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TuttoBallo20 Gennaio 2022.EnjoyArt 24

Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022? Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si! Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte! Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere. Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!! Cin cin e buon anno a tutti!!!

Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022?
Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si!
Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte!
Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere.
Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!!
Cin cin e buon anno a tutti!!!

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A T T U A L I T Á<br />

Vincenzo Peruggia: l’uomo che rubò La Gioconda<br />

di Giovanni Fenu<br />

Questo è il racconto di uno dei più audaci furti che la storia del<br />

crimine ricordi, le gesta di un italiano che, stando alle sue<br />

dichiarazioni, voleva vendicare lo scempio commesso a suo tempo<br />

da Napoleone Bonaparte e restituire al proprio Paese il più<br />

rappresentativo di questi capolavori (in realtà scelse l’unico che si<br />

trovava in Francia perché donato a suo tempo al Paese transalpino<br />

da Leonardo da Vinci, l’autore, nda).<br />

Vincenzo Peruggia nasce a Trezzino, frazione di Dumenza, in<br />

provincia di Varese, l’8 ottobre del 1881. Il padre Giacomo è<br />

muratore mentre Celeste, la madre, è casalinga e si occupa della<br />

nutrita prole (oltre a Vincenzo, infatti, vi sono altri tre maschi e una<br />

femmina, nda). Ben presto il giovane Peruggia apprende il mestiere<br />

di imbianchino e verniciatore, e nel 1897 segue il padre a Lione per<br />

motivi di lavoro.<br />

Riformato dal servizio di leva nel 1901, nel 1907 si trasferisce a Parigi: nella capitale francese prosegue nella professione di<br />

imbianchino, un lavoro che gli lascerà in eredità il saturnismo, una malattia dovuta all’intossicazione provocata dal mercurio<br />

contenuto allora nelle vernici.<br />

Sin qui quella di Peruggia assomiglia a numerose altre vite, più o meno anonime, di tanti italiani emigrati in Francia in quel<br />

periodo, in cerca di migliori condizioni di vita. Ma il destino ha in serbo un incrocio decisivo per il nostro protagonista: siamo<br />

nell’agosto del 1911 e il trentenne varesotto, da poco assunto dalla ditta del signor Gobier, viene inviato – insieme ad altri suoi<br />

colleghi – al Museo del Louvre a pulire diversi quadri per ricoprirli poi con cristalli. L’arrivo in tale tempio dell’arte mondiale deve<br />

avere un effetto dirompente sul giovane Peruggia che, da sempre denigratore di quel Napoleone Bonaparte reo, ai suoi occhi, di<br />

aver saccheggiato in lungo e in largo l’italico patrimonio artistico per condurlo oltr’alpe, decide di maturare la sua vendetta, per<br />

conto di tutti gli italiani, mettendo a segno il classico “colpo del secolo”.<br />

È il 21 agosto 1911, un lunedì – giorno di chiusura del Louvre – quando, alle sette in punto, Peruggia varca la porta “Jean<br />

Goujon” del famoso museo e si dirige furtivamente verso il “Salon Carré” sicuro che nessuno possa accorgersi della sua<br />

presenza. Bastano pochi secondi al nostro “eroe”: staccato il prezioso dipinto di Leonardo da Vinci dalla parete, lo avvolge nella<br />

propria giacca, e uscito senza problemi dal museo si reca – con incredibile nonchalance e sangue freddo – alla fermata del bus<br />

dove, una volta salito ed essersi accorto di aver preso quello sbagliato, scende e si fa riportare a casa – in rue del'Hopital Saint-<br />

Louis – da un’auto privata. Giunto nel proprio appartamento Peruggia, nascosta La Gioconda, torna al lavoro giustificando il<br />

proprio ritardo con una sbronza presa la sera prima e che lo ha fatto svegliare in ritardo. Successivamente, affidata la Monnalisa<br />

a Vincenzo Lancellotti – temeva che l’umidità della propria stanza potesse danneggiare il capolavoro leonardesco – realizza una<br />

cassa in legno dove adagiarla e, dopo un mese dal furto, la riprende in consegna dal suo amico.

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