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Leseprobe_Casalini

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Cintoia • Greve • Chianti<br />

8<br />

Collana diretta da<br />

Giovanni Weidinger


MIRIAM SERNI CASALINI<br />

TE NE RAMMENTI<br />

COME ERAVAMO ?<br />

Si giocava per le strade –<br />

Si scriveva con la penna<br />

Copertina e tavole di<br />

Cesare Serni


Miriam Serni <strong>Casalini</strong>:<br />

Te ne rammenti come eravamo ?<br />

Si giocava per le strade – Si scriveva con la penna<br />

Vienna: Hollitzer Verlag, 2022<br />

(= Cintoia • Greve • Chianti 8)<br />

Lettorato: David Merlin (Vienna), Stefano Cavallerin (Perugia)<br />

Redazione: Kuno Trientbacher (Vienna)<br />

Impaginazione e design copertina: Gabriel Fischer (Vienna)<br />

Acuarello copertina e illustrazioni interne: Cesare Serni (Panzano in Chianti)<br />

Prodotto nell’UE<br />

© Hollitzer Verlag, Wien 2022<br />

Tutti i diritti riservati.<br />

Hollitzer Verlag<br />

della<br />

Hollitzer Baustoffwerke Graz GmbH<br />

ISBN 978-3-99012-965-4


5<br />

PROLOGO<br />

Per introdurre questa mia ultima ‘creatura’ mi ripeterò? Sicuramente!<br />

È proprio un’abitudine degli anziani andare e riandare sui soliti argomenti<br />

fino a stufare chi ascolta, e io, novantenne, non faccio eccezione.<br />

“Ma nonna, questo me l’hai già raccontata, uffa che barba!”<br />

E poi come si sa non sono una scrittrice ma solo una raccontastorie,<br />

storie che amo incartare nella cultura toscana dove mi sono formata, tra<br />

la mia gente.<br />

Dice Jacques Loew, ’un vecchio che muore è una biblioteca che brucia’.<br />

Prima che la mia biblioteca bruci, in tutti i miei scritti mi è piaciuto<br />

salvare costumi, tradizioni, saggezza popolare che abbiamo avuto in retaggio<br />

e che vanno scomparendo. Non sono un vigile del fuoco, cerco<br />

solo di salvare frammenti di tempo che non sono da buttare alle ortiche.<br />

Il nostro passato si salva in tanti modi, c’è la pittura, la poesia, la musica,<br />

la scrittura, canzoni, usanze, proverbi, ci sono questi miei ‘pezzetti<br />

di vita’.<br />

Gli anziani ancora una volta ci si ritroveranno, i giovani…chissà, a<br />

qualcuno potranno sembrare barzellette.<br />

Questa non è Accademia, ma Memoria espressa in maniera semplice<br />

e spero gustosa.<br />

La stessa semplicità di espressione usata da mio figlio Cesare Serni con<br />

la sua matita per dare colore e calore a queste pagine.<br />

Il mio primo libro di questa collana, Dal tetto al pagliaio, lo dedicai così:<br />

“A tutti coloro che amano questa terra e le sue tradizioni,<br />

siano essi Chiantigiani per antica stirpe,<br />

per recente adozione,<br />

immigrati in atto e futuri…<br />

oppure turisti di passaggio.”<br />

Anche qui mi ripeto. Stessa dedica!<br />

Miriam


7<br />

AUTORITRATTO<br />

Mi chiamo Miriam. Sono nata a Firenze nel 1928. Novantaquattro anni fa.<br />

Si respirava ancora aria dell’Ottocento, ma ci si apriva alla modernità, e io in<br />

queste due epoche mi sono formata: ‘da bosco e da riviera’, come si suol dire.<br />

Avrei voluto fare la maestra, invece, giovanissima, appena passata la guerra,<br />

mi sposai e andai contr’acqua, dalla città alla campagna, a San Polo in Chianti,<br />

paese d’origine dei miei nonni materni.<br />

Sono stata moglie, nuora, madre, suocera, nonna, con tutto ciò che questo comporta.<br />

Ho amato la natura, la mia gente, l’arte, la storia, la mitologia, la letteratura.<br />

I libri!<br />

Con i miei amici scrittori ho viaggiato nel tempo, nei sentimenti, nello spazio,<br />

nella fantasia. Quando, ormai in là con gli anni, incoraggiata da mie amiche insegnanti,<br />

ho cercato di imitarli, mi sono accorta di non essere né una scrittrice né una<br />

poetessa, solo una ’raccontastorie’.<br />

E questo faccio e continuo a fare anche a Panzano, dove ci siamo trasferiti all’inizio<br />

del terzo millennio. Filastrocche, poesie, ninne nanne, storie per i piccoli; amo<br />

celebrare con la memoria pezzetti di esistenze ormai lontane, la vita agra amara<br />

dolente dolce dolcissima, con i suoi giorni vestiti sempre in maniera diversa, dei quali<br />

mi piace ricordare solo la positività.<br />

Con i miei scritti ho sempre dato un contributo attivo a ogni manifestazione<br />

paesana, parrocchia, associazioni, feste e mostre.<br />

Ho partecipato a concorsi di prosa e poesia ricevendo premi, attestati, soddisfazioni.<br />

Ho collaborato a mensili e settimanali, ho pubblicato alcuni libri: La triste<br />

storia della Mucca pazza (Panzano in Chianti: Macelleria Cecchini, 2001<br />

– pubblicazione privata), Cuore di luce (Firenze: Pagnini Editore, 2005), Il<br />

Buglione (Firenze: Edizioni Polistampa, 2009), Dal tetto al pagliaio1 (Firenze:<br />

Edizioni Polistampa-Sarnus, 2011), La noce a tre canti2 (Firenze: Edizioni<br />

Polistampa / Vienna: Hollitzer, 2012).<br />

1 1° volume della collana Cintoia • Greve • Chianti del Centro Ricerche Stvdivm fæsvlanum<br />

di Vienna.<br />

2 2° volume della collana Cintoia • Greve • Chianti.


8 AUTORITRATTO<br />

Con Il Buglione ho vinto il premio speciale della Regione Toscana quale ‘Scrittore<br />

Toscano dell’Anno 2010’. Per la memoria storica chiantigiana, il Comune di Greve<br />

mi ha onorato del titolo di “Cittadina Emerita”.<br />

Da oltre 29 anni faccio parte della giuria popolare del Premio Letterario Chianti,<br />

credo di essere la più anziana lettrice, sicuramente per frequentazione attiva.<br />

Sembra tanta roba, invece sono solo bricciche, ma mi accontento.<br />

Dal 1999 l’amico Giovanni Weidinger, viennese, storico della cultura e imprenditore<br />

che dal 1980 vive al Castello di Sezzate – al suo gruppo aziendale appartiene<br />

la casa editrice HOLLITZER, nella quale è uscito questo mio libro – mi ha sempre<br />

sollecitato di raccogliere i miei scritti e di pubblicarli presso la sua casa editrice,<br />

certamente un grande onore per me, vedere uscire le mie pubblicazioni anche oltre il<br />

confine italiano.<br />

Fin dal 2016/17/18, tengo una rubrica, “Come eravamo”, sul settimanale locale<br />

Chiantisette, su invito dell’amico Alessandro Rossi, allora direttore, che mi disse:<br />

“SuperMiriam” (così gli piace chiamarmi), “raccontaci qualcosa del passato, di<br />

come eravate, magari i giochi, le paure, le punizioni…”. Invitava la lepre a correre.<br />

Certo che lo so, come eravamo.<br />

Finché tempo mi sarà dato, vorrei riunire quanto ho scritto per quella mia rubrica.<br />

Ecco qua. Buona lettura!


9<br />

SOMMARIO<br />

COSE DI UNA VOLTA<br />

Cose… del tempo che fu ........................................................................... 17<br />

Nomi di battesimo ...................................................................................... 19<br />

Misurare il tempo senza orologi ............................................................. 23<br />

Diari e riassunti ............................................................................................ 27<br />

Storie e cantastorie ...................................................................................... 31<br />

Le canzonette ................................................................................................ 34<br />

A letto con il prete ...................................................................................... 36<br />

Tubi di decenza ............................................................................................ 38<br />

Quando il bidet si chiamava semicupio ................................................ 41<br />

Pudore e ipocrisia ........................................................................................ 44<br />

Vestiti .............................................................................................................. 47<br />

Cappelli .......................................................................................................... 49<br />

Il vecchio medico condotto ...................................................................... 53<br />

Medicina alternativa ................................................................................... 57<br />

Le Misericordie ............................................................................................ 61<br />

COSE DA MANGIARE E BERE<br />

La panzanella ................................................................................................ 67<br />

Carestia e hamburger di… insetti .......................................................... 69<br />

Il ‘ber fresco’: sorbetti e gelati ................................................................. 71<br />

Frutti dell’autunno ...................................................................................... 75<br />

È d’obbligo parlar di vino ......................................................................... 79<br />

Gallo nero ...................................................................................................... 83<br />

Il Chianti in caccia ...................................................................................... 85<br />

Una tazzina di caffè .................................................................................... 87<br />

Piatti da re ..................................................................................................... 90<br />

Divagando di trippe fiorentine ................................................................ 93


10<br />

SOMMARIO<br />

COME ERA L’ANNO<br />

Calendari ........................................................................................................ 99<br />

La Befana cioè l’Epifania ........................................................................... 103<br />

I giorni della merla ...................................................................................... 107<br />

Maschere di febbraio .................................................................................. 111<br />

Ragnatele, scope e… mastrolindo ......................................................... 115<br />

La Santa Pasqua ............................................................................................ 118<br />

Resurrezione ................................................................................................. 121<br />

Calendimaggio ............................................................................................. 123<br />

Fine maggio inizio giugno ....................................................................... 129<br />

San Giovanni fiorentino ............................................................................ 133<br />

Il sole più lungo ........................................................................................... 137<br />

Sotto l’ombrellone… un libro giallo ..................................................... 139<br />

Acqua dolce… acqua amara ..................................................................... 142<br />

Ferragosto ...................................................................................................... 145<br />

Stagion de’ fichi ........................................................................................... 149<br />

Vendemmia ................................................................................................... 153<br />

Austerity. Lo sfarzo in crisi ...................................................................... 155<br />

Piccole pesti. Ovvero: Punir per educare è amare ............................ 157<br />

Arriva il Santo Natale ................................................................................ 159<br />

Verso la luce .................................................................................................. 162<br />

Al suon delle campane ............................................................................... 164<br />

Conseguenze di un censimento ............................................................... 166<br />

Pranzo di Natale .......................................................................................... 169<br />

Eccoci a Ceppo ............................................................................................. 171<br />

COSE DELL’INFANZIA<br />

Scrivere con la penna .................................................................................. 177<br />

Libri e giochi ................................................................................................. 181<br />

Giochi di ragazzi .......................................................................................... 183<br />

Le paure dei bambini .................................................................................. 185


SOMMARIO 11<br />

Fantasmi ......................................................................................................... 189<br />

Superstizioni ................................................................................................. 191<br />

Bulli e bullismo ............................................................................................ 193<br />

Distruggete la bambola .............................................................................. 195<br />

COSE DI CASA E PAESE<br />

Orti in città ................................................................................................... 199<br />

La conca d’oro ............................................................................................... 201<br />

“Festa della stagion bona” a Panzano .................................................... 203<br />

I nostri boschi ............................................................................................... 207<br />

Piante non solo da frutto ........................................................................... 209<br />

Orto, altra madia del contadino .............................................................. 212<br />

Come il Boccaccio ....................................................................................... 215<br />

Bachi. Parla il gelso (da noi chiamato ‘moro’) ..................................... 217<br />

COSE D’AMORE<br />

Amori d’una volta ....................................................................................... 223<br />

Il primo bacio ............................................................................................... 225<br />

Spose di guerra ............................................................................................. 229<br />

Piramo e Tisbe .............................................................................................. 233<br />

A Filippo e Alessio ...................................................................................... 235<br />

Pegaso ............................................................................................................. 236<br />

COSE DI PASSATEMPO<br />

Segnali di fumo ............................................................................................ 241<br />

Tressette e sigaro toscano .......................................................................... 244<br />

Telefonini… che passione! ........................................................................ 247<br />

Selfiemania .................................................................................................... 249


12 SOMMARIO<br />

E D’ALTRE COSE ANCORA<br />

Vivan le donne ............................................................................................. 253<br />

Maria mater gratiae .................................................................................... 257<br />

Lo sciopero della mortadella .................................................................... 260<br />

Dalla liretta vecchia cara all’euro ........................................................... 264<br />

Gli ultimi Vespucci ..................................................................................... 267<br />

Il valore di un luogo – La Sala d’Armi del Castello .......................... 269<br />

Visite, Visitazioni, Storie .......................................................................... 275<br />

Ave Maria ...................................................................................................... 279<br />

COSE RIMATE<br />

L’ Accademia de’ Volgari .......................................................................... 283<br />

Coronavirus .................................................................................................. 291<br />

Dantesca ......................................................................................................... 292<br />

Un vecchio amico ........................................................................................ 293<br />

Armonie ......................................................................................................... 294<br />

Desiderio ........................................................................................................ 295<br />

La quercia ....................................................................................................... 297<br />

Attesa ............................................................................................................... 298<br />

Speranza ......................................................................................................... 299<br />

Tramonto ....................................................................................................... 300<br />

E Dopo ? ......................................................................................................... 302<br />

* * *


SOMMARIO<br />

13<br />

I LIBRI DI MIRIAM SERNI CASALINI<br />

La triste storia della Mucca pazza.<br />

Vissuta con amaro-ironica allegria nell’Antica Macelleria<br />

di Dario Cecchini a Panzano in Chianti .............................................. 305<br />

Cuore di luce. .................................................................................................... 306<br />

Il Buglione.<br />

Ricordi, proverbi, racconti, versi e mangiari<br />

del focolare toscano...................................................................................... 307<br />

Dal tetto al pagliaio.<br />

Bricciche del vecchio Chianti .................................................................. 308<br />

La noce a tre canti.<br />

Strade di città, viottole di campagna ..................................................... 309<br />

Te ne rammenti come eravamo ?<br />

Si giocava per la strada – Si scriveva con la penna ............................ 310


XXX 15<br />

C O S E<br />

DI UNA VOLTA


16<br />

COSE DI UNA VOLTA


17<br />

COSE… DEL TEMPO CHE FU<br />

Ormai i lettori sanno che vado per ricordi. Mi basta un verso, un motivo<br />

musicale, una notizia giornalistica a suscitar memorie.<br />

Non sono né una poetessa né una scrittrice, racconto ‘storie’.<br />

Guardo la televisione, la copiosa pubblicità ai prodotti che rendono<br />

i capelli femminili vaporosi ed ondeggianti come cascate di seta; essi mi<br />

ricordano donne che li lavavano con sapone di Marsiglia o magari con<br />

ranno di cenere. Ranno di cenere, lo stesso usato dalle gentildonne fiorentine<br />

del Rinascimento che, complici i pittori come il Botticelli con le<br />

loro Primavere, Veneri e Madonne, avevano portato in auge la moda del<br />

‘biondo’. Siccome nelle donne fiorentine prevale il castano, per imbiondirsi<br />

le dame avevano inventato le ‘solane’: cappelli di paglia dalle larghe<br />

tese ai quali veniva tolto il cocuzzolo; dal buco, stesi sulla tesa, i capelli<br />

bagnati con ranno di cenere, costoro si mettevano sedute sulle altane sotto<br />

l’azione del sole, ripetendo più volte la bagnatura. Imbiondivano? Pare<br />

che qualche riflesso ossigenante lo ottenessero, visto che la faccenda era<br />

largamente praticata.<br />

Le donne di un tempo non necessitavano di parrucchiere, infatti nel<br />

mio paese fin verso gli anni ’60 non ce n’erano. Per i lunghi capelli acconciati<br />

a treccia, a crocchia, a cercine, non servivano. Al bisogno forbici,<br />

anche ai ragazzini tagli fatti in casa, magari con una pentola in testa, per<br />

seguire la giusta scalatura! Per qualche arricciatura vanesia ferri scaldati<br />

al fuoco. C’erano invece tre saloni per uomo, aperti solo un paio di sere<br />

a settimana. Pareggiare baffi e favoriti, radere barbe e tagliare capelli era<br />

necessario. C’era un detto al maschile: “lungo capello, corto cervello”.<br />

Il compito spettava ai tre ‘barbitonsori’ che praticavano la bisogna a<br />

tempo avanzato. Quegli improvvisati ‘figaro’ erano braccianti o boscaioli,<br />

alla faccia della mano leggera! La moda dei capelloni arrivò dopo, e<br />

fecero scalpore i Beatles.<br />

In città, udite, udite. La prima permanente di mia madre: capelli arrotolati<br />

su bigodini collegati tra loro da tubicini di gomma dove passava<br />

il vapore acqueo che avrebbe confermato l’arricciatura ‘permanente’, appunto.<br />

Poi, via i tubicini, fu la volta di certe pinze calde, pesantissime,


18<br />

COSE DI UNA VOLTA<br />

le teste sormontate da un enorme elmo guerriero! Viva gli attuali prodotti<br />

chimici, per arricciare e per lisciare, perché ora vanno di moda gli<br />

‘spaghetti’. Diceva mia nonna: “Chi bello vuole apparire, un po’ deve<br />

soffrire”.<br />

Altra pubblicità TV che suscita ricordi: quella del prodotto che allevia<br />

i bruciori di stomaco, pompieri che con idranti gettano una sostanza<br />

bianca risanante.<br />

La nonna Ida, che non era la mia nonna, ma che tutti chiamavano<br />

così, era una bella vecchia saggia esperta di medicamenti empirici. Ho<br />

parlato di lei e dei suoi rimedi in altri miei libri. Il suo medicamento per<br />

i bruciori di stomaco consisteva in una chiara d’uovo, sbattuta fermissima,<br />

una spuma dura da sorbire a cucchiaiate. Diceva: “Portate pazienza,<br />

è sciapita e sa di sciliato (come saliva), ma fa come una calcina alle pareti<br />

dello stomaco, rinfresca, e dopo due o tre volte vi sentirete riavere.” Oh<br />

non somiglia a quel getto della pubblicità?<br />

Come ho già detto, la cultura contadina è ricca di medicamenti ricavati<br />

da piante, foglie, radici, erbe, terre e cere. In ogni paese c’erano<br />

donne guaritrici, rari gli uomini, che conoscevano e somministravano<br />

questi lenti ma efficaci rimedi. Donne spesso capaci di ‘segnare’ orzaioli,<br />

resipole, ragadi, e massimamente i bachi nel pancino dei bambini, i fastidiosi<br />

‘ossiuri’. Le segnature erano sempre accompagnate da devozioni in<br />

rima, a Gesù, Giuseppe, Maria e al santo specifico.<br />

Ma questo è argomento vasto di cui abbiamo già trattato più sopra.<br />

Stornelli, ma fuori tema<br />

Sotto la mia finestra c’è la menta,<br />

vieni morino a sentì l’odore.<br />

Se t’ho lasciato t’ha d’aver pazienza,<br />

unnò più voglia di fare all’amore.<br />

Quando ti presi, amor, gl’era di notte<br />

le tue bellezze non le vidi tutte,<br />

vidi le cose belle e non le brutte,<br />

’un vidi che t’avei le gambe torte.


19<br />

NOMI DI BATTESIMO<br />

Leggo sempre con piacere e divertimento la rubrica di Stefano Cecchi,<br />

“Buongiorno Nazione”, sul mio quotidiano fiorentino. Mi ritrovo nei<br />

suoi commenti e li condivido. Anche lui non più ‘dell’erba d’oggi’, ma<br />

assai più giovane di me, si esprime con saggezza e arguzia, talvolta mi<br />

fornisce anche argomenti per la mia rubrichetta settimanale.<br />

La scorsa settimana riferiva di una notizia da Mosca. La Duma russa<br />

sta studiando una legge per vietare ai genitori russi di imporre nomi<br />

strani ai propri figli. Divertentissimo. Sarebbe un sollievo evitare che una<br />

bimba si porti dietro per una vita il nome di Skiler Eva (Canalis), un bimbo,<br />

Nathan Falco (Briatore), Oceano (Elkan), o altri nomi ‘bischeri’, come<br />

il Cecchi già li definiva in altri articoli di anni fa.<br />

È passata l’epoca delle Samantha, delle Deborah, delle Suellen, dei<br />

Jeiar e degli Yuri. Sono tornati di moda i bei nomi antichi: Giulia, Carolina,<br />

Caterina, Emma, Ginevra, Veronica, Giacomo, Riccardo, Giovanni.<br />

Quando nelle famiglie di un tempo nascevano tanti figli, mancava la<br />

fantasia. I bambini erano spesso battezzati col nome del santo del giorno<br />

e disgrazia se toccava a Cunegonda o a Frumezio. Spesso se la cavavano<br />

con i numeri. Ho una mia vecchia poesia in tema:<br />

Scorza di quercia<br />

Scorza di quercia le mani.<br />

Misuravan la vita con gli eventi,<br />

numeravano i figli al Sacro Fonte.<br />

‘Fu quell’anno che la grandine mitragliò la vigna’.<br />

‘Quel gruppo infame ci portò via Primetta’.<br />

‘Si mieteva quando nacque Ottavio<br />

e Terzo era partito per il fronte’.<br />

In un bicchier di vino, poppa de’ vecchi<br />

s’intingono i ricordi.


NOMI DI BATTESIMO<br />

21<br />

Mio nonno aveva inspiegabilmente due nomi, Ottavio all’anagrafe, Silvio<br />

al Fonte, mentre il nonno di mia nuora si chiamava Armando, così<br />

come un suo fratello! Dimenticanza? Contavano le braccia mica i nomi.<br />

Al tempo degli infelici neonati lasciati nella ‘ruota’ degli innocenti,<br />

molto spesso il cognome restava Innocenti, Degl’Innocenti, Esposti, Degli<br />

Esposti, che da secoli sono normalissimi cognomi ricorrenti e non richiamano<br />

certo alla mente la ruota, ma capitava anche che qualche incaricato<br />

all’anagrafe appioppasse loro nomi e cognomi dispregiativi. Di questi<br />

sprezzanti impiegati a pagamento ne parla a più riprese anche Andrea<br />

Camilleri. Bella carità cristiana!<br />

C’erano nomi mal sopportati, in particolare dalle ragazze, dati in<br />

memoria di parenti defunti, o nomi dati in onore della Madonna, come<br />

Maria Annunziata, Maria Carmela, Maria Assunta, che diventavano<br />

Nonzia, Carmelina, Assunta, Ciata, e via discorrendo.<br />

Io sono sempre stata contenta del mio nome, anche se spesso alterato.<br />

Il nonno e la nonna mi chiamavano Miriana, figurarsi se un fiorentino<br />

termina con un finale in emme. La mia maestra delle elementari invece<br />

abbondava, per lei ero Miriamme, per i più Miria. E la scampai bella;<br />

mia madre, dopo aver letto un libro rosa, voleva chiamarmi Magalì,<br />

come l’eroina francese del romanzo. Fu merito del frate cappuccino che in<br />

Maternità passava subito a battezzare i neonati, se non fui chiamata così.<br />

Costui, indignato da Magalì, affermò perentorio che “manco a un cane<br />

si mette questo nome”. La mamma, lì per lì mortificata, raccontava poi<br />

divertita che intervenne un medico a suggerirle il nome, e che fu preso a<br />

sfottò dai colleghi per presunti trascorsi amori orientali.<br />

Gian Luigi Beccaria ha scritto anni fa un ponderoso libro édito da<br />

Einaudi, I nomi del mondo, lo acquistai subito, ma in quel saggio mi ci persi.<br />

Lo riprenderò in mano.<br />

Non mi perdo invece nei nomi fiorentini del ’300. Belli nella definizione<br />

originale, ancor di più in certe forme ridotte del parlar toscano.<br />

Dante, che deriva da Durante, Lapo da Jacopo cioè Giacomo, Vieri da<br />

Oliviero, Neri da Ranieri, Corso da Bonaccorso, Duccio da Ubaldo-<br />

Balduccio, e così avanti a iosa. Per le bambine, Tessa deriva da Contessa<br />

dato in onore di Matilde di Toscana, Bella da Gabriella, Lapa da Giacoma,<br />

Tea da Dorotea e via dicendo. Di troncamenti, elisioni, peggiorativi, che


22<br />

COSE DI UNA VOLTA<br />

poi diventano soprannomi, mi sono divertita a farne un elenco lunghissimo.<br />

Ecco, ora, i bei nomi degli amici di Dante, Piccarda, Forese, Corso,<br />

Folco, della madre Gemma, di Beatrice che dà beatitudine e Lucia portatrice<br />

di luce, le due donne che accompagnano il poeta nel viaggio verso<br />

l’Empireo.<br />

Interessante la ricerca dell’origine che spesso m’intriga: longobarda,<br />

latina, greca, orientale, non sempre facile. Un esempio. Sappiamo che la<br />

madre di san Francesco, Monna Pica, era francese. Il ricco mercante assisano<br />

Pietro Bernardone commerciava in Francia con le sue stoffe. Anche<br />

quando nacque, il figlio era colà, il bambino fu battezzato Giovanni, ma<br />

al rientro il padre volle chiamarlo Francesco, in onore della terra di Francia<br />

che gli aveva dato la moglie e contribuito alla ricchezza.<br />

Monna sta per madonna, ossia signora, ma Pica? Non ho riscontri,<br />

ma mi piace pensare un diminutivo di Piccarda, da Piccardia, sua terra di<br />

Francia. Forse sbaglio. Qualcuno lo sa?

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