‘o per’ ‘e palummo
racconta Patrick Fioramonti. E quando negli anni ’70 questi “vinoni da tavola” non servirono più(erano anche poco remunerati), il declino fu irreversibile, e gli ettari vitati scesero da 30.000 a10.000. Curioso il dato sull’acquisto di zucchero, 50.000 quintali nel 1960, 170.000 nel 1971. Forsepiaceva il caffè molto zuccherato?Per rinascere bisognava prevedere una scelta qualitativa, non una viticoltura speculativa, quindivalorizzare i vitigni locali, rimodulare e ristrutturare i vigneti e le cantine, recuperare l’identitàterreno-vitigno, per riallacciare il vino còrso a quella storicità che il cartografo Ignazio Danti avevadescritto così: “… et ses vins, generosissimi, que les princes tiennent en l’estime la plus haute”.La Corsica ha tutte le potenzialità per produrre vini fortemente caratterizzati, dall’unicitàorganolettica che li distanzia dalle vicine isole e dalle fasce costiere del continente. È una terramolto montagnosa: su 8.722 km 2 di superficie sono venti le montagne oltre i 2000 metri di altezza,quasi lo stesso numero della Sicilia, che è grande il triplo. È l’isola delle mille vallate, ma le zonemigliori per la vite non sono i pendii scoscesi prossimi alle montagne (il vigneto più alto è a 500metri, al di sopra il clima è inospitale per la vite), bensì le colline, i pianalti e le pianure vicine almare, dove clima di montagna e marino si fondono, generando una proporzionata mescolanzanell’escursione termica.Nel complesso il clima è mediterraneo, con specificità in parte correlate alla latitudine, al mare eai monti. Nelle aree costiere e in quelle appena nell’entroterra si concentra la maggior parte delleviti. La combinazione originata dalla brezza marina di giorno e da quelle di terra durante la notte,nell’insinuarsi tra vallate e sbocchi sulla costa, origina preziosi scrigni microclimatici in cui i vitignisi differenziano anche tra vigna e vigna. L’assenza di picchi nella temperatura, in alto e in basso,favorisce un allungamento del tempo di maturazione ed evita alle uve di scottarsi al calore delsole. Le estati sono calde e secche, e tra i venti, che soffiano anche per 347 giorni l’anno, come aCape Corse, il libeccio è quello che disturba maggiormente. Le vigne hanno dunque bisogno diesser protette.La disposizione degli areali vitati nell’isola può essere divisa in quattro ampi settori geologici, moltosimili a quelli della Provenza.Nella parte orientale troviamo suoli argillosi e siliceo-argillosi, colline e piccoli altopiani formatisicon depositi alluvionali dell’era terziaria. Le vigne sono in grado di produrre vini mediamentestrutturati, che si equilibrano con una certa velocità, evidenziando una personalità gustativa inclinealla morbidezza e profumi orientati verso note floreali.Sempre a est, nell’areale chiamato Corsica alpina, sono presenti suoli con diverse varietà di scistiabbinate a carbonato di calcio. Da Cap Corse l’area s’incunea internamente, con maggior presenzadi scisti, scende ad Aleria e si spinge fino a Ghisonaccia, dove le colline e i pianori hanno suolialluvionali con calcare, marne e sabbie. Dai vigneti di questa zona non è frequente ottenere viniben strutturati e grintosi in tannino e/o acidità.A occidente, la cosiddetta Corsica antica ha suolo tutto granitico (ottimo per il vitigno sciaccarello)23