ACAVinforma n. 2 | 2021
- No tags were found...
Trasformi i suoi PDF in rivista online e aumenti il suo fatturato!
Ottimizzi le sue riviste online per SEO, utilizza backlink potenti e contenuti multimediali per aumentare la sua visibilità e il suo fatturato.
informa
Periodico di informazione e documentazione dell’Associazione Centro Aiuti
Volontari cooperazione sviluppo terzo mondo anno 35 | N. 2 | DICEMBRE 21
Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Tassa riscossa - Taxe perçue - contiene I.R.
ANCHE NOI VORREMMO
TORNARE A SCUOLA
informa
Uganda 2021
Un anno pieno
di sfide
Credo che il 2021 sia stato un anno più difficile del 2020.
L’anno scorso avevamo la speranza che il Coronavirus, così
come era venuto, se ne sarebbe andato; che tutto si sarebbe
messo a posto; che avremmo trovato la cura… Invece
siamo qui, di fronte a una ripresa dei contagi, con la
convinzione che sarà ancora lunga e che non dovremo allentare
l’attenzione. Dall’altro lato, per fortuna, abbiamo la
consapevolezza che con il virus si può convivere.
Anche in Uganda, il 2021 è stato un anno complicato.
Ad inizio anno si pensava che il peggio fosse passato,
che in Uganda, come nel resto dell’Africa, il virus circolasse
meno; che per fattori ambientali, popolazione giovane,
vita all’aperto ci fossero meno rischi di contrarre la malattia.
Invece, a maggio, un’ondata di contagi e nuove morti
hanno determinato un serrato lockdown in tutto il Paese.
Il Governo ugandese ha scelto la linea dura: sospensione
dei trasporti pubblici, chiusura di tutte le attività
economiche non essenziali e delle scuole di ogni ordine
e grado. Coprifuoco ovunque.
Sebbene queste disposizioni fossero necessarie per
contrastare la diffusione del virus, hanno ostacolato l’accesso
della popolazione ai servizi e alle cure mediche;
milioni di bambini non hanno potuto continuare il loro
percorso scolastico e milioni di persone sono state costrette
a vivere senza entrate economiche.
Mentre la vaccinazione della popolazione prosegue
lentamente, le conseguenze sociali del confinamento sono
devastanti. Rimane la speranza che tutto possa riprendere
il suo corso a partire da gennaio 2022.
ACAV, dal canto suo, ha continuato a lavorare vicino
alla popolazione ugandese e rifugiata. Le attività di riabilitazioni
dei pozzi sono continuate e abbiamo riattivato
cinquanta pompe d’acqua, portando speranza e vita a circa
cinquantamila persone, che vivono nelle zone rurali
povere. I progetti di frutticoltura e di agricoltura proseguono.
Abbiamo formato migliaia di contadini e contadine
che potranno mettere in pratica gli insegnamenti
grazie ai kit che abbiamo distribuito: attrezzi agricoli, sementi
e piantine.
Le attività in ambito educativo e di formazione professionale
sono quelli che più hanno subito una battuta
di arresto durante quest’anno. Con la chiusura totale delle
scuole abbiamo cercato di rimodulare i corsi per i bambini
e i ragazzi. Per i più piccoli, purtroppo, non è stato
possibile, in quanto il Governo ha imposto regole molto
severe; meglio invece il settore della formazione professionale
dove centocinquanta giovani potranno imparare
ACAV informa Periodico di informazione e
documentazione dell’Associazione Centro Aiuti
Volontari Cooperazione Sviluppo Terzo Mondo
Aut. Tribunale di Trento n. 539 dell’11 aprile 1997
Il Consiglio Direttivo
Presidente: Giorgio Boneccher
Vicepresidente: Laura Strada Velia
Consiglieri: Ivan Alberti, Raffaele Crocco,
Renzo Franceschini, Giacomo Merlo, Gianbattista Toller
Organi di Controllo: Anna Giordano, Stefano Tomazzoni,
Ruggero Trentin
Comunicazione e relazioni esterne: Angela Coslop
Servizio civile: Claudia Morelli e Ambra Scheiding Stefana
Cliccate su www.acav.eu e troverete notizie sempre
aggiornate sui progetti che insieme portiamo avanti!
ACAV Via Sighele, 3 - 38122 Trento tel. e fax 0461 935893
2 | dicembre 21 | n. 2
informa
un mestiere con tirocini presso realtà artigiane locali. Siamo
arrivati alla fine del secondo anno del progetto finanziato
dall’Unione Europea, consistente nel fornire
supporto alla Municipalità di Koboko nell’elaborazione e
nella realizzazione di un programma di miglioramento dei
servizi. Sono in corso grandi opere per la costruzione di
scuole e centri di salute.
Nonostante le difficoltà che stiamo riscontrando in
questi ultimi anni, abbiamo la forza di continuare. Il nostro
impegno, il vostro continuo sostegno e la conferma
da parte dei donatori istituzionali sottolineano che quello
che stiamo facendo ha un impatto positivo e che il lavoro
del nostro staff ugandese è di qualità oltre che vicino
ai bisogni della popolazione locale e rifugiata. Infatti
Fondazione San Zeno e Fondazione Gerda Henkel hanno
rinnovato per un ulteriore anno i progetti relativi all’istruzione
e all’agricoltura presso Rhino Camp.
Per quanto riguarda le attività di ACAV a Trento, è con
grande piacere che siamo tornati nelle scuole a informare
i nostri giovani sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, a
far crescere nelle future generazioni quella sensibilità ai
temi cari alla nostra Associazione: acqua, agricoltura e
istruzione.
In questo numero di “ACAV Informa” abbiamo deciso
di approfondire il tema dell’istruzione. Troverete degli articoli
volti a farvi conoscere quello che stiamo facendo in
Uganda e in Trentino in questo settore, convinti che attraverso
la formazione si possa cambiare il destino del
singolo e di un Paese intero. Un’attenzione particolare sarà
rivolta alle bambine e alle adolescenti, le più colpite
dagli effetti della pandemia.
Vi chiediamo di aiutarci a dare loro una speranza per
un futuro migliore.
Angela Coslop
Responsabile comunicazione ACAV
Distribuzione dei kit agricoli a Rhino Camp
dicembre 21 | n. 2 | 3
informa
Pochi vaccini e scuole chiuse.
L’Uganda al tempo del Coronavirus e
l’impegno di ACAV in questo fragile paese
I dati ufficiali dicono che il primo di novembre in Uganda
sono stati registrati centoventiseimila casi di positivi al
Covid-19 e tremiladuecentoventi morti. A parere di molti
esperti questi numeri sono decisamente sottostimati a
causa dei limitati test effettuati e della difficoltà nel raccogliere
dati sulle vittime del Coronavirus in un paese
che dispone di un sistema sanitario povero di risorse.
Le modalità che caratterizzano le cure ospedaliere,
con l’isolamento del paziente che nei casi più gravi muore
in solitudine, hanno fortemente scoraggiato i ricoveri
in ospedale in particolare delle persone anziane, che sono
ancora molto sensibili alla componente animista della
loro cultura. In Africa subsahariana, infatti, la morte
continua ad avere un’elevata componente “sociale”. Morire
da soli, staccati fisicamente dagli affetti familiari, rappresenta
oltre a un triste fine vita un enorme ostacolo al
raggiungimento della pace dello spirito dopo la morte.
La campagna di vaccinazione
Una forte campagna vaccinale è stata intrapresa dal
Governo ugandese appena si sono resi disponibili i vaccini
come principale strategia per il contenimento della
malattia. Sono state individuate le categorie a rischio e il
numero di vaccini necessari per coprirle. Con dieci milioni
di dosi e iniziando alla metà di marzo, il governo intendeva
vaccinare, entro i mesi di luglio e agosto, cinque
milioni di persone, tra operatori sanitari, personale scolastico,
agenti di pubblica sicurezza e altre categorie vulnerabili,
contando sulle forniture promesse da COVAX,
l’Organizzazione internazionale per la distribuzione di
vaccini ai paesi poveri.
Purtroppo non è andata così e il primo di novembre
le persone completamente vaccinate in Uganda erano
meno di un milione e mezzo. Il traguardo di cinque
milioni di vaccinati non sarà raggiunto neppure a fine anno.
Il programma COVAX, proponendo un limitato numero
di vaccini rispetto all’enorme domanda e fornendo
spesso quelli scartati dai paesi sviluppati, è sostanzialmente
fallito.
Negli ultimi mesi i paesi occidentali hanno inviato in
Africa intere partite di Astra Zeneca, stipate nei magazzini
e prossime alla scadenza. Tanto che i paesi africani si
sono decisi a muoversi in proprio per ordinare a proprie
spese quantità importanti di Oxford e Moderna.
Il governo ugandese sta garantendo l’accesso al vaccino
in via prioritaria agli insegnanti perchè solo le scuole
con insegnanti vaccinati e disponibilità di acqua potabile
e strutture per il costante lavaggio delle mani
potranno riaprire dopo la sosta natalizia. Questa volta si
spera senza ulteriori rinvii.
Quasi tutti gli insegnanti che lavorano nelle scuole gestite
da ACAV si sono vaccinati. Quelli che non lo hanno
fatto saranno sostituiti e purtroppo perderanno il lavoro.
L’impatto della pandemia sul sistema scolastico
Tutte le scuole ugandesi sono state chiuse per decreto
nel marzo del 2020. Dopo diciotto mesi e con la pandemia
che continua il suo corso la gran parte rimane
chiusa, ad esclusione delle università e dell’ultimo anno
delle secondarie.
L’istruzione è fondamentale per la formazione del capitale
umano, fattore indispensabile alla crescita economica
e quindi allo sviluppo, ma la pandemia di COVID 19
sta limitando enormemente l’accesso all’istruzione. Servirebbero
soluzioni innovative per sostenere questo settore
e garantire la continuità degli studi, in particolare agli
alunni che vivono nelle aree rurali.
Degli oltre 45 milioni di abitanti ugandesi, solo 1,5 milioni risulta
vaccinato
4 | dicembre 21 | n. 2
informa
Il sistema educativo dell’Uganda è organizzato in sette
anni di istruzione primaria, sei di istruzione secondaria
e tre-cinque anni di istruzione universitaria. Gli studenti
possono scegliere tra scuole private e pubbliche, a seconda
delle loro disponibilità economiche.
Ci sono divari significativi tra la frequenza scolastica
nelle aree rurali e urbane, dove gli studenti hanno maggiori
probabilità di completare i cicli scolastici. Inoltre i
tassi di alfabetizzazione femminile sono molto più elevati
nelle aree urbane rispetto alle aree rurali, dove vive l’ottanta
per cento dei bambini in età scolare.
Le bambine stanno inoltre subendo i gravissimi effetti
determinati dalla chiusura delle scuole: gravidanze e
matrimoni precoci sono aumentati in maniera esponenziale
durante il lockdown, così come lo sfruttamento e il
lavoro minorile.
Cosa ha fatto ACAV per mitigare il disagio degli
studenti
ACAV concentra i suoi interventi nelle zone rurali del
West Nile ugandese, caratterizzate da povertà diffusa, da
infrastrutture educative degradate e da una cronica mancanza
di risorse umane ed economiche nel settore scolastico.
L’istruzione nelle aree rurali più povere è stata colpita
duramente a causa della mancanza di accesso alle tecnologie
necessarie all’apprendimento a distanza. Nelle
case ugandesi, infatti, c’è solo la radio, la cui fruizione è
limitata fortemente dalla mancanza di energia elettrica.
Per ovviare alla carenza di strumenti tecnologici, durante
la chiusura delle scuole ACAV ha organizzato un
programma di lezioni a domicilio, dove gruppetti di massimo
cinque studenti sono stati visitati dai docenti. Agli
alunni sono stati spiegati i principali argomenti del programma
scolastico, sono stati dati e corretti compiti e soprattutto
si è raggiunto l’obbiettivo di tenerli occupati in
una modalità simile alla frequenza scolastica.
In Uganda le scuole sono ancora chiuse
L’impegno di ACAV ad aggiustare pozzi non
funzionanti per facilitare l’accesso all’acqua in
decine di scuole
Una delle condizioni poste dal governo per la riapertura
delle scuole in Uganda è la disponibilità di acqua potabile,
in modo che gli studenti possano lavarsi le mani in
modo continuativo.
ACAV sta rispondendo, per quanto nelle sue possibilità,
agli appelli che stanno arrivando da numerosissime
scuole del West Nile e dalle amministrazioni locali per fornire
supporto nella rimessa in funzione di pozzi non funzionanti,
all’interno o nelle vicinanze degli istituti scolastici.
Alcuni donatori hanno già risposto positivamente finanziando
parte dei lavori e siamo fiduciosi che, anche
grazie all’aiuto che soci e sostenitori non hanno mai fatto
mancare, ACAV sarà determinante nel permettere a
migliaia di alunni del West Nile ugandese di tornare a
scuola e riprendere quell’importantissimo percorso educativo
e di formazione a cui tutti i bambini hanno diritto
di partecipare.
Buon Natale a tutti!
Pierluigi Floretta
Direttore regionale di ACAV
Insegnanti ACAV presso la scuola primaria di Amuru in fila
per la vaccinazione
dicembre 21 | n. 2 | 5
informa
Sudan, il rischio
di una crisi a catena
Confusione: il termine corretto sarebbe questo se non
fosse eccessivamente blando per raccontare il dramma
di milioni di persone. Il golpe militare in Sudan dello scorso
25 ottobre sta destabilizzando una grande parte dell’Africa,
facendo precipitare a sud, cioè verso il Sudan
del Sud e l’Uganda le conseguenze delle violenze.
Ovvio: a rimetterci davvero sono i sudanesi, già provati
da anni di incertezza e di crisi economica. Il Paese è
in ginocchio da ben prima della caduta dell’ex dittatore
Omar al Bashir, spodestato nell’aprile del 2019. Il colpo di
stato di ottobre ha messo fine ad ogni tentativo – per altro
fallito – di mettere in piedi una qualche forma di democrazia
e di ridare slancio ad una economia soffocata
dalla corruzione e dalla mancanza di imprese.
In queste settimane, dopo il colpo di mano del 25 ottobre,
in tutto il Paese sono continuate le proteste di chi
chiede il ritorno a un governo guidato da civili. Erano decine
di migliaia le persone che hanno partecipato alla
mobilitazione del 30 ottobre a Khartoum, la capitale. La
protesta è stata, in contemporanea, in altre città. La reazione
delle forze dell’ordine è stata violentissima. Almeno
tre persone sono morte, facendo salire il bilancio –
Profughi del Sud Sudan nel campo Bidi Bidi allestito nel nord Uganda
dal 25 ottobre – a tredici morti e centosessantacinque feriti.
Gli osservatori scrivono che “le misure adottate dalla
giunta militare mostrano la confusione al suo interno,
rispetto al movimento di protesta”. È l’opinione del quotidiano
panarabo Al Quds al Arabi. I golpisti starebbero
tentando di ammansire i contestatori facendo alcune
concessioni. Ad esempio, hanno liberato il primo ministro
Abdalla Hamdok, arrestato al momento della presa
di potere dei militari. Subito dopo averlo liberato, però, lo
hanno messo agli arresti domiciliari.
In realtà, il generale Abdel Fattah al Burhan nuovo leader
del Consiglio sovrano di transizione ha già sostituito
gran parte dei propri ministri. In più ha messo le mani
sull’economia sudanese, nominando a capo delle principali
cinque banche suoi stretti collaboratori.
Nel frattempo, lo scorso 7 novembre, almeno ottantasette
insegnanti sono stati arrestati dopo aver parteci-
6 | dicembre 20 | n. 2
informa
foto © Bucciarelli
Distribuzione di cibo nel campo profughi di Rhino
pato ad un sit-in di protesta per le nuove nomine ai vertici
del ministero dell’istruzione. Il 9 novembre un tribunale
ha ordinato alle aziende di telecomunicazioni Zain,
Sudani e Mtn di sbloccare l’accesso a internet perché è
dal golpe che tutto è silente. Una richiesta caduta nel
vuoto.
Insomma, il Consiglio sovrano di transizione, nato dopo
la caduta dell’ex dittatore al Bashir, ora è in mano ai
militari.
Gli osservatori dicono che le conseguenze in quella zona
dell’Africa potrebbero essere pesanti perché i rapporti
del Sudan con i vicini sono difficili. Con l’Etiopia, in queste
settimane alle prese con la guerra del Tigray, il contenzioso
è aperto per l’uso delle acque del Nilo, legate alla Grande
Diga del Rinascimento costruita ad Addis Abeba. Khartoum
è da sempre contraria alla diga, per paura di rimanere
a corto d’acqua. I militari al potere potrebbero approfittare
dell’attuale debolezza etiope per un colpo di mano.
Anche i rapporti con l’Egitto restano complessi e c’è soprattutto
la grande rivalità con il Sud Sudan, ormai devastato
dalla crisi interna. Questo paese, infatti, diventato indipendente
da Khartoum si è impossessato di tutti i pozzi
di petrolio, una ricchezza che ora farebbe comodo alle vuote
casse statali sudanesi.
Insomma, il rischio di una crisi a catena è concreto,
dicono gli osservatori. E la crisi finirebbe inevitabilmente
per coinvolgere l’Uganda, già “paese rifugio”
per milioni di sud sudanesi in fuga. La pressione militare,
partendo da Nord, potrebbe spingere nuovi profughi
nella zona del West Nile. Nelle ultime settimane,
la ripresa dei combattimenti nella Repubblica Democratica
del Congo ha già fatto affluire, nel distretto di
Kisoro, nel sud ovest, migliaia di persone in fuga. Lo
ha denunciato l’UNHCR, l’Agenzia delle nazioni Unite
per i profughi e rifugiati, spiegando che come sempre
l’Uganda ha fatto tutto quello che poteva e doveva per
accoglierli. Il rischio, però, è che Kampala, lasciata sola,
non abbia risorse sufficienti per far fronte a nuovi
futuri arrivi. Il fantasma della crisi sudanese anche per
questa ragione fa paura a molti in Africa.
Raffaele Crocco
Giornalista, membro del Direttivo di ACAV
Ad aggravare la situazione…
Il 16 novembre Kampala, capitale dell’Uganda, è stata
teatro di un duplice attentato terroristico, che ha provocato
la morte di sei persone e il ferimento di numerosi
civili.
Le esplosioni sono avvenute vicino al quartier generale
della polizia e nei pressi del Parlamento, nel quartiere
degli affari.
Gli attentati sono stati rivendicati dall’Adf, Forze democratiche
alleate, un gruppo jihadista affiliato all’Isis,
braccio armato del DAESH in Uganda e nella regione
dei Grandi Laghi, che ha voluto così punire “uno dei
paesi che partecipano alla guerra contro i combattenti
dello Stato islamico in Africa centrale”. Il presidente Yoweri
Museveni, nel condannare l’attentato, ha parlato di
“nipoti confusi”.
È la terza volta che lo Stato islamico rivendica gli attacchi
in Uganda Le due azioni terroristiche di novembre
seguono ad altrettante avvenute un mese prima:
in un famoso ristorante della capitale e un’esplosione in
un autobus alla periferia di Kampala.
dicembre 20 | n. 2 | 7
informa
Koboko: sanità e scuola, settori chiave
per l’integrazione di migliaia di profughi
La rapida crescita demografica che ha interessato la zona
settentrionale dell’Uganda durante i recenti anni è in
parte attribuibile ai massicci flussi migratori provenienti
dai paesi confinanti, come la Repubblica Democratica del
Congo e, soprattutto, il Sud Sudan ancora coinvolto in
una sanguinosa guerra civile.
Del milione e mezzo di rifugiati presenti sull’intero
suolo nazionale, la sola città di Koboko ne ospita circa
ventitremila, corrispondenti a quasi un terzo della popolazione
locale. Questa situazione ha comportato nuove
sfide per la fragile amministrazione del luogo: dall’ accesso
all’istruzione e ai servizi sanitari basilari, alla prevenzione
di forme di tensione e conflitti con le comunità
ospitanti.
Per questo motivo il sostegno economico e materiale
di attori esterni diventa un momento cruciale per lo
sviluppo e il benessere dell’intera area, essenziale al fine
di ridurre le disuguaglianze.
ACAV è presente a fianco dei rifugiati stabilitisi nel territorio
ugandese fin dall’inizio della crisi con progetti volti
a migliorarne le precarie condizioni di vita, sia attraverso
interventi diretti, che mediante attività di supporto
alle istituzioni locali.
Ne è un esempio il progetto “Inclusive Urban Development
and Mobility Action in Koboko, Uganda”, approvato
e finanziato dall’Unione Europea. Nello specifico
si tratta di interventi di sviluppo umano e mobilità
rispetto ai quali ACAV ha assunto, dal febbraio 2020, un
ruolo di intermediario a garanzia del corretto utilizzo delle
risorse erogate, indirizzando i propri sforzi sul piano
dell’assistenza gestionale e tecnica.
Dato l’obiettivo di ottenere una maggiore integrazione
tra popolazione locale e profughi, gli interventi sul
Inaugurazione del progetto europeo alla presenza del presidente
del distretto di Koboko, Mambu Asiraf
8 | dicembre 21 | n. 2
informa
Nyangilia. Sopralluogop di ACAV nel cantiere della nuova biblioteca
della scuola
campo in tutto questo 2021 si sono concentrati sui settori
chiave dell’istruzione e della salute. Ciò avviene principalmente
attraverso la realizzazione e la manutenzione di
infrastrutture rispettivamente ad uso scolastico e di assistenza
medica.
ACAV si è spesa in prima persona affiancando le istituzioni
locali nella fase di progettazione e di realizzazione
delle attività, mettendo a disposizione competenze e conoscenze
tecniche, affiancando il Dipartimento municipale
di Ingegneristica della Municipalità di Koboko.
La maggior parte delle risorse sono state indirizzate
alla realizzazione di nuovi edifici scolastici, voluti per garantire
un accesso paritario a tutti i bambini e ragazzi in
età scolare presenti sul territorio.
A Nyarilo e a Birijaku stanno sorgendo due nuovi
complessi scolastici, a Nyangilia una biblioteca da affiancare
alla scuola secondaria già esistente. Seguono i
progetti di ristrutturazione e rinnovamento delle classi
delle scuole primarie di Teremunga e Nyarilo e la costruzione
di servizi igienici presso gli istituti di Noor e
Birijaku.
Si sta inoltre completando il centro di formazione multidisciplinare
dell’Istituto Tecnico di Koboko.
Sfortunatamente la situazione sanitaria in atto ha causato
rallentamenti nei lavori previsti in questa prima fase
del progetto, che comunque sarà portato a termine
entro qualche mese.
Claudia Morelli
In servizio civile presso ACAV
dicembre 21 | n. 2 | 9
informa
“OSServando il mondo”:
l’importanza dell’acqua
Sono le sette del mattino, e tu hai undici anni. Immagina
di svegliarti e di affacciarti ancora assonnato al nuovo
giorno, ma improvvisamente ti rendi conto di non trovarti
nel comfort della tua cameretta, della tua casa.
Nessun the caldo ad aspettarti per la colazione, nessun
bagno con la comodità del tuo lavandino, della doccia o
dello sciacquone.
Il sole si solleva pigro e si prepara a scaldare la terra, ma tu
vai già di fretta perché oggi è un giorno di scuola. Tuttavia,
prima che suoni la campanella c’è un’altra attività che ti
aspetta… devi andare al pozzo più vicino per riempire qualche
contenitore con l’acqua potabile necessaria per le attività
della giornata, la stessa che poi la mamma utilizzerà
per bere, lavare e infine cucinare per te e i tuoi fratelli.
Questo esercizio di immedesimazione è lo stesso che abbiamo
chiesto di svolgere agli alunni della classe 1C della
scuola secondaria di primo grado “Othmar Winkler”,
durante il primo degli incontri sul tema dell’acqua e delle
sue buone pratiche di utilizzo.
L’obiettivo è quello di far conoscere le problematiche relative
alla (in)disponibilità di acqua in molte zone del mondo
e di far scaturire le opportune riflessioni su un problema
destinato a diventare negli anni ancora più grande.
Grazie ai materiali appositamente creati, i giovani hanno
avuto modo di conoscere alcuni dei progetti realizzati da
ACAV in Uganda, e di approfondire le testimonianze reali
di abitanti delle zone rurali in cui la nostra associazione
ha garantito accesso all’acqua potabile. Il tutto è stato
Incontri nelle scuole con il progetto finanziato dalla Fondazione Caritro
Sono 237 i litri di acqua consumati in media ogni giorno da una
persona in Italia
inoltre alternato da appositi momenti di gioco e di partecipazione
attiva che gli alunni sembrano aver apprezzato
davvero molto.
In particolare, si voleva far capire quanta acqua consumata
(e talvolta anche sprecata) si celi dietro ai più semplici
gesti della vita di tutti i giorni; numeri che colpiscono
se si pensa che uno sciacquone impiega otto litri di
acqua potabile ogni volta che viene azionato o che per
lavare l’automobile di litri ne servono fino a duecento.
Partendo da questi semplici spunti, a riprova del fatto che
ognuno di noi può fare la differenza nella propria quotidianità,
è stato inoltre realizzato un cartellone conclusivo
dell’evento su cui gli studenti hanno incollato le loro proposte
per un uso più responsabile del cosiddetto oro blu.
Questa lezione sull’acqua - insieme a molte altre ancora
- fa parte del progetto di educazione alla cittadinanza globale
finanziato da Fondazione Caritro dal titolo “OSServando
il mondo”, con cui ACAV e GTV (Gruppo di Volontariato
Trentino) portano gli obiettivi di sviluppo
sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU nelle scuole elementari
e medie dell’istituto Comprensivo Trento 4.
Dei diciassette argomenti individuati dall’Organizzazione
delle Nazioni Unite, per gli incontri scolastici ACAV
ne ha scelti tre; ognuno di essi è relativo ad un settore
in cui ACAV vanta un’esperienza pluridecennale: “Acqua
e igiene per tutti”, “Sconfiggere la fame” e “Istruzione di
qualità”.
Claudia Morelli
In servizio civile presso ACAV
10 | dicembre 21 | n. 2
informa
Due vite nel segno della generosità
e dell’amore per il prossimo
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché
ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto
sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete
accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,
ero in carcere e siete venuti a trovarmi».
Tornano alla mente queste parole del Vangelo di Matteo
ricordando Francesca Ferrari e Bruno Masè, morti a
poche settimane di distanza durante l’estate del 2021, dopo
una vita dedicata alle persone povere, sofferenti, bisognose,
sole, infelici. Impossibile ricordare tutte le iniziative
a cui hanno dato vita, coinvolgendo centinaia di persone di
buona volontà in opere di solidarietà e sostegno.
Francesca Ferrari, donna di grande carattere, decisa e
intraprendente, insegnante e impegnata in politica, nei
primi anni Ottanta si occupò dei giovani tossicodipendenti
e delle loro famiglie, che accolse in una associazione
da lei fondata e presieduta. Nella nostra società,
ancora chiusa e tradizionalista, “i drogati” erano uno scandalo
e una tragedia sociale, davanti alla quale i più restavano
sconvolti e impotenti e altri usavano parole di rabbia
e disprezzo. Grazie a persone come lei si cominciò a
vedere quelle persone infelici come fratelli malati e sofferenti,
da accogliere, curare e restituire alla loro vita e alle
loro famiglie. In seguitò si occupò di assistenza ai carcerati
e infine dei poveri vicino a noi, quelli che non hanno
neanche da mangiare e che in una società sempre più ricca
e consumista restano lo scandalo e la tragedia che
molti non vogliono vedere.
Noi ricordiamo Francesca Ferrari anche come socia
di ACAV, sostenitrice dell’impegno dell’Associazione e a
lungo membro del consiglio direttivo.
Uno dei tanti pozzi finanziati da Bruno Masè
Tra i fondatori e soci di ACAV Bruno Masè è stato in
questi 36 anni tra più attivi e generosi. Fino agli ultimi mesi
della sua vita era solito passare nell’ufficio di Via Sighele
per informarsi dei progetti in corso e per portare generose
donazioni sue, dei suoi familiari e dei suoi amici per la
costruzione di nuovi pozzi. Chiedeva che il pozzo che finanziavano
fosse scelto nei luoghi dove il bisogno era più
grande, preferibilmente a servizio delle scuole o nei dispensari.
Per noi che abbiamo lavorato per ACAV ci sono
stati momenti difficili, con ostacoli e difficoltà che
sembravano insuperabili. Poi arrivava Bruno, col suo sorriso
mite, le sue parole semplici, la sua fede incrollabile
e ci lasciava più sereni e fiduciosi. Non parlava di sé né
di quello che faceva o aveva fatto ma si capiva che non
si era fermato mai, non si era scoraggiato mai, non aveva
mollato mai. Fin da giovane aveva affiancato alla sua
professione di bancario un grande impegno nel mondo
della chiesa e del volontariato. E aveva costruito progetti,
creato reti, coinvolto volontari, sempre con l’obiettivo
di lenire qualche sofferenza.
Molti pozzi nel Distretto di Koboko portano il nome di
Bruno Masè, di sua moglie, di altri suoi amici e parenti.
Ma il ricordo più bello è nell’impegno di tante persone
che lo hanno conosciuto, hanno fatto tesoro del suo
esempio e continuano a cercare di mettere in pratica
qualcosa che da lui hanno imparato.
Francesca Ferrari
Bruno Masè
Maria Floretta
dicembre 21 | n. 2 | 11
informa
Oltre la sussistenza:
l’importanza della formazione per
un salto di qualità dell'economia ugandese
Tra i corsi di formazione più richiesti c’è il catering e hotel management
Il sessanta per cento della popolazione ugandese ha meno
di ventiquattro anni. Si tratta di un paese non giovane,
ma giovanissimo. Una realtà in cui istruzione e formazione
rappresentano due snodi fondamentali per
garantire un futuro solido e dignitoso a questi bambini e
ragazzi. In Uganda, infatti, l’agricoltura di sussistenza è
praticata da oltre il trentanove per cento della popolazione
lavorativa. Questo significa che molte persone sono
impiegate esclusivamente nella produzione per un consumo
familiare.
La visione a lungo termine non può che essere orientata
a formare i lavoratori del futuro, tramite l’acquisizione
di abilità specifiche e l’inserimento nel mercato del lavoro
con un bagaglio di conoscenze adeguato. In altre
parole è necessario uscire dalla pura sopravvivenza.
Come in tutto il mondo, la pandemia ha causato una
chiusura delle scuole a più riprese, in base all’andamento
dei contagi. In Uganda tutti gli istituti non apriranno
almeno fino a gennaio 2022, secondo quanto dichiarato
dal Governo. Questo si traduce in un ulteriore
fermo all’istruzione dei giovani ugandesi, che si vedono
privati di un mezzo fondamentale per la loro indipendenza
futura.
Neppure in questo difficile anno ACAV si è fermata. La
nostra Associazione opera da oltre trent’anni nell’area del
West Nile, nel nord dell’Uganda, e collabora con le istituzioni
locali per sviluppare progetti che intercettino le reali
esigenze della popolazione. ACAV ha continuato a offrire
il suo supporto nonostante la sfida inedita del
Covid-19. Le scuole non hanno potuto garantire la continuità
delle lezioni in presenza e sono state chiuse, mentre
le autorità ugandesi hanno previsto una deroga per la frequenza
a progetti di formazione presso laboratori artigianali
locali. Questo ha consentito ai ragazzi, costretti ad abbandonare
le aule scolastiche, di iscriversi a corsi
professionali, la cui domanda è aumentata notevolmente.
Nel campo della formazione la nostra Associazione
opera da tempo con successo, basti pensare che già nel
12 | dicembre 21 | n. 2
informa
2020 i corsi attivati hanno permesso di trovare lavoro a
più dell’ottanta per cento dei partecipanti. A settembre
sono ricominciate le selezioni.
Sono stati scelti centocinquanta giovani, appartenenti
alle categorie più vulnerabili, che per vari motivi non
hanno completato gli studi e quindi non hanno trovato
lavori qualificati. Diverse le proposte: catering e hotel
management, il tessile (sartoria, taglio, ricamo, tessitura),
parrucchiere, edile, riparazione di motociclette, riparazione
di telefoni e, infine, falegnameria.
Ma non basta insegnare un mestiere. Una buona formazione
trasmette anche una mentalità orientata all’imprenditoria,
mira a formare lavoratori in grado di dar vita
ad attività autonome che possano generare reddito e
durare nel tempo. I giovani diventano così soggetti attivi
di un modello di economia che si smarca sempre di più
dalla sussistenza.
Oggi le iniziative nella formazione hanno ancora un
campo limitato, ma portano con sé il potenziale di un
grande e positivo impatto, seppur a lungo termine.
Ambra Scheiding Stefana
In servizio civile presso ACAV
Sono 150 i ragazzi e le ragazze selezionati per i corsi di formazione 2021/22
dicembre 21 | n. 2 | 13
informa
La condizione
femminile in Uganda
«È vero che gli interventi sono una goccia in mezzo al
mare, ma il mare sarebbe diverso se non fosse per gli
interventi di ACAV». Le parole della Presidente del Lions
Club Trento del Concilio, Antonella Chiusole, sintetizzano
efficacemente l’importanza del contributo di ACAV in
Uganda.
Il 26 ottobre la nostra Associazione è stata ospite del
Club. Ci siamo presentati, abbiamo parlato della nostra
storia, dei nostri progetti, in particolare quelli a sostegno
della formazione professionale femminile.
La vicepresidente di Acav, Laura Strada, ha sottolineato
la capacità dell’Associazione di evolversi con il
tempo, a partire dal 1985, anno di fondazione. Dalla co-
struzione di pozzi d’acqua delle origini, i progetti si sono
diversificati al mutare delle esigenze ugandesi. Oggi spaziano
dall’agricoltura sostenibile, all’istruzione, alla formazione
professionale.
ACAV, inoltre, da tempo si occupa della “condizione
femminile” nel paese africano e di come aiutare donne,
ragazze e bambine ad affrancarsi dalla povertà , dall’ignoranza,
dalla sottomissione.
Giorgio Floretta, Direttore regionale dei progetti in
Africa, ha ricordato che le donne rappresentano un pilastro
della società ugandese. L’ottantotto per cento di
loro lavora nel settore agricolo, contro un settantotto
per cento di uomini.
In un paese in cui viene ancora praticata l’agricoltura
di sussistenza, questo dato è ancora più rilevante. In
più, sono proprio le donne, insieme ai bambini, ad occuparsi
dell’approvvigionamento di acqua per uso domestico.
Quindi, le condizioni di vita minime sono effettivamente
garantite dal lavoro femminile.
Le mansioni tradizionalmente affidate alle donne rappresentano
però un ostacolo alla loro istruzione e formazione
professionale. C’è un gender gap nell’accesso
all’istruzione: il sedici per cento di donne con età superiore
ai quindici anni anni non ha mai frequentato la scuola,
contro un sette per cento di uomini.
Il fenomeno dei matrimoni e delle gravidanze precoci
è un ulteriore freno all’emancipazione femminile. Oltre il
quattro per cento delle ragazze abbandona la scuola a
causa di una gravidanza, mentre il trentaquattro per cento
di quelle sotto i diciotto anni si sposa. Con la diffusione
del Covid-19 e una prolungata chiusura delle scuole,
il fenomeno delle gravidanze e dei matrimoni precoci si
è ulteriormente aggravato.
14 | dicembre 21 | n. 2
informa
Situazioni, numeri che hanno catturato l’attenzione dei
membri del Lions Club Trento del Concilio , un club
esclusivamente femminile, ha ricordato la presidente Antonella
Chiusole: «Le condizioni delle donne sono difficili
e impegnative in molte zone del mondo, per cui è stato
naturale sostenere un progetto di ACAV che aiuta le
donne dell’Uganda a realizzare la propria vita e a trovare
un’autonomia per loro stesse, e anche per le proprie
famiglie».
L’efficacia dei corsi di formazione ha permesso a quasi
il novanta per cento delle donne di trovare un’occupazione
entro un anno. E proprio a uno di questi progetti
ha aderito il Lions Club, “adottando” due delle dieci ragazze
rifugiate che seguiranno un percorso di formazione-lavoro.
Le donne aiutate riescono a intraprendere dei
percorsi lavorativi che le rendono economicamente indipendenti.
Dall’indipendenza economica può poi derivare l’acquisizione
della consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità,
oltre alla reale possibilità di determinare il corso
della propria vita.
Ambra Scheiding Stefana
In servizio civile presso ACAV
Il progetto formazione-lavoro per dieci ragazze rifugiate,
cui partecipa il Lions Club Trento del Concilio
e al quale puoi aderire anche tu:
• Acquisto e fornitura dei kit per l’avvio al lavoro
• Distribuzione dispositivi di protezione Covid
• Copertura del corso comprensivo di trasporto e di
abbigliamento protettivo (caschi, guanti, tute, ecc.)
e igiene personale
• Facilitazione istruttori professionali durante il corso
Consegna dei diplomi finali del corso di catering e distribuzione dei kit professionali
dicembre 21 | n. 2 | 15
Natale solidale, un dono dal cuore,
nel cuore dell’Africa
BUON NATALE
E FELICE ANNO NUOVO
1. PORTATORTE
20 €
Una bottiglia di vino Cavit
Tavoletta di cioccolata Vanini con cacao
ugandese
Una composta di frutta Tremasi
Un portatorte in tessuto africano realizzato
dalle ragazze in formazione professionale
Il ricavato di questi
doni solidali andrà a
supportare i nostri
progetti in campo
educativo, a supporto
di migliaia di bambini
e giovani in
formazione
professionale.
COME PRENOTARE IL TUO DONO?
Scrivici un’email a acav@acavtn.it
Chiamaci allo 0461-935893
Passa a trovarci dal 6 al 19 dicembre al mercatino solidale
presso gli spazi della Fondazione Caritro in via Calepina, 1.
AIUTACI
ANCHE TU!
2. PORTATORTE
25 €
Una bottiglia di spremuta di mela
e pera Lucia Maria Melchiori
• Una bottiglia di vino Cavit
• Tavoletta di cioccolata Vanini
con cacao ugandese
• Due composte di frutta Tremasi
• Un pacchetto di praline
“Blue Rose” Vanini
• Un portatorte in tessuto
africano realizzato dalle
ragazze in formazione
professionale
Rinnova la tua partecipazione
e sostieni la solidarietà.
Cassa Rurale di Trento
IBAN IT63J0830401813000013314874
oppure C/C postale n. 12134383
ACAV informa - Periodico di informazione e documentazione dell’Associazione Centro Aiuti Volontari cooperazione sviluppo
terzo mondo anno 35 | N. 2 | DICEMBRE 21 - COMITATO DI REDAZIONE: Giorgio Boneccher, Elisabetta Bozzarelli, Maria Floretta,
Angela Coslop | DIRETTORE RESPONSABILE: Massimo Dalledonne | IMPAGINAZIONE E STAMPA: Publistampa Arti Grafiche -
Pergine Valsugana (TN) | Carta proveniente da foreste correttamente gestite e altro materiale controllato.