Archeomatica 4 2021
Tecnologie per i beni culturali
Tecnologie per i beni culturali
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ivista trimestrale, Anno XIII - Numero IV Dicembre <strong>2021</strong><br />
ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Digitalizzazione<br />
e Ricostruzione<br />
AMOR: quando la tecnologia incontra i Beni Culturali<br />
Fortificazioni sannitiche e modellazione predittiva su Gis<br />
Tecniche di Radiografia Muonica e Rilievo 3D<br />
Fotogrammetria digitale per l’habitat rupestre<br />
www.archeomatica.it
EDITORIALE<br />
Conoscenza, fruizione e riuso<br />
Cari lettori,<br />
in questo numero sentirete parlare con insistenza di tecnologie come la<br />
radiografia muonica, il rilievo GPR, modellazione predittiva su Gis, Laser<br />
scanner e 3D con nuvole di 50 miliardi di punti, che, nonostante il vostro<br />
orecchio assuefatto ad ogni metodo d’indagine non invasiva sul patrimonio<br />
culturale, potranno sollecitare la curiosità della comunità scientifica intorno<br />
ad <strong>Archeomatica</strong> perché applicate all’invisibile e alla sua valutazione,<br />
ma non un qualsiasi invisibile: quell’invisibile che è il risultato del danno<br />
antropico propriamente detto, come l’incendio delle volte della Cattedrale<br />
di Notre-Dame a Parigi nell’aprile 2019 o del riuso, come i pozzi per<br />
l’estrazione della pietra di tufo nella Necropoli ellenistica di Neapolis nel<br />
sottosuolo del Rione Sanità a Napoli o dell’abbandono, come le fortificazioni<br />
sannitiche della Regione Molise e la riscoperta della fortificazione di<br />
Rionero Sannitico. Si tratta della potenzialità di tecnologie, che non<br />
solo ci riportano la memoria esatta, indispensabile al recupero e alla<br />
fruizione, virtuale ed in presenza, di monumenti scomparsi nella scala di<br />
grandezza del paesaggio, anche sotterraneo, ma la consistenza nucleare ed<br />
elettromagnetica di frammenti allo stato di conservazione nullo del detrito<br />
morfogenico e geologico, che, in termini di sostenibilità, chiameremmo<br />
comunemente il rifiuto di un ambiente di discarica. E ad intercettarlo nel<br />
suolo e nelle acque, fosse pure il famigerato barile arrugginito di uranio<br />
impoverito più che una bomba o una testata nucleare inesplosa nella<br />
profondità di un impercorribile parco marino o un microrganismo letale. La<br />
tecnologia per la prima volta in questi ultimi anni ha permesso di prendere<br />
in considerazione la sopravvivenza attraverso i secoli non solo dell’area<br />
protetta e occupata, ma anche di quella degradata e abbandonata,<br />
descrivendo nei minimi dettagli fino a che punto museo e paesaggio possano<br />
avvicinarsi ed essere avvicinati dallo sfruttamento agricolo ed industriale<br />
del territorio, dettando regole per il suo mantenimento, la sua protezione<br />
e la sua salvaguardia e dando spazio non ad una ricerca fine a se stessa,<br />
per quanto enormemente sviluppata ed applicata a tutto il patrimonio<br />
dell’umanità, comprese anche le risorse alimentari, energetiche, chimiche<br />
e minerarie insostituibili, ma ad una storia della sua difesa in termini di<br />
insostituibilità, proprio attraverso la simulazione delle modifiche subite<br />
dall’ambiente e non solo di superficie.<br />
Buona lettura,<br />
Francesca Salvemini
IN QUESTO NUMERO<br />
DOCUMENTAZIONE<br />
6 Rilievo 3D e<br />
fotogrammetria<br />
digitale per lo studio<br />
e la valorizzazione<br />
dell’habitat rupestre:<br />
l’ipogeo sotto Sotto<br />
Castello e la Basilica di<br />
San Giovanni a Rometta<br />
(ME) di Daniela Patti<br />
In copertina una vista 3D della cattedrale di<br />
Notre Dame a Parigi in corso di ricostruzione<br />
dopo il grande incendio del 2019, realizzata<br />
con le tecniche della scansione laser e della<br />
fotogrammetria. Questi dati assemblati hanno<br />
permesso di recuperare tutte le misure (nuvole<br />
di punti) del tetto a capriate (la “foresta”)<br />
e della guglia che sono scomparsi con l’incendio.<br />
In totale si contano tra i 30 e i 50 miliardi<br />
di punti acquisiti.<br />
14 Progetto AMOR:<br />
quando la tecnologia<br />
incontra i Beni Culturali<br />
di Nicole Dore, Francesco<br />
Cochetti, Maria Elena Corrado,<br />
Carlo Cacace, Paolo Osso, Michele<br />
Luglio, Francesco Zampognaro,<br />
Ilaria Catapano<br />
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ArcheomaticA<br />
Tecnologie per i Beni Culturali<br />
Anno XIII, N° 4 - DICEMBRE <strong>2021</strong><br />
<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />
italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />
e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />
la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />
culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />
tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />
diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />
in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />
parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />
avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />
"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />
che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />
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Direttore<br />
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Direttore Responsabile<br />
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Comitato scientifico<br />
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Redazione<br />
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Licia Romano<br />
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Valerio Carlucci<br />
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Luca Papi<br />
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RESTAURO<br />
22 Tecniche di Radiografia<br />
Muonica e Rilievo 3D per<br />
l'individuazione di ipogei<br />
nascosti.<br />
La necropoli ellenistica di<br />
Neapolis, un tesoro ancora<br />
da scoprire esplorato con<br />
le stesse tecniche delle piramidi<br />
18 Fortificazioni sannitiche e<br />
modellazione predittiva<br />
su Gis . L’individuazione<br />
di una fortificazione inedita<br />
presso Montalto (Rionero<br />
Sannitico, IS) di Michele Fasolo,<br />
Tito Frate, Bruno Sardella<br />
di F.Capriuoli, L.Coscarelli, C.Leggieri, F.Colussi,<br />
M.Amodio, A.Piemonte, M.Bisdomini, V.Tioukov, N. Zimmermann<br />
RUBRICHE<br />
38 ARCHEOLOGIA<br />
FLORENSE<br />
38 AZIENDE E<br />
PRODOTTI<br />
Soluzioni allo Stato<br />
dell'Arte<br />
42 AGORÀ<br />
Notizie dal mondo delle<br />
Tecnologie dei Beni<br />
Culturali<br />
46 EVENTI<br />
INSERZIONISTI<br />
BMTA 39<br />
Datronix 13<br />
Esri 33<br />
Hubstract 47<br />
ispRS 41<br />
Nais solutions 48<br />
28 La Digitalizzazione al centro<br />
del progetto di ricostruzione della<br />
Cattedrale di Notre-Dame<br />
Planetek 2<br />
Stonex 37<br />
Teorema 46<br />
di Art Graphique & Patrimoine<br />
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ata ChiusuRa in Redazione: 7 MARZO 2022
DOCUMENTAZIONE<br />
Rilievo 3D e fotogrammetria digitale per lo<br />
studio e la valorizzazione dell’habitat rupestre:<br />
l’ipogeo sotto Sotto Castello e la Basilica di San Giovanni a Rometta (ME)<br />
di Daniela Patti<br />
Fig. 1 - Rometta (ME). A. Ubicazione di Rometta. B. Il centro fortificato (da Gooole Earth)<br />
Il contributo focalizza<br />
l’attenzione su due luoghi di culto<br />
rupestri di Rometta: la basilica in<br />
Contrada San Salvatore e l’ipogeo<br />
in Contrada Sotto Castello. Date<br />
le caratteristiche delle unità<br />
rupestri, essi sono state oggetto<br />
di rilievo 3d e fotogrammetria<br />
digitale, utile non solo a fini<br />
scientifici ma anche per la<br />
valorizzazione e la comunicazione<br />
del patrimonio culturale.<br />
Il centro fortificato di Rometta (IGM F° 253 I S.E. (38°17’1’’<br />
Lat. N., 15°41’4’’ Long. E, fig. 1 A, 1 B) è noto dalle fonti per<br />
essere stata l’ultimo baluardo dell’eroica resistenza della città<br />
bizantina alla conquista islamica (Cozza Luzi 1890). Fu espugnato<br />
nel 965 (138 anni dopo lo sbarco a Marsala) dai Berberi che<br />
lo perderanno già quasi un secolo dopo (Amari 1857; Amari 1858,<br />
70; Gazzara 2006, 25-28). Il ruolo esercitato da Rometta come<br />
estremo baluardo della cristianità bizantina e quasi come limes<br />
della grecità, rivitalizzato in seguito dai flussi migratori del X<br />
secolo e l’importanza della fase bizantina della città sono testimoniati<br />
archeologicamente dalla chiesa di “Gesù e Maria”, già<br />
“Santa Maria dei Cerei", che costituisce una delle più importanti<br />
testimonianze dell’architettura bizantina in Sicilia.<br />
Il territorio di Rometta presenta un notevole potenziale archeologico<br />
legato anche alla presenza diffusa dell’habitat rupestre<br />
ricco di numerose testimonianze, per la maggior parte ad uso<br />
funerario ma continuamente riutilizzate per diversi usi fino ai<br />
giorni nostri (Scibona 1975-76; Scibona 1982). Si tratta di unità<br />
rupestri poste in stretta connessione con la viabilità terrestre e<br />
con le fiumare e distribuite nei versanti scoscesi e terrazzati, in<br />
particolare modo nelle contrade dove si trovano anche due tra<br />
le unità rupestri con destinazione cultuale più significative: l’oratorio<br />
ipogeo di Sotto Castello e la cosiddetta basilica rupestre<br />
di San Giovanni, oltre che la stessa acropoli rocciosa su cui insiste<br />
sin dall’antichità l’attuale centro abitato di Rometta, che<br />
presenta tutti i requisiti naturali che la rendono una piazzaforte<br />
formidabile, una fortezza inespugnabile, evidente anche nello<br />
stesso toponimo ((ε)ρυματα o ρηματα), con il quale la città viene<br />
identificata nella Vita di San Saba da Collesano (Cod. Vat. gr.<br />
2072), composta dal patriarca di Gerusalemme Oreste alla fine<br />
del X secolo (Cozza Luzi 1890; Kislinger - Maurici 2014).<br />
6 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />
Fig. 2 - Rometta (ME). Ipogeo in contrada Sotto Castello. Immagini dell’ipogeo e del costone roccioso (sinistra) e pianta dell'ipogeo (destra) dedotte dalla mesh<br />
generata a partire dalla nuvola acquisita con il laser scanner (elaborazione ing. A.A. Zappani).<br />
L’HABITAT RUPESTRE<br />
Lo studio dell’habitat rupestre del territorio, nonostante<br />
le difficoltà della ricerca dovute al rimaneggiamento<br />
ininterrotto delle unità connesso alle trasformazioni e rifunzionalizzazioni<br />
continue degli ambienti, in molti casi<br />
senza soluzione di continuità, è fondamentale per la comprensione<br />
e per la ricostruzione del paesaggio e delle sue<br />
modificazioni dall’antichità.<br />
Numerose sono ancora oggi le problematiche della ricerca<br />
sull’habitat rupestre di Rometta e del suo territorio, anche<br />
in considerazione del fatto che esso ha suscitato scarsa<br />
considerazione da parte della ricerca archeologica: dopo<br />
le prime segnalazioni dello Scibona (Scibona 1982), solo<br />
in anni recenti ha risvegliato l’interesse di studiosi (Messina<br />
2001, Messina 2014, Giglio 2003) circoscritto ai luoghi<br />
di culto ma anche connesso alle specifiche problematiche<br />
e metodologie della ricerca degli insediamenti rupestri.<br />
Una delle principali difficoltà si lega alla definizione tipologica<br />
e alla definizione di una cronologia assoluta, in<br />
assenza di elementi caratteristici necessari per ricostruire<br />
la sequenza stratigrafica di un ambiente rupestre, tanto<br />
più necessaria, come in questo caso, in assenza di apparati<br />
decorativi che possano dare indizi utili per un inquadramento<br />
cronologico (Caprara Dell’Aquila 2004, 133-136;<br />
Lembo 2007, 159-168; Masini 2004, 97-108).<br />
Lo studio degli ambienti rupestri pone una serie di problemi,<br />
dovuti sia alla particolare tecnica di realizzazione “per<br />
levare”, sia alla particolare distribuzione degli spazi, di<br />
forma e dimensioni articolate, con superfici molto irregolari<br />
che ne rendono difficoltosi il rilievo e la rappresentazione<br />
geometrica. Il rilievo in 3D, pertanto, è estremamente<br />
adatto alla documentazione di geometrie complesse e<br />
irregolari come queste. L’utilizzo del laser scanner 3D e<br />
della fotogrammetria digitale nell’analisi tecnica del monumento<br />
in campo archeologico consente di ottenere una<br />
visione globale della struttura, e nel caso delle strutture<br />
in negativo, quali quelle rupestri, consente di superare<br />
spesso i punti critici del rilievo tradizionale, conseguenti<br />
alla necessità di rappresentare geometricamente le superfici<br />
molto irregolari (Masini 2004; Potenza 2007). Il rilievo<br />
3D costituisce uno strumento “conoscitivo” della struttura<br />
consentendo nuove opportunità grafico-analitiche di indagine<br />
e maggiori possibilità di analisi, in quanto si ampliano<br />
i modi e le occasioni attraverso cui il rilevatore “conosce”<br />
il manufatto. L’oggettività dei dati acquisiti tramite il rilievo<br />
consente un’analisi per molti versi simile a quella<br />
condotta sul manufatto reale, maggiori possibilità conoscitive<br />
e modalità grafiche di documentazione.<br />
L’analisi tecnica ed archeologica tramite il rilievo 3D, oltre<br />
all’indagine tipologica, ha permesso di documentare e di<br />
riconfigurare gli spazi e consentito anche una riflessione<br />
sulla diversa articolazione e funzione degli spazi all’interno<br />
delle unità rupestri, da collegare alle diverse destinazioni<br />
d’uso.Tali rifunzionalizzazioni spesso hanno obliterato i<br />
segni precedenti e, purtroppo, anche in assenza di altri indicatori,<br />
rendono molto difficoltosa l’individuazione delle<br />
tracce antropiche connesse alle specifiche destinazioni e<br />
del loro rapporto di interdipendenza (specchio epigrafico).<br />
La metodologia utilizzata per la ricostruzione diacronica<br />
delle strutture costruite implica il fatto che i tradizionali<br />
metodi di acquisizione, lettura, analisi, classificazione di<br />
tutti i dati contenuti risultino poco adatti allo studio di<br />
ambienti non costruiti, ma “ricavati” (Parenti 1988) ove<br />
occorre distinguere, sulla base del tipo di irregolarità sulla<br />
superficie, quali difformità siano di origini naturali e quali<br />
di origine antropica. L’esame delle tracce di lavorazione<br />
sulla superficie rocciosa relativa alla sottrazione di materiale<br />
è molto spesso difficile da effettuare, anche se l’analisi<br />
di tali tracce di antropizzazione rimane fondamentale<br />
perché costituisce la chiave di lettura per determinare la<br />
cronologia relativa dell’ambiente oggetto di studio e le<br />
sue fasi di vita e di uso (De Minicis 2008, 25).<br />
L’IPOGEO SOTTO CASTELLO<br />
In contrada Sotto Castello si trova un ipogeo con destinazione<br />
cultuale (fig. 2A, 2B), almeno in una delle sue fasi di<br />
utilizzo, ubicato sul versante Nord del monte, lungo l’antica<br />
rampa di accesso al paese a circa m 50 dal muro medievale<br />
di fortificazione, utilizzato anche come cappella<br />
tardo medievale (Messina 2001, 96). L’ipogeo è costituito<br />
da due ambienti: il più piccolo, nascosto attualmente in<br />
parte da un recente muro in laterizi forati, è posto in fondo<br />
alla parete Est del vano maggiore dal quale si accede,<br />
probabilmente avendo una originaria destinazione funeraria<br />
e presenta una pianta ovale (con altezza massima di m<br />
1,82).<br />
L’ambiente maggiore presenta una pianta quasi quadrata<br />
(m 4,10 per m 3,50); lungo la stessa parete sono due nic-
Fig. 3 - Rometta (ME). Basilica di San Salvatore. Immagine Immagine (sinistra) e pianta (destra) dedotte dalla mesh generata a partire dalla nuvola acquisita con il<br />
laser scanner (elaborazione ing. A.A. Zappani).<br />
chie sovrapposte, tipologia comune anche in ambito funerario<br />
pugliese, ed una forma; la riduzione della profondità<br />
della forma, legata alle operazioni di abbassamento del<br />
piano di calpestio, al momento costituisce, assieme al piccolo<br />
vano sulla parete Est, la testimonianza dell’esistenza<br />
di una prima fase con destinazione funeraria a cui seguì<br />
una seconda, con probabile destinazione cultuale, che<br />
comportò l’abbassamento della quota pavimentale e la realizzazione<br />
della copertura a doppio spiovente. L’altezza<br />
del soffitto al colmo degli spioventi è di m 2,70: si tratta<br />
di misure solitamente riscontrabili in età tardoantica, ma<br />
sussistenti anche nei secoli XII-XIV (Caprara Dell'Aquila,<br />
2004, 459). Il piano di calpestio fu ulteriormente abbassato<br />
(III fase) per l’installazione forse di un piccolo impianto<br />
produttivo a cui rimanderebbe il palinsesto delle tracce di<br />
scavo nella parete Ovest. Infine, al riutilizzo successivo è<br />
da collegare la parete in muratura di pietrame e mattoni<br />
con porta di accesso e una finestra, realizzata in tempi<br />
recenti per accedere all’ambiente.<br />
La presenza di molteplici fori e tracce antropiche nelle<br />
pareti e sul pavimento, legate alla rifunzionalizzazione<br />
dell’unità rupestre, rende molto difficile una corretta<br />
comprensione dello specchio epigrafico, da collegare principalmente<br />
ai numerosi segni cruciformi, tra i quali spicca<br />
una croce patente al colmo del tetto, segni probabilmente<br />
non tutti collegabili alla fase cultuale dell’ipogeo, dal momento<br />
che non tutti sono contemporanei fra loro.<br />
La suggestione di una datazione paleocristiana e/o bizantina<br />
dei graffiti cruciformi e delle due croci non è attualmente<br />
supportata né da dati certi interni, né dalla possibilità<br />
di collegare questo luogo di culto a un abitato nel<br />
sopraterra che fornisca ulteriori indicazioni in merito.<br />
Infatti, il segno cruciforme, assai diffuso in ambiente rupestre,<br />
inciso da devoti o a rilievo, connota unità rupestri<br />
dalla differente destinazione funzionale, copre un arco<br />
cronologico spesso lungo e indefinito, assumendo molteplici<br />
significati: atto di fede; firma; tutela della produzione,<br />
destinazione funeraria, proprietà privata.<br />
LA BASILICA IN CONTRADA SAN GIOVANNI<br />
La cosiddetta “basilica” (fig. 3), è ubicata sul versante<br />
Ovest del costone (anch’esso abitato, perché più soleggiato)<br />
ricco di escavazioni oggi adibite a magazzini, franato<br />
nella parte anteriore: secondo il Messina essa sarebbe da<br />
collegare al casale piuttosto che alla Terra, ossia alla città<br />
fortificata all’interno della cinta muraria (Messina 2001,<br />
Fig. 4 - Rometta (ME). Basilica di San Salvatore. Particolare dei pilastri tagliati.<br />
8 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />
Fig. 5 - Rometta (ME). Basilica di San Salvatore. Sezione trasversale della parete di fondo dedotta dalla mesh generata a partire dalla nuvola acquisita con il laser<br />
scanner (immagine superiore); Sezione della basilica dedotta dalla mesh (immagine sottostante; elaborazione ing. A. Zappani).<br />
96-99). L’edificio presenta pianta rettangolare (m 10,40<br />
per m 5,90 ca.) e un’ampia nicchia lungo la parte di fondo,<br />
larga m 3,15, profonda m 1,30 e fiancheggiata da tre<br />
piccole edicole ricavate nella parte di fondo delle navate<br />
laterali. La basilica doveva avere sette navate divise<br />
da dodici pilastri, demoliti nel 1910 per utilizzare il vano<br />
come stalla (fig. 4); quella centrale maggiore è in asse con<br />
la nicchia centrale. Quest’ultima presenta i resti di un<br />
basamento rettangolare che doveva accogliere un altare<br />
parietale in muratura o legno, ottenuto tramite operazioni<br />
di abbassamento del pavimento originario di circa cm 30.<br />
Miseri lacerti di affreschi devozionali, che rimandano alla<br />
presenza di cornici a doppia fascia rossa, sono scarsamente<br />
leggibili nel pilastro a sinistra della nicchia, nella navata<br />
centrale. L’altezza del soffitto è compresa tra i m 2,65 e m<br />
2,80; benché la medesima altezza sia riscontrabile anche<br />
nell’oratorio di Sotto Castello, questo dato non ci soccorre<br />
nella cronologia. Esso, infatti, oltre a essere attestata<br />
lungo un arco cronologico molto ampio, non costituisce un<br />
dato assoluto, ma è da mettere in relazione con i diversi<br />
abbassamenti del piano di calpestio nel corso dei secoli.<br />
Lo spazio presbiteriale è molto ridotto e doveva essere delimitato<br />
da una iconostasi lignea, di cui però al momento<br />
non sono stati identificati gli incassi né le tracce dell’eventuale<br />
alloggiamento dei pali lignei verticali al soffitto.<br />
L’altare è comunque orientato canonicamente a Est. La<br />
chiesa, in origine intitolata probabilmente a San Nicola,<br />
santo menzionato nelle Rationes Decimarum del secolo XIV<br />
(Messina 2001) reimpiegherebbe una precedente moschea,<br />
collegata alla fase islamica del casale del X secolo. Successivi<br />
alla fase cultuale è una serie di fori pavimentali,<br />
del diametro di ca. cm 15, e sulla parete, di ca. cm 10,<br />
probabilmente da connettere all’installazione di un letto<br />
e, quindi, alla rifunzionalizzazione dell’unità rupestre con<br />
destinazione abitativa. I numerosi fori di aereazione, le<br />
nicchie e le cavità nelle pareti, unitamente agli aspetti<br />
plano-volumetrici, confermano un uso funzionale e verosimilmente<br />
abitativo del complesso che peraltro andrà<br />
approfondita. Gli altri fori non allineati sulla parete e i<br />
rimaneggiamenti del piano di calpestio sono da mettere in<br />
relazione con dispositivi destinati alla realizzazione di manufatti<br />
e lavorazione di prodotti non identificabili in base<br />
alle nostre attuali conoscenze, forse da collegare a produzioni<br />
documentate nel territorio in età medievale, quali<br />
l’allevamento, le segherie, la viticultura e l’olivicoltura<br />
(Messina 2001, 95; Amico 1757, 410).<br />
IL RILIEVO DELLE UNITÀ RUPESTRI<br />
Il rilevamento dell’ipogeo di località Sotto Castello e della<br />
basilica rupestre sita in località Sotto San Giovanni è sta-
to condotto mediante tecniche range-based integrate con<br />
tecniche image-based. In particolare è stato usato prevalentemente<br />
il laser scanner TOF ad impulsi Leica HDS 3000,<br />
per scandire gli ambienti interni delle due unità rupestri<br />
e l’area immediatamente circostante, al fine di determinarne<br />
la morfologia e gli assetti generali. Parallelamente<br />
all’acquisizione con lo scanner è stata applicata, limitatamente<br />
a talune parti degli ipogei (incisioni sulle pareti,<br />
segni delle lavorazioni, specchio epigrafico), la fotogrammetria<br />
digitale, al fine di generare modelli poligonali con<br />
un livello di aderenza alle superfici reali, in termini di precisione<br />
metrica e di resa fotorealistica, superiore a quello<br />
ottenibile con il laser.<br />
A questo scopo le immagini selezionate da modelli poligonali<br />
realizzati tramite fotogrammetria digitale e simulazione<br />
di particolari condizioni di illuminazione (l’ombreggiatura<br />
sintetica del modello) si rivelano particolarmente<br />
efficaci per descrivere nel dettaglio le tracce di lavorazione,<br />
le croci incise e i segni connessi alle riutilizzazioni,<br />
rinunciando alle condizioni di verosimiglianza, garantita<br />
dalla texture ad alta risoluzione del modello fotogrammetrico<br />
che è, invece, particolarmente indicata ogni volta<br />
che deve essere data una descrizione della struttura simile<br />
al vero, utile ad esempio nella descrizione del degrado.<br />
Un aspetto delle indagini condotte a Rometta ha interessato<br />
la catalogazione e la suddivisione tipologica e morfologica<br />
delle croci e dei segni incisi, nel tentativo di mettere<br />
in connessione i diversi dati provenienti dallo studio della<br />
loro collocazione in quello che potrebbe essere definito<br />
“lo specchio epigrafico rupestre”, ossia le pareti e le infrastrutture<br />
delle grotte. Per descrivere nel dettaglio le<br />
tracce di lavorazione, le croci incise e i segni connessi alla<br />
variazione d’uso sono state ottenute immagini dedotte a<br />
partire da modelli poligonali generati tramite fotogrammetria<br />
digitale con texture applicata sulla mesh renderizzata<br />
in maniera fotorealistica, ma soprattutto con mesh<br />
senza texture (ombreggiatura sintetica del modello):<br />
quest’ultima tecnica ha un maggiore valore documentario,<br />
perché consente di evidenziare i tagli e i segni cruciformi<br />
sulla roccia (U.S. in negativo) anche attraverso la simulazione<br />
dei punti luce.<br />
Le restituzioni grafiche dedotte dai modelli tridimensionali,<br />
rispetto a quelle tipiche tipiche del linguaggio figurativo<br />
tradizionale (le piante canoniche) si rivelano particolarmente<br />
utili nel caso delle unità rupestri per delinearne<br />
le tracce di lavorazione ed i segni epigrafici, anche grazie<br />
alla possibilità di indagare segni specifici, secondo una modalità<br />
che prevede la “parzializzazione” del segno oggetto<br />
d’indagine e la conseguente “specializzazione” dell’immagine<br />
stessa.<br />
La sezione trasversale della “basilica” rivolta verso la parete<br />
di fondo (fig. 5A) mostra l’andamento della superficie<br />
pavimentale e la disposizione degli “elementi” nella<br />
parete; mentre in figura 5B è raffigurata la “basilica” sezionata<br />
con un piano orizzontale, per favorire una lettura<br />
concorrente tra l’organizzazione dell’ipogeo in pianta e la<br />
configurazione planimetrica dell’immediato intorno.<br />
Analogamente le figure 2B e 6 relative all’ipogeo in C.da<br />
Sotto Castello, sono il risultato della “manipolazione” del<br />
modello poligonale generato a partire dai dati acquisiti<br />
con il laser scanner. La pianta, il prospetto dell’esterno e<br />
la vista prospettica, descrivono gli assetti planimetrici e<br />
spaziali dei due ambienti dell’unità rupestre e denunciano<br />
la presenza, a sinistra dell’ipogeo, di alcuni gradini ricavati<br />
nella roccia e l’inizio di uno scavo che mostra diversi<br />
livelli di profondità.<br />
Infine, per descrivere nel dettaglio le tracce di lavorazione,<br />
le croci incise e i segni connessi alla variazione d’uso<br />
si riportano due immagini dedotte a partire da modelli<br />
poligonali generati tramite fotogrammetria digitale. In<br />
questo caso abbiamo simulato particolari condizioni di illuminazione<br />
e rinunciato alle condizioni di verosimiglianza<br />
garantita dalla texture ad alta risoluzione del modello fotogrammetrico<br />
(fig. 7A), optando per l’uso dell’ombreggiatura<br />
sintetica al fine di evidenziare lo specchio epigrafico<br />
(fig. 7B).<br />
Il rilievo ha permesso di disporre di una documentazione<br />
digitale del bene. Ne sono derivati molteplici vantaggi per<br />
10 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />
la ricerca quali la possibilità di esplorazione del modello<br />
3D mediante la visualizzazione degli ambienti rupestri, la<br />
navigazione all’interno di essi, la possibile scelta di punti<br />
di vista diversi dai consueti con la conseguente possibilità<br />
di manipolazione dello stesso, ossia di sezionare il modello<br />
in maniera “dinamica” attraverso, per esempio, la simulazione<br />
di particolari condizioni di luce per la documentazione<br />
dei lacerti di affreschi visibili nella basilica di San Salvatore<br />
o per l’analisi dei segni cruciformi. Più in generale,<br />
si è data l’opportunità di documentare e analizzare nel<br />
dettaglio le numerose tracce di lavorazione collegate alle<br />
successive rifunzionalizzazioni dei due luoghi di culto. In<br />
tutti i casi la documentazione del modello tridimensionale<br />
delle unità rupestri costituisce anche uno strumento molto<br />
utile per la fruizione virtuale del bene attraverso la realtà<br />
aumentata o attraverso visite su percorsi tematici predeterminati<br />
che ne consentono anche una effettiva valorizzazione<br />
con finalità scientifiche e divulgative. Dal punto<br />
di vista strettamente metodologico l’obiettivo principale<br />
è stato quello di creare un sistema multiscala di rilevamento,<br />
incrementando la qualità dei dati a prescindere<br />
dalla quantità, sfruttando tutte le informazioni ricavabili<br />
dal modello tridimensionale.<br />
Considerato il ricchissimo potenziale archeologico di questo<br />
territorio, emerge chiaramente la necessità di una ricerca<br />
sistematica che preveda il censimento delle unità<br />
rupestri e il loro rilievo fotogrammetrico, necessari per<br />
ricavare dati per seri confronti storico-archeologici, da associare<br />
a una circostanziata analisi delle fonti scritte e<br />
delle testimonianze materiali, sulla base delle esperienze<br />
di altri contesti dove l’utilizzo del modello 3D si è rivelato<br />
particolarmente importante non solo per la documentazione<br />
delle strutture, ma anche nella ricostruzione e nello<br />
studio dei paesaggi antichi (Forte 2005; Campana - Francovich<br />
2006; Limoncelli 2016).<br />
CONCLUSIONI<br />
L’oggettività dei dati acquisiti tramite il rilievo consente<br />
un’analisi per molti versi simile a quella condotta sul manufatto<br />
reale, ma con un ventaglio di nuove opportunità<br />
per quando concerne la documentazione, l’analisi, la fruizione<br />
e le modalità di restituzione grafica. Il rilievo 3D<br />
permette di disporre di una documentazione digitale del<br />
bene, punto di partenza “scientificamente” fondato per<br />
tematizzazioni successive: documentazione del degrado,<br />
ricostruzione ideale di parti mancanti, analisi del comportamento<br />
statico di un’architettura scavata, simulazione di<br />
crolli per poterli prevedere. Un altro aspetto è ovviamente<br />
collegato alle finalità scientifiche, divulgative e didattiche<br />
offerte dall’utilizzo del modello tridimensionale che<br />
costituisce uno straordinario intermediario conoscitivo del<br />
manufatto reale, rappresentando di fatto una replica, che<br />
può essere esplorata, manipolata e interrogata, ampliando<br />
i consueti scenari operativi e conoscitivi propri delle tecniche<br />
e degli strumenti usati nel rilevamento tradizionale<br />
(Parenti 1988, 267; Masini 2004, Tedeschi 2007).<br />
L’utilizzo delle ITC non sostituisce la documentazione tradizionale;<br />
tuttavia rispetto a questa, se non permette di<br />
trovare soluzione a tutti i quesiti, soprattutto in relazione<br />
alla definizione di una cronologia assoluta, che in ambito<br />
rupestre è comunque quasi un miraggio, permette però disporre<br />
di una documentazione osservabile, evitando per<br />
esempio i lunghi periodi di osservazione in loco imposti per<br />
l’analisi delle tracce sui siti, e implementabile.<br />
Gli elaborati prodotti dai modelli tridimensionali rappresentano<br />
nuove opportunità grafico-analitiche di indagine,<br />
ovvero ampliano i modi e le occasioni attraverso cui il rilevatore<br />
“conosce” il manufatto. In altre parole, tali raffigurazioni,<br />
oltre a dar vita a “descrizioni” grafiche differenti<br />
rispetto a quelle tradizionali, accrescono le possibilità di<br />
analisi, in sintonia con le modalità figurative e le procedure<br />
operative proprie delle tecniche usate.<br />
Tale tipo di documentazione, inoltre, oltre ad essere caratterizzata<br />
da una maggiore efficacia descrittiva ed “interattiva”,<br />
diventa fondamentale anche nell’ambito del<br />
recupero e della tutela, considerando in particolare la<br />
fragilità strutturale dell’habitat rupestre, il suo delicato<br />
equilibrio rispetto all’ambiente circostante, la sua suscet-<br />
Fig. 6 - Rometta<br />
(ME). Ipogeo in c.<br />
da Sotto Castello.<br />
Vista frontale<br />
(sopra) e vista<br />
prospettica (sotto)<br />
dedotte dalla<br />
mesh (elaborazione<br />
ing. A.<br />
Zappani).
tibilità alle azioni degli agenti atmosferici. L’accessibilità<br />
ai contenuti e la documentazione grafica informatizzata<br />
possono anche costituire un ulteriore strumento<br />
di promozione e di valorizzazione “museale” di<br />
alcuni siti.<br />
Anche la ricerca umanistica (archeologica e storica<br />
nella fattispecie) può offrire, dunque, un contributo<br />
notevole nell’analisi dei paesaggi, non solo per la ricostruzione<br />
del sistema insediativo, ma anche nella valutazione<br />
del rischio ambientale e nella programmazione<br />
consapevole dell’utilizzo delle risorse del territorio.<br />
Tale aspetto è strettamente connesso alla possibilità di<br />
consentire la comunicazione e lo scambio effettivo di<br />
conoscenza, sia all’interno della comunità scientifica,<br />
sia verso gli organi pubblici di tutela e di pianificazione<br />
territoriale, anche definendo modalità comuni di conservazione,<br />
valorizzazione e fruizione sostenibile dei<br />
contesti indagati, imprescindibili per una corretta valorizzazione<br />
del patrimonio culturale e recupero della<br />
“memoria collettiva” (Halbwachs 1949), che costituiscono<br />
due aspetti preliminari nei processi di elaborazione<br />
dell’identità delle comunità.<br />
Bibliografia<br />
Amari M. (1857) Biblioteca Arabo-Sicula 2, Lipsia: Brockhaus.<br />
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archeologici e tecnologie digitali, Firenze: All'Insegna del Giglio.<br />
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(Savelletri di Fasano-Brindisi, 24-26 novembre 2005), Spoleto: Cisam,<br />
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valorizzazione del patrimonio rupestre pugliese, in Mignozzi M.-<br />
Rotondo R., Puglia rupestre inedita. Archeologia, arte, devozione,<br />
Bari: Adda Editore, 83-100.<br />
Masini N. (2004) Metodologie di rilievo e di analisi della cultura<br />
costruttiva dell’architettura ipogea, in Menestò E. (a cura di), Quando<br />
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Scibona G. (1975-1976) Per la chiesa bizantina di Rometta: il nome,<br />
Archivio storico messinese (s. III, 26-27), 279-285.<br />
Scibona G. (1982) Rometta: chiese rupestri bizantine dalla Sicilia nordorientale,<br />
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Sella P. (1944) Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: Sicilia,<br />
Collana: Studie e Testi, n. 112, Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica<br />
Vaticana.<br />
Tedeschi L.F. (2007) Analisi tecnica del documento: per una lettura degli<br />
strati in negativo, in Menestò E. (a cura di), Puglia tra grotte e borghi.<br />
Atti del II Convegno Internazionale sulla civiltà rupestre (Savelletri di<br />
Fasano-Brindisi, 24-26 novembre 2005), Spoleto: Cisam, 259-284.<br />
Abstract<br />
The paper focuses on the basilica in Contrada S. Salvatore and the hypogeum<br />
in Contrada Sotto Castello of Rometta (Sicily). Investigating these sites is not<br />
an easy task, due to the difficulties in defining their typology and chronology.<br />
The archeological survey and the geometric representation of these complex<br />
shapes and highly irregular surfaces are actually challenging tasks. Considering<br />
the particular nature of these rock settlements, they have been investigated<br />
by means of ICT tools (tri-dimensional surveys, digital Photogrammetry),<br />
which prove to be useful not only for scientific research, but also for<br />
communication purposes and for the exploitation of cultural heritage.<br />
Fig. 7 - Rometta (ME). Ipogeo in c. da Sotto Castello. Vista dalla parete di<br />
fondo dedotta dalla mesh. A. Visualizzazione in shading. Visualizzazione<br />
con texture (sotto; elaborazione ing. A. Zappani).<br />
Parole Chiave<br />
habitat rupestre; rilievo 3D; fotogrammetria digitale; tutela; valorizzazione<br />
Autore<br />
Daniela Patti<br />
danielapatti@unikore.it<br />
Professore Associato di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università<br />
Kore di Enna<br />
12 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 13
DOCUMENTAZIONE<br />
Progetto AMOR: quando la<br />
tecnologia incontra i Beni Culturali<br />
di Nicole Dore, Francesco Cochetti, Maria Elena Corrado, Carlo Cacace, Paolo Osso, Michele Luglio,<br />
Francesco Zampognaro, Ilaria Catapano<br />
Il progetto AMOR nasce con lo scopo di<br />
offrire servizi negli ambiti della Salvaguardia<br />
e della Fruizione dei Beni Culturali.<br />
Tali servizi nascono nell’ottica di una<br />
salvaguardia circolare (Fig. 1), passando<br />
per la fruizione, pienamente rispondente<br />
alle strategie del MiC.<br />
Fig. 1 - Salvaguardia Circolare.<br />
Il progetto AMOR – Advanced Multimedia and Observation<br />
services for the Rome cultural heritage ecosystem- cofinanziato<br />
dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e coordinato<br />
dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dal Ministero della<br />
Cultura (MiC), rientra nell’ambito della call ESA 5G for L’ART<br />
(Business Applications programme). Le attività di progetto,<br />
della durata di 24 mesi, sono coordinate dalla NAIS S.r.l.,<br />
capofila di un gruppo composto di soggetti pubblici e privati<br />
(ICR, CNR-IREA, CoopCulture, NITEL, ESRI Italia), ciascuno<br />
dei quali con ampia esperienza e competenza nei vari<br />
aspetti affrontati in AMOR.<br />
La mission di progetto è stata concepita grazie alla<br />
crescente consapevolezza della necessità di applicare, in<br />
maniera sistematica, le tecnologie e gli strumenti digitali a<br />
oggi disponibili per metterli al servizio degli Enti Pubblici,<br />
responsabili della conservazione e della valorizzazione<br />
del patrimonio culturale italiano, nonché di stakeholder e<br />
utenti privati interessati a questi settori.<br />
I monumenti di Roma scenario applicativo dei servizi AMOR<br />
sono il suggestivo complesso archeologico delle Terme<br />
di Caracalla e un tratto meridionale delle poderose Mura<br />
Aureliane (da porta San Sebastiano a Porta Latina).<br />
SALVAGUARDIA: NECESSITÀ, TECNOLOGIE E METODOLOGIE<br />
Tra le principali necessità degli utenti finali, che i servizi<br />
AMOR mirano a soddisfare, vi è indubbiamente quella di una<br />
maggiore consapevolezza dello stato di conservazione dei<br />
monumenti e la natura e la gravità delle principali criticità<br />
che su di questi impattano.<br />
Per rispondere a tali necessità, AMOR si avvale di tecnologie<br />
che partono dall’osservazione del territorio su vasta area,<br />
grazie ai satelliti, per arrivare ad un elevato dettaglio delle<br />
superfici (dell’ordine di pochi cm), attraverso l’utilizzo di<br />
sistemi UAV (Unmanned Aerial Vehicle) e passare poi ad<br />
una investigazione sub-superficiale sia del suolo che delle<br />
strutture verticali (quali i muri) attraverso l’uso del GPR<br />
(Ground Penetrating Radar).<br />
L’OSSERVAZIONE REMOTA DEL DEGRADO DELLE<br />
SUPERFICI: SATELLITI E DRONI<br />
Per l’osservazione da remoto dei danni e delle pericolosità<br />
del territorio che impattano sui beni culturali e nelle<br />
aree ad essi adiacenti e per l’osservazione delle loro<br />
evoluzioni nel tempo, AMOR si avvale di strumenti quali<br />
satelliti, equipaggiati con sensoristica multispettrale e<br />
con sensoristica SAR (Synthetic Aperture Radar) e sistemi<br />
UAV, anch’essi equipaggiati con opportuna sensoristica<br />
selezionata sulla base del fenomeno di degrado da rilevare.<br />
I sensori SAR, attraverso l’impiego della tecnica PS-InSAR<br />
(Permanent Scatterer - Interferometric Synthetic Aperture<br />
Radar) ormai ampiamente riconosciuta e impiegata,<br />
permettono di estrarre informazioni sugli spostamenti lenti<br />
millimetrici del suolo e degli edifici posti sopra questo,<br />
non rilevabili altrimenti se non tramite installazione di<br />
sensoristica dedicata che fornisce, comunque, informazioni<br />
puntuali, a differenza della vasta copertura di area<br />
garantita dai satelliti. Il monitoraggio periodico attraverso<br />
questa tecnica, perciò, permette un miglioramento della<br />
conoscenza delle criticità legate all’instabilità del terreno<br />
e dei riflessi che queste possono avere sui monumenti (cfr.<br />
Fig. 2).<br />
I sensori multispettrali montati a bordo di satelliti sono,<br />
invece, impiegati in AMOR con due finalità principali: a)<br />
analisi della vegetazione infestante sulle coperture o creste<br />
murarie dei monumenti (analisi di I livello); b) change<br />
detection, su vasto arco temporale, di un preciso settore<br />
urbano.<br />
In quest’ultimo caso, l’utilizzo di satelliti commerciali<br />
ad alta risoluzione spaziale (VHR) si rende indispensabile<br />
per l’individuazione e la mappatura di cambiamenti del<br />
14 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />
tessuto urbano, non osservabili diversamente. Questi<br />
hanno la funzione di estrarre preziose informazioni per<br />
il raffinamento del calcolo della vulnerabilità delle unità<br />
urbane e del rischio associato (Carta del rischio – ICR/MiC).<br />
Tuttavia, ai fini di un approfondimento o di più precise<br />
osservazioni che il satellite non è in grado di fornire, l’uso<br />
dei sistemi UAV raffina e completa l’offerta dei servizi.<br />
Attraverso questi, infatti, è possibile rilevare e mappare i<br />
danni che insistono su uno specifico monumento, nell’ottica<br />
di migliorare la conoscenza dello stato di conservazione di<br />
un monumento e contribuendo, anch’essi, al calcolo delle<br />
vulnerabilità dei singoli monumenti.<br />
IL SISTEMA GPR<br />
Altro strumento tecnologico impiegato per gli aspetti<br />
di salvaguardia in AMOR è il georadar o GPR. Si tratta di<br />
un sistema radar progettato per l’esecuzione di indagini<br />
sub-superficiali, sempre più impiegato nel settore dei<br />
Beni Culturali. Sfruttando la capacità delle microonde di<br />
penetrare in materiali non metallici e sofisticate procedure<br />
di elaborazioni dati, spesso ottimizzate per la specifica<br />
applicazione di interesse, fornisce in modo non invasivo<br />
immagini ad alta risoluzione della regione investigata.<br />
Tali immagini consentono di localizzare oggetti sepolti, di<br />
cui è possibile ricostruire la forma e le dimensioni, e di<br />
caratterizzare fenomeni di degrado che possono danneggiare<br />
la struttura in esame.<br />
In AMOR, il GPR è impiegato per effettuare sia indagini<br />
del sottosuolo, finalizzate ad accrescere la conoscenza del<br />
sito grazie all’individuazione di oggetti sepolti di cui si è<br />
persa memoria, ad esempio camminamenti e/o cisterne<br />
sotterranee, come nel caso del complesso archeologico<br />
delle Terme di Caracalla, sia per effettuare indagini<br />
strutturali volte a caratterizzare quadri fessurativi, come<br />
nel caso delle Mura Aureliane.<br />
Il sistema GPR di AMOR è un sistema altamente flessibile,<br />
in quanto può essere equipaggiato con antenne operanti<br />
a diverse frequenze (da qualche decina di MHz a qualche<br />
GHz), consentendo in tal modo di raggiungere diverse<br />
profondità di penetrazione e di ottenere immagini a diverse<br />
risoluzioni spaziali, in modo da soddisfare i requisiti dettati<br />
dalla finalità dell’indagine richiesta dall’utente. I dati<br />
acquisiti sono elaborati sfruttando procedure sviluppate dai<br />
ricercatori dell’IREA-CNR. Tali procedure coinvolgono sia<br />
algoritmi di filtraggio che mirano ad enfatizzare il segnale<br />
utile, ovvero quello dovuto agli oggetti di interesse, sia<br />
approcci di ricostruzione tomografica che, risolvendo un<br />
problema inverso di diffusione elettromagnetica, producono<br />
immagini focalizzate degli oggetti individuati rendendo<br />
possibile una loro accurata caratterizzazione geometrica.<br />
Tali immagini forniscono, quindi, informazioni utili per<br />
la salvaguardia e la manutenzione ottimizzata del sito e<br />
possono essere impiegate per rendere fruibile ai visitatori<br />
reperti non altrimenti visibili.<br />
Allo stato attuale del progetto, sono state effettuate<br />
due campagne di misure GPR, una presso il complesso<br />
archeologico delle Terme di Caracalla e l’altra presso una<br />
porzione non accessibile ai visitatori della parte meridionale<br />
delle Mura Aureliane, interessata da un non trascurabile<br />
fenomeno di fratturazione.<br />
La Figura 2 mostra la campagna di misura svolta presso le<br />
Terme di Caracalla, dove l’attenzione è stata focalizzata<br />
nella zona dei giardini e dei viali. Viene mostrato un<br />
risultato preliminare ottenuto applicando le sole procedure<br />
di filtraggio a dati acquisiti lungo uno dei viali. Si possono<br />
notare diverse anomalie sub-superficiali: la prima, a sinistra,<br />
posta ad una profondità di circa 1.2 m e le altre a circa 2 m.<br />
Fig. 2 - Analisi PS-InSAR su centro storico di Roma - GIS piattaforma St'ART.<br />
Le anomalie potrebbero essere associate a cisterne e/o a<br />
gallerie. Ulteriori indagini sono in corso al fine di giungere<br />
ad una loro corretta interpretazione.<br />
FRUIZIONE<br />
Come accennato nell’introduzione, AMOR mira a sviluppare<br />
anche servizi dedicati alla fruizione. In un periodo storico<br />
caratterizzato da una pandemia ancora in corso, infatti, la<br />
possibilità di disporre direttamente sul proprio smartphone<br />
di servizi di fruizione con contenuti multimediali certificati<br />
e approvati dagli Enti direttamente responsabili del<br />
monumento, dà indubbiamente un valore aggiunto<br />
all’esperienza del turista culturale.<br />
Il servizio proposto da AMOR prevede, dunque, lo sviluppo di<br />
una mobile app che offra contenuti informativi certificati ed<br />
esperienze emotivamente coinvolgenti (ad es. Realtà Mista<br />
(MR)), per una conoscenza più approfondita e immediata<br />
del patrimonio culturale.<br />
LE NUOVE SOLUZIONI DI FRUIZIONE<br />
Oggigiorno, l’innovazione tecnologica in ambito digitale<br />
permette l’ideazione e lo sviluppo di nuovi strumenti di<br />
valorizzazione del patrimonio culturale capaci di offrire<br />
al pubblico contenuti con potenzialità comunicative prima<br />
inimmaginabili e, al tempo stesso, di raccogliere dati utili<br />
per la tutela dei siti interessati.<br />
La Mobile App pensata e sviluppata per il progetto AMOR<br />
è in grado di offrire un’innovativa forma di fruizione, che<br />
coniuga contenuti multimediali avanzati e semplificazione<br />
Fig. 3 - Prospezioni con GPR presso Terme di Caracalla.
Fig. 4 - Mobile APP per visualizzazione modelli 3D in MR a Terme di<br />
Caracalla.<br />
di utilizzo tramite itinerari e georeferenziazione. Lo<br />
strumento è progettato per essere utilizzato in totale<br />
autonomia da visitatori provenienti da tutto il mondo e<br />
fruito in diverse lingue.<br />
L’App prevede un catalogo di contenuti creati per godere<br />
di itinerari turistici urbani in diversi luoghi culturali come<br />
musei, aree archeologiche, monumenti. Una mappa della<br />
città segnala all’utente la sua posizione (in caso di GNSS<br />
attivo e nel pieno rispetto delle vigenti normative sulla<br />
privacy) permettendogli di orientarsi e decidere quale<br />
itinerario seguire o quale sito visitare e, se interessato,<br />
l’utente può scaricare e fruire direttamente sul suo<br />
dispositivo i vari contenuti disponibili.<br />
Oggi con uno smartphone qualsiasi persona può raggiungere<br />
una quantità di informazioni inimmaginabile in poco<br />
tempo. Ma quali contenuti sono realmente credibili?<br />
L’app del progetto AMOR, sviluppata di concerto con le<br />
Istituzioni culturali, permette all’utente di accedere a<br />
contenuti scientificamente approvati e di qualità, insieme<br />
alla proposta di esperienze non altrimenti fruibili in rete.<br />
I contenuti multimediali, creati da professionisti dello<br />
storytelling, guidano l’utente lungo tutto il percorso di<br />
visita, focalizzando la sua attenzione sui dettagli più<br />
significativi per una corretta comprensione del monumento.<br />
Mappe satellitari e graficizzate, commenti audio, gallerie<br />
di immagini, testi, ricostruzioni virtuali, elementi di Realtà<br />
Mista sono di volta in volta combinati insieme per creare<br />
un’esperienza di visita emotivamente coinvolgente. In<br />
particolare, in AMOR l’utilizzo della Realtà Mista (MR)<br />
permetterà agli utenti di visualizzare modelli 3D del<br />
complesso delle Terme di Caracalla, agevolati dalle<br />
connessioni 5G e 4G.<br />
Le finalità divulgativa ed educativa dell’applicazione sono<br />
strettamente legate a quelle della tutela e valorizzazione dei<br />
siti visitati attraverso la raccolta di dati utili sul movimento<br />
dei flussi di visitatori (vedi paragrafo successivo).<br />
LA FRUIZIONE CIRCOLARE<br />
Secondo quanto appena descritto, ciò che contribuisce a<br />
rendere AMOR innovativo è proprio la circolarità dei dati<br />
raccolti attraverso diverse sorgenti, una circolarità che<br />
porta alla generazione di ulteriore materiale informativo<br />
che confluisce nel settore della salvaguardia, andando ad<br />
alimentare la conoscenza di “vulnerabilità indiretta” del<br />
bene, impattata anche da cause antropiche.<br />
La raccolta anonimizzata dei dati di posizionamento dei<br />
visitatori permette di operare un’analisi dei flussi (data<br />
analytics) relativamente ai luoghi da questi visitati.<br />
Tale processo di analisi è integrato con un’attività di<br />
geofencing che consiste nell’individuazione di aree per<br />
l’attraversamento delle quali sono registrati i dati di<br />
posizionamento da cui sono derivate le ulteriori informazioni.<br />
Oltre ai dati raccolti dall’app mobile, l’analisi dei flussi è<br />
alimentata anche da dati disponibili sul mercato relativi<br />
alla gravitazione sulle celle telefoniche dei diversi device<br />
mobili, i cosiddetti database gravitazionali, ovvero dati<br />
messi a disposizione da alcuni operatori telefonici o da<br />
aziende che li arricchiscono dopo alcuni processi di analisi.<br />
Quest’ultimo prodotto è stato preso in considerazione in<br />
AMOR per arricchire il progetto (e il servizio nel futuro) di<br />
una componente di analisi di dati storici, utile a costruire<br />
pattern di comportamento su tempi più lunghi e che tengano<br />
in considerazione anche i visitatori che non scaricano e<br />
installano l’app. Per il progetto, in particolare, è stato<br />
utilizzato il prodotto GeoMobile DB che offre dati su base<br />
trimestrale riferiti alle sezioni di censimento dai quali è<br />
possibile trarre informazioni su fasce orarie di afflusso, età,<br />
nazionalità (se italiani o stranieri), tipologia di utenza (se<br />
business o privato).<br />
Per l’analisi e la visualizzazione di questi dati, il progetto<br />
utilizza la piattaforma ArcGIS Enterprise nel quadro della<br />
quale sono stati sviluppati i moduli definiti Geotools.<br />
All’interno della piattaforma, utilizzata per la definizione<br />
e la gestione delle aree di geofencing e per l’analisi e<br />
visualizzazione dei dati, sono state sviluppate applicazioni<br />
per la visualizzazione su mappa e diagrammi dei risultati<br />
delle analisi, attraverso dei cruscotti che consentono<br />
all’utente gestore dell’area di avere un quadro sinottico<br />
circa l’andamento del flusso di visitatori.<br />
Le valutazioni che potranno essere fatte dal gestore dell’area<br />
saranno utili per prendere decisioni al fine, ad esempio, di<br />
valorizzare luoghi meno visitati, apporre cartellonistica<br />
informativa/di promozione, posizionare punti informativi,<br />
riorganizzare percorsi di visita e così via.<br />
L’IMPORTANZA DEL 5G<br />
È dunque nell’ottica di una fruizione mobile più fluida che il<br />
5G supporta il progetto AMOR.<br />
La quinta generazione della rete mobile – ossia il 5G –<br />
porta con sé importanti progressi e rivoluzioni nel settore<br />
delle telecomunicazioni. Il 5G, oltre ad offrire una più<br />
elevata velocità di trasmissione ed una minore latenza<br />
(ed altre migliorie tecnologiche) rispetto alla generazione<br />
precedente 4G/LTE, offre notevoli innovazioni dal punto di<br />
vista infrastrutturale, funzionale e dei servizi offerti.<br />
Il 5G, infatti, include paradigmi innovativi di<br />
progettazione come il Software Defined Networking (SDN)<br />
e la virtualizzazione delle funzioni di rete (NFV). Queste<br />
tecnologie consentono la realizzazione di un’infrastruttura<br />
di rete virtualizzata completamente informatizzata<br />
per quanto riguarda le funzionalità e la gestione della<br />
rete stessa. Tutto ciò rende l’ecosistema 5G flessibile e<br />
adattabile alle caratteristiche del servizio, permettendo di<br />
disegnare porzioni di rete indipendenti chiamate “slice”.<br />
La conseguenza è poter erogare servizi evoluti che vanno<br />
oltre ai servizi voce, messaggi e dati offerti sinora dalle<br />
reti mobili, che soddisfano le esigenze di nuovi operatori<br />
virtuali (chiamati “vertical”) nei settori automobilistico (ad<br />
es. guida autonoma), smart cities (ad es. reti di sensori),<br />
eHealth (ad es. telemedicina), media (ad es. realtà<br />
aumentata), Industria 4.0, ecc.<br />
In questo contesto, la fruizione dei contenuti multimediali<br />
3D offerta in itinere nel corso di tour cittadini, prevista dal<br />
16 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />
progetto AMOR, può godere del grande potenziale offerto<br />
delle reti 5G, permettendo di definire un nuovo “Vertical”<br />
nel settore della cultura/infotainment. Nello specifico,<br />
la piena disponibilità del 5G permetterà all’applicazione<br />
di interagire direttamente con una “slice” della rete,<br />
avvalendosi del processamento di grandi quantità di dati<br />
nella rete stessa a bassa latenza, offrendo un’esperienza<br />
all’utente ancora superiore a quanto possibile oggi.<br />
CONCLUSIONI<br />
La complessità del sistema AMOR vede una sua stessa<br />
semplificazione nella modalità con cui esso viene fatto<br />
fruire agli utenti finali. L’accesso alle informazioni<br />
relative alla salvaguardia tradizionale e a quella<br />
“collaterale” (da mobile app) avviene attraverso un unico<br />
punto di consultazione dati: la piattaforma St’ART®, che<br />
mette a disposizione tutti gli strumenti per una lettura<br />
dei dati acquisiti (da satellite, UAV e GPR), agevolando<br />
l’utente nelle successive azioni da intraprendere, laddove<br />
necessario, e supportandolo attraverso un workflow<br />
appositamente studiato e tarato.<br />
Anche nell’ambito della fruizione è sottintesa una<br />
semplificazione nell’approccio dell’utente finale,<br />
in questo caso il visitatore culturale. La possibilità<br />
di consultare dati multimediali ufficiali, nonché la<br />
disponibilità di soluzioni innovative (Mixed Reality) “a<br />
portata di smartphone” e nel pieno rispetto delle norme<br />
anti-Covid-19, offre una fruizione di qualità e rivolta a<br />
tutti, basti pensare all’attuale reticenza nell’indossare un<br />
visore 3D o a maneggiare un dispositivo usato da terzi.<br />
I prodotti derivati da questi servizi, una volta messi a<br />
sistema, confluiranno in quello che può essere connotato<br />
come il Site Knowledge Hub che nel tempo, attraverso<br />
la partecipazione ad altri progetti che potranno vedere<br />
questi stessi siti come scenario di ulteriori attività, si<br />
arricchirà divenendo un punto di raccolta, correlazione e<br />
consultazione di informazioni (di fruizione e salvaguardia).<br />
Pertanto, l’approccio preventivo proposto da AMOR, che<br />
mira a innescare una riduzione di costi per gli aspetti<br />
legati alla salvaguardia (costi non più orientati all’onerosa<br />
emergenza, ma alla manutenzione ordinaria) e una<br />
fruizione “allargata”, sono concepiti per innescare un<br />
circolo virtuoso per ciò che viene definita la salvaguardia<br />
circolare.<br />
Bibliografia<br />
Ferretti, A., Prati, C. and Rocca, F. (2001) Permanent Scatterers in SAR<br />
Interferometry. IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing,<br />
39(1), 8-20.<br />
I. Catapano, G. Gennarelli, G. Ludeno and F. Soldovieri, "Applying<br />
Ground-Penetrating Radar and Microwave Tomography Data Processing<br />
in Cultural Heritage: State of the Art and Future Trends," in IEEE Signal<br />
Processing Magazine, vol. 36, no. 4, pp. 53-61, July 2019, doi: 10.1109/<br />
MSP.2019.2895121.<br />
Carlo Cacace, "La Carta del Rischio del Patrimonio Culturale in “Il Futuro<br />
dei Centri Storici - Digitalizzazione e strategia conservative”, a cura di<br />
Donatella Fiorani, Roma 2019, Edizioni Quasar di Severino Tongon S.r.l, via<br />
Ajaccio 43, Roma. ISBN 978-88-7140-925-2, pagg. 65 – 74.<br />
Giorgio Accardo, Carlo Cacace, Roberto Rinaldi, “Il Sistema Informativo<br />
Territoriale della carta del Rischio’ in ARKOS – Scienza e Restauro<br />
dell’Architettura Nardini Editore Anno VI – Nuova Serie- aprile/giugno<br />
2005.<br />
M. Carugi, ITU, 2019: “Distinguishing features and high level requirements<br />
of 5G/IMT 2020 networks” https://www.itu.int/en/ITU-D/Regional-<br />
Presence/ArabStates/Documents/events/2019/ET/S1-%20ITU%20Reg%20<br />
Forum-Tunis-5G%20IMT2020-presentation-Marco-Carugi-v1.pdf<br />
Ericcson, “Applied network slicing scenarios in 5G”, https://www.<br />
ericsson.com/en/reports-and-papers/ericsson-technology-review/<br />
articles/applied-network-slicing-scenarios-in-5g<br />
https://5g-ppp.eu/verticals/<br />
https://artes.esa.int/space-5g<br />
http://www.start-solutions.it/<br />
https://business.esa.int/projects/amor<br />
Abstract<br />
AMOR project focuses on the development of pre-commercial services addressed<br />
to the Institutions responsible for the conservation and the valorisation<br />
of the Cultural Heritage.<br />
Services, developed both for Safeguard and Fruition, will be tested at the<br />
Ancient Baths of Caracalla and on Aurelian walls, that will be surveyed with<br />
several technologies for the detection of superficial (satellites, UAV) or subsuperficial<br />
(GPR) damages/anomalies affecting them.<br />
Fruition services will offer to tourists a mobile app equipped with Institutional<br />
approved contents and with Mixed Reality experience (3D model) directly<br />
available on personal mobile devices. Moreover, the anonymous (previously<br />
authorised) tracking of tourists will allow to obtain further information useful<br />
for safeguard aspects.<br />
Parole chiave<br />
Beni culturali; GPR; satelliti; mobile APP, realtà mista; 5G; data analytics<br />
Autore<br />
Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />
NAIS – Nextant Applications and Innovative Solutions<br />
Francesco Cochetti, f.cochetti@coopculture.it<br />
CoopCulture<br />
Ilaria Catapano, catapano.i@irea.cnr.it<br />
IREA – CNR – Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente - Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche<br />
Maria Elena Corrado, mariaelenacorrado@beniculturali.it<br />
ICR – Istituto Centrale per il Restauro<br />
Carlo Cacace, carlo.cacace@beniculturali.it<br />
DG-SPC Direzione Generale - Sicurezza Patrimonio Culturale<br />
Paolo Osso, posso@esri.italia.it<br />
ESRI Italia<br />
Michele Luglio, luglio@uniroma2.it<br />
NITEL - Consorzio Nazionale Interuniversitario per i Trasporti e la Logistica<br />
Francesco Zampognaro, zampognaro@ing.uniroma2.it<br />
NITEL - Consorzio Nazionale Interuniversitario per i Trasporti e la Logistica<br />
Ilaria Catapano
DOCUMENTAZIONE<br />
Fortificazioni sannitiche e modellazione predittiva<br />
su Gis. L’individuazione di una fortificazione<br />
inedita presso Montalto (Rionero Sannitico, IS)<br />
di Michele Fasolo,<br />
Tito Frate, Bruno Sardella<br />
Nell’ambito di una ricerca ormai<br />
pluriennale sui centri fortificati<br />
sannitici entro i limiti amministrativi<br />
della Regione Molise<br />
(Sardella-Fasolo 2018) si sta<br />
tentando di mettere a punto<br />
un modello probabilistico della<br />
possibile esistenza di ulteriori<br />
fortificazioni a oggi sconosciute<br />
con attività di verifica e di<br />
validazione sul terreno. Punto<br />
di partenza è il sistema informativo<br />
territoriale realizzato su<br />
piattaforma GIS in cui sono stati<br />
raccolti, organizzati e vengono<br />
analizzati i dati ambientali e<br />
archeologici che, nel contesto<br />
complessivo di interrelazione<br />
dinamica fra le comunità<br />
sannitiche e il territorio da esse<br />
occupato, possono risultare<br />
significativi per ricostruire le<br />
scelte locazionali per questo<br />
tipo di struttura insediativa.<br />
Fig. 1 - Montalto di Rionero Sannitico (IS). Loc. Penna. Planimetria della fortificazione.<br />
La freccia indica l’accesso (Rielaborazione da stralci sezioni C.T.R.<br />
1:5.000).<br />
In particolare la tabella attributi dello strato informativo<br />
vettoriale dei centri fortificati, comprendente a oggi 40 siti<br />
in cui le fortificazioni antiche sono state effettivamente accertate<br />
escludendo quelli, segnalati in letteratura, in cui le<br />
strutture murarie pure esistenti non vi sono riconducibili, è<br />
popolata da varie voci. Oltre quelle che consentono una localizzazione<br />
inequivocabile di tipo amministrativo, toponomastico,<br />
topografico, cartografico, di schedatura vi sono raccolte le<br />
informazioni relative agli aspetti geomorfologici e territoriali<br />
(versante, bacino idrografico, esposizione, andamento del<br />
terreno con la pendenza, inquadramento geologico, fenomeni<br />
erosivi o di accumulo, le caratteristiche pedologiche del suolo<br />
e il suo uso attuale). Vengono inoltre riportate la distanza euclidea<br />
in metri da sorgenti note, da corsi d’acqua, dai valichi<br />
nonché dai tratturi e dal centro fortificato più vicino. Altri<br />
campi contengono rispettivamente la superficie occupata dal<br />
sito in ha, il perimetro, la visibilità a un’altezza dal suolo di<br />
1,50 m sino a un massimo di 15 km, quantificata per bacino in<br />
km 2 , il numero di altri centri fortificati visibili da ciascun sito.<br />
Inoltre sono riportati i dati cronologici disponibili, l’eventuale<br />
rioccupazione in età medioevale e la presenza di santuari<br />
antichi interni o esterni nelle vicinanze e molte altre informazioni<br />
ricavate in situ o dalle fonti documentali. Allo scopo di<br />
18 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />
comprendere le prevalenti strategie locazionali l’analisi<br />
delle relazioni dei centri fortificati con alcune variabili<br />
ambientali si è rivelata particolarmente importante. Tra<br />
gli indicatori ambientali presi in considerazione particolarmente<br />
significativi si sono rivelati quelli geologici,<br />
altimetrici, le distanze dalle sorgenti, dai corsi d’acqua,<br />
dai valichi, dalle vie di comunicazione, la possibilità di<br />
controllo visivo del territorio e di intervisibilità con altri<br />
siti. Dal punto di vista geolitologico correlazioni significative<br />
si riscontrano in particolare con la Formazione di<br />
Gamberale Pizzoferrato (12,8% circa dei centri fortificati)<br />
che rappresenta con le sue varianti l’1,3% del territorio<br />
molisano, le marne a orbulina che interessano meno<br />
del 1,6% del territorio pur essendovi presenti il 7,7% dei<br />
siti e in misura minore per la formazione di Longano<br />
(7,7% dei centri fortificati) che rappresenta l’1,7% del<br />
territorio mentre in casi più rari sono state sfruttate le<br />
alture costituite da arenarie (monte Miglio a San Pietro<br />
Avellana, IS e La Civita di Civitanova del Sannio, IS).<br />
Grazie alle caratteristiche della rete idrografica molisana<br />
le analisi territoriali mostrano che più della metà<br />
dei siti si colloca a meno di 1 km di distanza da una<br />
fonte consistente di approvvigionamento idrico. Soprattutto<br />
si è ritenuta fondamentale l’analisi della visibilità<br />
(analisi del campo visivo e analisi di intervisibilità). E’<br />
stata calcolata utilizzando il DTM INGV (10 m), ricavato<br />
per la regione Molise dalle curve di livello delle sezioni<br />
IGM 1:25.000, considerando raggi di osservazione diversi<br />
sino a un massimo di 15 km, con l’obiettivo sia dell’individuazione<br />
dei siti con maggiori possibilità di controllo<br />
visivo sia delle reti di controllo territoriali tentando di<br />
evidenziarne le relazioni con la morfologia, i percorsi<br />
e le risorse agricole. Rilevante è stato l’uso anche di<br />
appositi tool di Whitebox GAT in ArcGis Pro tra cui quello<br />
di calcolo dell’indice totale di visibilità (Niecikowski<br />
2019). Sono stati utilizzati anche gli indici topografici<br />
messi a punto dal “Grupo de Estudios de la Prehistoria<br />
Reciente de Andalucia” dell’Universitá di Granada (Cicilloni-Mossa-Cabras<br />
2015).<br />
Nell’approccio predittivo si è seguita, pur con alcuni<br />
scostamenti, l’impostazione metodologica e le procedure<br />
illustrate da Di Zio e Bernabei (Di Zio-Bernabei 2009).<br />
Convertita ciascuna delle variabili prese in considerazione<br />
nella modellazione in file raster, che si sono poi<br />
riclassificati, si è applicata la tecnica della Map Algebra<br />
tramite combinazione lineare pesata o WLC (Weighted<br />
Linear Combination) per integrare per ogni singolo pixel<br />
i valori delle variabili. Queste sono state ponderate<br />
mediante la tecnica della comparazione a coppie (Pairwise<br />
Comparison), che rientra nell’ambito delle tecniche<br />
decisionali multicriterio MDA (Multicriteria Decision<br />
Analysis). L’assegnazione dei pesi nella combinazione<br />
lineare è derivata dall’esperienza soggettiva maturata<br />
nel campo dello studio delle fortificazioni sannite<br />
in Molise. Si è così costruita una mappa raster finale<br />
di plausibilità in cui ogni pixel presenta un solo valore<br />
sintesi dei valori delle variabili. Si è scelto quindi di<br />
verificare le indicazioni di aree a elevata plausibilità di<br />
questa mappa sul terreno in alcune zone specifiche. In<br />
particolare si è deciso di seguire la linea spartiacque di<br />
cresta, ad andamento irregolare all’incirca NE-SO, che<br />
separa il bacino del Sangro da quelli del Volturno e del<br />
Trigno, dove si attestano tra monte Rocca l’Abate, nel<br />
Comune di Belmonte del Sannio (IS) a NE, e Acqua di<br />
Tasseta e monte Castellano nel Comune di Montenero Val<br />
Cocchiara (IS) a SO e ancora proseguendo verso SE, per<br />
le Mainarde, sino a monte S. Croce, e ancora oltre sino<br />
Fig. 2 - Montalto di Rionero Sannitico (IS). Dettaglio ingrandito foto area B/N<br />
I.G.M. 17 settembre 1954 (f. 153, str. 110, f. 3759). E’ ben riconoscibile la<br />
cinta muraria e il percorso del tratturo Lucera – Castel di Sangro.<br />
a monte della Foresta nel Comune di Cerro al Volturno,<br />
una serie di circuiti murari di età sannitica che finiscono<br />
per disegnare complessivamente sul terreno una spezzata<br />
di circa 40 km.<br />
Queste fortificazioni hanno conosciuto sullo stesso sito<br />
riutilizzi o nelle immediate vicinanze ulteriori apprestamenti<br />
fortificati anche in età medioevale a conferma<br />
della rilevanza strategica che il controllo di questa linea<br />
naturale, che oggi in parte della sua estensione coincide<br />
con il confine amministrativo tra le regioni Abruzzo e Molise<br />
e tra alcuni comuni molisani, ha rivestito, certamente<br />
in un quadro di mobilità storica dei confini a volte di<br />
chilometri, in varie circostanze nel corso dei secoli.<br />
Il suo valico permetteva infatti l’accesso all’alta valle<br />
del Sangro, snodo centrale delle direttrici di traffico che<br />
attraversavano in età antica la penisola sia in senso trasversale,<br />
collegando Adriatico e Tirreno, che longitudinale,<br />
innervando verso settentrione l'area sabellica e a<br />
Fig. 3 - Rionero Sannitico, loc. Penna. Tratto orientale del circuito<br />
murario in opera poligonale.
Fig. 4 - Grafico presenza percentuale di centri fortificati sul totale in ciascuna formazione geologica in cui è stato ripartito percentualmente il territorio<br />
della Regione Molise.<br />
meridione conducendo nell’Italia meridionale, adriatica<br />
e ionica. Area di raccordo ma anche di frontiera in varie<br />
epoche tra Stato della Chiesa, Ducato longobardo e poi<br />
franco di Benevento e Italia bizantina. Tra le ipotesi da<br />
sottoporre a validazione sul terreno rientrava in particolare<br />
la porzione di crinale compresa tra le testate rispettivamente<br />
a O, immediatamente a meridione del passo di<br />
Bocca di Forli, del torrente Vandrella e a E, a meridione<br />
di monte Pagano, del suo affluente di sinistra il torrente<br />
S. Croce e l’area intravalliva occupata oggi dall’abitato di<br />
Montalto, frazione del Comune di Rionero Sannitico (IS),<br />
straßendorf sviluppatosi nel corso della seconda metà del<br />
XIX secolo a partire da primi insediamenti ai margini del<br />
Tratturo Lucera Castel di Sangro. In quest’area la ricognizione<br />
di superficie è fortemente condizionata dalla copertura<br />
boschiva e dal manto di foglie secche che ricopre<br />
il terreno rendendolo invisibile ma grazie alle preziose<br />
indicazioni di una persona del luogo, il signor Patrizio di<br />
Franco, è stato possibile individuare e indagare in località<br />
Penna una inedita fortificazione sannitica realizzata su<br />
uno dei rilievi che sovrastano da N il borgo di Montalto e<br />
il valico di Bocca di Forli (Fig. 1).<br />
Peraltro è stato possibile riscontrare che la fortificazione<br />
era ben visibile in una foto aerea del 17 settembre 1954<br />
(Fig. 2). La fortificazione si aggiunge all’altra già conosciuta<br />
nello stesso Comune in località Cimitero (dial. Cimiterio).<br />
Rionero Sannitico (IS). Loc. Penna. 14°9'6,097"E<br />
41°44'42,933"N. 1120 m s.l.m Vers. Tirrenico, bacino del<br />
Volturno, Alto Volturno. F. 153 III S.E. (1° ediz. 1957).<br />
CTR 392061 Catast. del Comune di Rionero Sannitico F<br />
2 pp.18-42 - del Comune di Castel di Sangro F. 64 p. 79.<br />
Perimetro 198 m . Estens. 0,2412 ha. Esp. SE e S. Pend.<br />
Fig. 5 - Mappa delle fortificazioni sannitiche e della viabilità antica in Molise<br />
(non compare Penna di Rionero Sannitico).<br />
101%. Formazione Gamberale-Pizzoferrato. Detriti di falda<br />
sciolti e cementati, con intercalazioni basali di paleosuoli<br />
giallo-rossastri e “terre rosse. Pedologia: Mollisuoli.<br />
Uso del suolo: Boschi a prevalenza di querce caducifoglie<br />
(Corine Land Cover 3112). Rad. annua 1.448 Kwatt/m 2 .<br />
Dist. 416 m dalla sorgente Cuculone (Rionero Sannitico),<br />
679 m dalla fonte dell’Acero (oggi seccata). Dist. 1.573<br />
m dal torrente Vandrella. Dist. dal valico Bocca di Forli<br />
(Castel di Sangro) 1.626 m. Dist. fortificazione Cimitero<br />
941 m (5.057 m Castel Canonico). Dist. 330 m dal tratturo<br />
Castel di Sangro - Lucera. Area visib. complessiva in km 2<br />
(raggio max 15 km) 25,90 km 2 di cui 24,48 km 2 nel bacino<br />
del Volturno, 0,71 km 2 in quello del Trigno e 0,70 km 2<br />
in quello del Sangro. Valichi visibili: Bocca di Forli, Forca<br />
d’Acero. Altre fortezze sannitiche: monte Castellano<br />
(intervisibile) e la Romana (intervisibile). Tra le località<br />
della zona risulta visibile quella del Castello e del Villaggio<br />
medioevale con i resti presumibilmente della Chiesa.<br />
La fortificazione si trova a 900 m a NO dalla piazza San<br />
Lorenzo di Montalto, su un’altura che raggiunge la quota<br />
di 1120 m s.l.m. che incombe sul percorso del tratturo<br />
Lucera - Castel di Sangro e domina la vallata del torrente<br />
Vandrella. Il circuito murario ha forma semicircolare<br />
e cinge i lati occidentale, settentrionale e orientale del<br />
rilievo, che a S invece presenta un’erta parete rocciosa<br />
a strapiombo. I tratti meglio conservati in altezza raggiungono<br />
anche i 2 m di altezza e si individuano presso le<br />
estremità orientali e occidentali del circuito. La probabile<br />
porta di accesso alla fortificazione si individua a NO del<br />
circuito e ha un’apertura di circa 1,5 m. I blocchi calcarei<br />
sono di grandi dimensioni, solo parzialmente sbozzati, di<br />
forma irregolare o parallelepipeda. I crolli permettono di<br />
osservare solo il paramento esterno delle mura che, come<br />
solitamente avviene per queste strutture, formavano alle<br />
loro spalle un terrazzamento. Anche se, a causa degli accumuli<br />
di blocchi, non ci sono tratti un cui è nettamente<br />
distinguibile lo spessore delle mura esso tuttavia sembra<br />
aggirarsi intorno ai 3 m. (Fig. 3) La struttura si sviluppa a<br />
un livello di poco inferiore rispetto alla sommità rocciosa<br />
del rilievo e mantiene un andamento altimetrico piuttosto<br />
costante lungo tutto il suo perimetro con una quota<br />
che varia dai 1117 ai 1108 m s.l.m. L’accesso alla fortificazione<br />
non è direttamente collegato ad un percorso antico<br />
chiaramente riconoscibile, ma è probabile che esso<br />
seguisse la direttrice di una mulattiera che con direzione<br />
NE/SO discendeva lungo il declivio SO del rilievo per raggiungere<br />
velocemente il percorso del tratturo. A pochi<br />
metri dall’estremità occidentale del circuito murario alle<br />
mura si addossa una modesta struttura in pietra ormai<br />
ridotta a rudere realizzata in tempi forse recenti. L’area<br />
racchiusa dalle mura e quella immediatamente esterna<br />
sono caratterizzate da una fitta presenza di affioramenti<br />
rocciosi che rendono il luogo difficilmente abitabile<br />
20 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />
per lunghi periodi e più adatto per utilizzi in caso di<br />
necessità e pericolo e certamente per il controllo del<br />
territorio. In quest’area la ricognizione di superficie è<br />
fortemente condizionata, come si è detto, dalla copertura<br />
boschiva e dal manto di foglie secche che ricopre<br />
il terreno precludendolo alla prospezione. Per questo<br />
motivo non è stato possibile riconoscere sul terreno<br />
l’eventuale presenza di frammenti fittili o di altro materiale<br />
archeologico. La scoperta dell’inedita fortificazione<br />
di Montalto, nel validare l’approccio predittivo,<br />
conferma sotto il profilo storico la valenza strategica<br />
di quella linea di creste che separano la valle del fiume<br />
Sangro dalle valli del Volturno e del Trigno. Essa inoltre<br />
va ad ampliare il numero di fortificazioni sorte in connessione<br />
col tratturo Lucera-Castel di Sangro, insieme<br />
alle altre fortificazioni di Cimitero (Rionero Sannitico,<br />
IS), Castel Canonico (Forli del Sannio, IS), Torre Santa<br />
Maria (Pescolanciano, IS), Colle Sant’Onofrio (Chiauci,<br />
IS), La Civita (Civitanova del Sannio, IS), La Civita (Duronia,<br />
CB) e Il Castello (Castropignano, CB). Il tratturo<br />
già in epoca sannitica rappresentava con tutta evidenza<br />
una direttrice viaria di prim’ordine lungo la quale le<br />
fortificazioni costituivano punti di controllo strategici<br />
e opportunità di riparo. La ricerca proseguirà con ulteriori<br />
verifiche sul terreno per individuare altre strutture<br />
fortificate (Fig. 5).<br />
Bibliografia<br />
Riccardo Cicilloni - Alberto Mossa - Marco Cabras, “Studio<br />
dell’insediamento protostorico in un’area della Sardegna centrooccidentale<br />
tramite strumenti gis ed analisi multivariate” in<br />
Archeologia e Calcolatori 26, 2015, pp. 149-168.<br />
Simone Di Zio - Dora Bernabei, “Un modello gis multicriterio per la<br />
costruzione di mappe di plausibilità per la localizzazione di siti<br />
archeologici: il caso della costa teramana” in Archeologia e Calcolatori<br />
20, 2009, pp. 309-329.<br />
Kazimierz Niecikowski , “Determining optimal locations for viewpoints<br />
using the open-source Whitebox GAT Software” in Geography and<br />
Tourism 7 (2 ), 2019, pp. 19-26.<br />
Bruno Sardella - Michele Fasolo, “ ‘The Hill-forts of the Samnites in<br />
Molise’. Un aggiornamento al lavoro di S. P. Oakley” in Journal of<br />
Ancient Topography 28, 2018, pp. 67-94.<br />
Abstract<br />
As part of a long-term research on Samnite fortified centers within the administrative<br />
limits of the Molise Region, an attempt is being made to develop<br />
a probabilistic model of the possible existence of further fortifications<br />
currently unknown with verification and field validation. The starting point<br />
is the territorial information system created on the GIS platform in which<br />
environmental and archaeological data have been collected, organized and<br />
analyzed which, in the overall context of dynamic interrelation between the<br />
Samnite communities and the territory they occupy, can be significant for<br />
reconstruct the location choices for this type of settlement structure.<br />
Parole Chiave<br />
GIS; modelli predittivi; fortificazioni sannitiche, Predictive modeling<br />
Autore<br />
Michele Fasolo, michele.fasolo@gmail.com<br />
Tito Frate, titoronin@hotmail.com<br />
Bruno Sardella, brunsard@gmail.com
RESTAURO<br />
Tecniche di Radiografia Muonica e Rilievo<br />
3D per l'individuazione di ipogei nascosti<br />
La necropoli ellenistica di Neapolis, un tesoro ancora da<br />
scoprire esplorato con le stesse tecniche delle piramidi.<br />
di F.Capriuoli, L.Coscarelli, C.Leggieri, F.Colussi,M.Amodio, A.Piemonte, M.Bisdomini, V.Tioukov, N. Zimmermann<br />
La radiografia muonica è una<br />
tecnica emergente che permette<br />
di rilevare le cavità nascoste<br />
nel sottosuolo utilizzando i<br />
raggi cosmici. Per poterlo fare è<br />
indispensabile avere un modello<br />
3D preciso dell’ambiente circostante.<br />
Questa tecnica è stata<br />
utilizzata con successo nel contesto<br />
della necropoli ellenistica<br />
situata nel sottosuolo di Napoli.<br />
Fig. 1 – Planimetria dell’area interessata: necropoli ellenistica e ponti-canale dell’acquedotto del<br />
Serino (sinistra). Planimetria delle camere indagate e sezione longitudinale del contesto (destra).<br />
Nel cuore del rione Sanità, a nord delle mura greche,<br />
intagliata nelle colline tufacee che coronavano la città<br />
antica, nel tempo sepolta da potenti livelli alluvionali,<br />
si estende la necropoli ellenistica di Neapolis, la<br />
cui planimetria è riportata in Figura 1 a sinistra, eloquente<br />
traccia identitaria e peculiare segno di appartenenza di Napoli,<br />
la Graeca urbs. Le ricerche svolte sinora hanno permesso<br />
di raccogliere una messe di dati che restituiscono la<br />
morfologia di un paesaggio antico particolarmente articolato,<br />
caratterizzato dalla monumentalizzazione dei pendii<br />
prospicienti il pianoro esteso fino alla murazione nella quale<br />
una porta segnava l’inizio del percorso che, lambendo i sepolcri,<br />
risaliva verso la sommità di Capodimonte. Quindi la<br />
definizione “valle dei morti”, spesso utilizzata per indicare i<br />
luoghi, risulta inadeguata laddove la necropoli era disposta<br />
lungo una quinta scenografica, in Figura 2 a destra, articolata<br />
altimetricamente a fasciare le colline.<br />
I monumenti, interamente intagliati nel banco tufaceo,<br />
mostrano prospetti di grande raffinatezza che richiamano<br />
architetture macedoni e che sono generalmente composti<br />
da due camere sovrapposte e sfalsate. Il vestibolo, camera<br />
superiore direttamente aperta sulla strada, assolveva a una<br />
funzione di riconoscibilità e ostentazione del censo del proprietario<br />
e della sua famiglia. Una scala aperta nel pavimento<br />
consentiva l’accesso alla camera funeraria inferiore, che<br />
ospitava i sarcofagi allineati lungo il perimetro. Quest’ultima,<br />
autentica camera ipogea, era chiusa verso l’esterno da<br />
porte in roccia che venivano aperte solo in concomitanza<br />
di nuove inumazioni. Le spettacolari strutture testimoniano<br />
il prestigio delle famiglie aristocratiche di IV sec. a.C., costituendo<br />
una sottolineatura autorevole dell’identità greca<br />
nella quale si riconosce Napoli. La piana antistante il fronte<br />
monumentale della necropoli fu attraversato in età augustea<br />
da un ponte canale dell’acquedotto che dalle sorgenti<br />
di Serino, in provincia di Avellino, trasportava l’acqua lungo<br />
circa cento chilometri, servendo una serie di città tra cui<br />
Napoli, per poi alimentare la Piscina Mirabile a Bacoli, riserva<br />
idrica per le necessità della Classe Praetoria Misenensis<br />
(Colussi e Leggieri, 2016; 2018).<br />
EVOLUZIONE STORICA DEL CONTESTO<br />
Dal II sec. d.C. il comprensorio fu interessato da un progressivo<br />
interramento, risultato di massicce alluvioni, che determinò<br />
la scomparsa della necropoli dalla memoria. Nella<br />
seconda metà del XVI secolo prese avvio una urbanizzazione<br />
tanto spontanea quanto compulsiva, che portò alla nasci-<br />
22 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 23<br />
Fig. 2 – Ipogeo dei Togati (sinistra) ed ipogeo dei Melograni (destra). Elaborazione modello 3d.<br />
ta del primo nucleo del borgo dei Vergini, in un contesto<br />
che mostrava ancora tutte le caratteristiche di un’area rurale.<br />
La necessità di costruire nuovi fabbricati diede avvio<br />
all’apertura di pozzi per l’estrazione della pietra di tufo.<br />
Spesso l’escavazione intersecava gli ipogei, ma l’opera dei<br />
cavatori, per nulla rallentata dai ritrovamenti, procedeva<br />
indisturbata. La moderna archeologia sarebbe nata solo un<br />
paio di secoli più tardi, ma l’interesse antiquariale già induceva<br />
a sottrarre dalle tombe quanto possibile, per poi procedere<br />
a sgomberare rapidamente gli ambienti dai materiali<br />
alluvionali presenti. Da quel momento il fronte di avanzamento<br />
della cava diveniva l’intera superficie pavimentale<br />
dell’ambiente violato. Lo scavo, pur rispettando il perimetro<br />
dell’antica camera, si spingeva verso il basso di diversi<br />
metri, stravolgendo completamente i rapporti dimensionali<br />
originari e terminando solo quando erano soddisfatte le<br />
necessità costruttive del palazzo soprastante. La cava così<br />
realizzata era un importante valore aggiunto per il fabbricato<br />
in quanto, una volta impermeabilizzatene le pareti con<br />
malta idraulica, diventava una capace cisterna a uso condominiale,<br />
serbatoio per le acque meteoriche raccolte dalle<br />
terrazze di copertura, che costituiva una preziosa riserva<br />
idrica cui attingere per soddisfare le quotidiane necessità<br />
domestiche, attraverso la canna di pozzo predisposta a servizio<br />
delle cucine disposte sulla verticale. La speciale destinazione<br />
d’uso preservò, conservandole anche se mutile,<br />
le importanti vestigia antiche fino a quando l’epidemia di<br />
colera del 1884, imputata alla presenza di apporti fecali<br />
dell’acqua potabile, ne decretò l’inevitabile quanto rovinoso<br />
abbandono dovuto alla realizzazione dell’acquedotto<br />
in pressione. L’ultima fase di queste preesistenze è stata<br />
caratterizzata dalla scellerata pratica di scaricare in queste<br />
immense cavità migliaia di metri cubi di materiali di risulta<br />
prodotti dalle ristrutturazioni edili, destinandole così, di<br />
fatto, a discariche. Il “frammento” della necropoli di cui si<br />
occupa questo studio fu riscoperto a seguito delle verifiche<br />
strutturali disposte dal Comune di Napoli conseguenti il terremoto<br />
del 1980. Sotto le fondamenta del fabbricato sito<br />
in Via Santa Maria Antesaecula 126, furono individuati due<br />
monumenti di particolare interesse denominati dei Togati<br />
(Fig.2 sinistra) e dei Melograni (Fig.2 destra), indicati con<br />
numeri 1 e 4 nella planimetria precedentemente riportata.<br />
In via Vico Traetta n. 2 sotto il cortile di palazzo de’ Mari<br />
è ubicato l’accesso a una serie di monumenti già menzionati<br />
da Carlo Celano (Celano, 1692) e pubblicati in parte<br />
da Michele Ruggiero (Ruggiero, 1888) che acquistò il palazzo<br />
a fine ottocento. Riscoperti dopo il sisma dell’80, sono<br />
diventati nuovamente accessibili dopo lo sgombero dei<br />
materiali di risulta sversati lungo la scala, rimossi a cura<br />
dell’associazione Celanapoli. Nella parete nord del cortile<br />
una scala a tre rampanti permette di raggiungere il fronte<br />
monumentale a semicolonne del monumento 8, in Figura 3.<br />
La scala, moderna, realizzata presumibilmente nella metà<br />
del sedicesimo secolo sfondando il prospetto, era funzionale<br />
all’accesso alla cava di tufo ubicata nei piani pavimentali<br />
dei monumenti 8 e 9 posti in comunicazione tra loro attraverso<br />
il taglio parziale del setto che li divideva.<br />
Un ulteriore sfondamento nella parete ovest del monumento<br />
8 consente di raggiungere il monumento 7, che conserva<br />
integro il piano pavimentale. I tre monumenti 7, 8 e 9<br />
hanno caratteristiche architettoniche notevolmente diverse<br />
rispetto a quelli di via Santa Maria Antesaecula; infatti, allo<br />
stato dei rilievi e delle verifiche effettuate, sembra che non<br />
siano costituiti da due camere sovrapposte e sfalsate, ma<br />
che le camere funerarie siano collegate alla strada antica<br />
attraverso un dromos con scala, obliterato da grossi blocchi.<br />
In particolare, il dromos della 7 è interessato da due profonde<br />
fratture ortogonali fra loro e nel piccolo ambiente tra<br />
Fig. 3 – Vico Traetta. Monumento 8: fronte sulla strada antica. Elaborazione modello 3d.
Nell’angolo N-W si conserva parte del piano pavimentale<br />
nel quale si legge l’intersezione con una cisterna presumibilmente<br />
di epoca romana, caratterizzata da una pianta a<br />
“S”, la cui copertura è sostenuta in parte da un poderoso<br />
pilastro cavo (Colussi e Leggieri, 2018).<br />
Le camere 10 e 11 sono state notevolmente approfondite<br />
nella fase di riutilizzo a cava; successivamente intonacate<br />
con malta idraulica sono parte integrante della cisterna<br />
descritta.<br />
Fig. 4 – Vico Traetta. Monumento 8: camera funeraria, parete nord, resti<br />
di affresco. Elaborazione modello 3D.<br />
dromos e camera, all’esterno di questa, si legge con straordinaria<br />
evidenza il segno di tracciamento dell’arco inciso<br />
dai maestri cavatori. La camera mostra una serie di sarcofagi<br />
lungo il perimetro, in gran parte distrutti, al fondo di ciascuno<br />
dei quali è ricavata una fossetta d’incerta funzione.<br />
Le pareti hanno quasi completamente perso il sottile strato<br />
di tonachino (intonaco) di preparazione per gli affreschi.<br />
Nella parete nord è quasi completamente scomparsa l’epigrafe<br />
documentata dal Ruggiero. La tomba 8, caratterizzata<br />
dal prospetto a semicolonne già menzionato, ha il dromos<br />
tagliato dalla scala seicentesca e presenta nella parete nord<br />
resti di un affresco, in Figura 4, già ben documentato da<br />
Ruggiero. Due lucerne bilicni in oro sono intercalate da corone<br />
di nastri intrecciati appese a chiodi; quella di sinistra è<br />
sostenuta da un candelabro al quale è appesa una patera e<br />
il chiodo della corona centrale mostra, mirabilmente, sulla<br />
destra l’ombra riflessa sulla parete.<br />
La tomba 9, anch’essa sfondata, presenta sulla parete nord<br />
una lucerna poggiata su un candelabro dal quale pendono<br />
tralci vegetali, la fiamma lambisce il bordo inferiore della<br />
cornice all’imposta della volta. In basso, sono stati recentemente<br />
individuati resti di iscrizioni in corso di pubblicazione<br />
LA DIGITALIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI<br />
La documentazione scientifica, analitica e rigorosa, di un<br />
bene culturale è fondamentale per il suo studio e la sua<br />
conservazione, nonché per la sua valorizzazione e divulgazione<br />
anche attraverso l’utilizzo di tecniche innovative di<br />
realtà virtuale e aumentata. Realizzare un rilievo 3D integrato,<br />
con metodo scientifico-topografico, consente fra le<br />
altre cose di:<br />
4 visualizzare in maniera immediata e in 3D l’oggetto rilevato;<br />
4 misurare con precisione millimetrica l’oggetto;<br />
4 produrre elaborati per l’analisi dello stato di conservazione<br />
dell’oggetto;<br />
4 estrarre elaborati 2D per lo studio dell’oggetto e la progettazione<br />
di interventi di manutenzione/restauro;<br />
4 estrarre elaborati 3D per la visualizzazione e il rendering;<br />
4 aprire la possibilità di studiare l’oggetto digitalmente e<br />
da remoto su un sito;<br />
4 produrre applicazioni per la fruizione digitale innovativa<br />
dell’oggetto.<br />
Sulla base di quanto illustrato, il rilievo integrato del bene<br />
culturale può dunque creare le condizioni tecnologiche per<br />
soddisfare il fabbisogno di una valorizzazione realmente coerente<br />
con quanto enunciato all’art. 6 del Codice dei Beni<br />
Culturali e del Paesaggio: “promuovere la conoscenza del<br />
patrimonio culturale ed assicurare le migliori condizioni di<br />
utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso.<br />
[promuovere e sostenere] gli interventi di conservazione<br />
del patrimonio culturale”. Le possibilità offerte dalla tec-<br />
Fig. 5 – Vista d’insieme del rilievo laser scanner terrestre.<br />
24 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />
nologia assumono una grande importanza per la conservazione<br />
e la fruizione dei siti nei quali l’accesso turistico è<br />
inevitabilmente limitato; la fruizione digitale può dunque<br />
consentire una migliore gestione delle presenze turistiche,<br />
ma soprattutto la conoscenza del bene senza comprometterne<br />
il livello di conservazione.<br />
IL RILIEVO TOPOGRAFICO DEGLI IPOGEI<br />
Attraverso il rilievo laser scanner terrestre si acquisiscono<br />
sostanzialmente informazioni sulla geometria e sulla colorimetria<br />
di un bene culturale in maniera rapida, precisa e non<br />
invasiva, come evidente dall’esempio in Figura 5.<br />
Oltre alla misura con precisione millimetrica delle coordinate<br />
spaziali del punto rilevato, è possibile acquisire anche<br />
informazioni sul colore e sulla riflettanza della superficie<br />
dell’oggetto, che rappresenta la risposta del materiale al<br />
fascio laser e che consente di utilizzare lo strumento anche<br />
in condizioni di assenza totale di illuminazione e, in sinergia<br />
con i risultati di altre misurazioni, di ricavare informazioni<br />
sullo stato fisico del materiale.<br />
L’acquisizione integrata realizzata per la necropoli ellenistica<br />
di Neapolis e di un tratto dell’acquedotto augusteo<br />
del Serino è composta da un rilievo topografico di base e da<br />
un rilievo laser scanner Terrestre, unito a un’acquisizione<br />
fotogrammetrica ad altissima risoluzione.<br />
La campagna di rilievo laser scanner, realizzata tra il 2017<br />
e l’inizio del 2018, è stata eseguita con il Faro Focus X330.<br />
Il rilievo è stato poi integrato nel 2019 con un Faro Focus<br />
150. L’obiettivo dei rilievi era la creazione di un modello<br />
digitale che consenta la lettura delle strutture sotterranee<br />
e fuori terra per avere un modello continuo “sotto-sopra”,<br />
utile per lo studio delle pendenze e degli allineamenti delle<br />
strutture antiche poste in stretta relazione con le costruzioni<br />
più moderne. Per la corretta registrazione delle scansioni<br />
sono stati utilizzati sia target fisici nella scena sia algoritmi<br />
software cloud to cloud.<br />
Nello specifico, sono state realizzate 560 scansioni laser e<br />
con la tecnica fotogrammetrica sono stati digitalizzati un<br />
totale di 12.300 fotogrammi.<br />
Lo strumento laser, pur essendo dotato di una camera integrata,<br />
non consente di ottenere un dato colorimetrico<br />
di alta qualità. Pertanto, nelle zone di maggior interesse<br />
nelle singole camere funerarie, di cui alcune con tracce di<br />
affresco, e negli ambienti significativi, si è provveduto a<br />
completare e integrare il rilievo laser scanner con un rilievo<br />
fotogrammetrico eseguito con camere fotografiche reflex<br />
full-frame ad altissima risoluzione (fotogramma > 45mpx),<br />
ciascuna equipaggiata con ottiche dedicate a fuoco fisso e<br />
tutte rigorosamente calibrate. Per assicurare qualità elevata<br />
ai prodotti, è stato appositamente allestito un set illuminotecnico<br />
non invasivo, con fari a led a temperatura nota e<br />
controllata. L’allestimento di un set illuminotecnico, come<br />
quello in Figura 6, ha consentito, in fase di acquisizione,<br />
di poter sempre controllare in maniera rigorosa la corretta<br />
colorimetria degli ambienti anche con l’utilizzo di checker<br />
calibrati e sonde colorimetriche; in post produzione i singoli<br />
fotogrammi vengono trattati in ambienti software per<br />
la corretta calibrazione del colore misurata in situ tramite<br />
color checker.<br />
LA RADIOGRAFIA MUONICA<br />
Durante il rilievo tridimensionale degli ipogei, che già di<br />
per sé ha costituito uno strumento molto importante per<br />
lo studio degli ambienti già noti e per la formulazione di<br />
ipotesi di come il complesso potesse articolarsi ulteriormente<br />
nello spazio, è nata la collaborazione con la sede<br />
di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).<br />
Fig. 6 – Stazione fotogrammetrica.<br />
Questa collaborazione ha permesso di applicare al contesto<br />
degli ipogei una tecnologia innovativa, che permette l’individuazione<br />
indiretta di spazi vuoti in un volume sovrastante:<br />
la radiografia muonica. Questa metodologia è una tecnica<br />
emergente che permette di rilevare le variazioni di densità<br />
come le cavità nascoste nel sottosuolo, utilizzando i raggi<br />
cosmici e i rivelatori di particelle elementari.<br />
Il caso più eclatante di utilizzo di questa tecnica è sicuramente<br />
quello che ha portato al rinvenimento di nuove camere<br />
all’interno della piramide di Khufu (Morishima et al.,<br />
2017). Recentemente poi, un gruppo di ricerca dell’INFN di<br />
Napoli ha applicato con successo la stessa tecnica sia per la<br />
ricerca di volumi all’interno del vulcano di Stromboli (Tioukov<br />
et al., 2019) sia nell’indagine di beni culturali come la<br />
cittadella di Naryn-Kala nel Dagestan (Abiev et al., 2019).<br />
Successivamente alle citate applicazioni della radiografia<br />
muonica, fisici napoletani e giapponesi insieme alla associazione<br />
culturale Celanapoli stanno applicando questa tecnica<br />
per sondare la Necropoli Ellenistica di Neapolis.<br />
I rivelatori basati sull’utilizzo di emulsioni fotografiche,<br />
non avendo necessità né di elettricità né di manutenzione,<br />
permettono una indagine non invasiva dei siti archeologici<br />
presenti nel sottosuolo urbano. Nel caso in questione i rivelatori<br />
a base di emulsioni nucleari sono stati installati alla<br />
profondità di 17 metri (Fig.7).<br />
Per rivelare gli elementi strutturali oppure le cavità nascoste<br />
è indispensabile avere un modello 3D preciso dell’ambiente<br />
circostante, in modo da esaminare le differenze tra<br />
il flusso di muoni misurato dal rivelatore rispetto a quello<br />
atteso dalla simulazione. I modelli tridimensionali della<br />
Necropoli Ellenistica ottenuti con tecniche geomatiche da<br />
ACAS3D sono in perfetta sinergia con le misure di radiografia<br />
muonica poiché permettono una corretta interpretazione<br />
dei dati osservati. Ogni singola lastra detector è in grado<br />
Fig.7- Le lastre di emulsione sigillate dentro le buste per essere protette<br />
dalla luce (a); un rivelatore assemblato durante la fase di esposizione (b).
Fig.8 Cono di rilevazione dei<br />
muoni della singola lastra<br />
georiferito rispetto al modello<br />
3D. Elaborazione grafica a<br />
scopo illustrativo.<br />
Fig.9 - La struttura 3-d del sito vista dall’alto (a) una muografia (b).<br />
di ricevere il segnale di un determinato cono di ricezione<br />
(Fig.8), che deve essere rigorosamente posizionato nel modello<br />
tridimensionale di distribuzione dei volumi noti di superficie<br />
e del sottosuolo.<br />
Le particelle cariche ionizzanti come i muoni cosmici attraversando<br />
i fogli di emulsione lasciano alcuni cristalli “attivati”<br />
– dopo il processo di sviluppo fotografico essi diventano<br />
grani d’argento segnando le tracce delle particelle.<br />
Analizzando queste lastre con i microscopi automatici si<br />
può ricostruire la posizione e gli angoli di tutte le tracce<br />
che hanno attraversato il rivelatore durante il periodo di<br />
esposizione. Lo spettro angolare ed energetico dei muoni<br />
in superficie è ben noto e abbastanza costante. Confrontando<br />
il flusso muonico che ha attraversato il rivelatore con<br />
quello in superficie si può calcolare la densità integrale del<br />
materiale attraversato in ogni direzione e in questo modo<br />
ottenere una radiografia degli strati soprastanti rivelando<br />
le strutture nascoste. Il metodo assomiglia alla radiografia<br />
medica.<br />
In figura 9 sono riportate una vista dall’alto del modello<br />
tridimensionale e, rispetto la stessa vista, un istogramma<br />
nello spazio degli angoli dove la scala dei colori corrisponde<br />
all’eccesso del flusso dei muoni. In questo grafico il colore<br />
rosso corrisponde alla densità bassa (le direzioni con mol-<br />
te cavità), invece il verde ed blu è assegnato alle direzioni<br />
angolari dove la densità media è alta. Confrontando la<br />
muografia con il modello 3-d si può riconoscere facilmente<br />
alcune strutture già note.<br />
Il confronto della muografia dell’esistente con la simulazione<br />
numerica di quale dovrebbe essere la risposta dei sensori<br />
in presenza dei soli elementi noti, permette di rilevare le<br />
anomalie ed in questo modo ricostruire le strutture nascoste<br />
non presenti nel modello 3D.<br />
POST ELABORAZIONE E COMPUTER GRAFICA<br />
Dopo aver acquisito i fotogrammi e le scansioni laser, i dati<br />
sono stati processati per ottenere i modelli 3D ad altissima<br />
risoluzione e in scala. Ottenuti i modelli geometrici, in forma<br />
di mesh poligonale, sono state utilizzate tecniche proprie<br />
della computer grafica e del gaming, che portano ad<br />
avere un modello leggero e gestibile in ambiente real time.<br />
In questa fase è stato ricostruito il materiale degli ambienti<br />
scansionati, ricreandone, attraverso processi propri della<br />
“PBR” (Physically Based Rendering), le proprietà fisiche in<br />
termini di riflessione e rugosità. Infine, gli ambienti, riprodotti<br />
in 3D, sono stati importati nei software di “real-time”,<br />
in Figura 10, per la creazione delle interazioni, per l’elaborazione<br />
dell’esperienza virtuale e per la costruzione della<br />
piattaforma multimediale.<br />
Per organizzare tutto il materiale di archivio, fotografico,<br />
rilievi 3D e documenti storici, è stata realizzata una piat-<br />
Fig. 10 – Modello 3D dell’Ipogeo dei Melograni (camera 4) e interfaccia della piattaforma multimediale.<br />
26 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />
taforma multimediale dal facile utilizzo e di immediata<br />
leggibilità, non ancora disponibile al pubblico. I modelli<br />
3D di output sono resi completamente navigabili e “interattivi”.<br />
Navigando all’interno del modello 3D l’utente<br />
può esplorare gli ambienti nel loro stato attuale e, attraverso<br />
ricostruzioni su base scientifica, vedere ipotesi<br />
ricostruttive e “restauri virtuali”. L’utente potrà inoltre<br />
leggere testi brevi di descrizione di massima e, tramite<br />
una comunicazione stratificata a più livelli, approfondire i<br />
contenuti fino alla consultazione di testi storici e di documenti<br />
di archivio già digitalizzati.<br />
Gli scopi della realizzazione di una piattaforma così immaginata<br />
sono molteplici:<br />
documentare lo stato di fatto, con la creazione di un modello<br />
3D metrico e ad altissima risoluzione dell’esistente<br />
(con precisione millimetrica e matematicamente riproducibile);<br />
dare all’utente la possibilità di navigare all’interno del<br />
modello 3D e di avere maggiori informazioni di carattere<br />
scientifico e storico attraverso l’inserimento di punti interrogabili;<br />
rendere leggibile, attraverso l’utilizzo di mappe storiche<br />
rese in 3D e interattive, l’ubicazione di luoghi spesso non<br />
percepibili o nascosti;<br />
valorizzare i luoghi e comunicare, in maniera organizzata<br />
ma semplice, numerose informazioni spesso disordinate e<br />
contenute in varie pubblicazioni;<br />
sensibilizzare i cittadini sul patrimonio artistico e culturale<br />
dei luoghi;<br />
creare uno strumento di facile distribuzione (app mobile,<br />
web).<br />
Un esempio di immagine presente sulla piattaforma virtuale<br />
è in Figura 11.<br />
CONCLUSIONI<br />
In un contesto archeologico quale quello napoletano della<br />
necropoli ellenistica e dell’acquedotto del Serino, che<br />
riveste grande interesse scientifico, i rilievi laser scanner<br />
consentono di apprezzarne l’articolazione plano-altimetrica<br />
e la compenetrazione con il costruito moderno. I<br />
progressi e l’affinarsi della documentazione consente di<br />
intuire la monumentalità di una necropoli che comprende<br />
verosimilmente molte decine di monumenti, molti<br />
dei quali probabilmente integri. Da sottolineare, infine,<br />
il prezioso apporto della radiografia<br />
muonica, che, in un<br />
contesto complesso e poco<br />
accessibile come quello del<br />
rione Sanità, ha permesso<br />
la conferma con mezzi non<br />
invasivi della presenza di camere<br />
non ancora portate alla<br />
luce. Il prosieguo della ricerca<br />
consentirà di apprezzare<br />
la valenza di un sito che ha<br />
pochi confronti in tutto il Mediterraneo.<br />
Fig. 11 – Restauro virtuale dell’ipogeo<br />
dei Melograni, fruibile attraverso la<br />
consultazione della piattaforma multimediale<br />
(da Amodio et al., 2019).<br />
Abstract<br />
In the heart of the Sanità district, north of the mighty Greek walls in Neaples,<br />
lies the extraordinary Hellenistic necropolis of Neapolis. Carved in the<br />
tuffaceous hills that crowned the ancient city, over time buried by powerful<br />
alluvial levels, it is an eloquent trace of identity and a peculiar sign of belonging<br />
to Naples, the Graeca urbs. The growing demand for the use of the<br />
national cultural heritage requires the adoption of technologically advanced<br />
solutions, capable of optimizing both quantitative and qualitative enhancement<br />
policies. The multidisciplinary collaboration is part of this perspective<br />
which, by integrating the state-of-the-art methodologies of geomatic survey<br />
and muon radiography, has allowed the celanapoli association an unprecedented<br />
knowledge of the important archaeological complex.<br />
Parole Chiave<br />
Radiografia muonica; laser scanner; fotogrammetria; modello 3D;<br />
necropoli ellenistica; realtime 3D.<br />
Autore<br />
F.Capriuoli, L.Coscarelli, A.Piemonte, M.Bisdomini<br />
info@acas3d.com<br />
ACAS3D Soluzioni Digitali - Startup Innovativa e SpinOff dell’Università di<br />
Pisa<br />
Bibliografia<br />
Abiev A, Bagulya A, Chernyavskiy M, Dashkina A, Dimitrienko A, Gadjiev<br />
A, Gadjiev M, Galkin V, Gippius A, Goncharova L, Grachev V, Konovalova<br />
N, Managadze A, Okateva N, Polukhina N, Roganova T, Shchedrina T,<br />
Starkov N, Teymurov A, Tioukov V, 2019. Muon Radiography Method for<br />
Non-Invasive Probing an Archaeological Site in the Naryn-Kala Citadel.<br />
APPLIED SCIENCES, vol.9, ISSN: 2076-3417, doi: 10.3390/app9102040<br />
Alexandrov AB, Vladymyrov MS, Galkin VI, Goncharova LA, Grachev VM,<br />
Vasina SG, Konovalova NS, Malovichko AA, Managadze AK, Okat’eva NM,<br />
Polukhina NG, Roganova TM, Starkov NI, Tioukov V, Chernyaysky MM,<br />
Shchedrina TV, 2017. Muon radiography method for fundamental and<br />
applied research. PHYSICS USPEKHI, vol. 60, p. 1277-1293, ISSN: 1063-<br />
7869, doi: 10.3367/UFNe.2017.07.038188<br />
Amodio M., Camodeca G., Capriuoli F., Leggieri C., Zimmermann N.<br />
2019. Nuovi studi sulla necropoli ellenistica a nord di Neapolis. Pittura<br />
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(a cura di A. Coralini), Napoli-Ercolano, 9-13 settembre 2019.<br />
Catalano O., M. Del Santo, T. Mineo, G. Cusumano, M. C. Maccarone,<br />
2016, Volcanoes muon imaging using Cherenkov telescopes. Nuclear<br />
Instruments And Methods in Physics Research Section A, 807, pp. 5-12<br />
Celano C. 1692. Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città<br />
di Napoli. Napoli: Stamperia Floriana.<br />
Colussi F., Leggieri C. 2016. L’acquedotto augusteo del Serino nell’area<br />
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In: Atti del VI Convegno di Storia dell’Ingegneria – 2nd International<br />
Conference (a cura di S. D’Agostino), Napoli, 19-20 maggio, II,<br />
589-598. Napoli: Cuzzolin.<br />
Colussi F., Leggieri C. 2018. L’acquedotto augusteo del Serino a Nord<br />
di Neapoli nell’area compresa tra la Sanità e Ponti Rossi. In: Atti del<br />
VII Convegno di Storia dell’Ingegneria – 3rd International Conference (a<br />
cura di S. D’Agostino e F.R. d’Ambrosio Alfano), Napoli, 23-24 aprile, I,<br />
93-104. Napoli: Cuzzolin<br />
Morishima, K., Kuno, M., Nishio, A. et al., 2017. Discovery of a big<br />
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Ruggiero M. 1888. Documenti degli scavi di antichità nelle province<br />
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Morano.<br />
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Stromboli volcano. Sci Rep 9, 6695. doi: 10.1038/s41598-019-43131-8.<br />
C.Leggieri, F. Colussi<br />
carlo.celanapoli@gmail.com<br />
Associazione Celanapoli<br />
V.Tioukov<br />
valeri.tioukov@na.infn.it<br />
INFN Napoli<br />
Mara Amodio<br />
maria.amodio@unina.it<br />
Università degli Studi di Napoli Federico II<br />
N. Zimmermann<br />
norbert.zimmermann@dainst.de<br />
Wissenschaftlicher Direktor, Deutsches Archäologisches Institut,<br />
Abt. Rom -Istituto Archeologico Germanico.
RESTAURO<br />
La Digitalizzazione al centro del progetto di<br />
ricostruzione della Cattedrale di Notre-Dame<br />
di Art Graphique & Patrimoine<br />
L’azienda francese high tech Art<br />
Graphique & Patrimoine mette<br />
il proprio savoir-faire e le più<br />
avanzate tecnologie digitali al<br />
servizio del cantiere di restauro<br />
della cattedrale di Parigi.<br />
Art Graphique & Patrimoine, pioniera delle nuove<br />
tecnologie ed esperta del Patrimonio culturale, ha<br />
affiancato l’«Etablissement public» incaricato della<br />
conservazione e del restauro di Notre-Dame e il CNRS<br />
-Centro Nazionale di Ricerca Scientifica- nell’ambito della<br />
creazione del «gemello digitale» della cattedrale. Nel<br />
marzo <strong>2021</strong>, a due anni dall’incendio che ha distrutto il<br />
tetto e le capriate medievali, AGP ha portato a termine il<br />
suo lavoro per il progetto digitale di Notre-Dame.<br />
In 27 anni di attività la squadra di 33 specialisti di AGP<br />
(«tailleurs de pierre», architetti, archeologi, storici, ma<br />
anche ingegneri geometri-topografi, grafici e informatici)<br />
ha acquisito la traccia digitale di numerosi siti e monumenti<br />
storici patrimonio dell’umanità, e ha oggi al suo attivo<br />
più di 3.000 importanti referenze, tra cui il Mont-Saint-<br />
Michel, la Reggia di Versailles, la Tour Eiffel, il Museo d’Orsay,<br />
il Ponte del Gard e le collezioni del Museo del Louvre e<br />
Louvre Abu Dhabi, oltre a più di trenta cattedrali in Francia.<br />
Grazie alla sua attività di rilievo laser, ricostruzione<br />
28 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 29<br />
3D e realizzazione di visite virtuali per il grande pubblico,<br />
AGP contribuisce alla salvaguardia e alla valorizzazione di<br />
opere, architetture e siti in pericolo in Francia e all’estero.<br />
Operatore storico della digitalizzazione 3D di Notre-Dame,<br />
AGP è stata incaricata dalle autorità pubbliche, subito<br />
dopo l’incendio del 15 aprile 2019, di raccogliere dati preziosi<br />
e misure tecniche sul monumento a seguito del sinistro,<br />
grazie a dei rilievi 3D in lasergrammetria e fotogrammetria<br />
terrestre e aerea tramite drone. Queste misure 3D<br />
o “nuvola di punti” sono indispensabili alla diagnosi, allo<br />
studio e alla ricostruzione del monumento, permettendo<br />
la produzione di documenti grafici, metrici e tecnici delle<br />
strutture fragilizzate della cattedrale.<br />
UN INTERVENTO D’EMERGENZA IN SOCCORSO<br />
DELLA CATTEDRALE<br />
Un’importante operazione d’emergenza è stata condotta<br />
a qualche giorno dall’incendio, sabato 20 aprile 2019, per<br />
rispondere in tempi brevissimi ai bisogni della direzione<br />
dei lavori, delle aziende e degli esperti mobilizzati per<br />
mettere in sicurezza la cattedrale.<br />
Questa « missione commando » ha permesso di effettuare<br />
una digitalizzazione 3D metrologica delle zone sinistrate,<br />
con l’obiettivo di produrre una documentazione tecnica<br />
primordiale per intraprendere il progetto di consolidamento,<br />
salvaguardia, ricostruzione e restauro in questo cantiere<br />
d’eccezione.<br />
I rilievi effettuati a seguito dell’incendio, cumulati ai numerosi<br />
rilievi digitali effettuati da AGP nei vent’anni precedenti<br />
all’incendio del 15 aprile, sono stati molto utili<br />
per estrarre delle informazioni preziose sulle dimensioni<br />
della struttura e i movimenti causati dai crolli.<br />
Queste misure di alta precisione hanno consentito in particolare<br />
la realizzazione di orto-immagini metriche in pianta,<br />
in prospetto e in sezione, permettendo:<br />
• Di misurare senza intervento fisico la portata tra le murature,<br />
così da permettere la posa delle travi della tettoia<br />
provvisoria, installata la settimana successiva al<br />
sinistro per proteggere la struttura da ulteriori danni;<br />
• Di cartografare i volumi totali e le dimensioni precise<br />
della cattedrale per la costruzione degli elementi di<br />
consolidamento realizzati su misura.<br />
In questo modo, la fabbricazione d’emergenza delle strutture<br />
di protezione e di sostegno ai contrafforti ha potuto<br />
essere realizzata, da parte delle aziende specializzate,<br />
per ogni elemento.<br />
Questi elementi preparatori, realizzati in urgenza per rispondere<br />
ai bisogni imperiosi della messa in sicurezza della<br />
struttura della cattedrale, sono stati adoperati ed elaborati<br />
per la produzione di tutta la documentazione tecnica<br />
(piante, prospetti, sezioni, orto-immagini, monitoraggio<br />
delle deformazioni, modelli 3D) necessaria alla diagnosi e<br />
alla pianificazione dei lavori di ricostruzione.<br />
ESEMPI DI APPLICAZIONE<br />
Nell’autunno 2019, una delle prime tappe del cantiere è<br />
stata la gestione dell’agglomerato di detriti delle capriate,<br />
del tetto e della guglia, risultanti dall’incendio e che<br />
ingombravano il coro.<br />
Art Graphique & Patrimoine è intervenuta a monte dell’operazione<br />
di sgombero, fornendo al SRA -Servizio Regionale<br />
d’Archeologia- le orto-immagini risultanti dai rilievi 3D<br />
in lasergrammetria e dalle acquisizioni tramite drone. Il<br />
lavoro di AGP è consistito inoltre nel misurare i movimenti<br />
dei detriti che avrebbero potuto verificarsi prima della<br />
fase di sgombero. A tal fine, un sistema di sensori ultra<br />
precisi è stato allestito ai quattro angoli del coro in modo<br />
da rilevare il minimo movimento.<br />
Questi documenti (orto-immagini e orto-fotografie) e misure<br />
tecniche consentono di visualizzare con grande pre-<br />
Fig. 4 – Orto-immagine in pianta della navata.
cisione la localizzazione dei diversi detriti. Il SRA ha così<br />
potuto realizzare con il Centro di Ricerca e di Restauro dei<br />
Musei di Francia (C2RMF) un inventario completo di travi,<br />
pietre, blocchi di bronzo e altri elementi presenti nella navata:<br />
una tappa necessaria per organizzare efficacemente<br />
la rimozione dei detriti, la loro conservazione -per un futuro<br />
riutilizzo-, e garantire la sicurezza del cantiere. Un<br />
lavoro simile è stato inoltre realizzato dal CNRS -Centro<br />
Nazionale della Ricerca Scientifica- per quanto riguarda le<br />
volte della cattedrale, basandosi su una orto-fotografia realizzata<br />
grazie a uno dei primi rilievi aerei tramite drone<br />
effettuati da AGP, qualche giorno prima dell’incendio.<br />
IL CANTIERE, DUE ANNI DOPO<br />
Tra l’aprile 2020 e l’aprile <strong>2021</strong>, durante la crisi sanitaria,<br />
Art Graphique & Patrimoine ha lavorato per fornire le misure<br />
e le ricostituzioni 2D e 3D necessarie alla diagnosi e ai<br />
lavori di consolidamento, restauro e ricostruzione.<br />
I dati acquisiti dalla sua squadra di ingegneri geometritopografi<br />
nella fase di rilievo 3D, durante la primavera del<br />
Fig. 7 – Orto-fotograia della facciata di Notre-Dame.<br />
Fig. 6 – Orto-fotografia in pianta delle volte.<br />
30 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />
Fig. 8 – Dettaglio del rilievo tecnico della facciata, della Galerie<br />
des rois e del rosone centrale.<br />
2019 e grazie a rilievi complementari durante l’estate del<br />
2020, sono stati assemblati ed elaborati per cominciare la<br />
realizzazione dei disegni tecnici della cattedrale (piante,<br />
prospetti e sezioni), destinati alla direzione dei lavori e<br />
all’Etablissement public che li sovrintende. Un lavoro minuzioso<br />
e meticoloso è stato effettuato dalle mani esperte<br />
dei disegnatori e “tailleurs de pierre” di AGP per riprodurre<br />
la cattedrale, le sue strutture e i suoi elementi decorativi<br />
unici al mondo, nei minimi dettagli.<br />
I DATI DELLE SCANSIONI LASER<br />
Nei suoi 26 anni di attività AGP ha effettuato molteplici rilievi<br />
3D nella cattedrale attraverso le tecniche della scansione<br />
laser e della fotogrammetria. Questi dati assemblati<br />
hanno permesso di recuperare tutte le misure (nuvole di<br />
punti) del tetto a capriate (la “foresta”) e della guglia che<br />
sono scomparsi con l’incendio.<br />
Per la cosiddetta « foresta » si tratta di:<br />
• 150 scansioni di precisione millimetrica per un totale tra<br />
i 3 e i 5 miliardi di punti;<br />
• La densità eccezionale dei punti (tra 1 e 2 punti per<br />
mm²) permette di ottenere una riproduzione estrema-
mente precisa, con ridottissimo margine di errore, dei<br />
dettagli del tetto a capriate, contrariamente alla digitalizzazione<br />
di Andrew Tallon (un punto ogni 2-3 cm)<br />
che nel suo progetto puntava solo all’acquisizione dei<br />
volumi generali dell’edificio, nel quadro di ricerca dei<br />
sistemi costruttivi delle cattedrali.<br />
Per la totalità della cattedrale:<br />
• La nuvola di punti di AGP di tutta la cattedrale contiene<br />
tra i 30 e i 50 miliardi di punti, contro 1 miliardo dei<br />
dati di Andrew Tallon.<br />
Video (navigazione nella nuvola di punti del tetto):<br />
https: //www.youtube.com/watch?v=O2z5jiJ_2tU&featur<br />
e=youtu.be<br />
UNA RICOSTRUZIONE 3D DELL’EVOLUZIONE<br />
STORICA DI NOTRE-DAME<br />
Laurence Stefanon, infografista e storica dell’arte di AGP,<br />
ha lavorato nel 2013 a una ricostruzione storica della cattedrale<br />
di Parigi, realizzando un modello 3D per 14 fasi<br />
architettoniche, dal 1163 a oggi.<br />
Questo modello 3D, realizzato con obiettivi pedagogici per<br />
una pubblicazione editoriale, presenta la ricostruzione 3D<br />
di Notre-Dame dalle sue origini all’epoca attuale, prima<br />
dell’incendio.<br />
ART GRAPHIQUE & PATRIMOINE<br />
Art Graphique & Patrimoine è un’azienda pioniera e leader<br />
nel settore delle nuove tecnologie applicate al patrimonio culturale.<br />
Impresa di 33 persone (tailleurs de pierre, ingegneri e<br />
topografi, architetti, archeologi, storici dell’arte, grafici e informatici)<br />
con sede alle porte di Parigi.<br />
Da oltre 27 anni AGP mette la sua conoscenza del patrimonio e<br />
la sua esperienza nelle nuove tecnologie al servizio della conservazione<br />
e del restauro dei monumenti storici. Specialista del<br />
rilievo laser e della ricostruzione 3D, l’azienda contribuisce alla<br />
valorizzazione di opere, architetture e siti in pericolo in Francia<br />
e all’estero.<br />
Tra le sue 3000 referenze, AGP enumera edifici importanti in<br />
Francia quali: il Mont-Saint-Michel, la Reggia di Versailles, la<br />
Tour Eiffel, il Museo d’Orsay, il Museo del Louvre, il Ponte del<br />
Gard, l’Anfiteatro romano di Arles e di Nîmes, una trentina di<br />
cattedrali sparse sul territorio; e in 18 paesi, con in particolare:<br />
l’Università Lomonosov di Mosca (Russia), il Campidoglio di<br />
Dougga (Tunisia), la Cittadella romana di Palmira (Siria), il Krac<br />
dei Cavalieri (Siria), la Moschea di Haji Piyada (Afghanistan) […]<br />
Art Graphique & Patrimoine ha ottenuto il marchio di eccellenza<br />
di Entreprise du Patrimoine Vivant, un riconoscimento speciale<br />
dello Stato creato per distinguere le imprese francesi dal raro<br />
savoir-faire artigianale e industriale di eccellenza.<br />
Abstract<br />
Art Graphique & Patrimoine, pioneer of new technologies and expert in cultural heritage, has<br />
joined the "Etablissement public" in charge of the conservation and restoration of Notre-Dame and<br />
the CNRS - National Center for Scientific Research - in the context of the creation of the " digital<br />
twin "of the cathedral. In March <strong>2021</strong>, two years after the fire that destroyed the medieval<br />
roof and trusses, AGP completed its work on the digital Notre-Dame project.<br />
Parole chiave<br />
Digitalizzazione; scansione laser; restauro virtuale; patrimonio;<br />
Notre-Dame<br />
Autore<br />
ArtGraphique&Patrimoine<br />
32 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />
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ARCHEOLOGIA FLORENSE<br />
L'Archeologia Forense ed<br />
i reati contro i beni culturali<br />
L’importanza dell’archeologia forense per la tutela<br />
e la salvaguardia del patrimonio archeologico<br />
di Pier Matteo Barone<br />
La flagranza dell'archeologia forense si<br />
fonda sulla competenza tecnica e tecnologica<br />
dell'esperto per valutare il rischio<br />
e la provenienza del bene<br />
Fig. 1 - Uno dei rostri recuperati nelle acque dell’isola di Levanzo.<br />
Il mondo dell’archeologia, come un po' tutte le scienze,<br />
cresce e si modifica nel tempo in base a nuove scoperte,<br />
nuove tecnologie e all’acquisizione di nuove forme di<br />
pensiero e di approccio alle necessità della società. Questo<br />
le ha permesso di integrare tecniche, metodi e strumenti<br />
pertinenti a molteplici discipline scientifiche. Lo scambio e<br />
la condivisione di conoscenze, ha consentito all’archeologo<br />
di diventare una figura importante anche nel panorama forense,<br />
mettendo a disposizione degli inquirenti la propria<br />
specializzazione sia nell’effettuare ricerche e nel recuperare<br />
prove indiziarie che nell’utilizzare nuovi strumenti.<br />
Quella dell’archeologo forense è una figura che solo recentemente<br />
si è rivelata nel panorama dell’investigazione<br />
scientifica in Italia. Mentre in altri paesi europei collabora<br />
attivamente con le forze dell’ordine e nei contesti archeologici<br />
e culturali, nel nostro sembra faticare a prendere<br />
posto. Forse perché in Italia si è sempre un po' in ritardo a<br />
stare al passo con le innovazioni, siano esse culturali che<br />
tecnologiche, rispetto a paesi più abituati di noi ad investire<br />
in tali risorse. Ne è un esempio il trattato di La Valletta<br />
(formalmente Convenzione Europea sulla protezione del patrimonio<br />
archeologico) siglato il 16 gennaio 1992, ma che<br />
l’Italia ratificherà solo nel 2015 con la Legge n. 57/2015.<br />
L'archeologia forense deve essere ridefinita come una disciplina<br />
archeologica che combina il quadro archeologico<br />
con la teoria e la metodologia della criminalistica e della<br />
criminologia nel contesto del diritto (per lo più penale). L'obiettivo<br />
dell'archeologia forense non dovrebbe essere solo<br />
quello di svolgere indagini a posteriori, ma anche e soprattutto<br />
quello di condurre investigazioni a supporto dell’autorità<br />
giudiziaria. In accordo anche con le recenti disposizioni<br />
ENFSI (European Network of Forensic Science Institutes) le<br />
indagini archeologiche forensi non comprendono solo la ricerca<br />
di cadaveri in senso ampio ma anche indagini relative<br />
alla distruzione o al danneggiamento di siti archeologici e<br />
monumenti, scavi illeciti e saccheggi di manufatti, valutandone<br />
i danni finanziari ed archeologici causati per esaminare<br />
le possibilità di identificare i responsabili dei danni stessi;<br />
indagini per aiutare a stabilire la provenienza di antichità<br />
che possono essere state acquisite illegalmente o falsificate.<br />
Il primo approccio alla tutela giuridica si basa su una visione<br />
del bene archeologico non più solo oggetto di restauro, ma<br />
che si articola in tutta una serie di attività che hanno come<br />
primo punto la prevenzione. L’attività di prevenzione comprende<br />
un insieme di attività utili a limitare il più possibile<br />
34 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />
Fig. 2 - Nell’ottobre 2012 la casa d'aste Christie's di Londra pubblica<br />
nei suoi cataloghi di vendita la statuina di un guerriero nuragico, prezzo<br />
stimato 3000/4000 sterline. Nella descrizione vengono riportati i dati<br />
dell’oggetto e la provenienza Thétis Collection, Ginevra, Svizzera.<br />
le situazioni di rischio legate al bene oggetto della tutela,<br />
sia esso mobile che immobile. Queste azioni sono rivolte<br />
all’interno del suo contesto territoriale, il quale può andare<br />
incontro a rischi naturali (come quello sismico, idrogeologico,<br />
ambientale, ecc.) ed antropici (come il saccheggio,<br />
il traffico illecito, il danneggiamento, ecc.). Appare chiaro<br />
quindi come gli interventi previsti ed auspicati dalla legislazione,<br />
non riguardino principalmente il bene culturale<br />
direttamente, ma piuttosto le condizioni del luogo in cui<br />
esso si trova.<br />
Il numero di interventi di scavo, in ambito archeologico,<br />
è andato aumentando con l’evolversi della società e della<br />
popolazione. Non solo la richiesta di sempre nuovi spazi di<br />
vita ha portato parallelamente ad un aumentare delle ricerche<br />
per individuarne i luoghi più adatti, ma anche situazioni<br />
geopolitiche instabili, povertà e facili guadagni hanno visto<br />
l’incremento dei proventi dietro traffico illecito di reperti<br />
archeologici. Tutto questo rischia di andare a distruggere,<br />
alterare e inquinare, una serie di testimonianze storiche,<br />
artistiche e archeologiche di cui è ricca non solo l’Italia, ma<br />
anche tutto il mondo. Su spinta internazionale si incomincia<br />
a parlare di Archeologia Preventiva, con l’intento di rilevare<br />
e studiare quelle testimonianze archeologiche rinvenute sia<br />
in superficie che sotto l’acqua, le quali altrimenti rischierebbero<br />
di andare distrutte e perse definitivamente a causa<br />
proprio dei lavori di sviluppo del territorio e di scavi illeciti<br />
(Figura 1).<br />
Questa risorsa nasce come Archeologia del Salvataggio prima<br />
che venisse emanata una legislazione adeguata che la<br />
riconoscesse ufficialmente, regolamentasse e tutelasse. Per<br />
lunghi anni e non senza danni al patrimonio, la mancanza<br />
di una legge ad hoc per questo tipo di interventi, ha pesato<br />
sull’archeologia internazionale. La sua emanazione ha portato<br />
ad un maggiore riconoscimento del ruolo dell’archeologo<br />
e ad un suo maggiore impiego con particolare riguardo<br />
all’archeologo forense.<br />
Questo a volte non basta soprattutto se si parla di contrabbando.<br />
Prima di essere venduti a collezionisti o musei esteri,<br />
i reperti di provenienza illecita, subiscono numerose intermediazioni<br />
finanziarie internazionali attraverso società,<br />
spesso fittizie, e porti franchi con lo scopo di creare una<br />
documentazione di origine, se non proprio lecita, almeno<br />
credibile. Ricordiamo che in Italia, come in tante altre nazioni,<br />
ci sono norme specifiche che regolano l’alienazione di<br />
materiale archeologico, e che, inoltre, ci sono importanti<br />
convenzioni internazionali tra cui quella UNESCO di Parigi<br />
del 1970 che riguarda l’illecito trasferimento di beni culturali;<br />
e quella UNIDROIT di Roma del 1995, che si occupa<br />
dei beni rubati o illecitamente importati; il limite di queste<br />
convenzioni è che anno valore solo fra le nazioni che le hanno<br />
firmate.<br />
Spesso per riuscire a vendere i reperti archeologici italiani<br />
(e non) in maniera lecita, i ricettatori si servono di case<br />
d’aste estere che mettono in vendita i reperti con le documentazioni<br />
fittizie create con fittizie operazioni finanziarie.<br />
Nei cataloghi online delle case d’asta si trovano tanti altri<br />
esempi di bronzi nuragici di diversa provenienza, come<br />
si può vedere da alcuni esempi i prezzi di valutazione non<br />
sono omogenei. Variano da poche centinaia di euro, dollari,<br />
sterline, o altro, dipende da dove si svolge la vendita, a migliaia<br />
o in rari casi centinaia di migliaia per ciascun reperto<br />
(Figura 2).<br />
In questo ambito anche l’archeologo subacqueo forense può<br />
diventare una figura imprescindibile nelle procedure di intervento<br />
per i beni subacquei che hanno subito sorti simili<br />
a quelli terrestri. Non solo è in grado di fornire risposte nei<br />
casi giudiziari in cui è chiamato a prestare la sua collaborazione,<br />
ma per farlo effettua delle procedure e utilizza strumenti<br />
che incidono sulla storia futura del bene in questione.<br />
Infatti, nell’assolvere il suo delicato e fondamentale compito<br />
l’archeologo subacqueo forense realizza una serie di<br />
operazioni che, finalizzate alla risoluzione del caso giudiziario<br />
specifico, non si esauriscono semplicemente con esso<br />
ma generano effetti positivi sulla tutela, valorizzazione e<br />
fruizione del bene oggetto di indagine. Nell'ultimo ventennio<br />
il patrimonio culturale subacqueo ha goduto di particolare<br />
attenzione a livello internazionale, soprattutto per<br />
lo sviluppo delle attività finalizzate alla sua tutela e per<br />
la creazione di un sistema normativo in grado di garantirle<br />
adeguatamente. La Convenzione Unesco del 2001 rappre-<br />
Fig. 3 - Alcuni esempi in cui è risultata fondamentale la perizia dell’archeologo<br />
forense.
Fig. 4 - Un esempio in cui il professionista archeologo forense è “inciampato<br />
in uno spiacevole incidente” riportando una data in calce alla perizia<br />
(a sinistra ed al centro) anteriore al verbale di sequestro (a destra),<br />
neutralizzando automaticamente l’efficacia della perizia stessa in fase<br />
procedurale.<br />
che richiedono specifiche competenze tecniche, scientifiche<br />
o artistiche (art. 221 c.p.p. e art. 61 c.p.c.). Il ruolo dell'esperto<br />
incaricato non è solo di riferire al Giudice, ma piuttosto<br />
di fornirgli una conoscenza che non può possedere, una<br />
regola scientifica o una tecnica che può essere necessaria,<br />
nel corso di un procedimento, per accertare e/o per valutare<br />
una situazione o una problematica. Le consulenze tecniche<br />
d'ufficio, le perizie e le operazioni svolte dal CTU e/o<br />
dal Perito devono essere inattaccabili sul piano della forma.<br />
Si sottolinea che il compito dell'ausiliario del giudice non<br />
è quello di fornire valutazioni di tipo giuridico o attribuire<br />
responsabilità̀, ma solo di sviluppare gli elementi tecnici<br />
sui quali si fonderà̀ il giudizio del magistrato competente.<br />
Appare evidente come nello svolgimento di Consulenze Tecniche<br />
d'Ufficio e Perizie, l'aspetto etico e deontologico del<br />
tecnico incaricato sia di primaria importanza, non solo per<br />
evitare di incorrere in “spiacevoli incidenti” che possono<br />
minare la pratica della professione, ma anche per poter fornire<br />
all'organo giudicante un mezzo corretto sia nella forma<br />
che nella sostanza che possa essere utile alla giustizia e<br />
quindi alla società (Figura 4).<br />
Nel prossimo articolo di questa rubrica entreremo più nello<br />
specifico degli aspetti giuridici correlati a questa disciplina.<br />
senta, a tal proposito, il più importante strumento dedicato<br />
integralmente ed esclusivamente alla salvaguardia del<br />
patrimonio culturale subacqueo. Nel giro di pochi anni lo<br />
sviluppo delle tecniche di immersione e l'avanzamento delle<br />
relative tecnologie, consentendo una più sicura e prolungata<br />
permanenza sott’acqua, hanno permesso l'accesso di un<br />
gran numero di persone al mondo subacqueo, anche a livello<br />
amatoriale, esponendo di conseguenza i beni sommersi a<br />
rischi maggiori per la loro salvaguardia. Di qui l'esigenza di<br />
doversi dotare di specifiche leggi di tutela al fine di arginare<br />
i danni provenienti da azioni criminali quali la sottrazione<br />
illecita di materiale archeologico per il mercato nero<br />
operato dalle cosiddette “archeomafie”, o dall’attività dei<br />
famosi cacciatori di relitti e dei loro tesori, o ancora dalla<br />
pesca di fondo non autorizzata, dai lavori tecnici realizzati<br />
sui fondali marini senza opportuna supervisione o preventivi<br />
controlli archeologici, e infine dal turismo subacqueo incontrollato<br />
(Figura 3).<br />
Negli ultimi anni, in Italia sempre più spesso il professionista<br />
archeologo forense viene incaricato dai Tribunali civili<br />
e penali per lo svolgimento di consulenze tecniche d'ufficio<br />
(CTU) e perizie. Normalmente l’archeologo forense è impiegato<br />
nella ricerca di persone scomparse e/o nell’eventuale<br />
ritrovamento/recupero di esse. Tuttavia, sono in aumento le<br />
denunce su illeciti in materia archeologico/culturale (come<br />
le violazioni del Codice dei Beni Culturali o dell’articolo 733<br />
del c.p.), per i quali l’archeologo forense viene coinvolto.<br />
Spesso si sente parlare di Archeologia Giudiziaria ma questo<br />
termine, coniato unicamente in Italia e che non ha corrispondenti<br />
all’Estero, è non solo fuorviante e limitato ma<br />
anche inesatto. Definita come l'applicazione delle discipline<br />
afferenti il patrimonio culturale all'ambito giudiziario, l’Archeologia<br />
Giudiziaria non fa altro che occuparsi di uno degli<br />
ambiti dell’Archeologia Forense, ambiti noti e riconosciuti a<br />
livello internazionale e codificati in diversi manuali e linee<br />
guida precedentemente menzionati. Da qui nasce l’esigenza<br />
di non creare inutili neologismi di italico orgoglio e, pensando<br />
al rasoio di Occam, di non complicare troppo ciò che<br />
non solo risulta semplice ma è già presente ed in atto con<br />
abbondante casistica e riferimenti internazionali.<br />
In ambito sia civile che penale, il Giudice ha facoltà di incaricare<br />
un professionista, un esperto o un tecnico come<br />
suo ausiliario, quando occorre redimere questioni tecniche<br />
complesse, svolgere indagini o acquisire dati o valutazioni<br />
Bibliografia<br />
Barone, P.M. (2020) Contestualizzare l’Archeologia Forense; <strong>Archeomatica</strong><br />
- Tecnologie per i Beni Culturali, Anno XII - Numero 2 Giugno<br />
2020.<br />
Barone, P.M.; Groen, W.J.M. (2018) Multidisciplinary Approaches to Forensic<br />
Archaeology: Topics discussed During the European Meetings on<br />
Forensic Archaeology (EMFA); Springer, 2018; ISBN 978-3-319-94397-8.<br />
Calcani, G. (a cura di). Esperti nelle attività di valutazione e di tutela<br />
del patrimonio culturale. Atti del ciclo biennale di studi del Master<br />
di secondo livello a.a. 2017/2018-2018/2019. Roma: Edizioni Efesto,<br />
<strong>2021</strong>.<br />
Calcani, G. (a cura di). Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza<br />
e alla tutela del patrimonio culturale. Atti del ciclo annuale di studi<br />
di secondo livello a.a. 2018/2019. Roma: Edizioni Efesto, <strong>2021</strong>.<br />
Di Maggio, R.M., Barone, P.M. (eds.) Geoscientists at Crime Scenes: A<br />
Companion to Forensic Geoscience; Soil Forensics; Springer International<br />
Publishing, 2017; ISBN 978-3-319-58047-0.<br />
Groen, W.J.M.; Marquez-Grant, N.; Janaway, R. (2015) Forensic Archaeology:<br />
A Global Perspective; Wiley, 2015; ISBN 978-1-118-74598-4.<br />
Abstract<br />
Forensic archaeological investigations include not only the search for cadavers<br />
in the broad sense but also investigations relating to the destruction or damage<br />
of archaeological sites and monuments, illegal excavations (terrestrial and<br />
underwater) and looting of artefacts, assessing the financial and archaeological<br />
damage caused in order to examine the possibilities of identifying those<br />
responsible for the damage; investigations to help establish the provenance of<br />
antiquities that may have been illegally acquired or falsified.<br />
Parole Chiave<br />
Archeologia Forense; Beni Culturali; Archeologia Preventiva; Tutela;<br />
Traffico Illecito: Case d’Aste; Archeologia Subacquea.<br />
Autore<br />
Pier Matteo Barone<br />
matteo.barone@ntu.ac.uk<br />
p.barone@aur.edu<br />
Forensic Science, School of Science and Technology, Nottingham Trent<br />
University, Clifton Campus NG11 8NS, Nottingham, UK<br />
Archaeology and Classics Program, The American University of Rome, Via P.<br />
Roselli, 4 – 00153 Roma, Italia<br />
Geoscienze Forensi Italia® -Forensic Geoscience, Italy, Rome, Italy<br />
ORCID: 0000-0002-8232-4935<br />
36 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />
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AZIENDE E PRODOTTI<br />
RAVENNA DANTESCA: LA RICOSTRUZIONE STORICA<br />
IN 3D GRAZIE A TRE.DIGITAL<br />
Ravenna distesa sulle rive del mare, nell’antichità<br />
acquisì prestigio mercantile e militare successivamente<br />
all'occupazione romana della pianura del Po<br />
nel II sec. d. C. La sua fama nel mondo è anche però<br />
di essere stata l’ultimo approdo del Sommo Poeta<br />
Dante, riverberando ancora le sue parole: “Siede la<br />
terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende<br />
per aver pace co’ seguaci sui” (Paolo e Francesca-<br />
Divina Commedia - Inferno – Canto V – vv. 97-99).<br />
Così il poeta evoca il ricordo di Francesca da Rimini<br />
e lo stretto rapporto che ebbe con questa città.<br />
Lo scorso 28 Maggio <strong>2021</strong> la mostra “Classe e Ravenna<br />
al tempo di Dante” ha ricostruito i paesaggi<br />
e i monumenti della città ai tempi del poeta. Di Ravenna<br />
nel Trecento non si ha una conoscenza dettagliata,<br />
né dell'impianto urbanistico, né della vita<br />
dei cittadini, ma dopo un attenta selezione di dati e<br />
attraverso la sinergia di storici, archeologi ed esperti<br />
in nuove tecnologie è stata proposta una ricostruzione<br />
interessante. L’archiviazione storica di tutto il<br />
materiale raccolto, come mappe territoriali antiche,<br />
testi e schizzi dell’epoca ha consentito di raggiungere<br />
ipotesi attendibili per ricostruire la Classe e la<br />
Ravenna di Dante.<br />
Il lavoro è stato commissionato da Ravenna Antica<br />
(Fondazione Parco Archeologico di Classe) che per la<br />
parte tecnologica ha affidato l’intero lavoro alla Tre.<br />
digital srl specializzata in elaborazioni 3D. Lo studio<br />
di una quantità consistente di documenti per avere<br />
un quadro sufficientemente chiaro delle caratteristiche<br />
essenziali della città e del territorio all'epoca di<br />
Dante, ha consentito un'attività di ricostruzione 3D<br />
articolata ed efficiente.<br />
Il quartiere arcivescovile con il mercato principale<br />
della città nei pressi del Palazzo Mercurio, agli inizi<br />
del Trecento si chiamava Guazzaduro, per la presenza<br />
di abbeveratoi per buoi, asini e cavalli venduti in<br />
quest’area.<br />
Il punto di partenza è stato la consultazione e lo studio<br />
della piattaforma georiferita GIS dell’Università di Bologna,<br />
nella quale erano state inserite negli anni una<br />
grande quantità di informazioni e la raccolta sistematica<br />
di tutti i dati i archeologici della Ravenna medievale<br />
prelevati. La successiva elaborazione è stata il<br />
confronto tra dati, tra cartine ed altre fonti storiche,<br />
così da ottenere la definizione di un assetto unitario<br />
e integrato delle strutture urbane e del contesto paesaggistico<br />
circostante. Successivamente sono state<br />
realizzate ricostruzioni tridimensionali delle città e<br />
del territorio che intensificano l'esperienza di visita<br />
e nello stesso tempo costituiscono il collettore visivo<br />
completo di tutta la molteplicità delle informazioni<br />
utilizzate.<br />
La rappresentazione di Ravenna medievale ricopre<br />
un’area molto vasta e circoscritta in un perimetro quadrato<br />
di ben 8 km di lato, dall’entroterra al mare: vi<br />
sono stati modellati dapprima il territorio grezzo, il<br />
terreno, gli alberi ed i corsi d’acqua principali ed in secondo<br />
luogo i temi urbani, comprensivi delle mura, dei<br />
palazzi, delle le case, delle altissime torri in mattoni<br />
e così via. Tutti i dettagli sono stati revisionati costantemente<br />
da curatori scientifici che ne hanno valutato<br />
scelte e forme. Lo scopo della ricostruzione è stata<br />
quella di soffermarsi su vedute a volo d’uccello, estremamente<br />
scenografiche, volte a ricostruire segmenti<br />
funzionali della città, il che ha consentito un'esplorazione<br />
di Ravenna e di Classe da diverse angolazioni.<br />
Per via dell’estrema vastità del territorio rappresentato<br />
sono state utilizzate tecnologie realtime (come per<br />
i videogiochi) per comporre l'insieme delle scene, cioé<br />
le uniche che potevano gestire un così ampio numero<br />
di geometrie ed elementi tecnici 3D come la vegetazione.<br />
La scelta di puntare sulla ricostruzione di spazi<br />
fisici, ma anche di ricomporre i principali luoghi delle<br />
attività funzionali della città concorre a dimostrare<br />
che è il concetto di relazione quello su cui i curatori<br />
hanno voluto porre l’accento. In questo studio le ricostruzioni<br />
3D allestite indicano una direzione e non un<br />
fine, dipanare intrecci con punti di rilievo importanti<br />
dall’epoca romana ai giorni d’oggi.<br />
L’accuratezza scientifica e l’innovazione tecnologica<br />
sono gli ingredienti su cui si fonda il progetto espositivo<br />
'Classe e Ravenna al tempo di Dante': un lavoro di<br />
squadra, con l’obiettivo di garantire il rigore delle ricostruzioni<br />
e degli apparati, realizzati con un linguaggio<br />
semplice e coinvolgente, di per sé spettacolare.<br />
Ideazione e cura scientifica Enrico Cirelli (Dip. Di Storia<br />
Culture Civiltà dell’Università di Bologna), Fabrizio<br />
Corbara, Giovanna Montevecchi, Giuseppe Sassatelli.<br />
38 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />
Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />
LA RICOSTRUZIONE STORICA IN 3D<br />
GRAZIE A TRE.DIGITAL<br />
Le attuali strumentazioni per il rilievo<br />
3D forniscono possibilità e prospettive<br />
di valorizzazione e conservazione<br />
nell’ambito dei Beni Culturali e Archeologici<br />
che fino a pochi anni fa erano<br />
impensabili.<br />
Diventa cruciale oggigiorno fornire gli<br />
strumenti che consentano a chiunque<br />
di poter ammirare anche solo virtualmente<br />
i reperti, quali sculture, monumenti<br />
e manufatti di pregevole fattura<br />
che le civiltà del mondo antico ci hanno<br />
lasciato in eredità.<br />
In questo contesto Microgeo è in grado<br />
di dare il suo contributo, fornendo gli<br />
strumenti più appropriati grazie alla<br />
propria esperienza pluriennale nel rilievo<br />
3D.<br />
Nell’ambito del progetto ENI CBC MED<br />
Programme 2014-2020 dal titolo: “iHE-<br />
RITAGE. Mediterranean Platform for<br />
UNESCO Cultural Heritage”, che si sta<br />
conducendo presso il Dipartimento di<br />
Architettura dell’Università degli Studi<br />
di Palermo (Coordinatore del PP9-UNI-<br />
PA Prof.ssa Rossella Corrao), il gruppo<br />
di ricerca che vede coinvolti -oltre al<br />
coordinatore- anche i Proff. Francesco<br />
Di Paola e Calogero Vinci, sta indagando<br />
le complesse e diffuse opere ipogee<br />
nascoste nel sottosuolo realizzate nel<br />
corso dei secoli a Palermo, che costituiscono<br />
un’evocativa testimonianza della<br />
storia e del culto-cultura dell'acqua<br />
nella città storica: i qanāts.<br />
Grazie al Sistema Mobile Mapping ZEB<br />
Horizon e ai potenti e affidabili algoritmi<br />
sviluppati dall’azienda GeoSLAM i<br />
ricercatori dell’Università degli Studi<br />
di Palermo, con il supporto dell’Azienda<br />
Microgeo, sono riusciti a riprodurre<br />
un gemello digitale di un tratto di<br />
queste inestimabili opere ipogee, altrimenti<br />
impossibile, considerando le difficili<br />
e complesse condizioni di presa,<br />
utilizzando sia i metodi tradizionali sia<br />
altre strumentazioni di tecnologia più<br />
recente, quali i Laser Scanner Statici e<br />
le Stazioni Totali.<br />
Il gruppo di ricerca ha presentato ad<br />
Expo Dubai 2020 i primi risultati delle<br />
attività di ricerca relativi al progetto,<br />
nell’ambito del convegno organizzato<br />
dall’Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo<br />
della Regione Siciliana (capofila)<br />
nella sala Accademia del Padiglione<br />
Italia in occasione della “Travel & Connectivity<br />
week”.<br />
Per maggiori informazioni sui Sistemi<br />
GeoSLAM visita la pagina del sito Microgeo<br />
dedicata ai prodotti e soluzioni.<br />
Credits<br />
Gruppo Speleologico C.A.I. di Palermo<br />
(http://www.gscaipalermo.com/gruppo-speleologico-cai-palermo/).<br />
UNIPA_Università degli Studi di Palermo/DARCH_Dipartimento<br />
di Architettura<br />
1998 2 022<br />
ideazione e organizzazione<br />
27-30 ottobre 2022 Paestum ● Tabacchificio Cafasso ● Parco Archeologico Museo Basilica<br />
12 eventi unici al mondo tutti in una Borsa<br />
ArcheoExperience<br />
Laboratori di Archeologia Sperimentale con le tecniche utilizzate<br />
dall’uomo per realizzare i manufatti di uso quotidiano.<br />
ArcheoIncoming<br />
Spazio espositivo e Workshop in qualità di Buyer dei tour operator<br />
specialisti del turismo archeologico per l’incoming verso le<br />
destinazioni italiane.<br />
ArcheoIncontri<br />
Conferenze stampa e presentazioni di progetti culturali e di sviluppo<br />
territoriale.<br />
ArcheoLavoro<br />
Orientamento post diploma e post laurea con area espositiva<br />
dedicata alle Università e presentazione dell’offerta formativa.<br />
ArcheoStartUp<br />
Presentazione di neo imprese per l’innovazione nel turismo<br />
culturale e nella valorizzazione dei beni culturali.<br />
In collaborazione con Associazione Startup Turismo<br />
ArcheoVirtual<br />
Workshop e Mostra multimediale sulle applicazioni digitali e sui<br />
progetti di archeologia virtuale.<br />
In collaborazione con ISPC Istituto di Scienze del Patrimonio<br />
Culturale del CNR<br />
Conferenze<br />
Organizzazioni Governative e di Categoria, Istituzioni ed Enti Locali,<br />
Associazioni Culturali e Professionali si confrontano su promozione<br />
del turismo culturale, valorizzazione, gestione e fruizione del<br />
patrimonio.<br />
Incontri con i Protagonisti<br />
Il grande pubblico con i più noti Divulgatori culturali, Archeologi,<br />
Direttori di Musei, Accademici, Giornalisti.<br />
International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”<br />
Il Premio alla scoperta archeologica dell’anno intitolato all’archeologo<br />
di Palmira.<br />
Premi “Antonella Fiammenghi”, “Paestum Mario Napoli”, “Sebastiano Tusa”<br />
Alle personalità impegnate a favore dell’archeologia, del dialogo<br />
interculturale, del patrimonio sommerso e ai laureati con tesi<br />
sul turismo archeologico e sull’archeologia subacquea.<br />
Salone Espositivo<br />
Salone Internazionale unico al mondo delle destinazioni turisticoarcheologiche.<br />
da giovedì 27 a sabato 29 ottobre ore 10-19 domenica 30 ottobre ore 10-13<br />
Workshop con i Buyer europei selezionati dall’ENIT e i Buyer nazionali<br />
di ArcheoIncoming<br />
I Buyer incontrano gli operatori turistici dell’offerta.<br />
sabato 29 ottobre ore 10-14 | 15-18<br />
INGRESSO GRATUITO<br />
REGISTRAZIONE ONLINE<br />
SUPER GREEN PASS<br />
info 089.253170<br />
info@bmta.it seguici su #BMTA2022<br />
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LA TECNOLOGIA DI AR TOUR AL MUSEO<br />
ARCHEOLOGICO DI NAPOLI<br />
AR TOUR è una startup innovativa, la sua mission<br />
è l'utilizzo della tecnologia per migliorare la fruizione<br />
dei beni culturali. Offre un servizio di tour<br />
guidati con utilizzo di occhiali 3D con lenti completamente<br />
trasparenti e dotati di realtà aumentata.<br />
La realtà aumentata differisce dalla realtà virtuale<br />
poichè consente di non perdere il riferimento del<br />
contesto e prevede che l’esperienza sia effettuata<br />
nella ricostruzione anastilotica monumentale nel<br />
luogo originario.<br />
Gli occhiali 3D sono equipaggiati con un software<br />
innovativo brevettato, che consente di proiettare<br />
ologrammi e animazioni 3D al fine di ricostruire in<br />
tempo reale le rovine dei siti archeologici, mostrare<br />
elementi architetturali che si sono modificati nel<br />
tempo, oppure oggetti che non sono più visibili nel<br />
contesto originario.<br />
La suddetta tecnologia, che permette di valorizzare<br />
e diffondere il patrimonio culturale, è già attiva<br />
in Campania presso il Museo Archeologico Nazionale<br />
di Napoli, gli Scavi di Pompei e Ercolano e il Pio<br />
Monte della Misericordia. A partire da maggio scorso<br />
è possibile usufuire di un nuovo tour in realtà<br />
aumentata presso il Museo Archeologico Nazionale<br />
di Napoli, editato in occasione della mostra temporanea<br />
“Gladiatori” visitabile fino al 18 Aprile 2022<br />
all'interno dello splendido Salone della Meridiana<br />
al secondo piano del museo. La mostra, composta<br />
da più di centosessanta reperti divisi in sei sezioni,<br />
accompagna il visitatore in un viaggio senza tempo<br />
per scoprire, ed approfondire, la storia e il mito di<br />
questi uomini divenuti leggenda.<br />
Il direttore del MANN Paolo Giulerini, dice: “ La mostra<br />
ha l'ambizione di raccontare non solo il mito,<br />
ma anche la dimensione umana del gladiatore: non<br />
ne nasconde gli elementi più duri, ma li inserisce<br />
in una cornice più ampia, rivelando gli uomini sotto<br />
gli elmi e il contesto storico in cui vivevano”.<br />
Il progetto d’allestimento può essere<br />
definito: “diffuso”, personalizza<br />
gli spazi del Museo Archeologico<br />
Nazionale di Napoli “a misura<br />
di Gladiatori”: non soltanto le aree<br />
espositive tout court (Atrio, Salone<br />
della Meridiana e Braccio Nuovo),<br />
ma tutti gli ambienti dell’edificio,<br />
inclusa la facciata esterna, invitano<br />
ad esplorare la grande mostra<br />
del MANN.<br />
Il Salone della Meridiana ed il Braccio<br />
Nuovo sono passaggi fondamentali<br />
per addentrarsi nel mondo dei<br />
Gladiatori, tra archeologia e modernità:<br />
nel Gran Salone, infatti,<br />
è possibile scoprire i centosessanta<br />
reperti dell’allestimento, esplorando<br />
le sei sezioni che raccontano<br />
un’arte antica secondo diversi nuclei<br />
di ricerca; nel Braccio Nuovo,<br />
invece, spazio alle nuove tecnologie, con il percorso<br />
off dedicato alle narrazioni multimediali ed alla<br />
fortuna, creativa ed artistica, di una figura storica<br />
dal successo planetario.<br />
Grazie agli occhiali 3D e mediante un percorso<br />
composto da tredici tappe della durata di circa<br />
venticinque minuti, il visitatore può ammirare i<br />
personaggi sul Vaso di Patroclo prendere forma per<br />
mezzo di ologrammi che raccontano l'origine dei<br />
combattimenti gladiatori, e perfino andare indietro<br />
nel tempo, fino agli antichi duelli in onore dei defunti.<br />
Le lastre tombali della Necropoli del Gaudo,<br />
eccezionalmente in prestito dal Museo archeologico<br />
di Paestum, sono ricostruite in 3D, spiegandone<br />
l'iconografia. Ed ancora, le ricche decorazioni a rilievo<br />
delle armi dei Gladiatori si liberano da elmi<br />
e schinieri, per narrare le diverse classi dei combattenti.<br />
La tecnologia di AR TOUR in supporto alla<br />
didattica aiuta anche a comprendere come questi<br />
uomini morirono, grazie a delle sapienti ricostruzioni<br />
del luogo di ritrovamento dei celebri scheletri<br />
di York. Non in ultimo, gli occhiali dotati di tecnologia<br />
in realtà aumentata danno la possibilità di<br />
leggere e decifrare numerose iscrizioni ed epigrafi<br />
presenti lungo il percorso espositivo e comprendere<br />
ed approfondire la storia di figure impresse su<br />
rilievi e affreschi.<br />
Per “Gladiatori”, così come in occasione della mostra<br />
del 2019 “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio”, si<br />
conferma la sinergica cooperazione tra AR TOUR<br />
e il MANN a cui va il merito particolare di essere<br />
sempre al passo coi tempi, al fine di rendere accessibile<br />
un luogo della cultura di tale importanza<br />
nella maniera più innovativa possibile, dove antico<br />
e nuovo coesistono in maniera organica e programmatica.<br />
Fonte: AR TOUR<br />
40 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
XXIV TH<br />
CONGRESS OF THE INTERNATIONAL SOCIETY<br />
FOR PHOTOGRAMMETRY AND REMOTE SENSING<br />
NICE, FRANCE<br />
6 - 11 JUNE 2022<br />
Don't miss the major meeting of<br />
the Geospatial Community<br />
www.isprs2022-nice .com<br />
PLATINUM GOLD SILVER BRONZE
AGORÀ<br />
Nuove tecniche a raggi X per la<br />
conservazione del relitto della<br />
Mary Rose – Un team multidisciplinare<br />
di ricercatori ha utilizzato<br />
la Tomografia Computerizzata<br />
a raggi X in combinazione con la<br />
Pair Distribution Function Analysis<br />
(ctPDF), una tecnica innovativa ma<br />
non inedita di Total Scattering per<br />
lo studio di materiali alla nanoscala,<br />
nel nostro caso sviluppata dalla<br />
Columbia University e dallo ESRF<br />
(European Synchrotron, di Grenoble)<br />
per affrontare i problemi di<br />
conservazione di una struttura in<br />
legno particolarmente complessa<br />
e fragile; il relitto della Mary Rose.<br />
Si tratta dell’ammiraglia della<br />
flotta di Enrico VIII che oggi è conservata<br />
nel Mary Rose Museum a<br />
Portsmouth, nel Regno Unito.<br />
La struttura è minacciata dagli<br />
attacchi acidi dei composti contenenti<br />
zolfo che risiedono nel legno.<br />
Per sviluppare strategie di conservazione<br />
mirate era essenziale<br />
pervenire a una conoscenza dettagliata<br />
sia della natura chimica che<br />
dell'ubicazione di questi composti.<br />
Utilizzando il metodo messo a punto<br />
dagli studiosi è stato possibile<br />
realizzare una mappatura su scala<br />
millimetrica, ottenendo informazioni<br />
strutturali su scala atomica.<br />
Gli studiosi hanno così scoperto<br />
che all’interno dello scafo sono<br />
presenti concentrazioni significative<br />
di nanoparticelle (5 nm) depositate<br />
da batteri marini, nel legno in<br />
condizioni anaerobiche, precursori<br />
dell'attacco acido sul legno, potenzialmente<br />
molto dannose. Stanno<br />
infatti deteriorando la nave, affondata<br />
nella battaglia del canale<br />
di Solent nel 1545 e recuperata dai<br />
fondali del braccio di mare che<br />
separa l'Isola di Wight dalla terraferma,<br />
dove ha trascorso ben 437<br />
anni, solamente nel 1982. Questo<br />
percorso conoscitivo fornisce una<br />
nuova comprensione dei processi<br />
di degrado, purtroppo molteplici,<br />
che può essere utilizzata per informare<br />
e progettare future strategie<br />
di conservazione.<br />
La ricerca è in stampa sul prossimo<br />
numero di Matter Journal<br />
(Elsevier) ed è apparsa online il<br />
27 Ottobre <strong>2021</strong> (https://doi.<br />
org/10.1016/j.matt.<strong>2021</strong>.09.026)<br />
con il titolo “Location and characterization<br />
of heterogeneous<br />
phases within Mary Rose wood”.<br />
Firmano l’articolo Kirsten M.Ø.<br />
Jensen, Esther Rani Aluri, Enrique<br />
Sanchez Perez, Gavin B.M.<br />
Vaughan, Marco Di Michel, Eleanor<br />
J. Schofield, Simon J.L. Billinge<br />
e Serena A. Cussen. Si tratta<br />
di ricercatori afferenti rispettivamente<br />
alle università di Copenhagen<br />
(Department of Chemistry),<br />
Sheffield (Department of Chemical<br />
and Biological Engineering e<br />
Department of Materials Science<br />
and Engineering), Columbia University<br />
- New York (Department of<br />
Applied Physics and Applied Mathematics)<br />
e all’ESRF, al Naval Base di<br />
Portsmouth (Mary Rose Trust), al<br />
Brookhaven National Laboratory<br />
di Upton - NY (Condensed Matter<br />
Physics and Materials Science Department).<br />
I ricercatori hanno esaminato la<br />
struttura dell’imbarcazione attraverso<br />
immagini a raggi X, ricostruendo<br />
la natura esatta dei materiali<br />
utilizzati per costruire la<br />
nave. Confrontando tra di loro le<br />
immagini ricavate pixel dopo pixel,<br />
gli scienziati hanno scoperto<br />
che il legno della nave Tudor nel<br />
corso dei secoli, come si è detto,<br />
era stato crivellato da nanoparticelle<br />
di solfuro di zinco, che hanno<br />
origine dal glicole polietilenico<br />
(PEG). Questa sostanza è stata<br />
impiegata per trattare la nave nel<br />
tentativo di favorire la sua conservazione.<br />
Tuttavia le molecole del<br />
PEG sono andate incontro a degradazione,<br />
trasformandosi in un acido<br />
che, aiutato dall’ossigeno e dai<br />
sottoprodotti dei batteri marini,<br />
sta corrodendo la nave.<br />
L’idea di verificare ciò che stava<br />
succedendo è arrivata dai nanoscienziati<br />
dell’università di Sheffield,<br />
che hanno collaborato con<br />
il professor Simon Billinge. «Poter<br />
dare uno sguardo all’interno della<br />
storia della Mary Rose fino all’anno<br />
in cui è affondata è stato molto<br />
eccitante» ha dichiarato Billinge.<br />
«I depositi di solfuro di zinco provengono<br />
da batteri anaerobici che<br />
vivevano nel legno mentre la nave<br />
affondava – essenzialmente sono<br />
feci dei batteri. I nostri risultati<br />
sono stati come scavi archeologici<br />
in micro scala, attraverso i quali<br />
possiamo vedere come i batteri<br />
hanno colonizzato il legno e cosa<br />
42 42 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />
hanno mangiato, attraverso lo<br />
studio della localizzazione e della<br />
composizione dei depositi».<br />
Gli studi sugli effetti di queste nanoparticelle<br />
sulla nave e su come<br />
possono essere neutralizzate attraverso<br />
trattamenti mirati e specifici<br />
non si fermano e proseguono.<br />
Con applicazioni certamente più<br />
ampie di quelle in archeologia e<br />
in conservazione, la ctPDF si è rivelata<br />
nel caso della Mary Rose una<br />
potente tecnica per identificare la<br />
struttura di policristallini, amorfi<br />
e nanomateriali presenti nel legno<br />
dello scafo, un campione archeologico<br />
altamente complesso ed eterogeneo.<br />
I risultati ottenuti, con<br />
informazioni ad altissima risoluzione<br />
sulla struttura e la posizione dei<br />
composti presenti nel legno, sono<br />
importanti e destinati ad avere un<br />
forte impatto per lo sviluppo di più<br />
appropriate ed efficaci tecnologie<br />
di conservazione, in particolare<br />
per la progettazione di trattamenti<br />
mirati a rimuovere i prodotti di<br />
degradazione e vettori come le<br />
nanostrutture a base di solfuro di<br />
ferro prima che si ossidino per formare<br />
acidi nocivi. Questo metodo<br />
ha dimostrato capacità di estrarre<br />
dettagli strutturali da sistemi<br />
eterogenei contenenti materiali<br />
sia disordinati che su scala nanometrica,<br />
cioè non limitati ai materiali<br />
cristallini. A riguardo Marco<br />
di Michiel, scienziato a capo del<br />
beamline ID15A presso l’ESRF, ha<br />
dichiarato: «Questa è la prima volta<br />
che abbiamo usato la tecnologia<br />
a raggi x insieme alla tomografia<br />
computerizzata per studiare campioni<br />
di reperti archeologici in nanoscala.<br />
Questo lavoro apre nuove<br />
porte nel campo della conservazione<br />
dei beni culturali. L'impatto che<br />
questi risultati avranno sui futuri<br />
sforzi di conservazione è notevole.<br />
La dimostrazione dell'applicazione<br />
di ctPDF ai campioni di legno dello<br />
scafo e la mappatura delle strutture<br />
dei materiali incorporati nel<br />
legno apre la possibilità di applicare<br />
queste stesse tecniche a una<br />
gamma di decine di migliaia di manufatti<br />
recuperati per determinare<br />
i processi di degrado specifici dei<br />
materiali e attuare ulteriori strategie<br />
di conservazione».<br />
Fonte:<br />
https://www.columbia.edu/<br />
Aperto al pubblico il laboratorio<br />
di restauro della Soprintendenza<br />
nazionale del Patrimonio subacqueo<br />
di Taranto – Dal 10 Febbraio<br />
2022 e’ aperto al pubblico il Laboratorio<br />
di Restauro della Soprintendenza<br />
nazionale per il patrimonio<br />
culturale-subacqueo di Taranto<br />
nella sede del complesso architettonico<br />
di Sant’Antonio. Nel 2018<br />
sul fondo del mare del Canale d’Otranto,<br />
a 780 metri di profondità,<br />
durante le regolari attività di indagine<br />
sottomarina lungo il corridoio<br />
offshore di 105 chilometri tra<br />
Albania e Italia, il team di TAP ha<br />
scoperto un relitto antico. Parte<br />
del carico e’ stato recuperato con<br />
particolari tecnologie: ventidue<br />
reperti provenienti da Corinto, di<br />
cui tre anfore corinzie di tipo A,<br />
quattro hydriai, dieci skyphoi di<br />
produzione corinzia, tre oinochoai<br />
trilobate in ceramica comune e<br />
una brocca di impasto grossolano.<br />
Un pythos frammentario conserva<br />
al suo interno skyphoi impilati in<br />
pile orizzontali ordinate e frammenti<br />
di altre coppe. Il vasellame<br />
emerso è stato datato intorno alla<br />
prima metà del VII sec. a.C.<br />
Il rinvenimento ha permesso una<br />
nuova rilettura dei traffici commerciali<br />
e culturali nel Mediterraneo<br />
in età arcaica. All’interno del<br />
sedimento presente in una delle<br />
anfore, sono stati rinvenuti, infatti,<br />
alcuni noccioli di olivo, la cui<br />
datazione al radiocarbonio (C14),<br />
presso il Centro di Datazione e<br />
Diagnostica dell’università del Salento<br />
(CEDAD), non smentisce le<br />
valutazioni le valutazioni sull’orizzonte<br />
cronologico, desunte preliminarmente<br />
dall’analisi dei reperti<br />
ceramici.<br />
Il laboratorio resterà aperto tutti<br />
i giovedì dalle ore 10:00 alle ore<br />
16:00, dando la possibilità al pubblico<br />
di seguire, dietro le quinte<br />
degli addetti ai lavori, le operazioni<br />
di restauro, le attività di tutela<br />
e conoscenza in atto e di comprendere<br />
cosa accade dal momento del<br />
rinvenimento di un bene archeologico<br />
fino alla musealizzazione.<br />
L’accessibilità e fruibilità saranno<br />
garantiti con lo scopo della tutela,<br />
studio e narrazione comune di<br />
quanto consapevolmente recuperato<br />
dalla istituzione culturale che<br />
è l’unica responsabile della gestione<br />
dei beni archeologici riferibili al<br />
patrimonio culturale sommerso.<br />
Per assistere al restauro delle ceramiche<br />
del relitto alto-arcaico<br />
del canale di Otranto: Prenotazione<br />
obbligatoria: tel. 0994551561,<br />
cell. +39 3927510743, mail maddalena.biasi@beniculturali.it.
AGORÀ<br />
Art Virtual Tour per il settore artistico<br />
e culturale grazie a Virpleo.<br />
– Virpleo, la prima agenzia in Italia<br />
che rappresenta un’offerta completa<br />
di digitalizzazione per il settore<br />
culturale. Il primo passo verso<br />
una democratizzazione dell’arte e<br />
della cultura è la digitalizzazione<br />
e la rappresentazione online di un<br />
bene culturale digitale: il servizio<br />
di fruizione più innovativo, attualmente<br />
disponibile nel campo<br />
artistico e culturale, sembra essere<br />
prototipalmente sviluppato<br />
dall’Art Virtual Tour. Cos’è l’Art<br />
Virtual Tour? E’ un vero e proprio<br />
“gemello digitale" di qualsiasi spazio,<br />
riportato online con una precisione<br />
assoluta e completamente<br />
navigabile.<br />
Studiato e ideato da Virpleo appositamente<br />
per il settore artistico e<br />
culturale è dunque un tour digitale<br />
di spazi che necessitano di trovare<br />
una rappresentazione sul web.<br />
Grazie all’utilizzo di un particolare<br />
macchinario fotografico, il tour è<br />
in grado di mostrare l’intero spazio<br />
espositivo attraverso una navigazione<br />
tridimensionale immersiva.<br />
Le tre caratteristiche principali<br />
sono:<br />
• Navigabilità: un Art Virtual Tour<br />
crea una realtà immersiva a 360°<br />
di siti archeologici, musei, esposizioni,<br />
mostre e gallerie d’arte. Lo<br />
spettatore può navigare letteralmente<br />
nell’area, muovendosi autonomamente<br />
tra i vari ambienti.<br />
Ogni tour è esplorabile da qualsiasi<br />
tipo di dispositivo: smartphone,<br />
tablet e pc.<br />
• Interattività: Il visitatore, grazie<br />
ad infotag presenti su ogni opera,<br />
potrà posizionarsi di fronte alle<br />
opere di biblioteche o musei ingrandendo<br />
l’immagine - in alta definizione<br />
4K -.<br />
• Tridimensionalità: Grazie allo<br />
scanner tridimensionale, è possibile<br />
ottenere una pianta schematica<br />
in scala di tutti i piani e di tutti i<br />
livelli.. Attraverso una nuvola dei<br />
punti, Virpleo è in grado di offrire<br />
una planimetria in CAD in un giorno.<br />
Tutti questi elementi, come<br />
sappiamo, sono fondamentali per<br />
la mappatura e il restauro dei siti<br />
archeologici. Nel caso di una mostra,<br />
è possibile scegliere di allestire<br />
nello spazio espositivo una<br />
sala dedicata alla visita virtuale,<br />
con visori VR o tablet, offrendo ai<br />
visitatori un taglio inedito del percorso<br />
di mostra. L’Art Virtual Tour<br />
è rivolto a:<br />
• Siti archeologici<br />
• Mostre<br />
• Spazi espositivi<br />
• Gallerie d’arte<br />
• Chiese<br />
• Luoghi culturali<br />
• Scuole<br />
• … e molti altri ancora.<br />
Per la mostra Laocoonzoo inaugurata<br />
a Roma lo scorso giugno, in<br />
netto anticipo rispetto alla sede<br />
gemellare di Londra, sono protagonisti<br />
gli animali, disegnati, dipinti<br />
e lavorati in ceramica. Oltre cento<br />
opere di arte antica e moderna, novecentesche<br />
e contemporanee che<br />
rappresentano cani, gatti, struzzi,<br />
ippopotami, elefanti e tante altre<br />
specie, modellati dagli artisti con<br />
vari materiali. La fortuna di molti<br />
artisti è dovuta proprio agli animali,<br />
come ci ricordano la fortuna di<br />
Carlo Antonio Raineri verso la fine<br />
del Settecento, divenuto celebre<br />
per i suoi variopinti uccelli esotici,<br />
di Marino Marini ossessionato dai<br />
cavalli, di Tofanari e di molti altri<br />
ancora.<br />
Alla classica mostra la Galleria Laocoonte,<br />
che, come si è detto, ha<br />
sede a Roma e a Londra, ha scelto<br />
di affiancare il servizio di Art Virtual<br />
Tour progettato dall’agenzia<br />
Virpleo. Grazie alla tecnologia<br />
Matterport è stato mappato tutto<br />
lo spazio della galleria d’arte,<br />
soffermandosi su ogni opera d’arte<br />
esposta. Il visitatore, posizionato<br />
di fronte ai dipinti e alle sculture e<br />
attraverso l’infotag. ha la possibilità<br />
di ricevere tutte le informazioni<br />
a riguardo (titolo, autore e descrizione).<br />
L’introduzione di elementi<br />
interattivi, quali lo zoom sulle<br />
opere per apprezzarne i dettagli e<br />
un brano musicale di accompagnamento<br />
– a scelta del visitatore – ha<br />
reso il progetto unico e completo.<br />
Oltre al Virtual tour 3D per questa<br />
esposizione, il team di Virpleo ha<br />
realizzato anche il documentario<br />
dedicato a Laocoonzoo, che vede<br />
Marco Fabio Apolloni come voce<br />
narrante e, come uniche protagoniste,<br />
le opere d’arte.<br />
Abituati a considerare i virtual tour<br />
solo per le grandi mostre, Virpleo<br />
si distingue perchè avvicina alla<br />
tecnologia le Gallerie d’Arte private,<br />
ancora troppo legate a metodi<br />
di fruizione tradizionali.<br />
Virpleo<br />
44 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>
Tecnologie per i Beni Culturali 45<br />
SABATI D'ARTE<br />
E CULTURA 2022<br />
D A L F A L C O A L D R O N E : A P P I A E N O N S O L O<br />
I l p a e s a g g i o t r a r a p p r e s e n t a z i o n e a r t i s t i c a e d e s p l o r a z i o n e s c i e n t i f i c a<br />
INFO<br />
Complesso di Capo di Bove<br />
Centro di Documentazione e Archivio<br />
Antonio Cederna<br />
Via Appia Antica 222<br />
Accesso con la Mia Appia Card, il biglietto<br />
nominativo a durata annuale con il quale<br />
potrete accedere illimitatamente a tutti i<br />
siti del Parco Archeologico dell’Appia<br />
Antica<br />
Green Pass secondo normativa<br />
Si richiede la prenotazione: 339.6006916<br />
roma@italianostra.org<br />
L’Associazione Italia Nostra rinnova nel 2022 la felice collaborazione con la Direzione del Parco<br />
Archeologico dell’Appia Antica, con un programma di iniziative tra cui i Sabati di Arte e Cultura a Capo di<br />
Bove, dedicati al Paesaggio italiano, con il proposito di fornire, insieme alle fonti, i codici di lettura<br />
ideologici, religiosi, sociali e artistici, che hanno dato forma al paesaggio italiano: “immenso accumulo e<br />
sedimento straordinario dove tempo e spazio si intersecano ininterrottamente” anche con la<br />
conoscenza delle tecnologie e degli strumenti più avanzati per l’analisi e l’indagine sullo stato di<br />
conservazione del nostro patrimonio storico-ambientale.<br />
Saper vedere l’ambiente naturale, costruito, vissuto -<br />
omaggio a Vittoria Calzolari e Italo Insolera<br />
9 aprile ore 10 | Simone Quilici, Mirella Di Giovine<br />
Viaggiare nell’arte e nella letteratura del paesaggio<br />
italiano - omaggio a Cesare Brandi e Giorgio Bassani<br />
23 aprile ore 10 | Francesca Salvemini<br />
7 maggio ore 10 | Lidia Cangemi<br />
Rappresentare lo spazio fisico, storico e geografico<br />
del paesaggio - omaggio a Leonardo Benevolo<br />
21 maggio ore 10 | Vito Lattanzi<br />
28 maggio ore 10 | Manlio Lilli<br />
Contributo del PAAA: lo studio dei codici di lettura<br />
del paesaggio<br />
21 maggio | Luigi Oliva, Stefano Roascio<br />
28 maggio | Santino Alessandro Cugno<br />
Ascoltare il Paesaggio sonoro - Omaggio a Massimo<br />
Coen e Silvano Bussotti<br />
4 giugno ore 10 | Alessio de Cristofaro<br />
11 giugno ore 10 | Marcello Duranti<br />
Contributo del PAAA: accessibilità e sensorialità<br />
aumentata<br />
11 giugno | Francesca R. Paolillo, Mara Pontisso, Clara<br />
Spallino<br />
Comprendere il Paesaggio cinematografico -<br />
omaggio a Pier Paolo Pasolini<br />
17 settembre ore 10 | Dario Pontuale<br />
24 settembre ore 10 | Valentina Innocenti<br />
Conoscere la memoria digitale delle fonti<br />
documentarie cartacee, videofotografiche, sonore,<br />
conservate nell’Archivio di Stato, Cineteca e<br />
Discoteca di Stato, Inasa, Società geografica italiana,<br />
Istituto Luce, Iccd<br />
1 ottobre | Renzo Carlucci<br />
8 ottobre | Paolo Rosati<br />
Contributo del PAAA: il patrimonio digitale come<br />
risorsa per una nuova conoscenza del Parco<br />
8 ottobre | Lorenza Campanella, Simona Turco<br />
Ut pictura musica - chiusura in omaggio ad Antonio<br />
Cederna<br />
1 e 8 ottobre ore 10 | Marcello Duranti (Associazione<br />
Controchiave), responsabile e coordinatore delle<br />
performance artistiche in programma presenta una<br />
piccola antologia di lezioni concerto sul paesaggio<br />
eseguite al Museo degli Strumenti musicali<br />
Le conversazioni concerto sono a cura di Annalisa<br />
Cipriani<br />
@archeoappia<br />
www.parcoarcheologicoappiaantica.it
EVENTI<br />
6 – 8 APRILE 2022<br />
V Convegno Internazionale<br />
JISDM<br />
Monitoraggio della<br />
Deformazione<br />
Valencia<br />
www.archeomatica.it/3hfr<br />
19 – MAGGIO 2022<br />
III Convegno Internazionale di<br />
Archeologia Aerea “Le città<br />
Invisibili”<br />
Lecce<br />
www.archeologia-aerea.it<br />
18 – 20 MAGGIO 2022<br />
III Convegno Internazionale<br />
“Florence Heri-Tech”<br />
Firenze<br />
www.archeomatica.it/3hcu<br />
18 - 20 MAGGIO 2022<br />
CHAIN 2022<br />
Crisis and Cultural Heritage<br />
Catania<br />
www.archeomatica.it/3q4w<br />
6 GIUGNO 2022<br />
Electronic Imaging and Visual<br />
Arts<br />
Firenze<br />
www.archeomatica.it/3hcx<br />
8- 10 GIUGNO<br />
Salone Internazionale dei<br />
Beni Culturali<br />
Ferrara<br />
www.archeomatica.it/3q6u<br />
18 – 21 LUGLIO 2022<br />
XV Conferenza ICHAJ – Storia<br />
e Archeologia della Giordania<br />
www.archeomatica.it/3hq9<br />
27 – 30 OTTOBRE<br />
BMTA 2022<br />
Paestum – Salerno<br />
www.archeomatica.it/3q8q<br />
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