Giornale dei Navigli n. 14 - 8 aprile 2022

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Qu4ttro PaSsi a CoRsico
Venerdì 8 Aprile 2022
A cura di Noi di Corsico - Via L. Salma 37
20094 Corsico - noidicorsico@yahoo.it
I PERSONAGGI DELLA STORIA
Giuseppe Garibaldi
Via Giuseppe Garibaldi
Nominata così nel 1911 quando parte di quella attuale,
allora privata, viene donata al Comune. Affiancandosi
parallela alla via centrale, per i corsichesi
era la “Via nuova”.
Nel tempo si è allungata e intorno sono cresciute le abitazioni,
ma anche un utile servizio per la cittadinanza che forse
qualche anziano ancora ricorda: il lavatoio, così raccontato
dalla poesia in “dialetto parlato” proposta qui a destra.
Questa poesia, pubblicata
sul libro “Corsic in dialét, i
noster radis”, ha un’immagine
di un lavatoio che però
non è quello di Corsico.
Per questa settimana quindi
niente immagine, aspettiamo
che qualcuno frugando
nei cassetti possa mandarcene
una.
Tarcisio Sanzani
El lavatoi de Corsic
A metà via nova,
gher un portic gross cume una càa,
sota, di vasc cunt in mèss di cann
che butaven acqua a vuluntà:
“El lavatoi de Corsic”.
I donn andaven per cumudità,
gher acqua de bugada,
saun, lisciva, soda e paltun,
tutt l’ocurent per lavà.
Un caldarun sul foeugh per l’acqua calda,
a secund cume eren abituaa,
pudeven lavàsia che in pee che ingenugià.
El torc che el girava in velocità,
per schisciag foeura ai pagn el tegasc,
donn che se spantegava per el paes
cunt i sideii sul brasch.
Poesia di Luigi Filipponi
Giuseppe Garibaldi
(Torino, 14 Marzo 1820 – Roma, 9 Gennaio 1878)
Gli italiani trovarono il loro più grande generale dei
tempi moderni in Giuseppe Garibaldi, il geniale
condottiero della lotta di guerriglia. Egli era rozzo
ed incolto, con scarsa comprensione per i problemi strategici
di largo respiro, ma con notevoli capacità per la guerra irregolare.
Era semplice e incapace di inganni, privo di ambizioni
per sé stesso, alieno da meschine ostentazioni. Un uomo
onesto che aveva la reputazione di essere tale, frugale fino
alla parsimonia. Uomini di ogni Paese si univano al fior fiore
della gioventù italiana in quei sorprendenti eserciti ch’egli
era in grado di evocare dal nulla e poi di sciogliere di nuovo
altrettanto magicamente. Garibaldi si definiva repubblicano
e socialista. In pratica, tuttavia, egli servì lealmente
la monarchia e depose tranquillamente nelle mani del Re i
poteri dittatoriali su quella metà dell’Italia che aveva conquistato
nel 1860. Era favorevole a una dittatura modellata
su quella di Cesare e simboleggiata dai fasci littori. Credeva
sinceramente in quella ch’egli chiamava libertà, eppure era
convinto ch’essa potesse e dovesse essere imposta al popolo
per il suo stesso bene. La dittatura fu così la forma naturale
di governo ch’egli scelse nel 1860 per l’Italia meridionale.”
(Libera scelta e riduzione dal volume “Storia d’Italia”, di Denis
Mac Smith, ed. Laterza).
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