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syndicom rivista N.27

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!

Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!

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<strong>syndicom</strong><br />

N. 27 Gennaio-Febbraio 2022<br />

<strong>rivista</strong><br />

Un voto per<br />

pluralità<br />

e qualità<br />

dei media


Pubblicità<br />

Benefici solo per chi<br />

guadagna molto.<br />

I lavoratori rimarranno a<br />

mani vuote.<br />

Nuovo privilegio<br />

fiscale per il<br />

settore finanziario.<br />

NO<br />

il 13 febbraio<br />

Alla fregatura della tassa di bollo<br />

www.fregatura-no.ch


Sommario<br />

4 Team vincenti<br />

5 Brevi ma utili<br />

6 Dalla parte degli altri<br />

7 L’ospite<br />

8 Dossier: Aiuto ai media<br />

16 Dalle professioni<br />

22 Barometro della parità<br />

24 Referendum AVS 21<br />

25 Diritto e diritti<br />

26 Idee<br />

27 Mille parole<br />

28 Eventi<br />

30 Un lavoro, una vita<br />

31 Cruciverba<br />

32 Inter-attivi<br />

Care lettrici, cari lettori,<br />

chi vuole essere ingannato?<br />

Noi tutti abbiamo bisogno di informazioni<br />

affidabili e verificate per poter prendere delle<br />

decisioni. Per le piccole scelte di tutti i giorni,<br />

ma anche quando veniamo chiamati a votare.<br />

Da quando c’è Internet, riceviamo notizie da<br />

tutto il mondo. Ma come fare per capire qual è<br />

la posta in palio nel caso della costruzione di<br />

uno stadio? Come facciamo a capire se il video<br />

di Facebook su un nuovo farmaco è vero oppure<br />

una pericolosa «fake news», o ancora la pubblicità<br />

di un semplice complesso vitaminico?<br />

In caso di dubbi verifichiamo se l’informazione<br />

in questione viene confermata nel giornale<br />

regionale, sulla piattaforma di un media online,<br />

sull’app della SRF. Di solito, troviamo rapidamente<br />

risultati esaurienti e approfondimenti.<br />

L’informazione non è una merce di scambio<br />

poiché la conoscenza è necessaria per tutti noi:<br />

sapere è potere.<br />

Le notizie, le informazioni, i reportage nei media<br />

svizzeri sono attendibili e di qualità. Diversi professionisti<br />

sono coinvolti nella pubblicazione,<br />

dal giornalista al correttore, dall’impaginatore<br />

al fotografo, dal tipografo al fattorino. Tutti<br />

garantiscono con il loro lavoro che veniamo<br />

correttamente e rapidamente informati.<br />

Per far sì che anche in futuro si possa scegliere<br />

fra diversi media affidabili, diciamo sì al pacchetto<br />

di misure a favore dei media. Si tratta di<br />

un sì al pluralismo dei media e alla qualità<br />

dell’informazione.<br />

4<br />

17<br />

30<br />

Stephanie Vonarburg, vicepresidente <strong>syndicom</strong>


4<br />

Team vincenti<br />

Siamo fiduciosi di compiere un passo<br />

importante per il lavoro del futuro»<br />

Patrizia Mordini (48)<br />

Da 6 anni a <strong>syndicom</strong>, dal 2016 fa parte<br />

del Comitato direttivo ed è responsabile<br />

delle Pari opportunità.<br />

Matteo Antonini (41)<br />

Segretario centrale del settore Logistica<br />

dal 2015, responsabile del settore e<br />

nel Comitato direttivo dal 2017.<br />

Daniel Münger (60)<br />

Al Sindacato della comunicazione dal<br />

2002, membro del Comitato direttivo di<br />

<strong>syndicom</strong> dal 2015 e presidente dal<br />

2017.<br />

Daniel Hügli (41)<br />

A <strong>syndicom</strong> dal 2015 in qualità di segretario<br />

centrale del settore ICT, è il<br />

nuovo membro del Comitato direttivo,<br />

nonché responsabile settore ICT.<br />

Stephanie Vonarburg (56)<br />

A comedia dal 1999 nel segretariato<br />

centrale per i media e nel servizio<br />

giuridico, dal 2017 fa parte del<br />

Comitato direttivo ed è vicepresidente<br />

di <strong>syndicom</strong>, oltre che responsabile del<br />

settore Media.<br />

Testo: Lena Allenspach<br />

Foto: Sabine Rock<br />

Abbiamo bisogno<br />

di un servizio pubblico<br />

forte»<br />

Gran bel congresso! Siamo felici di<br />

essere riusciti a organizzare, a fine<br />

novembre, il Congresso di <strong>syndicom</strong><br />

in presenza e di aver finalmente<br />

potuto rivedere di persona i delegati<br />

di tutti i nostri settori. Per noi del<br />

Comitato direttore inizia ora un<br />

nuovo mandato congressuale con<br />

una nuova composizione.<br />

Una cosa è chiara: ci attendono<br />

molte sfide in tutti i settori di <strong>syndicom</strong>.<br />

Insieme a tutti i nostri membri,<br />

vogliamo impegnarci per ulteriori<br />

miglioramenti e contro qualsiasi deregolamentazione,<br />

poiché è il servizio<br />

pubblico, e con esso i nostri settori,<br />

a tenere unita la Svizzera.<br />

Insieme ai tuoi colleghi e insieme<br />

a te, vogliamo impegnarci per migliori<br />

retribuzioni nei settori della logistica<br />

nonché per un Contratto collettivo<br />

di lavoro (CCL) nel settore del<br />

recapito con carattere di obbligatorietà<br />

generale. Per una riduzione<br />

dell’orario di lavoro nelle aziende<br />

ICT (Information & Communication<br />

Technology) e una maggior partecipazione<br />

nel settore IT. Per un voto favorevole<br />

alla legge sulla promozione<br />

dei media del 13 febbraio e pertanto<br />

un voto favorevole anche a lungo<br />

termine per una maggiore qualità e<br />

pluralità nel paesaggio mediatico<br />

svizzero, fondamentali per la nostra<br />

democrazia. Per una migliore protezione<br />

dei lavoratori indipendenti e<br />

freelance. Per i CCL nell’industria<br />

grafica e nel commercio librario. Per<br />

rendite più elevate e contro l’attacco<br />

all’età pensionabile delle donne.<br />

Per meno sessismo e razzismo sul<br />

posto di lavoro. Per un futuro solidale<br />

in tutti i nostri settori.<br />

Per questo abbiamo bisogno di<br />

un servizio pubblico forte. Una lotta<br />

socialmente sostenibile al cambiamento<br />

climatico. Condizioni di lavoro<br />

eque anche nell’economia delle<br />

piattaforme. Forti contratti collettivi<br />

di lavoro e una Svizzera aperta e solidale.<br />

Siamo fiduciosi di riuscire a<br />

fare insieme a te un passo importante<br />

in questa direzione. Per i tuoi colleghi<br />

di lavoro e per te. Per il mondo<br />

del lavoro di domani.<br />

Immagini, documenti e risoluzioni:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/congresso21


Brevi ma utili<br />

La Posta vende SPS \ Basta regali ai ricchi \ Gli autisti Uber<br />

sono dipendenti \ Illustratori, un nuovo kit \ CH Media Print<br />

resta nel CCL \ Colonie, volontari cercansi \ Contatti<br />

5<br />

La Posta vende SPS<br />

La Posta ha ceduto Swiss Post Solutions<br />

(SPS) a un fondo d’investimento britannico.<br />

Così facendo le condizioni di lavoro<br />

dei dipendenti sono fortemente compromesse,<br />

salvo che SPS non riconosca<br />

una proroga del partenariato sociale.<br />

Molti dei dipendenti sono stati esternalizzati<br />

a SPS da grandi aziende svizzere,<br />

tra cui centinaia di collaboratori di lunga<br />

data della Posta. Il CCL di SPS scade a<br />

fine del 2022 e le trattative per la proroga<br />

sono previste per la primavera. <strong>syndicom</strong><br />

si aspetta dalla nuova proprietà<br />

che tali trattative trovino un seguito.<br />

Basta regali ai ricchi<br />

Tutti sono tenuti a pagare l’imposta<br />

preventiva. Ora però il Parlamento ha deciso<br />

di abolirla, ma soltanto per i titolari<br />

di obbligazioni, mentre i lavoratori, che<br />

hanno un semplice conto di risparmio,<br />

continueranno a pagarla. Coloro che<br />

percepiscono redditi elevati e chi detiene<br />

grossi patrimoni saranno i soli ad approfittare<br />

di una riforma che favorisce<br />

l’evasione fiscale. Per dire NO a questo<br />

ennesimo regalo ai ricchi, <strong>syndicom</strong> invita<br />

a firmare il referendum allegato. Per<br />

informazioni: self-service-no.ch<br />

Gli autisti Uber sono dipendenti<br />

Gli autisti Uber non sono lavoratori autonomi,<br />

secondo una recente sentenza del<br />

Tribunale delle assicurazioni sociali del<br />

Canton Zurigo. Una decisione che corrobora<br />

quella del tribunale di Ginevra,<br />

che aveva definito UberEats un datore<br />

di lavoro. <strong>syndicom</strong> accoglie con favore<br />

questi giudizi. Si tratta di un segnale<br />

importante rivolto ai dipendenti Uber in<br />

Svizzera, ricordando loro che ci sono<br />

regole anche nell’economia delle piattaforme<br />

che li tutelano e che devono<br />

essere rispettate anche dai colossi<br />

tecnologici.<br />

Illustratori, un nuovo kit<br />

Il gruppo delle illustratrici e degli illustratori<br />

di <strong>syndicom</strong> ha nuovamente<br />

elaborato un nuovo dossier informativo<br />

per tutti i membri del settore: «il kit del<br />

contratto», con le conoscenze acquisite<br />

in materia di contratti delle case<br />

editrici. Diritti d’autore, anticipo e diritti<br />

accessori sono alcune delle parole<br />

chiave di questo kit, disponibile sul<br />

portale riservato ai membri my.<strong>syndicom</strong>.ch.<br />

Affinché tali conoscenze vengano<br />

estese e condivise, tutti i professionisti<br />

del settore sono chiamati a<br />

partecipare al sondaggio in corso:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/publishingsurvey<br />

CH Media Print resta nel CCL<br />

I 4 incontri tenutisi nel 2021 con CH Media<br />

Print AG hanno dato esito positivo.<br />

A dicembre la direzione ha comunicato<br />

di rimanere nel Contratto collettivo<br />

(CCL) fino a fine 2022, come proposto<br />

da <strong>syndicom</strong>. Allo stesso tempo, assieme<br />

all’associazione padronale viscom,<br />

si vuole affrontare il tema di un possibile<br />

CCL specifico per la stampa di giornali.<br />

Settore, questo, che con gli anni si<br />

è concentrato su davvero poche aziende,<br />

che non tutte applicano il CCL.<br />

Colonie, volontari cercansi<br />

Le colonie dei sindacati cercano volontari,<br />

da 16 fino a 99 anni. In base all’età<br />

e alle competenze, potranno essere attribuiti<br />

ruoli come ausiliari di servizio,<br />

personale educativo, oppure cuochi.<br />

Il primo turno si terrà dal 29 giugno al<br />

13 luglio, il secondo dal 15 al 29 luglio.<br />

La formazione del personale si terrà dal<br />

20 al 22 maggio. Info: tel. 091 8263577,<br />

www.coloniedeisindacati.ch<br />

Contatti<br />

Segretariato <strong>syndicom</strong> Ticino e Moesano<br />

via Genzana 2, 6900 Massagno<br />

lu e gio 8.00-12.00, ma-me-ve<br />

13.30-17.30. e-mail: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66<br />

Cassa disoccupazione <strong>syndicom</strong><br />

lu-ma-gio 9.00-11.30 me 14.00-16.30<br />

cassa.disoccupazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Gruppo Pensionati Ticino e Moesano<br />

pensionati.<strong>syndicom</strong>.ch<br />

e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch<br />

Agenda<br />

Febbraio<br />

13<br />

Votazione popolare<br />

In particolare, sul pacchetto di misure<br />

a favore dei media. Ne parliamo diffusamente<br />

su questo numero e su<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/jwy6y<br />

19<br />

La lotta di classe<br />

Bellinzona, Casa del Popolo, ore 10.00<br />

Conferenza del ciclo di formazione<br />

politica «Marx vivo», a cura del Forum<br />

Alternativo. Info: forumalternativo.ch/<br />

formazione/marx-vivo<br />

Marzo<br />

4-13<br />

FIFDH<br />

Ginevra, 20esima edizione del Festival<br />

del Film e Forum sui diritti umani<br />

Programma: fifdh.ch<br />

10<br />

Promozione della qualità<br />

di vita degli anziani<br />

Bellinzona, Casa del Popolo, ore 15.00<br />

Conferenza del GI Pensionati <strong>syndicom</strong><br />

in collaborazione con ProSenectute.<br />

Segue spuntino offerto. Iscrizione entro<br />

il 25 febbraio a info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

26<br />

Conferenza settore Media<br />

Biel/Bienne, City Hotel, ore 10.30<br />

Per i membri del settore Media<br />

Iscrizioni: <strong>syndicom</strong>.ch/T3Qb0<br />

Aprile<br />

28<br />

Assemblea GI Pensionati<br />

Bellinzona, Casa del Popolo, ore 15.00<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/agenda


6 Dalla parte<br />

Daniel Sinn ha una formazione di base nell’industria grafica e<br />

degli altri<br />

un Executive Master in Business Administration in economia<br />

aziendale. Dal 2014 è direttore di Stämpfli Kommunikation,<br />

con cui <strong>syndicom</strong> ha firmato un contratto aziendale.<br />

1<br />

Nel 2021 Stämpfli ha celebrato i suoi<br />

222 anni. Cosa ha significato questo<br />

anniversario?<br />

L’azienda è da 222 anni di proprietà<br />

della famiglia Stämpfli ed è oggi<br />

guidata nella sesta generazione da<br />

Rudolf e Peter Stämpfli. Nel 1799,<br />

quando è stata acquisita dalla famiglia<br />

Stämpfli, l’azienda esisteva già da<br />

200 anni e quindi ha più di quattro<br />

secoli. Noi tutti abbiamo grande rispetto<br />

per i risultati delle generazioni<br />

passate, che hanno dovuto affrontare<br />

sfide anche molto impegnative.<br />

2<br />

L’azienda si chiama ora Stämpfli<br />

Kommunikation. Come mai questa<br />

nuova denominazione?<br />

Nel quadro di una strategia unitaria<br />

del marchio, tutti i nostri servizi devono<br />

poter essere attribuiti direttamente<br />

al marchio Stämpfli e corrispondere<br />

al profilo di un’azienda di<br />

comunicazione innovativa e orientata<br />

al futuro come la nostra. Non si dovrà<br />

più fare distinzione tra servizi analogici<br />

e digitali.<br />

3<br />

Quanto è importante per voi la<br />

formazione degli apprendisti?<br />

Per Stämpfli la formazione degli apprendisti<br />

è sempre stata importante<br />

in merito alla concezione dei valori,<br />

alla cultura aziendale e alla sostenibilità.<br />

Noi formiamo apprendisti in<br />

nove professioni. Per soddisfare ancora<br />

meglio i reali requisiti del mercato<br />

del lavoro nella formazione, tre<br />

anni fa abbiamo implementato il piano<br />

«NextGen» con cui stiamo facendo<br />

delle ottime esperienze (vedi su internet:<br />

nextgen.staempfli.com).<br />

4<br />

Avete stipulato un contratto aziendale<br />

con <strong>syndicom</strong>. Come valuta questa<br />

esperienza?<br />

Il contratto aziendale concordato con<br />

<strong>syndicom</strong> corrisponde in gran parte<br />

al Contratto collettivo di lavoro (CCL)<br />

del settore e in alcuni punti va anche<br />

oltre. Sulla base della nostra gamma<br />

di servizi e dei più svariati profili<br />

professionali, era importante che da<br />

Stämpfli venissero tutti impiegati<br />

secondo le stesse basi. Il contratto<br />

aziendale gode di un’ampia accettazione<br />

da parte del personale e stiamo<br />

riscontrando esperienze positive.<br />

5<br />

È ipotizzabile un rientro nell’associazione<br />

padronale viscom?<br />

Per il futuro non escludiamo nulla e<br />

valutiamo se potrebbero emergere<br />

dei cambiamenti al riguardo. La nostra<br />

uscita da viscom è avvenuta sulla<br />

base della decisione che anche le<br />

aziende prive di CCL possono aderire<br />

all’associazione. Successivamente abbiamo<br />

optato per un nostro percorso,<br />

con il contratto aziendale di cui abbiamo<br />

appena detto.<br />

6<br />

I prodotti stampati diminuiranno ma<br />

non scompariranno mai. È d’accordo<br />

con questa tesi?<br />

Sì, certo. Siamo convinti che i prodotti<br />

stampati mantengano un importante<br />

valore nel mix di comunicazione.<br />

A seconda degli obiettivi che si<br />

intendono raggiungere con il tipo di<br />

comunicazione, si tratta di impiegare<br />

i canali giusti e di armonizzarli tra<br />

loro. Ma partiamo anche dal presupposto<br />

che nel complesso la quantità<br />

di prodotti stampati continuerà a<br />

diminuire.<br />

Testo: Giovanni Valerio<br />

Foto: Stämpfli AG


L’ospite<br />

L’indipendenza dei media è fondamentale<br />

per la democrazia in tutte le regioni.<br />

Se i media se la passano male economicamente<br />

e non possono più autofinanziarsi, dobbiamo<br />

sostenerli. Non a caso i media vengono chiamati<br />

il quarto potere dello Stato. Per un paese quadrilingue,<br />

federalista e a democrazia diretta<br />

come la Svizzera la loro importanza è ancora<br />

maggiore. I media indipendenti, soprattutto<br />

nelle regioni, sono di rilevanza sistemica per la<br />

democrazia. Oggi il giornalismo e la pluralità<br />

dell’informazione sono in difficoltà. Le redazioni<br />

vengono ridotte all’osso, i giornali diventano<br />

sempre più sottili e un numero sempre maggiore<br />

di testate lotta per la sopravvivenza. Il motivo<br />

principale è il venir meno delle entrate pubblicitarie,<br />

grazie a cui il giornalismo si è finora<br />

finanziato. In un decennio, le entrate pubblicitarie<br />

dei media svizzeri si sono più che dimezzate!<br />

Questo calo non dipende dal fatto che oggi si<br />

investe meno in pubblicità. Al contrario. Il denaro<br />

destinato alla pubblicità continua a essere notevole,<br />

con la differenza però che confluisce sempre<br />

più spesso verso la California, verso i giganti<br />

tech come Google e Facebook, anziché verso le<br />

case editrici elvetiche. Ecco perché il 13 febbraio<br />

abbiamo bisogno di un sì al pacchetto di misure<br />

a favore dei media. Con questo buon compromesso<br />

diamo una mano ai giornali e alle riviste<br />

che sono rimaste, promuoviamo i media online<br />

orientati al futuro, rafforziamo la base finanziaria<br />

di radio e tivù private e supportiamo l’intero<br />

sistema mediatico attraverso formazione, sistema<br />

di agenzie e promozione di progetti nel settore<br />

IT. Tutto questo è necessario se vogliamo<br />

che la popolazione abbia anche in futuro giornali,<br />

radio, emittenti televisive e portali online<br />

indipendenti che forniscano informazioni sulla<br />

loro regione, sul loro comune o sulla loro città.<br />

E questo in tedesco, francese, italiano e<br />

romancio!<br />

Di rilevanza sistemica<br />

per la democrazia<br />

Jon Pult è cresciuto parlando tre lingue<br />

(italiano, romancio e tedesco), abita a<br />

Coira, ha studiato storia e lavora da<br />

anni come consulente di strategia e<br />

comunicazione. È consigliere nazionale<br />

grigionese, vicepresidente del PS svizzero<br />

e presidente della Commissione dei<br />

trasporti e delle telecomunicazioni, che<br />

è responsabile della politica dei media.<br />

Si impegna per una politica progressista<br />

dei media che consenta un giornalismo<br />

indipendente e una buona informazione<br />

in tutte le regioni linguistiche.<br />

7


Dossier<br />

10 Un pacchetto di aiuti per la pluralità dell’informazione<br />

13 Sostenere la formazione e migliorare l’attrattività del mestiere<br />

14 ATS, il servizio pubblico dei media, affidabile e plurilingue<br />

15 Il panorama mediatico in Svizzera<br />

Sì a pluralità<br />

e qualità


dei media<br />

9


10 Dossier<br />

Sistema dei media, ultima spiaggia?<br />

Il 13 febbraio è l’occasione per salvare il sistema<br />

dell’informazione, in crisi economica da<br />

tempo. E sostenere così l’informazione regionale<br />

e online, fondamentali per la democrazia.<br />

Testo: Benjamin von Wyl<br />

Foto: Léonard Rossi<br />

Le sedi centrali dei giganti dell’editoria svizzera sono eleganti.<br />

Nella redazione della «NZZ» fanno bella mostra i ritratti<br />

di tutti i caporedattori dal 1780 in poi, tutti rigorosamente<br />

uomini. Per il «TX Group» l’architetto di grido<br />

Shigeru Ban ha realizzato una struttura a incastro sulla<br />

Werdstrasse di Zurigo utilizzando ben 2000 metri cubi di<br />

legno di abete rosso. La sede di «CH Media» nel quartiere<br />

Telli di Aarau è un po’ meno ricercata e dalla redazione i<br />

giornalisti possono vedere la tipografia. Ma la vetrata attraverso<br />

cui lo fanno è qualcosa di sbalorditivo.<br />

Chi si confronta con lo sviluppo nei media, non vede particolarmente<br />

di buon occhio gruppi come questi: Peter<br />

Wanner, editore di «CH Media», sta costruendo dagli Anni<br />

Novanta un impero mediatico composto da stampa, radio<br />

e TV locale che oggi va da Basilea a San Gallo. Sette anni fa<br />

la «NZZ» ha chiuso la sua tipografia lasciando a casa ben<br />

125 lavoratori. «TX Group» domina i media nella Svizzera<br />

romanda, riducendo così la pluralità dell’informazione.<br />

Ha addirittura esternalizzato in Serbia parti del suo dipartimento<br />

Risorse umane e Information Technology. Le sedi<br />

centrali dei grandi gruppi editoriali non danno l’impressione<br />

che il giornalismo abbia bisogno di sovvenzioni<br />

pubbliche. Ma l’impressione inganna.<br />

Il sistema dei media al collasso<br />

Il sistema mediatico svizzero è seriamente in pericolo. Annunci<br />

e abbonamenti hanno finanziato con successo la<br />

stampa nel XX secolo, ma questo modello non funziona<br />

più. Solo a partire dal 2003 sono scomparse oppure sono<br />

state fuse più di 70 testate. Negli ultimi dieci anni il mercato<br />

dei giornali a pagamento è stato completamente annientato.<br />

Dal 2012 la loro tiratura in Svizzera è crollata di<br />

un buon 40 per cento. Di dieci giornali che attendevano i<br />

lettori nei vari bar durante le pause mattutine, oggi ne restano<br />

ancora sei. Delle dieci testate che giorno dopo giorno<br />

venivano deposte nelle cassette delle lettere, oggi ne<br />

rimangono sei. Senza il sostegno pubblico l’intero sistema<br />

mediatico probabilmente collasserebbe. L’ondata di<br />

notizie online da tutto il mondo non fa solo sì che Facebook<br />

e Google la facciano da padrone e dominino il mercato<br />

pubblicitario. A causa di questa ondata di contenuti gratuiti,<br />

molti spesso non si ha la sensazione che il giornalismo<br />

stia via via scomparendo. Ma né gli influencer dei social<br />

media né le redattrici e i redattori di Buzzfeed<br />

riporteranno notizie regionali analogamente a quanto<br />

hanno fatto e fanno tuttora i giornalisti locali.<br />

Le misure in favore dei media (e non solo)<br />

Il pacchetto di misure per i media è un compromesso,<br />

frutto di anni di dibattiti, che hanno consentito di tenere<br />

conto di molte richieste di piccoli media regionali. Pertanto,<br />

le giornaliste e i giornalisti di testate locali e di nuovi<br />

progetti online sono tra i più accaniti sostenitori della proposta<br />

su cui saremo chiamati a votare il 13 febbraio. Sebbene<br />

vengano sovvenzionati anche gruppi editoriali come<br />

«TX Group». Il pacchetto di misure per la promozione dei<br />

media consiste in 120 milioni di franchi in più che vanno<br />

a beneficio del settore dei media. Il pacchetto è articolato:<br />

gli sconti della Posta per il recapito delle riviste passano<br />

da 30 milioni a 50 milioni di franchi all’anno. Questa cosiddetta<br />

«promozione indiretta della stampa» esiste sin<br />

dalla fondazione dello Stato federale ed era stata introdotta<br />

nel 1849 contemporaneamente alla creazione della Posta<br />

federale. Anche le riviste associative, come questa che<br />

tenete fra le mani, godono già di questo tipo di sconti per<br />

il recapito – e anche in questo comparto è previsto un aumento<br />

da 20 a 30 milioni di franchi all’anno. In futuro il<br />

recapito di giornali mattutino e domenicale da parte di<br />

privati dovrà essere sostenuto con sconti pari a 40 milioni<br />

all’anno. Un modello veramente innovativo nel pacchetto<br />

di misure è che a ricevere fondi pubblici saranno anche i<br />

media online che percepiscono entrate attraverso le quote<br />

associative o gli abbonamenti – per complessivamente 30<br />

milioni di franchi all’anno. Questi aiuti sono limitati a sette<br />

anni. In caso di una maggioranza di «sì» il 13 febbraio,<br />

le radio locali e le televisioni regionali otterranno senza<br />

limite e in proporzione più denaro di quello del canone<br />

radiotelevisivo riscosso da Serafe. La formazione (vedi articolo<br />

a pagina 13), il giornalismo di agenzia (vedi pagina<br />

14) e il Consiglio di stampa saranno ufficialmente sovvenzionati<br />

dalla stessa cassa.<br />

I vantaggi per i lavoratori, non soltanto giornalisti<br />

«Gli aspetti positivi sono prevalenti», afferma Stephanie<br />

Vonarburg, vicepresidente e responsabile del settore Media<br />

presso <strong>syndicom</strong>. Ma cita anche aspetti negativi:<br />

«Come sindacato ci manca l’obbligo di negoziazione di un<br />

Contratto collettivo nel settore dei media». Il Parlamento<br />

non ne voleva sapere. Inoltre, una nota dolente è che non<br />

sia previsto alcun tetto massimo e alcuna limitazione dei<br />

Se il Sì<br />

non passa,<br />

l’offerta<br />

mediatica<br />

sarà<br />

compromessa


dividendi per le aziende che ottengono sconti o sovvenzioni.<br />

«I grandi gruppi editoriali in salute, che in realtà necessiterebbero<br />

di meno, beneficeranno anch’essi di questa<br />

proposta», afferma Vonarburg. Tuttavia, anche lì viene fatto<br />

un importante e valido giornalismo e inoltre i media<br />

medi e piccoli vengono supportati in maniera proporzionalmente<br />

maggiore – e questo in modo massiccio: per<br />

ogni abbonato un piccolo media riceve fondi fino a venti<br />

volte in più rispetto ai grandi gruppi editoriali.<br />

Il pacchetto di misure prevede inoltre l’obbligo di negoziazione<br />

di un CCL per aziende di recapito di giornali private<br />

(ne parliamo a pagina 20). Dal punto di vista del sindacato<br />

si tratta di una bella notizia, sostiene Vonarburg:<br />

«Date le dure condizioni di lavoro nel settore della logistica<br />

questo è un punto importante.» In questo settore i salari<br />

sono bassi e i tassi di attività spesso ridotti. Il settore dei<br />

media nel suo insieme beneficerà anche del supporto del<br />

Consiglio di stampa, della formazione e del perfezionamento,<br />

nonché del maggior sostegno per Keystone-ATS.<br />

«Ma al primo posto dei punti positivi c’è certamente la<br />

nuova promozione dei media online», afferma Vonarburg.<br />

Si tratta di uno strumento veramente innovativo – un mezzo<br />

per il «ripristino del pluralismo mediatico».<br />

La promozione dei media online<br />

Molte delle misure mirano a evitare il collasso del sistema<br />

mediatico svizzero. La promozione dei media online è<br />

lungimirante: siccome i media locali, contrariamente ai<br />

colossi tech internazionali come Facebook e Google, non<br />

possono attendersi grandi entrate pubblicitarie, devono<br />

essere supportati e stabilizzati al fine di poter fornire un<br />

servizio pubblico. In tutto il paese negli ultimi cinque<br />

anni sono nate delle piattaforme digitali per il giornalismo:<br />

da Zurigo e Ginevra «Republik» e «Heidi News» presentano<br />

dettagliati retroscena su quanto avviene a livello<br />

nazionale. Con la piattaforma satirica «Petarde» e la <strong>rivista</strong><br />

culturale «Frida» presto decolleranno ulteriori media online.<br />

Ma lontano da questi fiori all’occhiello con diffusione<br />

a livello nazionale, nelle regioni nascono piattaforme locali<br />

indipendenti: «Zentralplus» riporta notizie da Lucerna<br />

e Zugo, «Bajour» da Basilea-Città, «Kolt» da Olten. La<br />

maggior parte di questi nuovi progetti non scrivono più in<br />

merito a ogni singola assemblea associativa, preferiscono<br />

prendersi la ciliegina sulla torta: vogliono subentrare laddove<br />

le sfoltite redazioni locali delle grandi testate non<br />

hanno tempo per la ricerca.<br />

Anche il progetto «Hauptstadt» rientra in questa categoria.<br />

Lo scorso anno «TX Group» ha fuso le redazioni locali<br />

di «Bund» e «Berner Zeitung» in un’unica redazione – sebbene<br />

le testate giornalistiche vengano portate avanti come<br />

contenitori, molti a Berna temono che la mancanza di<br />

concorrenza porti a una perdita di dibattito e che anche i<br />

giornalisti restanti abbiano una visione meno critica. Un<br />

team di giornaliste e giornalisti sta lavorando a un’alternativa:<br />

a partire dalla prossima primavera, «Hauptstadt»<br />

riporterà notizie da Berna e dai comuni limitrofi. Più di 3<br />

mila persone hanno avuto talmente tanta fiducia nel progetto<br />

da acquistare un abbonamento già prima del lancio.<br />

Per essere autosufficiente, questo nuovo media locale necessita<br />

di almeno 4 mila abbonamenti.<br />

«Per prudenza facciamo i calcoli senza contare sulla<br />

promozione dei media online», afferma Jürg Steiner del<br />

team di «Hauptstadt». «Ovviamente ne saremmo felici».<br />

«Hauptstadt» prevede cinque posti a tempo pieno. «Se la<br />

legge passa, potremmo assumere due giornaliste o giornalisti<br />

in più», afferma Steiner. «Questo ci darebbe naturalmente<br />

più forza sin dall’inizio». Persino a Berna il<br />

pluralismo mediatico è compromesso, anche se lì c’è pur<br />

sempre del potenziale per un piccolo media come<br />

«Hauptstadt» – diversamente da quanto avviene nelle zone<br />

rurali e nelle piccole città. «I piccoli centri hanno un compito<br />

arduo», afferma, «a Langenthal risulta difficile creare<br />

un’alternativa, come stiamo provando a fare a Berna».<br />

Agire a livello locale<br />

Steiner, che ha lavorato molti anni per la «Berner Zeitung»,<br />

è convinto che «l’impoverimento mediatico a livello locale»<br />

si ripercuota sul dibattito sociale. «In Svizzera dove<br />

moltissime cose vengono decise a livello comunale, serve<br />

assolutamente un pluralismo mediatico a livello locale».


12<br />

Dossier<br />

Secondo Steiner, il pacchetto di misure per la promozione<br />

dei media porrebbe fine anche a una discriminazione del<br />

giornalismo online rispetto alla carta stampata. Poiché<br />

oggi online non c’è alcun tipo di supporto per l’attività,<br />

come lo sono gli sconti per il recapito dei giornali. Il pacchetto<br />

di misure per la promozione dei media non ripristinerebbe<br />

però automaticamente la pluralità dell’informazione.<br />

I progetti locali online continuerebbero a<br />

necessitare di gente del posto e di una propria base di fatturato,<br />

afferma Steiner: «La promozione dei media online<br />

non è un’offerta per chi è a caccia di sovvenzioni. Non è<br />

possibile fondare un media da qualche parte e farlo finanziare<br />

dallo Stato». La promozione renderebbe solamente<br />

«un po’ più probabile» la continuità nella lotta per la sopravvivenza.<br />

Per «Hauptstadt» non sarà certamente facile<br />

– indipendentemente dal fatto che il pacchetto di misure<br />

per i media venga approvato o meno.<br />

Il rischio che siano ricchi privati a finanziare<br />

Anche Steiner vede la proposta di votazione come un compromesso.<br />

In un mondo ideale i media riuscirebbero ad<br />

autofinanziarsi con il giornalismo. «Naturalmente l’ideale<br />

sarebbe se tutto questo non servisse. Ma i media si trovano<br />

in difficoltà». Come giornalista, Steiner desidererebbe<br />

non accettare alcun sostegno da parte dello Stato. «Ma<br />

le sovvenzioni non sono legate ai contenuti. Le ricevono<br />

anche i media contrari al governo». Inoltre, la provenienza<br />

La promozione<br />

dei media online è un<br />

mezzo innovativo per<br />

ripristinare la pluralità<br />

dell’informazione<br />

dei «fondi dello Stato» è pur sempre trasparente. «Altrimenti<br />

ci sono mandanti sconosciuti che iniettano denaro».<br />

I giornali gratuiti rilevati da Christoph Blocher, dal<br />

«Bodensee Nachrichten» al «Tagblatt der Stadt Zürich»,<br />

raggiungono nella Svizzera tedesca ben 918 mila lettrici e<br />

lettori. «Se la proposta non passa, l’offerta mediatica sarà<br />

compromessa. Una nuova proposta necessiterebbe di<br />

molti anni – troppo tempo per molti media», conclude Stephanie<br />

Vonarburg.<br />

Il pacchetto di aiuti ai media<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/9refk<br />

Il sostegno statale non imbavaglia i media<br />

Lo Stato vuole controllare i media?<br />

Tra le argomentazioni del comitato referendario che si oppone<br />

al pacchetto di misure a favore dei media, c’è quella della<br />

minaccia di interferenze dello stato nell’editoria in caso di<br />

vittoria del sì il 13 febbraio. Finora, pochi studi empirici hanno<br />

affrontato la questione della relazione tra sostegno statale e<br />

indipendenza giornalistica. Da notare, invece, l’eccezione di<br />

uno studio norvegese pubblicato nel 2018 nel Journal of Media<br />

Business Studies, i cui ricercatori hanno analizzato l’impatto<br />

del sostegno diretto della stampa sulla pluralità delle<br />

notizie online.<br />

Una ricerca dalla Norvegia<br />

Finanziato dal Consiglio di ricerca norvegese, lo studio ha<br />

analizzato 726 899 articoli pubblicati nel 2015 e 2016 da 160<br />

giornali norvegesi, poco più della metà dei quali riceve un sostegno<br />

statale. Risultato: il contenuto dei giornali sovvenzionati<br />

non differiva molto da quello dei giornali non sovvenzionati.<br />

Il contesto della ricerca, con l’indagine limitata alle pubblicazioni<br />

di notizie online, non permette certo di trasporre direttamente<br />

questa tesi all’intero panorama mediatico svizzero,<br />

anche perché il sistema dei media e le misure di sostegno variano<br />

da paese a paese.<br />

L’informazione locale fondamentale per la democrazia<br />

Eppure i risultati della ricerca norvegese offrono alcuni interessanti<br />

spunti di riflessione di fronte alle accuse del comitato<br />

referendario. In Norvegia, tutte le zone rurali sono ora<br />

servite da almeno un media. In alcune zone c’è persino concorrenza.<br />

La copertura locale è necessaria in una democrazia.<br />

Uno studio condotto questa volta in Svizzera, nel 2018<br />

dal l’Università di Zurigo, basato sull’affluenza alle urne in più<br />

di quattrocento comuni, ha concluso che più piccola è la tiratura<br />

dei giornali regionali, meno essi si occupano di politica<br />

locale, e più bassa è la partecipazione.<br />

Il buon esempio viene dai paesi nordici<br />

Lo studio norvegese dimostra quindi che un sostanziale finanziamento<br />

diretto dei media, come praticato anche altrove<br />

nei paesi nordici, è possibile pur garantendo l’indipendenza<br />

giornalistica e promuovendo la pluralità dei media. Norvegia,<br />

Danimarca, Finlandia e Svezia occupano non a caso i primi<br />

quattro posti del World Press Freedom Index, la classifica<br />

della libertà di stampa secondo Reporters sans Frontières.<br />

La Svizzera è invece in decima posizione.<br />

Robin Moret<br />

La classifica di RSF: rsf.org/fr/classement


Dossier<br />

Investire nelle nuove leve<br />

13<br />

Con le misure per la promozione dei media,<br />

aumenteranno anche i fondi a favore della formazione<br />

e del perfezionamento dei giornalisti.<br />

A beneficiarne non sarebbero solo le nuove<br />

leve del settore, ma l’intero sistema dei media.<br />

Testo: Flavia von Gunten<br />

Nella discussione sul pacchetto di misure per la promozione<br />

dei media viene spesso sottovalutato un aspetto: i 28<br />

milioni di franchi per le «misure generali a favore di tutti<br />

i media elettronici». Dietro al titolo si celano fondi per istituti<br />

di formazione e perfezionamento, servizi di agenzia,<br />

progetti IT nonché organismi di autodisciplina del settore<br />

come il Consiglio di stampa.<br />

Già oggi un milione di franchi all’anno fluisce dall’Ufficio<br />

federale delle comunicazioni agli istituti di formazione e<br />

perfezionamento. Le cifre più recenti risalgono al 2018,<br />

anno in cui a ricevere i fondi erano state quattro scuole:<br />

il Corso di Giornalismo della Svizzera italiana a Lugano<br />

(15mila franchi), la Radioschule klipp+klang di Zurigo<br />

(210mila), il Centre de Formation au Journalisme et aux<br />

Médias di Losanna (240 500 franchi) e il MAZ Bundesamt<br />

für Kommunikation di Lucerna (420mila).<br />

Meno costi, più giornalisti in formazione<br />

Il lavoro dei professionisti dei media riveste enorme importanza<br />

per una democrazia funzionante. Proprio in<br />

un’epoca in cui vengono diffuse sempre più informazioni<br />

false, è più che mai necessaria una solida formazione e il<br />

perfezionamento delle giornaliste e dei giornalisti. Non è<br />

ancora chiaro come i 28 milioni verrebbero ripartiti tra i<br />

quattro settori. Le quote saranno regolate nell’ordinanza<br />

una volta che la legge sarà approvata. Non è ancora chiaro<br />

di che importo verrà incrementata la promozione della<br />

formazione e del perfezionamento. Martina Fehr, direttrice<br />

del MAZ, conta su un raddoppio – da un milione a due<br />

milioni. Il denaro supplementare che riceverebbe il MAZ<br />

deve andare a vantaggio degli studenti, afferma Fehr.<br />

Un’agevolazione finanziaria benvenuta in quanto «negli<br />

ultimi anni è aumentato il numero di studenti che deve<br />

pagarsi la formazione in tutto o in parte di tasca propria»,<br />

osserva la direttrice del MAZ. La formazione di diploma di<br />

due anni al MAZ costa 28 400 franchi, dodici Cantoni partecipano<br />

ai costi con appena 10mila franchi. Chi ha fortuna,<br />

riceve dal datore di lavoro una parte del sussidio per la<br />

formazione. Ma la tendenza è al ribasso, come ha constatato<br />

tre anni fa la <strong>rivista</strong> online Medienwoche: con l’aumento<br />

della quota personale da versare per i corsi diminuisce<br />

il numero di studenti. Nel 2019, 33 aspiranti<br />

giornalisti hanno iniziato la formazione di diploma, più o<br />

meno il 20 per cento in meno rispetto alla media dei dieci<br />

anni passati.<br />

Secondo Martina Fehr, dei costi di formazione più bassi<br />

potrebbero fermare questa tendenza: «Siamo convinti<br />

che con costi più bassi si abbasserebbe la soglia per far accedere<br />

sempre più aspiranti giornalisti alla formazione di<br />

base oppure a corsi specifici». Anche professionisti con<br />

molti anni di esperienza frequentano il MAZ: «Molti vogliono<br />

rimanere nella professione, ma non ambiscono necessariamente<br />

a posizioni di leader», afferma Fehr. Grazie<br />

alle nuove competenze acquisite, come nel giornalismo<br />

dei dati oppure nel community management, anch’essi<br />

potrebbero mantenersi aggiornati a livello professionale.<br />

Il fatto che le nuove leve del giornalismo, che beneficerebbero<br />

fortemente degli ulteriori contributi di formazione,<br />

si preoccupino del finanziamento del settore, è evidente<br />

in un sondaggio commissionato dall’associazione<br />

Junge Journalistinnen und Journalisten Schweiz (giovani<br />

giornaliste e giornalisti svizzeri). Circa 200 operatori dei<br />

media al di sotto dei 30 anni hanno fornito informazioni<br />

sulle loro condizioni di lavoro. La grande maggioranza degli<br />

intervistati (86,5%) vede nelle insufficienti risorse finanziarie<br />

un grande o addirittura un estremo pericolo<br />

per il giornalismo. Con il denaro del pacchetto di misure<br />

per la promozione dei media aumenterebbero le risorse.<br />

E con loro probabilmente l’attrattività della professione.<br />

Centre de formation au journalisme et aux médias: cfjm.ch<br />

MAZ: maz.ch In Svizzera italiana: corsodigiornalismo.ch


14<br />

Dossier<br />

ATS, al servizio della democrazia<br />

L’agenzia di stampa svizzera svolge un ruolo<br />

fondamentale per la coesione del Paese e per<br />

la formazione dell’opinione pubblica. Per questo<br />

va sostenuta ancor di più, in tempi di crisi<br />

e di disinformazione.<br />

Testo: Federico Franchini<br />

Mi occupo spesso di cronaca giudiziaria federale per la<br />

newsletter romanda Gotham City. Abitando in Ticino ho<br />

la fortuna di essere vicino al Tribunale penale federale,<br />

istituito a Bellinzona nel 2004 in ragione di una ripartizione<br />

federalista della giustizia. La decisione non ha fatto<br />

tutti contenti. Soprattutto chi deve scendere in Ticino per<br />

un processo: imputati, avvocati, procuratori. E giornalisti.<br />

A parte i casi di grande interesse mediatico, la sala stampa<br />

del Tribunale è spesso desolatamente vuota. Vi è però<br />

un’eccezione: l’Agenzia telegrafica svizzera (ATS), sempre<br />

presente ai dibattimenti. Processi lunghi, a volte noiosi,<br />

ma anche ricchi di spunti e colpi di scena. Seguirli è imperativo:<br />

la giustizia necessita di trasparenza. Tuttavia, se<br />

non ci fosse l’ATS, processi per riciclaggio o corruzione sarebbero<br />

una sorta di rituale per le parti svolto nell’ombra.<br />

Il servizio pubblico dell’informazione<br />

Questo è solo un esempio per mostrare l’importanza del<br />

lavoro delle colleghe e dei colleghi dell’ATS. Un lavoro costante,<br />

fatto 24 ore su 24, 365 giorni all’anno e nelle tre lingue<br />

nazionali, da una squadra di professionisti di cui<br />

nemmeno si conosce la firma. Sui quotidiani, infatti, i<br />

nomi dei redattori non appaiono: i loro articoli portano in<br />

calce la semplice sigla dell’agenzia nata nel 1895 e nota<br />

per la sua correttezza e imparzialità. Insomma, l’ATS svolge<br />

un ruolo essenziale di servizio pubblico ed è necessaria<br />

alla democrazia federale proprio per la copertura di eventi<br />

politici, giudiziari, economici, sportivi e culturali che altrimenti<br />

sfuggirebbero al quarto potere.<br />

Farsi pagare dai giganti della tecnologia<br />

In questi anni, Keystone-ATS è stata sostenuta dalla Confederazione.<br />

Nel 2021 il contributo è passato a 4 milioni di<br />

franchi. A questi aiuti potrebbe aggiungersi anche una<br />

parte dei contributi stanziati dalla Confederazione tramite<br />

il pacchetto di aiuti ai media su cui si voterà il prossimo<br />

13 febbraio. Si tratta dei 23 milioni che andrebbero “a beneficio<br />

dell’intera piazza mediatica svizzera” attraverso il<br />

finanziamento anche delle agenzie stampa. Contributi indispensabili,<br />

ma dietro cui non si può nascondere un altro<br />

problema: il calo della pubblicità. O meglio, il fatto che<br />

questa s’incanala sempre più verso multinazionali come<br />

Google e Facebook. In Svizzera, il mercato pubblicitario<br />

cede circa un miliardo e 400 milioni di franchi all’anno ai<br />

giganti di Internet. Una riduzione che ha portato a tagli,<br />

chiusure, concentrazioni e pressioni sul lavoro delle redazioni.<br />

Ciò che, di controcanto, si ripercuote anche su Keystone-ATS.<br />

Proprio per contrastare questa tendenza, in<br />

Francia, l’AFP (ovvero, l’agenzia di stampa nazionale) e<br />

Google hanno firmato un accordo quinquennale con il<br />

quale il gigante americano s’impegna a pagare l’uso del<br />

suo contenuto. Un esempio da cui prendere spunto anche<br />

in Svizzera?<br />

Un ruolo messo a rischio dalla logica del profitto<br />

Ma in questi ultimi anni l’ATS soffre sempre più. Nell’inverno<br />

2018 è andato in scena qualcosa d’impensabile in<br />

Svizzera: uno sciopero. Un conflitto causato dall’annuncio<br />

della soppressione di una quarantina di posti di lavoro<br />

sullo sfondo della fusione con Keystone. Una fusione poi<br />

avallata dagli azionisti tant’è che oggi si parla di Keystone-ATS,<br />

i cui principali azionisti sono l’agenzia austriaca<br />

APA (30%), seguita da TX Group (24,4%). Una fusione che<br />

ha suscitato diverse perplessità, anche perché la nuova entità<br />

è ormai una società per azioni privata che risponde<br />

solo ai suoi azionisti. L’impatto si è già fatto sentire: dal<br />

2018 al 2020 i posti a tempo pieno sono scesi da 216 a 174<br />

mentre la cifra d’affari è passata da 43 a 37 milioni di franchi.<br />

Un calo dovuto a vari fattori tra i quali il fatto che gli<br />

stessi azionisti – che sono gli editori – hanno spinto per<br />

una riduzione delle tariffe o disdetto gli abbonamenti.<br />

Fotoreportage<br />

Fotografo diplomato all’École de Photographie di Vevey,<br />

Léonard Rossi vive e lavora a Losanna. Appassionato di<br />

fotografia documentaria e concettuale, il suo approccio<br />

ruota intorno a questioni sociali e ambientali, oltre che<br />

sul potenziale narrativo dell’immagine.<br />

Per questo dossier, Léonard ha scelto di parlare della<br />

pluralità e della qualità dei media attraverso immagini forti,<br />

che rappresentanto diverse forme e luoghi di consumo delle<br />

informazioni giornalistiche.<br />

Léonard lavora anche come tecnico al Musée Suisse de<br />

l’appareil photographique a Vevey e come mediatore culturale<br />

a La Ferme des Tilleuls a Renens.<br />

www.leonardrossi.ch


Democrazia in pericolo<br />

Mentre le entrate pubblicitarie sono in calo da diversi anni, nel paesaggio<br />

mediatico svizzero aumentano le fusioni, i piani di smantellamento e altre<br />

misure di austerità. L’impoverimento della pluralità dell’informazione che<br />

ne deriva minaccia la nostra democrazia e fa guadagnare terreno alle fake<br />

news sui canali online.<br />

!<br />

Il mercato della stampa in caduta libera<br />

70<br />

Il numero di testate giornalistiche<br />

che hanno chiuso i battenti<br />

dal 2003 in Svizzera.<br />

50%<br />

Tra<br />

il 2003 e il 2020, il numero di abbonamenti<br />

a giornali svizzeri è crollato di quasi il 50%, da<br />

3,39 a 1,61 milioni.<br />

Fonte: DATEC & REMP<br />

Forte concentrazione mediatica<br />

in ciascuna regione<br />

Didascalia: La quota di mercato<br />

detenuta dai principali attori<br />

mediatici in ciascuna regione<br />

(stampa scritta e online)<br />

31% 39 %<br />

Altri media<br />

TX Group<br />

20 % Svizzera<br />

18 %<br />

Altri media<br />

tedesca<br />

Altri media<br />

38 %<br />

Soc. Ed. Corriere<br />

del Ticino SA<br />

9%<br />

Fondazione Aventinus<br />

Svizzera<br />

francese<br />

CH-Media<br />

Ringier<br />

Regiopress SA<br />

Svizzera<br />

italiana<br />

11%<br />

ESH Médias<br />

60 % 30 %<br />

TX Group<br />

TX Group<br />

Fonte: Research Center for the Public Sphere and Society (fög) - University of Zurich<br />

L’impatto sulla pluralità dell’informazione<br />

In soli tre anni, dal 2017 al 2020, la parte di articoli condivisa – ovvero<br />

gli articoli pubblicati in modo identico sulle diverse testate di stampa<br />

– è passata dal 10% al 21% (dati per la Svizzera tedesca). L’aumento<br />

della concentrazione dell’informazione riguarda principalmente la<br />

copertura politica ed economica.<br />

Le fake news? Una minaccia reale<br />

Percentuale della popolazione che ritiene di incontrare spesso o<br />

molto spesso la disinformazione a seconda delle fonti. Il 61,7%<br />

delle cittadine e dei cittadini svizzeri si trova regolarmente di fronte<br />

a fake news sui social media.<br />

2020<br />

21%<br />

Politica<br />

2017<br />

2018<br />

2019<br />

2020<br />

16%<br />

22%<br />

27%<br />

29%<br />

Reti sociali<br />

Portali video<br />

36,2%<br />

61,7%<br />

10%<br />

2017<br />

Economia<br />

2017<br />

2018<br />

2019<br />

2020<br />

10%<br />

18%<br />

23%<br />

25%<br />

Applicazioni di<br />

messaggistica<br />

27,7%<br />

Fonte: Research Center for the Public Sphere and Society (fög) - University of Zurich<br />

Fonte: Research Center for the Public Sphere and Society (fög) - University of Zurich<br />

Le entrate pubblicitarie scendono, anche online<br />

I redditi derivanti dalla pubblicità sono crollati di circa il 50% dall’inizio degli anni 2000. Una grande<br />

maggioranza dei professionisti dei media intervistati nel rapporto sul futuro dei media del DATEC si<br />

aspetta che questa tendenza si confermi nel medio e lungo termine.<br />

Pubblicità online<br />

Stampa Radio Televisione<br />

2500<br />

Milioni di CHF<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

2002 2004 2005 2010 2012 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020<br />

In costante aumento dal<br />

2014, gli introiti pubblicitari<br />

online sono scesi per la prima<br />

volta nel 2020<br />

Fonte: UFCOM


16<br />

Dalle<br />

professioni<br />

Porre le basi per il futuro<br />

Per i quasi 200 delegati riuniti al congresso di <strong>syndicom</strong><br />

una cosa è chiara: un futuro solidale con condizioni di lavoro<br />

eque e migliori retribuzioni sarà possibile solo con l’estensione<br />

e la trasformazione del servizio pubblico.<br />

Quarant’anni di politica civile hanno<br />

deregolamentato, in parte smantellato,<br />

e privatizzato il servizio pubblico.<br />

È ora di passare alla controffensiva! Il<br />

servizio pubblico non deve soltanto offrire<br />

un accesso indiscriminato e di<br />

qualità a tutti i beni fondamentali, ma<br />

deve anche promuovere le pari opportunità<br />

e organizzare una partecipazione<br />

democratica estesa che possa stare<br />

al passo della digitalizzazione. Le condizioni<br />

di lavoro nei settori del servizio<br />

pubblico devono essere determinanti<br />

per il progresso sociale.<br />

Futuro solidale<br />

Sulla base di diverse risoluzioni, i<br />

quasi 200 delegati riuniti al congresso<br />

di <strong>syndicom</strong> (tenutosi il 26 e 27 novembre<br />

scorsi a Langenthal) hanno approvato<br />

importanti rivendicazioni per un<br />

futuro solidale. I delegati si sono pronunciati<br />

a favore della lotta socialmente<br />

sostenibile al cambiamento climatico,<br />

contro la privatizzazione di<br />

PostFinance. Inoltre, intendono sostenere<br />

le battaglie per un contratto<br />

collettivo dichiarato di obbligatorietà<br />

generale per il settore del recapito. Infine,<br />

i delegati si sono opposti nettamente<br />

alla riforma AVS 21. Un innalzamento<br />

dell’età pensionabile delle<br />

donne è fuori discussione. I delegati<br />

<strong>syndicom</strong> hanno dimostrato inoltre la<br />

loro solidarietà ai pensionati della Posta<br />

per quanto riguarda i buoni per il<br />

personale e hanno criticato la sentenza<br />

del Tribunale federale contro il<br />

quotidiano ginevrino «Le Courrier»<br />

che costituisce un attacco alla libertà<br />

mediatica e alla democrazia (ne parliamo<br />

su questo numero a pagina 20).<br />

Affrontare le sfide<br />

Nel corso del congresso, è stato preparato<br />

il terreno anche per i prossimi<br />

quattro anni. Oltre alla rielezione<br />

della presidenza, nonché all’elezione<br />

del nuovo Comitato direttivo (vedi il<br />

ritratto a pagina 4), sono state trattate<br />

richieste provenienti dalle sezioni e<br />

sono stati discussi adeguamenti strutturali.<br />

In tutto questo viene mantenuta<br />

l’unità dei settori come la conosciamo<br />

oggi. Il Congresso ha però anche<br />

incaricato di formulare proposte su<br />

come intendiamo uscire dall’attuale<br />

insoddisfacente situazione strutturale.<br />

Daniel Münger, presidente <strong>syndicom</strong><br />

Le risoluzioni del congresso <strong>syndicom</strong><br />

<strong>syndicom</strong>.ch/congresso21<br />

Il congresso di <strong>syndicom</strong> ha potuto tenersi in presenza, a Langenthal il 26 e 27 novembre scorsi. (© Sabine Rock)


«È possibile puntare a condizioni di lavoro giuste. L’esempio<br />

di Chaskis indica la strada da percorrere» David Roth<br />

17<br />

Un settore sotto osservazione<br />

Da un decennio, <strong>syndicom</strong> opera nel settore dei corrieri in bici.<br />

Nel 2019 è sorto un contratto collettivo. E l’impegno raddoppia,<br />

ora che si levano le voci tra i lavoratori di Smood.<br />

Non procede veloce come le bici: la regolamentazione del settore è un lavoro di anni. (© Keystone­ATS)<br />

Tre anni dopo la ratifica del Contratto<br />

collettivo di lavoro (CCL) Corrieri in<br />

bici e servizi di corriere urbano, seguito<br />

nel 2020 dal CCL aziendale Notime,<br />

le condizioni nel settore sono sempre<br />

preoccupanti. Da oltre tre anni <strong>syndicom</strong><br />

fa pressione su Smood per avviare<br />

le trattative del CCL. Insieme ai lavoratori<br />

di Smood sono state elaborate richieste<br />

concrete. Come sindacato dei<br />

corrieri, <strong>syndicom</strong> chiede un adeguamento<br />

agli standard dei CCL esistenti:<br />

un maggior salario, un rimborso spese<br />

più chiaro e un’adeguata pianificazione<br />

dei turni. A gennaio 2021 sono iniziati<br />

i primi colloqui confidenziali e<br />

stavano per essere avviate le negoziazioni<br />

per il CCL. Le trattative sono però<br />

state interrotte quando nella Svizzera<br />

romanda circa un centinaio di lavoratori<br />

ha iniziato a scioperare. Sono stati<br />

messi in discussione gli stessi punti<br />

che sono sempre stati criticati anche<br />

dai membri <strong>syndicom</strong>: pianificazione,<br />

spese, salario, conteggio poco trasparente.<br />

La goccia che ha fatto traboccare<br />

il vaso sono state le condizioni di lavoro<br />

presso un’azienda interinale di<br />

Smood. <strong>syndicom</strong> esprime la propria<br />

solidarietà agli attivisti e sostiene le<br />

loro rivendicazioni. Devono essere<br />

chiariti vecchi problemi ed evase le attuali<br />

domande relative al CCL. David<br />

Roth, segretario centrale del settore,<br />

afferma: «Per Smood questa sarebbe<br />

un’opportunità per distinguersi dalla<br />

concorrenza e dimostrare che il partenariato<br />

sociale è possibile anche in<br />

questo campo conteso. Invitiamo anche<br />

gli altri operatori del settore a unirsi<br />

a questo processo». Non resta che<br />

sperare di trovare una buona soluzione<br />

nella mediazione e poter riprendere le<br />

trattative per il CCL.<br />

Il fatto che siano possibili miglioramenti<br />

lo dimostra un secondo esempio<br />

della Svizzera romanda. L’azienda<br />

Chaskis di Ginevra, che occupa 400<br />

persone, lavora come partner di Uber<br />

con la relativa app, ma assume i corrieri<br />

in maniera regolare. Chaskis ha sottoscritto<br />

il CCL Corrieri in bici a partire<br />

dal 2022. Vengono riconosciuti<br />

complessivamente 85 centesimi di<br />

spese all’ora, è previsto un aumento<br />

della partecipazione e tutti i collaboratori<br />

hanno un’operatività garantita.<br />

David Roth: «Questo deve essere anche<br />

un importante segnale alle altre aziende<br />

che lavorano nel food delivery oppure<br />

tramite l’app Uber Eats. È possibile<br />

puntare a condizioni di lavoro<br />

giuste. <strong>syndicom</strong> le rivendicherà sia a<br />

Ginevra che in tutta la Svizzera.<br />

Chaskis SA indica la strada che il settore<br />

deve percorrere».<br />

Robin Moret<br />

Il CCL dei corrieri in bici<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/j8QfR<br />

Piattaforme, servono<br />

regole e responsabilità<br />

Lorenzo Bonati è segretario Stampa e media elettronici<br />

della regione Svizzera centrale e Nord­ovest<br />

Le grandi piattaforme di comunicazione<br />

come Google, Facebook o Telegram<br />

svolgono un ruolo sempre più<br />

importante nella formazione delle<br />

opinioni. Ma queste piattaforme non<br />

sottostanno a standard giornalistici.<br />

Non vige alcun obbligo di verità. Questo<br />

spalanca le porte alla diffusione di<br />

informazioni sbagliate, le cosiddette<br />

«fake news».<br />

Ora il Consiglio federale intende<br />

però affrontare questo problema che è<br />

diventato ancora più evidente nell’informazione<br />

in materia di coronavirus.<br />

Esso incarica il Dipartimento federale<br />

dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia<br />

e delle comunicazioni (DATEC) di<br />

elaborare delle proposte entro la fine<br />

di quest’anno su come poter regolamentare<br />

le piattaforme di comunicazione.<br />

Simili sforzi sono in corso anche<br />

nell’Unione Europea e negli USA.<br />

Si tratta di buone notizie per la credibilità<br />

del giornalismo e per il funzionamento<br />

della democrazia. Per troppo<br />

tempo le piattaforme si sono sottratte<br />

alla loro responsabilità sociale sostenendo<br />

di aver solo messo a disposizione<br />

l’infrastruttura e di non essere responsabili<br />

dei contenuti diffusi. Però<br />

intascano volentieri le entrate pubblicitarie<br />

che dai media tradizionali passano<br />

a loro.<br />

È giunta l’ora che lo Stato ponga<br />

fine a questa disparità. Poiché di fatto<br />

le piattaforme di comunicazione sono<br />

da tempo divenute dei potenti e influenti<br />

gruppi mediatici. E il grande<br />

potere deve essere accompagnato da<br />

una grande responsabilità.


18<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Una borsa di studio di 250 franchi mensili può non sembrare<br />

granché, ma è importantissima per i borsisti» Fabio Mussi<br />

Facilitare la via alla professione<br />

La fondazione per borse di studio sostenuta da <strong>syndicom</strong> per<br />

il commercio librario supporta le formazioni e i perfezionamenti<br />

nel settore del commercio dei libri e delle case editrici.<br />

Le borse di studio sono fondamentali per l’avviamento alla professione dei librai. (© Keystone­ATS)<br />

Il fascino della lingua, delle storie, del<br />

sapere e delle immagini: i libri esercitano<br />

una forte attrazione. È anche per<br />

questo che le case editrici e le librerie<br />

sono interessanti luoghi di lavoro. Ma<br />

il percorso professionale per arrivarci<br />

non è sempre semplice. Ad esempio in<br />

Svizzera non è previsto alcun ciclo di<br />

formazione destinato ai lavoratori delle<br />

case editrici. L’avviamento professionale<br />

avviene tramite praticantati e<br />

volontariati che però spesso consentono<br />

di guadagnare a malapena di che vivere.<br />

Anche dopo gli stipendi restano<br />

spesso bassi. Risparmiare denaro da<br />

destinare al perfezionamento è difficile.<br />

La fondazione per borse studio, gestita<br />

da <strong>syndicom</strong> insieme all’associazione<br />

svizzera dei librai e degli editori<br />

(SBVV), supporta sin dagli Anni Trenta<br />

la formazione nel settore. Chi, ad<br />

esempio, dopo gli studi svolge un praticantato<br />

presso una casa editrice, può<br />

richiedere alla fondazione una borsa<br />

di studio di 250 franchi mensili. «Può<br />

non sembrare granché, ma è importantissimo<br />

per le persone supportate»,<br />

afferma il presidente della fondazione<br />

Fabio Mussi. Spesso questo consente<br />

ai borsisti di svolgere un praticantato<br />

o una formazione. Esistono borse di<br />

studio anche per perfezionamenti<br />

specifici nonché per chi decide di<br />

cambiare indirizzo per dedicarsi a<br />

nuova formazione. Non hanno invece<br />

diritto a una borsa di studio coloro che<br />

stanno frequentando una formazione<br />

iniziale. Le domande possono essere<br />

presentate dai membri di <strong>syndicom</strong>,<br />

ma anche da persone il cui datore di<br />

lavoro è membro della SBVV.<br />

«Le formazioni e i perfezionamenti<br />

da noi sovvenzionati sono sostenibili»,<br />

afferma Fabio Mussi. Alcuni sondaggi<br />

hanno dimostrato che la maggioranza<br />

dei borsisti dopo diversi anni lavora<br />

tuttora presso una casa editrice o una<br />

libreria. Inoltre, <strong>syndicom</strong> supporta i<br />

membri del settore librario non solo<br />

attraverso la fondazione, ma anche<br />

partecipando direttamente e con un<br />

sostegno fino a 500 franchi all’anno. È<br />

così che può funzionare l’avviamento<br />

professionale nel mondo dei libri.<br />

Basil Weingartner<br />

Il sito della Schweizer Buchhändler­ und<br />

Verleger­Verband (SBVV): sbvv.ch<br />

IT, investire ora contro<br />

la carenza di personale<br />

Miriam Berger è segretaria centrale ICT<br />

Il settore IT (Information Technology)<br />

svizzero registra una forte carenza di<br />

personale. Sei anni fa, da quando si è<br />

iniziato a misurare l’indice della<br />

carenza di personale, tale mancanza<br />

non è mai stata tanto forte come oggi.<br />

Il numero di posti vacanti rispetto a<br />

chi è in cerca di un’occupazione non è<br />

particolarmente elevato soltanto da<br />

noi, ma in tutto il mondo. Le aziende<br />

scaltre cercano molto semplicemente<br />

la loro manodopera sul mercato estero.<br />

In questo modo il problema non<br />

viene affrontato alla radice. Così facendo,<br />

le aziende svizzere, in maniera<br />

colonialista, si accaparrano altrove il<br />

personale necessario.<br />

In questo dibattito vengono ignorati<br />

due fattori: quando ci sono difficoltà<br />

specifiche di settore o di qualifica,<br />

si tratta spesso di un problema<br />

interno. I datori di lavoro dedicano<br />

troppo poco alla formazione e al perfezionamento,<br />

pagano male i loro dipendenti<br />

oppure hanno tralasciato di<br />

migliorare le condizioni di lavoro.<br />

Ad esempio, nel settore IT le donne<br />

sono sottorappresentate. Si sa da<br />

tempo che la carenza di manodopera<br />

potrebbe essere ridotta se un maggior<br />

numero di donne esercitasse professioni<br />

IT. Ma per farlo l’accesso deve essere<br />

reso più allettante.<br />

Anche la società e con essa la politica<br />

hanno interesse ad affrontare il<br />

problema, poiché la digitalizzazione è<br />

la forza trainante per l’innovazione e<br />

per questo servono professionisti IT.<br />

La Confederazione, in qualità di proprietaria<br />

di uno dei più grandi datori di<br />

lavoro IT, ha sì fatto un passo nella<br />

giusta direzione elaborando i suoi<br />

obiettivi per Swisscom. Ma l’attenzione<br />

eccessiva sui dividendi e sulla concorrenza<br />

fa girare la spirale dei prezzi e<br />

favorisce profitti a breve termine anziché<br />

investimenti sulla piazza industriale<br />

svizzera. Si deve invece investire<br />

subito nella formazione di specialisti.<br />

Economia e politica hanno la responsabilità<br />

di adoperarsi a tal fine, insieme<br />

agli istituti di formazione.


«L’attrattiva per il lavoro su piattaforme aumenterà in futuro,<br />

se potranno essere ridotti i rischi finanziari e sociali» Caroline Straub<br />

19<br />

Un sondaggio per monitorare<br />

il lavoro su piattaforme in Svizzera<br />

Una ricerca della Scuola universitaria professionale di Berna,<br />

finanziata dal Fondo nazionale e in collaborazione con <strong>syndicom</strong>,<br />

indaga sul fenomeno sempre più diffuso dei lavoratori su<br />

piattaforme. Ce ne parla una delle autrici, Caroline Straub.<br />

Quali gli obiettivi della ricerca?<br />

In Svizzera esistono numerose attività<br />

che sono esercitate tramite piattaforme<br />

di lavoro digitali, e sia l’offerta che<br />

la domanda aumentano ogni anno.<br />

Nei prossimi quattro anni, avvalendoci<br />

di un team di psicologi del lavoro<br />

dell’Università di Berna e di economisti<br />

aziendali della Scuola universitaria<br />

professionale di Berna, vogliamo monitorare<br />

il lavoro su piattaforme in<br />

Svizzera. E formulare così raccomandazioni<br />

ai responsabili politici affinché<br />

possano contribuire allo sviluppo<br />

sostenibile di questa forma di lavoro.<br />

Il settore della logistica è fortemente<br />

interessato. Quali sono i rischi per le<br />

persone che lavorano con queste forme<br />

di impiego? E quali i benefici?<br />

Le aziende di logistica in Svizzera stanno<br />

utilizzando sempre più l’intelligenza<br />

artificiale per ottimizzare la consegna<br />

in giornata. I dipendenti hanno a<br />

che fare sempre più spesso con la gestione<br />

algoritmica – ovvero la gestione<br />

da parte dell’intelligenza artificiale,<br />

che spesso dipende dalle valutazioni<br />

dei clienti. I nostri sondaggi tra i lavoratori<br />

dei servizi di consegna di eat.ch,<br />

smood, coople, ubereat e notime hanno<br />

evidenziato che il rapporto con gli<br />

algoritmi è percepito visto come insoddisfacente<br />

soprattutto quando le<br />

decisioni sono percepite come ingiuste<br />

o arbitrarie e i dipendenti non hanno<br />

la possibilità di metterle in discussione.<br />

Un altro aspetto negativo<br />

menzionato è stato quello delle condizioni<br />

di lavoro. Alcune piattaforme<br />

non pagano i lavoratori in base alle ore<br />

di lavoro, bensì in funzione del numero<br />

di ordini completati. Tuttavia, per<br />

gli studenti o le persone che perseguono<br />

altri progetti, la flessibilità di lavorare<br />

su piattaforme offre anche dei<br />

vantaggi. Inoltre, l’esempio di notime<br />

dimostra che la stipulazione di un<br />

contratto collettivo di lavoro è possibile<br />

anche in questo settore e può portare<br />

a un miglioramento delle condizioni<br />

di lavoro.<br />

Cosa possono fare le piattaforme regolamentate<br />

per l’ulteriore sviluppo<br />

delle diverse forme di lavoro?<br />

Le nostre interviste evidenziano come<br />

molte persone apprezzino un lavoro<br />

autodeterminato e il fatto di poter influire<br />

individualmente su contenuto,<br />

luogo e tempo del lavoro, e che per<br />

questo sono disposte ad accettare incertezze<br />

e rischi. L’attrattiva del lavoro<br />

basato su piattaforme aumenterà sicuramente<br />

in futuro, specialmente se<br />

i rischi finanziari e sociali che esistono<br />

attualmente potranno essere ridotti.<br />

Inoltre, constatiamo che alcune<br />

piattaforme svizzere offrono già o<br />

sono in procinto di offrire un buon<br />

ambiente ai loro lavoratori per acquisire<br />

nuove capacità e competenze e,<br />

quindi, per evolversi professionalmente.<br />

I partecipanti allo studio riferiscono<br />

che il lavoro su piattaforme rafforza<br />

la loro autostima, offre loro<br />

l’opportunità di uscire da occupazioni<br />

insoddisfacenti, di provare e imparare<br />

cose nuove, e li incoraggia a fare il passo<br />

verso il lavoro indipendente tradizionale.<br />

La Commissione europea ha recentemente<br />

presentato una direttiva sulla<br />

determinazione dello status occupazionale<br />

dei lavoratori su piattaforme.<br />

Perché la Svizzera è in ritardo?<br />

I criteri dell’UE sono il risultato di un<br />

lungo dibattito giuridico e politico.<br />

Questi criteri si concentrano sul chiarimento<br />

del quadro giuridico del lavoro<br />

basato su piattaforme. L’UE presuppone<br />

che i lavoratori su piattaforme<br />

siano da considerarsi dipendenti se la<br />

piattaforma «controlla» lo svolgimento<br />

del loro lavoro. Sono stati sviluppati<br />

cinque criteri, di cui almeno due devono<br />

essere soddisfatti. Questi sono il<br />

controllo o la sorveglianza esercitata<br />

da una piattaforma sui prezzi, sull’aspetto<br />

o sul comportamento, sulla<br />

qualità del lavoro, sull’orario di lavoro<br />

e sulla possibilità di lavorare per altri<br />

clienti. Potrebbe essere possibile che<br />

a lungo termine una tale regolamentazione<br />

renda più equo equi il pagamento<br />

e la protezione dei lavoratori. Non<br />

siamo in grado di dire perché la Svizzera<br />

non abbia ancora seguito questo approccio.<br />

Tuttavia, nei colloqui con gli<br />

operatori delle piattaforme, abbiamo<br />

già potuto intravedere una leggera<br />

tendenza verso una maggiore protezione<br />

e salari più alti sulle piattaforme<br />

svizzere. Il mercato delle piattaforme<br />

è ora altamente competitivo con molti<br />

fornitori internazionali. Le piattaforme<br />

dovrebbero quindi promuovere lavoratori<br />

qualificati e offrire qualità<br />

piuttosto che speculare principalmente<br />

su prezzi da dumping salariale.<br />

Robin Moret<br />

Caroline Straub, autrice della ricerca, finanziata dal Programma 77 sulla transformazione digitale. (© BFH)<br />

Informazioni sul sondaggio:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/1MRri


20<br />

Dalle<br />

professioni<br />

«Il denaro è ormai uno strumento di censura per far tacere<br />

i media, spesso deboli dal punto di vista finanziario» Melina Schröter<br />

Caso Gandur-Le Courrier, simbolo<br />

della stampa imbavagliata<br />

Il quotidiano ginevrino condannato per un articolo sul discusso<br />

miliardario Jean Claude Gandur. Una sentenza che rappresenta<br />

un attacco alla libertà di stampa e alla democrazia.<br />

Al congresso, i delegati di <strong>syndicom</strong> hanno espresso solidarietà al giornale ginevrino. (© Le Courrier)<br />

La battaglia legale che vede contrapposti<br />

il giornale «Le Courrier» e il miliardario<br />

Jean Claude Gandur è giunta<br />

al suo epilogo, quantomeno in Svizzera,<br />

lo scorso novembre. La causa aveva<br />

avuto inizio sei anni fa a seguito di un<br />

ritratto sul quotidiano ginevrino dedicato<br />

all’uomo d’affari. Ritratto che, a<br />

detta di quest’ultimo, rappresentava<br />

una lesione della sua personalità. Il<br />

Tribunale federale gli ha appena dato<br />

ragione, mentre invece «Le Courrier»<br />

aveva vinto la causa a livello penale e in<br />

prima istanza a livello civile. La qualità<br />

del lavoro giornalistico del ritratto<br />

incriminato, la pertinenza delle fonti<br />

e l’interesse per il pubblico delle informazioni<br />

pubblicate erano state anche<br />

sottolineate dal Tribunale penale.<br />

Giornalisti imbavagliati<br />

Oltre al notevole impatto finanziario<br />

che gli oltre 40mila franchi di spese legali<br />

avranno su «Le Courrier», l’argomentazione<br />

del Tribunale federale è<br />

particolarmente inquietante per la libertà<br />

di stampa. In effetti, le accuse<br />

formulate riguardano più la forma<br />

dell’articolo – nel caso in questione<br />

giudicata troppo affermativa e critica<br />

– che i fatti riferiti. Questa causa illustra<br />

perfettamente il contesto attuale,<br />

assai pericoloso, degli attacchi contro<br />

i media. Tra gli esempi recenti, in Ticino,<br />

nel 2017 era stato firmato un decreto<br />

d’accusa contro il direttore responsabile<br />

del domenicale «Il Caffè»,<br />

per concorrenza sleale e ripetuta diffamazione.<br />

Altri giornalisti della stessa<br />

testata erano stati accusati di ripetuta<br />

diffamazione. Semplicemente per<br />

aver fatto il loro mestiere: porre domande<br />

a proposito di un caso di malasanità<br />

che si era verificato in una clinica<br />

privata del Luganese. In seguito, i<br />

giornalisti erano stati assolti.<br />

Difendersi dagli attacchi<br />

A causa della volontà politica di facilitare<br />

le misure superprovvisorie – veri<br />

ostacoli al giornalismo d’inchiesta e<br />

di investigazione – e delle minacce di<br />

procedure giuridiche sempre più frequenti<br />

nei confronti dei media indipendenti<br />

(spesso deboli dal punto di<br />

vista finanziario), il denaro è ormai<br />

uno strumento di censura destinato a<br />

far tacere i media. Specializzato in argomenti<br />

dedicati alla criminalità dei<br />

colletti bianchi, il media indipendente<br />

Gotham City ha lanciato a dicembre<br />

una raccolta fondi per proteggere il<br />

suo sistema informatico, regolarmente<br />

attaccato, e sostenere le spese legate<br />

alle procedure giuridiche di cui<br />

sono vittime allo scopo di imbavagliarli.<br />

Melina Schröter<br />

L’appello della FIJ<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/NX6qa<br />

Un voto per i lavoratori<br />

della Logistica<br />

Matteo Antonini è responsabile del settore<br />

Logistica e membro del Comitato direttivo<br />

La votazione del 13 febbraio sul pacchetto<br />

di misure a favore dei media<br />

non riguarda soltanto i giornalisti. Interessa<br />

tutti noi cittadini, perché favorisce<br />

la pluralità dei media, sostiene la<br />

formazione di professionisti del settore<br />

e impedisce la concentrazione in<br />

grandi gruppi mediatici. Tutti fattori<br />

importanti per la democrazia, come si<br />

afferma nel dossier di questo numero.<br />

Ma la legge su cui andremo a votare<br />

riguarda anche alcuni lavoratori della<br />

Logistica. Quelli a cui toccano condizioni<br />

di lavoro difficili e salari bassi. Si<br />

tratta degli addetti alla distribuzione<br />

mattutina, quelli che consegnano nelle<br />

bucalettere i quotidiani entro le sei<br />

e mezza, ogni giorno. Domeniche<br />

comprese.<br />

La legge sul pacchetto di misure a<br />

favore dei media deve essere l’occasione<br />

anche per migliorare i salari e le<br />

condizioni di lavoro del personale addetto<br />

alla distribuzione mattutina.<br />

Grazie a una proposta del consigliere<br />

agli Stati sangallese Paul Rechsteiner,<br />

già presidente USS, nel testo di legge<br />

(commi d. ed e. dell’art. 19b) è previsto<br />

che le ditte del recapito mattutino<br />

(come Epsilon, Presto e Schazo) debbano<br />

registrarsi presso l’autorità federale,<br />

«garantire il rispetto delle condizioni<br />

di lavoro abituali nel settore» e<br />

«negoziare un contratto collettivo di<br />

lavoro con le associazioni del personale».<br />

Un’occasione in più per ottenere<br />

salari giusti e condizioni degne. Per<br />

cui <strong>syndicom</strong> si batte da tempo.


«Da vent’anni c’è una tendenza di smantellamento del<br />

servizio pubblico. Tagliare i costi è solo l’ultima tappa» Matteo Antonini<br />

21<br />

Salari dei nuovi assunti sotto la lente<br />

Un tempo, lavorare per la Posta era un vanto. A causa della<br />

liberalizzazione del mercato, la situazione è cambiata. Anche nei<br />

salari. Ed è ciò che vuole analizzare il sondaggio di <strong>syndicom</strong>.<br />

Il sondaggio di <strong>syndicom</strong> permetterà di avere una visione d’insieme sui salari d’ingresso. (© Keystone­ATS)<br />

Un tempo, il Gigante giallo era uno dei<br />

simboli della Svizzera. Ma negli ultimi<br />

vent’anni non è più così. «Per questo<br />

abbiamo lanciato un sondaggio indirizzato<br />

ai lavoratori della logistica della<br />

Posta per analizzare i salari di chi ha<br />

cominciato dopo il 2016», spiega Matteo<br />

Antonini, responsabile del settore<br />

Logistica di <strong>syndicom</strong>. «Quell’anno era<br />

entrato in vigore il contratto collettivo<br />

con un nuovo sistema salariale. Constatiamo<br />

che gli stipendi iniziali sono<br />

molto bassi in generale, soprattutto in<br />

alcune regioni come il Ticino, anche se<br />

il fenomeno si riscontra un po’ in tutta<br />

la Svizzera». Inoltre, il fatto di ingaggiare<br />

tendenzialmente meno persone<br />

al 100% inasprisce la problematica salariale.<br />

E questo non è solo la conseguenza<br />

di un mercato particolarmente<br />

duro, con una concorrenza spietata nel<br />

settore della consegna. «Da vent’anni –<br />

afferma Antonini – c’è una tendenza<br />

generale di smantellamento del servizio<br />

pubblico. Quella di abbassare i costi<br />

è solo l’ultima tappa. La concorrenza<br />

esiste, ma si tratta di un trend<br />

generale».<br />

Disponibile al sito qui sotto, il sondaggio<br />

si rivolge ai lavoratori di Post­<br />

Mail, PostLogistics e Servizi logistici.<br />

Attraverso poche e semplici domande<br />

(percentuale di lavoro, livello, cantone),<br />

si vuol ottenere una fotografia<br />

della situazione per capire cosa è cambiato<br />

dal 2016. «È importante avere le<br />

basi per una visione d’insieme», spiega<br />

Antonini. «Nelle statistiche della Posta<br />

abbiamo i salari medi, ma riguardano<br />

tutti, quindi chi è lì da trent’anni e chi<br />

inizia adesso. Con la fotografia delle<br />

condizioni di chi ha iniziato negli ultimi<br />

cinque anni, si ha una base per<br />

sviluppare eventuali rivendicazioni<br />

nel caso il nuovo contratto sia effettivamente<br />

rinegoziato nel 2023. E con le<br />

statistiche avremo anche una visione<br />

più chiara sulle differenze tra regioni».<br />

Giovanni Valerio<br />

Il sondaggio online<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/Vk5HH<br />

La povertà non è reato<br />

Patrizia Mordini è responsabile delle Pari<br />

opportunità e membro del Comitato direttivo<br />

I migranti danno un importante contributo<br />

al buon funzionamento della<br />

Svizzera. Senza di loro l’approvvigionamento<br />

di base e il servizio pubblico<br />

collasserebbero. La crisi del coronavirus<br />

li colpisce in modo particolare. Già<br />

prima, molti di loro vivevano con l’angoscia<br />

per la propria esistenza. Si trovano<br />

spesso ad affrontare la precarietà<br />

finanziaria associata all’incertezza del<br />

diritto di soggiorno. Se i migranti privi<br />

di passaporto svizzero restano disoccupati<br />

per un determinato periodo oppure<br />

devono ricorrere all’assistenza<br />

sociale a causa di una situazione di necessità,<br />

perdono il loro permesso di<br />

soggiorno o di domicilio. Lo stesso<br />

vale addirittura nel caso in cui siano<br />

nati qui oppure abbiano un permesso<br />

di domicilio da più di 15 anni.<br />

Il diritto al supporto in caso di necessità<br />

e all’assistenza sociale è però<br />

un diritto di base sancito dalla nostra<br />

Costituzione e vale per tutti. La premessa<br />

della Costituzione sottolinea<br />

«... che la forza di un popolo si commisura<br />

al benessere dei più deboli dei<br />

suoi membri…». Con il massiccio inasprimento<br />

della legge sugli stranieri e<br />

la loro integrazione (LStr), in vigore<br />

dal primo gennaio 2019, le persone<br />

vulnerabili lo diventano ancora di più.<br />

La Svizzera ricca mostra in questo caso<br />

il suo lato più indegno.<br />

Questo fa sì che l’assistenza sociale<br />

non sia più accessibile a tutti e la povertà<br />

diventi ancora più grande. Una<br />

persona su quattro che avrebbe diritto<br />

all’assistenza sociale vi rinuncia in<br />

modo consapevole. Molti vi hanno rinunciato<br />

perché hanno paura di perdere<br />

il permesso di soggiorno e di essere<br />

espulsi. Questo non possiamo<br />

accettarlo. Ed è qui che ha inizio la<br />

campagna «La povertà non è un reato»<br />

di un’alleanza di oltre 80 organizzazioni.<br />

Il Partito Socialista ha depositato<br />

un intervento in Parlamento. Anche il<br />

Congresso <strong>syndicom</strong> ha approvato<br />

una risoluzione in tal senso. Dobbiamo<br />

combattere la povertà. E non i poveri.


22 Politica<br />

Barometro della parità,<br />

turbolenze in vista<br />

Lo scorso novembre la Conferenza svizzera delle/dei delegate/i<br />

alla parità (CSP) ha presentato il suo secondo barometro<br />

nazionale della parità. Risultato: nel 2021, conciliare lavoro<br />

retribuito, famiglia e lavoro di cura si è rivelato ancora più<br />

difficile. E non sono solo le donne a constatarlo!<br />

Testo: Muriel Raemy<br />

Foto: USS / Annette Boutellier<br />

retribuito dovrebbe essere tutta la<br />

popolazione. «Metà degli intervistati<br />

ha formulato delle proposte per migliorare<br />

la situazione sia sul piano<br />

politico che imprenditoriale. Il che<br />

dimostra che questa tematica è oggetto<br />

di intense riflessioni nell’ambito<br />

della famiglia e sul posto di lavoro».<br />

La varietà delle proposte<br />

fornite in merito a una ripartizione<br />

più egualitaria del lavoro di cura<br />

non retribuito è notevole: compensazione<br />

finanziaria del lavoro assistenziale,<br />

un maggiore riconoscimento<br />

da parte delle assicurazioni<br />

sociali, un’indennità AVS, un congedo<br />

parentale retribuito, deduzione<br />

fiscale, orari e luoghi di lavoro flessibili,<br />

una promozione del part-time<br />

e del job sharing, senza dimenticare<br />

la valorizzazione degli impieghi assistenziali<br />

e la parità salariale.<br />

L’équipe di ricerca in materia di lavoro<br />

sociale diretta da Gesine Fuchs,<br />

presso la Scuola universitaria professionale<br />

di Lucerna, non si attendeva<br />

risultati tanto critici. Incaricata<br />

nel 2018 dalla Conferenza svizzera<br />

delle/dei delegate/i alla parità (CSP)<br />

di realizzare un primo Barometro<br />

nazionale della parità, con questo<br />

secondo sondaggio si intendeva misurare<br />

come la popolazione in età<br />

lavorativa valuta la relazione tra lavoro<br />

retribuito e lavoro assistenziale<br />

non retribuito. 2’245 persone (1’110<br />

donne, 1’134 uomini e 1 persona<br />

che non ha indicato il suo genere),<br />

distribuite nelle sette principali regioni<br />

della Svizzera, hanno risposto<br />

al sondaggio online. «Le persone intervistate<br />

si sono dimostrate molto<br />

più critiche rispetto a tre anni fa: la<br />

parità è stata giudicata molto duramente<br />

nell’ambito della famiglia e<br />

del lavoro, ma anche in ambito politico»,<br />

afferma Gesine Fuchs. Tutto<br />

questo si traduce in un lavoro assistenziale<br />

non retribuito fornito soprattutto<br />

dalle donne.<br />

Sul tavolo, proposte concrete<br />

«Sono stata particolarmente colpita<br />

dall’appello lanciato dalle giovani<br />

madri che non trovano un posto<br />

all’asilo per i loro figli. I vari commenti<br />

hanno rivelato la frustrazione<br />

di fronte alla difficoltà di far cambiare<br />

la mentalità, i valori patriarcali<br />

nonché l’educazione secondo cui<br />

un uomo adulto non sarebbe in grado<br />

di occuparsi delle mansioni domestiche<br />

e assistenziali». Per la ricercatrice,<br />

il tema della parità non<br />

lascia certo indifferenti. Ma a occuparsi<br />

del lavoro assistenziale non<br />

L’impatto della pandemia<br />

Il barometro nazionale mostra inoltre<br />

che la percezione ancora insufficiente<br />

della parità (solo il 10 per<br />

cento degli intervistati ritiene che<br />

sia stata raggiunta nell’ambito familiare)<br />

è da mettere in parte sul conto<br />

della pandemia. «Questi risultati potrebbero<br />

essere legati al fatto che la<br />

pandemia ha reso più evidenti le disuguaglianze<br />

esistenti, ma anche al<br />

fatto che le persone con compiti assistenziali,<br />

e in questo caso soprattutto<br />

le donne, sono state particolarmente<br />

colpite dalla chiusura delle<br />

scuole e delle strutture di accoglienza<br />

per l’infanzia». Altri studi dovranno<br />

quindi approfondire gli effetti<br />

della pandemia. Ma per Gesine Fuchs,<br />

il dibattito pubblico suscitato<br />

dallo sciopero nazionale delle donne<br />

e le elezioni federali del 2019<br />

hanno portato a una maggiore sensibilizzazione<br />

nei confronti delle<br />

questioni di parità di genere. «I risultati<br />

mostrano chiaramente che<br />

deve essere messa in atto una politica<br />

familiare più sistematica e vincolante<br />

a livello federale, cantonale e<br />

comunale».<br />

Tutti i risultati del Barometro della parità<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/gHElR


«Tutta la società uscirà vincente<br />

da una situazione che riconosca<br />

il lavoro di cura prestato»<br />

23<br />

1<br />

2<br />

3<br />

Il barometro nazionale 2021<br />

dimostra che l’uguaglianza è ben<br />

lungi dall’essere raggiunta. Patrizia<br />

Mordini, responsabile pari opportunità<br />

e membro del Comitato<br />

direttivo <strong>syndicom</strong>, è sorpresa?<br />

No! Le cifre pubblicate l’estate<br />

scorsa dall’Ufficio federale di<br />

statistica (sul n° 25 di questa <strong>rivista</strong>)<br />

andavano nella stessa direzione: tra<br />

le coppie con figli a carico, il<br />

modello più frequente è quello in<br />

cui l’uomo lavora a tempo pieno e la<br />

donna a tempo parziale. Un tempo<br />

parziale che permette alle donne di<br />

occuparsi del lavoro assistenziale<br />

non retribuito con un impatto sulla<br />

loro carriera, sulla sicurezza sociale<br />

e sulla loro pensione. <strong>syndicom</strong><br />

s’impegna per modelli progressisti<br />

di lavoro a tempo parziale.<br />

In tal senso <strong>syndicom</strong> fa eco alle<br />

rivendicazioni espresse dagli<br />

inter vistati.<br />

Sono soddisfatta di queste risposte!<br />

Esse indicano la direzione da<br />

seguire e dimostrano che l’uguaglianza<br />

non è incondizionata: la<br />

parità dei sessi è necessaria per la<br />

popolazione e tutta la società uscirà<br />

vincente da una situazione in cui<br />

tutte e tutti ottengono il riconoscimento<br />

per il lavoro assistenziale<br />

prestato.<br />

Ci sono dei dibattiti politici in<br />

corso?<br />

In occasione del suo congresso dello<br />

scorso novembre, la Commissione<br />

delle donne dell’Unione sindacale<br />

svizzera si è pronunciata a favore di<br />

un’iniziativa popolare che richiede<br />

che l’accoglienza extrafamiliare e<br />

parascolastica rientri nel servizio<br />

pubblico, e garantisca quindi<br />

un’assistenza di qualità sull’intero<br />

territorio riducendo al minimo il<br />

contributo da parte dei genitori.<br />

Essa chiede anche un sostanziale<br />

miglioramento dei salari e delle<br />

condizioni di lavoro nel campo<br />

dell’assistenza. Le Donne socialiste<br />

svizzere hanno deciso di lanciare<br />

un’iniziativa che va in questa<br />

direzione.<br />

Il barometro dell’uguaglianza in cifre<br />

82%<br />

L’82% delle persone<br />

intervistate ritiene che le donne<br />

svolgano più, o più spesso, lavori<br />

domestici e assistenziali non<br />

retribuiti. Anche la maggioranza<br />

degli uomini intervistati condivide<br />

questa considerazione.<br />

1/3<br />

Più di una donna<br />

su tre fa fatica a conciliare<br />

lavoro e famiglia dalla pandemia<br />

di Covid-19. Lo stesso vale per<br />

poco meno del 30% degli uomini.<br />

30%<br />

18%<br />

Circa il 30% delle persone intervistate (28,7%<br />

per le donne e 35,7% per gli uomini) ritiene che<br />

la pandemia avrà tuttavia un impatto favorevole<br />

a lungo termine sulla politica familiare delle<br />

aziende in Svizzera.<br />

Ma solo il 17% degli uomini e il 18% delle<br />

donne si aspetta degli effetti positivi in materia<br />

di parità tra uomini e donne nonché di equa<br />

suddivisione del lavoro assistenziale non<br />

remunerato in Svizzera.<br />

È stata raggiunta in Svizzera la parità dei sessi?<br />

La maggior parte delle persone attive in Svizzera ritiene che la parità tra<br />

uomini e donne sancita dalla Costituzione federale non sia affatto stata<br />

raggiunta o solo in parte. Una percezione in aumento dal 2018.<br />

Sì, assolutamente<br />

No, assolutamente no<br />

In famiglia<br />

In politica<br />

Nella formazione<br />

Al lavoro<br />

Negli incarichi<br />

dirigenziali<br />

Sì, in parte<br />

No, non proprio<br />

2021 10,3 35,5<br />

2018 25,3<br />

46,8<br />

2021 16,6<br />

34,7<br />

2018 21,2<br />

42,1<br />

2021 28,3<br />

41,5<br />

2018 26,2<br />

43,0<br />

2021 12,0 36,3<br />

2018 11,9<br />

43,5<br />

2021 8,8 24,8<br />

36,9<br />

2018 9,8 33,3<br />

37,3<br />

32,8<br />

36,8<br />

34,2<br />

39,5<br />

29,3<br />

16,9<br />

22,9 5,1<br />

22,7<br />

24,8<br />

%<br />

15,9<br />

7,5<br />

7,5<br />

6,1<br />

14,9<br />

10,4<br />

29,6<br />

17,4<br />

Le principali misure richieste all’interno<br />

delle aziende e della società<br />

Donne<br />

Uomini<br />

Rispetto della parità salariale<br />

Pari prospettive di carriera<br />

Orari di lavoro flessibili, ad esempio<br />

annualizzazione dell’orario di lavoro<br />

Eliminazione degli stereotipi sugli uomini<br />

che svolgono compiti assistenziali<br />

Congedo parentale comune retribuito<br />

68,4%<br />

76,5%<br />

67,2%<br />

70,3%<br />

72,0%<br />

66,7%<br />

59,3%<br />

61,1%<br />

55,7%<br />

81,6%


24 Politica<br />

Stop allo smantellamento<br />

dell’AVS, sì al referendum<br />

La riforma AVS 21 peggiora le pensioni di coloro che già oggi<br />

hanno di meno: ovvero le donne. Inoltre, spiana la strada a<br />

ulteriori peggioramenti delle rendite nel 1° e nel 2° pilastro.<br />

A tutto questo ci opponiamo firmando il referendum!<br />

Testo: Gabriela Medici, USS<br />

Foto: <strong>syndicom</strong><br />

Dare un segnale<br />

chiaro contro la<br />

spirale discendente<br />

sulle rendite<br />

Da 50 anni la Costituzione promette<br />

alla popolazione rendite AVS sufficienti<br />

per vivere. Ma siamo ben lontani<br />

da questo. Nessuno oggi in Svizzera<br />

riesce a vivere soltanto con la<br />

rendita AVS. E la riforma AVS 21 non<br />

offre risposte alle grandi preoccupazioni<br />

sulle pensioni. Al contrario.<br />

Peggiora le rendite di coloro che<br />

oggi hanno già di meno: le donne.<br />

Poiché le donne continuano a percepire<br />

tuttora rendite di un terzo inferiori<br />

rispetto a quelle degli uomini.<br />

Con l’innalzamento dell’età pensionabile<br />

per le donne deliberato dal<br />

Parlamento, esse perdono in media<br />

1 200 franchi l’anno. La maggioranza<br />

borghese ha sì approvato delle cosiddette<br />

compensazioni che intendono<br />

ammortizzare un po’ i tagli per<br />

le donne vicine al pensionamento.<br />

Ma queste compensazioni sono talmente<br />

misere che la metà delle donne<br />

che andrà in pensione nei prossimi<br />

nove anni rischia subito un<br />

peggioramento delle rendite. A esserne<br />

particolarmente colpite saranno<br />

soprattutto le donne che lavorano.<br />

I politici e i datori di lavoro<br />

borghesi sostenevano che la riforma<br />

fosse necessaria per salvaguardare<br />

l’AVS. Con l’AVS 21 il Parlamento intende<br />

concedere solo una breve tregua.<br />

Il Consiglio federale aveva proposto<br />

un finanziamento<br />

supplementare attraverso l’imposta<br />

sul valore aggiunto quasi doppio rispetto<br />

a quanto deliberato ora. Con<br />

AVS 21 il Parlamento intende far affluire<br />

all’AVS anche 0,4 punti percentuali<br />

di IVA in più. Questo in linea<br />

di principio è positivo. Ma il<br />

Parlamento vuole fare un baratto: il<br />

finanziamento supplementare dovrà<br />

entrare in vigore con l’innalzamento<br />

dell’età pensionabile delle donne.<br />

La logica così perseguita è evidente:<br />

la pressione per una prossima riforma<br />

AVS deve restare alta. Sarà così<br />

possibile innalzare l’età pensionabile<br />

per tutti. Perché diversamente da<br />

quanto sostenuto, l’innalzamento<br />

dell’età pensionabile delle donne è<br />

poco rilevante per il finanziamento<br />

dell’AVS. È indubbio che l’AVS necessiterà<br />

temporaneamente di un<br />

po’ più di denaro per la generazione<br />

dei babyboomer. Ma dal 2020 essa<br />

riceve già 2 miliardi supplementari<br />

all’anno, perché gli elettori si erano<br />

dichiarati favorevoli a un finanziamento<br />

supplementare dell’AVS. Motivo<br />

per cui nei prossimi anni l’AVS<br />

sarà in attivo. Inoltre, nei prossimi<br />

25 anni anche l’intero fabbisogno<br />

supplementare dei babyboomer potrà<br />

essere finanziato senza problemi:<br />

si tratta di volontà politica. Questa<br />

primavera l’USS lancerà un’iniziativa<br />

che richiede che una parte degli<br />

utili della BNS vada all’AVS, a beneficio<br />

quindi dell’intera popolazione.<br />

Non solo in materia di finanziamento,<br />

ma anche su altri punti il<br />

Parlamento ha già avviato le modifiche<br />

necessarie per preparare ulteriori<br />

innalzamenti dell’età pensionabile.<br />

Vengono così peggiorate le<br />

condizioni per il pensionamento anticipato,<br />

già oggi un privilegio dei<br />

ricchi. Nel caso di banche e assicurazioni<br />

il 58% dei lavoratori va in<br />

pensione anticipatamente. Essi non<br />

dipendono dall’AVS. Complessivamente<br />

può permetterselo solo il 36%<br />

della popolazione. Allo stesso tempo<br />

con la riforma LPP il Consiglio<br />

nazionale ha causato un vero e proprio<br />

smantellamento, in modo tale<br />

che alla fine tutti debbano pagare di<br />

più per rendite ancora più basse.<br />

Questo dimostra che AVS 21 è solo<br />

la prima tappa dello smantellamento<br />

delle pensioni. È pertanto necessario<br />

respingere questa riforma dando<br />

così un chiaro segnale contro<br />

l’ulteriore spirale discendente.<br />

Scaricate e firmate il referendum su<br />

avs21-no.ch/<strong>syndicom</strong>


Diritto e diritti<br />

25<br />

Spettabile servizio giuridico,<br />

lavoro come giornalista freelance e scrivo<br />

anche in materia di politica sindacale.<br />

Attualmente sto lavorando a una complessa<br />

relazione informativa e necessito di informazioni<br />

contenute in documenti ufficiali<br />

conservati presso la SECO. Ho diritto a<br />

visionare tali documenti?<br />

A quali costi è associata una domanda e<br />

come posso procedere se mi viene negata<br />

la consultazione degli atti richiesti?<br />

Scrivo tra l’altro per dei quotidiani e spesso<br />

ho bisogno di una rapida acquisizione di<br />

informazioni. In qualità di giornalista posso<br />

appellarmi a dei diritti speciali?<br />

Risponde il servizio giuridico di <strong>syndicom</strong><br />

L’articolo 16 della Costituzione federale garantisce la libertà<br />

di opinione e di informazione. La libertà di informazione<br />

comprende il diritto di ricevere notizie e opinioni<br />

senza alcun intervento da parte dello Stato, di procurarsi<br />

tali informazioni da fonti generalmente accessibili e di<br />

diffonderle. Se una fonte è pubblicamente accessibile, lo<br />

si valuta secondo le basi giuridiche pertinenti e in base<br />

alle circostanze del caso. Dal 2006 è in vigore la legge federale<br />

sul principio di trasparenza dell’amministrazione<br />

(LTrans). Per l’Amministrazione federale (e la SECO quale<br />

parte della stessa) vige da allora il principio della trasparenza<br />

con riserva del segreto. La Ltrans concede in linea<br />

di principio a ciascuna persona il diritto di accedere ai<br />

documenti dell’Amministrazione federale. Qualora un<br />

interesse di segretezza preponderante impedisse la consultazione<br />

(ad esempio, minaccia a interessi di politica<br />

economica della Svizzera, vulnerabilità della sicurezza<br />

interna o esterna della Svizzera, compromissione della<br />

privacy di terzi), la SECO può negare l’accesso.<br />

La richiesta di consultazione di atti è gratuita. L’autorità<br />

competente può mettere in conto le spese per la lavorazione<br />

della domanda qualora la spesa superi i 100 franchi.<br />

L’autorità deve informare preventivamente il richiedente<br />

in merito all’applicazione di eventuali imposte. Sulla base<br />

dell’art. 13 Ltras, è possibile presentare entro 20 giorni<br />

dal ricevimento della decisione negativa una richiesta di<br />

mediazione presso l’Incaricato federale della protezione<br />

dei dati e della trasparenza (IFPDT). Se la procedura gratuita<br />

di mediazione va a buon fine, la procedura si considera<br />

conclusa. Qualora le parti non dovessero accordarsi,<br />

l’IFPDT emette una raccomandazione scritta alle parti interessate.<br />

Qualora il richiedente lo dovesse esigere oppure<br />

l’autorità – contrariamente alla raccomandazione dell’IFPDT<br />

– ribadisse la decisione negativa, l’IFPDT emette<br />

una decisione formale. È possibile impugnare la decisione<br />

presso il Tribunale amministrativo federale. La procedura<br />

innanzi al Tribunale amministrativo federale è a<br />

pagamento.<br />

Le autorità devono tener conto delle particolari esigenze<br />

dei giornalisti. Si raccomanda ad esempio di rinunciare<br />

all’applicazione di tasse in presenza di un interesse preponderante<br />

al servizio. Inoltre, l’ordinanza sul principio<br />

di trasparenza dell’amministrazione regola che in caso di<br />

richieste da parte di operatori dei media si deve tener<br />

conto dell’urgenza temporale dell’informazione.<br />

Tutte le precedenti rubriche su internet:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/it/diritto/dirittoediritti


26<br />

Rubriche<br />

Idee<br />

Christian Marazzi<br />

Il posto dei calzini<br />

La svolta linguistica dell’economia<br />

e i suoi effetti sulla politica<br />

Edizioni Casagrande<br />

© Edizioni Casagrande<br />

© Cecilia Bozzoli, Comites<br />

Corsi Helias, un anno singolare<br />

Quello appena trascorso è stato ancora<br />

un anno fuori dal comune, con<br />

le diverse misure per combattere la<br />

pandemia. E i corsi di Helias hanno<br />

saputo adattarsi alla situazione.<br />

Come già nel 2020, anche nel 2021<br />

c’è stata la possibilità di svolgere alcuni<br />

corsi online. Parte del programma<br />

è stato confermato, purtroppo<br />

pochi corsi hanno potuto<br />

tenersi «in presenza», come ci siamo<br />

abituati a dire in tempi di Covid. Vista<br />

la situazione ancora incerta, Helias<br />

continua a proporre anche nel<br />

nuovo anno corsi che potranno essere<br />

tenuti a distanza, qualora le restrizioni<br />

dovessero aumentare. Nelle<br />

scorse settimane, i membri del<br />

settore Media di <strong>syndicom</strong> hanno ricevuto<br />

a casa il pieghevole con l’elenco<br />

dei corsi presenti in calendario<br />

oppure organizzabili su<br />

richiesta. Per tutti, c’è la possibilità<br />

di informarsi in tempo reale consultando<br />

il sito helias.ch. L’augurio è<br />

quello di tornare il più presto possibile<br />

alla normalità, come afferma la<br />

coordinatrice dei corsi Linda Eidenbenz:<br />

«Siamo desiderosi di confermare<br />

un numero ancora maggiore<br />

di corsi in presenza, che consentono<br />

ai professionisti di settori affini di<br />

conoscersi e di dar vita a una stimolante<br />

rete di contatti professionali».<br />

Tra le novità segnaliamo un percorso<br />

formativo sulla vendita, a cura di<br />

Stefano Bosia, suddiviso in quattro<br />

moduli che possono essere frequentati<br />

anche singolarmente. Il 2022<br />

rappresenta anche un momento importante<br />

per fare il punto della situazione.<br />

A tutti i membri del settore<br />

Media è stato inviato un<br />

sondaggio online. Invitiamo tutti a<br />

partecipare, per conoscere le esigenze<br />

e le preferenze di un settore che<br />

sta cambiando molto velocemente<br />

negli ultimi anni e nel quale la formazione<br />

svolge un ruolo importante<br />

per restare al passo coi tempi.<br />

Giovanni Valerio<br />

Informazioni aggiornate sui corsi Helias<br />

al sito www.helias.ch<br />

Un saggio profetico<br />

La prima edizione di questo libro è<br />

stata pubblicata nel giugno 1994.<br />

Un mese dopo, negli Stati Uniti un<br />

certo Jeff Bezos fondava Amazon.<br />

Da allora molte cose sono cambiate<br />

nel mondo del lavoro: la digitalizzazione,<br />

la nascita delle piattaforme,<br />

la dittatura dell’algoritmo, l’amazonizzazione<br />

e il capitalismo della<br />

sorveglianza hanno creato l’ultima<br />

frontiera della classe operaia. Una<br />

classe sempre più precaria, vulnerabile<br />

e non organizzata, in un contesto<br />

in cui la ricchezza si concentra<br />

verso l’alto, verso i Jeff Bezos. Non è<br />

quindi un caso se le Edizioni Casagrande<br />

abbiano deciso di ripubblicare<br />

il breve saggio dell’economista<br />

e sociologo ticinese Christian Marazzi.<br />

Un testo esigente, a partire dal<br />

titolo (il cui senso lo lasciamo scoprire<br />

al lettore a pagina 74), ma ancora<br />

molto attuale. Marazzi descrive<br />

un’epocale trasformazione della<br />

produzione economica: il passaggio<br />

dalla rigida produzione fordista alla<br />

produzione postfordista, caratterizzata<br />

dal just-in-time. Una vera e propria<br />

rivoluzione che ha portato al<br />

dissolvimento delle garanzie dei lavoratori<br />

dipendenti i quali sono costretti<br />

a cedere i diritti per recuperare<br />

una relazione di fedeltà<br />

all’azienda. Una fedeltà, interpretata<br />

come «servilismo», che non viene<br />

contraccambiata da maggiore protezione<br />

e sicurezza. Anzi: si scontra<br />

con l’onnipresente rischio di ripiombare<br />

in un mercato del lavoro dominato<br />

dalla precarietà. In regime postfordista<br />

si produce con l’occhio<br />

alle vendite e non alle scorte, lavora<br />

perciò chi è disponibile nelle fasi di<br />

alta congiuntura. Si parla di «produzione<br />

snella» (nel libro, la linguistica<br />

ha la sua importanza). Ai tempi in<br />

cui anche in Ticino vanno in scena le<br />

paghe al minuto, le riflessioni<br />

dell’autore appaiono oggi più lungimiranti<br />

che mai.<br />

Federico Franchini<br />

Christian Marazzi, «Il posto dei calzini»,<br />

www.edizionicasagrande.com<br />

Bambini invisibili in Svizzera<br />

L’aria è tesa. Nel silenzio, l’auto passa<br />

la frontiera a Chiasso. Direzione:<br />

Svizzera romanda. Nel bagagliaio è<br />

nascosta una bambina. Invisibile.<br />

Siamo negli anni Sessanta. Circa<br />

mezzo secolo dopo, Celeste – questo<br />

il nome della figura femminile – è<br />

ancora in Svizzera, testimone di una<br />

parte poco nota della storia elvetica:<br />

quella della migrazione italiana del<br />

secondo dopoguerra e dei bambini<br />

nascosti. Attraverso le pagine del libro<br />

a fumetti, scritto da Pierdomenico<br />

Bortune e illustrato da Cecilia<br />

Bozzoli, ci è dato di rivivere la drammatica<br />

quotidianità dei migranti e<br />

dei tanti minorenni portati in Svizzera<br />

dai genitori il cui statuto da stagionali<br />

non consentiva di tenere con<br />

sé familiari. Non solo: i disegni e i<br />

dialoghi danno forma alla curiosità<br />

dei nuovi arrivati, ai legami nostalgici<br />

(e talvolta difficili) con la propria<br />

terra d’origine, ai sacrifici e alla dedizione<br />

verso il lavoro, al rifiuto iniziale<br />

di alcuni svizzeri – pensiamo<br />

all’iniziativa Schwarzenbach, peraltro<br />

citata nel libro. Tutti momenti<br />

costitutivi di quel percorso per la<br />

piena integrazione, di cui oggi le<br />

seconde e terze generazioni sono<br />

espressione. Come Léane, una ragazza<br />

di origine italiana, nata e cresciuta<br />

in Svizzera, perfettamente integrata<br />

nella società elvetica ma che,<br />

come altri suoi coetanei, non conosce<br />

la storia della migrazione dall’Italia.<br />

Chi teme di trovarsi di fronte<br />

a un testo per specialisti o per<br />

addetti ai lavori, rimarrà deluso.<br />

«Celeste» bambina nascosta è un libro<br />

per tutti. Con linguaggio diretto,<br />

vivido di immagini e privo di moralismi,<br />

i ricordi di Celeste condivisi<br />

con Léane sono capaci di «parlare» a<br />

un pubblico eterogeneo e riescono a<br />

tenere in vita «quel» passato (per altro<br />

recente) del Paese, riempiendolo<br />

di significati per chi vive il presente.<br />

Valeria Camia<br />

Pierdomenico Bortune e Cecilia Bozzoli,<br />

«Celeste», www.comites-bernaneuchatel.ch


1000 parole<br />

La matita di Ruedi Widmer<br />

27


28 Eventi Al centro congressi di Langenthal, il 26 e 27 novembre 2021, quasi duecento<br />

delegati di <strong>syndicom</strong> si sono riuniti per plasmare il futuro della politica sindacale.<br />

Al centro del dibattito, il servizio pubblico come fondamento della società.<br />

1<br />

2<br />

4<br />

3<br />

5


1. Decine di mani alzate: è il momento del voto al congresso di <strong>syndicom</strong> (© Sabine Rock, per tutte le foto di queste pagine)<br />

2 -4. Al podio, è il tempo delle donne: Fatima Lee (GI Migrazione), Min Li Marti (Consigliera nazionale PS Zurigo) e<br />

Jasmin Weirauch (divisione Libri e commercio dei media, Zurigo e Svizzera orientale).<br />

5. Un’istantanea della discussione dal punto di vista dei delegati.<br />

6. Al tavolo del comitato direttivo: in primo piano, la vicepresidente Stephanie Vonarburg.<br />

7. La delegata Gerda Kern (comitato centrale, GI Donne) prende la parola.<br />

8. Il discorso appassionato di Halil Plancic, copresidente della sezione ICT di Biel/Bienne.<br />

9. Un’ultima foto ricordo della platea, con i delegati che hanno potuto incontrarsi in presenza.<br />

29<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9


30<br />

Un lavoro,<br />

una vita<br />

«Continuo a versare la quota sindacale,<br />

per solidarietà verso i più giovani»<br />

Nato il 6 maggio 1932 e cresciuto a<br />

Mettmenstetten (ZH), Hugo Meier ha<br />

superato l’esame di postino in uniforme<br />

nel 1950. Ha lavorato tra l’altro alla<br />

Sihlpost di Zurigo, Mettmenstetten,<br />

Olten e Zurigo-Sihlfeld. È membro del<br />

sindacato dal 1950 (prima Unione PTT,<br />

oggi <strong>syndicom</strong>).<br />

Hugo Meier è sposato da 58 anni con<br />

Christiane, hanno due figlie e quattro<br />

nipoti. Con sua moglie ha condiviso<br />

diversi hobby: mentre prima erano il<br />

giardino di famiglia e l’adesione al club<br />

alpino svizzero, oggi sono il nuoto e le<br />

passeggiate. Hugo passeggia un’ora<br />

tutti i giorni.<br />

Testo: Suleika Baumgartner<br />

Foto: Patrick Gutenberg<br />

Hugo Meier, 70 anni<br />

di sindacato<br />

Con mia sorella, più giovane di due<br />

anni, ho trascorso una bella infanzia<br />

anche se molto faticosa. Quando tornavo<br />

a casa da scuola, dovevo badare<br />

agli animali: conigli, capre, galline,<br />

maiali. Questo significava anche ripulire<br />

il letame tutti i giorni. I miei<br />

genitori gestivano un negozio di sartoria<br />

su misura con vendita di tessuti<br />

nel comune di Mettmenstetten (Canton<br />

Zurigo), ma possedevano anche<br />

molti terreni e coltivavano ortaggi.<br />

Mi sarebbe piaciuto diventare meccanico,<br />

ma l’unico posto di apprendista<br />

nella zona del cosiddetto Säuliamt<br />

venne assegnato al figlio del<br />

meccanico.<br />

Dopo aver lavorato alcuni mesi<br />

come postino privato, a 17 anni mi<br />

sono candidato alla Posta e il 2 luglio<br />

1950 ho superato l’esame per postino<br />

in uniforme con il punteggio 5,19.<br />

Lo so con certezza perché ho conservato<br />

tutti i certificati e altri importanti<br />

documenti. Ad esempio, possiedo<br />

ancora il certificato di salario del settembre<br />

1961. Allora guadagnavo<br />

718,90 franchi al mese.<br />

«Chi lavora alla Posta fa anche<br />

parte del sindacato», si diceva quando<br />

sono stato reclutato per il sindacato<br />

Unione PTT. Sin dall’inizio mi<br />

piaceva l’idea della comunità tanto<br />

che sono iscritto al sindacato da<br />

70 anni. Sto seduto volentieri in prima<br />

fila, non mi nascondo. Tra l’altro<br />

ero rappresentante d’ufficio e fiduciario.<br />

Sebbene sia in pensione da<br />

24 anni, continuo a versare la quota<br />

sindacale: lo faccio per solidarietà<br />

nei confronti dei giovani. Abbiamo<br />

dovuto lottare molto, è importante<br />

che il nostro compito venga portato<br />

avanti! All’inizio della mia vita professionale<br />

avevo una settimana di vacanze<br />

all’anno, alla fine le settimane<br />

di vacanze sono diventate cinque.<br />

La lotta più importante però è stata<br />

quella per gli aumenti salariali.<br />

Ricordo ancora che facevamo servizi<br />

su tre turni in un giorno di lavoro.<br />

Dei miei 45 anni di servizio complessivi,<br />

ne ho trascorsi 34 nello<br />

stesso posto, nello stesso ufficio:<br />

all’ufficio postale 8040, Zurigo­Sihlfeld.<br />

Lì ho conosciuto anche mia<br />

moglie, più giovane di me di 11 anni.<br />

Era un’apprendista, e allora questa<br />

cosa non era ben vista. Ho avuto cinque<br />

diversi capi, erano tutti dei buoni<br />

superiori, e anche con i colleghi<br />

me la intendevo molto bene.<br />

Prima di arrivare all’ufficio di<br />

Sihlfeld, sono stato impiegato in diversi<br />

uffici postali. Ho lavorato ad<br />

esempio alla distribuzione pacchi<br />

della Sihlpost; è stato un periodo<br />

duro, perché ogni due settimane<br />

avevo il turno di notte e questo mi<br />

creava qualche problema di salute.<br />

Poi è stata la volta di Mettmenstetten,<br />

con una puntatina all’ufficio<br />

postale della stazione di Olten dove<br />

c’era carenza di organico. La Posta<br />

mi ha organizzato una camera, e il<br />

salario era addirittura migliore di<br />

quello di Zurigo. Oggi sono fiero della<br />

mia carriera alla Posta e del mio<br />

impegno al sindacato per 70 anni!<br />

Il sito del Gruppo d’interesse Pensionati<br />

pensionati.<strong>syndicom</strong>.ch


Impressum<br />

Redazione: Robin Moret, Giovanni Valerio<br />

Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Traduzioni: Alleva Translations, Alexandrine Bieri<br />

Correzione bozze: Petra Demarchi<br />

Illustrazioni: Katja Leudolph<br />

Foto senza copyright: © zVg<br />

Layout e stampa: Stämpfli SA, Wölflistrasse 1, Berna<br />

Stampato in Svizzera con contratto collettivo (CCL)<br />

Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />

Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />

Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />

Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.com<br />

Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 35– (estero: 50.–)<br />

Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media<br />

e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,<br />

CP, 3001 Berna<br />

La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />

Il prossimo numero uscirà il 1° aprile 2022<br />

Chiusura redazionale: 28 febbraio 2022<br />

I termini riportati al maschile, laddove ambivalenti,<br />

sottintendono sempre il genere femminile.<br />

31<br />

Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />

In palio una tessera Hotelcard.<br />

La soluzione sarà pubblicata sul<br />

prossimo numero insieme al nome<br />

del vincitore. Non è previsto alcuno<br />

scambio di corrispondenza sul<br />

concorso. Escluse le vie legali. Possibile<br />

una sola partecipazione per membro.<br />

Inviare la soluzione entro l’8 marzo a<br />

<strong>syndicom</strong>, via Genzana 2,<br />

6900 Massagno oppure per mail:<br />

info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />

La soluzione del cruciverba dello scorso<br />

numero è BENE COMUNE. Il vincitore è<br />

Daniele Sanna di Claro, a cui va il premio<br />

di 100 grammi d’argento sotto forma<br />

di lingotti offerti da Banca Cler.<br />

Congratulazioni!<br />

Pubblicità<br />

L’arte al servizio<br />

delle comunità<br />

Dona ora con<br />

TWINT!<br />

Scansiona il codice<br />

OR con l’app TWINT<br />

Conferma importo<br />

e donazione<br />

CCP 14-331743-0 ou IBAN<br />

CH12 0900 0000 1433 1743 0<br />

Menzione: progetto CAV<br />

www.e-changer.org/bresil<br />

Rafforzare la resilienza<br />

delle artigiane CAV<br />

La gente della valle di Jequitinhonha in<br />

Brasile sta lottando con la nostra organizzazione<br />

partner, il Centro per l’Agricoltura<br />

Alternativa - Vicente Nica (CAV), contro gli<br />

effetti nocivi della monocoltura di eucalipto<br />

sulle comunità e sull’ambiente.<br />

“È il momento di cercare la forza proprio in quegli uomini<br />

e donne che costruiscono questa regione, che mettono<br />

il cibo sulle nostre tavole, che fanno dell’arte un mezzo di<br />

resistenza” Fabiana Eugênio, cooperante di E-CHANGER.<br />

Sostenere il CAV significa sostenere gruppi di donne<br />

artigiane nella loro lotta per ottenere migliori condizioni di<br />

vita per se stesse e per le loro famiglie.


32 Inter-attivi<br />

<strong>syndicom</strong> social<br />

Stop Black Friday,<br />

prima tappa 24.12.2021<br />

Un’orgia consumistica senza senso, che<br />

causa danni all’ambiente e ai lavoratori:<br />

quelli che consegnano le merci e quelli che le producono,<br />

spesso nel Sud del mondo.<br />

Per questo Solidar ha chiesto all’associazione svizzera<br />

del commercio al dettaglio di abolire la corsa ai saldi del<br />

Black Friday, allegando una petizione firmata da 29mila<br />

persone. Informazioni su solidar.ch<br />

Un bilancio pesante 9.12.2021<br />

Ancora un anno insanguinato per<br />

la libertà di stampa nel mondo.<br />

45 giornalisti uccisi nel corso del<br />

2021 e 365 attualmente incarcerati<br />

(più di cento in Cina) per lo svolgimento<br />

del loro lavoro. Lo denuncia<br />

la Federazione internazionale dei<br />

giornalisti (FIJ) nel suo rapporto<br />

annuale: <strong>syndicom</strong>.ch/opNlg<br />

Multinazionali del farmaco attente<br />

solo ai profitti 6.1.2022<br />

Le norme dell’industria farmaceutica sono troppo<br />

lassiste. A pagarne le conseguenze sono i paesi<br />

del Sud del mondo e i contribuenti svizzeri.<br />

Lo denuncia Public Eye: <strong>syndicom</strong>.ch/hLQMl<br />

Home working, tra passato e futuro 28.12.2021<br />

A causa della pandemia, molte persone hanno<br />

lavorato da casa, aggiungendosi così a milioni di<br />

lavoratori che già lo facevano, spesso in condizioni<br />

indegne. Lo racconta l’Organizzazione internazionale<br />

del lavoro: ow.ly/bbOt50GL80q<br />

Delegati <strong>syndicom</strong> a congresso 1.12.2021<br />

172 delegati da tutta la Svizzera e di tutti<br />

i settori, insieme per plasmare il futuro<br />

del sindacato. Nel video parlano 7 di loro:<br />

<strong>syndicom</strong>.ch/UvEaA<br />

Economia circolare in Svizzera 25.1.2022<br />

In occasione della National Demo Day del<br />

25 gennaio, in questi giorni sono stati<br />

presentati virtualmente i 33 progetti selezionati<br />

per attivare l’economia circolare in<br />

Svizzera. Si parla di città intelligenti, agricoltura, moda,<br />

packaging, piattaforme. Info su cetransition.ch<br />

Pensi che tutto questo sia OK? 17.12.2021<br />

Il 71% delle donne ha subito una qualche forma di molestia<br />

negli spazi pubblici. La percentuale sale all’86% tra<br />

le giovani donne. Ma solo il 5% lo ha denunciato alle<br />

autorità. Lo evidenzia il video della campagna inglese<br />

#IsThisOK<br />

Grazie <strong>syndicom</strong>! 27.11.2021<br />

Il mio sindacato da 40 anni, anche dopo unioni e ancora<br />

fusioni, anche dopo aver cambiato nome. Grazie colleghe<br />

e colleghi per il vostro impegno!<br />

@Roland_tweet<br />

Una seconda chance? 29.11.2021<br />

Si voterà di nuovo per portare il<br />

sindacato nel magazzino Amazon di<br />

Bessemer, in Alabama. Secondo il<br />

sindacato RWDSU, il precedente voto<br />

in aprile (dove i pochi votanti si erano<br />

espressi con il no) era stato falsato<br />

dalle intimidazioni del l’azienda.<br />

Il ricorso è stato accolto, anche se<br />

Amazon farà appello per ritardare il<br />

voto. Fonte: rwdsu.info<br />

Giù le mani dalle nostre pensioni! 4.1.2022<br />

Con la controriforma AVS21, i partiti borghesi continuano<br />

a minacciare le nostre pensioni. E a pagare saranno le<br />

donne, che lavoreranno un anno in più.<br />

Ma AVS21 è un attacco al sistema pensionistico nel suo<br />

complesso. Per questo motivo, <strong>syndicom</strong> invita a firmare<br />

il referendum: rendite-delle-donne.ch<br />

Per riconoscere le fake news 24.12.2021<br />

La disinformazione sul COVID-19 causa<br />

vittime e il prolungarsi della pandemia.<br />

Per questo le Nazioni Unite hanno<br />

lanciato il programma #PledgeToPause:<br />

5 semplici domande da porsi per riconoscere una fake<br />

news prima di condividerla sui social media.<br />

instagram.com/p/CX3Qk7IITVT

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