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Il web 3.0 è alle porte e non possiamo sviluppare la nuova versione di internet con i processi del passato e le metodologie che ci hanno portato dove siamo oggi: modelli economici non più sostenibili. Hanno inventato nuovi percorsi di inclusionwashing e greenwashing, ma in realtà sono sempre gli stessi ad applicare il capitalismo della sorveglianza: per una nuova indipendenza dell'economia digitale italiana il modello degli ECOSISTEMI OLONICI BIOMIMETICI sono una pratica iniziativa per una vera trasformazione del paradigma socio-economico del nostro Bel Paese. Oltre la teoria, sono necessari visionari che possano adottare nuovi modelli di fare economia all'italiana. Per una società italiana 6.0 in linea con la SOCIETY 5.0 giapponese.
Il web 3.0 è alle porte e non possiamo sviluppare la nuova versione di internet con i processi del passato e le metodologie che ci hanno portato dove siamo oggi: modelli economici non più sostenibili. Hanno inventato nuovi percorsi di inclusionwashing e greenwashing, ma in realtà sono sempre gli stessi ad applicare il capitalismo della sorveglianza: per una nuova indipendenza dell'economia digitale italiana il modello degli ECOSISTEMI OLONICI BIOMIMETICI sono una pratica iniziativa per una vera trasformazione del paradigma socio-economico del nostro Bel Paese. Oltre la teoria, sono necessari visionari che possano adottare nuovi modelli di fare economia all'italiana.
Per una società italiana 6.0 in linea con la SOCIETY 5.0 giapponese.
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ECOSISTEMA BIOLONICO
“abbiamo la tendenza, in natura, a formare interi
che sono più grandi della somma delle parti, attraverso l'evoluzione creativa».
Libro Bianco
di
Fabrizio Fantini
Economia del valore del web 3.0
La progettazione circolare delle risorse di un programma di ricerca
e sviluppo decentralizzato prevede di ridisegnare le relazioni all'interno
della filiera, e ragionare in termini di ecosistema. Il Sistema Ricerca
e Sviluppo Aperto [SRSA] nasce dall'esigenza nuova nella proposta
di iniziative collaborative di sviluppo in diversi ambiti di ricerca
scientifica innovativa e industriale italiana. Il Sistema Paese ha subito
profonde scosse e trasformazioni negli ultimi anni, e la circolarità
rappresenta non più solo una possibilità, ma una vera e propria
strategia per permettere al settore di alimentarsi, alle persone
di usufruire dei prodotti di consumo di alta qualità, al pianeta
di sostenersi. INNOVABILITA quale centro virtuale di competenze
trasversali e conoscenze interdisciplinari intende connettere attori
e discipline del settore per innescare innovazione aperta abilitante
e indagare con testimoni e casi studio l'importanza strategica, in ottica
di circolarità, della collaborazione decentralizzata (abilitata
dal co-design) e dell’innovazione aperta. Una partecipazione condivisa
e porosa, granulare è necessaria infatti soprattutto nei progetti
finalizzati alla circolarità e alla sostenibilità, dove il ruolo pro-attivo
dell’utente e la co-partecipazione tra attori responsabili di diverse aree
(politica, economica, sociale, ambientale) sono essenziali per il successo
di progetti di ricerca e sviluppo scientifica in ambito industriale,
e per a rontare sfide comuni e obiettivi elevati, superando la logica
della competizione di mercato, tipica di un modello liberale- capitalista
fine a se stesso. Il nostro modello si avvicina ad un modello di economia
civile delle piattaforme sostenibili..
La collaborazione e la cooperazione progettuale è infatti uno
strumento che favorisce i processi di comunicazione tra i principali
attori della “Value Web 3.0” - una filiera non più lineare,
ma interconnessa - permettendo di definire linee di innovazione
responsabile di ecosistemi della produzione dell’autentico Made in Italy
e di fare passi collettivi e misurabili [KPI costanti] per a rontare sfide
attuali proiettate nel futuro.
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Per noi è fondamentale trasmettere il senso etico che l'innovazione
aperta può prosperare in un ambiente aperto e sostenibile, in cui
l'interazione con i vari portatori di interesse è vista come una risorsa
di vantaggio competitivo, e non più come un limite.
In questo contesto di innovazione e di “pseudo” transizione digitale
è necessario adottare un approccio sistemico di filiera di valore dove
la collaborazione tra soggetti si manifesta in una reale e verificabile
circolarità perché quando si raggiunge, nonostante gli ostacoli culturali
e tecnologici, si ottengono risultati che hanno un impatto maggiore
di quelli che si potrebbero raggiungere individualmente. Abbiamo
definito questo processo di co-creazione e co-design come
un ecosistema bi-olonico: un insieme sistemico - detto anche unità
ecologica - costituito dagli organismi viventi (comunità biologica
o biocenosi) e dall'ambiente fisico (componente abiotica) in cui essi
vivono. Un ecosistema biolonico - olonico biomimetico - è per sua
natura antifragile e sostenibile perché nasce resiliente con un altro
livello di biodiversità (varietà di organismi viventi presenti
in un ambiente) perché più debole nei casi di stress ambientali
(intossicazione, introduzione di specie diverse più aggressive, ecc.)
rispetto ad uno a più elevato livello di biodiversità, più resiliente, il quale
è favorito per la sua sopravvivenza e per la quantità di biomassa
(quantità di sostanza costituita da organismi viventi animali e vegetale
per unità di superficie o di volume) che ne costituisce l'habitat
[luogo le cui caratteristiche fisiche e ambientali possono permettere ad
una determinata specie di vivere, svilupparsi, riprodursi, garantendo,
qualità della vita, la quale può diminuire o aumentare in base
ai cambiamenti climatici o demografici]. In fisica moderna un sistema
complesso è un sistema dinamico a multicomponenti ovvero composto
da diversi sottosistemi che tipicamente interagiscono tra loro.
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Tali sistemi vengono studiati tipicamente attraverso apposite
metodologie di indagine di tipo "olistico" ovvero come computazione
"in toto" ("il tutto è maggiore della somma delle singole parti")
dei comportamenti dei singoli sottosistemi assieme alle loro reciproche
interazioni (eventualmente non-lineari), descrivibili analiticamente
tramite modelli matematici, anziché in maniera "riduzionistica"
(cioè scomponendo e analizzando il sistema nei suoi componenti).
Quest'approccio globale si rende necessario in quanto non è possibile
risolvere analiticamente tutti i componenti con le loro interazioni,
ma è necessario a darsi a complesse simulazioni al calcolatore
per valutare/analizzare in tempo reale il comportamento dinamico
di ciascun componente così come le reciproche interazioni che possono
essere descritte in maniera circolare e dinamico. Tipici dei sistemi
complessi sono i concetti di autorganizzazione e comportamento
emergente. Il modello di fare economia all’italiana per la generazione
di un metaverso italiano di ecosistemi biolonici ruota attorno
al concetto di co-design e dco-progettazione di una nuova intelligenza
economica collaborativa basata su sistema ciroclare complesso dove
i partecipanti apprendono nuove competenze e conoscenze necessarie
per la nuova determinazione di livelli di intelligenza collettiva
distribuita. La complessità di un sistema non è una sua proprietà
intrinseca, ma si riferisce sempre ad una sua descrizione, dipendente
sia dal modello utilizzato nella descrizione sia dalle variabili prese
in considerazione. Il principale obiettivo della teoria della complessità
è di comprendere il comportamento dei sistemi complessi, caratterizzati
tanto da elementi numerosi – e diversi tra loro – quanto da connessioni
numerose e non lineari. I sistemi complessi adattivi (CAS in inglese) sono
sistemi dinamici con capacità di auto-organizzazione composti
da un numero elevato di parti interagenti in modo non lineare che
danno luogo a comportamenti globali che non possono essere spiegati
da una singola legge fisica. Alcuni esempi: comunità di persone
interagenti, il tra co, il cervello umano. Il campo della scienza
che si occupa di studiare e modellare questi sistemi è detto scienza
della complessità.
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Questa proprietà è sfruttata in varie applicazioni pratiche, come
ad esempio le reti radio militari e i sistemi anti-intrusione
delle reti informatiche. Un CAS può essere descritto come un instabile
aggregato di agenti e connessioni, auto-organizzati per garantirsi
l'adattamento. Secondo Holland (1995), un CAS è un sistema che emerge
nel tempo in forma coerente, e si adatta ed organizza senza
una qualche entità singolare atta a gestirlo o controllarlo
deliberatamente. L'adattamento è raggiunto mediante la costante
ridefinizione del rapporto tra il sistema e il suo ambiente
(co-evoluzione). Il biologo americano Kaufman (2001) sostiene
che i sistemi complessi adattativi si muovono in paesaggi adattabili,
o elastici, (fitness landscape), in continua deformazione per l'azione
congiunta dei sistemi stessi, di altri sistemi, e di elementi esogeni.
I sistemi complessi sono sistemi il cui comportamento non può essere
compreso a partire dal comportamento dei singoli elementi
che li compongono in quanto interagenti tra loro: l'interazione
tra i singoli elementi determina il comportamento globale dei sistemi
e fornisce loro delle proprietà che possono essere completamente
estranee agli elementi singoli. Questa proprietà chiamata
comportamento emergente agisce nel senso che a partire
dalle interazioni tra i singoli componenti del sistema emerge
un "comportamento globale" non previsto dallo studio delle singole
parti. Ne sono un esempio alcuni programmi per computer
che simulano parte del comportamento delle termiti: la singola termite
(simulata) compie azioni elementari come muoversi e spostare oggetti
in modo quasi casuale; globalmente però le termiti creano dei mucchi
di oggetti, senza che questo sia codificato nel loro comportamento
singolo. Un altro esempio è il gioco della vita di John Conway: dal punto
di vista strettamente epistemologico tutto ciò conduce ad una visione
globale (olistica) dell'analisi dei sistemi a molte componenti
che è in aperto contrasto con l'impostazione classica riduzionistica,
costituendone allo stesso tempo anche il suo deciso superamento.
Nell’ambiente simulato è possibile sperimentare questi comportamenti
emergenti allo scopo di condizionare nuovi approcci e modelli di fare
economia nel metaverso.
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Approccio sistemico distribuito con una visione olistica
L'olismo (dal greco ὅλος hòlos, cioè «totale», «globale») è una posizione
teorica (in ambito filosofico e scientifico, contrapposta al riduzionismo)
secondo la quale le proprietà di un sistema non possono essere
spiegate esclusivamente tramite le sue singole componenti, poiché
la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore, o comunque
di erente, delle medesime parti prese singolarmente. Un tipico esempio
di struttura olistica è l'organismo biologico: un essere vivente, in quanto
tale, va considerato sempre come una complessa unità-totalità,
non riducibile ad un semplice assemblaggio delle sue parti costituenti.
A di erenza di una macchina, dove sono le singole parti a formare
e spiegare il tutto in senso deterministico, è solo a partire
da un principio superiore che nell'organismo vivo è possibile
comprendere lo sviluppo dei suoi aspetti secondari. Per quanto
in Occidente l'olismo venga formalmente teorizzato soltanto nel XVII
secolo con il panteismo di Baruch Spinoza, e prima di lui da Giordano
Bruno, esso si fonda sostanzialmente sulle concezioni filosofiche
precedenti. Già rispetto al dualismo di Platone tra spirito e corpo,
Aristotele aveva riunificato la forma e la materia in un tutt'uno chiamato
«sinolo», fondando l'ordine della natura sull'unità per analogia.
Col neoplatonismo di Plotino tale monismo venne esteso a livello
macrocosmico, nell'ottica del quale ogni aspetto della realtà è reso vivo
e interconnesso da una comune Anima del mondo,
di cui la corrispondenza universale tra l'Uno e il molteplice
si contrapponeva radicalmente all'atomismo meccanicistico. Si trattava
di una concezione, quella neoplatonica, a ne alle filosofie orientali
sorte sin dal XIII secolo a.C. Le filosofie indiane sono infatti tutte
di stampo olistico, e l'olismo è uno degli elementi di base di tutta
la speculazione filosofica orientale, quale si ritrova anche in Cina
nel Taoismo, che si origina a partire dal VI secolo a.C. circa.
Una sua esplicita definizione ebbe luogo invece in Occidente solamente
dal XX secolo, basandosi su una tradizione riferibile appunto
al neoplatonismo.
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Tra i precursori, in qualche misura, anche Johann Wolfgang von Goethe,
che convertì in forma scientifica le suggestioni mistico-olistiche
del pensiero tardo-medievale, può essere considerato un pensatore
olistico. Nella sua Teoria dei colori, infatti, la luce bianca non viene
ritenuta una mera somma delle frequenze elettromagnetiche dei suoi
componenti (i di erenti colori dell'iride), bensì un principio originario
chiamato Urphänomen, secondo una visione olistica rivalutata
in generale dal Romanticismo. Anche nel Faust, un dramma in versi
di Johann Wolfgang von Goethe, del resto egli non manca di irridere
le teorie meccaniciste della vita: “per capire e descrivere una realtà
vivente, si cerca sempre innanzitutto di trarne via lo spirito; allora
si ha la mano pieno di frammenti inerti, a cui manca solo – purtroppo –
il nesso della vita. La chimica le dà il nome di encheiresin naturae:
si burla di se stessa e nemmeno se ne avvede.» La parola, insieme
all'aggettivo olistico, è stata coniata negli anni venti da Jan Smuts
(1870-1950), uomo politico, intellettuale e filosofo sudafricano, autore
di Holism and Evolution ("Olismo ed evoluzione"), del 1926. Essendo
Smuts un convinto evoluzionista, l'olismo è secondo lui anche
esprimibile come il frutto strutturale di un '"evoluzione emergente", dove
la complessità strutturale che ne deriva in un ente non è riducibile
ai suoi aggregati. Secondo l'Oxford English Dictionary, Smuts ha
definito l'olismo come: «...la tendenza, in natura, a formare interi che
sono più grandi della somma delle parti, attraverso l'evoluzione
creativa». L'olismo, esprimibile anche come non-riduzionismo, è a volte
descritto come l'opposto del riduzionismo. Può anche essere
considerato opposto all'atomismo, per quanto l'uno non escluda a atto
l'altro. Gli atomi, infatti, come elementi-base del complesso,
non escludono a atto che l'assemblato possegga prestazioni superiori
alla somma delle proprietà degli assemblati. L'olismo come dottrina
si oppone in ogni caso alla logica della «frammentazione». Essendo
un approccio generale o forma di pensiero, l'olismo si può applicare
a molte discipline o ambiti. L'olismo ontologico, ad esempio, sostiene
che la realtà è fondamentalmente fatta di interi.
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L'olismo confermativo nella filosofia della scienza, d'altro canto, significa
semplicemente che le teorie scientifiche dovrebbero essere confermate
o confutate nella loro interezza, piuttosto che in singoli aspetti.
Altre forme di olismo includono l'olismo sociale, metodologico, etico,
semantico, di significato e tipologico. Quanto al cosiddetto olismo
originario, si tratta di una scienza dei cicli e le sue più grandi
applicazioni si hanno proprio nelle pratiche orientali come
l'agopuntura..
Olismo ontologico
Nell'opera “Il fantasma nel sistema”, Arthur Koestler ha teorizzato
che l'esistenza consista in una vasta gerarchia di sottoinsiemi, detti
oloni, che egli chiama olarchia. I tipi di insiemi costituiscono i livelli
di organizzazione del sistema. Olone è un termine coniato da Arthur
Koestler nel 1968 e nella teoria dei sistemi non lineari, l'olone è una parte
di un sistema complesso, che ha una sua individualità, ma è anche
parte integrata di un sistema di ordine superiore. L'olone è composto
da altri sotto-sistemi, che solitamente sono degli oloni anch'essi.
Ad esempio, ogni essere umano è un individuo, singolo,
che fa parte di una comunità sociale e a sua volta l’individuo è formato
da un insieme di cellule, ognuna individualmente di erente dalle altre,
che sono oloni a loro volta.
Le caratteristiche degli oloni sono 3:
1. Fanno parte di un ordine stratificato
2. La loro interazione è sensibilmente diversa dal singolo
comportamento (la somma è maggiore delle singole parti)
3. Ogni olone fa parte integrante del "tutto" di ordine superiore,
pur a ermando la sua natura individuale (società e nazioni,
individuo e società, cellula ed essere vivente)
Dalle tendenze contrapposte di autoa ermazione ed essere parte
integrante di un tutto di ordine superiore, nei sistemi sani si raggiunge
un equilibrio, la cui rottura in un senso o nell'altro causa la disfunzione
del sistema stesso e degli oloni, fino agli estremi della loro
(auto)distruzione.
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Esempi di rottura dell'equilibrio sono il tumore, come eccesso
di autoa ermazione, oppure la desertificazione dovuta all'agricoltura,
come mancanza di diversificazione. Questi livelli includono, ad esempio,
quark, protoni, atomi, molecole, organelli, cellule, tessuti, organismi,
popolazioni. Quindi, un vasto organismo su larga scala come la biosfera
non può essere compreso solo studiandone gli elementi, ma deve
essere visto come un'entità a sé e studiato attraverso i di erenti livelli
gerarchici, considerando le relazioni tra i diversi elementi. Il filosofo Ken
Wilber ha approfondito notevolmente la teoria di Koestler. Secondo
lui «...ci sono infinite tartarughe in alto e in basso», per dire che
le gerarchie di sottoinsiemi continuano nell'infinitamente grande
e nell'infinitamente piccolo. Nel suo libro Sesso, Ecologia, Spiritualità,
Wilber definisce 20 caratteristiche che tutti gli oloni hanno in comune.
Queste includono le proprietà di autotrascendenza, autodissoluzione e,
a vari gradi, coscienza. Il pensiero dei sistemi è strettamente correlato
all'olismo ontologico: secondo la teoria dei sistemi, i fenomeni come
la vita, la mente e la coscienza sorgono solo all'interno di sistemi.
Questo significa che non possono essere spiegati soltanto dallo studio
delle cellule, degli atomi o delle particelle subatomiche, così come
il sistema circolatorio non può essere spiegato solo in riferimento
alle cellule del sangue o alle cellule muscolari.
La teoria indefinita del transumanesimo
Nel processo di apprendimento esperienziale cooperativo onlife
saranno molti gli interrogativi a cui non troveremo oggi risposta,
ma che inducono ad uno spirito critico verso gli eventi che avverranno
in questo decennio V.U.C.A. Per quanto riguarda l’evoluzione di questo
umanesimo sono molte le definizioni proposte da esperti e illustri
sociologi: quella di Anders Sandberg, per esempio, il transumanesimo
è la filosofia che a erma che noi possiamo e dobbiamo svilupparci
a livelli, fisicamente, mentalmente e socialmente superiori, utilizzando
metodi razionali.
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Robin Hanson dichiara che il transumanesimo è l'idea secondo cui
le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo
secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti
aspetti 'umani”. Il transumanesimo potrebbe rappresentare
un’evoluzione positiva del modo di pensare dell’essere umano:
● supporto per il miglioramento della condizione umana attraverso
tecnologie di miglioramento della vita, come l'eliminazione
dell'invecchiamento e il potenziamento delle capacità intellettuali,
fisiche o fisiologiche dell'uomo, come a ermano il ricercatore
biochimico Aubrey de Grey e Larry Page, cofondatore di Google.
● studio dei benefici, dei pericoli e degli aspetti etici e politici
dell'implementazione di queste tecnologie.
Al di là delle diverse definizioni, sulla scorta dell'impostazione originaria
di Julian Huxley vi è comunque un generalizzato consenso
nell'individuare, quale idea centrale del transumanesimo, quella di
"evoluzione autodiretta", vale a dire pretendere che l'intelligenza umana
possa sostituire la logica naturale. In Italia esistono due capitoli distinti
della World Transhumanist Association (ora nota come Humanity+),
l'Associazione Italiana Transumanisti e il Network Transumanisti Italiani.
L'Associazione Italiana Transumanisti ha come presidente onorario
Riccardo Campa, già membro del consiglio direttivo della World
Transhumanist Association, e come segretario Stefano Vaj, autore del
controverso Biopolitica. Il nuovo paradigma
Il Network dei Transumanisti Italiani è un'unione di 11 siti web e blog
accomunati dal desiderio di di ondere le idee transumaniste in Italia,
tra cui Estropico, che per primo, fin dal 2001, ha cominciato a proporre
le tematiche transumaniste in Italia. Inoltre, nell'alveo
del transumanesimo italiano, o vicino alle sue posizioni, si collocano
gli Accelerazionisti, i Connettivisti, i Galileiani, i Neofuturisti
e i Tecnoumanisti. Va citata l'associazione ALTA
(Associazione-Laboratorio di TransArchitettura), gruppo nato in seno
al movimento.
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Nel luglio 2012 l'italiano Giuseppe Vatinno è il primo aderente
al movimento Transumanista ad essere eletto ad un Parlamento
nazionale, tuttavia nel 2015 viene espulso da Humanity Plus,
l'associazione transumanista mondiale, e dall'Institute for Ethics and
Emerging Technologies, il principale think tank transumanista a livello
internazionale. Alle elezioni politiche italiane del 2018 viene eletto
alla Camera dei deputati Niccolò Invidia, ricercatore presso l'Institute
for Economic Innovation, esperto in politiche del futuro
e dell'innovazione, intelligenza artificiale e relazioni internazionali.
Dichiaratamente sostenitore delle idee transumaniste, Invidia contesta
il concetto di scarsità delle risorse, riconcettualizzandolo alla luce
e in funzione del livello delle tecnologie esistenti e future, e ritiene che
il progresso tecno-scientifico avrà presto il potenziale di rivoluzionare la
condizione umana, sotto il profilo sia fisico sia cognitivo. Dal luglio 2018
è membro della delegazione italiana per l'OSCE, l'Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa.
Transumanesimo nella pratica
Per l'evoluzione personale e l'autocreazione, i transumanisti tendono
a utilizzare tecnologie e tecniche che migliorino le proprie condizioni
fisiche e cognitive, e si impegnano in esercizi e stili di vita
specificatamente progettati per aumentare la salute ed estendere
la durata della vita. Molti transumanisti si definiscono anche
"transumani" ossia si sforzano attivamente di divenire postumani, cosa
che a ermano sia il prossimo gradino significativo dell'evoluzione della
specie umana: la nostra missione è quella di condividere e divulgare
questi concetti per òla generazione di una nuova intelligenza
economica collettiva basata sulla gamification. Infatti si prevede
che specifiche innovazioni biotecnologiche e nanotecnologiche
provocheranno un balzo significativo in tale direzione dopo la metà
del XXI secolo.
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A seconda dell'età, comunque, alcuni transumanisti si preoccupano
di non poter raccogliere i benefici di queste future tecnologie e sono
dunque molto interessati alle pratiche che permettono di allungare
la vita e, come ultima risorsa, alla sospensione crionica. Questi sono
temi che vorremmo trattare non solo sotto la lente del sociologo,
ma a rontarli con una visione olistica e una corresponsabilità
nei confronti di un uso consapevole della tecnologia digitale, la quale
nei prossimi anni trasformerà la catena del valore del Made in Italy,
quello autentico, quello co-creato da persone che faranno ancora
la di erenza. In un metaverso italiano di creatori etici ed alfabeti
funzioanli i fanatici del transumanesimo non troveranno spazio
e terreno fertile per sostituire la nostra intelligenza umana collettiva
con in una pseudo intelligenza artificiale che esclude il vero valore
dell’essere e della coscienza umana: quello di sapere riconoscere
le abilità umane in ogni individuo per usare in modo consapevole
ed etico le tecnologie digitali e virtuali, e non subirle.
L'albero come grafo sistemico
In informatica, un albero o struttura ad albero (tree in inglese)
è la struttura dati che si riconduce al concetto di albero con radice
presente nella teoria dei grafi. Un albero si compone di due tipi
di sottostrutture fondamentali: il nodo, che in genere contiene
informazioni, e l'arco, che stabilisce un collegamento gerarchico fra due
nodi: si parla allora di un nodo padre dal quale esce un arco orientato
che lo collega ad un nodo figlio. Per ogni nodo si possono avere al
massimo un unico arco entrante, mentre dai diversi nodi possono
uscire diversi numeri di archi uscenti. L'albero possiede un unico nodo
privo di arco entrante: questo nodo viene detto radice (root) dell'albero.
Ogni nodo che non presenta archi uscenti è detto foglia (leaf node) e in
ogni albero finito, cioè con un numero finito di nodi, si trova almeno un
nodo foglia. Ovviamente, un nodo può essere contemporaneamente
padre (se ha archi uscenti) e figlio (se ha un arco entrante, ovvero se è
diverso dalla radice).
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Il nostro modello di business è biomimetico perché ogni nodo porta
con sé dati di valore e molto spesso anche una doppia chiave [privata
e pubblica] con cui è possibile identificarlo univocamente all'interno
dell'albero. L'altezza o profondità dell'albero è il massimo delle
lunghezze dei suoi cammini massimali, cammini che vanno dalla radice
alle sue foglie.
Teoria del mondo piccolo passato
La teoria del mondo piccolo o dei piccoli mondi, o e etto del mondo
piccolo è una teoria matematica e sociologica che sostiene che tutte
le reti complesse presenti in natura sono tali che due qualunque nodi
possono essere collegati da un percorso costituito da un numero
relativamente piccolo di collegamenti. Matematicamente, la teoria
è studiata come branca della teoria dei grafi, in particolare in ambito
informatico, con applicazioni, per esempio, la biologia, economia
e sociologia. La prima formulazione del concetto risale al libro “Catene”
(1929) dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy. La sua nascita u ciale
può essere fatta risalire ad una serie di esperimenti condotti
dallo psicologo Stanley Milgram che esaminavano la lunghezza media
del percorso per reti sociali tra residenti negli Stati Uniti. La ricerca
ipotizzò un mondo piccolo, costituito da una rete di collegamenti
tra persone relativamente breve. Gli esperimenti sono spesso associati
con la frase "sei gradi di separazione", anche se Milgram non
ha mai utilizzato questa locuzione. Venne poi analizzata ed
ulteriormente sviluppata nel 1998 nell'articolo apparso sulla rivista
Nature, Collective dynamics of «smallworld» networks dei matematici
Duncan Watts e Steven Strogatz, i quali spiegarono che una rete sociale
rientrante in tale paradigma deve avere un alto coe ciente
di clustering globale. Questa teoria generalizza ed esplora
le caratteristiche di insieme che hanno reti connesse di elementi,
indipendentemente dalle caratteristiche proprie degli elementi.
Reti di lucciole, router, compratori, attori e partner sessuali hanno
almeno due caratteristiche simili: l'alto livello di aggregazione e il basso
grado di separazione.
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La teoria illustra appunto come sia possibile conciliare questi
due aspetti apparentemente contraddittori: il fatto che nonostante
ogni elemento tenda ad avere relazioni prevalentemente con pochi altri
(alta aggregazione) non impedisce di ottenere comunque
una sua "vicinanza", tramite pochi intermediari, con qualsiasi altro
elemento della rete (basso grado di separazione). Tale studio ha fatto
molto scalpore poiché dà una spiegazione generale a situazioni
già osservate in particolari reti connesse di elementi (es. reti di persone,
di computer, catene alimentari) in di erenti campi scientifici.
Un esempio abbastanza conosciuto sono i cosiddetti sei gradi
di separazione osservati nelle reti sociali, cioè il numero di passaggi
sociali (amici degli amici degli amici...) che separano, mediamente,
ogni essere umano da qualsiasi altro. La di usione del web
e del termine «rete sociale» ha creato dall'inizio del XXI secolo alcune
ambiguità di significato. La rete sociale è infatti sociale è, ad esempio,
una comunità di “giocatori” che si incontrano nei relativi circoli
dopolavoristici. e che costituisce una delle associazioni di promozione
sociale. Esempi di reti sociali sono inoltre le comunità di sportivi, attivi
o sostenitori di eventi, le comunità unite da problematiche strettamente
lavorative e di tutela sindacale del diritto nel lavoro, le confraternite
e in generale le comunità basate sulla pratica comune di una religione
e il ritrovo in luoghi di culto. Una rete sociale si può inoltre basare
su un comune approccio educativo come nello scautismo,
o nel pionierismo, di visione sociale, come nelle reti segrete
della carboneria e della massoneria oppure attraverso un accordo di
partenariato come per la nostra community in attesa della
cp-creazione della prima DAO italiana basata su smart contract.
Jōichi Itō analizza il concetto di rete sociale sia cruciale per quella
che egli chiama «democrazia emergente» — il collegamento vitale
tra la rete creativa di al più una dozzina di persone, le reti di potere
create da religione, lingua, tribù e legami di parentela.
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Alla ricerca di un modello di scautismo italiano 4.0
Questo metodo di apprendimento cooperativo basato sull'attivismo
costruttivo e sull'«imparare facendo» attraverso attività all'aria aperta
e in ecosistemi glocalizzati. Un modello in linea con lo scautismo conta
in totale più di quaranta milioni di iscritti ed è uno dei più grandi
movimenti al mondo di educazione non formale. Le più grandi
organizzazioni scout a livello mondiale sono l'Associazione mondiale
guide ed esploratrici (WAGGGS o AMGE), e l'Organizzazione mondiale
del movimento scout (WOSM o OMMS), alle quali sono a liate
la maggior parte delle associazioni in tutto il mondo, e alle quali
è preposta l'organizzazione dei vari Jamboree mondiali dello scautismo,
che si svolgono ogni quattro anni. NEl 2022 è giunto anche in Italia
il momento di avviare processi di co-design e co-progettazione
per la generazione di un modello economico di scautismo
contemporaneo tutto italiano che utilizza la rete sociale del web 3.0
per un approccio sperimentale allo sviluppo di un progetto di Ricerca
e Sviluppo per la generazione di incontri di valore nel mondo fisico
in “habitat” sani e autenticamente sostenibili. La mission di ogni
ecosistema biolonico localizzato è quella di ispirare nuove giocatrici
e giocatori del metaverso e condividere con un modello
di apprendimento cooperativo esperienziale gamificato rivolto
alle nuove generazioni per scovare nuovi stimoli e valorizzare il talento
per generare un impatto dirompente e costruttivo sulla propria
comunità di riferimento e sul futuro metaverso italiano.
Il Numero di Dunbar
Il numero di Dunbar, conosciuto anche come la regola dei 150, a erma
che le dimensioni di una rete sociale in grado di sostenere relazioni
stabili sono limitate a circa 150 membri. Questo numero è stato
calcolato attraverso studi di sociologia e soprattutto di antropologia,
in relazione alla dimensione massima di un ecovillaggio.
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Nella psicologia evoluzionista viene teorizzato che il numero potrebbe
costituire una sorta di limite per l'abilità media degli esseri umani
di riconoscere dei membri e tenere traccia degli avvenimenti emotivi
di tutte le persone di un gruppo. Altre spiegazioni poggiano
su valutazioni più economiche e al bisogno dei gruppi di individuare
gli elementi parassitari o disfunzionali, in quanto gruppi più grandi
tenderebbero a facilitare la presenza di ingannatori o bugiardi.
Nel metaverso ecosistemi glocali possono attirare l’attenzione
di abilitatori e oloni con abilità di erenti con provenienze
e competenze interdisciplinari: la vision di far parte di una unica
community italiana è l'unico elemento che dovrebbe animare ogni
attivista digitale del metaverso italiano Made in Italy.
Densità di una rete di valore del web 3.0
Una rete sociale, esprimibile sempre mediante un grafo, è caratterizzata
da una sua propria densità. Se con i nodi di un determinato grafo
si identificano gli individui e con gli archi i legami che tra di essi
si instaurano, allora la densità di una rete può rendere un'idea
di quanto sia e ciente l'interscambio relazionale tra i vari elementi
della rete stessa. Se tutti gli elementi della rete instaurassero tra loro
dei legami allora la densità della rete sarebbe pari ad uno,
diversamente, nel caso in cui gli elementi della rete non comunicassero
tra loro, la densità della rete sarebbe pari a zero (assenza di
comunicazione/relazione). Le reti ridotte e dense possono infatti
talvolta rivelarsi meno utili di reti più ampie e con la presenza di legami
deboli. Queste ultime si presterebbero infatti di più allo scambio di
nuove idee e opportunità, favorendo in questo modo i processi di
innovazione, di una community
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Oltre la community: ecosistemi interconnessi distribuiti
Un ecosistema è una porzione dell'ecosfera e quindi della biosfera,
e si ispira alla natura, biomimetico dove la biomimesi è quella disciplina
che imita i processi biologici e biomeccanici della natura e degli esseri
viventi come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività
e tecnologie umane. La natura come Modello (Model), Misura (Measure),
e come Guida (Mentor) della progettazione degli oggetti e dei manufatti
tecnici. Il nome di questo campo di studi deriva dall'antico greco: βίος,
vita, e μίμησις, imitazione. Gli organismi viventi hanno evoluto strutture
e materiali ben adattati nel tempo geologico attraverso la selezione
naturale: la biomimetica ha dato vita a nuove tecnologie ispirate
a soluzioni biologiche su micro e nanoscala. Gli umani hanno
esaminato la natura per trovare risposte ai problemi durante la propria
esistenza, osservando come la natura abbia risolto problemi
di ingegneria come capacità di autorigenerazione, tolleranza
e resistenza all'esposizione ambientale, idrofobicità, autoassemblaggio
e sfruttamento dell'energia solare. La biomimetica è quindi un processo
interdisciplinare creativo tra la biologia e la tecnologia per risolvere
i problemi umani per astrazione, il trasferimento e l'applicazione
di conoscenze da modelli biologici in campo economico.
La versione di Internet delle reti sociali è una delle forme più evolute
di comunicazione online ed è anche un tentativo di violare la regola
dei 150. La rete delle relazioni sociali che ciascuno di noi tesse ogni
giorno, in maniera più o meno casuale, nei vari ambiti della nostra vita,
si può così «materializzare», organizzare in una mappa consultabile,
e arricchire di nuovi contatti. di valore. Per attuare una innovazione
di processo e cace ed e ciente per una community decentralizzata
di giocatrici e giocatori nel metaverso italiano è importante che il team
di sviluppo cooperi a distanza in modo autonomo allo scopo
di raggiungere obiettivi condivisi all’interno di ecosistemi localizzati
alimentati da nuovi individui dotati di singolari abilità [oloni].
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Le DAO dopo le gilde, le cooperative e le reti soggetto
DAO è un acronimo che in italiano sta per “Organizzazione autonoma
decentralizzata” da cui dipendono gli smart contract: le DAO
rappresentano modelli di fare economia nel futuro metaverso italiano.
Se le ricerche di mercato ci comunicano che nel 2021 il termine
più cliccato sul motore di ricerca americano Google è stato NFT,
nel 2022 sarà “DAO”. La nostra non è una previsione, è un modello
che ha già dato i suoi frutti oltre i confini nazionali, in Italia è ancora
considerato un modello economico troppo dirompente. Da questa
organizzazione dipendono gli smart contracts e la capacità di una
sistema blockchain di tenere traccia di tutte le transazioni
che avvengono in rete. Era il 1996 quando il difensore delle libertà
digitali e uno dei membri fondatori della Electronic Frontier Foundation,
John Perry Barlow, dichiarava: “Internet consiste di transazioni, relazioni
e dello stesso pensiero”. Lo spettacolo che circonda le risorse digitali
dimostra che abbiamo raggiunto nel settore deep tech un nuovo livello
di finanziarizzazione, continuando una traiettoria in cui molte delle
nostre azioni online diventano interazioni economiche dirette. Sebbene
le risorse digitali basate su blockchain siano suscettibili di mercati
finanziari speculativi, non sono un’applicazione della tecnologia.
In futuro anche in Italia potremo vedere le relazioni forgiate da nuove
istituzioni basate su processi sottostanti peer-to-peer.
L’origine del protocollo blockchain nelle risorse digitali globali
Una delle prime applicazioni principali delle blockchain pubbliche sono
le risorse digitali globali. Globale nel senso che non si a dano
alle istituzioni per dimostrare che non vengono spesi due volte: l’NFT
del gatto mistico sulla luna è, in maniera verificabile, l’unico NFT
del gatto mistico sulla luna corrispondente al suo token. L’utilità
dell’unicità dimostrabile si estende anche a tipi di relazioni al di là
dello scambio economico diretto, il che ha portato molte persone a
pensare tanto a nuove forme di finanza quanto a nuove forme di
organizzazione aziendale e di community.
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Eppure la promessa di nuove forme di organizzazione supportate
dalla tecnologia dell’informazione non può essere separata
dal contesto dell’invenzione di Internet. Nel 1995, un anno prima della
Dichiarazione di indipendenza del cyberspazio di John Perry Barlow,
apparve un manifesto scritto che avrebbe avuto un impatto
sull’ideologia politica della prima era di Internet: Tribes, Institutions,
Markets, Networks (TIMN) di David Ronfeldt. Il rapporto TIMN è stato
finanziato dalla RAND Corporation è un “think tank” senza scopo
di lucro di ricerca e sviluppo fondato nel 1948 responsabile di informare
le politiche dell’esercito, del governo e dell’industria degli Stati Uniti fino
ai giorni nostri, internet inizia in questo contesto militarizzato e oggi -
all’alba di una nuova internet del web 3.0 - detta ancora i nuovi
paradigmi della società attuale.
La narrazione del rapporto TIMN
Il rapporto TIMN crea una narrazione dell’evoluzione della società in cui
gli esseri umani sono “progrediti” attraverso quattro distinte forme
organizzative:
1. Le tribù hanno il principio organizzativo della società
di parentela, clan e lignaggi.
2. Le istituzioni hanno il principio organizzativo della società
della gerarchia.
3. I mercati hanno il principio organizzativo della società
dello scambio competitivo.
4. Le reti hanno il principio organizzativo della società
dello scambio collaborativo eterarchico.
“Eterarchico” qui indica le organizzazioni non gerarchiche,
non classificate o che possiedono la capacità di essere classificate
in più modi. Mentre le nuove forme organizzative si evolvono nel tempo,
le forme organizzative precedenti “crescono all’interno del loro ambito
di attività, anche se tale ambito è stato recentemente circoscritto”,
citando come i mercati hanno aumentato le entrate fiscali per
ra orzare lo stato istituzionale nonostante abbiano ridotto
la sua partecipazione allo scambio economico diretto per altri aspetti.
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I pregiudizi istituzionali del rapporto sono chiari, come l’equiparazione
del progresso con la democrazia liberale occidentale, e la sua narrativa
dell’evoluzione della società può sembrare nella migliore delle ipotesi
riduttiva. La tesi, tuttavia, fornisce uno sfondo storico all’ideologia
politica da cui attingono le organizzazioni decentralizzate,
consapevolmente o meno. Ciò è più evidente nell’identificazione
del rapporto della più recente forma organizzativa: le reti. Il rapporto
definisce le reti in modo alquanto aperto: una caratteristica distintiva
chiave tra le reti e le forme organizzative che le precedono è che le reti
sono descritte come multi-organizzative,che enfatizzano
la collaborazione tra gruppi “piccoli, sparsi e autonomi” su distanze
maggiori. Questi gruppi non condividono necessariamente un’unità
organizzativa distinta. Sebbene le reti siano esistite nel corso
della storia, la nuova tecnologia dell’informazione enfatizza le relazioni
di cooperazione che hanno un grande impatto sulle istituzioni,
attraversando giurisdizioni e mercati, “facilitando la crescita
di “keiretsus” e altre imprese globali distribuite, simili al web e, sempre
più, le cosiddette ” società virtuali’”, osserva Ronfeldt. Tuttavia, il dominio
principale delle reti multi-organizzative non è né il settore pubblico né
quello privato, almeno come entrambi sono tradizionalmente concepiti.
Al contrario, trasformeranno maggiormente un terzo, “settore sociale
autonomo”, identificato nel rapporto come società civile. Dipinto
nel panorama del 1995 per includere organizzazioni non governative
(ONG), organizzazioni di base e organizzazioni private di volontariato,
la società civile sarà ra orzata da reti multi-organizzative e forse
a ronterà questioni relative alla disuguaglianza, alla burocrazia
e all’accessibilità laddove le precedenti forme organizzative hanno
fallito. Il rapporto presenta un’immagine politica edulcorata delle reti:
“Mentre lo sviluppo delle forme di organizzazione istituzionali
e di mercato ha portato a porre l’accento sui vantaggi competitivi,
lo sviluppo della forma di rete multi-organizzativa può spostare
l’accento sui vantaggi cooperativi”. La parte inferiore di questa
presentazione politica è il soft power imperiale che le ONG
esporteranno a livello globale nel decennio successivo.
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Per coloro che attualmente lavorano sul web, tutto questo linguaggio
può sembrare familiare, anche se questa discutibile eredità ideologica
spesso passa inosservata. Con l’enfasi finale del rapporto sugli acronimi
di tre lettere della società civile per organizzazioni, ONG, NPO e PVO,
manca naturalmente quello che rappresenta meglio il nostro
presente/futuro: DAO.
DAO: un termine chimerico
DAO deriva da un sogno a occhi aperti dove le caratteristiche della
tecnologia decentralizzata, le risorse digitali globali, la resistenza alla
censura e le azioni automatizzate cambieranno il modo in cui operano
le organizzazioni. Inizialmente chiamate società autonome
decentralizzate (DAC), il termine più comune e generico DAO è emerso
dalla comunità blockchain di Ethereum. Sulla base della definizione
fornita da Vitalik Buterin (fondatore di Ethereum) che ha scritto
una guida alla terminologia incompleta del 2014, una DAO potrebbe
essere descritta come un’organizzazione capitalizzata in cui
un protocollo software informa il suo funzionamento, ponendo
l’automazione al centro e gli esseri umani ai suoi margini. Ad esempio,
un protocollo software potrebbe specificare le condizioni in base
alle quali un’organizzazione distribuisce automaticamente il capitale
ai suoi membri. Ciò ha portato all’idea che i valori organizzativi
potrebbero essere automatizzati ed eseguiti dal codice.
Un’idea persistente che forse suggerisce erroneamente
che la conoscenza tacita possa essere pienamente espressa
in un protocollo software. Mentre le idee ipotetiche del termine
abbondavano, quando DAO è passato dalla teoria alla pratica,
la comunità ha ampiamente riformulato il termine DAO per indicare
attività “inarrestabili” o resistenti alla censura. Il primo DAO, chiamato
“The DAO”, è diventato uno dei più grandi spettacoli della comunità
blockchain di Ethereum. Fino ad oggi, quando nel 2016 ha raccolto
oltre 150 milioni di dollari equivalenti in ETH come fondo di rischio
decentralizzato.
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Tuttavia, l’esperimento si è concluso abbastanza rapidamente, quando
The DAO è stato violato un mese dopo il lancio. Solo diversi anni dopo
le iniziative più grandi relative alle DAO hanno ripreso vigore, da allora
fino ad oggi, la DAO si è allontanata dai suoi significanti iniziali
per continuare come termine chimerico e multiforme. Sia il termine che
le sue implementazioni variano a seconda del suo contesto culturale.
Ogni corsa speculativa nel mercato, nonostante tutto il suo rumore,
crea nuovi segnali sui possibili sviluppi delle DAO, in pratica
approntando un perfezionamento descrittivo, tecnico e culturale
al concetto di fondo. Sebbene alcuni scherzino sul fatto che un DAO
non è altro che un gruppo di amici che divide il conto alla romana
noi siamo convinti del valore tecnico su cui si basano gli smart contract
che sostengono l’economia delle DAO. Gli esempi per evitare l’eccessiva
generalizzazione le DAO saranno circoscritti per concentrarci su esempi
nella comunità blockchain di Ethereum. Nonostante l’importanza
di altre comunità che si coordinano allo stesso modo. Sino al 2022
una DAO potrebbe essere descritto come un’associazione volontaria
con i principi operativi del cooperativismo digitale. In quanto
associazione volontaria, essa è un modo intergiurisdizionale
per estranei, amici o improbabili alleati di riunirsi in modo anonimo
verso obiettivi comuni. Questi individui sono supportati da un modello
simbolico, incentivi e governance. I membri di una DAO possono avere
la proprietà rappresentativa delle sue risorse digitali attraverso
un token, che spesso funge contemporaneamente da diritto
di governance. Sembra che molti DAO non abbraccino l’etichetta
di cooperativa digitale eppure si potrebbe a ermare che le DAO
abbraccino il cooperativismo come protocollo, ovvero un insieme
in evoluzione di pratiche relazionali che sono distinte dalle strutture
aziendali tradizionali o dalle società autonome decentralizzate, perché
danno la priorità alla proprietà dei membri. La cooperativa di etichette
è ulteriormente qualificata qui dal digitale perché oggi le DAO agiscono
principalmente per coordinarsi intorno alle risorse digitali, man mano
che il concetto di DAO si evolve nella pratica, il suo primato digitale
svanirà.
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Le DAO introducono anche nuove dimensioni che vanno oltre ciò che
i principi di funzionamento di una cooperativa digitale racchiudono
al livello di nozione. Gli ecosistemi tecnologici decentralizzati tendono
a descrivere un fenomeno attraverso i suoi prodotti tecnici. Tuttavia,
come osserva Ruth Catlow, co-fondatrice di Furtherfield e il laboratorio
di arti decentralizzate DECAL, “dobbiamo costruire culture prima
che strutture”. Sebbene oggi esistano strumenti per cui le DAO
rappresentano una solida realtà di una economia virtuale
è fondamentale tenere presente che questi alla fine si coordinano
attraverso vibrazioni collettive. Nella sua forma più semplice,
gli strumenti DAO sono stati descritti come una chat di gruppo
e un conto bancario. Nel 2022, questo assume generalmente la forma
di un server Discord e di Gnosis Safe Multisig, che è una piattaforma
web per la creazione di account multi-firma. I conti multi-firma
consentono a gruppi pseudonimi, in tutte le giurisdizioni,
di raggruppare e gestire fondi in pochi minuti, una capacità
che va ben oltre un tradizionale conto bancario congiunto.
Questo strumento delle DAO “minimo praticabile”, o MVD, è esploso nel
2021 con iniziative come PleasrDAO.
Il collettivo PleasrDAO
PleasrDAO è un collettivo che si è riunito per fare un’o erta su un NFT
dell’artista “pplpleasr”. Data l’escalation dei prezzi delle aste di arte
digitale NFT, l’idea alla base di PleasrDAO era semplice: un collettivo
di fan che utilizzava un account multi-firma poteva raccogliere fondi
per fare o erte e, attraverso la partecipazione in comune, competere
con altri importanti o erenti per vincere l’asta. Dopo aver vinto la loro
prima asta omonima, PleasrDAO ha continuato a raccogliere altre
opere. Tra queste Stay Free, la NFT di Edward Snowden che sostiene
caritatevolmente la stampa indipendente. Alla fine, il totale raggiunto
fu di 2,2 mila ETH o 5,4 milioni di dollari equivalenti all’epoca.
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Le loro missioni ripetutamente riuscite significano che, pur agendo
ancora come collezionisti, PleasrDAO amplierà il suo raggio d’azione
per iniziare a incubare progetti da parte della sua comunità. Iniziative
come PleasrDAO sfidano in modo più promettente i collezionisti
istituzionali attraverso la loro adesione ampliata. Lo fanno invitando
gli artisti che collezionano come pplpleasr a diventare a loro volta
membri del collettivo. Sebbene una chat di gruppo e un account
multi-firma possano essere su cienti per inizializzare una missione
DAO, un token diventa spesso il passo successivo verso l’adozione
dei principi di una cooperativa digitale. Ad esempio, PleasrDAO ha
emesso $PEEPS, un token distribuito internamente per rappresentare
la partecipazione dei membri nella raccolta, che stanno considerando
di rendere pubblico per frazionare le loro proprietà. Esperimenti simili
come PartyDAO utilizzano un token, con $PARTY che rappresenta
l’appartenenza a una chat di gruppo, i diritti di governance
e la comproprietà del valore produttivo gestito dal DAO. È importante
notare che PleasrDAO e PartyDAO non sono gerarchie piatte, poiché
entrambi hanno gruppi eletti di individui che gestiscono i loro conti
di tesoreria multi-firma. Sebbene PleasrDAO e PartyDAO si siano
inizialmente concentrati su missioni più brevi, si stanno entrambi
evolvendo verso una visione a lungo termine, come collezionisti,
investitori e incubatori che utilizzano i token per rappresentare
la comproprietà nello spirito di una cooperativa digitale.
La tokenizzazione crea sia opportunità che sfide per le reti future.
Una nuova dimensione nel movimento cooperativo
Tornando alla loro origine, le DAO oggi assomigliano alle DAO nella loro
enfasi sulla partecipazione aperta e sulla creazione di valore
economico mentre la loro cultura si è spostata più verso nicchie
specifiche e connessioni sociali. Quello che distingue una DAO
da una cooperativa digitale è la “governance”. Molti DAO oggi utilizzano
la piattaforma leggera Snapshot per la governance.
Su Snapshot, ciascuno dei DAO ha uno spazio per creare e votare le
proposte.
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Ad esempio, sia PleasrDAO che PartyDAO hanno uno spazio Snapshot,
in cui tengono i voti pubblici per le decisioni collettive. L’istantanea
pesa i voti in base alla quantità di token specifici di DAO
che un indirizzo contiene, come i token $PEEPS in PleasrDAO. Il tema
della governance ha una sua storia all’interno dell’ecosistema cripto
che non sarà completamente esposta qui. In particolare, l’iniziativa
MolochDAO, che utilizza il carattere classico Papyrus e fa particolare
riferimento alle gilde di gioco, ha riacceso l’attenzione sulla governance
decentralizzata dopo l’hack di The DAO. MolochDAO ha continuato
a ispirare una legione di nuovi DAO.
Il cooperativismo di piattaforma
La storia dei DAO è lungi dall’essere completa, poiché altri progetti
come Aragon, Colony, DAOhaus e DAOstack continuano a sviluppare
le loro piattaforme per DAO e sorgono iniziative modulari come Block
Science e Commons Stack. Questi progetti o rono strumenti DAO
che supportano molti meccanismi di governance. Tuttavia, anche
una preistoria di DAO è incompleta senza la sua relazione meno
frequentemente menzionata con il cooperativismo di piattaforma.
Basandosi su decenni di iniziative comuni, il termine “cooperativismo
di piattaforma” coniato da Trebor Scholz e il concetto di “uscita
dalla comunità” delineato da Nathan Schneider si sono intersecati
con lo spazio crittografico attraverso saggi come “The Ownership
Economy” di Jesse Walden. Questi slogan sostengono le piattaforme
di proprietà, sviluppate e gestite dalla loro comunità di utenti:
nello specifico, il concetto di “uscita verso la comunità” ha influenzato
la governance decentralizzata attraverso la sua chiara esposizione
di un terzo modo per le aziende di far evolvere la loro proprietà. “Exit to
community” è cresciuto in pratica attraverso iniziative come DXdao,
lanciato con l’obiettivo di dare la proprietà, la governance e il valore
della comunità ai protocolli software. Oggi, con molti protocolli software
di finanza decentralizzata che guidano il loro sviluppo attraverso DAO,
è diventato chiaro che questi possono permettere sia di uscire
che di costruire con la comunità.
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Poiché i DAO utilizzano strumenti software in fase iniziale, è logico che
i loro primi utenti e casi d’uso implichino la governance delle risorse
digitali, come i protocolli software. Il primato digitale dei DAO è forse
uno dei motivi per cui la loro somiglianza con i precedenti movimenti
cooperativi spesso passa inosservata. Oggi, l’International Cooperative
Alliance definisce le cooperative come “un’associazione autonoma
di persone unite volontariamente per soddisfare le loro comuni
esigenze e aspirazioni economiche, sociali e culturali attraverso
un’impresa comune e controllata democraticamente”.
Una cooperativa può essere definita anche dalla struttura della
sua entità giuridica, che impone che le cooperative siano società
non possedute da azionisti ma dai loro membri. Un momento chiave
nella storia delle cooperative è stato l’istituzione dei Principi Rochdale,
formulati da una società di tessitori nel 1844. L’Alleanza Cooperativa
Internazionale ha adottato questi principi operativi, che ancora
guidano le cooperative a livello globale:
1. Adesione volontaria e aperta
2. Controllo democratico dei membri
3. Partecipazione economica dei membri
4. Autonomia e indipendenza
5. Istruzione, formazione e informazione
6. Cooperazione tra cooperative
7. Preoccupazione per la comunità
Sebbene questi principi operativi si siano evoluti negli ultimi due secoli,
potrebbero essere stati facilmente formulati da un DAO oggi. I principi
di adesione volontaria e aperta, partecipazione economica dei membri
e preoccupazione per la comunità si traducono negli esempi di DAO
di cui sopra. I principi di autonomia e indipendenza e cooperazione
tra cooperative sono fondamentali a nché le DAO fioriscano
come reti multi-organizzative, ra orzando un settore sociale autonomo
costruito attraverso la collaborazione tra DAO.
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La partecipazione attraverso un gettone digitale
I DAO potrebbero stabilire norme più ponderate sul controllo
democratico dei membri (le cooperative definiscono tipicamente come
un membro = un voto). La maggior parte dei DAO utilizza il voto token
(ovvero un token = un voto). I DAO sostengono che la proprietà dei token
rappresenta la partecipazione degli stakeholder, con il modello
del token spesso direttamente legato economicamente al DAO,
ad esempio attraverso commissioni sui protocolli software di sua
proprietà. Ciò consente ai membri DAO con una maggiore
partecipazione finanziaria di avere un’influenza proporzionalmente
maggiore. Il voto a gettone non contraddice direttamente i principi
cooperativi, poiché ci sono alcune cooperative che ponderano i voti
in base a qualità come la produzione. In alcuni casi questo può
sembrare appropriato, ma poiché alcuni DAO si evolvono verso
il mantenimento dell’infrastruttura di base, tale disuguaglianza diventa
indesiderabile. Ciò è in parte dovuto al fatto che non tutte le parti
interessate hanno il potere d’acquisto rappresentativo della loro
partecipazione e le loro conoscenze pratiche possono essere escluse
dalla governance. Progetti come il protocollo sulla privacy Tornado
Cash hanno a rontato questo problema di distribuzione inviando
retroattivamente i token agli utenti precedenti, in un passo verso
l’obiettivo di rendere gli utenti parti interessate del protocollo.
Il progetto Regen Network, una blockchain pubblica per i servizi
ecosistemici, adotta un altro approccio a questo problema
di distribuzione. Hanno messo da parte il 30% dei loro token
per amministratori del territorio, scienziati del clima e altre parti
interessate nella gestione rigenerativa del territorio per formare DAO
della comunità che partecipano alla governance della rete. Poiché
i token possono essere distribuiti più facilmente rispetto agli interessi,
alle adesioni o alle azioni aziendali tradizionali, ciò crea la possibilità
per una nuova forma di società detentrice di token,
che può incorporare una conoscenza pratica più approfondita
nella governance senza aumentare i costi di transazione operativa.
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Le parti interessate con conoscenze pratiche, o conoscenze “tacite”,
come gli amministratori del territorio nel caso di Regen Network,
beneficiano della governance incorporando pratiche informali
nel processo decisionale. Qui, i DAO iniziano a introdurre nuove
dimensioni che vanno oltre ciò che i principi operativi di una
cooperativa digitale comprendono teoricamente. Per questo motivo,
l’innovazione e l’accento dovrebbero essere posti tanto sui meccanismi
di distribuzione dei token che identificano una più ampia
partecipazione degli stakeholder quanto sui meccanismi decisionali.
Dao e tokenizzazione delle comunità online
La tokenizzazione delle comunità online potrebbe essere oggetto
di un dibattito più lungo. Lungi dalla migliore risposta ai problemi
dei social media del web 2.0, la tokenizzazione introduce relazioni
più finanziarie. Come stella polare, le applicazioni nel web potrebbero
puntare a introdurre valore in relazioni che gli sono state storicamente
negate, come lavoro e ambiente, piuttosto che creare nuove relazioni
“finanziarizzate”. In questo contesto, per le DAO con la missione
di creazione di valore economico, un token diventa un meccanismo utile
su tre fronti:
1. Finanziamenti per il bootstrap
2. Distribuzione dei diritti di governance
3. Allineamento dell’ecosistema di DAO
La tokenizzazione introduce una potente norma culturale nelle
organizzazioni in fase iniziale: l’aspettativa di una comproprietà
trasparente dei suoi beni fin dall’inizio. Permane la tensione
tra strutture aziendali più tradizionali che pagano dividendi e DAO.
Poiché la maggior parte delle DAO rappresenta i diritti di governance
attraverso un token, in un certo senso i principi del cavallo di Troia
delle cooperative vengono convertiti direttamente in spazi altamente
finanziarizzati. Queste sono due facce importanti, letteralmente,
di una stessa medaglia e per questo motivo la tokenizzazione non
dovrebbe essere sottovalutata come fanno ancora oggi in Italia.
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I token possono essere una chiave per sbloccare l’economia
della proprietà, ma per raggiungere una versione più equa di questo
futuro, dobbiamo partecipare alla creazione della cultura intorno
alla distribuzione, alla mediazione e alla governance dei token ora.
Questo diventa importante perché, a di erenza delle azioni
delle cooperative, molti token che fungono anche da diritti
di governance possono essere venduti sui mercati secondari.
Sebbene ciò renda più facili le condizioni per l’ingresso
in un’organizzazione, le DAO possono imparare dall’enfasi delle
cooperative sul lungo termine, stabilendo modelli più culturali intorno
al token vesting, alla trasferibilità limitata o a meccanismi
più sperimentali.
Le DAO incoraggiano uno spazio culturale
Proprio come i DAO possono imparare dai casi di studio delle
cooperative, in uno scambio bidirezionale i DAO potrebbero introdurre
più forme di governance decentralizzata nelle cooperative. È il caso
di Morshed Mannan in “Fostering Worker Cooperatives with Blockchain
Technology: Lessons from the Colony Project”. Nell’opera l’autore cita
come le cooperative spesso a rontino “problemi di coordinamento
mentre l’entità si espande oltre i confini”, con una “tendenza negativa
nella gestione partecipativa, monitoraggio reciproco e solidarietà”
mentre si internazionalizzano. I dilemmi che le cooperative devono
a rontare, come il finanziamento, la governance e l’allineamento
tra le giurisdizioni, a rontano direttamente le DAO. Abbracciando
il cooperativismo come un protocollo piuttosto che come una struttura
aziendale, nel loro neologismo, le DAO potrebbero incoraggiare
uno spazio culturale che può essere costruito oltre le divisioni
tradizionali. Le DAO per i giochi di ruolo multiplayer online
o per la valorizzazione del Made in Italy per quanto le DAO possano
abbracciare accidentalmente i principi operativi delle cooperative
che li precedono, somigliano anche astutamente alle enclavi di altre
culture online.
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Hanno molto da imparare dalle gilde nei giochi online multiplayer
di massa (MMO). Quando i giochi di ruolo per computer sono stati
lanciati online negli anni ’90, questo ha significato che un gran numero
di giocatori poteva condividere finalmente un unico universo di gioco:
oggi questo è un ambiente con una vasta gamma di obiettivi, attività
e trame secondarie. I primi esempi integrali di MMO includono The
Realm Online, Ultima Online ed EverQuest, che portano a dei veri
e propri cult come World of Warcraft ed EVE Online. In molti di questi
esempi, i giocatori sono per lo più liberi di stabilire i propri obiettivi
liberamente guidati dalla narrativa, dalle opportunità e dai rischi
del mondo di gioco aperto. E grazie a questa libertà narrativa,
i giocatori formano gruppi per raggiungere obiettivi comuni fuori
dalla loro portata. Indicati in generale come gilde, clan o alleanze,
questi gruppi possono variare da 40 a 1000 partecipanti e i loro obiettivi
potrebbero includere sconfiggere nemici davvero temibili oppure
costruire strumenti utili. Per raggiungere questi obiettivi, nelle gilde
emergono modelli culturali. E talvolta può esserci una discrepanza
tra gli strumenti rilasciati dagli sviluppatori del mondo di gioco
per le gilde e le loro reali esigenze. In un esempio di EVE Online,
gli sviluppatori del mondo di gioco hanno creato un’interfaccia
per consentire ai giocatori di creare società che consentissero loro
di distribuire azioni. In pratica, questa funzione di distribuzione delle
azioni veniva utilizzata raramente perché non valorizzava i modelli
culturali esistenti. Invece, utilizzando il browser di gioco e l’API di dati
di EVE Online, molte gilde hanno sviluppato i propri strumenti necessari
per raggiungere gli obiettivi. Un parallelo tra le gilde di gioco e i DAO
potrebbe essere tracciato qui. Poiché l’attuale ondata di DAO tende
a utilizzare una combinazione di strumenti componibili, come collegare
la piattaforma di voto Snapshot a un account multi-firma Gnosis Safe,
piuttosto che piattaforme che anticipano eccessivamente l’uso casi
per i partecipanti. La funzionalità specifica per la distribuzione delle
azioni aziendali non è stata attivata in EVE Online, ma le gilde di gioco
abbracciano pratiche economiche di ridistribuzione in proporzione
al ruolo ricoperto durante il livello del gioco..
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I punti Dragon-kill
L’enorme importanza dei mercati MMO, da Varrock alla coltivazione
dell’oro, per la finanza decentralizzata è oggetto di interesse e di studio
da parte di molti esperti nel settore come i ricercatori di INNOVABILITA,
che cosniderano questa pratica economica molto rilevante per i DAO:
i punti Dragon-kill (DKP). DKP, che prende il nome storicamente
da quando i draghi erano i nemici più frequenti negli MMO, è emerso
come un sistema di allocazione all’interno e talvolta tra le gilde.
Le missioni complesse e prolungate intraprese dalle gilde, come
uccidere un drago, sono generalmente chiamate incursioni e possono
variare da alcune ore a diversi giorni. Alla fine di un raid, il nemico
ucciso rilascia oggetti di gioco chiamati bottino e le gilde devono
decidere come distribuirlo. Poiché le gilde richiedono set di abilità
dei giocatori diversi e complementari per lunghi periodi di tempo,
“è importante che le stesse persone cooperino di nuovo insieme”
e l’equità percepita della distribuzione del bottino rappresenta il punto
dolente di questo processo di valore. Man mano che le gilde crescono
nella maturità, spesso evolvono diversi sistemi di distribuzione
del bottino. Ad esempio iniziando con la distribuzione casuale,
passando a una distribuzione casuale ponderata dalla partecipazione
e arrivando comunemente alla distribuzione attraverso un sistema
di punteggio informale come DKP. DKP agisce come un sistema
di denaro privato, separato da qualsiasi valuta esistente in un mondo
di gioco, dove i membri della gilda li guadagnano in base alla loro
partecipazione ai raid e possono quindi scegliere di spendere questi
punti in cambio di bottino dopo un raid. In un ecosistema sostenibile
e autoalimentante il DAO rappresenta un’evoluzione sistemica
delle organizzazioni di un futuro metaverso del web 3.0.
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Il sistema DKP di Leftovers
Inizialmente progettato da una gilda nel 1999 per l’MMO EverQuest,
la pratica del DKP è stata adottata da molte gilde in molti mondi
di gioco, anche se con lievi modifiche. Ed Castranova e Joshua Fairfield
hanno descritto un esempio in “Dragon Kill Points: A Summary
Whitepaper”: il sistema DKP di Leftovers, che massimizza il numero
di partecipanti non essendo legato a una gilda specifica. Come
scrivono Castranova e Fairfield, “In e etti, questa organizzazione
è e ettivamente il più alto organo allocativo della popolazione.
Se c’è un governo emergente sul [server di World of Warcraft] Silver
Hand, è The Leftovers”. Il sistema DKP di Leftovers deriva da alcune
limitazioni: il bottino può essere raccolto solo all’indomani
della battaglia e, in World of Warcraft, non può essere trasferito
tra i giocatori. Il sistema Leftovers DKP ha un piccolo gruppo
di governatori nominati in modo informale: giocatori
che laboriosamente, attraverso il dialogo pubblico, impostano
e mantengono un database dei prezzi degli oggetti bottino in DKP.
Quando il bottino scende, i giocatori con DKP possono scegliere
di spenderli per un oggetto specifico, con tutte le o erte
e le transazioni pubbliche. Essendo a somma zero, il sistema DKP
di Leftovers distribuisce equamente i punti DKP spesi a tutti gli altri
membri della gilda che hanno partecipato al raid.
DAO può prendere esempio dal sistema DKP
DKP integra le valute esistenti di un mondo di gioco, tanto
per un’allocazione e ciente quanto per la coesione sociale, “rendendo
possibile lo scambio di tempo (speso in quelle incursioni in cui
un individuo non viene risarcito) con beni (ottenuti su quei raid in cui
un individuo vince bottino)”. Soprattutto nel caso di World of Warcraft,
poiché il bottino non può essere trasferito tra giocatori, avere il bottino
stesso svolge anche una forte funzione di segnalazione, mostrando
che un giocatore ha partecipato in modo significativo ai raid nel tempo.
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Questo sistema DKP precede i meccanismi delle piattaforme DAO
in sviluppo oggi, come Aragon, Colony e DAOstack, che o rono tutti
meccanismi per distribuire token reputazionali basati
sulla partecipazione dei membri, premiati per proposte, premi
o campagne di successo. Cosa che potrebbe essere chiamata “raid”
in altri mondi di gioco. Questi token reputazionali completano altri
sistemi economici abilitati dalle piattaforme DAO, come token specifici
per DAO o altre risorse nei loro conti di tesoreria multi-firma.
Spesso utilizzati come modello alternativo al plutocratico un token,
un modello di voto, i token di reputazione, guadagnati attraverso
la partecipazione piuttosto che il potere d’acquisto, forniscono
un maggiore potere di voto nelle DAO. Questo potere può essere
accumulato nel tempo. I DAO possono imparare da DKP,
che al contrario, agisce come un sistema di denaro privato basato
sulla partecipazione che può essere speso per altre risorse digitali,
invece di essere accumulato solo nel tempo [#tokentime].
Oltre all’allocazione e ciente, alla reputazione contestuale
e alle funzioni di segnalazione, il sistema DKP ha un altro significato
per le DAO. Generalmente tutte le gilde risolvono le controversie
indipendentemente dai sistemi giudiziari tradizionali, nonostante
queste controversie comportino poste costose. Ciò diventa
estremamente rilevante per gli strumenti DAO come le giurisdizioni
digitali di Aragon o il servizio di arbitrato decentralizzato di Kleros
che mirano a fornire strumenti di risoluzione delle controversie native
di Internet. In e etti, gli strumenti DAO spesso cercano di risolvere
tecnicamente problemi che le gilde di gioco hanno già perfezionato
culturalmente per diversi decenni per noi oggi è arrivato il momento
per DAO e gilde di gioco di unire più strettamente le loro conoscenze
pratiche in una community di giocatori del cambiamento.
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Una forma di socialismo di mercato 4.0
Un altro sottile modello culturale delle gilde di gioco è legato alla loro
articolata struttura economica. Come sottolinea il ricercatore Joshua
Citarella, molti sistemi DKP assomigliano a una forma di socialismo
di mercato, in cui i beni sono di proprietà pubblica ma allocati
dai mercati. Citarella continua anche a notare che, nonostante
la somiglianza dei sistemi DKP con il socialismo di mercato e la felicità
generale dei giocatori che vi partecipano, molti di questi giocatori
non abbraccerebbero politicamente l’etichetta di “socialismo
di mercato digitale 4.0 di un’’economia ombra” dove un ecosistema
opera attraverso una forma economica che non si autodefinirebbe
in questa maniera. Né come DAO né come protocolli cooperativi e gilde
di gioco né come socialismo di mercato. Questa tendenza lascia
inesplorati territori politici interessanti come le gilde di gioco, perché
le gilde di gioco non hanno spesso bisogno di indossare le proprie
bandiere. Da un lato, questa potrebbe essere più una caratteristica
che un bug, poiché l’invenzione di nuovi termini come DAO, piuttosto
che fare a damento sul canone, alimenta in parte il loro abbraccio
entusiasta. Anche se può portare a ignorare la loro preistoria,
i DAO conservano ancora una potente ambiguità, in cui le loro fiorenti
ambizioni politiche non possiedono ancora articolazioni estetiche
pienamente familiari. Questo potrebbe essere cooptato verso diversi
fini diversi, ad esempio, si potrebbe immaginare un DAO il cui tesoro
si autodistrugge, come l’NFT di terra 0, quando la temperatura globale
supera i 2 gradi Celsius, accompagnato da un avatar mascotte
scintillante e senza pretese. Tale DAO potrebbe attirare
la partecipazione di coloro che non sono attratti dall’estetica verde
familiare della maggior parte delle iniziative sul clima. E potrebbe avere
l’e etto di ampliare la partecipazione a un obiettivo politico attraverso
la creazione di nuove culture attorno ad esso. Questo slancio
di un modello di economia virtuale può diventare molto costruttivo,
ma la domanda a cui trovare una risposta nel breve periodo
è la seguente: ”come generare DAO in grado di costruire una solidarietà
surrettizia attraverso le divisioni ideologiche?
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Sebbene una preistoria completa delle organizzazioni autonome
decentralizzate potrebbe portarci agli albori del “movimento
cooperativo”, molti sostenitori delle DAO hanno una convinzione
fondamentale sul loro impatto sul futuro. Le DAO nel metaverso italiano
potrebbero superare la concorrenza surclassando l’azienda standard
di impresa innovativa moderna.. Nel ventesimo secolo, molti economisti
si sono chiesti perché le aziende siano nate quando i servizi prezzati
dal mercato dovrebbero, in teoria, essere più e cienti. Ronald Coase
ha esplorato la risposta a questa domanda in “The Nature of the Firm”,
arrivando alla conclusione che i mercati creano costi di transazione
non contabilizzati. Questi costi di transazione potrebbero derivare
dalla scoperta del prezzo, dalla negoziazione del contratto
o dall’onboarding per un servizio, che possono essere mitigati
mantenendo i servizi in un’azienda. Seguendo questa teoria,
la dimensione delle imprese può avere limiti pratici
che non supereranno perché alla fine i costi di transazione aumentano
attraverso sviluppi come la burocrazia dipartimentale. Sebbene questa
teoria abbia ricevuto molte critiche, la promessa dei DAO può essere
posizionata in relazione ad essa. I DAO aspirano a diventare più
e cienti grazie allo sviluppo del fenomeno. La promessa delle DAO
risiede nell’utilizzo di protocolli di governance tecnica per ridurre i costi
di transazione. Gli strumenti DAO come Gnosis Safe consentono
a gruppi pseudonimi, in tutte le giurisdizioni, di raggruppare e gestire
fondi in pochi minuti. Il processo equivalente per stabilire
un tradizionale conto bancario congiunto potrebbe richiedere mesi e,
in alcuni casi, non sarebbe possibile per individui di diverse
giurisdizioni gestire congiuntamente un conto bancario. Attraverso
l’a ordance delle blockchain pubbliche, le DAO possono incorporare
una conoscenza pratica più profonda nella governance senza
aumentare i costi di transazione operativi. Esse aspirando a diventare
più e cienti man mano che crescono. Sebbene gli strumenti DAO come
Gnosis Safe consentano questo oggi, nel complesso, la promessa
di generare organizzazioni scalabili all’infinito è ancora molto lontana
dal mondo reale.
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Spesso anche la promessa delle DAO può oscurare la loro utilità
nella pratica. In “The Dissensus Protocol: Governing Di erences in
Online Peer Communities”, Jaya Klara Brekke, Kate Beecroft e Francesca
Pick si concentrano su un caso di studio del Genesis DAO, un collettivo
incentrato sulla piattaforma DAOstack. Il Genesis DAO è un buon
esempio di un tratto unico comune a molti DAO, vale a dire
che comprendono gruppi altamente motivati che si sono formati
attorno a una serie di idee di qualità relative alla governance, piut tosto
che la governance come mezzo per raggiungere una missione
condivisa. In altre parole, era incentrato sugli strumenti e focalizzato
su un’azione principale: l’assegnazione di fondi alle proposte.
È insolito che persone estranee inizino a prendere decisioni finanziarie
insieme immediatamente senza avere il tempo di sviluppare coerenza
e fiducia: questa era la vera sfida di progetti come il Genesis DAO,
dove la tecnologia avrebbe aggirato la necessità di sviluppare relazioni
di fiducia, il che significa che migliaia di persone sarebbero state
in grado di unirsi attorno a obiettivi, intraprendere azioni e persino
spendere soldi insieme come gruppo. Proprio come l’esempio
dei giocatori di EVE Online che non usano l’interfaccia per distribuire
le condivisioni aziendali rilasciate dagli sviluppatori del gioco,
lo sviluppo incentrato sugli strumenti, così come l’assunto che
gli strumenti creino automaticamente modelli culturali utili, devono
essere riconsiderati. Piuttosto che protocolli tecnici per la governance
che riducono la necessità di relazioni di fiducia, le DAO possono essere
a rontate attraverso lo sviluppo iterativo di strumenti altamente
componibili per coordinare diversi livelli di coerenza e fiducia.
L’e cienza a cui aspirano le DAO non può essere definita come
una funzione economica piuttosto come una questione di governance
“migliore”, quella supportata da una conoscenza pratica più profonda
all’interno di un gioco infinito. Le DAO non saranno le reti
uniformemente non gerarchiche che alcuni immaginano. Invece, le DAO
si coordinano su diversi livelli di coerenza e fiducia.
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In “Ownership in Cryptonetworks”, Patrick Rawson sostiene che
per i DAO “ distribuire la proprietà a entità simili a squadre con obiettivi
più specializzati è il problema chiave a lungo termine da risolvere”
al fine di consentire un lavoro significativo. Queste “entità simili
a squadre” sono squadre più piccole con relazioni di fiducia, forse non
tanto diverse dalle gilde di gioco negli esempi sopra, che eseguono
missioni allineate al valore con DAO. Le organizzazioni autonome
decentralizzate e caci si presentano oggi non più come singole
squadre ma più come reti di squadre, come la rete della MONDRAGON
Corporation con 100 cooperative a liate, l’intelligenza di sciame
coordinato da un software logaritmico che si basa su rapporti
e non sulle di erente. Ispirati dall’analisi di Rawson, possiamo
abbozzare approssimativamente tre strati di una DAO:
1. Token: reti multi-organizzative allineate in base alla proprietà
del token
2. Squadre: squadre, gilde e squadre rappresentate dalla proprietà
dei token
3. Missioni: missioni, traguardi e raid finanziati dalla proprietà
dei token
Da questi livelli emerge una rete eterarchica, ovvero un’organizzazione
che possiede la capacità di essere classificata in più modi.
Il valore dei token nell’economia virtuale
Negli ecosistemi che danno la priorità alla distribuzione della proprietà,
i token incoraggiano le reti DAO a essere gestite dai loro membri.
I token, i team e le missioni non sono confinati ai confini quasi
istituzionali di un singolo DAO ma possono e, al fine di decentralizzare
in modo significativo la rete di controllo, dovrebbero essere
rappresentati dalla proprietà dei token in più DAO. Emerge
un ecosistema non dissimile dalle reti di controllo delle multinazionali,
ma soprattutto senza comando monocentrico e con costi
di transazione ridotti attraverso diversi livelli di fiducia.
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Come scrive Rawson, “Finché la memoria collettiva circola liberamente
all’interno di una data [rete DAO], le soluzioni scoperte ai problemi
possono essere riutilizzate” e quindi quando consideriamo le DAO come
reti multi-organizzative allineate dalla proprietà dei token, lo scopo
degli strumenti DAO diventa non solo supportare le operazioni
di un team, ma anche facilitare le collaborazioni tra molti. Finanziati da
PrimeDAO, i meccanismi di collaborazione DAO-to-DAO (D2D) sembrano
il lavoro più lungimirante in questo senso, che potrebbe eventualmente
superare i tradizionali prodotti business-to-business (B2B). Una nuova
entità simile a una squadra che emerge dalla modalità invisibile, il team
di Gnosis Guild abbraccia un’enfasi simile sugli strumenti DAO-to-DAO,
con una nuova costellazione di strumenti DAO chiamata Zodiac.
La sfida delle DAO di incorporare una conoscenza pratica più profonda
nella governance non significa che il processo decisionale debba
coinvolgere un numero sempre maggiore di membri in ogni proposta,
ma piuttosto che all’interno di una rete DAO, i team che possiedono
le competenze più rilevanti possono condividerlo facilmente
con l’ecosistema di riferimento. Quando consideriamo le DAO
come costellazioni di squadre, non come monoliti, le DAO diventano
reti per consentire alla memoria collettiva di fluire liberamente.
Le reti del web 3.0
Il rapporto di TIMN RAND ispira i costruttori di un web 3.0
più decentralizzato: gran parte della letteratura sulla riprogettazione
delle organizzazioni per l’era dell’informazione si concentra
sulla produzione, sul miglioramento della produttività o sulla
produzione di qualcosa di un progetto nuovo come il jet di linea Boeing
777, ma non non riflette una mentalità persistente dell’era industriale.
Le organizzazioni di produzione rimangono una parte cruciale
dell’ecologia organizzativa senza considerare le “organizzazioni
sensoriali”. Le funzioni sensoriali sono molto diverse dalle funzioni
di produzione e richiedono diverse modalità di organizzazione,
ad esempio più reti connesse al mondo al di fuori dei confini
di un u cio.
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La determinazione di progetti appropriati per tutti i tipi
di organizzazioni sensoriali può diventare un buon meta-tema
per la ricerca e lo sviluppo innovativi del metaverso italiano.
Questo sentimento di chiusura riecheggia la popolarità in quell’era del
teorico dei media del ventesimo secolo Marshall McLuhan,
che ha sottolineato come i media digitali abbiano un impatto sul nostro
sistema nervoso sensoriale. Se reti digitalmente “vergini” come le DAO
operano prima sul nostro sistema nervoso, ciò non significa
che non verranno a riorganizzare, rimodellare e ridistribuire il nostro
mondo materiale. Alcuni ancora oggi si rifiutano di prendere
in considerazione il fatto che i principi cooperativi, le gilde di gioco
e modelli immaginari come le DAO presentino una forma organizzativa
emergente con una legittima rilevanza politica. Il team di INNOVABILITA
conosce il loro valore e la mission nel 2023 sarà quella di condividere
questo nuovo approccio anche in ambito politico, in modo che non
rimanga un aspetto innovativa dell’economia digitale del nostro tempo.
I giorni di DAO contro PAC, comitati di azione politica che raccolgono
fondi per i candidati elettorali negli Stati Uniti, saranno presto
una pratica comune. Così come i mercati finanziari non hanno reso
obsoleti gli stati, ma hanno diminuito alcune delle loro operazioni
ra orzandone altre, le DAO introducono nuove forme
nella partecipazione politica tradizionale che emergono dal settore
sociale autonomo: l’unione di rete.
Organizzazioni decentralizzate gestite da avatar
Per richiamare l’attenzione sui difetti del termine chimerico molti
tornano al suo termine improprio. La “A” in DAO non è all’altezza del suo
riferimento autonomo. Sebbene altri, come la ricercatrice Aude Launay,
invochino con grazia lo spirito politico, piuttosto che tecnico,
dell’autonomia nelle DAO. Anche se il termine DAO rimane poeticamente
corretto, potremmo proporre un sostituto occasionale: organizzazioni
di avatar decentralizzate.
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Tali organizzazioni prenderebbero la loro posta in gioco politica sia alla
leggera che pesantemente. Come osserva la poetessa e ministro
digitale di Taiwan Audrey Tang, i giorni dei politici avatar sono già qui.
I politici Avatar sono esseri virtuali che rappresentano, radunano
e sostengono per conto di piattaforme politiche e, quando
l’automazione aumenta, possono persino generare le proprie
piattaforme politiche. Un’organizzazione di avatar decentralizzata
riconoscerebbe il prossimo zeitgeist virtuale: questo potrebbe sembrare
un cyborg gestito collettivamente, come Lil Miquela, o un intero
ambiente modellato dai membri, come i castelli mobili di Trust.
Le organizzazioni di avatar decentralizzate avranno mondi di gioco
interoperabili sviluppati collettivamente, motori o mascotte virtuali
al loro interno, che co-creano la cultura attorno alla quale i loro membri
si organizzano: una teoria che incorpora un’ampia gamma di modelli,
pratiche e influenze culturali pur riconoscendo i suoi pregiudizi politici
ereditati. Per sfuggire alla tendenza a feticizzare i protocolli tecnici
per la governance, le organizzazioni di avatar decentralizzate devono
coltivare ambienti avvincenti in cui i giocatori vogliono abitare,
riconoscendo che le narrazioni, l’estetica e gli obiettivi tenuti in comune
sono la chiave del loro successo. Rendere Internet un luogo non solo
per le transazioni, ma anche per le relazioni e il pensiero stesso, come
ha scritto Barlow, si basa sulla profondità di queste narrazioni. Come
nel caso dei giochi online multiplayer di massa, le DAO sono protocolli
meno tecnici per la governance e mondi di gioco più high stakes
e che si intrecciano. Dovremmo mirare a un consenso approssimativo
a mondi in esecuzione che mirano ad un nuovo umanesimo virtuale
dove gli esseri umani si adoperano per co-creare una nuova
intelligenza economica collaborativa per il metaverso del presente,
per un costruire mondi virtuali più etici e "realmente" sostenibili.
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I social token nell’economia dei creatori
L’internet di oggi, nota come web 2.0, è quella dominata da aziende
che forniscono servizi in cambio di dati personali, da utilizzare
in maniera aggregata, per vendere spazi pubblicitari agli inserzionisti.
Google, Meta, TikTok, Spotify, Twitter, YoutTube hanno bisogno di milioni
di utenti che abitino i loro spazi e di creator che li arricchiscono coi loro
contenuti. Proprio questi ultimi, stanno mettendo in discussione questo
modello di business che prospera grazie alle loro produzioni,
non dando su cienti possibilità di guadagno. E infatti, le aziende
social stanno correndo ai ripari o rendo funzioni di monetizzazione
diretta della follower base dei creatori. Oggi chiunque produca
contenuti in rete ha l’opportunità di trasformare la propria passione
in una professione, di ottenere un reddito dalla propria attività online.
A tal proposito si parla di economia delle passioni o economia
dei creator per descrivere il mercato nato attorno a questa possibilità,
fatto di influencer che o rono contenuti/beni/servizi, follower
che li acquistano e intermediari che rendono più agevole
questa transazione. Questi intermediari possono essere aziende
che nascono con questo specifico compito (Patreon, Only Fans, Cameo,
Twitch) o social media. Le opzioni di monetizzazione possono essere
ricomprese nel web 2.0 in queste casistiche:
● Annunci: gli influencer che producono video possono guadagnare
quando la piattaforma inserisce degli annunci pubblicitari all’interno
dei stessi (prima, durante e dopo) o all’esterno (display ads). Nel caso
di YouTube possono essere video ads (skippabili o meno), “cards”
o banner che appaiono in sovraimpressione. L’inserzionista paga alla
piattaforma una somma variabile per ogni 1000 visualizzazioni erogate
(Cost per Mille Impression). Al creator spetta, a seconda delle regole
dei vari social media, una percentuale degli introiti proporzionale
al numero di visualizzazioni generate durante i suoi video. YouTube
e Meta condividono il 55% delle entrate provenienti dagli annunci.
● Abbonamenti: è la formula che permette ai creatori di abilitare
le membership ossia gli abbonamenti sui suoi canali.
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Pagando una somma mensile, l’abbonato ottiene diversi benefici:
contenuti esclusivi, badge (scudetti che mostrano alla community
lo status di abbonato), emoji o emotes (piccole immagini personalizzate
che gli utenti usano nelle chat e che vanno a costituire una sorta
di linguaggio comune condiviso). Dall’ammontare dell’abbonamento
la piattaforma trattiene una percentuale (quella di YouTube è del 30%,
quella di Twitch il 50%, Meta non trattiene nulla se la transazione è fatta
via web, mentre da mobile trattiene il 30%, che rappresenta il tributo
dovuto agli store di Apple e Google). YouTube, già dal 2007, ha lanciato
un “partner program” destinato ai videomaker più attivi e famosi,
che prevede forme di “revenue sharing” ossia di condivisione di ricavi
e che nel tempo si è arricchito di altre formule di monetizzazione.
Negli anni successivi anche gli altri social media hanno iniziato a o rire
opportunità di reddito ai creatori. Tra questi spicca Twitch, piattaforma
di live streaming acquisita da Amazon, che è riuscita a so are diverse
stelle del video a YouTube proprio per la convenienza
del suo programma di a liazione. Infine Meta e Instagram che, anche
se in ritardo, hanno dalla loro parte la forza dei numeri, essendo
le piattaforme più frequentate in occidente.
● Donazioni: quando un influencer riesce a creare un rapporto
empatico e di fiducia con la sua community, può provare a stimolare
delle donazioni. Alcuni si limitano ad esporre un link al proprio account
Paypal, altri usano le funzioni native della piattaforma utilizzata.
Su YouTube, durante un live show, gli spettatori possono comprare
la possibilità di mettere in evidenza il proprio commento (funzione detta
Super Chat) o di corredarlo da un adesivo animato (Super Sticker)
in modo da essere notati dal creator. Il commento verrà messo in risalto
sulla parte alta della chat e vi rimarrà per un tempo variabile a seconda
dell’ammontare donato. Un’altra forma di “tipping”, al momento
in fase di test, sono gli “applausi” che possono essere donati anche
per i video preregistrati. Hanno tagli predefiniti di 2, 5, 10, o 50 dollari.
Twitch ha una propria moneta virtuale chiamata “Bits”, rappresentata
da gemme colorate.
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L’utente può comprare pacchetti di bits, pagando in euro, e poi li può
distribuire agli streamer in chat, per incoraggiarli durante le dirette
o celebrare una vittoria, scrivendo in chat (pratica del “cheering”
che gli varrà l’acquisizione di un “Cheer Chat Badge”). Naturalmente,
il ricevente potrà accumulare queste monete virtuali e poi ottenere
il corrispettivo in valuta reale (1 centesimo per bit). Un meccanismo
simile è quello previsto da Meta e chiamato “Stars” perché al posto
delle gemme gli utenti possono comprare stelle da donare agli streamer
preferiti. Chi dona riceve un badge di riconoscimento e le donazioni
più cospicue vengono messe ben in evidenza nella parte bassa
della chat. Un elemento di novità è la possibilità di comprare dei “virtual
gifts” ossia delle animazioni che vanno a sovrapporsi, per un attimo,
a tutta la chat. Dunque catturano immediatamente l’attenzione
degli spettatori, ma sono anche più costose (possono costare
fino a 10.000 stelle ossia 100 dollari).
● Marketplace: i grandi social player hanno lanciato in sordina
alcuni programmi particolari di monetizzazione. Amazon ha esteso
il suo programma di a liazione, creando “Amazon Influencer Program”.
Con esso gli influencer qualificati possono creare una vetrina personale
su Amazon (con un indirizzo univoco), nella quale ospitare
e raccomandare i prodotti venduti dal marketplace, in cambio
di una percentuale sulle vendite. Facebook futura META ha lanciato
il “Brand Collabs Manager” (accessibile dal Creator Studio) un modo
per far incontrare aziende e influencer eleggibili (ad esempio che hanno
un canale Facebook o Instagram con più di 1000 follower e un post
con almeno 15000 interazioni). In pratica le aziende possono accedere
ad un motore di ricerca per individuare l’influencer più adatto
alla propria campagna e proporgli una partnership a pagamento
(che sarà contrassegnata da una specifica etichetta a corredo del post
sponsorizzato). TikTok ha un’iniziativa simile, chiamata “Creator
Marketplace”, mentre Twitch ha creato il “Bounty Program”, una sorta
di marketplace che permette alle aziende di elencare delle attività
desiderate e agli streamer di accettarle (le vedranno apparire
nella propria dashboard).
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Ad esempio l’azienda può richiedere di giocare in live streaming
ad un certo gioco per un’ora, in cambio di 100 dollari.
● Fondi speciali: alcune aziende hanno creato dei programmi
di supporto per stimolare gli influencer a produrre contenuti
interessanti. Il TikTok Creator Fund da 200 milioni di dollari, distribuisce
denaro a seconda delle performance dei video (secondo criteri
non trasparenti). YouTube e Snapchat ne hanno creati due
per aumentare la creazione di video brevi, chiamati rispettivamente,
Shorts e Spotlight Pinterest e Clubhouse li hanno pensati
per far emergere creator originali. Ci sono poi forme di monetizzazione
possibili, ma non contemplate nativamente dalle piattaforme social.
● Merchandising: così come quando si va al concerto è presente
il banchetto con magliette e altri oggetti personalizzati, anche
sui social media gli influencer possono prevedere la vendita
di merchandising dalla propria pagina. Generalmente la piattaforma
consente semplicemente di postare link a store di ecommerce specifici
(Shopify, Teespring, Spreadshop, ecc.). Su YouTube, sono ospitati sotto
i video.
● A liazione: un altro modo per guadagnare sui social è quello
di ospitare sul proprio canale dei link (tracciati) a prodotti che,
se acquistati, danno diritto a ricevere una piccola percentuale.
Ogni piattaforma permette di postare dei link di a liazioni a network
esterni, ma recentemente Instagram ha annunciato il test di uno
strumento nativo di a liazione con il quale i creator potranno scoprire
nuovi prodotti disponibili per l’acquisto, condividerli con i propri
follower e ottenere una commissione. Nei prossimi mesi i social media
non potranno far altro che potenziare le funzioni di monetizzazione
perché esse diventeranno un esca molto rilevante per spingere
i creatori più popolari a scegliere dove pubblicare e portare il proprio
seguito. I creatori, dal canto loro, dovranno capire se converrà legarsi
ad un’unica piattaforma o costruire il proprio palcoscenico
su un campo neutro (un sito, un blog) e integrare i servizi
di monetizzazione o erti da “aziende non social”.
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● Play-to-earn è il nuovo modello di business emergente nel mondo
del gaming. Il mondo del gioco è passato, infatti, dal pay-to-play,
con un pagamento per l’acquisto del gioco, al free-to-play,
con la possibilità di giocare gratuitamente e di pagare per migliorie
durante il gioco, ad oggi il play-to-earn permettendo di guadagnare
mentre si gioca. L’evoluzione ha avuto un grande risultato
nella di usione dei giochi che hanno cambiato il modello di business
sottostante. Con il free-to-play si è riusciti a ottenere numeri mai visti
con i modelli precedenti come ad esempio con Fortnite ed i suoi 350
milioni di utenti registrati rispetto ai 100 milioni di Call of Duty
con L’evoluzione ha avuto un grande risultato nella di usione dei giochi
che hanno cambiato il modello di business sottostante.
Con il free-to-play si è riusciti a ottenere numeri mai visti con i modelli
precedenti come ad esempio con Fortnite ed i suoi 350 milioni di utenti
registrati rispetto ai 100 milioni di Call of Duty con il modello pay-to-play.
Con il play-to-earn si entra nel metaverso con un nuovo modello di fare
economia: quello che viene già definito come GameFi ed è basato
sugli NFT che certificano la proprietà e permettono a chi li possiede
di rivenderli o anche ricevere una rendita. Il DEA (Digital Entertainment
System), ad esempio, è un ecosistema di giochi GameFi come Job Tribes
e Lucky Farmer ed ha appena ricevuto 12 milioni di dollari
di finanziamento. Il concetto di playmining (la creazione di moneta
attraverso la dimostrazione di aver giocato) è alla base di Battles of
Drones che permette di sbloccare dei token ai vari livelli del gioco
in un gioco ispirato a Call of Duty. La gestione degli asset e del loro
rendimento è alla base di Mobland, una volta noto come Sin City,
che permette di creare un impero guadagnando denaro da spendere
all’interno del gioco creando e finanziando il proprio sindacato.
Il gioco ha raggiunto già quota 500 mila giocatori. Con una logica simile
funziona anche Xaya, Soccer Manager Elite che permette di gestire
un club di calcio investendo sui giocatori e guadagnando man mano
che la propria squadra sale in classifica. La nuova struttura di questi
giochi farà probabilmente fare il prossimo vero salto al mondo
del gaming.
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La vera sfida sarà capire per tempo come le logiche di questi modelli
di business verranno adottate, come quasi sempre accade, dal gaming
ad altri settori come quello de fashiotech, del foodtech
e del tourismtech. Oggi si inizia a trattare anche in Italia di uno stadio
evolutivo di internet, detto Web3, che potrebbe aprire le porte
dd un modello di business più sostenibile ed equo, basato
sulla tecnologia blockchain e la decentralizzazione dei servizi di rete.
In particolare, per remunerare adeguatamente i creator si stanno
sperimentando i social tokens. I social token sono token (codice
software) emessi da community [DAO] che permettono a follower
e membri di una comunità di partecipare, producendo valore
e ottenendo in cambio una qualche utilità. Ciascun token rappresenta
una parte del valore della community. Social token per esempio
è un neologismo nato dallo sviluppo della rete, un termine ampio
che comprende i token personali o creator token (emessi
da un individuo) e community tokens (riguardano un gruppo
d’interesse). Questa tipologia di token è detta fungibile nel senso
che ognuno può essere scambiato con un’altro della stessa tipologia
(spesso sono codificati usando lo standard ERC-20 oppure Erc 721),
come fosse una moneta. A volte accade che creator e community
decidano di emettere sia token fungibili che non fungibili (NFT).
I primi servono per entrare nella community, i secondi vengono creati
per dare un premio ai membri, legato o meno ad un certo status.
Allo stesso modo ci sono casi in cui si decide di usare solo NFT
(è il caso di Bored Ape Yatch Club e CryptoPunks, o del progetto di Gary
Vaynerchuk). Tipicamente l’emissione dei fungibili è legata a progetti
di lungo termine, mentre gli NFT vengono usati per attività ben definite
e limitate nel tempo. I social token potrebbero ricordare i “punti fragola”
delle raccolte fedeltà o i badge che vengono emessi dalle community 2.0
(per esempio i Karma di Reddit), ma hanno alcune caratteristiche
peculiari:
● Sono e ettivamente posseduti dagli acquirenti e, di conseguenza,
sono utilizzabili fuori dalla community. Nella fattispecie, possono essere
scambiati sul mercato libero delle criptovalute, dove hanno un prezzo
fluttuante;
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● Possono incorporare il diritto di partecipare alle decisioni della
community, anche quelle che riguardano la destinazione delle risorse
finanziarie.
I primi esempi di “personal tokens” sono stati quelli di Reuben
Bramanathan e Matthew Vernon (dApp_boi) che hanno “tokenizzato”,
quindi codificato su un software che gira su una rete blockchain,
blocchi del proprio tempo. In questo modo l’acquirente del token può
reclamare un segmento temporale, ad esempio un’ora, per ottenere
una consulenza personale attraverso una videoconferenza online.
Alex Masmej per autofinanziare la sua carriera ha creato dei token
personali, gli $ALEX, progettati per dare diritto ad una percentuale
dei suoi futuri guadagni (Income Sharing Agreement). Il musicista
e produttore RAC, al secolo André Allen Anjos, ha iniziato producendo
100 musicassette acquistabili solo attraverso la sua personale
criptomoneta $RAC. Coin Artist, pseudonimo di Marguerite DeCourcelle,
ha emesso $COIN con lo scopo di coinvolgere i suoi follower e di farli
accedere ai videogiochi da lei creati. C’è da considerare che l’uso
dei token può creare una forte pressione sul creator che,
per far sì che il valore di mercato rimanga alto, dovrà costantemente
produrre contenuti apprezzati dai follower, trasformatisi in clienti.
Perché se il token perde valore, di fatto i possessori perdono soldi
e la reputazione del creator si deteriora. I community token sono emessi
da comunità di utenti legati da qualche interesse. La community
più nota e più numerosa è FWB (Friends With Benefits) che raggruppa
artisti, operatori e appassionati del Web3 (sono oltre 5.500).
Il luogo principale di discussione e condivisione è un server Discord
privato. Per accedere bisogna comprare almeno 75 token $FWB
(su Uniswap o altri Exchange di criptovalute). I token danno anche
diritto di decidere come verranno investiti i fondi comuni
e di partecipare agli eventi dal vivo. Dopo l’ingresso, i token possono
anche essere guadagni partecipando attivamente alle discussioni
su Discord, agli eventi o alle attività programmate. Bankless DAO è una
community che promuove i benefici di un sistema finanziario
decentralizzato grazie alla blockchain (ha oltre 4.600 membri).
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La sua forma organizzativa è quella della DAO (Decentralized
Autonomous Organization) ossia un’entità regolata da norme codificate
e fatte rispettare grazie alla tecnologia blockchain. Bankless DAO
emette i social tokens $BANK. A seconda del numero di token acquistati
si ha diritto ad accedere ad una o più stanze private del server Discord
di comunità.
I social token possono essere programmati per diversi utilizzi:
1. gestire una community: la gestione delle comunità d’interesse
online può essere molto di cile, soprattutto quando raggruppa
persone da diverse parti del mondo. L’emissione dei social token
può abilitare dei meccanismi di ricompensa per alleviare il lavoro
del gestore. Per esempio, chi aiuta con la moderazione della chat,
con l’organizzazione dei meeting o con le attività sui social,
può ricevere in cambio dei token;
2. coinvolgere una community: i social tokens possono essere usati
anche per incoraggiare una comunità a partecipare attivamente
alle discussioni o alle attività programmate;
3. autogovernare una community: i token possono dare diritto di
voto e dunque di partecipazione democratica nel governo del
gruppo;
4. creare valore monetario: i token possono acquistare o perdere
valore sul libero mercato delle criptovalute e, dunque, permettono
al possessore di guadagnare un plusvalore. Un meccanismo
per sostenere il valore è quello del buy-back: quando il prezzo
del token scende, chi li ha emessi può comprare una parte
di quelli esistenti sul mercato al fine di toglierli dalla circolazione
(in gergo si dice che vengono “bruciati”) e far risalire il valore
per i possessori.
Esistono servizi che rendono più semplice l’emissione di social token,
rivolti a chi non ha doti di sviluppo e non può permettersi di assumere
professionisti a ciò dedicati: tra i più significativi Coinvise, Rally e Roll.
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Tutti o rono un processo guidato per decidere le funzioni della token,
la sua politica monetaria, i meccanismi di vesting (che permettono
di bloccare i token del fondatore per un certo periodo al fine
di mostrare il suo interesse alla riuscita del progetto) e provvedere
al conio (detto minting). Un servizio moderno e innovativo è Mirror,
una piattaforma di pubblicazione decentralizzata, una sorta
di WordPress del web3, che permette agli utenti di scrivere come
su un blog e di emettere il proprio social token al fine di monetizzare
i propri post. Quindi funziona come piattaforma di crowdfunding
e di emissione di token, grazie agli smart contract, i guadagni possono
anche essere distribuiti ad ispiratori e collaboratori. Altri tool
di supporto a chi usa i token sono Snapshot e Tally. Si tratta di servizi
che permettono di gestire le votazioni tra i possessori di token.
Permettono di creare proposte di voto e di votare, attraverso
un’interfaccia semplice e senza il pagamento delle gas fee di Ethereum
(il processo avviene o -chain). In futuro i token diventeranno
lo strumento principale per accedere a gruppi ed esperienze
nel metaverso: e per questo che abbiamo programmato di co-creare
una community di giocatori del cambiamento, sia del modello
di business che di mentalità perché presto ogni gamer potrà segnalare
il proprio status e riconoscersi tra gli avatar nel metaverso. Oggi siamo
ancora in una fase embrionale di sperimentazioni dell’uso dei social
token ma presto assisteremo a successi e molti fallimenti, ma saranno
necessari per capire se davvero l’emissione dei token può contribuire
ad innalzare il valore della partecipazione in rete. “Stiamo lavorando
per portare gli NFT su Instagram nel breve periodo”, il numero uno
di Meta durante la SXSW che si è tenuto a febbraio 2022 a Austin (Texas),
ha comunicato questo messaggio scatenando un’attenzione mediatica
senza precedenti sulla tokenomics e le sue applicazioni nel mondo
del marketing. Zuckerberg però non ha fornito molti altri dettagli
sul progetto, ammettendo anche che ad oggi non è ancora tutto pronto
per un annuncio completo da rilasciare agli utenti e alla stampa.
L’obiettivo principale dei prossimi mesi è consentire agli utenti di
importare nella piattaforma social alcuni degli NFT che già possiedono,
ma anche di crearne di nuovi.
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Al momento si parla solo di Instagram, ma non è da escludere
che il supporto agli NFT arrivi in futuro anche su Meta.
Come suggerisce lo stesso Zuckerberg: “Vorrei che sapeste che i vestiti
che indossa il vostro avatar nel metaverso possono essere
sostanzialmente creati come un NFT e trasportati in luoghi di erenti.
Ci sono un sacco di aspetti tecnici che devono essere risolti prima
che questo avvenga davvero senza problemi”. Mentre META punta
sulla creazione di un vero e proprio marketplace dedicato alla vendita
di NFT, dove gli utenti avranno modo di comprarli o crearli ci sono altre
realtà digitali che vogliono sfruttare gli NFT cercando di integrarli
nella meta-community innestandosi in attività molto virtuali e alcune
nel mondo fisico - come eventi di esport o di team building,
con un approccio opposto a quello puramente commerciale di Meta
perché nel mondo di Zuckerberg le regole e i possibili avatar sarà lui
a stabilire le caratteristiche e imporre la sua personale cryptovaluta:
centralizzando ciò che nasce in natura per essere decentralizzato.
NFT reali per DAO decentralizzate
Nel 2021 abbiamo avuto un'ascesa degli NFT, e abbiamo già visto molte
delle loro possibili applicazioni, ma proprio perchè sono ancora
di “moda” tutti propongono la propria versione e la reinterpretazione,
rendendo di cile intuire all’utente medio quali progetti potrebbero
rivelarsi interessanti e rivoluzionari. In questo momento, siamo
in hyperdrive, e sfortunatamente, sappiamo già che non tutti i progetti
NFT verranno portati a termine; con con così tante iniziative NFT
tra cui scegliere, come si può sapere quale andranno in porto?
La nostra community si è basata sull’analisi dell’utilità degli NFT.
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Un "Utility NFT" può rappresentare un servizio, un accesso esclusivo
a un evento, un titolo di socio in un club, o un bonus all'interno
di videogames e si possono quindi identificare tre categorie principali:
● NFT di accesso: permettono l'entrata in esperienze esclusive online
e o ine, come eventi con celebrità e atleti, contenuti premium,
votazioni sulle scelte
● NFT di comunità: accesso a reti di fan uniche attraverso un pass
che consiste in un NFT. Se lo si desidera, la proprietà di questo pass
può essere trasferita.
● Gli utenti competono per NFT in-game che vengono "droppati" come
bonus per le loro attività o come parte di un ambiente di gioco.
The Sandbox è l'esempio più noto di NFT in-game. Il concetto ispiratore
preso come esempio è quello del club Soho House nato negli anni '90,
quando uno spazio sopra il suo modesto ristorante francese Café
Boheme si rese disponibile nel 1995, il ristoratore Nick Jones fondò
la prima Soho House a Londra: lo spazio a disposizione era perfetto per
un club privato. Soho House, un club per soli membri, è stato
progettato per distinguersi dai club noiosi che dominavano la scena
sociale di Londra. L'azienda ora gestisce club, hotel e locali in tutto
il mondo, e nel 2015 ha cambiato da SOHO House Group a Soho House
& Co. L'adesione è selettiva e i membri provengono principalmente
dai settori dello spettacolo, dell'arte e della moda. Ora, invece di lunghi
processi dettati da domande d'ingresso e colloqui, l'ammissione ai club
viene risolta con l'uso di NFT, dato che la nostra società si sta
spostando costantemente verso una nuova e veloce era digitalizzata.
Il Flyfish Club sarà il primo ristorante NFT di New York aprirà nel 2023
e sarà un club privato dove l'accesso sarà disponibile solo per coloro
che acquisteranno i loro NFT: i token rappresenteranno opere
ra guranti un tonno pinnagialla o 7 tra diversi tipi di sushi (tra i più
costosi o erti dal ristorante). Dopo una prima fase di lancio in cui
la vendita era riservata ai partner del progetto, i token sono ora
disponibili per chiunque voglia unirsi a questo nuovo ed esclusivo club
di Manhattan. Ci sono due tipi di abbonamento: quello regolare
in vendita per 2,5 ETH (circa 8 mila dollari) e l'abbonamento Omakase
per 4,25 ETH (13,5 mila dollari).
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Con un abbonamento regolare è possibile riservare un tavolo
per un massimo di 8 ospiti senza token. Lo stesso vale per l'opzione
Flyfish Omakase, ma è possibile invitare solo un ospite nella sala
omakase. Il festival musicale Coachella è l'ultimo a lanciare la sua
collezione di token non fungibili. Il festival ha presentato 10 chiavi
uniche in formato NFT che forniranno ai clienti un ingresso perpetuo
al festival, così come altri privilegi come esperienze VIP virtuali
e di persona. Le esperienze uniche per il 2022 includono posti in prima
fila al Coachella Stage, il campeggio stile Safari a vita, e un pasto
preparato da uno chef professionista nel Rose Garden.
Sam Schoonover, responsabile dell'innovazione del festival Coachella
ha dichiarato pubblicamente che sono fieri di costruire con gli NFT
una nuova utilità per la community.
Gli NFT permettono la vera proprietà dell'arte e dei media su internet.
I Non Fungible Token rappresentano per noi le chiavi di accesso al web
3.0 per consentire l'esperienza di proprietà anche nel mondo reale".
Basato sulla blockchain di Ethereum, I Moon Boyz è una collezione
di 11.111 distinti token ERC-721. Ogni NFT è unico nel suo genere
e disegnato in 3D, e viene fornito con un'iscrizione completa
ad una comunità in continua crescita con diverse caratteristiche
interessanti. Come possessore di un Moon Boy, sarà possibile
avere accesso immediato alla loro comunità unica, che include i migliori
giocatori in campo NFT e Crypto. Questo copre sia gli eventi dal vivo
che i raduni di realtà virtuale dove è possibile incontrare gli influencer
chiave che sono quasi impossibili
da contattare altrove. La piattaforma Moon Boy NFT ha recentemente
comunicato alla community che in maniera casuale un fan sarebbe
stato inviato nello spazio. Al fortunato sarà consegnato un biglietto
per un volo commerciale con Blue Origin. I voli spaziali commerciali,
con biglietti che vanno da 200.000 a 600.000 dollari, sono più popolari
e accessibili alla popolazione generale. Il team Moon Boyz NFT
ha anche dichiarato che il biglietto sarà assegnato in un concorso
tra i possessori interessati.
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Crypto Baristas diventerà il primo bar al mondo fondato sugli NFT.
La loro missione è quella di creare una comunità di persone
che la pensano come loro e che apprezzano l'arte, la ca eina,
l'imprenditorialità e l'innovazione. L'obiettivo è quello di costruire
uno spazio reale a New York City dove l'arte e l'innovazione sono
prioritarie. Oltre a questo, il destino di Crypto Baristas sarà deciso
dai titolari e dai sostenitori della campagna. La stagione 1 di Crypto
Barista introdurrà 60 personaggi amanti della ca eina la cui proprietà
aiuterà nella concezione e realizzazione del Café. I proprietari
di un Crypto Barista NFT infatti, riceveranno benefici a tema ca è
per il resto della loro vita in qualsiasi futura sede del ca è,
e contemporaneamente sarà attivata una "Banca Barista" e verrà
instaurata una governance per i lanci della stagione 2 sono first come,
first served con la possibilità di voto sui personaggi futuri e sulla
direzione del progetto.
Il Great Canadian Beaver Club è un club privato che ha rilasciato una
collezione di 10.420 NFT su Ethereum attraverso lo standard ERC-721.
Ogni NFT è unico, con più di 250 caratteristiche disegnate a mano
dall'artista Dino Tomic. Questo club o re NFT staking, così come
una varietà di vantaggi e utilità. Il primo club senza confini del Canada
ha una chiara tabella di marcia, che comprende il lancio della sua app
di finanza decentralizzata [DeFi], che sarà una piattaforma gratuita
per tutti i possessori di GCBC. Inoltre, questo club esclusivo mira
a premiare i possessori di token, consentendo loro di puntare l'accesso
al GCBC NFT club in cambio di token $PELT. Per espandere i casi d'uso
dei suoi NFT, il club privato canadese ha costituito diverse logge.
La Loggia Politica è una di queste. Questa loggia garantisce
ai possessori di NFT il controllo esclusivo della colonia seguendo
una serie di regole. La Beavers Den è la loggia successiva, che permette
ai titolari di prendere decisioni di investimento su blockchain
per diversificare i loro portafogli. Un'altra loggia esclusiva, la Celebrity
Lodge, fornisce ai titolari un accesso speciale e input per campagne
pubblicitarie e influencer.
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C'è anche la Technology Lodge, che dà ai titolari la possibilità di votare
per la crescita tecnica della colonia. La terza loggia, la Party Lodge,
permette ai membri di partecipare alla preparazione di spettacolari
raduni annuali privati.
Una nuova frontiera per l'esperienza della proprietà 4.0
Man mano che più persone entrano nel metaverso, la domanda dei vari
asset virtuali è destinata ad aumentare e con loro strumenti digitali
e accessori virtuali potranno essere utilizzati per sbloccare beni fisici
reali, e persino garantire ai possessori l'accesso drop in edizione
limitata non disponibili al grande pubblico. Dall'inizio dell’infodemia
da covid-19 abbiamo sentito l'urgenza di passare agli ambienti digitali
anche se il passaggio alle comunità virtuali ha alterato il modo in cui
ci relazioniamo gli uni con gli altri, il nostro desiderio di comunicare
con il resto del mondo non lo ha fatto. Vogliamo che le nostre
esperienze online siano proprio come quelle o ine in una modalità
onlife senza più distinzioni tra o e online. L’ascesa della realtà virtuale
e mista ci ha fatto capire che vogliamo essere in grado di usare
la tecnologia per migliorare piuttosto che sostituire le nostre esperienze
e gli NFT stanno dimostrando di essere un modo semplice e innovativo
per farlo. Quindi non dovremmo sorprenderci se nuovi progetti simili
a quelli qui indicati e degni di nota perché antesignani di un nuovo
modo di sfruttare gli strumenti dell’economia virtuale nel mondo fisico
mettendo in scena nuove modalità di godimento e di sperimentazione
della proprietà digitale. Come community di gamers e di costruttori
del cambiamento abbiamo riconosciuto questa trasformazione in atto
nella proprietà e nei bisogni digitali, ecco perché siamo alla ricerca
di partner e collaboratori di valore del mondo del gaming italiano
per o rire la possibilità di digitalizzare beni attraverso un token
non fungibile. Già molti brand stanno contribuendo alla speculazione
degli NFT, ma tutti questi beni virtuali ancora non possiedono le loro
controparti fisiche.
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Con i programmi innovativi METACADEMY.TECH e MADEINITALY.TECH
sarà possibile anche in Italia non solo assicurare l'autenticità del bene,
sia fisico che virtuale, al proprietario corrispondente, ma anche
garantire la proprietà e l'unicità dello stesso perpetuando il suo valore
nel tempo come garanzia della propria membership all'interno
di ecosistemi biolonici del settore della formazione della produzione
dell’autentico Made in Italy.
Noi siamo pronti per iniziare a co-progettare ecosistemi biolonici
per la co-creazione del metaverso italiano Made in Italy. E voi?
Novembre 2022
FABRIZIO FANTINI
Ecosystem Manager
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