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Vitae 32 - Marzo 2022

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racconta Patrick Fioramonti. E quando negli anni ’70 questi “vinoni da tavola” non servirono più

(erano anche poco remunerati), il declino fu irreversibile, e gli ettari vitati scesero da 30.000 a

10.000. Curioso il dato sull’acquisto di zucchero, 50.000 quintali nel 1960, 170.000 nel 1971. Forse

piaceva il caffè molto zuccherato?

Per rinascere bisognava prevedere una scelta qualitativa, non una viticoltura speculativa, quindi

valorizzare i vitigni locali, rimodulare e ristrutturare i vigneti e le cantine, recuperare l’identità

terreno-vitigno, per riallacciare il vino còrso a quella storicità che il cartografo Ignazio Danti aveva

descritto così: “… et ses vins, generosissimi, que les princes tiennent en l’estime la plus haute”.

La Corsica ha tutte le potenzialità per produrre vini fortemente caratterizzati, dall’unicità

organolettica che li distanzia dalle vicine isole e dalle fasce costiere del continente. È una terra

molto montagnosa: su 8.722 km 2 di superficie sono venti le montagne oltre i 2000 metri di altezza,

quasi lo stesso numero della Sicilia, che è grande il triplo. È l’isola delle mille vallate, ma le zone

migliori per la vite non sono i pendii scoscesi prossimi alle montagne (il vigneto più alto è a 500

metri, al di sopra il clima è inospitale per la vite), bensì le colline, i pianalti e le pianure vicine al

mare, dove clima di montagna e marino si fondono, generando una proporzionata mescolanza

nell’escursione termica.

Nel complesso il clima è mediterraneo, con specificità in parte correlate alla latitudine, al mare e

ai monti. Nelle aree costiere e in quelle appena nell’entroterra si concentra la maggior parte delle

viti. La combinazione originata dalla brezza marina di giorno e da quelle di terra durante la notte,

nell’insinuarsi tra vallate e sbocchi sulla costa, origina preziosi scrigni microclimatici in cui i vitigni

si differenziano anche tra vigna e vigna. L’assenza di picchi nella temperatura, in alto e in basso,

favorisce un allungamento del tempo di maturazione ed evita alle uve di scottarsi al calore del

sole. Le estati sono calde e secche, e tra i venti, che soffiano anche per 347 giorni l’anno, come a

Cape Corse, il libeccio è quello che disturba maggiormente. Le vigne hanno dunque bisogno di

esser protette.

La disposizione degli areali vitati nell’isola può essere divisa in quattro ampi settori geologici, molto

simili a quelli della Provenza.

Nella parte orientale troviamo suoli argillosi e siliceo-argillosi, colline e piccoli altopiani formatisi

con depositi alluvionali dell’era terziaria. Le vigne sono in grado di produrre vini mediamente

strutturati, che si equilibrano con una certa velocità, evidenziando una personalità gustativa incline

alla morbidezza e profumi orientati verso note floreali.

Sempre a est, nell’areale chiamato Corsica alpina, sono presenti suoli con diverse varietà di scisti

abbinate a carbonato di calcio. Da Cap Corse l’area s’incunea internamente, con maggior presenza

di scisti, scende ad Aleria e si spinge fino a Ghisonaccia, dove le colline e i pianori hanno suoli

alluvionali con calcare, marne e sabbie. Dai vigneti di questa zona non è frequente ottenere vini

ben strutturati e grintosi in tannino e/o acidità.

A occidente, la cosiddetta Corsica antica ha suolo tutto granitico (ottimo per il vitigno sciaccarello)

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