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Archeomatica 4 2021

Tecnologie per i beni culturali

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ivista trimestrale, Anno XIII - Numero IV Dicembre <strong>2021</strong><br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Digitalizzazione<br />

e Ricostruzione<br />

AMOR: quando la tecnologia incontra i Beni Culturali<br />

Fortificazioni sannitiche e modellazione predittiva su Gis<br />

Tecniche di Radiografia Muonica e Rilievo 3D<br />

Fotogrammetria digitale per l’habitat rupestre<br />

www.archeomatica.it


EDITORIALE<br />

Conoscenza, fruizione e riuso<br />

Cari lettori,<br />

in questo numero sentirete parlare con insistenza di tecnologie come la<br />

radiografia muonica, il rilievo GPR, modellazione predittiva su Gis, Laser<br />

scanner e 3D con nuvole di 50 miliardi di punti, che, nonostante il vostro<br />

orecchio assuefatto ad ogni metodo d’indagine non invasiva sul patrimonio<br />

culturale, potranno sollecitare la curiosità della comunità scientifica intorno<br />

ad <strong>Archeomatica</strong> perché applicate all’invisibile e alla sua valutazione,<br />

ma non un qualsiasi invisibile: quell’invisibile che è il risultato del danno<br />

antropico propriamente detto, come l’incendio delle volte della Cattedrale<br />

di Notre-Dame a Parigi nell’aprile 2019 o del riuso, come i pozzi per<br />

l’estrazione della pietra di tufo nella Necropoli ellenistica di Neapolis nel<br />

sottosuolo del Rione Sanità a Napoli o dell’abbandono, come le fortificazioni<br />

sannitiche della Regione Molise e la riscoperta della fortificazione di<br />

Rionero Sannitico. Si tratta della potenzialità di tecnologie, che non<br />

solo ci riportano la memoria esatta, indispensabile al recupero e alla<br />

fruizione, virtuale ed in presenza, di monumenti scomparsi nella scala di<br />

grandezza del paesaggio, anche sotterraneo, ma la consistenza nucleare ed<br />

elettromagnetica di frammenti allo stato di conservazione nullo del detrito<br />

morfogenico e geologico, che, in termini di sostenibilità, chiameremmo<br />

comunemente il rifiuto di un ambiente di discarica. E ad intercettarlo nel<br />

suolo e nelle acque, fosse pure il famigerato barile arrugginito di uranio<br />

impoverito più che una bomba o una testata nucleare inesplosa nella<br />

profondità di un impercorribile parco marino o un microrganismo letale. La<br />

tecnologia per la prima volta in questi ultimi anni ha permesso di prendere<br />

in considerazione la sopravvivenza attraverso i secoli non solo dell’area<br />

protetta e occupata, ma anche di quella degradata e abbandonata,<br />

descrivendo nei minimi dettagli fino a che punto museo e paesaggio possano<br />

avvicinarsi ed essere avvicinati dallo sfruttamento agricolo ed industriale<br />

del territorio, dettando regole per il suo mantenimento, la sua protezione<br />

e la sua salvaguardia e dando spazio non ad una ricerca fine a se stessa,<br />

per quanto enormemente sviluppata ed applicata a tutto il patrimonio<br />

dell’umanità, comprese anche le risorse alimentari, energetiche, chimiche<br />

e minerarie insostituibili, ma ad una storia della sua difesa in termini di<br />

insostituibilità, proprio attraverso la simulazione delle modifiche subite<br />

dall’ambiente e non solo di superficie.<br />

Buona lettura,<br />

Francesca Salvemini


IN QUESTO NUMERO<br />

DOCUMENTAZIONE<br />

6 Rilievo 3D e<br />

fotogrammetria<br />

digitale per lo studio<br />

e la valorizzazione<br />

dell’habitat rupestre:<br />

l’ipogeo sotto Sotto<br />

Castello e la Basilica di<br />

San Giovanni a Rometta<br />

(ME) di Daniela Patti<br />

In copertina una vista 3D della cattedrale di<br />

Notre Dame a Parigi in corso di ricostruzione<br />

dopo il grande incendio del 2019, realizzata<br />

con le tecniche della scansione laser e della<br />

fotogrammetria. Questi dati assemblati hanno<br />

permesso di recuperare tutte le misure (nuvole<br />

di punti) del tetto a capriate (la “foresta”)<br />

e della guglia che sono scomparsi con l’incendio.<br />

In totale si contano tra i 30 e i 50 miliardi<br />

di punti acquisiti.<br />

14 Progetto AMOR:<br />

quando la tecnologia<br />

incontra i Beni Culturali<br />

di Nicole Dore, Francesco<br />

Cochetti, Maria Elena Corrado,<br />

Carlo Cacace, Paolo Osso, Michele<br />

Luglio, Francesco Zampognaro,<br />

Ilaria Catapano<br />

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ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Anno XIII, N° 4 - DICEMBRE <strong>2021</strong><br />

<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />

italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />

e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />

la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />

culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />

tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />

diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />

in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />

parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />

avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />

"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />

che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />

enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />

Direttore<br />

Renzo Carlucci<br />

dir@archeomatica.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Michele Fasolo<br />

michele.fasolo@archeomatica.it<br />

Comitato scientifico<br />

Annalisa Cipriani, Maurizio Forte,<br />

Bernard Frischer, Giovanni Ettore Gigante,<br />

Mario Micheli, Stefano Monti,<br />

Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti,<br />

Antonino Saggio, Francesca Salvemini,<br />

Rodolfo Maria Strollo<br />

Redazione<br />

Maria Chiara Spezia<br />

redazione@archeomatica.it<br />

Licia Romano<br />

licia.romano@archeomatica.it<br />

Valerio Carlucci<br />

valerio.carlucci@archeomatica.it<br />

Luca Papi<br />

luca.papi@archeomatica.it


RESTAURO<br />

22 Tecniche di Radiografia<br />

Muonica e Rilievo 3D per<br />

l'individuazione di ipogei<br />

nascosti.<br />

La necropoli ellenistica di<br />

Neapolis, un tesoro ancora<br />

da scoprire esplorato con<br />

le stesse tecniche delle piramidi<br />

18 Fortificazioni sannitiche e<br />

modellazione predittiva<br />

su Gis . L’individuazione<br />

di una fortificazione inedita<br />

presso Montalto (Rionero<br />

Sannitico, IS) di Michele Fasolo,<br />

Tito Frate, Bruno Sardella<br />

di F.Capriuoli, L.Coscarelli, C.Leggieri, F.Colussi,<br />

M.Amodio, A.Piemonte, M.Bisdomini, V.Tioukov, N. Zimmermann<br />

RUBRICHE<br />

38 ARCHEOLOGIA<br />

FLORENSE<br />

38 AZIENDE E<br />

PRODOTTI<br />

Soluzioni allo Stato<br />

dell'Arte<br />

42 AGORÀ<br />

Notizie dal mondo delle<br />

Tecnologie dei Beni<br />

Culturali<br />

46 EVENTI<br />

INSERZIONISTI<br />

BMTA 39<br />

Datronix 13<br />

Esri 33<br />

Hubstract 47<br />

ispRS 41<br />

Nais solutions 48<br />

28 La Digitalizzazione al centro<br />

del progetto di ricostruzione della<br />

Cattedrale di Notre-Dame<br />

Planetek 2<br />

Stonex 37<br />

Teorema 46<br />

di Art Graphique & Patrimoine<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Science & Technology Communication<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

Tatiana Iasillo<br />

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Progetto grafico e impaginazione<br />

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Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

<strong>Archeomatica</strong> è una testata registrata al<br />

Tribunale di Roma con il numero 395/2009<br />

del 19 novembre 2009<br />

ISSN 2037-2485<br />

Stampa<br />

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La quota annuale di abbonamento alla rivista è di<br />

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dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale<br />

del contenuto di questo numero della Rivista<br />

in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento<br />

elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di<br />

archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto<br />

dell’editore.<br />

ata ChiusuRa in Redazione: 7 MARZO 2022


DOCUMENTAZIONE<br />

Rilievo 3D e fotogrammetria digitale per lo<br />

studio e la valorizzazione dell’habitat rupestre:<br />

l’ipogeo sotto Sotto Castello e la Basilica di San Giovanni a Rometta (ME)<br />

di Daniela Patti<br />

Fig. 1 - Rometta (ME). A. Ubicazione di Rometta. B. Il centro fortificato (da Gooole Earth)<br />

Il contributo focalizza<br />

l’attenzione su due luoghi di culto<br />

rupestri di Rometta: la basilica in<br />

Contrada San Salvatore e l’ipogeo<br />

in Contrada Sotto Castello. Date<br />

le caratteristiche delle unità<br />

rupestri, essi sono state oggetto<br />

di rilievo 3d e fotogrammetria<br />

digitale, utile non solo a fini<br />

scientifici ma anche per la<br />

valorizzazione e la comunicazione<br />

del patrimonio culturale.<br />

Il centro fortificato di Rometta (IGM F° 253 I S.E. (38°17’1’’<br />

Lat. N., 15°41’4’’ Long. E, fig. 1 A, 1 B) è noto dalle fonti per<br />

essere stata l’ultimo baluardo dell’eroica resistenza della città<br />

bizantina alla conquista islamica (Cozza Luzi 1890). Fu espugnato<br />

nel 965 (138 anni dopo lo sbarco a Marsala) dai Berberi che<br />

lo perderanno già quasi un secolo dopo (Amari 1857; Amari 1858,<br />

70; Gazzara 2006, 25-28). Il ruolo esercitato da Rometta come<br />

estremo baluardo della cristianità bizantina e quasi come limes<br />

della grecità, rivitalizzato in seguito dai flussi migratori del X<br />

secolo e l’importanza della fase bizantina della città sono testimoniati<br />

archeologicamente dalla chiesa di “Gesù e Maria”, già<br />

“Santa Maria dei Cerei", che costituisce una delle più importanti<br />

testimonianze dell’architettura bizantina in Sicilia.<br />

Il territorio di Rometta presenta un notevole potenziale archeologico<br />

legato anche alla presenza diffusa dell’habitat rupestre<br />

ricco di numerose testimonianze, per la maggior parte ad uso<br />

funerario ma continuamente riutilizzate per diversi usi fino ai<br />

giorni nostri (Scibona 1975-76; Scibona 1982). Si tratta di unità<br />

rupestri poste in stretta connessione con la viabilità terrestre e<br />

con le fiumare e distribuite nei versanti scoscesi e terrazzati, in<br />

particolare modo nelle contrade dove si trovano anche due tra<br />

le unità rupestri con destinazione cultuale più significative: l’oratorio<br />

ipogeo di Sotto Castello e la cosiddetta basilica rupestre<br />

di San Giovanni, oltre che la stessa acropoli rocciosa su cui insiste<br />

sin dall’antichità l’attuale centro abitato di Rometta, che<br />

presenta tutti i requisiti naturali che la rendono una piazzaforte<br />

formidabile, una fortezza inespugnabile, evidente anche nello<br />

stesso toponimo ((ε)ρυματα o ρηματα), con il quale la città viene<br />

identificata nella Vita di San Saba da Collesano (Cod. Vat. gr.<br />

2072), composta dal patriarca di Gerusalemme Oreste alla fine<br />

del X secolo (Cozza Luzi 1890; Kislinger - Maurici 2014).<br />

6 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />

Fig. 2 - Rometta (ME). Ipogeo in contrada Sotto Castello. Immagini dell’ipogeo e del costone roccioso (sinistra) e pianta dell'ipogeo (destra) dedotte dalla mesh<br />

generata a partire dalla nuvola acquisita con il laser scanner (elaborazione ing. A.A. Zappani).<br />

L’HABITAT RUPESTRE<br />

Lo studio dell’habitat rupestre del territorio, nonostante<br />

le difficoltà della ricerca dovute al rimaneggiamento<br />

ininterrotto delle unità connesso alle trasformazioni e rifunzionalizzazioni<br />

continue degli ambienti, in molti casi<br />

senza soluzione di continuità, è fondamentale per la comprensione<br />

e per la ricostruzione del paesaggio e delle sue<br />

modificazioni dall’antichità.<br />

Numerose sono ancora oggi le problematiche della ricerca<br />

sull’habitat rupestre di Rometta e del suo territorio, anche<br />

in considerazione del fatto che esso ha suscitato scarsa<br />

considerazione da parte della ricerca archeologica: dopo<br />

le prime segnalazioni dello Scibona (Scibona 1982), solo<br />

in anni recenti ha risvegliato l’interesse di studiosi (Messina<br />

2001, Messina 2014, Giglio 2003) circoscritto ai luoghi<br />

di culto ma anche connesso alle specifiche problematiche<br />

e metodologie della ricerca degli insediamenti rupestri.<br />

Una delle principali difficoltà si lega alla definizione tipologica<br />

e alla definizione di una cronologia assoluta, in<br />

assenza di elementi caratteristici necessari per ricostruire<br />

la sequenza stratigrafica di un ambiente rupestre, tanto<br />

più necessaria, come in questo caso, in assenza di apparati<br />

decorativi che possano dare indizi utili per un inquadramento<br />

cronologico (Caprara Dell’Aquila 2004, 133-136;<br />

Lembo 2007, 159-168; Masini 2004, 97-108).<br />

Lo studio degli ambienti rupestri pone una serie di problemi,<br />

dovuti sia alla particolare tecnica di realizzazione “per<br />

levare”, sia alla particolare distribuzione degli spazi, di<br />

forma e dimensioni articolate, con superfici molto irregolari<br />

che ne rendono difficoltosi il rilievo e la rappresentazione<br />

geometrica. Il rilievo in 3D, pertanto, è estremamente<br />

adatto alla documentazione di geometrie complesse e<br />

irregolari come queste. L’utilizzo del laser scanner 3D e<br />

della fotogrammetria digitale nell’analisi tecnica del monumento<br />

in campo archeologico consente di ottenere una<br />

visione globale della struttura, e nel caso delle strutture<br />

in negativo, quali quelle rupestri, consente di superare<br />

spesso i punti critici del rilievo tradizionale, conseguenti<br />

alla necessità di rappresentare geometricamente le superfici<br />

molto irregolari (Masini 2004; Potenza 2007). Il rilievo<br />

3D costituisce uno strumento “conoscitivo” della struttura<br />

consentendo nuove opportunità grafico-analitiche di indagine<br />

e maggiori possibilità di analisi, in quanto si ampliano<br />

i modi e le occasioni attraverso cui il rilevatore “conosce”<br />

il manufatto. L’oggettività dei dati acquisiti tramite il rilievo<br />

consente un’analisi per molti versi simile a quella<br />

condotta sul manufatto reale, maggiori possibilità conoscitive<br />

e modalità grafiche di documentazione.<br />

L’analisi tecnica ed archeologica tramite il rilievo 3D, oltre<br />

all’indagine tipologica, ha permesso di documentare e di<br />

riconfigurare gli spazi e consentito anche una riflessione<br />

sulla diversa articolazione e funzione degli spazi all’interno<br />

delle unità rupestri, da collegare alle diverse destinazioni<br />

d’uso.Tali rifunzionalizzazioni spesso hanno obliterato i<br />

segni precedenti e, purtroppo, anche in assenza di altri indicatori,<br />

rendono molto difficoltosa l’individuazione delle<br />

tracce antropiche connesse alle specifiche destinazioni e<br />

del loro rapporto di interdipendenza (specchio epigrafico).<br />

La metodologia utilizzata per la ricostruzione diacronica<br />

delle strutture costruite implica il fatto che i tradizionali<br />

metodi di acquisizione, lettura, analisi, classificazione di<br />

tutti i dati contenuti risultino poco adatti allo studio di<br />

ambienti non costruiti, ma “ricavati” (Parenti 1988) ove<br />

occorre distinguere, sulla base del tipo di irregolarità sulla<br />

superficie, quali difformità siano di origini naturali e quali<br />

di origine antropica. L’esame delle tracce di lavorazione<br />

sulla superficie rocciosa relativa alla sottrazione di materiale<br />

è molto spesso difficile da effettuare, anche se l’analisi<br />

di tali tracce di antropizzazione rimane fondamentale<br />

perché costituisce la chiave di lettura per determinare la<br />

cronologia relativa dell’ambiente oggetto di studio e le<br />

sue fasi di vita e di uso (De Minicis 2008, 25).<br />

L’IPOGEO SOTTO CASTELLO<br />

In contrada Sotto Castello si trova un ipogeo con destinazione<br />

cultuale (fig. 2A, 2B), almeno in una delle sue fasi di<br />

utilizzo, ubicato sul versante Nord del monte, lungo l’antica<br />

rampa di accesso al paese a circa m 50 dal muro medievale<br />

di fortificazione, utilizzato anche come cappella<br />

tardo medievale (Messina 2001, 96). L’ipogeo è costituito<br />

da due ambienti: il più piccolo, nascosto attualmente in<br />

parte da un recente muro in laterizi forati, è posto in fondo<br />

alla parete Est del vano maggiore dal quale si accede,<br />

probabilmente avendo una originaria destinazione funeraria<br />

e presenta una pianta ovale (con altezza massima di m<br />

1,82).<br />

L’ambiente maggiore presenta una pianta quasi quadrata<br />

(m 4,10 per m 3,50); lungo la stessa parete sono due nic-


Fig. 3 - Rometta (ME). Basilica di San Salvatore. Immagine Immagine (sinistra) e pianta (destra) dedotte dalla mesh generata a partire dalla nuvola acquisita con il<br />

laser scanner (elaborazione ing. A.A. Zappani).<br />

chie sovrapposte, tipologia comune anche in ambito funerario<br />

pugliese, ed una forma; la riduzione della profondità<br />

della forma, legata alle operazioni di abbassamento del<br />

piano di calpestio, al momento costituisce, assieme al piccolo<br />

vano sulla parete Est, la testimonianza dell’esistenza<br />

di una prima fase con destinazione funeraria a cui seguì<br />

una seconda, con probabile destinazione cultuale, che<br />

comportò l’abbassamento della quota pavimentale e la realizzazione<br />

della copertura a doppio spiovente. L’altezza<br />

del soffitto al colmo degli spioventi è di m 2,70: si tratta<br />

di misure solitamente riscontrabili in età tardoantica, ma<br />

sussistenti anche nei secoli XII-XIV (Caprara Dell'Aquila,<br />

2004, 459). Il piano di calpestio fu ulteriormente abbassato<br />

(III fase) per l’installazione forse di un piccolo impianto<br />

produttivo a cui rimanderebbe il palinsesto delle tracce di<br />

scavo nella parete Ovest. Infine, al riutilizzo successivo è<br />

da collegare la parete in muratura di pietrame e mattoni<br />

con porta di accesso e una finestra, realizzata in tempi<br />

recenti per accedere all’ambiente.<br />

La presenza di molteplici fori e tracce antropiche nelle<br />

pareti e sul pavimento, legate alla rifunzionalizzazione<br />

dell’unità rupestre, rende molto difficile una corretta<br />

comprensione dello specchio epigrafico, da collegare principalmente<br />

ai numerosi segni cruciformi, tra i quali spicca<br />

una croce patente al colmo del tetto, segni probabilmente<br />

non tutti collegabili alla fase cultuale dell’ipogeo, dal momento<br />

che non tutti sono contemporanei fra loro.<br />

La suggestione di una datazione paleocristiana e/o bizantina<br />

dei graffiti cruciformi e delle due croci non è attualmente<br />

supportata né da dati certi interni, né dalla possibilità<br />

di collegare questo luogo di culto a un abitato nel<br />

sopraterra che fornisca ulteriori indicazioni in merito.<br />

Infatti, il segno cruciforme, assai diffuso in ambiente rupestre,<br />

inciso da devoti o a rilievo, connota unità rupestri<br />

dalla differente destinazione funzionale, copre un arco<br />

cronologico spesso lungo e indefinito, assumendo molteplici<br />

significati: atto di fede; firma; tutela della produzione,<br />

destinazione funeraria, proprietà privata.<br />

LA BASILICA IN CONTRADA SAN GIOVANNI<br />

La cosiddetta “basilica” (fig. 3), è ubicata sul versante<br />

Ovest del costone (anch’esso abitato, perché più soleggiato)<br />

ricco di escavazioni oggi adibite a magazzini, franato<br />

nella parte anteriore: secondo il Messina essa sarebbe da<br />

collegare al casale piuttosto che alla Terra, ossia alla città<br />

fortificata all’interno della cinta muraria (Messina 2001,<br />

Fig. 4 - Rometta (ME). Basilica di San Salvatore. Particolare dei pilastri tagliati.<br />

8 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />

Fig. 5 - Rometta (ME). Basilica di San Salvatore. Sezione trasversale della parete di fondo dedotta dalla mesh generata a partire dalla nuvola acquisita con il laser<br />

scanner (immagine superiore); Sezione della basilica dedotta dalla mesh (immagine sottostante; elaborazione ing. A. Zappani).<br />

96-99). L’edificio presenta pianta rettangolare (m 10,40<br />

per m 5,90 ca.) e un’ampia nicchia lungo la parte di fondo,<br />

larga m 3,15, profonda m 1,30 e fiancheggiata da tre<br />

piccole edicole ricavate nella parte di fondo delle navate<br />

laterali. La basilica doveva avere sette navate divise<br />

da dodici pilastri, demoliti nel 1910 per utilizzare il vano<br />

come stalla (fig. 4); quella centrale maggiore è in asse con<br />

la nicchia centrale. Quest’ultima presenta i resti di un<br />

basamento rettangolare che doveva accogliere un altare<br />

parietale in muratura o legno, ottenuto tramite operazioni<br />

di abbassamento del pavimento originario di circa cm 30.<br />

Miseri lacerti di affreschi devozionali, che rimandano alla<br />

presenza di cornici a doppia fascia rossa, sono scarsamente<br />

leggibili nel pilastro a sinistra della nicchia, nella navata<br />

centrale. L’altezza del soffitto è compresa tra i m 2,65 e m<br />

2,80; benché la medesima altezza sia riscontrabile anche<br />

nell’oratorio di Sotto Castello, questo dato non ci soccorre<br />

nella cronologia. Esso, infatti, oltre a essere attestata<br />

lungo un arco cronologico molto ampio, non costituisce un<br />

dato assoluto, ma è da mettere in relazione con i diversi<br />

abbassamenti del piano di calpestio nel corso dei secoli.<br />

Lo spazio presbiteriale è molto ridotto e doveva essere delimitato<br />

da una iconostasi lignea, di cui però al momento<br />

non sono stati identificati gli incassi né le tracce dell’eventuale<br />

alloggiamento dei pali lignei verticali al soffitto.<br />

L’altare è comunque orientato canonicamente a Est. La<br />

chiesa, in origine intitolata probabilmente a San Nicola,<br />

santo menzionato nelle Rationes Decimarum del secolo XIV<br />

(Messina 2001) reimpiegherebbe una precedente moschea,<br />

collegata alla fase islamica del casale del X secolo. Successivi<br />

alla fase cultuale è una serie di fori pavimentali,<br />

del diametro di ca. cm 15, e sulla parete, di ca. cm 10,<br />

probabilmente da connettere all’installazione di un letto<br />

e, quindi, alla rifunzionalizzazione dell’unità rupestre con<br />

destinazione abitativa. I numerosi fori di aereazione, le<br />

nicchie e le cavità nelle pareti, unitamente agli aspetti<br />

plano-volumetrici, confermano un uso funzionale e verosimilmente<br />

abitativo del complesso che peraltro andrà<br />

approfondita. Gli altri fori non allineati sulla parete e i<br />

rimaneggiamenti del piano di calpestio sono da mettere in<br />

relazione con dispositivi destinati alla realizzazione di manufatti<br />

e lavorazione di prodotti non identificabili in base<br />

alle nostre attuali conoscenze, forse da collegare a produzioni<br />

documentate nel territorio in età medievale, quali<br />

l’allevamento, le segherie, la viticultura e l’olivicoltura<br />

(Messina 2001, 95; Amico 1757, 410).<br />

IL RILIEVO DELLE UNITÀ RUPESTRI<br />

Il rilevamento dell’ipogeo di località Sotto Castello e della<br />

basilica rupestre sita in località Sotto San Giovanni è sta-


to condotto mediante tecniche range-based integrate con<br />

tecniche image-based. In particolare è stato usato prevalentemente<br />

il laser scanner TOF ad impulsi Leica HDS 3000,<br />

per scandire gli ambienti interni delle due unità rupestri<br />

e l’area immediatamente circostante, al fine di determinarne<br />

la morfologia e gli assetti generali. Parallelamente<br />

all’acquisizione con lo scanner è stata applicata, limitatamente<br />

a talune parti degli ipogei (incisioni sulle pareti,<br />

segni delle lavorazioni, specchio epigrafico), la fotogrammetria<br />

digitale, al fine di generare modelli poligonali con<br />

un livello di aderenza alle superfici reali, in termini di precisione<br />

metrica e di resa fotorealistica, superiore a quello<br />

ottenibile con il laser.<br />

A questo scopo le immagini selezionate da modelli poligonali<br />

realizzati tramite fotogrammetria digitale e simulazione<br />

di particolari condizioni di illuminazione (l’ombreggiatura<br />

sintetica del modello) si rivelano particolarmente<br />

efficaci per descrivere nel dettaglio le tracce di lavorazione,<br />

le croci incise e i segni connessi alle riutilizzazioni,<br />

rinunciando alle condizioni di verosimiglianza, garantita<br />

dalla texture ad alta risoluzione del modello fotogrammetrico<br />

che è, invece, particolarmente indicata ogni volta<br />

che deve essere data una descrizione della struttura simile<br />

al vero, utile ad esempio nella descrizione del degrado.<br />

Un aspetto delle indagini condotte a Rometta ha interessato<br />

la catalogazione e la suddivisione tipologica e morfologica<br />

delle croci e dei segni incisi, nel tentativo di mettere<br />

in connessione i diversi dati provenienti dallo studio della<br />

loro collocazione in quello che potrebbe essere definito<br />

“lo specchio epigrafico rupestre”, ossia le pareti e le infrastrutture<br />

delle grotte. Per descrivere nel dettaglio le<br />

tracce di lavorazione, le croci incise e i segni connessi alla<br />

variazione d’uso sono state ottenute immagini dedotte a<br />

partire da modelli poligonali generati tramite fotogrammetria<br />

digitale con texture applicata sulla mesh renderizzata<br />

in maniera fotorealistica, ma soprattutto con mesh<br />

senza texture (ombreggiatura sintetica del modello):<br />

quest’ultima tecnica ha un maggiore valore documentario,<br />

perché consente di evidenziare i tagli e i segni cruciformi<br />

sulla roccia (U.S. in negativo) anche attraverso la simulazione<br />

dei punti luce.<br />

Le restituzioni grafiche dedotte dai modelli tridimensionali,<br />

rispetto a quelle tipiche tipiche del linguaggio figurativo<br />

tradizionale (le piante canoniche) si rivelano particolarmente<br />

utili nel caso delle unità rupestri per delinearne<br />

le tracce di lavorazione ed i segni epigrafici, anche grazie<br />

alla possibilità di indagare segni specifici, secondo una modalità<br />

che prevede la “parzializzazione” del segno oggetto<br />

d’indagine e la conseguente “specializzazione” dell’immagine<br />

stessa.<br />

La sezione trasversale della “basilica” rivolta verso la parete<br />

di fondo (fig. 5A) mostra l’andamento della superficie<br />

pavimentale e la disposizione degli “elementi” nella<br />

parete; mentre in figura 5B è raffigurata la “basilica” sezionata<br />

con un piano orizzontale, per favorire una lettura<br />

concorrente tra l’organizzazione dell’ipogeo in pianta e la<br />

configurazione planimetrica dell’immediato intorno.<br />

Analogamente le figure 2B e 6 relative all’ipogeo in C.da<br />

Sotto Castello, sono il risultato della “manipolazione” del<br />

modello poligonale generato a partire dai dati acquisiti<br />

con il laser scanner. La pianta, il prospetto dell’esterno e<br />

la vista prospettica, descrivono gli assetti planimetrici e<br />

spaziali dei due ambienti dell’unità rupestre e denunciano<br />

la presenza, a sinistra dell’ipogeo, di alcuni gradini ricavati<br />

nella roccia e l’inizio di uno scavo che mostra diversi<br />

livelli di profondità.<br />

Infine, per descrivere nel dettaglio le tracce di lavorazione,<br />

le croci incise e i segni connessi alla variazione d’uso<br />

si riportano due immagini dedotte a partire da modelli<br />

poligonali generati tramite fotogrammetria digitale. In<br />

questo caso abbiamo simulato particolari condizioni di illuminazione<br />

e rinunciato alle condizioni di verosimiglianza<br />

garantita dalla texture ad alta risoluzione del modello fotogrammetrico<br />

(fig. 7A), optando per l’uso dell’ombreggiatura<br />

sintetica al fine di evidenziare lo specchio epigrafico<br />

(fig. 7B).<br />

Il rilievo ha permesso di disporre di una documentazione<br />

digitale del bene. Ne sono derivati molteplici vantaggi per<br />

10 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />

la ricerca quali la possibilità di esplorazione del modello<br />

3D mediante la visualizzazione degli ambienti rupestri, la<br />

navigazione all’interno di essi, la possibile scelta di punti<br />

di vista diversi dai consueti con la conseguente possibilità<br />

di manipolazione dello stesso, ossia di sezionare il modello<br />

in maniera “dinamica” attraverso, per esempio, la simulazione<br />

di particolari condizioni di luce per la documentazione<br />

dei lacerti di affreschi visibili nella basilica di San Salvatore<br />

o per l’analisi dei segni cruciformi. Più in generale,<br />

si è data l’opportunità di documentare e analizzare nel<br />

dettaglio le numerose tracce di lavorazione collegate alle<br />

successive rifunzionalizzazioni dei due luoghi di culto. In<br />

tutti i casi la documentazione del modello tridimensionale<br />

delle unità rupestri costituisce anche uno strumento molto<br />

utile per la fruizione virtuale del bene attraverso la realtà<br />

aumentata o attraverso visite su percorsi tematici predeterminati<br />

che ne consentono anche una effettiva valorizzazione<br />

con finalità scientifiche e divulgative. Dal punto<br />

di vista strettamente metodologico l’obiettivo principale<br />

è stato quello di creare un sistema multiscala di rilevamento,<br />

incrementando la qualità dei dati a prescindere<br />

dalla quantità, sfruttando tutte le informazioni ricavabili<br />

dal modello tridimensionale.<br />

Considerato il ricchissimo potenziale archeologico di questo<br />

territorio, emerge chiaramente la necessità di una ricerca<br />

sistematica che preveda il censimento delle unità<br />

rupestri e il loro rilievo fotogrammetrico, necessari per<br />

ricavare dati per seri confronti storico-archeologici, da associare<br />

a una circostanziata analisi delle fonti scritte e<br />

delle testimonianze materiali, sulla base delle esperienze<br />

di altri contesti dove l’utilizzo del modello 3D si è rivelato<br />

particolarmente importante non solo per la documentazione<br />

delle strutture, ma anche nella ricostruzione e nello<br />

studio dei paesaggi antichi (Forte 2005; Campana - Francovich<br />

2006; Limoncelli 2016).<br />

CONCLUSIONI<br />

L’oggettività dei dati acquisiti tramite il rilievo consente<br />

un’analisi per molti versi simile a quella condotta sul manufatto<br />

reale, ma con un ventaglio di nuove opportunità<br />

per quando concerne la documentazione, l’analisi, la fruizione<br />

e le modalità di restituzione grafica. Il rilievo 3D<br />

permette di disporre di una documentazione digitale del<br />

bene, punto di partenza “scientificamente” fondato per<br />

tematizzazioni successive: documentazione del degrado,<br />

ricostruzione ideale di parti mancanti, analisi del comportamento<br />

statico di un’architettura scavata, simulazione di<br />

crolli per poterli prevedere. Un altro aspetto è ovviamente<br />

collegato alle finalità scientifiche, divulgative e didattiche<br />

offerte dall’utilizzo del modello tridimensionale che<br />

costituisce uno straordinario intermediario conoscitivo del<br />

manufatto reale, rappresentando di fatto una replica, che<br />

può essere esplorata, manipolata e interrogata, ampliando<br />

i consueti scenari operativi e conoscitivi propri delle tecniche<br />

e degli strumenti usati nel rilevamento tradizionale<br />

(Parenti 1988, 267; Masini 2004, Tedeschi 2007).<br />

L’utilizzo delle ITC non sostituisce la documentazione tradizionale;<br />

tuttavia rispetto a questa, se non permette di<br />

trovare soluzione a tutti i quesiti, soprattutto in relazione<br />

alla definizione di una cronologia assoluta, che in ambito<br />

rupestre è comunque quasi un miraggio, permette però disporre<br />

di una documentazione osservabile, evitando per<br />

esempio i lunghi periodi di osservazione in loco imposti per<br />

l’analisi delle tracce sui siti, e implementabile.<br />

Gli elaborati prodotti dai modelli tridimensionali rappresentano<br />

nuove opportunità grafico-analitiche di indagine,<br />

ovvero ampliano i modi e le occasioni attraverso cui il rilevatore<br />

“conosce” il manufatto. In altre parole, tali raffigurazioni,<br />

oltre a dar vita a “descrizioni” grafiche differenti<br />

rispetto a quelle tradizionali, accrescono le possibilità di<br />

analisi, in sintonia con le modalità figurative e le procedure<br />

operative proprie delle tecniche usate.<br />

Tale tipo di documentazione, inoltre, oltre ad essere caratterizzata<br />

da una maggiore efficacia descrittiva ed “interattiva”,<br />

diventa fondamentale anche nell’ambito del<br />

recupero e della tutela, considerando in particolare la<br />

fragilità strutturale dell’habitat rupestre, il suo delicato<br />

equilibrio rispetto all’ambiente circostante, la sua suscet-<br />

Fig. 6 - Rometta<br />

(ME). Ipogeo in c.<br />

da Sotto Castello.<br />

Vista frontale<br />

(sopra) e vista<br />

prospettica (sotto)<br />

dedotte dalla<br />

mesh (elaborazione<br />

ing. A.<br />

Zappani).


tibilità alle azioni degli agenti atmosferici. L’accessibilità<br />

ai contenuti e la documentazione grafica informatizzata<br />

possono anche costituire un ulteriore strumento<br />

di promozione e di valorizzazione “museale” di<br />

alcuni siti.<br />

Anche la ricerca umanistica (archeologica e storica<br />

nella fattispecie) può offrire, dunque, un contributo<br />

notevole nell’analisi dei paesaggi, non solo per la ricostruzione<br />

del sistema insediativo, ma anche nella valutazione<br />

del rischio ambientale e nella programmazione<br />

consapevole dell’utilizzo delle risorse del territorio.<br />

Tale aspetto è strettamente connesso alla possibilità di<br />

consentire la comunicazione e lo scambio effettivo di<br />

conoscenza, sia all’interno della comunità scientifica,<br />

sia verso gli organi pubblici di tutela e di pianificazione<br />

territoriale, anche definendo modalità comuni di conservazione,<br />

valorizzazione e fruizione sostenibile dei<br />

contesti indagati, imprescindibili per una corretta valorizzazione<br />

del patrimonio culturale e recupero della<br />

“memoria collettiva” (Halbwachs 1949), che costituiscono<br />

due aspetti preliminari nei processi di elaborazione<br />

dell’identità delle comunità.<br />

Bibliografia<br />

Amari M. (1857) Biblioteca Arabo-Sicula 2, Lipsia: Brockhaus.<br />

Amari M. (1858) Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze: F. Le Monnier.<br />

Amico V. (1757) Dizionario topografico della Sicilia, Palermo.<br />

Campana S. - Francovich R. eds (2006) Laser scanner e GPS. Paesaggi<br />

archeologici e tecnologie digitali, Firenze: All'Insegna del Giglio.<br />

Caprara R.-Dell’Aquila F. (2004) Per una tipologia delle abitazioni<br />

rupestri medievali, Archeologia Medievale (31), 457-472.<br />

Cozza Luzi G. (1890), La cronaca siculo-saracena di Cambridge, in<br />

Documenti per servire alla storia di Sicilia, vol. II, Palermo.<br />

De Minicis E. (a cura di 2008), Insediamenti rupestri di età medievale:<br />

abitazioni e strutture produttive. Italia centrale e meridionale. Atti del<br />

Convegno di Studi Grottaferrata (27-29 ottobre 2005), Spoleto: Cisam.<br />

Forte M. (ed. 2005) The Reconstruction of Archaeological Landscape<br />

through Digital Technologies, Proceedings of the 2nd Italy-United States<br />

Work- shop (Roma, 3-5 novembre 2003, Berkeley, May 2005), Oxford:<br />

BAR International series, 1379.<br />

Gazzara P. (2006) Archivio storico romettese. Raccolta di scritti e<br />

documenti vari sulla storia di Rometta. Un esempio di storia locale,<br />

Trento: Uniservice.<br />

Gazzara P. (2013), Rometta e l’impero romano d’oriente, in Rometta e<br />

la chiesa bizantina di S. Maria dei Cerei. Atti del convegno di studi (23<br />

maggio 2011), Roma.<br />

Giglio S. (2003) Sicilia bizantina, Acireale: S. Bonanno.<br />

Kislinger E.-Maurici F. (2014) Rometta nel contesto del conflitto arabobizantino<br />

(IX-X sec.). Topografia e monumenti, storia e geopolitica,<br />

Rivista di studi bizantini e neoellenici (519), 97-136.<br />

Halbwachs M. (1949) La mémoire collective, Paris: Presses Universitaires<br />

de France, 1996 (trad. it., La memoria collettiva, Milano. Unicopli<br />

1996).<br />

Lembo F. (2007), La vita in grotta: le tipologie, le morfologie e le<br />

caratteristiche costruttive, in Menestò E. (a cura di), Puglia tra grotte<br />

e borghi. Atti del II Convegno Internazionale sulla civiltà rupestre<br />

(Savelletri di Fasano-Brindisi, 24-26 novembre 2005), Spoleto: Cisam,<br />

158-168.<br />

Limoncelli M. (2016) Il contributo delle tecnologie digitali per la<br />

valorizzazione del patrimonio rupestre pugliese, in Mignozzi M.-<br />

Rotondo R., Puglia rupestre inedita. Archeologia, arte, devozione,<br />

Bari: Adda Editore, 83-100.<br />

Masini N. (2004) Metodologie di rilievo e di analisi della cultura<br />

costruttiva dell’architettura ipogea, in Menestò E. (a cura di), Quando<br />

abitavamo in grotta. Atti del I Convegno Internazionale sulla civiltà<br />

rupestre (Savelletri di Fasano-Brindisi, 27-29 novembre 2003), Spoleto,<br />

Cisam 97-108.<br />

Messina A. (2001) Le chiese rupestri del Val Demone e del Val di Mazara,<br />

Palermo: I.S.B.I.<br />

Messina A. (2014) Le moschee rupestri di Sicilia, Opera Ipogea (1), 5-8.<br />

Parenti R. (1988) Le tecniche di documentazione per una lettura<br />

stratigrafica dell’elevato, in Francovich R. - Parenti R. (a cura di),<br />

Archeologia e restauro dei monumenti, Firenze: All’Insegna del Giglio,<br />

249-279.<br />

Scibona G. (1975-1976) Per la chiesa bizantina di Rometta: il nome,<br />

Archivio storico messinese (s. III, 26-27), 279-285.<br />

Scibona G. (1982) Rometta: chiese rupestri bizantine dalla Sicilia nordorientale,<br />

Archivio Storico Messinese (33), 427-461.<br />

Sella P. (1944) Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: Sicilia,<br />

Collana: Studie e Testi, n. 112, Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica<br />

Vaticana.<br />

Tedeschi L.F. (2007) Analisi tecnica del documento: per una lettura degli<br />

strati in negativo, in Menestò E. (a cura di), Puglia tra grotte e borghi.<br />

Atti del II Convegno Internazionale sulla civiltà rupestre (Savelletri di<br />

Fasano-Brindisi, 24-26 novembre 2005), Spoleto: Cisam, 259-284.<br />

Abstract<br />

The paper focuses on the basilica in Contrada S. Salvatore and the hypogeum<br />

in Contrada Sotto Castello of Rometta (Sicily). Investigating these sites is not<br />

an easy task, due to the difficulties in defining their typology and chronology.<br />

The archeological survey and the geometric representation of these complex<br />

shapes and highly irregular surfaces are actually challenging tasks. Considering<br />

the particular nature of these rock settlements, they have been investigated<br />

by means of ICT tools (tri-dimensional surveys, digital Photogrammetry),<br />

which prove to be useful not only for scientific research, but also for<br />

communication purposes and for the exploitation of cultural heritage.<br />

Fig. 7 - Rometta (ME). Ipogeo in c. da Sotto Castello. Vista dalla parete di<br />

fondo dedotta dalla mesh. A. Visualizzazione in shading. Visualizzazione<br />

con texture (sotto; elaborazione ing. A. Zappani).<br />

Parole Chiave<br />

habitat rupestre; rilievo 3D; fotogrammetria digitale; tutela; valorizzazione<br />

Autore<br />

Daniela Patti<br />

danielapatti@unikore.it<br />

Professore Associato di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università<br />

Kore di Enna<br />

12 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 13


DOCUMENTAZIONE<br />

Progetto AMOR: quando la<br />

tecnologia incontra i Beni Culturali<br />

di Nicole Dore, Francesco Cochetti, Maria Elena Corrado, Carlo Cacace, Paolo Osso, Michele Luglio,<br />

Francesco Zampognaro, Ilaria Catapano<br />

Il progetto AMOR nasce con lo scopo di<br />

offrire servizi negli ambiti della Salvaguardia<br />

e della Fruizione dei Beni Culturali.<br />

Tali servizi nascono nell’ottica di una<br />

salvaguardia circolare (Fig. 1), passando<br />

per la fruizione, pienamente rispondente<br />

alle strategie del MiC.<br />

Fig. 1 - Salvaguardia Circolare.<br />

Il progetto AMOR – Advanced Multimedia and Observation<br />

services for the Rome cultural heritage ecosystem- cofinanziato<br />

dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e coordinato<br />

dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dal Ministero della<br />

Cultura (MiC), rientra nell’ambito della call ESA 5G for L’ART<br />

(Business Applications programme). Le attività di progetto,<br />

della durata di 24 mesi, sono coordinate dalla NAIS S.r.l.,<br />

capofila di un gruppo composto di soggetti pubblici e privati<br />

(ICR, CNR-IREA, CoopCulture, NITEL, ESRI Italia), ciascuno<br />

dei quali con ampia esperienza e competenza nei vari<br />

aspetti affrontati in AMOR.<br />

La mission di progetto è stata concepita grazie alla<br />

crescente consapevolezza della necessità di applicare, in<br />

maniera sistematica, le tecnologie e gli strumenti digitali a<br />

oggi disponibili per metterli al servizio degli Enti Pubblici,<br />

responsabili della conservazione e della valorizzazione<br />

del patrimonio culturale italiano, nonché di stakeholder e<br />

utenti privati interessati a questi settori.<br />

I monumenti di Roma scenario applicativo dei servizi AMOR<br />

sono il suggestivo complesso archeologico delle Terme<br />

di Caracalla e un tratto meridionale delle poderose Mura<br />

Aureliane (da porta San Sebastiano a Porta Latina).<br />

SALVAGUARDIA: NECESSITÀ, TECNOLOGIE E METODOLOGIE<br />

Tra le principali necessità degli utenti finali, che i servizi<br />

AMOR mirano a soddisfare, vi è indubbiamente quella di una<br />

maggiore consapevolezza dello stato di conservazione dei<br />

monumenti e la natura e la gravità delle principali criticità<br />

che su di questi impattano.<br />

Per rispondere a tali necessità, AMOR si avvale di tecnologie<br />

che partono dall’osservazione del territorio su vasta area,<br />

grazie ai satelliti, per arrivare ad un elevato dettaglio delle<br />

superfici (dell’ordine di pochi cm), attraverso l’utilizzo di<br />

sistemi UAV (Unmanned Aerial Vehicle) e passare poi ad<br />

una investigazione sub-superficiale sia del suolo che delle<br />

strutture verticali (quali i muri) attraverso l’uso del GPR<br />

(Ground Penetrating Radar).<br />

L’OSSERVAZIONE REMOTA DEL DEGRADO DELLE<br />

SUPERFICI: SATELLITI E DRONI<br />

Per l’osservazione da remoto dei danni e delle pericolosità<br />

del territorio che impattano sui beni culturali e nelle<br />

aree ad essi adiacenti e per l’osservazione delle loro<br />

evoluzioni nel tempo, AMOR si avvale di strumenti quali<br />

satelliti, equipaggiati con sensoristica multispettrale e<br />

con sensoristica SAR (Synthetic Aperture Radar) e sistemi<br />

UAV, anch’essi equipaggiati con opportuna sensoristica<br />

selezionata sulla base del fenomeno di degrado da rilevare.<br />

I sensori SAR, attraverso l’impiego della tecnica PS-InSAR<br />

(Permanent Scatterer - Interferometric Synthetic Aperture<br />

Radar) ormai ampiamente riconosciuta e impiegata,<br />

permettono di estrarre informazioni sugli spostamenti lenti<br />

millimetrici del suolo e degli edifici posti sopra questo,<br />

non rilevabili altrimenti se non tramite installazione di<br />

sensoristica dedicata che fornisce, comunque, informazioni<br />

puntuali, a differenza della vasta copertura di area<br />

garantita dai satelliti. Il monitoraggio periodico attraverso<br />

questa tecnica, perciò, permette un miglioramento della<br />

conoscenza delle criticità legate all’instabilità del terreno<br />

e dei riflessi che queste possono avere sui monumenti (cfr.<br />

Fig. 2).<br />

I sensori multispettrali montati a bordo di satelliti sono,<br />

invece, impiegati in AMOR con due finalità principali: a)<br />

analisi della vegetazione infestante sulle coperture o creste<br />

murarie dei monumenti (analisi di I livello); b) change<br />

detection, su vasto arco temporale, di un preciso settore<br />

urbano.<br />

In quest’ultimo caso, l’utilizzo di satelliti commerciali<br />

ad alta risoluzione spaziale (VHR) si rende indispensabile<br />

per l’individuazione e la mappatura di cambiamenti del<br />

14 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />

tessuto urbano, non osservabili diversamente. Questi<br />

hanno la funzione di estrarre preziose informazioni per<br />

il raffinamento del calcolo della vulnerabilità delle unità<br />

urbane e del rischio associato (Carta del rischio – ICR/MiC).<br />

Tuttavia, ai fini di un approfondimento o di più precise<br />

osservazioni che il satellite non è in grado di fornire, l’uso<br />

dei sistemi UAV raffina e completa l’offerta dei servizi.<br />

Attraverso questi, infatti, è possibile rilevare e mappare i<br />

danni che insistono su uno specifico monumento, nell’ottica<br />

di migliorare la conoscenza dello stato di conservazione di<br />

un monumento e contribuendo, anch’essi, al calcolo delle<br />

vulnerabilità dei singoli monumenti.<br />

IL SISTEMA GPR<br />

Altro strumento tecnologico impiegato per gli aspetti<br />

di salvaguardia in AMOR è il georadar o GPR. Si tratta di<br />

un sistema radar progettato per l’esecuzione di indagini<br />

sub-superficiali, sempre più impiegato nel settore dei<br />

Beni Culturali. Sfruttando la capacità delle microonde di<br />

penetrare in materiali non metallici e sofisticate procedure<br />

di elaborazioni dati, spesso ottimizzate per la specifica<br />

applicazione di interesse, fornisce in modo non invasivo<br />

immagini ad alta risoluzione della regione investigata.<br />

Tali immagini consentono di localizzare oggetti sepolti, di<br />

cui è possibile ricostruire la forma e le dimensioni, e di<br />

caratterizzare fenomeni di degrado che possono danneggiare<br />

la struttura in esame.<br />

In AMOR, il GPR è impiegato per effettuare sia indagini<br />

del sottosuolo, finalizzate ad accrescere la conoscenza del<br />

sito grazie all’individuazione di oggetti sepolti di cui si è<br />

persa memoria, ad esempio camminamenti e/o cisterne<br />

sotterranee, come nel caso del complesso archeologico<br />

delle Terme di Caracalla, sia per effettuare indagini<br />

strutturali volte a caratterizzare quadri fessurativi, come<br />

nel caso delle Mura Aureliane.<br />

Il sistema GPR di AMOR è un sistema altamente flessibile,<br />

in quanto può essere equipaggiato con antenne operanti<br />

a diverse frequenze (da qualche decina di MHz a qualche<br />

GHz), consentendo in tal modo di raggiungere diverse<br />

profondità di penetrazione e di ottenere immagini a diverse<br />

risoluzioni spaziali, in modo da soddisfare i requisiti dettati<br />

dalla finalità dell’indagine richiesta dall’utente. I dati<br />

acquisiti sono elaborati sfruttando procedure sviluppate dai<br />

ricercatori dell’IREA-CNR. Tali procedure coinvolgono sia<br />

algoritmi di filtraggio che mirano ad enfatizzare il segnale<br />

utile, ovvero quello dovuto agli oggetti di interesse, sia<br />

approcci di ricostruzione tomografica che, risolvendo un<br />

problema inverso di diffusione elettromagnetica, producono<br />

immagini focalizzate degli oggetti individuati rendendo<br />

possibile una loro accurata caratterizzazione geometrica.<br />

Tali immagini forniscono, quindi, informazioni utili per<br />

la salvaguardia e la manutenzione ottimizzata del sito e<br />

possono essere impiegate per rendere fruibile ai visitatori<br />

reperti non altrimenti visibili.<br />

Allo stato attuale del progetto, sono state effettuate<br />

due campagne di misure GPR, una presso il complesso<br />

archeologico delle Terme di Caracalla e l’altra presso una<br />

porzione non accessibile ai visitatori della parte meridionale<br />

delle Mura Aureliane, interessata da un non trascurabile<br />

fenomeno di fratturazione.<br />

La Figura 2 mostra la campagna di misura svolta presso le<br />

Terme di Caracalla, dove l’attenzione è stata focalizzata<br />

nella zona dei giardini e dei viali. Viene mostrato un<br />

risultato preliminare ottenuto applicando le sole procedure<br />

di filtraggio a dati acquisiti lungo uno dei viali. Si possono<br />

notare diverse anomalie sub-superficiali: la prima, a sinistra,<br />

posta ad una profondità di circa 1.2 m e le altre a circa 2 m.<br />

Fig. 2 - Analisi PS-InSAR su centro storico di Roma - GIS piattaforma St'ART.<br />

Le anomalie potrebbero essere associate a cisterne e/o a<br />

gallerie. Ulteriori indagini sono in corso al fine di giungere<br />

ad una loro corretta interpretazione.<br />

FRUIZIONE<br />

Come accennato nell’introduzione, AMOR mira a sviluppare<br />

anche servizi dedicati alla fruizione. In un periodo storico<br />

caratterizzato da una pandemia ancora in corso, infatti, la<br />

possibilità di disporre direttamente sul proprio smartphone<br />

di servizi di fruizione con contenuti multimediali certificati<br />

e approvati dagli Enti direttamente responsabili del<br />

monumento, dà indubbiamente un valore aggiunto<br />

all’esperienza del turista culturale.<br />

Il servizio proposto da AMOR prevede, dunque, lo sviluppo di<br />

una mobile app che offra contenuti informativi certificati ed<br />

esperienze emotivamente coinvolgenti (ad es. Realtà Mista<br />

(MR)), per una conoscenza più approfondita e immediata<br />

del patrimonio culturale.<br />

LE NUOVE SOLUZIONI DI FRUIZIONE<br />

Oggigiorno, l’innovazione tecnologica in ambito digitale<br />

permette l’ideazione e lo sviluppo di nuovi strumenti di<br />

valorizzazione del patrimonio culturale capaci di offrire<br />

al pubblico contenuti con potenzialità comunicative prima<br />

inimmaginabili e, al tempo stesso, di raccogliere dati utili<br />

per la tutela dei siti interessati.<br />

La Mobile App pensata e sviluppata per il progetto AMOR<br />

è in grado di offrire un’innovativa forma di fruizione, che<br />

coniuga contenuti multimediali avanzati e semplificazione<br />

Fig. 3 - Prospezioni con GPR presso Terme di Caracalla.


Fig. 4 - Mobile APP per visualizzazione modelli 3D in MR a Terme di<br />

Caracalla.<br />

di utilizzo tramite itinerari e georeferenziazione. Lo<br />

strumento è progettato per essere utilizzato in totale<br />

autonomia da visitatori provenienti da tutto il mondo e<br />

fruito in diverse lingue.<br />

L’App prevede un catalogo di contenuti creati per godere<br />

di itinerari turistici urbani in diversi luoghi culturali come<br />

musei, aree archeologiche, monumenti. Una mappa della<br />

città segnala all’utente la sua posizione (in caso di GNSS<br />

attivo e nel pieno rispetto delle vigenti normative sulla<br />

privacy) permettendogli di orientarsi e decidere quale<br />

itinerario seguire o quale sito visitare e, se interessato,<br />

l’utente può scaricare e fruire direttamente sul suo<br />

dispositivo i vari contenuti disponibili.<br />

Oggi con uno smartphone qualsiasi persona può raggiungere<br />

una quantità di informazioni inimmaginabile in poco<br />

tempo. Ma quali contenuti sono realmente credibili?<br />

L’app del progetto AMOR, sviluppata di concerto con le<br />

Istituzioni culturali, permette all’utente di accedere a<br />

contenuti scientificamente approvati e di qualità, insieme<br />

alla proposta di esperienze non altrimenti fruibili in rete.<br />

I contenuti multimediali, creati da professionisti dello<br />

storytelling, guidano l’utente lungo tutto il percorso di<br />

visita, focalizzando la sua attenzione sui dettagli più<br />

significativi per una corretta comprensione del monumento.<br />

Mappe satellitari e graficizzate, commenti audio, gallerie<br />

di immagini, testi, ricostruzioni virtuali, elementi di Realtà<br />

Mista sono di volta in volta combinati insieme per creare<br />

un’esperienza di visita emotivamente coinvolgente. In<br />

particolare, in AMOR l’utilizzo della Realtà Mista (MR)<br />

permetterà agli utenti di visualizzare modelli 3D del<br />

complesso delle Terme di Caracalla, agevolati dalle<br />

connessioni 5G e 4G.<br />

Le finalità divulgativa ed educativa dell’applicazione sono<br />

strettamente legate a quelle della tutela e valorizzazione dei<br />

siti visitati attraverso la raccolta di dati utili sul movimento<br />

dei flussi di visitatori (vedi paragrafo successivo).<br />

LA FRUIZIONE CIRCOLARE<br />

Secondo quanto appena descritto, ciò che contribuisce a<br />

rendere AMOR innovativo è proprio la circolarità dei dati<br />

raccolti attraverso diverse sorgenti, una circolarità che<br />

porta alla generazione di ulteriore materiale informativo<br />

che confluisce nel settore della salvaguardia, andando ad<br />

alimentare la conoscenza di “vulnerabilità indiretta” del<br />

bene, impattata anche da cause antropiche.<br />

La raccolta anonimizzata dei dati di posizionamento dei<br />

visitatori permette di operare un’analisi dei flussi (data<br />

analytics) relativamente ai luoghi da questi visitati.<br />

Tale processo di analisi è integrato con un’attività di<br />

geofencing che consiste nell’individuazione di aree per<br />

l’attraversamento delle quali sono registrati i dati di<br />

posizionamento da cui sono derivate le ulteriori informazioni.<br />

Oltre ai dati raccolti dall’app mobile, l’analisi dei flussi è<br />

alimentata anche da dati disponibili sul mercato relativi<br />

alla gravitazione sulle celle telefoniche dei diversi device<br />

mobili, i cosiddetti database gravitazionali, ovvero dati<br />

messi a disposizione da alcuni operatori telefonici o da<br />

aziende che li arricchiscono dopo alcuni processi di analisi.<br />

Quest’ultimo prodotto è stato preso in considerazione in<br />

AMOR per arricchire il progetto (e il servizio nel futuro) di<br />

una componente di analisi di dati storici, utile a costruire<br />

pattern di comportamento su tempi più lunghi e che tengano<br />

in considerazione anche i visitatori che non scaricano e<br />

installano l’app. Per il progetto, in particolare, è stato<br />

utilizzato il prodotto GeoMobile DB che offre dati su base<br />

trimestrale riferiti alle sezioni di censimento dai quali è<br />

possibile trarre informazioni su fasce orarie di afflusso, età,<br />

nazionalità (se italiani o stranieri), tipologia di utenza (se<br />

business o privato).<br />

Per l’analisi e la visualizzazione di questi dati, il progetto<br />

utilizza la piattaforma ArcGIS Enterprise nel quadro della<br />

quale sono stati sviluppati i moduli definiti Geotools.<br />

All’interno della piattaforma, utilizzata per la definizione<br />

e la gestione delle aree di geofencing e per l’analisi e<br />

visualizzazione dei dati, sono state sviluppate applicazioni<br />

per la visualizzazione su mappa e diagrammi dei risultati<br />

delle analisi, attraverso dei cruscotti che consentono<br />

all’utente gestore dell’area di avere un quadro sinottico<br />

circa l’andamento del flusso di visitatori.<br />

Le valutazioni che potranno essere fatte dal gestore dell’area<br />

saranno utili per prendere decisioni al fine, ad esempio, di<br />

valorizzare luoghi meno visitati, apporre cartellonistica<br />

informativa/di promozione, posizionare punti informativi,<br />

riorganizzare percorsi di visita e così via.<br />

L’IMPORTANZA DEL 5G<br />

È dunque nell’ottica di una fruizione mobile più fluida che il<br />

5G supporta il progetto AMOR.<br />

La quinta generazione della rete mobile – ossia il 5G –<br />

porta con sé importanti progressi e rivoluzioni nel settore<br />

delle telecomunicazioni. Il 5G, oltre ad offrire una più<br />

elevata velocità di trasmissione ed una minore latenza<br />

(ed altre migliorie tecnologiche) rispetto alla generazione<br />

precedente 4G/LTE, offre notevoli innovazioni dal punto di<br />

vista infrastrutturale, funzionale e dei servizi offerti.<br />

Il 5G, infatti, include paradigmi innovativi di<br />

progettazione come il Software Defined Networking (SDN)<br />

e la virtualizzazione delle funzioni di rete (NFV). Queste<br />

tecnologie consentono la realizzazione di un’infrastruttura<br />

di rete virtualizzata completamente informatizzata<br />

per quanto riguarda le funzionalità e la gestione della<br />

rete stessa. Tutto ciò rende l’ecosistema 5G flessibile e<br />

adattabile alle caratteristiche del servizio, permettendo di<br />

disegnare porzioni di rete indipendenti chiamate “slice”.<br />

La conseguenza è poter erogare servizi evoluti che vanno<br />

oltre ai servizi voce, messaggi e dati offerti sinora dalle<br />

reti mobili, che soddisfano le esigenze di nuovi operatori<br />

virtuali (chiamati “vertical”) nei settori automobilistico (ad<br />

es. guida autonoma), smart cities (ad es. reti di sensori),<br />

eHealth (ad es. telemedicina), media (ad es. realtà<br />

aumentata), Industria 4.0, ecc.<br />

In questo contesto, la fruizione dei contenuti multimediali<br />

3D offerta in itinere nel corso di tour cittadini, prevista dal<br />

16 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />

progetto AMOR, può godere del grande potenziale offerto<br />

delle reti 5G, permettendo di definire un nuovo “Vertical”<br />

nel settore della cultura/infotainment. Nello specifico,<br />

la piena disponibilità del 5G permetterà all’applicazione<br />

di interagire direttamente con una “slice” della rete,<br />

avvalendosi del processamento di grandi quantità di dati<br />

nella rete stessa a bassa latenza, offrendo un’esperienza<br />

all’utente ancora superiore a quanto possibile oggi.<br />

CONCLUSIONI<br />

La complessità del sistema AMOR vede una sua stessa<br />

semplificazione nella modalità con cui esso viene fatto<br />

fruire agli utenti finali. L’accesso alle informazioni<br />

relative alla salvaguardia tradizionale e a quella<br />

“collaterale” (da mobile app) avviene attraverso un unico<br />

punto di consultazione dati: la piattaforma St’ART®, che<br />

mette a disposizione tutti gli strumenti per una lettura<br />

dei dati acquisiti (da satellite, UAV e GPR), agevolando<br />

l’utente nelle successive azioni da intraprendere, laddove<br />

necessario, e supportandolo attraverso un workflow<br />

appositamente studiato e tarato.<br />

Anche nell’ambito della fruizione è sottintesa una<br />

semplificazione nell’approccio dell’utente finale,<br />

in questo caso il visitatore culturale. La possibilità<br />

di consultare dati multimediali ufficiali, nonché la<br />

disponibilità di soluzioni innovative (Mixed Reality) “a<br />

portata di smartphone” e nel pieno rispetto delle norme<br />

anti-Covid-19, offre una fruizione di qualità e rivolta a<br />

tutti, basti pensare all’attuale reticenza nell’indossare un<br />

visore 3D o a maneggiare un dispositivo usato da terzi.<br />

I prodotti derivati da questi servizi, una volta messi a<br />

sistema, confluiranno in quello che può essere connotato<br />

come il Site Knowledge Hub che nel tempo, attraverso<br />

la partecipazione ad altri progetti che potranno vedere<br />

questi stessi siti come scenario di ulteriori attività, si<br />

arricchirà divenendo un punto di raccolta, correlazione e<br />

consultazione di informazioni (di fruizione e salvaguardia).<br />

Pertanto, l’approccio preventivo proposto da AMOR, che<br />

mira a innescare una riduzione di costi per gli aspetti<br />

legati alla salvaguardia (costi non più orientati all’onerosa<br />

emergenza, ma alla manutenzione ordinaria) e una<br />

fruizione “allargata”, sono concepiti per innescare un<br />

circolo virtuoso per ciò che viene definita la salvaguardia<br />

circolare.<br />

Bibliografia<br />

Ferretti, A., Prati, C. and Rocca, F. (2001) Permanent Scatterers in SAR<br />

Interferometry. IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing,<br />

39(1), 8-20.<br />

I. Catapano, G. Gennarelli, G. Ludeno and F. Soldovieri, "Applying<br />

Ground-Penetrating Radar and Microwave Tomography Data Processing<br />

in Cultural Heritage: State of the Art and Future Trends," in IEEE Signal<br />

Processing Magazine, vol. 36, no. 4, pp. 53-61, July 2019, doi: 10.1109/<br />

MSP.2019.2895121.<br />

Carlo Cacace, "La Carta del Rischio del Patrimonio Culturale in “Il Futuro<br />

dei Centri Storici - Digitalizzazione e strategia conservative”, a cura di<br />

Donatella Fiorani, Roma 2019, Edizioni Quasar di Severino Tongon S.r.l, via<br />

Ajaccio 43, Roma. ISBN 978-88-7140-925-2, pagg. 65 – 74.<br />

Giorgio Accardo, Carlo Cacace, Roberto Rinaldi, “Il Sistema Informativo<br />

Territoriale della carta del Rischio’ in ARKOS – Scienza e Restauro<br />

dell’Architettura Nardini Editore Anno VI – Nuova Serie- aprile/giugno<br />

2005.<br />

M. Carugi, ITU, 2019: “Distinguishing features and high level requirements<br />

of 5G/IMT 2020 networks” https://www.itu.int/en/ITU-D/Regional-<br />

Presence/ArabStates/Documents/events/2019/ET/S1-%20ITU%20Reg%20<br />

Forum-Tunis-5G%20IMT2020-presentation-Marco-Carugi-v1.pdf<br />

Ericcson, “Applied network slicing scenarios in 5G”, https://www.<br />

ericsson.com/en/reports-and-papers/ericsson-technology-review/<br />

articles/applied-network-slicing-scenarios-in-5g<br />

https://5g-ppp.eu/verticals/<br />

https://artes.esa.int/space-5g<br />

http://www.start-solutions.it/<br />

https://business.esa.int/projects/amor<br />

Abstract<br />

AMOR project focuses on the development of pre-commercial services addressed<br />

to the Institutions responsible for the conservation and the valorisation<br />

of the Cultural Heritage.<br />

Services, developed both for Safeguard and Fruition, will be tested at the<br />

Ancient Baths of Caracalla and on Aurelian walls, that will be surveyed with<br />

several technologies for the detection of superficial (satellites, UAV) or subsuperficial<br />

(GPR) damages/anomalies affecting them.<br />

Fruition services will offer to tourists a mobile app equipped with Institutional<br />

approved contents and with Mixed Reality experience (3D model) directly<br />

available on personal mobile devices. Moreover, the anonymous (previously<br />

authorised) tracking of tourists will allow to obtain further information useful<br />

for safeguard aspects.<br />

Parole chiave<br />

Beni culturali; GPR; satelliti; mobile APP, realtà mista; 5G; data analytics<br />

Autore<br />

Nicole Dore, nicole.dore@nais-solutions.it<br />

NAIS – Nextant Applications and Innovative Solutions<br />

Francesco Cochetti, f.cochetti@coopculture.it<br />

CoopCulture<br />

Ilaria Catapano, catapano.i@irea.cnr.it<br />

IREA – CNR – Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente - Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche<br />

Maria Elena Corrado, mariaelenacorrado@beniculturali.it<br />

ICR – Istituto Centrale per il Restauro<br />

Carlo Cacace, carlo.cacace@beniculturali.it<br />

DG-SPC Direzione Generale - Sicurezza Patrimonio Culturale<br />

Paolo Osso, posso@esri.italia.it<br />

ESRI Italia<br />

Michele Luglio, luglio@uniroma2.it<br />

NITEL - Consorzio Nazionale Interuniversitario per i Trasporti e la Logistica<br />

Francesco Zampognaro, zampognaro@ing.uniroma2.it<br />

NITEL - Consorzio Nazionale Interuniversitario per i Trasporti e la Logistica<br />

Ilaria Catapano


DOCUMENTAZIONE<br />

Fortificazioni sannitiche e modellazione predittiva<br />

su Gis. L’individuazione di una fortificazione<br />

inedita presso Montalto (Rionero Sannitico, IS)<br />

di Michele Fasolo,<br />

Tito Frate, Bruno Sardella<br />

Nell’ambito di una ricerca ormai<br />

pluriennale sui centri fortificati<br />

sannitici entro i limiti amministrativi<br />

della Regione Molise<br />

(Sardella-Fasolo 2018) si sta<br />

tentando di mettere a punto<br />

un modello probabilistico della<br />

possibile esistenza di ulteriori<br />

fortificazioni a oggi sconosciute<br />

con attività di verifica e di<br />

validazione sul terreno. Punto<br />

di partenza è il sistema informativo<br />

territoriale realizzato su<br />

piattaforma GIS in cui sono stati<br />

raccolti, organizzati e vengono<br />

analizzati i dati ambientali e<br />

archeologici che, nel contesto<br />

complessivo di interrelazione<br />

dinamica fra le comunità<br />

sannitiche e il territorio da esse<br />

occupato, possono risultare<br />

significativi per ricostruire le<br />

scelte locazionali per questo<br />

tipo di struttura insediativa.<br />

Fig. 1 - Montalto di Rionero Sannitico (IS). Loc. Penna. Planimetria della fortificazione.<br />

La freccia indica l’accesso (Rielaborazione da stralci sezioni C.T.R.<br />

1:5.000).<br />

In particolare la tabella attributi dello strato informativo<br />

vettoriale dei centri fortificati, comprendente a oggi 40 siti<br />

in cui le fortificazioni antiche sono state effettivamente accertate<br />

escludendo quelli, segnalati in letteratura, in cui le<br />

strutture murarie pure esistenti non vi sono riconducibili, è<br />

popolata da varie voci. Oltre quelle che consentono una localizzazione<br />

inequivocabile di tipo amministrativo, toponomastico,<br />

topografico, cartografico, di schedatura vi sono raccolte le<br />

informazioni relative agli aspetti geomorfologici e territoriali<br />

(versante, bacino idrografico, esposizione, andamento del<br />

terreno con la pendenza, inquadramento geologico, fenomeni<br />

erosivi o di accumulo, le caratteristiche pedologiche del suolo<br />

e il suo uso attuale). Vengono inoltre riportate la distanza euclidea<br />

in metri da sorgenti note, da corsi d’acqua, dai valichi<br />

nonché dai tratturi e dal centro fortificato più vicino. Altri<br />

campi contengono rispettivamente la superficie occupata dal<br />

sito in ha, il perimetro, la visibilità a un’altezza dal suolo di<br />

1,50 m sino a un massimo di 15 km, quantificata per bacino in<br />

km 2 , il numero di altri centri fortificati visibili da ciascun sito.<br />

Inoltre sono riportati i dati cronologici disponibili, l’eventuale<br />

rioccupazione in età medioevale e la presenza di santuari<br />

antichi interni o esterni nelle vicinanze e molte altre informazioni<br />

ricavate in situ o dalle fonti documentali. Allo scopo di<br />

18 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />

comprendere le prevalenti strategie locazionali l’analisi<br />

delle relazioni dei centri fortificati con alcune variabili<br />

ambientali si è rivelata particolarmente importante. Tra<br />

gli indicatori ambientali presi in considerazione particolarmente<br />

significativi si sono rivelati quelli geologici,<br />

altimetrici, le distanze dalle sorgenti, dai corsi d’acqua,<br />

dai valichi, dalle vie di comunicazione, la possibilità di<br />

controllo visivo del territorio e di intervisibilità con altri<br />

siti. Dal punto di vista geolitologico correlazioni significative<br />

si riscontrano in particolare con la Formazione di<br />

Gamberale Pizzoferrato (12,8% circa dei centri fortificati)<br />

che rappresenta con le sue varianti l’1,3% del territorio<br />

molisano, le marne a orbulina che interessano meno<br />

del 1,6% del territorio pur essendovi presenti il 7,7% dei<br />

siti e in misura minore per la formazione di Longano<br />

(7,7% dei centri fortificati) che rappresenta l’1,7% del<br />

territorio mentre in casi più rari sono state sfruttate le<br />

alture costituite da arenarie (monte Miglio a San Pietro<br />

Avellana, IS e La Civita di Civitanova del Sannio, IS).<br />

Grazie alle caratteristiche della rete idrografica molisana<br />

le analisi territoriali mostrano che più della metà<br />

dei siti si colloca a meno di 1 km di distanza da una<br />

fonte consistente di approvvigionamento idrico. Soprattutto<br />

si è ritenuta fondamentale l’analisi della visibilità<br />

(analisi del campo visivo e analisi di intervisibilità). E’<br />

stata calcolata utilizzando il DTM INGV (10 m), ricavato<br />

per la regione Molise dalle curve di livello delle sezioni<br />

IGM 1:25.000, considerando raggi di osservazione diversi<br />

sino a un massimo di 15 km, con l’obiettivo sia dell’individuazione<br />

dei siti con maggiori possibilità di controllo<br />

visivo sia delle reti di controllo territoriali tentando di<br />

evidenziarne le relazioni con la morfologia, i percorsi<br />

e le risorse agricole. Rilevante è stato l’uso anche di<br />

appositi tool di Whitebox GAT in ArcGis Pro tra cui quello<br />

di calcolo dell’indice totale di visibilità (Niecikowski<br />

2019). Sono stati utilizzati anche gli indici topografici<br />

messi a punto dal “Grupo de Estudios de la Prehistoria<br />

Reciente de Andalucia” dell’Universitá di Granada (Cicilloni-Mossa-Cabras<br />

2015).<br />

Nell’approccio predittivo si è seguita, pur con alcuni<br />

scostamenti, l’impostazione metodologica e le procedure<br />

illustrate da Di Zio e Bernabei (Di Zio-Bernabei 2009).<br />

Convertita ciascuna delle variabili prese in considerazione<br />

nella modellazione in file raster, che si sono poi<br />

riclassificati, si è applicata la tecnica della Map Algebra<br />

tramite combinazione lineare pesata o WLC (Weighted<br />

Linear Combination) per integrare per ogni singolo pixel<br />

i valori delle variabili. Queste sono state ponderate<br />

mediante la tecnica della comparazione a coppie (Pairwise<br />

Comparison), che rientra nell’ambito delle tecniche<br />

decisionali multicriterio MDA (Multicriteria Decision<br />

Analysis). L’assegnazione dei pesi nella combinazione<br />

lineare è derivata dall’esperienza soggettiva maturata<br />

nel campo dello studio delle fortificazioni sannite<br />

in Molise. Si è così costruita una mappa raster finale<br />

di plausibilità in cui ogni pixel presenta un solo valore<br />

sintesi dei valori delle variabili. Si è scelto quindi di<br />

verificare le indicazioni di aree a elevata plausibilità di<br />

questa mappa sul terreno in alcune zone specifiche. In<br />

particolare si è deciso di seguire la linea spartiacque di<br />

cresta, ad andamento irregolare all’incirca NE-SO, che<br />

separa il bacino del Sangro da quelli del Volturno e del<br />

Trigno, dove si attestano tra monte Rocca l’Abate, nel<br />

Comune di Belmonte del Sannio (IS) a NE, e Acqua di<br />

Tasseta e monte Castellano nel Comune di Montenero Val<br />

Cocchiara (IS) a SO e ancora proseguendo verso SE, per<br />

le Mainarde, sino a monte S. Croce, e ancora oltre sino<br />

Fig. 2 - Montalto di Rionero Sannitico (IS). Dettaglio ingrandito foto area B/N<br />

I.G.M. 17 settembre 1954 (f. 153, str. 110, f. 3759). E’ ben riconoscibile la<br />

cinta muraria e il percorso del tratturo Lucera – Castel di Sangro.<br />

a monte della Foresta nel Comune di Cerro al Volturno,<br />

una serie di circuiti murari di età sannitica che finiscono<br />

per disegnare complessivamente sul terreno una spezzata<br />

di circa 40 km.<br />

Queste fortificazioni hanno conosciuto sullo stesso sito<br />

riutilizzi o nelle immediate vicinanze ulteriori apprestamenti<br />

fortificati anche in età medioevale a conferma<br />

della rilevanza strategica che il controllo di questa linea<br />

naturale, che oggi in parte della sua estensione coincide<br />

con il confine amministrativo tra le regioni Abruzzo e Molise<br />

e tra alcuni comuni molisani, ha rivestito, certamente<br />

in un quadro di mobilità storica dei confini a volte di<br />

chilometri, in varie circostanze nel corso dei secoli.<br />

Il suo valico permetteva infatti l’accesso all’alta valle<br />

del Sangro, snodo centrale delle direttrici di traffico che<br />

attraversavano in età antica la penisola sia in senso trasversale,<br />

collegando Adriatico e Tirreno, che longitudinale,<br />

innervando verso settentrione l'area sabellica e a<br />

Fig. 3 - Rionero Sannitico, loc. Penna. Tratto orientale del circuito<br />

murario in opera poligonale.


Fig. 4 - Grafico presenza percentuale di centri fortificati sul totale in ciascuna formazione geologica in cui è stato ripartito percentualmente il territorio<br />

della Regione Molise.<br />

meridione conducendo nell’Italia meridionale, adriatica<br />

e ionica. Area di raccordo ma anche di frontiera in varie<br />

epoche tra Stato della Chiesa, Ducato longobardo e poi<br />

franco di Benevento e Italia bizantina. Tra le ipotesi da<br />

sottoporre a validazione sul terreno rientrava in particolare<br />

la porzione di crinale compresa tra le testate rispettivamente<br />

a O, immediatamente a meridione del passo di<br />

Bocca di Forli, del torrente Vandrella e a E, a meridione<br />

di monte Pagano, del suo affluente di sinistra il torrente<br />

S. Croce e l’area intravalliva occupata oggi dall’abitato di<br />

Montalto, frazione del Comune di Rionero Sannitico (IS),<br />

straßendorf sviluppatosi nel corso della seconda metà del<br />

XIX secolo a partire da primi insediamenti ai margini del<br />

Tratturo Lucera Castel di Sangro. In quest’area la ricognizione<br />

di superficie è fortemente condizionata dalla copertura<br />

boschiva e dal manto di foglie secche che ricopre<br />

il terreno rendendolo invisibile ma grazie alle preziose<br />

indicazioni di una persona del luogo, il signor Patrizio di<br />

Franco, è stato possibile individuare e indagare in località<br />

Penna una inedita fortificazione sannitica realizzata su<br />

uno dei rilievi che sovrastano da N il borgo di Montalto e<br />

il valico di Bocca di Forli (Fig. 1).<br />

Peraltro è stato possibile riscontrare che la fortificazione<br />

era ben visibile in una foto aerea del 17 settembre 1954<br />

(Fig. 2). La fortificazione si aggiunge all’altra già conosciuta<br />

nello stesso Comune in località Cimitero (dial. Cimiterio).<br />

Rionero Sannitico (IS). Loc. Penna. 14°9'6,097"E<br />

41°44'42,933"N. 1120 m s.l.m Vers. Tirrenico, bacino del<br />

Volturno, Alto Volturno. F. 153 III S.E. (1° ediz. 1957).<br />

CTR 392061 Catast. del Comune di Rionero Sannitico F<br />

2 pp.18-42 - del Comune di Castel di Sangro F. 64 p. 79.<br />

Perimetro 198 m . Estens. 0,2412 ha. Esp. SE e S. Pend.<br />

Fig. 5 - Mappa delle fortificazioni sannitiche e della viabilità antica in Molise<br />

(non compare Penna di Rionero Sannitico).<br />

101%. Formazione Gamberale-Pizzoferrato. Detriti di falda<br />

sciolti e cementati, con intercalazioni basali di paleosuoli<br />

giallo-rossastri e “terre rosse. Pedologia: Mollisuoli.<br />

Uso del suolo: Boschi a prevalenza di querce caducifoglie<br />

(Corine Land Cover 3112). Rad. annua 1.448 Kwatt/m 2 .<br />

Dist. 416 m dalla sorgente Cuculone (Rionero Sannitico),<br />

679 m dalla fonte dell’Acero (oggi seccata). Dist. 1.573<br />

m dal torrente Vandrella. Dist. dal valico Bocca di Forli<br />

(Castel di Sangro) 1.626 m. Dist. fortificazione Cimitero<br />

941 m (5.057 m Castel Canonico). Dist. 330 m dal tratturo<br />

Castel di Sangro - Lucera. Area visib. complessiva in km 2<br />

(raggio max 15 km) 25,90 km 2 di cui 24,48 km 2 nel bacino<br />

del Volturno, 0,71 km 2 in quello del Trigno e 0,70 km 2<br />

in quello del Sangro. Valichi visibili: Bocca di Forli, Forca<br />

d’Acero. Altre fortezze sannitiche: monte Castellano<br />

(intervisibile) e la Romana (intervisibile). Tra le località<br />

della zona risulta visibile quella del Castello e del Villaggio<br />

medioevale con i resti presumibilmente della Chiesa.<br />

La fortificazione si trova a 900 m a NO dalla piazza San<br />

Lorenzo di Montalto, su un’altura che raggiunge la quota<br />

di 1120 m s.l.m. che incombe sul percorso del tratturo<br />

Lucera - Castel di Sangro e domina la vallata del torrente<br />

Vandrella. Il circuito murario ha forma semicircolare<br />

e cinge i lati occidentale, settentrionale e orientale del<br />

rilievo, che a S invece presenta un’erta parete rocciosa<br />

a strapiombo. I tratti meglio conservati in altezza raggiungono<br />

anche i 2 m di altezza e si individuano presso le<br />

estremità orientali e occidentali del circuito. La probabile<br />

porta di accesso alla fortificazione si individua a NO del<br />

circuito e ha un’apertura di circa 1,5 m. I blocchi calcarei<br />

sono di grandi dimensioni, solo parzialmente sbozzati, di<br />

forma irregolare o parallelepipeda. I crolli permettono di<br />

osservare solo il paramento esterno delle mura che, come<br />

solitamente avviene per queste strutture, formavano alle<br />

loro spalle un terrazzamento. Anche se, a causa degli accumuli<br />

di blocchi, non ci sono tratti un cui è nettamente<br />

distinguibile lo spessore delle mura esso tuttavia sembra<br />

aggirarsi intorno ai 3 m. (Fig. 3) La struttura si sviluppa a<br />

un livello di poco inferiore rispetto alla sommità rocciosa<br />

del rilievo e mantiene un andamento altimetrico piuttosto<br />

costante lungo tutto il suo perimetro con una quota<br />

che varia dai 1117 ai 1108 m s.l.m. L’accesso alla fortificazione<br />

non è direttamente collegato ad un percorso antico<br />

chiaramente riconoscibile, ma è probabile che esso<br />

seguisse la direttrice di una mulattiera che con direzione<br />

NE/SO discendeva lungo il declivio SO del rilievo per raggiungere<br />

velocemente il percorso del tratturo. A pochi<br />

metri dall’estremità occidentale del circuito murario alle<br />

mura si addossa una modesta struttura in pietra ormai<br />

ridotta a rudere realizzata in tempi forse recenti. L’area<br />

racchiusa dalle mura e quella immediatamente esterna<br />

sono caratterizzate da una fitta presenza di affioramenti<br />

rocciosi che rendono il luogo difficilmente abitabile<br />

20 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />

per lunghi periodi e più adatto per utilizzi in caso di<br />

necessità e pericolo e certamente per il controllo del<br />

territorio. In quest’area la ricognizione di superficie è<br />

fortemente condizionata, come si è detto, dalla copertura<br />

boschiva e dal manto di foglie secche che ricopre<br />

il terreno precludendolo alla prospezione. Per questo<br />

motivo non è stato possibile riconoscere sul terreno<br />

l’eventuale presenza di frammenti fittili o di altro materiale<br />

archeologico. La scoperta dell’inedita fortificazione<br />

di Montalto, nel validare l’approccio predittivo,<br />

conferma sotto il profilo storico la valenza strategica<br />

di quella linea di creste che separano la valle del fiume<br />

Sangro dalle valli del Volturno e del Trigno. Essa inoltre<br />

va ad ampliare il numero di fortificazioni sorte in connessione<br />

col tratturo Lucera-Castel di Sangro, insieme<br />

alle altre fortificazioni di Cimitero (Rionero Sannitico,<br />

IS), Castel Canonico (Forli del Sannio, IS), Torre Santa<br />

Maria (Pescolanciano, IS), Colle Sant’Onofrio (Chiauci,<br />

IS), La Civita (Civitanova del Sannio, IS), La Civita (Duronia,<br />

CB) e Il Castello (Castropignano, CB). Il tratturo<br />

già in epoca sannitica rappresentava con tutta evidenza<br />

una direttrice viaria di prim’ordine lungo la quale le<br />

fortificazioni costituivano punti di controllo strategici<br />

e opportunità di riparo. La ricerca proseguirà con ulteriori<br />

verifiche sul terreno per individuare altre strutture<br />

fortificate (Fig. 5).<br />

Bibliografia<br />

Riccardo Cicilloni - Alberto Mossa - Marco Cabras, “Studio<br />

dell’insediamento protostorico in un’area della Sardegna centrooccidentale<br />

tramite strumenti gis ed analisi multivariate” in<br />

Archeologia e Calcolatori 26, 2015, pp. 149-168.<br />

Simone Di Zio - Dora Bernabei, “Un modello gis multicriterio per la<br />

costruzione di mappe di plausibilità per la localizzazione di siti<br />

archeologici: il caso della costa teramana” in Archeologia e Calcolatori<br />

20, 2009, pp. 309-329.<br />

Kazimierz Niecikowski , “Determining optimal locations for viewpoints<br />

using the open-source Whitebox GAT Software” in Geography and<br />

Tourism 7 (2 ), 2019, pp. 19-26.<br />

Bruno Sardella - Michele Fasolo, “ ‘The Hill-forts of the Samnites in<br />

Molise’. Un aggiornamento al lavoro di S. P. Oakley” in Journal of<br />

Ancient Topography 28, 2018, pp. 67-94.<br />

Abstract<br />

As part of a long-term research on Samnite fortified centers within the administrative<br />

limits of the Molise Region, an attempt is being made to develop<br />

a probabilistic model of the possible existence of further fortifications<br />

currently unknown with verification and field validation. The starting point<br />

is the territorial information system created on the GIS platform in which<br />

environmental and archaeological data have been collected, organized and<br />

analyzed which, in the overall context of dynamic interrelation between the<br />

Samnite communities and the territory they occupy, can be significant for<br />

reconstruct the location choices for this type of settlement structure.<br />

Parole Chiave<br />

GIS; modelli predittivi; fortificazioni sannitiche, Predictive modeling<br />

Autore<br />

Michele Fasolo, michele.fasolo@gmail.com<br />

Tito Frate, titoronin@hotmail.com<br />

Bruno Sardella, brunsard@gmail.com


RESTAURO<br />

Tecniche di Radiografia Muonica e Rilievo<br />

3D per l'individuazione di ipogei nascosti<br />

La necropoli ellenistica di Neapolis, un tesoro ancora da<br />

scoprire esplorato con le stesse tecniche delle piramidi.<br />

di F.Capriuoli, L.Coscarelli, C.Leggieri, F.Colussi,M.Amodio, A.Piemonte, M.Bisdomini, V.Tioukov, N. Zimmermann<br />

La radiografia muonica è una<br />

tecnica emergente che permette<br />

di rilevare le cavità nascoste<br />

nel sottosuolo utilizzando i<br />

raggi cosmici. Per poterlo fare è<br />

indispensabile avere un modello<br />

3D preciso dell’ambiente circostante.<br />

Questa tecnica è stata<br />

utilizzata con successo nel contesto<br />

della necropoli ellenistica<br />

situata nel sottosuolo di Napoli.<br />

Fig. 1 – Planimetria dell’area interessata: necropoli ellenistica e ponti-canale dell’acquedotto del<br />

Serino (sinistra). Planimetria delle camere indagate e sezione longitudinale del contesto (destra).<br />

Nel cuore del rione Sanità, a nord delle mura greche,<br />

intagliata nelle colline tufacee che coronavano la città<br />

antica, nel tempo sepolta da potenti livelli alluvionali,<br />

si estende la necropoli ellenistica di Neapolis, la<br />

cui planimetria è riportata in Figura 1 a sinistra, eloquente<br />

traccia identitaria e peculiare segno di appartenenza di Napoli,<br />

la Graeca urbs. Le ricerche svolte sinora hanno permesso<br />

di raccogliere una messe di dati che restituiscono la<br />

morfologia di un paesaggio antico particolarmente articolato,<br />

caratterizzato dalla monumentalizzazione dei pendii<br />

prospicienti il pianoro esteso fino alla murazione nella quale<br />

una porta segnava l’inizio del percorso che, lambendo i sepolcri,<br />

risaliva verso la sommità di Capodimonte. Quindi la<br />

definizione “valle dei morti”, spesso utilizzata per indicare i<br />

luoghi, risulta inadeguata laddove la necropoli era disposta<br />

lungo una quinta scenografica, in Figura 2 a destra, articolata<br />

altimetricamente a fasciare le colline.<br />

I monumenti, interamente intagliati nel banco tufaceo,<br />

mostrano prospetti di grande raffinatezza che richiamano<br />

architetture macedoni e che sono generalmente composti<br />

da due camere sovrapposte e sfalsate. Il vestibolo, camera<br />

superiore direttamente aperta sulla strada, assolveva a una<br />

funzione di riconoscibilità e ostentazione del censo del proprietario<br />

e della sua famiglia. Una scala aperta nel pavimento<br />

consentiva l’accesso alla camera funeraria inferiore, che<br />

ospitava i sarcofagi allineati lungo il perimetro. Quest’ultima,<br />

autentica camera ipogea, era chiusa verso l’esterno da<br />

porte in roccia che venivano aperte solo in concomitanza<br />

di nuove inumazioni. Le spettacolari strutture testimoniano<br />

il prestigio delle famiglie aristocratiche di IV sec. a.C., costituendo<br />

una sottolineatura autorevole dell’identità greca<br />

nella quale si riconosce Napoli. La piana antistante il fronte<br />

monumentale della necropoli fu attraversato in età augustea<br />

da un ponte canale dell’acquedotto che dalle sorgenti<br />

di Serino, in provincia di Avellino, trasportava l’acqua lungo<br />

circa cento chilometri, servendo una serie di città tra cui<br />

Napoli, per poi alimentare la Piscina Mirabile a Bacoli, riserva<br />

idrica per le necessità della Classe Praetoria Misenensis<br />

(Colussi e Leggieri, 2016; 2018).<br />

EVOLUZIONE STORICA DEL CONTESTO<br />

Dal II sec. d.C. il comprensorio fu interessato da un progressivo<br />

interramento, risultato di massicce alluvioni, che determinò<br />

la scomparsa della necropoli dalla memoria. Nella<br />

seconda metà del XVI secolo prese avvio una urbanizzazione<br />

tanto spontanea quanto compulsiva, che portò alla nasci-<br />

22 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 23<br />

Fig. 2 – Ipogeo dei Togati (sinistra) ed ipogeo dei Melograni (destra). Elaborazione modello 3d.<br />

ta del primo nucleo del borgo dei Vergini, in un contesto<br />

che mostrava ancora tutte le caratteristiche di un’area rurale.<br />

La necessità di costruire nuovi fabbricati diede avvio<br />

all’apertura di pozzi per l’estrazione della pietra di tufo.<br />

Spesso l’escavazione intersecava gli ipogei, ma l’opera dei<br />

cavatori, per nulla rallentata dai ritrovamenti, procedeva<br />

indisturbata. La moderna archeologia sarebbe nata solo un<br />

paio di secoli più tardi, ma l’interesse antiquariale già induceva<br />

a sottrarre dalle tombe quanto possibile, per poi procedere<br />

a sgomberare rapidamente gli ambienti dai materiali<br />

alluvionali presenti. Da quel momento il fronte di avanzamento<br />

della cava diveniva l’intera superficie pavimentale<br />

dell’ambiente violato. Lo scavo, pur rispettando il perimetro<br />

dell’antica camera, si spingeva verso il basso di diversi<br />

metri, stravolgendo completamente i rapporti dimensionali<br />

originari e terminando solo quando erano soddisfatte le<br />

necessità costruttive del palazzo soprastante. La cava così<br />

realizzata era un importante valore aggiunto per il fabbricato<br />

in quanto, una volta impermeabilizzatene le pareti con<br />

malta idraulica, diventava una capace cisterna a uso condominiale,<br />

serbatoio per le acque meteoriche raccolte dalle<br />

terrazze di copertura, che costituiva una preziosa riserva<br />

idrica cui attingere per soddisfare le quotidiane necessità<br />

domestiche, attraverso la canna di pozzo predisposta a servizio<br />

delle cucine disposte sulla verticale. La speciale destinazione<br />

d’uso preservò, conservandole anche se mutile,<br />

le importanti vestigia antiche fino a quando l’epidemia di<br />

colera del 1884, imputata alla presenza di apporti fecali<br />

dell’acqua potabile, ne decretò l’inevitabile quanto rovinoso<br />

abbandono dovuto alla realizzazione dell’acquedotto<br />

in pressione. L’ultima fase di queste preesistenze è stata<br />

caratterizzata dalla scellerata pratica di scaricare in queste<br />

immense cavità migliaia di metri cubi di materiali di risulta<br />

prodotti dalle ristrutturazioni edili, destinandole così, di<br />

fatto, a discariche. Il “frammento” della necropoli di cui si<br />

occupa questo studio fu riscoperto a seguito delle verifiche<br />

strutturali disposte dal Comune di Napoli conseguenti il terremoto<br />

del 1980. Sotto le fondamenta del fabbricato sito<br />

in Via Santa Maria Antesaecula 126, furono individuati due<br />

monumenti di particolare interesse denominati dei Togati<br />

(Fig.2 sinistra) e dei Melograni (Fig.2 destra), indicati con<br />

numeri 1 e 4 nella planimetria precedentemente riportata.<br />

In via Vico Traetta n. 2 sotto il cortile di palazzo de’ Mari<br />

è ubicato l’accesso a una serie di monumenti già menzionati<br />

da Carlo Celano (Celano, 1692) e pubblicati in parte<br />

da Michele Ruggiero (Ruggiero, 1888) che acquistò il palazzo<br />

a fine ottocento. Riscoperti dopo il sisma dell’80, sono<br />

diventati nuovamente accessibili dopo lo sgombero dei<br />

materiali di risulta sversati lungo la scala, rimossi a cura<br />

dell’associazione Celanapoli. Nella parete nord del cortile<br />

una scala a tre rampanti permette di raggiungere il fronte<br />

monumentale a semicolonne del monumento 8, in Figura 3.<br />

La scala, moderna, realizzata presumibilmente nella metà<br />

del sedicesimo secolo sfondando il prospetto, era funzionale<br />

all’accesso alla cava di tufo ubicata nei piani pavimentali<br />

dei monumenti 8 e 9 posti in comunicazione tra loro attraverso<br />

il taglio parziale del setto che li divideva.<br />

Un ulteriore sfondamento nella parete ovest del monumento<br />

8 consente di raggiungere il monumento 7, che conserva<br />

integro il piano pavimentale. I tre monumenti 7, 8 e 9<br />

hanno caratteristiche architettoniche notevolmente diverse<br />

rispetto a quelli di via Santa Maria Antesaecula; infatti, allo<br />

stato dei rilievi e delle verifiche effettuate, sembra che non<br />

siano costituiti da due camere sovrapposte e sfalsate, ma<br />

che le camere funerarie siano collegate alla strada antica<br />

attraverso un dromos con scala, obliterato da grossi blocchi.<br />

In particolare, il dromos della 7 è interessato da due profonde<br />

fratture ortogonali fra loro e nel piccolo ambiente tra<br />

Fig. 3 – Vico Traetta. Monumento 8: fronte sulla strada antica. Elaborazione modello 3d.


Nell’angolo N-W si conserva parte del piano pavimentale<br />

nel quale si legge l’intersezione con una cisterna presumibilmente<br />

di epoca romana, caratterizzata da una pianta a<br />

“S”, la cui copertura è sostenuta in parte da un poderoso<br />

pilastro cavo (Colussi e Leggieri, 2018).<br />

Le camere 10 e 11 sono state notevolmente approfondite<br />

nella fase di riutilizzo a cava; successivamente intonacate<br />

con malta idraulica sono parte integrante della cisterna<br />

descritta.<br />

Fig. 4 – Vico Traetta. Monumento 8: camera funeraria, parete nord, resti<br />

di affresco. Elaborazione modello 3D.<br />

dromos e camera, all’esterno di questa, si legge con straordinaria<br />

evidenza il segno di tracciamento dell’arco inciso<br />

dai maestri cavatori. La camera mostra una serie di sarcofagi<br />

lungo il perimetro, in gran parte distrutti, al fondo di ciascuno<br />

dei quali è ricavata una fossetta d’incerta funzione.<br />

Le pareti hanno quasi completamente perso il sottile strato<br />

di tonachino (intonaco) di preparazione per gli affreschi.<br />

Nella parete nord è quasi completamente scomparsa l’epigrafe<br />

documentata dal Ruggiero. La tomba 8, caratterizzata<br />

dal prospetto a semicolonne già menzionato, ha il dromos<br />

tagliato dalla scala seicentesca e presenta nella parete nord<br />

resti di un affresco, in Figura 4, già ben documentato da<br />

Ruggiero. Due lucerne bilicni in oro sono intercalate da corone<br />

di nastri intrecciati appese a chiodi; quella di sinistra è<br />

sostenuta da un candelabro al quale è appesa una patera e<br />

il chiodo della corona centrale mostra, mirabilmente, sulla<br />

destra l’ombra riflessa sulla parete.<br />

La tomba 9, anch’essa sfondata, presenta sulla parete nord<br />

una lucerna poggiata su un candelabro dal quale pendono<br />

tralci vegetali, la fiamma lambisce il bordo inferiore della<br />

cornice all’imposta della volta. In basso, sono stati recentemente<br />

individuati resti di iscrizioni in corso di pubblicazione<br />

LA DIGITALIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI<br />

La documentazione scientifica, analitica e rigorosa, di un<br />

bene culturale è fondamentale per il suo studio e la sua<br />

conservazione, nonché per la sua valorizzazione e divulgazione<br />

anche attraverso l’utilizzo di tecniche innovative di<br />

realtà virtuale e aumentata. Realizzare un rilievo 3D integrato,<br />

con metodo scientifico-topografico, consente fra le<br />

altre cose di:<br />

4 visualizzare in maniera immediata e in 3D l’oggetto rilevato;<br />

4 misurare con precisione millimetrica l’oggetto;<br />

4 produrre elaborati per l’analisi dello stato di conservazione<br />

dell’oggetto;<br />

4 estrarre elaborati 2D per lo studio dell’oggetto e la progettazione<br />

di interventi di manutenzione/restauro;<br />

4 estrarre elaborati 3D per la visualizzazione e il rendering;<br />

4 aprire la possibilità di studiare l’oggetto digitalmente e<br />

da remoto su un sito;<br />

4 produrre applicazioni per la fruizione digitale innovativa<br />

dell’oggetto.<br />

Sulla base di quanto illustrato, il rilievo integrato del bene<br />

culturale può dunque creare le condizioni tecnologiche per<br />

soddisfare il fabbisogno di una valorizzazione realmente coerente<br />

con quanto enunciato all’art. 6 del Codice dei Beni<br />

Culturali e del Paesaggio: “promuovere la conoscenza del<br />

patrimonio culturale ed assicurare le migliori condizioni di<br />

utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso.<br />

[promuovere e sostenere] gli interventi di conservazione<br />

del patrimonio culturale”. Le possibilità offerte dalla tec-<br />

Fig. 5 – Vista d’insieme del rilievo laser scanner terrestre.<br />

24 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />

nologia assumono una grande importanza per la conservazione<br />

e la fruizione dei siti nei quali l’accesso turistico è<br />

inevitabilmente limitato; la fruizione digitale può dunque<br />

consentire una migliore gestione delle presenze turistiche,<br />

ma soprattutto la conoscenza del bene senza comprometterne<br />

il livello di conservazione.<br />

IL RILIEVO TOPOGRAFICO DEGLI IPOGEI<br />

Attraverso il rilievo laser scanner terrestre si acquisiscono<br />

sostanzialmente informazioni sulla geometria e sulla colorimetria<br />

di un bene culturale in maniera rapida, precisa e non<br />

invasiva, come evidente dall’esempio in Figura 5.<br />

Oltre alla misura con precisione millimetrica delle coordinate<br />

spaziali del punto rilevato, è possibile acquisire anche<br />

informazioni sul colore e sulla riflettanza della superficie<br />

dell’oggetto, che rappresenta la risposta del materiale al<br />

fascio laser e che consente di utilizzare lo strumento anche<br />

in condizioni di assenza totale di illuminazione e, in sinergia<br />

con i risultati di altre misurazioni, di ricavare informazioni<br />

sullo stato fisico del materiale.<br />

L’acquisizione integrata realizzata per la necropoli ellenistica<br />

di Neapolis e di un tratto dell’acquedotto augusteo<br />

del Serino è composta da un rilievo topografico di base e da<br />

un rilievo laser scanner Terrestre, unito a un’acquisizione<br />

fotogrammetrica ad altissima risoluzione.<br />

La campagna di rilievo laser scanner, realizzata tra il 2017<br />

e l’inizio del 2018, è stata eseguita con il Faro Focus X330.<br />

Il rilievo è stato poi integrato nel 2019 con un Faro Focus<br />

150. L’obiettivo dei rilievi era la creazione di un modello<br />

digitale che consenta la lettura delle strutture sotterranee<br />

e fuori terra per avere un modello continuo “sotto-sopra”,<br />

utile per lo studio delle pendenze e degli allineamenti delle<br />

strutture antiche poste in stretta relazione con le costruzioni<br />

più moderne. Per la corretta registrazione delle scansioni<br />

sono stati utilizzati sia target fisici nella scena sia algoritmi<br />

software cloud to cloud.<br />

Nello specifico, sono state realizzate 560 scansioni laser e<br />

con la tecnica fotogrammetrica sono stati digitalizzati un<br />

totale di 12.300 fotogrammi.<br />

Lo strumento laser, pur essendo dotato di una camera integrata,<br />

non consente di ottenere un dato colorimetrico<br />

di alta qualità. Pertanto, nelle zone di maggior interesse<br />

nelle singole camere funerarie, di cui alcune con tracce di<br />

affresco, e negli ambienti significativi, si è provveduto a<br />

completare e integrare il rilievo laser scanner con un rilievo<br />

fotogrammetrico eseguito con camere fotografiche reflex<br />

full-frame ad altissima risoluzione (fotogramma > 45mpx),<br />

ciascuna equipaggiata con ottiche dedicate a fuoco fisso e<br />

tutte rigorosamente calibrate. Per assicurare qualità elevata<br />

ai prodotti, è stato appositamente allestito un set illuminotecnico<br />

non invasivo, con fari a led a temperatura nota e<br />

controllata. L’allestimento di un set illuminotecnico, come<br />

quello in Figura 6, ha consentito, in fase di acquisizione,<br />

di poter sempre controllare in maniera rigorosa la corretta<br />

colorimetria degli ambienti anche con l’utilizzo di checker<br />

calibrati e sonde colorimetriche; in post produzione i singoli<br />

fotogrammi vengono trattati in ambienti software per<br />

la corretta calibrazione del colore misurata in situ tramite<br />

color checker.<br />

LA RADIOGRAFIA MUONICA<br />

Durante il rilievo tridimensionale degli ipogei, che già di<br />

per sé ha costituito uno strumento molto importante per<br />

lo studio degli ambienti già noti e per la formulazione di<br />

ipotesi di come il complesso potesse articolarsi ulteriormente<br />

nello spazio, è nata la collaborazione con la sede<br />

di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).<br />

Fig. 6 – Stazione fotogrammetrica.<br />

Questa collaborazione ha permesso di applicare al contesto<br />

degli ipogei una tecnologia innovativa, che permette l’individuazione<br />

indiretta di spazi vuoti in un volume sovrastante:<br />

la radiografia muonica. Questa metodologia è una tecnica<br />

emergente che permette di rilevare le variazioni di densità<br />

come le cavità nascoste nel sottosuolo, utilizzando i raggi<br />

cosmici e i rivelatori di particelle elementari.<br />

Il caso più eclatante di utilizzo di questa tecnica è sicuramente<br />

quello che ha portato al rinvenimento di nuove camere<br />

all’interno della piramide di Khufu (Morishima et al.,<br />

2017). Recentemente poi, un gruppo di ricerca dell’INFN di<br />

Napoli ha applicato con successo la stessa tecnica sia per la<br />

ricerca di volumi all’interno del vulcano di Stromboli (Tioukov<br />

et al., 2019) sia nell’indagine di beni culturali come la<br />

cittadella di Naryn-Kala nel Dagestan (Abiev et al., 2019).<br />

Successivamente alle citate applicazioni della radiografia<br />

muonica, fisici napoletani e giapponesi insieme alla associazione<br />

culturale Celanapoli stanno applicando questa tecnica<br />

per sondare la Necropoli Ellenistica di Neapolis.<br />

I rivelatori basati sull’utilizzo di emulsioni fotografiche,<br />

non avendo necessità né di elettricità né di manutenzione,<br />

permettono una indagine non invasiva dei siti archeologici<br />

presenti nel sottosuolo urbano. Nel caso in questione i rivelatori<br />

a base di emulsioni nucleari sono stati installati alla<br />

profondità di 17 metri (Fig.7).<br />

Per rivelare gli elementi strutturali oppure le cavità nascoste<br />

è indispensabile avere un modello 3D preciso dell’ambiente<br />

circostante, in modo da esaminare le differenze tra<br />

il flusso di muoni misurato dal rivelatore rispetto a quello<br />

atteso dalla simulazione. I modelli tridimensionali della<br />

Necropoli Ellenistica ottenuti con tecniche geomatiche da<br />

ACAS3D sono in perfetta sinergia con le misure di radiografia<br />

muonica poiché permettono una corretta interpretazione<br />

dei dati osservati. Ogni singola lastra detector è in grado<br />

Fig.7- Le lastre di emulsione sigillate dentro le buste per essere protette<br />

dalla luce (a); un rivelatore assemblato durante la fase di esposizione (b).


Fig.8 Cono di rilevazione dei<br />

muoni della singola lastra<br />

georiferito rispetto al modello<br />

3D. Elaborazione grafica a<br />

scopo illustrativo.<br />

Fig.9 - La struttura 3-d del sito vista dall’alto (a) una muografia (b).<br />

di ricevere il segnale di un determinato cono di ricezione<br />

(Fig.8), che deve essere rigorosamente posizionato nel modello<br />

tridimensionale di distribuzione dei volumi noti di superficie<br />

e del sottosuolo.<br />

Le particelle cariche ionizzanti come i muoni cosmici attraversando<br />

i fogli di emulsione lasciano alcuni cristalli “attivati”<br />

– dopo il processo di sviluppo fotografico essi diventano<br />

grani d’argento segnando le tracce delle particelle.<br />

Analizzando queste lastre con i microscopi automatici si<br />

può ricostruire la posizione e gli angoli di tutte le tracce<br />

che hanno attraversato il rivelatore durante il periodo di<br />

esposizione. Lo spettro angolare ed energetico dei muoni<br />

in superficie è ben noto e abbastanza costante. Confrontando<br />

il flusso muonico che ha attraversato il rivelatore con<br />

quello in superficie si può calcolare la densità integrale del<br />

materiale attraversato in ogni direzione e in questo modo<br />

ottenere una radiografia degli strati soprastanti rivelando<br />

le strutture nascoste. Il metodo assomiglia alla radiografia<br />

medica.<br />

In figura 9 sono riportate una vista dall’alto del modello<br />

tridimensionale e, rispetto la stessa vista, un istogramma<br />

nello spazio degli angoli dove la scala dei colori corrisponde<br />

all’eccesso del flusso dei muoni. In questo grafico il colore<br />

rosso corrisponde alla densità bassa (le direzioni con mol-<br />

te cavità), invece il verde ed blu è assegnato alle direzioni<br />

angolari dove la densità media è alta. Confrontando la<br />

muografia con il modello 3-d si può riconoscere facilmente<br />

alcune strutture già note.<br />

Il confronto della muografia dell’esistente con la simulazione<br />

numerica di quale dovrebbe essere la risposta dei sensori<br />

in presenza dei soli elementi noti, permette di rilevare le<br />

anomalie ed in questo modo ricostruire le strutture nascoste<br />

non presenti nel modello 3D.<br />

POST ELABORAZIONE E COMPUTER GRAFICA<br />

Dopo aver acquisito i fotogrammi e le scansioni laser, i dati<br />

sono stati processati per ottenere i modelli 3D ad altissima<br />

risoluzione e in scala. Ottenuti i modelli geometrici, in forma<br />

di mesh poligonale, sono state utilizzate tecniche proprie<br />

della computer grafica e del gaming, che portano ad<br />

avere un modello leggero e gestibile in ambiente real time.<br />

In questa fase è stato ricostruito il materiale degli ambienti<br />

scansionati, ricreandone, attraverso processi propri della<br />

“PBR” (Physically Based Rendering), le proprietà fisiche in<br />

termini di riflessione e rugosità. Infine, gli ambienti, riprodotti<br />

in 3D, sono stati importati nei software di “real-time”,<br />

in Figura 10, per la creazione delle interazioni, per l’elaborazione<br />

dell’esperienza virtuale e per la costruzione della<br />

piattaforma multimediale.<br />

Per organizzare tutto il materiale di archivio, fotografico,<br />

rilievi 3D e documenti storici, è stata realizzata una piat-<br />

Fig. 10 – Modello 3D dell’Ipogeo dei Melograni (camera 4) e interfaccia della piattaforma multimediale.<br />

26 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />

taforma multimediale dal facile utilizzo e di immediata<br />

leggibilità, non ancora disponibile al pubblico. I modelli<br />

3D di output sono resi completamente navigabili e “interattivi”.<br />

Navigando all’interno del modello 3D l’utente<br />

può esplorare gli ambienti nel loro stato attuale e, attraverso<br />

ricostruzioni su base scientifica, vedere ipotesi<br />

ricostruttive e “restauri virtuali”. L’utente potrà inoltre<br />

leggere testi brevi di descrizione di massima e, tramite<br />

una comunicazione stratificata a più livelli, approfondire i<br />

contenuti fino alla consultazione di testi storici e di documenti<br />

di archivio già digitalizzati.<br />

Gli scopi della realizzazione di una piattaforma così immaginata<br />

sono molteplici:<br />

documentare lo stato di fatto, con la creazione di un modello<br />

3D metrico e ad altissima risoluzione dell’esistente<br />

(con precisione millimetrica e matematicamente riproducibile);<br />

dare all’utente la possibilità di navigare all’interno del<br />

modello 3D e di avere maggiori informazioni di carattere<br />

scientifico e storico attraverso l’inserimento di punti interrogabili;<br />

rendere leggibile, attraverso l’utilizzo di mappe storiche<br />

rese in 3D e interattive, l’ubicazione di luoghi spesso non<br />

percepibili o nascosti;<br />

valorizzare i luoghi e comunicare, in maniera organizzata<br />

ma semplice, numerose informazioni spesso disordinate e<br />

contenute in varie pubblicazioni;<br />

sensibilizzare i cittadini sul patrimonio artistico e culturale<br />

dei luoghi;<br />

creare uno strumento di facile distribuzione (app mobile,<br />

web).<br />

Un esempio di immagine presente sulla piattaforma virtuale<br />

è in Figura 11.<br />

CONCLUSIONI<br />

In un contesto archeologico quale quello napoletano della<br />

necropoli ellenistica e dell’acquedotto del Serino, che<br />

riveste grande interesse scientifico, i rilievi laser scanner<br />

consentono di apprezzarne l’articolazione plano-altimetrica<br />

e la compenetrazione con il costruito moderno. I<br />

progressi e l’affinarsi della documentazione consente di<br />

intuire la monumentalità di una necropoli che comprende<br />

verosimilmente molte decine di monumenti, molti<br />

dei quali probabilmente integri. Da sottolineare, infine,<br />

il prezioso apporto della radiografia<br />

muonica, che, in un<br />

contesto complesso e poco<br />

accessibile come quello del<br />

rione Sanità, ha permesso<br />

la conferma con mezzi non<br />

invasivi della presenza di camere<br />

non ancora portate alla<br />

luce. Il prosieguo della ricerca<br />

consentirà di apprezzare<br />

la valenza di un sito che ha<br />

pochi confronti in tutto il Mediterraneo.<br />

Fig. 11 – Restauro virtuale dell’ipogeo<br />

dei Melograni, fruibile attraverso la<br />

consultazione della piattaforma multimediale<br />

(da Amodio et al., 2019).<br />

Abstract<br />

In the heart of the Sanità district, north of the mighty Greek walls in Neaples,<br />

lies the extraordinary Hellenistic necropolis of Neapolis. Carved in the<br />

tuffaceous hills that crowned the ancient city, over time buried by powerful<br />

alluvial levels, it is an eloquent trace of identity and a peculiar sign of belonging<br />

to Naples, the Graeca urbs. The growing demand for the use of the<br />

national cultural heritage requires the adoption of technologically advanced<br />

solutions, capable of optimizing both quantitative and qualitative enhancement<br />

policies. The multidisciplinary collaboration is part of this perspective<br />

which, by integrating the state-of-the-art methodologies of geomatic survey<br />

and muon radiography, has allowed the celanapoli association an unprecedented<br />

knowledge of the important archaeological complex.<br />

Parole Chiave<br />

Radiografia muonica; laser scanner; fotogrammetria; modello 3D;<br />

necropoli ellenistica; realtime 3D.<br />

Autore<br />

F.Capriuoli, L.Coscarelli, A.Piemonte, M.Bisdomini<br />

info@acas3d.com<br />

ACAS3D Soluzioni Digitali - Startup Innovativa e SpinOff dell’Università di<br />

Pisa<br />

Bibliografia<br />

Abiev A, Bagulya A, Chernyavskiy M, Dashkina A, Dimitrienko A, Gadjiev<br />

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In: Atti del VI Convegno di Storia dell’Ingegneria – 2nd International<br />

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589-598. Napoli: Cuzzolin.<br />

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cura di S. D’Agostino e F.R. d’Ambrosio Alfano), Napoli, 23-24 aprile, I,<br />

93-104. Napoli: Cuzzolin<br />

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C.Leggieri, F. Colussi<br />

carlo.celanapoli@gmail.com<br />

Associazione Celanapoli<br />

V.Tioukov<br />

valeri.tioukov@na.infn.it<br />

INFN Napoli<br />

Mara Amodio<br />

maria.amodio@unina.it<br />

Università degli Studi di Napoli Federico II<br />

N. Zimmermann<br />

norbert.zimmermann@dainst.de<br />

Wissenschaftlicher Direktor, Deutsches Archäologisches Institut,<br />

Abt. Rom -Istituto Archeologico Germanico.


RESTAURO<br />

La Digitalizzazione al centro del progetto di<br />

ricostruzione della Cattedrale di Notre-Dame<br />

di Art Graphique & Patrimoine<br />

L’azienda francese high tech Art<br />

Graphique & Patrimoine mette<br />

il proprio savoir-faire e le più<br />

avanzate tecnologie digitali al<br />

servizio del cantiere di restauro<br />

della cattedrale di Parigi.<br />

Art Graphique & Patrimoine, pioniera delle nuove<br />

tecnologie ed esperta del Patrimonio culturale, ha<br />

affiancato l’«Etablissement public» incaricato della<br />

conservazione e del restauro di Notre-Dame e il CNRS<br />

-Centro Nazionale di Ricerca Scientifica- nell’ambito della<br />

creazione del «gemello digitale» della cattedrale. Nel<br />

marzo <strong>2021</strong>, a due anni dall’incendio che ha distrutto il<br />

tetto e le capriate medievali, AGP ha portato a termine il<br />

suo lavoro per il progetto digitale di Notre-Dame.<br />

In 27 anni di attività la squadra di 33 specialisti di AGP<br />

(«tailleurs de pierre», architetti, archeologi, storici, ma<br />

anche ingegneri geometri-topografi, grafici e informatici)<br />

ha acquisito la traccia digitale di numerosi siti e monumenti<br />

storici patrimonio dell’umanità, e ha oggi al suo attivo<br />

più di 3.000 importanti referenze, tra cui il Mont-Saint-<br />

Michel, la Reggia di Versailles, la Tour Eiffel, il Museo d’Orsay,<br />

il Ponte del Gard e le collezioni del Museo del Louvre e<br />

Louvre Abu Dhabi, oltre a più di trenta cattedrali in Francia.<br />

Grazie alla sua attività di rilievo laser, ricostruzione<br />

28 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 29<br />

3D e realizzazione di visite virtuali per il grande pubblico,<br />

AGP contribuisce alla salvaguardia e alla valorizzazione di<br />

opere, architetture e siti in pericolo in Francia e all’estero.<br />

Operatore storico della digitalizzazione 3D di Notre-Dame,<br />

AGP è stata incaricata dalle autorità pubbliche, subito<br />

dopo l’incendio del 15 aprile 2019, di raccogliere dati preziosi<br />

e misure tecniche sul monumento a seguito del sinistro,<br />

grazie a dei rilievi 3D in lasergrammetria e fotogrammetria<br />

terrestre e aerea tramite drone. Queste misure 3D<br />

o “nuvola di punti” sono indispensabili alla diagnosi, allo<br />

studio e alla ricostruzione del monumento, permettendo<br />

la produzione di documenti grafici, metrici e tecnici delle<br />

strutture fragilizzate della cattedrale.<br />

UN INTERVENTO D’EMERGENZA IN SOCCORSO<br />

DELLA CATTEDRALE<br />

Un’importante operazione d’emergenza è stata condotta<br />

a qualche giorno dall’incendio, sabato 20 aprile 2019, per<br />

rispondere in tempi brevissimi ai bisogni della direzione<br />

dei lavori, delle aziende e degli esperti mobilizzati per<br />

mettere in sicurezza la cattedrale.<br />

Questa « missione commando » ha permesso di effettuare<br />

una digitalizzazione 3D metrologica delle zone sinistrate,<br />

con l’obiettivo di produrre una documentazione tecnica<br />

primordiale per intraprendere il progetto di consolidamento,<br />

salvaguardia, ricostruzione e restauro in questo cantiere<br />

d’eccezione.<br />

I rilievi effettuati a seguito dell’incendio, cumulati ai numerosi<br />

rilievi digitali effettuati da AGP nei vent’anni precedenti<br />

all’incendio del 15 aprile, sono stati molto utili<br />

per estrarre delle informazioni preziose sulle dimensioni<br />

della struttura e i movimenti causati dai crolli.<br />

Queste misure di alta precisione hanno consentito in particolare<br />

la realizzazione di orto-immagini metriche in pianta,<br />

in prospetto e in sezione, permettendo:<br />

• Di misurare senza intervento fisico la portata tra le murature,<br />

così da permettere la posa delle travi della tettoia<br />

provvisoria, installata la settimana successiva al<br />

sinistro per proteggere la struttura da ulteriori danni;<br />

• Di cartografare i volumi totali e le dimensioni precise<br />

della cattedrale per la costruzione degli elementi di<br />

consolidamento realizzati su misura.<br />

In questo modo, la fabbricazione d’emergenza delle strutture<br />

di protezione e di sostegno ai contrafforti ha potuto<br />

essere realizzata, da parte delle aziende specializzate,<br />

per ogni elemento.<br />

Questi elementi preparatori, realizzati in urgenza per rispondere<br />

ai bisogni imperiosi della messa in sicurezza della<br />

struttura della cattedrale, sono stati adoperati ed elaborati<br />

per la produzione di tutta la documentazione tecnica<br />

(piante, prospetti, sezioni, orto-immagini, monitoraggio<br />

delle deformazioni, modelli 3D) necessaria alla diagnosi e<br />

alla pianificazione dei lavori di ricostruzione.<br />

ESEMPI DI APPLICAZIONE<br />

Nell’autunno 2019, una delle prime tappe del cantiere è<br />

stata la gestione dell’agglomerato di detriti delle capriate,<br />

del tetto e della guglia, risultanti dall’incendio e che<br />

ingombravano il coro.<br />

Art Graphique & Patrimoine è intervenuta a monte dell’operazione<br />

di sgombero, fornendo al SRA -Servizio Regionale<br />

d’Archeologia- le orto-immagini risultanti dai rilievi 3D<br />

in lasergrammetria e dalle acquisizioni tramite drone. Il<br />

lavoro di AGP è consistito inoltre nel misurare i movimenti<br />

dei detriti che avrebbero potuto verificarsi prima della<br />

fase di sgombero. A tal fine, un sistema di sensori ultra<br />

precisi è stato allestito ai quattro angoli del coro in modo<br />

da rilevare il minimo movimento.<br />

Questi documenti (orto-immagini e orto-fotografie) e misure<br />

tecniche consentono di visualizzare con grande pre-<br />

Fig. 4 – Orto-immagine in pianta della navata.


cisione la localizzazione dei diversi detriti. Il SRA ha così<br />

potuto realizzare con il Centro di Ricerca e di Restauro dei<br />

Musei di Francia (C2RMF) un inventario completo di travi,<br />

pietre, blocchi di bronzo e altri elementi presenti nella navata:<br />

una tappa necessaria per organizzare efficacemente<br />

la rimozione dei detriti, la loro conservazione -per un futuro<br />

riutilizzo-, e garantire la sicurezza del cantiere. Un<br />

lavoro simile è stato inoltre realizzato dal CNRS -Centro<br />

Nazionale della Ricerca Scientifica- per quanto riguarda le<br />

volte della cattedrale, basandosi su una orto-fotografia realizzata<br />

grazie a uno dei primi rilievi aerei tramite drone<br />

effettuati da AGP, qualche giorno prima dell’incendio.<br />

IL CANTIERE, DUE ANNI DOPO<br />

Tra l’aprile 2020 e l’aprile <strong>2021</strong>, durante la crisi sanitaria,<br />

Art Graphique & Patrimoine ha lavorato per fornire le misure<br />

e le ricostituzioni 2D e 3D necessarie alla diagnosi e ai<br />

lavori di consolidamento, restauro e ricostruzione.<br />

I dati acquisiti dalla sua squadra di ingegneri geometritopografi<br />

nella fase di rilievo 3D, durante la primavera del<br />

Fig. 7 – Orto-fotograia della facciata di Notre-Dame.<br />

Fig. 6 – Orto-fotografia in pianta delle volte.<br />

30 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />

Fig. 8 – Dettaglio del rilievo tecnico della facciata, della Galerie<br />

des rois e del rosone centrale.<br />

2019 e grazie a rilievi complementari durante l’estate del<br />

2020, sono stati assemblati ed elaborati per cominciare la<br />

realizzazione dei disegni tecnici della cattedrale (piante,<br />

prospetti e sezioni), destinati alla direzione dei lavori e<br />

all’Etablissement public che li sovrintende. Un lavoro minuzioso<br />

e meticoloso è stato effettuato dalle mani esperte<br />

dei disegnatori e “tailleurs de pierre” di AGP per riprodurre<br />

la cattedrale, le sue strutture e i suoi elementi decorativi<br />

unici al mondo, nei minimi dettagli.<br />

I DATI DELLE SCANSIONI LASER<br />

Nei suoi 26 anni di attività AGP ha effettuato molteplici rilievi<br />

3D nella cattedrale attraverso le tecniche della scansione<br />

laser e della fotogrammetria. Questi dati assemblati<br />

hanno permesso di recuperare tutte le misure (nuvole di<br />

punti) del tetto a capriate (la “foresta”) e della guglia che<br />

sono scomparsi con l’incendio.<br />

Per la cosiddetta « foresta » si tratta di:<br />

• 150 scansioni di precisione millimetrica per un totale tra<br />

i 3 e i 5 miliardi di punti;<br />

• La densità eccezionale dei punti (tra 1 e 2 punti per<br />

mm²) permette di ottenere una riproduzione estrema-


mente precisa, con ridottissimo margine di errore, dei<br />

dettagli del tetto a capriate, contrariamente alla digitalizzazione<br />

di Andrew Tallon (un punto ogni 2-3 cm)<br />

che nel suo progetto puntava solo all’acquisizione dei<br />

volumi generali dell’edificio, nel quadro di ricerca dei<br />

sistemi costruttivi delle cattedrali.<br />

Per la totalità della cattedrale:<br />

• La nuvola di punti di AGP di tutta la cattedrale contiene<br />

tra i 30 e i 50 miliardi di punti, contro 1 miliardo dei<br />

dati di Andrew Tallon.<br />

Video (navigazione nella nuvola di punti del tetto):<br />

https: //www.youtube.com/watch?v=O2z5jiJ_2tU&featur<br />

e=youtu.be<br />

UNA RICOSTRUZIONE 3D DELL’EVOLUZIONE<br />

STORICA DI NOTRE-DAME<br />

Laurence Stefanon, infografista e storica dell’arte di AGP,<br />

ha lavorato nel 2013 a una ricostruzione storica della cattedrale<br />

di Parigi, realizzando un modello 3D per 14 fasi<br />

architettoniche, dal 1163 a oggi.<br />

Questo modello 3D, realizzato con obiettivi pedagogici per<br />

una pubblicazione editoriale, presenta la ricostruzione 3D<br />

di Notre-Dame dalle sue origini all’epoca attuale, prima<br />

dell’incendio.<br />

ART GRAPHIQUE & PATRIMOINE<br />

Art Graphique & Patrimoine è un’azienda pioniera e leader<br />

nel settore delle nuove tecnologie applicate al patrimonio culturale.<br />

Impresa di 33 persone (tailleurs de pierre, ingegneri e<br />

topografi, architetti, archeologi, storici dell’arte, grafici e informatici)<br />

con sede alle porte di Parigi.<br />

Da oltre 27 anni AGP mette la sua conoscenza del patrimonio e<br />

la sua esperienza nelle nuove tecnologie al servizio della conservazione<br />

e del restauro dei monumenti storici. Specialista del<br />

rilievo laser e della ricostruzione 3D, l’azienda contribuisce alla<br />

valorizzazione di opere, architetture e siti in pericolo in Francia<br />

e all’estero.<br />

Tra le sue 3000 referenze, AGP enumera edifici importanti in<br />

Francia quali: il Mont-Saint-Michel, la Reggia di Versailles, la<br />

Tour Eiffel, il Museo d’Orsay, il Museo del Louvre, il Ponte del<br />

Gard, l’Anfiteatro romano di Arles e di Nîmes, una trentina di<br />

cattedrali sparse sul territorio; e in 18 paesi, con in particolare:<br />

l’Università Lomonosov di Mosca (Russia), il Campidoglio di<br />

Dougga (Tunisia), la Cittadella romana di Palmira (Siria), il Krac<br />

dei Cavalieri (Siria), la Moschea di Haji Piyada (Afghanistan) […]<br />

Art Graphique & Patrimoine ha ottenuto il marchio di eccellenza<br />

di Entreprise du Patrimoine Vivant, un riconoscimento speciale<br />

dello Stato creato per distinguere le imprese francesi dal raro<br />

savoir-faire artigianale e industriale di eccellenza.<br />

Abstract<br />

Art Graphique & Patrimoine, pioneer of new technologies and expert in cultural heritage, has<br />

joined the "Etablissement public" in charge of the conservation and restoration of Notre-Dame and<br />

the CNRS - National Center for Scientific Research - in the context of the creation of the " digital<br />

twin "of the cathedral. In March <strong>2021</strong>, two years after the fire that destroyed the medieval<br />

roof and trusses, AGP completed its work on the digital Notre-Dame project.<br />

Parole chiave<br />

Digitalizzazione; scansione laser; restauro virtuale; patrimonio;<br />

Notre-Dame<br />

Autore<br />

ArtGraphique&Patrimoine<br />

32 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />

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per le Scienze<br />

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ARCHEOLOGIA FLORENSE<br />

L'Archeologia Forense ed<br />

i reati contro i beni culturali<br />

L’importanza dell’archeologia forense per la tutela<br />

e la salvaguardia del patrimonio archeologico<br />

di Pier Matteo Barone<br />

La flagranza dell'archeologia forense si<br />

fonda sulla competenza tecnica e tecnologica<br />

dell'esperto per valutare il rischio<br />

e la provenienza del bene<br />

Fig. 1 - Uno dei rostri recuperati nelle acque dell’isola di Levanzo.<br />

Il mondo dell’archeologia, come un po' tutte le scienze,<br />

cresce e si modifica nel tempo in base a nuove scoperte,<br />

nuove tecnologie e all’acquisizione di nuove forme di<br />

pensiero e di approccio alle necessità della società. Questo<br />

le ha permesso di integrare tecniche, metodi e strumenti<br />

pertinenti a molteplici discipline scientifiche. Lo scambio e<br />

la condivisione di conoscenze, ha consentito all’archeologo<br />

di diventare una figura importante anche nel panorama forense,<br />

mettendo a disposizione degli inquirenti la propria<br />

specializzazione sia nell’effettuare ricerche e nel recuperare<br />

prove indiziarie che nell’utilizzare nuovi strumenti.<br />

Quella dell’archeologo forense è una figura che solo recentemente<br />

si è rivelata nel panorama dell’investigazione<br />

scientifica in Italia. Mentre in altri paesi europei collabora<br />

attivamente con le forze dell’ordine e nei contesti archeologici<br />

e culturali, nel nostro sembra faticare a prendere<br />

posto. Forse perché in Italia si è sempre un po' in ritardo a<br />

stare al passo con le innovazioni, siano esse culturali che<br />

tecnologiche, rispetto a paesi più abituati di noi ad investire<br />

in tali risorse. Ne è un esempio il trattato di La Valletta<br />

(formalmente Convenzione Europea sulla protezione del patrimonio<br />

archeologico) siglato il 16 gennaio 1992, ma che<br />

l’Italia ratificherà solo nel 2015 con la Legge n. 57/2015.<br />

L'archeologia forense deve essere ridefinita come una disciplina<br />

archeologica che combina il quadro archeologico<br />

con la teoria e la metodologia della criminalistica e della<br />

criminologia nel contesto del diritto (per lo più penale). L'obiettivo<br />

dell'archeologia forense non dovrebbe essere solo<br />

quello di svolgere indagini a posteriori, ma anche e soprattutto<br />

quello di condurre investigazioni a supporto dell’autorità<br />

giudiziaria. In accordo anche con le recenti disposizioni<br />

ENFSI (European Network of Forensic Science Institutes) le<br />

indagini archeologiche forensi non comprendono solo la ricerca<br />

di cadaveri in senso ampio ma anche indagini relative<br />

alla distruzione o al danneggiamento di siti archeologici e<br />

monumenti, scavi illeciti e saccheggi di manufatti, valutandone<br />

i danni finanziari ed archeologici causati per esaminare<br />

le possibilità di identificare i responsabili dei danni stessi;<br />

indagini per aiutare a stabilire la provenienza di antichità<br />

che possono essere state acquisite illegalmente o falsificate.<br />

Il primo approccio alla tutela giuridica si basa su una visione<br />

del bene archeologico non più solo oggetto di restauro, ma<br />

che si articola in tutta una serie di attività che hanno come<br />

primo punto la prevenzione. L’attività di prevenzione comprende<br />

un insieme di attività utili a limitare il più possibile<br />

34 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />

Fig. 2 - Nell’ottobre 2012 la casa d'aste Christie's di Londra pubblica<br />

nei suoi cataloghi di vendita la statuina di un guerriero nuragico, prezzo<br />

stimato 3000/4000 sterline. Nella descrizione vengono riportati i dati<br />

dell’oggetto e la provenienza Thétis Collection, Ginevra, Svizzera.<br />

le situazioni di rischio legate al bene oggetto della tutela,<br />

sia esso mobile che immobile. Queste azioni sono rivolte<br />

all’interno del suo contesto territoriale, il quale può andare<br />

incontro a rischi naturali (come quello sismico, idrogeologico,<br />

ambientale, ecc.) ed antropici (come il saccheggio,<br />

il traffico illecito, il danneggiamento, ecc.). Appare chiaro<br />

quindi come gli interventi previsti ed auspicati dalla legislazione,<br />

non riguardino principalmente il bene culturale<br />

direttamente, ma piuttosto le condizioni del luogo in cui<br />

esso si trova.<br />

Il numero di interventi di scavo, in ambito archeologico,<br />

è andato aumentando con l’evolversi della società e della<br />

popolazione. Non solo la richiesta di sempre nuovi spazi di<br />

vita ha portato parallelamente ad un aumentare delle ricerche<br />

per individuarne i luoghi più adatti, ma anche situazioni<br />

geopolitiche instabili, povertà e facili guadagni hanno visto<br />

l’incremento dei proventi dietro traffico illecito di reperti<br />

archeologici. Tutto questo rischia di andare a distruggere,<br />

alterare e inquinare, una serie di testimonianze storiche,<br />

artistiche e archeologiche di cui è ricca non solo l’Italia, ma<br />

anche tutto il mondo. Su spinta internazionale si incomincia<br />

a parlare di Archeologia Preventiva, con l’intento di rilevare<br />

e studiare quelle testimonianze archeologiche rinvenute sia<br />

in superficie che sotto l’acqua, le quali altrimenti rischierebbero<br />

di andare distrutte e perse definitivamente a causa<br />

proprio dei lavori di sviluppo del territorio e di scavi illeciti<br />

(Figura 1).<br />

Questa risorsa nasce come Archeologia del Salvataggio prima<br />

che venisse emanata una legislazione adeguata che la<br />

riconoscesse ufficialmente, regolamentasse e tutelasse. Per<br />

lunghi anni e non senza danni al patrimonio, la mancanza<br />

di una legge ad hoc per questo tipo di interventi, ha pesato<br />

sull’archeologia internazionale. La sua emanazione ha portato<br />

ad un maggiore riconoscimento del ruolo dell’archeologo<br />

e ad un suo maggiore impiego con particolare riguardo<br />

all’archeologo forense.<br />

Questo a volte non basta soprattutto se si parla di contrabbando.<br />

Prima di essere venduti a collezionisti o musei esteri,<br />

i reperti di provenienza illecita, subiscono numerose intermediazioni<br />

finanziarie internazionali attraverso società,<br />

spesso fittizie, e porti franchi con lo scopo di creare una<br />

documentazione di origine, se non proprio lecita, almeno<br />

credibile. Ricordiamo che in Italia, come in tante altre nazioni,<br />

ci sono norme specifiche che regolano l’alienazione di<br />

materiale archeologico, e che, inoltre, ci sono importanti<br />

convenzioni internazionali tra cui quella UNESCO di Parigi<br />

del 1970 che riguarda l’illecito trasferimento di beni culturali;<br />

e quella UNIDROIT di Roma del 1995, che si occupa<br />

dei beni rubati o illecitamente importati; il limite di queste<br />

convenzioni è che anno valore solo fra le nazioni che le hanno<br />

firmate.<br />

Spesso per riuscire a vendere i reperti archeologici italiani<br />

(e non) in maniera lecita, i ricettatori si servono di case<br />

d’aste estere che mettono in vendita i reperti con le documentazioni<br />

fittizie create con fittizie operazioni finanziarie.<br />

Nei cataloghi online delle case d’asta si trovano tanti altri<br />

esempi di bronzi nuragici di diversa provenienza, come<br />

si può vedere da alcuni esempi i prezzi di valutazione non<br />

sono omogenei. Variano da poche centinaia di euro, dollari,<br />

sterline, o altro, dipende da dove si svolge la vendita, a migliaia<br />

o in rari casi centinaia di migliaia per ciascun reperto<br />

(Figura 2).<br />

In questo ambito anche l’archeologo subacqueo forense può<br />

diventare una figura imprescindibile nelle procedure di intervento<br />

per i beni subacquei che hanno subito sorti simili<br />

a quelli terrestri. Non solo è in grado di fornire risposte nei<br />

casi giudiziari in cui è chiamato a prestare la sua collaborazione,<br />

ma per farlo effettua delle procedure e utilizza strumenti<br />

che incidono sulla storia futura del bene in questione.<br />

Infatti, nell’assolvere il suo delicato e fondamentale compito<br />

l’archeologo subacqueo forense realizza una serie di<br />

operazioni che, finalizzate alla risoluzione del caso giudiziario<br />

specifico, non si esauriscono semplicemente con esso<br />

ma generano effetti positivi sulla tutela, valorizzazione e<br />

fruizione del bene oggetto di indagine. Nell'ultimo ventennio<br />

il patrimonio culturale subacqueo ha goduto di particolare<br />

attenzione a livello internazionale, soprattutto per<br />

lo sviluppo delle attività finalizzate alla sua tutela e per<br />

la creazione di un sistema normativo in grado di garantirle<br />

adeguatamente. La Convenzione Unesco del 2001 rappre-<br />

Fig. 3 - Alcuni esempi in cui è risultata fondamentale la perizia dell’archeologo<br />

forense.


Fig. 4 - Un esempio in cui il professionista archeologo forense è “inciampato<br />

in uno spiacevole incidente” riportando una data in calce alla perizia<br />

(a sinistra ed al centro) anteriore al verbale di sequestro (a destra),<br />

neutralizzando automaticamente l’efficacia della perizia stessa in fase<br />

procedurale.<br />

che richiedono specifiche competenze tecniche, scientifiche<br />

o artistiche (art. 221 c.p.p. e art. 61 c.p.c.). Il ruolo dell'esperto<br />

incaricato non è solo di riferire al Giudice, ma piuttosto<br />

di fornirgli una conoscenza che non può possedere, una<br />

regola scientifica o una tecnica che può essere necessaria,<br />

nel corso di un procedimento, per accertare e/o per valutare<br />

una situazione o una problematica. Le consulenze tecniche<br />

d'ufficio, le perizie e le operazioni svolte dal CTU e/o<br />

dal Perito devono essere inattaccabili sul piano della forma.<br />

Si sottolinea che il compito dell'ausiliario del giudice non<br />

è quello di fornire valutazioni di tipo giuridico o attribuire<br />

responsabilità̀, ma solo di sviluppare gli elementi tecnici<br />

sui quali si fonderà̀ il giudizio del magistrato competente.<br />

Appare evidente come nello svolgimento di Consulenze Tecniche<br />

d'Ufficio e Perizie, l'aspetto etico e deontologico del<br />

tecnico incaricato sia di primaria importanza, non solo per<br />

evitare di incorrere in “spiacevoli incidenti” che possono<br />

minare la pratica della professione, ma anche per poter fornire<br />

all'organo giudicante un mezzo corretto sia nella forma<br />

che nella sostanza che possa essere utile alla giustizia e<br />

quindi alla società (Figura 4).<br />

Nel prossimo articolo di questa rubrica entreremo più nello<br />

specifico degli aspetti giuridici correlati a questa disciplina.<br />

senta, a tal proposito, il più importante strumento dedicato<br />

integralmente ed esclusivamente alla salvaguardia del<br />

patrimonio culturale subacqueo. Nel giro di pochi anni lo<br />

sviluppo delle tecniche di immersione e l'avanzamento delle<br />

relative tecnologie, consentendo una più sicura e prolungata<br />

permanenza sott’acqua, hanno permesso l'accesso di un<br />

gran numero di persone al mondo subacqueo, anche a livello<br />

amatoriale, esponendo di conseguenza i beni sommersi a<br />

rischi maggiori per la loro salvaguardia. Di qui l'esigenza di<br />

doversi dotare di specifiche leggi di tutela al fine di arginare<br />

i danni provenienti da azioni criminali quali la sottrazione<br />

illecita di materiale archeologico per il mercato nero<br />

operato dalle cosiddette “archeomafie”, o dall’attività dei<br />

famosi cacciatori di relitti e dei loro tesori, o ancora dalla<br />

pesca di fondo non autorizzata, dai lavori tecnici realizzati<br />

sui fondali marini senza opportuna supervisione o preventivi<br />

controlli archeologici, e infine dal turismo subacqueo incontrollato<br />

(Figura 3).<br />

Negli ultimi anni, in Italia sempre più spesso il professionista<br />

archeologo forense viene incaricato dai Tribunali civili<br />

e penali per lo svolgimento di consulenze tecniche d'ufficio<br />

(CTU) e perizie. Normalmente l’archeologo forense è impiegato<br />

nella ricerca di persone scomparse e/o nell’eventuale<br />

ritrovamento/recupero di esse. Tuttavia, sono in aumento le<br />

denunce su illeciti in materia archeologico/culturale (come<br />

le violazioni del Codice dei Beni Culturali o dell’articolo 733<br />

del c.p.), per i quali l’archeologo forense viene coinvolto.<br />

Spesso si sente parlare di Archeologia Giudiziaria ma questo<br />

termine, coniato unicamente in Italia e che non ha corrispondenti<br />

all’Estero, è non solo fuorviante e limitato ma<br />

anche inesatto. Definita come l'applicazione delle discipline<br />

afferenti il patrimonio culturale all'ambito giudiziario, l’Archeologia<br />

Giudiziaria non fa altro che occuparsi di uno degli<br />

ambiti dell’Archeologia Forense, ambiti noti e riconosciuti a<br />

livello internazionale e codificati in diversi manuali e linee<br />

guida precedentemente menzionati. Da qui nasce l’esigenza<br />

di non creare inutili neologismi di italico orgoglio e, pensando<br />

al rasoio di Occam, di non complicare troppo ciò che<br />

non solo risulta semplice ma è già presente ed in atto con<br />

abbondante casistica e riferimenti internazionali.<br />

In ambito sia civile che penale, il Giudice ha facoltà di incaricare<br />

un professionista, un esperto o un tecnico come<br />

suo ausiliario, quando occorre redimere questioni tecniche<br />

complesse, svolgere indagini o acquisire dati o valutazioni<br />

Bibliografia<br />

Barone, P.M. (2020) Contestualizzare l’Archeologia Forense; <strong>Archeomatica</strong><br />

- Tecnologie per i Beni Culturali, Anno XII - Numero 2 Giugno<br />

2020.<br />

Barone, P.M.; Groen, W.J.M. (2018) Multidisciplinary Approaches to Forensic<br />

Archaeology: Topics discussed During the European Meetings on<br />

Forensic Archaeology (EMFA); Springer, 2018; ISBN 978-3-319-94397-8.<br />

Calcani, G. (a cura di). Esperti nelle attività di valutazione e di tutela<br />

del patrimonio culturale. Atti del ciclo biennale di studi del Master<br />

di secondo livello a.a. 2017/2018-2018/2019. Roma: Edizioni Efesto,<br />

<strong>2021</strong>.<br />

Calcani, G. (a cura di). Strumenti scientifici di supporto alla conoscenza<br />

e alla tutela del patrimonio culturale. Atti del ciclo annuale di studi<br />

di secondo livello a.a. 2018/2019. Roma: Edizioni Efesto, <strong>2021</strong>.<br />

Di Maggio, R.M., Barone, P.M. (eds.) Geoscientists at Crime Scenes: A<br />

Companion to Forensic Geoscience; Soil Forensics; Springer International<br />

Publishing, 2017; ISBN 978-3-319-58047-0.<br />

Groen, W.J.M.; Marquez-Grant, N.; Janaway, R. (2015) Forensic Archaeology:<br />

A Global Perspective; Wiley, 2015; ISBN 978-1-118-74598-4.<br />

Abstract<br />

Forensic archaeological investigations include not only the search for cadavers<br />

in the broad sense but also investigations relating to the destruction or damage<br />

of archaeological sites and monuments, illegal excavations (terrestrial and<br />

underwater) and looting of artefacts, assessing the financial and archaeological<br />

damage caused in order to examine the possibilities of identifying those<br />

responsible for the damage; investigations to help establish the provenance of<br />

antiquities that may have been illegally acquired or falsified.<br />

Parole Chiave<br />

Archeologia Forense; Beni Culturali; Archeologia Preventiva; Tutela;<br />

Traffico Illecito: Case d’Aste; Archeologia Subacquea.<br />

Autore<br />

Pier Matteo Barone<br />

matteo.barone@ntu.ac.uk<br />

p.barone@aur.edu<br />

Forensic Science, School of Science and Technology, Nottingham Trent<br />

University, Clifton Campus NG11 8NS, Nottingham, UK<br />

Archaeology and Classics Program, The American University of Rome, Via P.<br />

Roselli, 4 – 00153 Roma, Italia<br />

Geoscienze Forensi Italia® -Forensic Geoscience, Italy, Rome, Italy<br />

ORCID: 0000-0002-8232-4935<br />

36 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />

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Una linea di prodotti Made in Italy<br />

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AZIENDE E PRODOTTI<br />

RAVENNA DANTESCA: LA RICOSTRUZIONE STORICA<br />

IN 3D GRAZIE A TRE.DIGITAL<br />

Ravenna distesa sulle rive del mare, nell’antichità<br />

acquisì prestigio mercantile e militare successivamente<br />

all'occupazione romana della pianura del Po<br />

nel II sec. d. C. La sua fama nel mondo è anche però<br />

di essere stata l’ultimo approdo del Sommo Poeta<br />

Dante, riverberando ancora le sue parole: “Siede la<br />

terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende<br />

per aver pace co’ seguaci sui” (Paolo e Francesca-<br />

Divina Commedia - Inferno – Canto V – vv. 97-99).<br />

Così il poeta evoca il ricordo di Francesca da Rimini<br />

e lo stretto rapporto che ebbe con questa città.<br />

Lo scorso 28 Maggio <strong>2021</strong> la mostra “Classe e Ravenna<br />

al tempo di Dante” ha ricostruito i paesaggi<br />

e i monumenti della città ai tempi del poeta. Di Ravenna<br />

nel Trecento non si ha una conoscenza dettagliata,<br />

né dell'impianto urbanistico, né della vita<br />

dei cittadini, ma dopo un attenta selezione di dati e<br />

attraverso la sinergia di storici, archeologi ed esperti<br />

in nuove tecnologie è stata proposta una ricostruzione<br />

interessante. L’archiviazione storica di tutto il<br />

materiale raccolto, come mappe territoriali antiche,<br />

testi e schizzi dell’epoca ha consentito di raggiungere<br />

ipotesi attendibili per ricostruire la Classe e la<br />

Ravenna di Dante.<br />

Il lavoro è stato commissionato da Ravenna Antica<br />

(Fondazione Parco Archeologico di Classe) che per la<br />

parte tecnologica ha affidato l’intero lavoro alla Tre.<br />

digital srl specializzata in elaborazioni 3D. Lo studio<br />

di una quantità consistente di documenti per avere<br />

un quadro sufficientemente chiaro delle caratteristiche<br />

essenziali della città e del territorio all'epoca di<br />

Dante, ha consentito un'attività di ricostruzione 3D<br />

articolata ed efficiente.<br />

Il quartiere arcivescovile con il mercato principale<br />

della città nei pressi del Palazzo Mercurio, agli inizi<br />

del Trecento si chiamava Guazzaduro, per la presenza<br />

di abbeveratoi per buoi, asini e cavalli venduti in<br />

quest’area.<br />

Il punto di partenza è stato la consultazione e lo studio<br />

della piattaforma georiferita GIS dell’Università di Bologna,<br />

nella quale erano state inserite negli anni una<br />

grande quantità di informazioni e la raccolta sistematica<br />

di tutti i dati i archeologici della Ravenna medievale<br />

prelevati. La successiva elaborazione è stata il<br />

confronto tra dati, tra cartine ed altre fonti storiche,<br />

così da ottenere la definizione di un assetto unitario<br />

e integrato delle strutture urbane e del contesto paesaggistico<br />

circostante. Successivamente sono state<br />

realizzate ricostruzioni tridimensionali delle città e<br />

del territorio che intensificano l'esperienza di visita<br />

e nello stesso tempo costituiscono il collettore visivo<br />

completo di tutta la molteplicità delle informazioni<br />

utilizzate.<br />

La rappresentazione di Ravenna medievale ricopre<br />

un’area molto vasta e circoscritta in un perimetro quadrato<br />

di ben 8 km di lato, dall’entroterra al mare: vi<br />

sono stati modellati dapprima il territorio grezzo, il<br />

terreno, gli alberi ed i corsi d’acqua principali ed in secondo<br />

luogo i temi urbani, comprensivi delle mura, dei<br />

palazzi, delle le case, delle altissime torri in mattoni<br />

e così via. Tutti i dettagli sono stati revisionati costantemente<br />

da curatori scientifici che ne hanno valutato<br />

scelte e forme. Lo scopo della ricostruzione è stata<br />

quella di soffermarsi su vedute a volo d’uccello, estremamente<br />

scenografiche, volte a ricostruire segmenti<br />

funzionali della città, il che ha consentito un'esplorazione<br />

di Ravenna e di Classe da diverse angolazioni.<br />

Per via dell’estrema vastità del territorio rappresentato<br />

sono state utilizzate tecnologie realtime (come per<br />

i videogiochi) per comporre l'insieme delle scene, cioé<br />

le uniche che potevano gestire un così ampio numero<br />

di geometrie ed elementi tecnici 3D come la vegetazione.<br />

La scelta di puntare sulla ricostruzione di spazi<br />

fisici, ma anche di ricomporre i principali luoghi delle<br />

attività funzionali della città concorre a dimostrare<br />

che è il concetto di relazione quello su cui i curatori<br />

hanno voluto porre l’accento. In questo studio le ricostruzioni<br />

3D allestite indicano una direzione e non un<br />

fine, dipanare intrecci con punti di rilievo importanti<br />

dall’epoca romana ai giorni d’oggi.<br />

L’accuratezza scientifica e l’innovazione tecnologica<br />

sono gli ingredienti su cui si fonda il progetto espositivo<br />

'Classe e Ravenna al tempo di Dante': un lavoro di<br />

squadra, con l’obiettivo di garantire il rigore delle ricostruzioni<br />

e degli apparati, realizzati con un linguaggio<br />

semplice e coinvolgente, di per sé spettacolare.<br />

Ideazione e cura scientifica Enrico Cirelli (Dip. Di Storia<br />

Culture Civiltà dell’Università di Bologna), Fabrizio<br />

Corbara, Giovanna Montevecchi, Giuseppe Sassatelli.<br />

38 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />

Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />

LA RICOSTRUZIONE STORICA IN 3D<br />

GRAZIE A TRE.DIGITAL<br />

Le attuali strumentazioni per il rilievo<br />

3D forniscono possibilità e prospettive<br />

di valorizzazione e conservazione<br />

nell’ambito dei Beni Culturali e Archeologici<br />

che fino a pochi anni fa erano<br />

impensabili.<br />

Diventa cruciale oggigiorno fornire gli<br />

strumenti che consentano a chiunque<br />

di poter ammirare anche solo virtualmente<br />

i reperti, quali sculture, monumenti<br />

e manufatti di pregevole fattura<br />

che le civiltà del mondo antico ci hanno<br />

lasciato in eredità.<br />

In questo contesto Microgeo è in grado<br />

di dare il suo contributo, fornendo gli<br />

strumenti più appropriati grazie alla<br />

propria esperienza pluriennale nel rilievo<br />

3D.<br />

Nell’ambito del progetto ENI CBC MED<br />

Programme 2014-2020 dal titolo: “iHE-<br />

RITAGE. Mediterranean Platform for<br />

UNESCO Cultural Heritage”, che si sta<br />

conducendo presso il Dipartimento di<br />

Architettura dell’Università degli Studi<br />

di Palermo (Coordinatore del PP9-UNI-<br />

PA Prof.ssa Rossella Corrao), il gruppo<br />

di ricerca che vede coinvolti -oltre al<br />

coordinatore- anche i Proff. Francesco<br />

Di Paola e Calogero Vinci, sta indagando<br />

le complesse e diffuse opere ipogee<br />

nascoste nel sottosuolo realizzate nel<br />

corso dei secoli a Palermo, che costituiscono<br />

un’evocativa testimonianza della<br />

storia e del culto-cultura dell'acqua<br />

nella città storica: i qanāts.<br />

Grazie al Sistema Mobile Mapping ZEB<br />

Horizon e ai potenti e affidabili algoritmi<br />

sviluppati dall’azienda GeoSLAM i<br />

ricercatori dell’Università degli Studi<br />

di Palermo, con il supporto dell’Azienda<br />

Microgeo, sono riusciti a riprodurre<br />

un gemello digitale di un tratto di<br />

queste inestimabili opere ipogee, altrimenti<br />

impossibile, considerando le difficili<br />

e complesse condizioni di presa,<br />

utilizzando sia i metodi tradizionali sia<br />

altre strumentazioni di tecnologia più<br />

recente, quali i Laser Scanner Statici e<br />

le Stazioni Totali.<br />

Il gruppo di ricerca ha presentato ad<br />

Expo Dubai 2020 i primi risultati delle<br />

attività di ricerca relativi al progetto,<br />

nell’ambito del convegno organizzato<br />

dall’Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo<br />

della Regione Siciliana (capofila)<br />

nella sala Accademia del Padiglione<br />

Italia in occasione della “Travel & Connectivity<br />

week”.<br />

Per maggiori informazioni sui Sistemi<br />

GeoSLAM visita la pagina del sito Microgeo<br />

dedicata ai prodotti e soluzioni.<br />

Credits<br />

Gruppo Speleologico C.A.I. di Palermo<br />

(http://www.gscaipalermo.com/gruppo-speleologico-cai-palermo/).<br />

UNIPA_Università degli Studi di Palermo/DARCH_Dipartimento<br />

di Architettura<br />

1998 2 022<br />

ideazione e organizzazione<br />

27-30 ottobre 2022 Paestum ● Tabacchificio Cafasso ● Parco Archeologico Museo Basilica<br />

12 eventi unici al mondo tutti in una Borsa<br />

ArcheoExperience<br />

Laboratori di Archeologia Sperimentale con le tecniche utilizzate<br />

dall’uomo per realizzare i manufatti di uso quotidiano.<br />

ArcheoIncoming<br />

Spazio espositivo e Workshop in qualità di Buyer dei tour operator<br />

specialisti del turismo archeologico per l’incoming verso le<br />

destinazioni italiane.<br />

ArcheoIncontri<br />

Conferenze stampa e presentazioni di progetti culturali e di sviluppo<br />

territoriale.<br />

ArcheoLavoro<br />

Orientamento post diploma e post laurea con area espositiva<br />

dedicata alle Università e presentazione dell’offerta formativa.<br />

ArcheoStartUp<br />

Presentazione di neo imprese per l’innovazione nel turismo<br />

culturale e nella valorizzazione dei beni culturali.<br />

In collaborazione con Associazione Startup Turismo<br />

ArcheoVirtual<br />

Workshop e Mostra multimediale sulle applicazioni digitali e sui<br />

progetti di archeologia virtuale.<br />

In collaborazione con ISPC Istituto di Scienze del Patrimonio<br />

Culturale del CNR<br />

Conferenze<br />

Organizzazioni Governative e di Categoria, Istituzioni ed Enti Locali,<br />

Associazioni Culturali e Professionali si confrontano su promozione<br />

del turismo culturale, valorizzazione, gestione e fruizione del<br />

patrimonio.<br />

Incontri con i Protagonisti<br />

Il grande pubblico con i più noti Divulgatori culturali, Archeologi,<br />

Direttori di Musei, Accademici, Giornalisti.<br />

International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”<br />

Il Premio alla scoperta archeologica dell’anno intitolato all’archeologo<br />

di Palmira.<br />

Premi “Antonella Fiammenghi”, “Paestum Mario Napoli”, “Sebastiano Tusa”<br />

Alle personalità impegnate a favore dell’archeologia, del dialogo<br />

interculturale, del patrimonio sommerso e ai laureati con tesi<br />

sul turismo archeologico e sull’archeologia subacquea.<br />

Salone Espositivo<br />

Salone Internazionale unico al mondo delle destinazioni turisticoarcheologiche.<br />

da giovedì 27 a sabato 29 ottobre ore 10-19 domenica 30 ottobre ore 10-13<br />

Workshop con i Buyer europei selezionati dall’ENIT e i Buyer nazionali<br />

di ArcheoIncoming<br />

I Buyer incontrano gli operatori turistici dell’offerta.<br />

sabato 29 ottobre ore 10-14 | 15-18<br />

INGRESSO GRATUITO<br />

REGISTRAZIONE ONLINE<br />

SUPER GREEN PASS<br />

info 089.253170<br />

info@bmta.it seguici su #BMTA2022<br />

www.bmta.it


LA TECNOLOGIA DI AR TOUR AL MUSEO<br />

ARCHEOLOGICO DI NAPOLI<br />

AR TOUR è una startup innovativa, la sua mission<br />

è l'utilizzo della tecnologia per migliorare la fruizione<br />

dei beni culturali. Offre un servizio di tour<br />

guidati con utilizzo di occhiali 3D con lenti completamente<br />

trasparenti e dotati di realtà aumentata.<br />

La realtà aumentata differisce dalla realtà virtuale<br />

poichè consente di non perdere il riferimento del<br />

contesto e prevede che l’esperienza sia effettuata<br />

nella ricostruzione anastilotica monumentale nel<br />

luogo originario.<br />

Gli occhiali 3D sono equipaggiati con un software<br />

innovativo brevettato, che consente di proiettare<br />

ologrammi e animazioni 3D al fine di ricostruire in<br />

tempo reale le rovine dei siti archeologici, mostrare<br />

elementi architetturali che si sono modificati nel<br />

tempo, oppure oggetti che non sono più visibili nel<br />

contesto originario.<br />

La suddetta tecnologia, che permette di valorizzare<br />

e diffondere il patrimonio culturale, è già attiva<br />

in Campania presso il Museo Archeologico Nazionale<br />

di Napoli, gli Scavi di Pompei e Ercolano e il Pio<br />

Monte della Misericordia. A partire da maggio scorso<br />

è possibile usufuire di un nuovo tour in realtà<br />

aumentata presso il Museo Archeologico Nazionale<br />

di Napoli, editato in occasione della mostra temporanea<br />

“Gladiatori” visitabile fino al 18 Aprile 2022<br />

all'interno dello splendido Salone della Meridiana<br />

al secondo piano del museo. La mostra, composta<br />

da più di centosessanta reperti divisi in sei sezioni,<br />

accompagna il visitatore in un viaggio senza tempo<br />

per scoprire, ed approfondire, la storia e il mito di<br />

questi uomini divenuti leggenda.<br />

Il direttore del MANN Paolo Giulerini, dice: “ La mostra<br />

ha l'ambizione di raccontare non solo il mito,<br />

ma anche la dimensione umana del gladiatore: non<br />

ne nasconde gli elementi più duri, ma li inserisce<br />

in una cornice più ampia, rivelando gli uomini sotto<br />

gli elmi e il contesto storico in cui vivevano”.<br />

Il progetto d’allestimento può essere<br />

definito: “diffuso”, personalizza<br />

gli spazi del Museo Archeologico<br />

Nazionale di Napoli “a misura<br />

di Gladiatori”: non soltanto le aree<br />

espositive tout court (Atrio, Salone<br />

della Meridiana e Braccio Nuovo),<br />

ma tutti gli ambienti dell’edificio,<br />

inclusa la facciata esterna, invitano<br />

ad esplorare la grande mostra<br />

del MANN.<br />

Il Salone della Meridiana ed il Braccio<br />

Nuovo sono passaggi fondamentali<br />

per addentrarsi nel mondo dei<br />

Gladiatori, tra archeologia e modernità:<br />

nel Gran Salone, infatti,<br />

è possibile scoprire i centosessanta<br />

reperti dell’allestimento, esplorando<br />

le sei sezioni che raccontano<br />

un’arte antica secondo diversi nuclei<br />

di ricerca; nel Braccio Nuovo,<br />

invece, spazio alle nuove tecnologie, con il percorso<br />

off dedicato alle narrazioni multimediali ed alla<br />

fortuna, creativa ed artistica, di una figura storica<br />

dal successo planetario.<br />

Grazie agli occhiali 3D e mediante un percorso<br />

composto da tredici tappe della durata di circa<br />

venticinque minuti, il visitatore può ammirare i<br />

personaggi sul Vaso di Patroclo prendere forma per<br />

mezzo di ologrammi che raccontano l'origine dei<br />

combattimenti gladiatori, e perfino andare indietro<br />

nel tempo, fino agli antichi duelli in onore dei defunti.<br />

Le lastre tombali della Necropoli del Gaudo,<br />

eccezionalmente in prestito dal Museo archeologico<br />

di Paestum, sono ricostruite in 3D, spiegandone<br />

l'iconografia. Ed ancora, le ricche decorazioni a rilievo<br />

delle armi dei Gladiatori si liberano da elmi<br />

e schinieri, per narrare le diverse classi dei combattenti.<br />

La tecnologia di AR TOUR in supporto alla<br />

didattica aiuta anche a comprendere come questi<br />

uomini morirono, grazie a delle sapienti ricostruzioni<br />

del luogo di ritrovamento dei celebri scheletri<br />

di York. Non in ultimo, gli occhiali dotati di tecnologia<br />

in realtà aumentata danno la possibilità di<br />

leggere e decifrare numerose iscrizioni ed epigrafi<br />

presenti lungo il percorso espositivo e comprendere<br />

ed approfondire la storia di figure impresse su<br />

rilievi e affreschi.<br />

Per “Gladiatori”, così come in occasione della mostra<br />

del 2019 “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio”, si<br />

conferma la sinergica cooperazione tra AR TOUR<br />

e il MANN a cui va il merito particolare di essere<br />

sempre al passo coi tempi, al fine di rendere accessibile<br />

un luogo della cultura di tale importanza<br />

nella maniera più innovativa possibile, dove antico<br />

e nuovo coesistono in maniera organica e programmatica.<br />

Fonte: AR TOUR<br />

40 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


XXIV TH<br />

CONGRESS OF THE INTERNATIONAL SOCIETY<br />

FOR PHOTOGRAMMETRY AND REMOTE SENSING<br />

NICE, FRANCE<br />

6 - 11 JUNE 2022<br />

Don't miss the major meeting of<br />

the Geospatial Community<br />

www.isprs2022-nice .com<br />

PLATINUM GOLD SILVER BRONZE


AGORÀ<br />

Nuove tecniche a raggi X per la<br />

conservazione del relitto della<br />

Mary Rose – Un team multidisciplinare<br />

di ricercatori ha utilizzato<br />

la Tomografia Computerizzata<br />

a raggi X in combinazione con la<br />

Pair Distribution Function Analysis<br />

(ctPDF), una tecnica innovativa ma<br />

non inedita di Total Scattering per<br />

lo studio di materiali alla nanoscala,<br />

nel nostro caso sviluppata dalla<br />

Columbia University e dallo ESRF<br />

(European Synchrotron, di Grenoble)<br />

per affrontare i problemi di<br />

conservazione di una struttura in<br />

legno particolarmente complessa<br />

e fragile; il relitto della Mary Rose.<br />

Si tratta dell’ammiraglia della<br />

flotta di Enrico VIII che oggi è conservata<br />

nel Mary Rose Museum a<br />

Portsmouth, nel Regno Unito.<br />

La struttura è minacciata dagli<br />

attacchi acidi dei composti contenenti<br />

zolfo che risiedono nel legno.<br />

Per sviluppare strategie di conservazione<br />

mirate era essenziale<br />

pervenire a una conoscenza dettagliata<br />

sia della natura chimica che<br />

dell'ubicazione di questi composti.<br />

Utilizzando il metodo messo a punto<br />

dagli studiosi è stato possibile<br />

realizzare una mappatura su scala<br />

millimetrica, ottenendo informazioni<br />

strutturali su scala atomica.<br />

Gli studiosi hanno così scoperto<br />

che all’interno dello scafo sono<br />

presenti concentrazioni significative<br />

di nanoparticelle (5 nm) depositate<br />

da batteri marini, nel legno in<br />

condizioni anaerobiche, precursori<br />

dell'attacco acido sul legno, potenzialmente<br />

molto dannose. Stanno<br />

infatti deteriorando la nave, affondata<br />

nella battaglia del canale<br />

di Solent nel 1545 e recuperata dai<br />

fondali del braccio di mare che<br />

separa l'Isola di Wight dalla terraferma,<br />

dove ha trascorso ben 437<br />

anni, solamente nel 1982. Questo<br />

percorso conoscitivo fornisce una<br />

nuova comprensione dei processi<br />

di degrado, purtroppo molteplici,<br />

che può essere utilizzata per informare<br />

e progettare future strategie<br />

di conservazione.<br />

La ricerca è in stampa sul prossimo<br />

numero di Matter Journal<br />

(Elsevier) ed è apparsa online il<br />

27 Ottobre <strong>2021</strong> (https://doi.<br />

org/10.1016/j.matt.<strong>2021</strong>.09.026)<br />

con il titolo “Location and characterization<br />

of heterogeneous<br />

phases within Mary Rose wood”.<br />

Firmano l’articolo Kirsten M.Ø.<br />

Jensen, Esther Rani Aluri, Enrique<br />

Sanchez Perez, Gavin B.M.<br />

Vaughan, Marco Di Michel, Eleanor<br />

J. Schofield, Simon J.L. Billinge<br />

e Serena A. Cussen. Si tratta<br />

di ricercatori afferenti rispettivamente<br />

alle università di Copenhagen<br />

(Department of Chemistry),<br />

Sheffield (Department of Chemical<br />

and Biological Engineering e<br />

Department of Materials Science<br />

and Engineering), Columbia University<br />

- New York (Department of<br />

Applied Physics and Applied Mathematics)<br />

e all’ESRF, al Naval Base di<br />

Portsmouth (Mary Rose Trust), al<br />

Brookhaven National Laboratory<br />

di Upton - NY (Condensed Matter<br />

Physics and Materials Science Department).<br />

I ricercatori hanno esaminato la<br />

struttura dell’imbarcazione attraverso<br />

immagini a raggi X, ricostruendo<br />

la natura esatta dei materiali<br />

utilizzati per costruire la<br />

nave. Confrontando tra di loro le<br />

immagini ricavate pixel dopo pixel,<br />

gli scienziati hanno scoperto<br />

che il legno della nave Tudor nel<br />

corso dei secoli, come si è detto,<br />

era stato crivellato da nanoparticelle<br />

di solfuro di zinco, che hanno<br />

origine dal glicole polietilenico<br />

(PEG). Questa sostanza è stata<br />

impiegata per trattare la nave nel<br />

tentativo di favorire la sua conservazione.<br />

Tuttavia le molecole del<br />

PEG sono andate incontro a degradazione,<br />

trasformandosi in un acido<br />

che, aiutato dall’ossigeno e dai<br />

sottoprodotti dei batteri marini,<br />

sta corrodendo la nave.<br />

L’idea di verificare ciò che stava<br />

succedendo è arrivata dai nanoscienziati<br />

dell’università di Sheffield,<br />

che hanno collaborato con<br />

il professor Simon Billinge. «Poter<br />

dare uno sguardo all’interno della<br />

storia della Mary Rose fino all’anno<br />

in cui è affondata è stato molto<br />

eccitante» ha dichiarato Billinge.<br />

«I depositi di solfuro di zinco provengono<br />

da batteri anaerobici che<br />

vivevano nel legno mentre la nave<br />

affondava – essenzialmente sono<br />

feci dei batteri. I nostri risultati<br />

sono stati come scavi archeologici<br />

in micro scala, attraverso i quali<br />

possiamo vedere come i batteri<br />

hanno colonizzato il legno e cosa<br />

42 42 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />

hanno mangiato, attraverso lo<br />

studio della localizzazione e della<br />

composizione dei depositi».<br />

Gli studi sugli effetti di queste nanoparticelle<br />

sulla nave e su come<br />

possono essere neutralizzate attraverso<br />

trattamenti mirati e specifici<br />

non si fermano e proseguono.<br />

Con applicazioni certamente più<br />

ampie di quelle in archeologia e<br />

in conservazione, la ctPDF si è rivelata<br />

nel caso della Mary Rose una<br />

potente tecnica per identificare la<br />

struttura di policristallini, amorfi<br />

e nanomateriali presenti nel legno<br />

dello scafo, un campione archeologico<br />

altamente complesso ed eterogeneo.<br />

I risultati ottenuti, con<br />

informazioni ad altissima risoluzione<br />

sulla struttura e la posizione dei<br />

composti presenti nel legno, sono<br />

importanti e destinati ad avere un<br />

forte impatto per lo sviluppo di più<br />

appropriate ed efficaci tecnologie<br />

di conservazione, in particolare<br />

per la progettazione di trattamenti<br />

mirati a rimuovere i prodotti di<br />

degradazione e vettori come le<br />

nanostrutture a base di solfuro di<br />

ferro prima che si ossidino per formare<br />

acidi nocivi. Questo metodo<br />

ha dimostrato capacità di estrarre<br />

dettagli strutturali da sistemi<br />

eterogenei contenenti materiali<br />

sia disordinati che su scala nanometrica,<br />

cioè non limitati ai materiali<br />

cristallini. A riguardo Marco<br />

di Michiel, scienziato a capo del<br />

beamline ID15A presso l’ESRF, ha<br />

dichiarato: «Questa è la prima volta<br />

che abbiamo usato la tecnologia<br />

a raggi x insieme alla tomografia<br />

computerizzata per studiare campioni<br />

di reperti archeologici in nanoscala.<br />

Questo lavoro apre nuove<br />

porte nel campo della conservazione<br />

dei beni culturali. L'impatto che<br />

questi risultati avranno sui futuri<br />

sforzi di conservazione è notevole.<br />

La dimostrazione dell'applicazione<br />

di ctPDF ai campioni di legno dello<br />

scafo e la mappatura delle strutture<br />

dei materiali incorporati nel<br />

legno apre la possibilità di applicare<br />

queste stesse tecniche a una<br />

gamma di decine di migliaia di manufatti<br />

recuperati per determinare<br />

i processi di degrado specifici dei<br />

materiali e attuare ulteriori strategie<br />

di conservazione».<br />

Fonte:<br />

https://www.columbia.edu/<br />

Aperto al pubblico il laboratorio<br />

di restauro della Soprintendenza<br />

nazionale del Patrimonio subacqueo<br />

di Taranto – Dal 10 Febbraio<br />

2022 e’ aperto al pubblico il Laboratorio<br />

di Restauro della Soprintendenza<br />

nazionale per il patrimonio<br />

culturale-subacqueo di Taranto<br />

nella sede del complesso architettonico<br />

di Sant’Antonio. Nel 2018<br />

sul fondo del mare del Canale d’Otranto,<br />

a 780 metri di profondità,<br />

durante le regolari attività di indagine<br />

sottomarina lungo il corridoio<br />

offshore di 105 chilometri tra<br />

Albania e Italia, il team di TAP ha<br />

scoperto un relitto antico. Parte<br />

del carico e’ stato recuperato con<br />

particolari tecnologie: ventidue<br />

reperti provenienti da Corinto, di<br />

cui tre anfore corinzie di tipo A,<br />

quattro hydriai, dieci skyphoi di<br />

produzione corinzia, tre oinochoai<br />

trilobate in ceramica comune e<br />

una brocca di impasto grossolano.<br />

Un pythos frammentario conserva<br />

al suo interno skyphoi impilati in<br />

pile orizzontali ordinate e frammenti<br />

di altre coppe. Il vasellame<br />

emerso è stato datato intorno alla<br />

prima metà del VII sec. a.C.<br />

Il rinvenimento ha permesso una<br />

nuova rilettura dei traffici commerciali<br />

e culturali nel Mediterraneo<br />

in età arcaica. All’interno del<br />

sedimento presente in una delle<br />

anfore, sono stati rinvenuti, infatti,<br />

alcuni noccioli di olivo, la cui<br />

datazione al radiocarbonio (C14),<br />

presso il Centro di Datazione e<br />

Diagnostica dell’università del Salento<br />

(CEDAD), non smentisce le<br />

valutazioni le valutazioni sull’orizzonte<br />

cronologico, desunte preliminarmente<br />

dall’analisi dei reperti<br />

ceramici.<br />

Il laboratorio resterà aperto tutti<br />

i giovedì dalle ore 10:00 alle ore<br />

16:00, dando la possibilità al pubblico<br />

di seguire, dietro le quinte<br />

degli addetti ai lavori, le operazioni<br />

di restauro, le attività di tutela<br />

e conoscenza in atto e di comprendere<br />

cosa accade dal momento del<br />

rinvenimento di un bene archeologico<br />

fino alla musealizzazione.<br />

L’accessibilità e fruibilità saranno<br />

garantiti con lo scopo della tutela,<br />

studio e narrazione comune di<br />

quanto consapevolmente recuperato<br />

dalla istituzione culturale che<br />

è l’unica responsabile della gestione<br />

dei beni archeologici riferibili al<br />

patrimonio culturale sommerso.<br />

Per assistere al restauro delle ceramiche<br />

del relitto alto-arcaico<br />

del canale di Otranto: Prenotazione<br />

obbligatoria: tel. 0994551561,<br />

cell. +39 3927510743, mail maddalena.biasi@beniculturali.it.


AGORÀ<br />

Art Virtual Tour per il settore artistico<br />

e culturale grazie a Virpleo.<br />

– Virpleo, la prima agenzia in Italia<br />

che rappresenta un’offerta completa<br />

di digitalizzazione per il settore<br />

culturale. Il primo passo verso<br />

una democratizzazione dell’arte e<br />

della cultura è la digitalizzazione<br />

e la rappresentazione online di un<br />

bene culturale digitale: il servizio<br />

di fruizione più innovativo, attualmente<br />

disponibile nel campo<br />

artistico e culturale, sembra essere<br />

prototipalmente sviluppato<br />

dall’Art Virtual Tour. Cos’è l’Art<br />

Virtual Tour? E’ un vero e proprio<br />

“gemello digitale" di qualsiasi spazio,<br />

riportato online con una precisione<br />

assoluta e completamente<br />

navigabile.<br />

Studiato e ideato da Virpleo appositamente<br />

per il settore artistico e<br />

culturale è dunque un tour digitale<br />

di spazi che necessitano di trovare<br />

una rappresentazione sul web.<br />

Grazie all’utilizzo di un particolare<br />

macchinario fotografico, il tour è<br />

in grado di mostrare l’intero spazio<br />

espositivo attraverso una navigazione<br />

tridimensionale immersiva.<br />

Le tre caratteristiche principali<br />

sono:<br />

• Navigabilità: un Art Virtual Tour<br />

crea una realtà immersiva a 360°<br />

di siti archeologici, musei, esposizioni,<br />

mostre e gallerie d’arte. Lo<br />

spettatore può navigare letteralmente<br />

nell’area, muovendosi autonomamente<br />

tra i vari ambienti.<br />

Ogni tour è esplorabile da qualsiasi<br />

tipo di dispositivo: smartphone,<br />

tablet e pc.<br />

• Interattività: Il visitatore, grazie<br />

ad infotag presenti su ogni opera,<br />

potrà posizionarsi di fronte alle<br />

opere di biblioteche o musei ingrandendo<br />

l’immagine - in alta definizione<br />

4K -.<br />

• Tridimensionalità: Grazie allo<br />

scanner tridimensionale, è possibile<br />

ottenere una pianta schematica<br />

in scala di tutti i piani e di tutti i<br />

livelli.. Attraverso una nuvola dei<br />

punti, Virpleo è in grado di offrire<br />

una planimetria in CAD in un giorno.<br />

Tutti questi elementi, come<br />

sappiamo, sono fondamentali per<br />

la mappatura e il restauro dei siti<br />

archeologici. Nel caso di una mostra,<br />

è possibile scegliere di allestire<br />

nello spazio espositivo una<br />

sala dedicata alla visita virtuale,<br />

con visori VR o tablet, offrendo ai<br />

visitatori un taglio inedito del percorso<br />

di mostra. L’Art Virtual Tour<br />

è rivolto a:<br />

• Siti archeologici<br />

• Mostre<br />

• Spazi espositivi<br />

• Gallerie d’arte<br />

• Chiese<br />

• Luoghi culturali<br />

• Scuole<br />

• … e molti altri ancora.<br />

Per la mostra Laocoonzoo inaugurata<br />

a Roma lo scorso giugno, in<br />

netto anticipo rispetto alla sede<br />

gemellare di Londra, sono protagonisti<br />

gli animali, disegnati, dipinti<br />

e lavorati in ceramica. Oltre cento<br />

opere di arte antica e moderna, novecentesche<br />

e contemporanee che<br />

rappresentano cani, gatti, struzzi,<br />

ippopotami, elefanti e tante altre<br />

specie, modellati dagli artisti con<br />

vari materiali. La fortuna di molti<br />

artisti è dovuta proprio agli animali,<br />

come ci ricordano la fortuna di<br />

Carlo Antonio Raineri verso la fine<br />

del Settecento, divenuto celebre<br />

per i suoi variopinti uccelli esotici,<br />

di Marino Marini ossessionato dai<br />

cavalli, di Tofanari e di molti altri<br />

ancora.<br />

Alla classica mostra la Galleria Laocoonte,<br />

che, come si è detto, ha<br />

sede a Roma e a Londra, ha scelto<br />

di affiancare il servizio di Art Virtual<br />

Tour progettato dall’agenzia<br />

Virpleo. Grazie alla tecnologia<br />

Matterport è stato mappato tutto<br />

lo spazio della galleria d’arte,<br />

soffermandosi su ogni opera d’arte<br />

esposta. Il visitatore, posizionato<br />

di fronte ai dipinti e alle sculture e<br />

attraverso l’infotag. ha la possibilità<br />

di ricevere tutte le informazioni<br />

a riguardo (titolo, autore e descrizione).<br />

L’introduzione di elementi<br />

interattivi, quali lo zoom sulle<br />

opere per apprezzarne i dettagli e<br />

un brano musicale di accompagnamento<br />

– a scelta del visitatore – ha<br />

reso il progetto unico e completo.<br />

Oltre al Virtual tour 3D per questa<br />

esposizione, il team di Virpleo ha<br />

realizzato anche il documentario<br />

dedicato a Laocoonzoo, che vede<br />

Marco Fabio Apolloni come voce<br />

narrante e, come uniche protagoniste,<br />

le opere d’arte.<br />

Abituati a considerare i virtual tour<br />

solo per le grandi mostre, Virpleo<br />

si distingue perchè avvicina alla<br />

tecnologia le Gallerie d’Arte private,<br />

ancora troppo legate a metodi<br />

di fruizione tradizionali.<br />

Virpleo<br />

44 ArcheomaticA N°4 dicembre <strong>2021</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 45<br />

SABATI D'ARTE<br />

E CULTURA 2022<br />

D A L F A L C O A L D R O N E : A P P I A E N O N S O L O<br />

I l p a e s a g g i o t r a r a p p r e s e n t a z i o n e a r t i s t i c a e d e s p l o r a z i o n e s c i e n t i f i c a<br />

INFO<br />

Complesso di Capo di Bove<br />

Centro di Documentazione e Archivio<br />

Antonio Cederna<br />

Via Appia Antica 222<br />

Accesso con la Mia Appia Card, il biglietto<br />

nominativo a durata annuale con il quale<br />

potrete accedere illimitatamente a tutti i<br />

siti del Parco Archeologico dell’Appia<br />

Antica<br />

Green Pass secondo normativa<br />

Si richiede la prenotazione: 339.6006916<br />

roma@italianostra.org<br />

L’Associazione Italia Nostra rinnova nel 2022 la felice collaborazione con la Direzione del Parco<br />

Archeologico dell’Appia Antica, con un programma di iniziative tra cui i Sabati di Arte e Cultura a Capo di<br />

Bove, dedicati al Paesaggio italiano, con il proposito di fornire, insieme alle fonti, i codici di lettura<br />

ideologici, religiosi, sociali e artistici, che hanno dato forma al paesaggio italiano: “immenso accumulo e<br />

sedimento straordinario dove tempo e spazio si intersecano ininterrottamente” anche con la<br />

conoscenza delle tecnologie e degli strumenti più avanzati per l’analisi e l’indagine sullo stato di<br />

conservazione del nostro patrimonio storico-ambientale.<br />

Saper vedere l’ambiente naturale, costruito, vissuto -<br />

omaggio a Vittoria Calzolari e Italo Insolera<br />

9 aprile ore 10 | Simone Quilici, Mirella Di Giovine<br />

Viaggiare nell’arte e nella letteratura del paesaggio<br />

italiano - omaggio a Cesare Brandi e Giorgio Bassani<br />

23 aprile ore 10 | Francesca Salvemini<br />

7 maggio ore 10 | Lidia Cangemi<br />

Rappresentare lo spazio fisico, storico e geografico<br />

del paesaggio - omaggio a Leonardo Benevolo<br />

21 maggio ore 10 | Vito Lattanzi<br />

28 maggio ore 10 | Manlio Lilli<br />

Contributo del PAAA: lo studio dei codici di lettura<br />

del paesaggio<br />

21 maggio | Luigi Oliva, Stefano Roascio<br />

28 maggio | Santino Alessandro Cugno<br />

Ascoltare il Paesaggio sonoro - Omaggio a Massimo<br />

Coen e Silvano Bussotti<br />

4 giugno ore 10 | Alessio de Cristofaro<br />

11 giugno ore 10 | Marcello Duranti<br />

Contributo del PAAA: accessibilità e sensorialità<br />

aumentata<br />

11 giugno | Francesca R. Paolillo, Mara Pontisso, Clara<br />

Spallino<br />

Comprendere il Paesaggio cinematografico -<br />

omaggio a Pier Paolo Pasolini<br />

17 settembre ore 10 | Dario Pontuale<br />

24 settembre ore 10 | Valentina Innocenti<br />

Conoscere la memoria digitale delle fonti<br />

documentarie cartacee, videofotografiche, sonore,<br />

conservate nell’Archivio di Stato, Cineteca e<br />

Discoteca di Stato, Inasa, Società geografica italiana,<br />

Istituto Luce, Iccd<br />

1 ottobre | Renzo Carlucci<br />

8 ottobre | Paolo Rosati<br />

Contributo del PAAA: il patrimonio digitale come<br />

risorsa per una nuova conoscenza del Parco<br />

8 ottobre | Lorenza Campanella, Simona Turco<br />

Ut pictura musica - chiusura in omaggio ad Antonio<br />

Cederna<br />

1 e 8 ottobre ore 10 | Marcello Duranti (Associazione<br />

Controchiave), responsabile e coordinatore delle<br />

performance artistiche in programma presenta una<br />

piccola antologia di lezioni concerto sul paesaggio<br />

eseguite al Museo degli Strumenti musicali<br />

Le conversazioni concerto sono a cura di Annalisa<br />

Cipriani<br />

@archeoappia<br />

www.parcoarcheologicoappiaantica.it


EVENTI<br />

6 – 8 APRILE 2022<br />

V Convegno Internazionale<br />

JISDM<br />

Monitoraggio della<br />

Deformazione<br />

Valencia<br />

www.archeomatica.it/3hfr<br />

19 – MAGGIO 2022<br />

III Convegno Internazionale di<br />

Archeologia Aerea “Le città<br />

Invisibili”<br />

Lecce<br />

www.archeologia-aerea.it<br />

18 – 20 MAGGIO 2022<br />

III Convegno Internazionale<br />

“Florence Heri-Tech”<br />

Firenze<br />

www.archeomatica.it/3hcu<br />

18 - 20 MAGGIO 2022<br />

CHAIN 2022<br />

Crisis and Cultural Heritage<br />

Catania<br />

www.archeomatica.it/3q4w<br />

6 GIUGNO 2022<br />

Electronic Imaging and Visual<br />

Arts<br />

Firenze<br />

www.archeomatica.it/3hcx<br />

8- 10 GIUGNO<br />

Salone Internazionale dei<br />

Beni Culturali<br />

Ferrara<br />

www.archeomatica.it/3q6u<br />

18 – 21 LUGLIO 2022<br />

XV Conferenza ICHAJ – Storia<br />

e Archeologia della Giordania<br />

www.archeomatica.it/3hq9<br />

27 – 30 OTTOBRE<br />

BMTA 2022<br />

Paestum – Salerno<br />

www.archeomatica.it/3q8q<br />

Dal 1986 Teorema<br />

lavora a fianco dei professionisti<br />

per fornire la tecnologia topografica<br />

più avanzata,<br />

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ed una accurata assistenza post-vendita.<br />

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essere misurati, in modo rapido e preciso con un sistema GNSS RTK.<br />

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Tecnologie per i Beni Culturali 47<br />

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realizzano percorsi di visita, allestimenti, eventi e contenuti combinando le nuove tecnologie e i<br />

linguaggi digitali alle esperienze tradizionali.<br />

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