WineCouture 9-10/2022
WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.
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NUMERO 9/<strong>10</strong><br />
Anno 3 | Ottobre <strong>2022</strong><br />
Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />
CHAMPAGNE<br />
Perché non è più solo la bottiglia della festa
2<br />
Champagne, la giusta ricarica<br />
Le ansie per il peso della crisi energetica e il bisogno<br />
di andare avanti, di non fermarsi pur nella difficoltà.<br />
È questa la sfida da affrontare, anche per il<br />
settore enoico, in questo inverno che si annuncia<br />
denso di ostacoli da superare. Per riuscire nell’impresa,<br />
la ricetta richiede svariati ingredienti. Ce ne<br />
sono però alcuni a disposizione che, forse, vale la<br />
pena valorizzare. Insieme con le tante produzioni<br />
che fanno breccia tra i consumatori di tutto il mondo,<br />
per gli operatori del settore questo è il periodo<br />
scandito – come dimostra la forza dell’evento rappresentato<br />
da Modena Champagne Experience –<br />
dallo Champagne. Sì, proprio da quelle bollicine<br />
che, nella stagione delle festività, diventano ancor<br />
più icona ed emblema delle ricorrenze (ma non<br />
solo). I consumi di Champagne sono in forte aumento<br />
in Italia, conquistando sempre più appassionati<br />
e adepti. La curiosità iniziale di tanti si è<br />
trasformata in tangibile passione, che si combina<br />
con la voglia di sperimentare, conoscere, scoprire.<br />
Cioè non fermarsi alle etichette più note – che per<br />
altro fungono sempre da traino – ma andare alla<br />
ricerca di quelle Maison e di quei Vigneron “più<br />
piccoli”, ma portatori sani di eccellenze. Il percorso<br />
di crescita che sta accompagnando il mondo<br />
dello Champagne esemplifica un approccio in<br />
termini culturali decisamente nuovo e schiude<br />
(così come per altre eccellenze) la possibilità d’intercettare<br />
un pubblico sempre più variegato, assai<br />
più giovane ad esempio che in passato. E questo<br />
elemento costituisce il viatico migliore per il futuro<br />
e per trovare – almeno in parte – la giusta ricarica<br />
al business.<br />
05 Visioni. Lo Champagne è “tricolore” grazie<br />
ad Alberto Massucco<br />
06 On Air. Laurent-Perrier tra vendemmia,<br />
Grand Siècle e futuro dello Champagne<br />
09 Protagonisti. Prémiere, gli specialisti delle<br />
bollicine<br />
SOMMARIO<br />
13 Giramondo. Arriva Collection Vintage 2012<br />
Brut, nuovo millesimato Nicolas Feuillatte<br />
18 Trade. L’analisi QBerg con trend e numeri<br />
delle bollicine in Gdo e Online<br />
21 Collection. I grandi Champagne in<br />
passerella, tra scoperte e nuove uscite<br />
WINECOUTURE - winecouture.it<br />
Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />
Direttore editoriale Luca Figini<br />
Cover editor Alice Realini<br />
Coordinamento Matteo Borré<br />
Marketing & Operations Roberta Rancati<br />
Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello<br />
(founder Topchampagne), Irene Forni<br />
Art direction Inventium s.r.l.<br />
Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />
Sociale Onlus (Novara)<br />
Editore Nelson Srl<br />
Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />
Telefono 02.84076127<br />
info@nelsonsrl.com<br />
www.nelsonsrl.com<br />
Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />
del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />
Iscrizione ROC n° 33940 del 12 Febbraio 2020<br />
Periodico bimestrale<br />
Anno 3 - Numero 9-<strong>10</strong> - Ottobre <strong>2022</strong><br />
Abbonamento Italia per 6 numeri: Euro 30,00<br />
L’editore garantisce la massima riservatezza<br />
dei dati personali in suo possesso.<br />
Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />
abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />
commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />
n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />
o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />
Nelson Srl<br />
Responsabile dati Riccardo Colletti<br />
Viale Murillo, 3<br />
20149 Milano
4<br />
R<br />
iposare la mente, staccare dalla routine, vivere a contatto con la natura e allo stesso<br />
tempo fare una bellissima esperienza di gruppo. No, non è lo spot di una vacanza<br />
in crociera nel Mediterraneo, ma la sintesi di una settimana in vendemmia in<br />
Champagne. Strano ma vero, fare fatica piegati otto ore sulla schiena per<br />
raccogliere l’uva ti concilia con il mondo, o almeno questo è quello<br />
che abbiamo provato in una decina di italiani andando a lavorare<br />
come braccianti per un piccolo vigneron di Verzenay, Jacques<br />
Rousseaux, a inizio settembre. La vita ripetitiva scandita dagli<br />
orari della vigna è tremendamente affasciante. Un’esperienza<br />
da fare almeno una volta nel corso dell’esistenza. Fosse anche<br />
solo per capire l’importanza della vendemmia per chi il vino<br />
lo produce e bevendo uno Champagne poter dire: io c’ero, ho<br />
contribuito – seppur in minima parte – alla sua realizzazione.<br />
Una sensazione che ti fa venire voglia di tornarci l’anno successivo.<br />
Anche perché quella di quest’anno è stata davvero una vendemmia<br />
da ricordare. “È sicuramente una delle annate più belle di sempre”, ha<br />
continuato a ripetere Celine Rousseaux durante tutto il periodo della raccolta.<br />
Grappoli perfetti, tanta uva, zero malattie, maturazione dell’acino equilibrata: ecco<br />
i fattori che hanno caratterizzato questa vendemmia.<br />
Proprio come ha confermato anche il Comité Champagne, che parla di una raccolta<br />
<strong>2022</strong> che si presenta come un’annata perfetta per la Champagne, con volumi<br />
significativi, una stagione viticola intensa ma serena e uno stato sanitario ottimo. E<br />
tanto i Vigneron quanto le Maison si sono dichiarati entusiasti di questa magnifica<br />
vendemmia. I mosti lasciano presagire già un’ottima qualità, il livello medio di alcol<br />
potenziale è superiore a <strong>10</strong>% Vol. e l’acidità è buona. Per quanto riguarda le quantità,<br />
poi, pur essendo piuttosto eterogenee a seconda dei settori, hanno permesso a<br />
ciascuno di raggiungere la resa commerciabile, fissata per l’anno a 12.000 kg/ha.<br />
Un vero toccasana per far ritrovare adeguati livelli in cantina ai vin de réserve.<br />
È proprio il presidente dei Vigneron, Maxime Toubart, a rallegrarsi del fatto che<br />
“grazie a una vendemmia abbondante e di qualità e con il consenso eccezionale<br />
dell’Inao, i viticoltori hanno potuto ricostituire la loro riserva interprofessionale,<br />
che era stata ampiamente utilizzata l’anno scorso per<br />
compensare le perdite della campagna 2021”. A fargli eco è David<br />
Chatillon, presidente delle Maison: “La vendemmia <strong>2022</strong> è<br />
provvidenziale”, spiega con soddisfazione, facendo notare che<br />
“la domanda del mercato è forte, con un +9% a fine agosto rispetto<br />
all’anno scorso, dopo una già notevole annata 2021″.<br />
C’è ottimismo per il futuro, nonostante un contesto economico<br />
incerto. E questa si annuncia come una vera e propria<br />
vendemmia di rinascita per le bollicine più amate e conosciute<br />
al mondo. “Rien sans peine”, niente giunge senza fatica: così<br />
era scritto sul tappo di una bottiglia bevuta in compagnia un<br />
giorno con gli amici. E la raccolta delle uve cui abbiamo partecipato<br />
quest’anno in Champagne lo conferma. Ma a fine giornata e negli anni<br />
che verranno, la soddisfazione di essere stati parte attiva di quella che potrebbe<br />
rivelarsi una annata perfetta, renderà anche la grande fatica dei giorni della vendemmia<br />
il più dolce dei ricordi. Santé!<br />
DI FRANCESCA MORTARO<br />
PRIMO PIANO<br />
Cronaca di una vendemmia<br />
da ricordare<br />
Si annuncia un’annata perfetta per la Champagne, una raccolta<br />
che abbiamo vissuto in prima persona
5<br />
Photo: Luisa Romussi<br />
Lo Champagne<br />
è “tricolore”<br />
Con AMC 00 e AMC 02, Alberto Massucco scrive un nuovo capitolo<br />
nella storia della bollicina francese<br />
VISIONI<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Da oggi, per bere italiano si può anche ordinare Champagne. No, non abbiamo<br />
bisogno di ripassare la geografia o consumato un calice di troppo. Il<br />
merito della novità è dell’istrionico Alberto Massucco, unico nostro connazionale<br />
con vigne di proprietà nella celebre regione delle bollicine per<br />
eccellenza, che in questo <strong>2022</strong> ha fatto debuttare la prima cuvée “tricolore”.<br />
Il “suo” Champagne, in tutto e per tutto: registrato ufficialmente Oltralpe, ha esordito in<br />
versione “base” e nelle varianti di dosaggio Nature e Extra Brut. Una creazione all’origine<br />
di quella che è una vera e propria linea Alberto Massucco Champagne, che arriverà a contare<br />
una produzione complessiva di 30mila bottiglie con le diverse etichette che la comporranno<br />
e che nasce nel 2018 dall’amicizia trasformatasi in collaborazione con Erick De<br />
Sousa, uno dei Vigneron di punta in terra di Champagne. “Da oggi, si parte ufficialmente<br />
con la distribuzione di quello che è stato, sin da quando ho iniziato questa avventura, il mio<br />
sogno”, spiega Alberto Massucco. “AMC 00, 50% Chardonnay, 30% Pinot Noir, 20% Meunier,<br />
Nature, è uno Champagne che esprime le note floreali e una decisa persistenza, ma<br />
soprattutto va oltre, raccontando la passione, l’energia e determinazione di chi ha lavorato<br />
a questo progetto”. Ad affiancare AMC 00, Alberto Massucco Champagne propone anche<br />
la versione “dosata”, AMC 02: stessa ricetta, ma dosaggio 2 g/l, come evidenzia anche<br />
l’acronimo. Col loro assaggio, a venire scritta è una nuova pagina di storia. Se le bottiglie<br />
prodotte sono senza dubbio francesi nel corpo e nella struttura, indiscutibilmente italiane<br />
ne sono l’anima e il cuore. AMC 00 e AMC 02 sono Champagne d’indubbio valore,<br />
come abbiamo constatato nel confronto tra etichette con dégorgement marzo <strong>2022</strong>. Due<br />
“base”, che è ingeneroso definire così, di buona complessità. E dove è interessante valutare<br />
come la scelta del dosaggio, seppur lieve, “in linea col gusto italiano”, come precisa<br />
Alberto Massucco, produca un inevitabile effetto all’esordio: col AMC 00 “più pronto” da<br />
bere rispetto a quell’AMC 02 che proprio in questa fine d’anno è destinato a trovare la sua<br />
perfetta “amalgama” dopo aver riposato qualche mese in bottiglia. Una doppia new entry<br />
affiancata da un’altra bollicina che non è, però, direttamente parte della collezione: firmata,<br />
infatti, Jean-Philippe Trousset è cuvée anch’essa all’esordio, Mavi, realizzata per Massucco<br />
e dedicata a Maria Vittoria, la nipotina dell’importatore. Ma le novità non finiscono<br />
qui per l’imprenditore e ora produttore torinese. Tra gli arrivi nella sua gamma, da non<br />
dimenticare è come dalla strepitosa annata 2018 nelle vigne di Cramant, villaggio Grand<br />
Cru della Côte des Blancs, abbia preso forma il millesimato “Mon idée de Cramant”, cuvée<br />
con tiratura limitata a sole 500 bottiglie rigorosamente numerate. Poi, con data di release<br />
fissata a metà novembre, pronta a svelarsi è anche la Cuvée Mirede, omaggio a chi per anni<br />
ha incoraggiato Alberto Massucco a vivere i propri sogni. Infine, a primavera 2023, a fare la<br />
sua comparsa sarà un’ultima importante interpretazione, per cui occorre pazientare ancora<br />
qualche mese: la cuvée Alberto, Millesimato 2018 Alberto Massucco Champagne Grand<br />
Cru, <strong>10</strong>0% Chardonnay. Un nuovo pregiato Blanc de Blancs, a completare la collezione,<br />
già creato per le prime quattro vendemmie 2018, 2019, 2020 e 2021, con la prima annata<br />
in attesa di esordire nel calice. Ma la passione dell’istrionico imprenditore per le bollicine<br />
francesi lo ha portato, nel <strong>2022</strong>, ad allargare gli orizzonti anche nell’altra sua “veste”, che<br />
lo vede indossare gli abiti dell’importatore. Le novità, infatti, non mancano. “Una nuova<br />
etichetta è entrata a far parte della nostra scuderia”, specifica Cinzia Zanellato responsabile<br />
a tutto tondo dell’Alberto Massucco Champagne. “Abbiamo scelto l’azienda Bonnevie<br />
Bocart per offrire ai nostri clienti una gamma più completa, con il Fût de chêne 2008, 50%<br />
Chardonnay e 50% Meunier, Pas Dosè e il Millésime 2012, 65% Chardonnay e 35% Pinot<br />
Noir”. Un’aggiunta al portfolio, che proprio da questo novembre si definisce con la comparsa<br />
del Meunier in purezza del Vigneron della Montagne de Reims, che completa una<br />
proposta che è meticolosa selezione di un’idea precisa di Champagne. “Non potrei mai<br />
proporre uno Champagne in cui non credo”, chiosa Alberto Massucco. “Scelgo solo quello<br />
che incontra il mio gusto. Il mio avvicinamento a un nuovo produttore avviene lentamente,<br />
si sviluppa in un rapporto di conoscenza profonda prima, per poi arrivare a saldarsi<br />
in amicizia. È stato così con Jean Philippe Trousset, con Mathilde di Rochet Bocart, con<br />
Guillame di Gallois-Bouché e adesso con Pierre Bonnevie di Bonnevie-Bocart, senza dimenticare<br />
le magnifiche Fa’ Bulleuses”. Per etichette che raccontano tutte e con perfezione<br />
quello che oggi è il “gusto italiano” in tema Champagne nel Belpaese.
6<br />
Una storia che prende il via nel 1812 a Tours-sur-Marne, all’incrocio<br />
delle tre principali aree della Champagne. E che nel 1887 assume la<br />
sua identità definitiva, dall’unione tra i cognomi dello Chef de Cave<br />
dell’epoca e di sua moglie. Oggi, sono ormai più di due secoli al servizio<br />
dello Champagne da parte di Laurent-Perrier, realtà leggendaria<br />
passata in mano, nel 1939, a Marie-Louise de Nonancourt, che ha poi a sua volta ceduto<br />
il testimone, nel 1948, al figlio più giovane Bernard: una vera leggenda a Reims<br />
e dintorni, capace di trasformare l’azienda in una grande Maison, portandola<br />
rapidamente ad essere il quarto gruppo a volume e valore. Merito<br />
anche del successo di vere icone, come la prestigiosa cuvée numerata<br />
(e non millesimata, questa l’unicità) Grand Siècle, l’Ultra Brut<br />
pioniere nella categoria degli Champagne Nature e la ricercata<br />
Cuvée Rosé, anch’essa innovazione assoluta nel 1968 poiché<br />
ottenuta per macerazione. Nel nostro Paese, è la filiale Laurent-Perrier<br />
Italia, guidata dall’amministratore delegato Luigi<br />
Sangermano, a gestire la distribuzione delle etichette della<br />
storica Maison. E con il suo direttore commerciale, Stefano<br />
Della Porta, abbiamo tirato un bilancio sullo stato dell’arte, tra<br />
vendemmia <strong>2022</strong> da poco in archivio, la novità di Grand Siècle Iterazione<br />
N.20 Les Réserves e gli orizzonti futuri di un brand iconico.<br />
L’attualità impone di partire dalla vendemmia <strong>2022</strong>, annunciata dal<br />
Comité Champagne come un’annata perfetta: qual è il giudizio di Laurent-Perrier<br />
a riguardo?<br />
Per Laurent-Perrier non esiste annata perfetta, quella è riservata solo a Grand Siècle<br />
Iterazione (sorride, ndr). In Champagne, come ovunque, ogni anno ha le sue note<br />
positive e quelle negative, come può essere stata la siccità degli ultimi mesi, ma nel<br />
complesso il giudizio sulla vendemmia <strong>2022</strong> è buono. In particolare, ci lasciamo<br />
alle spalle una raccolta che ha dato quantità e delle uve sane: due fattori attesi per<br />
ripristinare le riserve. Per valutare, poi, la qualità, riporto le parole del nostro Chef<br />
de Cave, che ha riferito di presupposti molto positivi in vista del giudizio più dettagliato<br />
che soltanto i primi assaggi delle basi verso il termine dell’inverno, a fine<br />
febbraio, potranno fornire. Però, ha detto che questa <strong>2022</strong> gli ha ricordato di annate<br />
“complicate” come quest’ultima, ma che poi si sono dimostrate ottime sul lungo periodo.<br />
Restiamo, dunque, in attesa di scoprirne l’evoluzione senza sbilanciarsi troppo<br />
per il momento.<br />
Con una battuta, all’inizio, hai introdotto la peculiarità<br />
del simbolo di Laurent-Perrier, Grand Siècle Iterazione,<br />
che si pone proprio l’obiettivo proprio di ricreare<br />
l’annata perfetta in ogni sua edizione: perché questa<br />
scelta così singolare per una cuvée de prestige?<br />
Grand Siècle è stata la prima cuvée de prestige a nascere nel<br />
secondo dopoguerra. E da sempre la sua filosofia e architettura<br />
è figlia di quella che fu l’impostazione che le diede Bernard de<br />
Nonancourt, la cui esperienza lo aveva portato a comprendere<br />
che sarebbe stato impossibile raggiungere il risultato di un’annata<br />
perfetta solamente affidandosi a quello che la natura può offrire:<br />
come in fondo dimostra il principio stesso dello Champagne, che è vino<br />
d’assemblaggio che mira a valorizzare il meglio di terroir e uve. E proprio questo<br />
punta a essere Grand Siècle: il meglio del meglio. Parlando di Grand Siècle Iterazione<br />
N°25, ci riferiamo al meglio tra le varietà, 60% Chardonnay e 40% Pinot Noir,<br />
del meglio tra le selezioni di queste uve, dunque di 9 dei 17 Grand Cru esistenti in<br />
Champagne, del meglio di tre annate eccezionali, in questo caso 65% 2008, 25%<br />
2007, <strong>10</strong>% 2006, tra un anno base (il più giovane) e due riserve scelte per caratteristiche<br />
complementari. È un lavoro costante di analisi e visione in prospettiva<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
ON AIR<br />
“Per Laurent-Perrier<br />
è sempre l’annata perfetta”<br />
A tu per tu con Stefano Della Porta, direttore commerciale della filiale<br />
italiana, tra vendemmia <strong>2022</strong>, Grand Siècle e futuro dello Champagne
7<br />
Photo: Giovanni Battista Righetti<br />
Si è fatto un grande lavoro nell’ultimo decennio per sdoganare lo Champagne da solo<br />
vino delle celebrazioni a opzione a tutto pasto, ora non si deve compiere l’errore di<br />
riportar-lo a una logica di prezzi accessibili solo ai più facoltosi. Il futuro, infatti, indica<br />
anche d’importanti segnali positivi quali l’avvicinarsi al vino e allo Champagne<br />
in primis di un pubblico sempre più giovane. Ed è un patrimonio che non va disperso,<br />
promuovendo una corretta cultura anche del rincaro in chi vende.<br />
la creazione di ogni Iterazione: è un lungo fil rouge che si traduce nella volontà di<br />
esprimere lo stile di Grand Siècle, cioè ricercare il futuro, con l’invecchiamento,<br />
senza tradire mai freschezza ed eleganza. La longevità è la sua vera sfida.<br />
La novità del <strong>2022</strong> in Italia è stato però il lancio del Brut Millésimé<br />
2012, una rarità per la Maison: perché e cosa contraddistingue l’approccio<br />
stilistico di Laurent-Perrier quando si parla di questa tipologia<br />
di Champagne?<br />
Raramente millesimato perché lo dicono i numeri: Laurent-Perrier è marchio che<br />
dichiara meno di un’annata su due a fronte di una media di mercato di più di tre annate<br />
su quattro. La nostra filosofia come Maison prevede che l’annata millesimata<br />
entri poi tendenzialmente in Grand Siècle, quindi rappresenta un mattone importante<br />
della no-stra casa che va gestito con attenzione, guardando alla prospettiva.<br />
Di solito parliamo di una selezione di Grand Cru quando facciamo riferimento a<br />
un Millésimé, ma esisto-no eccezioni come nel caso della 2012, perché il vino non è<br />
una formula matematica assoluta e l’idea è di utilizzare ogni Cru capace di offrire un<br />
contributo e uno spunto interessante, a prescindere dalla classificazione.<br />
Oggi sul mercato è pronta a fare il suo esordio anche un’altra produzione<br />
speciale, la Grand Siècle Iterazione N.20 Les Réserves: di cosa si tratta?<br />
La risposta breve è: una sboccatura tardiva di Grand Siècle Iterazione N.20. Ma l’aspetto<br />
più interessante è di comprendere come nasce il progetto, che è figlio ancora<br />
una volta di quello che fu il volere di Bernard de Nonancourt. Dopo una fantastica<br />
vendemmia 1995, che prospettava un’Iterazione, poi la N.17, straordinaria in associazione<br />
con le annate di riserva 1990 e 1993, decise di produrre questa Grand Siècle<br />
anche in Magnum e Jéroboam in vista dei 200 anni dell’azienda nel 2012. E proprio<br />
nel bicentenario fu sboccata questa Réserve N.17. Da lì ha preso il via la tradizione<br />
di riportare alla luce Iterazioni passate seguendo il concetto R.D., con sboccatura<br />
effettiva al momento dell’ordine. Oggi usciamo, per l’inizio del 2023, con Grand<br />
Siècle Iterazione N.20 Les Réserves a base 1999 e vini di riserva 1997 e 1996.<br />
Visioni in prospettiva, anche sul mercato. In un momento in cui l’Horeca<br />
era in sofferenza, Laurent-Perrier Italia ha fatto la scelta d’incrementa-re<br />
la propria disponibilità di prodotto: come sta performando<br />
la Maison in Italia in questo <strong>2022</strong> e quali sono i cambiamenti sul mercato<br />
cui si è assistito in questi ultimi due anni?<br />
Il successo degli scorsi 12 mesi e anche di questo <strong>2022</strong>, dove nei primi nove mesi<br />
stiamo performando con un +20% di crescita sul sostanziale raddoppio registrato<br />
nel 2021, si fonda proprio sulla sostanziale continuità che siamo riusciti a garantire<br />
in termini di disponibilità di prodotto. Il futuro parla d’altronde di un mercato dello<br />
Champagne ancora in crescita. Ma dobbiamo anche evidenziare come tra 2024 e<br />
2025 il frutto delle vendemmie 2020 e 2021 ci porrà innanzi a una disponibilità complessiva<br />
tra il <strong>10</strong> e il 15% in meno di prodotto a livello globale, dunque a un’inevitabile<br />
crescita dei prezzi. Ma in Italia il nostro obiettivo, in collaborazione con i nostri partner<br />
tra enoteche e ristorazione, è di conservare un posizionamento sano del prodotto.<br />
Che trend osservate fare capolino all’orizzonte, in termini di stili e consumi,<br />
per il mondo Champagne e come intende rispondere Laurent-Perrier<br />
ai cambiamenti?<br />
Come detto, si è abbattuto ormai il muro di uno Champagne confinato al solo momento<br />
delle celebrazioni. Oggi si va sempre più alla scoperta della versatilità garantita<br />
da questo vino. Ora lo Champagne si vende non più soltanto a Natale, ma tutto<br />
l’anno, con l’estate a rappresentare un nuovo caposaldo se si parla di consumi. Sui<br />
prodotti, è oggi un gran parlare di dosaggi più leggeri, se non zero. A mio avviso, tuttavia,<br />
è bene non perdersi in dogmi su questo tipo di discorsi, perché ogni etichetta<br />
fa caso a sé in termini di specificità.<br />
Quali sono le novità in agenda nel futuro della Maison?<br />
Senza dubbio, una recente svolta è giunta con l’ingresso in Maison di Lucie Pereyre<br />
de Nonancourt, figlia di una delle proprietarie, Alexandra, nonché quarta generazione.<br />
La bisnipote di Marie-Louise e nipote di Bernard de Nonancourt è oggi il volto<br />
di Grand Siècle nel mondo. Ha portato grande energia e aggiunto nuove competenze<br />
in una Maison che resta famigliare all’interno di una più ampia realtà quotata anche<br />
in Borsa. Questo ingresso è sinonimo di una continuità che viene garantita, anche in<br />
termini di stile e di storia aziendale. E proprio raccontare ogni giorno Grand Siècle,<br />
uno Champagne che ha bisogno di essere spiegato, evidenzia quanto l’arrivo di Lucie<br />
Pereyre de Nonancourt sia importante per tutti.<br />
Nella foto: da sinistra - Lucie Pereyre de Nonancourt - Edouard Cossy - Stefano Della Porta<br />
ON AIR
8<br />
Nel 250esimo anniversario dalla fondazione, Veuve Clicquot celebra “La Grande<br />
Dame de la Champagne” nel solo modo che si confà alla lunga storia della<br />
Maison, fondata a Reims nel 1772. Alla donna audace e innovativa che nel<br />
1805 prese le redini della cantina è dedicata una vera e propria ode nel segno<br />
della solarità. Un inno alla gioia, ispirato dalla vita stessa di Madame Clicquot,<br />
all’insegna dell’ottimismo in giallo: colore del sole nascente, il primo simbolo che sarebbe<br />
poi comparso sulle etichette della Maison a far data dal 1877. Senza le intuizioni della<br />
“Grande Dame”, infatti, nulla di quanto è seguito sarebbe stato tratteggiato. Grazie alla sua<br />
personalità e al forte spirito imprenditoriale, a quel motto “Una sola qualità, la migliore”<br />
cui sempre si tenne fedele tramandandolo fino a oggi, Madame Clicquot ancora ispira la<br />
Maison che ha trasformato l’iconico giallo in simbolo di cultura d’avant-garde. Sono diverse<br />
le direttrici che definiscono le celebrazioni della speciale ricorrenza all’insegna dei valori<br />
portanti Veuve Clicquot: a iniziare dal sostegno alle donne più innovative, esemplificato<br />
dai progetti Atelier des Grandes Dames, supporto in Italia al talento femminile nell’alta<br />
ristorazione, e Bold by Veuve Clicquot, iniziativa internazionale dedicata all’imprenditoria<br />
in rosa. Ma poi, i 250 anni della Maison parlano anche della nuova campagna “Good<br />
Day, Sunshine”, viaggio che attraverso gli occhi di un giovane alla scoperta di oggetti gialli<br />
proprio come l’etichetta Veuve Clicquot afferma la natura solare del brand. “Questa nuova<br />
campagna è il simbolo della moderna visione di Veuve Clicquot”, spiega Carole Bildé, chief<br />
marketing & communications. “Dalla mentalità profondamente ottimista di Madame Clicquot<br />
fino al nostro emblematico colore giallo, il collegamento con il sole è radicato nel<br />
nostro DNA e il 250esimo anniversario rappresenta l’occasione adatta per rivendicarlo in<br />
modo forte e chiaro. La nuova campagna rompe i codici di settore, elevando Veuve Clicquot,<br />
come Maison di lusso, ben oltre la categoria, pur rimanendo fedele all’identità chic<br />
del brand”. E se le celebrazioni dei 250 anni hanno assunto anche la forma di experience<br />
esclusive, come un viaggio leggendario a bordo del Venice Simplon-Orient-Express che ha<br />
condotto gli ospiti in un “viaggio immersivo attorno al sole” seguendo la rotta della spedizione<br />
delle prime bottiglie tra Reims e Venezia, o i contorni di un appuntamento culturale,<br />
come la mostra Solaire Culture inaugurata a Tokyo e dedicata a due secoli e mezzo di<br />
espressioni artistiche e tradizione Clicquot, non sono certo venute a mancare sorprese sul<br />
lato del design e delle novità enologiche. In primis, con “The Icons”, quattro tra gli oggetti<br />
più emblematici della Maison, ciascuno dei quali racconta un pezzo della storia di Veuve<br />
Clicquot. Basati sulla convinzione che un packaging, rivisitato tenendo presente la sostenibilità,<br />
può essere trasformato in esclusivo oggetto di desiderio, questi nuovi prodotti rendono<br />
omaggio all’amore per il bello che sia anche funzionale. “I nostri vini devono sedurre<br />
sia il palato che l’occhio”, la convinzione di Madame Clicquot che oggi assume i tratti di<br />
una collezione studiata per durare nel tempo e priva di plastica, completamente riciclabile<br />
e prodotta con un livello di emissioni di gas effetto serra molto inferiore rispetto al passato,<br />
in linea con l’impegno della Maison di ridurre le emissioni del 50% entro il 2030. “La<br />
collezione The Icons esprime al meglio l’abilità di Veuve Clicquot di reinventarsi costantemente,<br />
di risplendere in tutto il mondo e aprire nuove strade sviluppando partnership<br />
inaspettate”, riprende Carole Bildé, presentando la Clicquot Ice Jacket in collaborazione<br />
con Central Saint Martins, la Clicquot Ice Box selezionata dall’associazione Via (Valorization<br />
of Innovation in Furnishing) come uno dei <strong>10</strong>0 oggetti iconici che rappresentano il<br />
design francese a livello internazionale, il Clicquot Fridge, mini-frigo ridisegnato in collaborazione<br />
con Smeg, e lo stravagante Veuve Clicquot Arrow, box dei ricordi che indica il<br />
numero di chilometri dal proprio luogo del cuore fino a Reims. Infine, omaggio a Madame<br />
Clicquot e al suo spirito visionario che nel 18<strong>10</strong> creò il primo Millesimato in assoluto<br />
della Champagne, a fare il suo esordio per il 250esimo anniversario è, sul lato enologico,<br />
un’edizione limitata del Vintage 2002. Il frutto di un’annata assolata, che ha offerto Pinot<br />
Noir corposi e generosi e Chardonnay molto espressivi, provenienti dai Premier e Grand<br />
Cru. La rara ricchezza aromatica di questo vino, dovuta dall’invecchiamento prolungato<br />
sulle fecce nelle “Crayères” con una sboccatura recente, celebra l’Arte dell’invecchiamento<br />
secondo Veuve Clicquot. E per far risaltare questa caratteristica firma del tempo, il Vintage<br />
2002 è stato prodotto e commercializzato unicamente in grandi formati. Per un brindisi<br />
esclusivo all’altezza de “La Grande Dame de la Champagne”.<br />
DI FRANCESCA MORTARO E MATTEO BORRÈ<br />
FOCUS ON<br />
250 anni<br />
di Solaire Culture<br />
Veuve Clicquot celebra uno speciale anniversario,<br />
ode all’ottimismo in giallo
9<br />
Photo: Cecilia Buonagurelli<br />
Gli specialisti<br />
delle bollicine<br />
Prémiere firma la selezione numero uno in Italia<br />
quando si parla di spumanti e Champagne<br />
AFormigine, in provincia di Modena, terra<br />
di bollicine per eccellenza lungo la Via<br />
Emilia, ha trovato casa la selezione numero<br />
uno in Italia quando si parla di spumanti<br />
e Champagne. A firmarla è la famiglia<br />
Federzoni, titolare di Prémiere, che nel 2012 ha dato<br />
vita, forte dell’esperienza maturata nel settore vinicolo, a<br />
un catalogo dedicato esclusivamente alle bolle,<br />
d’Italia e del mondo. Un occhio di riguardo,<br />
come ovvio che sia, va allo Champagne,<br />
vero principe dell’offerta. “Il<br />
simbolo della nostra expertise è<br />
la collaborazione con de Venoge<br />
che personalmente importo da 22<br />
anni”, esordisce Mario Federzoni,<br />
Chambellan de l’Ordre des Coteaux<br />
de Champagne, Chevalier du<br />
Tastevin de Bourgogne, autore prolifico<br />
di libri dedicati al vino e alla sua<br />
storia, nonché amministratore delegato di<br />
Prémiere. “Una partnership che prosegue e che<br />
continua a sviluppare crescite esponenziali, in particolare<br />
quando si parla di vendita delle grandi riserve”. Ma<br />
tra le eccellenze provenienti da Reims e dintorni, la selezione<br />
del distributore emiliano può vantare diversi esponenti<br />
di lusso nel panorama dei Vigneron: da Pierre Legras<br />
a Guy Charlemagne, da Demière Ansiot a Secondé<br />
Simon, da Delavenne a Jacques Rousseaux, da Domaine<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Lagille a Pascal Lejeune, fino a Bolieu, Beaugrand, Morel<br />
Père et Fils ed Erick Schreiber. Una vera e propria<br />
istantanea del meglio che la Champagne dei “piccoli” è<br />
in grado oggi di offrire, nelle sue molteplici e affascinanti<br />
sfumature. E poi è un mondo di bollicine a schiudere<br />
i propri orizzonti, tra Crémant di Francia, dalla Borgogna<br />
a Bordeaux, passando per Alsazia, Loira e Languedoc-Roussillon,<br />
e volti originali, che raccontano<br />
alla perfezione l’incessante lavoro di<br />
ricerca dei più rappresentativi produttori<br />
dai migliori terroir, che arrivano<br />
da Inghilterra, Spagna, Portogallo,<br />
Germania, Sudafrica e Slovenia.<br />
Ma non da meno è l’Italia, grazie<br />
a selezioni esclusive volte a regalare<br />
uno spaccato della qualità<br />
delle bollicine tricolori. “Siamo gli<br />
specialisti delle bollicine, d’altronde,<br />
e facciamo orgogliosamente parte<br />
di Società Excellence”, riprende Mario<br />
Federzoni. Scelte che pagano, a fronte di un<br />
mercato italiano sempre più ricettivo quando si parla di<br />
consumi di spumanti e Champagne. “Abbiamo raddoppiato<br />
il fatturato nel 2021”, sottolinea l’amministratore<br />
delegato di Prémiere. “E in questo <strong>2022</strong> la crescita prosegue:<br />
stiamo facendo segnare già un +45% sullo scorso<br />
anno”. Merito senza dubbio delle bollicine in portfolio<br />
che si caratterizzano tutte, per filosofia di selezione, per<br />
la loro freschezza, eleganza e alta bevibilità. Ma di non<br />
minore impatto è il contributo offerto dalle 65 agenzie<br />
formate da oltre <strong>10</strong>0 agenti professionisti operanti sul<br />
territorio nazionale, a copertura di tutte le province,<br />
che compongono la rete di Prémiere dedicata al canale<br />
Horeca. Un servizio, quello offerto, che dispone di una<br />
logistica integrata, in grado di raggruppare, in un unico<br />
magazzino termocondizionato, tutti i prodotti a catalogo,<br />
pronti poi a essere spediti entro 72 ore lavorative,<br />
anche poche referenze per singolo produttore, tutte importazioni<br />
o distribuzioni in esclusiva per l’Italia, assortendole<br />
con altre. “Selezioniamo esclusivamente i terroir<br />
internazionali più vocati alla produzione di bollicine, che<br />
devono essere le più rappresentative e tipiche originate<br />
da vitivinicoltori che meglio rispecchiano le peculiarità<br />
dei loro terroir, il cosiddetto goût de terroir”, evidenzia<br />
Federzoni. “Uniche eccezioni alcune importanti Maison<br />
con produzioni centenarie, detentrici di primati storici<br />
che le rendono uniche ed inimitabili nel panorama enologico<br />
mondiale per il loro goût maison”. Una di queste<br />
è proprio lo Champagne de Venoge, che in questa fine<br />
di <strong>2022</strong> sarà protagonista di un evento che da una parte<br />
mira a porre l’accento sulla storia della bollicina francese<br />
più amata, dall’altra a collocare la Maison sempre più in<br />
prima fila nell’impegno a comunicarla, avvicinando allo<br />
Champagne ancora più persone. Il 25 ottobre prossimo<br />
è, infatti, l’anniversario dell’incoronazione di Louis XV<br />
a Re di Francia, avvenuta nella Cattedrale di Reims nel<br />
1722. E per celebrare la ricorrenza, de Venoge ha deciso<br />
di onorare il sovrano che emanò il 25 maggio 1728 l’editto<br />
che permise il trasporto dei vini in bottiglia, di fatto<br />
dando il via all’epopea dello Champagne, con una statua<br />
“vivente” presso la propria sede, oltre che con un’edizione<br />
speciale della prima annata dello Champagne Louis<br />
XV, che vi abbiamo già raccontato qui su <strong>WineCouture</strong><br />
in anteprima in occasione dei tre pranzi tristellati organizzati<br />
lo scorso giugno da Prémiere in Italia per i 300<br />
anni. “Per l’occasione, sono state preparate due edizioni<br />
speciali della Cuvée de Prestige di de Venoge intitolata al<br />
sovrano”, sottolinea Mario Federzoni. “La prima, 1995,<br />
con bottiglia speciale dorée, e la seconda, 1996, caratterizzata<br />
da un macaron in metallo posto sopra l’etichetta,<br />
con l’effige del sovrano”. E il 25 ottobre, su Avenue de<br />
Champagne, a Epernay, ci sarà anche il numero uno di<br />
Prémiere, legato alla Maison da un rapporto che va ben<br />
oltre la logica di distribuzione in esclusiva, tanto da essersi<br />
trasformato in vera e propria partnership biunivoca,<br />
con un’attenzione particolare alla ristorazione di alto<br />
livello, nella quale de Venoge gioca in Italia un ruolo di<br />
primo piano. “Lo scultore Juan Carlos Carillo ha sviluppato<br />
una statua in bronzo del sovrano in scala 1:1, da giovane,<br />
seduto in posizione rilassata, con in mano un calice<br />
di Champagne”, svela Federzoni. “L’idea è di farlo rivivere<br />
e poter brindare con lui. La statua, infatti, sarà installata<br />
nell’atelier della Maison con al suo fianco una sedia: i<br />
visitatori potranno accomodarsi, brindare con Louis XV<br />
e farsi fotografare, il che già assicura un successo social<br />
straordinario alla rievocazione del Re di Francia tanto<br />
legato allo Champagne”. E gli specialisti delle bollicine<br />
ancora una volta si troveranno in prima fila in questo<br />
nuovo capitolo della storia dello Champagne.<br />
PROTAGONISTI
<strong>10</strong><br />
T<br />
utto è pronto per alzare i calici al bicentenario di Champagne<br />
Bollinger. O quasi. No, non ci siamo confusi con le<br />
date sul calendario. Infatti, è iniziato ufficialmente ad Aÿ,<br />
casa della Maison che fu di una celebre donna dello Champagne<br />
come Elisabeth Bollinger, che lo scorso 1° luglio il<br />
noto villaggio ha omaggiato intitolandole un Boulevard, il<br />
conto alla rovescia per l’inizio dei festeggiamenti dei primi<br />
200 anni di un simbolo della Champagne. Se, infatti, il<br />
bicentenario di Champagne Bollinger si celebrerà solo nel<br />
2029, con sette anni di anticipo la Maison ha scelto di dare<br />
inizio ai grandi progetti, riflesso dei suoi valori e della sua<br />
storia, la cui realizzazione segnerà una vera e propria svolta<br />
per il marchio. La ristrutturazione della sede storica,<br />
una nuova cantina cattedrale che si apre sulle vigne, la creazione<br />
di un luogo che si sviluppa su larga scala destinato<br />
all’enoturismo per offrire esperienze uniche, un rinnovato<br />
impegno verso l’ambiente e la società: queste le iniziative<br />
che scandiranno le tappe di avvicinamento alla festa. E per<br />
brindare all’annuncio, Champagne Bollinger ha introdotto<br />
lo scorso 28 settembre, nel corso di un esclusivo tasting<br />
d’anteprima cui <strong>WineCouture</strong> ha preso parte, una nuova<br />
cuvée, figlia dell’expertise sul Pinot Noir della Maison e<br />
di un approccio parcellare che sempre più rappresenterà il<br />
suo futuro: La Côte aux Enfants Champagne 2012.<br />
Tutto ruota attorno ad Aÿ, dove ha sede l’azienda. In vista<br />
del bicentenario, il primo caposaldo delle celebrazioni è<br />
rappresentato, non a caso, dalla creazione di una nuova<br />
cantina in grado di contenere 5mila botti da 228 litri. In<br />
questo modo Champagne Bollinger intende aumentare la<br />
propria capacità di vinificazione in legno, ristrutturando e<br />
ampliando l’attuale storico edificio, dove rimarrà presente<br />
la bottaia dell’unico bottaio residente in una Maison di<br />
Champagne. La seconda svolta coinvolge un noto indirizzo:<br />
16 rue Jules Lobet, sempre ad Aÿ. In quella che fu la<br />
casa di Elisabeth Bollinger, dove le botti riposavano nel<br />
cortile lastricato prima della vendemmia, troverà presto<br />
spazio un nuovo centro dedicato ad experience per intenditori<br />
di vino. Un centro d’accoglienza, composto di una<br />
boutique, sale di degustazione e una sala da pranzo privata,<br />
sarà affiancato da Maison Dueil, parte della tenuta, pronta<br />
a trasformarsi in hotel da 20 camere, che comprenderà anche<br />
un ristorante nel cuore dei vigneti e un’area benessere<br />
con piscina. Infine, sale riunioni attrezzate e una grande<br />
sala ricevimenti per ospitare fino a 200 persone saranno<br />
disponibili in affitto nell’edificio Horloge del complesso.<br />
Un cantiere di 22mila metri quadrati, dove i lavori sono<br />
iniziati a luglio scorso e si concluderanno nel 2026. Infine,<br />
il tema della sostenibilità, affrontato a tutto tondo stilando<br />
un rinnovato modello di sviluppo per la Maison, con<br />
otto impegni da completare per il 2029, che condurranno<br />
Champagne Bollinger al raggiungimento della certificazione<br />
internazionale B Corp nel 2023. Tra gli obiettivi che<br />
l’azienda si è prefissata in vista del bicentenario, innanzitutto<br />
perpetuare il savoir-faire della Maison creando una<br />
Scuola del know-how di Bollinger capace di garantire una<br />
certificazione; poi, al centro un rinnovato impegno della<br />
sua politica in tema di risorse umane e benessere dei dipendenti;<br />
e, ancora, spazio alla sostenibilità in vigna, con<br />
azioni per migliorare la biodiversità, e in cantina, dove si<br />
punta a ridurre l’impronta carbonica dal packaging alle<br />
emissioni di gas serra; si favorirà, inoltre, lo sviluppo di<br />
un’economia circolare fondata su recupero e riciclo, ma<br />
anche si preserverà l’eredità della Maison, ristrutturando<br />
e valorizzando, come spiegato prima, il patrimonio immobiliare<br />
di Bollinger e rinsaldando il legame che la comunità<br />
di Aÿ. Un’unione, quella col villaggio dove lo storico<br />
brand ha la sua casa sin dalla fondazione dell’azienda nel<br />
1829, che è esemplificata dal lancio che ha salutato il via ai<br />
lavori per il bicentenario. Già, perché attorno al Pinot Noir,<br />
essenza di Champagne Bollinger e uno dei suoi pilastri,<br />
nell’ambito di progettazione dei festeggiamenti per i 200<br />
anni, la Maison si è posta l’obiettivo di rafforzare sempre<br />
più il proprio stile su questo vitigno, evidenziando anche la<br />
profonda conoscenza del terroir che è parte del suo DNA.<br />
L’approccio parcellare che sempre più caratterizzerà le<br />
scelte del marchio vede nel neonato La Côte aux Enfants<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
EXPERIENCE<br />
Il futuro di Bollinger<br />
è già iniziato<br />
Partito il conto alla rovescia per i primi 200 anni della Maison di Aÿ,<br />
tra progetti ambiziosi e il primo Champagne da singolo vigneto
11<br />
Champagne 2012 un ulteriore importante passo compiuto<br />
in direzione di un nuovo futuro. Un domani che già oggi<br />
si esprime attraverso produzioni d’eccellenza, che hanno<br />
affiancato l’esordio dell’ultima novità con la release delle<br />
nuove annate delle cuvée apripista di questa visione: la<br />
terza edizione di PN TX17, blend inedito che accentua le<br />
caratteristiche distintive del terroir di Tauxières, e il Vieilles<br />
Vignes Françaises 2013, straordinaria e commovente<br />
testimonianza, custodita in due leggendari Clos e in<br />
sole 2.477 bottiglie numerate, dello Champagne prima<br />
della fillossera. La Côte aux Enfants Champagne 2012<br />
rende omaggio allo spirito visionario di Jacques Bollinger,<br />
presentando la prima cuvée della Maison da un singolo<br />
vigneto. Un’unica parcella, oggi monopole grazie<br />
alle graduali acquisizioni promosse dal marito di Madame<br />
Bollinger tra il 1926 e il 1934. Un lieu-dit che da<br />
sempre offre un’ampia varietà di espressioni dello stile<br />
del Pinot Noir, grazie alle numerose versioni di questo<br />
vitigno che vi sono piantate, tanto da garantire, nel suo<br />
versante meridionale, uve ideali da vinificare in rosso,<br />
mentre sul lato nord-occidentale si può trovare il volto<br />
nascosto della parcella storica di Maison Bollinger.<br />
I due ettari, su un totale di quattro, che compongono<br />
quest’ultimo appezzamento sono da sempre utilizzati<br />
esclusivamente per creare bollicine. E a fronte del loro<br />
potenziale qualitativo eccezionale, oggi Bollinger ha deciso<br />
di realizzarvi una grande cuvée dall’identità unica<br />
a partire dalla vendemmia 2012, che si svela ora dopo<br />
oltre sette anni di affinamento sui lieviti in cantina. Un<br />
vino ricco e dalla forte personalità, vibrante ed etereo.<br />
Una nuova visione del savoir-faire in vigna e in cantina<br />
di Bollinger, amplificato da un’annata eccezionale. Uno<br />
Champagne davvero unico e dal carattere deciso, che<br />
definisce un nuovo step dell’evoluzione della bollicina<br />
più amata al mondo quando si parla di quel Pinot Noir<br />
marchio di fabbrica della Maison di Aÿ, per cui questa<br />
nuova cuvée sarà quasi sicuramente foriera di una futura<br />
collection all’insegna dell’approccio parcellare.<br />
Proprio guardando al domani di Bollinger, <strong>WineCouture</strong><br />
ha intervistato Denis Bunner, chef<br />
de cave adjoint della Maison, sulle sfide che che<br />
caratterizzeranno il prossimo futuro.<br />
con grande empirismo e a cui, da parte mia, ho cercato<br />
di apportare un contributo introducendo il mio personale<br />
stile caratterizzato da un approccio analitico. Questa<br />
combinazione sta dando forma a un’emulsione davvero<br />
interessante tra tradizione e modernità, permettendo a<br />
Champagne Bollinger di proseguire nel suo sviluppo in linea<br />
con quella che è da sempre la vocazione all’eccellenza<br />
della Maison.<br />
Esiste una maniera per descrivere lo stile Bollinger<br />
in vigna e in cantina?<br />
Dal mio arrivo, nel 2013, abbiamo fatto a livello di Gruppo<br />
un importante lavoro sotto questo profilo. All’epoca,<br />
infatti, tutti in Maison parlavano di uno gusto Bollinger,<br />
ma non c’era una definizione comune condivisa. Abbiamo<br />
dunque lavorato con la famiglia, gli enologi, i membri<br />
parte della direzione generale per andare alla fonte, individuare<br />
l’origine del nostro stile. Abbiamo gustato tutti insieme<br />
attorno a un tavolo lo Champagne Bollinger e individuato<br />
i tre elementi chiave per noi: la freschezza in ogni<br />
momento dell’evoluzione, l’effervescenza cremosa e una<br />
sottile densità vinosa. Questa definizione del gusto è specchio<br />
dei nostri cinque pilastri: i vigneti, il Pinot Noir, la vinificazione<br />
in legno, l’utilizzo dei vini di riserva e il tempo,<br />
visto che in Bollinger l’invecchiamento degli Champagne<br />
è di norma due volte quello normale.<br />
Come nasce questa vocazione al Pinot Noir e che<br />
responsabilità comporta per la vostra Maison?<br />
Innanzitutto, c’è da ricordare che in Bollinger, qualunque<br />
sia l’assemblaggio che decidiamo di fare comporta un minimo<br />
del 60% di Pinot Noir. E questo vitigno rappresenta<br />
da sempre l’uvaggio maggioritario di ogni nostra cuvée.<br />
Abbiamo dunque la responsabilità di preservare questo<br />
gusto, mantenendolo inalterato innanzitutto a fronte delle<br />
pressioni esterne che oggi giungono a rendere più complicata<br />
la creazione dei vini: mi riferisco, in primis, alle conseguenze<br />
del cambiamento climatico. Il nostro compito<br />
è d’individuare come fare affinché il Pinot Noir si adatti<br />
sempre meglio ai nuovi contesti, per potere proseguire anche<br />
in futuro a realizzare grandi Champagne. In ottica di<br />
un approccio sempre più sostenibile, lavoriamo oggi guardando<br />
alla prospettiva: da una parte, come detto, in chiave<br />
di adattamento al contesto che muta, dall’altra di riduzione<br />
delle nostre emissioni, per una visione di miglioramento<br />
dell’attuale situazione che si lega a uno sguardo fisso<br />
su un orizzonte più lontano. Già per il bicentenario, non<br />
a caso, abbiamo in agenda il raggiungimento di specifici<br />
concreti traguardi per compiere importanti passi avanti in<br />
questa direzione.<br />
Dall’alto di un passato professionale improntato<br />
sulla ricerca e anche in considerazione di questo<br />
discorso legato all’adattamento a nuovi contesti<br />
e scenari climatici, qual è il suo giudizio se parliamo<br />
di vignes semi larges in Champagne?<br />
Se scegliamo di avere un’apertura mentale reale, occorre<br />
accettare di sperimentare davvero tutto. Per questo, ad<br />
esempio, apprezzo molto l’approccio della permacultura,<br />
perché si fonda sull’osservazione e la sperimentazione.<br />
Ora che le vignes semi larges sono state autorizzate, le andremo<br />
a impiantare per poter procedere a delle comparazioni<br />
sui medesimi terreni con le vigne tradizionali. Osserveremo<br />
e può darsi che tra venti o trent’anni decideremo<br />
di intraprendere quella direzione o meno. Ma quello che<br />
è certo è che sperimenteremo e verificheremo quelli che<br />
sono i risultati comunicati dal Civc in questi anni in tema<br />
di limitazione dei consumi d’acqua da parte delle piante e<br />
di contributo a una minore erosione dei suoli. È in gioco<br />
la viticoltura di domani nella risposta che decideremo di<br />
dare agli effetti del cambiamento climatico e il messaggio<br />
che voglio condividere è quello che serve essere aperti<br />
all’innovazione, osservando, degustando molto e tirando<br />
poi ciascuno il proprio personale bilancio. Essere dogmatici<br />
e opporsi per principio al progresso non è il cammino<br />
per donare un futuro allo Champagne: serve procedere<br />
con prudenza, sperimentare e, per conto mio, intendo vedere<br />
come ogni scelta si integra con il cammino di vinificazione<br />
che adottiamo qui in Bollinger.<br />
EXPERIENCE<br />
In che modo l’esperienza maturata in Champagne<br />
Bollinger l’ha arricchita professionalmente<br />
dopo l’arrivo in Maison?<br />
Molto, per me che ho un background scientifico come<br />
agronomo ed enologo. Nel mio passato, infatt,i ho lavorato<br />
per una decina d’anni per il Civc occupandomi di sviluppo<br />
e ricerca, avendo costantemente contatti e coordinando i<br />
progetti con i migliori centri del mondo, per poi trasferire<br />
ai professionisti queste conoscenze e stilare linee guida<br />
sulla qualità, oltre che approfondire i temi del terroir e dei<br />
metodi di vinificazione. Al mio arrivo in Champagne Bollinger<br />
ho scoperto un nuovo mondo, perché tra le mura di<br />
questa Maison è custodito un know-how davvero importante.<br />
Un savoir-faire che è sempre stato fatto progredire<br />
Photo: Leif Carlsson - La Côte aux Enfants
12<br />
Si beve sempre meglio oggi, soprattutto quando si parla di Champagne. Ed è<br />
per questo che ristoranti e wine bar spesso scelgono di ampliare la propria<br />
offerta anche al calice, così da poter far assaggiare agli appassionati le ultime<br />
novità o permettergli di scoprire qualche produttore o etichetta normalmente<br />
poco accessibili. E per favorire la condivisione anche in tema di bollicine,<br />
Coravin ha scelto di ampliare la propria famiglia di accessori con uno strumento ad hoc,<br />
in grado di preservare il sapore e l’effervescenza dei vini spumanti fino a quattro settimane,<br />
così che l’ultimo calice abbia lo stesso gusto del primo. <strong>WineCouture</strong> ha<br />
domandato a Greg Lambrecht (in foto), inventore, fondatore e membro<br />
del consiglio di amministrazione di Coravin, di spiegarci come funziona<br />
Coravin Sparkling e che tipo d’innovazione l’ultimo nato della gamma<br />
ha portato nella mescita e nella conservazione del vino.<br />
Qual è il vantaggio per un locale di avere a disposizione<br />
uno strumento come Coravin in ottica business?<br />
I pluripremiati sistemi Coravin per la conservazione dei vini sono<br />
utilizzati e apprezzati dai professionisti del vino di tutto il mondo.<br />
Grazie alla perfetta conservazione di vini fermi e spumanti, Coravin<br />
contribuisce ad aumentare la redditività, eliminando al contempo gli<br />
sprechi. Offre, infatti, infinite opportunità di degustare, servire e apprezzare<br />
il vino in qualsiasi quantità e momento. Molti locali utilizzano Coravin proprio<br />
per far crescere le entrate grazie ad una carta di vini al calice dedicata, che consente di vendere<br />
etichette di maggiore qualità aumentando il fatturato. Le tendenze dei consumatori in<br />
materia di premiumization, la crescente voglia di sperimentare e il desiderio di esperienze<br />
stanno alimentando la domanda di una più ampia gamma di vini disponibili al bicchiere.<br />
E dal lancio nel 2013, i sistemi Coravin sono oggi diventati disponibili in oltre 60 paesi e<br />
vengono utilizzati da appassionati, ristoranti, enoteche, importatori, distributori e cantine<br />
di tutto il mondo. Per dare un numero, secondo le nostre stime, dal giorno del lancio, i<br />
sistemi Coravin sono stati utilizzati per servire oltre 150 milioni di calici di vino.<br />
Come è nata l’idea di Coravin Sparkling?<br />
Coravin celebrerà il suo decimo anniversario nel 2023. Fin dall’inizio ho sempre voluto<br />
che i nostri prodotti consentissero di versarsi un calice di qualsiasi vino, fermo o frizzante,<br />
senza preoccuparsi di quando avrebbero finito la bottiglia. Siamo stati in grado di soddisfare<br />
questa esigenza per i fermi con i sistemi Timeless e Pivot. Ora, Coravin Sparkling<br />
offre agli specialisti nella vendita di bollicine e agli appassionati la stessa libertà e<br />
flessibilità che Coravin ha originariamente consentito per i vini fermi.<br />
In che modo rivoluziona il servizio dello Champagne?<br />
La categoria degli spumanti e dello Champagne è la più impegnativa<br />
per un ristorante o un wine bar, a causa del costo elevato e della<br />
breve durata di conservazione del prodotto una volta aperta la<br />
bottiglia. Coravin Sparkling è semplice da usare e consistentemente<br />
affidabile. I tappi si adattano saldamente a qualsiasi bottiglia di spumante,<br />
dalla mezza alla Magnum. Utilizziamo materiali unici per garantire<br />
che la CO2 non fuoriesca e che l’ossigeno non entri nella bottiglia.<br />
Il device principale è dotato di un indicatore che mostra quando<br />
il livello di CO2 nella bottiglia è stato correttamente ripristinato in maniera<br />
tale da proteggere il perlage del vino. Di conseguenza, i locali sono in grado di offrire<br />
una gamma più ampia di spumanti e Champagne al bicchiere, eliminando il rischio di<br />
sprechi e aumentando la redditività grazie a un sistema semplice e portatile che garantisce<br />
che l’ultimo calice sia buono come il primo, fino a quattro settimane dopo. Abbiamo avuto<br />
l’opportunità di aprire il nostro pop-up wine bar a Mayfair nel 2021, dove abbiamo servito<br />
oltre 50 tra Champagne e spumanti al bicchiere, constatando in prima persona il desiderio<br />
dei nostri ospiti di avventurarsi nell’esplorazione della categoria delle bollicine in un modo<br />
che di solito non è scontato sia disponibile in commercio.<br />
DI ROBERTA RANCATI<br />
NEW BUSINESS<br />
L’importanza<br />
dell’ultimo calice<br />
Greg Lambrecht spiega in che modo Coravin Sparkling<br />
ha trasformato la mescita di Champagne
13<br />
Il lusso accessibile<br />
di un’annata da sogno<br />
Sbarca in Italia la cuvée Collection Vintage 2012 Brut,<br />
nuovo millesimato Nicolas Feuillatte<br />
GIRAMONDO<br />
DI MATTEO BORRÈ<br />
Dopo la rivoluzione di Terroir Premier Cru, Champagne dalla personalità<br />
gourmet che s’indossa su tutto e che ha fatto il suo esordio in Italia 12 mesi<br />
fa, è tempo di un’altra novità per Nicolas Feuillatte sul mercato tricolore.<br />
La Maison di Champagne numero 1 in Francia per vendite e terza al mondo<br />
ha già introdotto al pubblico in questo <strong>2022</strong> un’importante svolta, con<br />
lo sbarco anche nel Belpaese del suo progetto internazionale “Nicolas Feuillatte & Friends”.<br />
Ora, sotto i riflettori finisce anche l’ultimo nato: Collection Vintage 2012 Brut, millesimato<br />
figlio di una tra le più celebrate annate in Champagne. Due racconti, quello dell’iniziativa<br />
e della novità di prodotto, che mostrano l’intraprendenza di un marchio che oggi testimonia<br />
i più ampi orizzonti del gruppo Terroirs & Vignerons de Champagne, in cui a essere<br />
riuniti sono circa 6mila vigneron e quasi 3mila ettari distribuiti su tutta la Denominazione,<br />
ovvero quasi il 9% della superficie del vigneto Champagne. Un vero e proprio colosso che<br />
evidenzia la vitalità del mondo cooperativo nella regione e sul mercato, avendo schiuso a<br />
Nicolas Feuillatte ulteriori possibilità per beneficiare di uve dai migliori Cru da poter poi<br />
affidare allo Chef de Cave Guillaume Roffiaen per la realizzazione di nuove spumeggianti<br />
creazioni. Ma prima d’introdurre la novità Collection Vintage 2012 Brut, cuvée star giunta<br />
in Italia, è bene soffermarsi un momento sul cambio di passo nell’immagine che la Maison<br />
ha scelto di compiere sul mercato italiano, introducendo il concept della sua community<br />
di Chef, sommelier e food lover, tutti guidati dalla forte passione per il buon cibo e accomunati<br />
dall’obiettivo di dare forma a piatti esclusivi in abbinamento alle bollicine della<br />
realtà cooperativa di Chouilly. Attraverso il progetto “Nicolas Feuillatte & Friends”, infatti,<br />
a essere condivisa in ogni creazione è la medesima visione dell’art de vivre e gli stessi valori<br />
del brand in fatto di qualità e materie prime, solo d’eccellenza. Con il primo ristorante<br />
coinvolto, dopo che l’iniziativa ha viaggiato tra Francia, Svizzera, Germania e Giappone,<br />
scelta ricaduta sulla location milanese dello chef stellato Claudio Sadler, da tempo amico<br />
della Maison e apprezzato per la sua filosofia gourmet che si esprime in un’eleganza perfettamente<br />
in sintonia con la realtà di Chouilly. Con lui, Nicolas Feuillatte ha scelto di avviare<br />
una “liaison” molto speciale, per esaltare gli abbinamenti alle proprie cuvée e confermare<br />
l’assoluta versatilità degli Champagne, ideali a tutto pasto. Lo Chef stellato descrive la sua<br />
cucina come “moderna e in evoluzione, aperta all’innovazione con una salda competenza<br />
e un’applicazione rigorosa delle regole”, proprio come Nicolas Feuillatte, che sin dalla sua<br />
nascita si caratterizza per uno stile anticonformista che coniuga audacia e tradizione. Raffinatezza,<br />
precisione ed eleganza sono le pietre miliari per la creazione delle cuvée firmate<br />
dalla cooperativa di Chouilly, realizzate attraverso la delicata “art de l’assemblage”: frutto di<br />
un terroir unico, ciascuna è la massima espressione dello stile e del savoir-faire della Maison.<br />
E se per il progetto “Nicolas Feuillatte & Friends”, Chef Sadler ha realizzato quattro<br />
portate stellate in abbinamento ad altrettante etichette, individuando come perfetti partner<br />
l’iconico Réserve Exclusive Brut, il fruttato Réserve Exclusive Rosé, la novità ideata<br />
per la bistronomia del Terroir Premier Cru e il pregiato Grand Cru Chardonnay 2012,<br />
oggi per conquistare ancor di più il cuore della ristorazione e il pubblico delle enoteche, a<br />
fare capolino è il nuovo millesimato, la cuvée Collection Vintage 2012 Brut. Un altro frutto<br />
di un anno che battezza uno dei maggiori successi in vigna e in cantina per il mondo dello<br />
Champagne. Un’annata di prim’ordine per la regione, che alcuni non esitano a paragonare<br />
a quelle da manuale del 1989 o del 1990. Simbolo di questo millesimo di eccellenza per<br />
Nicolas Feuillatte è la cuvée Collection Vintage 2012 Brut, che fa ora il suo esordio anche<br />
in Italia offrendo un quadro di grande temperamento ed equilibrio grazie a un assemblaggio<br />
di parti uguali di Chardonnay, Pinot Noir e Meunier. Un esemplare di Champagne, che<br />
ha riposato in cantina sui lieviti per almeno nove anni, concepito per la gastronomia e che<br />
troverà la sua collocazione in tavola in accompagnamento a sapori decisi, come un foie gras<br />
mi-cuit, un risotto ai funghi, una faraona alle castagne, un filetto di cinghiale alle spezie o<br />
una tajine di agnello alle olive. E se Nicolas Feuillatte, come in precedenza fatto con Terroir<br />
Premier Cru, suggerisce anche l’accostamento ai formaggi più pregiati, in questo caso<br />
produzioni ricercate come il Gouda al cumino, caprini Dop quali il Valençay o il Selles-sur-<br />
Cher, oltre a specialità italiane a pasta dura, l’abbinamento si spinge fino ai confini del dolce,<br />
con un panettone o più in generale dolci con frutta candita. Per un nuovo passe-partout<br />
che testimonia tutta la bellezza del lusso accessibile di uno Champagne moderno.
14<br />
ZOOM<br />
Photo: Pol Roger<br />
Dove sta andando<br />
lo Champagne?<br />
I numeri e i nuovi trend di sua Maestà,<br />
il re delle bollicine<br />
DI ANDREA SILVELLO<br />
Si stappa sempre più Champagne.<br />
E questa non è certo una<br />
sorpresa. È sufficiente osservare<br />
i magazzini dei distributori<br />
già quasi vuoti all’approssimarsi<br />
del tempo della vendemmia. Il<br />
post-Covid ha infatti segnato un punto di<br />
svolta per la bollicina francese più amata<br />
al mondo. E anche in Italia le cifre lo certificano<br />
ampiamente. Come sappiamo,<br />
secondo quanto è emerso nell’ultimo report<br />
annuale diffuso dal Comité Champagne,<br />
il 2021 è stato un anno record per<br />
l’export dello Champagne, con circa 180<br />
milioni di bottiglie spedite in giro per il<br />
mondo, il 37% in più del 2020 e il 15%<br />
in più del 2019. L’Italia si colloca stabilmente<br />
nella Top <strong>10</strong>: è il quinto paese<br />
per giro di affari e il settimo a volume. Si<br />
beve tanto, ma soprattutto si beve bene:<br />
questo indica il dato statistico. Se, infatti,<br />
il fatturato globale dello Champagne nel<br />
2021 ha raggiunto un nuovo traguardo<br />
con 5,7 miliardi di euro e una crescita del<br />
36% rispetto al 2020 e del 14% rispetto al<br />
2019, nel 2021 le bottiglie che hanno raggiunto<br />
il nostro Paese sono state 9 milioni<br />
225mila, con un incremento del 32,8%<br />
rispetto al 2020 e del <strong>10</strong>,8% sul 2019. A<br />
valore, quando si parla di Champagne,<br />
l’Italia ha superato quota 200,159 milioni<br />
di euro, facendo registrare una crescita<br />
del 36,3% sul 2020 e dell’11,3% sul 2019.<br />
Ma la corsa per le bollicine transalpine<br />
più amate non ha alcuna intenzione di arrestarsi.<br />
Le spedizioni di Champagne<br />
nel primo semestre<br />
<strong>2022</strong>, infatti, hanno<br />
sfiorato le 130 milioni<br />
di bottiglie, con<br />
un +13,8% rispetto<br />
allo stesso periodo<br />
del 2021. Le esportazioni,<br />
con 79,6<br />
milioni di bottiglie,<br />
sono in aumento del<br />
16,8%, mentre il mercato<br />
di Francia è in crescita<br />
del 9,3%, a 50,3 milioni di bottiglie.<br />
Ma in Italia e nel mondo, quali sono<br />
oggi i principali trend che si vanno imponendo<br />
quando si parla di Champagne?<br />
Non c’è dubbio nell’affermare che nell’ultimo<br />
periodo il mercato dello Champagne<br />
abbia subito un impulso non solo in<br />
termine di volumi ma anche nel senso più<br />
stretto di ricerca e voglia di scoprire. Il<br />
consumatore innanzitutto appare mediamente<br />
sempre più preparato. Il numero di<br />
Champagne lovers sta crescendo, le fonti<br />
d’informazioni stanno aumentando, tra<br />
siti, blog e profili social. C’è voglia di imparare,<br />
di scoprire, di capire cosa si sta bevendo.<br />
Lo Champagne sta iniziando<br />
ad essere percepito<br />
davvero come un vino<br />
dalle mille “occasioni<br />
d’uso” (per usare un<br />
termine particolarmente<br />
caro al mondo<br />
della moda) e<br />
non come la bollicina<br />
da stappare solo<br />
nei grandi momenti o<br />
(ancor peggio) quando<br />
ci si vuole dare un tono.<br />
Fatta questa considerazione generale,<br />
proviamo a evidenziare alcuni dei<br />
principali trend che si vanno imponendo<br />
che, ad avviso di chi scrive, sembrano aver<br />
imboccato una strada che pare destinata a<br />
proseguire.<br />
Il consumatore più informato e attento<br />
a cosa beve è sinonimo innanzitutto<br />
di maggior ricerca. Questo aspetto determina<br />
indubbiamente uno dei primi<br />
trend da segnalare: l’ampliamento della<br />
gamma delle referenze che si consumano.<br />
In particolare, la crescita proporzionale<br />
del consumo di bottiglie di Vigneron<br />
e Cooperative. Sia chiaro, prima<br />
di essere fraintesi, le vendite globali di<br />
Champagne sono ampiamente e solidamente<br />
nelle mani delle Maison. Ma<br />
se si osservano le percentuali di crescita<br />
delle vendite anno su anno (e mese su<br />
mese nel periodo recente) i Vigneron e<br />
le Cooperative hanno una velocità d’incremento<br />
maggiore: quindi, anche se<br />
stiamo parlando di volumi ridotti in valore<br />
assoluto, questi ultimi stanno guadagnando<br />
maggiore spazio sulla scena<br />
internazionale. Senza dubbio anche in<br />
Italia: si faccia caso anche al numero di<br />
referenze di bottiglie di Champagne sui<br />
siti di e-commerce, il trend di continua<br />
crescita appare evidente.<br />
Vigneron, quindi, sinonimo di maggior<br />
qualità a costo inferiore rispetto alle<br />
Maison? Assolutamente no. Vigneron<br />
- quantomeno in media e nell’immaginario<br />
del consumatore “attento e infor-
15<br />
mato” - sinonimo di artigianalità, manualità,<br />
ricerca. Con tutti i pro e i contro<br />
che ne derivano. Senza dimenticare poi<br />
che anche sul fronte Maison, le novità<br />
ultimamente non mancano. Anche il<br />
vino un po’ sta cambiando, o meglio:<br />
evolvendo. L’attenzione all’ambiente è<br />
ormai un must per tutti e la ricerca di un<br />
prodotto quanto più “naturale” o “artigianale”<br />
si pone tra le priorità in crescita<br />
del consumatore. Utilizzo di lieviti indigeni,<br />
contenitori di legno in fermentazione,<br />
affinamenti sulle fecce, tiraggio<br />
con il mosto al posto dello zucchero<br />
sono alcuni dei principali trend “tecnici”<br />
in cantina a cui stiamo assistendo.<br />
Molti giovani Vigneron sono apparsi<br />
sulla scena e oggi sono sicuramente un<br />
attore importante per il futuro della regione.<br />
Si collocano in un mercato che si<br />
sta ampliando accanto a personalità già<br />
con un po’ più di esperienza (e notorietà<br />
sul mercato) e più blasonati Chef de<br />
Cave di Maison.<br />
Non possiamo poi non citare tra i principali<br />
trend recenti la ricerca di Champagne<br />
sempre più secchi. Il consumatore<br />
ha imboccato la direzione di ricerca di<br />
prodotti con meno zuccheri aggiunti.<br />
Cresce l’interesse per gli Extra Brut o i<br />
Nature. Sicuramente è un po’ una moda<br />
- se ne potrebbe parlare a lungo - comunque<br />
rimane un dato di fatto. Anche<br />
le Maison stanno iniziando a ridurre<br />
gradualmente i dosaggi sui loro Champagne<br />
“base” e tra i Vigneron spopolando<br />
gli Extra Brut e i Nature. Da amante<br />
degli Champagne poco dosati, chi scrive<br />
si limita a dire quello che ha imparato<br />
chiacchierando a lungo e da tempo con<br />
gli amici Vigneron: “Lo zucchero in dosaggio<br />
è come il sale in cucina: un pizzico,<br />
di solito, amplifica e sublima i sapori<br />
del piatto. Se esageri hai coperto i gusti e<br />
rovinato tutto”.<br />
La carrellata relativa al mercato in evoluzione<br />
non può tralasciare il fatto che<br />
“stiamo anche iniziando a bere Champagne<br />
senza bollicine”. Non siamo impazziti,<br />
ci si riferisce soltanto ai Coteaux<br />
Champenois, vini fermi prodotti in<br />
Champagne con ovviamente uve provenienti<br />
solo da vigne della Regione. Sono<br />
sempre esistiti, ma al netto di alcune<br />
bottiglie che gli appassionati sicuramente<br />
ricordano già negli anni passati (pensiamo<br />
al Coteaux Champenois in rosso<br />
di Bollinger, ad esempio) non hanno mai<br />
davvero sfondato tra il grande pubblico.<br />
Poche referenze prodotte, vendute da<br />
pochi, acquistate e assaggiate davvero in<br />
rare occasioni.<br />
Oggi le cose stanno un po’ cambiando.<br />
Innanzitutto, quando parliamo di<br />
Coteaux Champenois pensiamo al vino<br />
fermo della Champagne sia in rosso sia<br />
in bianco: se si pensa a qualche anno fa,<br />
in tutta onestà e a memoria, è difficile<br />
ricordare un singolo Coteaux in bianco.<br />
Molti (mi spingerei a dire “larghissima<br />
parte”) dei produttori (sia Maison sia<br />
Vigneron) vinifica e vende oggi almeno<br />
un vino fermo. Tanti Vigneron, proprio<br />
nell’ultimo anno, hanno iniziato a vinificare<br />
il proprio fermi: magari si tratta<br />
solo dei primi test, legati a un numero<br />
ridotto di bottiglie: è un mondo da capire<br />
e scoprire sia in cantina, prima, sia<br />
nel calice, poi. Il dato di fatto è che gli<br />
addetti ai lavori ci si stanno dedicando.<br />
E dall’altra parte il consumatore (sempre<br />
quello “attento e informato”) si sta<br />
divertendo ad assaggiare e scoprire<br />
ZOOM<br />
qualcosa che in molti casi risulta davvero<br />
nuovo. Chi scrive apprezza particolarmente<br />
i bianchi (spesso con un naso<br />
“borgognotto” e una beva molto tesa,<br />
acida, grandi mineralità e sapidità che la<br />
fanno da protagonista) e un po’ meno i<br />
rossi. Ma, come sempre, è una questione<br />
di gusto personale. In ogni caso, se e<br />
quando ci sarà l’occasione, vale sempre<br />
la pena assaggiare qualcosa.<br />
Per concludere: anche sua Maestà, il re<br />
delle bollicine, non è rimasto a guardare<br />
dall’alto del suo piedistallo un mercato<br />
che cambia, dove si sperimenta e<br />
si propongono varianti (su dosaggi e<br />
assemblaggi, sulla parcellizzazione). Lo<br />
Champagne è considerato da molti il<br />
vino più buono al mondo e - giustamente<br />
- si tiene stretto questo apprezzamento,<br />
non avendo alcuna intenzione di deludere<br />
il proprio consumatore: quello “attento<br />
e informato”, sia chiaro.
16<br />
DATA<br />
Photo: Ekaterina Bolovtsova - pexels<br />
Quando lo Champagne<br />
va all’asta<br />
Quali le etichette più costose e chi vende di più tra Maison e Vigneron?<br />
La fotografia scattata da iDealwine di un mercato per nulla secondario<br />
DI RICCARDO COLLETTI<br />
Il 2021 è stato per lo Champagne l’anno della ripresa.<br />
Se le vendite, come visto, hanno registrato<br />
risultati superiori ai livelli pre-pandemici, i produttori<br />
più celebri si sono ritrovati catapultati<br />
al centro dei riflettori, iniziando dalle grandi<br />
Maison. Per quanto riguarda il mercato secondario,<br />
infatti, le vendite all’incanto hanno dimostrato negli<br />
scorsi 12 mesi che la passione per gli Champagne è forte,<br />
con intenditori alla costante ricerca di bottiglie rare<br />
e prestigiose. Una cosa è certa: col passare degli anni<br />
la bollicina più conosciuta al mondo sta perfezionando<br />
la sua immagine di prodotto di lusso, uno status che<br />
dovrebbe continuare a confermarsi con il passare del<br />
tempo. Ma quali sono stati i suoi numeri nel mondo<br />
delle aste? A svelarlo a <strong>WineCouture</strong> è l’analisi firmata<br />
da iDealwine, prima casa d’aste di vini francese e<br />
punto di riferimento mondiale nella vendita online di<br />
vini e distillati. Con dati e statistiche che fotografano<br />
un universo assolutamente in salute.<br />
Il 2021 dello Champagne all’asta<br />
Sebbene il volume di bottiglie di Champagne vendute<br />
all’asta sia leggermente diminuito (-6%) nel 2021, il<br />
valore è invece aumentato (+9%), con la bollicina a posizionarsi<br />
al quinto posto nella classifica generale per<br />
quantità vendute, in linea coi 12 mesi precedenti, e al<br />
quarto per guadagni. Merito di un prezzo medio della<br />
bottiglia in continua crescita, passato da 157 euro nel<br />
2020 a 182 euro nel 2021, con un incremento del valore<br />
del 16%. Un aumento che ha condotto gli Champagne<br />
a collocarsi al secondo posto in graduatoria, dietro<br />
alla Borgogna che lo scorso anno ha registrato un prezzo<br />
medio per bottiglia di 242 euro. A dominare nelle<br />
vendite all’asta, in linea generale, restano le Maison,<br />
ma nel trio in testa alla classifica dei vini più costosi<br />
aggiudicati nel 2021 si è assistito leggeri cambiamenti<br />
rispetto all’anno precedente. In vetta è il mito Jacques<br />
Selosse, di cui nel 2021 sono state scambiate su<br />
iDealwine ben 447 bottiglie per un valore totale di<br />
197.394 euro (+18% rispetto al 2020). In seconda posizione,<br />
ancora una volta, l’intramontabile Dom Pérignon,<br />
che ha visto aumentare il suo valore del 41%, con<br />
461 bottiglie vendute per un valore totale di 138.620<br />
euro. Se nel 2020 Krug, Bollinger e Louis Roederer si<br />
trovavano a pari punti, con un valore scambiato che si<br />
aggirava intorno ai 69.000 euro, nel 2021 invece è il<br />
primo a distaccarsi, confermando il suo terzo posto<br />
con un totale di 88.153 euro, ossia il 29% in più rispetto<br />
all’anno precedente. Una performance degna di<br />
nota quella di Krug, Maison di cui lo scorso anno sono<br />
state battute all’asta solo 201 bottiglie. La classifica<br />
dei produttori più ricercati vede la Top <strong>10</strong> completarsi<br />
con, in ordine di graduatoria, Bollinger (65.655 euro<br />
e 327 bottiglie aggiudicate), Louis Roederer (61.889<br />
euro e 269 bottiglie battute), Salon (40.684 euro per<br />
43 bottiglie), Billecart-Salmon (passato dal decimo al<br />
settimo posto per un prezzo di aggiudicazione complessivo<br />
delle 189 bottgilie di 30.723 euro, a fronte di<br />
un +48%), Taittinger (27.091 euro per 121 bottiglie),<br />
Ruinart (26.472 euro per 193 bottiglie) ed Egly-Ouriet<br />
(17.258 euro per 93 bottiglie). Nel complesso, tra<br />
le prime 20 in classifica, le grandi Maison occupano<br />
ben 14 posizioni. Per una tendenza che si ritrova anche<br />
quando si fa riferimento alla graduatoria dei lotti<br />
più costosi del 2021, dove a essere mostrato è un netto<br />
aumento dei prezzi di aggiudicazione per i più celebri<br />
Grand Cru della Champagne, salvo qualche eccezione.<br />
In testa, infatti, troviamo una bottiglia di Dom Pérignon<br />
rosé del 1959, che è stata aggiudicata per 4.175<br />
euro, prezzo inferiore rispetto a quello registrato nelle<br />
aste del 2020 (5.526 euro). Nel complesso, tuttavia, i<br />
vini della regione registrano un forte progresso delle<br />
quotazioni: ne è un esempio la cuvée Clos du Mesnil di<br />
Krug in seconda piazza, il cui valore dell’annata 1979 è<br />
passato da 3.561 euro a 3.807 euro, quindi il 7% in più.<br />
Per fare un altro confronto, la sempre più rara cuvée<br />
“S” di Salon, in terza posizione, è stata aggiudicata per<br />
3.058 euro per l’annata 1966, mentre nel 2020 l’annata<br />
1969 aveva raggiunto i 2.456 euro. A dominare la Top<br />
<strong>10</strong> del 2021 anche per i lotti più costosi sono le grandi<br />
Maison. Con le fantastiche <strong>10</strong> bottiglie che vedono<br />
fare capolino nell’ordine la rarissima cuvée Vieilles<br />
Vignes Françaises 1999 di Bollinger, aggiudicata per<br />
1.830 euro, seguita da una Magnum di Blanc de Blan-
17<br />
cs Millésimé Jacques Selosse 2002 (3.193 euro). Poi:<br />
Cristal Louis Roederer 1959 (946 euro), Comtes de<br />
Champagne Taittinger 1976 (688 euro), Champagne<br />
Blanc de Blancs MK<strong>10</strong> Pierre Peters 20<strong>10</strong> (516 euro),<br />
Blanc de Blancs Extra Brut Les Pierrières Ulysse Collin<br />
(in Magnum 982 euro) e Dom Ruinart Ruinart<br />
1976 (491 euro).<br />
Tra le tipologie, senza sorprese quella che è la panoramica<br />
delle ultime tendenze in materia di Champagne.<br />
I millesimati, molto più rari e prestigiosi, dominano la<br />
classifica dei vini più costosi aggiudicati nel 2021. Solo<br />
due cuvée non lo sono: il Blanc de Blancs Les Pierrières<br />
di Ulysse Collin e l’Ace of Spades Blanc de Noir di Armand<br />
de Brignac. Un’altra tendenza da segnalare è sicuramente<br />
quella della preferenza dei Blanc de Blancs:<br />
sette cuvée nelle prime 20 sono degli Chardonnay in<br />
purezza. Anche lo Champagne Rosé non passa inosservato:<br />
non solo occupa la vetta, ma è presente con ben<br />
cinque etichette, valore che merita di essere segnalato,<br />
poiché si parla di un prodotto raro ed estremamente<br />
ricercato. Ultimo elemento, ma non meno importante,<br />
quello che evidenzia come la maggior parte delle tenute<br />
e Maison più ricercate lavorano nel rispetto dell’ambiente,<br />
che si tratti di seguire i principi dell’agricoltura<br />
biodinamica (Ulysse Collin) o biologica (Aurélien<br />
Lurquin, Selosse, Cédric Bouchard). Detto, però, di<br />
quelle che sono state performance ed exploit gli scorsi<br />
12 mesi, cosa racconta il <strong>2022</strong>?<br />
Tendenze e bottiglie più costose del <strong>2022</strong>:<br />
i primi dati<br />
A spiegare a <strong>WineCouture</strong> il <strong>2022</strong> dello Champagne<br />
all’asta è Laura Salis, responsabile marketing e comunicazione<br />
per l’Italia di iDealwine. “Anche nel primo<br />
semestre del <strong>2022</strong> Dom Pérignon risulta in testa alla<br />
classifica nella Top 20 dei lotti più ricercati su iDealwine,<br />
stavolta con la sua cuvée Plénitude P3 1971,<br />
aggiudicata per 5.828 euro”, spiega. “La maison Salon<br />
invece, si posiziona al secondo posto con la sua celebre<br />
Cuvée S, nell’annata 1996 e venduta per 5.580 euro.<br />
La medaglia di bronzo va alla cuvée Clos du Mesnil<br />
1979 della maison Krug, che perde una posizione rispetto<br />
allo scorso anno e è stata aggiudicata per 3.844<br />
euro”. Ma le sorprese non terminano qui. “Degne di<br />
nota sono anche le performance registrate dalle maison<br />
Louis Roederer, Bollinger e Taittinger, presenti in<br />
classifica con delle vecchie annate”, riprende Laura Salis.<br />
“L’effetto old vintage è ben visibile all’interno della<br />
graduatoria del primo semestre <strong>2022</strong>: 12 champagne<br />
su 20 sono stati imbottigliati prima del 2000 e solo tre<br />
referenze sono state messe in bottiglia nel corso degli<br />
ultimi <strong>10</strong> anni”.<br />
Gli Champagne dei Vigneron salgono alla ribalta, con<br />
produttori come Selosse, Cédric Bouchard, Aurélien<br />
Lurquin, Egly-Ouriet e Ulysse Collin a completare la<br />
classifica dei lotti più ricercati. “Jacques Selosse, sfiora<br />
le vette della classifica con il suo Extra-Brut Premier<br />
Cru 2008, aggiudicato per 3.782 euro”, evidenzia la<br />
responsabile marketing e comunicazione per l’Italia<br />
di iDealwine. “Con meno di 9 ettari di vigne, coltivate<br />
principalmente con uve Chardonnay, questa maison<br />
produce poco meno di 60mila bottiglie all’anno.<br />
All’ottavo posto, invece, troviamo il celebre Cédric<br />
Bouchard, che si è distinto nelle aste di iDealwine con<br />
la sua cuvée Le Creux d’Enfer 2017, venduta per 1.004<br />
euro. Tra gli champagne de vigneron un’altra etichetta<br />
che è stata al centro dei riflettori è sicuramente l’Ambonnay<br />
Vieilles Vignes 2008 di Egly-Ouriet, 12esima e<br />
aggiudicata per 589 euro a bottiglia. L’unico Champagne<br />
non millesimato presente in classifica, poi, è il Les<br />
Roises di Ulysse Collin, un Blanc de Blancs Extra-Brut<br />
prodotto da vecchie vigne di oltre 50 anni. Infine, fa<br />
di nuovo la sua comparsa nella Top 20, lo Chardonnay<br />
2016 di Aurélien Lurquin: già presente nella classifica<br />
dello scorso anno, è il frutto del lavoro di un piccolo<br />
viticoltore della Vallée de la Marne e anche per lui la<br />
produzione è piuttosto limitata, con il vigneto che conta<br />
soli 2,3 ettari”.<br />
Produttori, questi appena citati, che coltivano le loro<br />
vigne rispettando i principi di tutte le forme esistenti<br />
di agricoltura sostenibile: una coincidenza? “Non si<br />
direbbe date le tendenze emerse nel Barometro negli<br />
ultimi anni e che si confermano anche al di fuori del<br />
mercato secondario”, risponde Laura Salis.<br />
Ma i primi dati <strong>2022</strong> confermano un altro fenomeno<br />
già registrato nel 2021 per gli Champagne: la costante<br />
ricerca di vecchie annate da parte degli intenditori e<br />
collezionisti. “In termini di investimento è chiaro che<br />
lo Champagne invecchiato, soprattutto le etichette più<br />
prestigiose, ha delle buone possibilità all’asta”, sottolinea<br />
la responsabile per l’Italia di iDealwine. “Si tratta<br />
certamente di una tipologia di vino che può migliorare<br />
dopo diversi anni di riposo in cantina e che acquista<br />
valore nel corso del tempo”.<br />
Solo una questione, a questo punto, rimane irrisolta:<br />
chi avrà la meglio quest’anno tra le grandi maison e i<br />
piccoli produttori? “Per ora non ci sbilanciamo”, chiosa<br />
Laura Salis, “ma nutriamo il sospetto che saranno proprio<br />
gli Champagne de vigneron a dominare la scena<br />
nelle classifiche iDealwine di fine anno. Attendiamo<br />
tutti con ansia il risultato finale di questo match che<br />
anima ormai da tempo le aste sul nostro portale”. Quel<br />
che già è certo è che tanto Vigneron, quanto Maison<br />
avranno di che brindare.<br />
Top 20 lotti più costosi del primo semestre <strong>2022</strong><br />
Posizione Lotto Prezzo* €<br />
1 Champagne Dom Pérignon P3 Plénitude 1971 5.828<br />
2 Cuvée S Salon 1966 5.580<br />
3 Clos du Mesnil Krug 1979 3.844<br />
4 Extra-Brut 1er Cru Millésimé Jacques Selosse 2008 3.782<br />
5 Cristal Louis Roederer 1959 1.736<br />
6 Brut Vieilles Vignes Françaises Bollinger 2000 1.364<br />
7 Brut Millésimé Veuve Clicquot Ponsardin 1952 (Magnum) 1.240<br />
8 Roses de Jeanne Le Creux d’Enfer Cédric Bouchard 2017 1.004<br />
9 Champagne Grand Cru Blanc de Blancs Les Chétillons Oenothèque Pierre Peters 2002 682<br />
<strong>10</strong> Brut Delamotte Blanc de Blancs 1985 (Magnum) 679<br />
11 Comtes de Champagne Taittinger 1976 645<br />
12 Ambonnay Vieilles Vignes Brut Millésimé Egly-Ouriet 2008 (2 bottiglie) 589<br />
13 Réserve Charlie Charles Heidsieck 1979 564<br />
14 Dom Ruinart Rosé Ruinart 1986 (Magnum) 558<br />
15 Les Roises Blanc de Blancs Extra Brut Ulysse Collin 546<br />
16 Brut Le Clos Saint-Hilaire Billecart-Salmon 1996 521<br />
17 Chardonnay Aurélien Lurquin 2016 521<br />
18 Champagne Extra Quality Brut Ayala 1949 (Demi-bouteille) 496<br />
19 Avize DT (Dégorgement Tardif) Jacquesson 1989 397<br />
20 Argonne Henri Giraud 2002 382<br />
* Prezzo di aggiudicazione (eq. 75 cl)<br />
DATA
18<br />
tura, quasi l’85% delle proposte presenti nei Flyer Fmcg<br />
(vedi tabella N.2).<br />
I prezzi medi proposti per Spumanti e Champagne, infine,<br />
sembrano identificare con chiarezza il target ai quali<br />
si rivolgono i diversi canali (tabella n.3). I Web Wine<br />
Specialist hanno dei prezzi medi al litro decisamente<br />
molto elevati, il doppio o addirittura più del triplo dei<br />
canali competitor. Una bottiglia di Champagne in questo<br />
canale costa mediamente 155 euro al litro contro gli<br />
81 euro dei siti Web Fmcg e i 31 euro delle proposte a<br />
volantino dei siti della Gdo. Il target a cui si rivolgono<br />
appare con fascia di reddito molto elevata o composto da<br />
appassionati, specialisti o professionisti degli Spumanti<br />
e dello Champagne, in grado di spendere cifre consistenti<br />
per acquistare proprio quella specifica bottiglia di quel<br />
particolare marchio. Le proposte presenti nei Flyer della<br />
Gdo, invece, sono in prevalenza prodotti con prezzi di<br />
livello medio, adatti a un pubblico vasto (quale è quello<br />
di Ipermarket, Supermarket, e Superette) che apprezza<br />
prodotti di buon livello, senza però avere conoscenze,<br />
competenze (e forse disponibilità di spesa) di alto livello.<br />
Particolarmente convenienti, rispetto ai prezzi proposti<br />
dai diretti competitor dei siti Web Fmcg, le offerte<br />
per lo Champagne (31 euro vs. 81 euro) e degli Spumanti<br />
Metodo Classico (14 euro vs. 24 euro). I siti Web Fmcg,<br />
da ultimo, offrono prodotti selezionati, a prezzi medio-alti,<br />
cercando così di ricavare spazi di mercato, stretti fra i<br />
prezzi convenienti dei giganti della distribuzione e quelli<br />
esclusivi dei Web Wine Specialist.<br />
Photo: Anna Bratiychuk - unsplash<br />
TRADE<br />
L’altra metà di un<br />
cielo di bollicine<br />
L’analisi QBerg con trend e numeri del mercato<br />
di Champagne e Spumante in Gdo e sul Web<br />
Numero di marche flyer e web per la categoria<br />
Champagne e Spumante (Settembre <strong>2022</strong> - N.<br />
marche)<br />
U<br />
DI<br />
n andamento spumeggiante, quello dello Champagne in<br />
Italia all’interno dell’universo dell’Horeca. Ma il successo<br />
della bollicina più nota al mondo non si limita al solo<br />
fuori casa e all’ambito delle enoteche. Esattamente come<br />
evidenzia l’analisi firmata QBerg. L’istituto di ricerca italiano<br />
leader nei servizi di price intelligence e di analisi<br />
delle strategie assortimentali cross canale (flyer, punti<br />
vendita fisici, e-commerce e newsletter) ha analizzato<br />
per <strong>WineCouture</strong> l’andamento dell’offerta del mercato<br />
di Champagne e Spumante (Spumante Secco, Spumante<br />
Metodo Classico, Spumante Dolce, Champagne) sui<br />
flyer promozionali della Gdo e i principali siti specializzati<br />
dei Wine Specialist e del Largo Consumo nel mese<br />
di settembre <strong>2022</strong>. Una ricerca resa possibile dalla nuova<br />
piattaforma In-Store Point, sviluppata con IRI, che<br />
rende QBerg l’unica realtà in grado di poter confrontare<br />
mondi e domini differenti. Ma ecco cosa racconta la fotografia<br />
scattata.<br />
Innanzitutto, a essere evidenziato è come il numero di<br />
brand esistenti di Spumante e Champagne nei tre canali<br />
LUCA FIGINI<br />
analizzati è realmente considerevole. Basti solo immaginare<br />
che, a settembre <strong>2022</strong>, i siti Web Wine Specialist<br />
presentavano fra le loro offerte circa 1.500 diversi marchi,<br />
per comprendere sia l’ampiezza sia la complessità<br />
commerciale del mercato di Spumanti e Champagne. La<br />
Gdo è costretta a fare delle selezioni, concentrandosi su<br />
un numero limitato (anche se pur sempre considerevole)<br />
di brand, circa 200 per i Flyer Gdo e circa 250 per i siti<br />
Web Fast-moving consumer goods.<br />
È poi interessante notare come le differenze fra i diversi<br />
canali non siano solo quantitative. I Wine Specialist<br />
appaiono prediligere le proposte di marchi di Spumante<br />
Metodo Classico e Champagne in misura decisamente<br />
superiore a quelli proposti dai Flyer della Gdo, mentre<br />
la Gdo e i siti Fmcg appaiono proporre maggiormente<br />
brand legati allo Spumante Secco (vedi tabella N.1).<br />
Se il numero di brand di Spumante e Champagne appare<br />
elevato, il numero di referenze uniche è realmente da<br />
record e richiede, senza dubbio, personale specializzato<br />
per poter selezionare al meglio i prodotti per la propria<br />
clientela. I Web Wine Specialist propongono quasi<br />
6.000 diverse referenze uniche di bottiglie di Spumante<br />
e Champagne, con quest’ultimo prodotto che conta persino<br />
oltre 2.200 referenze. Più contenute, varianti fra le<br />
500 e le 700, le referenze uniche proposte dai siti Web<br />
Fmcg e sui Flyer della Gdo che si concentrano maggiormente<br />
su proposte di Spumante Secco, che rappresentano<br />
oltre il 60% dell’offerta dei siti Web Fmcg e, addirit-<br />
Numero di referenze uniche flyer e web per la<br />
categoria Champagne e Spumante (Settembre<br />
<strong>2022</strong> - N. referenze uniche)<br />
Prezzo medio/lt flyer e web per la categoria<br />
Champagne e Spumante (Settembre <strong>2022</strong> -<br />
prezzo volume medio)
20<br />
Per un grande vino occorre il giusto tappo. E le bollicine non fanno eccezione:<br />
tanto che si parli della decisiva fase dell’affinamento sui lieviti, quanto poi di<br />
quella dell’imbottigliamento, prima che un Metodo Classico o uno Champagne<br />
arrivi in cantina o a tavola. Ma quali sono i segreti per la giusta tappatura?<br />
E quanto decisiva all’interno dell’equazione della conservazione di un<br />
grande vino sparkling risulta la chiusura della bottiglia? Lo abbiamo domandato a Stefano<br />
Zaninotto, direttore tecnico di Amorim Cork Italia, realtà che ogni giorno produce 1 milione<br />
e 300mila tappi di sughero di alta qualità, fornendo chiusure alle cantine di tutta Italia.<br />
Sia in fase d’affinamento sui lieviti sia quando poi il vino finale giunge in<br />
bottiglia, quanto è decisivo il giusto tappo di sughero per una bollicina?<br />
Attualmente e con evidenze scientifiche abbiamo potuto constatare che l’impatto del sughero<br />
naturale nel vino - anche sotto forma di disco come nel tappo da spumante - è decisamente<br />
importante, in quanto è evidente come questo materiale risulti essere positivamente<br />
attivo nei confronti degli oltre <strong>10</strong>0 composti aromatici di cui lo stesso vino è composto. Le<br />
molecole presenti nel sughero hanno effetto stabilizzante nei confronti del colore, diminuendo<br />
anche l’astringenza e la percezione amara presente in alcuni vini. In basi spumante<br />
molto complesse, poi, si è evidenziato che a parità di tempo intercorso durante il “tirage”,<br />
il vino tappato con specifico tappo di sughero presenta un complesso aromatico maggiormente<br />
armonico.<br />
Quali le soluzioni sviluppate da Amorim Cork per Champagne e spumanti?<br />
Abbiamo disponibili differenti tipi di tappo in funzione dei tempi di consumo dello<br />
spumante o dello Champagne cui s’indirizzano. Quindi, spaziamo da tappi confezionati<br />
in microagglomerato, con dimensioni del granulo tra 0,5 e 2 mm, fino a tappi<br />
da spumante in agglomerato standard, con dimensione del granulo tra i 3 e i 7 mm,<br />
con tre dischi di sughero naturale, ma anche tappi specifici per il “tiraggio” dalla maggiore<br />
capacità di tenuta di pressione. Chiaramente, tutte queste chiusure sono a rischio<br />
“zero” relativamente al sentore di muffa erroneamente definito “odore di tappo”.<br />
Quindi si può preservare un grande Champagne o spumante dal rischio<br />
che, una volta aperto, sappia di “tappo”?<br />
Tutti i grandi Champagne e, più in generale, le bollicine presenti attualmente sul mercato<br />
vengono tappati con tappi di sughero nelle differenti concezioni viste precedentemente.<br />
Attualmente il rischio dell’alterazione sensoriale è praticamente azzerato in funzione dei<br />
processi industriali messi in atto dal gruppo Amorim quali “Cork Nova” per i dischi di<br />
sughero e R.O.S.A. per i granuli di sughero. Inoltre, è disponibile il sistema di analisi brevettato<br />
NDtech che permette di effettuare test cromatografici non distruttivi sui tappi finiti,<br />
con un controllo analitico al <strong>10</strong>0% per i tappi pronti per l’uso.<br />
Che cosa s’intende quando si parla di NDtech?<br />
NDtech è la tecnologia più all’avanguardia, dal punto di vista sensoriale, a servizio del sughero<br />
monopezzo. Ad alta precisione, sviluppata e brevettata da Amorim Cork, prevede<br />
l’analisi e la convalida in gascromatografia di ogni tappo di sughero monopezzo e spumante<br />
in pochi secondi. Dal 2021, grazie all’impiego di Naturity, il tappo NDtech nel suo<br />
processo produttivo beneficia di un ulteriore pulizia sensoriale specifica per rimuovere gli<br />
off-flavours. Il livello di precisione è sorprendente: 0,5 nanogrammi per litro equivalgono a<br />
una goccia d’acqua in 800 piscine olimpioniche. Di conseguenza, tutti i tappi analizzati con<br />
questa tecnologia di alta precisione offrono una garanzia senza precedenti.<br />
Per progredire tecnologicamente quanto conta il confronto coi produttori?<br />
Decisivo. Collaboriamo con le maggiori case spumantistiche del mondo e nelle principali<br />
aree produttive, soprattutto in relazione all’iterazione tra chiusura e vino, in quanto, dal<br />
punto di vista fisico meccanico, il tappo da spumante com’è attualmente concepito risulta<br />
essere probabilmente la migliore chiusura possibile per spumanti e Champagne in relazione<br />
sia agli aspetti di utilizzo, sia di conservazione del prodotto.<br />
DI ALICE REALINI<br />
BACKSTAGE<br />
L’importanza<br />
del giusto tappo<br />
Perché una grande bollicina è sempre figlia della giusta chiusura.<br />
A tu per tu con Stefano Zaninotto, direttore tecnico Amorim Cork Italia
21<br />
Claude Mandois è l’erede di un savoir-faire plurisecolare. Quello che la<br />
sua famiglia si è tramandato, di generazione in generazione, fin dal 1735,<br />
quando s’installò a Pierry. E ancora adesso, le cantine del XVIII secolo si<br />
trovano esattamente sotto la navata della chiesa del villaggio. Una tradizione<br />
di Vigneron che hanno saputo padroneggiare l’arte dell’assemblaggio,<br />
conservando lo stile che oggi definisce la Maison. Un impegno rigoroso<br />
per esprimere al meglio il terroir elaborando preziose cuvée. Come<br />
in Victor Mandois Brut 2012 Vieilles Vignes Champagne Mandois,<br />
prodotto solo nelle migliori annate e con tutte le carte in regola per essere<br />
un grandissimo vino. <strong>10</strong>0% Chardonnay, è una sinfonia da viti con un’età<br />
media superiore ai 50 anni a Chouilly e Vertus e una vecchia vigna nella<br />
Côte de Sézanne. Basse rese che forniscono struttura e un essenziale equilibrio<br />
tra concentrazione e finezza. Con parte dei vini della vendemmia, il<br />
30%, ad affinare in botti di rovere per conferire morbidezza e complessità<br />
alla cuvée. Prende così forma, dopo nove anni di affinamento sui lieviti,<br />
uno Champagne unico. Al palato, dosata 5 g/l, l’annata 2012 si caratterizza<br />
per la freschezza, con la struttura ariosa dello Champagne che conduce<br />
a un finale salino e minerale. Per un’etichetta da intenditori.<br />
COLLECTION
22<br />
COLLECTION<br />
Il secondo assaggio di quella che è stata una vera e propria rivoluzione in casa<br />
Roederer. Ritorna con la sua versione “aggiornata” il progetto che, ex novo, ha<br />
ridefinito orizzonti e stile di quello che un tempo era il Brut Premier. Multimillesimato,<br />
Collection 243 è unione dei tre vitigni principali della Champagne,<br />
che utilizza il 31% di una Réserve Perpétuelle a partire dalla vendemmia 2012 e<br />
fino alla 2017, una piccola porzione del <strong>10</strong>% di vini affinati in legno nello stesso<br />
intervallo temporale e, per completare l’assemblaggio, il vino di quelle che sono<br />
considerate le “réussites de l’année”, ovvero il meglio (ça va sans dire) dell’ultima<br />
annata, in questo caso la 2018. Per uno Champagne che deve il suo nome alla<br />
scelta di riportare, cuvée dopo cuvée, il numero di vendemmia a far data dall’anno<br />
di fondazione della Maison, il 1776. Tecnicamente un Sans Année, lo Champagne<br />
Collection 243 Roederer capovolge la logica di base del tradizionale<br />
assemblaggio, invertendo i fattori in campo al momento della composizione, e si<br />
presenta con la sua effervescenza fine e dinamica, prolungata da un perlage molto<br />
persistente. Il palato è denso, profondo, la trama ricca e strutturata. Lo stile caldo<br />
e goloso del Collection 243 Roederer è presente grazie alla perfetta maturazione<br />
della vendemmia dell’annata 2018. Ma la freschezza, l’energia e la complessità<br />
della Réserve Perpétuelle creata nel 2012, così come la consistenza legnosa<br />
conferita dal rovere, distendono e prolungano la materia per donarle finezza e<br />
persistenza. Per uno Champagne da avere sempre pronto in cantina.
23<br />
COLLECTION<br />
L’alfa e l’omega della Champagne <strong>10</strong>0% uva del Méthode Fabrice Pouillon. Le<br />
origini della svolta affondano le radici nel Premier Cru parcellare Chemin du Bois<br />
Champagne R. Pouillon & Fils, un <strong>10</strong>0% Pinot Noir che si trasforma in odissea<br />
sensoriale nel calice grazie a una tra le più antiche selezioni massali della regione.<br />
Proprio da questa limitata produzione, infatti, è nata l’idea d’introdurre il tiraggio<br />
con mosto per innescare la seconda fermentazione che firma oggi tutte le cuvée<br />
del Vigneron di Mareuil-sur-Aÿ. A iniziare dall’emblema Grande Vallée Extra<br />
Brut Champagne R. Pouillon & Fils, ex Brut Réserve e la più “accessibile” tra le<br />
produzioni di Fabrice, perché definirlo “base” sarebbe ben più che riduttivo. Una<br />
sorta di denominazione regionale, col suo assemblaggio delle uve di cinque villaggi<br />
della Vallée de la Marne, per una ricetta che sposa il 65% di Pinot Noir al 15% di<br />
Chardonnay e al 20% di Meunier. Realizzato con i vini dell’annata e di riserva, in<br />
questa cuvée l’obiettivo non è di replicare anno dopo anno lo stesso assemblaggio,<br />
ma piuttosto fotografare il migliore frutto della raccolta dell’annata sfruttando la<br />
carta del legame “naturale” fra la prima e la seconda fermentazione.
24<br />
Zero dosaggio e una ricetta che all’80% di Pinot Noir integra un <strong>10</strong>%<br />
Chardonnay e altrettanto Pinot Blanc. Si presenta così lo Champagne<br />
Gautherot Brut Nature, con la sua bolla molto fine e persistente e<br />
una bella cremosità di spuma. L’attacco è schietto, tipico dello stile<br />
di una famiglia di Vigneron in Champagne dal 1695, ben prima della<br />
Rivoluzione e di Napoleone. Il cuore del Brut Nature è, poi, gourmand e<br />
lascia spazio a un finale armonico. Un perfetto equilibrio per una cuvée<br />
ideale all’aperitivo, ma capace di sorprendere anche in accompagnamento<br />
alle pietanze piccanti e ai piatti esotici.<br />
COLLECTION<br />
La storia dello Champagne Cazals, come tante del vino, è innanzitutto quella di una famiglia. La<br />
tenuta (<strong>10</strong> ettari vitati situati esclusivamente nei comuni Grand Cru di Mesnil-Sur-Oger e Ogerè)<br />
è fondata nel 1897 quando Ernest, bottaio dell’Hérault, s’innamora di una “Jolie Fille” originaria<br />
della Champagne: “Cherchez la femme”, avrebbe commentato Dumas (padre). Da qui, il passo fu<br />
abbastanza scontato, per una “histoire d’amour” ancora viva a Le Mesnil-Sur-Oger: nello stesso<br />
villaggio, infatti, oggi vive Delphine, quarta generazione dei Cazals “Vignerons”, che ha ricevuto<br />
il testimone della guida dell’azienda di famiglia, nel 1996, da suo papà Claude. Tra le curiosità<br />
legate allo Champagne Cazals si possono trovare un premio Nobel per la pace e la nascita della<br />
Gyropalette. Il primo, è quello assegnato nel 1920 a Léon Bourgeois, uomo politico appartenente<br />
al partito della Gauche radicale e primo ministro di Francia tra il 1895 e il 1896, nonché il<br />
presidente della Società delle Nazioni all’epoca della sua creazione, nel 1919. Cosa lo lega alla<br />
famiglia Cazals? La casa dove oggi abita Delphine fu la dimora di campagna dell’uomo di stato<br />
francese. La Gyropalette, invece, è lo strumento che ha consentito di meccanicizzare l’operazione<br />
del rémuage. L’invenzione di questo macchinario, nel 1968 (prima si eseguiva a mano su pupitres<br />
di legno), a chi si deve? A Claude Cazals, in collaborazione con Jacques Ducoin. Questo a<br />
dimostrare che dietro a ogni bottiglia non c’è mai una storia sola. Quella della Cuvée Vive Grand<br />
Cru Extra Brut Champagne Cazals è (anche) il racconto di un <strong>10</strong>0% Chardonnay da Oger e<br />
Le Mesnil-Sur-Oger che affina minimo 72 mesi prima della sboccatura e rappresenta, con la sua<br />
mineralità senza compromessi, l’identità elegante della Maison.
26<br />
NUOVI CODICI<br />
Un “nuovo” bicchiere<br />
di Barbera<br />
Selezione di assaggi di un classico del vino che non è<br />
più quello dei tempi della canzone del Signor G<br />
cola selezione dei nostri più recenti assaggi, buoni per<br />
ispirare e stuzzicare la sete, rendendo fieri di brindar<br />
con un bicchiere di Barbera. Dal colore rosso rubino,<br />
tendente al violaceo, la Barbera d’Alba Doc Vigna<br />
Scarrone Vietti al naso presenta note di piccoli frutti<br />
come ciliegia e prugna, seguite da accenni alla viola.<br />
Tannino ben integrato, sorso succoso e fruttato, finale<br />
persistente. Rosso rubino intenso e ricco, tendente<br />
al violaceo per la Barbera d’Asti Docg Bricco della<br />
Bigotta Braida, che al naso propone note intense e di<br />
piccoli frutti rossi, lampone, ciliegia e spezie dolci. Il<br />
palato, pieno, ricco e fruttato, presenta eleganza e persistenza,<br />
mantenendo sempre una trama di dolcezza.<br />
Naso ricco con note di ciliegia, mora, succo d’uva e<br />
un lieve accenno floreale per la Barbera d’Asti Docg<br />
Le More Cascina Gilli, che si veste di un rosso rubino<br />
brillante. Al palato è vino ricco e succoso: frutto<br />
pungente e croccante, piacevole beva, finale asciutto<br />
e persistente. Color rosso rubino con riflessi violacei<br />
per Alfiera Barbera d’Asti Superiore Docg Marchesi<br />
Alfieri. Al naso presenta note fruttate di prugne<br />
mature, more, ciliegia e spezie dolci come la vaniglia.<br />
Il sorso, ricco e intenso, complesso e fruttato,<br />
chiude marcando bene il palato, persistente. Di colore<br />
rosso rubino, brillante, la Barbera d’Alba Doc Vigna<br />
Santo Stefano Castello di Neive. Il naso è ricco ed<br />
esprime subito note di viola, seguite da note fruttate e<br />
intense di ciliegia, lampone e melograno. Presenti anche<br />
sfumature speziate. Il sorso è pieno, e di piacevole<br />
morbidezza, tannino fine e ben integrato, piacevole retrogusto<br />
speziato e persistenza. A chiudere è il sorso<br />
pieno, ricco e vivace, con tannino ben integrato, frutto<br />
che marca il palato e finale persistente della Barbera<br />
d’Alba Doc Superiore G.D. Vajra. Anch’essa vestita<br />
di rosso rubino luminoso, presenta al naso note di<br />
frutta rossa matura, floreale di viola e rosa, seguite da<br />
profonde note di spezie dolci e sottobosco. L’ultima di<br />
sei proposte buone proprio per tutti.<br />
DI IRENE FORNI<br />
Era il 1969, quando la mente artistica e geniale<br />
di Giorgio Gaber cantava “Barbera<br />
e Champagne”. Non la prima delle opere<br />
musicali dove il cantautore ironizza e presenta<br />
la fotografica di uno spaccato sociale<br />
e neanche l’ultima volta in cui il vino è protagonista e<br />
specchio di uno status, di una definizione di ciò che<br />
si è e di ciò che possiamo permetterci agli occhi del<br />
mondo. In quella celebre canzone, infatti, fra le mani<br />
dei due protagonisti affetti dallo stesso mal d’amore<br />
e seduti ai tavoli dello stesso bar a fare la differenza è<br />
proprio ciò che riempie i loro calici. Lo Champagne<br />
fra le mani del ben vestito aristocratico e la Barbera<br />
nel calice del mal vestito disoccupato. Riascoltandola<br />
adesso, però, questa associazione enoica fra povero<br />
e ricco ci fa storcere la bocca. Oggi, infatti, la storia<br />
è ben diversa rispetto a 50 anni fa. Se è vero che lo<br />
Champagne ha mantenuto il suo iconico ruolo di vino<br />
d’élite, sinonimo di qualità e lusso, le cose son sicuramente<br />
ben diverse per la Barbera. L’autoctono rosso<br />
piemontese ha completamente ribaltato l’immagine<br />
di sé e soprattutto ha totalmente cambiato il modo in<br />
cui i bevitori lo cercano e lo considerano. Si, perché è<br />
proprio di considerazione che parliamo. Storicamente<br />
la Barbera era un vino semplice da trattoria, bevuto in<br />
quantità, dal quale non ci si aspettava grandi espressioni:<br />
un prodotto della tradizione, per tutti i giorni.<br />
Ai tempi nostri, invece, anche se questa svolta è già<br />
iniziata da tempo, la Barbera ha sì mantenuto il suo<br />
ruolo di vino di pronta beva, ma marcandone la qualità<br />
e valorizzando l’importanza di essere un grande<br />
figlio del territorio. E non solo. C’è stato un importante<br />
movimento di rivalutazione di questo autoctono<br />
vitigno, tipico principalmente del Piemonte (ma<br />
presente anche in altre regioni come la Lombardia,<br />
l’Emilia-Romagna e alcune regioni del Sud), che ha<br />
visto la sua coltivazione e impostazione di produzione<br />
virare verso una spiccata caratterizzazione. Molte<br />
aziende, nel corso degli anni, hanno reimpiantato<br />
Barbera e il primo a credere in questa uva fu Giacomo<br />
Bologna della Tenuta Braida andando a scegliere<br />
vigne, posizioni ed esposizioni molto più vocate, con<br />
importanti accortezze anche in cantina. Quest’uva,<br />
un tempo così “basic”, attualmente è il terzo vitigno<br />
a bacca rossa più coltivato in Italia e il più diffuso in<br />
Piemonte, dove arriva a coprire poco più di un terzo<br />
dell’intera superficie vitata, occupando note denominazioni<br />
nella regione, come l’area del Monferrato<br />
- che vanta di essere la zona di origine di quest’uva - le<br />
zone del Comune di Alba con la Barbera d’Alba Docg,<br />
fino alla provincia di Asti, con la Barbera d’Asti Docg.<br />
Qualità che si declina anche nelle splendide tipologie<br />
di Superiore e Nizza Docg, seguite a ruota dalle Doc<br />
Barbera del Monferrato, Coste della Sesia, Pinerolese<br />
e Canavese. Certi, dunque, del profondo valore e della<br />
qualità espressi da questo italico vitigno, ecco una pic-
28<br />
INTERNI D’AUTORE<br />
Buon compleanno,<br />
Tommasi!<br />
Un Amarone da collezione per i primi 120 anni<br />
di un’impresa sempre più italiana<br />
DI ROBERTA RANCATI<br />
Una lunga tradizione familiare, 780 ettari vitati in sette regioni d’Italia<br />
e una produzione vinicola che rappresenta l’eccellenza enoica made in<br />
Italy. Ma soprattutto 120 anni di storia alle spalle e uno sguardo sempre<br />
rivolto al futuro. Quello guidato dalla famiglia Tommasi, infatti, è<br />
gruppo che lavora per il presente e il futuro del vino italiano. Se da una<br />
parte rappresenta la storia della Valpolicella, nel tempo si è aperto a tutta Italia: otto<br />
tenute vitivinicole con Tommasi in Veneto, Tenuta di Caseo in Lombardia, Casisano<br />
a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma Toscana, Masseria Surani in Puglia,<br />
Paternoster in Basilicata, un progetto in Umbria pronto nel 2023, l’acquisizione di<br />
una tenuta sull’Etna in Sicilia in questo <strong>2022</strong> e una partnership<br />
nel Chianti Classico con La Massa. A completare<br />
il quadro il progetto culturale e vitivinicolo De Buris, legato<br />
alla Valpolicella Classica, al recupero di Villa De Buris<br />
e all’omonimo Amarone Classico Doc Riserva. Ma per celebrare<br />
lo storico traguardo dei primi 120 anni, la famiglia<br />
Tommasi ha voluto lanciare un nuovo speciale Amarone da<br />
collezione, dall’abito originale e decisamente unico, frutto<br />
dell’esclusiva collaborazione con Seletti, azienda leader nel<br />
design italiano.<br />
Tommasi Family Estates ha così scelto di celebrare, al contempo, le proprie radici e<br />
il proprio domani, attraverso una collaborazione che veste in maniera assolutamente<br />
originale il simbolo della sua più tradizionale produzione: l’Amarone della Valpolicella<br />
Classico Docg. Sempre nel solco dello spirito di questa impresa e di questa famiglia,<br />
costantemente rivolto al futuro, ad innovare e testare nuove collaborazioni e linguaggi<br />
per colpire nuovi segmenti di mercato. Una partnership, quella siglata con Seletti per<br />
lo speciale anniversario, che parla di vino e design, due cifre stilistiche della creatività<br />
italiana, che si ritrovano in un linguaggio comune: quello di famiglia, stile e qualità. A<br />
caratterizzare la bottiglia da collezione sono un’etichetta interamente in porcellana ed<br />
un packaging originale, davvero unico nel suo genere. Una limited edition di design<br />
dell’Amarone della Valpolicella Classico Docg 2017 dall’anima audace ed eccentrica,<br />
per celebrare 120 anni di amore per il vino e di ospitalità in territori vocati. “Ci emoziona<br />
far parte della generazione che brinderà a questo 120esimo anniversario”, le parole<br />
di Pierangelo Tommasi, alla guida di Tommasi Family Estates insieme ai cugini. “Se<br />
guardiamo indietro vediamo tanto lavoro, passione e sacrificio di chi ci ha preceduto:<br />
è un onore ed una responsabilità per noi oggi essere parte di tutto questo. L’impegno<br />
è quello di non fermarci e mantenere il dinamismo che negli anni ci ha caratterizzato.<br />
Vogliamo che la famiglia Tommasi sia sempre più sinonimo di eccellenza. Abbiamo investito<br />
nei territori che sono vere e proprie icone del mondo<br />
vitivinicolo italiano. Progetti a lungo termine che testimoniano<br />
il nostro impegno nel costruire un futuro per le prossime<br />
generazioni. Questo è l’approccio contadino, concreto<br />
e lungimirante che ci ha sempre contraddistinto e sempre ci<br />
contraddistinguerà. Investire in qualità, cultura enologica e<br />
ricerca per crescere in modo sano e resiliente”. E in merito<br />
all’ultima originale creazione, Giancarlo Tommasi, direttore<br />
tecnico Tommasi Family Estates, chiosa: “Se chiudiamo<br />
gli occhi e immaginiamo il vino simbolo della nostra storia<br />
non possiamo che considerare l’Amarone. Tutto ciò che siamo oggi è frutto del sogno<br />
del mio bisnonno, un contadino con una visione chiara ed una scommessa fatta sul<br />
territorio della Valpolicella Classica. L’Amarone ha reso il nostro territorio uno dei più<br />
rinomati al mondo. Per questo era doveroso da parte nostra omaggiare proprio questo<br />
vino, la cui prima annata è stata nel 1959 e che grazie in particolare al lavoro della terza<br />
generazione e alla fiducia che i mercati ci hanno sempre riconosciuto, ci ha permesso<br />
di crescere, fare investimenti ed essere riconosciuti oggi fra i protagonisti dell’Italia del<br />
vino”. Dunque, buon compleanno, Tommasi: ad altri 120 anni di brindisi e grandi vini,<br />
non più solo della Valpolicella ma italiani.
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Nuova bottaia<br />
all’avanguardia per<br />
Piccini 1882<br />
Castel Firmian:<br />
cambio d’abito per il Trentino<br />
delle riserve Mezzacorona<br />
Serena Wines 1881<br />
traguardo sostenibilità con la<br />
certificazione Equalitas<br />
TITOLI DI CODA<br />
Il simbolo di una terra, che oggi si rinnova e sceglie<br />
di farsi ancora più narrazione di un mondo<br />
antico. Al cuore del Trentino, nel mezzo dei vigneti<br />
della Piana Rotaliana, si trova quel Castel<br />
Firmian che da secoli vigila sull’abitato di Mezzacorona<br />
e al contempo parla di una speciale<br />
vocazione: quella della distesa vitata ai suoi piedi,<br />
da cui prende forma una collezione di vini di<br />
montagna dal carattere avvolgente che, in uno<br />
studiato equilibrio di profumi e intensità degli<br />
aromi, tramanda una storia. Il racconto di un<br />
territorio, del suo amore per la tradizione, del<br />
quotidiano impegno di uomini e donne che tra<br />
i filari vivono le loro vite. È il Trentino di Castel<br />
Firmian, le selezioni più speciali di Mezzacorona.<br />
Una narrazione che oggi si rinnova nell’immagine,<br />
ma non nella sostanza del calice. Intimamente<br />
trentini, ma capaci anche di definire<br />
nuovi orizzonti, i vini che compongono la gamma<br />
più prestigiosa firmata da Mezzacorona promuovono<br />
uno studiato cambio d’abito, in cui il<br />
dolce movimento di vigneti e curve dei filari<br />
arriva in etichetta. Linee dorate che raccontano<br />
di un territorio, ma anche delle sue più solide e<br />
antiche tradizioni, come testimonia la pergola,<br />
storica forma di allevamento a queste latitudini,<br />
che giunge a caratterizzare anche graficamente,<br />
nella sua identitaria struttura doppia, il<br />
Teroldego, “vino principe del Trentino”. Arte di<br />
fare il vino anche in etichetta, come dimostrano<br />
i numerosi riconoscimenti ottenuti da Mezzacorona<br />
in questi anni per il grande impegno<br />
profuso nel rinnovare le immagini delle proprie<br />
produzioni. A regalare un<br />
nuovo impulso contemporaneo,<br />
nel quale<br />
la tavolozza della<br />
natura trentina si<br />
mescola armoniosamente<br />
con le tendenze<br />
di design.<br />
Una nuova bottaia per il rinnovato stabilimento di Casole<br />
d’Elsa. Un investimento importante, anche sotto il profilo<br />
economico a fronte dell’esborso di 850mila euro per realizzare<br />
una struttura tecnicamente all’avanguardia capace<br />
di fare da “casa” a tutte le produzioni Piccini 1882. “Volevo<br />
fosse un luogo magico dove percorrere un vero e proprio<br />
viaggio sensoriale tra il calore delle botti e le note e i<br />
profumi che solo una bottaia è capace di trasmettere”, evidenzia<br />
Mario Piccini, amministratore delegato del gruppo<br />
che vanta oggi cinque tenute, per oltre 200 ettari di vigneti.<br />
“Un vero e proprio santuario del<br />
vino capace di coniugare e fare<br />
sintesi del nostro impegno<br />
e lavoro in tutti i territori in<br />
cui siamo presenti e i nostri<br />
valori legati alla sostenibilità<br />
e all’economia circolare di cui<br />
andiamo molto fieri”.<br />
Nasce AMC Vini<br />
matrimonio tra Advini, Meregalli<br />
e La Collina dei Ciliegi<br />
Meregalli Giuseppe Spa, holding di Gruppo Meregalli, ha<br />
perfezionato il 19 settembre il proprio ingresso nel capitale<br />
di Advini Italia Spa, la joint-venture costituita il 20 luglio<br />
2020 da La Collina dei Ciliegi e dal gruppo francese Advini<br />
SA. La nuova realtà che si va così a formare, con i tre<br />
soggetti a partecipare con quote paritarie, conduce anche<br />
al cambio di nome dell’azienda, ora ribattezzata AMC Vini<br />
Spa, da Advini – Meregalli – Collina. Nasce così una nuova<br />
partnership che ha dato già il via a numerose sinergie, a iniziare<br />
dalla ì distribuzione dei vini La Collina dei Ciliegi che<br />
passa a Visconti 43, ma guarda anche al 2023 per l’opening<br />
del nuovo Wine & Life Style Club Duomo 18 a Milano.<br />
Serena Wines 1881, colosso della produzione di vini<br />
spumanti, in primis Prosecco Doc e Docg, taglia uno dei<br />
traguardi più importanti: quello della sostenibilità. L’azienda<br />
ha annunciato il raggiungimento di un importante<br />
risultato proprio su questo decisivo<br />
fronte: l’ottenimento della certificazione<br />
Equalitas dal principale<br />
ente certificatore italiano,<br />
Valoritalia, che così posiziona<br />
ufficialmente la realtà della<br />
famiglia Serena tra i rappresentanti<br />
più virtuosi del settore.<br />
Planeta,<br />
via alla commercializzazione in<br />
esclusiva dei vini di Feudi Spitaleri<br />
Planeta rileva il <strong>10</strong>0% della produzione dell’azienda Feudi<br />
Spitaleri, situata ad Adrano (Catania), sull’Etna. Da<br />
ottobre <strong>2022</strong> i vini Castello Solicchiata saranno commercializzati<br />
in esclusiva dalla realtà siciliana che, oltre a<br />
prendere interamente in carico la distribuzione sul mercato<br />
globale, si occuperà delle strategie di valorizzazione<br />
del catalogo e dell’affiancamento nella fase produttiva,<br />
fornendo la propria expertise in viticoltura ed enologia.<br />
E ancora...<br />
Argea: esordio del nuovo polo tra Botter e Mondodelvino<br />
per la regia del Fondo Clessidra. Che annata sarà a<br />
Valdobbiadene: la vendemmia <strong>2022</strong> secondo Col Vetoraz.<br />
Ritorno a Montepulciano con la nuova Tenuta<br />
Calimaia per Marchesi Frescobaldi. Addio a Valerio<br />
Cescon, scompare uno dei padri del Prosecco. Il Pinot<br />
Nero dell’Oltrepò punta sempre più in alto. Francesco<br />
Mazzei confermato alla guida dell’Associazione Vini Toscani<br />
Dop e Igp. Nuovo rosso per la famiglia Lunelli: è Carapace<br />
Lunga Attesa. Abbazia di Novacella: ecco perché<br />
le nuove annate Praepositus escono solo ora. Pieve e sostenibilità:<br />
il futuro del Vino Nobile<br />
di Montepulciano è già oggi.<br />
Riemerge Audace, il Prosecco<br />
Doc Trieste Underwater Wine<br />
Parovel e Serena. Alessandro<br />
Nicodemi nuovo presidente<br />
del vino d’Abruzzo: perché<br />
si tratta di un’elezione storica.
Ben oltre i Millesimi rari<br />
Ricreare l’annata perfetta<br />
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