Maggio 2022
MOTO MORINI
Pagine a cura di Fausto Piombo
La storia della Moto Morini
inizia nel 1937 quando Alfonso
Morini decide, con
ben tre lustri di esperienza alle
spalle, di aprire la sua azienda per
la costruzione di motocarri che il
mercato del momento richiedeva
in virtù di svariate agevolazioni
fiscali e burocratiche dedicate,
in quel periodo, a questa categoria
di veicoli e per il loro prezzo
d’acquisto decisamente inferiore
rispetto a quello degli autocarri.
Per la prima moto realizzata da
Morini si deve attendere la fine
del secondo conflitto mondiale
e nel 1946 Alfonso Morini presenta
la sua prima 125 cc con
motore a due tempi con la quale
ottiene subito un buon successo
e nel breve periodo anche le prime
soddisfazioni in campo agonistico.
L’evoluzione delle Moto
Morini vide svariati modelli stradali,
tutti con ottime prestazioni
che premiarono il costruttore
con tanti successi nelle competizioni,
ma per vedere la prima
moto da fuoristrada a marchio
Moto Morini si dovette attendere
il 1962 quando fu realizzato il
primo modello da regolarità, un
125 derivato dal modello stradale
la cui evoluzione nel 1965
portò al primo Corsaro con le
ruote tassellate che già nell’anno
successivo ottenne brillanti risultati
in prove importanti come la
Valli Bergamasche e la Sei Giorni
di Svezia. Nel corso del 1966 la
gamma viene implementata con
la nuova motorizzazione da 150
cc a cui faranno seguito l’anno
successivo le nuove 100 e 175 cc
con cui piloti del calibro di Collina,
Gritti e Dossena ottennero la
vittoria nel campionato italiano
nelle tre categorie. Le numerose
vittorie ed i risultati di grande
soddisfazione continueranno a
premiare il prestigioso costruttore
italiano e altri nomi importanti
nel panorama regolaristico come
Signorelli e Oldrati si cimentarono
nelle gare nazionali ed internazionali
alla guida delle vincenti
Moto Morini.
Negli anni successivi non si ebbe
la stessa crescita dei mezzi fuoristrada
in quanto l’azienda si
impegnò particolarmente nella
produzione di moto stradali.
Moto Morini regolarità, immagine da video “l’inchiostro fresco”
su gara Campionato Italiano Regolarità Epoca di Vesime - aprile 2019
Al termine del 1986 la Moto Morini
venne acquisita dalla Cagiva,
già proprietaria della Ducati,
e l’attività registrò un periodo ricco
di entusiasmo e nuovi progetti
che durerà fino al 1999, anno in
cui il marchio viene acquistato
dalla Motori Franco Morini ed
entro pochi anni viene costituita
la Moto Morini SpA e nel 2005
vedono la luce diversi nuovi modelli
tra i quali un nuovissimo
Corsaro dotato di un moderno
telaio in tubi a traliccio allestito
con un motore da 1200 cc e ben
140 cv di potenza mentre nel
2077 viene presentato sul mercato
il modello Scrambler sempre
con motore 1200 cc ed una maxienduro,
sempre da 1200 cc, denominata
Granpasso.
Purtroppo nel 2010 la Moto Morini
SpA attraversa un periodo di
crisi che la porta al fallimento
e alla sua acquisizione
nel 2011 da parte
di due aziende italiane
che riprendono la produzione
l’anno seguente
per trasferirsi nel 2013 in
provincia di Pavia.
Nell’anno 2018 la Moto
Morini SpA viene acquisita
dalla cinese
Zhongneng Vehicle
Group che mantiene la
produzione in Italia ma
con grandi progetti per la
crescita del famoso blasone
italiano.
Giacomo Piombo
La Moto Bimm fu un’azienda toscana
che immeritatamente non
è riuscita ad arrivare al nuovo
millennio perché la sua produzione
risulta ancora oggi degna
di apprezzamento da parte degli
intenditori ed esperti del settore.
La storia del marchio inizia sul finire
degli anni sessanta a Montemurlo,
un piccolo centro all’epoca
in provincia di Firenze, oggi in
provincia di Prato, dove venivano
prodotti ottimi ciclomotori installando
motori Minarelli e componentistica
di alta qualità fornita
da rinomati produttori dell’epoca
su telai e meccanica di propria
progettazione. In quell’inizio di
attività la Moto Bimm collaborò
con la fiorentina Moto Gori seguendone
direttamente le omologazioni
dei suoi modelli che
venivano infatti commercializzati
con marchio Gori-Bimm. Questo
connubio fu importante per
entrambi i costruttori che trassero
indubbi vantaggi dai tanti
successi che le moto Gori-Bimm
ottennero sui campi di motocross
di quegli anni.
Negli anni settanta, in seguito
all’abbandono della società da
parte di uno dei soci, che diede
vita alla AIM che diverrà in
MOTO BIMM
fretta famosa nel panorama del
motocross, la Moto Bimm cambiò
nome e divenne BIMOTOR
(logo scritto in rosso a carattere
stampatello) diventando definitivamente
nel 1973 Bimotor
industria ciclomotori, ma va sottolineato
che queste variazioni
Moto Bimm 50 cc cross competizione
Fonte “www.mondo50cc.forumfree.it”
del nome aziendale non influirono
con il logo con cui venivano
marchiate i ciclomotori immessi
in commercio che rimase sempre
Moto Bimm.
Raggiunto l’apice produttivo nel
1976 con ben ventimila ciclomo-
Moto Bimm pubblicità dell’epoca - Fonte Web
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l’inchiostro fresco
Maggio 2022
dal 1964
tori costruiti la Moto Bimm revisionò
il marchio con una grafica
più moderna e nel 1978 conquisto
il suo ultimo campionato italiano
di motocross nella classe 50 cc.
Gli anni ottanta videro da parte
dell’azienda un notevole impegno
in termini di investimenti
ed innovazione delle tecnologie
legate alla produzione cercando
di assecondare le nuove richieste
del mercato, ma putroppo nonostante
la competenza, la qualità
e tutti i valori racchiusi dallo
storico marchio italiano anche
la Bimotor dovette arrendersi
ad un mercato in cui la concorrenza
dei grandi gruppi industriali,
soprattutto stranieri, si
faceva sempre più schiacciante
decretando nel 1985 la chiusura
definitiva degli stabilimenti.
Giacomo Piombo
Pagine a cura di
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MOTO GUZZI
La Moto Guzzi ebbe i natali a Genova
da un’idea inseguita da tre
aviatori, Carlo Guzzi, Giorgio Parodi
e Giovanni Ravelli, durante
la Grande Guerra, dei quali i due
sopravvissuti agli eventi bellici,
Carlo Guzzi e Giorgio Parodi, si
unirono per realizzare quel sogno
comune: dare vita ad ana motocicletta
con la quale conquistare il
cuore degli italiani. Appena nata
la Guzzi venne identificata con
un marchio romboidale all’interno
del quale era racchiusa la sigla
GP, iniziali di Guzzi e Parodi, solo
successivamente i due soci scelsero
quale emblema un’aquila in
volo, dedicando il nuovo marchio
al loro grande amico Giovanni Ravelli
che li lasciò durante la guerra
precipitando con l’aeroplano durante
un volo di collaudo.
La sede della Moto Guzzi sorse a
Mandello del Lario ed i suoi stabilimenti
furono da subito all’avanguardia,
tant’è vero che già
all’inizio degli anni cinquanta i
tecnici Guzzi potevano usufruire
di una galleria del vento così
moderna da essere in funzione
ancora oggi. I progettisti della
prestigiosa casa motociclistica
italiana crearono sul finire degli
anni sessanta quello che sarà uno
dei tanti orgogli della tradizione
meccanica nazionale, il motore
bicilindrico a V di 90°, da cui ebbero
origine i mitici modelli della
serie V. Infatti quel motore nasce
proprio nel corso del primo lustro
degli anni sessanta e da quel
momento diverrà unitamente
all’aquila il vessillo della moderna
Moto Guzzi, un propulsore
che ha fatto da colonna portante a
modelli mitici come la Guzzi V7,
la V7 Special e la Guzzi V7 Sport.
Le caratteristiche salienti ed universalmente
riconosciute a questo
motore italiano sono da sempre
l’affidabilità e la stabilità di cui la
motocicletta può beneficiare durante
la marcia a tutto vantaggio
del comfort di guida per il conducente.
Queste moto impareggiabili
ottennero meritato successo
anche al di là dell’Oceano, conquistando
il mercato americano dove
il Dipartimento di Polizia di Los
Angeles scelse le moto italiane di
Mandello del Lario quale dotazione
al reparto motociclistico.
La storia della Moto Guzzi
non può certo essere trattata
come meriterebbe all’interno di
GUZZI CROSS 50 cc1973 - Fonte Web
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l’inchiostro fresco
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Fausto Piombo
questo sintetico inserto che dovrebbe
raccontare invece di quale
fu il suo impegno nel fuoristrada,
settore al quale la casa dell’aquila
non rivolse direttamente mai
il suo interesse se non marginalmente.
Negli anni settanta,
precisamente nel 1972, dopo il
precedente esordio con il Dingo
50 cross, presento un modello
denominato Cross 50 che aveva
ottime caratteristiche estetiche e
strutturali ma non convinse sotto
il profilo dell’impostazione decisamente
poco performante. Il
motore era di produzione Guzzi,
robusto e ben dimensionato, realizzato
con materiali di ottima
qualità, la marmitta spiccava su
tutto il resto in quanto si trattava
di una bella realizzazione che
passava nella parte inferiore del
telaio senza creare problemi di
esposizione agli urti e alla posizione
del pilota in sella alla motocicletta.
Successivamente, verso la
fine degli anni settanta l’azienda
propose una versione regolarità
con il probabile intento di contrastare
la presenza sul mercato
della Fantic Motor che con il mitico
Caballero dominava la scena,
Il nuovo 50 regolarità era apprezzabile
sia sotto il profilo meccanico
sia sotto quello estetico e
dell’equipaggiamento di serie ma
non si riscontrò mai da parte del
costruttore un impegno motivato
nel settore e ciò fu il motivo per
qui questo prodotto non conobbe
mai uno sviluppo adeguato e tale
da portare il marchio dell’aquila
ad occupare le classifiche nelle
competizioni fuoristradistiche
degli anni 70 e 80. Oggi la Moto
Guzzi è tornata a mostrare interesse
al settore dell’entrofuoristrada
con uno scrambler molto
accattivante e un enduro di grossa
cilindrata apprezzabile per un
utilizzo mototuristico e di fuoristrada
non agonistico.
Fausto Piombo
La Motobi fu fondata a Pesaro
dall’ing. Giuseppe Benelli nel
1948 e dopo un primo periodo
dedicato alla produzione di
una piccola automobile utilitaria
l’impegno della nuova azienda si
concentrò sulle due ruote e creò
un motoveicolo leggero con motore
monocilindrico a due tempi
con cilindrata di soli 98 cc, denominato
balestrino per la singolare
sospensione posteriore costituita
da una piccola balestra collocata
in posizione inferire rispetto al
forcellone.
Nel corso degli anni successivi
la Motobi crebbe costantemente
creando nuovi motori di cilindrate
superiori, ma per
MOTO bi
vedere un modello dedicato al
fuoristrada si dovrà attendere il
1965 quando venne presentato
il Motobi Trial 50 cc. ed il 1972
per trovare i modelli 50 e 125
cross. Il marchio pesarese non dimostrò
mai particolare interesse
per il settore delle ruote artigliate
rivolgendosi principalmente alle
altre richieste del mercato. Dal
2010 al 2014 il marchio Motobi è
stato presente nel motomondiale
Moto2 con moto condotte da
piloti assai conosciuti aggiudicandosi
diverse vittorie ed oggi il
marchio Motobi è ancora distribuito
dalla Benelli sul il mercato
asiatico.
Fausto Piombo
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