Waste n. 19 marzo 2022
Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...
Da scarti caseari, fibre tessili e bioplastica degradabile
Tovagliato riutilizzabile o monouso? La comparazione dice che...
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Anno VI
Marzo
2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Casa Editrice
la fiaccola srl
DA SCARTI
CASEARI,
FIBRE TESSILI
E BIOPLASTICA
DEGRADABILE
TOVAGLIATO
RIUTILIZZABILE
O MONOUSO?
LA COMPARAZIONE
DICE CHE...
PLASTICA
CHE
SCALPITA
ISSN 2610-9069
0 0 0 1 9 >
772610 906904
9
I TALIA
C
M
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CM
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CMY
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2 SOMMARIO
Anno VI
Marzo
2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
wasteweb.it
waste@fiaccola.it
Direttore Responsabile
Lucia Edvige Saronni
lsaronni@fiaccola.it
ISSN 2610-9069
Numero 19
Marzo 2022
EDITORIALE
3
IN COPERTINA
Casa Editrice
la fiaccola srl
DA SCARTI
CASEARI,
FIBRE TESSILI
E BIOPLASTICA
DEGRADABILE
TOVAGLIATO
RIUTILIZZABILE
O MONOUSO?
LA COMPARAZIONE
DICE CHE...
PLASTICA
CHE
SCALPITA
In primo piano
6 Cestino d’oro
Italia al primo posto per riciclo
di alluminio monouso
8 Up e Downcycling
Progetti geniali, idee bizzarre
10 App e Sturtup
L’angolo dele nuove idee
11 Waste Strategy
Cosa sta cambiando nel mondo
dei rifiuti
12 Scenario PNRR
I finanziamenti nei settori dei
rifiuti ed economia circolare
15 Che fine ha fatto?
Il work in progress di progetti
e ricerche... se c’è
16 Pillole dal Laboratorio
PNRR e gestione del ciclo dei
rifiuti. Al via la fase decisiva
Economia circolare
20 Mercato aerei e navi dismesse
Aggiornamento dello stato
di fatto
24 Ecomondo
La passata kermesse ha
superato ogni aspettativa
28 CircolarMente
Esempi di valorizzazione delle
risorse materiche da rifiuto
Energia
32 Riciclo fotovoltaico
L’opportunità nel riuso e riciclo
dei moduli cristallini
36 Biogas e biometano
Combustibili sostenibili
e fatti meglio
Rifiuti solidi
40 Frantoi mobili
Per processare e recuperare
gli inerti anche in cantiere
44 Strategie plastiche
Il riciclo perfetto grazie
a un prodotto sempre più puro
ISSN 2610-9069
0 0 0 1 9 >
772610 906904
Il riciclo della plastica si sta evolvendo velocemente, con
relative implicazioni sul settore. Il mercato, infatti, richiede
plastica riciclata di alta qualità, in linea con le nuove regole
europee, più restrittive nel margine di manovra nella gestione
del riciclo. Il trend è quello di ottenere uno scarto
sempre più scarto ed un prodotto finale sempre più puro.
La tecnologia, come sempre, la fa da padrona.
Credit: TOMRA Recycling
46 Scarti tessili
Analisi comparativa tra tovagliato
monouso e riutilizzabile
52 Bonifiche
Riqualificare i suoli per
recuperarne i valori ambientali
Biowaste
54 Rifiuti caseari
Recuperati e trasformati
in bioplastica biodegradabile
e filati preziosi
Acque reflue
58 Progetti e brevetti
La soluzione che arresta
il viaggio dei rifiuti plastici
galleggianti
62 Acque di zavorra
Vantaggi e svantaggi del loro
utilizzo e il problema degli alieni
64 Aquafarm 2022
Eventi e argomenti suggeriti
da Waste
Veicoli&Allestimenti
66 Truck elettrici
Una vetrina sulle proposte
già realtà del segmento medio
e pesante
70 Programma elettrificazione
Volvo Trucks dà la scossa
Rubriche
3 Editoriale
4 Numeri e poltrone
18 News primo piano
26 News economia circolare
35 News energia
39 News rifiuti solidi
56 News biowaste
57 News acque reflue
69 News veicoli&allestimenti
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gguzzardi@fiaccola.it
Consulenza Tecnico-Scientifica
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mcomelli@fiaccola.it
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Redazione
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e allestimenti), Emilia Longoni
waste@fiaccola.it
Collaboratori
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Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana,
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Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio,
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jcampolucci@fiaccola.it
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(escluse Parma e Piacenza)
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Casa Editrice
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LA CANZONE
RIMANE
LA STESSA
Chi mi legge sa che sono della generazione per la
quale la musica è una parte importante della vita.
Quindi sarò scusato del fatto che quanto nel titolo mi
è venuto subito in mente dopo avere letto i bandi del
PNRR per il capitolo waste, e le successive notizie di rinvii
delle scadenze (note da mesi), per mancanza di “traenza”
dei fondi disponibili e per assenza delle aree più favorite nella
distribuzione degli stessi.
“Sempre la vecchia canzone e il vecchio ballo” è venuto poi spontaneo aggiungere
dopo avere letto delle solite proteste contro la prospettiva di impianti
centralizzati di gestione dei reflui (di conceria, robetta innocua), al grido di
“xxxxx [inserire nome di qualsivoglia località] diventerà la discarica della
yyyyyyy [inserire nome di qualsivoglia provincia, regione, nazione]”.
Ma questo dopo tutto sono vizi antichi dell’Italia, che non si scoprono ora e
semplicemente non se ne andranno perché oggi “dobbiamo essere seri”
(arrivederci amore, ciao). Quello che veramente fa specie è che a lisciare la
bestia dalla parte del pelo sono i contenuti dei bandi. Passi il fatto che tra i
progetti finanziabili con il PNRR non vi siano quelli di cui l’Italia del waste
“vera” - cioè di oggi e per i prossimi tre anni - avrebbe bisogno, ossia termovalorizzatori
e impianti di produzione di biogas e biocombustibili da FOR-
SU. Ce lo chiede l’Europa…
Anche perché poi in realtà gli impianti per il waste-to-fuel fanno capolino
nei bandi; quindi o le richieste europee sono molto lasche o stiamo facendo
i furbi. Nel settore della raccolta differenziata si rimane un po’ stupiti del
fatto che i bandi diano una benedizione esplicita (in solido) ad un metodo -
il cassonetto - da solo o raggruppato in isole (ecologiche), che da tempo si
è dimostrato inferiore in efficacia a quello del porta-a-porta sotto tutti i punti
di vista rilevanti per l’economia circolare. Bassa qualità del differenziato, effetto
calamita sull’abbandono fuori dal cassonetto (con conseguenti costi di
pulizia), necessità di videosorveglianza e forse anche guardianìa… Essendo
spiriti maligni, sarebbe interessante capire se sia veramente l’Europa
ad avere spinto in questa direzione… Non resta che attendere verso
fine marzo, quando forse saranno disponibili i dettagli dei progetti
presentati e accettati.
Per il resto, questo è il primo numero del 2022. C’è la guerra in
Europa. Penso che basti.
Per chi è curioso o non si ricorda, The song remains the same, da
Houses of the holy, 1973 (Led Zeppelin, who else?). Ma anche Same
old song and dance (Get your wings, 1974, Aerosmith).
Marco Comelli
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
2 3
4
4 PRIMO PIANO Soluzioni
IN EVIDENZA
1 2 3 4
IN EVIDENZA
PRIMO PIANO
12 3
4
5
Numeri e poltrone
ANPAR
Due volte Presidente
Paolo Barberi è stato
confermato per i prossimi
tre anni alla Presidenza
dell’Associazione Nazionale
Produttori di Aggregati Riciclati
(ANPAR). L’Assemblea
dell’Associazione che aderisce a
FISE Unicircular, lo ha eletto
all’unanimità. Tra i principali
progetti del nuovo mandato
troviamo la collaborazione con il
Mi.Te. per la redazione e
pubblicazione del regolamento
End Of Waste per i rifiuti inerti; ed
i progetti per l’uso di prodotti
PIANO D’AZIONE PER
L’ECONOMIA CIRCOLARE
12 3
4
Riciclo scarti
tessili?
Yes we can!
In Italia, da gennaio 2022
è scattato l’obbligo di
raccolta differenziata per
i rifiuti tessili. Ed in
anticipo di ben tre anni
(data limite fissata nel
2025). Già nel 2019 sono
stati prodotti e
intercettati circa 157,7
mila tonnellate di scarti
tessili (urbani),
corrispondenti allo 0,8-
0,9% del totale dei rifiuti
differenziati, ma in
crescita del 22% rispetto
riciclati per il confezionamento del
calcestruzzo e per la produzione di
cemento.
“Ritengo che soprattutto in questa
fase di pianificazione di
investimenti che riguardano
direttamente o indirettamente il
nostro comparto produttivo, sia
necessario avviare a soluzione i
problemi del mercato degli
aggregati riciclati, se si vuole dare
pieno impulso all’economia
circolare”, ha dichiarato Barberi
che è socio e Direttore Generale di
Eco Logica 2000, azienda che
ricicla rifiuti inerti e recupera
scarti non pericolosi.
ai volumi raccolti nel
2015. Nel Nord Italia,
Centro e Sud si
raccolgono
rispettivamente 2,88
Kg/ab/anno, 2,95
kg/ab/anno e 2,06
kg/ab/anno. Secondo poi
analisi merceologiche
effettuate da ISPRA, il
5,7% dei rifiuti
indifferenziati è
costituito proprio da
rifiuti tessili: ciò significa
che potenzialmente
sono in giro circa
663mila tonnellate/anno
di scarti tessili non
utilizzati o riciclati.
Ma se con le risorse del
PNRR si potranno
sostenere gli
investimenti
impiantistici, sarà
necessario intervenire
con extra costi del
riciclo, per rendere
sostenibili
economicamente le
filiere del riciclo stesso
rispetto a quelle dei
materiali vergini.
FISE Assoambiente
Rifiuti speciali.
Italia bene ma non benissimo
Il nostro Paese vanta il primato nel riciclo
dei rifiuti speciali in Europa. Nell’anno 2021 ne sono
stati prodotti 82 milioni di tonnellate (studio FISE);
con l’80 per cento di materia recuperata. Ci
posizioniamo invece al secondo posto (dopo la
Francia) per il tasso di circolarità (19,35%), ossia
“con la quota di materiale recuperato e reimmesso
nell’economia sul totale di materia”. Il 50% dei
rifiuti speciali deriva da trattamenti di acque reflue
e rifiuti ed il 30% dal manifatturiero. Ma il rifiuto
speciale derivato dal rifiuto (post trattamento) viene
conferito ancora in discarica, con un recupero
energetico ancora troppo poco significativo. È così,
per esempio, che la produzione italiana di fanghi
(11,7 mln di tonnellate) vede la propria fine in
discarica con una percentuale pari al 56%. Urge
quindi, aumentare il numero degli impianti –
attualmente circa 11.000 – per poterli gestire
efficacemente. “Lo sviluppo tecnologico richiesto
dal percorso di transizione energetica verso le fonti
rinnovabili, la decarbonizzazione e l’economia
circolare”, ha evidenziato Marco Steardo – Vice
Presidente FISE Assoambiente, “implica un
potenziamento delle attività di riciclo e di estrazione
delle materie prime critiche dai rifiuti, per ovviare
alla mancanza di materie prime vergini, evitando di
dipendere dall’estero, affinché la gestione dei rifiuti
nel nostro Paese possa contribuire a creare
crescita, valore e occupazione”.
12 3
4
FEAD
Quote rosa… olè!!!
La Federazione
Europea delle
imprese che
operano nei servizi
ambientali e nella
gestione dei rifiuti
(FEAD) ha un nuovo Vice
Presidente. Si tratta
dell’italiana Claudia
Mensi che è stata
nominata, in
rappresentanza di FISE
Assoambiente, nel
corso dell’Assemblea
Generale. La Mensi,
Laboratory manager
della multiutility A2A,
supporterà Peter Kurt,
attuale Presidente
FEAD, per tutto il 2022 e
gli subentrerà alla
presidenza nel 2023.
La Federazione
europea, mediante le
Associazioni nazionali di
categoria aderenti,
rappresenta 18 Paesi
europei e 3.000 aziende
che gestiscono circa il
60% dei rifiuti urbani e
più del 75% dei rifiuti
industriali e
commerciali in Europa.
La neo Vicepresidente
ha dichiarato: "Sono
orgogliosa di
rappresentare l’Italia in
un consesso così
importante. Sono
convinta che la gestione
dei rifiuti sia una delle
sfide europee più
strategiche per la
transizione ecologica, a
patto che si consideri il
rifiuto non un problema
ma una risorsa. Diversi i
temi chiave per il nostro
settore che sono oggi al
centro del dibattito
europeo: iniziative
collegate al Green Deal,
Tassonomia verde,
revisione del
regolamento sulla
movimentazione
transfrontaliera dei
rifiuti waste managment
and chemicals solo per
citarne alcuni. Temi sui
quali è mia intenzione
dar voce anche alle
esigenze delle imprese
italiane”.
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
ONLINE REGISTRATION
6 PRIMO PIANO Soluzioni
WASTE AWARD
PATROCINI RICHIESTI
Cestino d’oro
Marco Comelli
L’Italia è leader europeo per il riciclo dell’alluminio.
Ma questo premio è in short list da almeno due numeri.
Visto il gran parlare (finalmente) che si fa di sicurezza
degli approvvigionamenti di materie prime
e di sicurezza energetica, ci sembra il momento giusto
21 - 23 SETTEMBRE 2022
Il riciclo per
eccellenza e per
definizione. Quello
degli imballaggi in
alluminio, che passa
dall’Economia
Circolare alla
Responsabilità
Circolare. In questo
settore esiste infatti
un circuito virtuoso
di comportamenti,
che sono comune
denominatore per
tutti gli attori della
filiera.
Credit: CiAl
La prima edizione per il 2022 del
Cestino d’oro va quindi all’Italia che ricicla
l’alluminio monouso, ossia quello degli
imballaggi, dalle lattine ai tappi, dalle vaschette
alle pellicole per alimenti ed agli
involucri dei cioccolatini. Siamo costantemente
sopra il 70 per cento di riciclo rispetto ai prodotti
di alluminio monouso, contro un obiettivo
dell’Unione Europea del 50% entro il 2025 e
del 60% entro il 2030.
In pole position
Il packaging rappresenta il 5% di tutto l’alluminio
utilizzato in Italia, ma recuperarlo il più
possibile è importante perché l’energia spesa
per compattarlo e rifonderlo è appena il 5% di
quella necessaria ad estrarlo dal minerale. Si
calcola che il 50% di tutto l’alluminio grezzo
utilizzato in Europa derivi da riciclo, mentre in
Italia la percentuale
è vicina al
100%. In numeri assoluti,
si parla di 872.000 tonnellate
di alluminio da riciclo, di
cui circa 47.000 tonnellate sono ascrivibili
al packaging. A livello europeo siamo primi
appaiati alla Germania, mentre a livello mondiale
siamo terzi dopo Stati Uniti e Giappone.
Il caso dell’alluminio è importante perché è un
esempio di come dovrebbero essere tutte le
filiere del riciclo. Esiste infatti il consorzio stile-Ronchi
per il metallo, il CiAl, che si occupa
della separazione dagli altri materiali che
spesso vengono raccolti insieme (metalli diversi,
plastica, vetro) e della selezione.
Ma a differenza di altre filiere, il riciclo prosegue
e chiude il cerchio. In altre parole, costituisce
un settore veramente circolare dell’economia,
che sta in piedi in quanto esiste un
mercato per la materia recuperata, e non perché
ci sono i sussidi. Quasi quasi ci sarebbe
da cambiare il nome al nostro premio: Cestino
d’Alluminio.
l
REMTECHEXPO.COM
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
8 PRIMO PIANO Soluzioni
PUNTI COSPICUI
Upcycling e Downcycling
Federica Lugaresi
La pagina che sottolinea le notizie più interessanti
del momento ma anche del futuro, in antitesi con baggianate
sapienti e idee fuori moda o che hanno stancato
(Ri)ciclo sportivo
per Nike
Nella migliore delle ipotesi,
quando un vecchio paio di
scarpe da ginnastica arriva
alla fine del suo ciclo di
utilizzo (consumismo a
parte), finisce in discarica o
bruciato in un
termovalorizzatore.
E invece Nike con Accept
and Proceed, ha presentato
un campo da basket ed un
campo giochi progettati e
rigenerati con 20.000
sneakers, per riqualificare
e rivitalizzare un quartiere
locale nella città di
Belgrado in Serbia. Il Block
70 è stato quindi
parzialmente creato con
vecchie scarpe che sono
state trasformate in nuovi
materiali riciclati. La
filosofia di design circolare
sposata da Nike - con la
scelta dei materiali per
rendere più facile il
riciclaggio - aiuta la
possibilità che i prodotti in
fase di creazione, possano
fare così parte di
un’economia circolare.
Il progetto e l’operazione
rientrano nel “Move to
Zero”, l’impegno di Nike
verso un futuro a zero rifiuti
e a zero emissione di
carbonio, per
proteggere (anche)
il futuro dello sport.
Progettare con la fine
in mente…per una fine
che tardi ad arrivare
sempre più in là!
wow
Crab Crab…
L’idea non è male. Ma forse il
concetto di moda green sta un
po’ sfuggendo di mano…
Siamo tutti d’accordo sulla
ricerca e gli innovativi tessuti
ottenuti spesso da materie
naturali o riciclate, ma qui si
parla di una fibra ottenuta dal
carapace dei granchi.
La fibra tessile in questione si
bleah!
chiama Crabyon ed è un mix di
viscosa e chitosano, una
sostanza presente nei gusci dei
crostacei (che provengono
dall’industria alimentare). Il
tessuto ha proprietà
antibatteriche ed è anche
antimicrobico, emostatico,
biodegradabile ed anallergico.
E per questo viene utilizzato
soprattutto in campo medicosanitario
e farmacologico.
In realtà il crabyon non è
proprio nuovissimo: è frutto
infatti della tecnologia
giapponese che nel 1997 ha
vinto un premio come
promozione per il riciclo.
Per le proprietà di cui sopra,
molte aziende alla ricerca di
materiali tessili green, si
stanno organizzando per
produrre capi in questa “nuova”
fibra (destinati al contatto con
la pelle), ma i costi sono ancora
parecchio alti. Sembra un po’
un esercizio di stile. Regola
numero uno: affinchè un
materiale “funzioni”, deve
essere vantaggioso per chi lo
produce ma anche per chi lo
acquista. Ma forse per ora è
prematuro…
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
STRATEGIE
PRIMO PIANO
11
Dal PNRR 2,1 miliardi per il waste
Le risorse del Recovery plan possono rilanciare
il settore dei rifiuti e far recuperare i ritardi,
ma servono progetti adeguati e capacità di attuazione
Alessandro Marangoni
Il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza
(PNRR) stanzia 2,1 miliardi per il miglioramento
della gestione dei flussi di rifiuti: è un
apporto significativo per il comparto, poiché gli
investimenti annuali delle maggiori aziende dei
rifiuti urbani analizzate dal WAS vanno dai 380
milioni di euro del 2017 ai 540 milioni del 2020.
Più in specifico, 1,5 miliardi sono destinati alla
realizzazione di nuovi impianti per il trattamento
dei rifiuti e al rinnovamento di quelli esistenti,
mentre i restanti 600 milioni vanno alla realizzazione
di progetti «faro» dell’economia circolare,
per promuovere «tecnologie e processi ad alto
contenuto innovativo» in specifiche filiere strategiche.
Nel dettaglio
Le misure individuano sette diverse macro-aree
del waste management nelle quali devono rientrare
le proposte di progetti da finanziare, così
suddivise: miglioramento e meccanizzazione
della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
ammodernamento e realizzazione di nuovi
impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani
provenienti dalla raccolta differenziata; ammodernamento
e realizzazione di nuovi impianti innovativi
di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento
di materiali assorbenti ad uso personale,
fanghi di acque reflue, rifiuti di pelletteria e rifiuti
tessili. Ci sono poi l’ammodernamento e la realizzazione
di nuovi impianti per il miglioramento
della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti
di apparecchiature elettriche ed elettroniche
Alessandro Marangoni, economista
e docente universitario, è fondatore e ceo di
Althesys, società professionale indipendente
specializzata nella consulenza strategica
e nello sviluppo di conoscenza.
Opera con competenze di eccellenza nei
settori chiave di ambiente, energia,
infrastrutture e utility, nei quali assiste
imprese e istituzioni.
(RAEE); l’ammodernamento e realizzazione di
nuovi impianti per il miglioramento della raccolta,
della logistica e del riciclo dei rifiuti in carta
e cartone; la realizzazione di nuovi impianti per
il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico
o chimico), compresi i rifiuti di plastica in
mare; l’infrastrutturazione della raccolta delle
frazioni di tessili pre e post consumo, e infine
l’ammodernamento dell’impiantistica e la realizzazione
di nuovi impianti di riciclo delle frazioni
tessili in ottica sistemica.
Molti ambiti innovativi e di grande interesse,
che potrebbero contribuire a far fare un salto
di qualità al sistema italiano di waste management.
Scelta dei progetti e competenze dei
proponenti saranno chiave per concretizzare
questi potenziali.
l
WAS – Waste Strategy è il think tank di Althesys dedicato all’analisi della filiera
produzione-consumo del waste management e del riciclo con un approccio integrato,
che unisce la prospettiva aziendale e industriale a una visione di sistema. Lo scopo
è fornire un quadro unitario e proporre strategie d’impresa e politiche di sistema
che integrino i diversi aspetti: ambientali, sociali, industriali, economici, normativi
e tecnologici. Superare approcci parziali e frammentati è infatti fondamentale
per lo sviluppo del settore e per definire le policy migliori per il Paese.
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
12 PRIMO PIANO Soluzioni
SCENARIO PNRR
SCENARIO PNRR
PRIMO PIANO
13
TRIONFO DEL CASSONETTO
Cassonetti 4.0, di
nuova generazione.
Marco Comelli
La cornucopia che sanerà i mali dell’Italia, altrimenti nota
come Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha
un capitolo anche per i rifiuti e l’economia circolare.
Ma non affronta “in solido” i problemi degli uni e dell’altra
Come è noto il PNRR è in generale strutturato
in due parti. Una è relativa alle riforme,
che per il capitolo rifiuti ed economia
circolare sono diverse ed importanti.
È prevista una Strategia Nazionale per l’Eco -
nomia Circolare, un Programma Nazionale per
la Gestione dei Rifiuti (PNGR), e poi un sostegno
tecnico alle autorità locali - che non è proprio
una riforma ma un indirizzo (non troviamo definizione
migliore) - per fornire consulenza da
parte dello Stato agli enti locali per l'attuazione
delle normative ambientali, per lo sviluppo di
piani e progetti in materia di gestione dei rifiuti
e le procedure di gara. Ci si chiede se ci fosse
bisogno del PNRR per attuare quest’ultima
azione, ma tant’è.
Dove volano gli euro
La prima e seconda riforma sono in teoria importanti
perché dovrebbero permettere, rispettivamente,
di avviare finalmente una vera
circolarità funzionante e non tenuta in piedi
con i sussidi, e di superare le criticità che finora
hanno impedito una gestione moderna dei rifiuti
da parte delle autorità locali.
Però, se è vero che gli obiettivi si vedono là
dove si mettono i soldi, passando al capitolo
degli investimenti, qualcosa non torna.
Quantitativamente, le risorse del PNRR dedicate
direttamente ai rifiuti ammontano a 2,1
miliardi di euro, suddivisi in 1,5 miliardi di euro
volti alla “Realizzazione nuovi impianti di gestione
rifiuti e ammodernamento di impianti
esistenti”, a loro volta divisi in 600 milioni per
miglioramento e meccanizzazione della rete
di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; 450
milioni per ammodernamento e realizzazione
di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti
urbani differenziati; e 450 milioni nella
classica voce omnibus rubricata come “ammodernamento
e realizzazione di nuovi impianti
innovativi” per il trattamento/ riciclaggio
per lo smaltimento di materiali assorbenti ad
uso personale (PAD), i fanghi di acque reflue,
i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili. 600 milioni
di euro sono invece dedicati ai “Progetti “faro”
di economia circolare”, 150 milioni cadauno
per ammodernamento e realizzazione di
nuovi impianti per il miglioramento della raccolta,
della logistica e del riciclo dei rifiuti dei
RAEE, comprese pale di turbine eoliche e
pannelli fotovoltaici; ammodernamento e realizzazione
di nuovi impianti per il miglioramento
della raccolta, della logistica e del riciclo
dei rifiuti in carta e cartone; realizzazione
di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici
(attraverso riciclo meccanico, chimico,
"Plastic Hubs"). Sono pure compresi i rifiuti
di plastica in mare; infrastrutturazione della
raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo
e post-consumo, ammodernamento dell’impiantistica
e realizzazione di nuovi impianti di
riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica,
noti come “Textile Hubs”.
Un meccanismo che si inceppa
Bellissimo. Però più che sistemi innovativi di
riciclo di assorbenti e pannolini, con tutto il rispetto,
il nostro Paese è ancora fermo alla
mancanza di impianti per lo smaltimento dei
rifiuti indifferenziati, termovalorizzatori e discariche,
soprattutto al sud. Si vogliono bruciare
le tappe, passando direttamente alla circolarità,
ma poi ci si scontra con un secondo
problema. Prendiamo i finanziamenti ai “progetti
faro”, che sono destinati alle aziende. Il
contributo è a fondo perduto, ma si ferma al
massimo al 35% dei fondi ammissibili. Quindi,
le aziende devono provvedere per il 65%, e attenzione,
con fondi propri: non sono ammessi
progetti che abbiano attinto o attingeranno ad
altri fondi europei. Ci sono limiti simili in tutti
i capitoli di spesa. Risultato immediato: lo
scorso 14 febbraio, un giorno prima della data
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
14 PRIMO PIANO Soluzioni
SCENARIO PNRR
CHE FINE HA FATTO?
PRIMO PIANO
15
Venezia chiede
un finanziamento
per il progetto
di riqualificazione
della rimessa,
e centro
manutenzione
dei veicoli
per la raccolta rifiuti
di Sacca S. Biagio
(Giudecca).
di chiusura dei bandi, nota da mesi, il MITE è
stato costretto a rimandare tutto di un mese
o più. Il motivo? Risultavano presentati 1.400
progetti per 1.600 milioni euro sui 2.100 disponibili.
Il problema è che quasi nulla arrivava
da enti e imprese del Sud, dove dovrebbero
essere spese il 45% delle risorse del PNRR.
Situazione attuale
Ma andiamo a vedere, a campione, cosa c’è
nelle per ora richieste di finanziamento.
Naturalmente sono richieste “pilotate”, da
come sono scritti i bandi.
Per esempio, 600 milioni di euro (60% al centro-sud,
il restante al nord) per i comuni o loro
raggruppamenti, sono riservati a: strutture
(cassonetti stradali o su isole ecologiche interrate)
“intelligenti” per l’ottimizzazione della raccolta
attraverso utilizzo di contenitori ad accesso
controllato, con apertura che permetta l’identificazione
del conferitore; attrezzature per la
diversificazione delle filiere di raccolta differenziata
con ulteriori flussi per ricavare un maggior
valore aggiunto dai corrispettivi dei sistemi collettivi
di responsabilità estesa del produttore;
strumentazione hardware e software per applicazioni
IoT su vari aspetti gestionali; centri
di raccolta, ovvero infrastrutture attrezzate, recintate
e sorvegliate a cui gli utenti possano
conferire anche rifiuti non compatibili con i normali
circuiti di raccolta (ingombranti, RAEE, pericolosi,
etc.); realizzazione di strutture destinate
al riutilizzo di beni in disuso, che affiancati ai
centri di raccolta intercettano e rimettono in
circolazione oggetti riutilizzabili attraverso punti
di distribuzione.
Prima i soldi, il Piano poi
Esplicitamente, non sono finanziabili proposte
che prevedano l’acquisto di mezzi per la raccolta
differenziata. Quindi, a parte l’IoT, che è
aperto all’installazione sui mezzi e riciclerie,
il PNRR privilegia un modello preciso di raccolta
differenziata, quello basato sul cassonetto
o affini. Prima ancora che sia approvato
il Programma Nazionale per la Gestione dei
Rifiuti, il messaggio di quale sia la destinazione
preferita dei denari è chiarissimo.
E infatti, gli enti locali si sono prontamente adeguati.
Venezia, nonostante sia una delle città
che si colloca nella parte altissima della classifica
per raccolta differenziata, richiede 25 milioni
di euro. Destinati a: sostituire isole ecologiche
a raso con altre interrate e automatizzate
(tre in totale), realizzare un centro di raccolta a
raso (un milione circa) - complessivamente per
6 milioni di euro - e poi sostituire le calotte degli
attuali cassonetti con altre “4.0” per un totale
di 6,2 milioni di euro per 2.450 unità.
E il resto per arrivare a 25 milioni? 12.385.000
vanno (se accettato il progetto) alla riqualificazione
della rimessa e centro manutenzione
dei veicoli di raccolta rifiuti di Sacca
San Biagio alla Giudecca, comprensivi di
campo sportivo polivalente con spogliatoi,
un parchetto e un impianto fotovoltaico da
150 metri quadri. Nelle altre città e regioni
non va meglio. Roma, per esempio, punta
diritta sulle isole ecologiche, otto ne sono
previste secondo quando si sa dalle delibere
comunali. E nelle isole ecologiche, ci sono i
cassonetti. Vincitori a mani basse della corsa
alle risorse, sembra.
l
40% di costi in meno
col trattamento
microbiologico
dei reflui tessili
È nella nostra natura pubblicare articoli e
notizie relative a invenzioni, innovazioni, ricerche che sono ancora
agli stadi preliminari di realizzazione. Ci è venuta l’idea di andare
a vedere, a distanza di tempo, cosa sia successo di quei progetti.
Iniziamo, come viatico positivo, con un lieto fine
Sul numero 11 di Waste del 2020, abbiamo
ospitato un progetto di ricerca condotto
da Politecnico di Milano, Università degli
Studi di Milano e Università di Milano-Bicocca,
e Università di Bolzano, in collaborazione con
partner industriali nel settore della stampa tessile.
L’obiettivo del progetto TRETILE, finanziato
da Fondazione Cariplo e InnovHub, era di indagare
la possibilità di eliminare l’azoto dai reflui
della stampa tessile fino a livelli tali da consentire
la reimmissione degli stessi nelle acque
superficiali, utilizzando colonie microbiologiche
composte da diverse specie autotrofe, anche di
microalghe. La possibilità era già appurata da
tempo a livello di laboratorio. Il progetto saliva
di scala, con un impianto pilota posto presso
un centro depurazione e lavorando su reflui
“veri”. Si puntava inoltre a mettere a punto un
processo in grado di eliminare l’uso di reagenti
e materie prime costose e ad abbattere le emissioni
di CO 2 . Obiettivi secondari erano la rimozione
del colore utilizzando funghi, e l’estrazione
dei pigmenti contenuti nei reflui per possibile
riutilizzo.
Il lieto fine
Il progetto si è chiuso a metà 2021 ed è stato
un successo relativamente alla rimozione dell’azoto,
sul quale sono stati pubblicati paper
scientifici.
Si è arrivati infatti ad abbattere il 70% di questo
elemento, un valore percentuale che però non
si è riusciti ad incrementare, poiché una parte
dei batteri (cosiddetti anammox) entrava in sofferenza
nel corso del processo. I ricercatori
quindi hanno proposto di apportare modifiche
per favorirne la crescita; per esempio rendendo
le operazioni continue (ora sono batch) capaci
di eliminare il verificarsi di condizioni ambientali
stressanti.
Con questi accorgimenti, è possibile realizzare un
50% di risparmio nella rimozione dell’azoto rispetto
ai trattamenti convenzionali. Applicato su scala
industriale, un impianto microbiologico di questo
tipo porterebbe ad una riduzione del 40% dei costi
complessivi di trattamento delle acque reflue.
Complimenti a tutti.
l
Marco Comelli
Le pagine
di apertura
relative
all’articolo
in oggetto (Waste
n. 11/2020).
Per maggiori informazioni: https://www.cell.com/heliyon/pdf/S2405-8440(21)02548-2.pdf.
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
16 PRIMO PIANO Soluzioni
NORMATIVE
NORMATIVE
PRIMO PIANO
17
Pillole dal Laboratorio
Andrea Ballabio,
Donato Berardi,
Antonio Pergolizzi
e Nicolò Valle
del Laboratorio
REF Ricerche
Riparte col nuovo anno la rubrica di commento
e approfondimento delle normative. In questo
appuntamento, si parla di come rendere ottimale
una “buona” strategia per l’Economia Circolare
Il Laboratorio REF
Ricerche è un think tank
che intende riunire
selezionati
rappresentanti del mondo
dell´impresa, delle
istituzioni e della finanza
al fine di rilanciare il
dibattito sul futuro dei
Servizi Pubblici Locali.
Per quanto riguarda i rifiuti, il Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR) fa affidamento per lo più sul pilastro
delle riforme, a discapito di quello degli
investimenti, a cui sono destinati appena 2,1
miliardi di euro sui circa 200 miliardi complessivi.
L’attuazione del piano, per il settore, sta per
entrare in una fase decisiva, dal momento che
sono già stati pubblicati i decreti e gli avvisi
relativi ai progetti per gli investimenti, così
come sono stati emanati i documenti preliminari
delle due grandi riforme previste dal
Piano: la Strategia Nazionale per l’Economia
Circolare e il Programma Nazionale per la
Gestione dei Rifiuti (PNGR).
Il punto di partenza
Con la Strategia, in particolare, si mira a definire
il framework generale ove collocare
strategicamente tutte le politiche attinenti all’economia
circolare per i prossimi anni, ivi
inclusa la strumentazione economica di accompagnamento.
Idealmente, la Strategia
dovrebbe tracciare la rotta strategica per il
percorso futuro di sviluppo atteso e auspicato,
avendo una portata ad ampio respiro di coordinamento
delle diverse policy ed essendo un
contenitore di linee strategiche per l’intero
settore.
Il documento preliminare, posto in consultazione
dal Ministero della Transizione Ecologica
(MiTE), rappresenta un buon punto di partenza.
Esso, infatti, non solo include degli aggiornamenti
rispetto alle linee programmatiche
individuate nel 2017, ma - guardando più nel
dettaglio - va ad individuare altre aree di intervento
come l’ecodesign dei prodotti, l’ecoprogettazione,
la bioeconomia, la blue economy
e le materie prime critiche.
Tuttavia, affinché la Strategia possa dirsi realmente
efficace, sarebbe auspicabile includere
dei riferimenti temporali puntuali circa
l’adozione dei diversi provvedimenti e/o strumenti.
Con ciò, andando a definire dei tempi
certi e dei percorsi semplificati per tutto l’insieme
di procedure autorizzative legate al settore
dei rifiuti, quanto meno per gli elementi
direttamente afferenti alla Riforma.
Parimenti, occorrerebbe che la Strategia in-
dividuasse delle risorse puntuali, con cui sostanziare
le diverse policy prospettate. Al riguardo,
un bacino potenziale da cui attingere
è quello delle imposte ambientali, di cui solo
una minima parte è poi destinato a finalità
ambientali.
A completamento
A fronte, infatti, di appena 11,3 miliardi di euro,
sui 50,2 miliardi totali, destinati a finalità ambientali,
una piccola parte di quanto a ciò non
destinato potrebbe essere impiegato per la
creazione di un fondo con cui sostanziare gli
orientamenti delineati con la Strategia, quindi
anche al di fuori del perimetro del PNRR.
Inoltre, giova ribadire l’urgenza di porre al
centro della Strategia i rifiuti speciali, e non
soltanto i rifiuti urbani, visto che i primi rappresentano
la quota prevalente nel settore
dei rifiuti, cumulando oltre l’80% dei volumi
e scontando criticità che ancora frenano la
gestione.
A partire, dalla mancanza di impiantistica
per il trattamento finale, come testimoniato
dall’incremento degli stoccaggi e dalla diminuzione
del numero degli impianti complessivi,
e senza dimenticare tutte le filiere
che compongono l’ampio insieme degli speciali,
a ciascuna delle quali sarebbe opportuno
dedicare linee strategiche all’interno
della Riforma.
Un ulteriore tassello che potrebbe essere aggiunto
alla Strategia è il potenziamento degli
istituti giuridici fondamentali che regolano il
mondo dei rifiuti, come l’End of Waste (EoW),
i sottoprodotti, il Green Public Procurement
(GPP) e i Criteri Ambientali Minimi (CAM).
Ancorché vi siano dei riferimenti generici alla
gerarchia dei rifiuti, nella versione definitiva
della Strategia occorrerebbe rinforzarne il riferimento,
essendo la Riforma la cornice più
adatta per l’introduzione di due strumenti economici
che sostanzino l’ordinamento sotteso:
• L’indicazione di uno strumento concreto,
come quello dei Certificati del Riciclo (CdR),
per la creazione di un mercato robusto per le
MPS.
• La previsione di una riforma dell’ecotassa,
per rendere lo smaltimento in discarica realmente
sconveniente.
Allo scopo di stimolare la domanda di prodotti
riciclati, agli strumenti di mercato sarebbe
opportuno affiancare incentivi fiscali per materiali
e prodotti “circolari”, che svolgano la
funzione di rendere più convenienti le MPS
rispetto ai prodotti vergini.Infine, nella versione
finale della Riforma, andrebbe rafforzato
il ruolo che i biocarburanti, e il biometano
in particolare, possono giocare sia per
il sistema energetico sia per la gestione del
ciclo dei rifiuti.
l
Per approfondire
Arriverà (finalmente)
una “buona” Strategia
per l’Economia Circolare?
Position Paper n. 200 -
Laboratorio REF,
gennaio 2022
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
18 PRIMO PIANO Soluzioni
NEWS
Senza finire in fumo
Ludovica Bianchi
Dai mozziconi di sigaretta il recupero di acetato
di cellulosa. Questa, l’idea di una startup,
per riusarne il materiale in edilizia e oggettistica
Le quattro fasi
Cicche. Veri rifiuti speciali, difficili da
smaltire, e praticamente diffusi ovunque
a causa delle loro ridotte dimensioni.
Secondo un’analisi dell’Enea sono infatti i più
contaminanti del Mediterraneo, rappresentando
il 40% degli scarti finiti in mare. Ancora
più delle plastiche galleggianti.
Tanto arrosto
Una valida alternativa potrebbe essere quella di
Re-Cig, una startup nata nel 2019 a Rovereto,
che smaltisce i mozziconi e recupera l’acetato
Il progetto si basa su diversi step di lavorazione:
• Separazione della parte di carta e tabacco residuo dal filtro
• Processo di lavaggio speciale a temperature controllate
• Essicazione
• Miscelazione a caldo
di cellulosa dei filtri (che impiegano due anni per
degradarsi in natura). Si tratta di un materiale
versatile e prezioso che può essere utilizzato sia
in oggettistica che per montature di occhiali ma
anche in edilizia come finiture edili necessarie
alla posa di pavimenti.
Come dire… che anche il fumo si ricicla per
farne nuova materia. L’università degli Studi
di Trento ha messo a punto il processo che
consente di separare l’acetato dalla carta e dal
residuo catramoso: ne è nato un brevetto europeo
che definisce il sistema di recupero di
questo materiale. Come prodotto finale si ottengono
dei granuli (completamente purificati)
che possono essere lavorati, in piena ottica di
economia circolare.
La raccolta
A fare da collettori, sono gli smokers point (costruiti
presso lo stabilimento di Re-Cig) che
vengono venduti per raccogliere i mozziconi
che poi vengono riciclati. Ad oggi in tutta Italia
ne esistono 500 già installati, che hanno raccolto
600 kg di cicche (corrispondenti al peso
di circa due milioni di sigarette) e da cui è stato
possibile recuperare il 75% del materiale, ricavandone
400 kg di acetato.
l
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
20 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni
MERCATO ROTTAMAZIONE
MERCATO ROTTAMAZIONE
ECONOMIA CIRCOLARE
21
Demolizione navi e aerei:
i mercati vanno
in due direzioni diverse
Marco Comelli
Foto di Alan
Wilson. (Licenza
CC BY-SA 2.0).
Il numero di navi civili e piattaforme galleggianti vendute
per lo smantellamento è tornato ai livelli del 2018,
mentre quello degli aerei è quasi fermo. Vediamo perché
Le due principali fonti per il mercato delle demolizioni
navali sono la NGO Shipbreaking
Platform, che i nostri lettori conoscono dopo
l’inchiesta degli scorsi numeri, e la società di consulenza
VesselValue, che cerca anche di quantificare
il valore delle navi demolite. Nel 2021, la prima
conta 763 tra navi e piattaforme, mentre la
seconda si ferma a 704 nel suo conteggio. Le differenze
forse dipendono dalle dimensioni minime
prese in considerazione, ma comunque non cambiano
il trend generale: le demolizioni stanno tornando
al livello del 2018, ancora lontano dai record
degli anni attorno al 2010, ma comunque in recupero
del 20% sul 2020 e del 26% sul 2019.
Facciamo un po’ di conti
Per la nostra analisi prendiamo in riferimento i
numeri VesselValue, che complessivamente puntano
a 26,5 milioni di tonnellate di LDT (Light -
weight Displacement Tonnage) pari ad un valore
di 2,7 miliardi, tenendo contro del prezzo medio
spuntato per tonnellata in India, Pakistan e
Bangladesh, che di gran lunga pagano di più. I
mercati delle demolizioni navali sono stati influenzati
dai diversi fattori che hanno interessato
lo shipping in genere: crescita fortissima dei noli
per le rinfuse solide, crescita record nel settore
dei container, staticità invece nelle rinfuse liquide,
ossia per la maggior parte petroliere. A questo
si aggiunge che nel subcontinente indiano il prezzo
del rottame d’acciaio per tutto il 2021 ha raggiunto
e mantenuto prezzi che non si vedevano
dal 2009, con un massimo di 630 dollari a tonnellata,
valore che poi è sceso verso fine anno.
Il prezzo medio più alto si è registrato in Ban -
gladesh, seguito a ruota dal Pakistan. Il prezzo
più basso (comunque 534 dollari a tonnellata,
quasi quattro volte quello che si spunta in Italia
e oltre il doppio della Turchia), probabilmente è
motivato da fatto che ben 92 su 120 cantieri hanno
ottenuto lo Statements of Compliance (SoC) della
Convenzione di Hong Kong. Ciò probabilmente
ha portato ad un aumento dei costi operativi.
Petroliere, rinfusiere, portacontainer….
Sempre seguendo i numeri di VesselValue, il
59% delle navi mandate a demolizione 2021 erano
cisterne, 301 in totale. Si tratta di un aumento
per il tipo del 242% rispetto al 2020. La stagnazione
dei noli - causa pandemia - ha probabilmente
convinto molti armatori di liberarsi delle
navi più vecchie. Il 55% era composto da
navi piccole; 112 cisterne sono andate in
Bangladesh, 84 in India e 60 in Pakistan.
Novità assoluta, sono le 12 cisterne demolite
in Turchia contro una sola nel
2020. Discorso diverso per le rinfusiere
secche: ne sono state demolite 59, l’11% del
totale, contro 132 nel 2020. Il 54% di questo tipo
di navi sono state demolite in Bangladesh.
Secondo VesselValue con la riduzione dei noli
iniziata a fine 2021 e l’arrivo di nuove regole delle
IMO sulle emissioni di CO 2 EEXI) è probabile che
le rinfusiere più piccole, vecchie e meno efficienti,
verranno mandate alla demolizione. Visto
il livello dei noli container, non è sorprendente
che le portacontainer abbiano visto un vero e
proprio crollo nelle demolizioni, da 83 nel 2020
ad appena 11 nel 2021. Tra l’altro l’età media degli
scafi era molto alta, 31 anni, con una rinfusiera
convertita che toccava i 70 anni.
Dalle navi agli aerei
Innanzitutto un’osservazione interessante.
Secondo VesselValue, che lo scorso anno ha iniziato
a seguire anche il mercato degli aerei civili,
il valore delle flotte aeree e di quelle marittime
è praticamente uguale: aerei commerciali di ogni
tipo, sia in servizio che in ordine, 1,37 trilioni di
dollari; navi civili, comprese quelle da crociera,
in servizio e in ordine, 1,36 trilioni di dollari.
A parte questa coincidenza di dati, i due mercati
del riciclo nel 2021 sono andati in direzioni opposte.
Le demolizioni di aerei commerciali sono
letteralmente crollate nel 2021 rispetto al 2020
ma anche alla media storica degli ultimi dieci
anni. L’anno scorso sono stati rottamati 344 velivoli,
che rappresentano l’1,4% della flotta
La Modern
Express, nave
cargo di 164
metri andata
alla deriva
nel 2016.
Nel 2020
la British Airways
ha ritirato
dal servizio tutti
i 747 passeggeri
in flotta.
(Credit: Boeing).
Marzo 2022
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
22 ECONOMIA CIRCOLARE
MERCATO ROTTAMAZIONE
Smantellamento
di navi
da crociera
in Turchia.
La Boeing
sta posticipando
la ripartenza
nelle consegne
dei nuovi 787.
(Credit: Boeing).
mondiale. La percentuale media negli ultimi dieci
anni è il 2,6%. I dati di gennaio confermano il
calo, con 27 aerei avviati alla demolizione. Questi
numeri smentiscono molte delle previsioni fatte
durante la fase acuta della pandemia e ancora
nel 2021, con la recrudescenza prima della variante
Delta e poi della Omicron, che hanno tenuto
compresso il traffico aereo passeggeri. In
realtà, il fenomeno non ha sorpreso più di tanto
gli addetti ai lavori. Come abbiamo spiegato nella
nostra serie di articoli sul riciclo a degli aerei, la
maggior parte del valore di un velivolo rottamato
risiede negli equipaggiamenti, con i motori che
da soli rappresentano il 40%.
Il minore dei mali
In un tale scenario, il momento migliore per una
linea aerea di ritirare un proprio velivolo, non è
quando la domanda è bassa. Ma è invece quando
gli operatori sono disponibili a pagare dei buoni
prezzi per le parti di ricambio riciclate (in gergo
Used Serviceable Parts). Durante la pandemia,
traffico aereo e valore delle USP sono crollati di
pari passo: non essendoci aereomobili in volo,
non c’è usura dei mezzi e quindi necessità di manutenzione
e sostituzione pezzi.
Con prezzi troppo bassi sul mercato degli USP,
le compagnie sarebbero state costrette a mettere
a perdita l’intero valore del velivolo, mentre lasciando
gli aerei, anche se non utilizzati, a patrimonio,
il deprezzamento può avvenire secondo
i normali parametri. Per questo, con alcune eccezioni,
le compagnie hanno parcheggiato le proprie
flotte ovunque e hanno atteso gli eventi. Casi
come il ritiro nel 2020 degli MD-88 e MD-90 della
Delta Airlines o quello molto pubblicizzato dei
747 della British Airways, hanno tenuto i volumi
del rottamato nel 2020 probabilmente più alti di
quelli che sarebbero stati nella realtà.
I 747 avrebbero dovuto essere ritirati nel 2024.
Passo dopo passo
Come si prospetta il futuro? Secondo gli analisti,
lo spread tra domanda e offerta di USP si sta riducendo,
ma è presto per capire se sia un concreto
segnale di ripresa o semplicemente dovuto
al fatto che numerosi aerei siano stati deprezzati
per due anni senza usurarsi. La maggior parte
di quelli rottamati sono a singolo corridoio (narrow-body)
e a corto-medio raggio, adatti a rotte
dove la domanda è ripartita prima (vedi i voli interni
americani). Le flotte di wide-body a lungo
raggio sono invece ancora poco utilizzate.
Non si dimentichi la crisi nella supply-chain. La
Boeing sta ritardando la ripartenza delle consegne
dei 787, e sia Boeing che Airbus sembrano
avere difficoltà a far crescere la produzione dei
loro narrow-body. Gli aerei ancora parcheggiati
costituiscono una riserva in termini di flessibilità
se il mercato dovesse ripartire improvvisamente,
almeno nel breve termine. Nel medio-lungo, le
leggi della maggior efficienza del nuovo e dell’aumento
dei costi di manutenzione del vecchio,
riporteranno il settore delle demolizioni sui binari
tradizionali. E vorrà dire che la crisi, in qualche
modo, sarà alle spalle.
l
The European Electrical and Electronic Technologies
Exhibition & Conference for the E-Vehicle Industry
12-13 APRIL 2022
BOLOGNA EXHIBITION CENTER - ITALY
The Battery
Technology & Supply
Chain Exhibition
The Supercapacitors
Industry Exhibition
The Electric Vehicle
Technology Exhibition at the
heart of the E-Motor Valley
The Electric Motors
Industry Exhibition
Metals, Minerals
& Advanced Materials for the
Next Industrial and
Technological Revolution
WWW.E-TECH.SHOW
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
24
ECONOMIA CIRCOLARE
POST ECOMONDO
POST ECOMONDO
ECONOMIA CIRCOLARE
25
Installazione
realizzata con
scarti metallici.
Dagli anni ’50
il Gruppo Fiori
è specializzato
nel recupero
trattamento
di metalli da
veicoli a fine vita.
SBAM!
Il 24° appuntamento con Ecomondo e Key Energy
ha fatto il botto. L’edizione 2021 dei due saloni,
riferimento per l’economia circolare e le energie
rinnovabili, ha superato ogni più rosea aspettativa
Federica Lugaresi
Credit: Ecomondo
In presenza. E a distanza di due anni. Effer -
vescente e dai palinsesti convegnistici super
ricchi. Questo è quanto si è percepito sin dal
primo giorno della kermesse riminese, che ha
registrato l’85% di presenze rispetto alla passata
edizione pre-Covid e con più di 1.080 marchi presenti,
distribuiti per il 90% della superficie disponibile.
Convegni e seminari, uno più interessante dell’altro,
si sono svolti nel corso delle quattro giornate
per un totale di 500 ore. Decennale Stati
Generali della Green Economy, a parte.
Tematiche “cutting edge”
Quasi un peccato che eventi e workshop siano
stati tanto numerosi ma soprattutto così densii
di contenuti che, a fatica, si è riusciti a seguire
quelli in target con la nostra rivista. Imprese, istituzioni,
enti e organizzazioni si sono infatti confrontati
su argomenti al centro delle agende di
tutti i governi e legate all’avvio del PNRR.
Largo quindi - in ottica di green economy e industria
4.0 - a bioeconomia circolare, risorse
idriche, trattamento rifiuti e processi di digitalizzazione.
In questo scenario, sono proprio le
aziende a fare da collante tra la raccolta di materiali
di scarto e la materia prima seconda che,
quest’anno come non mai, è stata tanto utilizzata
negli allestimenti di numerosi stand all’insegna
della sostenibilità.
Ma come sempre, circolarità è la parola d’ordine.
Fari puntati quindi su innovazioni sostenibili per
il recupero e riciclo di materia.
Si guarda avanti
Soprattutto su alcune innovazioni tecnologiche
applicate alle differenti categorie di residui, sottoprodotti
o scarti industriali e urbani, con l’obbiettivo
di incrementare la circolarità e valorizzazione
delle risorse. Come nel caso dell’utilizzo
dei fanghi di depurazione per produrre combustibili
verdi (progetto dell’Università di Bologna),
in cui i fanghi provenienti da acque depurate,
vengono messi in un termocatalizzatore da cui
si ottiene un olio purificato che può essere poi
distillato in diesel e benzina. Lo studio invece del
CNR e Università della Tuscia è focalizzato sulla
tecnologia dell’elettrofilatura per il recupero di
scarti agroalimentari, da cui si ottengono polimeri
nanostrutturati (tessuti cavi) che possono
essere utilizzati come filtri.
Interessante anche il progetto Reski Boot che
lancia sul mercato scarponi da sci realizzati al
90% con materiali riciclati ed eliminando gli scarti
di lavorazione.
Il futuro prossimo è senza dubbio per il riciclo dei
PFU che vedono nuove frontiere nel riciclo chimico.
Mediante la pirolisi, la struttura chimica
della gomma viene modificata per ottenere prodotti
ad alto valore aggiunto e che possono essere
utilizzati in sostituzione di prodotti vergini (per es.
re-carbonblack, idrogeno o lubrificanti).
Biogas e biometano invece, possono essere valorizzati
verso le cosiddette molecole verdi (idrogeno
e biogas); la cui trasformazione in energia
elettrica, rappresenta una fonte energetica rinnovabile
e programmabile (a differenza dell’eolico
e del solare).
Ma anche la rigenerazione degli oli alimentari
esausti dà un forte contributo alla circolarità. In
quest’ottica, il consorzio RenOils si occupa della
loro raccolta, con l’obiettivo di contribuire alla
gestione del sistema di riciclo degli oli stessi (ad
oggi considerati rifiuto non pericoloso), dato che
possono essere trasformati in biodiesel, lubrificanti
e tensioattivi. Prodotti capaci di generare
valore per l’ambiente e per il mercato.
Applicazioni smart
“Avvistata” la prima braca a vela al mondo stampata
in 3D, in monoscocca con materiale riciclato
MyReplast di NextChem, che mette a disposizione
la tecnologia di upcycling e i polimeri riciclati.
Ma anche la nuova turbina progettata e realizzata
per fare del mini eolico di Espe group, capace di
condensare le massime prestazioni nelle dimensioni
più ridotte. Divertenti e originali le installazioni
in pannelli truciolari realizzate con il 100%
di legno riciclato, ma anche sculture costituite
da materiali ferrosi recuperati da veicoli a fine
vita. Quando anche l’arte non si pone dei limiti e
diventa sostenibile…
I grandi, tutti presenti
In vetrina quindi le attrezzature e tecnologie per
la selezione ed il recupero di rottami ferrosi e
non, plastiche, trattamento dei rifiuti speciali e
pericolosi, recupero e trattamento dei RAEE, veicoli
a fine vita. Con le principali aziende player
di settore (nazionali ed internazionali) che hanno
proposto - con le proprie applicazioni e competenze
e attraverso nuove opzioni di recupero - le
soluzioni del domani, per poter immettere sul
mercato le materie prime seconde (ad Eco -
mondo sono rappresentate le filiere del legno,
plastiche, vetro, carta, cartone e imballaggi).
Ma per scoprire cosa riserverà la prossima quattro
giorni di riferimento europeo - che fa da collettore
per i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa
- non ci resta che attendere l’appuntamento
del prossimo novembre (dall’8 all’11).Nel
frattempo… barriamo l’agenda.
l
Prima barca
a vela al mondo
stampata in 3D,
in monoscocca
con materiale
completamente
riciclato.
Convegni
e workshop
in presenza,
per momenti
formativi.
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
26
ECONOMIA CIRCOLARE NEWS Soluzioni
NEWS
ECONOMIA CIRCOLARE
27
Che buon profumo!
Eliana Puccio
Ciak: la nuova vita
del film agricolo
Il consorzio per la gestione dei beni in polietilene
certifica il riciclo dei teli per la copertura delle serre:
possono diventare pellicole tecniche usate in edilizia
n È possibile produrre bioplastica usando
fiori? Sì, e ci pensa Mixcygling, una startup
innovativa di Breganze (Vicenza), che
realizza materiali a basso impatto
ambientale recuperando fibre organiche
da scarti di lavorazioni. Proprio dal suo
ingegno nascono packaging naturali che
stimolano vista, tatto e olfatto grazie
all’utilizzo di scarti di lavorazione di
camomilla e lavanda, ottenuti
rispettivamente dalla produzione di
bevande e dal processo di distillazione da
cui si estrae l’olio essenziale. L'idea è
quella di limitare l'uso di materie prime
favorendo l’economia circolare.
Inizialmente, Mixcycling l’ha fatto
riutilizzando i residui della produzione
interna dell’azienda, costituiti da sughero
e legno. Poi, la lista di fibre organiche
utilizzate per creare materiali ecologici
alternativi alla plastica si è allungata.
Beh, che dire, complimenti per l’inventiva!
Giancarlo Dezio,
direttore generale
di Ecopolietilene.
Ecopolietilene insieme con il produttore
Eiffel e il distributore Aniplast e il supporto
operativo di Ecolight Servizi, Metaplas e
Plastimontella, ha dato vita un anno fa al progetto
“La nuova vita del film agricolo”.
Si tratta di nuovo percorso circolare che riguarda
i teli da copertura usati in agricoltura.
Nasce così la prima filiera circolare per il recupero
dei rifiuti plastici (beni in polietilene) che
consente ai teli dismessi - per la copertura dei
vigneti - di essere interamente recuperati e
reinseriti nel ciclo di produzione di particolari
film usati nelle costruzioni.
“Parliamo di un bene in polietilene che è risultato
interamente riciclabile. Una sua corretta
gestione, dalla raccolta al trattamento, permette
di ottenere un granulo plastico facilmente utilizzabile
nella produzione del film in polietilene
usato nelle costruzioni come barriera al vapore”,
spiega il direttore generale di Ecopolietilene,
Giancarlo Dezio. “È l’inizio di un percorso che,
partendo da una raccolta puntuale dei rifiuti di
beni in polietilene, vuole dare un significativo
contributo all’economia circolare, garantendo
una destinazione finale alla materia prima secondaria
e una maggiore tracciabilità di questi
rifiuti”. Il processo di riciclo avviato da
Plastimontella ha visto la produzione di un granulo
idoneo alla filmatura in bolla. Eiffel ha individuato
come poter impiegare questa materia
prima seconda.
Le prove fatte hanno consentito una produzione
industriale stabile per la realizzazione di film
barriera al vapore, grazie ad una miscela di materie
prime seconde prodotte all’interno del progetto
del 20 per cento.
Le 30 tonnellate di teli per la copertura delle
serre, miscelate con altre plastiche riciclate,
hanno dato vita a 100 tonnellate di film per l’edilizia
interamente green. "I benefici ambientali
ed economici riscontrati hanno spinto tutti i partner
del progetto a proseguire su questa strada.
Il progetto evidenzia l’importanza del ruolo dei
produttori per la costruzione di una reale economia
circolare dove il rifiuto di oggi diventa un
bene di domani’, conclude Dezio. l
Marzo 2022
Giugno 2020
28 ECONOMIA CIRCOLARE NUOVI MATERIALI
NUOVI MATERIALI
ECONOMIA CIRCOLARE
29
CircolarMente
Secondo anno per lo spazio dedicato
ai materiali circolari, soluzioni materiche riciclate,
con origine da fonte rinnovabile e certificate.
Un numero interamente dedicato agli scarti tessili
Marco Capellini
matrec.com
Le direttive Europee sull’economia circolare
hanno fornito nuove indicazioni e
stimoli per il mercato, dettando linee
guida ben precise. In particolare, in Italia a
partire dal 1 gennaio 2022, come previsto dal
decreto legislativo n.116/2020 è entrato in vigore
l’obbligo per la raccolta differenziata dei
rifiuti tessili, che per il resto d’Europa diventerà
obbligatoria entro il 2025.
Il bel paese, che riconosce il settore moda come
parte fondamentale della propria economia, ha
deciso di interpretare queste nuove condizioni
come un’opportunità, anche se in realtà ci sono
ancora una serie di aspetti da definire.
Non perdiamo il filo
I rifiuti tessili infatti, se sapientemente gestiti,
potrebbero rappresentare una fonte importante
di risorse materiche per il riuso e il riciclo.
Ad oggi non esistono dati puntuali sulle
quantità di rifiuti tessili generati e soprattutto
sui flussi di riutilizzo dei capi di abbigliamento,
azione che sta diventando sempre più una
buona pratica caratterizzata da un mercato
del second hand che vede un numero crescente
di aziende del fashion protagoniste. Come
Matrec, siamo sempre più coinvolti in attività
di misurazione della circolarità di prodotti del
settore moda ed i risultati mettono in evidenza
la necessità di intervenire in fase di progettazione,
mediante la scelta di soluzioni materiche
circolari in grado di favorire la valorizzazione
dei prodotti giunti a fine vita. Molti rifiuti
tessili domestici ad oggi vengono recuperati
e convogliati nel flusso del riuso.
Mentre gli scarti tessili industriali che vengono
recuperati e riciclati, sono impiegati in molteplici
applicazioni tra i quali il settore edilizia
come pannelli isolanti acustici, per la realizzazione
di imballaggi, imbottiture, oggettistica
e in parte reimpiegati nel settore moda per
generare nuovi tessuti circolari.
Cambiando i fattori…il risultato cambia!
Invertendo le logiche di processo, applicando
in fase di produzione del settore tessile i principi
di ecodesign, affiancati da un rodato sistema
di raccolta differenziata, si potrebbero
recuperare e reimpiegare ingenti quantitativi di
risorse. L’utilizzo di prodotti tessili monomaterici
e non trattati, ad esempio 100% lana o cashmere,
possono generare in fase di riciclo nuove
fibre filabili oltre a materiale riempitivo.
Per fibra filabile si intende la frazione in uscita
costituita da fibre lunghe, caratterizzate da una
certa qualità che ne garantisce il riutilizzo in un
nuovo processo di filatura. Quando invece i materiali
sono costituiti da diverse miscele di fibre
(mix tra sintetici e organici), inevitabilmente a
fine vita il processo di riciclo produrrà materiale
fluff, con un contenuto indeterminato che può
essere destinato, quando va bene, esclusivamente
a materiale di riempimento. Iniziano comunque
ad esserci realtà industriali in grado di
riciclare e separare i tessuti misti. Di seguito una
selezione di materiali rappresentativi della tematica
che fanno parte di Matrec Lab, laboratorio
di ricerca internazionale avviato nel 2002,
che raccoglie materiali circolari e soluzioni innovative
provenienti da tutto il mondo. l
Il copyright di tutte
le immagini appartiene
alle aziende menzionate.
MONO: Materiale composto da scarti tessili postindustriali,
ottenuto attraverso un processo brevettato
di up-cycling, che consente di recuperare fino al 100%
delle fibre tessili per trasformarle in un materiale
resistente che può essere modellato su richiesta. Si
tratta di tessuto monomaterico che, a seconda delle
esigenze, è possibile avere in fibre sintetiche con
100% poliestere riciclato o in fibre naturali in 100%
cotone riciclato. Trova impiego nella realizzazione di
imballaggi e oggettistica. (nazena.com)
RIPPLE CUSHION: Materiale realizzato in fibre tessili riciclate: PET
riciclato, poliestere riciclato, lana riciclata e canapa naturale. Si
avvale di un nuovo processo di produzione brevettato che consente di
riciclare qualsiasi tipo di fibra, da fili tessili, a fibre naturali o bottiglie
di plastica. Le fibre vengono soffiate in uno stampo riscaldato e
pressato al fine di ottenere la forma 3D finale. (fibermates.com)
Marzo 2022
MILLEFORMA COTONE: Materiale realizzato al 73%
in linters di cotone, ovvero cascami di scarto
provenienti da filiere produttive, uniti a componente
minerale quali caolino micronizzato, terre coloranti,
pigmenti in polvere, sali ignifughi, senza l’utilizzo di
coloranti e mordenti chimici. Caratterizzati da
un’ottima risposta fonoassorbente nelle frequenze
fondamentali della voce umana, sono ideali per
restituire comfort acustico in luoghi pubblici, uffici,
scuole e complessi residenziali. (lnx.milleforma.it)
Marzo 2022
SOLID TEXTILE BOARD: Pannello ad alta
densità realizzato al 70% con tessuti
riciclati ed al 30% con legante
bicomponente. I tessuti provengono dalle
industrie della moda, dalle lavanderie
industriali e da scarti di produzione delle
aziende tessili. Il nucleo del pannello è
costituito da cotone bianco riciclato,
successivamente rivestito con uno strato
esterno di cotone o lana riciclati per
conferire colore. (reallycph.dk)
In cooperation with
NEWS
ECONOMIA CIRCOLARE
31
#newlifetoplastic
Noi li abbiamo
in gomma riciclata
n Sicuri, duraturi e
silenziosi.
L’Italia fa un altro passo
avanti con l’impiego di
asfalti modificati con
aggiunta di gomma
riciclata. Ne va fiero
Federico Dossena,
Direttore Generale di
Ecopneus che spiega: “Gli
asfalti modificati con
gomma riciclata sono una
soluzione tecnologica
all’avanguardia che porta
benefici concreti: strade
senza buche, che durano di
più e che sono anche più
silenziose”.
“Minori danni - continua -
significa anche minore
necessità di manutenzione
e quindi costi di gestione
ridotti nel lungo periodo
per Pubbliche
Amministrazioni ed Enti
gestori. Anche ANAS ha
introdotto gli asfalti con
gomma riciclata nei propri
capitolati: è un segnale che
fa ben sperare per una loro
rapida ed estesa diffusione
in tutto il Paese”.
In poche parole, strade più
sicure e meno rumorose,
what else?
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Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
32
ENERGIA
FOTOVOLTAICO
FOTOVOLTAICO ENERGIA
33
Economia Circolare
Riciclo pannelli
fotovoltaici: un’opportunità,
non un problema
Marco Comelli
L’energia solare viene definita pulita per eccellenza.
Sfruttarla non costituisce una difficoltà così come il riciclo
delle apparecchiature che ne consentono l’utilizzo. Ma…
Nel mondo dell’economia circolare ci
sono cose facili, cose difficili e cose facili
che vengono fatte sembrare difficili.
Secondo siti e quotidiani, è in arrivo un disastro
ambientale, una bomba ecologica pronta a
scoppiare, anzi già scoppiata. Colpevoli, i pannelli
fotovoltaici dismessi. Inoltre - urla un
titolo – “Pannelli fotovoltaici con matricola falsificata
esportati in Africa”. Per essere riutilizzati
come…. pannelli fotovoltaici, e incassare
il credito IVA. In questo caso l’ambiente non
c’entra, ma il gettito sì.
RAEE delle mie brame
Per mettere le cose in prospettiva (si chiama
debunking, ora) un pannello fotovoltaico in silicio
cristallino, che forma la stragrande mag-
gioranza di quelle installati in Italia, è composto
in peso da vetro (73%), alluminio (10%),
polimeri (9%), silicio (5%), rame (1%), ma anche
argento (0,1%), stagno (0,12%) oltre che
parti minime di piombo (0,07%). Dal punto di
vista normativo la gestione dei pannelli fotovoltaici,
quando non più utilizzati nel loro impianto
originario, è stata definita in più fasi tra
gli anni 2012 e 2016. Nel 2012 il GSE emise un
disciplinare tecnico che regola i pannelli installati
dal 2011 al 2013 e percettori di incentivo,
cercando anche di istituire dei consorzi
ad hoc per il ritiro e il riciclo.
Nel 2014 intervenne poi il Decreto Legislativo
n. 49 del 14.03.2014 «Attuazione della direttiva
2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche
ed elettroniche (RAEE)» che ha incluso
Marzo 2022
per la prima volta tra i RAEE anche i moduli
fotovoltaici. Il recentissimo recepimento della
direttiva europea 2018/849 con D.Lgs 118/2020
non ha cambiato molto, introducendo l’obbligo
di registrare i moduli ai sistemi collettivi. Molto
più importante, dal nostro punto di vista, è il
DM MISE 23/06/2016 che ha incluso per la prima
volta il termine “componente rigenerato”
fra quelli da poter utilizzare negli impianti incentivati.
Ad oggi comunque, tutti i pannelli
fotovoltaici inviati al riciclo pagano il contributo
RAEE (a carico a scalare di produttore, distributore,
gestore dell’impianto), considerati
come RAEE domestici se provenienti da impianti
sino a 10 kW; come RAEE industriali per
potenze superiori. Sul territorio nazionale restano
invece esclusi dal contributo i pannelli
incentivati nel IV e V Conto Energia.
Fermi ai blocchi di partenza
Quindi la normativa c’è. Ma di che numeri stiamo
parlando? Va innanzitutto detto che la durata
di un pannello, che si quantifica con una
riduzione del rendimento del 20%, è di circa 20
anni. In realtà, questo lasso di tempo corrisponde
alla durata della garanzia del produttore.
Niente impedisce che il pannello continui a produrre
sullo stesso impianto. Inoltre va considerato
che - prima di avviare i moduli al riciclo
- sia opportuno valutare la possibilità di riutilizzarli
in situazioni meno impegnative, per
esempio in impianti con tensione di lavoro
meno elevata o meno densi o con maggiore irraggiamento
solare (se vi vengono in mente
Africa e Asia del sud non siete lontani), in cui si
possono impiegare moduli con rendimento più
basso. Ma nel riutilizzo vanno considerati anche
tutti i pannelli per accedere a tecnologie più recenti
(il cosiddetto revamping).
Relativamente ai pannelli di cui si decide il riciclo,
oggi si ritirano quelli installati nel 2002
(che identificano un numero molto esiguo) e
quelli che sono stati dismessi per le cause più
Marzo 2022
Cornice
Vetro
frontale
Matrice
di celle
Strato
(EVA)
Posteriore
Incapsulante
Incapsulante
diverse. Per fare un esempio, in Lombardia
due anni fa una serie di trombe d’aria ha divelto
diversi impianti posti sui tetti delle stalle,
che cadendo a terra si sono danneggiati in
modo irreparabile. In condizioni normali, i pannelli
sono tutti sigillati e caratterizzati da elevata
robustezza data la loro necessità di “sopravvivere”
all’aria aperta, resistendo alle
condizioni atmosferiche più disparate.
Trattamenti adeguati
Le caratteristiche di cui sopra, però, impongono
per l’operazione di disassemblaggio processi
specializzati.
In merito a ciò, una recente indagine dell’RSE
presso i gestori di impianti di trattamento RAEE
ha evidenziato che le lavorazioni possono essere
efficacemente ed economicamente attuate
solo se in presenza di un volume minimo
e adeguato di moduli da trattare. Si parla infatti
di una cubatura superiore a 7/8.000 tonnellate/anno,
che tradotta in energia significa pannelli
per 140 MW/anno; ma esistono studi più
pessimistici che indicano la quota delle 20.000
tonnellate. Ad oggi purtroppo, il volume dei
pannelli trattati è nettamente inferiore (si parla
di meno di 1000 tonnellate); vengono lavorati
esclusivamente a mano e solo parzialmente
Composizione
di un modulo
cristallino.
(Fonte: RSE).
Scatola di
Giunzione
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
34 ENERGIA
FOTOVOLTAICO
NEWS
ENERGIA
35
Operazione H
L’analisi di EPQ che evidenzia il ruolo degli elettrolizzatori
per la produzione di idrogeno nel mercato del Demand
Response. L’Italia al momento non ha ancora una strategia
Irene Boschi
per rimuoverne i cavi. Le parti restanti vengono
accumulate ed accantonate in attesa che si
raggiunga il quantitativo minimo indispensabile
al trattamento da effettuare.
Percorso a ritroso
Per comprendere il processo di disassemblaggio,
è meglio partire dall’assemblaggio.
Quel che segue si applica per i pannelli (o moduli)
a silicio cristallino, sia mono che poli, e
per il tipo monofacciale, dal momento che in
Italia rappresentano più del 90% dell’installato.
In pratica la struttura di un pannello è a sandwich.
Partendo dalla superficie rivolta al sole,
si trova un vetro frontale trasparente temperato
di qualche millimetro di spessore, una
pellicola di polimero (EtilVinilAcetato, EVA), la
matrice di celle di sicilio - con uno strato antiriflettente
- e i contatti elettrici per raccogliere
l’elettricità, un’altra pellicola EVA, i collegamenti
elettrici in rame che connettono le cellule
in serie, un backsheet di chiusura in Tedlar
bianco (a volte in vetro). Il tutto viene racchiuso
da una cornice di alluminio anodizzato. Sul retro
è sistemata anche la scatola di giunzione
con il resto dell’impianto. I vari strati vengono
sigillati con un processo di laminazione, che
prevede il riscaldamento in camera a vuoto
del pannello sino a 140 gradi, provocando lo
scioglimento dell’EVA.
Nessuna codifica
Come si smonta tutto ciò per riciclarne i singoli
componenti? Non esiste un metodo standard,
siamo ancora in fase preindustriale, per cui si
sta sperimentando. I procedimenti più efficienti
(permettono per esempio di recuperare ben il
vetro, che è molto pregiato essendo bianco)
sono quelli basati sulla delaminazione.
L’alternativa è la frammentazione (o triturazione)
che può essere eseguita senza importanti
investimenti, poiché la rottura dei moduli
fotovoltaici e la separazione dei materiali può
essere effettuata, nella maggior parte dei casi,
da impianti esistenti di riciclaggio e smaltimento
dei rifiuti. Al netto dei successivi necessari
trattamenti di purificazione e separazione.
Sottolineiamo che ci troviamo ancora in fase
sperimentale.
Diversi studi prevedono che la quantità di pannelli
disponibili per il riciclo non sarà a livello
tale da giustificare un trattamento industriale
prima del 2029. Nell’attesa, almeno abbiamo
spazzato il campo dall’ennesima “bomba ecologica”
farlocca. Visto che ce ne sono già fin
troppe di vere.
l
Lo scorso settembre si è svolto l’evento
di presentazione del report dell’Ener -
gy&Strategy Group “Hydrogen Inno -
vation Report – Le sfide per la creazione di
un mercato dell’idrogeno”.
In particolare, è stata fatta un’analisi sul percorso
da intraprendere per arrivare ad una
maturazione per questo mercato. Ad intervenire
anche EPQ, fra i principali operatori
in Italia attivi nel settore della flessibilità.
La stessa ha spiegato come gli impianti di
produzione di idrogeno da fonte rinnovabile
(elettrolizzatori), avranno un ruolo determinante
nel mercato del “Demand Response”
e, appunto, della flessibilità. Durante l’incontro
è emerso che nel futuro decarbonizzato
avrà un ruolo determinante, a condizione che
sia prodotto da fonte rinnovabile e
a costi competitivi.
L’Italia non ha ancora una strategia
per l’idrogeno ma solo delle linee
guida.
Motivo per cui deve mettere a punto
tutte le regole per favorire l’iniziativa
privata, fondamentale per
creare un reale mercato in tal senso.
Anche grazie al PNRR le imprese
avranno la possibilità di accedere
a finanziamenti e incentivi
che favoriranno lo sviluppo di impianti
di produzione di idrogeno.
Giacomo Cantarella, Business Deve lopment
Manager di EPQ ha dichiarato: “La transizione
energetica prevede un futuro in cui la produ-
zione sarà principalmente da fonte rinnovabile.
Gli elettrolizzatori avranno quindi un ruolo
determinante”.
l
Marzo 2022
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
36
ENERGIA
AGROECONOMIA
AGROECONOMIA ENERGIA
37
Economia Circolare
Il biogas viene prodotto grazie
al processo di “digestione
anaerobica”, la fermentazione
batterica in assenza di ossigeno
di biomasse tra cui: scarti
del settore agroindustriale,
deiezioni solide e liquide
degli allevamenti, fanghi
di depurazione, sottoprodotti
dell’agricoltura.
Eliana Puccio
L’inizio di un’era
Diventa sempre più necessario promuovere combustibili
sostenibili. Il biogas e il biometano costituiscono la pietra
angolare di una bioeconomia circolare. Ecco perché
Il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo
dell'UE di ridurre del 55 per cento le emissioni
di CO 2 entro il 2030 richiederà cambiamenti
fondamentali nel settore energetico.
Per questo, è di fondamentale importanza promuovere
tutti i combustibili sostenibili e le relative
infrastrutture.
Il biogas è un vettore di energia rinnovabile
flessibile e affidabile, un fattore abilitante di
significative riduzioni delle emissioni di CO 2 e
rimozioni di carbonio.
Il biogas si è dimostrato una soluzione molto
efficace anche per la generazione di calore.
Inoltre, una volta purificato al biometano, può
anche essere immesso nella rete del gas esistente
o utilizzato come combustibile rinnovabile
per supportare la decarbonizzazione
del settore dei trasporti, fortemente dipendente
dai combustibili fossili.
Vantaggi nel settore agricolo
Rispetto ai combustibili fossili dell'UE, il biogas
fa risparmiare fino al 240% delle emissioni di
gas a effetto serra e il biometano fino al 202%
perché vengono eliminati i potenti gas serra,
come il metano, che sarebbero stati emessi dalla
fermentazione incontrollata dei rifiuti organici
e dei residui agricoli.
I rifiuti e l'agricoltura sono oggi le due più importanti
fonti di emissioni di metano. Il sottoprodotto
del biogas (digestato) può essere utilizzato
anche come fertilizzante organico,
fornendo vantaggi socioeconomici alle aree rurali
sostituendo la produzione ad alta intensità
energetica e la fornitura di fertilizzanti minerali.
In media il 71 per cento del biogas europeo è
generato da materie prime agricole, ma in realtà
varia da paese a paese. In Svezia il 93% del biogas
utilizza i fanghi da depurazione delle acque
reflue come materia prima, mentre in Portogallo
l'89% proviene dai rifiuti. A partire dal 2023, l'UE
imporrà la raccolta differenziata dei rifiuti organici
che aumenterà la quantità di rifiuti alimentari
disponibili per la produzione di biogas.
Proprio come sostiene Piero Gattoni, presidente
del CIB - Consorzio Italiano Biogas - con il
PNRR si apre una nuova era del “Biogas -
fattobene”. Il Governo ha inserito un progetto di
investimento nel Piano di Ripresa e Resilienza
accompagnato da un processo di riforma del
quadro normativo di riferimento. "Grazie al
PNRR abbiamo la possibilità di aprire le porte
delle nostre aziende agricole a nuovi mercati
contribuendo alla decar bonizzazione dell’economia,
promuovendo una filiera interamente
italiana", sostiene Gattoni. Anche l'EBA (Eu -
ropean Biogas Asso ciation) si impegna nella
promozione attiva dell'uso sostenibile di biogas
e biometano in tutto il continente.
Ne parla in particolare modo il direttore Harmen
Dekker: "Il biogas e il biometano, sono sempre
più riconosciuti, non solo come fonte flessibile
di gas rinnovabile, ma anche come fattore abilitante
dello sviluppo locale e sostenibile.
Rappresentano importanti fattori abilitanti del
Green Deal dell'UE, e costituiscono anche la
pietra angolare di una bioeconomia circolare.
Sono prodotti da residui organici, il che aiuta a
ridurre i rifiuti industriali e urbani. Inoltre, supportano
lo sviluppo dell'agroecologia utilizzando
materie prime agricole sostenibili, ripristinando
i nostri terreni con carbonio organico o sollecitando
l'uso del digestato come fertilizzante organico".
Un progetto
per portare
l'agricoltura
tradizionale verso
l'agroecologia. Dieci
azioni per migliorare
le prestazioni
ambientali
delle aziende
agricole.
Marzo 2022
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e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
38 ENERGIA Soluzioni
AGROECONOMIA
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
39
Il più grande d’Italia
Un biodigestore sulle colline del Chianti. Sembra più
complicato a dirlo che a farsi, e ancora di più a immaginarlo.
Eppure nascerà proprio in Toscana, nel Comune
di Montespertoli, provincia di Firenze. Produrrà biometano
e compost (ammendante per il terreno) dai rifiuti
organici che provengono dalle raccolte differenziate.
Per realizzarlo sono stati impiegati due anni e 30 milioni
di euro finanziati da Alia, il gestore dei rifiuti dell'area
di Firenze. Sarà il più grande d’Italia e consentirà di trasformare
25 milioni di tonnellate di compost e 11 milioni
di metri cubi di biometano. Il potenziale energetico è
pari a 100 milioni di kWh l'anno.
Chiariamo meglio in cosa consiste e come funziona. Il
biodigestore è anaerobico, ovvero la "digestione" di quello
che verrà trasformato si svolge all’interno di reattori
chiusi (i digestori). Senza l'ossigeno, la sostanza organica
si trasforma in biogas. In realtà ne abbiamo già un esempio
in Lombardia. Esistono esempi dello stesso tipo in
altre parti d’Italia, ma questo di Montespertoli però sarà
ancora più innovativo.
A dire il vero non è nemmeno così facile a farsi. Per la
formazione del biogas sono necessari infatti alcuni batteri
specializzati in questo tipo di azione che trasformino
la sostanza organica in composti intermedi come idrogeno,
acido acetico e anidride carbonica.
Successivamente, altri batteri che sono formati "da microrganismi
metanigeni", concluderanno il tutto producendo
biogas. Infine, il biogas verrà depurato e purificato
grazie al processo chiamato "upgrading" dal quale si otterrà
il biometano.
La fermentazione avviene
in un ambiente completamente
sigillato, nelle cosiddette
“biocelle”.
“La comunità di Monte -
spertoli - commenta il sindaco
Alessio Mugnaini- ha
costruito nel tempo una consapevolezza forte sul tema
dei rifiuti e dell’impiantistica e ha saputo sostenere il
grande impegno di Alia nel realizzare questo nuovo biodigestore.
Siamo orgogliosi che questo impianto nasca
sul territorio e che porti anche benefici alla cittadinanza.
È la testimonianza che interventi di questo tipo si possono
fare senza snaturare un contesto rurale come
quello di una delle capitali del vino toscano”.
Come tutte le grandi idee e progetti anche questo ha i
suoi contro. Uno di questi deriva dal problema del trasporto
e del cattivo odore che genera, per l’appunto, il
dissenso di molti. E non solo, anche un ipotetico sviluppo
di batteri patogeni. Ma su questo ne sapremo senz’altro
meglio più avanti.
l
Mmmmm che cemento!
Siamo sulla buona strada. Da sempre il cemento
e il calcestruzzo la fanno da padrona
nel settore delle costruzioni, per le opere
pubbliche e private. E allinearsi a quelli che
sono i principi della circular economy significa
investire in tecnologie innovative non solo per
evitare emissioni di CO 2 ma anche per essere
in grado di recuperare e riutilizzare materiali
alternativi. È quanto sta facendo il Gruppo
Holcim che ha annunciato la nuova “Strategia
2025 – Accelerazione della crescita sostenibile”,
il nuovo step che l’azienda sta portando avanti
per diventare, in tal senso, leader globale nella
fornitura di soluzioni in questo ambito.
Uno spunto sul ruolo della filiera
per lo sviluppo sostenibile.
Holcim Italia amplia la famiglia
di cementi eco, performanti e allineati
con i pilastri dell’economia circolare
Il lancio
ECOPlanet IIB4 è elemento fondamentale di
questo percorso. Il lancio della nuova gamma
di cementi, consente una riduzione dal 30 per
cento sino al 100% della Carbon Footprint, mediante
l’utilizzo di materie prime innovative, di
rifiuti da C&D riciclati, ma anche l’impiego di
combustibili alternativi nei processi industriali.
In particolare con ECOPlanet Prime, viene
identificato un cemento altamente performante
che, grazie a pozzolana naturale calcinata ed
alla riduzione del fattore klinker, permette di
ridurre le emissioni di CO 2 di oltre il 50% rispetto
ad un cemento portland.
ECOPlanet IIB4 è invece caratterizzato da ottime
resistenze iniziali ed è studiato per offrire
le medesime prerogative e vantaggi di un cemento
portland al calcare di Tipo “A”. Sempre
in ottica di risparmio in termini di risorse naturali
essendo riutilizzati anche in questo caso
scarti da demolizioni e costruzioni.
Lucio Greco, Amministratore Delegato di
Holcim Italia ha sottolineato l’impegno dell’azienda
nel perseguire e raggiungere gli obiettivi
delineati dalla “Strategia 2025”. "ECOPlanet
è la gamma di cementi del Gruppo Holcim disponibili
su larga scala, ad alte prestazioni e
adatti ad un'ampia gamma di applicazioni che
vanno dall'edilizia residenziale al complesso
progetto infrastrutturale. Si tratta di un ottimo
esempio del nostro impegno volto ad offrire ai
clienti e partner soluzioni per accelerare lo sviluppo
di un’edilizia sostenibile e per contribuire
già da oggi a rendere realtà la trasformazione
“ecologica” delle nostre città”.
l
Ludovica Bianchi
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
40 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
FRANTOI MOBILI
FRANTOI MOBILI
RIFIUTI SOLIDI
41
Entrambi i nastri sono dotati
di coperture in acciaio
inossidabile e di nebulizzatori
di acqua per contenere
le polveri. Sotto, i tondini
di ferro estratti dal deferizzatore.
Matthieu Colombo
Produttività itinerante
Il Roco Ryder 1000
è elettrico, alimentato
da un generatore
CAT da 135 kW oppure
da rete elettrica
industriale trifase.
Nel primo caso
si consuma il 40
per cento in meno
di gasolio rispetto
a un frantoio mobile
tradizionale;
nel secondo, si lavora
a emissioni zero.
Il centro autorizzato al recupero di rifiuti inerti
di Edilizia Orobica sceglie un frantoio mobile
con l’idea di processare materiale anche in cantiere
Secondo le stime elaborate dall’Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale, nel 2019 la produzione di rifiuti
da costruzione e demolizione in Lom bardia
(c.d. "inerti da C&D") è stata pari a 14.617.152
tonnellate, pari al 44 per cento della produzione
totale di rifiuti speciali prodotti in quell'anno.
A fine 2021, Arpa ha presentato una piattaforma
web chiamata Market Inerti per favorire la
gestione dei materiali recuperati dal riciclaggio
dei rifiuti da costruzione e demolizione e la loro
ridistribuzione sul territorio facendo incontrare
domanda e offerta. Il principio è mettere in vetrina
il materiale prodotto nei singoli contesti
territoriali, riducendo costi di trasporto e relativo
impatto ambientale.
Guarda il Roco
Ryder 1000 ibrido
in azione
L’ibrido che consuma quasi la metà
L’attività di Edilizia Orobica si inserisce alla
perfezione in questo contesto. Lo storico magazzino
edile che oggi ha sede a Villa d’Alme
(BG), in bassa Val Brembana, da fine 2019 è
centro autorizzato al recupero di rifiuti inerti
e se in principio il materiale conferito veniva
processato con un impianto fisso, in ambiente
coperto, capace di una produttività massima
di circa 80 t/h, oggi la storia è cambiata. A fronte
di un aumento del materiale conferito, la
famiglia Roncalli ha infatti deciso di investire
in un nuovo impianto mobile di frantumazione
ibrido a mascelle e la scelta è caduta su una
macchina particolarmente interessante proposta
in Italia dalla FSI di Savona. Stiamo parlando
del nuovo Roco Ryder 1000 ibrido azionato
da generatore elettrico che può essere
alimentato sia da motore termico CAT C7.1
Acert tarato a regime fisso (135 kW a 1.500
giri/min, 88 dB(A) Genset) sia “alla spina”, ovvero
tramite rete elettrica trifase da 400V.
Quest’ultima soluzione, disponibile a richiesta,
rende il Ryder 1000 ideale per
lavorare in ambienti chiusi o coperti,
come può presso la sede
di Edilizia Orobica, ma anche in cantieri come
quelli urbani, dove la riduzione delle emissioni
acustiche è una delle priorità assolute. In sostanza
la macchina è ad azionamento totalmente
elettrico, le mascelle sono azionate da
motore in elettrico tramite cinghie, e l’olio
idraulico serve esclusivamente per la traslazione
e la regolazione della luce tra le mascelle
(da 40 a 150 mm) della bocca del frantoio
lunga 1.000 mm e larga 600 mm.
Roco è un costruttore nord irlandese, di giovane
corso, ma forte di progettisti navigati del
settore e di componentistica ultra collaudata
e di prima qualità. Rispetto ad un frantoio mobile
a mascelle diesel ad azionamento idraulico
di pari classe, ossia con una produzione
oraria variabile dalle 160 alle 200 t/h, il nuovo
Ryder 1000 ibrido sviluppato da Roco annuncia
un risparmio in consumo carburate superiore
al 40 per cento lavorando alimentato dal sei
cilindri a stelle e strisce.
Su strada senza permessi speciali
Ad incrementare la versatilità del nuovo Roco
ibrido sono senza dubbio le sue dimensioni di
trasporto e il suo peso operativo che lo rendono
facilmente trasferibile dal piazzale al
cantiere, senza permessi speciali. Le sue misure
sono 12.000 mm di lunghezza a nastro
principale ripegato, 2.500 mm di larghezza e
3.200 mm d’altezza per 29.500 kg di peso di
trasporto dichiarato che diventano 29.000 in
condizioni operative. A tal proposito la Edilizia
Orobica ha avviato le pratiche per poter
utilizzare il Ryder 1000 anche per il riciclaggio
e la rigenerazione degli inerti direttamente
in cantiere.
Un nuovo concentrato d’esperienza
Che il Ryder 1000 (mille come la lunghezza della
bocca del frantoio in mm) sia un frantoio mobile
progettato da esperti del settore, con 40 anni
d’esperienza sul campo, lo si capisce da dettagli
come il nastro laterale orientabile di 180° (destra-sinistra)
con base posta esattamente sotto
l’alimentatore vibrante grizzly, come il magnete
deferizzatore con nastro estrattore bidirezionale
che permette di espellere il ferro sul lato destro
o sinistro del carro. Si apprezza anche il nastro
principale ad altezza variabile largo ben un metro
e, al pari del nastro laterale, dotato di robusta
protezione superiore e sistema di abbattimento
polveri ad acqua. Tra mascelle e nastro principale
non manca nemmeno la piastra deflettrice
in acciaio per scongiurare i danni che dei tondini
potrebbero causare.
l
L’allestimento
include il nastro
estrattore del ferro
con magnete
che può scaricare
a destra o a sinistra
della macchina.
Le dimensioni
di trasporto del Roco
Ryder 1000 sono
perfette: 12 metri
di lunghezza, due
e mezzo di larghezza
e 3.200 mm d’altezza.
Si trasporta senza
permessi speciali.
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
42 RIFIUTI SOLIDI NEWS Soluzioni
recycling-aktiv.com
tiefbaulive.com
Fiera dimostrativa sullo smaltimento e il riciclo dei rifiuti
& sull'ingegneria stradale e civile
Fiera Karlsruhe 5 – 7 maggio 2022
Nuove date!
Verde di nome e di fatto
Il nuovo sollevatore telescopico full electric
eWorker è il capostipite della Generazione Zero
di Merlo per favorire la transizione ecologica.
Otto ore di autonomia senza emissioni
Matthieu Colombo
Si chiama eWorker, ha un formato compatto,
porta fino a 2.500 chili e ne alza ben
1.500 fino a 4,8 metri d’altezza. È il primo
sollevatore telescopico cento per cento elettrico
di Merlo, è in vendita ed i primi esemplari sono
già in consegna. Disponibile in versione 2WD o
4WD, con rispettive potenze di 60 e 90 cavalli,
l’eWorker è il porta bandiera della Generazione
Zero dei sollevatori cuneesi: 0 emissioni, 0 rumorosità,
0 utilizzo di combustibili fossili.
Zero emissioni, lavora su doppio turno
Il primo full-electric prodotto in serie da Merlo
è stato sviluppato partendo da un foglio di carta
bianca, unendo la tecnologia collaudata dei carrelli
elevatori, alle caratteristiche tecniche e prestazionali
dei sollevatori telescopici. Il rivoluzionario
eWorker nasce per essere elettrico e per
poter lavorare anche su più turni di lavoro (grazie
al pacco batterie al piombo-acido intercambiabile),
forte di una concezione che guarda al settore
del sollevamento carichi e persone sia in
ambito industriale sia a supporto della filiera
del riciclaggio. Non a caso eWorker, ha in testa
al braccio una zattera porta attrezzi ZM2S che
lo rende compatibile con l’80% delle attrezzature
sviluppate per la gamma di sollevatori telescopici
Merlo tradizionali.
l
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
44 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
STRATEGIE
STRATEGIE
RIFIUTI SOLIDI
45
Sempre più pura
Federica Lugaresi
Il riciclo della plastica insegue nuove tendenze
con relative implicazioni sull’intero settore.
E mentre si richiede materiale in uscita di altissima qualità
e cresce la domanda di poliolefine riciclate,
c’è chi gli dedica le proprie competenze e innovazioni
Alessandro
Granziera, Sales
Manager di TOMRA.
La selezionatrice
a sensori di TOMRA
al lavoro
con una bottiglia
in PET.
alimentare è la punta di diamante
dell’economia parmense. L’in -
L’industria
tera area infatti è conosciuta come
Food Valley, grazie ad una serie di attività agricole
che hanno dato origine ad un vero e proprio
distretto di filiera. Ma non solo. A Parma
esiste anche la sede di TOMRA Recycling, che
ha recentemente inaugurato un Test Center
- ossia il nuovo impianto di selezione di flakes
- per rispondere alla forte richiesta del mercato,
di plastica riciclata di elevata qualità. Ed
in linea con le nuove regole europee che hanno
ristretto il margine di manovra nella gestione
del riciclo.
Novità assoluta
In pratica viene consentito ai clienti di tutto il
mondo, di analizzare i campioni dei loro flakes
e, sulla base dei risultati, ricevere indicazione
sia sulla macchina più appropriata che sulla
configurazione di sensori più adatta. “Il mercato
richiede, per essere avviato al riciclo, più
materiale e più materiale di alta qualità” esordisce
Alessandro Granziera, Sales Manager
di TOMRA.
Le tecnologie TOMRA sono installate in diversi
punti dell’impianto ed in particolare in corrispondenza
della selezione del flake (che identifica
l’ultima barriera sul controllo qualità prima
I flakes prodotti
nel Test Center di Parma.
di andare in estrusione). “Nel test center si possono
lavorare tutte le tipologie di materiale in
forma di fiocco: PET, PE, PP, PS, PVC, ma anche
selezionare metalli, polimeri o colori.
Il trend è quello di ottenere uno scarto sempre
più scarto e un prodotto finale sempre più
puro. Per far sì che la materia prima seconda
resti in circolo il più possibile e si crei un anello
chiuso a livello mondiale” continua Granziera.
Più supporti
Ma cosa si può fare per realizzare e migliorare
una vera economia circolare? “Come pionieri
del settore della selezione ottica, siamo responsabili
nel fornire e sviluppare tecnologie
per recuperare un materiale di più alto valore
e nelle massime quantità. L’approccio però
deve essere anche olistico: i produttori di packaging,
per esempio, possono provare il materiale
nel nostro test center e verificare che
i sistemi di selezione esistenti, siano in grado
di “detectare” correttamente il materiale stesso.
Si tratta di un supporto che noi di TOMRA
diamo, in virtù della mission aziendale che ha
come obiettivo quello di recuperare più risorse”
prosegue Granziera.
Oltre a fornire le tecnologie, TOMRA ha aperto
la divisione Circular Economy, iniziativa che
mette in rete le aziende che fanno parte della
value chain della plastica. Un supporto aggiuntivo
fornito da TOMRA già attiva nel recupero
di materiale relativo al PET. E con un peso
di importante caratura in ambito di economia
circolare, dato che il 50% della plastica da pac-
kaging può essere recuperata, e successivamente
riciclata, se meglio pensata.
Ciò che fa la differenza
Tecnologia, competenza e affidabilità fanno sì
che con le apparecchiature TOMRA si ottenga
una plastica di alta qualità: in applicazioni relative
alla selezione del pet, delle vaschette,
nella distinzione tra vaschette in pet monolayer
e bottiglie. Tutti prodotti che hanno caratteristiche
chimiche molto simili, ma comunque
con una differenza. “TOMRA recupera non
solo il materiale più pulito possibile, ma garantisce
anche una resa; ossia di ridurre il materiale
buono che finisce nello scarto - continua
Alessandro – e questi sono i plus che
stanno più a cuore ai nostri clienti”.
Vecchi e nuovi. Con un mercato che in numeri
e volume sta crescendo. Tanto che per seguire
i nuovi progetti in modo adeguato (sia commercialmente
che tecnicamente), si è reso
necessario implementare la filiale italiana (che
conta complessivamente 35 persone), di cui
18 sono risorse dedicate al recycling e otto dedicate
al service. “Su scala globale cerchiamo
di pesare le tipologie di richieste che arrivano
dai clienti, o potenziali tali, in merito alle specifiche
applicazioni che attualmente non esistono,
ma che dobbiamo soddisfare. Ad oggi,
la tecnologia FLYING BEAM - che consente di
diversificarci dai nostri concorrenti – è in grado
di aumentare la capacità di selezione e di ridurre
notevolmente i consumi di energia” conclude
Granziera.
l
All’inaugurazione
del Test Center
di Parma erano
presenti Tom Eng,
VP Senior TOMRA
Recycling,
Fabrizio Radice,
Global Sales
and Marketing,
e Alberto Piovesan,
Segment manager
Plastics EMEA
&.Americas.
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
CIRCOLARITÀ NEL TESSILE
CIRCOLARITÀ NEL TESSILE
RIFIUTI SOLIDI
47
Eliana Puccio
Più a tavola
meno in discarica
A Ecomondo EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali,
ha presentato un’analisi comparativa sul “Life Cycle
Assessment” che riguarda sia il tovagliolato riutilizzabile
che quello monouso. I dati emersi? Sono interessanti
Il 91% del tovagliato
riusato è avviato
al recupero; mentre
75 è il numero di cicli
che mediamente
sostiene prima
di essere smaltito.
L’effetto serra viene
così ridotto
del 48% rispetto
al tovagliolato
monouso.
In un mondo che fa il più possibile per combattere
l'usa e getta, sono diversi gli highlights
che interessano il tovagliolato riutilizzabile.
A discapito di quello monouso, sia
chiaro. Molti di noi chiaramente sapranno
quanto gli oggetti monouso siano dannosi non
solo per l'ambiente ma anche per il nostro
portafoglio. Motivo per cui abbiamo deciso di
dare spazio a questo interessante studio, appreso
nei giorni della nostra partecipazione a
Ecomondo 2021.
Riutilizzabile o monouso?
È bene sapere che il 91% per cento dei materiali
è avviato al recupero, resiste a 75 cicli di
lavaggio, impatta sull’effetto serra il 48% in
meno del monouso. Questi sono i dati che
emergono dalle analisi comparative di LCA,
Life Cycle Assessment, ed LCC, Life Cycle
Costing, presentati durante la kermesse riminese
durante la conferenza stampa di EBLI,
Ente Bilaterale Lavanderie Industriali. Lo studio
quantifica il costo di un set in tovagliolo
riutilizzabile rispetto all'equivalente monouso
inclusi i costi delle esternalità (maggiori emissioni
di gas serra associati alla scelta del monouso).
"Il PNRR prevede, proprio sul tessile, il primo
modello di studio di HUB circolare per recuperare
gli scarti di questo tipo. Il ciclo di vita
presentato da EBLI centra il modello descritto
dal Piano: il tessile in uscita dalle lavanderie
industriali è riutilizzato in settori diversi sotto
forma di stracci o di altri prodotti.
Questo asset dunque, si prefigge lo scopo di
perseguire un duplice percorso verso una piena
so stenibilità ambientale: da un lato si propone
di migliorare la gestione dei rifiuti con
modelli di economia circolare e dall’altro realizzare
progetti innovativi per la filiera del tessile
che riveste il vero e proprio core dell’economia
circolare.
Attraverso un investimento nel riutilizzabile
si contribuisce alla cre scita del PIL nazionale
e all’occupazione lasciando in Italia un importante
valore economico che altrimenti
sarebbe in dirizzato verso l’estero dove si produce
il monouso", ha commentato Giuseppe
Marzo 2022
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
48 RIFIUTI SOLIDI CIRCOLARITÀ NEL TESSILE
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
49
Ferrante, presidente EBLI. Nella fase di
smaltimento, il monouso finisce per il 55%
in discarica e per il 45% nell’inceneritore,
mentre a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali
del tovagliato in tessuto, solo l’8% va
in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento.
Il restante viene avviato a riciclo.
Sebbene la produzione di tessuto potrebbe far
pensare a un maggior utilizzo di acqua, soprattutto
nella fase di produzione del cotone,
da LCA risulta che dopo 57 lavaggi si ha un
punto di pareggio, con il 18% in meno di consumi
dopo 75 cicli di lavanderia. Rispetto al
monouso, il tessuto produce il 59% in meno
di eutrofizzazione e 61% in meno di acidificazione.
"A fronte di un risultato che dal punto
di vista ambientale mostra i benefici del tovagliato
riutilizzabile, è interessante il confronto
economico. Non ci si è limitati a calcolare il
costo diretto delle due soluzioni, ma sono stati
valutati anche i costi ambientali nel ciclo di
vita, considerando gli oneri maggiori che sosterrebbe
la collettività per il monouso, sulla
base della valorizzazione economica delle
emissioni di gas serra", ha spiegato Roberto
Cariani, socio fondatore e project manager di
Ambiente Italia. Lo studio ipotizza due scenari
di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui
si nota che nello scenario
minimo si arriverebbe al
12% in meno di CO 2 equivalente,
mentre nello scenario
massimo a un 20% in meno.
Questo si traduce in un risparmio
economico rispettivamente
di 39 milioni di
euro nello scenario minimo
e di 71 milioni di euro in
quello massimo e - in termini
di costi che sostiene la
collettività per riparare i danni
ambientali - il 63% in
meno.Il costo del fine vita
che ricade sulla società chiaramente non è
subito evidentee: è stato calcolato che il costo
relativo alla raccolta ed allo smaltimento del
tovagliato a fine vita è di circa 374 mila euro
per il riutilizzabile, a fronte dei quasi 28 milioni
di euro del monouso.
l
Più di 25 volte
n Secondo una ricerca
svolta presso la Graz
University of Technology,
in Austria, sembrerebbe
possibile riciclare più di
25 volte il materiale di
cui sono composti i
packaging in fibra carta,
cartoncino, cartone e
scatole pieghevoli.
Lo studio è stato
condotto dal senior
scientist Rene Eckhart.
“I risultati della ricerca
hanno sfatato il mito
secondo il quale gli
imballaggi in fibra
possono essere riciclati
solo tra le 4 e le 7 volte
prima di perdere la loro
integrità, evidenziando
inoltre che le fibre di
carta e cartone sono
molto più resistenti
rispetto a quanto si
pensava - commenta
Winfried Muehling,
direttore generale di Pro
Carton, associazione
europea di produttori di
carta e cartoncino - il
dottor Eckhart evidenzia
che il limite relativo al
numero di ricicli di carta,
cartoncino e cartone è
dettato dal processo di
preparazione dei prodotti
e dalla loro raccolta”.
Due brand come OLMARK e MARKHIP messi insieme
rappresentano un'accoppiata vincente in tema di
componentistica delle connessioni ad alta pressione
per caratteristica applicativa. Attendibilità mai in ombra,
neppure nelle più estreme condizioni di servizio.
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Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
50
RIFIUTI SOLIDI NEWS Soluzioni
NEWS
RIFIUTI SOLIDI
51
Intelligente e
all’avanguardia
Il primo sistema italiano di controllo
qualità automatizzato, basato
sull'intelligenza artificiale per la separazione
dei rifiuti. Per realizzarlo, Recycleye
si allea con Acea Ambiente
Ginevra Fontana
artificiale scende in campo
ancora una volta in supporto dell’ambiente.
Ne è la testimonianza la colla-
L’intelligenza
borazione tra Recycleye e Acea Ambiente al
lavoro per lo sviluppo del primo sistema automatizzato
di controllo qualità nella separazione
dei rifiuti in Italia.
Specialisti ed esperti del settore stanno infatti
adattando il sistema Recycleye Vision alle esigenze
di Acea Ambiente per automatizzare il
controllo qualità negli impianti di separazione
dei rifiuti. Questo consentirà ad Acea Ambiente
di avere informazioni in tempo reale sui propri
impianti, garantendo costantemente una purezza
elevata.
Tale collaborazione, inoltre, è fondamentale
per l’industria italiana della gestione dei rifiuti,
poiché preannuncia una nuova era di automazione
ed efficientamento nella cernita dei materiali
per il riciclaggio.
Giovanni Vivarelli Presidente di Acea Ambiente
ha dichiarato: “La gestione e la valorizzazione
dei rifiuti fa parte dell’impegno di Acea Am -
biente per l’economia circolare.
La nostra collaborazione con Recycleye per
sviluppare il primo sistema automatizzato di
controllo qualità in Italia aumenterà il volume
di materiali riciclati.
Recycleye sta sviluppando tecnologie all’avanguardia
nella gestione dei rifiuti e siamo
consapevoli dell’importanza ed efficacia di
questo accordo, basata sulla ricerca e l’innovazione”.
Peter Hedley, CTO di Recycleye, ha dichiarato:
“Questa collaborazione è un altro esempio tangibile
del cambiamento che sta avvenendo nel
settore della gestione dei rifiuti: il cambiamento
che speravamo di ottenere quando abbiamo
fondato Recycleye.
Consentire ad Acea Ambiente di mantenere il
proprio impegno verso un’economia circolare
con la nostra tecnologia è un altro passo verso
la risoluzione della crisi dei rifiuti.“ Recycleye
ha partecipato a Ecomondo 2021. l
Una tassa nazionale per limitare l’impatto
ambientale dei materiali plastici. So -
prattutto per quanto riguarda gli imballaggi
con funzione di contenimento, protezione
o manipolazione consegna merci destinati
ad avere nel tempo una durata molto breve.
Praticamente un “usa e getta” che si traduce
in un “costante flusso di rifiuti” caratterizzato
da una elevata dispersione e con forte impatto
sull’ambiente.
Tocca attendere
La Plastic Tax nasce in risposta alla Direttiva UE
2019/904 (Direttiva SUP), che prescrive agli Stati
dell’Unione Europea, di promuovere la transizione
verso un modello di economia circolare.
Ma in seguito all’approvazione del “Documento
programmatico di bilancio” da parte del Con -
siglio dei Ministri, il tutto viene spostato al 2023.
Tra i divieti e gli obblighi di questa imposta rispettivamente:
l’utilizzo di posate, piatti, cannucce,
bastoncini cotonati, agitatori per bevande;
e l’adottare soluzioni per ridurre il consumo
di plastica monouso laddove non esiste alternativa
(tazze, tappi, coperchi e contenitori).
Si escludono dalla tassazione manufatti compostabili,
dispositivi medici e i Macsi destinati
alla protezione dei medicinali. L’ammontare
dell’imposta è fissato a 0,45 euro per chilogrammo
di materia plastica contenuta negli
oggetti tassati. I fabbricanti, i cedenti (qualora
i Macsi siano per uso privato), gli importatori
ma anche i committenti dei Macsi sono tutti
attori soggetti alla Plastic Tax.
Se si pensa che nel 2018 l’Italia ha prodotto 2,3
milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio in
plastica (secondo il report de l’Italia del riciclo
2020), si deduce che il settore imballaggi identifica
la prima fonte d’impiego delle materie
plastiche. Un primato pericoloso, poiché per
produrre 1 kg di plastica vengono emessi in atmosfera
quasi 2 kg di CO 2 e circa 570.000 tonnellate
di plastica/anno, finiscono in mare.
Una slitta
per la Plastic Tax
L’entrata in vigore dell’imposta sui manufatti
in plastica monouso era prevista per l’inizio
del 2022. E invece...rinviato tutto al 2023
Miglioramento necessario
Delle 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio
in plastica prodotte in Italia, “soltanto”
il 44,6% sono state destinate al riciclo; facendo
del nostro Paese il secondo consumatore di
plastica a livello europeo. Ricordiamo che rientrano
nell’applicazione della Plastic Tax le bottiglie
e i tappi di plastica, le confezioni di alimenti,
i contenitori di tetrapack, flaconi per
detersivi, il polistirolo e il pluriball utilizzati per
proteggere le merci, i film di plastica per avvolgere
i pallet.
Quella degli imballaggi è dunque la prima fonte
d’impiego delle materie plastiche: un primato
pericoloso, dal momento che per la produzione
di un kg di plastica vengono emessi
quasi 2 kg di CO 2 in atmosfera e che ogni anno
finiscono in mare circa 570 mila tonnellate di
questo materiale.
l
Ludovica Bianchi
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
52 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
RECUPERI AMBIENTALI
RECUPERI AMBIENTALI
RIFIUTI SOLIDI
53
Bonifiche dei suoli,
complessità nei
piccoli cantieri
Area di bonifica
del cortile interno.
Dott. Biologo Gian
Franco Gaggino
(Pasa labs)
Riqualificare suoli e relativi siti identifica una materia
attuale ed in continua evoluzione. Svariate sono
le tecniche e tutte supportate dalle norme. Ma il concetto
di base è quello di recuperare i valori ambientali
Le cause principali di inquinamento che interessa
le diverse matrici ambientali sono
gli eventi accidentali, le attività industriali,
i serbatoi interrati, le discariche abusive, ecc.
La normativa prevede, per definire un sito contaminato
o non contaminato, due step successivi:
il primo è un confronto con limiti tabellari
(CSC) ed il secondo l’applicazione
dell’Analisi di Rischio Sito Specifica (AdR), che
valuta i valori di contaminazione riscontrati in
funzione delle caratteristiche dell’area ed in
base all’utilizzo definitivo del sito.
Recuperare. In tutti i sensi
La norma è basata, giustamente, sul concetto
che bisogna recuperare i valori ambientali
definiti di fondo. Questo porta a pensare
ai siti di grandi dimensioni dove erano insediate
aziende chimiche, metallurgiche, petrolifere
ecc. che hanno colpito l’immaginario
collettivo: Stoppani, Falck, Petrolchimici di
Pero, La Spezia, Taranto, Porto Torres o ai
grandi poli industriali.
Siti dismessi e/o siti che svolgono attività che
comportano rischio quindi censiti, studiati, valutate
le tecniche di bonifica in parte bonificati
o in procinto di essere bonificati.
Per contro esiste tutta una serie di numerosi
piccoli o molto piccoli siti dove si scopre la necessità
di intervento quasi per caso.
Si tratta di piccoli laboratori artigianali, officine,
depositi di materiali, abitazioni obsolete dove
per incuria, abbandono e concatenazioni di
vendite della dimensione che varia da 30 a 150
m2 dove la cisterna dell’olio combustibile ha
cominciato a perdere, dove sono utilizzate scorie
e macerie per rispristinare il piano campagna
ecc.
L’acquirente, che vuole trasformare il sito in
residenza, deve accertarsi della compatibilità
dei suoli all’ uso residenziale e molto spesso
risulta che i suoli non sono conformi all’uso e
che deve attivare un intervento di bonifica.
Se le concentrazioni dei contaminanti, la tipologia
del suolo, distanza della falda, la impermeabilizzazione
della superfice lo consentono,
si può applicare l’Analisi di rischio, in caso contrario
bisogna procedere alla rimozione della
contaminazione con la tecnica di bonifica che
meglio risponde alla solita equazione costibenefici.
Non solo grandi dimensioni
Il progetto di bonifica deve prevedere tutta una
serie di accorgimenti relativi a spazi di lavori
angusti, sottomurazioni, scavi armati, mezzi
operativi adatti, che fanno lievitare i tempi ed
i costi di intervento.
Di seguito alcuni esempi per meglio chiarire
il problema.
In un’area si sono trovati due hot spot dove
la contaminazione era spinta fino a 4,5, per
una superfice netta di 25 m 2 , dal piano campagna
e si doveva scavare per tutta la distanza
due fabbricati che avevano 2 metri scarsi
fondazione.
Si è proceduto alla costruzione di due pozzi
realizzati con travi legno ed armati con pali di
legno che ha consentito la creazione di finestre
per la realizzazione del campionamento di collaudo.
Il materiale, scavato, è stato portato in superficie
mediante l’utilizzo di un paranco e cestelli
e mediante mini pala è stato accatastato sotto
il capannone in sicurezza.
A Milano in una ex officina, sita all’interno di
un cortile di una casa di inizio ‘900, a seguito
del sondaggio dei suoli si sono ritrovati dei superamenti
per gli idrocarburi C>12 e quindi
si è reso necessario programmare un’azione
di bonifica. Presa visione del computo metrico
la proprietà aveva esposto alcune perplessità
sull’ammontare totale dell’opera. Durante
l’esecuzione delle indagini sono state evidenziate
diverse difficoltà logistiche tali per cui
non è possibile l’utilizzo di mezzi di lavoro usati
normalmente.
Infatti le dimensioni ridotte del passaggio d’ingresso
all’area (androne e cortile) e della strada
d’accesso (tipica via del centro città), non
permettono la sosta di un camion a tre assi e
di un cassone scarrabile, utili per il trasporto
del materiale rimosso con uno o due viaggi.
Di conseguenza si è scelto un nuovo piano di
intervento che prevede: utilizzo di mini esca-
vatore, utilizzo di una mini pala per trasportare
il materiale scavato dal cortile alla strada e
scaricare il terreno in cassone di un mezzo da
5 ton per il trasporto (previsione 6 viaggi).
Le difficoltà operative identificano l’elemento
che ha causato l’aumento dei costi e, la ricerca
della soluzione che ottimizza l’equazione costi
e benefici, ha comportato uno slittamento dell’inizio
dei lavori.
Le modifiche sopra riportate hanno comportato
anche un aumento dell’onerosità prevista
per l’intervento di bonifica pari a circa il 20%
di aggravio di spese.
l
Scavo armato
con travi ed assi
di legno.
Evidenza
delle dimensioni
dell’hot spot
(della stessa
larghezza
della strada).
Marzo 2022
Marzo 2022
54 BIOWASTE TESSUTI INNOVATIVI
TESSUTI INNOVATIVI
BIOWASTE 55
Tessuto in Lanital,
la fibra ricavata
dagli scarti
di lavorazione
dell’industria
casearia, ormai
arrivata alla sua terza
generazione.
Latte, questo (s)conosciuto
Flashback
Federica Lugaresi
Materiale bioplastico
in granuli realizzati
da scarti di latte
dalla start up
SPlastica.
Materiale di scarto recuperato dalla produzione casearia
e slegato dalla stagionalità. Per un filato dalle proprietà
benefiche ma anche per una bioplastica 100 per cento
biodegradabile e compostabile.Una risorsa senza fine
Il Lanital (connubio delle parole Lana Italiana), è un filato nato
dalla ricerca tecnologica promossa dal regime fascista nel settore
del tessile. Deriva dalla filatura della caseina del latte e
doveva essere un surrogato della lana. Il brevetto risale agli
anni ’30 per sostituire la lana, molto scarsa in quei tempi, a
causa dell’embargo dopo la guerra di Etiopia. Tanti i pregi (ad
esempio l’ottima resa termica) ma velocemente deperibile e
dalla facile usura. Con l’arrivo dei filati sintetici derivati dal petrolio,
molto resistenti e ad ampia diffusione, il filato è divenuto
meno popolare e quindi caduto in disuso.
Tappi per bottiglia
realizzati dalla start
up SPlastica con latte
e caseina
non più utilizzabili.
Diciamo che è un’ottima idea ed esempio
di economia circolare. Utilizzare il latte
scaduto e non più valido per essere venduto
o consumato. In quantitativi importanti e
dal basso costo. Prerogative che permettono di
realizzare prodotti derivati tutto l’anno.
Oro bianco
Recuperare materiale che dovrebbe essere
destinato a smaltimento e invece diventa materia
prima. È infatti ciò che può accadere con
tutta una serie di prodotti contenenti latte o caseina
non più idonei al consumo quotidiano.
La prima tecnologia studiata da SPlastica (una
start up guidata dalla ricercatrice del Dipar -
timento di Scienze e Tecnologie chimiche di
Tor Vergata, Emanuela Gatto),
consente di trasformare il
latte scaduto in una bioplastica
con cui vengono
realizzate bottiglie e stoviglie. Il materiale che
le costituisce risulta biodegradabile al 100% e
compostabile a temperatura ambiente, si dissolve
in acqua di mare in un lasso di tempo di
60 giorni, pur presentando una durabilità e stabilità
di due o tre anni. E se gli oggetti così realizzati
vengono messi in una compostiera organica,
si ottiene compost in soli 45 giorni. Come
ormai è noto, le bioplastiche si possono ottenere
anche da altre materie quali patate, mais e fondi
di caffè; ma è impiegando il latte scaduto che
sicuramente ci si “affranca” dalla reperibilità
legata alla stagionalità e dallo sfruttamento dei
terreni coltivabili.
Il latte che si indossa
Con una diversa applicazione invece, si possono
ottenere fibre tessili. La caseina infatti è un polimero
naturale, la cui struttura chimica conferisce
resistenza meccanica e possibilità di es-
Fibra di latte in purezza.
sere filabile. In realtà nulla di nuovo, poichè il
Lanital (già commercializzato e brevettato tra il
1937 e la prima guerra mondiale dalla SNIA
Viscosa, su scoperta dell’italiano Antonio Ferretti)
veniva appunto prodotto per dare vita ad un tessuto
molto simile alla lana, caldo e morbido,
impiegato nell’abbigliamento militare.
Oggi, la ricerca di DueDiLatte supportata dalle
innovative tecniche di bio ingegneria, ha
creato una fibra naturale dallo scarto di lavorazione
dei formaggi. Si tratta di un tessuto
confortevole e accogliente, dalle proprietà
ipoallergeniche, anallergiche, traspiranti e
idratanti (rese possibili dalla presenza di amminoacidi
all’interno della struttura del filato).
La start up è sfociata in Origami, la prima
collezione di abbigliamento a base di Lanital,
ormai arrivato alla sua terza generazione. Il
filato infatti è più performante rispetto al passato,
ha una mano più setosa ma senza la
freddezza e rigidità della seta, traspirante e
termoregolante come la lana.
l
Momento
di filatura
del Lanital.
Marzo 2022
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
NEWS
56 BIOWASTE NEWS
ACQUE REFLUE
57
Il nemico invisibile
Eliana Puccio
Nello showroom virtuale di Vogelsang
per esplorarne le tecnologie a 360 gradi. Tutti
i contenuti multimediali sono a portata di mano
Un giro in giro
Vogelsang ci porta nel suo mondo virtuale
per un viaggio senza precedenti.
Lo fa regalandoci una panoramica a
tuttotondo, di soluzioni per il settore del biogas
e facendoci navigare tra i contenuti multimediali.
Tutto grazie a uno showroom virtuale.
Tramite diversi touchpoint, gli utenti possono
sperimentare e interagire con la tecnologia e i
componenti per una produzione di biogas all’insegna
dell’efficienza.
“Lo showroom è la nostra risposta alla forte domanda
di modelli di consulenza digitale e virtuale.
Con l'ausilio di video e animazioni, nonché
di esempi pratici, offriamo ai nostri clienti e a
tutti gli interessati una nuova esperienza di prodotto",
spiega Carsten Wenner, responsabile
marketing per biogas e acque reflue presso
Vogelsang. Lo showroom serve ad avere una
maggiore visione della gamma completa di prodotti:
dalle tecnologie di pompaggio a quelle di
triturazione, per arrivare ai sistemi di alimentazione
di materiali solidi e alle soluzioni di sistema
plug-and-play.
Con un modello di impianto di biogas interattivo,
Vogelsang offre ai clienti e a tutti gli interessati
una panoramica di soluzioni concrete, allo scopo
di presentare i diversi step, all'interno dell'impianto
di digestione anaerobica dove sono possibili
l’ottimizzazione e il potenziamento. E soprattutto,
Vogelsang si pone decisamente al
passo con i tempi.
Basta andare sul sito e iniziare l’esporazione
dello spazio 3D. Buon divertimento! l
Gli impianti di trattamento delle acque
reflue hanno un peso maggiore sul clima
poiché emettono quantitativi di ossido
di diazoto (N 2 O) più di quanto si supponesse.
Lo rileva l’Istituto federale per la ricerca sulle
acque (EAWAG) che ha analizzato in particolare
il protossido di azoto (N 2 O), un gas dannoso
per il clima e per lo strato di ozono,emesso
dagli impianti durante le diverse fasi di
lavorazione. A quanto pare, in Svizzera sono
responsabili dell’1 per cento di tutte le emissioni
di gas a effetto serra. Nella medesima,
si contano circa 800 impianti di depurazione
delle acque gestiti a livello comunale.
Wenzel Gruber, ricercatore dell'EAWAG e primo
autore dello studio, sostiene che a livello
globale il fenomeno è stato sottostimato: "Gli
impianti di trattamento delle acque reflue sono
importanti emettitori di N 2 O, non solo in
Impianti di depurazione in Svizzera:
sarebbero responsabili di molte emissioni
di gas a effetto serra. La ricerca sulle acque
a cura dell’Istituto federale (Eawag)
che ha analizzato il protossido di azoto
Svizzera, ma in tutto il mondo".L'EAWAG ha
effettuato14 campagne di misurazione a lungo
termine in vari tipi di impianti di trattamento
delle acque reflue così da poter creare una
banca dati completa sulle emissioni e comprendere
meglio quali fossero gli agenti responsabili.
Dalla ricerca emerge che, ottimizzando
alcune fasi di lavorazione con lo scopo
di prevenire l'accumulo di nitriti, queste emissioni
possono essere ridotte fino al 75%. l
Ginevra Fontana
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
58 ACQUE REFLUE Soluzioni
PROGETTI E BREVETTI
PROGETTI E BREVETTI
ACQUE REFLUE
59
Raccolte navigate
Federica Lugaresi
Ogni anno attraverso i fiumi, tonnellate di rifiuti in plastica
arrivano nei mari di tutto il mondo. Un’emorragia che
da oggi si può arrestare, grazie ad un progetto italiano
dalla grande innovazione tecnologica. Una soluzione già
applicabile, a basso impatto ambientale, modulare e scalabile
Si stima che al momento siano presenti in
mare circa 150mila tonnellate di plastica fluttuante
e sappiamo che tanto si sta già facendo
per la sua raccolta. Ma perché non risolvere la
questione a valle (che in questo caso sarebbe a
monte) e raccogliere una plastica più da vicino, e
che non sia da desalinizzare in vista di un futuro
recupero e riutilizzo? Un primo vantaggio sarebbe
sicuramente quello economico: attualmente il costo
di raccolta in mare è di circa 50 volte superiore
a quello dei fiumi e, secondo un’analisi condotta
da Deloitte, “la spesa media globale per le operazioni
di pulizia (da plastica) localizzate sui soli corsi
d’acqua si attesta intorno ai 15 miliardi di dollari”.
Ma è altrettanto vero che quelli associati
all’inquinamento (spesa
pubblica per rimediare ai danni sia
ambientali che di salute, perdite
re gi strate dai privati sia nel turismo,
che nella pesca e nell’immobiliare)
sono decisamente superiori
(v. grafico a lato).
Azione preventiva
Nomen omen dicevano i latini.
River Cleaning è di fatto una soluzione
green, già applicabile, che ha
lo scopo di bloccare gli scarti in plastica
trascinati dai fiumi verso i laghi
e gli oceani. Si tratta di un sistema
ideato, brevettato e studiato
da Vanni Covolo, illuminato CEO
della start up, che consente di intercettare
e catturare i rifiuti galleggianti
con una percentuale media pari al 95%,
in corsi d’acqua con una velocità bassa o media
e quindi assolutamente efficace.
Funzionamento H24, risparmio energetico (si
utilizza l’energia dell’acqua), nessuna interferenza
con la navigazione, fauna e sedimenti fluviali,
identificano i punti di forza del progetto.
Fonte: River Cleaning (estrapolato da dati Deloitte).
Le boe disposte
in sequenza,
consentono
di intercettare
e spostare i rifiuti
per effetto
della rotazione,
fino al punto
di raccolta.
I vantaggi
Recuperare i rifiuti in loco e valorizzarli consente
di potenziare la value chain della plastica, riducendo
la necessità di produrre – ma anche di acquistare
– materia prima vergine. River Cleaning
permetterebbe infatti alle municipalità operanti
nel settore della raccolta di rifiuti, di aumentare
la propria efficacia nella loro gestione. In ottica
di economia circolare, gli scarti recuperati dai
fiumi “potrebbero venire intercettati da aziende
con cui stiamo già parlando – spiega Covolo –
che sono strutturate per riottenere il granulo plastico.
All’interno del nostro progetto, il passo successivo,
sarà quello di selezionare i diversi tipi di
plastica, per evitare che il materiale termoplastico
si mischi col polietilene, e possa quindi essere
lavorato più volte senza perdere le proprie caratteristiche
chimico-fisiche e di resistenza”.
“Nell’immediato, poiché non esiste ancora una
rete di questo tipo, si potrà procedere con la pirolisi
per ottenere una sorta di combustibile da
rimaneggiare ed utilizzare”, continua Vanni.
Attualmente è nei piccoli corsi d’acqua che si
avrebbero i maggiori risultati, poiché in questo
caso gli investimenti risultano contenuti. A dif-
Marzo 2022
Marzo 2022
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
60 ACQUE REFLUE
Il sistema
di ancoraggio
al fondo
delle boe,
non interferisce
con la navigazione.
PROGETTI E BREVETTI
SESTO SIMPOSIO SULLA CIRCULAR ECONOMY
E L’ URBAN MINING / 10TH ANNIVERSARY
CAPRI / 18-20 MAGGIO 2022
I rifiuti intercettati vengono spostati, di boa in boa
per effetto della rotazione, fino ad un punto di raccolta
presso le sponde, in un box apposito. Al momento,
viene svuotato manualmente, ma i rifiuti
possono essere prelevati da un nastro trasportatore
e collettati in un container più grande.
Vanni Covolo, CEO
di River Cleaning.
ferenza dei grandi fiumi/canali che
comporterebbero invece investimenti
di una certa caratura.
Specifiche di funzionamento
Nulla è stato lasciato al caso. River
Cleaning ha realizzato un sistema
costituito da boe (diametro di 1 metro
circa) dotate di protusioni semirigide
che agevolano la cattura meccanica
dei rifiuti. Il modello attuale
ha una profondità di 30 cm e sporge
dal pelo dell’acqua di circa 5-10 cm.
La parte subacquea, è dotata di una struttura a turbina
con alette studiate per massimizzare l’effetto
rotatorio, ottenuto dalla spinta della corrente.
L’impianto è costituito da più moduli boa (e disposti
in sequenza), ancorati uno per uno ad una
struttura sottostante, fissata al letto del fiume,
o sulle pareti (ciò dipende dalla profondità e dalla
morfologia, e dalla dimensione di eventuali imbarcazioni).
Un sistema di regolazione (basato
su un contrappeso) della posizione, consente
alle boe di rimettersi in linea successivamente
al passaggio di un’imbarcazione o alla variazione
di livello dell’acqua.
In divenire…
L’impianto pilota permanente fissato nella roggia
Dolfina di Rosà (fiume Brenta) è stato installato
lo scorso giugno ed è tuttora in funzione. Con
grandi soddisfazioni, dopo aver condotto verifiche
sul funzionamento e catalogazione dei rifiuti. Ma
il sistema River Cleaning è già stato implementato
più volte per rispondere alle diverse richieste
dei possibili scenari internazionali.
Tre sono i sistemi di pulizia dei corsi d’acqua: quello
specifico di cui sopra per la plastica, quello per la
raccolta di oli e liquidi sversati tramite assorbimento,
e tramite filtrazione; entrambi brevettati
ma in fase di progettazione. “Per fare breccia, bisogna
poter risolvere un problema e il progetto ha
delle enormi potenzialità – conclude Covolo – ma
abbiamo bisogno di sostegno per riuscire a crescere
ulteriormente e divenire un sistema di tecnologie
chiave nell’economia blu”.
l
Nei minimi particolari…
La tecnologia del progetto deve essere sostenibile
nel tempo, e per questo è realizzata
per utilizzare forme passive di energia
o integrata con fonti rinnovabili. I moduli
boa inoltre, sono prodotti tramite stampaggio,
con consumo energetico ridotto, in pezzi
assemblabili prima dell’installazione.
Sono costituiti da materiali riciclati e riciclabili
(polipropilene) ed anche la struttura
di ancoraggio in metallo, è riciclabile a fine
vita. Il sistema è inoltre progettato per avere
lunga vita nel tempo.
Il SUM 2022 – Sesto Simposio Internazionale sull’Economia Circolare e l’Urban Mining – si terrà dal 18 al 20 Maggio 2022 nella
meravigliosa cornice di Capri, presso il Centro Congressi Comunale nel cuore della città.
Il SUM rappresenta oggi il Forum di riferimento internazionale per il dibattito scientifico e tecnico sul recupero di risorse e riciclo di
materiali dai rifiuti. In questa edizione ricorre il 10° anniversario del Simposio.
Il SUM 2022, organizzato dall’IWWG - International Waste Working Group, conta sul supporto scientifico di prestigiosi atenei italiani
e stranieri: Università degli Studi di Padova, Hamburg University of Technology (DE), Denmark University of Technology (DK), TU
Wien (AT), Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (IT), Università degli Studi di Napoli “Federico II”, University of Hong Kong
(HK), Tsinghua University (CN).
Il Programma scientifico si articolerà in tre giornate di lavori, ciascuna articolata in tre sessioni parallele distribuite in sedi contigue
ubicate al centro di Capri, con quotidiani momenti di confronto in seduta plenaria. A fine Simposio, il sabato mattina, è prevista
un’escursione a bordo di un tipico gozzo caprese, per ammirare da un punto di vista privilegiato gli scorci più belli di Capri, tra cui
i Faraglioni, la famosa Grotta Azzurra, il Faro di Punta Carena e Villa Malaparte.
TEMI DEL SIMPOSIO
Recupero e riciclaggio di materiali e risorse / Prevenzione, minimizzazione e preparazione al riuso / Tecnologie per il recupero e
la valorizzazione dei materiali / Materiali specifici nell’ Economia Circolare / Landfill mining / Controllo della qualità nella filiera del
riciclaggio / Trattamenti di valorizzazione di materiali e risorse / Chiusura del ciclo della materia nell’Economia Circolare / Aspetti
economici e finanziari / Aspetti normativi e legali / Mezzi e strumenti per la valutazione dei progetti / Educazione, comunicazione,
aspetti sociali e partecipazione pubblica / Soluzioni digitali per l’Economia Circolare / Waste architecture - Gestione dei rifiuti
e spazio urbano /“Tecnologie Blu” per l’Economia Circolare sostenibile / Recupero di risorse nei paesi in via di sviluppo / Altro
Per approfondire tutti gli argomenti visitare: www.sumsymposium.it/it/temi
INVIO LAVORI E PROPOSTE DI WORKSHOP
Gli autori interessati a presentare il proprio lavoro al SUM 2022 dovranno inviare una proposta tramite l’apposito form online. I contributi
possono essere presentati in forma di short paper (3-4 pagine) o articolo completo. Si accettano anche proposte di workshop.
Per ulteriori informazioni visitare il sito al seguente link: www.sumsymposium.it/it/call-for-papers.
INFORMAZIONI
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria organizzativa:
Eurowaste Srl / Via Beato Pellegrino 23, Padova / info@sumsymposium.it / tel. 049 8726986 / www.sumsymposium.it
con il patrocinio di:
Organizzato da
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
62 ACQUE REFLUE Soluzioni
ACQUA DI ZAVORRA
ACQUA DI ZAVORRA
ACQUE REFLUE
63
L’acqua di zavorra
viene utilizzata
per bilanciare
le variazioni
di peso
e le diverse
configurazioni
di carico.
Giovanni Milio
Mare profumo di mare
Le navi da carico sono progettate per operare in determinate
configurazioni ottimali per dislocamento, pescaggio
e distribuzione dei pesi. Quando viaggiano in altre modalità,
è necessario caricare zavorra. Che altro non è che acqua di mare
La zavorra comporta notevoli vantaggi per una
nave. Innanzitutto, abbassando il baricentro,
viene fornita stabilità trasversale, contrastando
il momento di rollio. In questo modo si riduce
lo stress sulle strutture dello scafo, anche
perché la sua presenza smorza le forze deformanti
a diverse frequenze, impedendo che entrino in risonanza.
E poi, migliora l’efficienza della propulsione
e la manovrabilità (si può dire che aumenta
il “grip”), e quindi complessivamente garantisce
condizioni operative più sicure nel corso del viaggio.
Da stato a stato
Un tempo la zavorra sulle navi era solida, costituita
da sabbia o blocchi di cemento, posti nella parte
più bassa dello scafo, la sentina. Per questo era
molto difficile cambiarne la composizione, e del
tutto impossibile variarla in corso di rotta. Ma tutto
è cambiato con l’arrivo delle pompe ad alta portata.
Ciò ha permesso di utilizzare l’acqua di mare come
zavorra - conservandola in appositi serbatoi - caricandola
e scaricandola anche parzialmente, per
compensare le variazioni di peso e di distribuzione
dello stesso delle diverse configurazioni di carico,
anche dovute al consumo di carburante e acqua
(per le navi passeggeri). Il tipo di zavorra dinamica
è utile anche in caso di incidenti, perché consente
per esempio, di raddrizzare una nave che ha imbarcato
acqua da una falla.
Non c’è da stupirsi quindi se oggi tutte le navi utilizzino
abbondantemente questo strumento. Le
stazze sono importanti: una superpetroliera ha
una capacità di imbarco anche di 95.000 m 3 di acqua
di zavorra, una portacontainer da 14.000 teu
si “accontenta” di 20.000 m 3 . Ricordiamo che un
metro cubo d’acqua di mare pesa circa una tonnellata.
In un anno la flotta mercantile mondiale
porta in giro per gli oceani, prelevandola e scaricandola
anche in diversi punti della rotta, dieci miliardi
di tonnellate di acqua di mare.
Il problema degli alieni
Come detto poc’anzi, l’acqua di zavorra viene
conservata in serbatoi dedicati. Si può quindi
considerare pulita (quella che si carica, si scarica)
ma anche se non contiene idrocarburi e altri in-
quinanti, non è propriamente innocua. Con l’acqua
infatti viaggiano molti passeggeri clandestini
e indesiderati. Viste le dimensioni delle zavorre,
il loro carico e scarico avviene attraverso prese
e pompe di grande capacità. Le pompe di una
superpetroliera “lavorano” 5.800 m 3 l’ora. Esse
sono dotate di griglie e filtri, ma le maglie non
sono fittissime, pena riduzione della portata.
Migliaia di specie marine possono così essere
trasportate nelle acque di zavorra se di piccola
taglia: tra cui batteri ed altri microbi (microalghe),
piccoli invertebrati e uova, cisti e larve di varie
specie. Praticamente tutte le specie marine hanno
un ciclo di vita che include uno stadio di queste
dimensioni, e molte riescono a sopravvivere nelle
acque di zavorra e nei sedimenti (se il caricamento
della zavorra avviene in porto) trasportati
dalle navi anche in viaggi di alcuni mesi. Ne consegue
che, se le condizioni ambientali dove viene
scaricata la zavorra sono favorevoli, le specie
aliene possono riprodursi, e non avendo nemici
naturali, moltiplicarsi.
Un regolamento, finalmente
Dal 1900 ad oggi nel mondo, il numero di invasioni
di specie aliene è aumentato di 5,5 volte. Alla fine
degli anni ’80 il problema venne fortemente sollevato
da Canada e Australia. Dopo 14 anni di negoziati
in sede IMO (International Maritime
Organization) è stata promulgata la Convenzione
Internazionale per il Controllo e la Gestione delle
Acque di Zavorra. Entrata in vigore nel 2017, è oggi
ratificata da 88 Paesi, tra cui l’Italia (Governo Conte
1, agosto 2019…). La Convenzione prevede che tutte
le navi battenti bandiera di uno stato aderente
o di uno stato non aderente ma che navigano nelle
acque territoriali di uno stato aderente, debbano
mantenere un registro delle operazioni di zavorra,
e avere un piano di gestione delle stesse acque
che deve essere certificato in caso la nave superi
le 400 tonnellate di stazza lorda. Dal punto di vista
operativo, la convenzione prevede 2 standard principali
per la gestione delle acque di zavorra. Quello
D1 prevede lo scambio delle acque con un'efficienza
volumetrica pari al 95% dell’imbarcato ad
una distanza dalla costa di almeno 200 miglia marine,
e in acque caratterizzate da una profondità
di almeno 200 metri.
Lo standard D2 è molto più stringente, e prevede
l’utilizzo di un sistema di trattamento che deve
soddisfare uno standard prestazionale basato sul
numero massimo di organismi (per unità di volume)
rimasto dopo il trattamento (vedi tabella sotto).
La convenzione prevede un meccanismo di passaggio
unidirezionale da D1 a D2. Il fatto che questo
accada dipenderà molto dalla politica dei più grandi
attori del commercio mondiale. A nessuno piacerebbe
essere abbordato dalla Guardia Costiera
americana. Ma torneremo sull’argomento, trattando
dei sistemi disponibili per il protocollo D2
sul prossimo numero.
l
Controllo
delle acque
di zavorra.
Limiti massimi
consentiti
per le specie
aliene.
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
64 ACQUE REFLUE Soluzioni
WASTE SEGNALA
5 a Edizione Special Conference Day
25-26 & 27
MAGGIO 2022
FIERA DI PORDENONE
NOVITÀ 2022
GLI APPUNTAMENTI
DA NON PERDERE
In AquaFarm, la mattina del 26 maggio
si terrà la conferenza Aquacoltura 4.0,
dove si tratterà tra l’altro di tecnologie
avanzate per la depurazione e il riciclo
delle acque d’allevamento. Nel pomeriggio
dello stesso giorno seguirà la
sessione SOS Costi Energetici, dove
saranno centrali i metodi di mitigazione,
dall’utilizzo degli scarti e dei fanghi
per la produzione di biogas all’agrivoltaico.
In NovelFarm il 26 maggio nel pomeriggio,
si parlerà di Greenhouses are
green. Anche qui si tratterà di utilizzo
degli scarti delle coltivazioni per la produzione
di energia necessaria al funzionamento
degli impianti fuorisuolo.
Infine, in AlgaeFarm il 26 mattina, la
sessione Microalgae Applications tratterà
estesamente di un nostro cavallo
di battaglia, l’utilizzo dei microrganismi
per la depurazione dei reflui di ogni tipo.
Maggiori dettagli sulle sessioni sono
reperibili sui siti dei rispettivi eventi.
Economia circolare
tra pesci e serre
Afine maggio (25-26 con special conference FAO il 27) si
terranno in contemporanea la 5° edizione di AquaFarm,
fiera internazionale dedicata all’acquacoltura, la maggiore
del Me diterraneo, e la 3° di NovelFarm, che invece copre le tecniche
innovative di colture vegetali, come idroponica, vertical farming
e agricoltura urbana.
Nell’ambito di AquaFarm sarà presente anche la sezione
AlgaeFarm, dedicata all’alghicoltura. Sono tutte aree che da
tempo hanno abbracciato i principi dell’economia circolare.
Riteniamo quindi interessante fornire ai lettori di Waste alcune
indicazioni sulle sessioni di conferenza potenzialmente più interessanti.
5 a
Edizione
INDOOR E VERTICAL
FARMING
www.aquafarmexpo.it
Mostra convegno internazionale
sulle nuove tecniche di coltivazione,
fuori suolo e vertical farming
PRODUZIONE
INTEGRATA
NUOVE TECNICHE
DI COLTIVAZIONE
ALGOCOLTURA
Mostra Convegno internazionale
su acquacoltura, algocoltura
e industria della pesca
ACQUACOLTURA
ALGOCOLTURA
PESCA SOSTENIBILE
www.novelfarmexpo.it
MOLLUSCHICOLTURA
3 a
Edizione
ORGANIZZATO DA
http://novelfarmexpo.it/
http://www.aquafarm.show/
MAIN SPONSOR
PARTNER
CONFERENZE E UFFICIO STAMPA
Marzo 2022
66 VEICOLI&ALLESTIMENTI CAMION ELETTRICI
CAMION ELETTRICI
VEICOLI&ALLESTIMENTI
67
A sinistra, un Renault Trucks D 16 Z.E. di 16 tonnellate di massa totale
a terra, allestito con cella frigorifera (anch’essa ad azionamento elettrico)
Lamberet. Sopra, un D Wide Z.E. da 26 ton con compattatore Mazzocchia.
Arrivano gli alternativi
Gianenrico Griffini
Già operativi o in fase di dimostrazione in Italia i primi mezzi
di trasporto a trazione elettrica a batterie (Bev) dei segmenti
medio e pesante. Le proposte di Daf, Renault Trucks e Scania
Adesso non si può più chiamarli prototipi,
poiché sono a tutti gli effetti dei mezzi in
produzione, anche se con volumi limitati.
Si tratta dei camion a trazione elettrica a batterie
(Bev) appartenenti ai segmenti medio e
pesante, che alcuni costruttori hanno presentato
o fornito in Italia a clienti selezionati. Lo
scopo è di farli conoscere agli operatori, di dimostrare
che sono affidabili e in grado di svolgere
le missioni di trasporto previste dai pro-
Marzo 2022
Sopra, affiancati, un LF
e un CF Electric di Daf.
Gli LF sono proposti
in versione autotelaio
cabinato 4x2
con motore
da 260 chilowatt. I CF
sono disponibili
nelle varianti trattore
e autotelaio a tre assi
(foto a fianco).
68 VEICOLI&ALLESTIMENTI
CAMION ELETTRICI
SPECIALE IGIENE URBANA
VEICOLI&ALLESTIMENTI
69
Alcuni elettrici
a batteria (Bev)
di Scania in servizio
sulle strade italiane.
Si tratta di autotelai due
o tre assi 25 P o 25 L.
Questi ultimi con cabina
ad accesso facilitato.
In tutti i casi, il motore
elettrico è da 230
chilowatt.
gettisti, fino ad ora affidate solo ai modelli diesel.
La novità di maggior rilievo sta nel fatto che oggi
gli elettrici si affacciano sul mercato anche in
abbinamento con allestimenti azionati dalla
corrente delle batterie. Sono veicoli a emissioni
localmente nulle sia quando viaggiano, sia
quando utilizzano l’attrezzatura di bordo - per
esempio, un gruppo frigorifero o un compattatore
per rifiuti urbani - attraverso una presa
di forza (ePto) anch’essa elettrica.
Celle frigorifere e compattatori
Fra i primi camion a trazione elettrica dei segmenti
medio e pesante affacciatisi sul mercato
italiano figurano quelli di Renault Trucks. In particolare,
un D 16 Z.E. di 16 ton di massa totale
a terra con allestimento isotermico della
Lamberet e un D Wide Z.E. 6x2 dotato di compattatore
a carico posteriore ad azionamento
elettrico di Mazzocchia. Il primo modello monta
un motore da 130 chilowatt (con autonomia fino
a 400 chilometri, secondo il numero di pacchi
batterie agli ioni di litio presenti a bordo) mentre
il secondo utilizza due gruppi da 260 chilowatt
di potenza complessiva, con un raggio operativo
fino a 180 chilometri. L’offerta di elettrici da parte
di Daf si concentra sugli LF e CF Electric. I primi,
adatti soprattutto ai compiti di distribuzione,
sono disponibili in versione autotelaio cabinato
(FA) a due assi con motore a magneti permanenti
da 260 chilowatt. I CF, pensati sia per la
distribuzione che per la raccolta e il trasporto
dei rifiuti, vengono, invece, offerti come trattori
(FT) per combinazioni fino a 37 tonnellate di peso
e come cabinati in versione 6x2 (FAN) con motore
VDL da 210 chilowatt. Nel settore degli elettrici
puri, Scania propone gli autotelai a due o
tre assi 25 P e 25 L con cabina ribassata ad accesso
facilitato, particolarmente adatta per la
raccolta dei rifiuti porta a porta. Il motore elettrico,
sincrono a magneti permanenti, ha una potenza
in continuo di 230 chilowatt e una coppia di 1.300
Newtonmetro
l
Marzo 2022
Una visione di guida diversa
Durante‘Shaping the Now
& Next 2021’ Mercedes-
Benz Trucks ha presentato
soluzioni per il trasporto
merci su strada economico
e a zero emissioni di CO 2
Eliana Puccio
La presentazione
di Mercedes-Benz
Trucks durante
l’evento stampa
“Shaping the Now
and Next 2021”
Marzo 2022
Nell’ambito dell’evento stampa ‘Shaping
the Now and Next 2021’, Mercedes-
Benz ha presentato i concept, i servizi
e le soluzioni Mercedes-Benz Trucks sia attuali
che futuri. Di recente ha lanciato due nuovi
prodotti nel classico segmento Diesel,
l’Actros F e l’Actros L, con i quali possono essere
soddisfatte nel miglior modo possibile le
esigenze individuali: in termini di funzionalità
e ottimo rapporto costo/efficacia nel primo
caso, oppure valore e massimo comfort di guida
nel secondo caso. L’eActros per il servizio
di distribuzione pesante, che è stato presentato
solo a giugno 2021 e sarà prodotto in serie a
Wörth da ottobre 2021, e l’eEconic per servizi
municipali che seguirà nella seconda metà del
2022 sono già completamente elettrificati e localmente
‘carbon neutral’. Dal 2024, l’eActros
LongHaul sarà pronto per la produzione in serie
e nel 2027 verranno consegnati i primi veicoli
di serie del modello GenH2 Truck con sistema
di propulsione a celle di combustibile
a base di idrogeno, entrambi i veicoli consentiranno
quindi il trasporto merci su strada a
zero emissioni locali di CO 2 anche sulle lunghe
percorrenze.
l
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
70 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni
VOLVO TRUCKS ELETTRICI
VOLVO TRUCKS ELETTRICI
VEICOLI&ALLESTIMENTI
71
Dal grande Nord
con la scossa
Sopra, un trattore Fm Electric, sviluppato
per i compiti di distribuzione a medio raggio.
Può essere dotato di due o tre motori
con potenza complessiva fino a 490 chilowatt.
Gianenrico Griffini
Accanto agli Fl ed Fe Electric, in produzione dal 2019, previsti
per la seconda metà del 2022 gli Fh ed Fm Electric in versione
trattore. All’inizio 2023 i cabinati elettrici Fh, Fm ed Fmx
Sopra, un trattore Fh
Electric. Nella pagina
a fianco, il gruppo
di trazione con tre
motori elettrici da 490
chilowatt di potenza
in continuo, abbinata
al cambio
automatizzato I-Shift.
Gli Yankee con la spina
Per un player globale come Volvo Trucks,
la spinta verso l’elettrificazione non è certo
confinata ai mercati europei. Investe
Prosegue senza interruzioni il programma
di elettrificazione dell’offerta di prodotto
di Volvo Trucks. Accanto agli Fl ed Fe
Electric per i compiti di distribuzione locale e
per i servizi municipali, in produzione dal 2019,
la Casa svedese ha infatti iniziato la commercializzazione
degli Fh, Fm ed Fmx Electric, la
cui produzione avrà inizio nel 2022-2023. In particolare,
le versioni trattore degli Fh ed Fm arriveranno
sul mercato nella seconda metà di
quest’anno, mentre i carri Fh, Fm ed Fmx
Electric sono previsti per l’inizio del 2023. Questa
accelerazione nel processo di elettrificazione
della gamma trova precisi riscontri negli obiettivi
di lungo termine di de-carbonizzazione stabiliti
dalla Casa svedese. Che parlano di una ri-
anche, con differenti modelli e proposte,
i paesi extra Ue, come gli Stati Uniti. In
Nord America, l’offerta di prodotto comprende
la gamma Vnr Electric, disponibile
come autotelaio 4x2 e in versione trattore
4x2 e 6x2. Il primo modello, che ha un
peso totale di 15 ton, è adatto per i compiti
di distribuzione regionale lungo percorsi
pianificati. Ha un’autonomia operativa dichiarata
di circa 240 km. Il Vnr trattore 4x2
ha un raggio d’azione massimo attorno ai
190 km, così come la versione 6x2.
duzione del 50 per cento delle emissioni di CO 2
dei camion venduti entro il 2030 (rispetto al livello
del 2019, preso come anno di riferimento)
e di un abbattimento del 100 per cento nel 2040.
Ciò per centrare il target dell’annullamento delle
emissioni di CO 2 (nel computo globale dal
pozzo alle ruote o well-to-wheel) dei propri veicoli
in circolazione entro il 2050. La strategia di
elettrificazione della Case svedese prevede un
approccio sistematico, passo dopo passo, ai diversi
comparti del trasporto su strada. A partire
dalla distribuzione locale (Fl Electric), dai servizi
municipali (Fe Electric) e dalle missioni di appoggio
al cantiere in ambiente urbano (Fmx
Electric) per poi estendersi ai collegamenti re-
Sopra, un Fmx Electric a quattro assi dotato gru retrocabina. Grazie a
un’ampia offerta di prese di forza, anche l’allestimento può essere azionato
in solo elettrico, prelevando energia direttamente dalle batterie. L’Fmx
Electric è destinato a operare soprattutto nei cantieri situati in aree urbane.
gionali (Fh Electric) e ai trasporti a lunga distanza
con l’offerta di mezzi dotati di celle a
combustibile (Fcev). Per gli Fh, Fm ed Fmx
Electric la Casa svedese ha messo a punto due
unità di trazione - con due o tre motori elettrici
- secondo la specifica missione di trasporto. Il
gruppo di minori dimensioni ha una potenza in
continuo di 330 chilowatt, mentre quello top di
gamma raggiunge i 490 chilowatt. In entrambi
i casi, i motori sono abbinati al cambio automatizzato
I-Shift, dotato di software di cambiata
studiato per le catene cinematiche elettriche.
Un altro punto qualificate dell’offerta green di
Volvo Trucks è rappresentato dalle prese di forza
per azionare l’allestimento.
l
Marzo 2022
Marzo 2022
e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
9
000_000_COVER_19_marzo_2022_SENZA_COSTA Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:23 Pagina 3
Anno VI
Marzo
2022
www.wme-expo.com
54_55_Riciclo scarti caseari Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:09 Pagina 55
46_48_scarti_tessili.qxp-ok 2.qxp-Ok1.qxp_Layout 1 07/03/22 12:07 Pagina 46
46 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni
CIRCOLARITÀ NEL TESSILE
Soluzioni e tecnologie
per l’ambiente
Economia Circolare
Tessuto in Lanital,
la fibra ricavata
dagli scarti
di lavorazione
dell’industria
casearia, ormai
arrivata alla sua terza
generazione.
TESSUTI INNOVATIVI BIOWASTE 55
HOST SPONSOR
Eliana Puccio
Più a tavola
meno in discarica
A Ecomondo EBLI, Ente Bilaterale Lavanderie Industriali,
ha presentato un’analisi comparativa sul “Life Cycle
Assessment” che riguarda sia il tovagliolato riutilizzabile
che quello monouso. I dati emersi? Sono interessanti
Casa Editrice
la fiaccola srl
Flashback
Il Lanital (connubio delle parole Lana Italiana), è un filato nato
dalla ricerca tecnologica promossa dal regime fascista nel settore
del tessile. Deriva dalla filatura della caseina del latte e
doveva essere un surrogato della lana. Il brevetto risale agli
anni ’30 per sostituire la lana, molto scarsa in quei tempi, a
causa dell’embargo dopo la guerra di Etiopia. Tanti i pregi (ad
esempio l’ottima resa termica) ma velocemente deperibile e
dalla facile usura. Con l’arrivo dei filati sintetici derivati dal petrolio,
molto resistenti e ad ampia diffusione, il filato è divenuto
meno popolare e quindi caduto in disuso.
Exhibition & Conference
Fibra di latte in purezza.
sere filabile. In realtà nulla di nuovo, poichè il
Lanital (già commercializzato e brevettato tra il
1937 e la prima guerra mondiale dalla SNIA
le innovative tecniche di bio ingegneria, ha
creato una fibra naturale dallo scarto di lavorazione
dei formaggi. Si tratta di un tessuto
confortevole e accogliente, dalle proprietà
ipoallergeniche, anallergiche, traspiranti e
idratanti (rese possibili dalla presenza di am-
Momento
di filatura
del Lanital.
Committed to a Greener Planet
21–23 JUNE 2022 | BERGAMO, ITALY
minoacidi all’interno della struttura del filato).
Viscosa, su scoperta dell’italiano Antonio Ferretti)
La start up è sfociata in Origami, la prima
DA SCARTI
CASEARI,
FIBRE TESSILI
E BIOPLASTICA
DEGRADABILE
Marzo 2022
TOVAGLIATO
RIUTILIZZABILE
O MONOUSO?
LA COMPARAZIONE
DICE CHE...
PLASTICA
CHE
SCALPITA
veniva appunto prodotto per dare vita ad un tessuto
molto simile alla lana, caldo e morbido,
impiegato nell’abbigliamento militare.
Oggi, la ricerca di DueDiLatte supportata dal-
IN OGNI NUMERO
• Rifiuti solidi • Trattamento acque reflue • Biowaste
• Economia Circolare • News • Focus on • Mercato • Case History
abbonamenti@fiaccola.it
Marzo 2022
ISSN 2610-9069
0 0 0 1 9 >
772610 906904
collezione di abbigliamento a base di Lanital,
ormai arrivato alla sua terza generazione. Il
filato infatti è più performante rispetto al passato,
ha una mano più setosa ma senza la
freddezza e rigidità della seta, traspirante e
termoregolante come la lana. l
The European exhibition
and conference for Waste
Management and the
Circular Economy.
EXHIBITION
SPACE –75%
SOLD OUT
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Abbonamento annuo €60,00
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Casa Editrice la fiaccola srl
Via Conca del Naviglio, 37 | 20123 Milano | Tel. 02 89421350 | fax 02 89421484 | www.fiaccola.it
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