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WineCouture 9-10/2022

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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15<br />

mato” - sinonimo di artigianalità, manualità,<br />

ricerca. Con tutti i pro e i contro<br />

che ne derivano. Senza dimenticare poi<br />

che anche sul fronte Maison, le novità<br />

ultimamente non mancano. Anche il<br />

vino un po’ sta cambiando, o meglio:<br />

evolvendo. L’attenzione all’ambiente è<br />

ormai un must per tutti e la ricerca di un<br />

prodotto quanto più “naturale” o “artigianale”<br />

si pone tra le priorità in crescita<br />

del consumatore. Utilizzo di lieviti indigeni,<br />

contenitori di legno in fermentazione,<br />

affinamenti sulle fecce, tiraggio<br />

con il mosto al posto dello zucchero<br />

sono alcuni dei principali trend “tecnici”<br />

in cantina a cui stiamo assistendo.<br />

Molti giovani Vigneron sono apparsi<br />

sulla scena e oggi sono sicuramente un<br />

attore importante per il futuro della regione.<br />

Si collocano in un mercato che si<br />

sta ampliando accanto a personalità già<br />

con un po’ più di esperienza (e notorietà<br />

sul mercato) e più blasonati Chef de<br />

Cave di Maison.<br />

Non possiamo poi non citare tra i principali<br />

trend recenti la ricerca di Champagne<br />

sempre più secchi. Il consumatore<br />

ha imboccato la direzione di ricerca di<br />

prodotti con meno zuccheri aggiunti.<br />

Cresce l’interesse per gli Extra Brut o i<br />

Nature. Sicuramente è un po’ una moda<br />

- se ne potrebbe parlare a lungo - comunque<br />

rimane un dato di fatto. Anche<br />

le Maison stanno iniziando a ridurre<br />

gradualmente i dosaggi sui loro Champagne<br />

“base” e tra i Vigneron spopolando<br />

gli Extra Brut e i Nature. Da amante<br />

degli Champagne poco dosati, chi scrive<br />

si limita a dire quello che ha imparato<br />

chiacchierando a lungo e da tempo con<br />

gli amici Vigneron: “Lo zucchero in dosaggio<br />

è come il sale in cucina: un pizzico,<br />

di solito, amplifica e sublima i sapori<br />

del piatto. Se esageri hai coperto i gusti e<br />

rovinato tutto”.<br />

La carrellata relativa al mercato in evoluzione<br />

non può tralasciare il fatto che<br />

“stiamo anche iniziando a bere Champagne<br />

senza bollicine”. Non siamo impazziti,<br />

ci si riferisce soltanto ai Coteaux<br />

Champenois, vini fermi prodotti in<br />

Champagne con ovviamente uve provenienti<br />

solo da vigne della Regione. Sono<br />

sempre esistiti, ma al netto di alcune<br />

bottiglie che gli appassionati sicuramente<br />

ricordano già negli anni passati (pensiamo<br />

al Coteaux Champenois in rosso<br />

di Bollinger, ad esempio) non hanno mai<br />

davvero sfondato tra il grande pubblico.<br />

Poche referenze prodotte, vendute da<br />

pochi, acquistate e assaggiate davvero in<br />

rare occasioni.<br />

Oggi le cose stanno un po’ cambiando.<br />

Innanzitutto, quando parliamo di<br />

Coteaux Champenois pensiamo al vino<br />

fermo della Champagne sia in rosso sia<br />

in bianco: se si pensa a qualche anno fa,<br />

in tutta onestà e a memoria, è difficile<br />

ricordare un singolo Coteaux in bianco.<br />

Molti (mi spingerei a dire “larghissima<br />

parte”) dei produttori (sia Maison sia<br />

Vigneron) vinifica e vende oggi almeno<br />

un vino fermo. Tanti Vigneron, proprio<br />

nell’ultimo anno, hanno iniziato a vinificare<br />

il proprio fermi: magari si tratta<br />

solo dei primi test, legati a un numero<br />

ridotto di bottiglie: è un mondo da capire<br />

e scoprire sia in cantina, prima, sia<br />

nel calice, poi. Il dato di fatto è che gli<br />

addetti ai lavori ci si stanno dedicando.<br />

E dall’altra parte il consumatore (sempre<br />

quello “attento e informato”) si sta<br />

divertendo ad assaggiare e scoprire<br />

ZOOM<br />

qualcosa che in molti casi risulta davvero<br />

nuovo. Chi scrive apprezza particolarmente<br />

i bianchi (spesso con un naso<br />

“borgognotto” e una beva molto tesa,<br />

acida, grandi mineralità e sapidità che la<br />

fanno da protagonista) e un po’ meno i<br />

rossi. Ma, come sempre, è una questione<br />

di gusto personale. In ogni caso, se e<br />

quando ci sarà l’occasione, vale sempre<br />

la pena assaggiare qualcosa.<br />

Per concludere: anche sua Maestà, il re<br />

delle bollicine, non è rimasto a guardare<br />

dall’alto del suo piedistallo un mercato<br />

che cambia, dove si sperimenta e<br />

si propongono varianti (su dosaggi e<br />

assemblaggi, sulla parcellizzazione). Lo<br />

Champagne è considerato da molti il<br />

vino più buono al mondo e - giustamente<br />

- si tiene stretto questo apprezzamento,<br />

non avendo alcuna intenzione di deludere<br />

il proprio consumatore: quello “attento<br />

e informato”, sia chiaro.

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