Flotte&finanza n. 64 settembre

TANTO PER
COMINCIARE
SUVVIA
Oggi nel nostro mirino i costruttori di automobili, che si sono d’un tratto scoperti
paladini della Terra, dell’ambiente e dell’elettrificazione a tutto spiano.
Ma è una passione che puzza lontano un miglio di opportunismo e di ipocrisia
Una volta le pubblicità delle automobili erano un capolavoro
di creatività. Spaziavano su tutti i temi che potessero
solleticare il driver: la passione, la funzionalità,
l’economicità. Sempre l’unicità. Di quegli stimoli l’unico che
è sopravvissuto è proprio l’unicità.
In una piattezza disarmante tutte le Case ci propongono stereotipi
stantii e irreali, ricordandoci che siamo unici, che ci
eleviamo sopra il branco su strade cittadine futuristiche e a
nostro uso esclusivo, con la colonnina di ricarica che aspetta
solo noi. O percorsi off road proprio dietro casa, giusto per
sgranchirci un po’ sulla nostra supercar elettrica. Un mondo
popolato da bellissime donne e uomini (pallido retaggio del
passato, questo, ma vissuto come valore etereo, impalpabile,
senza alcuna voglia o passione).
Insomma, le pubblicità delle auto rispecchiano perfettamente
il vuoto cosmico e la pochezza propulsiva che contraddistinguono
ormai tutti i costruttori, nessuno escluso, privi di
anima, ceduta al diavolo in cambio dell’immortalità ambientale.
Ecco che tutti si riscoprono in piena sintonia con l’ambiente,
colorato e asettico come una sala operatoria.
Quei marchi che fino a ieri spingevano su valori dichiaratamente
maschili (e che piacevano tanto alle donne) oggi devono
anche barcamenarsi in un anonimato di genere che
non dà appigli.
E così tutti verdi, elettrici, futuristici, perfetti.
A svelare questa vomitevole ipocrisia, che duole soprattutto
a loro, i costruttori di automobili, designer in testa, ecco la
più evidente delle contraddizioni: siamo invasi da automobili
a zero impatto ambientale e a consumo energetico minimo,
peccato che siano quasi sempre SUV e versioni, come recitava
una delle ultime, felici intuizioni pubblicitarie, con il
Viagra. Nel frattempo scompaiono le automobili piccole,
che in un processo di economizzazione dovrebbero essere
invece favorite e promosse. Perché consumano meno (anche
elettriche), perché occupano meno spazio, perché noi tutti
ci spostiamo quasi sempre da soli.
Aiutatemi a capire: SUV e crossover e tutte le altre definizioni
mistificanti, macchine da 1.8-2.0 tons a tutta forza, e Smart
e similari destinate all’estinzione, forse ripescate in extremis
come sharing car? Dove sta la logica?
Non qui, questo è certo. Qui siamo nel regno del populismo
e dell’ipocrisia.
Se almeno i fleet manager e le società di noleggio protestassero,
in linea con un reale desiderio di downsizing…
www.flottefinanzaweb.it
settembre 2022 - Flotte&finanza - 3