentica, Milano 2009, p.118, il quale ricorda come la “verità è qualcosa<br />
che si muove, esattamente come si muove la vita perché la verità è la vita buona, la vita<br />
autentica. Verità è un concetto integrale, che riguarda tutte le <strong>di</strong>mensioni umane...è in grado <strong>di</strong><br />
contenere in sé anche il negativo, anche il falso e l’errore, ed è davvero universale”.<br />
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scibile sia dal punto <strong>di</strong> vista esistenziale sia dal punto <strong>di</strong> vista economico. I cento <strong>anni</strong><br />
<strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> raccontano <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> operazioni nelle quali quell’equilibrio e<br />
quella verità si sono cercati e si sono raggiunti. Raccontano <strong>di</strong> una capacità a saper leggere<br />
gli interessi <strong>del</strong>la vita e a interme<strong>di</strong>arli con le regole <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto. Questo sguardo, che<br />
proviene da lontano (dai cento <strong>anni</strong>), dà conto <strong>di</strong> innumerevoli testimonianze <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto<br />
pronto a registrare, nei suoi strati profon<strong>di</strong>, quei valori che costruiscono, come <strong>di</strong>ce Paolo<br />
Grossi 3 , l’esperienza giuri<strong>di</strong>ca, pur nel mutamento, con parole <strong>di</strong> soli<strong>di</strong>tà, resistenza e<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> verità. L’età <strong>del</strong>la Mobile Economy, l’età <strong>del</strong>lo smartphone ci fanno consapevoli<br />
<strong>di</strong> vivere una evoluzione epocale, come quelle create dalla nascita <strong>del</strong>la stampa, dalla<br />
macchina a vapore, dal motore a scoppio e dai computer. Questo impone problemi<br />
potenzialmente ardui a chi vuole tutelare <strong>di</strong>ritti e soggetti nelle immense periferie <strong>di</strong>gitali.<br />
***<br />
Nel nostro tempo l’aporia più rilevante è quella data da miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong>sponibili<br />
per noi e dalla contemporanea afasia sulle domande <strong>di</strong> senso sulla vita.<br />
La quantità <strong>di</strong> informazioni, da cui siamo bombardati, invece <strong>di</strong> darci più sapere e più<br />
consapevolezza rende rarefatte quelle domande. L’iperinformazione debole ci fa <strong>di</strong>stanti<br />
da un riconoscimento <strong>di</strong> noi. Lo strumento <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto appare affaticato, in ritardo nel riconoscere<br />
e valutare l’esplosione <strong>di</strong> processi socio- economici nelle piattaforme <strong>di</strong>gitali.<br />
Domina l’asimmetria a favore <strong>del</strong>le procedure informatiche e versus le regole giuri<strong>di</strong>che.<br />
Viene confutato il paradosso <strong>di</strong> Achille e <strong>del</strong>la tartaruga: il veloce mondo <strong>di</strong>gitale (Achille)<br />
raggiunge la tartaruga (le regole giuri<strong>di</strong>che) e l’acutezza <strong>di</strong> Zenone viene sconfitta dalla<br />
capacità iperveloce <strong>del</strong>la gestione <strong>di</strong> un incommisurabile numero dei dati. Sono la connessione<br />
rapida istantanea e contemporanea tra miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> soggetti, l’utilizzo <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong><br />
applicazioni, l’uso <strong>di</strong> n algoritmi tra loro intrecciati (intelligenza artificiale) a trasformare n<br />
miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dati in valori economici, oggetto <strong>di</strong> transazioni. Assistiamo, così, a procedure<br />
<strong>di</strong> estrazione da tante miniere <strong>di</strong>gitali, che ogni giorno vengono scoperte nel mondo <strong>di</strong><br />
internet. Nulla <strong>di</strong> tutto ciò avviene in un mercato <strong>di</strong> informazioni perfette, in una simmetria<br />
<strong>di</strong> conoscenza e consapevolezza da parte <strong>di</strong> tutti i potenziali attori e spettatori. Il fenomeno<br />
<strong>del</strong> capitalismo <strong>di</strong>gitale tende ad assumere i contorni <strong>del</strong> monopolio ed a incrementare<br />
ra<strong>di</strong>cali <strong>di</strong>fferenze nella allocazione <strong>del</strong>la ricchezza.<br />
***<br />
La <strong>di</strong>sinterme<strong>di</strong>azione nei contratti, conclusi da procedure algoritmiche, colloca<br />
l’intervento <strong>del</strong>le volontà negoziali in un remoto logico e temporale, probabilmente nella<br />
volontà dei creatori <strong>del</strong>le procedure non in quella degli utilizzatori <strong>del</strong>le applicazioni. Tutto<br />
questo non è avvenuto all’improvviso. I cento <strong>anni</strong> <strong>di</strong> storia ci aiutano a ricostruire i meccanismi<br />
e la cultura giuri<strong>di</strong>ca che hanno permesso al capitalismo <strong>di</strong> essere il fenomeno<br />
globalizzato <strong>di</strong> oggi. Gli innumerevoli eventi, che sono descritti dall’espressione “età <strong>del</strong>la<br />
3 Paolo Grossi, Ritorno al <strong>di</strong>ritto, Bari 2015 p.XI<br />
25
<strong>di</strong>gitalizzazione”, e la loro relazione con le regole giuri<strong>di</strong>che possono essere compresi<br />
solo se si presta attenzione non solo ai rapi<strong>di</strong> acca<strong>di</strong>menti, avvenuti in un tempo breve,<br />
ma anche alle tendenze che hanno avuto inizio in epoche lontane. Un rapido riferimento<br />
alla storia <strong>del</strong>lo strumento classico <strong>del</strong>l’economia capitalistica, la società per azioni, ci<br />
aiuta in questa assunzione <strong>di</strong> consapevolezza. Le due società <strong>di</strong> questo tipo, che hanno<br />
rappresentato il primo clamoroso successo operativo <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>stinti dalle<br />
persone fisiche nell’esercizio <strong>di</strong> attività commerciali, sono state fondate nel 1600, a due<br />
<strong>anni</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza una <strong>del</strong>l’altra. Si sono ispirate a due principi organizzativi <strong>di</strong>versi, uno<br />
democratico e l’altro oligarchico. La prima, inglese, fu la Compagnia <strong>del</strong>le In<strong>di</strong>e, fondata<br />
a Londra proprio nel 1600 e retta da principi democratici. Quella costituzione formalizzò<br />
in un meccanismo giuri<strong>di</strong>co i finanziamenti dei viaggi <strong>di</strong> navi inglesi da e per le In<strong>di</strong>e. I<br />
finanziatori facevano proprio il rischio <strong>del</strong> viaggio, anticipando tutte le spese, e in cambio<br />
ricevevano un numero <strong>di</strong> azioni. Al ritorno a Londra <strong>del</strong>le navi le merci trasportate venivano<br />
vendute all’asta e i guadagni <strong>di</strong>visi fra gli azionisti. Il fenomeno fu rivoluzionario. Si<br />
allentò la relazione <strong>di</strong>retta tra soggetto e bene, la relazione <strong>di</strong>venne in<strong>di</strong>retta e me<strong>di</strong>ata<br />
da un bene <strong>di</strong> secondo grado, l’azione. La gestione <strong>del</strong>l’operazione veniva affidata dagli<br />
azionisti a un numero ristretto <strong>di</strong> soggetti, gli amministratori: quest’ultimi, attraverso un<br />
sistema <strong>di</strong> regole organizzative, si interessavano <strong>del</strong>la manutenzione <strong>del</strong>le navi, <strong>del</strong>la<br />
in<strong>di</strong>viduazione <strong>del</strong>le rotte, <strong>del</strong>la acquisizione dei beni in In<strong>di</strong>a e <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>le<br />
aste in Inghilterra. Gli amministratori rispondevano agli azionisti che potevano controllare<br />
l’opera dei primi. La riduzione <strong>del</strong>la proprietà, da bene <strong>di</strong>retto a bene in<strong>di</strong>retto, era controbilanciata<br />
dal controllo democratico <strong>del</strong>la gestione, sancito e <strong>di</strong>feso dallo statuto societario.<br />
Così accade che, nel 1624 la richiesta <strong>di</strong> Re Giacomo I <strong>di</strong> far parte <strong>del</strong>la società<br />
venne cortesemente respinta con la motivazione che la posizione <strong>del</strong> Re avrebbe potuto<br />
con<strong>di</strong>zionare la gestione <strong>del</strong>l’impresa collettiva. La seconda società fu costituita nel 1602<br />
in Olanda e <strong>di</strong>venne la Compagnia <strong>del</strong>le In<strong>di</strong>e Olandesi. La società nacque dall’alto, da<br />
una autorizzazione <strong>del</strong>lo Stato. Gli amministratori, nominati dall’autorità politica, avevano<br />
un potere gestorio assoluto. Non era previsto alcun obbligo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione agli azionisti.<br />
Il tutto era retto da regole <strong>di</strong> tipo oligarchico. In queste due società esisteva sostanzialmente<br />
un solo interesse, quello <strong>di</strong> incassare <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>.<br />
26<br />
***<br />
Il fenomeno <strong>del</strong> commercio internazionale è rimasto governato unicamente dalle<br />
regole organizzative da società <strong>di</strong> capitali fin quando, con la rivoluzione industriale,<br />
la necessità <strong>di</strong> cospicui finanziamenti ha fatto entrare nello scenario economico un<br />
nuovo soggetto e i suoi interessi, il sistema bancario. L’entrata <strong>del</strong> capitalismo finanziario<br />
ha comportato il superamento <strong>del</strong>l’alternativa tra organizzazione democratica,<br />
secondo il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la Compagnia <strong>del</strong>le In<strong>di</strong>e Inglese, e organizzazione autocratica<br />
<strong>del</strong>la Compagnia Olandese, con il prevalere <strong>di</strong> un terzo strumento <strong>di</strong> governo, un nuovo<br />
itinerario, quello <strong>del</strong> contrattualismo. È così accaduto che nel capitalismo finanziario<br />
maturo, con innumerevoli teorizzazioni nella letteratura economica e giuri<strong>di</strong>ca nordamericana,<br />
le società per azioni sono state qualificate come un fascio <strong>di</strong> contratti (nexus of<br />
contracts). Le relazioni tra manager e azionisti, tra società e risparmiatori, tra società e<br />
banche sono state declinate unicamente con regole contrattuali. L’attuale presente <strong>del</strong>le<br />
<strong>di</strong>namiche economiche dà conto <strong>di</strong> un’ampio dominio da parte <strong>del</strong> neo contrattualismo<br />
<strong>di</strong>gitale. L’attenuazione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>stinzione tra imprese e consumatori (con potenziale<br />
superamento tra chi riceve le cose e chi fa le cose), ha trovato contemporaneamente<br />
riscontro in un vastissimo e capillare bargaining cioè nel fenomeno <strong>di</strong> una contrattazione
continua 4 . Lo sviluppo enorme dei processi informatici ha accentuato le tecniche <strong>di</strong><br />
dematerializzazione dei <strong>di</strong>ritti. L’economia si è affrancata dall’antico dominio <strong>del</strong>la politica<br />
e <strong>del</strong>la sovranità degli stati. Ha creato forme <strong>di</strong> globalismo giuri<strong>di</strong>co, con la nascita <strong>di</strong><br />
principi e schemi contrattuali completamente nuovi, sconosciuti allo sguardo normativista<br />
dei co<strong>di</strong>ci e <strong>del</strong>le leggi: sempre più economia e regole autocostruite, sempre meno<br />
Stato. Nell’età <strong>del</strong> superamento <strong>del</strong> postmoderno si conferma la prevalenza, sotto il profilo<br />
giuri<strong>di</strong>co, <strong>del</strong>l’effettività creativa <strong>del</strong>lo spontaneismo economico, rispetto alla vali<strong>di</strong>tà<br />
conformata a mo<strong>del</strong>li generali, autoritariamente imposti dalla legge 5 . Nell’età <strong>del</strong> dominio<br />
<strong>di</strong>gitale sta accadendo altro. L’alternativa tra giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà e giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> effettività<br />
viene ra<strong>di</strong>calmente superata dalla tendenza da parte dei processi decisionali algoritmici<br />
in un’area giuri<strong>di</strong>ca: la soluzione dei potenziali conflitti tra proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>gitali, portatori<br />
<strong>di</strong> interessi contrapposti, viene a posizionarsi all’interno <strong>del</strong>le stesse procedure automatiche<br />
<strong>di</strong> scelta e nelle loro reciproche relazioni <strong>di</strong> auto appren<strong>di</strong>mento.<br />
***<br />
La realtà dei smartcontracts non nasce improvvisamente. Si inserisce in un percorso<br />
antico. Affonda le sue origini nel contrattualismo <strong>del</strong> capitalismo finanziario che ha riscoperto<br />
il rapporto bilaterale, senza interme<strong>di</strong>azioni tra i soggetti <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto e i beni, all’interno<br />
<strong>del</strong> filone culturale <strong>del</strong> “lasciar fare”. Il contrattualismo moderno ha sempre presupposto<br />
interventi degli Stati il più possibile limitati. Tutto questo presenta pericoli, nella tutela<br />
<strong>del</strong>le posizioni deboli, a causa <strong>del</strong>la asimmetria <strong>di</strong> informazioni che coinvolge ognuno <strong>di</strong><br />
noi nel momento nel quale si voglia esercitare la libera razionalità nelle scelte. Pericolo<br />
accresciuto dalla esponenziale potenza pre<strong>di</strong>ttiva degli algoritmi dei Big Date. La massimizzazione<br />
<strong>del</strong>l’interesse proprio <strong>di</strong> ogni agente, che ha dominato la letteratura economica<br />
contemporanea nella descrizione <strong>di</strong> un mercato in potenziale perfetto equilibrio<br />
paretiano 6 , ora deve fare i conti con una realtà nella quale il raggiungimento <strong>di</strong> obbiettivi<br />
socio-economici voluti è fortemente con<strong>di</strong>zionata da quella asimmetria <strong>di</strong> libertà, che colloca<br />
la razionalità e la coerenza <strong>del</strong>le scelte in luoghi <strong>di</strong>stanti dalla volontà <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong><br />
noi. Hannah Arendt ci ha ammonito che “spesso un’epoca imprime in maniera più marcata<br />
il suo sigillo su chi ne è stato meno improntato essendone più lontano, dovendo perciò<br />
soffrirne <strong>di</strong> più.” 7 . Nel contempo il suo grande amico Walter Benjamin ci ha rammentato<br />
che “la storia è oggetto <strong>di</strong> una costruzione il cui luogo non forma il tempo omogeneo<br />
e vuoto, ma quello pieno <strong>di</strong> adesso” 8 . Questi pensieri profetici interrogano i cento <strong>anni</strong><br />
4 Guido Rossi, Il gioco <strong>del</strong>le regole Milano, 2006, p.36<br />
5 Paolo Grossi, Ritorno al <strong>di</strong>ritto, op.cit,p.28, ha segnalato come“Nella modernità il <strong>di</strong>ritto veniva<br />
sottoposto alle forche cau<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>la vali<strong>di</strong>tà, un setaccio spietato perché esigeva che giuri<strong>di</strong>cità<br />
fosse soprattutto corrispondenza a un mo<strong>del</strong>lo generale e autoritario confezionato in alto, con<br />
la condanna alla irrilevanza <strong>del</strong>la maggior parte <strong>del</strong>la proliferazione fattuale. Il post moderno<br />
valorizza al contrario la effettività , con la <strong>di</strong>sponibilità ad ampliare i confini <strong>del</strong>la giuri<strong>di</strong>cità fino<br />
a ricomprendervi tutti quei fatti che , muniti <strong>di</strong> forza interiore , sono capaci <strong>di</strong> incidere sulla realtà<br />
circostante”.<br />
6 Amartya Sen, Razionalità e libertà Bologna, 2005, p.29<br />
7 Hannah Arendt, Walter Benjamin, L’angelo <strong>del</strong>la storia, testi, lettere, documenti, Firenze, 2017,p.82<br />
8 Hannah Arendt, Walter Benjamin, L’angelo <strong>del</strong>la storia, testi, lettere, documenti, op cit, p.145<br />
27
<strong>di</strong> storia dei Notai, interrogano il nostro presente e la nostra capacità <strong>di</strong> costruire futuro.<br />
Nell’età <strong>del</strong>le <strong>di</strong>seguaglianze <strong>di</strong>gitali e <strong>del</strong>le <strong>di</strong>seguaglianze sociali vi sono enormi potenzialità<br />
per tre parole, che vengono da lontano e che possono andare lontano, capaci <strong>di</strong><br />
descrivere il passato <strong>di</strong> noi Notai e illuminare le nostre strade future: competenza, in<strong>di</strong>pendenza<br />
e lealtà.<br />
La competenza necessaria da parte dei Notai, per rispondere con regole efficaci alle<br />
potenziali domande <strong>di</strong> tutela <strong>del</strong>l’oggi, non è solamente quella <strong>di</strong> un giurista tecnicamente<br />
preparato a dare forma giuri<strong>di</strong>ca adeguata alla volontà negoziale <strong>del</strong>le parti, all’organizzazione<br />
<strong>del</strong>l’impresa, agli assetti familiari e successori. Occorre qualcosa <strong>di</strong> più: essere<br />
tutti noi Notai i no<strong>di</strong> intelligenti e sensibili, ai quali affidare la certezza e il valore anche<br />
<strong>di</strong> entità positive esistenti nella realtà <strong>di</strong>gitale. La forza <strong>del</strong>le tecnologie e <strong>del</strong>le procedure<br />
<strong>di</strong>gitali, il geometrico incremento <strong>del</strong>la capacità <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> dati e <strong>di</strong> calcolo, secondo<br />
la legge <strong>di</strong> Moore 9 , impongono la presenza <strong>di</strong> presi<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutela per i <strong>di</strong>ritti e per i valori<br />
in gioco, presi<strong>di</strong> nei quali i Notai possono avere un ruolo non marginale. Le parole in<strong>di</strong>pendenza<br />
e lealtà, che costituiscono la cifra identitaria <strong>di</strong> cento <strong>anni</strong> <strong>di</strong> presenza <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong> nella società, sono qualità antiche e contemporaneamente estremamente<br />
moderne. Danno sostanza a quei no<strong>di</strong> <strong>di</strong> interconnessione ,dove registrare le informazioni<br />
che si fanno valore e il cui valore deve permanere nel tempo. Competenza, in<strong>di</strong>pendenza<br />
e lealtà costituiscono le virtù professionali con le quali gestire interessi contrapposti<br />
e impe<strong>di</strong>re conflitti <strong>di</strong> interesse. Occorre, quin<strong>di</strong>, un <strong>di</strong> più che aiuti ad in<strong>di</strong>viduare<br />
e tutelare tutte quelle posizioni deboli, che la negoziazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> obblighi presenta<br />
nell’economia <strong>di</strong> mercato iper<strong>di</strong>gitalizzata. Le nuove tecnologie multiuso hanno<br />
reso la comunicazione <strong>di</strong> massa economica e abbondante. Le forze connettive hanno<br />
intrecciato la nostra società. Tutto questo ha influito sulla <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>le idee, il cui volume,<br />
la cui varietà e ricchezza si sono obbiettivamente incrementate. Noi viviamo in un<br />
flusso continuo <strong>di</strong> informazioni che possono rimanere solo un rumore <strong>di</strong> fondo incomprensibile,<br />
oppure possono <strong>di</strong>ventare lo stimolo per accrescere qualitativamente il nostro<br />
essere in<strong>di</strong>viduale e complessivo. Il <strong>di</strong> più <strong>di</strong> competenza per noi è quella <strong>di</strong> avere l’attitu<strong>di</strong>ne<br />
a comprendere quelle gigantesche linee <strong>di</strong> forza, che muovono la società <strong>del</strong>l’informazione<br />
<strong>di</strong>ffusa. I no<strong>di</strong> <strong>di</strong> garanzia, nella società liquida, si costruiscono dal basso.<br />
Ma perché siano trasparenti e in<strong>di</strong>pendenti occorrono coesioni qualitative: la storia <strong>di</strong> noi<br />
Notai evidenzia l’esistenza, nelle nostre correlazioni, <strong>di</strong> questa circostanza. Le coesioni<br />
qualitativamente efficienti consentono <strong>di</strong> realizzare un sistema <strong>di</strong> no<strong>di</strong> retti da competenza,<br />
in<strong>di</strong>pendenza e trasparenza. Tutto ciò ha bisogno <strong>di</strong> impegno e <strong>di</strong> scelte. Occorre<br />
mettersi in viaggio e affrontare la complessità <strong>del</strong>la contemporaneità con coraggio. Per<br />
essere nel futuro e portare in dono gli esiti positivi, <strong>del</strong> nostro essere Notai nella storia,<br />
occorre la consapevolezza dei segni dei tempi.<br />
9 Nel 1965, il cofondatore <strong>di</strong> Intel , Gordon Moore, osservò che il numero <strong>di</strong> transistor che la sua<br />
azienda poteva inserire all’interno <strong>di</strong> un chip per computer (e quin<strong>di</strong> la potenza <strong>di</strong> calcolo <strong>del</strong><br />
chip)raddoppiava ogni due <strong>anni</strong> circa. La cosiddetta “legge <strong>di</strong> Moore”, nome con cui questa osservazione<br />
è <strong>di</strong>ventata famosa, è tuttora valida.<br />
28
***<br />
Il senso <strong>del</strong> nostro centenario è quello <strong>di</strong> confermarci nella vocazione ad essere le regole<br />
<strong>del</strong>lo Stato che si fanno vita vissuta tra sentimenti, desideri, aspirazioni, <strong>di</strong>ritti e obblighi<br />
dei nostri concitta<strong>di</strong>ni. Il coraggio <strong>del</strong>le scelte deve essere conquistato ogni giorno e in<br />
ogni momento. Il viaggio presuppone non solo avere una meta, ma sapere anche da<br />
dove si proviene. Non occorre <strong>di</strong>ventare altri e non occorre snaturarsi. Non occorre essere<br />
uomini e donne “inventati”. Non occorre essere novelli Mattia Pascal che recidono “<strong>di</strong><br />
netto ogni memoria”. È sufficiente essere fe<strong>del</strong>i ai valori <strong>del</strong>la nostra storia. Tutto ciò ci<br />
consente <strong>di</strong> capire dove <strong>di</strong>rigere nella contemporaneità il nostro percorso. Soren<br />
Kierkegaard ci suggerisce la necessità <strong>di</strong> scegliere per dare un senso al nostro essere<br />
nel mondo e così scrive nelle prime pagine <strong>di</strong> Aut aut 10 . “Immagina un capitano sulla<br />
sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà <strong>di</strong>re, bisogna fare questo<br />
o quello; ma se non è un capitano me<strong>di</strong>ocre, nello stesso tempo si renderà conto che la<br />
nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza colla solita velocità, e che così è solo<br />
un istante quello in cui sia in<strong>di</strong>fferente se egli faccia questo o quello. Così anche l’uomo,<br />
se <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong> calcolare la velocità, alla fine giunge a un momento in cui non ha più<br />
libertà <strong>del</strong>la scelta, ma perché non l’ha fatto”. Tutto questo è il nostro rischio: essere incapaci<br />
a scegliere e, quin<strong>di</strong>, incapaci a valorizzare il nostro passato come portatore <strong>di</strong> futuro.<br />
L’età <strong>del</strong>l’incertezza tende a costringere tutti noi a una faticosa autoformazione e<br />
autoaffermazione. Questo percorso sconta, a causa <strong>del</strong>la complessità <strong>del</strong> tempo <strong>del</strong>l’informazione<br />
illimitata, una strisciante paura <strong>di</strong> inadeguatezza. L’apparente semplificazione<br />
<strong>del</strong>la trasformazione dei dati analogici in dati <strong>di</strong>gitali, attraverso l’assegnazione <strong>di</strong><br />
semplicissimi valori numerici (stringhe <strong>di</strong> 0 e 1, chiamate bit ), non attenua quella inadeguatezza.<br />
Anzi la smaterializzazione dei contenuti, la capacità <strong>di</strong> comprimerli e <strong>di</strong> trasferirli<br />
istantaneamente accentuano i sentimenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. Assistiamo alla narrazione <strong>del</strong><br />
mito <strong>del</strong>la misteriosa palingenesi rivoluzionaria <strong>del</strong> mondo <strong>di</strong> internet. Ma ne abbiamo<br />
paura. Guar<strong>di</strong>amo al presente, al mondo iper<strong>di</strong>gitalizzato, con gli occhi rivolti al passato<br />
come l’Angelus Novus. Dice Walter Benjamin: “C’è un quadro <strong>di</strong> Klee che s’intitola<br />
Angelus Novus. Un angelo v’è raffigurato che sembra in procinto <strong>di</strong> allontanarsi da qualcosa<br />
su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la sua bocca è aperta e<br />
<strong>di</strong>spiegate sono le sue ali. L’angelo <strong>del</strong>la storia deve avere questo aspetto. Il viso è rivolto<br />
al passato. Laddove davanti a noi appare una catena <strong>di</strong> avvenimenti, là egli vede un’unica<br />
catastrofe, che accumula incessantemente macerie su macerie e se le scaraventa<br />
ai suoi pie<strong>di</strong>”. 11 Ma il nostro angelo <strong>del</strong>la storia non è quello <strong>di</strong> Benjamin, è quello che ci<br />
infonde il coraggio <strong>di</strong> guardare avanti con le nostre intelligenze e con i nostri valori, per<br />
noi e per il nostro paese: Anchora fidei et veritatis.<br />
10 Soren Kierkegaard aut aut, Milano,2016,p.10<br />
11 Hannah Arent, Walter Benjamin, L’Angelo <strong>del</strong>la storia, op. cit, p.137.<br />
29
FORMAZIONE PERSONALE E<br />
IMPEGNO COMUNITARIO<br />
E INTERCULTURALE<br />
S.E. Card. Gianfranco Ravasi<br />
(Presidente <strong>del</strong> Pontificio Consiglio <strong>del</strong>la Cultura)<br />
S.E. Card. Gianfranco Ravasi<br />
UNA PREMESSA<br />
La persona umana <strong>di</strong> sua natura è necessariamente in rapporto <strong>di</strong>alogico ma talora<br />
anche conflittuale con la comunità. Analizzare questo legame è un’impresa complessa<br />
e vasta che ammette infiniti percorsi <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento e risultati molteplici.<br />
È indubbio, perciò, che la nostra potrà essere solo una riflessione emblematica all’interno<br />
<strong>del</strong>la quale si aprono spazi bianchi, passibili <strong>di</strong> ulteriori e ampie considerazioni.<br />
Procederemo, dunque, in modo quasi <strong>di</strong>dascalico con un’ampia premessa e un corpus<br />
successivo <strong>di</strong> quattro ideali “punti car<strong>di</strong>nali”, iscritti su una mappa che suppone evidentemente<br />
altre definizioni orientative.<br />
Iniziamo con la premessa che sviluppa alcune coor<strong>di</strong>nate generali. Lo scrittore cattolico<br />
inglese Gilbert K. Chesterton affermava: “Tutta l’iconografia cristiana rappresenta i santi<br />
con gli occhi aperti sul mondo, mentre l’iconografia buddhista rappresenta ogni essere<br />
con gli occhi chiusi”. Si tratta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> due <strong>di</strong>fferenti tipologie riguardo al nostro tema.<br />
Da un lato, c’è una concezione più squisitamente trascendentale, assoluta, che cerca <strong>di</strong><br />
andare, chiudendo gli occhi, oltre il mondo, la storia, il tempo e lo spazio, con la sua fragilità,<br />
la sua finitu<strong>di</strong>ne, i suoi limiti, la sua pesantezza.<br />
Dall’altro lato, invece, c’è la visione cristiana profondamente innervata all’interno <strong>del</strong>la<br />
società e <strong>del</strong>la cultura, tanto da costituire una presenza imprescin<strong>di</strong>bile, a volte perfino<br />
esplosiva. Infatti, come è noto, la tesi centrale <strong>del</strong> cristianesimo resta l’Incarnazione: “Il<br />
Verbo <strong>di</strong>venne carne” (Giov<strong>anni</strong> 1,14). Si tratta <strong>di</strong> una contrapposizione ra<strong>di</strong>cale rispetto<br />
alla concezione greca che non ammetteva che il lógos si confondesse, si stingesse<br />
immergendosi nella sarx, la carne, ossia la storia. Nel cristianesimo si ha, invece, un<br />
intreccio tra fede e storia e, perciò, un contatto tra religione e vita civile.<br />
Trattare, perciò, un tema simile rientra nei fondamenti stessi <strong>del</strong>l’esperienza ebraico-cristiana,<br />
e quin<strong>di</strong> <strong>del</strong>la Bibbia, che tra l’altro è anche il “grande Co<strong>di</strong>ce” <strong>del</strong>la nostra cultura<br />
occidentale. È noto che Goethe riteneva il cristianesimo la “lingua materna” <strong>del</strong>l’Europa,<br />
perché rappresenta una sorta <strong>di</strong> “imprinting” che noi tutti ci portiamo <strong>di</strong>etro. Per alcuni<br />
forse potrà essere un peso; per altri, invece, rimane un’ere<strong>di</strong>tà preziosa. Sono, comunque,<br />
significativi ai nostri giorni alcuni cambi <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma culturali, sociali e religiosi che<br />
vorremmo ora evocare.<br />
1. Il primo riguarda lo stesso concetto <strong>di</strong> cultura che non ha più l’originaria accezione<br />
intellettuale illuministica <strong>di</strong> aristocrazia <strong>del</strong>le arti, scienze e pensiero, ma ha assunto<br />
caratteri antropologici trasversali a tutti i settori <strong>del</strong> pensare e agire umano, recuperando<br />
l’antica categoria <strong>di</strong> paideia (“educazione, formazione”) e humanitas, i due termini<br />
che in<strong>di</strong>cavano nella classicità la cultura (vocabolo allora ignoto se non per<br />
l’“agri-cultura”). Per questo il perimetro <strong>del</strong> concetto è molto ampio e coinvolge ad<br />
esempio, la cultura industriale, conta<strong>di</strong>na, <strong>di</strong> massa, femminile, giovanile e così via.<br />
Essa si esprime, poi, oltre che nelle civiltà nazionali e continentali, anche in linguaggi<br />
comuni e universali, veri e propri nuovi “esperanto”, come la musica, lo sport, la<br />
moda, i me<strong>di</strong>a.<br />
30
Conseguenza evidente è nel fenomeno <strong>del</strong> multiculturalismo, che è però un concetto<br />
statico <strong>di</strong> pura e semplice coesistenza tra etnie e civiltà <strong>di</strong>fferenti: più significativo<br />
è quando <strong>di</strong>venta interculturalità, categoria più <strong>di</strong>namica che suppone un’interazione<br />
forte con cui le identità entrano in <strong>di</strong>alogo, sia pure faticoso, tra loro. Questo incontro<br />
è favorito dall’urbanesimo sempre più dominante. Al dato positivo <strong>del</strong>l’osmosi tra le<br />
culture si associano alcuni corollari problematici tra loro antitetici. Da un lato, il sincretismo<br />
o il “politeismo dei valori” che incrina i canoni identitari e gli stessi co<strong>di</strong>ci<br />
etici personali; d’altro lato, la reazione dei fondamentalismi, dei nazionalismi, dei<br />
sovranismi, dei populismi, dei localismi (tant’è vero che ora si parla <strong>di</strong> “glocalizzazione”<br />
che sta minando l’ancora dominante globalizzazione).<br />
2. L’erosione <strong>del</strong>le identità culturali, morali e spirituali e la stessa fragilità dei nuovi<br />
mo<strong>del</strong>li etico-sociali e politici, la mutevolezza e l’accelerazione dei fenomeni, la loro<br />
flui<strong>di</strong>tà quasi aeriforme (co<strong>di</strong>ficata ormai nella simbologia <strong>del</strong>la “liqui<strong>di</strong>tà” prospettata<br />
da Baumann) incidono evidentemente anche sull’antropologia. Tra le varie questioni<br />
connesse, in<strong>di</strong>chiamo solo il fenomeno <strong>del</strong>l’io frammentato, legato al primato <strong>del</strong>le<br />
emozioni, a ciò che è più imme<strong>di</strong>ato e gratificante, all’accumulo lineare <strong>di</strong> cose più<br />
che all’approfon<strong>di</strong>mento dei significati. La società, infatti, cerca <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare tutti i<br />
bisogni ma spegne i gran<strong>di</strong> desideri ed elude i progetti a più largo respiro, creando<br />
così uno stato <strong>di</strong> frustrazione e soprattutto la sfiducia in un futuro. La vita personale<br />
è sazia <strong>di</strong> consumi eppur vuota, stinta e talora persino spiritualmente estinta.<br />
Fiorisce, così, il narcisismo, ossia l’autoreferenzialità che ha vari emblemi simbolici<br />
come il “selfie”, la cuffia auricolare, o anche l’omologazione <strong>del</strong>le mode. Ma si ha<br />
anche la deriva antitetica <strong>del</strong> rigetto ra<strong>di</strong>cale espresso attraverso la protesta fine a<br />
se stessa o la violenza verbale e iconica sulle bacheche social, oppure l’in<strong>di</strong>fferenza<br />
generalizzata.<br />
3. Si configura, quin<strong>di</strong>, un nuovo fenotipo <strong>di</strong> società. Per tentare un’esemplificazione<br />
significativa – rimandando per il resto alla sterminata documentazione sociologica<br />
elaborata in modo continuo – proponiamo una sintesi attraverso una battuta <strong>del</strong> filosofo<br />
Paul Ricoeur: “Viviamo in un’epoca in cui alla bulimia dei mezzi corrisponde<br />
l’atrofia dei fini”. Domina, infatti, il primato <strong>del</strong>lo strumento rispetto al significato,<br />
soprattutto se ultimo e globale. Pensiamo alla prevalenza <strong>del</strong>la tecnica (la cosiddetta<br />
“tecnocrazia” ) sulla scienza; oppure al dominio <strong>del</strong>la finanza sull’economia; all’aumento<br />
<strong>di</strong> capitale più che all’investimento produttivo e lavorativo; all’eccesso <strong>di</strong> specializzazione<br />
e all’assenza <strong>di</strong> sintesi, in tutti i campi <strong>del</strong> sapere, compresa la teologia;<br />
alla mera gestione <strong>del</strong>lo Stato rispetto alla vera progettualità politica; alla strumentazione<br />
virtuale <strong>del</strong>la comunicazione che sostituisce l’incontro personale;<br />
alla riduzione dei rapporti alla mera sessualità che emargina e alla fine elide l’eros e<br />
l’amore; all’eccesso religioso devozionale che intisichisce anziché alimentare la fede<br />
autentica e così via.<br />
Un altro esempio “sociale” (ma nel senso <strong>di</strong> social) che anticipa il <strong>di</strong>scorso più specifico,<br />
che svolgeremo successivamente, è quello espresso da un asserto da tempo<br />
formalizzato: “Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni”, asserto che coinvolge un<br />
tema fondamentale come quello <strong>di</strong> verità (e anche <strong>di</strong> “natura umana”). Il filosofo<br />
Maurizio Ferraris, stu<strong>di</strong>andone gli esiti sociali nel saggio Postverità e altri enigmi<br />
(Mulino 2017), commentava: “Frase potente e promettente questa sul primato <strong>del</strong>l’interpretazione,<br />
perché offre in premio la più bella <strong>del</strong>le illusioni: quella <strong>di</strong> avere<br />
31
sempre ragione, in<strong>di</strong>pendentemente da qualunque smentita”. Si pensi al fatto che<br />
ora i politici più potenti impugnano senza esitazione le loro interpretazioni e postverità<br />
come strumenti <strong>di</strong> governo, le fanno proliferare così da renderle apparentemente<br />
“vere”. Ferraris concludeva: “Che cosa potrà mai essere un mondo o anche semplicemente<br />
una democrazia in cui si accetti la regola che non ci sono fatti ma solo interpretazioni?”.<br />
Soprattutto quando queste fake news sono frutto <strong>di</strong> una manovra<br />
ingannatrice ramificata lungo le arterie virtuali <strong>del</strong>la rete informatica?<br />
4. Infine affrontiamo solo con un’evocazione la questione religiosa. Come si vedrà più<br />
avanti, la “secolarità” è un valore tipico <strong>del</strong> cristianesimo sulla base <strong>del</strong>l’assioma<br />
evangelico “Rendete a Cesare ciò che è <strong>di</strong> Cesare e a Dio ciò che è <strong>di</strong> Dio”. Proprio<br />
per questo ogni teocrazia o ierocrazia non è cristiana, come non lo è il fondamentalismo<br />
sacrale, nonostante le ricorrenti tentazioni in tal senso. C’è, però, anche un<br />
“secolarismo” o “secolarizzazione”, fenomeno ampiamente stu<strong>di</strong>ato (si veda, ad<br />
esempio, l’imponente e famoso saggio L’età secolare <strong>di</strong> Charles Taylor, tradotto da<br />
Feltrinelli nel 2009) che si oppone nettamente a una coesistenza e convivenza con<br />
la religione. E questo avviene attraverso vari percorsi: ne facciamo emergere due<br />
più sottili (la persecuzione esplicita è, certo, più evidente ma è presente in ambiti<br />
circoscritti).<br />
Il primo è il cosiddetto “apateismo”, cioè l’apatia religiosa e l’in<strong>di</strong>fferenza morale per<br />
le quali che Dio esista o meno è <strong>del</strong> tutto irrilevante, così come nebbiose, intercambiabili<br />
e soggettive sono le categorie etiche. È ciò che è ben descritto da papa<br />
Francesco nell’Evangelii gau<strong>di</strong>um: “Il primo posto è occupato da ciò che è esteriore,<br />
imme<strong>di</strong>ato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio. Il reale cede posto all’apparenza...<br />
Si ha l’invasione <strong>di</strong> tendenze appartenenti ad altre culture, economicamente<br />
sviluppate ma eticamente indebolite” (n. 62). Il pontefice introduce anche il secondo<br />
percorso connettendolo al precedente: “Esso tende a ridurre la fede e la Chiesa<br />
all’ambito privato e intimo; con la negazione <strong>di</strong> ogni trascendenza ha prodotto una<br />
crescente deformazione etica, un indebolimento <strong>del</strong> senso <strong>del</strong> peccato personale e<br />
sociale e un progressivo aumento <strong>del</strong> relativismo, dando luogo a un <strong>di</strong>sorientamento<br />
generalizzato” (n. 64).<br />
Sottolineiamo la prima frase <strong>del</strong>la <strong>di</strong>chiarazione papale: in pratica si avalla la concezione<br />
secondo cui la religiosità è solo una spiritualità interiore e personale, è un’esperienza<br />
da relegare tra le volute degli incensi e il brillare dei ceri nello spazio sacro<br />
dei tempi, separata dal pulsare <strong>del</strong>la piazza. Questi due aspetti <strong>del</strong> “nuovo ateismo”<br />
non escludono, certo, la presenza <strong>di</strong> un ateismo più conservatore ancora vincolato<br />
all’attacco critico e fin sarcastico (alla Hitchens, Dawkins, Onfray, O<strong>di</strong>fred<strong>di</strong> e così<br />
via), oppure la figura dei cosiddetti nones, che cancellano ogni religiosità, affidandosi<br />
però paradossalmente a rituali pagani...<br />
5. Sono solo alcuni spunti <strong>di</strong> analisi riguardo a fenomeni che <strong>di</strong>ventano altrettante sfide<br />
culturali e religiose e che si allargano a temi ulteriori rilevanti come i citati concetti<br />
<strong>di</strong> “natura umana” e <strong>di</strong> “verità”, con la relativa questione <strong>del</strong> gender, o come i problemi<br />
sollevati dall’ecologia e dalla sostenibilità (si veda la Laudato si’), o l’incidenza<br />
<strong>del</strong>l’economia appiattita sulla finanza che crea l’accumulo enorme <strong>di</strong> capitali ma<br />
anche la loro fragilità “virtuale”, generando crisi sociali gravi e, in connessione,<br />
la piaga <strong>del</strong>la <strong>di</strong>soccupazione o <strong>del</strong>la sotto-occupazione mal retribuita. Pensiamo<br />
anche a temi più specifici come il nesso tra estetica e cultura, in particolare il rilievo<br />
32
dei nuovi linguaggi musicali per i giovani e, a più largo raggio, il legame tra arte<br />
e fede e così via.<br />
Importante, però, è riba<strong>di</strong>re che l’attenzione ai cambi <strong>di</strong> para<strong>di</strong>gma socio-culturali<br />
non dev’essere mai né un atto <strong>di</strong> mera esecrazione, né la tentazione <strong>di</strong> ritirarsi in<br />
oasi sacrali, risalendo nostalgicamente a un passato mitizzato. Il mondo in cui ora<br />
viviamo è ricco <strong>di</strong> fermenti e <strong>di</strong> sfide rivolte alla fede, ma è anche dotato <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
risorse umane e spirituali: basti solo citare la solidarietà vissuta, il volontariato, l’universalismo,<br />
l’anelito <strong>di</strong> libertà, la vittoria su molte malattie, il progresso straor<strong>di</strong>nario<br />
<strong>del</strong>la scienza, l’autenticità testimoniale richiesta alle religioni e alla politica e così via.<br />
I<br />
IL PRINCIPIO PERSONALISTA<br />
A questo punto cerchiamo, come si era annunciato, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re quattro componenti<br />
o principi emblematici <strong>del</strong>la formazione <strong>del</strong>la persona e <strong>del</strong> suo impegno comunitario e<br />
interculturale. La prima concezione ra<strong>di</strong>cale che proponiamo potrebbe essere definita<br />
come il “principio personalista”. Il concetto <strong>di</strong> persona, alla cui nascita hanno contribuito<br />
anche altre correnti <strong>di</strong> pensiero, acquista infatti nel mondo ebraico-cristiano una particolare<br />
configurazione attraverso un volto che ha un duplice profilo e che ora rappresenteremo<br />
facendo riferimento a due testi biblici essenziali che sono quasi l’incipit assoluto<br />
<strong>del</strong>l’antropologia cristiana e <strong>del</strong>la stessa antropologia occidentale.<br />
Il primo testo proviene da Genesi 1,27, quin<strong>di</strong> dalle prime righe <strong>del</strong>la Bibbia: “Dio creò<br />
l’uomo a sua immagine; a immagine <strong>di</strong> Dio lo creò: maschio e femmina li creò”. Di solito<br />
questa frase è incisa all’interno <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione – basti pensare a s. Agostino – come<br />
<strong>di</strong>chiarazione implicita <strong>del</strong>l’esistenza <strong>del</strong>l’anima: l’immagine <strong>di</strong> Dio in noi è la spiritualità.<br />
Tutto ciò è, però, assente nel testo, anche perché l’antropologia biblica non ha particolare<br />
simpatia per la concezione anima/corpo separati.<br />
Qual è, allora, la caratteristica fondamentale che definisce l’uomo nella sua <strong>di</strong>gnità più<br />
alta, “immagine <strong>di</strong> Dio”? La struttura tipica <strong>di</strong> questa frase, costruita secondo le norme<br />
<strong>del</strong>la stilistica semitica, rivela un parallelismo: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine<br />
<strong>di</strong> Dio lo creò: maschio e femmina (è, questo, il parallelo <strong>di</strong> “immagine”) li creò”.<br />
Ma forse Dio è sessuato? Nella concezione biblica la dea madre è sempre esclusa,<br />
in polemica con la cultura dei popoli circostanti. E allora, come mai l’essere maschio e<br />
femmina è la rappresentazione più alta <strong>del</strong>la nostra <strong>di</strong>gnità trascendente?<br />
Appare qui la prima <strong>di</strong>mensione antropologica: essa è “orizzontale”, cioè la grandezza<br />
<strong>del</strong>la natura umana è situata nella relazione tra maschio e femmina. Si tratta <strong>di</strong> una relazione<br />
feconda che ci rende simili al Creatore perché, generando, l’umanità in un certo<br />
senso continua la creazione. Ecco, allora, un primo elemento fondamentale: la relazione,<br />
l’essere in società è strutturale per la persona. L’uomo non è una monade chiusa in<br />
sé stessa, ma è per eccellenza un “io ad extra”, una realtà aperta. Solo così egli raggiunge<br />
la sua piena <strong>di</strong>gnità, <strong>di</strong>venendo l’“immagine <strong>di</strong> Dio”. Questa relazione è costituita<br />
dai due volti <strong>di</strong>versi e complementari <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>la donna che si incontrano.<br />
Sempre restando nell’ambito <strong>del</strong> principio personalista, passiamo alla seconda <strong>di</strong>mensione<br />
non più orizzontale, ma “verticale” che illustriamo ricorrendo sempre a un’altra<br />
frase <strong>del</strong>la Genesi: “Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere <strong>del</strong> suolo”. Ciò è tipico <strong>di</strong><br />
tutte le cosmologie orientali ed è una forma simbolica per definire la materialità <strong>del</strong>l’uomo.<br />
Ma si aggiunge: “e soffiò nelle sue narici un alito <strong>di</strong> vita e l’uomo <strong>di</strong>venne un essere<br />
33
vivente” (2,7). Per intuire il vero significato <strong>del</strong> testo è necessario risalire all’originale<br />
ebraico: nishmat hayyîm, locuzione che nell’Antico Testamento è applicata solo a Dio e<br />
all’uomo, mai agli animali. Questa specifica categoria antropologica è spiegata da un<br />
passo <strong>del</strong> libro biblico dei Proverbi: “La nishmat hayyîm è una lampada <strong>del</strong> Signore:<br />
essa scruta dentro, fin nell’intimo” (20,27).<br />
Com’è facile immaginare, me<strong>di</strong>ante tale simbologia, si arriva a rappresentare la capacità<br />
<strong>del</strong>l’uomo <strong>di</strong> conoscersi, <strong>di</strong> avere una coscienza e perfino <strong>di</strong> entrare nell’inconscio. Si<br />
tratta <strong>del</strong>la rappresentazione <strong>del</strong>l’interiorità ultima, profonda. Che cosa, dunque, Dio<br />
insuffla in noi? Una qualità che solo egli ha e che noi con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo con lui e che possiamo<br />
definire come “autocoscienza”, ma anche “coscienza etica”. Subito dopo, infatti,<br />
sempre nella stessa pagina biblica, l’uomo viene presentato solitario sotto “l’albero <strong>del</strong>la<br />
conoscenza <strong>del</strong> bene e <strong>del</strong> male”, un albero evidentemente metaforico, metafisico,<br />
etico, in quanto rappresentazione <strong>del</strong>la morale.<br />
Abbiamo, così, identificato un’altra <strong>di</strong>mensione: l’uomo, “orizzontalmente” in legame<br />
col prossimo, possiede una capacità ulteriore trascendente che lo porta a essere unito<br />
“verticalmente” a Dio stesso. È la possibilità <strong>di</strong> penetrare in se stesso, <strong>di</strong> avere un’interiorità,<br />
un’intimità, una spiritualità. La duplice rappresentazione etico-religiosa molto<br />
semplificata <strong>del</strong>la persona, finora descritta, potrebbe essere <strong>del</strong>ineata con un’immagine<br />
molto suggestiva <strong>del</strong> filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein (1889-1951) nel suo<br />
Tractatus logico-philosophicus.<br />
Egli affermava che era sua intenzione investigare i contorni <strong>di</strong> un’isola, ossia l’uomo<br />
circoscritto e limitato. Ma ciò che aveva scoperto alla fine erano le frontiere <strong>del</strong>l’oceano.<br />
La parabola è chiara: se si cammina su un’isola e si guarda solo da una parte, verso la<br />
terra, si riesce a circoscriverla, a misurarla e a definirla. Ma se lo sguardo è più vasto e<br />
completo e si volge anche dall’altra parte, si scopre che su quella linea <strong>di</strong> confine battono<br />
anche le onde <strong>del</strong>l’oceano. In sostanza, come affermano le religioni, nell’umanità<br />
c’è un intreccio fra la finitu<strong>di</strong>ne limitata e un qualcosa <strong>di</strong> trascendente, comunque poi lo<br />
si voglia definire.<br />
II<br />
IL PRINCIPIO DI AUTONOMIA TRA FEDE E POLITICA<br />
Il secondo principio <strong>del</strong>l’ideale mappa socio-antropologica che stiamo <strong>del</strong>ineando è<br />
parallelo al precedente ed è, come quello, duplice. Potrebbe essere detto “<strong>di</strong> autonomia”<br />
e, per illustrarlo, ricorreremo a un testo che è fondamentale non solo nella religiosità ma<br />
anche nella stessa memoria <strong>del</strong>la cultura occidentale, sebbene non sia stato sempre<br />
correttamente interpretato. Si tratta <strong>di</strong> un celeberrimo passo evangelico, già da noi evocato<br />
nella premessa: “Rendete a Cesare quello che è <strong>di</strong> Cesare e a Dio quello che è <strong>di</strong><br />
Dio” (Matteo 22,21). Una formulazione lapidaria, l’unico vero pronunciamento politicosociale<br />
<strong>di</strong> Cristo, mentre tutti gli altri sono più in<strong>di</strong>retti e meno espliciti. Per comprendere<br />
correttamente questa affermazione, bisogna entrare nella mentalità semitica che ricorre<br />
molto spesso alle cosiddette “parabole in azione” attraverso le quali il messaggio viene<br />
formulato con un gesto, con una serie <strong>di</strong> comportamenti simbolici e non solo con le<br />
parole.<br />
Cristo, infatti, all’inizio <strong>di</strong>ce ai suoi interlocutori: “Datemi la moneta”, facendo seguire una<br />
domanda fondamentale: “Di chi è l’immagine e l’iscrizione?”. E la risposta è: “Di<br />
Cesare”. Di conseguenza: “Rendete a Cesare quello che è <strong>di</strong> Cesare”. La prima parte<br />
34
<strong>del</strong>la frase <strong>di</strong> Cristo riconosce, dunque, un’autonomia alla politica. Una vera concezione<br />
cristiana dovrebbe sempre escludere qualsiasi tipo <strong>di</strong> teocrazia sacrale. Non appartiene<br />
all’autentico spirito cristiano l’unione fra trono e altare, anche se nella storia,<br />
purtroppo, il cristianesimo l’ha favorita in molte occasioni.<br />
La concezione giuri<strong>di</strong>ca islamica, nella forma più conosciuta <strong>del</strong>la shariyyah, è estranea<br />
allo spirito cristiano: il co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto canonico non può essere automaticamente il<br />
co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto civile o penale, così come la carta costituzionale <strong>di</strong> uno stato nazionale<br />
non può essere il Vangelo. Si tratta <strong>di</strong> realtà che devono rimanere sempre ben <strong>di</strong>stinte.<br />
La politica, l’economia, la società civile hanno un loro spazio <strong>di</strong> autonomia, al cui interno<br />
si sviluppano norme, scelte, attuazioni dotate <strong>di</strong> una loro immanenza, sulle quali non<br />
devono interferire altri ambiti esterni.<br />
Ma le parole <strong>di</strong> Cristo non finiscono qui: c’è una seconda parte implicita, sempre basata<br />
sul tema <strong>del</strong>l’“immagine”. Gesù, infatti, chiedendo <strong>di</strong> chi sia l’“immagine” a proposito<br />
<strong>del</strong>la moneta, in<strong>di</strong>rettamente fa riferimento al testo biblico già da noi presentato riguardante<br />
l’uomo come “immagine” <strong>di</strong> Dio. Ecco, allora, una seconda <strong>di</strong>mensione: la creatura<br />
umana deve, sì, rispettare le norme proprie <strong>del</strong>la pólis, <strong>del</strong>la società, ma, al tempo<br />
stesso, non deve <strong>di</strong>menticare <strong>di</strong> essere dotata <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mensione ulteriore. È, questo,<br />
l’ambito specifico <strong>del</strong>la religione e <strong>del</strong>la morale, nel quale emergono le questioni <strong>del</strong>la<br />
libertà, <strong>del</strong>la <strong>di</strong>gnità umana, <strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong>la persona, <strong>del</strong>la vita, <strong>del</strong>l’interiorità,<br />
dei valori, <strong>del</strong>l’amore.<br />
Tutti questi temi hanno una loro precisa autonomia e non ammettono prevaricazioni<br />
o sopraffazioni da parte <strong>del</strong> potere politico-economico. Infatti, se è vero, che non ci<br />
dev’essere una teocrazia, è altrettanto inammissibile una statolatria che incomba<br />
secolaristicamente sull’altro ambito, svuotandolo o ad<strong>di</strong>rittura annullandolo. È facile<br />
comprendere quanto sia complessa e fin ardua la declinazione concreta <strong>di</strong> tale autonomia,<br />
come lo è il contrappunto fra queste due sfere perché unico è il soggetto a cui<br />
entrambe si de<strong>di</strong>cano, cioè la persona umana e la comunità sociale.<br />
III<br />
IL PRINCIPIO DI SOLIDARIETÀ, GIUSTIZIA E AMORE<br />
Giungiamo, così, al terzo principio che è fondamentale per il cristianesimo e per tutte le<br />
altre religioni, anche se con accenti <strong>di</strong>versi. Ritorniamo al ritratto <strong>del</strong> volto umano che,<br />
come abbiamo detto, ha la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> maschio e femmina, ossia ha alla base il<br />
rapporto interpersonale. Nel capitolo 2 <strong>del</strong>la Genesi la vera ominizzazione non si ha solo<br />
con la qualità trascendente <strong>del</strong>la creatura umana; non la si ha neppure soltanto con<br />
l’homo technicus che “dà il nome agli animali”, ossia si de<strong>di</strong>ca alla scienza e al lavoro.<br />
L’uomo è veramente completo in sé quando incontra – come <strong>di</strong>ce la Bibbia – “un aiuto<br />
che gli sia simile”, in ebraico kenegdô, letteralmente “che gli stia <strong>di</strong> fronte” (2,18.20).<br />
L’uomo, dunque, tende verso l’alto, l’infinito, l’eterno, il <strong>di</strong>vino secondo la concezione<br />
religiosa e può tendere anche verso il basso, verso gli animali e la materia. Ma <strong>di</strong>venta<br />
veramente se stesso solo quando si trova con “gli occhi negli occhi” <strong>del</strong>l’altro. Quando<br />
incontra la donna, cioè il suo simile, può <strong>di</strong>re: “Costei è veramente carne dalla mia<br />
carne, osso dalle mie ossa” (2, 23), è la mia stessa realtà.<br />
E qui si ha il terzo punto car<strong>di</strong>nale che formuliamo con un termine moderno la cui<br />
sostanza è già nella tra<strong>di</strong>zione cristiana, vale a <strong>di</strong>re “il principio <strong>di</strong> solidarietà”. Il fatto <strong>di</strong><br />
essere tutti “umani” viene espresso nella Bibbia col vocabolo “Adamo”, che in ebraico è<br />
35
36<br />
ha-’adam con l’articolo (ha-) e significa semplicemente “l’uomo”. Perciò, esiste in tutti<br />
noi una “adamicità” comune. Il tema <strong>del</strong>la solidarietà è, allora, strutturale alla nostra<br />
realtà antropologica <strong>di</strong> base. La religione esprime questa unitarietà antropologica con<br />
due termini che sono due categorie morali: giustizia e amore. La fede assume la solidarietà,<br />
che è anche alla base <strong>del</strong>la filantropia laica, ma procede oltre. Infatti, stando al<br />
Vangelo <strong>di</strong> Giov<strong>anni</strong>, nell’ultima sera <strong>del</strong>la sua vita terrena Gesù pronuncia una frase<br />
stupenda: “Non c’è amore più grande <strong>di</strong> colui che dà la vita per la persona che ama”<br />
(Giov<strong>anni</strong> 15,13).<br />
È molto più <strong>di</strong> quanto si <strong>di</strong>chiarava nel libro biblico <strong>del</strong> Levitico, che pure Cristo aveva<br />
citato e accolto: “Ama il prossimo tuo come te stesso” (19,18). Nelle parole <strong>di</strong> Gesù<br />
sopra citate ritorna quell’“adamicità”, ma con una tensione estrema che spiega, ad<br />
esempio, la potenza <strong>del</strong>l’amore <strong>di</strong> una madre o <strong>di</strong> un padre pronti a dare la propria<br />
vita per salvare il figlio. In tal caso, si va anche contro la stessa legge naturale <strong>del</strong>l’amare<br />
se stessi, <strong>del</strong>l’“egoismo” pur legittimo, insegnato dalla natura e dall’etica <strong>di</strong> molte<br />
culture, si va oltre la pura e semplice solidarietà. Evitando lunghe analisi, illustriamo ora<br />
simbolicamente in chiave religiosa le due virtù morali <strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>l’amore con due<br />
esempi attinti a culture religiose <strong>di</strong>verse.<br />
Il primo esempio è un testo sorprendente riguardante la giustizia: “La terra – (è il tema<br />
<strong>del</strong>la destinazione universale dei beni, e quin<strong>di</strong> <strong>del</strong>la giustizia) – è stata creata come un<br />
bene comune per tutti, per i ricchi e per i poveri. Perché, allora, o ricchi, vi arrogate un<br />
<strong>di</strong>ritto esclusivo sul suolo? Quando aiuti il povero, tu, ricco, non gli dai il tuo, ma gli ren<strong>di</strong><br />
il suo. Infatti, la proprietà comune che è stata data in uso a tutti, tu solo la usi. La terra<br />
è <strong>di</strong> tutti, non solo dei ricchi, dunque quando aiuti il povero tu restituisci il dovuto, non<br />
elargisci un tuo dono”. Davvero suggestiva questa <strong>di</strong>chiarazione che risale al IV secolo<br />
ed è formulata da s. Ambrogio vescovo <strong>di</strong> Milano nel suo scritto De Nabuthe.<br />
Questo forte senso <strong>del</strong>la giustizia dovrebbe essere un monito e una spina che la religione<br />
innesta nel fianco <strong>del</strong>la società, l’annuncio <strong>di</strong> una giustizia che si attua nella destinazione<br />
universale dei beni. Essa non esclude un sano ed equo concetto <strong>di</strong> proprietà<br />
privata che, però, rimane solo un mezzo – spesso contingente e insufficiente – per<br />
attuare il principio fondamentale <strong>del</strong>l’universale dono dei beni all’intera umanità da parte<br />
<strong>del</strong> Creatore. In questa linea, volendo ricorrere ancora una volta alla Bibbia, è spontaneo<br />
risentire la voce autorevole e severa dei Profeti (si legga, ad esempio, il potente<br />
libretto <strong>di</strong> Amos con le sue puntuali e documentate denunce contro le ingiustizie <strong>del</strong><br />
suo tempo).<br />
La seconda testimonianza che vogliamo evocare riguarda l’amore e, nello spirito <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>alogo interreligioso, la desumiamo dal mondo tibetano, mostrando così che le culture<br />
religiose, per quanto <strong>di</strong>verse, hanno in fondo punti <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> contatto. Si tratta<br />
<strong>di</strong> una parabola dove si immagina una persona che, camminando nel deserto, scorge<br />
in lontananza qualcosa <strong>di</strong> confuso. Per questo comincia ad avere paura, dato che<br />
nella solitu<strong>di</strong>ne assoluta <strong>del</strong>la steppa una realtà oscura e misteriosa – forse un animale,<br />
una belva pericolosa – non può non inquietare. Avanzando, il viandante scopre, però,<br />
che non si tratta <strong>di</strong> una bestia, bensì <strong>di</strong> un uomo. Ma la paura non passa, anzi aumenta<br />
al pensiero che quella persona possa essere un predone. Tuttavia, si è costretti a<br />
procedere fino a quando si è in presenza <strong>del</strong>l’altro. Allora il viandante alza gli occhi e, a<br />
sorpresa, esclama: “È mio fratello che non vedevo da tanti <strong>anni</strong>!”.<br />
La lontananza genera timori e incubi; l’uomo deve avvicinarsi all’altro per vincere quella<br />
paura per quanto comprensibile essa sia. Rifiutarsi <strong>di</strong> conoscere l’altro e <strong>di</strong> incontrarlo
equivale a rinunciare a quell’amore solidale che <strong>di</strong>ssolve il terrore e genera la vera<br />
società. Qui fiorisce l’amore che è l’appello più alto <strong>del</strong> cristianesimo per l’e<strong>di</strong>ficazione<br />
<strong>di</strong> una pólis <strong>di</strong>versa (il rimando scontato è al celebre inno paolino all’agápe-amore presente<br />
nel capitolo 13 <strong>del</strong>la Prima Lettera ai Corinzi). Ma risuona anche – soprattutto ai<br />
nostri giorni – il monito <strong>del</strong>la Legge biblica anticotestamentaria riguardo all’accoglienza<br />
<strong>del</strong>lo straniero, un tema che sarà esaltato nella visione cristiana. Ecco due commi legislativi<br />
biblici molto sorprendenti nella loro forza precettiva: “Vi sarà una sola legge per<br />
il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi... Quando uno straniero <strong>di</strong>morerà<br />
presso <strong>di</strong> voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Lo straniero <strong>di</strong>morante fra voi<br />
lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi<br />
siete stati forestieri in terra d’Egitto” (Esodo 12,49; Levitico 19,33-34).<br />
IV<br />
IL PRINCIPIO DI VERITÀ<br />
Giungiamo, così all’ultimo principio, quello che denomineremo con un termine <strong>di</strong>venuto,<br />
se non proprio obsoleto, certamente fonte <strong>di</strong> equivoci e <strong>di</strong> contrasto, quello <strong>di</strong> verità.<br />
La cultura, infatti, si fonda sostanzialmente sulla conoscenza che comporta appunto<br />
l’importante profilo <strong>del</strong>la verità, categoria base <strong>del</strong> conoscere. Se partiamo dalla concezione<br />
contemporanea, anticipata però nei secoli precedenti, si scopre un filo costante<br />
che ora cercheremo <strong>di</strong> semplificare ed esemplificare.<br />
Se noi seguiamo il percorso culturale <strong>di</strong> questi ultimi secoli, infatti, possiamo <strong>di</strong>re che il<br />
concetto <strong>di</strong> verità è <strong>di</strong>ventato sempre più soggettivo fino ad arrivare alla paradossale<br />
adozione <strong>del</strong> termine “post-verità” a cui abbiamo accennato in premessa. Si pensi,<br />
ad esempio, alla famosa frase abbastanza significativa e spesso citata, attinta all’opera<br />
Leviathan <strong>del</strong> filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679): Auctoritas, non veritas<br />
facit legem. In ultima analisi è, questo, il principio <strong>del</strong> contrattualismo, secondo il quale<br />
l’autorità, sia civile sia religiosa, può decidere la norma e, quin<strong>di</strong>, in<strong>di</strong>rettamente la verità,<br />
in base alle convenienze <strong>del</strong>la società e ai vantaggi <strong>del</strong> potere.<br />
Tale concezione fluida <strong>del</strong>la verità è ormai abbastanza acquisita, basti pensare all’antropologia<br />
culturale. Il filosofo francese Michel Foucault (1926-1984), stu<strong>di</strong>ando le <strong>di</strong>verse<br />
culture, invitava caldamente ad accentuare questa <strong>di</strong>mensione soggettiva e mutevole<br />
<strong>del</strong>la verità, simile a una medusa cangiante, che muta aspetto continuamente a<br />
seconda dei contesti e <strong>del</strong>le circostanze. Questo soggettivismo è sostanzialmente ciò<br />
che Benedetto XVI chiamava “relativismo”: è curioso notare come la pensatrice americana,<br />
Sandra Har<strong>di</strong>ng, faceva il verso alla celebre frase <strong>del</strong> Vangelo <strong>di</strong> Giov<strong>anni</strong> (8,32):<br />
“La verità vi farà liberi”, affermando al contrario in un suo noto saggio che “La verità non<br />
vi farà liberi”, poiché essa viene concepita come una cappa <strong>di</strong> piombo, come una<br />
pre-comprensione, come una sterilizzazione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>namicità e <strong>del</strong>l’incandescenza <strong>del</strong><br />
pensiero.<br />
Tutte le religioni, e in particolare il cristianesimo, hanno invece una concezione trascendente<br />
<strong>del</strong>la verità: la verità ci precede e ci eccede; essa ha un primato <strong>di</strong> illuminazione,<br />
non <strong>di</strong> dominio. Il filosofo tedesco Theodor Adorno (1903-1969) nella sua opera Minima<br />
moralia parlava <strong>del</strong>la verità comparandola alla felicità e <strong>di</strong>chiarava: “La verità non la si<br />
ha, vi si è”, cioè si è immersi in essa. Lo scrittore austriaco Robert Musil (1880-1942),<br />
nel suo famoso romanzo L’uomo senza qualità, al protagonista faceva <strong>di</strong>re una frase<br />
interessante: “La verità non è come una pietra preziosa che si mette in tasca, la verità<br />
37
è come un mare nel quale ci si immerge e si naviga”.<br />
Si tratta, fondamentalmente, <strong>del</strong>la classica concezione <strong>del</strong> filosofo Platone espressa nel<br />
suo <strong>di</strong>alogo Fedro me<strong>di</strong>ante l’immagine <strong>del</strong>la “pianura <strong>del</strong>la verità”: la biga <strong>del</strong>l’anima<br />
corre su questa pianura per conoscerla e conquistarla, mentre in un altro <strong>di</strong>alogo,<br />
Apologia <strong>di</strong> Socrate, egli mette in bocca al suo maestro, Socrate appunto, questo aforisma:<br />
“Una vita senza ricerca non merita <strong>di</strong> essere vissuta”. È proprio questo l’itinerario<br />
che la persona singola deve compiere nell’orizzonte oggettivo <strong>del</strong>la verità. Da tale punto<br />
<strong>di</strong> vista le religioni sono nette: la verità ha un primato che ci supera, la verità è trascendente,<br />
compito <strong>del</strong>l’uomo è essere pellegrino all’interno <strong>del</strong>l’assoluto <strong>del</strong>la verità. E questo<br />
è talmente decisivo da far sì che il cristianesimo applichi a Cristo l’identificazione con<br />
la verità per eccellenza (Giov<strong>anni</strong> 14,6: “Io sono la Via, la Verità, la Vita”).<br />
CONCLUSIONE<br />
La tetralogia <strong>di</strong> principi che abbiamo <strong>del</strong>ineato in modo <strong>di</strong>scorsivo non esaurisce, certo,<br />
la complessità <strong>del</strong>le relazioni e le stesse tensioni che intercorrono tra la persona e la<br />
comunità. Altri principi si potrebbero allegare, altrettanto rilevanti e <strong>del</strong>icati. Pensiamo,<br />
ad esempio, alla citata categoria “natura” umana, al concetto <strong>di</strong> “bene comune”, alla<br />
questione <strong>del</strong> rapporto etica-<strong>di</strong>ritto, alla prospettiva progettuale <strong>del</strong>l’“utopia”.<br />
La nostra è stata solo un’introduzione attorno a quattro assi antropologici. Al centro,<br />
infatti, c’è sempre la persona umana nella sua <strong>di</strong>gnità, nella sua libertà e autonomia, ma<br />
anche nella sua relazione all’esterno <strong>di</strong> sé, e quin<strong>di</strong> verso la trascendenza e il prossimo.<br />
Tenere insieme le varie <strong>di</strong>mensioni <strong>del</strong>la creatura umana nell’ambito <strong>del</strong>la vita sociale e<br />
politica è spesso <strong>di</strong>fficile e la storia ospita una costante attestazione <strong>del</strong>le crisi e <strong>del</strong>le<br />
lacerazioni.<br />
Eppure, la necessità <strong>di</strong> connettere “simbolicamente” (da greco syn-bállein, “mettere<br />
insieme”) queste <strong>di</strong>fferenze è in<strong>di</strong>scutibile, se si vuole e<strong>di</strong>ficare una persona e una<br />
società in <strong>di</strong>alogo tra loro, evitando <strong>di</strong> spezzarle “<strong>di</strong>abolicamente” (dal greco <strong>di</strong>a-bállein,<br />
“separare”) in frammenti fondamentalisticamente opposti l’uno all’altro. È ciò che vogliamo<br />
<strong>del</strong>ineare sinteticamente, in conclusione, ricorrendo a un’altra testimonianza <strong>di</strong> indole<br />
etico-religiosa desunta ancora una volta da una cultura <strong>di</strong>versa dalla nostra occidentale.<br />
Ci riferiamo a un settenario proposto da Gandhi che definisce in modo folgorante<br />
questa “simbolicità” <strong>di</strong> valori necessaria a impe<strong>di</strong>re la <strong>di</strong>struzione <strong>del</strong>la persona e <strong>del</strong>la<br />
convivenza sociale.<br />
“L’uomo si <strong>di</strong>strugge con la politica senza principi; l’uomo si <strong>di</strong>strugge con la ricchezza<br />
senza fatica e senza lavoro; l’uomo si <strong>di</strong>strugge con l’intelligenza senza la sapienza;<br />
l’uomo si <strong>di</strong>strugge con gli affari senza la morale; l’uomo si <strong>di</strong>strugge con la scienza<br />
senza umanità; l’uomo si <strong>di</strong>strugge con la religione senza la fede (il fondamentalismo<br />
insegna); l’uomo si <strong>di</strong>strugge con un amore senza il sacrificio e la donazione <strong>di</strong> sé”.<br />
38
DECISIONE ROBOTICA:<br />
CONSIDERAZIONI SUL RUOLO DEGLI<br />
ALGORITMI NELLE NEGOZIAZIONI<br />
FINANZIARIE 1<br />
P<br />
Alessandra Carleo<br />
(Professore Associato <strong>di</strong> matematica Finanziaria, Finanza <strong>del</strong>le assicurazioni e dei fon<strong>di</strong> pensione,<br />
valutazione Finanziaria e gestione <strong>del</strong> rischio - Università degli Stu<strong>di</strong> “Roma Tre”)<br />
REMESSA<br />
I “robot” sono (e saranno) sempre più in grado <strong>di</strong> affiancare e – secondo alcuni, in<br />
alcuni ambiti – “sostituire” l’azione umana in molteplici attività. I fattori determinanti<br />
<strong>di</strong> questo fenomeno sono ben noti: l’aumento <strong>del</strong>la quantità e <strong>del</strong>la qualità dei dati<br />
<strong>di</strong>sponibili, e <strong>del</strong>la velocità <strong>di</strong> elaborarli grazie all’uso <strong>di</strong> algoritmi efficienti, <strong>di</strong>ffusi e<br />
“intelligenti”. Non a caso si evoca, in proposito, il termine “intelligenza artificiale”, e si<br />
rimanda all’uso <strong>di</strong> algoritmi che sono in grado <strong>di</strong> apprendere e decidere “autonomamente”.<br />
Alcuni degli effetti <strong>di</strong> questa “rivoluzione robotica” sono già nel nostro quoti<strong>di</strong>ano:<br />
si pensi, ad esempio, ai mezzi <strong>di</strong> trasporto a guida automatica o agli algoritmi<br />
utilizzati per gestire settori <strong>di</strong> produzione industriale, nell’assistenza alle persone<br />
anziane, nella me<strong>di</strong>cina, nella negoziazione <strong>di</strong> contratti finanziari.<br />
In questa ambientazione risuonano domande, dalla storia <strong>del</strong>la scienza e <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto:<br />
possono le macchine pensare? 2 ; la decisione giu<strong>di</strong>ziale può essere robotica? 3 .<br />
1 Si riprendono elementi da Carleo, A., Sugli algoritmi, nel contratto (finanziario)? per ridurre il contenzioso?,<br />
in Carleo, A., (a cura <strong>di</strong>), Decisione robotica, Bologna, il Mulino, in corso <strong>di</strong> pubblicazione.<br />
2 “È una domanda che – in riferimento al calcolo automatico – ricorre dai tempi <strong>di</strong> Pascal e Leibniz<br />
… “La scienza sta tentando <strong>di</strong> costruire l’intelligenza. Questa operazione è animata da due sottintesi<br />
<strong>di</strong> fondo: che si sappia che cos’è l’intelligenza e che l’intelligenza – insieme all’uomo e alle cose –<br />
sia qualcosa <strong>di</strong> costruibile. Non è poco” … è insostenibile il punto <strong>di</strong> vista che il pensiero umano sia<br />
«fondamentalmente equivalente all’azione <strong>di</strong> qualche computer» anche se molto complesso e<br />
molto potente; la mera esecuzione <strong>di</strong> un algoritmo non può suscitare la “consapevolezza cosciente”.<br />
In un quadro puramente computazionale manca qualcosa <strong>di</strong> essenziale: “le qualità più poetiche<br />
o soggettive che associamo al termine “mente”“ (De Felice, M., Decisione robotica negoziale. Nuovi<br />
‘punti <strong>di</strong> presa’ sul futuro, in Carleo, A., (a cura <strong>di</strong>), Decisione robotica, Bologna, il Mulino, in corso<br />
<strong>di</strong> pubblicazione).<br />
3 Senza escludere la possibilità <strong>di</strong> utili applicazioni (in particolari ambiti) <strong>del</strong> “giu<strong>di</strong>zio formalizzato”,<br />
notava Cass Sunstein: “at the present state of the art artificial intelligence cannot engage in analogical<br />
reasoning or legal reasoning”; ma “(t)here’s no reason (…) in principle to think that in the long<br />
run computers won’t be able to make the empirical and principled judgments that a good analogizer<br />
has to make”, “(i)f a computer can win chess games against pretty good chess players (…) If<br />
they’re doing that, then they’re engaging in legal reasoning. Not yet.” (in Ashley, K., Branting, K.,<br />
Margolis, H., Sunstein, C.R., Legal Reasoning and Artificial Intelligence: How Computers “Think”<br />
Like Lawyers, The University of Chicago Law School Roundtable, vol. 8: Iss. 1, Article 2, 2001, pagg<br />
19, 21).<br />
La Professoressa Alessandra Carleo<br />
39
In questo lavoro si propongono alcune considerazioni sulla decisione robotica <strong>di</strong> tipo<br />
negoziale 4 . Si <strong>di</strong>scute, in particolare, <strong>del</strong> ruolo degli algoritmi in casi tipici <strong>di</strong> negoziazione<br />
finanziaria.<br />
GLI “ALGORITMI DI VALUTAZIONE”, LA “GIUSTIZIA DEL PREZZO”<br />
Un “algoritmo <strong>di</strong> valutazione”, quando coinvolto nella caratterizzazione <strong>di</strong> un contratto<br />
finanziario da negoziare, è utilizzato per due finalità:<br />
1. definire formalmente il flusso <strong>di</strong> cassa (scadenzato nel tempo) generato dal<br />
contratto;<br />
2. calcolare il valore <strong>del</strong> flusso <strong>di</strong> cassa.<br />
La complessità (logica, formale, computazionale) <strong>del</strong>le azioni 1 e 2 <strong>di</strong>pende dal<br />
numero e dal tipo <strong>di</strong> “variabili” da considerare per una “rappresentazione adeguata”<br />
degli importi e per una “caratterizzazione sod<strong>di</strong>sfacente” <strong>del</strong>la funzione valore.<br />
In generale si opera in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> incertezza, per cui è necessario trattare in modo<br />
più o meno esplicito con <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> probabilità e aspettative. Le espressioni “rappresentazione<br />
adeguata” e “caratterizzazione sod<strong>di</strong>sfacente” alludono all’esigenza<br />
<strong>di</strong> surrogare con un mo<strong>del</strong>lo la struttura <strong>del</strong> contratto e le <strong>di</strong>pendenze <strong>del</strong> suo valore.<br />
In generale il mo<strong>del</strong>lo non è “unico”, né si hanno criteri “oggettivi” per definirlo adeguato<br />
o sod<strong>di</strong>sfacente (garantita la correttezza tecnica, anche l’appello alle prassi –<br />
alla best practice – lascia aperto il problema <strong>del</strong> consensus). È il problema <strong>del</strong>la definizione<br />
(scelta) <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo che rende quella domanda “cruciale”.<br />
40<br />
4 Una decisione è robotica se coinvolge gli algoritmi (in forma <strong>di</strong> software, gestito dal computer).<br />
Con il termine algoritmo “inten<strong>di</strong>amo ogni proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> calcolo, ossia un complesso <strong>di</strong><br />
regole con cui si può operare su certi simboli” (de Finetti, B., Matematica logico intuitiva, Roma,<br />
E<strong>di</strong>zioni Cremonese, 1959, pagine 27-28). L’algoritmo è anche il mezzo per dare istruzioni <strong>di</strong><br />
calcolo al computer (“is basic to all computer programming”); in senso più generale è l’insieme<br />
<strong>di</strong> regole che definiscono la sequenza <strong>del</strong>le azioni atte a risolvere un particolare problema.<br />
È usato come sinonimo (in senso esteso) <strong>di</strong> ricettario, processo, metodo (computazionale),<br />
tecnica, procedura, routine, rigmarole (Knuth, D.E., The Art of Computer Programming.<br />
I – Fundamental Algorithms, New York, Ad<strong>di</strong>son-Wesley, 1997, pagine 1, 4.). “È mezzo <strong>di</strong> conoscenza:<br />
nulla è compreso in modo più approfon<strong>di</strong>to <strong>di</strong> ciò che si deve insegnare a una macchina,<br />
ovvero <strong>di</strong> ciò che va espresso tramite un algoritmo. Va costruito con metodo “euristico”:<br />
comprendere il problema, compilare un piano (per l’azione risolutiva), sviluppare il piano, verificare<br />
il risultato e il proce<strong>di</strong>mento” (Pólya, G., How to solve it, Princeton, Princeton University<br />
Press, 1945; e<strong>di</strong>zione italiana: Pólya, G., Come risolvere i problemi <strong>di</strong> matematica. Logica ed<br />
euristica nel metodo matematico, Milano, Feltrinelli, 1967, pagine 11-13). Nella pratica si richiede<br />
che un algoritmo (<strong>di</strong> calcolo) sia “buono”: la “bontà” (“goodness”) è caratterizzata innanzitutto<br />
dal tempo necessario alla sua esecuzione; entrano poi nel giu<strong>di</strong>zio l’adattabilità <strong>del</strong>l’algoritmo<br />
a <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> computer, la sua semplicità e eleganza. L’“algorithmic analysis” fornisce i criteri<br />
per giu<strong>di</strong>care le caratteristiche (“quantitative behavior”) <strong>del</strong>l’algoritmo e per scegliere il migliore<br />
tra più. (De Felice, M., Decisione robotica negoziale. Nuovi ‘punti <strong>di</strong> presa’ sul futuro, in Carleo,<br />
A., (a cura <strong>di</strong>), Decisione robotica, Bologna, il Mulino, in corso <strong>di</strong> pubblicazione).
L’ambito privilegiato (più ricco <strong>di</strong> significati, implicazioni e <strong>di</strong>fficoltà) <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> un<br />
algoritmo <strong>di</strong> valutazione è quello <strong>del</strong>le contrattazioni “fuori mercato” (over the counter);<br />
sebbene la <strong>di</strong>sponibilità <strong>del</strong>l’“algoritmo” (<strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo) possa essere giovevole<br />
anche come sostegno per valutare l’equità <strong>di</strong> prezzi quotati (dal mercato), nel confronto<br />
con opinioni soggettive (e coerenti) sul futuro. Ma come definire l’impianto<br />
mo<strong>del</strong>listico per la valutazione?<br />
Per i contratti finanziari, la funzione <strong>di</strong> valutazione (il mo<strong>del</strong>lo) <strong>di</strong>pende da grandezze<br />
“osservabili” sul mercato (i risk-driver in<strong>di</strong>viduati dalle clausole contrattuali), o che da<br />
grandezze osservabili sono ricavate; possono entrare in gioco anche le correlazioni<br />
tra queste grandezze.<br />
La gamma dei mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong>sponibili è oramai ampia, a <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> specificità e complessità:<br />
in un manuale considerato <strong>di</strong> riferimento, sono analizzati nove “classical<br />
time-homogeneous short-rate mo<strong>del</strong>s”, per avviare un “guided tour” (tra mo<strong>del</strong>li su<br />
altre fonti <strong>di</strong> rischio, oltre ai tassi <strong>di</strong> interesse) lungo più <strong>di</strong> novecento pagine 5 .<br />
La scelta <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> valutazione non si riduce soltanto a scegliere l’assetto algoritmico<br />
(la formula o l’insieme <strong>di</strong> formule) per il calcolo <strong>del</strong> valore. È necessario definire<br />
(scegliere anche) i processi <strong>di</strong> calibrazione: quali tecniche <strong>di</strong> stima dei parametri<br />
che entrano nelle formule, su quali dati applicare le stime (definendo tipologia e<br />
ampiezza <strong>del</strong>le serie storiche), e come (eventualmente) stimare e gestire le correlazioni.<br />
Tipo <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>lo e tecniche <strong>di</strong> stima ovviamente incidono sul livello <strong>del</strong> valore. In<br />
genere le scelte si restringono tra alternative in linea <strong>di</strong> principio “equivalenti”, tutte<br />
giustificabili nel senso <strong>di</strong> un’“adeguata approssimazione”. È sul giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> adeguatezza<br />
che va cercato l’accordo tra le parti, e quin<strong>di</strong> arrivare a definire mo<strong>del</strong>lo e tecniche<br />
<strong>di</strong> stima come “convenzione concordata” su cui stipulare l’accordo 6 .<br />
Così complessivamente definito l’impianto mo<strong>del</strong>listico, sarebbe possibile l’analisi<br />
dettagliata <strong>del</strong>le componenti <strong>di</strong> valore, con una trasparenza che avrebbe evitato<br />
tante <strong>di</strong>spute, e notevolmente ridotto l’attività dei tribunali 7 .<br />
Resta la domanda: gli algoritmi <strong>di</strong> valutazione possono (debbono) entrare nel contratto?<br />
L’impostazione <strong>di</strong>scussa non nega la possibilità <strong>di</strong> un accordo <strong>di</strong>retto sul prezzo <strong>di</strong><br />
5 Brigo, D., Mercurio, F., Interest Rate Mo<strong>del</strong>s – Theory and Practice. With Smile, Inflation and<br />
Cre<strong>di</strong>t, Berlin, Springer, 2006; i “classical time-homogeneous short-rate mo<strong>del</strong>s” da cui si parte<br />
sono rappresentati formalmente nella tabella a pagina 57.<br />
6 Carleo, A., Mottura, C., Calcolo giuri<strong>di</strong>co e mercati finanziari, in Carleo, A. (a cura <strong>di</strong>),<br />
Calcolabilità giuri<strong>di</strong>ca, Bologna, il Mulino, 2017, pagina 104.<br />
7 Si pensi al “movimento dei proce<strong>di</strong>menti civili” <strong>del</strong>le 26 corti <strong>di</strong> appello e dei 140 tribunali relativi<br />
ai contratti bancari: nel 2017 sono 26.330 i proce<strong>di</strong>menti “sopravvenuti”; 25.810 quelli<br />
“Definiti”; 80.498 i “Pendenti finali” (Ministero <strong>del</strong>la giustizia - Direzione statistica e analisi organizzativa).<br />
41
scambio: vale sempre il principio per cui “(l)a giustizia <strong>del</strong> prezzo è nella legalità <strong>del</strong>la<br />
sua formazione: in ciò, che ven<strong>di</strong>tori e compratori abbiano osservato le regole <strong>del</strong>la<br />
gara.” 8 . Ma potrebbe essere utile prassi nella fase pre-contrattuale (con ciò tutelando<br />
l’eventuale interesse a mantenere il “segreto industriale” sul processo <strong>di</strong> valutazione).<br />
IL LINGUAGGIO FORMALE NELL’ANALISI DEL CONTRATTO: IL CASO DEI<br />
CONTRATTI A TASSO VARIABILE “CON LIMITAZIONI”<br />
Si considera un contratto a tasso variabile “con limitazione”. Si pensi, ad esempio, a<br />
un mutuo o a una obbligazione in<strong>di</strong>cizzata al tasso Euribor, che preveda che il tasso<br />
<strong>di</strong> riferimento <strong>del</strong>la regola <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione sia “limitato” superiormente, inferiormente<br />
o possa assumere solo livelli all’interno <strong>di</strong> prefissato corridoio contrattuale.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong> linguaggio, la regola <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione non è semplice da enunciare<br />
a parole; ma è imme<strong>di</strong>ata con la scrittura in formula 9 ; e il linguaggio formale è<br />
quello da adottare se l’analisi <strong>del</strong> contratto è impostata dal punto <strong>di</strong> vista <strong>del</strong>la finanza.<br />
Da questo punto <strong>di</strong> vista, infatti, il contratto a tasso variabile “con limitazioni” è<br />
tecnicamente analizzato come se fosse un contratto “strutturato”, ossia come un<br />
“portafoglio” costituito da più componenti contrattuali elementari in<strong>di</strong>viduabili per<br />
“scomposizione” (unbundling); e, in origine, sono le proprietà matematiche <strong>del</strong>le funzioni–<br />
coinvolte nella descrizione (formale) <strong>del</strong>la quota interesse caratteristica <strong>del</strong><br />
contratto (max; min) – che determinano la “nascita” (tra le componenti contrattuali<br />
elementari) <strong>di</strong> un cosiddetto “derivato implicito” e, anche, questioni interpretative <strong>del</strong><br />
contratto “primario”. Si pensi, ad esempio, a un contratto in<strong>di</strong>cizzato con “limitazione<br />
inferiore”, interpretabile come un contratto a tasso variabile (puro) o a tasso fisso in<br />
funzione <strong>del</strong> tipo <strong>di</strong> scomposizione adottata (<strong>di</strong> tipo put o <strong>di</strong> tipo call) 10 . Ovviamente,<br />
al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> analisi (finanziaria), nata per rispondere a esigenze <strong>di</strong> tipo<br />
8 Irti, N., L’or<strong>di</strong>ne giuri<strong>di</strong>co <strong>del</strong> mercato, Roma-Bari, Laterza, 1988, pagine 69-70.<br />
42<br />
9 Si pensi, ad esempio, ad un contratto in<strong>di</strong>cizzato - in cui il tasso contrattuale (Ik) è uguale, in<br />
ogni scadenza (k), a un tasso variabile (ik, parametro <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione o in<strong>di</strong>ce, che supponiamo<br />
letto <strong>di</strong>rettamente) più uno spread (s) - con clausola “collar”, essendo le limitazioni riferite<br />
all’in<strong>di</strong>ce e non all’in<strong>di</strong>ce più spread. In tale tipo <strong>di</strong> contratto, la clausola collar limita il tasso<br />
variabile (ik) tra un minimo (f, solitamente detto “floor”) e un massimo (c, solitamente detto<br />
“cap”). Volendo enunciare a parole la regola contrattuale, bisognerebbe affermare che «in ciascun<br />
periodo, il tasso da aggiungere allo spread per ottenere il tasso contrattuale è: uguale al<br />
tasso variabile se il tasso variabile ik è compreso tra un limite inferiore (floor f) e un limite superiore<br />
(cap c), uguale al limite inferiore se il tasso variabile ik è minore <strong>di</strong> tale limite inferiore,<br />
uguale al limite superiore se il tasso variabile ik è maggiore <strong>di</strong> tale limite superiore.». In formule:<br />
Ik=max[min(ik,c),f]+s oppure, equivalentemente, Ik=min[max(ik,f),c]+s.<br />
10 Nel contratto in<strong>di</strong>cizzato con “limitazione inferiore” <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>ce, utilizzando la stessa simbologia<br />
<strong>del</strong>la nota 9, il tasso contrattuale è Ik=max (ik,f)+s. Date le proprietà matematiche <strong>del</strong>la funzione<br />
max, si possono utilizzare, per finalità finanziario-contabili, due <strong>di</strong>verse scomposizioni <strong>del</strong><br />
contratto in un “contratto base” più “opzione (con sottostante ik e valore <strong>di</strong> esercizio f)”. La<br />
scomposizione <strong>di</strong> tipo put, dove Ik=ik+s+max(f-ik,0) interpretabile come un contratto a tasso<br />
variabile (puro) con spread più opzione put. La scomposizione <strong>di</strong> tipo call, dove Ik=f+s+max(ikf,0)<br />
interpretabile come un contratto a tasso fisso con spread più opzione call.
contabile 11 , il “derivato implicito” non esiste né nel contratto né nella sua rappresentazione<br />
formale 12 .<br />
Si tratti <strong>di</strong> casi in cui la rappresentazione algoritmica degli importi garantirebbe chiarezza<br />
al contratto, senza cedere a quella che fu definita «superfetazione tecnica»<br />
nell’interpretazione <strong>del</strong> flusso <strong>di</strong> cassa 13 . L’algoritmo impone chiarezza, <strong>di</strong>strugge<br />
ambiguità, può evitare <strong>di</strong>spute.<br />
L’impostazione ha valore generale. Qualsiasi importo futuro è, infatti, aleatorio.<br />
All’estremo (<strong>di</strong> aleatorietà non esplicita nel contratto) anche il pagamento <strong>del</strong>le cedole<br />
e <strong>del</strong> capitale <strong>di</strong> un’obbligazione qualificata “a red<strong>di</strong>to fisso” può <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong> valore<br />
incerto per il default <strong>del</strong>l’emittente (e la rischiosità è comunque testimoniata – implicitamente,<br />
nel contratto – con la <strong>di</strong>chiarazione <strong>del</strong> rating). La rischiosità dei contratti<br />
non può essere quin<strong>di</strong> oggetto <strong>di</strong> retorica o <strong>di</strong> classificazione nominalistica: va valutata<br />
con accortezza, e esplicitata (resa trasparente) con valutazioni adeguate; e<br />
anche qui gli algoritmi possono avere ruolo decisivo.<br />
DECISIONE ROBOTICA E USURA<br />
Si <strong>di</strong>scute <strong>del</strong>la verifica usuraria <strong>di</strong> un’operazione finanziaria, basata sul calcolo <strong>del</strong><br />
tasso effettivo globale (teg) <strong>del</strong>l’operazione. Si consideri, ad esempio, il caso <strong>di</strong> una<br />
“apertura <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to in conto corrente”.<br />
Come noto: (i) l’operazione finanziaria deve essere classificata secondo quanto previsto<br />
nelle Istruzioni <strong>del</strong>la Banca d’Italia 14 ; (ii) il calcolo <strong>del</strong> teg si basa sulla “formula”<br />
espressa e <strong>di</strong>scussa nelle Istruzioni per la rilevazione <strong>del</strong> tasso effettivo globale<br />
me<strong>di</strong>o ai sensi <strong>del</strong>la Legge sull’usura emanate dalla Banca d’Italia (e nelle relative<br />
note esplicative)15; (iii) la legge stabilisce che l’operazione non debba essere considerata<br />
usuraria se il suo teg non eccede il cosiddetto “tasso soglia” per la forma tecnica<br />
considerata, come calcolato perio<strong>di</strong>camente dall’Istituto <strong>di</strong> vigilanza 16 .<br />
11 Cfr OIC32, Appen<strong>di</strong>ce C – scorporo dei derivati incorporati, Casi <strong>di</strong> derivati incorporati strettamente<br />
correlati allo strumento primario (da non scorporare), C11: Un contratto floor o cap su<br />
tassi d’interesse incorporato in un contratto <strong>di</strong> debito o in un contratto assicurativo è considerato<br />
strettamente correlato al contratto sottostante, se il cap è uguale o maggiore <strong>del</strong> tasso d’interesse<br />
<strong>di</strong> mercato e se il floor è uguale o inferiore al tasso d’interesse <strong>di</strong> mercato quando il<br />
contratto è emesso.<br />
12 Carleo, A., Mottura, C., Considerazioni tecniche su alcuni precedenti recenti in casi finanziari,<br />
in Carleo, A. (a cura <strong>di</strong>), Il vincolo giu<strong>di</strong>ziale <strong>del</strong> passato. I precedenti, Bologna, il Mulino,<br />
2018, pagine 67-69.<br />
13 De Felice M., Su probabilità, “precedente” e calcolabilità giuri<strong>di</strong>ca, in Carleo, A. (a cura <strong>di</strong>), Il vincolo<br />
giu<strong>di</strong>ziale <strong>del</strong> passato. I precedenti, Bologna, il Mulino, 2018, pagine 50-51.<br />
14 Ad esempio, il fido per apertura <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to è classificato nella “Cat. 1. Apertura <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to in conto<br />
corrente”, e <strong>di</strong>stinto in funzione <strong>del</strong>la “classe <strong>di</strong> importo” in cui ricade l’ammontare <strong>del</strong>l’operazione.<br />
15 La formula: teg = interessi*36.500 /numeri debitori + oneri su base annua*<strong>100</strong> /Accordato.<br />
16 Ai sensi <strong>del</strong>la legge 108/96 e <strong>del</strong> D.L. 70/2011, il tasso soglia è così determinato: (i) fino al<br />
1° trimestre 2011: aumentando <strong>del</strong>la metà i tassi <strong>di</strong> interesse effettivi globali me<strong>di</strong> (TEGM) rilevati<br />
trimestralmente dal Ministero <strong>del</strong>l’Economia e <strong>del</strong>le Finanze; (ii) dal 2° trimestre 2011:<br />
aumentando <strong>di</strong> un quarto i tassi <strong>di</strong> interesse effettivi globali me<strong>di</strong> (TEGM) rilevati trimestralmente<br />
dal Ministero <strong>del</strong>l’Economia e <strong>del</strong>le Finanze e aggiungendo ulteriori 4 punti percentuali, purchè<br />
l’incremento totale rispetto al TEGM non superi gli 8 punti percentuali.<br />
43
Sembrerebbe un classico caso <strong>di</strong> decisione robotica sulla <strong>di</strong>fferenza tra teg e tasso<br />
soglia. Ma esistono ambiguità definitorie, in particolare nella definizione degli “oneri”<br />
(se e quali voci siano da considerare nel calcolo <strong>del</strong> teg 17 ). Si tratta <strong>di</strong> ambiguità che<br />
rendono la decisione tutt’altro che automatica, e che sono all’origine <strong>del</strong>le (numerose)<br />
<strong>di</strong>spute presenti in Italia in questo ambito.<br />
Si tratterebbe dunque, in questi casi, <strong>di</strong> risolvere ex-lege le possibili ambiguità definitorie.<br />
AMMORTAMENTO E ANATOCISMO<br />
Critiche e <strong>di</strong>spute sono sorte sull’utilizzazione <strong>del</strong>la legge degli interessi composti, in<br />
particolare nella costruzione <strong>del</strong> piano <strong>di</strong> ammortamento. È un caso tecnicamente<br />
irrilevante, ma istruttivo da considerare poiché insegna come sia da privilegiare il<br />
principio logico, prima <strong>di</strong> arrivare alla considerazione degli effetti algoritmici (ovvi, in<br />
particolare sulla “chiusura <strong>del</strong> piano” 18 ).<br />
L’alternativa da sciogliere è tra capitalizzazione composta e capitalizzazione semplice.<br />
Per risolvere sono sufficienti poche considerazioni (riprese da un mirabile articolo<br />
“<strong>di</strong>vulgativo” <strong>di</strong> de Finetti 19 ). Capitalizzazione semplice significa che un capitale produce<br />
un interesse sempre lo stesso per intervalli <strong>di</strong> tempo uguali: è “come se” l’interesse<br />
venisse accumulato in un conto a parte, che non produce interessi.<br />
“Non c’è nessuna ragione – scrive de Finetti – perché <strong>del</strong> denaro lasciato in deposito<br />
(si chiami pure “interesse” o come altro si voglia) non debba dar <strong>di</strong>ritto a interessi.<br />
Perciò la capitalizzazione semplice non può venir considerata che una semplificazione<br />
<strong>di</strong> calcolo, comoda sì, ma tollerabile soltanto finché l’interesse relegato in un<br />
“conto infruttifero” rimane praticamente trascurabile rispetto al “capitale”. Il modo<br />
logico ed esatto <strong>di</strong> procedere consiste nel far affluire senz’altro l’interesse nel conto<br />
stesso <strong>del</strong> capitale rendendolo fruttifero istantaneamente. È questa la capitalizzazione<br />
continua”. Naturalmente sono lecite approssimazioni: “si può pensare che gli interessi<br />
vengano aggiunti al capitale, se non istantaneamente, alla fine <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> fissi,<br />
più o meno brevi”. Chiarito il punto logico, l’impostazione vale comunque: per datore<br />
o pren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>, per un mutuo o un conto corrente.<br />
Di conseguenza, in questi casi, occorrerebbe (almeno) chiarire i riferimenti alle <strong>di</strong>verse<br />
“fonti” normative.<br />
17 Ad esempio, per un’apertura <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to in conto corrente: se rientrino tra gli “oneri” le voci<br />
44<br />
non <strong>di</strong>rettamente riferibili all’operazione oggetto <strong>di</strong> analisi (spese per invio degli estratti conto e<br />
dei documenti <strong>di</strong> sintesi); se taluni oneri siano o meno collegati a eventi <strong>di</strong> tipo “occasionale” (il<br />
che ne determina l’eventuale calcolo su base annua anziché periodale).<br />
18 Esempi <strong>di</strong> calcolo si hanno in Fersini, P., Olivieri, G., Sull’“anatocismo” nell’ammortamento<br />
francese, Banche e Banchieri, 2/2015.<br />
19 de Finetti, B., Tre personaggi <strong>del</strong>la matematica, Le Scienze, 7(1971), 35, pagina 87.<br />
Considerazioni ampie e approfon<strong>di</strong>te sono in de Finetti, Lezioni <strong>di</strong> matematica finanziaria,<br />
Roma, E<strong>di</strong>zioni Ricerche, 1956, in particolare nel capitolo sesto.
PER CONCLUDERE<br />
Per concludere, alcuni spunti sul “governo” degli algoritmi nelle contrattazioni finanziarie.<br />
Il riferimento è alle contrattazioni algoritmiche nei mercati finanziari, in particolare<br />
alla <strong>di</strong>ffusione degli scambi “a alta frequenza” che rappresentano oltre il 50% <strong>del</strong><br />
volume totale <strong>del</strong>le operazioni concluse nel mercato azionario nordamericano.<br />
I sistemi ad alta frequenza possono inviare alle piattaforme <strong>di</strong> negoziazione anche<br />
più <strong>di</strong> 5.000 or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> contrattazione in un secondo. Gli or<strong>di</strong>ni assumono la forma <strong>di</strong><br />
“impulsi”: il più veloce scambio realizzato sull’in<strong>di</strong>ce Nasdaq è avvenuto in <strong>100</strong><br />
microsecon<strong>di</strong> (0,1 millisecon<strong>di</strong>, un lasso <strong>di</strong> tempo impercettibile per l’essere umano);<br />
e per “aumentare” ulteriormente la velocità degli scambi si sta stu<strong>di</strong>ando lo sfruttamento<br />
<strong>di</strong> raggi laser in sostituzione dei cavi a fibre ottiche. Se, da una parte, la maggior<br />
parte <strong>del</strong>la letteratura accademica è concorde nell’identificare i principali vantaggi<br />
<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> scambi (aumento <strong>del</strong>la liqui<strong>di</strong>tà a <strong>di</strong>sposizione dei partecipanti al<br />
mercato; <strong>di</strong>minuzione dei costi <strong>di</strong> transazione, aumento <strong>del</strong>l’efficienza informativa dei<br />
prezzi, aumento dei collegamenti inter-market), dall’altra, alcune <strong>del</strong>le strategie <strong>di</strong><br />
tra<strong>di</strong>ng a alta frequenza possono essere utilizzate in modo “perverso”, o produrre<br />
meccanicamente “perversioni”, come anche testimoniano recenti flash crash osservati<br />
sui mercati finanziari.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un fenomeno tecnico, preoccupante e impegnativo per le Autorità <strong>di</strong> vigilanza:<br />
operativamente, per vigilare sul corretto funzionamento dei nuovi mercati<br />
finanziari è avvertita dall’autorità, forte, l’esigenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> algoritmi <strong>di</strong> controllo<br />
(degli algoritmi), nel senso <strong>di</strong> dotarsi <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> controllo che siano idonei al<br />
nuovo contesto 20 .<br />
Si pongono nuove questioni nella definizione dei contratti nonché nell’attribuzione <strong>di</strong><br />
responsabilità. La ricerca <strong>del</strong>le possibili soluzioni si ritiene non possa che muovere<br />
dalla consapevolezza sulla necessità <strong>di</strong> “innovazione”, giuri<strong>di</strong>ca prima che tecnica.<br />
20 Mottura C., Decisione robotica negoziale e mercati finanziari. Contrattazione algoritmica,<br />
nuovi abusi <strong>di</strong> mercato, algoritmi <strong>di</strong> controllo (degli algoritmi), in Carleo, A., (a cura <strong>di</strong>),<br />
Decisione robotica, Bologna, il Mulino, in corso <strong>di</strong> pubblicazione.<br />
45
BENEFIT CORPORATION<br />
Paolo Di Cesare<br />
(Co-founder <strong>di</strong> Nativa srl società benefit)<br />
“Le Benefit Corporation sono imprese a duplice finalità e avranno risultati<br />
economici migliori rispetto a tutti gli altri tipi <strong>di</strong> impresa.”<br />
Robert Shiller – Premio Nobel per l’Economia, 2013<br />
Paolo Di Cesare<br />
QUALCOSA STA ACCADENDO<br />
Non ricordo esattamente quando accadde, ma ero certamente un bambino. Per la<br />
prima volta sentii parlare <strong>di</strong> “astronave terra”. A quel tempo, guardavo in televisione il<br />
telefilm Spazio 1999 e per me un’astronave era un mezzo <strong>di</strong> trasporto per viaggiare da<br />
un mondo a un altro, per incontrare nuove specie. Non capivo perché la terra potesse<br />
essere associata ad un’astronave.<br />
Negli <strong>anni</strong>, crescendo, ho approfon<strong>di</strong>to il tema e ho appreso uno dei concetti più importanti<br />
<strong>del</strong>la mia vita e che avrebbe poi contributo alla mia formazione e alla mia professione,<br />
il pianeta in cui viviamo ha una caratteristica fondamentale in comune con un’astronave:<br />
la terra è un sistema chiuso per materia e aperto per energia. Il sole raggiunge<br />
la superficie terrestre penetrando l’atmosfera e garantendo la vita, mentre la materia è<br />
la stessa da sempre. A parte qualche asteroide che l’ha colpita e qualche sonda spaziale<br />
che l’ha abbandonata, sulla Terra c’è la stessa materia <strong>di</strong> 2 o 3 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>anni</strong> fa. è<br />
un sistema chiuso, esattamente come la stazione spaziale internazionale che orbita<br />
attorno alla terra da più <strong>di</strong> 20 <strong>anni</strong>.<br />
Fig. 1- La Stazione Spaziale Internazionale e l’Astronave Terra (Fonte Nasa - Creative Commons)<br />
46
Se nell’astronave l’allarme <strong>di</strong> uno dei sistemi <strong>di</strong> controllo dovesse cominciare a lampeggiare,<br />
l’equipaggio si adopererebbe imme<strong>di</strong>atamente per risolvere il problema.<br />
Conosciamo la scena: tutti sanno esattamente cosa fare e dove intervenire, con competenza<br />
e sincronia degne <strong>di</strong> una sala operatoria. Il problema è affrontato senza indugio<br />
e risolto per garantire la sopravvivenza <strong>del</strong>l’equipaggio.<br />
Ve<strong>di</strong>amo cosa succede sull’astronave terra...e partiamo dall’equipaggio.<br />
Non siamo mai stati così tanti sulla terra, con una popolazione <strong>di</strong> 7,5 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone<br />
che si stabilizzerà a 9,5 miliar<strong>di</strong> nel 2050. Sono nato nel 1970 e poco meno <strong>di</strong> 50 <strong>anni</strong><br />
fa, gli abitanti erano 3,4 miliar<strong>di</strong>: sono raddoppiati. Sono ad<strong>di</strong>rittura triplicati dalla nascita<br />
<strong>di</strong> mio padre, erano infatti 2,5 miliar<strong>di</strong> nel 1932.<br />
LA POPOLAZIONE MONDIALE<br />
1 miliardo<br />
<strong>di</strong> persone<br />
3,8 Mrd <strong>di</strong> <strong>anni</strong><br />
1804<br />
2 Mrd<br />
123 a<br />
1927<br />
3 Mrd<br />
33 a<br />
1959<br />
4 Mrd<br />
5 Mrd<br />
6 Mrd<br />
7 Mrd<br />
15 a<br />
13 a<br />
12 a<br />
12 a<br />
1974<br />
1987<br />
1999<br />
2011<br />
Elaborazione Nativa su dati bbc.co.uk<br />
Fig. 2 - Crescita <strong>del</strong>la popolazione mon<strong>di</strong>ale. Ci sono voluti 3,8 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>anni</strong> perché la popolazione terrestre raggiungesse,<br />
nel 1804, 1 miliardo <strong>di</strong> abitanti. Poi, 123 <strong>anni</strong>, per aggiungere un ulteriore miliardo <strong>di</strong> abitanti, poi 33 <strong>anni</strong><br />
per il terzo, 15 <strong>anni</strong> per il quarto…<br />
L’equipaggio è impegnato a produrre sempre <strong>di</strong> più. Il 55% <strong>di</strong> tutto ciò che è stato<br />
prodotto dall’uomo nel corso degli ultimi duemila <strong>anni</strong>, è stato prodotto nel XX secolo, il<br />
24 % nei soli primi 10 <strong>anni</strong> <strong>del</strong> XXI secolo. Mantenendo costante il tasso attuale, a fine<br />
secolo il XXI secolo avrà largamente superato il secolo precedente e rappresenterà il<br />
75% <strong>del</strong> totale mentre (il XX rappresenterà il 15%).<br />
47
GLOBAL ECONOMIC OUTPUT AS % OF TOTALE (YEAR 0 TO 2010)<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Global Economic Output as % of Total (year 0 to 2010)<br />
Elaboration by Nativa - Data by Angus Mad<strong>di</strong>son and United Nations<br />
Fig. 3 - Distribuzione <strong>del</strong>l’output economico nel corso degli ultimi 20 secoli.<br />
Non siamo tutti uguali. Nel 2016, 8 in<strong>di</strong>vidui sono arrivati a possedere la ricchezza dei<br />
3,5 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone più povere sul pianeta, erano 388 nel 2010. Sempre nel 2016 per<br />
la prima volta nella storia, l’1% <strong>del</strong>la popolazione terrestre è arrivata a possedere la ricchezza<br />
<strong>del</strong> restante 99% (dati Oxfam, 2017). Il 10% <strong>del</strong>le persone a più alto red<strong>di</strong>to è<br />
responsabile <strong>di</strong> tante emissioni <strong>di</strong> gas serra quanto il restante 90%.<br />
Questi sono solo alcuni dei trend che mostrano accelerazioni rapi<strong>di</strong>ssime, <strong>di</strong> carattere<br />
esponenziale, e che stanno emergendo, contemporaneamente, in questo secolo.<br />
Una curva esponenziale mostra un andamento poco significativo nella sua prima traccia,<br />
lasciando credere che nulla stia accadendo, mentre cresce rapidamente dopo aver<br />
superato un punto critico. Pensate alla preparazione dei pop corn. Nulla sembra accadere<br />
nel 95% <strong>del</strong> tempo, per poi esplodere nella sua ultima parte. Eppure i chicchi <strong>di</strong><br />
granturco erano in fase <strong>di</strong> riscaldamento fin dal primo istante. Questa è un’immagine<br />
utile per provare a comprendere un fenomeno esponenziale.<br />
L’astronave terra vive una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> fenomeni esponenziali che stanno emergendo<br />
contemporaneamente in questi <strong>anni</strong>.<br />
48
Fig.4 - Trend esponenziali. (Fonte: “Great Acceleration graphs”. Steffen et al. 2015 - Creative Commons)<br />
è anche vero che non abbiamo mai vissuto un’era così prospera, in cui i livelli <strong>di</strong> povertà<br />
sono ai minimi e gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> educazione, democrazia, longevità sono ai massimi <strong>di</strong> tutti<br />
i tempi. Il mo<strong>del</strong>lo economico capitalista è stato il motore <strong>di</strong> tutto questo: prosperità da<br />
una parte e sfide ambientali – inquinamento, sovrasfruttamento <strong>del</strong>le risorse, cambiamenti<br />
climatici antropogenici – e sociali dall’altra.<br />
IL PRIMATO DEGLI AZIONISTI<br />
Il business è una tecnologia inventata dall’uomo e come tale ha le proprie regole <strong>di</strong> funzionamento,<br />
un sistema operativo. La regola <strong>di</strong> base è basata su un’equazione estremamente<br />
semplice e che ne ha decretato il successo: gli amministratori sono eletti dagli<br />
azionisti e da essi ricevono la piena autorità per gestire l’impresa; questa autorità è soggetta<br />
all’unica finalità per cui l’impresa nasce: creare un ritorno finanziario per gli azionisti<br />
secondo obblighi fiduciari e <strong>di</strong> fe<strong>del</strong>tà. Questo para<strong>di</strong>gma è spesso chiamato “primato<br />
degli azionisti”.<br />
Gli stakeholder, o più in generale la società e l’ambiente, non sono contemplati in questa<br />
equazione. Sono state promulgate leggi che stabiliscono le regole, esistono impren<strong>di</strong>tori<br />
e manager che pongono grande attenzione alle persone, alle comunità in cui le loro<br />
imprese operano così come all’impatto ambientale che determinano. Tuttavia, co<strong>di</strong>ce<br />
civile alla mano, l’unico scopo per cui l’azienda esiste è la <strong>di</strong>stribuzione dei <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> agli<br />
azionisti. Come conseguenza, a tendere, è inevitabile un sistematico degrado <strong>del</strong>la<br />
società e <strong>del</strong>l’ambiente, semplicemente perché questi “fattori” non fanno parte <strong>del</strong>l’equazione.<br />
I sistemi ambientali sono in rapido e sistematico declino, anche perché ad<br />
un’azienda oggi è permesso fare profitti anche se questi derivano dall’avere causato un<br />
danno sociale o ambientale, che fino ad oggi non è stato né misurato né contabilizzato.<br />
49
Ad esempio, è legale produrre combustibili fossili, ma la scienza ci <strong>di</strong>mostra che sono<br />
milioni, ogni anno, le persone che muoiono per le conseguenze <strong>di</strong>rette <strong>del</strong> loro utilizzo<br />
e <strong>di</strong> come siano una <strong>del</strong>le cause principali <strong>del</strong> cambiamento climatico.<br />
Cosa potrebbe accadere se l’equazione alla base <strong>del</strong> business includesse anche gli altri<br />
portatori <strong>di</strong> interesse e prevedesse la misura <strong>del</strong> beneficio apportato nei loro confronti<br />
con lo stesso rigore con il quale viene misurato il ritorno degli azionisti? Qualche anno<br />
fa alcuni impren<strong>di</strong>tori americani hanno cominciato a rispondere a questa domanda con<br />
lo scopo ultimo <strong>di</strong> far compiere un salto evolutivo alla tecnologia che esprime la forza<br />
più potente sul nostro pianeta: il business.<br />
COSA SONO LE B CORP E LE BENEFIT CORPORATION?<br />
“Tra cinque o <strong>di</strong>eci <strong>anni</strong> guardando in<strong>di</strong>etro <strong>di</strong>remo: questo è stato l’inizio <strong>di</strong> una<br />
rivoluzione perché il para<strong>di</strong>gma esistente non funziona più. Questo è il futuro.”<br />
Yvon Chouinard, Fondatore Patagonia,<br />
prima azienda californiana a <strong>di</strong>ventare Benefit Corporation nel 2011<br />
Le B Corp sono aziende for profit che da aziende a singola finalità (il profitto) si trasformano<br />
in aziende a duplice finalità: profitto e impatto positivo su società e ambiente e<br />
insieme formano un movimento globale che ha l’obiettivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere un para<strong>di</strong>gma <strong>di</strong><br />
business più evoluto.<br />
La visione <strong>del</strong> movimento <strong>del</strong>le B Corp (www.bcorporation.net) è <strong>di</strong> usare il Business<br />
come forza positiva per creare una prosperità durevole e con<strong>di</strong>visa. Per questo è necessario<br />
che a) le aziende siano misurate in maniera completa, trasparente e rigorosa per<br />
i loro risultati totali, non solo quelli economici ma anche gli impatti sulla società e sull’ambiente<br />
e b) sia <strong>di</strong>sponibile un nuovo mo<strong>del</strong>lo giuri<strong>di</strong>co che renda esplicita la loro doppia<br />
finalità.<br />
Il movimento <strong>del</strong>le B Corp è nato nel 2006 negli USA, quando alcuni impren<strong>di</strong>tori decisero<br />
che era in<strong>di</strong>spensabile tentare <strong>di</strong> cambiare il mo<strong>del</strong>lo dominante e <strong>di</strong> promuovere<br />
una ra<strong>di</strong>cale evoluzione <strong>del</strong> capitalismo come lo conosciamo oggi. Da allora, l’organizzazione<br />
non profit B Lab ha sviluppato con il sostegno <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> fondazioni il più robusto<br />
e <strong>di</strong>ffuso protocollo al mondo <strong>di</strong> misura degli impatti, il B Impact Assessment (BIA).<br />
Il BIA è uno strumento <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>sponibile online (www.bimpactassessment.net) già<br />
adottato da più <strong>di</strong> 70.000 aziende nel mondo appartenenti a 140 settori. Lo strumento<br />
fornisce in<strong>di</strong>cazioni sulla performance economica, sociale e ambientale <strong>del</strong>l’azienda<br />
prendendo in considerazione 5 macro aree <strong>di</strong> analisi: governance, comunità, persone,<br />
ambiente e mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> business. L’analisi consente <strong>di</strong> ottenere una misura numerica,<br />
compresa tra 0 e 200 punti, <strong>del</strong>l’impatto prodotto dall’impresa, il suo profilo d’impatto e<br />
le aree <strong>di</strong> possibile miglioramento. Le aziende che superano il punteggio <strong>di</strong> 80/200, una<br />
volta certificata l’analisi attraverso una verifica da parte <strong>del</strong> team <strong>di</strong> Review <strong>di</strong> B Lab,<br />
vengono premiate come Certified B Corp®.<br />
50
Punteggio BIA<br />
Break Even<br />
assoluto<br />
Azienda<br />
Rigenerativa<br />
80<br />
Azienda<br />
Estrattiva<br />
0<br />
Fig. 5 - Break Even Assoluto: il B Impact Assessment (BIA) consente <strong>di</strong> ottenere un punteggio tra<br />
0 e 200 relativo all’impatto determinato da un’impresa. 80 punti costituisce il punto <strong>di</strong> equilibrio,<br />
superato il quale l’impresa <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> avere un impatto positivo dal punto <strong>di</strong> vista sociale, ambientale<br />
ed economico<br />
Ogni impresa nell’esercizio <strong>del</strong>la propria attività economica utilizza <strong>del</strong>le risorse come<br />
input e restituisce <strong>del</strong> valore per i propri stakeholder come output. Il punteggio <strong>di</strong> 80 punti<br />
rappresenta il punto <strong>di</strong> pareggio, oltre il quale l’azienda sta creando valore <strong>di</strong>ffuso non<br />
solo dal punto <strong>di</strong> vista economico ma anche sociale e ambientale, secondo una prospettiva<br />
<strong>di</strong> Triple Bottom Line.<br />
A ottobre 2018, le oltre 70.000 aziende che hanno condotto l’analisi hanno raggiunto un<br />
punteggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 55 punti e solo 2.500 hanno superato il punteggio minimo <strong>di</strong> 80, a<br />
<strong>di</strong>mostrazione che l’attività <strong>di</strong> impresa nasce su presupposti molto <strong>di</strong>versi.<br />
MEDIA<br />
55<br />
70.000 aziende<br />
nel mondo<br />
(ottobre 2018)<br />
2655 B<br />
Corp<br />
MIN<br />
80<br />
TOP<br />
160<br />
MAX<br />
200<br />
Fig. 6 - Ad ottobre 2018 più <strong>di</strong> 70.000 aziende nel mondo hanno misurato il proprio impatto sociale,<br />
ambientale ed economico. 2655 <strong>di</strong> queste, poco più <strong>del</strong> 4% <strong>del</strong> totale, mostra <strong>di</strong> avere un impatto<br />
positivo superando 80 punti. La me<strong>di</strong>a totale è <strong>di</strong> 55.<br />
51
Oltre allo strumento <strong>di</strong> misura, B Lab ha promosso fin dal 2008 l’adozione <strong>di</strong> una forma<br />
giuri<strong>di</strong>ca ad hoc per riconoscere la duplice finalità: Benefit Corporation. Lo Stato USA ad<br />
adottarla per primo è stato il Maryland nel 2010. Ad oggi le Benefit Corporation sono<br />
riconosciute dalla legge in 34 stati USA e, dal gennaio 2016 anche in Italia con la denominazione<br />
<strong>di</strong> Società Benefit. Nell’Aprile <strong>del</strong> 2018 anche la Colombia si è aggiunta a<br />
questa lista e 12 Paesi nel mondo hanno processi legislativi in corso.<br />
B Corp ®<br />
• Certificazione <strong>di</strong> eccellenza<br />
riconosciuta dalla non profit<br />
B Lab<br />
• Un’azienda che sod<strong>di</strong>sfa i più<br />
alti standard <strong>di</strong> performance<br />
sociale, ambientale e economica.<br />
Si impegna anche da<br />
un punto <strong>di</strong> vista legale a<br />
tenere in considerazione tutti<br />
gli stakeholder.<br />
• Tutte le imprese for profit<br />
in qualsiasi Paese possono<br />
perseguire la certificazione<br />
B Corp<br />
www.bcorporation.net<br />
Benefit Corporation (US)<br />
Società Benefit (Italia)<br />
• Forma <strong>di</strong> società a scopo <strong>di</strong><br />
lucro, a duplice finalità espressamente<br />
<strong>di</strong>chiarato: profitto e<br />
impatto positivo su società e<br />
ambiente. Caratterizzata da un<br />
livello più alto <strong>di</strong> trasparenza,<br />
accountability e scopo.<br />
• Una entità legale che protegge<br />
una missione duplice e considera<br />
gli impatti verso gli stakeholder<br />
e non solo gli shareholder.<br />
• Disponibile in 34 Stati degli<br />
USA, in Italia e in Colombia.<br />
www.benefitcorp.net<br />
www.societabenefit.net<br />
Le B Corp rappresentano una soluzione concreta, operativa e scalabile, perché superano<br />
il più pesante limite <strong>del</strong> Capitalismo, la sostanziale esclusione <strong>del</strong>le persone e <strong>del</strong><br />
pianeta come stakeholder, senza metterne in <strong>di</strong>scussione i punti <strong>di</strong> forza: la libertà <strong>di</strong><br />
fare profitto per gli shareholder, l’impren<strong>di</strong>torialità, la libera iniziativa, l’innovazione, la<br />
competizione, il libero mercato. Costituiscono un esempio concreto <strong>di</strong> passaggio da una<br />
Shareholder Economy a una Stakeholder Economy, e fanno volontariamente oggi quello<br />
che in futuro tutte le aziende dovranno necessariamente fare per ottenere e mantenere<br />
la license to operate.<br />
52
NATIVA, LA PRIMA B CORP E BENEFIT CORPORATION IN EUROPA<br />
“Gli innovatori fanno cose normali.<br />
Prima degli altri”<br />
- Anonimo<br />
Fig. 7 – Il logo <strong>di</strong> Nativa rappresenta l’impronta <strong>del</strong> palmo <strong>del</strong>la mano (handprint). Mentre il footprint<br />
<strong>di</strong> solito è accidentale, l’handprint è intenzionale ed esprime la volontà <strong>di</strong> generare un impatto positivo<br />
sulle persone che ci lavorano e sulla società e <strong>di</strong> rigenerare la Biosfera. (www.nativalab.com)<br />
Con il mio amico Eric Ezechieli sono fondatore <strong>di</strong> Nativa, una design company de<strong>di</strong>cata<br />
all’innovazione ‘a prova <strong>di</strong> futuro’. Nativa opera attraverso ‘Benefit Unit’ che svolgono<br />
attività <strong>di</strong> strategic advisory, design e consulenza architettonica, sviluppo software, promozione<br />
<strong>del</strong>le B Corp e attività <strong>di</strong> comunicazione affrontando i temi da un nuovo punto<br />
<strong>di</strong> vista che mette al centro la sostenibilità. Nativa inoltre sviluppa nuovi progetti impren<strong>di</strong>toriali<br />
che abbiano un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente.<br />
Abbiamo fondato Nativa nel 2012 scrivendo, tra le altre cose nell’oggetto sociale che lo<br />
scopo sarebbe stata la Felicità <strong>di</strong> chi ci lavora. Solo ad <strong>anni</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza ci siamo resi<br />
contro che non solo avevamo creato la prima Benefit Corporation in Europa ma avevamo<br />
<strong>di</strong> fatto anche costituito un’azienda ‘oltre la legge’ (o forse ‘fuorilegge’ anche se con<br />
questo termine potremmo dare origine ad equivoci).<br />
Lo statuto <strong>di</strong> Nativa, nella primavera <strong>del</strong> 2012, fu redatto a partire da una prima traduzione<br />
e adattamento <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Benefit Corporation, che allora esisteva<br />
solo in una decina <strong>di</strong> stati degli USA. Ci sembrava ovvio scrivere che lo scopo, l’oggetto<br />
sociale <strong>di</strong> un’azienda, fosse <strong>di</strong> generare un impatto positivo sulla società e sulle persone,<br />
oltre alla <strong>di</strong>visione degli utili. Solo che quello che era ovvio per noi non lo era per la<br />
Legge italiana. Dopo alcune ricerche, identificammo un notaio <strong>di</strong> Milano il dott. Bastrenta<br />
che decise <strong>di</strong> collaborare con noi per la costituzione. Fin qui tutto bene. Nei giorni successivi,<br />
come <strong>di</strong> prassi, inviammo il nostro statuto alla Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Milano<br />
per la registrazione e qui le cose andarono <strong>di</strong>versamente. Il <strong>di</strong>ligente funzionario registrò<br />
Nativa, tuttavia si premurò <strong>di</strong> cancellare per intero lo scopo che avevamo esplicitato<br />
nell’oggetto sociale. Rimanevano le attività, ma lo scopo, la ragione per cui avevamo<br />
creato Nativa, non poteva essere messo agli atti, perché la legge non lo contemplava.<br />
Ci rifiutammo <strong>di</strong> accettare questa ‘amputazione’ e presentammo <strong>di</strong> nuovo lo statuto originale<br />
per altre tre volte fino a quando, <strong>di</strong> fronte alla nostra insistenza il funzionario<br />
accettò le richieste integrali, cre<strong>di</strong>amo per sfinimento.<br />
53
Oggetto sociale<br />
Oggetto sociale<br />
LO SCOPO ULTIMO DELLA SOCIETÀ È LA FELICITÀ DI TUTTI QUANTI NE FACCIANO PARTE,<br />
SIA COME SOCI CHE IN ALTRI RUOLI, ATTRAVERSO UN MOTIVANTE E<br />
SODDISFACENTE IMPEGNO IN UN’ATTIVITÀ ECONOMICA DI SUCCESSO.<br />
LA SOCIETÀ VUOLE ACCELERARE UNA TRASFORMAZIONE POSITIVA NEI PARADIGMI<br />
ECONOMICI, DI PRODUZIONE, CONSUMO E CULTURALI, IN MODO CHE TENDANO VERSO LA<br />
SISTEMATICA RIGENERAZIONE DEI SISTEMI NATURALI E SOCIALI.<br />
LE SUE ATTIVITÀ MIRANO A CREARE UN BENEFICIO - INTESO COME UN IMPATTO<br />
POSITIVO - SULLE PERSONE CON CUI INTERAGIRE, SULLA SOCIETÀ E SULL’AMBIENTE DI<br />
CUI È PARTE.<br />
Registro Imprese - Archivio Ufficiale <strong>del</strong>le CCIAA<br />
Documento n. T 107275383 <strong>del</strong> 31/07/2012<br />
Pagina 3 <strong>di</strong> 9<br />
Fig. 8- Stralcio <strong>del</strong>l’oggetto sociale originario <strong>di</strong> Nativa, respinto 4 volte nel luglio 2012 dalla Camera <strong>di</strong> Commercio<br />
<strong>di</strong> Milano, prima <strong>di</strong> essere registrato alla quinta presentazione. La Felicità non era ritenuta uno scopo consono per<br />
un’attività economica.<br />
Da questa e altre esperienze è maturata in noi la determinazione che ci ha portato a far<br />
si che nel 2016 venisse introdotta in Italia la legislazione che riconosce le Società<br />
Benefit, oltre 400 oggi in Italia. Subito dopo l’approvazione <strong>del</strong>la legge, abbiamo trasformato<br />
Nativa in Società Benefit e in questo modo abbiamo riportato Nativa, un’azienda<br />
‘fuorilegge’, all’interno <strong>del</strong>le leggi vigenti. L’essenza <strong>del</strong>lo statuto non è cambiata e questa<br />
volta la Camera <strong>di</strong> Commercio lo ha registrato esattamente come scritto alla prima<br />
presentazione. Tra le specifiche finalità <strong>di</strong> Beneficio comune abbiamo esplicitato “- la<br />
promozione e <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> mo<strong>del</strong>li e sistemi economici e sociali a prova <strong>di</strong> futuro, in particolare<br />
il mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> B Corp e la forma giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> società benefit in <strong>di</strong>versi settori economici<br />
italiani”.<br />
Oggetto sociale<br />
LO SCOPO ULTIMO DELLA SOCIETÀ È LA FELICITÀ DI TUTTI QUANTI NE FACCIANO<br />
PARTE, SIA COME SOCI CHE IN ALTRI RUOLI, ATTRAVERSO UN MOTIVANTE E<br />
SODDISFACENTE IMPEGNO IN UN’ATTIVITÀ ECONOMICA.<br />
IN QUALITÀ DI SOCIETÀ BENEFIT LA SOCIETÀ INTENDE PERSEGUIRE UNA O PIÙ<br />
FINALITÀ DI BENEFICIO COMUNE E OPERARE IN MODO RESPONSABILE, SOSTENIBILE E<br />
TRASPARENTE NEI CONFRONTI DI PERSONE, COMUNITÀ, TERRITORI E AMBIENTE, BENI E<br />
ATTIVITÀ CULTURALI E SOCIALI, ENTI E ASSICURAZIONI ED ALTRI PORTATORI DI<br />
INTERESSE.<br />
Fig. 9 - Estratto <strong>del</strong>la visura camerale <strong>di</strong> Nativa Srl Società Benefit, registrata a inizio 2016, che riporta l’oggetto sociale<br />
‘benefit’ <strong>del</strong> nuovo statuto.<br />
Nativa è nata come espressione <strong>di</strong> una nostra chiara visione: da <strong>anni</strong> lavoravamo assieme<br />
nella realizzazione <strong>di</strong> progetti strategici <strong>di</strong> innovazione sostenibile ed entrambi avevamo<br />
un background impren<strong>di</strong>toriale. Credevamo anche che il mo<strong>del</strong>lo classico <strong>di</strong> business<br />
fosse limitato e per le nostre attività <strong>di</strong> strategic advisory operavamo come ramo<br />
54
italiano <strong>di</strong> una <strong>del</strong>le più autorevoli organizzazioni non profit in questo campo, The<br />
Natural Step Italia, parte <strong>del</strong> network internazionale che opera in 10 paesi <strong>del</strong> mondo.<br />
Vivevamo il paradosso <strong>di</strong> un mo<strong>del</strong>lo definito da una negazione: ci chiedevamo perché<br />
le nostre attività dovessero essere definite come quello che non eravamo, da un ‘non’<br />
(profit), invece che da qualcosa che correttamente definisse la nostra visione e le nostre<br />
azioni.<br />
Ci siamo allora de<strong>di</strong>cati a trovare una soluzione a questo paradosso, non ritenevamo<br />
adeguato il mo<strong>del</strong>lo ‘profit’ classico, perché ci sembrava che gli mancasse un pezzo fondamentale:<br />
lo scopo. Un impren<strong>di</strong>tore, infatti, non è tenuto secondo la legge ad esplicitare<br />
lo scopo per cui svolge la propria attività: secondo il co<strong>di</strong>ce civile e nella nostra cultura<br />
le società esistono con l’unico scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> agli azionisti. Non sono<br />
ammesse altre finalità e se perseguite non sono vincolanti per azionisti e management.<br />
Esistono poi dei vincoli <strong>di</strong> legge e <strong>del</strong>le prescrizioni da rispettare, pagare le tasse, non<br />
violare una serie <strong>di</strong> norme che regolano l’attività d’impresa e i suoi impatti verso le persone<br />
e l’ambiente. Tuttavia, questi limiti <strong>di</strong> legge stabiliscono soltanto una soglia <strong>di</strong> ‘compliance’,<br />
<strong>di</strong> ‘conformità’, che è assolutamente inadeguata per fare si che le attività economiche<br />
abbiano un impatto positivo sul mondo e che possano concorrere così ad<br />
affrontare le gran<strong>di</strong> sfide <strong>del</strong> nostro tempo. Era necessario un mo<strong>del</strong>lo più evoluto. Era<br />
in<strong>di</strong>spensabile. Già dal 2009 avevamo iniziato a definire il nostro lavoro ‘For Benefit’, termine<br />
anche riportato in alcune interviste, e a parlare <strong>di</strong> ‘Beneficio’ creato, senza sapere<br />
che altrove nel mondo già esistevano ed erano state co<strong>di</strong>ficate le Benefit Corporation.<br />
Quando abbiamo conosciuto le Benefit, abbiamo finalmente trovato un mo<strong>del</strong>lo che ci<br />
rappresenta e in cui poterci riconoscere.<br />
Nativa nel Febbraio 2013 è <strong>di</strong>ventata la prima azienda in Europa a <strong>di</strong>ventare Certified B<br />
Corp. è stata dunque la prima azienda nel continente a misurare i propri impatti attraverso<br />
il B Impact Assessment e a validare la misurazione con B Lab. Ora in Europa si<br />
contano oltre 600 B Corp certificate.<br />
Data la sua proattività, B Lab ha invitato Nativa a ricoprire il ruolo <strong>di</strong> Country Partner<br />
per l’Italia e da allora siamo <strong>di</strong>ventati il principale catalizzatore e promotore <strong>del</strong> movimento<br />
B Corp italiano, che attualmente sta crescendo più rapidamente che in qualsiasi<br />
altro paese d’Europa. Nativa nel 2016 ha anche ricevuto da B Lab il più importante<br />
riconoscimento nella intera comunità globale <strong>del</strong>le B Corp, il ‘Most Valuable<br />
Player Award’: i progressi <strong>del</strong> movimento italiano B Corp ispirano e accelerano<br />
l’intero movimento globale.<br />
Nativa oggi conta su un team multi<strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> 15 persone e coor<strong>di</strong>na una rete <strong>di</strong> specialisti,<br />
selezionati e formati negli <strong>anni</strong>, occupandoci esclusivamente <strong>di</strong> ‘purpose driven<br />
innovation’, ovvero innovazione verso uno scopo <strong>di</strong> rigenerazione <strong>del</strong>le persone e <strong>del</strong>la<br />
natura. Il nostro lavoro consiste nel portare innovazione nelle aziende in modo che queste<br />
migliorino i loro risultati economici, migliorando al contempo, gli impatti ambientali e<br />
sociali <strong>del</strong>le proprie attività. Così facendo le aziende <strong>di</strong>ventano ‘a prova <strong>di</strong> futuro’.<br />
Applichiamo metodologie e strumenti che abbiamo sviluppato in decenni <strong>di</strong> attività e<br />
abbiamo contribuito a creare decine <strong>di</strong> casi che fanno scuola nel mondo. Lavoriamo<br />
soprattutto con aziende <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>o gran<strong>di</strong> e, partendo dai vertici e dalla proprietà,<br />
ne acceleriamo il cammino <strong>di</strong> evoluzione, andando a ri<strong>di</strong>segnare la strategie e i<br />
mo<strong>del</strong>li <strong>di</strong> business, approfondendo a 360° tutte le attività che l’azienda svolge.<br />
55
LE SOCIETÀ BENEFIT ITALIANE<br />
“Le B Corp restituiscono all’impren<strong>di</strong>tore il comando integrale sull’impulso<br />
originario che muove in profon<strong>di</strong>tà l’agire umano: produrre un beneficio,<br />
creare un’innovazione positiva per sé, la comunità e l’ambiente. Fondere<br />
in<strong>di</strong>ssolubilmente questa tensione con la ricerca <strong>del</strong> profitto libera da<br />
con<strong>di</strong>zionamenti culturali negativi che spesso portano le imprese a <strong>di</strong>vorare<br />
quella che dovrebbe essere la loro vera mission”<br />
- Senatore Mauro Del Barba -<br />
Primo Firmatario <strong>del</strong> DDL 1882/2015 sulle Società Benefit<br />
L’Italia è dunque il primo paese europeo e il primo Stato sovrano al mondo ad aver introdotto,<br />
dal gennaio 2016, l’equivalente <strong>del</strong>la Benefit Corporation, denominata Società<br />
Benefit. Questa forma legale rappresenta una mo<strong>di</strong>fica permanente <strong>del</strong> DNA <strong>del</strong>l’azienda<br />
e ne protegge la missione in caso <strong>di</strong> entrata <strong>di</strong> nuovi investitori, cambi <strong>di</strong> leadership<br />
e passaggi generazionali. L’articolo 1 <strong>del</strong>la Legge recita “La presente legge ha lo scopo<br />
<strong>di</strong> promuovere la costituzione e favorire la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> società, denominate società<br />
benefit, che nell’esercizio <strong>di</strong> una attività economica, oltre allo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>viderne gli utili,<br />
perseguono una o più finalità <strong>di</strong> beneficio comune e operano in modo responsabile,<br />
sostenibile e trasparente nei confronti <strong>di</strong> persone, comunità, territori e ambiente, beni<br />
ed attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori <strong>di</strong> interesse.”<br />
Una Società Benefit è chiamata a re<strong>di</strong>gere una relazione annuale – da pubblicare insieme<br />
al bilancio <strong>di</strong> esercizio – che descrive e misura, utilizzando lo standard internazionale<br />
<strong>del</strong> B Impact Assessment, l’impatto generato dal perseguimento <strong>del</strong> beneficio comune<br />
<strong>di</strong>chiarato nello statuto <strong>del</strong>l’azienda.<br />
Fig. 10 - Paolo Di Cesare (a destra) e Eric Ezechieli (a sinistra) in senato, il 22 Dicembre 2015, con<br />
il Senatore Mauro Del Barba, pochi minuti dopo l’approvazione <strong>del</strong>la legge <strong>di</strong> Stabilità 2016, che<br />
ha introdotto in Italia le Società Benefit.<br />
56
Ad oggi centinaia <strong>di</strong> imprese private italiane hanno scelto questo nuovo mo<strong>del</strong>lo o sono<br />
prossime alla trasformazione. Dopo Nativa, aziende come Aboca, Chiesi Farmaceutici,<br />
Davines, Herbatint Antica Erboristeria, Fratelli Carli, Assimoco, Slow Food, Damiano,<br />
Zordan, Filippi, Dermophisiologique, Arkage, Litte Genius International, Zordan,<br />
Croqqer, D-Orbit, NWG, Singularity University Italia, VITA e Mondora da semplici S.r.l. o<br />
S.p.A. <strong>di</strong>ventano Società Benefit. Il numero è in rapida crescita ed è possibile consultare<br />
l’elenco aggiornato sul sito www.societabenefit.net.<br />
Il mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> azienda a duplice finalità si adatta perfettamente alla vocazione e alla mission<br />
<strong>del</strong>le aziende <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> servizi pubblici in forma societaria, sia a capitale privato<br />
che a capitale misto, così come ad aziende concessionarie <strong>di</strong> beni e servizi pubblici.<br />
La legge 208/2015, <strong>di</strong> cui uno dei punti car<strong>di</strong>ne è il concetto <strong>di</strong> trasparenza, ben <strong>di</strong> adatta<br />
anche a quello che è l’impianto normativo che regola le aziende pubbliche (in primis la<br />
l.190/2012 e il d.lgs 33/2013).<br />
In un suo articolo Luciano Cimbolini scrive: (…) Il concetto <strong>di</strong> società benefit sembra<br />
tagliato su misura soprattutto per le gestioni <strong>di</strong> servizi pubblici in forma societaria, sia a<br />
capitale in tutto o in parte privato, sia, molto più spesso, a proprietà interamente pubblica<br />
e affidamento “in house provi<strong>di</strong>ng”. In questi casi, <strong>di</strong>fatti, si tratta dei settori <strong>del</strong>l’acqua,<br />
dei rifiuti, dei trasporti, <strong>del</strong>l’energia ecc., ossia <strong>di</strong> servizi collegati <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente<br />
ai <strong>di</strong>ritti <strong>del</strong>la persona costituzionalmente garantiti.<br />
Sembra quasi doveroso, dunque, introdurre nell’oggetto sociale <strong>di</strong> queste imprese<br />
monopolistiche, che oltretutto traggono le loro risorse da tariffe e bilanci pubblici, scopi<br />
<strong>di</strong>versi dalla (teorica) massimizzazione dei profitti. Trattandosi spesso <strong>di</strong> gestioni in<br />
pesante per<strong>di</strong>ta, tuttavia, si dovrebbe mirare, più prosaicamente, a un equilibrio economico<br />
unito al benessere <strong>del</strong>la comunità e alla tutela <strong>del</strong>l’ambiente. (…).<br />
Da questa intuizione, ad esempio, l’amministrazione <strong>di</strong> Firenze ha deciso <strong>di</strong> promuovere<br />
il mo<strong>del</strong>lo Benefit per fare <strong>di</strong> Firenze la prima città in Italia a recepire in modo ampio questa<br />
importante innovazione. Il 20 marzo 2018 è nata così la prima Società Benefit al<br />
mondo a capitale misto pubblico privato: AFAM SpA Società Benefit (Farmacie<br />
Comunali Firenze), mentre altre aziende partecipate in tutta Italia si stanno muovendo<br />
per intraprendere la stessa evoluzione.<br />
Oggi purtroppo non è possibile conoscere esattamente il numero <strong>di</strong> Società Benefit nate<br />
in Italia. Per questa ragione riteniamo in<strong>di</strong>spensabile che si provveda all’istituzione <strong>di</strong><br />
una Sezione Speciale nel Registro Ufficiale <strong>del</strong>le imprese per le Società Benefit.<br />
CONCLUSIONI<br />
“C’è una cosa più forte <strong>di</strong> tutti gli eserciti <strong>del</strong> mondo,<br />
e questa è un’idea il cui momento è ormai giunto.”<br />
- Victor Hugo -<br />
Immaginiamo per un momento che tutte le aziende <strong>del</strong> mondo fossero ispirate in un sol<br />
colpo a trasformarsi in Benefit Corporation. Che siano chiamate ad esprimere la propria<br />
vocazione e a trascriverla nello Statuto <strong>del</strong>l’impresa come un impianto <strong>di</strong> DNA. Che<br />
siano così chiamate a bilanciare l’interesse degli azionisti e l’interesse degli altri portatori<br />
57
d’interesse e a pianificare azioni volte a perseguire questa vocazione.<br />
Assisteremmo probabilmente alla più grande ondata <strong>di</strong> innovazione nella storia <strong>del</strong>l’umanità,<br />
al più grande impatto positivo sulla società e nella biosfera, a un nuovo<br />
Rinascimento.<br />
Siamo convinti che le Benefit Corporation rappresentino l’inizio <strong>di</strong> una rivoluzione e che<br />
presto le aziende NON benefit perderanno la licenza <strong>di</strong> operare, non importa se da parte<br />
<strong>del</strong> legislatore o dei consumatori o da altri stakeholder. Quello che per noi è certo è che<br />
accadrà presto.<br />
Approfon<strong>di</strong>menti<br />
Le B Corp e SB in due minuti: VIDEO<br />
Chi è B Lab<br />
https://www.bcorporation.net/what-are-b-corps/about-b-lab<br />
Chi è B Lab: Storia<br />
https://www.bcorporation.net/what-are-b-corps/the-non-profit-behind-b-corps/our-history<br />
B Lab, l’inventore <strong>del</strong> ‘para<strong>di</strong>gma Benefit’: Case Study <strong>di</strong> Harvard<br />
https://hbr.org/product/b-lab-buil<strong>di</strong>ng-a-new-sector-of-the-economy/411047-PDF-ENG<br />
B Corps & business results: HBR<br />
https://hbr.org/2016/12/it-pays-to-become-a-b-corporation<br />
Guide sulle B Corp e Benefit Corporation: Yale & Patagonia.<br />
http://cbey.yale.edu/sites/default/files/BCORP_Digital%20version.pdf<br />
B Corps & Me<strong>di</strong>a:<br />
https://www.bcorporation.net/news-me<strong>di</strong>a/articles<br />
Strumenti <strong>del</strong>le Benefit a <strong>di</strong>sposizione degli operatori finanziari<br />
http://b-analytics.net/<br />
Altri Standard <strong>di</strong> misurazione degli impatti<br />
http://benefitcorp.net/businesses/how-do-i-pick-third-party-standard<br />
Le Benefit Corporation negli USA: sito ufficiale <strong>di</strong> informazione curato da B Lab<br />
http://benefitcorp.net/<br />
Le Società Benefit Italiane: sito ufficiale <strong>di</strong> informazione curato da B Lab<br />
http://www.societabenefit.net<br />
Benefit Corporation e B Corp nelle Università: Risorse per gli educatori<br />
https://www.bcorporation.net/educators<br />
Il Manuale <strong>del</strong>le B Corp e Società Benefit<br />
https://bookabook.it/prodotto/manuale-<strong>del</strong>le-b-corp/<br />
58
UNA RIVOLUZIONE<br />
E QUATTRO RIVELAZIONI<br />
Maurizio Ferraris<br />
(Professore Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Filosofia Teoretica Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino)<br />
La moltiplicazione, classificazione e messa a frutto dei dati è il capitale <strong>del</strong> XXI<br />
secolo. Rispetto a questa trasformazione si insiste molto su problemi <strong>di</strong> privacy e<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti umani, ma forse c’è un errore <strong>di</strong> prospettiva. Il problema non sono i <strong>di</strong>ritti<br />
umani (che è qualcosa a cui si rinuncia facilmente: si pensi al fenomeno macroscopico<br />
<strong>del</strong>la cessione gratuita dei dati personali sui social), bensì qualcosa che sta più<br />
in alto o più in basso, e che ha a che fare con il lavoro, con una mobilitazione che<br />
produce valore (i dati come capitale, appunto) e <strong>di</strong> cui non si ha consapevolezza.<br />
Questo perché la situazione presenta <strong>del</strong>le caratteristiche così originali da non essere<br />
ancora state messe nella giusta prospettiva. Da una parte, si lavora molto meno,<br />
eppure cresce la quantità <strong>di</strong> lavoro implicito, <strong>di</strong> servizi che eroghiamo senza saperlo<br />
o senza pensarci, così come aumenta esponenzialmente un enorme lavoro sommerso,<br />
cioè appunto la mobilitazione che ha luogo in ogni istante e in ogni fascia d’età.<br />
Questi dati, oltre a costituire una ricchezza in sé, hanno anche un enorme valore<br />
politico, perché rendono estremamente facile, per i partiti che abbiano comprato<br />
informazioni da agenzie specializzate, l’intercettazione degli umori <strong>del</strong>l’elettorato;<br />
dunque, <strong>di</strong>venta relativamente facile confezionare programmi elettorali vincenti, ma<br />
è poi impossibile esercitare un’azione <strong>di</strong> governo, visto che l’esecutivo deve essere<br />
sensibile alle minime variazioni d’umore <strong>del</strong>l’elettorato.<br />
In tutto questo, si verificano due fenomeni contrad<strong>di</strong>ttori. Da una parte, cresce lo<br />
scontento sociale, generato dalla oscura percezione che ciò che si produce si cede<br />
gratuitamente e che non viene ricompensato né riconosciuto dalle compagnie. Tra i<br />
dati <strong>di</strong>sponibili agli utenti comuni e quelli a <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>le compagnie si crea così<br />
quello che propongo <strong>di</strong> definire “plusvalore docume<strong>di</strong>ale”, una <strong>di</strong>fferenza quantitativa<br />
e qualitativa a cui sinora non si è prestato attenzione concentrandosi su fenomeni<br />
tutto sommato marginali. Dall’altra, però, almeno in Occidente, si assiste a una crescita<br />
me<strong>di</strong>a <strong>del</strong> benessere in<strong>di</strong>viduale, sebbene si abbia l’impressione che non<br />
sia così; ciò <strong>di</strong>pende dal fatto che effettivamente i servizi offerti dal web migliorano<br />
la vita <strong>del</strong>le persone. La prova empirica si ottiene proponendo <strong>di</strong> ritornare agli <strong>anni</strong><br />
Cinquanta: nessuno vorrebbe farlo.<br />
Il Professore Maurizio Ferraris<br />
IL COMPITO DEL NOTARIATO<br />
In questo quadro c’è un enorme lavoro da fare per l’università e per le professioni,<br />
a partire da quelle che, come il <strong>Notariato</strong>, sono tra<strong>di</strong>zionalmente designate alla<br />
comprensione, composizione, conservazione e gestione dei documenti, evitando<br />
che l’innovazione abbia luogo solo in pochi e circoscritti spazi <strong>del</strong>l’industria, e facendo<br />
sì che le soluzioni proposte dalla politica si basino su competenze certe e possano<br />
quin<strong>di</strong> fornire soluzioni innovative. Il gesto preliminare per questo obiettivo è la<br />
reale comprensione <strong>del</strong>la trasformazione in corso. Ora, il mondo degli ultimi due<br />
secoli è stato compreso filosoficamente da Marx come il mondo <strong>del</strong> capitale industriale:<br />
quest’ultimo produceva merci, generava alienazione, faceva rumore, quello<br />
<strong>del</strong>le fabbriche. Poi è stata la volta <strong>del</strong> capitale finanziario: produceva ricchezza,<br />
59
generava adrenalina e faceva ancora un po’ <strong>di</strong> rumore, quello <strong>del</strong>le sedute <strong>di</strong> borsa.<br />
Oggi si sta facendo avanti un nuovo capitale, il Capitale Docume<strong>di</strong>ale: produce documenti,<br />
genera mobilitazione e non fa rumore. Il suo ambiente, e la sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
possibilità, è il web, che ha prodotto una rivoluzione, che chiamo rivoluzione docume<strong>di</strong>ale<br />
1 , innescata dall’incontro fra una sempre più potente documentalità (così<br />
chiamiamo la sfera <strong>di</strong> documenti da cui <strong>di</strong>pende l’esistenza <strong>del</strong>la realtà sociale 2 ) e<br />
una me<strong>di</strong>alità <strong>di</strong>ffusa e pervasiva, sia quantitativamente (i cellulari sono due miliar<strong>di</strong>)<br />
sia qualitativamente (grazie ai social me<strong>di</strong>a, ogni ricettore è anche un broadcaster).<br />
Il web, si legge 3 , è una rivoluzione, la quarta, dopo Copernico, Darwin e Freud. Si<br />
<strong>di</strong>ce anche che quella <strong>del</strong> web sia una rivoluzione silenziosa. Si intende con questo,<br />
a ragione, che è una rivoluzione sottovalutata e incompresa, perché non fa rumore.<br />
Ma, ecco il punto, non fa rumore perché usa una tecnica silenziosa, la registrazione.<br />
Questa rivoluzione antropologica è al tempo stesso, e <strong>del</strong> tutto significativamente,<br />
una rivoluzione tecnologica 5 in qualche modo correlata con la scrittura (la prima<br />
essendo l’invenzione <strong>del</strong>la scrittura, la seconda il passaggio dal co<strong>di</strong>ce al libro, la<br />
terza la stampa con caratteri mobili). Così, il web appare un punto <strong>di</strong> partenza che<br />
promette dei risultati molto più ampi <strong>di</strong> quanto non siano quelli che or<strong>di</strong>nariamente ci<br />
si attende dall’esame <strong>di</strong> un apparato tecnico.<br />
Ecco perché si rende necessaria una rivoluzione copernicana, che al tempo stesso<br />
riveli le strutture <strong>del</strong>la realtà sociale: invece <strong>di</strong> chiederci come siano l’umano e il<br />
sociale in se stessi, doman<strong>di</strong>amoci piuttosto come si manifestino attraverso l’espressività<br />
tecnologica – rivoluzione tanto più significativa in ambito sociale e antropologico<br />
perché, <strong>di</strong>versamente che nell’ambito naturale indagato da Kant, non c’è ragione<br />
<strong>di</strong> postulare una essenza <strong>del</strong>l’umano e <strong>del</strong> sociale <strong>di</strong>versa dalla loro apparenza, cioè<br />
dalle loro forme concrete <strong>di</strong> manifestazione. Dunque, che cosa è cambiato? Qual è<br />
la trasformazione tecnologica da cui <strong>di</strong>pende questa rivoluzione antropologica?<br />
L’ESPLOSIONE DELLA REGISTRAZIONE<br />
Tutto, nella sua parte decisiva, ha inizio meno <strong>di</strong> nove <strong>anni</strong> fa, il 4 <strong>di</strong>cembre 2009,<br />
quando Google avvisa che inizierà a personalizzare gli avvisi in base agli utenti: se<br />
cerchi “calcio”, in base alle tue navigazioni ti può venir fuori “Juve” o “Roma” (e se<br />
cerchi spread, red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, vaccini, Junker che barcolla, avrai risposte<br />
coerenti con le tue credenze, o almeno abitu<strong>di</strong>ni). Perché tutto questo ha un valore<br />
epocale? Perché da quel momento si è compreso che la funzione capitale <strong>del</strong> web<br />
era registrare molto più che comunicare. Chi accede al web ha fisicamente l’impressione<br />
<strong>di</strong> guardare la televisione, ma in realtà tra il guardare un video in tv o sul telefonino<br />
ha luogo una rivoluzione copernicana. Nel primo caso, siamo noi che guar<strong>di</strong>amo<br />
il video. Nel secondo, per così <strong>di</strong>re, è il video che guarda noi, nel senso che<br />
annota quello che guar<strong>di</strong>amo, i commenti che facciamo, le persone a cui inviamo il<br />
1 T. Piketty, Capital in the Twenty-First Century (2013), Belknap, Cambridge (MA)-London 2014.<br />
2 M. Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Roma-Bari 2009.<br />
3 L. Flori<strong>di</strong>, The Fourth Revolution. How the Infosphere is Reshaping Human Reality, Oxford<br />
University Press, Oxford 2014.<br />
4 M. Bunz, The Silent Revolution. How Digitalization Transforms Knowledge, Work, Journalism and<br />
Politics without Making Too Much Noise, Palgrave Macmillan, London 2013.<br />
5 G. Roncaglia, La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro <strong>del</strong> libro, Laterza, Roma-Bari 2010.<br />
60
link, la frequenza con cui ci ritorniamo. Ecco cosa manca nella pletora <strong>di</strong> libri che<br />
escono sul web, prima entusiastici, ora per lo più critici, ma che lasciano sempre l’impressione<br />
<strong>di</strong> non aver colto il punto e <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> uno strano oggetto <strong>di</strong> cui non si è<br />
ancora compresa la natura, e nemmeno i confini.<br />
L’interrogativo che dobbiamo porci non riguarda un semplice apparato tecnico o una<br />
qualche scienza <strong>del</strong>la comunicazione, ma pone un problema non <strong>di</strong>verso da quello<br />
che si è posto a Marx quando si è confrontato con il capitale. Il web è una fabbrica<br />
<strong>di</strong> registrazioni ed è per questo che, almeno ai miei occhi, riveste un interesse filosofico<br />
peculiare. In effetti, da un quin<strong>di</strong>cennio a questa parte ho proposto una lettura<br />
<strong>del</strong> mondo sociale come costitutivamente <strong>di</strong>pendente dall’esistenza <strong>di</strong> registrazioni 6 .<br />
Il più grande apparato <strong>di</strong> registrazione che la storia abbia conosciuto sin qui, e il più<br />
potente. D’accordo con la legge fondamentale <strong>del</strong>la ontologia sociale che vengo proponendo<br />
da quin<strong>di</strong>ci <strong>anni</strong> a questa parte, la definizione degli oggetti sociali è Oggetto<br />
= Atto Registrato: un oggetto sociale è il risultato <strong>di</strong> un atto sociale (tale da coinvolgere<br />
almeno due soggetti, un soggetto e una macchina <strong>del</strong>egata, o due macchine<br />
<strong>del</strong>egate) che ha la caratteristica <strong>di</strong> essere registrata su un qualche supporto.<br />
Ora, se nel caso <strong>del</strong>la rivoluzione industriale l’impulso tecnologico fondamentale<br />
veniva dalla forza propulsiva <strong>del</strong> vapore e degli apparati meccanici, in quello <strong>del</strong>la<br />
rivoluzione docume<strong>di</strong>ale abbiamo a che fare con l’esplosione <strong>del</strong>la registrazione.<br />
Non è mai stato così facile registrare, in maniera economica, automatica, ubiqua.<br />
Ognuno <strong>di</strong> noi porta con sé potentissimi apparati <strong>di</strong> registrazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />
quanto abbiamo registrato, ogni transazione sul web lascia traccia; si sta costituendo<br />
un archivio senza precedenti <strong>di</strong> tutti gli atti <strong>del</strong>l’umanità. Nei paesi sviluppati, e progressivamente<br />
in tutto il mondo, atti come comprare un biglietto, fare una telefonata,<br />
accedere a un contenuto sul web, che sino a un passato recentissimo sarebbero<br />
scomparsi nel nulla, vengono capitalizzati. Se infatti gli oggetti sociali (cioè quegli<br />
oggetti che non esisterebbero in assenza <strong>di</strong> società: denaro, titoli, status…) sono atti<br />
registrati, la crescita <strong>del</strong>la registrazione comporta una crescita proporzionale degli<br />
oggetti sociali, dunque il sorgere <strong>di</strong> un capitale più ubiquo, informato e potente <strong>di</strong><br />
quello che la storia abbia conosciuto, cioè appunto il capitale docume<strong>di</strong>ale.<br />
Nella storia <strong>del</strong>l’uomo, non è mai stato così facile registrare né farlo in maniera più<br />
economica, automatica, ubiqua. Ogni nostro atto sociale, anche minimo, è potenzialmente<br />
registrato sul web. Una umanità abituata a vivere con una scarsità <strong>di</strong> documenti<br />
ora ne <strong>di</strong>spone in un modo sovrabbondante. Questo è il vero capitale <strong>del</strong>la<br />
nostra epoca, che insieme getta luce sulla natura <strong>di</strong> ogni capitale precedente, rivelandone<br />
la natura documentale: il capitale non è stato, nel tempo, che una forma particolare<br />
<strong>di</strong> archivio, ma nel momento in cui, come oggi, tutta l’interazione sociale può<br />
essere archiviata, appare evidente che si assiste alla capitalizzazione <strong>del</strong>la interazione<br />
sociale, e precisamente <strong>di</strong> ciò che chiamo “mobilitazione” 7 , il sistema <strong>di</strong> azioni<br />
6 M. Ferraris, Dove sei? Ontologia <strong>del</strong> telefonino, Bompiani, Milano 2005 e Id., Documentalità:<br />
perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Roma-Bari 2009.<br />
7 M. Ferraris, “Total Mobilization”, in The Monist, vol. 97, n. 2, 2014 April 1, pp. 200–221.<br />
61
che ognuno <strong>di</strong> noi opera attraverso il web. La rivoluzione docume<strong>di</strong>ale, come sempre<br />
avviene nel caso <strong>di</strong> una rivoluzione tecnologica e sociale, permette dunque l’emergenza<br />
<strong>di</strong> strutture fondamentali che erano presenti sin dall’origine <strong>del</strong>la civiltà<br />
umana. Agire politicamente in modo efficace all’interno <strong>di</strong> questo contesto richiede<br />
consapevolezza teorica, e a questo fine è importante mettere a fuoco la natura <strong>del</strong><br />
capitale quale emerge dalla rivoluzione docume<strong>di</strong>ale.<br />
Il cambiamento non è solo quantitativo (si stima che negli ultimi due <strong>anni</strong> si siano<br />
prodotte più registrazioni che in tutta la storia precedente), ma è anche, e soprattutto,<br />
qualitativo. Se prima <strong>del</strong> web e <strong>del</strong>le tecnologie che lo hanno reso possibile l’informazione<br />
era la norma, e la registrazione l’eccezione, nel senso che poteva anche<br />
non aver luogo, ora perché ci sia informazione è necessaria, preliminarmente, una<br />
registrazione 8 . In altri termini, se nell’epoca precedente il web la registrazione era un<br />
atto successivo alla comunicazione, ora ogni comunicazione suppone una registrazione,<br />
che appare come un atto preliminare e trascendentale. Nell’analogico la registrazione<br />
era a monte (per comunicare occorre un co<strong>di</strong>ce, e il co<strong>di</strong>ce richiede registrazione)<br />
e a valle (la comunicazione è ineffettuale senza memoria, e in particolare,<br />
nel caso <strong>del</strong> performativo, senza memoria non si possono produrre oggetti sociali).<br />
Nel <strong>di</strong>gitale, che in questo senso rivela l’essenza nascosta <strong>del</strong>l’analogico, la registrazione<br />
è la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possibilità tecnica <strong>del</strong>la comunicazione, che avviene attraverso<br />
pacchetti <strong>di</strong> informazione registrata che vengono ricomposti per generare<br />
comunicazione.<br />
Di qui possibilità <strong>di</strong> capitalizzazione <strong>del</strong> dato inimmaginabili all’epoca <strong>del</strong>l’analogico,<br />
giacché nel <strong>di</strong>gitale l’archiviazione è preliminare alla comunicazione, dunque è sempre<br />
<strong>di</strong>sponibile non solo per una classificazione, ma anche per una manipolazione e<br />
rielaborazione, senza considerare poi che l’archivio non comprende soltanto i dati<br />
propriamente detti, ma anche i metadati, raramente accessibili all’utente e generati<br />
automaticamente che registrano il luogo e la data <strong>di</strong> composizione <strong>del</strong> documento,<br />
chi ha visto il documento, chi l’ha linkato, chi l’ha taggato.<br />
DAL WEB TOLEMAICO AL WEB COPERNICANO<br />
Come la comprensione marxiana <strong>del</strong> capitale industriale e <strong>del</strong>le sue ripercussioni<br />
sociali ed economiche doveva prendere le mosse dalle con<strong>di</strong>zioni materiali <strong>di</strong> produzione<br />
<strong>del</strong> capitale, così l’analisi <strong>del</strong> capitale docume<strong>di</strong>ale non può prescindere dall’esame<br />
<strong>del</strong> web e dalla comprensione <strong>del</strong>le sue caratteristiche fondamentali, che contrad<strong>di</strong>cono<br />
sistematicamente l’interpretazione mainstream. Invece <strong>di</strong> pensare a una<br />
registrazione che segue l’informazione – fuorviati dalla visione tra<strong>di</strong>zionale <strong>del</strong>la<br />
scrittura come registrazione <strong>del</strong>la voce – pensiamo che è la registrazione a precedere<br />
e a rendere possibile la comunicazione, giacché il messaggio viene registrato preliminarmente<br />
per poter venire trasmesso e spacchettato 9 .<br />
Tuttavia, la comprensione <strong>del</strong> web è ancora tolemaica 10 : il web tolemaico interpreta<br />
8 A. Ba<strong>di</strong>a, The Information Manifold, forthcoming.<br />
9 B. Bachimont, Between Formats and Data: When Communication Becomes Recor<strong>di</strong>ng, in<br />
62<br />
Towards a Philosophy of Digital Me<strong>di</strong>a, a cura <strong>di</strong> A. Romele e E. Terrone, Palgrave MacMillan,<br />
Basingstoke 2018.<br />
10 L. Flori<strong>di</strong>, The Fourth Revolution. How the Infosphere Is Reshaping Human Reality, Oxford<br />
University Press, Oxford 2014.
se stesso come una tecnologia <strong>del</strong>la informazione, cioè come la semplice evoluzione<br />
<strong>di</strong>gitale <strong>del</strong>la televisione <strong>del</strong> tipo amnesico dominante nella metà <strong>del</strong> secolo scorso.<br />
Lo stesso acronimo ICT, che designa le tecnologie <strong>del</strong> web, è eloquente sotto questo<br />
profilo: Information and Communication Technologies. In questa prospettiva, la “onlife”,<br />
la vita sul web 11 non è quello con cui abbiamo a che fare – ossia la nostra vita,<br />
povera <strong>di</strong> virtuale, piena <strong>di</strong> reale, e circondata da bufale –, bensì una vita puramente<br />
conoscitiva che ha luogo in una infosfera 12 , un termine che richiama in modo significativo<br />
la “noosfera” <strong>di</strong> cui parlava all’inizio <strong>del</strong> secolo scorso Pierre Teilhard de<br />
Char<strong>di</strong>n per designare l’ambito <strong>del</strong> pensiero umano, una “sfera <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong><br />
invenzione consapevole e <strong>di</strong> anime coscienti” 13 .<br />
Se applicata al web, questa concezione interpreta la società docume<strong>di</strong>ale come una<br />
società liquida 14 , in cui si danno appuntamento le idee, e non come il campo <strong>di</strong> una<br />
vita che – se non è “solitaria, povera, brutta, brutale, breve”, d’accordo con l’immagine<br />
<strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>l’uomo fuori <strong>del</strong>la società secondo Hobbes –, <strong>di</strong> certo è più faticosa,<br />
meno informata e meno trasparente <strong>di</strong> quanto si vorrebbe. Quel che più conta, però,<br />
è che l’infosfera sottostima la circostanza per cui il web, da un punto <strong>di</strong> vista ontologico,<br />
non è una rappresentazione <strong>del</strong>la società, bensì è la società, in quanto per l’appunto<br />
la società si compone <strong>di</strong> oggetti sociali come atti registrati, e la registrazione<br />
ha oggi luogo in modo sempre crescente sul web. Infatti il web è molto più che una<br />
super-televisione che sposta e comunica informazioni passivamente ricevute dall’utente.<br />
Il web registra e archivia, e mentre nei casi <strong>del</strong>la parola e dei vecchi me<strong>di</strong>a ci può<br />
essere comunicazione senza archiviazione (la registrazione si perde), con l’avvento<br />
<strong>del</strong>la scrittura, così come <strong>del</strong> web e dei nuovi me<strong>di</strong>a che ne <strong>di</strong>pendono, la registrazione<br />
è conservata e si dà persino archiviazione senza comunicazione.<br />
Si tratta dunque <strong>di</strong> spostare il fuoco dalla informazione alla registrazione, in quanto<br />
sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possibilità. Ecco allora, in forma schematica, le linee guida che<br />
stanno alla base <strong>del</strong>la mia lettura:<br />
1. il web è anzitutto registrazione, e non solo comunicazione; funziona non come<br />
una televisione, ma come un archivio;<br />
2. è azione e performatività prima che informazione, non si limita ad accumulare<br />
conoscenza, ma definisce uno spazio in cui hanno luogo atti sociali come promesse,<br />
impegni, or<strong>di</strong>ni;<br />
3. è reale prima che virtuale, ossia non è una semplice estensione immateriale <strong>del</strong>la<br />
realtà sociale, ma si definisce come lo spazio elettivo per la costruzione <strong>del</strong>la<br />
realtà sociale;<br />
4. è mobilitazione prima che emancipazione, ossia non fornisce imme<strong>di</strong>atamente<br />
liberazione (come si credeva quando il web mosse i suoi primi passi) né semplicemente<br />
si configura come uno strumento <strong>di</strong> dominio, ma è piuttosto un apparato<br />
che mobilita, ossia fa compiere <strong>del</strong>le azioni;<br />
11 L. Flori<strong>di</strong> (a cura <strong>di</strong>), The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era, Springer<br />
International, London 2015.<br />
12 L. Flori<strong>di</strong>, Infosfera. Etica e filosofia nell’età <strong>del</strong>l’informazione, Giappichelli, Torino 2009.<br />
13 P. Teilhard de Char<strong>di</strong>n, Hominization, in Id., The vision of the past, Harper & Row, New York<br />
1923, p. 71.<br />
14 Z. Bauman, Modernità liquida (2000), Laterza, Roma-Bari 2011.<br />
63
5. è emergenza molto più che costruzione, nel senso che non è il progetto <strong>del</strong>iberato<br />
<strong>di</strong> qualcuno, ma piuttosto il risultato <strong>di</strong> molte componenti che sono venute<br />
convergendo in forma non programmatica;<br />
6. infine, è opacità e non trasparenza, ossia non si chiarisce da solo ma, al contrario,<br />
chiede <strong>di</strong> essere chiarito, anche in questo caso rivelando uno stretto isomorfismo<br />
con la realtà sociale, e in particolare con quella sua punta emersa che è il<br />
capitale.<br />
Questo cambio <strong>di</strong> prospettiva permette <strong>di</strong> comprendere ciò che altrimenti era inspiegabile.<br />
In quanto registrazione, il web interviene in modo essenziale nella genesi <strong>del</strong><br />
capitale (è esso stesso il principio <strong>di</strong> formazione <strong>del</strong> capitale). In secondo luogo,<br />
compren<strong>di</strong>amo perché il web sia alla base <strong>del</strong>le trasformazioni <strong>del</strong> lavoro, che sempre<br />
più si caratterizza come mobilitazione; il web funziona infatti come un archivio<br />
che tiene traccia <strong>del</strong>le nostre azioni acquisendo così la forza normativa <strong>di</strong> un documento,<br />
che spinge a nuove azioni (a titolo <strong>di</strong> esempio, si pensi alla doppia spunta su<br />
WhatsApp: il messaggio è stato ricevuto e letto, rispondere a questo punto <strong>di</strong>viene<br />
pressoché obbligatorio). Infine, la registrazione spiega il passaggio dalla visione<br />
postmodernista a quella neorealista. Il postmodernismo si configurava come una<br />
modernità tollerante e senza memoria. Quello che è emerso, invece, è il più potente<br />
archivio <strong>di</strong> tutti i tempi, che moltiplica e perfeziona il potere <strong>del</strong>la realtà sociale, e che<br />
va dunque interpretato in termini realistici. In concreto, il fatto che l’informazione non<br />
sia data, ma vada estratta e interpretata, mostra che il capitale docume<strong>di</strong>ale non è<br />
<strong>di</strong> per sé un capitale cognitivo – per i mobilitati è un archivio, e <strong>di</strong>viene una enciclope<strong>di</strong>a,<br />
la migliore <strong>del</strong>la storia, solo per i mobilitanti. Dopo aver chiarito il ruolo centrale<br />
<strong>del</strong>la registrazione nella costruzione <strong>del</strong>la realtà sociale, possiamo procedere all’esame<br />
dei suoi effetti sul Capitale, sul Lavoro e sul Sapere.<br />
DALLE MERCI AI DOCUMENTI<br />
Per quanto riguarda il capitale, abbiamo a che fare con un passaggio dalle merci ai<br />
documenti. Il principio <strong>di</strong> base <strong>del</strong>la teoria <strong>del</strong>la documentazione, secondo cui “tutto<br />
può essere documento” 15 , ha trovato una attuazione massiccia proprio nell’età <strong>del</strong>la<br />
rivoluzione docume<strong>di</strong>ale: dop, doc, tracciabilità dei processi <strong>di</strong> produzione e modalità<br />
<strong>del</strong>la produzione sono imme<strong>di</strong>atamente accessibili; brand e logo fanno apparire il<br />
produttore nel prodotto; cataloghi come quelli <strong>di</strong> Amazon realizzano il sogno barocco<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>zionario ontologico. Questo principio non è nuovo, in fondo già il catasto degli<br />
immobili (che ora, ovviamente, è trasferito sul web, dopo essere stato <strong>di</strong> carta per<br />
secoli) trasformava la casa in un documento. Nuova è la crescita esponenziale <strong>del</strong><br />
fenomeno: basterà confrontare l’acquisto in un negozio tra<strong>di</strong>zionale, che consisteva<br />
semplicemente nella richiesta <strong>di</strong> prodotti, con l’acquisto in un supermercato, che è<br />
un lungo compulsare documenti, dalla data <strong>di</strong> scadenza all’apporto calorico.<br />
15 S. Briet, Qu’est-ce que la documentation?, É<strong>di</strong>t, Paris 1951. Oltre a Briet, testi fondamentali per<br />
64<br />
la definizione moderna <strong>del</strong> documento sono P. Otlet, Traité de documentation: le livre sur le livre:<br />
théorie et pratique, Mundaneum, Bruxelles 1934; R. Pagès, “Transformations documentaires et<br />
milieu culturel”, in Review of Documentation, XV, 1948, fasc. 3; M.K. Buckland, “What is a ‘document’?”,<br />
in Journal of the American Society for Information Science (1986-1998), Sept. 1998, 48,<br />
9; R. Day, The Modern Invention of Information: Discourse, History, and Power, Southern Illinois<br />
University Press, Edwardsville 2001.
Di qui una conseguenza <strong>di</strong>fficile da sottovalutare. Se una volta (cioè sino a non molto<br />
tempo fa) l’oblio era la regola e la traccia l’eccezione, oggi vale l’opposto. Questa<br />
possibilità, immanente alla natura <strong>del</strong> web, è emersa nel momento in cui le piattaforme<br />
internet hanno iniziato a raccogliere i dati dei consumatori per profilarli. In questo<br />
senso, il web è stato considerato come una sorta <strong>di</strong> panopticon 16 . Ma in effetti manifestandosi<br />
come registrazione il web si è qualificato come la forma attuale <strong>del</strong>la<br />
realtà sociale, che consiste per l’appunto in una sfera <strong>di</strong> atti registrati e definiti come<br />
documentalità. Il web ha cessato <strong>di</strong> essere considerato com e ovviamente virtuale 17 ;<br />
mentre persistono lotte <strong>di</strong> retroguar<strong>di</strong>a tra fautori <strong>del</strong> carattere reale 18 o almeno in<br />
parte reale 19 , appare evidente che, solo lasciandosi <strong>di</strong>etro queste <strong>di</strong>spute accademiche,<br />
si può cogliere l’essenza filosofica ed effettuale <strong>del</strong> web. Il web è un grande<br />
apparato <strong>di</strong> registrazione, e dalla registrazione trae il proprio potere e la propria forza<br />
normativa.<br />
Oggi, <strong>di</strong>venta perfettamente chiaro che l’archivio vale perché contiene dei documenti<br />
che sono infinitamente più ricchi <strong>del</strong>la moneta perché tengono traccia <strong>di</strong> ogni atto<br />
<strong>del</strong>l’umanità, e insieme riescono a interpretare l’archivio attraverso degli algoritmi<br />
che trasformano quella che in sé è una biblioteca <strong>di</strong> Babele, un caos privo <strong>di</strong> significato,<br />
in una fonte <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> conoscenza dei comportamenti umani. Si potrebbe<br />
aggiungere che l’interazione sociale non si riduce ai libri contabili e alla registrazione<br />
dei patrimoni, ma include il Code Napoléon, la Bibbia, il Corano e la biblioteca<br />
<strong>di</strong> Babele <strong>del</strong> web (già Weber aveva visto la religione all’origine <strong>del</strong> capitalismo, ma<br />
aveva omesso <strong>di</strong> considerare che all’origine <strong>di</strong> quella specifica religione, il calvinismo,<br />
c’era appunto la privatizzazione <strong>del</strong>la coscienza generata dalla <strong>di</strong>ffusione a<br />
stampa <strong>del</strong>la Bibbia).<br />
La rivoluzione docume<strong>di</strong>ale ha reso potenzialmente marginale quel documento informativamente<br />
povero che è la moneta: la moneta, che rappresentava in modo incompleto<br />
l’archivio, è stata sostituita dall’archivio. Se le cose stanno in questi termini, il<br />
documento appare come una supermoneta, avendo le stesse caratteristiche <strong>del</strong>la<br />
moneta, oltre a molte altre proprietà che la moneta non possiede: non stupisce, dunque,<br />
che un capitale documentale sia infinitamente più potente <strong>di</strong> un capitale finanziario.<br />
Il capitale, come vedremo, si può infatti rappresentare nella forma <strong>di</strong> una lavagna<br />
universale, in cui siano annotati tutti gli atti sociali (tali che avvengano almeno<br />
tra due persone) in forma in<strong>del</strong>ebile e accessibile alla intera umanità. Se una simile<br />
lavagna fosse realizzabile, non avremmo bisogno né <strong>di</strong> documenti né <strong>di</strong> quel tipo<br />
peculiare <strong>di</strong> documento che è il denaro.<br />
Nel mondo sociale sta dunque sorgendo un nuovo macro-oggetto, quasi un nuovo<br />
mondo, che potenzialmente conterrà tutti gli altri. Si tratta <strong>del</strong> capitale docume<strong>di</strong>ale,<br />
un nuovo capitale più ricco <strong>di</strong> quello finanziario che avrà un impatto senza precedenti<br />
sul concetto <strong>di</strong> creazione <strong>del</strong> valore, sui rapporti sociali e sull’organizzazione <strong>del</strong>la<br />
16 M. Andrejevic, K. Gates, “Big Data Surveillance. Introduction”, in Surveillance & Society 12,<br />
No. 2, 2014: 185-196.<br />
17 R. Rogers, Digital Methods, The MIT Press, Cambridge, MA 2013.<br />
18 B. Latour et al., Enquête sur les modes d’existence: uneanthropologie des modernes,<br />
La Decouverte, Paris 2012.<br />
19 N. Marres, Digital Sociology, Polity Press, Cambridge 2017, p. 106-115.<br />
65
vita <strong>del</strong>le persone. Sebbene ancora oggi più <strong>di</strong> un essere umano su due non possieda<br />
un cellulare, è significativo osservare che il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi connessi è pari<br />
a 23 miliar<strong>di</strong>: più <strong>di</strong> tre volte la popolazione mon<strong>di</strong>ale. Questa connessione, ogni giorno,<br />
produce un numero <strong>di</strong> oggetti socialmente rilevanti maggiore <strong>di</strong> quanto non ne<br />
producano tutte le fabbriche <strong>del</strong> mondo: una mole immane <strong>di</strong> atti, contatti, transazioni<br />
e tracce co<strong>di</strong>ficati in 2.5 quintilioni (2.5 x 10 30 ) <strong>di</strong> bytes.<br />
DAL LAVORO ALLA MOBILITAZIONE<br />
Questo capitale, in apparenza, non ha bisogno <strong>del</strong> nostro lavoro, almeno in ciò che<br />
– ormai in modo così vago – chiamiamo “Occidente”. Il World Economic Forum prevede<br />
che nei prossimi <strong>anni</strong> si creeranno 2 milioni <strong>di</strong> posti <strong>di</strong> lavoro, ma che se ne perderanno<br />
7 milioni. Ciò che fa riflettere è che a sparire non sono i lavori manuali, bensì<br />
quelli burocratici. Non si svuoteranno le fabbriche (vuote da tempo e a volte riconvertite<br />
in magazzini <strong>di</strong> Amazon), ma gli uffici, poiché il web si propone come forma <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>azione universale che elimina l’interme<strong>di</strong>ario <strong>del</strong>la burocrazia e, tendenzialmente,<br />
<strong>del</strong>lo Stato.<br />
Tuttavia, sebbene in apparenza il Capitale Docume<strong>di</strong>ale richieda pochissimo lavoro<br />
(qualche tecnico, qualche magazziniere, un po’ <strong>di</strong> fattorini) in realtà mette al lavoro il<br />
mondo intero, e senza retribuirlo. Se il capitale industriale consisteva nella forza<br />
lavoro (retribuita) e nei mezzi <strong>di</strong> produzione (messi a <strong>di</strong>sposizione dal capitalista) il<br />
Capitale Docume<strong>di</strong>ale consiste nella mobilitazione (non retribuita) e nei mezzi <strong>di</strong><br />
registrazione (comprati dai mobilitati). Quello che il capitalista docume<strong>di</strong>ale mette <strong>di</strong><br />
suo sono i mezzi <strong>di</strong> interpretazione, che costituiscono realmente gli strumenti <strong>di</strong> un<br />
capitale cognitivo che però (<strong>di</strong>versamente da quanto credono i teorici <strong>del</strong> capitalismo<br />
cognitivo) non consiste in alcun modo in una conoscenza <strong>di</strong>ffusa ma, proprio al contrario,<br />
trae vantaggio dalla conoscenza centralizzata e riservata <strong>di</strong> una mobilitazione<br />
<strong>di</strong>ffusa.<br />
Il nuovo lavoro richiesto dal web, tuttavia, non è automatizzato – come sono stati<br />
automatizzate da tempo molte funzioni (computer invece che operai <strong>di</strong> massa,<br />
segretarie, impiegati d’or<strong>di</strong>ne, postini, centralinisti, tipografi, cassieri, giornalisti) – ma<br />
trasferito altrove: nella vita degli utenti. L’utente utilizza i propri apparecchi e nel farlo<br />
produce dati e con ciò una quantità enorme <strong>di</strong> lavoro non riconosciuto né concettualizzato<br />
che propongo <strong>di</strong> chiamare mobilitazione: il lavoro che tutti noi compiamo<br />
quando, pensando <strong>di</strong> usare privatamente il nostro tempo, surroghiamo le funzioni <strong>di</strong><br />
banche, giornali o agenzie <strong>di</strong> viaggi. Ma il lavoro non scompare: cambia e si trasferisce<br />
altrove, ovvero nella vita degli utenti, <strong>di</strong>venendo mobilitazione.<br />
Ecco il grande mistero <strong>del</strong>la nostra epoca. Mentre pensiamo <strong>di</strong> vivere la nostra vita<br />
extralavorativa, <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i nostri bisogni, <strong>di</strong> inseguire i nostri desideri e <strong>di</strong> esprimere<br />
le nostre idee, surroghiamo le funzioni <strong>di</strong> banche, giornali, pubblicità e agenzie<br />
<strong>di</strong> viaggi. Soprattutto, stiamo riempiendo archivi sconosciuti con dossier dettagliatissimi<br />
sui nostri gusti e i nostri guai, sulle nostre abitu<strong>di</strong>ni e sugli strappi alla regola che<br />
ci rendono impreve<strong>di</strong>bili per chi non li conosce (cioè anche per noi stessi), sulla<br />
nostra salute e sulle nostre inclinazioni politiche e sessuali. Non un secondo <strong>di</strong> que-<br />
66
sto tempo, ovviamente, è retribuito (da quando in qua si pagano le persone per il<br />
solo fatto <strong>di</strong> vivere?) eppure produce una ricchezza molto superiore a quella dei<br />
sol<strong>di</strong>, perché si limita a dare informazioni su quanto possiamo spendere, ma su quello<br />
che siamo e quello che vogliamo, su quello che il denaro non solo non può comprare,<br />
ma neppure è in grado <strong>di</strong> rappresentare dettagliatamente.<br />
La mobilitazione non è una nuova versione <strong>del</strong>l’alienazione tecnologica, tema su cui<br />
sono stati scritti milioni <strong>di</strong> pagine con l’unico risultato <strong>di</strong> incrementare la deforestazione<br />
e dunque la produzione e ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> motoseghe. Piuttosto che una alienazione, questa<br />
mobilitazione ha generato una rivelazione. D’accordo con il principio secondo cui la tecnologia,<br />
ben lungi dal deformare una ipotetica essenza <strong>del</strong>l’uomo, la manifesta, visto<br />
che l’umano non è tale se non <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> supplementi tecnologici, la trasformazione in<br />
corso è stata una rivelazione <strong>del</strong>l’essenza. Questa essenza si è rivelata strettamente<br />
<strong>di</strong>pendente dai mezzi <strong>di</strong> registrazione: il Capitale accumula documenti, il Lavoro (e quella<br />
forma più ampia <strong>di</strong> lavoro che è la Mobilitazione) li produce, la Conoscenza li interpreta.<br />
Se le cose stanno in questi termini, non c’è ragione <strong>di</strong> stupirsi <strong>del</strong> fatto che l’enorme<br />
incremento dei mezzi <strong>di</strong> registrazione prodotto dal web abbia determinato il gigantesco<br />
cambiamento sociale che abbiamo sotto gli occhi.<br />
IL PLUSVALORE DOCUMEDIALE<br />
Quanto siamo consapevoli <strong>di</strong> questo cambiamento? Ancora nel 2013 Piketty 20 riconosceva<br />
nello sviluppo <strong>del</strong> capitale finanziario il destino <strong>del</strong> capitale nel XXI secolo,<br />
in base all’assunto secondo cui il denaro farebbe guadagnare più <strong>di</strong> qualunque altra<br />
merce e la finanza sia uno spazio <strong>di</strong> libero gioco <strong>del</strong>la immaginazione umana 21 , una<br />
sfera <strong>di</strong> pura costruzione che esalta il carattere presuntamente iper-<strong>di</strong>namico e fluido<br />
<strong>del</strong> mondo sociale. Questa idea trascura tuttavia la circostanza per cui i dati, ora,<br />
possono far guadagnare molto più <strong>del</strong> denaro, costituendosi come una super-moneta<br />
iper-informativa. Abbiamo una registrazione generalizzata che dà vita a una docusfera<br />
nella quale le registrazioni fanno saltare tutte le <strong>di</strong>stinzioni tra<strong>di</strong>zionali e le attività<br />
caratterizzanti tanto nel capitale, quanto nel lavoro, quanto nella conoscenza.<br />
Più niente è come prima, ed è questo cambiamento che si tratta <strong>di</strong> intercettare e<br />
comprendere. Ma per capire la portata <strong>del</strong>la trasformazione, conviene considerare<br />
che la forza sviluppata dal web non è che il potenziamento <strong>di</strong> una forza antichissima,<br />
immanente alla registrazione, <strong>di</strong> cui possiamo trovare le testimonianze all’origine <strong>del</strong>l’ominizzazione.<br />
I documenti, che sono la base per la costruzione <strong>del</strong>la realtà sociale (non c’è società<br />
senza memorie, archivi, denaro) vengono ora prodotti, grazie alle nuove tecnologie<br />
– che si caratterizzano per una forza <strong>di</strong> archiviazione, molto più che <strong>di</strong> comunicazione,<br />
senza precedenti – in forma il più <strong>del</strong>le volte automatica; la loro produzione costituisce<br />
l’attività prevalente, volontaria e involontaria, <strong>del</strong>la umanità attuale (una economia<br />
<strong>di</strong> servizi è definita da documenti: persino il viaggio <strong>di</strong>viene “pacchetto <strong>di</strong> viaggio”);<br />
sta inoltre alla base <strong>di</strong> quelle attività paralavorative e non lavorative, ma che<br />
producono profitto, che hanno luogo sui social network; attraverso processi come la<br />
creazione <strong>del</strong> bitcoin si impossessano <strong>di</strong> prerogative tra<strong>di</strong>zionalmente appartenenti<br />
20 T. Piketty, Capital in the Twenty-First Century (2013), Belknap, Cambridge (MA)-London 2014.<br />
21 J. R. Searle, Creare il mondo sociale: la struttura <strong>del</strong>la civiltà umana (2010), Raffaello<br />
Cortina, Milano 2010.<br />
67
agli stati; più in generale, il web si can<strong>di</strong>da con successo a <strong>di</strong>ventare una forma <strong>di</strong><br />
interme<strong>di</strong>azione universale, alternativa e competitiva rispetto all’industria tra<strong>di</strong>zionale<br />
e alle modalità classiche <strong>di</strong> incontro fra produzione, lavoro e impresa. Questa interme<strong>di</strong>azione<br />
universale e <strong>di</strong>stribuita non può essere descritta come un in<strong>di</strong>viduo o uno<br />
spazio: è un processo più che una cosa, è un documentare più che un archiviare.<br />
L’esplosione <strong>del</strong>la registrazione fa saltare tutte le <strong>di</strong>stinzioni tra<strong>di</strong>zionali e le caratterizzazioni<br />
produttive. Come i computer possono tendenzialmente fare tutto, tecnicamente,<br />
così la registrazione permette la conversione <strong>di</strong> tutto in tutto: le merci <strong>di</strong>ventano<br />
documenti, i documenti merci e le attività caratteristiche vengono meno: paghi<br />
le multe in tabaccheria, Amazon <strong>di</strong>venta una banca, Google una biblioteca e una<br />
agenzia <strong>di</strong> viaggi, iWatch un centro <strong>di</strong>agnostico…Questo è dunque il nuovo capitale<br />
con cui dobbiamo fare i conti, non con gli spettri <strong>di</strong> banksters <strong>di</strong> altri tempi. Qual è il<br />
mercato prevalente <strong>di</strong> Amazon? L’esplosione <strong>del</strong>la registrazione fa saltare la nozione<br />
<strong>di</strong> attività prevalente nel capitale, nel lavoro e nella conoscenza, e questo venir meno<br />
<strong>del</strong>la prevalenza deriva dallo stesso motivo per cui il computer è una macchina universale,<br />
che può sostituire tutte le altre macchine, rappresentando l’essenza <strong>del</strong>la<br />
tecnologia come registrazione. Se ha portato a compimento l’essenza, il Capitale<br />
non ha più bisogno <strong>di</strong> realizzazioni specifiche, ma può saltare ogni forma <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione<br />
determinata e ogni forma <strong>di</strong> attività prevalente per proporsi come l’interme<strong>di</strong>azione<br />
universale.<br />
Nel momento in cui ogni cosa, dal battito car<strong>di</strong>aco alle pratiche religiose, può effettivamente<br />
<strong>di</strong>ventare documento, perché ogni atto può essere registrato, si scopre<br />
che quelli che sono prodotti dalle nostre interazioni sul web non sono solo big data,<br />
ma rich data 22 . Le gran<strong>di</strong> multinazionali che controllano i server destinati alla raccolta<br />
dei rich data <strong>di</strong>spongono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un capitale più dettagliato <strong>di</strong> quello monetario,<br />
capace <strong>di</strong> feed-back, autocorrezione e continuo potenziamento. Questi dati, in altre<br />
parole, non parlano solo <strong>di</strong> se stessi (spesso millantando), come avviene nel capitale<br />
finanziario, ma raccontano (se raccolti e interpretati a dovere) la vita <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone<br />
(coloro che li hanno prodotti) con una estensione quantitativa che può trasformarsi<br />
in una precisione qualitativa che si spinge a conoscere gli in<strong>di</strong>vidui meglio e<br />
più <strong>di</strong> quanto si conoscano essi stessi. Se dunque il capitale industriale produceva<br />
merci per il tramite <strong>di</strong> macchine e forza lavoro, e se il capitale finanziario produceva<br />
moneta attraverso moneta (o quantomeno si augurava <strong>di</strong> farlo), il Capitale<br />
Docume<strong>di</strong>ale produce moneta attraverso i dati che ognuno <strong>di</strong> noi genera sul web.<br />
Quel che è più importante è però che questi dati non sono costruiti, ma emergono in<br />
seguito alla nostra attività sul web. Google non può stampare dati come la Banca<br />
d’America può stampare dollari; a meno che voglia produrre fake data, può soltanto<br />
raccoglierli registrando la nostra mobilitazione, che è perciò la ricchezza <strong>di</strong> GAFAM.<br />
Questa cruciale <strong>di</strong>fferenza tra quello che <strong>di</strong>amo alle piattaforme (informazioni abbondanti,<br />
dettagliate, veritiere) e quello che ne riceviamo (informazioni selezionate,<br />
generiche, e magari fake) spesso non è neppure percepita, ma è potentissima: produce<br />
quello che chiamo “plusvalore docume<strong>di</strong>ale”, una grande asimmetria che va<br />
riconosciuta, così come va riconosciuto (e retribuito dalle piattaforme) il lavoro che<br />
22 Mayer-Schönberger, T. Ramge, Reinventare il capitalismo nell’era dei big data (2018), Egea,<br />
Milano 2018.<br />
68
eroghiamo sul web. A questa ricchezza capitalizzata dalle piattaforme noi non abbiamo<br />
accesso e dobbiamo accontentarci <strong>di</strong> Wikipe<strong>di</strong>a e <strong>del</strong>le previsioni <strong>del</strong> tempo.<br />
Questa <strong>di</strong>fferenza è carica <strong>di</strong> conseguenze. Sul piano <strong>del</strong> capitale, proprio perché i<br />
dati non sono trasparenti e pubblici, è necessario, filosoficamente e politicamente,<br />
riconoscere il Plusvalore Docume<strong>di</strong>ale. In secondo luogo e correlativamente, sul<br />
piano <strong>del</strong> lavoro, si tratta <strong>di</strong> far emergere il Pluslavoro Docume<strong>di</strong>ale, la produzione <strong>di</strong><br />
ricchezza attraverso una mobilitazione che non è neppure riconosciuta come lavoro,<br />
e che invece va remunerata, ri<strong>di</strong>stribuendo gli utili <strong>del</strong> Capitale Docume<strong>di</strong>ale e dando<br />
una risposta onesta e intelligente allo scontento cavalcato dal populismo.<br />
69
QUALCHE NOTA SUL PRESENTE E SUL<br />
FUTURO DEL GIURIDICO AD USO DEL-<br />
L’ANTICA PROFESSIONE DEI NOTAI<br />
Il Professore<br />
Ugo Mattei<br />
La Professoressa<br />
Alessandra Quarta<br />
Ugo Mattei 1<br />
(Professore <strong>di</strong> Diritto Internazionale e Comparato Hastings College of the Law Università <strong>del</strong>la California)<br />
e<br />
Alessandra Quarta 1<br />
(Professoressa <strong>di</strong> Diritto Civile Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino)<br />
LA GRANDE DIPENDENZA<br />
Negli ultimi <strong>anni</strong>, grosso modo a partire dalla seconda decade <strong>del</strong> ventunesimo secolo,<br />
la maggioranza <strong>del</strong>l’umanità è caduta in uno stato <strong>di</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza collettiva:<br />
3.8 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone sono costantemente online e non possono più fare a meno <strong>di</strong><br />
esserlo. Questa maggioranza <strong>del</strong>l’umanità accende il cellulare entro quin<strong>di</strong>ci minuti<br />
dal suo risveglio al mattino e trascorre in me<strong>di</strong>a otto ore al giorno fissando lo schermo<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo smart collegato a internet. La <strong>di</strong>pendenza si manifesta in sintomi<br />
che ciascuno <strong>di</strong> noi ha sperimentato su se stesso. Quando siamo all’estero e il collegamento<br />
in roaming costa tantissimo ci sentiamo, almeno inizialmente, molto a<br />
<strong>di</strong>sagio nel non poter controllare liberamente WhatsApp, Twitter, Facebook o la posta<br />
elettronica. Spesso afferriamo automaticamente il cellulare prima <strong>di</strong> renderci conto <strong>di</strong><br />
averlo prudentemente lasciato in modalità aerea. La crisi <strong>di</strong> astinenza è gravissima<br />
se abbiamo <strong>di</strong>menticato il cellulare prima <strong>di</strong> un viaggio e rischiamo volentieri <strong>di</strong> perdere<br />
il treno pur <strong>di</strong> recuperarlo. Del resto un viaggio d’affari senza gli in<strong>di</strong>rizzi e i<br />
numeri <strong>di</strong> telefono <strong>del</strong>le persone con cui dobbiamo incontrarci <strong>di</strong>venterebbe inutile<br />
perché giunti a destinazione forse nemmeno saremmo in grado <strong>di</strong> ricordarci l’albergo<br />
in cui dobbiamo alloggiare.<br />
È stu<strong>di</strong>ato: il nostro cervello non memorizza dati che sa <strong>di</strong> poter agevolmente ritrovare<br />
e nel nostro cellulare c’è tutto a portata <strong>di</strong> mano per cui chi mai si ricorderà a<br />
memoria l’in<strong>di</strong>rizzo <strong>del</strong> collega da visitare o il nome <strong>del</strong>l’osteria dove abbiamo appuntamento?<br />
Come ogni altra esperienza umana anche la tossico<strong>di</strong>pendenza è una<br />
relazione sociale con perdenti e vincitori. La c.d. low battery sindrome, ansia da<br />
telefonino quasi scarico (altra esperienza che tutti noi abbiamo provato) consente a<br />
Uber, che ne è al corrente a causa dei segnali che gli arrivano dal nostro cellulare,<br />
<strong>di</strong> proporci una corsa ad un prezzo personalizzato più alto che noi accetteremo per<br />
paura <strong>di</strong> non riuscire più a chiamare un taxi in seguito (visto che le cabine telefoniche<br />
sono praticamente scomparse). Le conseguenze politiche <strong>di</strong> questi piccoli sintomi<br />
(che dobbiamo prima <strong>di</strong> tutto riconoscere in noi stessi) sono ben più serie <strong>del</strong>la piccola<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> denaro che ci viene inflitta dal c.d. <strong>di</strong>scriminatory pricing, praticato<br />
ormai da ogni corporation (lo abbiamo sperimentato tutti anche acquistando online i<br />
biglietti aerei) e teorizzato come efficiente dai soliti micro-economista <strong>del</strong>le principali<br />
università Statunitensi. La nostra <strong>di</strong>pendenza prende infatti la fattezza <strong>del</strong> multitasking,<br />
ossia <strong>del</strong> fare più cose contemporaneamente (seguire una lezione universitaria,<br />
controllare la mail e i social, acquistare un biglietto aereo, controllare lo stato <strong>di</strong><br />
un date su Tinder o partecipare a un’asta <strong>di</strong> eBay) cosa <strong>di</strong> cui chiunque abbia non<br />
70<br />
1 Questo scritto si fonda in gran parte sul nostro volume Punto <strong>di</strong> svolta. Ecologia, tecnologia<br />
e <strong>di</strong>ritto privato. Dal capitale ai beni comuni, Tr. It. Aboca 2018.
<strong>di</strong>co esperienza <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica ma anche solo <strong>di</strong> rapporto quoti<strong>di</strong>ano coi figli adolescenti,<br />
si potrà agevolmente rendere conto. Il multitasking comporta l’impossibilità <strong>di</strong><br />
restare a lungo concentrati, <strong>di</strong> fare davvero attenzione e <strong>di</strong> pensare profondamente<br />
cosa che personalmente avevo intuito <strong>anni</strong> fa essendo fra i primi a attirarmi le ire<br />
degli studenti americani vietando l’uso dei computer portatili e dei cellulari in classe.<br />
Non prestare attenzione significa non vedere quanto succede intorno a noi e subire,<br />
senza abbozzare alcuna resistenza costruttiva, il fatto che i nostri spacciatori <strong>di</strong><br />
screen culture (cultura <strong>del</strong>lo schermo, altro modo <strong>di</strong> chiamare il debor<strong>di</strong>ano spettacolo<br />
nella sua forma attuale) siano riusciti a trasformarci in massa in docili consumatori<br />
<strong>del</strong>lo status quo incapaci o <strong>di</strong>sinteressati a capirne i processi politici. Né si creda<br />
che questo stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza sia riservato alla generazione dei nativi <strong>di</strong>gitali. Tutti<br />
noi prestiamo meno attenzione politica <strong>di</strong> quanto sarebbe necessario in questa fase<br />
drammatica <strong>del</strong> cammino <strong>del</strong>l’umanità; ognuno <strong>di</strong> noi è costantemente interrotto da<br />
stimoli elettronici che ci <strong>di</strong>straggono e che ci illudono <strong>di</strong> essere in relazione con altri,<br />
presenti non a uno ma a più <strong>di</strong>battiti. In realtà, la screen culture ci imprigiona in una<br />
gigantesca camera <strong>del</strong>l’eco, una filter bubble creata ad arte per noi dai nostri spacciatori<br />
(<strong>di</strong>venuti infinitamente ricchi) attraverso il sapiente uso <strong>di</strong> algoritmi e big data.<br />
Questa bolla funziona come una vera e propria ruota per criceti. Ruota che ovviamente<br />
ci viene “regalata” e con cui non si baloccano affatto soltanto gli adolescenti<br />
ma anche, cosa ben più preoccupante, la maggioranza dei leader politici mon<strong>di</strong>ali, a<br />
loro volte tecno-<strong>di</strong>pendenti e come ogni tossico in uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>niego <strong>del</strong>la propria<br />
con<strong>di</strong>zione.<br />
Questo poche riflessioni non hanno l’ambizione <strong>di</strong> raccontare nulla che già non sia<br />
abbondantemente documentato in una letteratura non estesissima ma piuttosto<br />
esauriente che si interroga sullo status quo tecnologico. Quello che qui faremo, ad<br />
uso <strong>di</strong> una professione che storicamente ha svolto una funzione <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong> soggetti<br />
illetterati, è mettere in connessione questa evoluzione tecnologica capace <strong>di</strong><br />
mo<strong>di</strong>ficare l’antropologia politica contemporanea, con alcuni sviluppi tecnico-giuri<strong>di</strong>ci<br />
che l’hanno accompagnata, determinata e che a loro volta da questa sono stati<br />
determinati. È una riflessione su una fase storica, quella attraversata da un adulto<br />
<strong>del</strong>la mia generazione, che ha portato l’umanità a passare da un mondo privo <strong>di</strong><br />
computer (il primo computer grande come una stanza fu l’ENIAC <strong>del</strong> 1946) ad uno<br />
in cui la computazione è ovunque ed in cui, come <strong>di</strong>cevo in apertura 3.8 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
persone sono in stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da internet ed in cui la grande maggioranza<br />
degli occidentali si informano soltanto tramite questo mezzo così come presentato<br />
loro dagli spacciatori.<br />
Il Notaio, nella sua quoti<strong>di</strong>anità incontra persone che vivono oggi in questo contesto.<br />
Come cent’<strong>anni</strong> fa egli doveva proteggere l’analfabeta nei confronti <strong>del</strong>la controparte<br />
più sofisticata, così oggi egli ha <strong>di</strong> fronte masse <strong>di</strong> analfabeti informatici, insipienti dei<br />
linguaggi e dei processi che ne determinano i comportamenti. Egli stesso deve<br />
attrezzarsi per comprendere queste <strong>di</strong>namiche se vorrà ancora esistere (insieme alla<br />
stessa idea <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto) da qui a cent’<strong>anni</strong>.<br />
71
72<br />
NEOLIBERALISMO: UN NUOVO CULTO DELLA PROPRIETÀ PRIVATA.<br />
La mentalità estrattiva <strong>del</strong>la modernità sviluppò la visione <strong>del</strong> singolo proprietario<br />
considerato una “parte”, visione legittimata dalla teoria che lo riteneva in<strong>di</strong>viduo titolare<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto soggettivo assoluto che gli consentiva <strong>di</strong> agire liberamente ed egoisticamente,<br />
senza prendersi affatto cura degli interessi <strong>del</strong> “tutto”. Nell’ambito <strong>di</strong> questo<br />
schema, furono stabilite le regole predefinite <strong>del</strong> moderno <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong>la proprietà.<br />
Quando nelle fasi iniziali <strong>del</strong>l’industrializzazione e conseguente urbanizzazione tale<br />
ideologia vittimizzò eccessivamente il proletariato (i non proprietari), emersero movimenti<br />
rivoluzionari dei lavoratori, coronati da successo in Unione Sovietica e in altri<br />
paesi tra cui la Cina, che in un certo senso domarono il capitalismo e imposero lo<br />
sviluppo <strong>di</strong> uno stato amministrativo assistenziale. Il processo raggiunse l’apice negli<br />
Anni Settanta <strong>del</strong> Novecento, che segnarono l’apogeo <strong>del</strong>la limitazione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />
proprietà <strong>del</strong> capitale nell’interesse dei non abbienti (i lavoratori e forse anche l’ambiente).<br />
Verso la fine <strong>di</strong> quel decennio, si verificò un sovvertimento nello scenario<br />
geo-politico mon<strong>di</strong>ale, mentre negli ultimi <strong>di</strong>eci <strong>anni</strong> <strong>del</strong> ventesimo secolo, una trasformazione<br />
tecnologica <strong>di</strong> primaria importanza (Internet) acuì ulteriormente l’equilibrio<br />
(o lo squilibrio) tra capitale e lavoro, in passato all’origine <strong>del</strong>le riforme sociali<br />
introdotte nei regolamenti che sostenevano lo sviluppo capitalistico. L’infrastruttura<br />
giuri<strong>di</strong>ca fondamentale sulla quale questa nuova trasformazione esercitò il maggior<br />
impatto fu il <strong>di</strong>ritto privato; si trattò <strong>di</strong> un cambiamento che, se osservato nell’ottica<br />
<strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà nella nuova frontiera globale che il capitalismo aprì a se stesso,<br />
rappresentò un “secondo movimento <strong>del</strong>le recinzioni (enclosures)”.<br />
La fine degli Anni Settanta <strong>del</strong> ventesimo secolo rappresentò un importante punto <strong>di</strong><br />
svolta nella storia economica e sociale mon<strong>di</strong>ale. Nel 1978 in Cina, l’accesso al potere<br />
<strong>di</strong> Deng Xiaoping, con le sue coraggiose riforme volte all’accumulazione <strong>di</strong> capitale<br />
e la sua apertura ai leader occidentali, isolò soprattutto l’Unione Sovietica dallo<br />
scenario politico mon<strong>di</strong>ale, proprio alcuni mesi prima <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sastrosa guerra<br />
da essa condotta per un decennio in Afghanistan. Nel maggio 1979, Margaret<br />
Thatcher <strong>di</strong>venne primo ministro <strong>del</strong> Regno Unito, mentre l’anno successivo Ronald<br />
Reagan fu eletto presidente degli Stati Uniti. Entrambi si impegnarono a favore <strong>di</strong><br />
una ripresa <strong>del</strong>le economie nei rispettivi paesi da attuarsi attraverso una politica economica<br />
reazionaria, nota in seguito sotto il nome <strong>di</strong> neoliberismo. Esso sfruttò l’occasione<br />
offerta dal cambiamento a livello mon<strong>di</strong>ale nell’equilibrio <strong>di</strong> poteri tra capitalismo<br />
e socialismo per <strong>di</strong>struggere il compromesso <strong>del</strong>lo stato sociale, celebrando la<br />
libertà impren<strong>di</strong>toriale, i liberi mercati e il libero commercio, che dovevano essere<br />
tutti pienamente garantiti al fine <strong>di</strong> assicurare il benessere in<strong>di</strong>viduale. I governi,<br />
secondo questa teoria, dovevano esclusivamente limitarsi a tutelare la proprietà privata,<br />
interpretata ancora una volta al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni funzione sociale, come <strong>di</strong>ritto<br />
soggettivo illimitato (garante <strong>di</strong> tutti gli altri <strong>di</strong>ritti) <strong>di</strong> estrazione e accumulo. Questo<br />
tipo <strong>di</strong> proprietà privata (<strong>del</strong>le persone fisiche e <strong>del</strong>le società) rappresenta la con<strong>di</strong>zione<br />
fondamentale per lo sviluppo <strong>del</strong> mercato. L’idea <strong>di</strong> uno stato minimo (visione<br />
elaborata filosoficamente dal pensatore <strong>di</strong> Harvard Robert Nozick) e parole chiave<br />
nella politica programmatica, quali deregolamentazione, riduzione, esternalizzazione,<br />
liberalizzazione e privatizzazione <strong>di</strong>vennero rapidamente gli elementi salienti <strong>del</strong><br />
cosiddetto Consenso <strong>di</strong> Washington. Dopo la caduta <strong>del</strong>l’Unione Sovietica, sotto l’in-
fluenza <strong>di</strong> istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mon<strong>di</strong>ale e il Fondo<br />
Monetario Internazionale, il neoliberismo, che comportò anche massicci trasferimenti<br />
<strong>di</strong> risorse al settore militare, raggiunse a livello mon<strong>di</strong>ale lo status <strong>di</strong> “fine <strong>del</strong>la storia”.<br />
Friedrich von Hayek (1899-1992) e Milton Friedman (1912-2006) furono i due<br />
più influenti teorici neoliberisti e soprattutto cercarono <strong>di</strong> rafforzare il rapporto tra<br />
libertà e proprietà privata, considerate prerequisiti <strong>del</strong> libero mercato.<br />
Quest’insieme <strong>di</strong> dottrine politiche ed economiche fu sviluppato negli <strong>anni</strong> imme<strong>di</strong>atamente<br />
successivi alla Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale da un consesso informale <strong>di</strong> economisti<br />
<strong>di</strong> destra, la Mont Pelerin Society. Il neoliberismo iniziò come reazione alla<br />
politica economica keynesiana che, all’indomani <strong>del</strong>la Grande Depressione degli<br />
Anni Trenta <strong>del</strong> secolo scorso, era <strong>di</strong>venuta la corrente <strong>di</strong> pensiero dominante nel<br />
me<strong>di</strong>are il succitato compromesso tra capitale e lavoro. Durante il periodo keynesiano,<br />
l’intervento <strong>del</strong> governo sul mercato era molto esteso e interessava nuovi settori,<br />
dall’industria mineraria, alla chimica, al sistema cre<strong>di</strong>tizio, portando all’emergere <strong>di</strong><br />
numerose imprese pubbliche. Il blocco capitalista ricercò l’obiettivo <strong>di</strong> una crescita<br />
economica coerente con un tentativo <strong>di</strong> compromesso tra mercato e democrazia,<br />
fatto che si rivelò impossibile al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>l’equilibrio mon<strong>di</strong>ale bipolare. Di conseguenza,<br />
gli ultimi <strong>anni</strong> <strong>del</strong> ventesimo secolo sono stati caratterizzati da una tendenza<br />
<strong>di</strong>versa, in cui il settore pubblico – stato e autorità locali – si è progressivamente<br />
indebolito a favore <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> società private (principalmente multinazionali), che si<br />
sono arricchite in seguito alle privatizzazioni, concentrando enormi capitali nella proprietà<br />
privata e acquisendo un potere politico molto significativo.<br />
La conseguente cattura <strong>del</strong> sistema politico ha trasformato il neoliberismo in un progetto<br />
fatto proprio da maggioranza ed opposizione, accolto da Clinton, Blair e praticamente<br />
da ogni rappresentante politico in carica negli Stati Uniti e in Gran<br />
Bretagna. Il neoliberismo è <strong>di</strong>venuto un vero regime <strong>del</strong> sapere, dominando la cultura<br />
nei me<strong>di</strong>a e nelle scienze sociali. La sua logica e le sue <strong>di</strong>namiche hanno raggiunto<br />
settori tra<strong>di</strong>zionalmente al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>la logica <strong>del</strong> libero scambio (basti pensare al<br />
mercato dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> inquinamento ai sensi <strong>del</strong> Protocollo <strong>di</strong> Kyoto), mostrando così<br />
come l’“oggetto” dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà può essere artificialmente creato, se solo i giuristi<br />
sono <strong>del</strong>la partita. L’analisi economica <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto era pronta per assolvere a questa<br />
funzione, sviluppando i sofisticati strumenti <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto e l’ideologia giuri<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>l’efficienza<br />
necessari per subor<strong>di</strong>nare ogni interesse alla logica <strong>di</strong> mercato e alle sue<br />
modalità <strong>di</strong> ragionamento. Ciò significa, nel <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà, che le “cose” possono<br />
essere considerate soltanto in funzione <strong>del</strong> loro valore <strong>di</strong> scambio. Tutto può avere<br />
un prezzo fin tanto che la tecnologia permette l’esclusione: l’acqua, l’aria, il cibo, la<br />
cultura, il genoma umano, le sementi e le orbite spaziali. sono state soggette a questa<br />
logica. Le recinzioni <strong>del</strong>le terre descritte da Karl Polanyi nella Grande trasformazione<br />
sono oggi rese possibili dalla tecnologia per moltissime cose, mentre per i giuristi<br />
non è <strong>di</strong>fficile cavalcare questa tendenza economica. Basta tornare alla visione<br />
<strong>del</strong>la proprietà quale <strong>di</strong>ritto soggettivo, che precedette il generoso tentativo <strong>di</strong> elaborare<br />
la funzione sociale <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà. Si rivela però molto più <strong>di</strong>fficile creare<br />
e imporre idee giuri<strong>di</strong>che che resistano a questa nuova e devastante ondata <strong>di</strong> estrazione<br />
e sfruttamento.<br />
In tale scenario, l’aspetto <strong>del</strong>la funzione sociale è molto debole (lo stesso <strong>di</strong>ritto si<br />
rivela impotente a proteggere i perdenti nei processi sociali) e non può rappresentare<br />
73
una forma forte <strong>di</strong> tutela per i non proprietari o per i beni comuni sfruttati nel mondo.<br />
In effetti, anche laddove sia presente in un testo costituzionale, non basta a garantire<br />
parità <strong>di</strong> accesso alla proprietà in un contesto in cui l’esclusione e la <strong>di</strong>suguaglianza<br />
sono legittimate da corti composte da giu<strong>di</strong>ci neoliberali. Val la pena osservare che<br />
nelle più recenti definizioni legislative dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà a livello europeo, questa<br />
<strong>di</strong>sposizione non è nemmeno contemplata all’Articolo 1 <strong>del</strong> Protocollo n.1 allegato<br />
alla Convenzione Europea dei Diritti <strong>del</strong>l’Uomo (CEDU), né all’Articolo 17 <strong>del</strong>la Carta<br />
dei Diritti Fondamentali <strong>del</strong>l’Unione Europea. La giurisprudenza europea ricorre a<br />
questa esclusione testuale per colpire le legislazioni degli stati membri ancora ispirate<br />
dalla funzione sociale <strong>del</strong>la proprietà, a favore <strong>di</strong> visioni vieppiù ispirate al <strong>di</strong>ciannovesimo<br />
secolo, dove la proprietà è considerata un <strong>di</strong>ritto fondamentale <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
estrattivo.<br />
CITTADINO, CONSUMATORE, MERCE<br />
La comprensione generale <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> linee evolutive <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto civile si rivela cruciale<br />
per qualsiasi operatore giuri<strong>di</strong>co nell’attuale fase <strong>di</strong> nuova e drammatica trasformazione<br />
tecnologica, ritenuta da molti <strong>del</strong>la stessa portata <strong>di</strong> quella descritta da<br />
Polanyi e verificatasi agli albori <strong>del</strong>l’era moderna. Ci riferiamo alla “rivoluzione” <strong>di</strong><br />
internet, metamorfosi tecnologica, iniziata grosso modo alla fine <strong>del</strong>la Guerra<br />
Fredda, che ha aperto una nuova frontiera culturale ed economica. Chiaramente, la<br />
portata e la velocità <strong>del</strong>la comunicazione ormai possibili, il grado <strong>di</strong> concentrazione<br />
<strong>di</strong> potere e la possibilità <strong>di</strong> d<strong>anni</strong> <strong>di</strong> qualità ed entità inimmaginabili hanno ripercussioni<br />
sul <strong>di</strong>ritto privato.<br />
L’ipotesi da noi avanzata altrove suggerisce che la modernità – anziché fornire una<br />
più ampia gamma <strong>di</strong> strumenti giuri<strong>di</strong>ci per affrontare contatti sociali – progressivamente<br />
abbia invece ridotto la varietà qualitativa dei rime<strong>di</strong> sociali. Il <strong>di</strong>ritto ha svolto<br />
un ruolo piuttosto importante in questa evoluzione, in quanto ha sostituito la vecchia<br />
struttura <strong>di</strong> prevenzione ex ante, esistente sia sotto forma <strong>di</strong> controllo <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo<br />
da parte <strong>del</strong>la collettività, sia sotto forma <strong>di</strong> tipologie impermeabili <strong>di</strong> protezione <strong>del</strong><br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà (compresa l’autotutela), tipiche <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto antico, con<br />
la responsabilità ex post.<br />
Da un punto <strong>di</strong> vista giuri<strong>di</strong>co, la modernità può essere quin<strong>di</strong> descritta quale era <strong>di</strong><br />
liberazione degli istinti estrattivi (a volte denominati in<strong>di</strong>vidualismo possessivo), attraverso<br />
i quali l’essere umano assume effettivamente il controllo fisico <strong>del</strong>la natura. Il<br />
<strong>di</strong>ritto, anzi, ha fornito gli incentivi per sviluppare la natura. La proprietà in<strong>di</strong>viduale<br />
<strong>del</strong>le terre e la trasformazione <strong>di</strong> quest’unica porzione <strong>di</strong> Terra in capitale, determinò<br />
le con<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong>lo “sviluppo”, processo incrementale <strong>di</strong> estrazione tramite il quale in<br />
brevissimo tempo è stato raggiunto l’Antropocene. Lo sviluppo, termine con connotazioni<br />
suggestive anche oggi, era considerato ragionevole per sé, mentre il <strong>di</strong>ritto<br />
civile si trovava lì, bell’e pronto, per esentare da ogni responsabilità coloro che, in<br />
tale processo trasformativo producessero d<strong>anni</strong>. Naturalmente, dato l’antropocentrismo<br />
strutturale, gli unici d<strong>anni</strong> considerati legalmente rilevanti (o ad<strong>di</strong>rittura concepibili)<br />
erano quelli che colpivano gli altri esseri umani, non tutti, ma soltanto coloro che<br />
avessero la possibilità formale e sostanziale <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>care in tribunale la violazione<br />
<strong>di</strong> propri <strong>di</strong>ritti in<strong>di</strong>viduali.<br />
Lo status <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo libero, potenzialmente legittimato a far valere i propri <strong>di</strong>ritti,<br />
74
<strong>di</strong>venne vieppiù la base <strong>del</strong>la citta<strong>di</strong>nanza, con<strong>di</strong>zione giuri<strong>di</strong>ca che formalizzava il<br />
nesso tra proprietà e rappresentanza politica: soltanto i citta<strong>di</strong>ni potevano esercitare<br />
i <strong>di</strong>ritti civili e politici. La stessa resistenza contro un governo oppressivo – ancora un<br />
obbligo collettivo <strong>del</strong>le magistrature inferiori tra gli eru<strong>di</strong>ti giuristi Ugonotti (i protestanti<br />
francesi) <strong>del</strong> <strong>di</strong>ciassettesimo secolo – <strong>di</strong>venne un <strong>di</strong>ritto in<strong>di</strong>viduale<br />
nell’Illuminismo. Questa interpretazione <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, sebbene <strong>di</strong>ffusamente salutata<br />
quale progresso verso l’emancipazione <strong>del</strong>l’umanità (essa portò in ultima analisi<br />
al suffragio universale e all’accesso alla giustizia per tutti) implicava anche che erano<br />
<strong>di</strong>menticati tutti gli altri: <strong>di</strong>venivano pertanto invisibili i non citta<strong>di</strong>ni, le creature non<br />
umane e gli in<strong>di</strong>vidui non ancor nati, soggetti che invece, nelle nozioni premoderne<br />
<strong>di</strong> comunità erano stati considerati legalmente rilevanti. Lo sviluppo avveniva (come<br />
tuttora accade) a loro spese. Infatti, una volta spostato l’equilibrio tra in<strong>di</strong>viduo e<br />
comunità nella <strong>di</strong>rezione che conferisce piena libertà al primo, sembrano legittimi<br />
soltanto i controlli ex post, nel senso che ogni singolo titolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti può fare ciò che<br />
meglio gli aggrada. Solamente se ex post risulta che la sua libertà abbia leso quella<br />
<strong>di</strong> un analogo titolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti, il danneggiante dovrà risarcire i d<strong>anni</strong> ed essere (forse)<br />
inibito dallo svolgere quell’azione. La libertà in<strong>di</strong>viduale viene celebrata quale prerequisito<br />
<strong>del</strong>la creatività in<strong>di</strong>viduale, la quale a sua volta viene osannata quale con<strong>di</strong>zione<br />
preliminare <strong>del</strong> progresso, che, insieme allo sviluppo è decantato come valore<br />
per sé. Senza dubbio, il progresso tecnologico fu reso possibile da tale apparato<br />
ideologico e giuri<strong>di</strong>co.<br />
Al progresso tecnologico seguì la produzione <strong>di</strong> massa e in brevissimo tempo si<br />
crearono così le con<strong>di</strong>zioni favorevoli all’Antropocene. Nel 2015, la stima (in costante<br />
crescita) <strong>del</strong> numero <strong>di</strong> automobili in circolazione nel mondo era <strong>di</strong> un miliardo e<br />
mezzo, mentre cifre altrettanto impressionanti valgono per altri simboli <strong>del</strong>la modernità:<br />
frigoriferi, lavastoviglie, televisori e personal computer. Il progresso tecnologico,<br />
unito alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> massa (il cosiddetto for<strong>di</strong>smo) determinarono<br />
importanti trasformazioni nel <strong>di</strong>ritto. Nella sfera <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto privato, la responsabilità<br />
civile è stata l’ambito più esposto al terremoto tecnologico, viste le sue profonde relazioni<br />
con il processo <strong>di</strong> produzione e la trasformazione industriale. La modernità ci<br />
ha resi una società <strong>di</strong> amanti <strong>del</strong> rischio, mentre il <strong>di</strong>ritto civile sembrava essere il<br />
campo più idoneo a gestire questo fenomeno in cui rischi inimmaginabili soltanto<br />
alcuni decenni fa, <strong>di</strong>vengono perfettamente normali e <strong>di</strong> conseguenza ragionevoli.<br />
Basti pensare alla velocità e potenza sempre maggiori <strong>del</strong>le auto, rispetto ai veicoli<br />
precedenti, oppure all’esistenza dei droni o <strong>di</strong> altri <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> intelligenza artificiale<br />
introdotti sul mercato con atti <strong>di</strong> libertà impren<strong>di</strong>toriale incontrollata.<br />
Un aspetto strutturalmente problematico <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto civile, se analizzato in una prospettiva<br />
sistemica (e dalla parte <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong>lo sviluppo estrattivo) è dato dalla già<br />
<strong>di</strong>scussa sua natura in<strong>di</strong>vidualistica. Situato dai giuristi moderni nell’ambito <strong>del</strong>la giustizia<br />
commutativa, con un chiaro <strong>di</strong>sconoscimento <strong>del</strong>l’elemento <strong>di</strong>stributivo, il <strong>di</strong>ritto<br />
civile, per la maggior parte <strong>del</strong>la sua storia moderna, è rimasto <strong>di</strong>stante dalle questioni<br />
più generali <strong>di</strong> organizzazione sociale e <strong>di</strong> politica generale. Ovviamente la<br />
definizione dei criteri giuri<strong>di</strong>ci (per esempio colpa, responsabilità oggettiva, responsabilità<br />
per fatto altrui) vali<strong>di</strong> per imporre la responsabilità è una finzione e riflette una<br />
valutazione politica, in base alla quale le società decidono quali tipologie <strong>di</strong> danno<br />
siano risarcibili. Soltanto recentemente sono riemerse questioni <strong>di</strong> politica generale<br />
75
76<br />
legate al <strong>di</strong>ritto civile, quando quest’ultimo è stato oggetto (soprattutto negli Stati<br />
Uniti) <strong>di</strong> un approfon<strong>di</strong>to <strong>di</strong>battito accademico impostato sull’efficienza microeconomica<br />
e la ripartizione dei rischi. L’esito finale <strong>del</strong> confronto tra posizioni favorevoli alla<br />
colpa e sostenitori <strong>del</strong>la responsabilità oggettiva è stato assai poco promettente per<br />
i rappresentanti <strong>di</strong> interessi tra<strong>di</strong>zionalmente non tutelati (l’ambiente e le generazioni<br />
future), dato che la <strong>di</strong>scussione si è improntata sul principio <strong>del</strong>l’efficienza economica,<br />
concetto altamente estrattivo (e simile nella sua natura a quelli <strong>di</strong> sviluppo e progresso).<br />
Come preve<strong>di</strong>bile, sono state avanzate proposte <strong>di</strong> “riforma <strong>del</strong>la responsabilità<br />
civile” volte a garantire la compatibilità <strong>del</strong>la legislazione in materia con i requisiti<br />
<strong>del</strong>l’estrazione capitalistica e soprattutto per opporsi alle conquiste ottenute dai<br />
movimenti sociali attraverso l’attivismo, il contenzioso, il lobbismo e la partecipazione<br />
politica.<br />
Non si rivela semplice il tentativo <strong>di</strong> riassumere la lunga e complessa storia <strong>del</strong>la<br />
sensibilizzazione <strong>del</strong>la citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong>nanzi alle condotte illecite <strong>del</strong>le gran<strong>di</strong> imprese<br />
alle frontiere <strong>del</strong>lo sviluppo capitalistico. Il movimento denominato dei citta<strong>di</strong>ni-consumatori<br />
iniziò negli Stati Uniti all’indomani <strong>del</strong>la Grande Depressione con una serie<br />
<strong>di</strong> scioperi e boicottaggi attuati da varie comunità politicamente marginalizzate al fine<br />
<strong>di</strong> trasformare il loro potere <strong>di</strong> acquisto in capitale politico. Sono degni <strong>di</strong> nota i boicottaggi<br />
da parte <strong>del</strong>le donne afro-americane <strong>di</strong> Harlem contro le aziende che <strong>di</strong>scriminavano<br />
i lavoratori <strong>di</strong> colore o in opposizione alle prassi inique ad opera <strong>del</strong>l’industria<br />
<strong>del</strong> confezionamento <strong>del</strong>le carni, che vendevano il loro prodotto a prezzi proibitivi.<br />
Questa sorta <strong>di</strong> “ginnastica democratica”, frutto <strong>del</strong>la natura collettiva <strong>del</strong>le proteste,<br />
fu forse all’origine <strong>del</strong>la straor<strong>di</strong>naria capacità <strong>di</strong>mostrata dalla comunità dei<br />
neri nel promuovere i <strong>di</strong>ritti civili attraverso occupazioni, boicottaggi e altri atti <strong>di</strong> resistenza<br />
negli Anni Cinquanta e Sessanta <strong>del</strong> secolo scorso. Sicuramente, essa creò<br />
le con<strong>di</strong>zioni favorevoli al successo dei movimenti dei consumatori guidati dall’avvocato<br />
attivista Ralph Nader (in seguito can<strong>di</strong>dato alla presidenza degli Stati Uniti)<br />
durante tutti gli Anni Sessanta. È questo il punto <strong>di</strong> partenza <strong>del</strong>la responsabilità civile<br />
sul prodotto, reazione alla produzione <strong>di</strong> massa deregolamentata. Il movimento<br />
dei citta<strong>di</strong>ni-consumatori ottenne un successo straor<strong>di</strong>nario negli Stati Uniti attraverso<br />
l’organizzazione collettiva e partecipò efficacemente all’elaborazione <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
civile quale strumento cui potessero ricorrere in gruppo le vittime danneggiate.<br />
Certo, ciò fu reso possibile grazie ad alcuni aspetti specifici <strong>del</strong> sistema istituzionale<br />
statunitense (per esempio le azioni collettive risarcitorie, class actions, i d<strong>anni</strong> punitivi,<br />
punitive damages, ed efficaci strumenti istruttori a <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>le parti), ma<br />
la fattispecie civilistica sostanziale è stata effettivamente ampliata dai suoi utenti politicizzati,<br />
mentre molta giurisprudenza in materia è stata la risposta a reali domande<br />
sociali.<br />
Se sostenuto da un esercizio attivistico <strong>di</strong> “citta<strong>di</strong>nanza”, il <strong>di</strong>ritto civile potrebbe<br />
dar a<strong>di</strong>to ad una certa emancipazione dal capitalismo fuori controllo; tuttavia, non<br />
appena si allenta la pressione dal basso, esso viene facilmente domato e cooptato.<br />
Le garanzie <strong>di</strong> piena sod<strong>di</strong>sfazione <strong>del</strong> consumatore, introdotte dalla grande <strong>di</strong>stribuzione<br />
mostrano la straor<strong>di</strong>naria capacità mimetica <strong>del</strong>le istituzioni capitalistiche, che<br />
non soltanto hanno potuto trarre vantaggi organizzativi da tali trasformazioni favorevoli<br />
ai consumatori, ma hanno anche depoliticizzato e placato il citta<strong>di</strong>no-consumatore.<br />
Con l’avvento <strong>del</strong> neoliberalismo, il citta<strong>di</strong>no è stato trasformato in consumatore
passivo, pronto per essere sfruttato nella successiva trasformazione tecnologica.<br />
Per esempio, tort reform (riforma <strong>del</strong>la responsabilità extracontrattuale) è <strong>di</strong>venuto il<br />
nome dato negli Stati Uniti a una serie <strong>di</strong> strategie volte ad alienare il citta<strong>di</strong>no dal<br />
<strong>di</strong>ritto civile <strong>di</strong> modo che lo strumentario giuri<strong>di</strong>co attivabile dal privato non <strong>di</strong>venga<br />
mai più pericoloso per il capitale organizzato. Tra le riforme più efficaci, vi sono state<br />
l’introduzione <strong>di</strong> un massimale sui d<strong>anni</strong> punitivi, restrizioni sulla class certification<br />
(certificazione <strong>del</strong>la classe, prerequisito per la class action), i vari obblighi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione,<br />
la riduzione effettiva e sistematica <strong>del</strong> ruolo degli avvocati <strong>del</strong>la parte civile<br />
(soprannominati azzeccagarbugli) e l’esclusione o la riduzione dei processi con giuria<br />
attraverso svariate tecniche, e ciò nonostante la garanzia costituzionale offerta<br />
dalla giuria.<br />
Oggi il consumatore è passivo, ammansito ed ha a <strong>di</strong>sposizione strumenti giuri<strong>di</strong>ci<br />
inefficaci. Inoltre, avendo perso capacità <strong>di</strong> organizzarsi politicamente (il numero <strong>di</strong><br />
associati alle organizzazioni dei consumatori è precipitato ovunque nel mondo capitalistico),<br />
si trova impossibilitato a resistere all’attuale metamorfosi che lo rende una<br />
merce. Quest’ultima trasformazione, da citta<strong>di</strong>no, a consumatore a merce è stata<br />
consentita dai mutamenti sociali, <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile portata, provocati da Internet. Sin dai<br />
suoi inizi, ma soprattutto dalla fase 2.0, la rete ha trasformato le nostre modalità interattive.<br />
Gli smartphone, i social me<strong>di</strong>a, Internet <strong>del</strong>le cose e innumerevoli altre applicazioni<br />
hanno praticamente abolito ogni necessità <strong>di</strong> contatto tra attori <strong>del</strong> mercato<br />
e in<strong>di</strong>vidui. Gli utenti <strong>del</strong>lo smart internet costantemente e <strong>di</strong>sinteressatamente lavorano<br />
per il capitale, effettuando essi stessi una serie <strong>di</strong> attività precedentemente<br />
svolte da altri (si pensi agli agenti <strong>di</strong> viaggio, ai commessi <strong>del</strong>le librerie, al personale<br />
<strong>del</strong>le segreterie universitarie, ai contabili, ai cassieri, ai traduttori e a molte altre professioni<br />
che presto faranno parte <strong>del</strong>la “vecchia economia” ...persino forse i notai che<br />
molti considerano sostituibili attraverso la blockchain.<br />
Non vi è ambito in cui la trasformazione da consumatore a merce sia più visibile che<br />
in quello dei cosiddetti big data. Il valore <strong>di</strong> mercato sbalor<strong>di</strong>tivo <strong>di</strong> aziende quali<br />
Amazon, Google o Facebook e la derivante quantità scandalosa <strong>di</strong> ricchezza accumulata<br />
dai loro proprietari e amministratori <strong>del</strong>egati è spiegabile unicamente quale<br />
risultato economico <strong>di</strong> tale trasformazione. I consumatori <strong>di</strong> aggeggi high-tech, molto<br />
spesso <strong>di</strong>pendenti e certo ammansiti, solitari (quasi autistici) e pienamente sod<strong>di</strong>sfatti<br />
fruiscono “gratuitamente” <strong>di</strong> svariati servizi, quali la comunicazione sui social<br />
me<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> conseguenza operano costantemente verso la mercificazione <strong>del</strong>la loro<br />
vita personale, in quanto gratuitamente regalano idee, emozioni, creatività e socialità<br />
a piattaforme <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> multinazionali, definite dal filosofo informatico<br />
Jaron Lanier “server sirene”. Le aziende che ricevono tali contributi in<strong>di</strong>vidualizzati<br />
gratuiti debbono semplicemente ricombinarli quale aggregato e immetterli sul<br />
mercato, dove enti pubblici e privati sono interessati a conoscerli. Quando qualcosa<br />
è gratis, è perché voi siete la merce!<br />
Si tratta <strong>di</strong> una trasformazione socio-politica <strong>di</strong> grande attualità e in fortissima crescita.<br />
Il libero sviluppo e l’introduzione sul mercato <strong>del</strong>la tecnologia intelligente e dei<br />
<strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> intelligenza artificiale stanno profondamente mo<strong>di</strong>ficando le relazioni<br />
sociali <strong>di</strong> base nelle società avanzate. Per esempio, è forse la prima volta nella storia<br />
<strong>del</strong>l’umanità che le generazioni più anziane debbono imparare da quelle più giovani,<br />
per le quali la tecnologia è praticamente innata. Ne deriva che i vecchi hanno pochis-<br />
77
simo da insegnare ai giovani in termini <strong>di</strong> conoscenze preziose socialmente, dato<br />
che l’unico sapere che pare importante oggi è quello tecnologico. Inoltre, mentre<br />
Internet 2.0 presumibilmente agevola la comunicazione politica (ed è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> ausilio<br />
alle pratiche democratiche), la verità storica è che i movimenti sociali non hanno<br />
beneficiato durevolmente <strong>del</strong>l’accresciuta possibilità <strong>di</strong> comunicazione dovuta agli<br />
smartphone e ai social me<strong>di</strong>a. In realtà, l’illusione <strong>di</strong> essere politicamente attivi twittando<br />
è <strong>di</strong> per sé un concetto problematico, suscettibile <strong>di</strong> produrre maggiore apatia<br />
politica. Inoltre, in ragione <strong>del</strong> passaggio a Internet 2.0, alcuni enti privati controllano<br />
dati che generano un fortissimo potere politico ed elevatissimo potenziale <strong>di</strong> controllo.<br />
Un’ulteriore mutazione fondamentale indotta dalla tecnologia è visibile in alcuni<br />
dei pilastri <strong>del</strong>l’organizzazione giuri<strong>di</strong>ca moderna, e cioè nel rapporto tra pubblico e<br />
privato. Certamente la trasformazione da citta<strong>di</strong>no, a consumatore a merce presenta<br />
una sfida senza precedenti agli istituti <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto, sempre più manifestamente incapaci<br />
<strong>di</strong> domare le decisioni estrattive, <strong>di</strong> breve termine e potenzialmente devastanti<br />
assunte da enti privati fuori controllo. L’entità dei <strong>di</strong>sastri potenziali supera la nostra<br />
immaginazione, dato che buona parte <strong>del</strong>le nostre vite è determinata da <strong>di</strong>namiche<br />
on line che seguono un’evoluzione tecnologica svolgentesi al <strong>di</strong> fuori da ogni vigilanza<br />
politica.<br />
In questo triste scenario, si situano le <strong>di</strong>fficoltà degli stati nel determinare criteri giuri<strong>di</strong>ci<br />
per il risarcimento dei d<strong>anni</strong> provocati negli spazi virtuali e dai <strong>di</strong>spositivi tecnologici.<br />
Il miglior esempio <strong>del</strong> primo punto riguarda la responsabilità <strong>del</strong> fornitore <strong>del</strong>la<br />
rete: negli Stati Uniti e in Europa, esso non è responsabile dei contenuti ospitati e<br />
prodotti dagli utenti. Agli inizi <strong>del</strong>l’era <strong>di</strong> Internet, tale schermo posto dal <strong>di</strong>ritto era il<br />
simbolo <strong>del</strong>la libertà <strong>del</strong>la rete; oggi, però, questa posizione viene criticata per via<br />
<strong>del</strong>la violenza <strong>di</strong> molti contenuti e <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>le piattaforme <strong>di</strong>gitali nell’economia<br />
immateriale. Il secondo punto è emblematico <strong>del</strong> primato <strong>del</strong>l’economia sul regno <strong>del</strong><br />
<strong>di</strong>ritto: le piattaforme possono realizzare profitti assumendosi pochi rischi legati agli<br />
investimenti e non internalizzano i costi <strong>del</strong>la produzione perché sono immateriali! Il<br />
<strong>di</strong>ritto civile oggi – in ragione <strong>del</strong>la natura immateriale <strong>del</strong> capitalismo cognitivo – non<br />
è più in grado <strong>di</strong> adattarsi alle trasformazioni industriali. Tale <strong>di</strong>fficoltà è realmente<br />
problematica, se pren<strong>di</strong>amo in considerazione le trasformazioni rivoluzionarie prodotte<br />
dalla tecnologia nella nostra vita. Le automobili senza conducente, la robotizzazione<br />
<strong>del</strong> lavoro e le stampanti tri<strong>di</strong>mensionali rappresentano soltanto tre esempi<br />
<strong>di</strong> casi in cui risulta praticamente impossibile risolvere nuovi problemi con i vecchi<br />
strumenti. Essi necessitano innanzitutto <strong>di</strong> una definizione politica, al fine <strong>di</strong> comprendere<br />
se la miglior soluzione consista nell’ampliamento <strong>del</strong>la sfera <strong>del</strong>la responsabilità<br />
<strong>del</strong> produttore, oppure nell’ideazione <strong>di</strong> un nuovo quadro per il <strong>di</strong>ritto in materia<br />
<strong>di</strong> responsabilità civile, che affronti anche i problemi etici causati dalla tecnologia.<br />
Il proseguire pe<strong>di</strong>ssequamente utilizzando strumenti mo<strong>del</strong>lati su schemi in<strong>di</strong>vidualistici<br />
antichi (in primis la privacy) rende il <strong>di</strong>ritto civile straor<strong>di</strong>nariamente inefficace ed<br />
i suoi operatori sempre più agevolmente marginalizzabili.<br />
ALLA FRONTIERA DELL’ECONOMIA DI PIATTAFORMA.<br />
Oggi, la frontiera <strong>di</strong>gitale genera una nuova trasformazione <strong>del</strong>l’impresa. Aziende<br />
quali Google, Facebook, Twitter, colonizzano in qualità <strong>di</strong> monopolisti la frontiera <strong>di</strong><br />
Internet, fornendo nuovi servizi e creando comunità virtuali. Nell’era neoliberale, l’e-<br />
78
gemonia giuri<strong>di</strong>ca americana ci ha insegnato a descrivere un’azienda come un<br />
nesso <strong>di</strong> contratti. Questo cambiamento para<strong>di</strong>gmatico rispetto alla visione istituzionale<br />
sviluppata in Europa a partire dall’inizio <strong>del</strong> ventesimo secolo, porta ad un’ancor<br />
più forte deresponsabilizzazione <strong>del</strong>l’impresa nei confronti dei portatori <strong>di</strong> interesse,<br />
quali i lavoratori. Infatti, la maggior parte <strong>del</strong> valore dei giganti nel campo <strong>del</strong>le tecnologie<br />
<strong>del</strong>l’informazione e <strong>del</strong>la comunicazione è estratta dagli utenti, mentre la<br />
maggioranza dei lavoratori non mantiene una relazione stabile con l’azienda. Inoltre,<br />
i monopolisti <strong>di</strong> internet creano un nuovo insieme <strong>di</strong> regole che <strong>di</strong>sciplinino la vita virtuale<br />
degli utenti: rispetto ad un semplice contratto <strong>di</strong> servizi, i termini e le con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong>vengono più incomprensibili e meno concreti, mentre è previsto un sistema autonomo<br />
per la composizione <strong>del</strong>le controversie, gestito da autorità e meccanismi privati.<br />
Non vi è spazio per la regolamentazione pubblica e in questo quadro le strutture<br />
giuri<strong>di</strong>che tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>mostrano la loro profonda debolezza.<br />
Contemporaneamente, viene ridotto il rischio <strong>di</strong> impresa. Per esempio, aziende quali<br />
Uber possono realizzare enormi affari con investimenti comparativamente molto<br />
ridotti, scaricando i costi <strong>del</strong> servizio sugli autisti che lo forniscono. In tal modo, il<br />
lavoro viene interamente mercificato grazie a una applicazione falsamente presentata<br />
come figlia <strong>del</strong>la logica <strong>del</strong>la produzione tra pari. Nella maggior parte dei casi, le<br />
aziende che investono nell’economia <strong>di</strong> piattaforma, fanno propria l’idea <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
(proprio come è accaduto con l’economia verde), trasformandola in una nuova<br />
frontiera <strong>del</strong>lo sfruttamento.<br />
Se osserviamo Deliveroo, piattaforma basata in Gran Bretagna, con una vastissima<br />
presenza internazionale, possiamo comprendere questo paradosso. Il ciclista è un<br />
lavoratore precario, che usa la propria bicicletta per la consegna dei pasti; riceve sul<br />
suo smartphone le or<strong>di</strong>nazioni dall’azienda; nella maggior parte dei casi non ha alcuna<br />
copertura assicurativa. In questo modo, si esternalizza sul lavoratore una porzione<br />
significativa dei costi e rischi legati alla produzione, senza alcuna responsabilità<br />
per l’azienda. Il fenomeno è generalmente descritto come uberificazione <strong>del</strong> lavoro,<br />
neologismo che sta ad in<strong>di</strong>care la frontiera <strong>di</strong>gitale <strong>del</strong>la precarietà <strong>del</strong> lavoro.<br />
Aziende quali la Uber rifiutano <strong>di</strong> considerare i taxisti loro <strong>di</strong>pendenti, mentre le autorità<br />
pubbliche preferiscono rendere illegale il servizio, piuttosto che introdurre obblighi<br />
e responsabilità per gran<strong>di</strong> società <strong>di</strong> questo tipo. I tribunali sono stati investiti<br />
<strong>del</strong>la vertenza e fino ad ora nelle decisioni in giu<strong>di</strong>zio ci si è pronunciati a favore<br />
<strong>del</strong>l’idea che gli autisti fossero <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> Uber: tre decisioni <strong>di</strong>verse – due negli<br />
Stati Uniti e una espressa dal Tribunale <strong>del</strong> Lavoro <strong>di</strong> Londra 130 — rappresentano le<br />
uniche frontiere <strong>di</strong> resistenza <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto contro questa strategia <strong>di</strong> sfruttamento.<br />
Nell’Unione Europea, va segnalata la pronunzia <strong>del</strong>la Corte <strong>di</strong> Giustizia nella causa<br />
C-434/15 Asociación Profesional Elite Taxi contro Uber Systems Spain SL che ha<br />
ritenuto il servizio <strong>del</strong>la piattaforma <strong>di</strong>gitale rientrante nel settore dei trasporti.<br />
Nell’aprile 2018, poi, nella causa C-320/16, Uber France SAS, la Corte ha stabilito<br />
che gli Stati membri possono proibire e anche punire penalmente l’esercizio illegale<br />
<strong>di</strong> attività trasporto senza dover preventivamente informare la Commissione. La decisione<br />
più attesa, però, è quella che potrebbe pronunciarsi sullo status dei drivers <strong>di</strong><br />
Uber, considerandoli dei lavoratori subor<strong>di</strong>nati <strong>del</strong>la piattaforma e limitando, così, le<br />
ipotesi <strong>di</strong> sfruttamento. Dinanzi ad istituzioni politiche facilmente controllabili, tali<br />
decisioni si riveleranno cruciali nel definire il ruolo <strong>di</strong> aziende <strong>di</strong> questo genere sul<br />
79
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mercato unico europeo. Una decisione <strong>del</strong>la Corte Europea <strong>di</strong> Giustizia conforme<br />
agli esempi statunitense e brit<strong>anni</strong>co, e quin<strong>di</strong> che andasse nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> riconoscere<br />
la subor<strong>di</strong>nazione dei drivers, potrebbe trasformare le frontiere <strong>del</strong>l’economia<br />
<strong>di</strong> piattaforma e determinarne il futuro sviluppo, cambiare l’organizzazione <strong>di</strong> Uber ed<br />
accrescerne la responsabilità nei confronti dei portatori <strong>di</strong> interesse, un primo passo,<br />
forse, nella giusta <strong>di</strong>rezione. Tuttavia, il vero rischio che permane è che i nuovi sovrani<br />
onnipotenti sempre più sfoderino tecnologie al posto dei giuristi al fine <strong>di</strong> evitare<br />
<strong>del</strong> tutto l’impatto <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto sulla loro attività.<br />
L’economia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, o collaborativa, rappresenta lo sviluppo più recente dei<br />
mercati <strong>di</strong>gitali: gli in<strong>di</strong>vidui possono scambiare o con<strong>di</strong>videre i beni sottoutilizzati,<br />
godendo <strong>del</strong>le loro capacità in eccesso. Parallelamente, tali beni svolgono un ruolo<br />
fondamentale per la prestazione <strong>di</strong> servizi: Uber rappresenta il miglior esempio in<br />
questo campo, sebbene sia caratterizzato da molte contrad<strong>di</strong>zioni.<br />
L’economia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione si basa sull’idea che ciascuno possa produrre qualcosa<br />
e assumere un ruolo attivo nel sistema: in questo mercato, tutti gli in<strong>di</strong>vidui coinvolti<br />
sono considerati pari, <strong>di</strong>remmo uguali tra loro, in ragione <strong>del</strong> loro potenziale produttivo<br />
identico. Per questo motivo, i ruoli classici <strong>di</strong> professionisti e consumatori non<br />
sono idonei a descrivere e <strong>di</strong>sciplinare il nuovo mercato, meglio rappresentato dal<br />
cosiddetto prosumatore, figura ibrida che può assumere il doppio ruolo <strong>di</strong> produttore<br />
professionista e consumatore. Tali relazioni sono abilitate dalle piattaforme <strong>di</strong>gitali,<br />
che rappresentano gli spazi virtuali per lo scambio e la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> beni e servizi<br />
e sono <strong>di</strong>sciplinate da autorità private, che organizzano tecnologicamente l’interazione<br />
dei prosumatori. Solitamente, gran<strong>di</strong> aziende gestiscono le piattaforme, fatto che<br />
<strong>di</strong>mostra l’importanza <strong>di</strong> tale trasformazione tecnologica ai fini <strong>del</strong>l’estrazione capitalistica.<br />
Possiamo notare imme<strong>di</strong>atamente che questa descrizione <strong>di</strong> base supera il<br />
tra<strong>di</strong>zionale squilibrio nel potere <strong>di</strong> acquisto, rappresentato da un problema <strong>di</strong> informazione<br />
asimmetrica: nelle relazioni <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, tipo quelle tra guidatore e passeggero<br />
in BlaBla Car, infatti, le parti sono pari e non siamo quin<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> identificare<br />
un soggetto più forte e uno più debole che necessiti <strong>di</strong> tutela giuri<strong>di</strong>ca.<br />
Questa forma <strong>di</strong> “uguaglianza produttiva” poggia sulla struttura, molto enfatizzata, <strong>di</strong><br />
rete aperta costituita da internet. Secondo i suoi entusiastici fautori, internet consente<br />
<strong>di</strong> effettuare transazioni mon<strong>di</strong>ali e <strong>di</strong> far funzionare il sistema reputazionale. Il<br />
mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’economia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, infatti, si basa su meccanismi <strong>di</strong> fiducia, dato<br />
che due estranei possono usare qualcosa in comune soltanto se si fidano l’uno <strong>del</strong>l’altro.<br />
Internet rappresenta un archivio mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> informazioni (occasionalmente,<br />
come si sa, false), consultabili dal prosumatore prima che si vincoli.<br />
L’abbondanza attuale <strong>di</strong> dati e informazioni spiega la trasformazione più recente <strong>del</strong><br />
capitalismo. In effetti, stiamo vivendo una fase <strong>di</strong> transizione dal capitalismo industriale<br />
a quello <strong>del</strong>l’informazione. Le aziende investono in informazioni e dati, trasformandoli<br />
in una nuova forma <strong>di</strong> ricchezza. L’interpretazione dominante <strong>del</strong> fenomeno<br />
suggerisce che l’abbondanza <strong>di</strong> informazioni andrà a vantaggio <strong>di</strong> tutta la popolazione,<br />
perché da un lato permetterà <strong>di</strong> ridurre i costi <strong>di</strong> produzione, in<strong>di</strong>rizzandosi verso<br />
una società a costo marginale zero. Dall’altro, l’accesso alle informazioni dovrebbe<br />
rendere consumatori e utenti più consapevoli rispetto al passato.<br />
Quest’ultimo punto è <strong>di</strong> interesse per il <strong>di</strong>ritto contrattuale, in cui gli unici limiti accettabili<br />
alla libertà sono giustificati in quanto protezione <strong>del</strong>la parte debole che si trova
in situazione <strong>di</strong> svantaggio a causa degli squilibri nell’informazione. La <strong>di</strong>suguaglianza<br />
si riduce quin<strong>di</strong> all’informazione asimmetrica: colmando tale lacuna, è possibile<br />
eliminare il sistema <strong>di</strong> protezione elaborato dal <strong>di</strong>ritto contrattuale nell’ambito <strong>del</strong>la<br />
sua impostazione formale relativa all’idea <strong>di</strong> giustizia (che si fonde con l’efficienza).<br />
Nell’economia <strong>di</strong> piattaforma, ipotizziamo che le parti siano in grado <strong>di</strong> risolvere autonomamente<br />
l’asimmetria problematica con il ricorso alle banche dati reputazionali e<br />
a internet. Se non è più possibile identificare <strong>di</strong>fferenze tra <strong>di</strong> esse, non occorrono<br />
allora più strumenti <strong>di</strong> giustizia <strong>di</strong>stributiva per garantire l’equilibrio. Secondo la dottrina<br />
<strong>del</strong>l’economia <strong>di</strong> piattaforma, infatti, l’avvento dei prosumatori, insieme alla possibilità<br />
<strong>di</strong> raccogliere informazioni attraverso la rete, rende inutile ogni regolamentazione<br />
pubblica <strong>del</strong>la concorrenza, nonché l’introduzione <strong>di</strong> speciali obblighi <strong>di</strong> protezione.<br />
In questo nuovo mercato, quin<strong>di</strong>, l’unico modo <strong>di</strong> evitare i contratti ingiusti consiste<br />
in un’ulteriore in<strong>di</strong>vidualizzazione. La parte debole può essere identificata soltanto:<br />
a) dalla possibilità che ha in concreto <strong>di</strong> raccogliere informazioni; b) dalle sue<br />
con<strong>di</strong>zioni economiche reali; e c) dalla possibilità che <strong>di</strong>venga un ven<strong>di</strong>tore professionista.<br />
Quando però, da un lato <strong>del</strong>l’accordo l’attività è permanente e riguarda un<br />
gran numero <strong>di</strong> beni, come per esempio nel caso <strong>del</strong> proprietario <strong>di</strong> molteplici appartamenti<br />
locati tramite Airbnb, è improbabile che si tratti ancora <strong>di</strong> un rapporto tra pari.<br />
Questo soggetto, infatti, non sarà paragonabile allo studente squattrinato che inserisce<br />
la sua camera nella stessa piattaforma i fine settimana, ma dovrà essere considerato<br />
più vicino a un professionista. L’unico modo – che tuttavia per definizione<br />
rende il <strong>di</strong>ritto insostenibile a causa <strong>del</strong>la mancanza <strong>di</strong> generalizzazione e astrazione<br />
– consiste nel verificare la situazione concreta <strong>del</strong>le parti, per controllare se sia presente<br />
uno squilibrio socio-economico tale da influire sul contenuto <strong>del</strong> contratto. Al<br />
contempo, la probabilità <strong>di</strong> un’azione in giu<strong>di</strong>zio è piuttosto ridotta, in ragione <strong>del</strong><br />
prezzo generalmente basso corrisposto per le transazioni nell’economia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione:<br />
per questo motivo, fino a questa fase <strong>del</strong>lo sviluppo, il ruolo <strong>del</strong> giu<strong>di</strong>ziario è<br />
piuttosto limitato (opportunità <strong>di</strong> intervento ex ante per i notai?).<br />
L’unica strategia giuri<strong>di</strong>ca da noi adottabile oggi consiste nel <strong>di</strong>fendere il <strong>di</strong>ritto dei<br />
consumatori e la giustizia <strong>di</strong>stributiva nei casi in cui sorgano dubbi circa la loro applicazione.<br />
In tal senso, il rapporto tra piattaforma e prosumatori è un accordo tra<strong>di</strong>zionale<br />
da azienda a consumatori (Business to Consumer, B2C), nel quale i prosumatori<br />
costituiscono la parte debole <strong>del</strong> contratto (che solitamente include termini e con<strong>di</strong>zioni<br />
relative all’accesso e all’uso <strong>del</strong>la piattaforma). Questo chiarimento non è<br />
considerato acquisito, come lo <strong>di</strong>mostra il notevole <strong>di</strong>battito sulla regolamentazione<br />
<strong>del</strong>l’economia <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione: qualsiasi certezza consente <strong>di</strong> orientare il legislatore<br />
nella definizione <strong>del</strong> quadro giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> un settore in grande trasformazione, ma<br />
indubbiamente possiamo iniziare applicando la normativa già esistente, quale il<br />
<strong>di</strong>ritto dei consumatori.<br />
GLI SMART CONTRACT<br />
Il capitalismo <strong>del</strong>l’informazione e la nuova economia improntata sui dati si basano su<br />
nuove infrastrutture <strong>di</strong>gitali da essi sviluppate. Uno degli esempi migliori è la tecnologia<br />
blockchain, che ha reso possibile il funzionamento <strong>di</strong> criptovalute alternative,<br />
quali Bitcoin o Ethereum. Essa permette <strong>di</strong> avere sistemi decentrati <strong>di</strong> pagamento e,<br />
contemporaneamente <strong>di</strong> archiviare e trasferire automaticamente i dati, offrendo così<br />
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82<br />
una soluzione alternativa in molti settori, in cui solitamente tali operazioni necessitano<br />
<strong>di</strong> un interme<strong>di</strong>ario. Oggi sono in corso parecchie sperimentazioni volte a utilizzare<br />
blockchain per la gestione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> dati pubblici, o nell’ambito <strong>del</strong> censimento<br />
<strong>del</strong>le proprietà immobiliari, eliminando così il catasto e i notai, grazie alla<br />
creazione <strong>di</strong> un catasto basato su blockchain, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> ogni interazione umana.<br />
Con blockchain è anche possibile determinare accor<strong>di</strong> (contratti?) conclusi, attuati e<br />
resi esecutivi da parte <strong>di</strong> un computer, me<strong>di</strong>ante l’applicazione <strong>di</strong> un algoritmo e la<br />
conservazione dei dati in un archivio su <strong>di</strong> esso basato.<br />
L’ascesa <strong>di</strong> questa tecnologia rappresenta una sfida importante al <strong>di</strong>ritto contrattuale<br />
tra<strong>di</strong>zionale. Infatti, sebbene l’automazione non sia una novità in ambito giuri<strong>di</strong>co,<br />
blockchain permette una trasformazione inattesa con gli smart contracts. Sono<br />
accor<strong>di</strong> automatici generati, attuati e resi esecutivi da un computer o da una macchina:<br />
se li confrontiamo con i contratti che possiamo stipulare con un <strong>di</strong>stributore automatico<br />
a moneta, scopriamo che esiste una <strong>di</strong>fferenza fondamentale. Le macchine<br />
tra<strong>di</strong>zionali hanno infatti bisogno <strong>del</strong>l’interazione umana: l’utente inserisce la moneta,<br />
sceglie l’articolo che desidera acquistare e in seguito la macchina accetta la moneta<br />
ed eroga il prodotto. L’automazione caratterizza soltanto l’attività <strong>di</strong> una <strong>del</strong>le parti<br />
nell’accordo. Gli smart contract, invece, sono interamente automatizzati grazie alla<br />
tecnologia blockchain e non è necessaria partecipazione umana. Nell’ottica <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
contrattuale, la nuova sfida consiste nel fatto che l’intero iter <strong>del</strong> contratto è generato<br />
ed eseguito da una macchina. La prestazione <strong>di</strong> entrambe le parti è automatizzata,<br />
mentre anche la loro volontà (in notevole misura) è sostituita dalla macchina.<br />
Possiamo spiegare il fenomeno me<strong>di</strong>ante un esempio. Un gruppo <strong>di</strong> agricoltori decide<br />
<strong>di</strong> creare un fondo <strong>di</strong> risorse quale assicurazione contro le calamità naturali e<br />
desidera gestirlo tramite uno smart contract. Anziché consultare un avvocato, si reca<br />
da un co<strong>di</strong>ficatore e acquista un algoritmo informatico in grado <strong>di</strong> eseguire automaticamente<br />
il contratto. La macchina, verificando le con<strong>di</strong>zioni meteorologiche e in<br />
generale raccogliendo dati via internet e incrociandoli con le informazioni inserite<br />
nello smart contract, può prevedere il <strong>di</strong>sastro naturale. Così, quando questo ha<br />
luogo, può automaticamente <strong>di</strong>stribuire le risorse <strong>del</strong> fondo tra gli agricoltori. Questo<br />
esempio ci permette <strong>di</strong> capire come il fattore umano sia eliminato dall’accordo e possiamo<br />
notare anche altri elementi interessanti. Innanzitutto, l’evoluzione <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
contrattuale sia stata caratterizzata dalla ricerca <strong>di</strong> un quadro con<strong>di</strong>viso, tale da rendere<br />
le promesse umane vincolanti. L’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co, l’idea <strong>di</strong> consenso e in<br />
generale tutte le <strong>di</strong>sposizioni che regolamentano tale ambito, rappresentano l’infrastruttura<br />
comune per la costruzione <strong>del</strong>la reciproca fiducia tra le parti.<br />
Relativamente agli smart contract, la tecnologia e l’algoritmo raggiungono questo<br />
obiettivo e proprio per questo motivo molti giuristi <strong>di</strong>scutono oggi la vera natura <strong>di</strong><br />
questi accor<strong>di</strong>. Sono contratti? La risposta affermativa alla domanda significa che<br />
dobbiamo riconoscere un cambiamento para<strong>di</strong>gmatico fondamentale nel <strong>di</strong>ritto contrattuale<br />
tra<strong>di</strong>zionale. L’esecuzione dei contratti, infatti, è garantita da con<strong>di</strong>zioni particolari<br />
che li legano a un fatto speciale (potremmo <strong>di</strong>re una con<strong>di</strong>zione tra<strong>di</strong>zionale).<br />
Queste sono redatte secondo il linguaggio e la sintassi dei computer, per cui vi è<br />
un’importante separazione tra la volontà <strong>del</strong>le parti e la sua espressione, assegnata<br />
a una macchina e a un co<strong>di</strong>ce speciale. La conseguenza è grave: il testo non è comprensibile<br />
ad una persona umana e non vi è quin<strong>di</strong> alcun margine interpretativo.
Al contempo, non si può prendere in considerazione un cambiamento <strong>di</strong> circostanze<br />
(che può influire sull’accordo originario), né è concepibile una violazione: lo smart<br />
contract è “un pacta sunt servanda in forma assoluta”. Tali caratteristiche strutturali<br />
<strong>del</strong> pensiero e <strong>del</strong> funzionamento <strong>del</strong>le macchine inducono molti giuristi a rifiutare l’idea<br />
che gli smart contract siano contratti in senso tra<strong>di</strong>zionale; secondo loro, la tecnologia<br />
sottesa, rappresenta un’alternativa all’intero sistema giuri<strong>di</strong>co. Come <strong>di</strong>ce<br />
Laurence Lessig, il co<strong>di</strong>ce è <strong>di</strong>ritto e quin<strong>di</strong> la tecnologia è una regola che <strong>di</strong>sciplina<br />
il comportamento degli utenti secondo la propria logica. In un certo senso, questo<br />
è un fenomeno <strong>di</strong> portata più generale. Se permetto a una tecnologia <strong>di</strong> decidere<br />
per me e in tal modo perdo la capacità <strong>di</strong> controllarne il funzionamento, sono completamente<br />
governato da essa, anziché il contrario: non sono più io ad adoperarla.<br />
Si pensi all’uso <strong>di</strong> Google Maps che ha reso la maggior parte <strong>del</strong>le persone, soprattutto<br />
i “nativi <strong>di</strong>gitali” incapaci <strong>di</strong> usare le cartine stradali tra<strong>di</strong>zionali che, nel giro <strong>di</strong><br />
pochi <strong>anni</strong> spariranno, proprio come accaduto alle cabine telefoniche in seguito<br />
all’avvento dei telefoni cellulari. Google decide allora il mio percorso e mi farà raggiungere<br />
il punto B partendo dal punto A in maniera tale che io passi accanto a ristoranti,<br />
negozi o servizi <strong>di</strong>sposti a pagare questa ricerca molto proattiva <strong>di</strong> clientela.<br />
Sarà l’algoritmo <strong>di</strong> collegamento <strong>di</strong> Google con i suoi clienti che stabilirà il mio cammino,<br />
non naturalmente nel mio interesse, ma alla luce <strong>del</strong> mio valore come cliente,<br />
la merce reale nel capitalismo cognitivo. La sostituzione <strong>del</strong> fattore umano nell’esecuzione<br />
<strong>del</strong> contratto determinerà anche la sostituzione progressiva <strong>del</strong>la volontà e<br />
<strong>di</strong>screzionalità umane.<br />
Ecco perché gli smart contract segnalano pericolosamente la morte <strong>del</strong> contratto per<br />
riprendere la famosa espressione <strong>di</strong> Grant Gilmore, o, meglio forse, la loro mutazione<br />
evoluzionistica in una nuova specie (magari al servizio <strong>del</strong>la nuova forma <strong>di</strong><br />
merce umana). Grazie a uno strumento tecnologico, gli smart contract realizzano<br />
semplicemente il mito <strong>del</strong>la neutralità, sostituendo le idee generali <strong>di</strong> equità, giustizia<br />
e protezione <strong>del</strong>la parte più debole con l’efficienza quale massimizzazione <strong>del</strong>la ricchezza<br />
(<strong>del</strong> capitale). Certezza, efficacia e preve<strong>di</strong>bilità sono valori più o meno ideologici<br />
introdotti nell’equazione che esclude semplicemente la capacità umana <strong>di</strong> decidere.<br />
Nel <strong>di</strong>ritto contrattuale intelligente, l’ideologia meccanicistica raggiunge l’apice<br />
attraverso il calcolo informatico. A causa <strong>di</strong> questa relazione pericolosa tra ideologia<br />
capitalistica promossa dall’efficienza, in<strong>di</strong>vidualizzazione e <strong>di</strong>sponibilità generale ad<br />
accettare la nostra trasformazione in merci e tecnologia co<strong>di</strong>ficata nell’interesse <strong>del</strong>le<br />
gran<strong>di</strong> aziende che investono in intelligenza artificiale, gli smart contract sferrano un<br />
ulteriore attacco, forse definitivo, alla sopravvivenza <strong>del</strong>la giustizia contrattuale. Il<br />
profilo auto-esecutorio non lascia alcun margine a valutazioni condotte nei termini<br />
<strong>del</strong>la giustizia, nozione per definizione relazionale e altamente soggettiva e <strong>di</strong> conseguenza<br />
bisognosa <strong>di</strong> un’interpretazione umana empatica. L’efficienza è garantita<br />
da un uso incontestabile <strong>del</strong>la matematica attraverso programmi <strong>di</strong> calcolo e algoritmi<br />
che applicano la propria logica <strong>di</strong> estrazione indotta dal capitalismo.<br />
Ovviamente, come in qualsiasi ambito alla frontiera <strong>del</strong>lo sviluppo umano, non esistono<br />
promesse o rischi derivanti dalla tecnologia arrivati a un punto tale in cui non<br />
possano essere più sovvertiti o impiegati in un progetto contro-egemonico. Gli smart<br />
contract sono programmati nel modo o<strong>di</strong>erno perché il <strong>di</strong>ritto contrattuale è evoluto<br />
progressivamente verso l’efficienza economica e altri valori favorevoli al capitalismo.<br />
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In contesto neoliberale, la critica <strong>di</strong> questa evoluzione è stata molto debole. Gli smart<br />
contract oggi non possono andare a sostituire i contratti tra<strong>di</strong>zionali in tutti i mercati;<br />
però, come già avvenuto nella storia, ciò che avviene nella frontiera finisce per conquistare<br />
la terra madre.<br />
CONTROEGEMONIA E NUOVE FRONTIERE DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ?<br />
Il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà rappresenta ancora una volta il cuore profondo <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto moderno:<br />
ne pervade la struttura, è trasversale a tutte le sue categorie. In un sistema capitalistico<br />
la funzione stessa <strong>del</strong>la legge consiste nel garantirlo, tutelarlo e limitarlo.<br />
Oggi, un secolo dopo la Rivoluzione russa e l’inizio <strong>del</strong>l’esperimento sovietico, sembra<br />
inconcepibile per i giuristi immaginare un or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co senza <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
proprietà, confermando, paradossalmente, e ottant’<strong>anni</strong> dopo la sua tragica esecuzione,<br />
la verità <strong>del</strong>la visione <strong>di</strong> Evgeny Pashukanis (1891-1937). Secondo il più stimato<br />
giurista socialista <strong>del</strong> ventesimo secolo, la moderna professione <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto è<br />
inestricabilmente connessa con la società mercantile borghese, poiché emerge<br />
come inevitabile ossatura <strong>del</strong>lo scambio economico (e <strong>del</strong>lo sfruttamento). In una<br />
società socialista, in seguito all’abbandono <strong>del</strong>la sovranità statale e alla costituzione<br />
<strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne economico socialista, il <strong>di</strong>ritto sarà inesorabilmente destinato al declino<br />
e in ultima analisi all’estinzione. L’antagonista storico <strong>di</strong> Pashukanis, Andrey<br />
Vyshinsky (1883-1954) argomentava che il <strong>di</strong>ritto socialista, pur liberandosi <strong>del</strong> mercato<br />
ed attuando un’economia pianificata, nonostante il suo stretto legame con un<br />
inevitabile stato sovrano, se paragonato al <strong>di</strong>ritto borghese, doveva essere considerato<br />
progresso e non decadenza. Pashukanis cadde in <strong>di</strong>sgrazia nel momento in cui<br />
Stalin ritenne necessario rinunciare all’ambizione internazionalista <strong>del</strong>la rivoluzione<br />
socialista, nel tentativo <strong>di</strong> consolidarla all’interno <strong>del</strong>le frontiere sovrane sovietiche.<br />
All’epoca, il <strong>di</strong>battito non fu necessariamente accademico, come lo testimonia il suo<br />
tragico esito. Oggi, l’urgenza e la necessità <strong>di</strong> una rivoluzione ecologica <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto,<br />
rendono nuovamente attuale e <strong>di</strong> importanza cruciale la ripresa <strong>del</strong>la <strong>di</strong>scussione.<br />
Giuristi professionisti (in primis i notai) possono allora interpretare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà,<br />
nucleo centrale <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto capitalista e in notevole misura prodotto <strong>del</strong>lo stato<br />
centrale, in una maniera compatibile con i bisogni <strong>di</strong> sopravvivenza <strong>del</strong>la civiltà<br />
umana sulla terra, in un sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato ecologico conciliabile con la proprietà<br />
privata?<br />
La letteratura sui beni comuni, che recentemente ha riaperto questo fondamentale<br />
<strong>di</strong>battito, ha affrontato la questione seguendo due impostazioni principali. Da un lato,<br />
e soprattutto negli Stati Uniti, ha sviluppato teorie che interpretano i beni comuni<br />
come una forma <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> proprietà collettiva, meglio adatta a gestire alcune tipologie<br />
<strong>di</strong> risorse (le cosiddette risorse comuni) rispetto alla proprietà privata o al potere<br />
normativo (pubblico) <strong>del</strong> governo. Secondo tale concezione, il <strong>di</strong>ritto dei beni comuni<br />
scaturisce dal basso ed evita la famosa “trage<strong>di</strong>a”, anche se occupa soltanto uno<br />
spazio relativamente ristretto. L’altra impostazione vede nei beni comuni una struttura<br />
politica, economica e istituzionale incompatibile con il capitalismo, in quanto esistente<br />
al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>la <strong>di</strong>cotomia tra privato e pubblico e quin<strong>di</strong> necessariamente <strong>di</strong>sgregativa<br />
<strong>del</strong>l’attuale or<strong>di</strong>ne giuri<strong>di</strong>co nel suo processo costituente. La nostra posizione<br />
considera, vista la situazione o<strong>di</strong>erna, la necessità <strong>di</strong> adottare una visione fautrice <strong>di</strong><br />
trasformazioni ra<strong>di</strong>cali, ma compatibile, almeno da un punto <strong>di</strong> vista tattico, con la<br />
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struttura corrente <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co. In altre parole, suggeriamo un’interpretazione<br />
contro-egemonica <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà esistente, una riflessione che lo colleghi<br />
intrinsecamente e sistematicamente ai bisogni <strong>di</strong> riproduzione dei beni comuni<br />
anziché alla produzione <strong>di</strong> capitale. Se nella prima modernità la proprietà assoluta<br />
ed esclusiva si sviluppò quale potente incentivo all’accumulo <strong>di</strong> capitale, estraendo<br />
e trasformando le risorse comuni e altre forme <strong>di</strong> cooperazione sociale, la teoria <strong>del</strong>la<br />
proprietà (e in generale <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto civile) che riteniamo la professione notarile debba<br />
contribuire a forgiare a pena <strong>di</strong> non celebrare un prossimo centenario, è volta a rendere<br />
nuovamente il capitale (valore <strong>di</strong> scambio) bene comune (valore d’uso). Se gli<br />
interpreti professionisti (avvocati, giu<strong>di</strong>ci e notai) dovessero con<strong>di</strong>videre una visione<br />
più eco-alfabetizzata (e critica) <strong>del</strong>la realtà, parteciperebbero come classe allo sviluppo<br />
<strong>di</strong> un corpus <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto civile generativo e non estrattivo. Pur senza sbarazzarsi<br />
<strong>del</strong>la proprietà privata, l’interpretazione contro-egemonica la opporrebbe agli eccessi<br />
<strong>del</strong>l’accumulo capitalistico, così letali per la sopravvivenza <strong>del</strong>l’umanità. Per esempio,<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong>la proprietà generativa <strong>di</strong>stinguerebbe chiaramente la proprietà intesa<br />
come tutela <strong>del</strong> valore d’uso e degli interessi <strong>del</strong>la vita privata dalla proprietà ossatura<br />
giuri<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>l’accumulazione infinita derivante dalla produzione economica e dal<br />
valore <strong>di</strong> scambio. Svelerebbe l’ideologia insita nella strategia capitalistica,<br />
che sfrutta il desiderio generalizzato <strong>di</strong> ciascun in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> vedersi garantita la sfera<br />
privata e la sicurezza <strong>del</strong> possesso dei beni <strong>di</strong> base per organizzare invece il consenso<br />
politico necessario a proteggere l’accumulo <strong>di</strong> valore da parte <strong>del</strong>le società<br />
multinazionali, gli investimenti internazionali e l’estrazione <strong>di</strong> risorse considerate<br />
“proprietà”.<br />
Tutela <strong>del</strong>la proprietà non significa necessariamente <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne sociale che<br />
tolleri le <strong>di</strong>suguaglianze generate dall’accumulazione eccessiva. Possiamo avere un<br />
sistema <strong>di</strong> proprietà ben or<strong>di</strong>nato, anche senza proteggere l’iniqua parte <strong>di</strong> risorse<br />
accumulate dai Bezos, Buffet, Zuckerberg e Gates in seguito all’estrazione <strong>di</strong> valore<br />
sociale ed ecologico. Un’interpretazione contro-egemonica, quin<strong>di</strong>, si rivela cruciale<br />
per avvalersi <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà quale limite all’estrazione e all’accumulo capitalistici.<br />
È paradossale che, quando la sovranità viene <strong>di</strong>rottata da interessi privati costituiti,<br />
soltanto i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà sono in grado <strong>di</strong> resistere a ulteriori privatizzazioni:<br />
una fondazione o un trust creati nell’interesse <strong>del</strong>le generazioni future costituiscono<br />
uno strumento <strong>di</strong> protezione istituzionale <strong>di</strong> un parco molto più efficace <strong>del</strong> suo essere<br />
pubblica proprietà. Inoltre, quando, come oggi, la proprietà intellettuale è fortemente<br />
concentrata nelle mani <strong>del</strong>le multinazionali, soltanto la piena tutela <strong>del</strong> valore<br />
d’uso <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo intelligente tramite il vecchio e fuori moda <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà,<br />
può offrire al suo proprietario la possibilità <strong>di</strong> contrastare legalmente gli abusi da<br />
parte <strong>di</strong> tali società. Anche in questo caso, ci troviamo <strong>di</strong>nanzi a un uso contro-egemonico,<br />
reso necessario dal ritmo e dalla forza travolgenti <strong>del</strong>le trasformazioni tecnologiche<br />
che avvengono sotto il controllo <strong>del</strong>le multinazionali. Infine, interpretazioni<br />
eco-alfabetizzate si rivelano <strong>di</strong> importanza cruciale per <strong>di</strong>fendere il patrimonio culturale,<br />
il territorio e le bellezze naturali dagli eccessi <strong>di</strong> uno sviluppo insostenibile.<br />
Difficilmente si possono ottenere le medesime tutele con la regolamentazione pubblica,<br />
perché è prigioniera <strong>del</strong> sistema.<br />
Negli <strong>anni</strong> che ci separano dalla rivoluzione scientifica, dalla nascita <strong>del</strong>la modernità<br />
e dalla Rivoluzione Industriale, è emersa una nozione <strong>di</strong> proprietà vista come zona<br />
85
86<br />
<strong>di</strong> autonomia <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>viduo su un oggetto, protetta dalla legge. Celebrata quale<br />
libertà <strong>del</strong> proprietario, è stata descritta nel tempo in termini più o meno enfatici<br />
(famosissima, nel mondo anglofono, la definizione <strong>di</strong> potere “unico e despotico” <strong>di</strong><br />
Sir Wiliam Blackstone, precedentemente citata) e limitata in maggiore o minor misura<br />
a favore <strong>di</strong> altri soggetti, dalla nota metafora <strong>del</strong> “fascio <strong>di</strong> prerogative” all’idea più<br />
ra<strong>di</strong>cale <strong>del</strong>la Costituzione <strong>di</strong> Weimar, in cui si dava risalto agli obblighi <strong>del</strong> proprietario,<br />
quale corrispettivo <strong>del</strong> suo potere. Nonostante questo ricchissimo <strong>di</strong>battito tra<br />
giuristi <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione occidentale, nel loro immaginario è talmente dominante la<br />
nozione archetipica <strong>di</strong> proprietà privata quale potere <strong>di</strong> esclusione da ingerenze non<br />
desiderate da parte <strong>di</strong> terzi e senza il consenso <strong>del</strong> proprietario, che solo recentemente<br />
qualcuno ha potuto notare le trasformazioni ra<strong>di</strong>cali in atto nella fase corrente<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo capitalistico, in cui tale zona <strong>di</strong> autonomia si sta progressivamente<br />
riducendo, perturbando il mondo tra<strong>di</strong>zionalmente tranquillo <strong>del</strong>la teoria e <strong>del</strong>la prassi<br />
giuri<strong>di</strong>ca. In realtà, nell’era <strong>del</strong>le trasformazioni tecnologiche <strong>del</strong>la portata dei big<br />
data e <strong>del</strong> cosiddetto “Internet <strong>del</strong>le cose”, la proprietà privata in senso tra<strong>di</strong>zionale<br />
è praticamente morta. Il fatto <strong>di</strong> possedere un tablet o un telefono cellulare è <strong>del</strong> tutto<br />
inutile se non ne accettiamo le con<strong>di</strong>zioni d’uso fissate dall’azienda produttrice. Il<br />
sistema tra<strong>di</strong>zionale “decentrato” dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà è quin<strong>di</strong> sostituito dal potere<br />
decisionale sempre più centralizzato <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> concentrazioni <strong>di</strong> entità capitalistiche,<br />
che in remoto “decidono” sul <strong>di</strong>spositivo che hanno appena venduto in proprietà.<br />
Anzi, si può già considerare in fieri, alla frontiera tecnologica sempre più importante<br />
<strong>di</strong> internet, un’organizzazione sociale in cui al potere decisionale decentrato <strong>del</strong>la<br />
proprietà privata si sostituisce quello centralizzato <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> aziende. E certamente,<br />
la proprietà <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo intelligente, da un telefono cellulare a una TV <strong>del</strong>l’ultima<br />
generazione a un frigorifero o una smart car, ha pochissimo in comune con la proprietà<br />
tra<strong>di</strong>zionale, vecchio stile. Il proprietario <strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> questo tipo connesso<br />
a Internet, in effetti non ha né potere <strong>di</strong> esclusione né potere decisionale su<br />
molti suoi usi. Infatti, quando per esempio accen<strong>di</strong>amo il nostro nuovo tablet e clicchiamo<br />
un certo numero <strong>di</strong> volte su “accetto” (e non vi è alternativa se desideriamo<br />
usarlo), conferiamo all’azienda ven<strong>di</strong>trice, titolare dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà intellettuale,<br />
il potere <strong>di</strong> intervenire in remoto su <strong>di</strong> esso. Le case automobilistiche possono far<br />
spegnere il motore <strong>del</strong>la macchina, mentre stiamo guidando, se siamo morosi nel<br />
pagamento <strong>del</strong>la rata; le aziende produttrici <strong>di</strong> televisori intelligenti sono in grado <strong>di</strong><br />
decidere cosa possiamo o non possiamo guardare ed effettuare indagini sul nostro<br />
uso <strong>del</strong> televisore, per venderne poi i risultati alle aziende <strong>di</strong> pubblicità che sanno<br />
esattamente quali programmi guar<strong>di</strong>amo e a quale ora; la Apple può denunciarci se<br />
cerchiamo <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare abusivamente il nostro <strong>di</strong>spositivo, per renderlo compatibile<br />
con altri che non vuole farci usare (è ad<strong>di</strong>rittura un reato); e non possiamo togliere<br />
la batteria da un cellulare <strong>di</strong> nuova generazione senza romperlo, fatto che ci impe<strong>di</strong>sce<br />
allora <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderci in ultima analisi da apparati <strong>di</strong> sorveglianza. Amazon non ci<br />
lascia rivendere un libro in formato elettronico che abbiamo acquistato per leggerlo<br />
sul Kindle, come invece faremmo con un libro normale in formato cartaceo. Tutte<br />
queste pratiche sono protette dai tribunali me<strong>di</strong>ante accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> arbitrato, così appositamente<br />
strutturati contro gli interessi <strong>del</strong> proprietario, che praticamente nessuno se<br />
ne serve per risolvere le controversie. Ciò significa che alla nuova frontiera <strong>del</strong> capitalismo<br />
non vi è zona <strong>di</strong> autonomia in<strong>di</strong>viduale tutelata legalmente riguardo ai beni
personali molto essenziali che posse<strong>di</strong>amo; questo varrà anche per la proprietà<br />
immobiliare, in ragione <strong>del</strong>le nuove tecniche <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>lizia intelligente. Dov’è il potere<br />
fondamentale <strong>di</strong> esclusione nei confronti <strong>del</strong>le multinazionali che ci vendono il <strong>di</strong>spositivo,<br />
ma mantengono il controllo nei confronti dei loro licenziatari? Dov’è il potere<br />
<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare un oggetto secondo i nostri desideri? E quello <strong>di</strong> venderlo una volta che<br />
non ci interessa più? Non sono più attributi essenziali <strong>del</strong>la proprietà, ma <strong>di</strong>pendono<br />
da quanto “accettiamo” <strong>di</strong> trasferire al ven<strong>di</strong>tore o al suo licenziatario, la prima volta<br />
che facciamo funzionare il nostro <strong>di</strong>spositivo.<br />
Queste trasformazioni fondamentali già in corso richiedono da parte nostra un ripensamento<br />
fondamentale non solo <strong>del</strong>la proprietà ma <strong>di</strong> tutte le istituzioni fondamentali<br />
<strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto civile che da essa derivano. In effetti, il capitalismo può benissimo sopravvivere<br />
senza la proprietà privata moderna, tra<strong>di</strong>zionale, cosa che già accade nella<br />
frontiera on line. Una volta comprese le trasformazioni <strong>di</strong>rompenti che si stanno verificando<br />
molto velocemente, potremo effettivamente pensare ad alternative alla proprietà<br />
privata nell’interesse <strong>del</strong>le persone (e degli ecosistemi viventi) e non <strong>del</strong> capitale<br />
(e <strong>del</strong>l’ecosistema on line). Potrebbe forse aver un senso proteggere la proprietà<br />
privata tra<strong>di</strong>zionale da tali trasformazioni <strong>del</strong>la struttura giuri<strong>di</strong>ca ad opera <strong>del</strong>le multinazionali,<br />
<strong>di</strong> modo da poter sviluppare interpretazioni contro-egemoniche e generative<br />
contro l’illegalità sfrenata <strong>del</strong> capitalismo e la legge <strong>del</strong> più forte.<br />
87
LA STORIA,<br />
FONDAMENTO DEL FUTURO<br />
Lauretta Casadei<br />
(Consigliere <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>)<br />
isogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il<br />
“B futuro” questa frase <strong>del</strong>lo storico greco Tuci<strong>di</strong>de riassume il filo<br />
conduttore <strong>di</strong> tutte le iniziative che hanno caratterizzato la celebrazione<br />
<strong>del</strong> Centenario <strong>del</strong>la istituzione <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> e che cercheremo<br />
<strong>di</strong> descrivere cercando <strong>di</strong> riprodurre, più che i fatti, le emozioni.<br />
Il primo incontro con il centenario è avvenuto a Roma il 18 gennaio<br />
2019 nella cornice <strong>di</strong> Villa Miani, una <strong>del</strong>le più belle ville <strong>di</strong> Roma<br />
con il convegno “Futuro, Diritti e Globalizzazione asimmetrica”.<br />
In una <strong>del</strong>le sale è stata allestita una “Mostra fotografica/documentale”<br />
Il Notaio Lauretta Casadei<br />
Villa Miani, Roma<br />
sulla storia <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> e <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> in generale con flash sulla società<br />
civile, in modo da permettere a ciascun visitatore, prima <strong>di</strong> iniziare ad<br />
ascoltare le importanti relazioni <strong>di</strong> “conoscere il passato” e partecipare<br />
con una maggiore consapevolezza <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>l’evento.<br />
Le tavole rotonde <strong>del</strong> convegno sono state totalmente incentrate<br />
sul Futuro perché, in linea con quanto abbiamo già detto, la memoria<br />
deve rappresentare anche l’inizio <strong>di</strong> una nuova storia, che utilizzi l’esperienza<br />
per continuare ad evolversi e <strong>di</strong>ventare futuro.<br />
In particolare nella mattinata ciascun relatore ha esaminato, con <strong>di</strong>versa<br />
88
angolatura, il rapporto tra<br />
futuro, <strong>di</strong>ritti, tecnologia e<br />
globalizzazione, definita<br />
“asimmetrica” perché non sta<br />
garantendo la democrazia che<br />
aveva promesso, governata<br />
ormai da poteri economici e<br />
tecnologici concentrati in<br />
poche mani. Spunti sul futuro<br />
“<strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto” e “dei <strong>di</strong>ritti”,<br />
quin<strong>di</strong>, in un mondo sempre<br />
più globalizzato e in un<br />
momento in cui la realtà presente<br />
è superata con velocità<br />
sempre maggiore a causa<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo tecnologico ma<br />
anche dalla mentalità che si<br />
trasforma conseguentemente.<br />
In questo panorama<br />
una domanda è stata inevitabile:<br />
i Notai in questo contesto<br />
che ruolo svolgono e svolgeranno?<br />
Nelle relazioni <strong>del</strong>la tavola<br />
rotonda <strong>del</strong> pomeriggio alcune<br />
risposte e alcuni suggerimenti<br />
<strong>di</strong> Notai per i Notai perché il<br />
futuro e il cambiamento siano<br />
governati e non subiti.<br />
Ma le eccellenti relazioni,<br />
tutte contenute nel presente<br />
volume, non sarebbero riuscite<br />
da sole a testimoniare la<br />
parte celebrativa <strong>del</strong> convegno<br />
e <strong>di</strong> questo intenso anno. Per<br />
questo ogni evento è stato<br />
riprodotto sul sito www.cassanotariato.it<br />
a partire dal<br />
video introduttivo, realizzato<br />
sui temi <strong>del</strong>la tecnologia e<br />
globalizzazione, che suggerisce<br />
quale risposta alla sfida<br />
<strong>del</strong> futuro i valori da sempre<br />
<strong>di</strong>fesi dal <strong>Notariato</strong>.<br />
Tante iniziative sono state organizzate per rendere il giusto tributo a<br />
questo importante appuntamento e alcune sono ancora in corso. Abbiamo<br />
La tavola rotonda <strong>del</strong> mattino<br />
La tavola rotonda <strong>del</strong> pomeriggio<br />
89
Il video realizzato per il centenario<br />
La mostra documentale e fotografica<br />
<strong>del</strong> centenario<br />
già accennato alla mostra documentale<br />
e fotografica, riprodotta<br />
nelle prime pagine <strong>del</strong> volume,<br />
realizzata da una giovane Notaio<br />
con grafica moderna, in modo da<br />
consentire <strong>di</strong> avere una visione<br />
d’insieme e <strong>di</strong> “passeggiare”<br />
attraverso questi <strong>100</strong> <strong>anni</strong> osservandone<br />
le “tappe fondamentali,<br />
le sfide e i personaggi”. La mostra<br />
ha rappresentato il punto finale<br />
<strong>di</strong> tanti mesi <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> documenti<br />
rinvenuti soprattutto nei<br />
verbali <strong>del</strong> Consiglio <strong>di</strong><br />
Amministrazione <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, nei<br />
libri e<strong>di</strong>ti in occasione <strong>di</strong> ricorrenze<br />
importanti, come quelli per i<br />
50 e 90 <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> e per i 50<br />
<strong>anni</strong> <strong>del</strong> CNN. E’ stata inoltre<br />
arricchita da documenti, foto e<br />
ricor<strong>di</strong> personali con<strong>di</strong>visi da singoli<br />
colleghi La ricerca non è stata<br />
facile e forse andrebbe approfon<strong>di</strong>ta<br />
e ampliata a vantaggio <strong>del</strong>le<br />
generazioni future perché “La storia<br />
ci insegna a capire le <strong>di</strong>namiche<br />
<strong>del</strong> presente, a relativizzarne le<br />
problematiche e ad inserire i fatti<br />
all’interno <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> evoluzione<br />
continuo. Essa può essere la<br />
migliore maestra, a patto che la<br />
sua memoria sia sempre rinfrescata”.<br />
E per rinfrescare questa<br />
memoria siamo partiti dai padri<br />
fondatori <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, i Notai<br />
Antonio Russo Ajello e<br />
Giuseppe Micheli che attraverso<br />
le righe <strong>del</strong>la rivista “Il<br />
Notaro” hanno dato avvio ai<br />
<strong>di</strong>battiti sulla previdenza e sulla<br />
solidarietà professionale già dal<br />
1913, sei <strong>anni</strong> prima che con il<br />
Regio Decreto <strong>del</strong> 9/11/1919 n.<br />
2239 venisse approvato il testo istitutivo <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong>, nata per assistere con un assegno integrativo i Notai titolari<br />
<strong>di</strong> se<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagiate ma che poi assumerà anche finalità pensionistiche con<br />
90
il decreto legge n.1324 <strong>del</strong> 27 maggio 1923. Tutte le notizie riportate sono<br />
degne <strong>di</strong> nota ma particolare attenzione va prestata a quelle che riportano<br />
la testimonianza <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale<br />
(1943), la nascita <strong>del</strong>le Riviste per eccellenza, Rivista <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong> e Vita Notarile (1947), l’istituzione <strong>del</strong> Consiglio<br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> (1949) e <strong>del</strong>le prime scuole <strong>di</strong> <strong>Notariato</strong>, la<br />
commemorazione dei primi 50 <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> con i vecchi ritagli dei<br />
giornali e le foto <strong>del</strong>le personalità intervenute alla celebrazione, la<br />
Privatizzazione nel 1993 con la legge n.573 <strong>di</strong> <strong>del</strong>ega al Governo.<br />
Una particolare attenzione è riservata alla presenza <strong>del</strong>le<br />
donne, non numerose all’inizio ma presenti fin dal 1927. L’attuale<br />
femminilizzazione parte da una coraggiosa prima donna Notaio, Elisa<br />
Resignani, <strong>di</strong>venuta Notaio quando le donne non avevano ancora neanche<br />
<strong>di</strong>ritto al voto e prima <strong>di</strong> lei, dalla dottoressa A<strong>del</strong>e Pertici che ingaggiò<br />
una lunga battaglia legale perché le donne fossero ammesse nel<br />
<strong>Notariato</strong>.<br />
Una mostra per “Conoscere il passato”, un regalo <strong>di</strong> esperienza per tutti.<br />
E a proposito <strong>di</strong> regali non possiamo non segnalare il racconto ine<strong>di</strong>to,<br />
“Il mondo piccolo <strong>di</strong> un Notaio rurale” scritto dal Notaio Carlo Carosi<br />
ultimo contributo nel presente Volume, nel quale viene descritta<br />
attraverso la vita <strong>del</strong><br />
Notaio “Italo D.”e dei suoi<br />
<strong>di</strong>scendenti, la storia <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong> e <strong>del</strong>l’Italia in<br />
questi <strong>100</strong> <strong>anni</strong>.<br />
“Il regio Notaio Italo D. fu<br />
Alvaro era nato e cresciuto in<br />
un paese arroccato lungo una<br />
strada statale, poco lontano<br />
da un importante valico<br />
<strong>del</strong>l’Appennino. Un paese<br />
come tanti….” . Lo consigliamo<br />
perché anche questo racconto<br />
accompagna il lettore<br />
lungo la storia <strong>di</strong> questi <strong>100</strong><br />
<strong>anni</strong> con una minuziosa ricostruzione<br />
storica calata nella<br />
vita quoti<strong>di</strong>ana familiare e<br />
professionale <strong>di</strong> questo simpatico<br />
Notaio.<br />
Per il logo <strong>del</strong> centenario è<br />
stato indetto un concorso che è stato vinto da una studentessa <strong>del</strong> liceo<br />
artistico Felice Casorati <strong>di</strong> Novara: Alessia Albertin.<br />
Ci è sembrato importante e utile coinvolgere i giovani <strong>di</strong> settori lontani<br />
al <strong>Notariato</strong> per scoprire il loro punto <strong>di</strong> vista. Il risultato è stato sod<strong>di</strong>sfacente<br />
e nei lavori dei partecipanti abbiamo scoperto un inaspettato<br />
Da sinistra i Notai Antonio Caputo,<br />
Alessandro Corsi in rappresentanza <strong>del</strong><br />
Notaio Carlo Corsi, Alessandro de Donato<br />
e Giulia Proietti<br />
91
Da sinistra: il Preside <strong>del</strong> Liceo Artistico <strong>di</strong><br />
Novara “Felice Casorati”, Arch. Salvatore<br />
Palvetti, la studentessa Alessia Albertin,<br />
vincitrice <strong>del</strong> concorso per la realizzazione<br />
<strong>di</strong> un bozzetto per annullo filatelico e<br />
coniazione <strong>di</strong> una medaglia e il Presidente<br />
<strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, Notaio Mario Mistretta<br />
Il sondaggio SWG<br />
interesse alla nostra professione<br />
rappresentata spesso, nel logo<br />
vincitore, con penna e calamaio,<br />
simboli tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> una professione<br />
autorevole, resi attuali con<br />
computer e reti. A riprova <strong>di</strong><br />
quanto detto la spiegazione <strong>del</strong><br />
logo vincitore recita: ”La lente <strong>di</strong><br />
ingran<strong>di</strong>mento sottolinea l’importanza<br />
e la centralità <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>”. Il logo<br />
vincitore è stato riprodotto nella<br />
medaglia coniata dalla Zecca<br />
<strong>del</strong>lo Stato e nell’annullo<br />
postale effettuato il 18 gennaio<br />
2019. Per il 9 novembre, inoltre,<br />
è prevista una cerimonia per l’emissione<br />
<strong>del</strong> francobollo per il<br />
centenario, ulteriore importante<br />
simbolo da noi voluto e concesso<br />
dal MISE. In questa occasione<br />
sarà consegnato a tutti i presenti<br />
un Folder contenente il francobollo<br />
e la Busta Primo Giorno. Al<br />
convegno sono stati anche presentati<br />
i risultati <strong>di</strong> un sondaggio<br />
<strong>del</strong>la SWG sulla <strong>Cassa</strong> con interessanti<br />
riflessioni sul futuro<br />
<strong>del</strong>l’Ente.<br />
Ma oltre alle “testimonianze”<br />
dei documenti e all’importanza<br />
<strong>del</strong>le “cose” il valore <strong>di</strong> questi<br />
<strong>100</strong> <strong>anni</strong> è data dalle persone, dai<br />
Notai che hanno reso grande<br />
il <strong>Notariato</strong>. Per questo abbiamo<br />
voluto de<strong>di</strong>care una sezione <strong>del</strong><br />
convegno alla premiazione, consegnando<br />
il presente Volume e la<br />
Medaglia a quei Notai, o ai loro<br />
ere<strong>di</strong>, con un significato simbolico<br />
ben più alto <strong>del</strong> dono consegnato.<br />
E così abbiamo invitato sul palco<br />
gli ere<strong>di</strong> dei Notai Micheli e<br />
Ajello, padri <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, i Notai<br />
“centenari”, le prime donne<br />
Notaio elette in Consiglio<br />
92
<strong>Nazionale</strong> e in <strong>Cassa</strong>, i più<br />
giovani Notai d’Italia, i Notai<br />
che hanno contribuito alla<br />
preparazione <strong>del</strong> centenario, i<br />
Presidenti <strong>del</strong> Consiglio<br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, i<br />
Presidenti <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong><br />
<strong>Nazionale</strong> dalla sua privatizzazione.<br />
Una grande emozione vedere<br />
sul palco tutti insieme questi<br />
protagonisti <strong>del</strong>la<br />
nostra storia, rivivere con i<br />
loro commenti l’emozione e la<br />
responsabilità <strong>di</strong> aver condotto<br />
il <strong>Notariato</strong> nel corso degli<br />
<strong>anni</strong>, nei momenti <strong>di</strong> successo<br />
e in quelli <strong>di</strong> crisi. Le foto <strong>di</strong><br />
questa premiazione ma<br />
soprattutto le foto con tutti i<br />
presidenti valgono più <strong>di</strong> ogni<br />
commento, rappresentano la<br />
nostra storia nelle persone<br />
<strong>di</strong> coloro che hanno traghettato<br />
il <strong>Notariato</strong> fino<br />
ad oggi. E, con una attitu<strong>di</strong>ne<br />
controcorrente in un<br />
mondo che <strong>di</strong>mentica spesso<br />
<strong>di</strong> farlo, questa mi sembra<br />
l’occasione giusta per ringraziare<br />
questi uomini e<br />
donne che insieme hanno<br />
dato al <strong>Notariato</strong> una gran<strong>di</strong>ssima<br />
opportunità: quella <strong>di</strong><br />
essere ancora oggi tutori <strong>del</strong>la<br />
legalità.<br />
.”La <strong>Cassa</strong> …...rappresenta la<br />
sicurezza per i propri iscritti,<br />
la certezza <strong>del</strong> loro futuro,<br />
come ha <strong>di</strong>mostrato nei primi<br />
cento <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la sua esistenza<br />
osservando e dando corpo al<br />
patto intergenerazionale fondamento<br />
<strong>del</strong>la nostra<br />
Previdenza” (Notaio Prospero Mobilio) “un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> Previdenza efficiente<br />
e sostenibile, retto da un patto intergenerazionale che va mantenuto<br />
Il Presidente Mistretta con i Presidenti <strong>del</strong><br />
CNN Lombardo, D’Errico, Mariconda,<br />
Barone, Laurini e Piccoli<br />
Franco Di Mare e il Presidente Mistretta<br />
consegnano medaglia e volume ai<br />
Presidenti <strong>Cassa</strong> Mobilio e Attaguile<br />
93
Il Notaio Massimo Panvini Rosati nipote<br />
<strong>del</strong> Notaio A. Russo Ajello<br />
La figlia <strong>del</strong> Notaio centenario Giov<strong>anni</strong><br />
Del Gau<strong>di</strong>o<br />
e rafforzato e che si <strong>di</strong>stingue nel<br />
panorama <strong>del</strong>le Casse professionali<br />
per la qualità e la quantità<br />
dei servizi che eroga ai suoi iscritti”<br />
(Notaio Francesco Attaguile)<br />
“La <strong>Cassa</strong> è la nostra memoria<br />
storica, è l’ere<strong>di</strong>tà che ci è pervenuta<br />
dalle generazioni dei Notai che<br />
si sono succeduti per un secolo e i<br />
Notai hanno il dovere non solo<br />
istituzionale ma anche etico <strong>di</strong><br />
amministrarla con saggezza…”<br />
(Notaio Paolo Pedrazzoli) “I cento<br />
<strong>anni</strong> sono il luogo dove, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong><br />
ogni sapere tecnico, si sono unite<br />
una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> capacità che si<br />
sono fatte competenza profonda.<br />
Sono la lungimiranza, il riconoscimento<br />
<strong>del</strong> rischio e la sua mitigazione.<br />
…..Sono una storia <strong>di</strong><br />
futuro, il nostro futuro” (Notaio<br />
Mario Mistretta)<br />
“La <strong>Cassa</strong> in questi cento <strong>anni</strong> è<br />
stata amministrata con saggezza,<br />
prudenza e lungimiranza; sono<br />
state adottate tutte le misure volte<br />
ad assicurare l’equilibrio tra<br />
entrate contributive e spese per<br />
prestazioni pensionistiche ed è<br />
ottimamente patrimonializzata…<br />
….. Il nostro passato deve rappresentare<br />
la rampa <strong>di</strong> lancio da cui<br />
partire per <strong>di</strong>segnare il nostro<br />
futuro, per migliorare il nostro<br />
sistema previdenziale rendendolo<br />
più rispondente alle mutate esigenze<br />
e aspettative dei Notai……<br />
.”.(Notaio Francesco Giambattista<br />
Nardone)<br />
Ci è sembrato giusto concludere<br />
con le parole degli ultimi cinque<br />
Presidenti <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, dalle quali<br />
traspare la loro visione e il senso<br />
profondo <strong>di</strong> responsabilità nell’amministrare<br />
la <strong>Cassa</strong>. Mi piace<br />
aggiungere il ricordo <strong>del</strong> momento<br />
94
I Notai Maria Pantalone Balice, Flavia Pesce Mattioli e Matilde<br />
Atlante le prime consigliere <strong>di</strong> <strong>Cassa</strong> e CNN<br />
I giovani Notai Gabriele Scaglia e Greta Feroleto De Maria ricevono la<br />
medaglia e il volume <strong>del</strong> centenario<br />
I Notai Attaguile, Mobilio, Corsi, Buta, Mistretta, Montali, Simone, Nardone e il giornalista Franco Di Mare<br />
95
96<br />
finale <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong> 18 gennaio in cui tutti i componenti degli<br />
ultimi due CDA presieduti da Mario Mistretta sono stati da lui chiamati<br />
sul palco per ricevere il suo ringraziamento da estendere a tutti i<br />
CDA <strong>di</strong> questi <strong>100</strong> <strong>anni</strong> e all’intero staff dei <strong>di</strong>pendenti, nella consapevolezza<br />
che nessun Presidente avrebbe potuto ben amministrare né potrà<br />
farlo nel futuro senza una squadra competente, efficiente e collaborativa.
L’ASSOCIAZIONISMO E LE RETI:<br />
FUTURO DELLA PROFESSIONE<br />
NOTARILE?<br />
Paolo Broccoli<br />
(Notaio in Colognola ai Colli - Verona)<br />
Oggi il mondo notarile si trova a dover affrontare due sfide che viaggiano<br />
su livelli <strong>di</strong>versi, una tattica che investe i temi <strong>del</strong>la politica e una strategica<br />
che <strong>di</strong>pende dalle scelte in<strong>di</strong>viduali, che potrebbero convergere in una<br />
strategia comune, dei notai.<br />
La prima sfida è quella <strong>del</strong>la politica. E’ almeno un decennio che<br />
l’ideologia liberista si è tradotta in una serie <strong>di</strong> scelte politiche che hanno<br />
profondamente inciso sul mondo professionale, dall’abrogazione <strong>del</strong>le tariffe<br />
professionali a tutta una serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti che hanno cambiato ra<strong>di</strong>calmente<br />
il nostro modo <strong>di</strong> lavorare.<br />
Con l’abrogazione <strong>del</strong>le tariffe professionali, il mercato è <strong>di</strong>ventato selvaggio<br />
per tre motivi fondamentali, a cui ne va aggiunto un quarto che riguarda<br />
specificatamente il mondo notarile.<br />
Il primo motivo è che i contraenti forti hanno fatto valere la loro<br />
forza <strong>di</strong> mercato per cui le prestazioni professionali rese nei loro confronti<br />
sono crollate economicamente e questo ha creato spesso problemi anche <strong>di</strong><br />
abbassamento <strong>del</strong>la qualità.<br />
Il secondo motivo è la mancanza da parte <strong>del</strong>la maggioranza dei<br />
notai <strong>di</strong> conoscenze atte a costruire e comunicare “valore” relativo alla prestazione<br />
professionale in modo efficace al cliente, mancanza attribuibile al<br />
fatto che il notaio quale pubblico ufficiale non ritiene <strong>di</strong> dover “vendere” la<br />
propria professionalità. Questo perché i notai sono “tecnici” (bravissimi nel<br />
loro settore) abituati per decenni ad avere una tariffa nella quale era lo<br />
Stato a stabilire il compenso per la pubblica funzione. Pochissimi professionisti<br />
hanno nozioni <strong>di</strong> marketing o <strong>di</strong> comunicazione, <strong>di</strong> strategia <strong>di</strong> posizionamento<br />
nel mercato, sono tutti temi non previsti nel percorso professionale<br />
per <strong>di</strong>ventare notai ma che forse oggi <strong>di</strong>ventano fondamentali per esercitare<br />
la professione.<br />
Il terzo motivo è simmetrico al secondo, e riguarda le asimmetrie<br />
informative dei citta<strong>di</strong>ni acquirenti dei servizi notarili. Se un notaio non è<br />
in grado <strong>di</strong> comunicare il valore <strong>del</strong> proprio servizio, l’asimmetria informativa<br />
<strong>del</strong> citta<strong>di</strong>no acquirente dei servizi farà sì che spesso lui percepirà i servizi<br />
dei vari professionisti come in<strong>di</strong>fferenziati, quasi <strong>del</strong>le commo<strong>di</strong>ties, e<br />
quando si sceglie una commo<strong>di</strong>ty la scelta razionale <strong>del</strong> consumatore è principalmente<br />
fatta in base al prezzo.<br />
Il quarto motivo, peculiare <strong>del</strong> mondo notarile, è che molto spesso<br />
si arriva dal notaio dopo aver incontrato altri professionisti che sempre più<br />
spesso cercano <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>are anche l’opera professionale <strong>del</strong> notaio ad<strong>di</strong>rittura<br />
cercando <strong>di</strong> intervenire sui preventivi <strong>di</strong> spesa senza peraltro toccare<br />
i propri compensi, cercando, in altri termini, <strong>di</strong> offrire anche l’eventuale<br />
“sconto” sul compenso <strong>del</strong> notaio come propria opera professionale ben<br />
pagata.<br />
Il Notaio Paolo Broccoli<br />
97
98<br />
Come si esce da questa <strong>di</strong>namica?<br />
Va chiarito subito che, secondo chi scrive, la soluzione non è la reintroduzione<br />
<strong>del</strong>la tariffa, ma la declinazione in termini moderni <strong>del</strong> valore economico<br />
ed oggettivo <strong>del</strong>la prestazione: se il professionista vale è giusto che sia pagato<br />
per quello che vale e per quello che riesce a far percepire al suo cliente<br />
come valore <strong>del</strong>la sua opera. Dove i professionisti devono lavorare è, quin<strong>di</strong>,<br />
sulla comunicazione <strong>del</strong> loro valore e sulla <strong>di</strong>fferenziazione.<br />
In questa ottica credo sia fondamentale il ruolo <strong>del</strong>l’Or<strong>di</strong>ne che deve favorire<br />
innovazione e <strong>di</strong>fferenziazione qualitativa all’interno <strong>del</strong>le categoria. In<br />
primo luogo con i co<strong>di</strong>ci deontologici, da elaborare principalmente per favorire<br />
la <strong>di</strong>fferenziazione professionale sulla qualità e dare garanzie ai citta<strong>di</strong>ni<br />
che fruiscono dei servizi: questa dovrebbe essere prima <strong>di</strong> tutto la loro<br />
funzione sociale.<br />
Una <strong>di</strong>fferenziazione sulla qualità, che si nutre per forza <strong>di</strong> una<br />
comunicazione efficiente, è a vantaggio <strong>del</strong>l’intera categoria professionale,<br />
perché l’innovazione sarà presa a spunto da altri che proveranno a loro volta<br />
a migliorarla e questo in ultima analisi farà progre<strong>di</strong>re la categoria tutta<br />
(funzione maieutica <strong>del</strong>l’innovazione). Andare in senso contrario, oltre ad<br />
essere antistorico, costringerebbe tutte la categoria a competere esclusivamente<br />
sul prezzo e questo non può fare il bene <strong>del</strong>la categoria stessa.<br />
Veniamo alla seconda sfida: la rivoluzione <strong>di</strong>gitale. Questa è ancora<br />
più “<strong>di</strong>sruptive” <strong>di</strong> quella politica, perché non ha bisogno <strong>di</strong> leggi, passa<br />
sopra le teste <strong>del</strong>la politica e cambia le regole <strong>di</strong> mercato. Pensiamo a cosa<br />
è stato Uber per i tassisti oppure a cosa è stato immobiliare.it nel mondo<br />
immobiliare, o ancora Mutui online per i mutui o Moneyfarm per il settore<br />
<strong>del</strong> risparmio. Una volta nati, hanno per sempre alterato le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong><br />
questi settori.<br />
Immobiliare.it ha reso più fruibile e semplice la ven<strong>di</strong>ta e ricerca <strong>di</strong> immobili<br />
per i citta<strong>di</strong>ni, ma al tempo stesso ha interme<strong>di</strong>ato profondamente il settore<br />
per gli agenti immobiliari; Mutuionline.it ha reso semplice la comparazione<br />
dei tassi <strong>di</strong> interesse e <strong>del</strong>le offerte <strong>di</strong> mutui tra più banche per i citta<strong>di</strong>ni,<br />
ma ha spinto ad una concorrenza sui prezzi che ha ovviamente ridotto <strong>di</strong><br />
molto i margini <strong>del</strong> mondo bancario e lo stesso sta avvenendo nel mondo <strong>del</strong><br />
risparmio con Moneyfarm.it.<br />
Il mondo <strong>del</strong> <strong>di</strong>gitale corre velocissimo, a dei ritmi <strong>di</strong> cui noi professionisti<br />
non siamo consapevoli e quando ci accorgiamo <strong>del</strong>la novità spesso è<br />
già tar<strong>di</strong>.<br />
Ve<strong>di</strong>amo un esempio concreto: immobiliare.it. Il suo mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> business si<br />
struttura principalmente nell’offrire gratuitamente ai privati la possibilità<br />
<strong>di</strong> pubblicare annunci, incrementando così il portale, mentre lo stesso servizio<br />
è a pagamento per gli agenti immobiliari, che sono in ogni caso obbligati<br />
a usarlo perché la visibilità <strong>del</strong> portale è tale che altrimenti non fanno una<br />
pubblicità adeguata <strong>del</strong> bene. In sostanza immobiliare.it non è una vera e<br />
propria <strong>di</strong>sinterme<strong>di</strong>azione perché non elimina un interme<strong>di</strong>ario dal mercato,<br />
ma ne riduce solo i margini. Adesso però è arrivata Homepal.it, che al<br />
contrario può essere considerata come una vera e propria <strong>di</strong>sinterme<strong>di</strong>azio-
ne nel settore immobiliare, perché a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> immobiliare.it, prova ad<br />
eliminare gli operatori immobiliari dal mercato. Si tratta <strong>di</strong> una piattaforma<br />
online per la compraven<strong>di</strong>ta e l’affitto <strong>di</strong> immobili residenziali tra privati, un<br />
vero e proprio marketplace perché permette <strong>di</strong> arrivare fino alla chiusura<br />
<strong>del</strong>la transazione senza me<strong>di</strong>azione immobiliare.<br />
“Ma tanto noi siamo professionisti, questo a noi non può succedere”. Siamo<br />
proprio sicuri?<br />
In realtà stanno sorgendo alcuni portali, ad esempio dottori.it, che cercano<br />
<strong>di</strong> portare i meccanismi ormai da tutti utilizzati per scegliere un viaggio o<br />
un ristorante anche alla scelta <strong>del</strong> professionista.<br />
Come mai molte <strong>del</strong>le start up nel mondo professionale operano sul settore<br />
dei marketplace e <strong>del</strong>la comunicazione? La risposta è semplice: i professionisti<br />
hanno dei limiti molto rigorosi sulla comunicazione, per cui queste<br />
start up approfittano dei limiti dei professionisti per autoimporsi e cercare<br />
<strong>di</strong> occupare questi spazi.<br />
In sintesi alcune realtà <strong>di</strong>gitali cercano, in ogni caso, <strong>di</strong> occupare spazi <strong>del</strong>l’attività<br />
<strong>del</strong> professionista: o quello <strong>del</strong> posizionamento nei rapporti con la<br />
clientela oppure <strong>di</strong>rettamente quello dei servizi professionali sia offrendo<br />
<strong>di</strong>rettamente servizi non soggetti a riserva <strong>di</strong> legge sia trasformando il professionista<br />
in un subfornitore <strong>del</strong> servizio offerto dal portale.<br />
Come reagire a queste <strong>di</strong>namiche?<br />
In primo luogo a queste <strong>di</strong>namiche concorrenziali esterne si deve necessariamente<br />
reagire con gli stessi strumenti, altrimenti si è per forza perdenti,<br />
perciò <strong>di</strong>viene fondamentale che gli Or<strong>di</strong>ni consentano, con norme deontologiche<br />
liberali, ai professionisti <strong>di</strong> poter competere con i concorrenti esterni<br />
alla professione perché per regolare in modo troppo rigido il mercato interno<br />
ai fini <strong>del</strong> controllo si rischia <strong>di</strong> condannare i professionisti rispetto ai nemici<br />
esterni (che sono i più pericolosi perché spesso <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro ci sono multinazionali<br />
e gran<strong>di</strong> operatori finanziari).<br />
Come si reagisce alle sfide politiche e <strong>di</strong>gitali?<br />
Ci sono due modalità <strong>di</strong> reazione: una organizzativa e una <strong>di</strong>gitale.<br />
Per quanto riguarda quella organizzativa, in realtà in qualunque settore<br />
liberalizzato un operatore razionale reagisce aggregandosi, come ad esempio<br />
accaduto nel mondo bancario, quin<strong>di</strong> la razionalità vorrebbe che anche i<br />
professionisti andassero in questa <strong>di</strong>rezione, ma questo spesso non avviene<br />
perché tendono a far prevalere aspetti in<strong>di</strong>vidualistici rispetto a quelli strategici.<br />
Da un’aggregazione i professionisti avrebbero tutto da guadagnare,<br />
infatti sicuramente i singoli stu<strong>di</strong> da soli possono molto poco perché hanno<br />
minore forza economica ed know-how per poter competere con il <strong>di</strong>gitale e le<br />
sfide <strong>del</strong>la concorrenza.<br />
Le strade organizzative sono sostanzialmente due. La prima <strong>di</strong> queste<br />
riguarda la creazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> associazioni che consentano sinergie sia<br />
99
professionali che economiche. L’associazionismo si scontra però con la<br />
necessità <strong>di</strong> trovare equilibri economici sulla ripartizione <strong>del</strong> fatturato non<br />
sempre facili da gestire con la necessaria anche se minima cessione <strong>di</strong><br />
sovranità che spesso impe<strong>di</strong>sce o fa andare in crash le strutture stesse<br />
Oggi la maggioranza <strong>del</strong> notariato è composta da tantissime mona<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualistiche<br />
ed un associazionismo fatto nella maggioranza dei casi da associazioni<br />
legate a logiche tra<strong>di</strong>zionali, padri e figli, mariti e mogli, fratelli e<br />
cugini et similia, molto lontane da un’idea <strong>di</strong> moderno associazionismo.<br />
Questo tipo <strong>di</strong> organizzazione <strong>del</strong> notariato non è altro che il riflesso <strong>di</strong> un’epoca<br />
in cui, vigente la tariffa, la necessità <strong>di</strong> sinergie era molto poco avvertita<br />
dagli stu<strong>di</strong> notarili, ma oggi tutto è cambiato nel mondo notarile, per cui<br />
è naturale pensare a forme <strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong>verse, che favoriscano il contrario<br />
<strong>del</strong>l'in<strong>di</strong>vidualismo e cioè la rete e l'associazionismo.<br />
Eppure ogni volta che si parla <strong>di</strong> questi temi arrivano i timori, le<br />
obiezioni, si <strong>di</strong>ce che l'associazione non risolva nulla, che anzi costituirà una<br />
prevaricazione dei gran<strong>di</strong> sui piccoli, senza comprendere che questo fenomeno,<br />
ineluttabile, o lo si governa e favorisce, ed allora sarà maggiormente<br />
democratico, o lo si subisce ed allora sarà una vera e propria acquisizione.<br />
Il notariato nel futuro, secondo il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> chi scrive, è fatto da grosse<br />
associazioni su base territoriale che possono realizzare sinergie ed economie<br />
<strong>di</strong> scala, federate in reti <strong>di</strong> rilievo nazionale, perché l’associazionismo<br />
che ha maggiori prospettive strategiche è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori,<br />
come ad esempio non più <strong>di</strong> 4/5 stu<strong>di</strong> per <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> <strong>100</strong> notai ed in questo<br />
modo anche gli effetti sulla valorizzazione <strong>del</strong>la prestazione sarebbero<br />
rilevanti.<br />
Al contrario oggi la maggior parte <strong>del</strong>le strutture associative sono <strong>di</strong> tipo<br />
artigianale e non aziendale e questo non consente <strong>di</strong> potersi strutturare e<br />
fare quegli investimenti tecnologici e <strong>di</strong> formazione necessari. Gli stu<strong>di</strong> non<br />
dovrebbero essere composti da 2/3 professionisti, ma essere strutture da<br />
almeno 8/10 professionisti perché solo in questo modo si passa a <strong>di</strong>namiche<br />
aziendali, che consentono investimenti e stemperano le criticità che possono<br />
sorgere nelle strutture artigianali, garantendo agli associati un legittimo<br />
vantaggio competitivo.<br />
Gli stessi Or<strong>di</strong>ni dovrebbero favorire, anche deontologicamente, le<br />
associazioni perché i professionisti che fanno quel percorso <strong>di</strong> maturazione<br />
culturale che porta verso la cessione <strong>di</strong> sovranità devono poter fruire <strong>di</strong> un<br />
vantaggio competitivo.<br />
Ve<strong>di</strong>amo ora in concreto i vantaggi <strong>del</strong>l’associazione.<br />
In primo luogo un associazionismo territoriale ben fatto offrirebbe<br />
ai citta<strong>di</strong>ni/clienti un servizio più efficiente e qualitativamente elevato,<br />
determinato dal numero dei notai <strong>di</strong>sponibili nello stu<strong>di</strong>o e dall’incremento<br />
<strong>di</strong> know-how derivante dalla collaborazione tra gli stessi. Un altro effetto<br />
positivo <strong>del</strong>l’associazionismo è la razionalizzazione <strong>del</strong>le strutture e dei<br />
costi.. Da gran<strong>di</strong> associazioni si produrrebbero economie <strong>di</strong> scala molto rilevanti,<br />
razionalizzazioni dei costi che abbasserebbero il costo me<strong>di</strong>o per atto,<br />
<strong>100</strong>
aumentando l’utile marginale anche senza un aumento dei prezzi. Queste<br />
strutture più gran<strong>di</strong>, inoltre, potrebbero permettersi investimenti in professionisti<br />
<strong>del</strong> settore che consentirebbero <strong>di</strong> rendere davvero efficienti gli<br />
stu<strong>di</strong>, perché spesso il singolo non ha le <strong>di</strong>mensioni economiche ed il know<br />
how per poter procedere ad una razionalizzazione.<br />
Ovviamente l'associazionismo non può e non deve essere coatto, ma<br />
deve essere frutto <strong>di</strong> una libera scelta volontaria dettata dalla lungimiranza<br />
<strong>di</strong> chi crede nel progetto. Quello che potrebbero fare le istituzioni notarili è<br />
favorire lo sviluppo <strong>di</strong> queste strutture perché moderne e adeguate ai tempi.<br />
Ma non solo per questo, c’è un fondamento etico oltre che economico alla<br />
base <strong>del</strong>l’associazione: la rinuncia alla sovranità in<strong>di</strong>viduale per qualcosa <strong>di</strong><br />
più grande presuppone un processo <strong>di</strong> maturazione culturale, una rinuncia<br />
al proprio ego, che consentirà<br />
anche un legittimo vantaggio<br />
competitivo, derivante dalla<br />
sinergia, rispetto a coloro che,<br />
altrettanto legittimamente,<br />
questa scelta decidono <strong>di</strong> non<br />
fare.<br />
Strettamente connesso<br />
a questo vi è anche il tema, da<br />
non eludere, <strong>del</strong>la democraticità<br />
<strong>del</strong>le strutture associative.<br />
Oggi siamo in una situazione<br />
<strong>di</strong> mercato che consente ancora<br />
la creazione <strong>di</strong> strutture associative<br />
a base democratica perché<br />
le <strong>di</strong>namiche associative si<br />
esauriscono nella <strong>di</strong>alettica tra<br />
notai.<br />
Una struttura associativa<br />
democratica consente una<br />
crescita anche al collega giovane<br />
che ne fa parte , crescita però inscin<strong>di</strong>bilmente collegata al crescere <strong>del</strong>le<br />
sue responsabilità all’interno <strong>del</strong>la struttura. Fuori da questo schema il<br />
rischio è un’associazionismo verticale con notai partner e notai quasi- <strong>di</strong>pendenti<br />
e questo non è compatibile con la funzione notarile anche se , <strong>di</strong> fatto,<br />
esistono già alcune associazioni c.d. asimmetriche.<br />
I relatori <strong>del</strong>la tavola rotonda<br />
<strong>del</strong> pomeriggio<br />
Perché è ora il momento <strong>del</strong>le associazioni?<br />
Oggi il mercato interno ed esterno consente ancora la nascita <strong>di</strong> queste<br />
strutture, domani potrebbero aumentare le <strong>di</strong>fferenze tra professionisti o<br />
arrivare concorrenti esterni tali da renderle più complesse, perciò è oggi il<br />
momento <strong>di</strong> realizzarle.<br />
Una minima <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> ruolo in un’associazione all’inizio può essere anche<br />
ragionevole perché comunque l’ingresso in un’associazione consente al<br />
101
notaio <strong>di</strong> avere un vantaggio imme<strong>di</strong>ato. Ciò che conta è che all’interno <strong>del</strong>la<br />
struttura ci siano meccanismi meritocratici che consentano la crescita economica<br />
al crescere <strong>del</strong>le responsabilità.<br />
D’altronde gli atti oggi sono più complessi e fonte <strong>di</strong> potenziali<br />
responsabilità <strong>di</strong> quanto erano anche solo 15 <strong>anni</strong> fa. Oggi è tutto molto più<br />
complesso e richiede un livello <strong>di</strong> competenza che il singolo notaio fa molta<br />
fatica a raggiungere: il mercato chiede risposte rapide a problemi sempre<br />
più <strong>di</strong>fficili. Ed è <strong>di</strong> tutta evidenza che l’associazione, creando una sinergia<br />
<strong>di</strong> competenze, consente <strong>di</strong> risolvere questioni complesse in tempi più rapi<strong>di</strong>,<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versificare i servizi e tutto questo va nella giusta <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> ritrovare<br />
centralità agli occhi <strong>del</strong> cliente.<br />
Si andrà verso la “superspecializzazione", il notaio tuttologo one man show<br />
farà sempre più fatica .mentre l’associato potrà rimanere punto <strong>di</strong> riferimento<br />
<strong>del</strong> proprio cliente in ogni materia attraverso la propria associazione.<br />
La reazione all’omologazione<br />
L'associazionismo è anche un elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione. Nella categoria<br />
dei notai c’è chi pensa che i notai non debbano <strong>di</strong>fferenziarsi Ma, come già<br />
detto , la competenza elevata <strong>di</strong> tutti i notai tende a trasformarsi in un ostacolo<br />
alla giusta remunerazione.<br />
Negli ultimi vent’<strong>anni</strong> il messaggio che si è voluto dare all'esterno è<br />
che i notai ed i loro atti sono tutti uguali, oltretutto questo è anche confermato<br />
dalla bassa percentuale <strong>di</strong> contenzioso, anche se crescente, per cui il<br />
messaggio si è se<strong>di</strong>mentato nell'immaginario collettivo. Il citta<strong>di</strong>no che compra<br />
i nostri servizi standard ritiene con qualche fondamento dal suo punto<br />
<strong>di</strong> vista che i notai siano tutti uguali. Se tutti i notai sono egualmente bravi<br />
valgono lo stesso e quin<strong>di</strong> io consumatore vado dal meno caro. Già oggi questo<br />
non è vero, ogni notaio ha un rapporto <strong>di</strong>verso con il proprio cliente e<br />
molti già oggi scelgono con altri criteri che non è il solo compenso.<br />
Sicuramente la comunicazione <strong>del</strong>la complessità <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong> notaio<br />
potrebbe già bastare a mo<strong>di</strong>ficare questa percezione ma bisogna operare<br />
anche nella <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fferenziazione in quanto escluso il ritorno alla<br />
tariffa che appartiene alla speranza e non alla realtà, occorre cercare qualcos’altro<br />
per rompere questo stallo. La <strong>di</strong>fferenziazione deve essere intesa<br />
come un modo più moderno ed adeguato al mercato <strong>di</strong> erogare il servizio e<br />
<strong>di</strong> gestire il cliente, per fare questo bisogna investire in formazione <strong>del</strong> personale<br />
e dei notai e nella comunicazione <strong>del</strong> nostro valore professionale.<br />
Ed è <strong>di</strong> tutta evidenza che un processo <strong>del</strong> genere possa essere realizzato<br />
in modo più efficace in una struttura associativa per due motivi fondamentali:<br />
il fatturato <strong>di</strong> una struttura associativa consente investimenti<br />
formativi, strategici e tecnologici e all’interno <strong>del</strong>l’associazione ci sono <strong>di</strong>verse<br />
competenze ed è molto più facile de<strong>di</strong>care risorse ad hoc al tema <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fferenziazione<br />
anche sfruttando il <strong>di</strong>gitale.<br />
E riprendendo quanto sopra già anticipato la creazione ed il successo<br />
<strong>di</strong> un’associazione <strong>di</strong>pende anche dalla cessione <strong>di</strong> sovranità.<br />
Il notaio è abituato ad esser il dominus assoluto <strong>del</strong> suo stu<strong>di</strong>o, l’associazio-<br />
102
ne mette in crisi questo dogma. Associarsi significa con<strong>di</strong>videre ma anche<br />
accettare che ci sia qualcuno più bravo <strong>di</strong> noi a fare qualcosa, ecco che <strong>di</strong>venta<br />
fondamentale il tema <strong>del</strong>le <strong>del</strong>eghe interne che se viste in un’ottica<br />
costruttiva generano un vantaggio, dove ognuno viene valorizzato per le sue<br />
migliori attitu<strong>di</strong>ni.<br />
Quando tre <strong>anni</strong> fa ci eravamo associati con Alessia Fabbri la mia socia prematuramente<br />
scomparsa la <strong>del</strong>ega per l’organizzazione interna <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o era<br />
<strong>di</strong> esclusiva competenza sua, e per me nonostante avessi molti <strong>anni</strong> in più<br />
<strong>di</strong> notariato, era naturale seguire le sue <strong>di</strong>rettive sul tema, semplicemente<br />
perché era la più brava a fare quel lavoro, io avevo altri compiti come la formazione<br />
e la comunicazione.<br />
Il vantaggio <strong>di</strong> un’associazione moderna è proprio quello <strong>di</strong> valorizzare le<br />
peculiarità <strong>di</strong> ciascuno nell’interesse comune, con un corretto sistema <strong>di</strong><br />
<strong>del</strong>eghe interne in cui ognuno trovi la realizzazione <strong>del</strong>le sue attitu<strong>di</strong>ni.<br />
Le reti<br />
In aggiunta alle associazioni territoriali ma anche in alternativa per chi proprio<br />
non riesce a <strong>di</strong>videre lo stu<strong>di</strong>o altro strumento che può sicuramente<br />
essere usato oggi nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> efficientamento e <strong>di</strong>minuzione dei costi<br />
è la rete tra professionisti.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo che lo stesso legislatore con il Jobs Act <strong>del</strong>le professioni ha previsto<br />
espressamente la possibilità <strong>di</strong> costituire reti tra professionisti, che<br />
potrebbe essere intesa come non limitata ai soli appalti pubblici.<br />
Il contratto <strong>di</strong> rete, che nasce proprio dalla necessità <strong>di</strong> coniugare l'in<strong>di</strong>vidualismo<br />
tipico <strong>del</strong>le PMI italiane con le esigenze dettate dalla globalizzazione,<br />
potrebbe essere lo strumento da adattare al nostro mondo per coniugare<br />
sinergie ed autonomia, in modo da non privarsi <strong>del</strong>la propria soggettività<br />
ma per fruire dei vantaggi <strong>del</strong>la sinergia.<br />
Quali sono i vantaggi <strong>del</strong>la rete rispetto ad una struttura associativa<br />
tra<strong>di</strong>zionale?<br />
In primo luogo la flessibilità. La rete consente <strong>di</strong> fare sinergie in settori strategici<br />
per i professionisti senza dover scontare le <strong>di</strong>fficoltà <strong>del</strong>le associazioni<br />
tra<strong>di</strong>zionali in materia <strong>di</strong> conflitti economici e <strong>di</strong> sovranità, e già oggi molti<br />
notai stanno provando a sperimentare l’esperienza <strong>del</strong>la rete con ottimi<br />
riscontri.<br />
Per costruire una rete che sia un progetto solido bisogna partire da<br />
valori con<strong>di</strong>visi, da comunicare poi in modo efficace per creare unione tra<br />
coloro che appartengono alla rete e <strong>di</strong>fferenziazione <strong>di</strong> qualità nella categoria<br />
professionale.<br />
La rete può essere anche uno strumento prodromico a creare una<br />
struttura associativa, perché se si lavora assieme e si con<strong>di</strong>vidono per un<br />
certo periodo valori e strategie sarà molto più facile poi fare il percorso verso<br />
l’associazionismo e questo non può che essere un bene per la categoria.<br />
Tanto l’associazionismo che la rete possono essere strumenti fondamentali<br />
per investire nel settore strategico per il futuro <strong>del</strong>la professione: il<br />
103
I partecipanti alla tavola rotonda: “Quale futuro, quali servizi, per quali Notai”<br />
<strong>di</strong>gitale.<br />
Seppur non è questa la sede per approfon<strong>di</strong>re il tema, come meriterebbe,<br />
teniamo solo presente che ben presto <strong>di</strong>venteranno clienti i “nativi <strong>di</strong>gitali”<br />
e a quel punto bisognerà essere capaci <strong>di</strong> intercettare le loro esigenze nel<br />
<strong>di</strong>gitale e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarle utilizzando anche strumenti <strong>di</strong>gitali, in caso contrario<br />
semplicemente per loro non esisteremo e la domanda <strong>di</strong> servizi professionali<br />
rischierà <strong>di</strong> essere assorbita da altri competitor.<br />
Perciò l’innovazione, che apparentemente è una scelta, è in realtà<br />
un percorso obbligato per la categoria. Non c’è cosa più pericolosa che continuare<br />
a fare le cose come sono sempre state fatte.<br />
Alla sfida <strong>del</strong> <strong>di</strong>gitale si deve rispondere con le stesse armi dei competitors<br />
esterni perché solo offrendo un servizio altrettanto efficace potremo<br />
reggere la sfida.<br />
Ben vengano quin<strong>di</strong> le iniziative professionali volte a creare portali <strong>di</strong>gitali<br />
che offrano gli stessi servizi <strong>di</strong> alcuni dei nostri competitors esterni e quando<br />
mi sono occupato <strong>del</strong> tema nella commissione innovazione <strong>del</strong> consiglio<br />
nazionale <strong>del</strong> notariato ho fatto le mie proposte proprio in questa <strong>di</strong>rezione.<br />
Ciò che bisogna fare è essere coraggiosi ad innovare. Puntando sulle<br />
associazioni, sui valori <strong>di</strong>fferenzianti, sulla superspecializzazione e sulla<br />
relazione con le persone utilizzando anche gli strumenti <strong>di</strong>gitali, se sapremo<br />
farlo in modo efficace sono convinto che il futuro ci sorriderà.<br />
Siccome il tempo scorre costantemente, innovare è l’unico modo per restare<br />
contemporanei.<br />
104
LA “FONDAZIONE” PER<br />
IL NOTARIATO DEL FUTURO<br />
Alessandro Corsi<br />
(Consigliere <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> - Vice Presidente <strong>del</strong>la Fondazione Italiana <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>)<br />
Il tema <strong>del</strong> Notaio <strong>del</strong> futuro non può prescindere dall’interrogarsi sul ruolo<br />
<strong>del</strong>la Fondazione Italiana <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, la quale è stata costituita per promuovere<br />
iniziative idonee a migliorare le qualità professionali e culturali dei<br />
notai, non in modo corporativo, ma con la finalità <strong>di</strong> garantire i <strong>di</strong>ritti <strong>del</strong><br />
citta<strong>di</strong>no.<br />
In questa prospettiva va letta l'indagine che la Fondazione conduce<br />
sul ruolo <strong>del</strong> notaio, tesa a valorizzarne la funzione. Questa indagine, recentemente,<br />
si è particolarmente soffermata sul fenomeno, evidente agli occhi<br />
<strong>del</strong> giurista, <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> monismo legislativo e <strong>del</strong>l’emergere <strong>del</strong> pluralismo<br />
<strong>del</strong>le fonti.<br />
L’affermazione <strong>del</strong>lo Stato come unica fonte <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto, nata con la rivoluzione<br />
francese, dalla seconda metà <strong>del</strong> secolo scorso va perdendo forza a vantaggio<br />
<strong>di</strong> una concezione pluralista <strong>del</strong>le fonti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />
In tal senso si osservano una serie <strong>di</strong> fenomeni che hanno messo in crisi la<br />
primitiva concezione: l’attuazione dei dettati costituzionali, il sorgere <strong>del</strong>le<br />
Regioni; il nascere <strong>del</strong>la legislazione europea e le sentenze <strong>del</strong>la Corte <strong>di</strong><br />
Giustizia; la globalizzazione; l'affermarsi <strong>del</strong>le figure alternative <strong>di</strong> risoluzione<br />
<strong>del</strong>le controversie, <strong>di</strong> natura privatistica (arbitrato - ADR) - le prassi<br />
<strong>del</strong> commercio internazionale; l'attività <strong>del</strong>la Autorità In<strong>di</strong>pendenti,<br />
tutto ciò ha favorito l'affermarsi <strong>del</strong>la concezione pluralista <strong>del</strong>le fonti <strong>del</strong><br />
<strong>di</strong>ritto, alla quale si è accompagnato il <strong>di</strong>ffondersi <strong>del</strong>la visione <strong>del</strong> giu<strong>di</strong>ce<br />
non più quale esegeta, applicatore <strong>del</strong>la legge in base a mere deduzioni sillogistiche,<br />
ma quale inventore (da invenire - ricercare) e quin<strong>di</strong> creatore<br />
<strong>del</strong>la norma.<br />
La stessa evoluzione si può osservare nell’attività <strong>del</strong> notaio: la giurisprudenza<br />
sulla responsabilità giuri<strong>di</strong>ca <strong>del</strong> notaio ci ha ormai da <strong>anni</strong><br />
insegnato che il notaio non è un mero documentatore, ma è responsabile <strong>del</strong>l'interpretazione<br />
da lui scelta tra le tante possibili.<br />
La recente ricerca <strong>del</strong>la Fondazione dal Titolo "Crisi <strong>del</strong>la legge e produzione<br />
privata <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto" curata da Massimo Palazzo e dal Prof. Giuseppe<br />
Conte, ha avuto ad oggetto proprio il tema <strong>del</strong> pluralismo <strong>del</strong>le fonti.<br />
Va riba<strong>di</strong>to il prevalente ruolo che la legge ha in una società complessa<br />
quale la nostra; ma occorre recuperare quel pluralismo giuri<strong>di</strong>co che è rimasto,<br />
per troppi aspetti, un <strong>di</strong>segno sepolto nel testo costituzionale.<br />
Da tale contesto emerge l’attività <strong>del</strong> notaio quale artefice <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto, al pari<br />
dei giu<strong>di</strong>ci, ma in maniera preventiva, interprete e non semplice documentatore.<br />
Da decenni ormai il notaio non è più quel mero <strong>di</strong>ligente certificatore <strong>di</strong>pinto<br />
nella legge <strong>del</strong> 1913, e a cui farebbe pensare la collocazione sistematica <strong>del</strong><br />
co<strong>di</strong>ce civile <strong>del</strong> '42; egli è invece un fine interprete <strong>del</strong>la legge, e come tale<br />
creatore <strong>di</strong> regole nel mondo <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto.<br />
Il Notaio Alessandro Corsi<br />
105
106<br />
E ciò in forza <strong>di</strong> una prassi negoziale che non nasce dall'attività <strong>di</strong> un singolo<br />
soggetto, ma da una evoluzione <strong>di</strong> pensiero <strong>del</strong>la categoria notarile, che, con<br />
<strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong>, in maniera non subitanea, ma riflettuta, si orienta ad accogliere<br />
determinate figure giuri<strong>di</strong>che, avallandole con la sua competenza.<br />
Per dare al <strong>di</strong>scorso quella concretezza che si ad<strong>di</strong>ce ad un pratico, ricorderò<br />
figure negoziali che sono state piegate a nuove esigenze, quali la permuta <strong>di</strong><br />
cosa presente con cosa futura, le servitù <strong>di</strong> non e<strong>di</strong>ficare onde <strong>di</strong>sciplinare le<br />
cessioni <strong>di</strong> cubatura, figure nuove, talvolta poi fatte proprie dal legislatore,<br />
quali i contratti <strong>di</strong> affidamento fiduciario, i vincoli <strong>di</strong> destinazione, il rent to<br />
buy.<br />
Una menzione particolare meritano le massime notarili, che molti consigli<br />
notarili e comitati inter<strong>di</strong>strettuali perio<strong>di</strong>camente emanano, che sono la<br />
più compiuta espressione <strong>del</strong> formarsi <strong>di</strong> un pensiero notarile comune; esse<br />
non sono soltanto l'opinione <strong>di</strong> stimata dottrina, ma godono <strong>del</strong> supporto <strong>del</strong>l'esperienza<br />
pratica, che ne fa un autorevole esempio <strong>del</strong>la c.d "soft law".<br />
Tirando la fila <strong>di</strong> quanto si è detto fin qui e tornando alla domanda iniziale:<br />
"quale futuro, quali servizi, per quali notai” la prima risposta <strong>del</strong>la<br />
Fondazione <strong>del</strong> notariato è <strong>di</strong> supporto all’immagine <strong>del</strong> notariato, come<br />
categoria <strong>di</strong> autorevoli giuristi e <strong>di</strong> veicolo <strong>di</strong> tale realtà al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffonderla<br />
nel mondo <strong>del</strong>l'Accademia, <strong>del</strong>la politica e <strong>del</strong>la società civile.<br />
Il notaio che immaginiamo per il futuro è un notaio sempre più colto e professionalmente<br />
preparato, sempre più aggiornato e in grado <strong>di</strong> rispondere<br />
alle richieste dei citta<strong>di</strong>ni e <strong>del</strong>le imprese, e cioè in grado <strong>di</strong> rispondere alle<br />
esigenze <strong>del</strong>la società in cui vive.<br />
In questa <strong>di</strong>rezione si muove fin dal suo sorgere l'attività <strong>del</strong>la Fondazione.<br />
Il mondo <strong>del</strong>la cultura notarile deve muoversi nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> supportare<br />
il notaio per essere non solo dominus <strong>del</strong>l'atto che egli è chiamato a re<strong>di</strong>gere,<br />
ma dominus <strong>del</strong>l'operazione economica in cui l'atto si colloca.<br />
Questo consentirebbe <strong>di</strong> ribaltare la tendenza, propria <strong>di</strong> altre professioni,<br />
a rivolgersi al notaio quando le soluzioni dei problemi sono già state<br />
effettuate senza possibilità, a quel punto, <strong>di</strong> percorrere strade e scelte <strong>di</strong>verse.<br />
E’ ancora da osservare come la pubblica funzione che caratterizza l'attività<br />
notarile richieda che i citta<strong>di</strong>ni possano rivolgersi al notaio (o, meglio, richiedere<br />
il servizio notarile) qualunque sia il campo <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto interessato; nel<br />
momento attuale pare opportuno incentivare l'associazione fra notai, i quali<br />
potrebbero approfon<strong>di</strong>re ciascuno un determinato settore, per fornire risposte<br />
sempre più imme<strong>di</strong>ate e <strong>di</strong> eccellenza. In linea con questo scopo nel presente<br />
e nel futuro <strong>del</strong> notaio ve<strong>di</strong>amo anche il c.d. Welfare innovativo o attivo<br />
(e lungimirante): con questo termine, caro all’attuale Presidente <strong>del</strong>la<br />
<strong>Cassa</strong> Mario Mistretta, vogliamo intendere un Welfare teso più che a sostenere<br />
associati in <strong>di</strong>fficoltà (come il nostro assegno <strong>di</strong> integrazione), a favorire<br />
un migliore e più proficuo esercizio <strong>del</strong>la professione.<br />
In altre parole un intervento teso non a soccorrere il notaio che sia<br />
venuto a trovarsi in <strong>di</strong>fficoltà economica, ma a fornire gli strumenti per renderlo<br />
più competititivo e ad evitare che possa venire a trovarsi in <strong>di</strong>fficoltà.
E’ evidente che tale tema chiami in causa soprattutto la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong> e la Fondazione che, in effetti, hanno effettuato un primo esperimento<br />
in questo senso offrendo al notariato italiano la possibilità <strong>di</strong> frequentare<br />
un seminario <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>le tecniche <strong>di</strong> accesso ai fon<strong>di</strong> comunitari<br />
europei.<br />
Recentemente, inoltre, la Fondazione, sempre in collaborazione con la<br />
<strong>Cassa</strong>, si è aggiu<strong>di</strong>cata un bando <strong>di</strong> ricerca <strong>del</strong>la Commissione Europea per<br />
lo sviluppo <strong>del</strong>la lingua giuri<strong>di</strong>ca comune nell'ambito giu<strong>di</strong>ziario europeo,<br />
me<strong>di</strong>ante la formazione <strong>di</strong> formatori (notai e magistrati) che poi svolgeranno<br />
il ruolo <strong>di</strong> docenti <strong>del</strong>la lingua giuri<strong>di</strong>ca inglese nei confronti dei propri colleghi.<br />
Ciò non significa l'abbandono <strong>del</strong>l'istituzione <strong>del</strong>l'assegno <strong>di</strong> integrazione<br />
(che costituisce la prima pietra <strong>del</strong> nostro e<strong>di</strong>ficio assistenziale/previdenziale)<br />
o <strong>di</strong> altre forme <strong>di</strong> assistenza attualmente in vigore, ma un'apertura<br />
verso un settore nuovo <strong>di</strong> intervento.<br />
Dovrà trattarsi <strong>di</strong> attività che muovendo sul piano culturale e <strong>del</strong>la formazione,<br />
forniscano occasioni <strong>di</strong> perfezionamento <strong>del</strong>l'attività <strong>del</strong> notaio, a<br />
beneficio <strong>di</strong> tutti gli appartenenti alla categoria.<br />
Mi piace accennare ad un progetto in <strong>di</strong>scussione in questi giorni nel Cda<br />
<strong>del</strong>la Fondazione e <strong>del</strong> Consiglio nazionale <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> (nello specifico<br />
<strong>del</strong>la Commissione Accesso): mi riferisco all'aiuto da offrire ai futuri notai<br />
nella preparazione al concorso, me<strong>di</strong>ante la costituzione <strong>di</strong> un'apposita scuola,<br />
in collaborazione con le attuali scuole dei Consigli Notarili.<br />
Da ultimo, vorrei ricordare il recentissimo accordo tra la<br />
Fondazione e l'Accademia <strong>del</strong>la Crusca, teso a <strong>di</strong>ffondere nel mondo <strong>del</strong><br />
notariato un uso <strong>del</strong>la lingua italiana che rinnovi le tralaticie, e talvolta un<br />
pò astruse, formule dei nostri atti, che forse non sono in linea con la figura<br />
<strong>di</strong>namica attuale <strong>del</strong> notaio essendo convinti che un uso corretto e snello<br />
<strong>del</strong>la lingua possa, anch'esso, concorrere a dare un contributo alla cultura<br />
giuri<strong>di</strong>ca che, come abbiamo detto dovrà essere uno degli aspetti che il<br />
notaio <strong>del</strong> futuro dovrà curare.<br />
Da destra i Notai: Buta, Corsi, Dello Russo, Nigro, Ghiglieri, Moran<strong>di</strong> e Marcoz<br />
107
WELFARE DEL SAPERE<br />
E SPECIALIZZAZIONE DEL NOTAIO<br />
Tommaso Del Freo<br />
(Notaio in Firenze)<br />
Il Notaio Tommaso Del Freo<br />
Quando si affronta il tema <strong>del</strong>la specializzazione <strong>di</strong> un professionista, è<br />
necessario preliminarmente definirne i contorni e valutarne le modalità<br />
<strong>di</strong> attuazione. Se, infatti, l’acquisto <strong>di</strong> competenze specifiche e settoriali permette<br />
<strong>di</strong> ritagliarsi spazi <strong>di</strong> lavoro a “concorrenza ridotta”, spesso tale fenomeno<br />
si accompagna all’abbandono <strong>del</strong>la competenza generica; è innegabile,<br />
infatti, che la cifra <strong>del</strong>la modernità sia la complessità e che tale complessità<br />
abbia bisogno <strong>di</strong> strumenti nuovi per essere compresa e affrontata: tutto sta<br />
nell’in<strong>di</strong>viduare quelli corretti.<br />
Nel caso <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> italiano, il tema <strong>del</strong>la specializzazione deve<br />
essere declinato alla luce <strong>del</strong>le peculiarità <strong>del</strong> nostro sistema in cui il Notaio<br />
è un pubblico ufficiale nell’esercizio <strong>di</strong> funzioni che vengono svolte con organizzazione<br />
<strong>di</strong> mezzi propri. Il Notaio è chiamato a dare alle pattuizioni private<br />
la forza <strong>di</strong> legge su espressa <strong>del</strong>ega <strong>del</strong>lo Stato che affida allo stesso tale<br />
prerogativa pubblicistica sul presupposto, verificato dal concorso, che il<br />
livello <strong>di</strong> cultura giuri<strong>di</strong>ca <strong>del</strong>lo stesso sia alto, si rivolga in<strong>di</strong>fferentemente<br />
a tutti gli atti che gli possano essere richiesti, e venga svolto in qualunque<br />
parte <strong>del</strong>la nazione in cui ce ne sia bisogno.<br />
Se, quin<strong>di</strong>, sviluppiamo il tema <strong>del</strong>la specializzazione <strong>del</strong> notaio italiano<br />
sulla base <strong>del</strong>le elementari considerazioni sopra svolte, risulta <strong>del</strong> tutto evidente<br />
che il mantenimento <strong>del</strong>la <strong>del</strong>ega <strong>del</strong>lo Stato e <strong>del</strong>le prerogative <strong>di</strong><br />
pubblico ufficiale sussistono (o lo dovrebbero) fintanto che il notai assicuri<br />
in ogni parte <strong>del</strong>lo “stivale” la possibilità che il citta<strong>di</strong>no acceda ad un servizio<br />
giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> alta qualità ed avente ad oggetto tutti gli atti <strong>di</strong> cui l’utenza<br />
possa aver bisogno 1 .<br />
Si comprende, quin<strong>di</strong>, che la specializzazione debba essere intesa come<br />
capacità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re tematiche complesse senza la per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>la competenza<br />
generica; come capacità <strong>di</strong> interpretare la complessità <strong>di</strong> situazioni<br />
particolari senza perdere <strong>di</strong> vista il fatto che le stesse sono pur sempre<br />
espressione <strong>di</strong> un fenomeno più generale.<br />
Un’ulteriore riflessione da svolgere è quella <strong>di</strong> comprendere se la<br />
necessità <strong>del</strong>la specializzazione sia questione che interessi solo il singolo<br />
professionista o se, invece, la stessa sia un problema collettivo, <strong>di</strong> categoria.<br />
La prima risposta ovviamente sarebbe quella <strong>di</strong> <strong>del</strong>egare a ciascuno l’onere<br />
<strong>di</strong> <strong>del</strong>ineare i confini <strong>del</strong> proprio sapere sul presupposto, anche questo da<br />
verificare, che solo su quest’ultimo ricadranno le conseguenze <strong>del</strong>le proprie<br />
scelte; se l’affermazione rispondesse al vero, sarebbe innegabile propendere<br />
per la soluzione appena <strong>del</strong>ineata; ma ogni sistema or<strong>di</strong>nistico vede convivere<br />
le capacità <strong>del</strong> singolo con la fiducia che la collettività ripone nella cate-<br />
1 Diversamente in Olanda dove l’abolizione <strong>del</strong> numero chiuso ha portato il notariato locale<br />
ad adottare la soluzione <strong>del</strong>la “settorialità” degli stu<strong>di</strong> notarili la cui competenza è limitata ed<br />
esclusiva a determinate materie.<br />
108
goria generalmente intesa. Una categoria che non merita la fiducia <strong>del</strong>la collettività<br />
affonda solitamente anche il migliore dei professionisti, così come<br />
una categoria efficiente e stimata riuscirà a tollerare anche l’esistenza <strong>di</strong><br />
casi isolati <strong>di</strong> incompetenza.<br />
Se questo è vero, si comprende come il tema <strong>del</strong>la specializzazione sia un<br />
tema non solo e soltanto <strong>del</strong> singolo ma anche una esigenza <strong>del</strong>l’intera categoria.<br />
E’ proprio in questa ottica che è possibile affrontare il tema in oggetto<br />
e comprendere perché lo stesso venga svolto nell’ambito <strong>di</strong> una giornata<br />
<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento sui temi <strong>del</strong> welfare <strong>di</strong> categoria interrogandosi, intelligentemente,<br />
su quale sia la connessione tra specializzazione <strong>del</strong> professionista<br />
e prestazioni assistenziali <strong>di</strong> una cassa privata <strong>di</strong> previdenza.<br />
Credo che la risposta sia nella necessità <strong>di</strong> introdurre un concetto<br />
nuovo, “innovativo”, <strong>di</strong> Welfare: il “welfare <strong>del</strong> sapere”; un welfare basato su<br />
un <strong>di</strong>ritto soggettivo alla formazione e alla specializzazione come soluzione<br />
<strong>di</strong> continuità per garantire e mantenere inalterate competenze, red<strong>di</strong>ti e<br />
flussi <strong>di</strong> lavoro. Non è più il tempo in cui le casse <strong>di</strong> previdenza impegnino<br />
le proprie risorse per erogare in favore dei propri iscritti somme <strong>di</strong> denaro a<br />
fondo perduto, ma è il tempo in cui le stesse si adoperino perché questi ultimi<br />
possano sempre meglio competere in un mondo globalizzato, complesso,<br />
in continuo <strong>di</strong>venire, dove il singolo tende a sparire e dove le formazioni<br />
aggregate e i gran<strong>di</strong> operatori economici dettano le regole.<br />
Tale Welfare va inteso come <strong>di</strong>ritto alla conoscenza continuativa lungo tutto<br />
l’arco <strong>del</strong>la vita professionale per far fronte alle sfide poste dai nuovi saperi<br />
e dalle nuove tecnologie; la con<strong>di</strong>visione <strong>del</strong> sapere può essere il tessuto connettivo<br />
tra le <strong>di</strong>verse anime e generazioni <strong>del</strong>la professione perché tutti, a<br />
loro modo e per <strong>di</strong>verse ragioni, hanno lacune verso la <strong>di</strong>rezione che prende<br />
il mondo.<br />
Come, quin<strong>di</strong>, attuare questo “welfare <strong>del</strong> sapere”? In concreto,<br />
volendo affrontare la problematica come esigenza <strong>di</strong> categoria, al fine <strong>di</strong> permettere<br />
a tutti la migliore e più facile modalità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento non<br />
lasciando in<strong>di</strong>etro nessuno, serve istituire una Scuola Superiore <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong> che non sia rivolta solo alla formazione degli aspiranti notai, ma<br />
sia l’ente <strong>di</strong> formazione principale dei notai in esercizio.<br />
La Scuola Superiore <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> (SSN), come espressione <strong>del</strong>la fondazione<br />
italiana <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, (e quin<strong>di</strong> espressione paritetica degli organismi istituzionali<br />
<strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> italiano) deve accentrare ogni aspetto <strong>del</strong>la formazione<br />
e <strong>di</strong>vulgazione notarile.<br />
La SSN, abbandonando la logica <strong>del</strong> convegno (salvo per finalità <strong>di</strong> contatto<br />
con l’accademia e le altre professioni) deve organizzare corsi, seminari,<br />
master <strong>di</strong> alto profilo tenuti da docenti <strong>di</strong> chiara fama. Al termine <strong>di</strong> tali<br />
occasioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, deve esservi un vero e proprio esame al cui solo superamento<br />
segue il rilascio <strong>di</strong> un attestato (titolo) che il Notaio possa “spendere”<br />
in quanto certificazione <strong>di</strong> una competenza ulteriore acquisita.<br />
Nell’epoca <strong>del</strong>la globalizzazione è assolutamente necessario poter vantare<br />
competenze peculiari e specialistiche ed aver, nel contempo, attestazioni<br />
109
Da sinistra i Notai: Mistretta, Raiola, Liotta, Broccoli, Del Freo e Nastri<br />
curricolari che all’esterno possano confermare il percorso formativo intrapreso<br />
e tradursi in una comunicazione, non millantata, che crea la “reputazione”,<br />
anche <strong>di</strong>gitale, <strong>del</strong> Notaio.<br />
La SSN potrebbe essere anche l’e<strong>di</strong>tore <strong>del</strong>le riviste e <strong>del</strong>le pubblicazioni<br />
(oggi private) notarili che sono alimentate, per la maggior parte, dai<br />
contributi scientifici dei colleghi.<br />
Del pari potrebbe rendersi parte attiva <strong>del</strong>la formazione informatica<br />
<strong>del</strong> Notaio volta, tra l’altro, alla implementazione dei sistemi <strong>di</strong> gestione<br />
dei flussi <strong>di</strong> lavoro promuovendo l’analisi aziendalistica <strong>del</strong>l’organizzazione<br />
<strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o notarile e l’utilizzo <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> monitoraggio <strong>del</strong> work-flow.<br />
Nell’ottica <strong>del</strong> Welfare, la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> potrebbe<br />
finanziare l’istituzione e la gestione iniziale <strong>del</strong>la SSN (anche mettendo a<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>la sede <strong>del</strong>la scuola uno degli immobili in patrimonio) ed<br />
abbattere le quote <strong>di</strong> partecipazione ai corsi.<br />
Volendo poi introdurre un ulteriore riflessione e quin<strong>di</strong> sviluppare<br />
ulteriormente il ragionamento precedente secondo cui il tema <strong>del</strong>la formazione,<br />
ed il suo rapporto con il welfare, sia questione “<strong>di</strong> categoria”, probabilmente<br />
dovremmo ricordarci che il sistema previdenziale notarile è caratterizzato,<br />
nell’attualità, da una contribuzione solidaristica pura; è allora<br />
opportuno quantomeno chiedersi quale sia il danno, per tutti, <strong>di</strong> un notaio<br />
impreparato e quali sia il vantaggio, per tutti, <strong>di</strong> un notaio specializzato.<br />
Qualora, come credo, l’analisi portasse a comprovare i riverberi sulla categoria<br />
<strong>del</strong>la formazione <strong>del</strong> singolo, dovremmo anche chiederci se questo<br />
possa o debba avere un riflesso nella contribuzione valutando <strong>di</strong>versità <strong>di</strong><br />
regimi per chi non si aggiorna e/o sgravi contributivi per chi lo fa: una categoria<br />
inefficiente o impreparata è un costo per la <strong>Cassa</strong>; specularmente, una<br />
categoria performante è garanzia <strong>di</strong> contribuzione e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> sostenibilità.<br />
110
RIFLESSIONI A MARGINE<br />
DEL CENTENARIO DELLA CASSA<br />
NAZIONALE DEL NOTARIATO<br />
Andrea Dello Russo<br />
(Notaio in Cervia - Ravenna)<br />
Buongiorno a tutti. Grazie per l’invito e soprattutto grazie al Presidente<br />
Mistretta e a questo Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione, che ha organizzato<br />
un evento collegato a questo irripetibile <strong>anni</strong>versario <strong>del</strong>la nostra <strong>Cassa</strong>.<br />
Lascio da parte le proposte <strong>di</strong> miglioramento <strong>del</strong> nostro sistema previdenziale,<br />
che nel tempo ho elaborato e affidato agli organi <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, augurandomi<br />
possano trovare i loro frutti, per entrare subito nel merito <strong>del</strong> mio<br />
intervento, andando a trattare nello specifico un argomento che mi auguro<br />
in futuro possa essere sempre più oggetto <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento.<br />
Si tratta <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>la informazione e <strong>del</strong>la formazione previdenziale<br />
.<br />
Cercherò pertanto <strong>di</strong> evidenziare l’importanza <strong>di</strong> conoscere il tema previdenziale,<br />
anche fornendo alcuni dati che riguardano la nostra <strong>Cassa</strong> e alcune<br />
utili (spero) informazioni previdenziali.<br />
Era il Congresso <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> 2014 a Roma quando lanciai l’idea<br />
che fosse opportuno vi fosse almeno un evento annuale che parlasse <strong>di</strong> previdenza<br />
notarile e il 27 giugno 2016 ho avuto l’onore e l’onere <strong>di</strong> essere il promotore<br />
a Roma <strong>del</strong> primo evento in tema <strong>di</strong> previdenza notarile, dove relatori<br />
<strong>di</strong> primo piano nel mondo previdenziale e non solo, hanno animato, per<br />
la prima volta in seno al <strong>Notariato</strong>, un <strong>di</strong>battito in tema <strong>di</strong> previdenza.<br />
Ed è partendo dalle considerazioni operate in quell’occasione da Maurizio<br />
Sacconi e Cesare Damiano, nonché dai presidenti <strong>del</strong>l’Adepp e <strong>di</strong><br />
Confprofessioni: Alberto Oliveti e Gaetano Stella che intendo prendere le<br />
mosse. Gli stessi hanno fatto capire, in maniera esplicita, l’importanza <strong>di</strong><br />
parlare <strong>di</strong> previdenza, al pari <strong>di</strong> ogni questione giuri<strong>di</strong>ca, anche perché, se<br />
da un lato, la voce <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, soprattutto in assenza <strong>di</strong><br />
una tariffa, incide molto sul bilancio <strong>di</strong> ogni stu<strong>di</strong>o notarile, dall’altro, è<br />
importante che ciascuno conosca il proprio sistema pensionistico, per non<br />
trovarsi <strong>di</strong> fronte ad eventuali e inaspettate sorprese al termine <strong>del</strong>la propria<br />
vita lavorativa, in un momento in cui si è sicuramente più deboli per<br />
poter affrontare qualsiasi tipo <strong>di</strong> sfida.<br />
E’ oggettivo che dal 2007 ad oggi vi è stata:<br />
• un’erosione <strong>del</strong>le nostre competenze esclusive, che ha portato tra l’altro<br />
all’eliminazione <strong>di</strong> settori come quello <strong>del</strong> trasferimento dei veicoli e<br />
<strong>del</strong>le cancellazioni ipotecarie. Solo queste due voci hanno, da sole, imme<strong>di</strong>atamente<br />
<strong>di</strong>minuito le entrate <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> per il 12% ;<br />
• dal 2007 al 2016 le compraven<strong>di</strong>te, e in genere gli atti notarili, si sono<br />
<strong>di</strong>mezzati e, per poter continuare a pagare le pensioni con le entrate correnti,<br />
le aliquote contributive sono quasi raddoppiate, rendendo quasi<br />
insostenibili gli atti <strong>di</strong> valore inferiore ai 37.000 euro;<br />
• un aumento esponenziale <strong>del</strong> numero dei notai, senza contare che <strong>di</strong> qui<br />
ad un anno e mezzo vi saranno altri 500 nuovi notai in esercizio (che<br />
Il Notaio Andrea Dello Russo<br />
111
equivale ad un aumento <strong>del</strong> 40% circa in 10 <strong>anni</strong>).<br />
Fino al 2008 i nostri contributi pesavano circa il 14% <strong>del</strong> fatturato, ma da<br />
allora essi sono aumentati al 18%, arrivando in alcuni casi fino al 29% (stante<br />
la mancanza <strong>di</strong> tariffe e i prezzi a cui alcuni colleghi propongono la loro<br />
opera professionale).<br />
Peraltro ben il 34% dei notai è iscritto da meno <strong>di</strong> 5 <strong>anni</strong> e ben presto<br />
tale quota supererà il 50%, ponendo così un problema pensionistico non<br />
in<strong>di</strong>fferente che riguarderà le nuove generazioni.<br />
E’ importante dunque conoscere il tema previdenziale. Ed è importante che<br />
uno degli obiettivi <strong>del</strong>la nostra <strong>Cassa</strong> sia implementare la formazione e<br />
l’informazione previdenziale, non solo per i componenti <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, ma per<br />
tutti gli iscritti.<br />
Pochi sanno ad esempio che nel 2017 con decreto <strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong>l’Economia<br />
e <strong>del</strong>le finanze, <strong>di</strong> concerto con il Ministro <strong>del</strong>l’istruzione, <strong>del</strong>l’università e<br />
<strong>del</strong>la ricerca e con quello <strong>del</strong>lo sviluppo economico, in attuazione <strong>del</strong>la legge<br />
n. 15/2017, è stato istituito il Comitato per la programmazione e il coor<strong>di</strong>namento<br />
<strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> educazione finanziaria, che ha lo scopo <strong>di</strong> promuovere<br />
e coor<strong>di</strong>nare iniziative utili a innalzare tra la popolazione la conoscenza e le<br />
competenze finanziarie, assicurative e previdenziali e migliorare per tutti la<br />
capacità <strong>di</strong> fare scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie con<strong>di</strong>zioni.<br />
Se ci si collega all’in<strong>di</strong>rizzo http://www.quellocheconta.gov.it/it/strumenti/previdenziali/<br />
si possono trovare <strong>di</strong>verse informazioni, che permettono<br />
<strong>di</strong> valutare l'opportunità <strong>di</strong> integrare la pensione <strong>di</strong> base per migliorare<br />
il tenore <strong>di</strong> vita futuro. Esistono varie forme <strong>di</strong> previdenza complementare<br />
a cui aderire in base alle proprie esigenze ed è importante conoscere le <strong>di</strong>verse<br />
possibilità prima che ci si trovi in età pensionabile, perché in quel<br />
momento si potrà non essere più in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare la propria con<strong>di</strong>zione.<br />
Per confrontare la <strong>di</strong>versa onerosità degli strumenti previdenziali che il<br />
mercato offre si può visitare il sito web <strong>del</strong>la COVIP, dove vi è l’elenco <strong>del</strong>le<br />
Schede dei costi e il Comparatore dei costi <strong>di</strong> tutte le forme pensionistiche<br />
(http://www.covip.it/isc_<strong>di</strong>namico/). Si trovano facilmente gli esempi in tema<br />
<strong>di</strong> previdenza complementare per un 35 enne e un 50 enne.<br />
Ma torniamo alla nostra <strong>Cassa</strong>.<br />
La <strong>Cassa</strong> eroga prestazioni previdenziali e assistenziali:<br />
• prestazioni previdenziali che sono costituite da: Pensione <strong>di</strong>retta,<br />
Pensione in<strong>di</strong>retta e <strong>di</strong> reversibilità, Indennità <strong>di</strong> cessazione, Assegno<br />
<strong>di</strong> integrazione, Riscatto e Ricongiunzione , Totalizzazione, Cumulo;<br />
• prestazioni assistenziali che sono costituite da: Indennità <strong>di</strong> maternità,<br />
Contributo apertura stu<strong>di</strong>o Assegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e profitto Assegni assistenziali<br />
Contributi fitti se<strong>di</strong> Consigli Notarili, Polizza Sanitaria.<br />
Il trattamento pensionistico unitamente all'indennità <strong>di</strong> cessazione e l'indennità<br />
<strong>di</strong> maternità rappresentano il 98% circa <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le prestazioni<br />
erogate dalla <strong>Cassa</strong>.<br />
Il patrimonio <strong>del</strong>le casse professionali, secondo l’ultimo rapporto sulle attività<br />
finanziarie presentato nel novembre 2017 dall’Adepp (l’Associazione<br />
112
che raggruppa le 19 Casse professionali), supera gli 80 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro,<br />
patrimonio che per il 58% rimane investito in Italia.<br />
Il patrimonio <strong>del</strong>la nostra <strong>Cassa</strong>, che ammonta a circa 1,5 miliar<strong>di</strong>,<br />
risulta investito come segue:<br />
• 110 milioni <strong>di</strong> euro circa in titoli <strong>di</strong> stato solo italiani<br />
• 15 milioni <strong>di</strong> euro circa <strong>di</strong> obbligazioni a capitale garantito<br />
• 37 milioni <strong>di</strong> euro circa <strong>di</strong> altre obbligazioni<br />
• 1 miliardo <strong>di</strong> euro circa in fon<strong>di</strong> comuni <strong>di</strong> investimento e gestioni patrimoniali.<br />
Il patrimonio immobiliare ha un valore <strong>di</strong> 252 milioni circa, con un ren<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> circa 11 milioni.<br />
Dai documenti depositati risulta che le ren<strong>di</strong>te patrimoniali, al netto dei<br />
relativi costi <strong>di</strong> produzione, garantiranno presumibilmente alla <strong>Cassa</strong> nel<br />
2019 un’entrata netta <strong>di</strong> 18,081 milioni <strong>di</strong> euro (22,894 milioni <strong>di</strong> euro nelle<br />
proiezioni finali 2018) che coprirà solo parzialmente la spesa derivante dall’<br />
indennità <strong>di</strong> cessazione, prevista per il prossimo anno in 41,050 milioni <strong>di</strong><br />
euro. In merito al computo degli oneri per le indennità <strong>di</strong> cessazione si ricorda<br />
che il 31 <strong>di</strong>cembre 2017 è scaduta la normativa transitoria introdotta<br />
nell’ambito <strong>del</strong>l’art. 26 <strong>del</strong> Regolamento per l’attività <strong>di</strong> Previdenza e <strong>di</strong><br />
Solidarietà che ha mo<strong>di</strong>ficato la modalità <strong>di</strong> corresponsione <strong>del</strong>le indennità<br />
nel quadriennio 2014/2017 per coloro che hanno deciso <strong>di</strong> porsi in quiescenza<br />
a domanda, prima <strong>del</strong> compimento <strong>del</strong> 75° anno <strong>di</strong> età.<br />
Attualmente se però da un lato non si riesce a coprire l’indennità <strong>di</strong><br />
cessazione con le ren<strong>di</strong>te patrimoniali, dall’altro la nostra <strong>Cassa</strong> riesce a<br />
coprire tranquillamente il pagamento <strong>del</strong>le prestazioni correnti con i contributi<br />
incassati, grazie anche all’attenzione con la quale i nostri organi amministrano<br />
il patrimonio .<br />
I contributi incassati nel 2018 ammontano a 290 milioni <strong>di</strong> euro circa.<br />
I costi per le prestazioni correnti istituzionali sono quantificati per il 2019<br />
in 217,745 milioni <strong>di</strong> euro (214,580 milioni <strong>di</strong> euro per la previdenza e 3,165<br />
milioni <strong>di</strong> euro per l’assistenza).<br />
Le prestazioni <strong>di</strong> quiescenza continuano ad evidenziare un andamento<br />
crescente legato fondamentalmente a fattori demografici e all’aumento<br />
<strong>del</strong>la vita me<strong>di</strong>a <strong>del</strong>la popolazione. Il trend <strong>di</strong> crescita <strong>del</strong>le prestazioni<br />
a domanda, che aveva subito un rallentamento nel 2015/2016 in occasione<br />
<strong>del</strong>l’incremento dei repertori notarili, dal 2017 sembrerebbe essere tornato<br />
a salire, anche se a livelli significativamente inferiori rispetto ai perio<strong>di</strong><br />
<strong>del</strong>la crisi 2013/2014.<br />
Concludo ribadendo la necessità che il futuro <strong>del</strong>la nostra <strong>Cassa</strong> sia<br />
orientato a fornire un costante aggiornamento formativo previdenziale sia<br />
internamente che esternamente.<br />
E’ fondamentale che coloro che intendono can<strong>di</strong>darsi al CdA <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong><br />
seguano corsi preventivi <strong>di</strong> formazione in tema <strong>di</strong> previdenza e assistenza,<br />
così come è importante che corsi <strong>di</strong> formazione vegano seguiti perio<strong>di</strong>camente<br />
dagli stessi consiglieri eletti e da coloro che fanno parte <strong>del</strong>l’assemblea dei<br />
rappresentanti, in modo che tutti possano adottare decisioni con maggiore<br />
113
consapevolezza.<br />
Corsi <strong>di</strong> formazione che potrebbero essere organizzati anche a favore dei singoli<br />
notai, in modo da poter rendere gli stessi edotti e consapevoli <strong>del</strong> proprio<br />
futuro pensionistico e fare in modo che tale consapevolezza possa orientare<br />
le proprie scelte, essendo utile, in determinati casi, affiancare in tempo una<br />
previdenza complementare, che possa aumentare l’importo <strong>del</strong>la propria<br />
pensione.<br />
Non tutti sanno ad esempio che se si aspira ad un tasso <strong>di</strong> sostituzione<br />
<strong>del</strong> 20 – 25 %, occorre accantonare ogni anno almeno il 10% <strong>del</strong>la base<br />
red<strong>di</strong>tuale imponibile.<br />
Così come in tale ottica sarebbe utile organizzare e istituzionalizzare un<br />
incontro annuale nazionale in cui si possa <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> previdenza e assistenza,<br />
come peraltro questo Consiglio ha iniziato a fare.<br />
Utile sarebbe altresì istituire un servizio e un software che, sulla<br />
falsa riga <strong>del</strong>la busta arancione Inps, permetta <strong>di</strong> simulare quella che sarà<br />
presumibilmente l’importo <strong>del</strong>la propria pensione che si riceverà al termine<br />
<strong>del</strong>la propria vita lavorativa e che possa permettere eventualmente al soggetto<br />
<strong>di</strong> ricorrere in tempo alla previdenza complementare, nonchè in<strong>di</strong>viduare<br />
nuove forme <strong>di</strong> assistenza che non si traducano in un contributo a<br />
fondo perduto, ma che possano coa<strong>di</strong>uvare gli iscritti a trovare occasioni<br />
vantaggiose sul mercato e a in<strong>di</strong>viduare e sfruttare i finanziamenti non solo<br />
europei, ma anche regionali e/o locali e infine in<strong>di</strong>viduare forme <strong>di</strong> contributi<br />
che possano favorire forme <strong>di</strong> associazionismo tra Colleghi e che possano<br />
rendere più competitivi gli stu<strong>di</strong> notarili e il <strong>Notariato</strong> tutto.<br />
Da sinistra i Notai: Marcoz, Moran<strong>di</strong>, Ghiglieri, Nigro, Dell Russo, Corsi e Buta<br />
114
QUALE SARÀ IL FUTURO<br />
DEL NOTARIATO? PROPOSTA<br />
DI UN NOTAIO DI PROSSIMITÀ:<br />
IL NOTAIO DEI “CITTADINI”<br />
Paola Ghiglieri<br />
(Notaio in Villa Cidro - Cagliari)<br />
Siamo chiamati ad effettuare una riflessione approfon<strong>di</strong>ta, con lo sguardo<br />
volto al futuro, per capire che cosa possiamo portare con noi, <strong>del</strong>la<br />
nostra professione, in questo viaggio nel tempo che sarà.<br />
La domanda è, dunque, cosa riteniamo possa essere ancora attuale,<br />
quali i correttivi da apportare e quali le nuove proposte da suggerire.<br />
La mia risposta è: il notaio vicino ai citta<strong>di</strong>ni, che privilegia il rapporto<br />
umano con il cliente e che annulla le <strong>di</strong>stanze, con la sua presenza costante<br />
e rassicurante.<br />
Quale Sara' Il Futuro Del <strong>Notariato</strong>?<br />
Proposta Di Un Notaio Di Prossimita': Il Notaio Dei Citta<strong>di</strong>ni<br />
Domani sarò ciò che oggi ho scelto <strong>di</strong> essere. Lo schema-messaggio più<br />
attuale, che possiamo portare ancora <strong>di</strong> più nel futuro, si racchiude nelle<br />
parole:<br />
Il Notaio Paola Ghiglieri<br />
TUTELA<br />
COMPRENSIONE<br />
SUPPORTO<br />
DEDIZIONE<br />
SORRISO<br />
Concetti senza tempo...........<br />
Questo dovrebbe essere il format standard e obbligante da offrire ai nostri<br />
interlocutori.<br />
Il mondo cambia e noi, insieme all'evoluzione <strong>del</strong>le tecniche, abbiamo capito<br />
e messo in pratica le esigenze che abbiamo percepito: l'aspetto umano.<br />
Oggi viviamo in un'era che si fa sempre più <strong>di</strong>gitale ed in qualche modo lontana<br />
dalle persone; noi dobbiamo continuare a ridurre questa <strong>di</strong>stanza,<br />
seguendo il cambiamento, anzi precedendolo ed in<strong>di</strong>rizzandolo, con la nostra<br />
impronta.<br />
Cosa cercano oggi le persone?<br />
• in primo luogo un'assistenza globale, al fine <strong>di</strong> proteggere e <strong>di</strong>fendere le<br />
proprietà e l'attività lavorativa;<br />
• in seconda battuta informazioni VERE e non solo FORMALI, per capire<br />
appieno le operazioni da compiere, in modo da poter scegliere in modo<br />
sereno;<br />
• infine un supporto costante e concreto, che crei sicurezza.<br />
La risposta è: IL NOTAIO.<br />
Quali, dunque, dovrebbero essere le linee guida?<br />
• il professionista deve stare in mezzo alle persone;<br />
• deve offrire contatto ed empatia;<br />
• deve consentire un approccio più semplice, quasi "familiare", con una<br />
115
I notai Ghiglieri e Nigro<br />
maggiore <strong>di</strong>sponibilità al <strong>di</strong>alogo ed alla spiegazione;<br />
• deve consentire una maggiore comprensione <strong>del</strong>le operazioni svolte;<br />
• deve dare certezza ed offrire informazione;<br />
• deve creare, in ultimo, sod<strong>di</strong>sfazione e gratificazione.<br />
Dobbiamo mo<strong>di</strong>ficare l'immagine con la quale i clienti percepivano la nostra<br />
categoria: venivamo visti come professionisti in<strong>di</strong>scutibilmente molto preparati<br />
e competenti, ma poco vicini alle persone nonché considerati una figura<br />
professionale molto seria, magari non tanto empatica. In ogni caso apparivamo<br />
molto complicati, quasi enigmatici e non venivamo compresi appieno.<br />
Tutto questo veniva accettato come normale, anche perché va evidenziato<br />
che l'intera società era <strong>di</strong>versa.<br />
Le proposte per il futuro potrebbero essere queste:<br />
1 la continua presenza umana: l'automazione ed i computers<br />
ci aiutano a svolgere il lavoro, con tempi ed efficienze<br />
maggiori, ma non sostituiscono la competenza poliedrica<br />
e imprescin<strong>di</strong>bile <strong>del</strong> notaio;<br />
2 un contatto, anche da remoto, con il cliente che, comodamente,<br />
anche da casa può ricevere una consulenza ed un<br />
supporto importante;<br />
3 il lavoro mobile e la consulenza personalizzata on-line.<br />
La nostra professione deve essere un servizio <strong>di</strong> consulenza<br />
personalizzato per il cliente, un prodotto su misura, come un<br />
vestito <strong>di</strong> sartoria. La mia esperienza professionale si svolge<br />
anche in un centro <strong>di</strong> provincia, dove il rapporto <strong>di</strong>retto con le<br />
persone è fondamentale e fa la <strong>di</strong>fferenza. Mi capita <strong>di</strong> ascoltare<br />
tante storie, <strong>di</strong>vertenti o tristi, storie <strong>di</strong> persone che<br />
hanno lavorato all'estero, con tutta la famiglia, storie <strong>di</strong> sacrifici,<br />
<strong>di</strong> impegni, <strong>di</strong> rinunce, <strong>di</strong> nostalgie, tutte importanti allo<br />
stesso modo. Con il mio lavoro mi sento <strong>di</strong> valorizzare queste<br />
realtà.<br />
Dobbiamo mettere il citta<strong>di</strong>no al centro dei nostri interessi,<br />
con l'altissima qualità <strong>del</strong>le nostre prestazioni; facciamo<br />
anche capire il nostro lavoro, rendendo noto ciò che si verifica<br />
nel back stage. Ren<strong>di</strong>amo vivo il nostro mondo, non fatto solo<br />
<strong>di</strong> aride norme e gelide regole, ma fatto <strong>di</strong> persone, con un<br />
cuore, un'anima ed una grande sensibilità. Siamo notai, ma<br />
anche suggeritori, arbitri, portatori <strong>di</strong> pace, perché si tratta <strong>di</strong><br />
un lavoro svolto con passione, al servizio <strong>del</strong>lo stato e <strong>del</strong>le<br />
persone, talvolta anche con un fine sociale. Il cliente non è un<br />
contenitore da riempire <strong>di</strong> nozioni, ma è come un allievo: va<br />
preso per mano.<br />
Questo importante messaggio è passato anche ai ragazzi <strong>del</strong>le scuole,<br />
elementari, me<strong>di</strong>e e superiori, nelle quali ho tenuto, con altri colleghi, per<br />
due <strong>anni</strong> <strong>di</strong> seguito, le lezioni sulla legalità e sulle professioni <strong>di</strong> magistrato,<br />
avvocato e notaio: dovete essere informati.<br />
Informare significa dare forma alla mente, perché quando ottieni informa-<br />
116
Villa Miani in Roma, sede <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong> Centenario <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong><br />
zioni crei <strong>del</strong>le idee.<br />
Riporto, per sorridere, ma anche per riflettere, quanto contenuto in un cartello<br />
appeso nella sala d'attesa <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co:<br />
1) Vorrei ricordare che la mia laurea in me<strong>di</strong>cina non è paragonabile alla<br />
vostra ricerca su Internet;<br />
2) Coloro che si sono già <strong>di</strong>agnosticati da soli tramite Google, ma desiderano<br />
un secondo parere, per cortesia controllino su Yahoo.com.<br />
Anche per noi non esiste il notaio fai - da - te e noi dobbiamo essere capaci<br />
<strong>di</strong> porgere bene le nostre consulenze e la nostra attività, in modo da portarla<br />
anche nel futuro, con orgoglio e competenza.<br />
Possiamo scegliere <strong>di</strong> cambiare il mondo. Noi siamo le nostre scelte.<br />
Scegliamo bene.<br />
WHY NOT(AIO) sarà una risposta, non solo una domanda................e non è<br />
tutto........<br />
117
IL NOTARIATO NEL FUTURO<br />
E DUE DIRETTRICI<br />
SU CUI RIFLETTERE<br />
Giov<strong>anni</strong> Liotta<br />
(Notaio in Spadafora - Messina)<br />
Il Notaio Giov<strong>anni</strong> Liotta<br />
La Tavola rotonda organizzata nel Congresso per i <strong>100</strong> <strong>anni</strong> <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong><br />
ha tra i suoi obiettivi immaginare o suggerire una possibile visione <strong>del</strong><br />
notariato che verrà.<br />
La mia presenza quale presidente <strong>di</strong> Federnotai, il sindacato dei notai italiani<br />
da oltre quaranta <strong>anni</strong> e la personale esperienza nel notariato internazionale,<br />
mi inducono a muovermi in una duplice <strong>di</strong>mensione e a lanciare<br />
anche <strong>del</strong>le provocazioni. Il notariato <strong>del</strong> futuro deve certamente avere le<br />
sue ra<strong>di</strong>ci nel passato e conservare la sua essenza ma non può guardare<br />
sempre e solo al suo passato per continuare a rendere il suo servizio. E sottolineo<br />
la formula “continuare a rendere il suo servizio” perché troppo spesso<br />
leggo o ascolto proposte <strong>di</strong> riforma o <strong>di</strong> restaurazione che servirebbero a far<br />
“sopravvivere” il notariato. Tuttavia non credo che sopravvivere sia ciò che<br />
ciascuno <strong>di</strong> noi si augura per la nostra professione; credo che ciò che ciascuno<br />
voglia per il notariato è un maggior riconoscimento <strong>del</strong>la nostra funzione<br />
e un ampliamento dei servizi che essa può rendere.<br />
Due sono i temi che pongo all’attenzione dei colleghi per una riflessione<br />
pacata e tenuto conto anche <strong>del</strong>la ripartizione dei compiti che sono<br />
stati dati ai partecipanti <strong>del</strong>la Tavola rotonda: la crescita <strong>di</strong>mensionale e<br />
culturale degli stu<strong>di</strong> notarili e il nuovo salto <strong>di</strong>gitale con il tema <strong>del</strong>l’atto a<br />
<strong>di</strong>stanza o su piattaforma web e <strong>del</strong>l’atto (come già un paio <strong>di</strong> volte ho scritto<br />
1 e detto in altre occasioni pubbliche) multime<strong>di</strong>ale, esaminando alcuni<br />
esempi europei.<br />
Crescita <strong>di</strong>mensionale <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o notarile: la sempre maggior<br />
complessità <strong>del</strong>la normativa, l’assenza <strong>di</strong> sistematica e coerenza con il<br />
resto <strong>del</strong> sistema normativo, i continui cambiamenti in particolare nella<br />
materia fiscale, con innumerevoli contrasti tra le posizioni <strong>del</strong>l’Agenzia <strong>del</strong>le<br />
Entrate e <strong>del</strong>la giurisprudenza <strong>del</strong>la Corte <strong>di</strong> <strong>Cassa</strong>zione, sono fattori che<br />
rendono impegnativo in modo esponenziale il nostro lavoro. Se a tutto ciò<br />
sommiamo l’incremento <strong>del</strong>le pretese risarcitorie dei clienti verso i notai,<br />
con una giurisprudenza che allunga potenzialmente all’infinito la data <strong>di</strong><br />
decorrenza <strong>del</strong> termine <strong>di</strong> prescrizione e trasforma la prestazione sempre<br />
più <strong>di</strong> risultato e sempre meno <strong>di</strong> mezzi, si può ammettere che il rischio <strong>di</strong><br />
non riuscire a esser pronti e preparati appare concreto per il singolo notaio<br />
da solo nel suo stu<strong>di</strong>o. In<strong>di</strong>pendentemente dalla sede notarile, grande città<br />
o piccolo centro (e chi scrive ha avuto a lungo entrambe le esperienze), nell’arco<br />
<strong>del</strong>la stessa giornata ci si potrà imbattere nell’esame <strong>del</strong>le norme più<br />
1 Il notariato tra tra<strong>di</strong>zione e innovazione: formula vuota o ipotesi <strong>di</strong> lavoro in Infonews –<br />
Newsletter <strong>di</strong> informazione trimestrale <strong>di</strong> Notartel società informatica <strong>del</strong> notariato, n. 4 <strong>di</strong>cembre<br />
2017, reperibile a questo link:<br />
http://www.infonews.notartel.it/opencms/infonews/articoli/n4_2017/n4_17_e<strong>di</strong>toriale.html?hn<br />
=4&hd=1514459220000&categoria=E<strong>di</strong>toriale&in<strong>di</strong>ce_cat=0<br />
118
varie. Potrà esser necessaria la lettura <strong>del</strong> Regolamento UE sulle successioni<br />
internazionali con l’onere <strong>di</strong> conoscenza <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto straniero, anche solo<br />
per poi presentare una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> successione (telematica!) e fare una<br />
tra<strong>di</strong>zionale donazione da padre a figlio o un testamento e, poche ore più<br />
tar<strong>di</strong>, costituire una S.r.l., tra<strong>di</strong>zionale anch’essa si spera, con attività costituente<br />
l’oggetto sociale che richiede complesse verifiche per i minimi <strong>di</strong> capitale<br />
o le riserve. E, tra queste due temi da stu<strong>di</strong>are, potrà esser necessario<br />
verificare alla luce <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong>l’informatica, la possibilità <strong>di</strong> rilasciare un<br />
estratto <strong>di</strong> libri <strong>di</strong>gitali o <strong>di</strong> pagina web.<br />
Si può fare tutto da soli? All’inizio <strong>del</strong>l’attività forse si, ma con il<br />
tempo forse no. L’esperienza <strong>del</strong>le altre professioni ci <strong>di</strong>mostra che le strutture<br />
associate o in rete riescono a offrire maggiori servizi e, probabilmente,<br />
un livello me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> preparazione più certo. Non si tratta <strong>di</strong> avere notai specializzati<br />
che siano in grado <strong>di</strong> fare una fusione ma non una donazione, ma<br />
un insieme <strong>di</strong> notai che, con un reciproco e quoti<strong>di</strong>ano scambio <strong>di</strong> conoscenze,<br />
rendono ciascun appartenente alla struttura più rapidamente e facilmente<br />
preparato e aggiornato. Anche per non assistere più all’imbarazzante<br />
proliferare <strong>di</strong> post su social network o forum con la classica domanda che<br />
lascia intravedere un’improvvisazione nel fissare la data <strong>di</strong> stipulazione <strong>di</strong><br />
un atto. Ma come far crescere gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione? Non reputo utile una<br />
sola opzione. Di contro immagino un ventaglio <strong>di</strong> strumenti che, in base<br />
all’ubicazione <strong>del</strong>la sede e al carattere <strong>di</strong> ciascun notaio, si utilizzeranno. Si<br />
potrà ricorrere al mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’art. 82 <strong>del</strong>la legge notarile o ammettere forme<br />
societarie ritornando alla c.d. società civile <strong>del</strong> vecchio co<strong>di</strong>ce sul mo<strong>del</strong>lo, se<br />
occorre, <strong>del</strong>l’esperienza in tal senso <strong>del</strong> notariato francese. Si potranno e<br />
dovranno prevedere mo<strong>del</strong>li, specifici per i notai se occorre, derivati dal contratto<br />
<strong>di</strong> rete tra imprese o dal più tra<strong>di</strong>zionale consorzio. E occorrerà<br />
accompagnare la regolamentazione <strong>di</strong> tali mo<strong>del</strong>li, flessibili, con un idoneo<br />
e favorevole trattamento fiscale nonché, molto probabilmente, con eventuale<br />
deroga alle norme sull’ufficio secondario. In quest’ultima prospettiva, se si<br />
con<strong>di</strong>vide l’utilità <strong>del</strong>la crescita aggregativa, migliorando l’attuale e sibillino<br />
rapporto tra l’art. 26 e l’art. 82 <strong>del</strong>la legge notarile e per stimolare alla creazione<br />
<strong>di</strong> strutture associate, si potrebbe immaginare <strong>di</strong> non conteggiare gli<br />
stu<strong>di</strong> degli associati – a certe con<strong>di</strong>zioni o entro certi limiti da stu<strong>di</strong>are a<br />
fondo – nel numero degli uffici secondari.<br />
Atto <strong>di</strong>gitale: la stipulazione con modalità informatiche <strong>di</strong> un atto notarile<br />
è ormai un fatto acquisto a livello normativo; purtroppo lo è meno a livello<br />
pratico. Non è questa la sede per affrontare le ragioni <strong>di</strong> questa ritrosia <strong>del</strong><br />
notaio a utilizzare l’atto informatico con la firma grafometrica in particolare<br />
2 . La prospettiva che qui s’intende in<strong>di</strong>care è <strong>di</strong>versa: trasformare l’atto<br />
informatico da mera conversione <strong>del</strong> cartaceo in file pdf/A a file multime<strong>di</strong>a-<br />
2 Federnotai ha presentato al Cnn una serie <strong>di</strong> proposte <strong>di</strong>rette a promuovere l’atto informatico<br />
e con firma grafometrica me<strong>di</strong>ante la semplificazione <strong>di</strong> alcune fasi <strong>del</strong>la procedure e l’introduzione<br />
<strong>di</strong> una norma che – sulla base <strong>del</strong>la prassi dei notai francesi – consenta una postilla<br />
elettronica dopo la stipula <strong>del</strong>l’atto a cura <strong>del</strong> notaio e da allegare alle pratiche telematiche per<br />
Agenzia Entrate e Registro <strong>del</strong>le Imprese.<br />
119
le che possa aggregare altri dati o produrre nuovi effetti a servizio dei clienti<br />
e <strong>del</strong>la pubblica amministrazione; ragionare sulla possibilità <strong>di</strong> stipulare<br />
atti a <strong>di</strong>stanza come forma evoluta <strong>del</strong>l’atto al telefono <strong>del</strong>la nostra legge<br />
notarile.<br />
Sul primo profilo e ci si collega anche al tema degli smart contracts, l’atto<br />
multime<strong>di</strong>ale è da immaginare come uno strumento che contenga i dati per<br />
aggiornare gli archivi <strong>del</strong>lo stato civile per la residenza o le utenze dei servizi<br />
domestici quali luce, gas o internet o, ancora, che al verificarsi <strong>di</strong> una<br />
certa con<strong>di</strong>zione o termine, potrà essere ciò che autorizza e consenta un<br />
pagamento da parte <strong>del</strong>la banca <strong>del</strong>l’acquirente in favore <strong>del</strong> ven<strong>di</strong>tore,<br />
senza dover ricorre ad altre attività dopo la firma davanti al notaio.<br />
Sul secondo profilo un notariato che vuole provare a proporre una visione<br />
<strong>del</strong> proprio futuro deve, a mio avviso, iniziare a parlare <strong>di</strong> atto a <strong>di</strong>stanza.<br />
Le nuove generazioni con molta probabilità lo riterranno quasi una ovvietà<br />
ma già oggi la Commissione Europea con una serie <strong>di</strong> proposte normative,<br />
tra le quali il Digital Single Market che potrebbe rivoluzionare il modo <strong>di</strong><br />
creare e far vivere le società in ambito UE, ci impone <strong>di</strong> <strong>di</strong>scuterne senza<br />
pregiu<strong>di</strong>zi. Altri notariati lo stanno facendo o lo hanno già fatto: mi riferisco<br />
tra gli altri al notariato austriaco che ha realizzato e ha già operativo un<br />
sistema per costituire le società senza la presenza fisica dei clienti e al notariato<br />
francese che sta lavorando concretamente a questa modalità per gli<br />
atti immobiliari. Sperimentare appare necessario insieme a proposte <strong>di</strong><br />
aggiornamento <strong>del</strong>le norme su errore, violenza e dolo per tale tipologia <strong>di</strong><br />
“forma”.<br />
Le <strong>di</strong>rettrici <strong>di</strong> queste brevi note e il mio auspicio per una loro realizzazione<br />
dovranno, ovviamente, esser <strong>di</strong>scusse, approfon<strong>di</strong>te, stu<strong>di</strong>ate tra<br />
i notai e dai vertici politici degli stessi. Ciò che credo non debba accadere è<br />
ciò che ormai in modo ingiustificabile, <strong>di</strong> contro, accade: impe<strong>di</strong>re il <strong>di</strong>battito,<br />
accusare chi fa proposte o suggerisce temi <strong>di</strong> riflessione non con<strong>di</strong>visi <strong>di</strong><br />
essere nemico <strong>del</strong> notariato dal suo interno, ricorrere ad attacchi personali<br />
o verbali, presumere la mala fede. O ancora ritenere che solo una proposta<br />
con<strong>di</strong>visa all’unanimità possa essere promossa e presentata allo Stato.<br />
Accade anche questo tra i notai ma significa ab<strong>di</strong>care alle regole <strong>del</strong>la democrazia,<br />
al rispetto <strong>del</strong>le altrui libertà e alla funzione stessa <strong>del</strong>la <strong>del</strong>ega che<br />
con il nostro voto abbiamo dato e daremo al Consiglio <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Notariato</strong> cui, per legge, spettano precisi compiti. Per <strong>di</strong>rla da notai, significa<br />
tra<strong>di</strong>re quel principio <strong>di</strong> legalità che attuiamo ogni giorno con le nostre<br />
firme sugli atti notarili. Nel mio breve articolo sulla newsletter <strong>di</strong> Notartel 3<br />
concludevo così “Far convivere tra<strong>di</strong>zione e innovazione nel notariato, <strong>di</strong><br />
fronte ad azioni <strong>di</strong>rette a considerarci come parte solo <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione e <strong>del</strong><br />
passato, impone a ciascuno <strong>di</strong> noi <strong>di</strong> navigare oltre le colonne <strong>di</strong> Ercole <strong>del</strong>l’attuale<br />
modo d’immaginare, non il notaio, ma gli strumenti con i quali ciascuno<br />
svolge la sua ancor attuale funzione. D’altronde Cristoforo Colombo<br />
nel suo viaggio verso le In<strong>di</strong>e aveva con sé un Notaio.”.<br />
Mi sembra applicabile anche allo spirito <strong>del</strong>la Tavola rotonda.<br />
3 V. nota 1.<br />
120
LE NUOVE TECNOLOGIE ED<br />
IL FUTURO DELLE PROFESSIONI<br />
Eliana Moran<strong>di</strong><br />
(Notaio in Trento)<br />
Le mie riflessioni sulla preve<strong>di</strong>bile evoluzione <strong>del</strong>la nostra professione<br />
nel prossimo futuro si incentrano su due filoni: uno nuovo, l’altro ricorrente,<br />
entrambi rilevabili anche sullo scenario internazionale, che quin<strong>di</strong><br />
può costituire un palcoscenico interessante, sia perché i fenomeni che in esso<br />
si verificano si riflettono inevitabilmente (almeno in parte) anche nel nostro<br />
or<strong>di</strong>namento; sia per poterne trarre alcuni stimoli e suggerimenti per evitare,<br />
se possibile, <strong>di</strong> incorrere in errori che altri hanno già fatto.<br />
I due filoni <strong>di</strong> cui intendo parlare sono:<br />
• Innovazione tecnologica: Incombente pericolo o straor<strong>di</strong>naria opportunità?<br />
• Innovazione normativa europea<br />
Law Tech: l’innovazione tecnologica e l’impatto sulla funzione<br />
notarile e/o sulle sue modalità <strong>di</strong> svolgimento.<br />
L’innovazione tecnologica è il primo elemento - ad<strong>di</strong>rittura rivoluzionario -<br />
che a livello internazionale viene richiamato con sempre maggiore frequenza<br />
e, da molti, anche preoccupazione. Il suo sviluppo rapi<strong>di</strong>ssimo, travolgente,<br />
da molti temuto come incontrollabile, può o potrà avere conseguenze non<br />
<strong>del</strong> tutto preve<strong>di</strong>bili sulla nostra vita, come già rilevato – per fermarsi a due<br />
esperti <strong>del</strong> settore – da Stephen Hawkings e Elon Musk.<br />
Per quanto qui ci interessa, chi è familiare con la stampa anglofona sa bene<br />
che da almeno due – tre <strong>anni</strong> il mondo legale angloamericano è in grande<br />
fermento proprio per i timori che lo sviluppo tecnologico sta sollevando,<br />
paventandosi la “sostituzione” dei legali – ma anche dei notai e dei commercialisti,<br />
e più in generale <strong>del</strong>le professioni intellettuali – da parte <strong>del</strong>la evoluzione<br />
tecnologica e, in questo ampio campo, in particolare dalla temutissima<br />
“Intelligenza Artificiale – acronimo inglese A.I.” E poiché il mondo<br />
anglo-americano è tecnologicamente più avanti <strong>di</strong> noi (almeno in apparenza),<br />
questa profonda preoccupazione ci deve indurre a riflettere sul fenomeno.<br />
Si parla <strong>di</strong> Legal technology o Legal Tech o LawTech (<strong>di</strong> cui esistono in<br />
Italia 2 gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o universitari: a Trento e Pavia) ricomprendendovi<br />
tutte le varie forme <strong>di</strong> innovazione informatica che influiscono su, e con cui<br />
possono essere svolte determinate funzioni tipiche <strong>del</strong> mondo legale.<br />
Si parla, quin<strong>di</strong>: <strong>di</strong> cloud ed edge computing; Internet <strong>del</strong>le cose (IoT) (scarpe<br />
Nike e seggiolino che avverte <strong>del</strong> bambino in macchina, sveglia che suona<br />
prima perché c’è un blocco <strong>di</strong> traffico), Mobility, performance tracking, On-<br />
Line communities, Robo-lawyers, Blockchain, ChatBot, TAR (technology<br />
assisted Research), machine learning/analytics e soprattutto AI (artificial<br />
Intelligence)….<br />
In che modo, in concreto, l’innovazione tech quin<strong>di</strong> incide o può incidere oggi<br />
Il Notaio Eliana Moran<strong>di</strong><br />
121
sulle attività legali?<br />
1 Piattaforme (cloud e edge computing) che garantiscono e consentono<br />
trasparenza e maggiore comparabilità tra notai, maggiore mobilità al<br />
notaio, maggiore efficienza e “vicinanza” tra stu<strong>di</strong>o e cliente : quin<strong>di</strong> i<br />
notai devono partecipare ed essere presenti con gli strumenti ai quali gli<br />
utenti sono abituati (ad esempio le Chat Bot: possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo – più<br />
o meno in <strong>di</strong>retta – tra utente e stu<strong>di</strong>o; possibilità per il notaio <strong>di</strong> interrogare<br />
vocalmente la propria banca dati totale (tutte le pratiche); possibilità<br />
<strong>di</strong> fare acquisire documenti nella pratica grazie a invii fatti <strong>di</strong>rettamente<br />
dal cliente con il proprio smartphone o tablet;<br />
2 Contratti autocompilati: ci sono quelli <strong>di</strong> affitto in rete; ci sono quelli<br />
<strong>del</strong>le Disposizioni Anticipate <strong>di</strong> Trattamento (DAT), ma dubito che in<br />
Italia qualcuno si fiderebbe a compilare da solo, con la controparte, un<br />
contratto <strong>di</strong> acquisto <strong>di</strong> casa; per alcune gran<strong>di</strong> compagnie (JPMorgan<br />
e Clifford Chance) questi contratti autocompilati sono <strong>di</strong>ventati un<br />
grande business, a cui applicano la c.d. freemium price strategy. In<br />
sostanza, sul sito <strong>del</strong>le società sono <strong>di</strong>sponibili gratuitamente alcune<br />
bozze <strong>di</strong> contratto che, me<strong>di</strong>amente, dovrebbero sod<strong>di</strong>sfare le esigenze<br />
<strong>del</strong> cliente. Poi però, se il cliente vuole essere sicuro <strong>di</strong> avere il contratto<br />
giusto e completo, naturalmente deve affidarsi ai legali <strong>del</strong>le società, a<br />
pagamento. Così, in sintesi, le società guadagnano <strong>di</strong> più perché ricavano<br />
gli stessi compensi impegnando un minor costo/uomo.<br />
3 Revisione automatizzata dei contratti: il programma LawGeex (USA)<br />
può in<strong>di</strong>viduare molto rapidamente quali clausole manchino, siano inusuali<br />
o malformulate in tempi rapi<strong>di</strong>ssimi; i principali clienti <strong>di</strong><br />
LawGeex sono avvocati <strong>di</strong> impresa. Noi, come notai, la utilizziamo già:<br />
e’ quello che fanno i programmi estrattori <strong>di</strong> dati per preparare gli<br />
adempimenti o per fare il controllo sulle formalità <strong>di</strong> legge notarile.<br />
Ovviamente richiede che ci siano regole prefissate. Certamente stanno<br />
progredendo molto in termini <strong>di</strong> capacità e rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> ricerca.<br />
L’americana JP Morgan ha affermato che il loro programma ha revisionato<br />
contratti commerciali (i più standar<strong>di</strong>zzati in assoluto) risparmiando<br />
360.000 ore/anno <strong>di</strong> avvocati e <strong>di</strong>pendenti. A parte valutare l’atten<strong>di</strong>bilità<br />
<strong>di</strong> JPM (è una <strong>del</strong>le 5 shadow banks che hanno generato la<br />
crisi finanziaria mon<strong>di</strong>ale…) è davvero <strong>di</strong>fficile immaginare come poter<br />
fare una controprova , ed essendo molto standar<strong>di</strong>zzati potrebbero mancare<br />
date, sigle, etc. Lo stesso stu<strong>di</strong>o legale Clifford Chance riconosce<br />
che non si persegue più la precisione, bensì il bilanciamento tra costo e<br />
sicurezza: se vuoi pagare meno, devi accettare un margine <strong>di</strong> errore più<br />
alto.<br />
4 Il c.d. Robo-lawyer, Arbitration and me<strong>di</strong>ation: consultazioni, decisioni<br />
stragiu<strong>di</strong>ziali e giu<strong>di</strong>ziali fatte da AI, tramite proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> machine<br />
learning (autoappren<strong>di</strong>mento). In sostanza ci si può concentrare su due<br />
strumenti su cui si basano tutte le innovazioni che possono maggiormente<br />
influenzare l’attività notarile (o, più ampiamente, legale). AI:<br />
per intelligenza artificiale, in termini semplici e forse semplicistici,<br />
122
si intende lo sviluppo e l’utilizzo <strong>di</strong> programmi che pongono in essere<br />
attività che normalmente richiedono l’intervento <strong>del</strong>l’intelligenza<br />
umana. In questo momento storico e nel futuro prossimo, l’AI può raggiungere,<br />
attuare o superare solo alcune, ma non tutte le funzioni cognitive<br />
umane. Non ha senso preoccuparsi per la maggior parte degli<br />
ambiti legali, per il nostro in particolare ma anche per quello forense e<br />
giu<strong>di</strong>ziale perché il grado <strong>di</strong> sviluppo che in questo momento ha raggiunto<br />
l’intelligenza artificiale nel settore legale comunque comporta<br />
che restino ampiamente in<strong>di</strong>spensabili il giu<strong>di</strong>zio umano, l’intuito, il<br />
buon senso, le capacità <strong>di</strong> relazione interpersonale e quin<strong>di</strong> in realtà<br />
l’intelligenza artificiale in questo momento non sembra possa essere un<br />
pericolo ma, al contrario, uno straor<strong>di</strong>nario strumento lavorativo. E’,<br />
infatti, in grado <strong>di</strong> analizzare e verificare a velocità irraggiungibili un<br />
numero spropositato <strong>di</strong> dati, che per un umano richiederebbero giorni <strong>di</strong><br />
lavoro… però non è<br />
in grado <strong>di</strong> cogliere<br />
le sfumature, le <strong>di</strong>fferenze,<br />
perché non<br />
può riconoscere ciò<br />
che il suo programmatore<br />
non ha inserito<br />
nel suo software<br />
e il programmatore<br />
non può inserire<br />
tutte le possibili,<br />
infinite variabili. Ci<br />
sono poi un numero<br />
crescente <strong>di</strong> questioni<br />
legali nate dall’utilizzo<br />
<strong>di</strong> queste tecnologie,<br />
soprattutto<br />
legate alla responsabilità<br />
dei d<strong>anni</strong> che<br />
esse in qualunque<br />
modo provocassero,<br />
non essendo affatto<br />
chiaro in capo a chi<br />
dovrebbero ricadere.<br />
Ma la principale domanda <strong>di</strong> fondo è: come si può garantirne l’accuratezza,<br />
la legalità e la correttezza giuri<strong>di</strong>ca, se non sappiamo chi scrive le<br />
regole e chi controlla le regole <strong>di</strong> autoappren<strong>di</strong>mento? Un autore americano<br />
ironicamente si è chiesto se dovremo, quin<strong>di</strong>, chiamare alla sbarra<br />
dei testimoni queste macchine per farle deporre sui criteri in<strong>di</strong>pendenti<br />
che hanno utilizzato nelle loro decisioni. Non è un caso se, per la prima<br />
volta a livello mon<strong>di</strong>ale, la Commissione europea per l’efficienza <strong>del</strong>la<br />
giustizia (CEPEJ) <strong>del</strong> Consiglio d’Europa ha promulgato la “carta etica<br />
I Notai: Marcoz, Moran<strong>di</strong> e Ghiglieri<br />
123
europea sull’uso <strong>del</strong>l’intelligenza artificiale (IA) nei sistemi giu<strong>di</strong>ziari e<br />
negli ambiti connessi”. Machine learning: lo sviluppo <strong>del</strong>l’A.I. porta al<br />
machine learning, vale a <strong>di</strong>re alla ideazione <strong>di</strong> programmi <strong>di</strong> intelligenza<br />
artificiale che si auto addestrano, ed imparano qualcosa da ogni esperienza<br />
che fanno per migliorare la prestazione nella successiva. Ma,<br />
ancora una volta, il problema <strong>di</strong> fondo, che non tutti focalizzano, è che<br />
le regole con cui scegliere gli elementi da cui imparare e come utilizzarli<br />
(algoritmi <strong>di</strong> auto-appren<strong>di</strong>mento) vengono scritti da uomini che ne<br />
hanno il vero, totale ed invisibile controllo, impercettibile e inafferrabile<br />
da chi li “subisce”, mentre chi utilizza l’AI auto<strong>di</strong>datta è nelle mani <strong>di</strong><br />
chi lo ha programmato! Sono già emersi, al riguardo, anche problemi <strong>di</strong><br />
“errori involontari”, <strong>di</strong> “pregiu<strong>di</strong>zi inconsapevoli” che il programmatore<br />
inserisce nei programmi che scrive.<br />
Come è stato ben sintetizzato: Bias data, Bias results. Se entrano criteri<br />
“<strong>di</strong>storti”, escono regole “<strong>di</strong>storte”.<br />
Ironicamente, potremmo <strong>di</strong>re che al già famoso GI-GO (Garbage In –<br />
Garbage Out), lo sviluppo ha affiancato anche la locuzione acronima Bi-BO<br />
(Bias In – Bias Out)<br />
Ad esempio una ricercatrice <strong>del</strong>l’MIT (Joy Buolamwini) che si occupava <strong>di</strong><br />
programmi <strong>di</strong> riconoscimento facciale si è resa conto che il programma riconosceva<br />
più facilmente e più esattamente visi maschili e <strong>di</strong> pelle chiara,<br />
rispetto a visi femminili e <strong>di</strong> pelle più scura. Dato che i programmi <strong>di</strong> riconoscimento<br />
facciale sono sempre più usati nella vita quoti<strong>di</strong>ana (ad esempio<br />
nella ricerca <strong>di</strong> persone scomparse, nella sicurezza etc.) questa circostanza<br />
è molto importante.<br />
Ha segnalato la cosa ai colleghi <strong>del</strong>l’MIT, che hanno corretto gli algoritmi<br />
per escludere questi insospettati “bias”, ma i rime<strong>di</strong> si sono <strong>di</strong>mostrati inefficaci<br />
nel 60% dei casi.<br />
Cos’hanno, dunque, in comune tutti gli strumenti <strong>di</strong> Law-tech?<br />
La mancanza <strong>di</strong> sicurezza, la mancanza <strong>di</strong> privacy e la mancanza <strong>di</strong><br />
affidabilità:<br />
o perché sono violabili tecnicamente; o perché manca qualsiasi controllo sui<br />
contenuti immessi in catene che magari sono inviolabili, ma non si sa cosa<br />
contengano e chi abbia immesso il contenuto; o perché <strong>di</strong>etro un’apparente<br />
“assoluta oggettività e razionalità (machine learning)” ci sono pur sempre<br />
algoritmi (cioè regole <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento) stabilite da uomini, non si sa chi,<br />
non si sa come e non si sa con quali finalità.<br />
Quin<strong>di</strong>, in sintesi, ci si può chiedere quale possa essere la reale utilità <strong>di</strong> dati<br />
<strong>di</strong> cui non si conosce l’origine e l’affidabilità: come già detto: garbage in, garbage<br />
out (GI-GO), Bias in Bias Out (BI-BO).<br />
La tecnologia non ha poteri taumaturgici.<br />
La funzione notarile, se ben esercitata, ne esce esaltata: garantisce la qualità<br />
e la affidabilità giuri<strong>di</strong>ca dei dati immessi in una catena ed in registri<br />
accessibili a tutti. Dominando la tecnologia, ne rende davvero fruibili i vantaggi<br />
in termini <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> trasmissione ed accesso, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> reale effi-<br />
124
cienza, assumendone la piena, riconoscibile ed in<strong>di</strong>scutibile responsabilità.<br />
Conclusioni<br />
Dalla lettura <strong>del</strong>la letteratura in materia (sia italiana che straniera) (solo)<br />
due elementi si ritrovano costantemente:<br />
1 Cambiano e devono cambiare le modalità con cui si esercitano le professioni<br />
legali e la notarile in particolare; ma, devo aggiungere, perché per<br />
noi la tecnologia sia una straor<strong>di</strong>naria opportunità <strong>di</strong> affermazione (e<br />
non un pericolo esiziale) è essenziale che rimanga invariata – ed anzi<br />
venga rafforzata – la funzione <strong>di</strong> controllo e garanzia che ci spetta. Il<br />
notaio deve rimanere il dominus, deve mantenere il dominio sugli strumenti<br />
tecnologici. E ciò vale ancora <strong>di</strong> più per la funzione notarile: la<br />
tecnologia, qualunque forma assuma, mostra sempre lo stesso punto<br />
debole: opacità e mancanza <strong>di</strong> trasparenza e controllo su chi realmente<br />
“scrive le regole” (algoritmi); insicurezza, vulnerabilità agli attacchi,<br />
incertezza. La funzione notarile ne può uscire fortemente rafforzata, ma<br />
deve essere rigorosamente protetta contro i danneggiatori interni.<br />
Quin<strong>di</strong> mi sembra in<strong>di</strong>spensabile che venga rafforzato il controllo sull’esercizio<br />
corretto <strong>del</strong>la funzione, perché chi la mette in <strong>di</strong>scussione mette<br />
in pericolo tutta la categoria. Noi dobbiamo, senza eccezioni, garantire<br />
sicurezza, certezza e responsabilità dei dati e <strong>del</strong>le transazioni.<br />
2 È essenziale la formazione (riskilling e upskilling) nelle nuove tecnologie:<br />
sia per il notaio, sia per il personale. Tutto il mondo intorno a noi sta<br />
adottando e adotterà sempre <strong>di</strong> più queste tecnologie, quin<strong>di</strong> bisogna<br />
assolutamente imparare a conoscerle ed utilizzarle, e insegnare al proprio<br />
personale a conoscerle ed utilizzarle, perché è necessario dominarla<br />
per farla rimanere al suo posto che è quello <strong>di</strong> fantastico strumento, che<br />
deve rimanere STRUMENTO. Lo sviluppo tecnologico che rappresenta<br />
la quarta rivoluzione ci costringe ad un salto culturale enorme, che<br />
impone al notaio stesso <strong>di</strong> conoscere e saper utilizzare (almeno saper<br />
comprendere) gli strumenti che le nuove tecnologie offrono, perché è<br />
necessaria una nuova forma <strong>di</strong> leadership, quella inclusiva, per cui è il<br />
leader (notaio) che motiva la squadra nell’utilizzo degli strumenti tecnologici<br />
che verranno messi a <strong>di</strong>sposizione. E questo è in<strong>di</strong>spensabile perché<br />
la categoria deve apparire sempre, all’esterno, tecnologicamente<br />
all’avanguar<strong>di</strong>a. Ma anche, se vogliamo, perché il migliore utilizzo degli<br />
strumenti (chatbot, mobility, performance tracking, Customer satisfaction<br />
report, Technology Assisted Research) consentirà al singolo notaio<br />
<strong>di</strong> essere più efficiente e sod<strong>di</strong>sfare <strong>di</strong> più il cliente. E dobbiamo cominciare<br />
subito, perché questo grande salto culturale richiede tempo. La<br />
tecnologia sta arrivando: se non la padroneggiamo e il nostro personale<br />
non la padroneggia, ne <strong>di</strong>ventiamo vittime. Sarebbe molto opportuno<br />
anche inserire queste materie nei corsi <strong>di</strong> formazione dei praticanti<br />
notai e/o nel concorso notarile, nei corsi <strong>di</strong> aggiornamento professionale<br />
per i notai dei notai (come la deontologia).<br />
Voglio chiudere con due notazioni.<br />
125
Una è la nota esortazione <strong>di</strong> Robert Kennedy, ancora attuale, secondo<br />
cui: “Il solo fatto che non ve<strong>di</strong>amo la fine <strong>del</strong>la strada non giustifica che<br />
non iniziamo il viaggio. Al contrario, un grande cambiamento domina il<br />
mondo e, se non ci muoviamo con il cambiamento, ne <strong>di</strong>venteremo vittime.”<br />
Infine una buona notizia, apparsa sul Corriere <strong>del</strong>la Sera <strong>del</strong> 17<br />
gennaio 2019: un famoso albergo giapponese, entrato nel Guiness dei<br />
primati nel 2015 per aver utilizzato i più grande numero <strong>di</strong> androi<strong>di</strong>, ha<br />
licenziato metà personale: facchini, addetti alla reception, alle pulizie ed<br />
al room service si ammalavano troppo spesso, costavano troppo ed infasti<strong>di</strong>vano<br />
gli ospiti con il loro comportamento. Era accaduto che l’albergo<br />
aveva “utilizzato” 243 androi<strong>di</strong>, che però si sono manifestati inadeguati:<br />
non sapevano consigliare luoghi da visitare, fornire informazioni su<br />
come arrivare in tempo all’aeroporto; si inciampavano facendo i gra<strong>di</strong>ni,<br />
se prendevano umi<strong>di</strong>tà si bloccavano e una “assistente” da camera ha<br />
continuato ad infasti<strong>di</strong>re il cliente tutta la notte continuando a chiedergli<br />
”ripeti per favore, non ho capito la domanda” mentre il poveretto stava<br />
russando.. e non è riuscito in nessun modo a risolvere il problema…<br />
Quin<strong>di</strong> sembrerebbe che anche per mansioni relativamente semplici gli<br />
androi<strong>di</strong> siano ancora abbastanza lontani dal poter realmente sostituire<br />
l’umano, anche se possono senz’altro essere per l’uomo strumenti <strong>di</strong><br />
enorme utilità come “espansione” <strong>del</strong>la sua velocità <strong>di</strong> elaborazione e<br />
capacità <strong>di</strong> conservazione ed analisi <strong>di</strong> dati.<br />
INNOVAZIONE NORMATIVA:<br />
Europa e riforme <strong>del</strong>le professioni protette (regulated professions)<br />
Da almeno 20 <strong>anni</strong> la UE cerca in tutti i mo<strong>di</strong>, ripetutamente, <strong>di</strong> promuovere<br />
riforme <strong>del</strong>le professioni protette e <strong>del</strong>le riserve <strong>di</strong> competenze, in nome<br />
<strong>di</strong> una asserita ricerca <strong>di</strong> maggiore competitività ed efficienza e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
vantaggi per i consumatori.<br />
Da ultimo vengono in evidenza, in questo senso, il rapporto OECD che regolarmente<br />
cerca <strong>di</strong> promuovere riforme <strong>del</strong>le professioni protette, sulla base<br />
<strong>del</strong>la apo<strong>di</strong>ttica affermazione <strong>di</strong> una correlazione tra <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>la<br />
regolamentazione <strong>del</strong>le professioni ed aumento <strong>del</strong>la produttività <strong>del</strong> sistema,<br />
nonché dei vantaggi per i consumatori.<br />
Non si può poi <strong>di</strong>menticare la Direttiva 2018/958, che obbliga gli Stati ad un<br />
test <strong>di</strong> proporzionalità prima <strong>del</strong>l’adozione <strong>di</strong> nuove normative <strong>di</strong> regolamentazione<br />
<strong>del</strong>le professioni. La Direttiva ha, appunto, lo scopo <strong>di</strong> promuovere<br />
l’analisi <strong>del</strong>le restrizioni vigenti al fine <strong>di</strong> eliminarle per quanto più<br />
possibile. Senza <strong>di</strong>lungarsi troppo, è importante ricordare due documenti<br />
che concludono, invece, che non esistono dati che supportino chiaramente ed<br />
inequivocabilmente l’affermazione <strong>del</strong>l’ OECD.<br />
Il primo è <strong>del</strong>la Direzione Generale Mercato Interno e Servizi: “Study to<br />
provide an inventory of reserves of Activities linked to professional requirements<br />
in 13 EU Member States and assessing their economic impact”, Final<br />
126
Sala interna <strong>di</strong> Villa Miani, Roma<br />
Report 2012, Centre for Strategy and Evaluation Services, DG Internal<br />
Market and Services. Tra le altre, si leggano le pagg. 97, 111 e 113, dove<br />
viene rilevata una connessione tra la maggiore regolamentazione e una<br />
minore produttività, ma poi si riconosce che tale correlazione è statisticamente<br />
insignificante.<br />
Il secondo è uno stu<strong>di</strong>o commissionato dal Ministero <strong>del</strong>l’Economia<br />
Olandese ad una società <strong>di</strong> ricerca (Ecorys) con lo scopo <strong>di</strong> valutare quali<br />
normative relative alle professioni avrebbero dovuto essere riformate per<br />
rendere più efficienti le professioni e dare maggiori vantaggi ai consumatori.<br />
La società “Ecorys” ha rilasciato il suo rapporto “Modernising regulated professions,<br />
Economic importance and impact” nel 2014. Il rapporto ha svolto<br />
un esemplare lavoro <strong>di</strong> raccolta <strong>di</strong> tutti (o certamente tutti i più importanti)<br />
stu<strong>di</strong> svolti in questa materia, giungendo alla conclusione che tutti gli stu<strong>di</strong><br />
fatti finora <strong>di</strong>chiarano che riforme normative <strong>di</strong> vario genere (eliminazione<br />
dei limiti <strong>di</strong> accesso, eliminazione degli obblighi <strong>di</strong> iscrizione ad albi e quin<strong>di</strong><br />
eliminazione <strong>del</strong>le riserve <strong>di</strong> competenze o <strong>del</strong>le corrispondenti riserve <strong>di</strong><br />
titolo) produrrebbero miglioramenti in termini <strong>di</strong> efficienza (e ognuno dà i<br />
numeri che vuole….) ma, utilizzando criteri e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong>versi<br />
e pervenendo a dati numerici <strong>di</strong>versi, finora nessuno stu<strong>di</strong>o è riuscito a<br />
<strong>di</strong>mostrare in modo scientificamente convincente che sia realmente così, né,<br />
tantomeno, si è preoccupato <strong>di</strong> analizzare e <strong>di</strong>mostrare che l’eliminazione o<br />
riduzione <strong>di</strong> regolamentazione – che sono ovunque <strong>di</strong>rette alla tutela <strong>di</strong> interessi<br />
pubblici – non finirebbe, invece, per danneggiarli irreparabilmente, ad<br />
esempio riducendo la qualità <strong>del</strong>le prestazioni.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o conclude, quin<strong>di</strong>, con l’insufficienza assoluta <strong>di</strong> dati per corroborare<br />
riforme <strong>di</strong> tal genere e la necessità <strong>di</strong> valutarne, comunque, anche tutti i<br />
possibili effetti negativi, tenendo presenti gli interessi pubblici che con tali<br />
normative vengono perseguiti.<br />
127
IL NOTAIO DIGITALE AL CENTRO<br />
DI UN MONDO DIGITALE<br />
Michele Nastri e Giampaolo Marcoz<br />
(Consiglieri <strong>del</strong> Consiglio <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>)<br />
Il Notaio Michele Nastri<br />
Il nostro proposito è <strong>di</strong> rispondere, nel limitato tempo a <strong>di</strong>sposizione, al<br />
quesito posto dalla tavola rotonda <strong>del</strong>ineando alcuni degli scenari che si<br />
prospettano nel breve e nel me<strong>di</strong>o periodo.<br />
E’ necessario però far precedere l’esame degli argomenti che riteniamo<br />
esemplari da due considerazioni <strong>di</strong> carattere generale:<br />
• Il passaggio alla contrattazione informatica <strong>di</strong>ffusa, superata la fase<br />
<strong>del</strong>la sola documentazione, pone problemi nuovi, come quelli <strong>del</strong>la<br />
gestione <strong>del</strong>le identità <strong>di</strong>gitali, che attengono all’essenza stessa <strong>del</strong>le<br />
funzioni notarili, e che devono essere gestiti in modo nuovo e senza<br />
indugio. Ciò richiede una metamorfosi culturale e <strong>di</strong> preparazione <strong>del</strong><br />
notariato che richiederà un grande sforzo negli <strong>anni</strong> a venire e senza il<br />
quale siamo destinati a soccombere;<br />
• La gestione <strong>del</strong>la sicurezza <strong>del</strong>la contrattazione informatica anche a<br />
<strong>di</strong>stanza, <strong>del</strong> documento informatico, <strong>del</strong>la sua autenticità, <strong>del</strong>la sua<br />
conservazione, richiedono mezzi e capitali che non sono alla portata dei<br />
singoli notai; questo richiede un ripensamento strutturale <strong>del</strong>l’organizzazione<br />
<strong>del</strong> notariato, per trovare un giusto equilibrio tra ciò che deve<br />
essere compito degli organi <strong>di</strong> categoria (si pensi alla conservazione<br />
degli atti notarili informatici) e ciò che deve essere invece lasciato alla<br />
libertà dei singoli e <strong>del</strong>le associazioni.<br />
Per raggiungere questi obiettivi (che sono <strong>di</strong> sopravvivenza) e trovare nuovi<br />
equilibri, occorre una con<strong>di</strong>visione che occorre costruire nella <strong>di</strong>alettica<br />
interna, a partire dalla formazione <strong>del</strong>le nuove generazioni.<br />
L’impatto <strong>del</strong>l’intelligenza artificiale<br />
L’utilizzo <strong>del</strong>la Intelligenza Artificiale è entrato, senza che noi ce ne siamo<br />
resi conto, nei nostri stu<strong>di</strong> professionali: ogni volta che chie<strong>di</strong>amo al nostro<br />
programma operativo <strong>di</strong> estrarre i dati dall’atto per pre<strong>di</strong>sporre l’adempimento<br />
unico stiamo utilizzando un sistema <strong>di</strong> intelligenza artificiale.<br />
Il Notaio Giampaolo Marcoz<br />
L’utilizzo sempre più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> tale strumento a servizio dei professionisti<br />
avrà sicuramente un impatto significativo sulla nostra professione, che inciderà<br />
sia sulla quantità che sulla qualità <strong>del</strong>la nostra attività professionale;<br />
si passerà “dal lavoro morto al lavoro vivo” (Ferraris) con più tempo da<br />
impegnare nelle attività intellettuali importanti; nel nostro ambito giuri<strong>di</strong>co<br />
“l’informatica potrà essere d’aiuto nel fornire ed elaborare i precedenti in<br />
modo da trarre da ciò che fu deciso in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> preve<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> ciò che si deciderà”<br />
(Marchetti).<br />
La <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> strumenti tecnologici <strong>di</strong> intelligenza artificiale e il<br />
loro impatto sulle professioni e sulla occupazione in generale ha imposto alle<br />
autorità competenti <strong>di</strong> riflettere sul tema per dettare alcuni principi <strong>di</strong><br />
128
carattere etico che <strong>di</strong>sciplinino e limitino anche l’evoluzione tecnologica; con<br />
la “Carta etica europea sull'uso <strong>del</strong>l'intelligenza artificiale (AI) nei sistemi<br />
giu<strong>di</strong>ziari e in ambiti connessi”, (https://rm.coe.int/ethical-charter-en-forpublication-4-december-2018/16808f699c<br />
), la Commissione europea per l'efficienza<br />
<strong>del</strong>la giustizia (Cepej) <strong>del</strong> Consiglio d'Europa ha dettato alcuni principi<br />
da applicare al trattamento automatizzato <strong>del</strong>le decisioni e dei dati giu<strong>di</strong>ziari,<br />
sulla base <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> AI.<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> AI deve avvenire in modo responsabile, nel rispetto<br />
dei seguenti principi fondamentali:<br />
• la protezione dei dati personali;<br />
• il rispetto dei <strong>di</strong>ritti umani e la non <strong>di</strong>scriminazione;<br />
• la qualità e sicurezza nelle metodologie <strong>di</strong> analisi e nel trattamento<br />
automatizzato <strong>del</strong>le decisioni giu<strong>di</strong>ziarie che devono provenire da originali<br />
certificati,<br />
• la trasparenza, l’imparzialità e l’equità nel trattamento <strong>del</strong>le decisioni<br />
giu<strong>di</strong>ziarie;<br />
• il controllo <strong>del</strong>l’utente, che deve essere informato, in un linguaggio<br />
chiaro e comprensibile, e sulle <strong>di</strong>verse opzioni <strong>di</strong>sponibili.<br />
La Commissione informatica <strong>del</strong> Consiglio <strong>Nazionale</strong> e la Notartel<br />
hanno iniziato e stanno compiendo le prime attività <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento sull’impatto<br />
che l’intelligenza artificiale potrà avere nella quoti<strong>di</strong>anità <strong>del</strong> lavoro<br />
notarile. Tali progetti, che vedranno la luce nel primo semestre <strong>del</strong>l’anno<br />
2019, si incentrano principalmente sui seguenti temi:<br />
• Elaborazione <strong>del</strong> Linguaggio Naturale: la tecnologia <strong>di</strong> ELN si<br />
pone il traguardo <strong>di</strong> poter leggere i testi liberi scritti da persone “qualunque”<br />
e <strong>di</strong> poterli interpretare in maniera corretta e <strong>di</strong> fare evolvere<br />
un contratto notarile in uno Smart Contract, cioè nella “traduzione”<br />
o “trasposizione” in co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un contratto, al fine <strong>di</strong> verificare in automatico<br />
l’avverarsi <strong>di</strong> determinate con<strong>di</strong>zioni (controllo <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> base <strong>del</strong><br />
contratto) e <strong>di</strong> auto-eseguire in automatico azioni (o dare <strong>di</strong>sposizione<br />
affinché si possano eseguire determinate azioni) nel momento in cui le<br />
con<strong>di</strong>zioni determinate tra le parti sono raggiunte e verificate. In altre<br />
parole, lo Smart Contract è basato su un co<strong>di</strong>ce che “legge” sia le clausole<br />
che sono state concordate sia la con<strong>di</strong>zioni operative nelle quali<br />
devono verificarsi le con<strong>di</strong>zioni concordate e si auto-esegue automaticamente<br />
nel momento in cui i dati riferiti alle situazioni reali corrispondono<br />
ai dati riferiti alle con<strong>di</strong>zioni e alle clausole concordate.<br />
• Creazione <strong>di</strong> una Banca Dati Notarile Pre<strong>di</strong>ttiva: attraverso un<br />
sistema <strong>di</strong> Appren<strong>di</strong>mento Automatico, più conosciuto come Machine<br />
Learning, si cerca <strong>di</strong> “insegnare” alla banca dati <strong>di</strong> analizzare il contenuto<br />
<strong>del</strong>l’atto notarile al fine <strong>di</strong> valutarne la correttezza e la completezza.<br />
L’atto informatico a <strong>di</strong>stanza<br />
Il tema <strong>del</strong>l’atto a <strong>di</strong>stanza, intendendosi per tale un atto notarile concluso<br />
129
non alla presenza fisica <strong>del</strong> notaio, ma attraverso il collegamento <strong>del</strong>lo stesso<br />
ai clienti con strumenti telematici, è <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria <strong>del</strong>icatezza e complessità,<br />
riguardando argomenti quali la formazione <strong>del</strong>la volontà <strong>del</strong>le<br />
parti, l’espressione <strong>del</strong>la stessa, la funzione <strong>di</strong> adeguamento notarile, la personalità<br />
<strong>del</strong>la prestazione e la competenza territoriale dei notai al fine <strong>del</strong>la<br />
corretta <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong> servizio ai citta<strong>di</strong>ni.<br />
Prima <strong>di</strong> entrare nel merito <strong>del</strong>le questioni occorre chiarire che il<br />
tema viene affrontato solo de jure condendo, in quanto l’attuale testo <strong>del</strong>l’art.<br />
47 <strong>del</strong>la legge notarile, richiedendo che l’atto sia ricevuto in presenza<br />
<strong>del</strong>le parti, prescrive senza dubbio alcuno, per ragioni sistematiche prima<br />
che storiche, la presenza fisica <strong>di</strong>nanzi al notaio, e non consente nessuna<br />
forma <strong>di</strong> telepresenza. Non essendo questa la sede per un approfon<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> carattere tecnico giuri<strong>di</strong>co, sarà importante limitarsi a precisare che le<br />
forme <strong>di</strong> contrattazione a <strong>di</strong>stanza, o più in generale <strong>di</strong> relazione giuri<strong>di</strong>ca a<br />
<strong>di</strong>stanza, attraverso strumenti <strong>di</strong> telepresenza, nei casi in cui è richiesta la<br />
contestuale presenza <strong>di</strong> più soggetti, costituiscono ad oggi ancora fenomeni<br />
eccezionali dal punto <strong>di</strong> vista sistematico: le decisioni degli organi collegiali<br />
<strong>del</strong>le società <strong>di</strong> capitali, <strong>del</strong>la presenza nell’u<strong>di</strong>enza penale ai sensi <strong>del</strong>l’art.<br />
146 <strong>di</strong>sp. Att. C.p.p. e <strong>del</strong>le prassi (invero come minimo praeter legem) per<br />
il rilascio a <strong>di</strong>stanza dei <strong>di</strong>spositivi per la firma <strong>di</strong>gitale.<br />
Ciò non toglie che l’argomento sia <strong>di</strong>venuto ormai <strong>di</strong> pressante<br />
attualità, al punto che appare immaginabile che il <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> simili previsioni<br />
normative possa nel tempo arrivare ad invertire il rapporto<br />
regola/eccezione. Tutto questo, in mancanza <strong>di</strong> un’idonea regolamentazione,<br />
potrebbe avere effetti destabilizzanti per la funzione notarile.<br />
A conferma <strong>del</strong>la tendenza or<strong>di</strong>namentale verso la progressiva<br />
ammissibilità <strong>del</strong>la contrattazione in telepresenza, è la presentazione <strong>del</strong>l’ancora<br />
non approvato emendamento alla Direttiva 2017/1132 (cd.<br />
Company Law Package) tendente ad introdurre, per facilitare gli scambi<br />
transfrontalieri, la possibilità <strong>di</strong> costituire società con sistemi <strong>di</strong> contrattazione<br />
in telepresenza, attraverso quin<strong>di</strong> la preventiva <strong>di</strong>gitalizzazione <strong>del</strong>l’atto<br />
costitutivo.<br />
Occorre quin<strong>di</strong> una strategia complessiva per l’atto a <strong>di</strong>stanza,<br />
peraltro già possibile oggi in presenza <strong>di</strong> tanti notai quanti sono i luoghi in<br />
cui si trovano le varie parti. Tale strategia che dovrà essere accuratamente<br />
valutata dal Consiglio <strong>Nazionale</strong> potrà per esempio ipotizzare un’introduzione<br />
graduale <strong>del</strong>lo stesso, non essendo totalmente preve<strong>di</strong>bili e controllabili le<br />
conseguenze e le insi<strong>di</strong>e <strong>di</strong> una tale forma <strong>di</strong> contrattazione. Si potrà ad<br />
esempio ammetterlo inizialmente solo per alcune categorie <strong>di</strong> atti, o solo in<br />
caso <strong>di</strong> consenso unanime <strong>del</strong>le parti, o con particolari accorgimenti quanto<br />
all’identificazione e alle modalità <strong>di</strong> formazione <strong>del</strong>la volontà. Quello che è<br />
certo è che si tratta <strong>di</strong> una questione che dovrà essere affrontata in modo<br />
organico e per tempo, essendo illusorio ogni tentativo <strong>di</strong> fermare la <strong>di</strong>ffusione<br />
<strong>di</strong> tali forme <strong>di</strong> contrattazione o <strong>di</strong> limitarla a settori come quello societario.<br />
Il punto car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ogni ragionamento sull’atto a <strong>di</strong>stanza non deve però<br />
130
essere la tecnologia utilizzata, ma la salvaguar<strong>di</strong>a e la valorizzazione<br />
<strong>del</strong>la funzione sociale <strong>del</strong> notaio, attraverso meccanismi anche normativi<br />
che incrementino i profili <strong>di</strong> personalità <strong>del</strong>la prestazione finalizzata<br />
alla funzione <strong>di</strong> adeguamento in questa nuova operatività.<br />
Sviluppi <strong>del</strong>l’atto informatico e conservazione: la postilla elettronica<br />
L’utilizzo <strong>del</strong>l’informatica, nato come sistema per rendere più efficienti<br />
dapprima le procedure interne agli stu<strong>di</strong> (risalgono alla fine degli <strong>anni</strong> ’70<br />
<strong>del</strong>lo scorso secolo i primi software per l’automazione degli stu<strong>di</strong> notarili), si<br />
è via via esteso alla pre<strong>di</strong>sposizione degli adempimenti rivolti alla<br />
pubblica amministrazione, quali in particolare la registrazione e l’esecuzione<br />
<strong>del</strong>la pubblicità immobiliare e commerciale attraverso, in un primo<br />
tempo, la preparazione attraverso strumenti informatici <strong>di</strong> adempimenti<br />
destinati ad un passaggio su carta, pur se nati da (e destinati a) sistemi<br />
informatici (si pensi alle note <strong>di</strong> trascrizione meccanizzate che, fino a buona<br />
parte degli <strong>anni</strong> 90, erano pre<strong>di</strong>sposte informaticamente nello stu<strong>di</strong>o <strong>del</strong><br />
notaio, stampate, e riacquisite negli uffici dei registri immobiliari, con gran<br />
<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> energie e possibilità <strong>di</strong> errori). Successivamente l’informatizzazione<br />
si è estesa, con strumenti dapprima solo informatici e poi gradualmente<br />
telematici, alla trasmissione degli adempimenti, ferma restando la redazione<br />
su carta <strong>del</strong>l’atto notarile, che con la sua copia, costituiva, e costituisce,<br />
il punto fondante <strong>del</strong>la vali<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le procedure.<br />
Il vero snodo è stato l’introduzione <strong>del</strong>la firma <strong>di</strong>gitale: risolta<br />
in questo modo la questione fondamentale <strong>del</strong>la imputabilità <strong>del</strong> documento<br />
ai firmatari anche nell’ambito <strong>del</strong>la contrattazione informatica, e non<br />
dovendosi così più ricorrere ad artifizi <strong>di</strong> vario genere, ma soprattutto a<br />
sistemi chiusi le cui con<strong>di</strong>zioni fossero o accettate dall’unanimità degli utenti,<br />
o imposte da una norma, si è potuto procedere dapprima alla trasmissione<br />
<strong>di</strong> documenti aventi il valore sostanziale e probatorio <strong>del</strong>l’atto notarile (le<br />
copie) e successivamente alla redazione <strong>di</strong> veri e propri atti notarili. Ciò in<br />
base ad una evoluzione normativa che trova tuttora i suoi capisal<strong>di</strong> nel CAD<br />
(co<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>l’amministrazione <strong>di</strong>gitale, D.Lgs. 82/2005) e nella novella alla<br />
legge notarile contenuta nel D.Lgs. 110/2010, che ha definitivamente introdotto<br />
nel nostro or<strong>di</strong>namento l’atto notarile informatico.<br />
Questo è stato, almeno dal punto <strong>di</strong> vista or<strong>di</strong>namentale, il vero<br />
punto <strong>di</strong> svolta nel passaggio dalla carta all’informatica, anche se dobbiamo<br />
riconoscere che si tratta ancora <strong>di</strong> un’incompiuta. L’atto informatico,<br />
infatti, è tuttora <strong>di</strong>ffuso meno <strong>di</strong> quanto sarebbe lecito aspettarsi, a causa<br />
probabilmente <strong>di</strong> un fattore <strong>di</strong> resistenza culturale tuttora presente non solo<br />
e non tanto nel notariato, quanto nella società tutta, ed anche <strong>del</strong>le permanenti<br />
rigi<strong>di</strong>tà formali contenute nell’impianto <strong>del</strong>la legge notarile, che mal si<br />
adattano alla documentazione informatica (si pensi alla fisica impossibilità,<br />
in presenza <strong>di</strong> firme <strong>di</strong>gitali apposte al documento, <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are anche nell’imme<strong>di</strong>atezza<br />
ad errori materiali senza ricorrere all’atto <strong>di</strong> rettifica).<br />
Ciò non<strong>di</strong>meno numerosi passi avanti sono stati fatti ed altri sono prossimi:<br />
131
132<br />
accanto alla firma <strong>di</strong>gitale è stata introdotta la possibilità, per le parti <strong>del</strong>l’atto,<br />
<strong>di</strong> una firma grafometrica, che facilita <strong>di</strong> molto il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> sottoscrizione,<br />
attraverso il software iStrumentum. La firma <strong>di</strong> un atto informatico<br />
avviene quin<strong>di</strong> ora in una sessione che non deve tenere conto <strong>del</strong>le<br />
tecnologie <strong>del</strong>le <strong>di</strong>verse firme <strong>di</strong>gitali <strong>del</strong>le parti, e non necessita <strong>di</strong> una pre<strong>di</strong>sposizione<br />
<strong>del</strong>lo strumentario tecnologico, essendo ormai sufficiente l’installazione<br />
<strong>di</strong> un unico software.<br />
Altro snodo, che costituisce per il <strong>Notariato</strong> un vero punto <strong>di</strong> forza,<br />
anche in relazione alla situazione <strong>del</strong> sistema-Paese, è la conservazione<br />
<strong>del</strong> documento informatico: la conservazione documentale, intesa anche<br />
come mezzo <strong>di</strong> prova nel processo civile, è una <strong>del</strong>le funzioni principali <strong>del</strong>l’attività<br />
notarile, ed è prevista ad<strong>di</strong>rittura all’articolo 1 <strong>del</strong>la legge professionale;<br />
gli atti notarili costituiscono un bene pubblico la cui per<strong>di</strong>ta è severamente<br />
sanzionata, e sono destinati ad essere conservati a tempo indeterminato,<br />
dopo la cessazione <strong>del</strong> notaio dall’esercizio, presso gli Archivi<br />
Notarili. Nel passaggio all’atto informatico, con il D.Lgs. 110/2010, è stato<br />
introdotto l’articolo 62 bis <strong>del</strong>la legge notarile, che prevede un sistema <strong>di</strong><br />
conservazione a norma de<strong>di</strong>cato alla conservazione degli atti notarili, tenuto<br />
dai singoli notai presso una struttura centrale tenuta a cura <strong>del</strong> Consiglio<br />
<strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, conforme alla normativa vigente in materia <strong>di</strong> conservazione<br />
<strong>del</strong> documento informatico, e contenente gli originali degli atti<br />
notarili informatici, muniti <strong>del</strong>le annotazioni prescritte dalla legge, e le<br />
copie certificate conformi <strong>di</strong> tutti gli atti notarili cartacei. Per i notai cessati<br />
dall’esercizio è prevista la realizzazione <strong>di</strong> analogo archivio da parte<br />
<strong>del</strong>l’Amministrazione degli Archivi Notarili. La scelta <strong>di</strong> centralizzare la<br />
struttura, ma non gli archivi, che restano nella <strong>di</strong>sponibilità esclusiva <strong>del</strong><br />
notaio fino alla cessazione dall’esercizio nel <strong>di</strong>stretto, è dettata dall'esigenza<br />
<strong>di</strong> garantire la massima sicurezza nella conservazione dei dati, demandando<br />
ad un soggetto pubblico la pre<strong>di</strong>sposizione e la gestione <strong>del</strong>le infrastrutture<br />
necessarie. E’ infatti risultata evidente la <strong>di</strong>fficoltà, per i singoli notai, <strong>di</strong><br />
dotarsi <strong>di</strong> una struttura autonoma che <strong>di</strong>a uguali garanzie in conformità<br />
alla normativa vigente. La struttura centralizzata assicura poi l’unicità<br />
degli originali informatici dei notai, nonché l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>del</strong>l’archivio<br />
informatico <strong>di</strong> deposito, evitando <strong>di</strong>spersioni degli atti e duplicazioni <strong>di</strong><br />
archivi. E’ evidente che il documento informatico, per sua natura duplicabile<br />
all’infinito senza possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione tra originale e copia, rende una<br />
patologia <strong>di</strong> tale tipo molto più semplice rispetto a quanto può accadere con<br />
il documento tra<strong>di</strong>zionale cartaceo, con evidenti conseguenze negative sul<br />
complesso <strong>del</strong>l’attività notarile, ed in particolare sulla sua controllabilità e<br />
sulla garanzia che la conservazione <strong>del</strong> documento notarile fornisce al sistema<br />
giuri<strong>di</strong>co nel suo complesso, nell’ambito <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>le prove e <strong>del</strong>la<br />
pubblicità legale. Inoltre è necessario assicurare, oltre che la sicurezza, l’uniformità<br />
tecnica <strong>di</strong> archivi informatici destinati a confluire nell’unico grande<br />
archivio pubblico costituito dal complesso degli atti conservati dagli<br />
archivi notarili. Il sistema, la cui attivazione avrebbe dovuto attendere l’emanazione<br />
dei decreti <strong>di</strong> cui all’art. 68 bis, è pienamente operativo dal gen-
naio <strong>del</strong> 2013, quando sono stati depositati i primi atti informatici a norma<br />
<strong>del</strong>l’art. 6 comma 5, <strong>del</strong> d.l. 18.10.2012 n. 179, convertito, con mo<strong>di</strong>ficazioni,<br />
dalla l. 17.12.2012 n. 221 il quale recita: 5. Fino all'emanazione dei decreti<br />
<strong>di</strong> cui all'articolo 68-bis <strong>del</strong>la legge 16 febbraio 1913, n. 89, il notaio, per la<br />
conservazione degli atti <strong>di</strong> cui agli articoli 61 e 72, terzo comma <strong>del</strong>la stessa<br />
legge n. 89 <strong>del</strong> 1913, se informatici, si avvale <strong>del</strong>la struttura pre<strong>di</strong>sposta e<br />
gestita dal Consiglio nazionale <strong>del</strong> notariato nel rispetto dei principi <strong>di</strong> cui<br />
all'articolo 62-bis <strong>del</strong>la medesima legge n. 89 <strong>del</strong> 1913 e all'articolo 60 <strong>del</strong><br />
decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, in conformita' alle <strong>di</strong>sposizioni degli<br />
articoli 40 e seguenti <strong>del</strong> medesimo decreto legislativo. Ai fini <strong>del</strong>l'esecuzione<br />
<strong>del</strong>le ispezioni <strong>di</strong> cui agli articoli da 127 a 134 <strong>del</strong>la legge n. 89 <strong>del</strong> 1913<br />
e <strong>del</strong> trasferimento agli archivi notarili degli atti formati su supporto informatico,<br />
nonché per la loro conservazione dopo la cessazione <strong>del</strong> notaio dall'esercizio<br />
o il suo trasferimento in altro <strong>di</strong>stretto, la struttura <strong>di</strong> cui al presente<br />
comma fornisce all'amministrazione degli archivi notarili apposite<br />
credenziali <strong>di</strong> accesso. Con provve<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> Direttore generale degli<br />
archivi notarili viene <strong>di</strong>sciplinato il trasferimento degli atti <strong>di</strong> cui al presente<br />
comma presso le strutture <strong>del</strong>l'Amministrazione degli archivi notarili.”<br />
Tale norma, unitamente al citato comma 3 <strong>del</strong> medesimo articolo <strong>del</strong>lo stesso<br />
decreto, che obbliga alla modalità informatica per la conclusione <strong>di</strong> appalti<br />
pubblici, ha reso pienamente operativo l’atto pubblico informatico e la sua<br />
conservazione nella struttura, peraltro da tempo pre<strong>di</strong>sposta a cura <strong>del</strong><br />
Consiglio nazionale <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>.<br />
Il sistema <strong>di</strong> conservazione <strong>del</strong> CNN costituisce oggi un’eccellenza<br />
nel campo <strong>del</strong>la P.A., fornisce ospitalità all’amministrazione degli archivi<br />
notarili per la conservazione degli atti informatici dei notai cessati, e costituisce<br />
(assieme al Ministero <strong>del</strong>la Difesa) una <strong>del</strong>le due eccellenze che costituiscono<br />
la base <strong>del</strong>la Rete dei Poli <strong>di</strong> Conservazione <strong>del</strong>la P.A., <strong>del</strong>la cui<br />
creazione si sta occupando l’AGID in collaborazione con l’Archivio Centrale<br />
<strong>del</strong>lo Stato.<br />
Questo, molto in breve, lo stato <strong>del</strong>l’arte.<br />
Quali saranno a questo punto i prossimi passi che ci attendono, riassunti in<br />
poche parole? L’integrazione <strong>di</strong> tutta l’attività notarile in procedure informatiche<br />
capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare tra loro, lo sviluppo <strong>di</strong> nuove attività in grado <strong>di</strong><br />
intercettare le mutate esigenze <strong>del</strong>la società che cambia e la mo<strong>di</strong>fica conseguenziale<br />
in chiave evolutiva <strong>di</strong> competenze e ruoli, senza perdere <strong>di</strong> vista<br />
la funzione essenziale <strong>di</strong> garanzia <strong>del</strong>le contrattazioni e degli scambi.<br />
In<strong>di</strong>viduiamo gli elementi essenziali <strong>di</strong> questa prossima evoluzione e, per<br />
la parte futuribile, le prospettive più probabili su cui si sta lavorando.<br />
Quali sono i punti fermi <strong>di</strong> questo sviluppo?<br />
In primo luogo la piena <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>l’atto informatico attraverso<br />
il miglioramento <strong>del</strong>le procedure e la crescita culturale <strong>di</strong> tutti gli<br />
utenti (notai e clienti).<br />
In secondo luogo la sviluppo <strong>del</strong>la conservazione documentale,<br />
anche al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>l’atto notarile, intesa non solo e non tanto come sicurezza<br />
<strong>del</strong>la memoria, ma come strumento <strong>di</strong> tutela dei <strong>di</strong>ritti.<br />
133
134<br />
Importantissime sono inoltre le attività che portano all’inserimento <strong>del</strong><br />
notaio, quanto più possibile sin dalla fase <strong>del</strong>le trattative, nella filiera immobiliare<br />
in questa fase <strong>di</strong> transizione verso la contrattazione via web ed in<br />
tutte le attività <strong>di</strong> interscambio documentale (si pensi alle piattaforme per<br />
l’interrelazione col sistema bancario, ma anche con i clienti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni,<br />
in un’ottica più evoluta che punti non solo all’interscambio documentale,<br />
ma alla gestione dei dati e <strong>del</strong>le transazioni).<br />
La tematica <strong>del</strong>la contrattazione su web porta la necessità <strong>di</strong> fare i<br />
conti con una tracciabilità allo stesso tempo totale e <strong>di</strong>spersiva, e la riflessione<br />
sull’utilizzo (in parte ineluttabile) <strong>di</strong> tecnologia presentate come salvifiche<br />
come la Blockchain e che pure non possono essere acriticamente accettate.<br />
In questa area <strong>di</strong> interessi si inseriscono anche le iniziative <strong>del</strong> notariato<br />
in materia <strong>di</strong> nuovi pubblici registri, e <strong>di</strong> pubblici registri sussi<strong>di</strong>ari,<br />
che devono purtroppo fare i conti con un sistema paese arretrato, lento, e<br />
troppo burocratizzato.<br />
Lo sviluppo <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong>l’atto pubblico informatico, e più in generale,<br />
degli strumenti informatici nell’attività notarile, suggeriscono un intervento<br />
normativo <strong>di</strong> semplificazione relativo alle modalità <strong>di</strong> formazione<br />
<strong>del</strong>l’atto notarile, in aggiunta ed a specificazione <strong>di</strong> quanto già previsto<br />
dall’art. 59 bis <strong>del</strong>la legge 16 febbraio 1913 n. 89, introdotto dal D.Lgs. 2<br />
luglio 2010, n.110. In particolare si ravvisa l’utilità <strong>di</strong> consentire al notaio <strong>di</strong><br />
intervenire a sanare errori materiali, quali in<strong>di</strong>cazioni relative alle parti ed<br />
agli oggetti <strong>del</strong>l’atto, ed errori ed omissioni relativi a prescrizioni specifiche<br />
<strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>namento <strong>del</strong> notariato, che siano per loro stessa natura oggettivamente<br />
rilevabili e che siano effettivamente rilevati in pendenza <strong>del</strong> termine<br />
utile per l’esecuzione degli adempimenti <strong>di</strong> registrazione e pubblicità. Ciò al<br />
fine <strong>di</strong> evitare inutili aggravi <strong>di</strong> costi e tempi per la redazione <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> rettifica<br />
o certificazioni ex art. 59 bis l.n.. Tale attività si svolge tramite una<br />
certificazione che costituisce allegato successivo all’atto, secondo una procedura<br />
già consolidata e mutuata dall’or<strong>di</strong>namento francese. La redazione <strong>di</strong><br />
tale certificazione non riguarderebbe le menzioni e gli adempimenti obbligatori<br />
previsti da altri settori <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>namento quali quelli previsti dalla legislazione<br />
urbanistica e da quella in materia <strong>di</strong> conformità catastale, la cui<br />
mancanza determina nullità sanabile ai sensi <strong>del</strong>le specifiche <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong><br />
settore (art. 40 L. 28 febbraio 1985 n, 47, art. 46 D.P.R. 6 giugno 2001 n.<br />
380, art. 29 ter L. 27 febbraio 1985 n. 52).<br />
Altro settore in sviluppo continuo è quello <strong>del</strong>la conservazione<br />
documentale. Accanto alla conservazione degli atti notarili è stato<br />
recentemente rilasciato un sistema <strong>di</strong> conservazione che consentirà ad<br />
ogni notaio <strong>di</strong> conservare la documentazione informatica <strong>di</strong> tipo sostanziale<br />
(es. fascicoli, corrispondenza, documenti depositati fiduciariamente)<br />
e fiscale, sia propria che dei clienti. Si apre un campo nuovo <strong>di</strong> attività,<br />
da svolgersi quin<strong>di</strong> sia nell’ambito dei compiti tra<strong>di</strong>zionali <strong>del</strong><br />
notaio, sia in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> nuove funzioni. Alcuni colleghi si stanno già<br />
muovendo in questa <strong>di</strong>rezione, in una prospettiva creativa <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto e<br />
<strong>del</strong>le fattispecie giuri<strong>di</strong>che che è sempre stata tra<strong>di</strong>zionalmente propria
<strong>del</strong> notaio, utilizzando nuove forme per lo sviluppo <strong>del</strong>la funzione.<br />
La notarchain<br />
Da alcuni <strong>anni</strong> uno dei temi dominanti nel <strong>di</strong>battito sull’innovazione tecnologica<br />
è costituito da blockchain, criptovalute (bitcoin, ethereum etc.) e<br />
smartcontracts. Si afferma spesso (anche se in verità sempre meno man<br />
mano che i temi vengono approfon<strong>di</strong>ti), che questa tecnologia, in<strong>di</strong>pendente<br />
da chi la usa e sostanzialmente neutrale, renda inutili i controlli e le garanzie<br />
umane, e quin<strong>di</strong>, nel settore dei contratti e dei registri pubblici, l’intervento<br />
<strong>del</strong> notaio. Blockchain è presentata come una tecnologia autoportante,<br />
in cui è essa stessa a garantire l’immo<strong>di</strong>ficabilità <strong>del</strong> dato e la sua permanenza<br />
nel tempo da parte <strong>di</strong> chi la usa, per ciò stesso idonea alla gestione <strong>di</strong><br />
registri. Essa sicuramente costituisce un’opportunità <strong>di</strong> sicurezza e semplificazione,<br />
ma, come tutte le tecnologie, può avere utilizzi con finalità opposte.<br />
Una Blockchain può essere permissionless o permissioned, con la conseguenza<br />
nel primo caso che tutti possano essere miners, ovvero no<strong>di</strong> <strong>del</strong>l’infrastruttura<br />
(ma a quali costi per chi partecipa e con quali rischi sul controllo<br />
<strong>del</strong> sistema se si affermano attori troppo forti? l’uso dei bitcoin per fini criminali<br />
sta emergendo come preoccupante realtà) oppure, nel secondo caso,<br />
che possano esserlo solo alcuni (ma a quali con<strong>di</strong>zioni e poste da chi?).<br />
Bisogna, quin<strong>di</strong>, chiedersi cosa comporti l’adozione <strong>di</strong> nuove tecnologie<br />
in termini <strong>di</strong> sicurezza e tutela dei <strong>di</strong>ritti <strong>del</strong>le persone, e se queste<br />
siano effettivamente neutre o non possano favorire alcuni (in genere i più<br />
forti) a <strong>di</strong>scapito <strong>di</strong> altri. L’analisi condotta porta alla conclusione che la<br />
blockchain nulla può aggiungere al sistema dei pubblici registri, laddove la<br />
garanzia <strong>del</strong>lo Stato e l’immissione dei dati a mezzo <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>ari qualificati<br />
(notai) garantisca l’affidabilità, e può anzi risultare più costoso e meno<br />
efficiente; ciò nonostante vi possono essere situazioni in cui la creazione <strong>del</strong><br />
registro ha necessità <strong>di</strong> prescindere da un’autorità centrale (come in caso <strong>di</strong><br />
registri transnazionali).<br />
Il notariato ha in<strong>di</strong>viduato alcuni settori nei quali è immaginabile<br />
l’intervento <strong>del</strong> notaio con un uso virtuoso <strong>del</strong>la tecnologia Blockchain, assumendo<br />
un ruolo fortemente proattivo nell’analisi <strong>del</strong>le possibili applicazioni<br />
<strong>del</strong>le blockchain, anche in relazione alla costatazione che tale tecnologia, che<br />
potrebbe aprire nuove prospettive alla categoria, allo stato trova principalmente<br />
applicazione in attività collegate al settore dei pagamenti elettronici.<br />
Le aziende informatiche stesse sono in una fase <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> campi applicativi.<br />
Bisogna tenere conto che elementi imprescin<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> ogni valutazione sono:<br />
• la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong> ruolo notarile con la sua funzione <strong>di</strong> tutela <strong>del</strong>la<br />
volontà <strong>del</strong>le parti e <strong>del</strong>le funzioni legate alla pubblicità degli atti;<br />
• la <strong>di</strong>fferenza tra gli or<strong>di</strong>namenti giuri<strong>di</strong>ci (civil law e common law), che<br />
rendono le applicazioni non sempre adattabili a <strong>di</strong>versi contesti normativi;<br />
• le norme sulla tracciabilità dei pagamenti;<br />
• le prassi e le dotazioni informatiche in essere.<br />
Le attività d’interesse <strong>del</strong> notariato con riferimento all’applicazione dei<br />
135
136<br />
sistemi <strong>di</strong> blockchain si sono concentrate su:<br />
1. analisi <strong>di</strong> applicazioni innovative in <strong>di</strong>versi settori economici che, grazie<br />
allo sviluppo <strong>del</strong>le applicazioni telematiche, richiedono procedure che<br />
prevedono la registrazione <strong>di</strong> atti da parte <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi soggetti qualificati,<br />
dotati <strong>di</strong> poteri autonomi <strong>di</strong> registrazione. In questo contesto nasce la<br />
necessità <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>visone <strong>di</strong> informazioni non privando i soggetti <strong>del</strong>le<br />
proprie autonomie e prerogative relativamente ai poteri <strong>di</strong> registrazione.<br />
Sono applicazioni per cui non è previsto dalla norma un registro unico;<br />
2. la funzione notarile nello sviluppo <strong>di</strong> attività basate su smart contract.<br />
Le proposte sono state analizzate con contatti <strong>di</strong>retti con operatori <strong>del</strong> settore<br />
informatico e con potenziali Enti interessati.<br />
Le attività svolte si possono classificare in tre principali filoni:<br />
a) albo unico dei professionisti. Il progetto in fase realizzazione è basato<br />
su una rete <strong>di</strong> no<strong>di</strong> autonomi operanti in blockchain, gestiti dai singoli<br />
or<strong>di</strong>ni professionali. Tale progetto, approvato dal CNN, è svolto sotto la<br />
guida <strong>del</strong>la Commissione Informatica, che ha dato grande impulso per<br />
definire le attività con gli altri o or<strong>di</strong>ni professionali, e dalla Notartel per<br />
quanto attiene alla realizzazione tecnologica. Il progetto è un’efficace<br />
applicazione <strong>del</strong>la realizzazione <strong>di</strong> un registro tra soggetti qualificati,<br />
che può essere gestito solo me<strong>di</strong>ante meccanismi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione tra<br />
or<strong>di</strong>ni nel rispetto <strong>del</strong>la norma;<br />
b) analisi <strong>di</strong> proposte innovative provenienti da soggetti operanti nel settore<br />
<strong>del</strong>le applicazioni <strong>del</strong>la Blockchain. Tale attività è stata condotta<br />
attraverso un hackathon <strong>del</strong> CNN in cui sono emerse 12 proposte, che<br />
sono in fase <strong>di</strong> valutazione per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> Enti realmente interessati<br />
a partecipare alla realizzazione <strong>di</strong> nuove applicazioni. Le proposte<br />
<strong>di</strong> maggiore interesse sono quelle relative alla possibilità <strong>di</strong> un ruolo<br />
attivo dei notai nella gestione ed esecuzione degli smart contract e <strong>di</strong><br />
supporto alla tracciabilità dei pagamenti elettronici;<br />
c) stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> proposte <strong>di</strong> attività sperimentali con qualificate aziende <strong>del</strong><br />
settore informatico (IBM e SAP). I progetti sono stati analizzati in termini<br />
<strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> nuove applicazioni rilevanti per il ruolo notarile,<br />
subor<strong>di</strong>nando l’attuazione dei progetti: alla reale <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> coinvolgimento<br />
<strong>di</strong> altri Enti, interessati alle applicazioni, alla partecipazione<br />
a sistemi <strong>di</strong> registrazione operanti in blockchain, all’analisi dei costi e<br />
<strong>del</strong>l’impatto tecnologico sulle infrastrutture informatiche <strong>del</strong> notariato.<br />
Tali attività sono state condotte me<strong>di</strong>ante incontri (Design Thinking) nei<br />
quali il <strong>Notariato</strong> ha avuto modo <strong>di</strong> essere protagonista, proprio nella specificazione<br />
<strong>del</strong>le possibili applicazioni con i relativi vincoli normativi <strong>di</strong> grande<br />
interesse anche per le aziende, che non avevano tali specifiche competenze<br />
nei loro gruppi <strong>di</strong> lavoro.<br />
Le proposte analizzate con IBM sono relative all’esecuzione e alla gestione<br />
<strong>del</strong>l’intero fenomeno successorio nel quale il Notaio svolge un ruolo essenziale<br />
e al deposito <strong>di</strong> opere d’ingegno con il possibile collegamento a smart<br />
contract per la definizione <strong>di</strong> rapporti relativi allo sfruttamento dei <strong>di</strong>ritti<br />
d’autore. Questa seconda proposta ridefinisce quella precedentemente svi-
luppata con la collaborazione <strong>del</strong>la stessa IBM. In questo caso le parti, a<br />
seguito <strong>di</strong> un confronto, hanno con<strong>di</strong>viso la necessità <strong>di</strong> riformulare il progetto<br />
iniziale negli obiettivi e nelle specifiche, riservandosi successivamente<br />
<strong>di</strong> valutare gli aspetti implementativi alla luce <strong>del</strong>le possibilità <strong>di</strong> coinvolgimento<br />
degli altri partecipanti alla blockchain e alle preesistenze <strong>del</strong> notariato,<br />
così come anche rappresentato dai partecipanti agli incontri e dalla<br />
Notartel.<br />
La proposta analizzata con SAP è relativa al reperimento <strong>del</strong>la<br />
documentazione per la formulazione <strong>di</strong> un atto e alle possibilità <strong>di</strong> interazione<br />
con le compagnie pubbliche (acqua, luce, gas, tassa rifiuti) per la gestione<br />
degli adempimenti successivi alla stipula <strong>di</strong> un atto <strong>di</strong> compraven<strong>di</strong>ta.<br />
Inoltre il notariato tutto dovrà muovere verso la gestione <strong>del</strong>l’attività<br />
in rete attraverso iniziative come quelle dei registri sussi<strong>di</strong>ari. Lo scopo<br />
pratico <strong>del</strong>l’istituzione dei registri sussi<strong>di</strong>ari (in fase iniziale quelli <strong>del</strong>le<br />
Designazioni degli amministratori <strong>di</strong> sostegno, dei testamenti olografi fiduciariamente<br />
depositati, e <strong>del</strong>le procure generali, ma la <strong>di</strong>sponibilità <strong>del</strong> notariato<br />
in materia <strong>di</strong> registro pubblico <strong>del</strong>le DAT è parte <strong>di</strong> tale strategia), in<br />
funzione <strong>di</strong> un interesse generale, è quello <strong>di</strong> consentire la reperibilità <strong>di</strong><br />
documenti necessari in momenti <strong>del</strong>icati <strong>del</strong>le vite <strong>del</strong>le persone. Lo sviluppo<br />
<strong>di</strong> tali registri è stato sinora frenato dalla necessità <strong>di</strong> un definitivo chiarimento<br />
con il Garante Privacy, e si spera <strong>di</strong> poter giungere ad una soluzione<br />
che consenta lo sviluppo <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> sicuro interesse pubblico.<br />
Car<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>l’iniziativa sui registri pubblici sussi<strong>di</strong>ari sono da una<br />
parte la presenza <strong>di</strong> un sistema centralizzato e controllato lì dove manca<br />
l’intervento <strong>di</strong>retto <strong>del</strong>lo Stato, dall’altra la garanzia <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> dato<br />
inserito attraverso il notaio. L’affidabilità <strong>di</strong> qualunque registro, infatti,<br />
<strong>di</strong>pende dalla qualità e atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> chi lo gestisce e <strong>di</strong> chi lo alimenta, a<br />
partire dalla identificabilità per arrivare all’attribuzione <strong>di</strong> pubbliche funzioni<br />
o pubblici poteri. Per questo è necessaria una funzione <strong>di</strong> controllo e<br />
garanzia da parte <strong>di</strong> soggetti che siano terzi e non attori <strong>del</strong> sistema, ed in<br />
questo contesto si inquadra un ruolo tecnologicamente evoluto <strong>del</strong> notaio.<br />
I risultati positivi sono attesi in termini <strong>di</strong>:<br />
sicurezza: risponde a questa esigenza il registro <strong>del</strong>le procure e <strong>del</strong>le<br />
relative revoche. Il registro conterrà, quanto meno nella prima fase, le sole<br />
procure generali. Si tratta <strong>di</strong> atti per i quali non esiste un sistema <strong>di</strong> conoscibilità<br />
legale, ma per i quali è previsto un onere <strong>di</strong> conoscenza;<br />
fiducia e conoscibilità da parte dei citta<strong>di</strong>ni e <strong>di</strong> alcuni altri soggetti<br />
qualificati (es. magistrati) <strong>di</strong> informazioni e documenti oggi <strong>di</strong>fficilmente<br />
reperibili: testamenti olografi, designazioni <strong>di</strong> amministratore <strong>di</strong> sostegno<br />
ricevuta dai notai me<strong>di</strong>ante atto pubblico o scrittura privata autenticata ai<br />
sensi <strong>del</strong>l’art. 408 c.c.; per entrambe queste ipotesi attualmente non vi è<br />
alcuna forma <strong>di</strong> pubblicità;<br />
valorizzazione <strong>del</strong>la funzione <strong>del</strong> notaio come centro <strong>di</strong> servizi per il<br />
citta<strong>di</strong>no e come garante <strong>del</strong>la conservazione <strong>di</strong> dati ed informazioni.<br />
137
ACCESSO ALLA PROFESSIONE<br />
E SUE PROSPETTIVE<br />
Angelo Nigro<br />
(Notaio in Olevano Romano - Roma)<br />
Il mio intervento riguarderà riflessioni e proposte <strong>di</strong> riforma per l’accesso<br />
alla Professione da intendere in senso ampio e non semplicisticamente<br />
riferite al concorso. Impegnato sempre a riflettere sulle sfide che ogni giorno<br />
occorre affrontare per rispondere alle aspettative <strong>del</strong>la società, il <strong>Notariato</strong><br />
è chiamato oggi ad affrontare e a interrogarsi sul tema esistenzialmente più<br />
importante qual è la formazione dei Notai <strong>di</strong> domani.<br />
Il Notaio Angelo Nigro<br />
La mutazione genetica <strong>del</strong>l’aspirante Notaio.<br />
L’animale concorsuale, “meccanicamente” e “ in termini <strong>di</strong> casistica”<br />
più pronto a rimanere in pista nei fati<strong>di</strong>ci tre giorni, ha sviluppato capacità<br />
tali da superare ostacoli quali case mobili o comparenti che parlano solo in<br />
<strong>di</strong>aletto, <strong>di</strong>visioni senza la presenza <strong>di</strong> tutti i con<strong>di</strong>videnti, giusto per citare<br />
qualche recente esempio.<br />
Sarebbe a mio avviso tuttavia opportuno chiedersi se abbia una<br />
proporzionale e matura consapevolezza <strong>del</strong> ruolo che è chiamato a svolgere<br />
il solo minuto dopo avere ottenuto il sigillo.<br />
Se abbia la consapevolezza che il <strong>Notariato</strong> è una categoria professionale<br />
talmente particolare per funzioni e ruolo che l’operare quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong><br />
ciascuno dei suoi componenti, nel bene e nel male, riguarderà tutti coloro<br />
che ne fanno parte.<br />
Se nei momenti, tanti, in cui viene assalito da dubbi e incertezze<br />
abbia la possibilità <strong>di</strong> confrontarsi con chi si è fatto carico <strong>del</strong>la sua formazione<br />
oppure se ritenga preferibile, forse per assenza <strong>di</strong> alternative, porre<br />
qualsiasi tipo <strong>di</strong> domanda in ambienti “social” talmente “smart” da ridurre<br />
spesso il tutto ad un “like”.<br />
Cosa si vuole per il <strong>Notariato</strong>?<br />
Quale tipo <strong>di</strong> percorso formativo si ritiene più utile proporre per il<br />
<strong>Notariato</strong> <strong>del</strong> domani?<br />
Chi si occupa <strong>di</strong> formazione deve solo limitarsi a fare da navigatore<br />
al concorrente/pilota anticipando quali birilli potrebbe trovare sul percorso<br />
ad ostacoli dei tre giorni oppure dovrebbe proporre percorsi <strong>di</strong> preparazione<br />
teorica sì ma nel contempo assolutamente agganciati a quella che sarà la<br />
realtà <strong>del</strong>la professione con cui l’allievo sarà chiamato a confrontarsi fin dal<br />
primo giorno <strong>di</strong> esercizio e quin<strong>di</strong>, necessariamente, orientati anche all’insegnamento<br />
<strong>del</strong>la materia deontologica?<br />
Io credo che ormai non sia più rinviabile il confronto con quella corrente<br />
<strong>di</strong> pensiero, ra<strong>di</strong>cata purtroppo sempre più negli aspiranti notai e<br />
spesso avallata e alimentata da alcuni corsi <strong>di</strong> preparazione, secondo cui il<br />
superamento <strong>del</strong> concorso notarile possa prescindere da qualsiasi ancoraggio<br />
alla realtà professionale.<br />
138
A me sembra che l'articolo 5 comma 6 bis <strong>del</strong>la legge 89/1913 riguardante<br />
l’obbligo <strong>di</strong> tirocinio post superamento <strong>del</strong> concorso sia stato esso stesso<br />
un’ammissione <strong>di</strong> colpa.<br />
A chi è rivolto infatti il Tirocinio se non al vincitore <strong>di</strong> concorso che<br />
abbia frequentato poco o nulla uno stu<strong>di</strong>o Notarile per la prescritta pratica?<br />
Non s’intende con ciò assolutamente <strong>di</strong>scutere <strong>del</strong>la preparazione<br />
dei colleghi i quali scelgono fin dal primo giorno <strong>di</strong> esercitare poco o molto<br />
poco la Professione Notarile e <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi, invece, all’organizzazione <strong>di</strong> corsi<br />
privati <strong>di</strong> preparazione. Tra birilli e purtroppo, anche in questo caso, assenze<br />
<strong>di</strong> comparenti che vorremmo interessati all’argomento, a questi colleghi<br />
va <strong>di</strong> certo riconosciuta una notevole capacità organizzativa accompagnata<br />
da arguzia impren<strong>di</strong>toriale.<br />
Non s’intende neanche giu<strong>di</strong>care che ciò lo si faccia appunto a pagamento<br />
con un giro <strong>di</strong> affari presumibilmente <strong>di</strong> sensibile rilevanza - sebbene<br />
qualche imbarazzo e riflessione autocritica in termini previdenziali da parte<br />
<strong>di</strong> questi maestri <strong>del</strong>le nuove generazioni non sarebbe <strong>del</strong> tutto fuori luogo<br />
– credo invece che sia arrivato il momento <strong>di</strong> essere chiari su quale sentiero<br />
si intenda incamminarsi.<br />
Osservare impassibili questa realtà senza fare una necessaria<br />
riflessione non giova <strong>di</strong> certo al futuro <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>.<br />
In altri termini è dalla visione che si vuole dare <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> a partire<br />
dal suo accesso che occorrerebbe partire.<br />
Un <strong>Notariato</strong> che s’interroghi giustamente sul suo futuro ma che<br />
con pari attenzione non indaghi quale possa essere il suo nuovo punto <strong>di</strong><br />
partenza risulterebbe comunque un <strong>Notariato</strong> miope con la possibile conseguenza<br />
che esso <strong>di</strong>venti sempre più una scelta praticata da chi ha alle spalle<br />
un’azienda Notarile familiare o da chi, senza falsi moralismi e ipocrisie,<br />
possa rendersi cessionario <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o già avviato oppure, cosa ancor meno<br />
augurabile, da chi ritenga un obiettivo verso cui mirare quello <strong>di</strong> farsi assumere<br />
da stu<strong>di</strong> avviati e molto strutturati magari inseriti in realtà associative<br />
notarili <strong>di</strong> cui tanto si parla ma che, in assenza <strong>di</strong> adeguata regolamentazione,<br />
potrebbero fare l’occhiolino al mo<strong>del</strong>lo “Airbnb” contribuendo a stravolgere<br />
il tessuto umano-professionale notarile.<br />
In occasione <strong>di</strong> questo confronto per il quale mi sembra giusto e<br />
doveroso ringraziare il Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> è stato chiesto <strong>di</strong> produrre proposte evitando inutili lamentele<br />
sempre poco costruttive.<br />
Sull’argomento quin<strong>di</strong> mi permetto <strong>di</strong> portare all’attenzione riflessioni<br />
e proposte frutto <strong>di</strong> molte ore impiegate insieme a tanti colleghi, esercenti<br />
quoti<strong>di</strong>anamente la professione notarile, che testardamente continuano<br />
a credere nel ruolo fondamentale che le scuole <strong>di</strong> preparazione “istituzionali”<br />
potrebbero e dovrebbero avere durante la formazione <strong>del</strong> can<strong>di</strong>dato<br />
notaio.<br />
Nel più ampio processo <strong>di</strong> Riforma <strong>del</strong>l’accesso alla professione, le<br />
scuole istituzionali potrebbero ben assumere un ruolo determinante quali<br />
tutor certificatori <strong>di</strong> un compiuto percorso formativo propedeutico alla par-<br />
139
tecipazione al concorso.<br />
Potrebbe immaginarsi un percorso <strong>di</strong> formazione professionale in cui non<br />
solo la pratica ma anche la frequenza <strong>di</strong> un corso scolastico istituzionale sia<br />
certificato con previsione <strong>del</strong> “libretto <strong>del</strong> praticante”. Di seguito una proposta<br />
operativa <strong>di</strong> riforma:<br />
1 Al momento <strong>del</strong>l’iscrizione presso il Consiglio Notarile competente nel<br />
Registro dei Praticanti, verrebbe consegnato al praticante il “libretto<br />
<strong>del</strong>la pratica” valido per i 18 mesi già prescritti dalla legge.<br />
2 Il “libretto <strong>del</strong>la pratica” dovrebbe contenere mese per mese durante i<br />
18 mesi <strong>di</strong> pratica l’in<strong>di</strong>cazione <strong>del</strong>le attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o compiute.<br />
3 Il praticante dovrebbe conseguire, durate i 18 mesi <strong>di</strong> pratica, un numero<br />
<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti formativi da stabilire in<strong>di</strong>spensabile per poter ottenere il<br />
certificato definitivo <strong>di</strong> compiuta pratica che quin<strong>di</strong> non deriverà unicamente<br />
dalla corretta certificazione bimestrale <strong>del</strong>la compiuta pratica<br />
ma anche dal raggiungimento <strong>del</strong> punteggio minimo da stabilire <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti<br />
formativi.<br />
4 In ipotesi <strong>di</strong> mancata raggiungimento <strong>del</strong> punteggio minimo da stabilire<br />
<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti formativi, si potrebbe prevedere il prolungamento <strong>del</strong> periodo<br />
<strong>di</strong> pratica (minimo per un bimestre) fino al raggiungimento almeno <strong>del</strong><br />
minimo previsto.<br />
5 Le attività svolte durante il periodo <strong>di</strong> pratica andrebbero annotate dal<br />
praticante nel “libretto <strong>del</strong>la pratica”, corredate dalle relative attestazioni<br />
<strong>di</strong> cui in seguito al fine <strong>del</strong> conteggio dei cre<strong>di</strong>ti formativi.<br />
6 Le attestazioni <strong>del</strong>le attività compiute con conseguente riconoscimento<br />
<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti formativi potrebbero essere le seguenti:<br />
a) attestazione <strong>del</strong> Notaio circa l’effettiva frequenza in stu<strong>di</strong>o per un<br />
minimo <strong>di</strong> ore settimanali da stabilirsi;<br />
b) attestazione <strong>del</strong> Notaio che certifichi il profitto <strong>del</strong> praticante in relazione<br />
all’attività <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o da un minimo ad un massimo <strong>di</strong> punti<br />
da stabilirsi;<br />
c) attestato <strong>di</strong> frequenza dei corsi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o istituiti presso le Scuole<br />
Istituzionali <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> per un minimo <strong>di</strong> un anno con riconoscimento<br />
<strong>di</strong> punti da stabilire in ragione <strong>di</strong> un numero <strong>di</strong> punti per ciascun<br />
anno;<br />
d) attestato <strong>di</strong> partecipazione a convegni e giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> (a cui il praticante<br />
potrà partecipare sempre gratuitamente) organizzati da<br />
organismi istituzionali <strong>del</strong> notariato con riconoscimento <strong>di</strong> un numero<br />
<strong>di</strong> punti da stabilire uguale per ogni partecipazione e relativo<br />
accre<strong>di</strong>tamento ad opera dall’organismo organizzatore.<br />
Con riferimento ai punti a) e b) e in alternativa a quanto in essi in<strong>di</strong>cato,<br />
il compito <strong>di</strong> avere praticanti in giro per il proprio stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> “certificarne”<br />
la frequentazione, compito spesso percepito come gravoso da parte <strong>di</strong><br />
tanti notai, potrebbe essere assunto dalle medesime scuole istituzionali previa<br />
frequentazione da parte <strong>del</strong> praticante <strong>di</strong> appositi “corsi - laboratorio”<br />
che le stesse scuole, a mezzo dei propri docenti, potrebbero assumersi il compito<br />
<strong>di</strong> organizzare.<br />
140
L’Inno <strong>Nazionale</strong> ad apertura dei lavori <strong>del</strong> convegno<br />
Concludo con una riflessione basata sulla mia esperienza maturata<br />
nel corso <strong>di</strong> questi <strong>anni</strong> a più vario titolo (prima come allievo poi come docente<br />
infine come componente <strong>del</strong> Direttivo <strong>di</strong> una scuola istituzionale):<br />
nelle scuole dei consigli Notarili l’incontro tra docenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />
generazioni, <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa sensibilità giuri<strong>di</strong>ca ed esperienza produce un circuito<br />
virtuoso il cui valore, spesso poco considerato, rappresenta un vantaggio<br />
non solo per gli allievi ma per l’intera categoria che - anche grazie a queste<br />
scelte <strong>di</strong> campo - potrebbe riappropriarsi <strong>di</strong> una propria identità<br />
Professionale in cui riconoscersi e da custo<strong>di</strong>re ancor prima <strong>del</strong> sigillo.<br />
Il testo <strong>di</strong> una canzone che mi piace sempre ricordare nelle occasioni, sempre<br />
troppo poche, in cui si parla <strong>di</strong> futuro <strong>del</strong> notariato recita:<br />
“La storia siamo noi, attenzione nessuno si senta escluso”<br />
141
QUALI SERVIZI PER QUALI NOTAI<br />
A<strong>del</strong>e Raiola<br />
(Notaio in Milano)<br />
Il Notaio A<strong>del</strong>e Raiola<br />
Le relazioni e gli interventi <strong>del</strong>la sessione mattutina hanno evidenziato<br />
come sia cambiata la società in cui viviamo, nonché come questo<br />
inarrestabile processo <strong>di</strong> evoluzione avanzi a velocità sostenuta.<br />
Il cambiamento è progresso ed innovazione e rifiutare il cambiamento<br />
sarebbe da miopi.<br />
L’evoluzione a cui assistiamo potrebbe rischiare <strong>di</strong> travolgerci se deci<strong>di</strong>amo<br />
<strong>di</strong> rimanere fermi e <strong>di</strong> non accettare questa sfida.<br />
Dobbiamo prendere consapevolezza <strong>del</strong> fatto che non possiamo pensare<br />
<strong>di</strong> arrestare questo processo, non possiamo fermare il cambiamento,<br />
bensì dobbiamo cambiare noi stessi. “Dobbiamo <strong>di</strong>ventare il cambiamento<br />
che vogliamo vedere.”<br />
E allora dobbiamo interrogarci e chiederci quali notai dovremmo essere?<br />
Come conservare il ruolo e l’autorevolezza <strong>del</strong>la nostra funzione?<br />
I <strong>di</strong>versi argomenti analizzati dai colleghi sono sicuramente notevoli;<br />
rappresentano, <strong>di</strong>fatti, gli ingre<strong>di</strong>enti necessari per creare la ricetta <strong>del</strong><br />
ruolo <strong>del</strong> notaio nei prossimi <strong>anni</strong>.<br />
Tuttavia, a mio avviso, l’elevata specializzazione e le competenze richieste<br />
nel settore informatico ed internazionale non possono bastare.<br />
Dobbiamo interpretare la realtà e capire la società in quale <strong>di</strong>rezione va.<br />
Dobbiamo cogliere le nuove esigenze <strong>del</strong>la collettività.<br />
Il ruolo <strong>del</strong> notaio è stato, senza dubbio, scalfito dall’ingombrante presenza<br />
<strong>di</strong> altri professionisti che, spinti anche dal momento storico <strong>di</strong> crisi,<br />
cavalcando l’onda <strong>del</strong> malcontento, aiutati da interventi legislativi e proposte<br />
<strong>di</strong> riforma, hanno compiuto un’invasione <strong>di</strong> campo, cercando <strong>di</strong> far<br />
confinare il nostro ruolo a livelli marginali, alimentando i pregiu<strong>di</strong>zi presenti<br />
quanto meno nel sentire comune.<br />
Al contrario è in<strong>di</strong>spensabile superare tali luoghi comuni ed essere percepiti,<br />
così come realmente siamo stati e continuiamo ad essere, in<strong>di</strong>spensabili<br />
al processo <strong>di</strong> un futuro che non sacrifichi i <strong>di</strong>ritti e questo<br />
anche e soprattutto nella <strong>di</strong>gitalizzazione. Ovviamente, in quest’ottica<br />
fondamentale è la comunicazione con i clienti, attraverso il contatto<br />
<strong>di</strong>retto e l’ascolto che ci contrad<strong>di</strong>stinguono.<br />
Il ruolo <strong>del</strong> notaio è in<strong>di</strong>scutibilmente cambiato rispetto alla Legge <strong>del</strong><br />
1913, ma non per questo è <strong>di</strong>ventato, ai nostri giorni, meno importante.<br />
Anzi, l’aumento <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong>la tecnologia e degli strumenti informatici<br />
rende, <strong>di</strong> fatto, necessario e rilevante l’intervento <strong>di</strong> una figura come<br />
quella <strong>del</strong> notaio che assuma le vesti <strong>di</strong> un filtro interpretativo, e cioè<br />
quelle <strong>di</strong> un soggetto che, dotato <strong>di</strong> alte competenze specifiche, attraverso<br />
lo strumento informatico, si renda me<strong>di</strong>atore tra le specifiche esigenze e<br />
i <strong>di</strong>versi interessi in gioco, da un lato, e le norme generali e astratte,<br />
142
dall’altro lato.<br />
Inoltre, non deve pensarsi che la <strong>di</strong>gitalizzazione renda meno importante<br />
l’atto pubblico notarile. Tutt’altro. Ancora più che in passato, in un contesto<br />
come quello attuale <strong>di</strong> dematerializzazione dei documenti, si avverte<br />
la necessità <strong>del</strong>l’atto pubblico notarile in quanto in grado<br />
<strong>di</strong> conferire quella certezza documentale che non può essere<br />
garantita dal web, in considerazione <strong>del</strong>la struttura<br />
<strong>del</strong>le reti telematiche e <strong>del</strong>la facilità <strong>del</strong> loro accesso.<br />
Si avverte, così, l’esigenza <strong>di</strong> un interprete imparziale, <strong>di</strong><br />
un me<strong>di</strong>atore tra le <strong>di</strong>namiche dei fatti e il <strong>di</strong>ritto, sempre<br />
in continua evoluzione.<br />
Uscendo fuori dal mondo <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto, basti pensare che una<br />
<strong>del</strong>le più gran<strong>di</strong> aziende mon<strong>di</strong>ali, Facebook, che ha fondato<br />
tutta la sua essenza sul mondo <strong>del</strong> <strong>di</strong>gitale, si è dovuta<br />
ricredere e ha affidato a <strong>del</strong>le persone, in particolare alla<br />
figura professionale <strong>del</strong> Community Moderator, il controllo<br />
dei contenuti dei post sulle singole bacheche, in quanto ha<br />
avuto modo <strong>di</strong> constatare che la medesima attività demandata<br />
ai computer, sulla base <strong>di</strong> automatismi e algoritmi<br />
preimpostati, non è stata in grado <strong>di</strong> dare la stessa garanzia,<br />
in quanto talvolta sono sfuggite a detto controllo alcune<br />
parole o frasi che non potevano essere tradotte in un<br />
mero co<strong>di</strong>ce binario.<br />
Allo stesso modo, il notaio si pone quale me<strong>di</strong>atore tra le<br />
mutevoli istanze <strong>del</strong>la società e i principi astratti, tra la<br />
volontà <strong>del</strong>le parti e il testo legislativo, assumendo in alcuni<br />
casi un ruolo da protagonista nella costruzione <strong>del</strong>la<br />
soluzione negoziale.<br />
Di fronte ai bisogni nuovi <strong>del</strong>la realtà contemporanea in<br />
continuo cambiamento, il notaio, bilanciando e componendo<br />
i <strong>di</strong>versi interessi in conflitto, può trovare la soluzione tecnica adeguata<br />
alle situazioni concrete, ad<strong>di</strong>rittura arrivando a svolgere il ruolo <strong>di</strong><br />
creatore <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto, proprio come è avvenuto con alcuni istituti poi tipizzati<br />
dal Legislatore, come per il caso <strong>del</strong> rent to buy.<br />
Il notaio giacché è calato nella realtà <strong>del</strong> vivere quoti<strong>di</strong>ano, è in grado <strong>di</strong><br />
intercettare le istanze <strong>del</strong>la società e <strong>di</strong> fornire, altresì, soluzioni adeguate<br />
ai problemi che gli si rappresentano, essendo, in questo senso, “un<br />
passo avanti” rispetto al Legislatore.<br />
Ciò soprattutto in considerazione <strong>del</strong> fatto che in una società, come la<br />
nostra, incentrata sulla prestazione <strong>di</strong> servizi, le professioni sono oramai<br />
sempre più proiettate verso la consulenza. E noi possiamo essere, più degli<br />
altri, in grado <strong>di</strong> fornire una consulenza altamente qualificata, che sia tale<br />
da farci <strong>di</strong>stinguere all’interno <strong>di</strong> un panorama così vasto e affollato <strong>di</strong> professionisti;<br />
compito nostro nei nostri stu<strong>di</strong> ma anche dei nostri organi rappresentativi<br />
sarà quello <strong>di</strong> far conoscere e percepire tutto questo come valore<br />
aggiunto che proprio per questo deve essere adeguatamente retribuito.<br />
Da sinistra: i Notai Mistretta, Raiola,<br />
Liotta, Broccoli, Del Freo e Nastri<br />
143
IL VALORE DELLA MEMORIA<br />
Grazia Buta<br />
(Segretario Consigliere <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>)<br />
Il Notaio Grazia Buta<br />
La <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, istituita con R.D. <strong>del</strong> 9 novembre<br />
1919, festeggia quest’anno il suo centenario, un <strong>anni</strong>versario davvero<br />
significativo per la nostra categoria, che celebra l’origine <strong>del</strong> nostro sistema<br />
previdenziale, nato da un’idea <strong>di</strong> “mutuo soccorso” tra i Notai d’Italia<br />
e da sempre caratterizzato da un forte spirito <strong>di</strong> solidarietà.<br />
Ma perché ricordare? E perché ricordare un fatto lontano nel tempo?<br />
Domande <strong>di</strong> fronte alle quali ci pone il tema <strong>del</strong>la ricorrenza: l’uomo ha<br />
sempre portato sulle proprie spalle il ricordo e il peso <strong>del</strong> passato, non<br />
potendolo cancellare dal proprio presente.<br />
Se spesso ci interroghiamo sul nostro futuro e sui cambiamenti che la<br />
tecnologia e la rivoluzione <strong>di</strong>gitale hanno portato nelle nostre vite e<br />
nella nostra professione, non meno importante è l’attenzione al passato,<br />
perché la memoria riveste un ruolo <strong>di</strong> primaria importanza nello sviluppo,<br />
nel progresso e nel progetto per il futuro.<br />
Il legame che intratteniamo con la nostra memoria fonda l’idea stessa<br />
che abbiamo <strong>del</strong>la storia, che spinge ognuno <strong>di</strong> noi a comprendere il passato<br />
e <strong>di</strong> conseguenza il presente, perché i luoghi <strong>del</strong> passato rappresentano<br />
una vasta esperienza <strong>del</strong>le varietà umane, un luogo <strong>di</strong> incontro<br />
degli uomini. Senza il passato non potremmo costruire alcun presente e,<br />
<strong>di</strong> conseguenza, alcun futuro, perché privi <strong>del</strong>le basi necessarie. Sarebbe<br />
come costruire una casa, senza aver prima e<strong>di</strong>ficato solide fondamenta.<br />
Uno dei più gran<strong>di</strong> filosofi <strong>del</strong> ‘900, Martin Heidegger, definisce “storicità<br />
autentica” l’assunzione <strong>del</strong>l’ere<strong>di</strong>tà <strong>del</strong> passato, la ripresa volontaria e<br />
consapevole <strong>del</strong>le possibilità tramandate, senza però commettere l’errore<br />
<strong>di</strong> cadere in una inutile restaurazione <strong>di</strong> ciò che è già stato. Heidegger<br />
invita alla consapevolezza <strong>di</strong> dover determinare noi stessi partendo da<br />
chi eravamo e costruendo su basi soggettive la nostra vita futura: unica<br />
via per non ‘scadere nel presente’.<br />
Non è quin<strong>di</strong> possibile sciogliere il tema <strong>del</strong>le ricorrenze da quello <strong>del</strong>la<br />
memoria. Tanti sono gli eventi che vengono celebrati, eppure sono niente<br />
rispetto a quelli che cadono nell’oblio <strong>del</strong>la storia. Allora ricordare e<br />
<strong>di</strong>menticare appaiono legati a doppio filo: l’oblio <strong>del</strong> proprio passato<br />
mo<strong>di</strong>fica l’identità <strong>di</strong> un popolo, plasmata non solo dal patrimonio <strong>di</strong><br />
memorie ere<strong>di</strong>tato, ma anche da quanto si <strong>di</strong>mentica o si è obbligati a<br />
<strong>di</strong>menticare.<br />
Cosa, quin<strong>di</strong>, illumina i fatti <strong>del</strong> passato che sfuggono all’oblio <strong>del</strong> trascorrere<br />
<strong>del</strong> tempo? Il significato che NOI attribuiamo ai fatti stessi.<br />
Possiamo considerare le ricorrenze come la perio<strong>di</strong>ca “liturgia” <strong>di</strong> un<br />
gruppo che si riconosce nel valore attribuito ad un evento.<br />
Sono molti gli <strong>anni</strong>versari <strong>di</strong> grande importanza che cadono in questo<br />
anno. Per tutti, 500 <strong>anni</strong> dalla morte <strong>di</strong> Leonardo da Vinci, artista, inge-<br />
144
gnere, scienziato, genio dalla creatività inesauribile; <strong>100</strong> <strong>anni</strong> dalla<br />
nascita <strong>di</strong> Primo Levi, il quale, con la consapevolezza <strong>del</strong> grande pensatore,<br />
esortava a considerare l’Olocausto come ‘una pagina <strong>del</strong> libro<br />
<strong>del</strong>l’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro <strong>del</strong>la memoria’;<br />
90 <strong>anni</strong> dalla nascita <strong>di</strong> Anna Frank, il cui <strong>di</strong>ario è <strong>di</strong>venuto uno<br />
degli strumenti più potenti ed importanti <strong>del</strong>la memoria <strong>di</strong> ciò che è stata<br />
la brutalità <strong>del</strong>l’Olocausto e <strong>del</strong>la guerra; 50 <strong>anni</strong> dalla strage <strong>di</strong> Piazza<br />
Fontana, 40 <strong>anni</strong> dagli omici<strong>di</strong> <strong>del</strong> giu<strong>di</strong>ce Emilio Alessandrini e<br />
<strong>del</strong>l’Avv. Giorgio Ambrosoli, 80 <strong>anni</strong> dalla nascita <strong>di</strong> Giov<strong>anni</strong> Falcone,<br />
che ci ricordano gli <strong>anni</strong> bui <strong>del</strong> terrorismo e le stragi <strong>di</strong> mafia; 30 <strong>anni</strong><br />
dalla caduta <strong>del</strong> muro <strong>di</strong> Berlino, che segna la fine <strong>del</strong>la Guerra Fredda;<br />
e ancora 30 <strong>anni</strong> dalla nascita <strong>del</strong> web, che ha portato un profondo cambiamento<br />
in ogni settore <strong>del</strong>la nostra società, rivoluzionando per sempre<br />
l’accesso all’informazione; e infine <strong>100</strong> <strong>anni</strong> dalla istituzione <strong>del</strong>la nostra<br />
<strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, prima <strong>Cassa</strong> <strong>di</strong> Previdenza <strong>di</strong> professionisti,<br />
che, dall’idea innovativa e rivoluzionaria per l’epoca <strong>di</strong> alcuni<br />
Colleghi <strong>di</strong> fornire uno strumento <strong>di</strong> sostegno ai Notai in <strong>di</strong>fficoltà, ha<br />
creato le basi per la nascita <strong>del</strong>la previdenza professionale.<br />
E nel nostro Centenario, che ha a cuore il valore <strong>del</strong>la legalità e <strong>del</strong>la<br />
memoria, tutti questi argomenti, creatività e genio artistico e scientifico,<br />
legalità “ferita” da leggi razziali,<br />
Olocausto, omici<strong>di</strong> <strong>di</strong> magistrati<br />
e uomini che hanno sacrificato la<br />
loro vita a servizio <strong>del</strong> nostro<br />
Paese, terrorismo, globalizzazione,<br />
rivoluzione <strong>di</strong>gitale, appaiono<br />
in qualche modo legati tra<br />
loro: sono segni <strong>di</strong> un tempo che<br />
sentiamo ancora importante, che<br />
ci riguarda nel profondo, che va<br />
ricordato per trasmettere ai più<br />
giovani un patrimonio <strong>di</strong> memorie,<br />
in cui identificarsi e riconoscersi,<br />
senza ripetere gli errori<br />
<strong>del</strong> passato.<br />
In questa età <strong>del</strong>l’iperconnessione<br />
e <strong>del</strong>l’informazione veloce e<br />
spesso superficiale, il senso <strong>di</strong><br />
questa celebrazione degli <strong>anni</strong>versari e <strong>del</strong>le ricorrenze va inteso, pertanto,<br />
non come sguardo nostalgico al passato, ma come orientamento e<br />
responsabilità per la costruzione <strong>del</strong> futuro. Ecco allora che risuonano<br />
come un avvertimento le parole <strong>del</strong> premio Nobel per la letteratura José<br />
Saramago, “noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci<br />
assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse<br />
non meritiamo <strong>di</strong> esistere”.<br />
E se algoritmi, tecnologia e intelligenza artificiale vanno stu<strong>di</strong>ati ed ana-<br />
145
146<br />
lizzati per governare il cambiamento e l’evoluzione, senza esserne travolti,<br />
la conoscenza <strong>del</strong>la storia, la bellezza <strong>del</strong>l’arte e <strong>del</strong>la creatività<br />
umana, l’insegnamento che ci deriva da avvenimenti lontani nel tempo<br />
ci consentono <strong>di</strong> costruire la nostra identità <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni consapevoli e<br />
responsabili.<br />
Memoria e storia costituiscono il nostro presente, rafforzano il profilo<br />
“passionale” <strong>del</strong>la nostra “identità collettiva”; la conoscenza <strong>del</strong> nostro<br />
passato e <strong>del</strong>le ragioni che hanno fondato le nostre scelte ci permette,<br />
come Notai, <strong>di</strong> rafforzare quel senso <strong>di</strong> appartenenza alla categoria e ai<br />
suoi valori <strong>di</strong> solidarietà, legalità e imparzialità che sono stati alla base<br />
<strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong>la nostra <strong>Cassa</strong> e <strong>del</strong> sistema previdenziale, consolidando<br />
l’unità <strong>del</strong>la categoria, per consentirci <strong>di</strong> affrontare le sfide dei prossimi<br />
cento <strong>anni</strong>, con il contributo <strong>di</strong> autorevolezza, competenza e prestigio<br />
che il <strong>Notariato</strong> ha sempre garantito alla società.
LA CASSA: IL PASSATO CHE SI FA<br />
FUTURO<br />
Francesco Giambattista Nardone<br />
(Presidente <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>)<br />
Il 9 novembre 1919, a pochi <strong>anni</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dall’emanazione <strong>del</strong>la<br />
legge sull’or<strong>di</strong>namento <strong>del</strong> notariato, fu promulgato il Regio Decreto<br />
Legge istitutivo <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> che attuava un progetto<br />
unico nella storia <strong>del</strong>le professioni e fortemente innovativo perché<br />
prevedeva (e prevede tutt’ora) un sostegno <strong>di</strong>retto al red<strong>di</strong>to dei Notai<br />
con integrazione degli onorari percepiti.<br />
Celebrare la sua nascita non deve assumere una connotazione nostalgica,<br />
tutt’altro. Deve essere l’occasione per interrogarsi sugli strumenti con<br />
cui affrontiamo il presente e costruiamo il futuro perché non si può<br />
costruire il suo futuro, senza memoria <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong> grande e giusto abbiamo<br />
ere<strong>di</strong>tato da chi ci ha preceduto.<br />
Se oggi la <strong>Cassa</strong> è quella Istituzione che noi tutti ben conosciamo lo dobbiamo<br />
a quei colleghi che, animati da un grande spirito <strong>di</strong> solidarietà<br />
umana, lottarono per ottenerne l’istituzione. La sua istituzione rappresentò<br />
una conquista non tanto <strong>di</strong> carattere economico quanto <strong>di</strong> alto valore<br />
morale. Fu anche una straor<strong>di</strong>naria iniziativa <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a sul<br />
piano sociale e un’opera <strong>di</strong> grande generosità perché la solidarietà che<br />
oggi appare <strong>del</strong> tutto ovvia rientrando, nelle sue declinazioni <strong>del</strong>l’assistenza<br />
e <strong>del</strong>la previdenza, fra i compiti <strong>del</strong>lo Stato, cento <strong>anni</strong> fa non lo<br />
era affatto.<br />
L’impostazione solidaristica costituisce l’anima <strong>del</strong> nostro sistema<br />
previdenziale e rappresenta in maniera sintetica il ruolo <strong>del</strong> notaio,<br />
la sua funzione identica in tutto il territorio, la sua vicinanza e appartenenza<br />
allo Stato, e si erge a <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong>la pubblica funzione, <strong>del</strong>l’autonomia<br />
e <strong>del</strong>l’in<strong>di</strong>pendenza dei notai. Perdere il senso <strong>di</strong> questa solidarietà<br />
e <strong>di</strong> questa unità significa <strong>di</strong>menticare la nostra storia e la nostra identità<br />
e non ci aiuta ad orientarci in un futuro che dobbiamo affrontare, con<br />
apertura a cambiamento e innovazioni, ma tenendo presenti le nostre<br />
connotazioni essenziali e i valori <strong>di</strong> cui siamo portatori.<br />
Il Notaio Francesco Giambattista Nardone<br />
In questo secolo <strong>di</strong> vita la <strong>Cassa</strong> ha sempre rispettato il progetto originario<br />
e, nonostante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> crisi, che pure ha dovuto affrontare, ha<br />
avuto la capacità <strong>di</strong> adeguare nel corso <strong>del</strong> tempo le proprie attività alle<br />
<strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni e alle esigenze che via via cambiavano. Se analizziamo<br />
le prestazioni che oggi vengono erogate nel campo previdenziale e in<br />
quello assistenziale ci ren<strong>di</strong>amo conto <strong>di</strong> come la <strong>Cassa</strong> nel corso <strong>di</strong> questi<br />
lunghi <strong>anni</strong> sia stata capace <strong>di</strong> migliorare continuamente l’intuizione<br />
iniziale adattandola ai tempi nuovi. E questa capacità <strong>di</strong> adattamento<br />
non può che rappresentare “l’occhiale” che anche noi amministratori <strong>di</strong><br />
oggi dobbiamo indossare per <strong>di</strong>segnare il futuro.<br />
147
Viviamo in un tempo <strong>di</strong> trasformazioni straor<strong>di</strong>narie che si susseguono<br />
a un ritmo davvero incalzante: si mo<strong>di</strong>ficano i bisogni, cambiano<br />
le esigenze. Decifrare la nostra contrad<strong>di</strong>toria contemporaneità e capire<br />
meglio il senso e la <strong>di</strong>rezione dei cambiamenti non è certo facile ma in<br />
ogni caso i cambiamenti vanno letti attentamente perché possono rappresentare<br />
un’opportunità soprattutto per i più giovani che, giustamente,<br />
hanno più desiderio <strong>di</strong> futuro ma anche maggiori preoccupazioni<br />
Negli ultimi venti <strong>anni</strong> il <strong>Notariato</strong> ha vissuto una stagione <strong>di</strong>fficile a<br />
causa <strong>del</strong> susseguirsi <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti legislativi che, volendo liberalizzare<br />
e semplificare per rilanciare l’economia, sono intervenuti pesantemente<br />
sul mondo <strong>del</strong>le libere professioni e hanno inciso in modo significativo<br />
sulla funzione notarile (sottrazione <strong>di</strong> alcune competenze, eliminazione<br />
<strong>del</strong>la tariffa, aumento <strong>del</strong> numero dei notai) e sulla previdenza<br />
notarile; il tutto inserito in un contesto <strong>di</strong> crisi economica senza precedenti<br />
per gravità e durata che ha causato, tra l’altro, una decisa riduzione<br />
dei red<strong>di</strong>ti <strong>del</strong>la categoria notarile e <strong>del</strong>le entrate contributive, conseguenza<br />
questa che ha costretto la <strong>Cassa</strong> ad adottare misure non indolori<br />
per i notai ma necessarie per il mantenimento <strong>del</strong>l’equilibrio gestionale.<br />
Il tema <strong>del</strong>la previdenza notarile è sempre <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima attualità<br />
e rilevanza.<br />
Alla nostra <strong>Cassa</strong> sono riconosciute soli<strong>di</strong>tà economica, efficienza <strong>del</strong>la<br />
gestione, stabilità finanziaria sia nel breve che nel lungo periodo, bilanci<br />
in regola; gli addetti ai lavori ci assicurano che non vi sono motivi <strong>di</strong><br />
apprensione circa la sostenibilità <strong>del</strong>la nostra previdenza.<br />
Ma i dati economici che conosciamo, nonostante la positiva inversione <strong>di</strong><br />
tendenza registrata nell’ultimo quadriennio, ci devono suggerire <strong>di</strong> mantenere<br />
alta l’attenzione e <strong>di</strong> non abbassare la guar<strong>di</strong>a. La sicurezza assoluta<br />
circa il futuro non esiste, così come non esiste in alcun settore <strong>del</strong>la<br />
nostra società e sarebbe presunzione sostenere che tutto andrà sempre<br />
bene o ad<strong>di</strong>rittura meglio per la nostra <strong>Cassa</strong>.<br />
La politica previdenziale <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> è esposta a rischi <strong>di</strong> natura demografica<br />
(longevità e aumento degli attivi), <strong>di</strong> natura economica (<strong>di</strong>minuzione<br />
<strong>del</strong>le contribuzioni) e <strong>di</strong> natura finanziaria (andamento sfavorevole<br />
dei mercati, rischio <strong>di</strong> tasso <strong>di</strong> interesse, rischio derivante dal <strong>di</strong>sallineamento<br />
tra scadenze future <strong>del</strong>le attività e <strong>del</strong>le passività). Per fronteggiare<br />
gli effetti dei rischi cui è esposta, la <strong>Cassa</strong> ha realizzato nel tempo<br />
<strong>di</strong>versi interventi: a sostegno <strong>del</strong>le entrate ha aumentato l’aliquota contributiva,<br />
a contenimento <strong>del</strong>le uscite ha bloccato la perequazione pensionistica,<br />
ha mo<strong>di</strong>ficato le modalità <strong>di</strong> erogazione <strong>del</strong>l’indennità <strong>di</strong> cessazione,<br />
ha contenuto i costi assistenziali, ha innalzato l’età pensionabile e<br />
nell’ambito <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong> proprio portafoglio si è dotata <strong>di</strong> una struttura<br />
<strong>di</strong> asset-liability management.<br />
È innegabile che a seguito <strong>del</strong>l’azionamento <strong>di</strong> queste leve il<br />
148
sistema previdenziale notarile è stato messo in sicurezza ma oggi non<br />
possiamo limitarci a constatare tale situazione, dobbiamo iniziare a<br />
ragionare insieme, con coraggio e senza preconcetti, <strong>del</strong> nostro futuro<br />
previdenziale per mo<strong>di</strong>ficarlo, se necessario, per migliorarlo, se possibile.<br />
L’obiettivo che connota l’impegno degli amministratori è <strong>di</strong> conservare<br />
una <strong>Cassa</strong> sempre più forte e impermeabile ai <strong>di</strong>versi attacchi esterni. In<br />
questo percorso il <strong>Notariato</strong> deve essere non solo presente ma anche partecipare<br />
ai problemi senza paura <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care soluzioni. La prima forza e<br />
motore <strong>di</strong> un Ente è, infatti, la convinta anche se, talvolta, critica partecipazione<br />
dei propri iscritti e la conoscenza e consapevolezza da parte<br />
loro dei problemi e <strong>del</strong>la realtà <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>.<br />
Iniziamo il secondo secolo <strong>di</strong> vita <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> con coerenza, forte<br />
determinazione e tenacia, convinti che la <strong>Cassa</strong> continuerà a contribuire<br />
al processo <strong>di</strong> evoluzione <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong>, che riuscirà ad adeguare le sue<br />
politiche alle esigenze e ai bisogni <strong>di</strong> una società in continuo e rapido<br />
cambiamento nelle sue con<strong>di</strong>zioni sociali, economiche e culturali, che,<br />
come per il passato, trovi la forza e l’energia per affrontare e superare<br />
momenti <strong>di</strong>fficili e <strong>di</strong>mostri, anche nell’emergenza, la sua capacità <strong>di</strong> realizzare<br />
progetti sociali, economici, solidali <strong>di</strong> ampio respiro e innovativi<br />
per il futuro previdenziale dei notai.<br />
149
150
IL BOLLETTINO:<br />
OFFICINA DI IDEE<br />
E DI INFORMAZIONI<br />
Alessandro de Donato<br />
(Direttore <strong>del</strong> Bollettino)<br />
Il Bollettino <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Notariato</strong> nasce nel 2005 come<br />
“notiziario <strong>di</strong> informazione dei servizi offerti alla categoria e <strong>del</strong>le attività<br />
svolte dalla <strong>Cassa</strong> nell’interesse degli iscritti, trattando argomenti attinenti<br />
ai fini per i quali venne istituito l’Ente” (D.A. Zotta), con cadenza trimestrale.<br />
Il primo Direttore Responsabile è stato il Notaio Domenico Antonio<br />
Zotta; dal 2007 (n. 3/2007) ho assunto io la carica <strong>di</strong> Direttore Responsabile.<br />
Nel corso degli <strong>anni</strong> sono stati nominati nel Comitato <strong>di</strong> Redazione vari<br />
Notai, i cui nominativi sono elencati in calce al presente intervento; il<br />
Comitato <strong>di</strong> Redazione si è avvalso <strong>del</strong>la preziosa collaborazione dei giornalisti<br />
Franco Albanese e Gianfranco Astori (consulenti e<strong>di</strong>toriali), ai quali<br />
devo quel po’ <strong>di</strong> “mestiere” che ho appreso.<br />
Nei vari numeri sono presenti le vignette dalla bellezza, non facile<br />
né imme<strong>di</strong>ata, “inintenzionale” <strong>del</strong> notaio Salvatore La Rosa (Toto).<br />
Nell’articolo <strong>di</strong> presentazione <strong>del</strong>l’iniziativa e<strong>di</strong>toriale il Notaio Adriano<br />
Crispolti (Coor<strong>di</strong>natore <strong>del</strong>la Commissione Rapporti esterni, immagine e<br />
comunicazione) ha spiegato la scelta non casuale <strong>del</strong> nome: il termine “bollettino”,<br />
giornalisticamente umile, è parso “il più appropriato ad evidenziare<br />
il carattere informativo <strong>del</strong> perio<strong>di</strong>co”; non una vera e propria rivista, ma<br />
una struttura comunicativa tesa ad avvicinare amministratori ed amministrati.<br />
Il linguaggio oggi, rispetto al passato, richiede l’utilizzazione <strong>di</strong><br />
spartiti <strong>di</strong>fferenti sempre tuttavia in armonia con il messaggio che si intende<br />
trasferire; la complessità dei dati ed il flusso <strong>di</strong> notizie, in campo previdenziale,<br />
richiedono inevitabilmente che si articoli un argine alla confusa<br />
tendenza a semplificare <strong>del</strong>la comunicazione <strong>di</strong>gitale.<br />
La grande tela <strong>di</strong> ragno che ci avvolge (M. McLuhan) può sorreggerci o<br />
<strong>anni</strong>entarci; i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> ogni rete comunicativa devono essere <strong>di</strong>retti, trasparenti<br />
e facilmente fruibili; la linearità <strong>del</strong> linguaggio deve essere sostenuta<br />
da ritmo e contenuti.<br />
L’urto comunicativo non ha mai offuscato il flusso narrativo <strong>del</strong>le parole;<br />
con un metodo che si è rivelato <strong>di</strong>verso nel tempo, progettato e a volte<br />
casuale, la <strong>di</strong>mensione <strong>del</strong> comunicare ha sottratto alla scrittura lo spazio<br />
per immagini, grafici, <strong>di</strong>agrammi, cercando sempre <strong>di</strong> saldare astrazione e<br />
concretezza. Il Bollettino ha sempre mantenuto una propria identità; la corporalità<br />
carnale <strong>del</strong>la carta e <strong>del</strong> segno scritto sono stati non l’emblema <strong>di</strong><br />
uno stile, ma una forma <strong>di</strong> linguaggio auto-significante, una strategia d’uso<br />
per sottrarre alla contingenza <strong>del</strong>l’attualità il messaggio.<br />
E, così, il nostro piccolo scrigno racchiude memorie e storie; il ricordo,<br />
il mondo <strong>di</strong> ieri, <strong>di</strong>ventano il luogo stesso <strong>del</strong>la costruzione <strong>del</strong> futuro e<br />
il destino <strong>del</strong> nostro “essere” resta plasmato dalla possibilità <strong>di</strong> un’idea<br />
comune.<br />
Il Notaio Alessandro de Donato<br />
151
152<br />
Se la verità è sempre un rischio, il rischio aumenta con frasi dal forte impatto<br />
emotivo e <strong>di</strong>minuisce con ragionamenti per convincere.<br />
La scelta <strong>del</strong>l’immagine che, a lungo, è stata il logo <strong>del</strong>la testata rappresentava,<br />
per simbolo, la cornice strategica <strong>del</strong>la <strong>Cassa</strong>, custode <strong>del</strong> nostro futuro,<br />
“con i pie<strong>di</strong> fissi nella tra<strong>di</strong>zione e lo sguardo rivolto al futuro” (Et la<br />
Providenza regge il timone <strong>di</strong> noi stessi e da speranza al viver nostro).<br />
La Previdenza come Giano, l’antica <strong>di</strong>vinità romana degli inizi e dei passaggi,<br />
portatore <strong>del</strong>la civiltà, ha due volti che guardano in <strong>di</strong>rezioni opposte: l’inizio<br />
e la fine, il passato ed il futuro.<br />
Ma Ianus è anche il <strong>di</strong>o <strong>del</strong> passaggio, che si compie in origine attraverso<br />
una porta (in latino ianua), rappresentando così la coscienza <strong>del</strong> tempo (E.<br />
Husserl); ed essere nel tempo ra<strong>di</strong>calizza le priorità <strong>del</strong> futuro e consente <strong>di</strong><br />
intrecciare numeri ed emozioni, algoritmi ed ideali.<br />
Il senso primario <strong>del</strong>la temporalità (essere-stato, essere-presente,<br />
futuro) presenta in una visione statica il venire a sè, nel senso <strong>di</strong> un continuo<br />
<strong>di</strong>ventare sempre se stessi e così <strong>del</strong> tornare ciclicamente a sè, pur nel<br />
costante variare dei vissuti.<br />
La nostalgia <strong>di</strong> quelle straor<strong>di</strong>narie stagioni <strong>del</strong> passato, dove tutto sembrava<br />
possibile e, in fondo, era possibile, offriva ai giovani Notai, con la sola vittoria<br />
<strong>del</strong> concorso, opportunità crescenti <strong>di</strong> lavoro e affermazione professionale.<br />
Ora sono cambiati profondamente non solo i costumi e le modalità <strong>di</strong><br />
approccio al lavoro, ma anche il livello con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> un comune sentire, con<br />
la convinzione che il mercato e le leve economiche da soli potessero bastare<br />
a metter or<strong>di</strong>ne nelle cose.<br />
Presi dalla spirale <strong>del</strong>l’incertezza, si è spinti ad esaltare le sole logiche<br />
in<strong>di</strong>viduali; un’idea libertario-in<strong>di</strong>vidualista, senza limiti, che rischia <strong>di</strong><br />
generare <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e sconcerto. Ma la libertà in<strong>di</strong>viduale “se non vuol perdersi<br />
nel labirinto che essa stessa costruisce” (G. Simmel), deve vestire l’abito<br />
<strong>del</strong>la responsabilità sociale.<br />
Non può sopravvivere il concetto stesso <strong>di</strong> Notaio, se non sopravvive il concetto<br />
<strong>di</strong> <strong>Notariato</strong> come un insieme <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> valori, <strong>di</strong> immagini, <strong>di</strong> rappresentazioni,<br />
che costruisce se stesso in modo unitario.<br />
La strada che costruisce il presente e progetta il futuro non può non<br />
partire da una contaminazione <strong>di</strong> idee e da una con<strong>di</strong>visone <strong>di</strong> valori.<br />
Occorre analizzare senza pregiu<strong>di</strong>zi le <strong>di</strong>ffuse criticità, scovare e liberarsi<br />
da illusioni, risentimenti, invi<strong>di</strong>e, per ri<strong>di</strong>ventare ciò che siamo e tornare ad<br />
avere il senso <strong>del</strong>l’oltre, resistendo al dominio <strong>del</strong>le cose e dei numeri con la<br />
giusta gerarchia dei valori.<br />
La crisi dei filtri istituzionali <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>versità porta a<br />
valutare con prudenza se esista ancora un luogo <strong>di</strong> composizione <strong>di</strong> identità<br />
anche non coerenti; il primo passo è rinunziare all’illusione che la salvezza<br />
possa arrivare “da fuori” (K.Kavafis).<br />
L’essenza, la ra<strong>di</strong>ce umana <strong>del</strong>la nostra previdenza può essere sintetizzata<br />
da un antico auspicio: homo homini deus est (Erasmo da Rotterdam).
Comitato <strong>di</strong> Redazione <strong>del</strong> Bollettino<br />
luglio 2005 – maggio 2007<br />
Notaio Domenico Antonio Zotta (Direttore Responsabile)<br />
Notaio Francesco Maria Attaguile<br />
Notaio Paolo Chiaruttini<br />
Notaio Adriano Crispolti<br />
Dott. Valter Pavan<br />
Prof. Franco Albanese<br />
maggio 2007 – maggio 2010<br />
Notaio Alessandro de Donato (Direttore Responsabile)<br />
Notaio Francesco Maria Attaguile<br />
Notaio Paolo Chiaruttini<br />
Notaio Adriano Crispolti<br />
Notaio Salvatore La Rosa<br />
Dott. Valter Pavan<br />